BELLUNO E TREVISO
COSTRUIAMO LA NOSTRA COMUNITA’: APERTA, INNOVATIVA, SOLIDALE
TEMI PER LA RIFLESSIONE CONGRESSUALE
Una crisi di sistema
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La crisi che stiamo attraversando produce profondi cambiamenti a tutti i livelli: economico,
politico, sociale. Ciò che era ovvio fino a poco tempo fa, ora viene messo in discussione. Ciò che
prima sembrava impossibile, ora si trova a portata di mano. E tutti ne siamo rimasti disorientati.
“Ora che avevamo imparato tutte le risposte, ci hanno cambiato tutte le domande”.
Cambia l’economia Il primo grande cambiamento - innescato dallo sviluppo delle nuove tecnologie
dell’informatica e della comunicazione - va sotto il nome di ‘globalizzazione’: il mondo occidentale
(i Paesi del G8) non gode più della precedente condizione di privilegio, ma è chiamato a condividere
la gestione dell’economia con nuovi soggetti, i cosiddetti “Paesi emergenti” come la Cina, l’India, il
Brasile, ecc., anch’essi ‘portatori di diritti’ che prima non avevano. La crisi é quindi destinata a
continuare finché non sarà trovato un nuovo equilibrio tra soggetti e poteri che governano il mondo.
Il secondo grande cambiamento consiste nella rottura del rapporto tra economia e società:
l’economia si è globalizzata e finanziarizzata (per lo più in termini speculativi), mentre la società (e il
lavoro) è rimasta locale. L’economia è diventata indipendente dalla società e dai suoi fini, offrendo
in cambio l’illusione di una crescita illimitata della produzione e dei consumi. In realtà, essendo fine a
se stessa, tale crescita era solo priva di senso e di prospettiva. Non a caso in questo periodo le
diseguaglianze hanno raggiunto nel mondo il loro massimo storico.
Cambia la politica L’economia a trazione finanziaria ha potuto fare quello che voleva perché non è
stata governata a livello mondiale. Gli Stati nazionali sono tuttora restii a cedere parte della loro
sovranità a nuovi e superiori livelli di governo politico. Pensiamo alla difficoltà di costruire gli “Stati
Uniti d’Europa”! Ma non esistono scorciatoie, né alternative. Per questa strada occorre passare.
Non possiamo tuttavia realizzare “l’Europa dei popoli” senza un radicale cambiamento della nostra
politica nazionale. Il segno distintivo della seconda Repubblica é stato il populismo finalizzato a
ottenere il potere per sé e per la propria parte e non per governare il ‘bene comune’. E’ interesse del
nostro Paese - e con esso della Cisl - che avvenga una destrutturazione di questo modo di fare
politica e che ci siano nuove offerte politiche caratterizzate dalla capacità di affrontare la crisi con
senso di responsabilità e di legalità. Non abbiamo bisogno solo di un nuovo governo, ma soprattutto
di una nuova cultura politica. Il senso vero della transizione politica italiana sta tutto qui. Se darà
frutti positivi, “andremo in Europa” da co-protagonisti, altrimenti ci andremo da servi.
Cambia la società La ‘società del rischio’ è la definizione che meglio chiarisce il cambiamento
sociale in corso. Chiedere e dare garanzie sarà sempre più difficile, e questo spiega la necessità di
passare dalla demagogia alla responsabilità. Siamo stati tutti abituati per decenni a chiedere, a
rivendicare, a protestare, a scioperare: chi, come il sindacato, per ridistribuire il reddito più
equamente, chi per salvaguardare i propri interessi e privilegi. Tutti però forti del fatto che
l’economia cresceva continuamente. Oggi l’economia può crescere solo a condizioni diverse da quelle
precedenti, senza che nessuno possa pensare di essere garantito a priori, con un ruolo dello Stato
ridimensionato e con un maggiore protagonismo della società civile. Per questo la proposta sarà più
importante della protesta, la costruzione del consenso e delle alleanze più importante del conflitto,
la qualità delle relazioni umane più importante della quantità di cose che potremo acquistare.
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Cisl: i rami cambiano, le radici restano
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Nella Cisl non ci sono i lavoratori migliori, i rappresentanti sindacali migliori, i dirigenti migliori.
Com’è naturale, bravi e meno bravi, coerenti e incoerenti, buoni e meno buoni, sono presenti in
ogni organizzazione, compresa la nostra. Quello che fa la differenza è il riferimento a precisi valori e
l’individuazione di un originale modello sindacale che - storia alla mano - hanno consentito alla Cisl
di essere sempre all’altezza delle sfide che le si sono presentate.
Quattro sono i pilastri che sostengono l’azione della Cisl:
- Associazionismo:
conta essere lavoratori iscritti, attivi e responsabili;
- Pluralismo:
contano le idee di tutti, nessuno escluso;
- Contrattazione:
conta l’impegnativo confronto diretto con le controparti;
- Autonomia:
conta la capacità di elaborazione e di mobilitazione dell’organizzazione.
La parola che meglio riesce a mettere assieme questi quattro pilastri è partecipazione. Partecipare
però costa fatica, perché costringe a mettersi in gioco. Ecco perché non è possibile stare nella Cisl
senza una impegnativa formazione individuale e collettiva. La partecipazione è l’unica strada che
può assicurare quello “sviluppo della personalità umana” previsto dall’art. 2 dello Statuto
Confederale, che va riletto e meditato con grande attenzione.
E’ questa la forza della Cisl. I dirigenti passano. La Cisl resta.
La Comunità locale,
protagonista del cambiamento
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Spesso ci assale il dubbio che ben poco possiamo fare di fronte a forze anonime (i ‘mercati’) molto
potenti che agiscono a livelli sui quali noi non possiamo intervenire. Questo può indurre alla
rassegnazione se non allo sconforto. E’ vero, nel governo globale dei fenomeni economici il ruolo
delle grandi Organizzazioni internazionali, dell’Europa e degli Stati nazionali rimane insostituibile.
Tuttavia la stessa globalizzazione ha assegnato al protagonismo dei territori un nuovo e
fondamentale compito: quello di assicurare una nuova stagione di sviluppo basata non più sul mero
rilancio dei consumi, ma sul forte recupero dei legami sociali. E’ proprio a partire dall’importanza
che ‘il locale’ può offrire alla soluzione della crisi, che acquista senso e prende forza il contributo che
ciascuno di noi, che tutta la Cisl territoriale, può dare alla nostra comunità, e non solo. Da questa
crisi non usciremo ciascuno per conto proprio, ma solo facendo squadra. Meglio, facendo comunità.
Solo nella comunità locale è possibile rimettere assieme competitività economica e benessere
sociale, coniugare diritti e responsabilità. Solo nella comunità locale può ritrovare senso il valore del
lavoro e del fare impresa ‘socialmente responsabile’. Solo nella comunità locale avviene il passaggio
generazionale, con la trasmissione ai giovani del compito di prendere in mano il proprio futuro.
Questo il grande compito che attende, nel territorio, le associazioni di rappresentanza, le
associazioni di origine religiosa, il volontariato, la cooperazione sociale, il terzo settore, le istituzioni.
Il contributo che le donne - con la loro naturale propensione alla relazionalità - sono in grado di dare
alla ricostruzione di questi legami è evidente, ma ancora troppo poco valorizzato. Una società che
vuole ridiventare comunità, non può che essere sotto il segno di una nuova e decisiva presenza
femminile. Determinante sarà pure il ruolo degli immigrati, che sono i veneti di domani.
Un primo impegno va nella direzione dell’allargamento degli orizzonti e dei confini. I confini
rimangono importanti, perché sono la fonte della nostra identità, ma vanno ripensati e resi
funzionali alla nuova sfida globale. Qui risiede il senso della decisione dell’accorpamento politico e
organizzativo tra le Cisl di Belluno e di Treviso, augurandoci che esso possa costituire esempio e
stimolo per l’evoluzione dell’assetto istituzionale verso l’aggregazione dei Comuni ed il superamento
degli attuali assetti provinciali.
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Il Nordest: dopo il miracolo, un salto di qualità
Con una contrattazione innovativa
La crisi del comparto manifatturiero può avere una soluzione solo evolvendo verso la crescita
dimensionale delle imprese, la loro internazionalizzazione, l’innovazione di processo e di prodotto, i
servizi innovativi. L’aggregazione con le provincie di Padova e Venezia si propone come ambito
territoriale in cui tale evoluzione può avere concrete possibilità di riuscita, perché mette in rete la
‘visibilità globale’ di Venezia, la ‘ricerca innovativa’ di Padova e il ‘saper fare’ di Treviso e Belluno.
La contrattazione locale deve favorire questo sviluppo, perché nulla ci verrà riconosciuto sulla base
di quello che siamo stati. Comincia una nuova stagione in cui il rapporto collaborativo diviene più
utile di quello conflittuale, scambiando la nostra disponibilità a farci coinvolgere nei problemi delle
aziende con l’esplicito impegno alla stabilità occupazionale e il conseguente riconoscimento
salariale. In questo modo si promuove anche la realizzazione di un’inedita “responsabilità sociale
delle imprese”, verso i lavoratori e verso il territorio.
La realizzazione di Enti bilaterali rappresenta una grande opportunità (specie nelle piccole aziende)
e favorisce rapporti costruttivi tra le Parti sociali. Occorre tuttavia essere avvertiti del fatto che i
benefici della bilateralità si devono riversare sui lavoratori più che sulle organizzazioni, specialmente
quando si è chiamati a rapportarsi con il sistema assicurativo privato. Ecco perché é opportuno che il
livello nazionale si limiti a definire le regole di funzionamento e di coordinamento della bilateralità,
lasciando ai territori il compito della loro gestione operativa.
Nuove forme e identità del lavoro
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Nei servizi (tradizionali e innovativi) e nei lavori atipici si richiedono ai lavoratori prestazioni
sempre più flessibili. Ciò non costituisce tabù, ma nemmeno può diventare idolo cui sacrificare la
vita dei lavoratori. La collocazione di tali lavori dentro il contesto comunitario locale ci fornisce la
chiave interpretativa per trovare quel senso del limite senza il quale il progresso si ritorce contro se
stesso e contro l’uomo. Per questo le indiscriminate aperture festive dei negozi - la cui vera ragione
risiede nella spietata concorrenza tra grande e medio/piccola distribuzione - assumono un forte
valore simbolico, capace di mettere in evidenza le contraddizioni insite in un consumismo senza
senso e senza prospettive.
Analogo ragionamento può valere per i servizi bancari, in cui è prevista una difficile e dolorosa
riorganizzazione. Essa deve avvenire recuperando la storica vocazione di radicamento del sistema
bancario nella comunità locale (fatta di famiglie e di imprese), e non attraverso la nefasta
commistione con le banche d’affari che tanti danni hanno fatto all’economia e alla società.
Fannulloni a chi?
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L’esigenza di efficienza nella pubblica amministrazione non si raggiunge con i tagli lineari, ma
promuovendo una vera cultura della responsabilità, che comincia da noi stessi e dalla dirigenza
locale. Per migliorare la produttività del servizio pubblico, ridurre la burocrazia, eliminare gli sprechi,
riconoscere il merito, va realizzata una nuova stagione di contrattazione locale - facendo breccia
negli attuali limiti normativi - capace di collegare la crescita delle retribuzioni alla maggiore
produttività ed efficienza organizzativa.
Per la scuola, la concreta attuazione dell’autonomia scolastica che responsabilizza verso gli utenti e
il territorio, rappresenta la strada maestra da seguire, anche per valorizzare il merito degli
insegnanti e del personale scolastico, sulle cui spalle - non va dimenticato - si scaricano tutte le
contraddizioni della crisi sociale e politica del nostro Paese.
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Il secondo welfare
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I nuovi e crescenti bisogni di tutela sociale si scontrano con la tendenziale diminuzione delle risorse
pubbliche disponibili. La risposta non va trovata riducendo le prestazioni o aumentando le tasse, ma
rendendo più selettiva e controllata l’universalità del sistema pubblico (Isee) e individuando nuove
strade collocate in una visione sussidiaria e mutualistica della protezione sociale, assegnando alla
comunità locale (e non certo ai privati) il compito di integrare, e non sostituire, le prestazioni offerte
dal sistema pubblico. Il secondo welfare non si giocherà più sul rapporto tra diritto individuale e
responsabilità pubblica, ma nella reciprocità tra individuo e comunità locale.
Nella contrattazione sociale con gli Enti locali le nostre priorità sono:
A. Sostegno alla famiglia, alla natalità, alla tutela dei minori: servizi per la prima infanzia, dopo
scuola, conciliazione tra lavoro e famiglia.
B. Risposte al problema della non autosufficienza, sviluppando l’assistenza domiciliare e
sperimentando nuove forme organizzative del lavoro di cura, in cui rendere reciprocamente
compatibili il costo per le famiglie e la tutela dei lavoratori.
C. Contenimento dell’imposizione fiscale, con una lotta più efficace all’evasione e maggior equità.
Servizi pubblici locali più efficienti
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L’evoluzione del sistema dei servizi pubblici locali (trasporto pubblico, gestione dei rifiuti, gestione
dell’acqua, gestione del gas) va vista e gestita in un contesto di area vasta, meglio se regionale. Nel
nuovo scenario che si é determinato - specialmente in questi ambiti - “o si é cacciatori o si diventa
preda”. Nel processo di accorpamento occorre evitare che il “naturale monopolio pubblico” su
questi beni, venga gestito in modo che chi fa le regole non sia anche proprietario e gestore del
servizio. Trasparenza e assenza di conflitto di interessi sono il presupposto per una buona gestione
dei servizi a favore dei cittadini e non per l’aumento delle poltrone a disposizione della cattiva
politica. Per questo proponiamo di creare in ogni azienda pubblica dei “Consigli di sorveglianza” in
cui ci sia la presenza di rappresentanti del sindacato e dei consumatori.
Uno sviluppo sostenibile
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Il nuovo sviluppo sarà sostenibile o non sarà. Abbiamo dovuto prendere atto di vivere in un
ambiente fragile: bastano due giorni di pioggia per provocare allagamenti e smottamenti. Nello
stesso tempo abbiamo urbanizzato a tal punto il territorio da diventare prigionieri di un traffico
impazzito e di una irrazionale distribuzione di abitazioni e di capannoni. É giunto il momento di
concentrarci sulla razionalizzazione, sul recupero e sul riuso dell’esistente, in direzione della qualità
e del risparmio energetico. Anche bloccando nuovi insediamenti che consumano il territorio.
Servizi Cisl: prima l’iscritto
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La riorganizzazione dei servizi è necessaria per recuperare efficienza e fare sinergie. Non possiamo
vivere di rendita sulle inefficienze dello Stato, ma dare risposte ai nuovi bisogni dei cittadini con
proposte e soluzioni innovative (welfare integrativo). La qualità dei servizi - sviluppando inedite
capacità manageriali - deve essere un punto imprescindibile e fortemente integrato sul piano
politico e organizzativo. Per queste ragioni va rafforzata e migliorata la nostra capacità di lavorare
assieme e di fare squadra.
Belluno/Treviso, 7 gennaio 2013
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