di
Supplemento a Segno nel mondo n.10/2011. Poste Italiane S.p.A - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, CDC Roma
Numero 5/2011
Bene comune
Prendersi cura
gli uni degli altri
Fiac: l’Ac che si apre al mondo
Azione cattolica italiana
Sulle strade dei cercatori di Dio
Ac e primo annuncio
Il primo annuncio e la
riscoperta della fede in
questo tempo nel nostro
Paese: il contributo
dell’Azione cattolica per
portare la Parola di
speranza del Vangelo
anche a chi appare più
lontano.
Pp 104, € 5,00
visto dall’Ac
All’inizio di un nuovo anno associativo
l’Ac ribadisce il proprio impegno nella
formazione delle coscienze e nella
promozione del bene comune.
Per fare crescere la Chiesa e il paese
Tempodi
darsidafare
l bene comune è ancora di
moda? E l’educazione? A
guardarsi in giro sembra che
abbiamo rinunciato a qualsiasi cosa
richieda pazienza, sacrificio, impegno;
a cominciare dallo studio, che pare non
essere sufficientemente moderno e al
passo coi tempi e con le innovazioni
tecnologiche, come denuncia l’insegnante e scrittrice Paola Mastrocola nel
suo ultimo libro Togliamo il disturbo.
Saggio sulla libertà di non studiare. Noi
di Ac ci crediamo ancora (alla fatica, al
darsi da fare, alla possibilità di indicare
una strada da percorrere tutti insieme)
e a differenza di tanti profeti di sventura che guardano con rimpianto al passato e si esercitano nell’arte della
lamentazione, spesso un comodo alibi
al disimpegno, pensiamo che proprio
quello che stiamo vivendo è un tempo
favorevole (2Cor 6,2). Come abbiamo
scritto negli Orientamenti triennali
«crediamo, infatti, che questo tempo
che ci viene donato è tempo buono e
bello per poter ridire la nostra passione
per l’uomo, per la sua storia. È tempo
nuovo e rinnovato dall’incontro sem-
I
SegnoPer n.5/2011
pre vero e unico con il Signore Gesù
che cambia le nostre vite ridonando
senso e significato alla nostra quotidianità. È tempo propizio per poter testimoniare con gioia e raccontare insieme
la buona notizia del Vangelo e per spendersi nel mondo a servizio del bene
comune».
È proprio in questo clima di insicurezza
che attanaglia la vita del nostro paese e
della nostra gente, come ha ricordato il
presidente Miano commentando a fine
settembre la prolusione del card. Bagnasco, che siamo chiamati a farci presenti
e a rimboccarci le maniche. Un clima –
sempre secondo il presidente – che ha
radici certamente di natura economica,
ma che parimenti trova fertile alimento
in una questione morale che – a dire
dello stesso presidente della Cei – «non
è un’invenzione mediatica», né «riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi,
strutture, ordinamenti».
In questo contesto, in cui vengono
costantemente proposti modelli che
propagandano «la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa
dovrebbe lasciare il passo alla cultura
visto dall’Ac
della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita», siamo tutti chiamati a
dare il meglio per il rilancio del paese.
Ciascuno è chiamato ad assumersi le
proprie responsabilità: come ci ammonisce papa Paolo VI nell’Octogesima
Adveniens «è troppo facile scaricare sugli
altri la responsabilità delle ingiustizie, se
non si è convinti, allo stesso tempo, che
ciascuno vi partecipa e che è necessaria
innanzitutto la conversione personale».
Conversione che scaturisce dall’incontro vivo e vero con il Signore Gesù,
l’Unico capace di cambiare la vita. Questo è da sempre il primo impegno della
nostra associazione, ribadito con forza
negli Orientamenti che l’Ac si è data per
il triennio appena cominciato. Un
incontro, quello con il Maestro, che
genera scelte e vocazioni alla responsabilità, che spinge a «dare buona testimonianza in ogni ambito della vita», come
ha detto papa Benedetto nel Messaggio
inviato in occasione della XIV Assemblea, che ripropone l’attualità del bene
comune, inteso come promozione della
persona umana, dei suoi diritti, della
sua dignità, delle sue possibilità.
In questo campo i cattolici possono
fare molto. «Proprio perché cittadini
delle due Gerusalemme – secondo il
card. Bagnasco – i cristiani possono
essere in politica quell’elemento chiave per un percorso fatto di fedeltà ai
principi, ai valori, alle istituzioni,
nella ricerca non tanto di interessi di
parte quanto del bene comune». E il
primo fondamentale contributo conSegnoPer n.5/2011
visto dall’Ac
siste nella formazione delle coscienze:
è per questo che l’Ac – in un Messaggio della Presidenza nazionale in
occasione della ricorrenza di San
Francesco, co-patrono d’Italia e
dell’Associazione, messaggio che sarà
approfondito sul prossimo numero di
Segno – ribadisce il proprio impegno
formativo, svolto in migliaia di realtà
parrocchiali e diocesane in tutte le
SegnoPer n.5/2011
regioni, avendo a cuore la costruzione
di coscienze individuali orientate al
bene comune, pronte a porsi al servizio della Chiesa e della Comunità
nazionale in spirito di dialogo, di collaborazione, di solidarietà, portando
nella vita pubblica il contributo
motivato e fattivo di chi crede nel
Vangelo. Sotto dunque a chi tocca,
cioè a tutti noi! Visto dall’Ac
1
Tempo di darsi da fare
In primo piano
Bene comune
6
Prendersi cura
gli uni degli altri
di Giovanni Grandi
16
22
Crescere fino
alla semplicità
Oltre Madrid
di Zorica Maros
26
Vita di Ac
Il servizio è la gioia
20
di Alessandro Trovato
Ac e mondo
12
Costruire ponti
per la pace
di Salvatore Scolozzi
di Maurizio Semiglia
La casa della responsabilità
30
di Lucia Angelini
Artigiani di futuro
di Monica Del Vecchio
SegnoPer n. 5 - 2011
supplemento a Segno nel Mondo
n.10/2011
Pubblicazione
dell’Azione Cattolica Italiana
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del 0/0/970
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In redazione: Gianni Di Santo
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4
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Pubblicazione associata all’USPI
(Unione Stampa Periodica Italiana)
SegnoPer n.5/2011
34
42
Insieme è meglio
Famiglia piccola
Chiesa domestica
di Carlotta Benedetti
35
Non solo un banco
da scaldare
a cura del Msac
38
Fede in cammino
50
Passi da fare insieme
di Fabiola Andrighettoni
di Ugo Ughi
44
Assistenti in Ac
Trento e l’Ac,
una storia da raccontare
52
Digitali sì, digitali no
45
di Dino Pirri
di Giuseppe Patta
e Salvatore Compagnone
MI.TI.CO. week-end
Agenda
di Arianna Lorenzetto
56
39
Strumenti
Nella giusta prospettiva
47
di Federica Cifelli
Sciopero della spesa
di Annarosa Bandini
Chiama anche te!
Segnalazioni
di Fabio Dovis
58
Oltre i luoghi comuni
40
Gente della via
sommario
Nomine
La Presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana rivolge il
suo filiale ringraziamento ai nostri vescovi per aver proceduto,
nel corso dei lavori del Consiglio permanente della Cei, alle
conferme ad Assistente ecclesiastico nazionale dell’Azione cattolica italiana per il settore Giovani di don Vito Piccinonna,
della diocesi di Bari-Bitonto, e ad Assistente ecclesiastico
nazionale dell’Azione cattolica italiana per l’Azione cattolica
Ragazzi di don Dino Pirri, della diocesi di San Benedetto del
Tronto-Ripatransone-Montalto, e per la nomina della prof.ssa
Elisabetta Brugé a Presidente nazionale del Movimento di
Impegno educativo dell’Azione cattolica (Mieac).
A don Vito, a don Dino e a Elisabetta gli auguri e l’abbraccio di
tutta l’Associazione e di SegnoPer.
La valigia dei diritti
di Matteo Scirè
di Vincenzo Lumia
SegnoPer n.5/2011
5
in primo piano bene comune
Come il nostro stare in associazione può
aiutarci a maturare il senso di
responsabilità nei confronti della
società, perché l’attenzione al bene
comune riguarda tutti, nessuno escluso
di Giovanni Grandi
esperienza associativa in se
stessa è per molti aspetti una
palestra di vita civile: troviamo l’elemento della condivisione delle
idealità e degli obiettivi, dell’assunzione
di responsabilità, del rispetto delle dinamiche democratiche.
Potremmo sostare su ciascuno di questi
elementi, ma vale la pena forse di scavare alle radici, cercando di portare alla
luce il cuore di ogni esperienza associativa: si tratta della decisione di prendersi
cura gli uni degli altri, di far spazio
all’altro nella propria vita. Vorrei provare a dire perché questa decisione è qualcosa di fondamentale nel cammino
dell’uomo, ed anzi è proprio la decisione su cui si gioca la possibilità di una
maturazione umana e – di conseguenza,
perché le due cose sono collegate – di
una buona convivenza civile.
Vorrei ripartire da una osservazione di
Maritain a proposito del cammino
dell’uomo: «[L’azione dell’uomo] può
seguire il pendio della personalità, o il
pendio dell’individualità materiale. Se
lo sviluppo dell’essere umano ha luogo
nel senso dell’individualità materiale,
Prendersi cura
gli uni degli altri
L’
6
L’Azione cattolica in piazza San Pietro incontra il Papa
egli andrà nel senso dell’io odioso, la cui
legge è di prendere, di assorbire per sé; e
nello stesso istante la personalità come
tale tenderà ad alterarsi, a dissolversi.
Se, al contrario, lo sviluppo va nel senso
della personalità spirituale, allora l’uomo si dirigerà nel senso dell’io generoso
degli eroi e dei santi»1.
Jacques Maritain è uno degli autori che
più si sono misurati con il tema del
“bene comune” e del contributo dei cristiani alla società: è il grande tema della
cura della dimensione sociale e del servizio nella politica. Indubbiamente ci
sono persone che maturano una sensibilità particolare per le esigenze della “città
dell’uomo” e che si impegnano di conseSegnoPer n.5/2011
in primo piano bene comune
guenza a metterle a fuoco e magari a
ricordarcele. Nei termini, forse non
troppo usuali, della tradizione cristiana
si parla di una “vocazione” al servizio nel
sociale e nel politico. Va da sé che il riconoscimento di vocazioni specifiche di
questo tipo non significa che l’attenzione al bene comune sia delegata ad alcuni; riguarda tutti noi. Ma in che modo?
Possiamo affrontare la questione da un
punto di vista sociale: ciascuno è tenuto
a farsi carico della dimensione civile per
una questione di solidarietà. I pensatori
antichi parlavano in questo caso di “giustizia legale”, cioè del contributo che
ciascuno è tenuto a dare alla società in
cui vive nella misura delle proprie risorse, dovendo la società supportare specuSegnoPer n.5/2011
larmente i singoli nella misura dei loro
bisogni (“giustizia distributiva”).
Maritain ci invita però a riflettere a partire da un’altra prospettiva: l’attenzione
al bene comune non è anzitutto una
questione di solidarietà, una specie di
“dovere di giustizia”, ma è più radicalmente il riflesso di un’attitudine di vita
più complessiva, che va coltivata
costantemente.
Maritain osserva che nella vita, nella
crescita della persona esistono solo due
direzioni di sviluppo possibili. O maturiamo nel senso dell’apertura, della
generosità, della capacità di far posto ad
altri nelle nostre giornate e nei nostri
impegni oppure maturiamo – o meglio,
non maturiamo affatto – nel senso della
7
in primo piano bene comune
chiusura su noi stessi, sui nostri progetti
individuali, sui nostri esclusivi interessi,
nostri o magari del gruppo in cui più
immediatamente ci riconosciamo.
Gli eroi e i santi sono gente della prima
pasta. Gli eroi e i santi sono persone che
hanno contribuito al bene comune,
lasciandoci anche eredità importanti,
perché hanno saputo farsi dono per gli
altri, perché hanno intuito che in questa
misura sta la bellezza dell’umano e si
sono impegnati a coltivare in se stessi il
seme della caritas.
Ce lo diciamo spesso: viviamo oggi un
tempo di semina. Se ritorniamo, da
più fronti, a riflettere sulla spiritualità
è perché avvertiamo che occorre mettere radici in profondità per restare
saldi. Vorrei allora immaginare alcuni
passi lungo la strada che ci abilita a
donarci, lungo la strada che porta al
bene comune e lungo cui – per la tradizione cristiana – fiorisce la comunione con Dio.
8
Provo a collegare questi passi ad alcune
parole, per tentare di sintetizzarli al
meglio.
Riconoscenza. C’è un primo passo per
chi voglia maturare come persona ed è
un passo che non dipende da noi. È il
passo che qualcun altro, capace di
donarsi e di donare, ha fatto verso di
noi. Ci attiviamo nella vita solo se sperimentiamo che qualcuno si è preso cura
di noi. Per capire cosa significa donare
occorre portarsi dentro il sapore della
gratuità e l’esperienza di un volto, di
una mano amica che ci ha accompagnato, ci ha risollevato e lo ha fatto lasciandoci liberi, senza ingabbiarci nelle
maglie della restituzione. Tutti noi
abbiamo probabilmente alcune esperienze di questo tipo, occorre richiamarle, gustarle nella memoria perché lì c’è il
sapore dell’umanità matura, di quell’umanità che ci attrae e che vorremmo
ci caratterizzasse.
SegnoPer n.5/2011
La settimana sociale a Pisa nell’ottobre 2007
SegnoPer n.5/2011
riconoscenza. Se ci pensiamo questo è
anche un principio di economia: mi è
più facile esercitarmi nell’apertura agli
altri a partire dalle cose che mi riescono
meglio. È una facilità che mi fa risparmiare fatica inutile e magari frustrante: è
un piccolo “risparmio”, che non toglierà
la fatica vera, bella e costruttiva del mettersi a disposizione, ma che mi aiuterà a
non esaurirmi alle prime difficoltà. Ecco
perché anche nel servizio è importante
tener conto delle caratteristiche di ciascuno.
in primo piano bene comune
Discernimento. Se inizio a chiedermi
come posso concretizzare il desiderio di
riaprire il circuito e di mettere pian
piano in circolazione quell’umanità che
ho gustato, devo sapere che non ha senso
spendermi a casaccio, in ogni campo. Ci
sono molti modi per contribuire al bene
comune. Devo allora iniziare ad interrogare la mia storia, le mie capacità, le mie
competenze, perché quelle sono il primo
strumento concreto attraverso cui posso
esercitarmi nel donare. La tradizione
della Chiesa ha sempre pensato che i
doni, i talenti di cui disponiamo, ci sono
dati per l’utilità degli altri, e precisamente perché gli altri possano – attraverso di
noi – fare a loro volta l’esperienza della
Tempo. Mettersi a disposizione richiede certamente tempo. Molte volte pensiamo che il valore del servizio sia pro-
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in primo piano bene comune
porzionale al tempo che investiamo. È
senz’altro vero. Possiamo però vedere le
cose anche da un altro punto di vista:
privarci del nostro tempo, per poco o
tanto che sia, ci insegna qualcosa di
importante, ci insegna a includere nella
nostra vita i ritmi e i tempi degli altri.
Vale di più, in questo senso, un’attività
che dura poco ma in base a cui dobbiamo imparare a rimodellare la nostra
agenda che non un’attività che ci impegna tanto ma che collochiamo a nostro
piacimento.
Fedeltà. La fedeltà ad un impegno con
gli altri e per gli altri è anche un esercizio
importante che ci aiuta a maturare. Certamente è un valore per chi riceve il
nostro aiuto, che sa di poter contare su
di noi: questo crea delle relazioni buone
tra le persone. Però la fedeltà ad un
impegno ci allena alle fedeltà della vita:
ci allena a superare i momenti di maggiore fatica in nome di relazioni che valgono, ci allena a pensare il nostro domani non solo su una distanza di due o tre
settimane, ma di mesi, anche di anni. Ci
rende capaci di elaborare progetti di
lungo respiro che includano da buon
0
principio gli altri, i loro tempi, le loro
esigenze. È un allenamento preziosissimo per qualsiasi scelta di vita, a partire
da quella famigliare.
Libertà. L’ultima parola che vorrei suggerire è libertà. Come vederla nella prospettiva del donare e del donarsi? Possiamo considerarla a partire dalle esperienze più deludenti che ciascuno certamente ha fatto proprio nel mettersi a disposizione degli altri: a tutti noi è capitato
che qualcuno si sia approfittato della
nostra disponibilità; puà capitare di
sentirsi usati, strumentalizzati. Ci siamo
spesi con buone intenzioni, pensando
ad un “noi”, e poi abbiamo scoperto che
l’altro non è stato limpido nei nostri
SegnoPer n.5/2011
in primo piano bene comune
confronti. Questa esperienza fa molto
male, qualcuno dopo averla fatta conclude con le parole del salmista che dice
«ogni uomo è inganno» (Salmo 115) e
finisce per chiudersi, per diffidare, per
dire che non vale la pena impegnarsi,
che «tutti sono uguali». Cosa c’entra la
libertà con tutto questo? Quando ci
mettiamo a disposizione dobbiamo
sapere che il nostro donarci è costruttivo a prescindere dalle reazioni degli
altri, da cui dobbiamo imparare progressivamente a essere liberi. Ci saranno
occasioni in cui sperimenteremo grande
soddisfazione, altre in cui ci sembrerà
che non sia cambiato nulla, altre ancora
appunto in cui scopriremo amaramente
di essere stati usati; la libertà è la capaciSegnoPer n.5/2011
tà di non legare la nostra disponibilità ai
risultati. Diventa sempre più libero chi
comprende – con la vita, prima e oltre
che con la riflessione – che nel donare
non sempre finiamo per rendere migliore il mondo, ma sempre rendiamo
migliori noi stessi, diventiamo persone
autentiche e generose, come diceva
Maritain, e questo in fondo è il miglior
contributo che davvero tutti possiamo
dare al bene comune. Il mondo ha bisogno di persone su cui poter contare, su
persone che hanno fatto tanta ginnastica interiore e che proprio per questo
sono capaci di donarsi liberamente. 1
J. Maritain, La persona e il bene comune
(1946), Morcelliana, Brescia, 199510, p. 27.
Ac e mondo
L’Ac di tutto il mondo, attraverso
il Fiac, è presente in Terra Santa con
numerose iniziative. Un legame che
vuol crescere sempre più.
SegnoPer ne parla con mons. Marcuzzo
di Salvatore Scolozzi
Ac giovane dal respiro internazionale si è incontrata a
Madrid, in una Gmg dove si
sono incrociati volti, suoni e colori del
mondo. La festa-preghiera organizzata
dal Forum internazionale dell’Azione
cattolica nella capitale spagnola ha voluto dimostrare che si può aderire all’invito di Benedetto XVI, e si può essere
«testimoni di speranza cristiana nel
mondo intero». Nella chiesa di Nostra
Signora di Guadalupe, il 17 agosto scorso, c’erano i giovani di Ac di Bulgaria,
Burundi, Iraq, Italia, Messico, Myanmar, Moldova, Romania, Ucraina, oltre
ai rappresentanti di Albania, Bielorussia, Malta, Polonia e Slovacchia. Ma
soprattutto c’erano i giovani di Terra
Santa, attraverso una delegazione guidata dal vescovo Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario per Israele del Patriarcato
latino di Gerusalemme. «I nostri giovani testimoniano la fede delle origini – ha
detto monsignor Marcuzzo –. In Terra
Santa non solo i luoghi parlano di Gesù,
ma anche le persone. Da anni l’Ac italiana e il Forum internazionale sono impegnati attraverso i pellegrinaggi e la for-
L’
Costruire ponti
per la pace
mazione continua. Anche stasera vediamo come sia possibile costruire ponti
che portino verso la pace, la giustizia e i
diritti fondamentali, in ogni angolo del
mondo». E in effetti l’incontro madrileno ha ribadito il legame strettissimo che
c’è tra Ac e Terra Santa. Ne abbiamo
parlato con un entusiasta mons. Marcuzzo.
È una bella testimonianza la presenza
dei giovani di Terra Santa a Madrid...
Alla Gmg di Madrid è presente una
delegazione di giovani del rito latino,
bizantino e maronita e rappresenta
anche i cristiani arabi-palestinesi, ma
anche un gruppetto molto rappresentativo degli ebrei-cristiani. È un bell’insieme che rappresenta l’organizzazione
diocesana dei giovani che rappresentano la Terra Santa.
Con la festa del Fiac a Madrid si ribadisce il legame strettissimo tra Terra
Santa e Azione cattolica.
Si tratta di un legame che è già molto
radicato. Da molti anni sia l’Azione cattolica italiana che il Fiac hanno una
relazione speciale con la Terra Santa. Ci
SegnoPer n.5/2011
Ac e mondo
La Via Crucis a Gerusalemme
sono i pellegrinaggi, già formativi in sé,
ma c’è anche un’iniziativa di formazione vera e propria, che viene riproposta
per il secondo anno e che intendiamo
promuovere. Un gruppo di giovani del
mondo intero, viene in Terra Santa per
SegnoPer n.5/2011
un periodo prolungato, almeno tre settimane, un mese, per un tempo di formazione nel quadro della Chiesa locale
di Terra Santa. Il gruppo vive con i
nostri giovani, ci sono degli incontri e
delle visite insieme, in un’ottica di
Ac e mondo
gemellaggio con i giovani delle Chiese
del mondo.
Quanto è importante che i giovani del
mondo sentano la vicinanza con la
Terra Santa?
È un tema centrale, di base. I nostri giovani rappresentano la terra delle origini.
Ritornare alle origini della fede è tema
sul quale stiamo meditando in questi
giorni. Viene chiesto ai giovani di essere
radicati e fondati nella fede. Questa
radice si trova in Gesù Cristo, nella Bibbia, ma anche storicamente e culturalmente in modo incarnato in una terra
ben precisa che è la Terra Santa. Ritrovare le radici non soltanto di Gesù Cristo ma anche della Bibbia e anche della
Terra Santa è certamente un grande
aiuto per rendere più salda questa fede
di cui stiamo parlando in questi giorni.
Ma i giovani di Terra Santa rappresentano anche una comunità viva...
In Terra Santa c’è una Chiesa locale
composta dai discendenti della primissima comunità cristiana: è un tesoro
assolutamente da non dimenticare.
Sono i testimoni davanti ai giovani di
4
In Terra Santa
c’è una Chiesa
locale composta
dai discendenti
della primissima
comunità cristiana:
è un tesoro
assolutamente da
non dimenticare.
tutto il mondo.
Abbiamo ancora
nel seno della
Chiesa cattolica
una comunità che
è memoria vivente
della storia di
Gesù. Non solo i
luoghi ci parlano
di Gesù, ma anche una comunità vivente, in carne ed ossa. Rappresentano una
Chiesa coinvolta in un grande scenario
di conflitto e di ricerca delle soluzioni di
pace e di giustizia. Noi sappiamo quanto questo sia importante. Certo è una
Chiesa minoritaria se guardiamo al
numero, ma vogliamo che la voce della
Chiesa diventi forte e maggioritaria, ma
soprattutto condivisa da tutti i giovani
del mondo intero che chiedono la pace
e la giustizia per tutti i popoli. Che chiedono che i diritti preliminari vengano
concessi a tutti i popoli e che si ritrovi la
vera via della pace.
Certo il momento non è facile.
Stiamo vivendo un momento veramente difficile dal punto vista sociale, etico,
della famiglia, economico, delle relazioSegnoPer n.5/2011
Ac e mondo
Mons. Giacinto Marcuzzo, vicario per Israele del Patriarcato latino di Gerusalemme
ni internazionali. Nella Chiesa come
nella società abbiamo bisogno veramente di unità, coesione, solidarietà e sussidiarietà; dobbiamo una cercare una
unità con tutte le sue varianti e i suoi
frutti. I giovani della Gmg mostrano al
mondo questa unità, questo villaggio
universale e questa unità che dovrebbe
SegnoPer n.5/2011
essere esercitata anche nella politica, nel
commercio, nelle relazioni internazionali, nell’economia e nei valori etici che
riguardano la persona e la famiglia.
Sono contento che i giovani siano
molto coinvolti nel portare questa missione e testimonianza di unità al mondo
intero. 5
Ac e mondo
Cinque giovani bosniaci, grazie alla
collaborazione tra la diocesi di
Vittorio Veneto e Teslic, hanno
partecipato a un camposcuola a
Cimacesta dal 18 al 24 agosto
di Zorica Maros
Crescere fino
alla semplicità
iamo arrivati al campo dell’Azione cattolica con tanta
curiosità e con la speranza di
conoscere qualche cosa che ci sia d’aiuto
nei progetti che abbiamo per il nostro
paese, ma anche per noi stessi. Come ci
siamo trovati, cosa abbiamo imparato,
cosa abbiamo vissuto lo dicono le parole
dei partecipanti del nostro gruppo.
Siamo arrivati in sette: don Vlatko
Rosi , responsabile per i giovani e direttore della scuola cattolica a Tuzla, gli
studenti del quarto e del quinto anno
dell’Università Cattolica di Teologia a
Sarajevo: Aleksandar Kova evi , Marijana Biljaka, Božana Komši , Ivan Sovi ,
Ivan Kara a, e io, Zorica Maros, loro
insegnante di Teologia morale.
Riportiamo alcune considerazioni dei
partecipanti. «Penso che il campo dell’Ac sia una buona occasione per far
conoscere ai giovani, che vivono il
travaglio del relativismo odierno, i veri
valori, perché li possano promuovere
nella loro comunità, realizzando il fine
della missione di Gesù: vivere la fede
nella quotidianità. Noi, giovani cattolici
della Bosnia, pur avendo campi giovani
S
6
SegnoPer n.5/2011
Ac e mondo
In queste foto i giovani bosniaci insieme ai ragazzi della diocesi di Vittorio Veneto
simili a questo, possiamo imparare
molto da questa esperienza, sopprattuto
dal metodo di lavoro, che è semplice ma
nello stesso tempo molto profondo
(don Vlatko Rosi )».
«Oggi molti giovani cercano il senso
della vita in un modo sbagliato. Viviamo nel tempo in cui si offre tanto ma si
dona poco. L’unico valore nella nostra
vita è stare con Gesù. Quando Lui è al
primo posto, tutto raggiunge il vero
senso. Penso che attraverso il campo
dell’Ac ogni giovane possa trovare se
stesso e scoprire la ricchezza del vivere.
Mi piacerebbe rimanere in contatto con
loro (Aleksandar Kova evi )».
«La permanenza in questo campo la
SegnoPer n.5/2011
vorrei descrivere solo con due parole: la
ricchezza e la generosità. La ricchezza
perché è una nuova esperienza e un
nuovo metodo nell’educazione, generosità perché siamo stati accolti con
molto calore. Mi sono sentito a casa e
ringrazio a tutti, sperando di vederci
ancora (Ivan Kara a)».
«La ragione per la quale sono arrivata in
questo campo era innanzitutto il
desiderio di conoscere il metodo usato
dagli animatori per essere aiutata nel
lavorare con i giovani nel mio paese.
Sono infatti animatrice già da cinque
anni. Questa esperienza mi ha motivato
alla responsabilità nell’educare. Sono
incantata dal vostro metodo e dalla seri
7
Ac e mondo
Mi smo s vama - Siamo con voi
L’amicizia dell’Ac con Sarajevo
ha il sapore della fedeltà…
Mons. Sudar, che cosa può continuare a fare
l'Azione cattolica per sostenere il progetto
delle scuole interetniche in cui ha creduto fin
dall'inizio?
Siamo molto grati all'Azione cattolica italiana per
il sostegno materiale dimostrato, ma anche per
quello morale. Grazie a Dio, le nostre scuole ora
possono funzionare senza aiuti materiali. Certo,
non abbiamo tutto ciò che ci servirebbe, ma siamo
contenti. Cerchiamo di aiutare i nostri ex alunni
poveri a frequentare le università. A tale scopo abbiamo istituito la Fondazione “Pro sapientia et clementia”. La nostra Chiesa ha bisogno di laici disposti e capaci di prendere il loro posto nella
missione della Chiesa. Speriamo che da questi no- Mons. Pero Sudar,
stri alunni “stipendiati” potremo scegliere i nostri futuri insegnanti. Dai legami con l’Azione
cattolica ci siamo arricchiti molto. Proprio l’Azione cattolica dei Ragazzi è stata l’“ambasciatore” della nostra causa durante la guerra e il nostro punto di riferimento fino ad ora. Mi auguro che questo bel legame continui a vivere. Noi abbiamo bisogno di incoraggiamento perché la Chiesa non ha ancora vinto la sua lotta per la sopravvivenza in Bosnia ed Erzegovina.
Il sostegno morale e i sentimenti di simpatia dell’Ac sono per noi un grande aiuto.
Se vuoi continuare a sostenere il progetto delle Scuole per l’Europa attraverso il sostegno delle
borse di studio puoi versare il tuo contributo a:
c/c bancario:
IT 88 Y 03512 03200 000000073581
presso Credito Artigiano – Sede di Roma
c/c postale n. 877001 tramite bollettino ccp
o tramite bonifico postale
IT 98 D 07601 03200 000000877001
intestati a Presidenza nazionale, Azione Cattolica Italiana, Causale "Sarajevo"
Ogni borsa di studio ammonta a euro 750 (per l’intero anno accademico).
8
SegnoPer n.5/2011
Ac e mondo
età dei ragazzi, e sono grata per aver
avuto la possibilità di partecipare a
questo campo dell’Ac (Božana
Komši )».
«Sono venuta in questo campo per
conoscere i compiti dell’Ac. Sono proprio colpita per il lavoro dei animatori.
Mi rende felice aver conosciuto molti
giovani uniti attorno allo stesso fine,
nostro Signore Gesù Cristo (Marijana
Biljaka)».
«Ciò che mi ha colpito in modo particolare è la vivacità dei ragazzi e la loro
disponibilità al sacrificio, a stare lontano
dai familiari per costruire la propria personalità e testimoniare i valori cristiani
SegnoPer n.5/2011
nel mondo odierno (Ivan Sovi )».
Queste sono le riflessioni dei partecipanti. Per quanto riguarda me stessa,
sinceramente mi mancano le parole per
esprimere ciò che ho vissuto qui. Tutto
era così denso, così forte e vero che ho
paura di esagerare sia nel dire troppo
che nel dire poco. In questo campo si
prova lo spirito della comunità, dell’amicizia, dell’accoglienza e della semplicità. Mi vengono in mente le parole
dette dal grande scrittore russo, Gogol,
che – oserei dire – riassumono ciò che
Gesù insegna e soprattutto ciò che si
aspetta da noi: «Bisogna crescere fino
alla semplicità!». 9
vita di Ac
Il servizio che viene chiesto agli adulti
all’interno dell’Ac è in primo luogo
un servizio alle relazioni
interpersonali, non per far
bella l’associazione ma per far
crescere la Chiesa
di Lucia Angelini
Le 10 domande a cui è invitato a rispondere un responsabile adulti:
Perché proprio io ho questo incarico
associativo (solo perché non ho detto di
no)?
Con i tanti impegni della vita quotidiana come farò a portare avanti questo
servizio?
Come il mio servizio di responsabile
adulti può alimentare e migliorare la
mia vita di fede?
Come non farmi prendere dal ritmo
degli impegni e delle riunioni, e conservare il “buon sapore” di questo servizio
nella Chiesa?
L’Azione cattolica è una proposta valida
ancora oggi?
Quali esigenze ci sono nella vita adulta a
cui l’Ac oggi può rispondere?
Ci sono modalità nuove per proporre
esperienze di formazione alle persone
che non hanno mai partecipato alla vita
associativa o hanno smesso, per vari
motivi, di partecipare?
Quali proposte formative possono
intercettare la vita degli adulti oggi?
Sono convinto che questo servizio può
R
0
La casa della
responsabilità
fare bene alla vita della comunità parrocchiale e alla diocesi?
Se rispondi sì all’ultima domanda, procedi nella lettura…
Se rispondi no all’ultima domanda, ritorna alla prima!
Come abitare la responsabilità
Ogni tre anni la fase dei rinnovi delle
cariche associative sembra la fase in cui
si entra in una casa, che alcune persone
sono state chiamate ad abitare per un
triennio.
Per alcuni adulti assumersi un incarico
in Ac è come stare in una casa conosciuta, di cui si conoscono tutti gli angoli
(anche i ripostigli), per la lunga frequentazione e anche per gli anni della
vita. Per altri adulti, spesso i più giovani,
è come entrare in una casa nuova, magari con i mobili un po’ impolverati, con
poca dimestichezza rispetto agli spazi a
disposizione (vedi Statuto, Progetto formativo, Atto normativo diocesano), o
nel trovarsi con persone con cui non c’è
ancora familiarità, e spesso di generazioni diverse.
La “casa della responsabilità” è lo spazio
della vita associativa, che il responsabile
SegnoPer n.5/2011
SegnoPer n.5/2011
associativa, e verrà meno il senso del suo
servizio.
Perché il servizio della responsabilità è
in primis un servizio alle relazioni interpersonali, a sostenere (e a volte lasciar
proseguire altri) adulti nel loro cammino, che diventa condivisione della fede
nel Signore, che apre la porta a tutti
coloro che lo cercano. In questa prospettiva il nostro “darci da fare” per gli
altri può diventare uno “star con” gli
altri, che non ci esaurisce, ma ci arricchisce.
Una vita associativa vivace, come in una
casa, ha uno stile di familiarità, ma non
è un “affare di famiglia” chiuso tra alcune persone, che per affinità, per rapporti
familiari o amicali si trovano e definiscono i percorsi e le proposte, soprattutto nelle comunità parrocchiali, ma è un
“affare di tutti” perché il servizio della
responsabilità fatto bene non è per far
bella l’associazione ma fa bene alla
Chiesa. Infatti il responsabile è chiamato a dare testimonianza della qualità
della vita associativa, insieme a tutti gli
associati, dove il come e il perché di
questa testimonianza diventa a sua volta
il paradigma della qualità degli adulti
presenti nelle nostre comunità.
E se riusciremo a vivere in questo
momento della nostra vita, in mezzo
alle fatiche e alle gioie quotidiane, il servizio della responsabilità associativa in
questo modo, non faremo fatica un
giorno, una sera, un fine settimana ad
uscire di casa, perché abbiamo una casa
che ci accoglie, che è ancora nostra! vita di Ac
adulti è chiamato a valorizzare. È una
casa da tenere aperta... per saper accogliere le richieste delle persone, attenti a
tutte le condizioni della vita adulti (giovani/adulti/anziani...) e dei luoghi abitati dagli adulti (lavoro, famiglia, tempo
libero, comunità parrocchiali...)
È una casa fatta di diverse stanze, da tenere tutte collegate, ci sono le stanze ufficiali... lo spazio per il Consiglio parrocchiale/diocesano, quello per la Presidenza
diocesana, quello dei consiglieri parrocchiali/diocesani del settore Adulti, e poi
ci sono le stanze operative... lo spazio dell’equipe diocesana, delle commissioni
per fasce d’età, del laboratori diocesani
per la formazione, dei progetti.
Ci sono anche le stanze per lo studio
personale o in gruppo. È il momento in
cui un responsabile adulti si mette a leggere la stampa associativa, i documenti
assembleari, gli itinerari formativi degli
adulti, nonché il magistero della Chiesa,
e il giornale!
Ognuno poi nella casa dovrà trovare
uno spazio che è solo suo, quello per il
silenzio e per la preghiera, per l’approfondimento della Parola, nelle forme e
nei modi consoni al proprio cammino
di fede.
Queste stanze devono diventare familiari al responsabile adulti, deve fare come
un portinaio al contrario, attento cioè a
che le porte dei vari locali rimangano
aperte tra loro, affinché passi la comunicazione tra ciò che avviene da una parte
all’altra, diversamente farà fatica ad
accompagnare altri adulti nella vita
vita di Ac
Come non consumare in poco tempo
il potenziale enorme di entusiasmo
e di coinvolgimento emotivo
e personale accumulato alla XXVI
Giornata mondiale della Gioventù
di Maurizio Semiglia
aini, magliette e cappellini;
centinaia, anzi, migliaia di
foto e video caricati su Facebook e sui social network; bandiere e ogni
altro genere di gadget scambiato con i
giovani provenienti da ogni parte del
globo. Questo, e molto altro, hanno
portato a casa coloro che sono stati a
Madrid per la XXVI Giornata mondiale
della gioventù, con la consapevolezza
che ciascun oggetto e ciascun fotogramma porta con sé il ricordo di un incontro fatto, di un’esperienza vissuta, di
una storia da raccontare. E proprio la
fase del racconto è senza dubbio la
prima tappa di quel lungo percorso che,
se ben programmato, condurrà le parrocchie, le associazioni, i movimenti e i
gruppi a raccogliere i frutti di quanto
seminato nel corso delle giornate
madrilene. La Gmg, in questo senso,
può essere davvero un’opportunità preziosa: il raduno di migliaia di giovani
più o meno coetanei, l’incontro di lingue e culture profondamente diverse, la
condivisione della festa e delle fatiche
che accompagnano le Giornate, la
comunione nella fede e nell’apparte-
Z
Oltre Madrid
nenza alla Chiesa hanno un potenziale
enorme di entusiasmo e di coinvolgimento emotivo e personale, nei cuori e
nelle menti di chi ha partecipato;
potenziale che però, se non aiutato e
sostenuto nell’ordinarietà della vita
quotidiana e stimolato da scelte di fede
concrete rischia di consumarsi in poco
tempo facendo perdere alla Giornata
stessa il suo senso più profondo. Diciamolo subito: la Gmg, per un adolescente e un giovane che vi partecipano,
magari per la prima volta, è già un’esperienza bella in sé. Essa però trova senso
davvero se facilita l’incontro autentico
con il Signore risorto, se stimola occasioni di discernimento attorno alla propria vocazione e alle scelte di vita che i
giovani compiono, se diventa occasione
di testimonianza credibile e di primo
annuncio; insomma, la Gmg genera
valore aggiunto se è inserita in un cammino di vita e di fede stabile e strutturato. Proprio per questo allora la va preparata adeguatamente e, allo stesso modo,
non può concludersi con il viaggio di
ritorno. Ha bisogno di percorsi ordinari, parrocchiali e diocesani, in cui
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Giovani di Ac a Madrid
innanzitutto creare relazioni buone,
coltivare quelle strette durante il cammino e farne maturare di nuove. Richiede di avere fisso lo sguardo sulla proposta di una vita che ha mete “alte” e che
non si accontenta delle superficialità, a
cui spesso ci si ferma. La Gmg ha bisoSegnoPer n.5/2011
gno di educatori e animatori appassionati dei giovanissimi e dei giovani, capaci di coltivare la speranza e di guardare
con fiducia al futuro delle persone che
sono loro affidate: capaci di non diluire
la proposta sminuendone i contenuti,
ma di mettersi con umiltà al fianco dei
vita di Ac
La Gmg ci ha
mostrato il volto
di una Chiesa che
si mette in ascolto
delle domande di vita
dei giovani e che è
luogo di incontro tra
le generazioni e tra
le esperienze;
questa Chiesa
i giovani amano
più giovani per
sostenerne le fatiche e le cadute.
Partecipare alla
Giornata mondiale della gioventù
vuol dire, ancora,
fare una esperienza bella e forte di
Chiesa: e allora partecipare alla Gmg
non può non tradursi in un’occasione
per riporre la propria fiducia nella Chiesa e ritornare a sentirsi parte viva di essa.
Il Papa, durante l’omelia della Messa
conclusiva della Giornata di Madrid ha
detto ai giovani: «Vi chiedo, cari amici,
di amare la Chiesa, che vi ha generati
alla fede, che vi ha aiutato a conoscere
meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la
bellezza del suo amore». Ma che cosa
vuol dire, per un giovane del 2011,
amare la Chiesa, anche nonostante l’immagine che i media talvolta ne danno?
La Gmg ci ha mostrato il volto di una
Chiesa che si mette in ascolto delle
domande di vita dei giovani e che è
luogo di incontro tra le generazioni e tra
le esperienze; questa Chiesa i giovani
amano. Una Chiesa che sa trasmettere
4
l’amore del Padre per i figli perché fa
esperienza di amore e di fraternità all’interno della comunità, una Chiesa accogliente verso tutti, capace di parlare le
lingue degli uomini perché incarnata
nella realtà e attenta ai bisogni di tutti.
Ora quindi la palla passa agli educatori,
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
ai sacerdoti, alle associazioni e ai movimenti. L’Ac, in questo senso, non può
che trovarsi a proprio agio: l’adesione
alla Chiesa, la volontà di camminare al
fianco dei pastori, il radicamento profondo nelle parrocchie e vicino alla
gente, la capacità di parlare a tutti e la
SegnoPer n.5/2011
passione per l’educazione permettono
all’associazione di avere tutte le carte in
regola per cogliere l’opportunità di
lavoro con i giovani che la Chiesa ci ha
messo a disposizione con la Gmg di
Madrid e, nel contempo, per mettersi in
cammino alla volta del Brasile. 5
vita di Ac
Il settore Giovani incontra a Roma
consiglieri e membri di equipe,
vecchi e nuovi vicepresidenti:
un’occasione per approfondire il senso
della responsabilità associativa
di Alessandro Trovato
ale la pena di impegnarsi nel
servizio dell’Ac? Questa è la
domanda che si poneva Vittorio Bachelet, soprattutto all’inizio dell’intenso servizio centrale in Azione cattolica. Ed è la stessa domanda che magari si è fatto un nuovo vicepresidente diocesano per il settore Giovani appena
eletto o riconfermato. E Bachelet
rispondeva: «Questo sforzo, questa fatica, questo tempo che noi strappiamo
alle nostre occupazioni, alla nostra
famiglia, alla nostra vita quotidiana vale
la pena davvero di essere speso. (…) perché noi serviamo l’Ac non perché c’interessa di fare grande l’Ac, noi serviamo
l’Ac perché c’interessa di rendere nella
Chiesa il servizio che ci è chiesto per
tutti i fratelli. E questa credo sia la cosa
veramente importante».
A distanza di anni queste parole sottolineano ancora quanto alto e per nulla
scontato sia il servizio in Azione cattolica. Ecco perché, innanzitutto, vogliamo
dire grazie ai vicepresidenti per il settore
giovani di tutte le diocesi d’Italia che per
la prima volta (o per la seconda!) hanno
detto un ulteriore “sì” al servizio alla
Il servizio
è la gioia
V
6
Chiesa attraverso l’associazione. Un’assunzione di responsabilità, una scelta
generosa e controcorrente che diventa
segno vivo in un tempo in cui l’incertezza e la precarietà di vita rischiano di porSegnoPer n.5/2011
vita di Ac
tare i giovani a scelte di chiusura e diffidenza. E invece, come ci sottolineano
gli Orientamenti Triennali «è questo il
momento favorevole! Crediamo, infatti, che questo tempo che ci viene donato
SegnoPer n.5/2011
è tempo buono e bello per poter ridire la
nostra passione per l’uomo, per la sua
storia. È tempo nuovo e rinnovato dall’incontro sempre vero e unico con il
Signore Gesù che cambia le nostre vite
ridonando senso e significato alla nostra
quotidianità. È tempo propizio per
poter testimoniare con gioia e raccontare insieme la buona notizia del Vangelo
e per spendersi nel mondo a servizio del
bene comune».
L’appuntamento del 22-23 ottobre a
Roma, allora, diventa la prima occasione
per esprimere la gratitudine per il servizio prezioso che i vicepresidenti, con i
consiglieri e le equipe diocesane, rendono a giovani e giovanissimi, dando loro,
inoltre, l’opportunità di conoscere e
incontrarsi con altri giovani da tutta Italia che vivono lo stesso servizio.
Il cuore del modulo sarà la formazione,
intesa sia in senso personale che più
associativo, che darà la possibilità ai
vicepresidenti diocesani, ordinariamente presi dalla cura degli altri, di dedicare
un week-end alla propria crescita spirituale e alla qualità del proprio servizio.
Infatti “responsabili non si nasce, ma
neppure ci si improvvisa!”: quindi è
7
vita di Ac
necessario, anche per i vicepresidenti,
essere accompagnati per poter accompagnare, formarsi per formare, pregare
per testimoniare.
I lavori del modulo inizieranno sabato
mattina con una lectio dell’assistente
nazionale dei giovani don Vito Piccinonna in cui, a partire dalla Parola, ci si soffermerà sulla cura della propria spiritualità,
sulla bellezza di sentirsi “accompagnati”
da Dio e dai fratelli e sul vivere il proprio
servizio da vice nel solco della più ampia
risposta alla vocazione educativa.
8
A seguire ci sarà il faccia a faccia con
Franco Miano, presidente nazionale,
Lisa Moni Bidin e Marco Sposito, vicepresidenti nazionali per il Settore giovani. In questa seconda parte della mattinata il confronto verterà sul valore della
responsabilità a cui sono chiamati i vice
e su come questo servizio rappresenti
una grande occasione per la loro vita,
una vera e propria via per la santità. Inoltre si approfondiranno i tratti salienti del
vicepresidente diocesano e del suo ruolo
all’interno dell’associazione.
SegnoPer n.5/2011
Il pomeriggio di sabato sarà dedicato
invece ai laboratori tematici, nei quali i
vice avranno la possibilità di toccare con
mano alcuni nodi cruciali del loro servizio. In particolare i temi, per ognuno dei
quali verrà fornito materiale informativo
e di supporto, sono: il rapporto con i
movimenti di Ac, con gli assistenti, con
la Pastorale giovanile, con i responsabili
parrocchiali, la promozione associativa e
la rappresentanza istituzionale.
La domenica mattina, dopo la celebrazione della Santa Messa, ci sarà una
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Due giorni davvero
intensi, quindi,
per questo
appuntamento
inedito del Settore
giovani che speriamo,
all’inizio del triennio,
possa aiutarci a
“riscoprire che il
servizio è la gioia”
e che vale la pena
di impegnarsi in Ac
tavola rotonda con
la presenza di due
esperti che ci aiuteranno ad affrontare, anche dal
punto di vista tecnico, due temi fondamentali per i vicepresidenti diocesani: la
programmazione e il lavoro di gruppo.
Da una parte la programmazione come
strumento per “sognare” l’associazione
attraverso un percorso educativo pensato e non improvvisato, che ha bisogno
di tempi e contenuti precisi pur rimanendo continuamente aperto alle nuove
esigenze e circostanze di vita dei giovani. Dall’altra il lavoro di gruppo come
capacità di valorizzare il contributo di
tutti i membri dell’equipe, di fare
discernimento comunitario e di saper
prendere le decisioni assieme.
Due giorni davvero intensi, quindi,
per questo appuntamento inedito del
Settore giovani che speriamo, all’inizio
del triennio, possa aiutarci a “riscoprire
che il servizio è la gioia” e che vale la
pena di impegnarsi in Ac in una
responsabilità che dà una fisionomia
alla propria personalità umana, cristiana e associativa. 9
vita di Ac
I semi gettati durante l’incontropellegrinaggio svoltosi ad Assisi lo
scorso 24 settembre segnano la strada
da percorrere per rendere la pace ogni
giorno più vicina
di Monica Del Vecchio
ssere “Tracce di pace”. È questo il desiderio profondo che
ha spinto circa cinquecento
giovani di Azione cattolica a recarsi ad
Assisi sabato 24 settembre 2011 per un
incontro-pellegrinaggio, in preparazione
al prossimo 27 ottobre, giorno in cui
papa Benedetto XVI si recherà «pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i
fratelli cristiani delle diverse confessioni,
gli esponenti delle tradizioni religiose
del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà». La prossima visita del Papa ad Assisi intende
solennizzare il venticinquesimo anniversario dello storico incontro che Giovanni Paolo II indisse proprio il 27
ottobre del 1987 con i rappresentanti
delle grandi religioni del mondo, con il
proposito di invocare insieme a essi il
dono della pace. Come già avvenne venticinque anni fa, i giovani di Ac hanno
voluto dare al Santo Padre un segno visibile della loro vicinanza e del loro impegno concreto e generoso.
“Tracce di pace” è stato innanzitutto un
luogo di incontro e uno spazio di rifles-
E
0
Artigiani
di futuro
sione sul tema della pace. Il pomeriggio,
infatti, presso il teatro de La Cittadella,
si è svolto un momento di confronto fra
tre ospiti: il card. Jean-Louis Tauran,
presidente del Pontificio Consiglio per
il dialogo interreligioso, padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, e
Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana. Gli interventi
degli ospiti sono stati intervallati da alcuni contributi video e da alcune performance artistico-musicali.
La pace è in primo luogo un dono da
invocare nella preghiera
È la consapevolezza che ha fatto da
sfondo alla Veglia di preghiera tenutasi
la sera del 24 nella Basilica inferiore di
San Francesco – presieduta da don Vito
Piccinonna – a cui hanno partecipato
anche i presidenti diocesani e gli assistenti convocati a Trevi per l’annuale
convegno. La preghiera raccolta sulla
tomba del santo patrono d’Italia e dell’Ac è stata l’occasione per riscoprire che
la pace è innanzitutto un dono divino,
che il Padre ha consegnato nelle mani
dell’uomo tramite il suo Figlio Gesù, «il
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Alcuni momenti dell’incontro dei giovani ad Assisi
principe della pace». Lungi dal concepirlo come una nostra conquista, a noi
tocca saperlo accogliere e custodire, a
partire dalle nostre vite e dalle scelte
semplici a cui siamo chiamati ogni
giorno. Scelte che devono parlare di sobrietà, di giustizia, di solidarietà, di
apertura al dialogo e di accoglienza.
Educarsi alla pace vuol dire educarsi all’incontro
Le vere tracce di pace sono quelle che
SegnoPer n.5/2011
conducono oltre le chiusure, oltre i recinti delle paure e delle diffidenze. Ciò
che impedisce di incontrare l’altro, di
vedere il suo volto è un ostacolo alla realizzazione della vera pace. Nel confronto
alla Cittadella si è riflettuto su quelli che
il Presidente Miano ha chiamato «i
nuovi muri della modernità» e che rappresentano nuove sfide per gli uomini
di buona volontà. Due sono stati citati
come i più insidiosi. Il primo, quello che
divide Israele e Palestina e che attraversa
vita di Ac
Gerusalemme, costituisce una ferita nel
cuore della Terra Santa, di cui padre
Pierbattista Pizzaballa è testimone. Nelle
sue parole si è colto il dramma di una
terra che è cara alle tre grandi religioni
monoteiste ma che da lungo tempo è
solcata da una guerra che sembra davvero senza fine. In proposito, il custode
non ha mancato di fare cenno alla recente richiesta di riconoscimento di uno
Stato Palestinese presentata all’Onu da
Abu Mazen, alla quale tuttavia si guarda
con un certo scetticismo, per via dell’annunciato veto statunitense in consiglio di sicurezza. L’altro muro da
abbattere è quello dell’indifferenza, che,
nelle parole di Franco Miano costituisce
la sfida vera, concreta e quotidiana per
tutti: vincere l’indifferenza e aprire il
cuore all’amore sono i passi concreti sul
cammino che conduce alla vera pace. La
testimonianza concreta della pace che
nasce dall’incontro con l’altro è stata
presentata attraverso l’esperienza di
“Rondine – Cittadella della Pace”, un
borgo medievale in provincia di Arezzo,
dove convivono studenti provenienti da
paesi in conflitto dei Balcani, del Caucaso, del Medio Oriente e dell’Africa e
sperimentano una vita di convivenza, di
formazione e di studio.
La pace come meta di un pellegrinaggio
«Chi è in cammino verso Dio non può
non trasmettere pace, chi costruisce
pace non può non avvicinarsi a Dio». In
queste parole del Santo Padre c’è tutto
il senso umano e religioso del cammino
verso la pace: un “pellegrinaggio”, cioè
un cammino quotidiano che conduce a
Dio, un viaggio verso la fonte della verità che non si compie da soli, ma in
compagnia degli altri fratelli nella fede.
È un cammino ricco di insidie e spesso
lungo strade in salita, da vivere pur sempre come sentieri di speranza. Esserci ritrovati ad Assisi insieme ci insegna il
valore di un “noi” associativo che ancora
una volta ci ha dimostrato che non
siamo da soli e che persino la fatica di
SegnoPer n.5/2011
una sfida planetaria come la pace nel
mondo si allevia se condivisa.
Uno stile per la vita quotidiana
Per alcuni – come per il Ministro pakistano Shabatz Bhatti, ucciso il 2 marzo,
di cui è stato letto il testamento spirituale – testimoniare la propria fede in
un impegno concreto per la pace può
condurre sulla via della croce. Più ordinariamente, essere «artigiani di pace»
non comporta il compimento di imprese leggendarie né l’eroismo del marSegnoPer n.5/2011
vita di Ac
tirio. Piuttosto, costruttori di pace si diventa vivendo la propria vita quotidiana
con coerenza e spirito evangelico, tentando di aprire il cuore a quella passione
per l’uomo che ha spinto Dio a farsi
carne. L’ascolto, il dialogo, l’intimità
con Dio, l’apertura alle diversità, l’attenzione e la cura dell’altro, la propensione verso i poveri sono le tracce di
pace concrete che ognuno di noi può lasciare lungo il suo cammino. E se è vero,
come ha detto il card. Tauran ai presidenti, che «la pace non è mai qualcosa di
raggiunto una volta per tutte, ma è un
edificio da costruirsi continuamente»,
non resta che continuare a camminare.
L’incontro di Assisi non è stato l’annuncio di una ricetta pronta per “fare la
pace”, né di una strategia di sicuro successo: è stata piuttosto l’occasione per ribadire che la pace è innanzitutto un
dono divino, che il Padre ha consegnato
nelle mani dell’uomo tramite il suo Figlio Gesù, il Principe della Pace, come
hanno ribadito i due vicepresidenti del
settore Giovani Lisa e Marco. Filo conduttore della due giorni è stata la preghiera. I giovani hanno vegliato a turno
tutta la notte per adorare il santissimo
sacramento, esposto nella chiesa di
Santa Maria Maggiore. In chiusura, durante la Messa, il vescovo di Assisi,
mons. Domenico Sorrentino, ha rivolto
ai partecipanti uno sguardo paterno e
un incoraggiamento a procedere sul
cammino della pace. vita di Ac
Il 19 e il 20 novembre
Acr e Area Famiglia e Vita
riflettono sul rapporto tra genitori
e figli: un confronto
che parte da lontano
di Carlotta Benedetti
otto lo stesso tetto: con questo
titolo l’Acr e l’Area Famiglia e
Vita vogliono riflettere sulla
famiglia e sulle relazioni tra genitori, figli
ed educatori. Il 19 e 20 novembre prossimi le coppie cooptate e gli educatori
dell’Acr, insieme, si confronteranno sulle
necessità della famiglia d’oggi, sul rapporto tra genitori e figli, sul mondo dei ragazzi in continua evoluzione, sulla necessità
di instaurare vere e stabili alleanze educative tra genitori ed educatori.
Non si tratta però certo di una riflessione
che inizia ora. Già da tempo, infatti, l’Acr
e l’Area Famiglia e Vita hanno a cuore la
famiglia e il ruolo fondamentale che i
genitori e i figli hanno all’interno delle
nostre comunità, in un momento in cui
educare richiede sempre maggiore impegno da parte di tutti.
Tanti sono gli strumenti che l’associazione
mette a disposizione, perché le famiglie
siano sempre più parte attiva delle nostre
comunità e della società in genere. Se da
un lato con il Formato Famiglia dell’Acr i
genitori conoscono e vivono il percorso
formativo dei loro figli, dall’altro grazie alle
Schede per genitori, scaricabili dal sito del-
S
4
Insieme
è meglio
l’Ac, possono fare esperienza di questo
stesso percorso, attraverso incontri pensati
a loro misura. Un altro strumento importante, messo a disposizione dall’Area
Famiglia e Vita, è costituito dal percorso
Genitori per, un itinerario di incontri a
sostegno della genitorialità, da poter vivere
insieme ai gruppi parrocchiali. Inoltre, nel
prossimo anno associativo, anche il Quaderno delle settimane avrà come nucleo
centrale la riflessione sulla famiglia. Questi
strumenti hanno bisogno però di un
impegno serio a favore della famiglia, che
non significa solo parlarne nei nostri gruppi. Significa piuttosto impegnarsi a sostenere e aiutare ogni situazione familiare,
significa cercare di avvicinare e sostenere le
famiglie in difficoltà, senza farli sentire
come un’entità a parte rispetto alle nostre
comunità, significa ricordare che della
famiglia fanno parte genitori e figli, significa scommettere sulla famiglia. Con lo
sguardo puntato verso Milano 2012,
all’incontro internazionale delle famiglie,
anche l’Ac sceglie e si impegna a favore
della famiglia, affermandone ancora una
volta la centralità e l’importanza nella
comunità e nel mondo. SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Nell’incertezza e tra le proteste
si apre un nuovo anno scolastico:
un invito a vivere
la scuola con responsabilità
da parte del Msac
Non solo
un banco
da scaldare
lash mob davanti alle scuole,
orchestre fatte di pentole e
mestoli ad accompagnare le
giornate di tecnici e dipendenti del
Miur, manifestazioni già in calendario
almeno fino al 7 ottobre e poi chissà,
magari anche oltre.
La scuola è ricominciata e a suonare,
quest’anno, fin da subito, è stata la campanella della protesta. Neanche un giorno di tranquillità e le aule delle nostre
scuole si sono già svuotate, abbandonate. Sono piuttosto le piazze e le strade a
riempirsi delle voci e delle preoccupazioni degli studenti, dell’Italia che sa
contare, dicono gli striscioni che ci
accompagneranno nei prossimi giorni.
Le paure e le preoccupazioni degli studenti, non c’è dubbio, le condividiamo
anche noi perché sono reali e sono vere!
Ma allo stesso tempo siamo anche preoccupati per il destino delle nostre scuole, luoghi in cui sempre più spesso ci
trasciniamo con riluttanza, luoghi che
sempre più spesso abbandoniamo al
loro destino, tradendo in maniera
inspiegabile quanto diciamo di desiderare per le nostre scuole quando invece
F
SegnoPer n.5/2011
scendiamo in piazza.
Che siamo l’Italia che sa contare è infatti cosa che dobbiamo dimostrare innanzitutto fra i banchi di scuola, nelle
nostre aule, con i nostri compagni e i
nostri professori. Con l’impegno di
tutti i giorni, nello studio, nelle relazioni, nella partecipazione (a partire dagli
organi collegiali) perché, se ci interessa
“difendere “ le nostre scuole nelle piazze, a maggior ragione dovremmo fare
dell’I care il nostro motto anche in classe.
Ecco allora un invito, una breve lettera
che ci sentiamo di inviare agli studenti
di Ac all’inizio di questo nuovo anno
scolastico.
«Carissimi msacchini, carissimi studenti
di Ac, buon anno!
Siamo da poco tornati su quei banchi cha
abbiamo lasciato lo scorso giugno. Ci stavano aspettando, li troviamo esattamente
come li avevamo lasciati e non aspettano
altro che essere abitati, vissuti, “segnati”
dal nostro passaggio.
E allora buon anno! Ci auguriamo davvero di poter fare di questo tempo un
5
vita di Ac
momento di forte crescita perché, troppo
spesso ce ne scordiamo, la scuola è un’opportunità da cogliere e valorizzare. È
vero, spesso ci fa sudare, dopotutto nessuno
dice che studiare sia semplice, ma ci fornisce gli strumenti per interpretare e leggere
il nostro tempo, ci fa pensare, ci aiuta a
sviluppare un pensiero critico, ci rende
indipendenti. Allo stesso tempo è anche il
luogo per eccellenza dove impariamo a
essere cittadini e a fare esercizio di democrazia.
Ecco perciò l’invito che vogliamo farci
all’inizio dell’anno scolastico: siamo veri
protagonisti all’interno delle nostre scuole,
facciamoci promotori dei cambiamenti di
cui la scuola ha bisogno e che auspichiamo, continuiamo a essere propositivi, a
portare avanti e a perseverare in uno stile
di dialogo, confronto e rispetto che sempre
più spesso, purtroppo, ci rendiamo conto
essere dimenticato dai più. Siamo innanzitutto studenti credibili. È di questo che
la scuola ha bisogno, è questo il segno che
siamo chiamati a dare! È questa la più
bella e significativa risposta che possiamo
offrire al Paese in questo momento di
grande difficoltà.
Anche quest’anno per la scuola italiana
6
(ma non solo per la scuola) si preannuncia
un autunno caldo. Il perché lo sappiamo.
La scuola sta attraversando ormai da
tempo un periodo di grande trasformazione e di grande crisi. Crisi di fiducia, crisi
economica, crisi educativa. E proprio per
questa ragione ha bisogno di non essere
abbandonata. Perché la scuola serve, noi
ci crediamo e siamo pronti ad impegnarci
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
per costruirla!
Abitate dunque le vostre scuole, vivetele il
più possibile! Respirate l’aria delle vostre
classi, datevi da fare negli organi collegiali
(candidatevi!), fatevi portatori di proposte
concrete e non solo di proteste urlate. È di
questo che le nostre scuole hanno bisogno:
di gente che dimostri di continuare a
scommettere su di lei, sulle giovani generaSegnoPer n.5/2011
zioni e che abbia voglia e capacità di incidere sul cambiamento.
Allora continuiamo a costruire, perseveriamo a sognare. Questo non significa
essere ciechi di fronte alle difficoltà che
stiamo vivendo, al contrario. È un’assunzione di responsabilità, una prova di
maturità, una scelta. Per costruire la scuola che serve, la scuola che lascia il segno,
vogliamo infatti sfoderare le armi più
potenti che abbiamo dalla nostra parte,
perché sono quelle che ci ha insegnato la
democrazia e sono le uniche a cui vogliamo e ci sentiamo di dover ricorrere a 150
anni dall’Unità d’Italia: il dialogo e il
confronto. Vogliamo infatti ricordare la
grande lezione democratica della nostra
storia repubblicana, e impegnarci già noi,
già adesso, a recuperare l’eredità dei nostri
fondamenti costituzionali. Vogliamo
impegnarci affinché le forme democratiche ci diano l’occasione di dimostrarci cittadini degni del Vangelo.
Allora è proprio il caso di dircelo: buon
anno a tutti, studenti e professori! Mettiamocela tutta, la nostra passione, il nostro
impegno. Ce n’è bisogno».
L’équipe nazionale Msac
7
vita di Ac
L’esperienza del nuovo
segretario nazionale del Movimento
lavoratori alla scoperta
delle realtà associative
che fanno bella l’Italia
di Giuseppe Patta
e Salvatore Compagnone
incarico di Segretario nazionale
Mlac, come previsto, mi sta
portando a visitare le varie realtà diocesane dove è presente il Movimento lavoratori e non: sono sempre bei
momenti di scambio e condivisione, oltre
che occasione per sentirsi a casa perché, lo
dico con grande sincerità, l’Azione cattolica alla fine è fatta di persone con un
grande cuore. Vi porto, stavolta, la recentissima esperienza (16/18 settembre) del
Campo Mlac della Campania, organizzato a Casal di Principe e dintorni (siamo in
provincia di Caserta).
Mia sorella, via sms, mi ha scritto: «Ma sei
sicuro? Non sono quei posti dove c’è la
camorra?». Ed è questa, infatti, l’esperienza che vi porto. Perché una cosa è sentirne
parlare ed altra è toccare con mano: vedere
le strade coi segnali stradali divelti da chissà quanto tempo o semplicemente “girati”
(come nei fumetti, solo che qui è realtà e
non gioca nessuno), la spazzatura disseminata nelle strade interpoderali e i muri di
cinta dei giardini alti in media tre metri (se
meno, sono dotati di solide inferriate).
È per questo che mi piace parlarvi dei giovani che ho conosciuto, ragazzi tenaci che
L’
8
Oltre i luoghi
comuni
vogliono bene alla loro terra e vogliono
vivere senza criminalità, costruendo il loro
futuro con un sano rispetto della legalità.
Giovani che dimostrano che qualcosa sta
cambiando ed è cambiato: gli si legge
negli occhi la speranza vera per un futuro
migliore che stanno costruendo insieme.
Due esempi possono rendere molto più
delle mie parole. Il primo è di un bene
confiscato alla malavita, oggi adibito a
casa accoglienza e stanno pensando di
attrezzare alcune stanze come postazione
radio. I muri di questa casa hanno dei
buchi, attraverso i quali puoi vedere dentro nel giardino: sono muri aperti!
Il secondo è della Nco (nuova cucina
organizzata), un esempio di pizzeria ristorante sociale, che ha scommesso sui giovani disabili creando loro un’occasione di
lavoro e, soprattutto, una possibilità per
essere accolti all’interno della comunità.
Qui l’Ac e, in generale, la Chiesa diocesana
sono veramente dei baluardi, i muri iniziano ad avere le prime crepe (anzi, i primi
buchi!) anche grazie alla testimonianza di
questi ragazzi che lavorano e credono in
quel che fanno, che hanno il senso della
legalità e del rispetto dell’altro. SegnoPer n.5/2011
di Annarosa Bandini
n occasione della tradizionale
Acifesta promossa dall’Ac di
Faenza, con al suo interno il
Convegno diocesano delle famiglie che
quest’anno, in vista del convegno mondiale delle famiglie in programma a
Milano il prossimo giugno, ha come
titolo Lavoro e festa, in gioco c’è la famiglia (il tema sarà sviluppato dal prof.
Stefano Zamagni, docente di Economia
politica dell’Università di Bologna),
assieme al gruppo Mlac diocesano, è
nata questa iniziativa: La domenica questa sportina resta a casa.
Siamo cristiani e per noi la domenica
non è solo il giorno nel quale si dorme
un po’ di più, un tempo vuoto da riempire. Per noi la domenica è prima di
tutto il Giorno del Signore, un giorno
in cui celebriamo l’amore assoluto di un
Dio che ha dato la vita per noi, un giorno che vogliamo vivere insieme, come
comunità.
Per questo abbiamo pensato a un piccolo gesto: uno “sciopero della spesa” di
domenica. Non un gesto–spot, ma uno
stile di vita, che faccia della domenica
un valore da vivere ogni settimana. Per-
I
SegnoPer n.5/2011
Sciopero
della spesa
vita di Ac
A Faenza, in occasione
della tradizionale Acifesta,
un’iniziativa per recuperare
il valore e il senso
della domenica
ché spesso è proprio quando si ha
tutto, che si perde
di vista l’essenziale.
E pensiamo che
questo sia un
rischio nella nostra
ricca e democratica società: la possibilità
di fare spese a ogni ora di ogni giorno
può farci perdere il senso di un giorno di
vera festa per tutti.
Vogliamo dedicare interamente questo
giorno a fare festa, a fare comunità, a
stare in famiglia e a vivere quell’”ozio
creativo” che ha generato tante utili idee
per la società, cercando di non farci coinvolgere nella corsa sfrenata a consumare
sempre e sempre di più. Non ce l’abbiamo con chi, per dovere o per necessità, la
domenica è costretto a lavorare (anzi ringraziamo chi assicura servizi essenziali
alla comunità e quindi anche a noi). Ma
non vogliamo che altri, a causa delle
nostre spese, siano costretti a passare una
domenica lontana dai propri cari e da
quello che consideriamo un valore.
Insomma... è domenica: lasciateci far
festa Siamo cristiani e per
noi la domenica non
è solo il giorno nel
quale si dorme un
po’ di più, un tempo
vuoto da riempire
9
vita di Ac
Si è tenuto a fine luglio
ad Assisi il VII Congresso nazionale
del Mieac: quattro giorni
per riflettere
sul ruolo dell’educazione
di Vincenzo Lumia
i è tenuto ad Assisi, dal 21 al
24 luglio 2011, il VII Congresso nazionale del Movimento di Impegno educativo di Azione
cattolica. Quattro giorni di meditazione, studio, verifica, programmazione
che hanno visto insieme persone di città,
regioni, diocesi delle diverse parti d’Italia accomunate da una condizione, una
consapevolezza, una determinazione.
La condizione di essere a vario titolo
educatori: genitori, insegnanti, animatori a servizio delle nuove generazioni
nel territorio, nella comunità ecclesiale
e civile.
S
40
Il Convegno del Mieac ad Assisi
Gente della via
La consapevolezza che l’educazione è
fondamentale per la crescita globale,
integrale della persona come per la crescita in umanità della società, delle
comunità per nuove relazioni interpersonali e sociali. Un’educazione con un
forte radicamento evangelico e volta alla
trasformazione, non alla conservazione.
La determinazione di volersi mettere in
gioco, spendersi per farsi carico, attraverso l’impegno educativo, dei tanti
problemi di ordine esistenziale, relazionale, socio-politico ed economico che
segnano il nostro tempo... di voler vincere la solitudine ed il senso di inade-
SegnoPer n.5/2011
SegnoPer n.5/2011
riproporre la logica del levita... (una
per tutte: le carrette della morte nel
Mar Mediterraneo...) per coltivare il seme del
samaritano che c’è
in ogni uomo
attraverso esercizi
di sguardo, capaci
di vedere, guardare, accorgersi,
indignarsi, sorprendersi... e poi
interpretare, reagire, pensare un modo
altro, crederlo possibile, spendersi infaticabilmente per una vita buona, bella, e
felice». Come ha affermato la presidente
nazionale Mirella Arcamone nella sua
ampia relazione sul percorso, le parolechiave, i contesti del Mieac a vent’anni
dalla sua costituzione.
E con la consapevolezza sottolineata nel
suo intervento da don Roberto Sardelli:
«Noi non siamo che gli eredi della
“gente della via”, così venivano definiti i
primi seguaci di Gesù. Come viandanti
siamo alla ricerca di un mondo migliore
che chiamiamo Regno di Dio. Non
siamo gente stanziale. Forse da un
mondo migliore ci separano secoli e
millenni, ma che importa? L’importante
è sapere per qual cosa ci battiamo e,
caduti a terra sotto il peso della croce,
continueremo a combattere in ginocchio». vita di Ac
guatezza che segnano gli educatori ed
equipaggiarsi per raccogliere le sfide
non facili che omologazione, consumismo, questione morale, crisi etica lanciano quotidianamente... e ciò attraverso un servizio feriale al territorio e agli
altri educatori, operando perché sorgano e si sviluppino negli adulti intenzionalità e competenze educative.
Da qui la scelta del tema: Comunità,
responsabilità e declinazioni dell’etica. Il
ruolo dell’educazione. Comunità nuove
esigono nuove stagioni di coerenze che
sappiano rifiutare sia l’etica delle convenienze che quella degli assoluti astratti.
Oggi c’è bisogno di un’etica matura, in
grado di declinarsi in modo coerente e
sempre nuovo per la piena realizzazione
della persona, intesa come arte di vivere
da persona nella comunità in cui si è
inseriti e ci si muove, come misura dell’essere umano che ritrova se stesso e si
rigenera nella comunità. Un’etica relazionale, quindi, che si realizza nella
capacità di vivere l’empatia con tutti e
tutto al di là di “assoluti” astratti e chiusi
in se stessi, per un esercizio quotidiano
di fraternità, reciprocità, interazione,
globalità, responsabilità. Un’etica per
ritrovare modelli globali d’essere persona, d’essere umani, per vivere, contrastare e dare anima al globalismo politico
delle merci e del denaro.
Di conseguenza, la bellezza di un’opera
educativa volta a «stanare il levita che
cresce in noi... in un contesto che quasi
ci allena a non vedere, a tirar dritto, a
Oggi c’è bisogno di
un’etica matura, in
grado di declinarsi in
modo coerente e
sempre nuovo per la
piena realizzazione
della persona, intesa
come arte di vivere da
persona nella
comunità in cui si è
inseriti e ci si muove,
come misura
dell’essere umano
che ritrova se stesso
e si rigenera nella
comunità
4
vita di Ac
Due vocazioni al sacerdozio
maturate nella stessa realtà
associativa: un dono per tutta la
Chiesa che parte da Cloz, paese
dell’alta Val di Non in Trentino
di Fabiola Andrighettoni
esperienza associativa diviene
spesso nelle nostre realtà parrocchiali e nei nostri gruppi
condivisione di vita della quotidianità
che dà il ritmo ai nostri giorni, tanto da
comprendere il tutto in un unico
abbraccio fraterno e accogliente. Dentro una piccola ma significativa realtà
associativa della nostra diocesi si è vissuto negli ultimi anni un cammino di
L’
4
Famiglia
piccola chiesa
domestica
condivisione che ha coinvolto le due
presidenti parrocchiali che si sono succedute, le loro rispettive famiglie, il
gruppo Ac con l’intera associazione diocesana e la comunità parrocchiale. Un
cammino la gioia per due nuove ordinazioni sacerdotali, rispettivamente figli
delle due presidenti.
Tutto questo si è verificato in un paese
dell’alta Val di Non, in Trentino, Cloz,
dove nel 2009 è stato ordinato sacerdote
don Mauro Angeli, figlio di Fiorella,
presidente dell’associazione parrocchiale, e nello scorso giugno con l’ordinazione di don Michele Canestrini, figlio di
Rita, attuale presidente parrocchiale. Il
dono delle vocazioni, in particolare
quelle sacerdotali, è dono per la Chiesa
tutta, segno di benedizione per la famiglia di provenienza, e festa e partecipazione da parte di tutta la comunità parrocchiale che ha sostenuto e accompagnato con la preghiera e l’amicizia il
cammino del novello sacerdote. L’Ac
nella sua lunga storia ha contribuito a far
nascere e fiorire tante vocazioni non solo
laicali ma anche al ministero sacerdotale
e alla vita consacrata, questo come segno
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Festa di paese per don Mauro e don Michele
concreto di un cammino formativo che
è attento alla persona nella sua interezza
e che si pone come fine la sua piena realizzazione, non trattenendo niente per sé
ma perché possa essere dono per la Chiesa e per il mondo intero.
E così anche nel dono di queste due
vocazioni nate nella stessa comunità parrocchiale sono state accompagnate e
sostenute dal cammino formativo di Ac,
che ha visto le rispettive madri coinvolte
pienamente e che dentro questo cammino, compiuto con le rispettive famiglie,
hanno trovato il sostegno, l’amicizia e la
preghiera del gruppo parrocchiale di Ac
SegnoPer n.5/2011
ma anche dell’intera associazione diocesana che si è stretta attorno a loro nel ringraziare il Signore per quanto ha saputo
operare e portare a compimento. Ora il
cammino continua e diviene missione e
servizio da spezzare quotidianamente
come il pane eucaristico e come sempre
la presenza della mamma diviene sostegno prezioso per ogni figlio ma in particolare per un figlio sacerdote, e sempre
più diviene preziosa anche la presenza
associativa nel continuare a sostenere un
cammino di vita che sempre più si fa a
imitazione e modello della famiglia di
Nazareth. 4
vita di Ac
Un volume curato dall’università
di Trento permette una
puntale ricostruzione dell’Ac
nella prima parte
del secolo scorso
Trento e l’Ac,
una storia da
raccontare
ello scorso mese di maggio è
stato presentato, presso la
facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Trento,
l’inventario dei fondi Comitato Diocesano per l’Azione Cattolica (1898-1924) e
Azione Cattolica Italiana – sezione diocesana di Trento (1924-1969) a cura del
compianto prof. Giuseppe Chironi,
archivista e ricercatore presso l’università di Trento, edito nella collana della
Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici della Provincia
autonoma di Trento.
Il volume contiene l’inventario dei
fondi depositati negli anni ’90 presso
l’Archivio diocesano tridentino, compilato sulla base della schedatura analitica
operata dalla cooperativa Koinè e corredato di un’ampia introduzione storicoistituzionale che permette una puntuale
ricostruzione della complessa struttura
di quella “associazione di associazioni”
che è l’Azione cattolica. Questo significativo studio ha permesso di recuperare
una parte importante della documentazione storica non solo di Ac ma della
comunità diocesana e della società civile
N
44
e politica della prima parte del 1900.
Il volume è messo a disposizione per i
centri diocesani interessati richiedendone copia presso la segreteria diocesana di
Trento (0461 260985 o via mail [email protected]). SegnoPer n.5/2011
di Arianna Lorenzetto
rande partecipazione al weekend MI.TI.CO. tenutosi a
fine agosto a Saletto di Montagnana per giovanissimi dai tredici ai
diciassette anni. Sacchi a pelo, torce,
felpe, scarpe da ginnastica, ma soprattutto tanto entusiasmo è stato il bagaglio contenuto dallo zaino dei teenagers
partecipanti. Tre giorni di giochi, coesione e riflessione. Il tutto all’interno
degli impianti sportivi comunali e parrocchiali.
Varie le parrocchie del vicariato che
hanno partecipato a questa importante
esperienza: Saletto - Dossi, S. Margherita
d’Adige-Taglie, Bogo S. Zeno, Megliadino San Fidenzio e Urbana. I vari parroci
hanno guidato l’iniziativa assieme a don
Saverio di Montagnana, prossimo a partire come missionario in Equador.
Ma perché MI.TI.CO.? Ci risponde
l’animatrice Michela Fin, organizzatrice
e anima dell’evento: «Perché durante i
tre giorni trascorsi assieme, gli adolescenti hanno svolto diverse attività per
conoscere se stessi, ovvero il MI, conoscere l’altro cioè il Ti, prima come
amico e poi TI inteso come Dio, e infi-
G
SegnoPer n.5/2011
vita di Ac
Educatori e adolescenti insieme.
È il racconto di una tre giorni
interparrocchiale proposta da un
vicariato della diocesi di Padova a
giovanissimi dai 13 ai 17 anni
MI.TI.CO.
week-end
ne, sperimentare cosa significa far parte
della Comunità, il CO. L’ideazione è
stata sviluppata dal gruppo di Educatori
del vicariato del montagnanese: educatori che non si conoscevano, ma che
hanno deciso di mettersi in gioco per
questi ragazzi, al fine di collaborare e
creare un’esperienza di crescita personale (MI) e di Comunità (CO)». Assieme
a lei c’erano Stefano Gallian, Giorgio
Borin, Sebastiano Mion, Giulia Paluan
e Maria Crema, per la parrocchia di
Saletto-Dossi; Elisa Cillo e Filippo
Rinaldo per la parrocchia di Santa Margherita-Taglie; Vittoria Fantini e
Michela Guariso per Borgo San Zeno,
Matteo Gallian e Samuele Buson per
Megliadino San Fidenzio, Alessandra
Beltrame e Elena Andriollo per la parrocchia di Urbana. Gli educatori sono,
dunque, un significativo patrimonio di
persone che si sono sentite coinvolte per
condividere questo cammino, dando a
loro volta una testimonianza indiretta
di cosa significa mettersi al servizio
dell’altro.
La partecipazione è stata buona: circa
una sessantina di persone tra ragazzi,
45
vita di Ac
Foto di gruppo nella chiesa di San Lorenzo a Saletto
educatori e genitori.
I ragazzi hanno vissuto questa esperienza, iniziata il venerdì sera con la cena e
conclusa domenica pomeriggio, che ha
visto momenti ludici e momenti di
riflessione profonda. Pregnante e significativa la testimonianza di Dario, un
giovane ragazzo di Padova neofita, che
ha raccontato ai ragazzi di aver incontrato Gesù a 20 anni e di vivere ogni
giorno con gioia ed entusiasmo questo
incontro. I giovanissimi sono ragazzi
che vivono e condividono con i loro
coetanei i dinamismi propri dell’età, le
sollecitazioni e i condizionamenti legati
al determinato ambiente culturale, allo
spazio sociale e al periodo storico nel
quale si trovano a muovere i loro passi.
Ragazzi inseriti in una comunità perché
spinti dai loro genitori o perché desiderosi di dare un senso alle domande profonde che la vita comincia a porre. Sono
giovani che condividono il dono della
fede, vissuto tuttavia con modalità conflittuali e anche, a volte, con l’atteggiamento dell’indifferenza. L’adolescente,
46
a causa dell’età e del contesto culturale
in cui si trova, non vive la fede in modo
pacifico e scontato, ma ha la necessità di
una riappropriazione personale.
Così un genitore: «Ben vengano questi
momenti d’incontro, di vita di gruppo a
livello parrocchiale, ai momenti diocesani e a quelli nazionali. Per i nostri
ragazzi è fondamentale la valorizzazione
della dimensione unitaria del gruppo,
ma anche del singolo. Per il loro cammino di crescita risulta di vitale importanza il sentirsi coinvolti in una relazione
buona e feconda con i coetanei ma
anche con gli adulti e per questo ringraziamo gli animatori e tutte le persone
che hanno seguito i nostri figli». Grande
soddisfazione dunque anche dal parroco di Saletto don Antonio Boaretto e da
don Giannino Malaman, salettano
d’origine ma genovese d’adozione, che
ha ricordato quello che amava ripetere
don Orione: «I giovani possono essere il
sole o la tempesta di domani» ...e di
questi tempi abbiamo tanto bisogno di
sole. SegnoPer n.5/2011
di Fabio Dovis
ell’anno associativo in cui i
cammini formativi sono
caratterizzati da un forte taglio
vocazionale e con un’attenzione
alla risposta personale alla chiamata del Signore, non possiamo
non considerare l’adesione
all’Azione cattolica come un tassello di questo processo di
domanda-risposta.
Sappiamo bene che l’adesione
non è un passo formale, ed ha
grande valore, eppure molto spesso ci scontriamo con le difficoltà
di avere un riscontro positivo alla
proposta di un’appartenenza
piena all’associazione.
Non esistono ricette valide in
ogni diocesi, parrocchia, gruppo e
persona; eppure forse proprio la
prospettiva vocazionale sulla
quale si soffermano i cammini di
quest’anno ci può fornire alcuni
spunti interessanti. La dinamica
del rapporto tra Gesù, i discepoli
e Bartimeo ci dice che c’è un processo da curare, che non è solo
una questione di domanda e
N
SegnoPer n.5/2011
strumenti
L’adesione all’Ac non è un atto
formale, ma un processo da curare: è la
risposta a una vocazione che coinvolge
la persona inserendola pienamente
nella vita associativa
Chiama
anche te!
risposta. C’è il desiderio di Bartimeo di
incontrare Gesù, ma c’è anche l’azione
dei discepoli, inviati da Gesù ad incon-
47
strumenti
trare Bartimeo. Proprio come i discepoli
nel brano del Vangelo di Marco, l’Ac
deve farsi strumento per l’incontro personale con il Signore. Ed è per questa
ragione che solo una vita associativa
curata in tutte le sue fasi — l’ascolto
della Parola, il dialogo con Gesù, la missione — rende efficace l’Azione dell’associazione.
Il nostro sì all’Ac e quello che chiediamo
a coloro a cui proponiamo l’adesione ci
fa essere allo stesso tempo come Bartimeo che cerca il Signore, ma anche
come i discepoli, strumento per l’annuncio nel mondo del Vangelo e per
facilitare l’incontro con il Signore Gesù.
Come ci ha ricordato il documento
assembleare della XIV assemblea, «l’adesione non è un atto solo formale, ma è la
risposta a una vocazione che coinvolge la
persona inserendola pienamente nella
vita associativa: aderire è vivere il ministero laicale in forma associata. Aderire è
anche lavorare insieme e costruire relazioni significative e durature. Aderire
all’Ac significa essere corresponsabili
della missione della Chiesa condividendo insieme ad altre persone gli obiettivi,
lo stile e il metodo per stare in essa e nel
48
mondo “da laici” per testimoniare la bellezza del Vangelo. Aderire comporta
anche un impegno che va rinnovato
ogni giorno attraverso la scelta di uno
stile di vita personale coerente al Vangelo, la partecipazione piena al cammino
dei gruppi dentro la vita della parrocchia
e della comunità civile, anche considerando le difficoltà che possono insorgere
in specifiche situazioni di vita. Aderire ci
educa alla responsabilità chiedendoci
anche un contributo economico che
permette all’associazione di sostenersi».
SegnoPer n.5/2011
strumenti
E tra le prospettive di impegno ci viene
suggerito di inserire la proposta dell’adesione in un “progetto organico” di
vita associativa, che leghi strettamente
adesione e qualità della vita associativa.
Anche dal punto di vista della promozione associativa molte delle difficoltà
che si riscontrano possono essere superate se ciò a cui si chiede di aderire
rispecchia il volto bello della Chiesa, è
un esperienza significativa che sa suscitare la voglia di farne parte. Se l’associazione parrocchiale o diocesana sa vivere
SegnoPer n.5/2011
una bella vita dei propri gruppi, e riesce
a educare persone che sanno essere
significative per la parrocchia e il territorio, le “strategie di marketing” diventano sempre meno necessarie e importanti. Ciò che invece resta di primaria
importanza è l’attenzione a ciascun simpatizzante affinché lo si accompagni, in
una prospettiva educativa, verso un sì
personale e consapevole, e per ogni aderente affinché l’appartenenza sia vissuta
in profondità con una crescita continua
nella propria responsabilità laicale. 49
fede in cammino
L’incontro tra Filippo e l’eunuco modello
per un accompagnamento spirituale.
Al centro la Parola: dall’ascolto
perseverante della Sacra Scrittura avviene
la conversione del cuore e della vita
di Ugo Ughi
Educare alla vita buona del
Vangelo”: è la prospettiva che
guida ogni educatore che si
riferisce e attinge alla fede nel Signore
Gesù. È la bellezza di potere e sapere
stare accanto alle persone per la loro crescita e maturazione, per condurle a scoprire e a gustare la bontà e la gioia di
camminare, giorno per giorno, con il
Signore.
È il compito anche dell’accompagnatore
spirituale, che aiuta a riconoscere la presenza di Dio nella vita e nella storia; che
sa fare e porta a fare discernimento in
modo da vedere, accogliere e custodire i
segni dell’amore di Dio; che esorta e
incoraggia per un percorso di piena
umanità e perciò di santità.
Gli Orientamenti pastorali dei vescovi
italiani per il decennio accennano all’accompagnamento spirituale in due passaggi: «Promuovere un’autentica vita
spirituale risponde alla richiesta, oggi
diffusa, di accompagnamento spirituale.
Si tratta di un compito delicato e
importante, che richiede profonda
esperienza di Dio e intensa vita interiore» (n. 22). «La Chiesa attinge alla sua
“E
50
Passida
fareinsieme
grande tradizione spirituale, proponendo ai fedeli cammini di santità, con
un’adeguata direzione spirituale, necessaria al discernimento della chiamata»
(n. 23).
C’è, tra le altre, un’icona biblica, che
può essere illuminante sia per l’accompagnatore sia per chi chiede di essere
accompagnato: l’episodio dell’incontro
tra Filippo, uno dei Sette, e l’eunuco
etiope (cf Atti 8,26-40). Accenniamo ad
alcuni elementi del racconto.
1. L’etiope è una persona profondamente religiosa, in ricerca. È andato in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Al
ritorno, evidentemente non appagato
dall’esperienza fatta, anzi sollecitato da
essa, continua il dialogo con Dio attraverso la lettura della Bibbia. Non si dà
risposte scontate: vuol comprendere;
cerca una luce che finora gli è rimasta
nascosta. È cosciente che la comprensione della Scrittura non è un fatto privato: «Come potrei capire, se nessuno
mi guida?». Non si vive la fede e non si
diventa santi da soli: si è “chiamati ad
essere santi insieme”. Del resto la 2Pt
SegnoPer n.5/2011
fede in cammino
1,20 ricorda che «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione».
L’etiope è un uomo disponibile, desideroso di essere guidato, aperto al dialogo,
intenzionato a penetrare più profondamente nel mistero di Dio.
2. Filippo è ugualmente un uomo
disponibile, che si lascia guidare dallo
Spirito. Un angelo del Signore gli dice:
«Alzati e va verso il mezzogiorno, sulla
strada che scende da Gerusalemme a
Gaza». E, dopo aver compiuto la missione, Filippo, condotto dallo Spirito,
«si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte
le città che attraversava, finché giunse a
Cesarea».
L’uomo di Dio introduce l’etiope nel
mistero della Scrittura e perciò dell’esperienza viva di Cristo e si guarda
bene dal legare a sé quell’uomo il quale
SegnoPer n.5/2011
può proseguire, pieno di gioia, per la sua
strada.
3. Il dialogo fra i due è estremamente
franco. L’etiope chiede umilmente e con
fiducia spiegazioni: «Ti prego, di quale
persona il profeta dice questo?». Filippo
risponde ugualmente con un atteggiamento umile e paziente e aiuta il fratello
a entrare gradualmente nella ricchezza
illuminante del passo profetico.
I due possono così compiere insieme un
tratto di strada non solo materialmente,
ma anche e soprattutto spiritualmente:
è un’occasione di crescita nella fede per
tutti e due.
Al cuore del colloquio sta, infatti, l’incontro con la Parola. Dall’ascolto perseverante della Sacra Scrittura nasce e si
sviluppa la fede e avviene la conversione
del cuore e della vita. 51
assistenti in Ac
Per imparare a comunicare il Vangelo
occorre il coraggio di esplorare mari
sempre più vasti e di uscire
dagli acquari delle nostre
parole incomprensibili
di Dino Pirri
Digitalisì,
digitalino
risto ha comandato agli apostoli... di ammaestrare “tutti i
popoli”, di essere “luce del
mondo”, di proclamare il Vangelo senza
confini di tempo e di luogo. Come
Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha
dato la dimostrazione di essere il perfetto “Comunicatore”, e come gli apostoli
hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così
anche oggi l’azione pastorale richiede
che si sappiano utilizzare le possibilità e
gli strumenti più recenti» (n. 126). Così
si leggeva già nel 1971 nell’istruzione
pastorale Communio et progressio della
Pontificia Commissione per le comunicazioni sociali. Ma neppure era immaginabile non solo il progresso tecnologico
in questo campo, quanto i mutamenti
culturali che i mezzi di comunicazione
avrebbero prodotto in pochi anni. Non
era ancora avvenuta la “rivoluzione”
culturale della comunicazione attraverso le immagini, fino all’attuale era multimediale e digitale.
Anche i Vescovi italiani in questi anni
hanno promosso l’utilizzo delle nuove
tecnologie. Qui ricordo soltanto Comu-
«C
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SegnoPer n.5/2011
SegnoPer n.5/2011
ta mondiale delle comunicazioni del
2002, tutta la Chiesa deve «varcare coraggiosamente questa nuova soglia, per
“prendere il largo” nella Rete» a servizio
del Vangelo, sono anche doverose
alcune domande: da questa galassia di
immagini e suoni, emergerà il volto di
Cristo? Si udirà la Sua voce? «Perché
solo quando si vedrà il Suo Volto e si
udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la
“buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio
umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo».
Nei recenti Orientamenti pastorali
Educare alla vita buona del vangelo non
si poteva ignorare la questione della
comunicazione e della cultura digitale
(se ne parla al n. 51), che tuttavia dovrà
essere ulteriormente e adeguatamente
approfondita in questi anni in cui le
comunità cristiane sono chiamate ad
essere attraenti ed ospitali nella comunicazione del Vangelo.
Digitali sì, digitali no?
La questione urgente non è tanto se utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione
oppure no. Anche se i media non possono essere considerati semplici strumenti
neutri, poiché il mezzo è ormai rilevante
quanto il messaggio, molto dipende
dalle intenzioni dei soggetti coinvolti e
dalle modalità di utilizzo degli strumenti tecnologici. La domanda cruciale è
come imparare ad abitare, sopravviven
assistenti in Ac
nicazione e Missione. Direttorio sulle
comunicazioni sociali nella missione della
Chiesa del 2004, e i due convegni nazionali del 2009 (Chiesa in rete 2.0) e del
2010 (Testimoni digitali).
Se da una parte, come scriveva Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giorna-
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assistenti in Ac
54
do o realizzandosi pienamente, un
ambiente, una cultura, un modo di
guardare la storia e il mondo, definito
appunto “digitale”.
Possiamo rimanere con la televisione
spenta e non voler navigare su internet,
tuttavia questi ed altri strumenti non
smetteranno di incidere profondamente
sul pensiero e sulle decisioni, sugli stili
di vita e sulla formazione della coscienza
personale e comunitaria. Sulla cultura
in genere, ma anche sull’annuncio del
Vangelo.
Il Direttorio già citato risponde alla
prima questione che «la Chiesa... si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti
mezzi che l’intelligenza umana rende
ogni giorno più perfezionati», e aggiunge, riguardo la seconda questione, che
«non basta quindi usarli per diffondere
il messaggio cristiano e il Magistero
della Chiesa, ma occorre integrare il
messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna». Cioè si tratta di imparare ad abitare, sopravvivendo o realizzandosi pienamente, un ambiente, una cultura, un
modo di guardare la storia e il mondo,
definito appunto “digitale”.
Un nuovo spazio pubblico, definito da
Giovanni Paolo II all’inizio del nuovo
millennio come l’antico foro romano,
«dove si conducevano politica e affari,
dove si adempivano i doveri religiosi,
dove si svolgeva gran parte della vita
sociale della città e dove la natura
umana si mostrava al suo meglio e al suo
peggio». Luogo affollato e caotico,
immagine della sua epoca, ma anche
generatore di cultura e di novità. «Commistione di pericoli e promesse» alla
quale non possiamo sottrarci, se non
vogliamo correre il rischio di rimanere
sordi e immobili davanti ad un ulteriore
segno dei tempi, simili «a bambini che,
seduti in piazza, gridano gli uni agli altri
così: “Vi abbiamo suonato il flauto e
non avete ballato, abbiamo cantato un
lamento e non avete pianto!”» (Luca
7,32).
Insomma ci siamo dentro, come i pesci
dentro l’acqua!
Ma sappiamo nuotare? Abbiamo il
coraggio di esplorare mari sempre più
vasti? Di uscire dagli acquari delle
nostre parole incomprensibili, dei
nostri schemi desueti, delle nostre
SegnoPer n.5/2011
SegnoPer n.5/2011
siderevole forza di attrazione e di coinvolgimento di cui essi dispongono».
Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla tutela dei più piccoli, al sostegno delle famiglie per una fruizione dei
media corretta e costruttiva, e alla possibilità per le giovani generazioni di sperimentare la bellezza di relazioni umane
dirette.
L’Ac digitale
La nostra Associazione ormai da anni
utilizza gli strumenti della tecnologia
digitale, rendendo più diretta ed efficace la progettazione, la realizzazione e la
diffusione degli itinerari formativi, delle
diverse proposte e delle varie iniziative.
Ci si può ascoltare meglio e tutti, da
ogni parte d’Italia, possiamo condividere delle idee e fare proposte. Inoltre,
compito dell’Azione cattolica in questi
anni è anche quello di assumere parole,
logiche e immagini capaci di comunicare nei tempi e nei luoghi della cultura
digitale, consapevoli di avere a disposizione un grande dono e simultaneamente una responsabilità grande.
Per questo ci sta a cuore non solo l’utilizzo e le conseguenti modalità di comunicazione, ma anche la formazione delle
coscienze delle nuove generazioni, che
nella cultura digitale devono abitare,
senza esserne travolte. Vivere la rete,
senza rimanere da essa avviluppati.
Attenti alla contemporaneità dei network, ma aperti anche ai tempi nuovi,
all’eternità di Dio, alla espansione del
Regno. assistenti in Ac
immagini sbiadite? Vogliamo soltanto
sopravvivere oppure cogliere un’opportunità ulteriore? Abbiamo necessità
invece di comunicare il Vangelo con
parole nuove, rompere le consuetudini
rassicuranti ma ormai sterili, recuperando verità, coerenza, entusiasmo, limpidezza, sobrietà, benevolenza, speranza
quali immagini migliori per presentarci
al mondo.
Digitali come?
Imparare a nuotare, sapere come muoversi e fin dove arrivare significa guardare il mondo digitale con entusiasmo e
simpatia, ma anche con lucidità critica.
Questi mezzi infatti allargano gli orizzonti della comunicazione, ma acuiscono il divario tra le persone, i gruppi
sociali e i popoli, quando, insieme alla
tecnologia, non cresce di pari passo la
consapevolezza delle implicazioni sociali, etiche e culturali che accompagnano il
diffondersi di questo nuovo contesto esistenziale. Poiché contribuiscono all’ampliamento delle potenzialità umane, e
influiscono sulla percezione di noi stessi,
degli altri e del mondo, spesso soppiantando le tradizionali agenzie educative,
richiedono anche uno sguardo critico,
un uso sapiente e responsabile.
Affermano ancora i Vescovi: «Il modo di
usarli è il fattore che decide quale valenza morale possano avere. Su questo
punto, pertanto, deve concentrarsi l’attenzione educativa, al fine di sviluppare
la capacità di valutarne il messaggio e gli
influssi, nella consapevolezza della con-
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agenda
di Federica Cifelli
vviato il nuovo anno pastorale,
porre il cammino di tutta l’associazione nella giusta prospettiva è l’obiettivo che si pone la
Settimana dello Spirito, in programma
da lunedì 10 a domenica 16 ottobre. La
festa, tempo per il Signore. Questo il tema
proposto all’attenzione delle associazioni
locali come occasione per ri-centrare il
cammino intorno alla Domenica,
“giorno del Signore”, nel quale imparare
che «la vita non è fatta di soli bisogni da
esaudire ma di relazioni da costruire», si
legge nel testo degli Orientamenti per il
triennio (disponibile anche on line su
www.azionecattolica.it). All’interno
della Settimana, sabato 15 e domenica
16 ottobre, la Domus Mariae a Roma
ospita l’incontro degli incaricati dei siti
web diocesani e di quanti si occupano
della promozione associativa. Una due
giorni di riflessione e confronto sul tema
Chiama anche te. L’Ac per l’annuncio del
Vangelo. L’inizio è fissato per le 14 di sabato; la conclusione è con il pranzo di
domenica 16.
Il giorno successivo, lunedì 17 ottobre,
prende il via, sempre a Roma, l’incon-
A
56
Nellagiusta
prospettiva
tro formativo per nuovi assistenti di
Azione cattolica: una proposta che si ripete ormai da qualche anno a questa
parte, dedicata appunto ai nuovi assistenti di qualsiasi età e livello ma aperta
anche a tutti i sacerdoti interessati. L’appuntamento è fissato alla Domus Mariae dal pomeriggio del lunedì fino al
pranzo di mercoledì 19. Sempre la
Domus Mariae accoglie anche, da venerdì 21 a domenica 23 ottobre, l’XI assemblea nazionale del Movimento
ecclesiale di impegno culturale, chiamata a rinnovare gli organismi nazionali
per il 2011-2014, dedicata al tema Le
parole della Verità. Meic, culture e fede.
Prevista anche una sezione, nella mattinata di domenica, dedicata ai rapporti
tra linguaggio teologico e linguaggio
scientifico. La Messa è presieduta dal segretario generale della Cei monsignor
Mariano Crociata. Il nuovo Consiglio
nazionale del movimento si riunirà
quindi sabato 5 e domenica 6 novembre, di nuovo alla Domus Mariae.
A novembre nuovo appuntamento per i
sacerdoti assistenti di Ac, e non solo: da
domenica 13 a venerdì 18 si ripete
SegnoPer n.5/2011
agenda
l’esperienza degli esercizi spirituali,
anche quest’anno a Foligno, presso Villa
La Quiete. Il tema che farà da sfondo è
tratto dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi: Fratelli amati da Dio. Predica il vice
assistente generale don Ugo Ughi. A
fine mese, quindi, la proposta per tutte
le associazioni diocesane e parrocchiali
di un altro grande momento di sintesi
nel cammino dell’anno: la Settimana
SegnoPer n.5/2011
della carità, da domenica 27 novembre
a domenica 4 dicembre. Obiettivo puntato sulla “prova”, per questa seconda
Settimana, e su come la famiglia può affrontarla vivendola come occasione di
crescita, «accogliendo ogni tempo come
un dono in cui incontrare il Signore che
passa». Il tema lo offre il Vangelo di Giovanni: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia. 57
VEDERE
Cose dell’altro mondo
segnalazioni
di Matteo Scirè
Lavaligiadeidiritti
da vedere
Uno sguardo sulla dura realtà
dell’immigrazione con i film di
Francesco Piaterno e Emanuele Crialese
da leggere
Ritorna il Vittorioso in un libro
edito dall’Ave. E un clochard
raccontato da Pia Petersen,
per riscoprire il senso della vita
osa succederebbe se dall’oggi al domani scomparissero tutti gli immigrati presenti nel nostro
paese? Gli anziani vagherebbero per la città come
la mamma del commissario, interpretato da Valerio
Mastandrea, rimasta senza badante e la fabbrichetta del volgare industrialotto del nord-est, interpretato da Diego Abbatantuono, chiuderebbe i battenti perché rimasta senza operai. Il film di Francesco
Patierno, attraverso un’idea narrativa mutuata dal
film Un giorno senza messicani e dal libro Blacks
Out, un giorno senza immigrati, affronta con ironia
e sarcasmo il tema dell’intolleranza, entrato ormai
nel sentire comune di buona parte della società italiana. Il film mette bene in risalto le contraddizioni
e i paradossi di un’ipocrisia razzista radicata nell’ignoranza e nella furbizia di coloro che trattano
gli immigrati sulla base delle proprie convenienze,
pronti a scaricare su di loro ansie e frustrazioni. C
da cliccare
Il sito del Centro sportivo italiano e dei giovani contro le
mafie. Essere giovani ai tempi
del web
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SegnoPer n.5/2011
VEDERE
Terraferma
a Terraferma è il tanto agognato approdo di chi è costretto da
guerre e povertà ad abbandonare il posto dove è nato e cresciuto
in cerca di un futuro migliore. È anche la terraferma del razzismo strisciante che serpeggia nelle società del benessere. Un razzismo che
sempre più spesso trova sfogo in una politica gretta e volgare, che istiga all’intolleranza, all’ostilità
e ancora peggio all’indifferenza nei confronti dei più deboli. Qui procede la vita di una famiglia di
pescatori in bilico tra la saggezza del Nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio), che ignora la scellerata
prescrizione di non prendere a bordo gli immigrati in mare perché danno fastidio al turismo, e il
desiderio del figlio Nino (Beppe Fiorello), ammaliato dai fasti della vita da turista che tenta goffamente di imitare. L’ultimo film di Emanuele Crialese, vincitore del premio della critica al Festival del
Cinema di Venezia, è un’opera intensa e profonda. Lo stile ricalca quello dei suoi lavori precedenti e
richiama alla mente il capolavoro di Luchino Visconti La Terra trema. segnalazioni
L
LEGGERE
Il ritorno del Vittorioso
l settimanale per ragazzi Il Vittorioso è una testata rimasta nel cuore e nella
memoria di centinaia e centinaia di migliaia di italiani: le sue pagine hanno
contribuito a divertire, informare e formare intere generazioni di ragazzi cresciuti nel nostro paese tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta. Un successo enorme legato ai nomi dei migliori disegnatori dell’epoca: tra tutti, Benito Jacovitti, matita storica per eccellenza del Vitt, come il giornale veniva chiamato
affettuosamente dai suoi giovani lettori. Al Vittorioso l’Editrice Ave – che ne ha promosso e curato la
pubblicazione quando era la casa editrice della Gioventù italiana dell’Azione cattolica (Giac) – dedica
questo volume nel quale trovano spazio un approfondito saggio sulla vicenda del settimanale, la
ripubblicazione integrale di otto storie a fumetti fra le più belle apparse negli oltre trent’anni di vita
della testata e la riproduzione di una trentina di copertine. Una storia italiana fra cultura, vita ecclesiale, avvenimenti civili e politici, per raccontare l’Italia con una visuale diversa e originale. I
LEGGERE
La strada è la mia casa
n improvviso senso di soffocamento nei confronti dello scorrere tranquillo e ordinato di una vita scandita da relazioni e convenzioni sociali, ruoli
e abitudini porta Hadrien ad abbandonare tutto e a vivere sulla strada. Da qui
il protagonista del romanzo di Pia Petersen, edito dalla San Paolo, scoprirà
una realtà del tutto nuova, diversa da quella conosciuta, perché diverso è il
punto di vista, diverse le relazioni e le convenzioni sociali, diverso il ruolo, diverse le abitudini.
Nessuna difficoltà o dramma umano alla base della scelta di diventare un clochard, come avviene di
solito, ma la necessità di mettere in discussione i modelli e gli schemi di vita dentro cui è immerso
l’uomo del nostro tempo. Un’opera che offre al lettore spunti di riflessione interessanti e originali
SegnoPer
per ritrovaren.5/2011
il senso autentico del proprio essere e del proprio vivere. U
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CLICCARE
www.csi-net.it
l sito della più antica associazione polisportiva italiana è un ricco contenitore
di informazioni e opportunità per intraprendere attività sportive sia in veste di
atleti che di organizzatori. Una realtà che
promuove lo sport come fattore educativo, di condivisione e di crescita individuale e collettiva, affinché giovani e non
imparino il valore dello stare insieme, del
rispetto delle regole, dell’impegno e della
fatica necessari per raggiungere gli obiettivi. Nella barra dei menù in alto all’home
page è possibile trovare tutte le informazioni sulla storia del Csi e sul tesseramento, e ancora link da dove consultare e scaricare materiali, documenti, riviste, photogallery. Laterale sulla destra un interessante menù sui
temi della pastorale dello sport, della formazione, dei progetti, delle iniziative e degli eventi. Al
centro, invece, le principali notizie sulle attività svolte e quelle in programma. segnalazioni
I
www.giovaniperlalegalita.it
l sito è il principale strumento di comunicazione e informazione di tre importanti iniziative sul
fronte della promozione della legalità e del contrasto alle mafie, nate in ambito giovanile dalla
collaborazione tra il Forum nazionale dei
Giovani, il ministero della Gioventù e il
Consiglio nazionale dell’economia e del
lavoro. Il sito, infatti, presenta il registro
nazionale delle associazioni giovanili e il
tavolo nazionale dei giovani per la legalità e lotta alle mafie, nonché uno spazio
dove far pervenire tutte le storie di giovani o realtà giovanili impegnate in questo
ambito. L’obiettivo è quello di creare un
network per far incontrare le migliori
esperienze, risorse ed energie presenti nel
nostro territorio e attivare nuove sinergie.
Inoltre nella home page sono pubblicate
notizie sulle attività realizzate e da realizzare. I
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SegnoPer n.5/2011
Obiettivo promozione
Esperienze e condizioni
per far nascere l’Ac in parrocchia
La presentazione di
alcune esperienze
concrete stimola le
presidenze e i consigli
diocesani dell'Azione
cattolica a riconoscere e
valorizzare occasioni e
opportunità da cui
partire per intraprendere
percorsi di promozione
associativa.
Pp 56, € 4,00
«L’ideale supremo cui deve tendere
l’opera politica e sociale dell'umanità
è l’inaugurazione di una città fraterna,
la quale non comporta la speranza che
tutti gli uomini saranno un giorno
perfetti sulla terra e si ameranno
fraternamente, sibbene la speranza
che lo stato esistenziale della vita
umana e le strutture della civiltà
si avvicineranno sempre più alla
perfezione, la cui misura
è la giustizia e l’amicizia»
(J. Maritain)
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