PROGETTO
ERBARIO
Classe IIE a.s 2014/2015
I NOSTRI LAVORI
• Il giardino del Mendel: l’autunno e la primavera
• Storia dell’erbario
• Schede botaniche delle piante e arbusti del nostro giardino:
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Acero riccio
Acero rosso
Azalea
Bagolaro
Faggio pendulo
Filadelfio
Forsizia
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Lavanda
Liquidambar
Mahonia
Melograno
Nespolo del Giappone
Nocciolo
• Glossario botanico
• Curiosità e leggende sulle nostre piante
• La poesia e gli alberi:
• Gli alberi di Franco Fortini
• I nostri haiku sugli alberi
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Olea
Photinia
Pino d’aleppo
Quercia
Rosa canina
Rosmarino
IL GIARDINO
PRIMAVERILE DELL’
ISTITUTO
“G. MENDEL”
ESSENZE ARBOREE ED
ARBUSTIVE
NESPOLO DEL GIAPPONE
ROSA CANINA
FILADELFO
MAGNOLIA
FAGGIO PENDULO
ACERO ROSSO
ACERO RICCIO
SIEPE DI
LAUROCERASO
NOCCIOLO
MELOGRANO
LIRIODENDRO
FORSIZIA
ROSMARINO
LAVANDA
BAGOLARO
PINO D’ALEPPO
QUERCIA ROSSA
IL GIARDINO
AUTUNNALE
DELL’ISTITUTO
«G.MENDEL»
ANNO
2014/2015
ESSENZE ARBOREE ED
ARBUSTIVE
NESPOLO DEL
GIAPPONE
ROSA CANINA
MAGNOLIA
FAGGIO PENDULO
ACERO CAMPESTRE
SIEPE DI
LAUROCERASO
NOCCIOLO
MELOGRANO
LIRIODENDRO
FORSIZIA
ROSMARINO
LAVANDA
BAGOLARO
PINO D’ALEPPO
QUERCIA ROSSA
L’ERBARIO
a cura della II E A.s. 2014 – 2015
DEFINIZIONE
• Il termine erbario ha un doppio significato: esso può indicare sia una
raccolta di piante essiccate, che una struttura museale espressamente
dedicata alla conservazione e alla consultazione di tale materiale.
• L’allestimento di raccolte di piante e la loro conservazione in edifici appositi
sono attività legate alle origini stesse della Botanica, soprattutto
nell'ambito degli studi universitari, tanto che spesso gli Erbari sono
strutture affiancate agli Orti Botanici, destinati alla coltivazione ed alla
conservazione di piante vive.
• Gli erbari hanno anche la funzione di documentazione storica, legata
soprattutto alle collezioni più antiche che costituiscono una testimonianza
della ricchezza floristica di un territorio e permettono di valutare eventuali
variazioni avvenute nella composizione della flora e nella distribuzione
geografica delle diverse specie, valutando il grado di biodiversità .
STORIA DEGLI ERBARI
Nel corso del tempo il significato dell’erbario è
andato trasformandosi parallelamente all'evoluzione
delle ricerche botaniche e delle metodologie
sperimentali. Vediamo in modo sintetico le principali
fasi , a partire dall’antichità dove per erbario si
intendeva un libro nel quale venivano elencate,
descritte e raffigurate le piante, soprattutto quelle
dotate di proprietà medicinali.
GLI ANTICHI ERBARI FIGURATI
● L’"Historia plantarum", di TEOFRASTO (372-287 a.C.), classificazione
di circa 500 piante in base al diverso portamento e al fatto di essere
spontanee o coltivate. Plinio nel II sec. d.C. riporta che ce ne furono
altri, arricchiti anche da illustrazioni a colori, ma non ne abbiamo
documentazione.
● L’erbario figurato di DIOSCORIDE nel I sec d.C. rappresentò il
miglior trattato di botanica per tutto il Medio Evo fino al Rinascimento.
Le descrizioni delle piante, circa 600, si distinguono dalle precedenti
per una maggiore sistematicità, la sua opera venne ripetutamente
copiata e tradotta in molte lingue, dall'inglese al francese, al tedesco e
persino all'arabo e al persiano.
Pagine del codice di Dioscoride
Il modo di descrivere e raffigurare le piante, riprendendo e anche
copiando le conoscenze degli autori classici perdurò molto a
lungo, fino a buona parte del Cinquecento.
Gli erbari manoscritti su papiro e pergamena sono preziosi ma
per fare una descrizione botanica corretta è necessario
possedere una terminologia specifica che comparve solo nel
Settecento, grazie a Linneo (1707-1778). Fino ad allora le
descrizioni sono legate a alla filosofia, alla magia, all’astrologia.
Molti erbari erano ispirati alle teorie di PARACELSO (1451-1493)
che nella sua Dottrina dei segni sosteneva che tutte le erbe
nascondessero un segno occulto della loro utilità per l'uomo;
così le foglie a forma di cuore avrebbero curato i disturbi
cardiaci, la linfa gialla avrebbe guarito l'itterizia, ecc.
In quest'ottica, le diverse parti di una pianta venivano raffigurate
con gli organi del corpo che erano in grado di curare.
La mandragora (Mandragora officinalis)
illustrata in un erbario medievale tedesco.
GLI ERBARI AD IMPRESSIONE
Tra il Quattrocento ed il Cinquecento gli studiosi del mondo
vegetale scoprirono una nuova tecnica dettagliatamente
descritta anche da Leonardo nel suo Codice Atlantico (15101519), prevedeva di cospargere con nerofumo, prodotto da una
candela accesa sotto un coppo, un lato della pianta che veniva,
poi, pressata tra due fogli, lasciando la propria impronta. In
alternativa, si poteva impregnare il campione con una sostanza
colorante per poi pressarlo su fogli di carta.
Questo metodo di realizzazione degli erbari non ebbe grande
diffusione, sia per l'inaffidabilità dell'impronta lasciata sulla
carta, sia per le difficoltà e gli inconvenienti della stessa tecnica
al confronto con i tradizionali metodi di stampa nel frattempo
ampiamente avviati.
L'uso degli erbari ad impressione sarà completamente
abbandonato nel Settecento.
GLI ERBARI ESSICCATI
Nel Cinquecento gli studiosi del mondo vegetale scoprirono la
possibilità di conservare le piante raccolte utilizzando fogli di carta per
pressarle e asciugarle dall’umidità. Ciò rappresentò una svolta
importantissima nel modo di fare erbari, chiamati Horti sicci in
contrapposizione ad Horti vivi, gli orti botanici. I primi realizzatori di
“Horti Sicci” furono più spesso medici, farmacisti e naturalisti che
contemporaneamente si occupavano anche dell’allestimento degli “Horti
Vivi”.
L’ esame delle piante su campioni vivi fu avanzata per la prima volta
dall'umanista Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale volendo far
conoscere alcune piante al Poliziano, gli inviò dei campioni essiccati da lui
raccolti durante un'escursione in Tirolo nel 1493.
Un foglio dell'Erbario
di G. B. Triumfetti (1656-1708)
Fu LUCA GHINI (1500-1566), professore di "Semplici medicinali"
presso l'Università di Bologna e poi di Pisa, a diffondere ai suoi
studenti le tecniche di essiccazione. Così facendo, l'uso degli erbari
essiccati si diffuse in breve tempo tra gli studiosi di botanica italiani e
stranieri e negli Orti delle diverse Università. Da quel momento fu,
dunque, possibile verificare l'identità delle diverse piante,
provenienti anche da regioni lontane, grazie allo scambio di
campioni tra studiosi e raccoglitori .
Illustrazione e fiore essiccato
Gherardo Cibo, artista e scienziato
cinquecentesco
ERBARI : LA STRUTTURA
Gli erbari essiccati si presentavano sotto forma di fogli rilegati in
volumi, con i campioni direttamente incollati sui fogli. L’etichettatura
era inizialmente poco dettagliata, riportando in genere unicamente il
nome comune della pianta o, solo nel caso di erbari più dotti, l'insieme
dei caratteri botanici descrittivi ritenuti utili all'identificazione.
Col passare del tempo si preferirà realizzare erbari a fogli singoli,
separati, in modo da poterli incrementare ed ordinare liberamente.
Anche le annotazioni divengono nel tempo più precise e dettagliate,
soprattutto dopo l'introduzione da parte di Carlo Linneo (1707-1778)
del sistema di denominazione binomia delle specie e di un nuovo
metodo di classificazione dei vegetali.
Alla fine del '700 allo spirito collezionistico si
sostituisce un criterio più scientifico; le
collezioni di piante essiccate diventano per i
botanici l'indispensabile strumento di lavoro
nello studio della variabilità del mondo
vegetale.
In questo periodo, infatti, nasce l'esigenza di
identificare, nominare e classificare le piante e
si gettano le basi per gli studi tassonomici.
Questi concetti si rafforzano nel corso
dell'ottocento. In Italia l'importanza assunta da
questo tipo di collezioni è testimoniata
dall'opera di botanici quali Parlatore (18161877) che utilizza i propri erbari nella
realizzazione delle rispettive Flore d'Italia
L’ HERBARIUM CENTRALE ITALICUM
Istituito ufficialmente nel 1842 quando Filippo Parlatore allestì nel Museo di
Fisica e Storia Naturale l'Herbarium Centrale Italicum, è la prima raccolta
botanica nazionale di campioni d'erbario. Nel 1854 fu acquisito il grande
erbario del viaggiatore e botanico inglese Philip Barker Webb, costituito da
molti campioni dei secoli XVIII e XIX provenienti dall'Africa, dall'America
Meridionale e dall'Oceania. Alla fine dell'Ottocento il Museo fu trasferito nei
locali di via La Pira, a Firenze, dove si arricchì di nuove acquisizioni Attualmente
il Museo Botanico è il primo in Italia, sia per la mole delle collezioni (circa 4
milioni di campioni), sia per il loro valore scientifico.
FOCUS SUL PRESENTE
Già negli anni '60 la ripresa degli studi floristici e fitogeografici porta ad un
rinnovato interesse per queste collezioni e ad una ripresa delle raccolte. L'Index
Herbariorum quantifica il patrimonio attuale degli erbari mondiali ad un totale di
270.000.000 di campioni, la metà dei quali conservata negli Erbari europei;
questa pubblicazione aggiorna periodicamente i dati riguardanti i materiali
conservati negli Erbari di tutto il mondo, le principali linee di ricerche seguite e
le modalità di contatto.
In passato, le attività di conservazione degli Orti Botanici avvenivano, in
prevalenza, mediante lo scambio di semi a livello internazionale tra le diverse
strutture (Index seminum), dall’inizio del ventunesimo secolo si sono
sperimentate nuove strategie di conservazione attraverso la realizzazione delle
prime Banche del germoplasma che, attualmente, rappresentano uno degli
strumenti migliori per prevenire la perdita di biodiversità genetica, preservare
la flora minacciata e garantire la conservazione delle specie a lungo termine.
ACERO RICCIO
• Famiglia: Aceraceae
• Genere: Acer
• Specie: A. rubrum
• Provenienza: America settentrionale
• Aspetto: chioma folta; altezza 10m.
• Foglie: decidue, semplici, bifacciali, palmate, trilobate.
• Fiori: unisessuali posti su piante separate; fioritura tra marzo e aprile prima della
comparsa delle foglie.
• Frutti: disamare di colore rossastro, di piccole dimensione.
• Utilizzo: La linfa dell’acero da cui si ricava lo sciroppo è costituita da saccarosio,
acido malico, potassio, calcio, ferro, vitamine e componenti fenoliche. Ed è
proprio grazie a queste sostanze che svolge un’azione diuretica, antistipsi e
snellente.
• Terreno: si adatta a terreni freschi e drenanti.
• Clima: resiste a temperature comprese tra i -30° C e i -20° C.
AZALEA
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Famiglia: Ericaceae
Genere: Aucuba
Specie: A.Arborescens
Provenienza: Originario dell’Eurasia e dell’America
Aspetto: Raggiunge un’altezza tra i 40 e i 90 cm, hanno
fusti sottili, la chioma è folta formata da piccole foglie
verde scuro, ovali e coriacee
Foglie: Piccole, strette lanceolate o oblanceolate
cremisi o porpora in autunno
Fiori: Singoli o appaiati imbutiformi rossi scarlatto
Frutti: Il frutto è una capsula ovale
Utilizzi: Viene utilizzata come pianta ornamentale
Terreno: Acido, fresco, umido, sciolto
Clima: Temperato
BAGOLARO
• Famiglia: Ulmaceae
• Genere: Celtis
• Specie: C. australis
• Provenienza: Europa meridionale, Asia occidentale
e Africa settentrionale
• Aspetto: Tronco diritto massiccio e se isolato, ramifica velocemente, è caratteristicamente scanalato da
irrobustimenti nella parte basale, rami pendenti nella parte inferiore della chioma, corteccia grigiocinerea liscia, compatta, fessurata solo in esemplari molto vecchi.
• Foglie: Decidue, inserzione alterna, lanceolate, apice appuntito e base asimmetrica (tipica della
famiglia). Margine seghettato.
• Fiori: Ermafroditi o unisessuali(maschili) di piccole dimensioni, lungamente peduncolati, giallastri,
solitari o in gruppi, fioritura aprile/maggio contemporaneamente all'inizio della fogliazione.
• Frutti: Drupe peduncolate, nere a maturazione.
• Utilizzo: Il suo legno si presenta chiaro, duro, flessibile, tenace ed elastico e di grande durata; è
ricercato per mobili, manici, attrezzi agricoli e lavori al tornio. È inoltre un ottimo combustibile.
• Terreno: Vive in ambienti aridi, su terreni calcarei, sassosi, dove l'apparato radicale, robusto e assai
sviluppato, penetra nelle fessure delle rocce favorendone lo sgretolamento: da ciò deriva un altro
nome volgare, molto usato, "spaccasassi".
• Clima: Si sviluppa in climi miti e sopporta male i freddi intensi e i geli tardivi.
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FAGGIO PENDULO
Famiglia: Fagaceae
Genere: Fagus
Specie: F. sylvatica varietà pendula
Provenienza: Spagna
Aspetto: folti rami penduli costituiti da foglie ellittiche; altezza
massima 30m.
Foglie: decidue, alterne – ellittiche.
Fiori: unisessuali, quelli maschili in amenti con peduncolo di 5 cm e
penduli; quelli femminili solitari o a due a due racchiusi in una capsula
non pungente; fiorisce tra aprile a maggio.
Frutti: faggiole formate da due noci racchiuse in una capsula a
quattro valve.
Utilizzo: il legname che si ricava viene utilizzato nelle falegnamerie
per lavori al tornio, rivestimenti, compensato, botti, sedie e tavoli. È
un ottimo combustibile e i semi delle faggiole vengono utilizzati come
mangime per i suini.
Terreno: si adatta a terreni umidi e freschi.
Clima: resiste a temperature minime di -30°C.
FILADELFO
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Famiglia: Hydrangeaceae
Genere: Philadelphus
Specie: P. inodourus
Provenienza: pianta originaria delle regioni sud-orientali degli Stati
Uniti
Aspetto: Si tratta di un arbusto rustico alto circa 2-3 metri e
presenta rami sottili e flessibili.
Foglie: decidue, ovate, seghettate, lisce, ellittiche e appuntite di
colore verde scuro.
Fiori: I fiori sono bianchi e possono essere isolati o riuniti in gruppi
di 3, sbocciano in maggio-giugno.
Frutti: Non presenta frutti.
Utilizzo: viene utilizzata come pianta ornamentale e dai suoi rami
si ricavavano un tempo fischietti e zufoli dalla particolare sonorità.
Terreno: Suolo di torba e sabbia. Non ha esigenze particolari.
Clima: arriva fino a -20°.
FORSIZIA
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Famiglia: Oleaceae
Genere: Forsythia
Specie: F. viridissima
Provenienza: Cina
Aspetto: La Forsizia è un arbusto rusticissimo, molto diffuso a scopo ornamentale, predilige
posizioni da pieno e mezzo sole e non ha particolari esigenze di substrato. Resiste bene agli
interventi di potatura, che si consiglia di effettuare subito dopo la fioritura e vegeta bene sia su
terreni sciolti che argillosi, non possedendo esigenze particolari, fatto questo che rende la
pianta di facilissima coltura. Va annoverato infine l'ibrido Forsythia intermedia ottenuto da
incroci tra F. viridissima e F. suspensa, si tratta di una Forsizia con caratteristiche analoghe alla
specie trattata, molto utilizzata come pianta ornamentale sia per la vigoria sia per la rusticità e,
l'adattabilità ai vari ambienti.
Foglie: decidue, semplici, inserzione opposta, lanceolate, margine finemente seghettato.
Frutti: piccole capsule.
Fiori: gialli, molto appariscenti, fioritura a febbraio/marzo.
Utilizzo: Incomparabile il giallo canarino dei suoi fiori: la forsizia è una pianta arbustiva piuttosto
“invadente”, per certi versi, ma ancor prima degli albori di primavera le sue corolle colorate
dipingono ed impreziosiscono la vegetazione ancora scarna. La forsizia viene coltivata
soprattutto a fini ornamentali, proprio per la sua chioma floreale dorata e cangiante: ad ogni
modo, la forsizia trova impiego anche nella sfera fitoterapica, soprattutto in Oriente.
Terreno: La forsizia non ha particolari esigenze di terreno, si adatta facilmente in ogni
situazione, pur non amando un terreno eccessivamente secco e troppo umido.
Clima: Dopo la piantagione, i giovani esemplari richiedono innaffiature abbondanti e regolari. Le
piante adulte sono capaci di sopravvivere a momenti di incuria, ma un regime di irrigazione
regolare (tanta acqua ma non spesso) le rende più vigorose e durevoli.
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LAVANDA
Famiglia: Lamiaceae
Genere: Lavandula L.
Specie: Lavanda
Provenienza: Bacino del Mediterraneo
Aspetto: Arbusto (25-75 cm) perenne a fusti eretti, non ramificati.
Foglie: sempreverdi, argentee, molto profumate, strette ed
allungate.
Fiori: raggruppati in sottili spighe di un colore blu-violetto, lilla,
bianchi e rosa. Fioritura dalla fine della primavera a tutta l’estate.
Utilizzo: in giardino, come siepi oppure a formare larghi cespugli;
l’olio essenziale è usato nell’industria cosmetica per i profumi e in
omeopatia per relax, antidepressivo, cicatrizzante e per affezioni.
Terreno: cresce bene in un qualsiasi terreno da giardino, purché sia
ben drenato; preferisce i suoli calcarei, ben irrigati e dalle
caratteristiche argillose e polmonari.
Clima: La lavanda resiste in modo particolare negli ambienti
caratterizzati da un clima asciutto e dalle temperature elevate, ma
sopravvive anche a climi freddi. Gradisce particolarmente le posizioni
soleggiate e molto ben ventilate.
LIQUIDAMBAR
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Famiglia: Hamamelidaceae
Genere: Liquidambar
Specie: L. styraciflua
Provenienza: Il liquidambar è originario dei settore atlantico del Nord America
Aspetto: Altezza sino a 15 m. Fusto eretto e slanciato, densamente ramificato; con
chioma densa, piramidale, che diventa arrotondata con il passare degli anni. La
scorza è grigiastra e liscia da giovane, poi di colore bruno con sfumature rossastre
,solcata, quasi suberosa.
Foglie: Decidue, semplici, palmate a 5 – 7 lobi triangolari, margine seghettato. Colore
autunnale da giallo a porpora.
Frutti: Infruttescenze sferiche e spinose contenenti semi alati, lungo peduncolo,
buoni.
Fiori: Infiorescenze unisessuali; infiorescenze maschili in capolini eretti, infiorescenze
femminili in capolini pendenti e peduncolati. Fioritura tra marzo e aprile.
Utilizzi: è importante per il legno, simile al mogano, pesante, omogeneo, facile da
lavorare e che viene usato per pannelli e mobili. In Europa la specie è diffusa
soprattutto come ornamentale, ma recentemente è stata impiegata anche in
selvicoltura, come specie a rapido accrescimento. La resina che viene prodotta
incidendo la corteccia è detta "balsamo d'ambra" e ha un forte odore aromatico.
Terreno: Si adatta ad ogni terreno; anche quelli umidi.
Clima: Resiste a temperature di -150° C e -20° C.
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MAHONIA
Famiglia: Berberidaceae
Genere: Mahonia
Specie: M. aquifolium
Provenienza: Europa centro meridionale e Africa settentrionale
Aspetto: cespuglio alto sino a 2-3 m, con foglie lunghe oltre 50-60 centimetri,
costituite da singole lamine fogliari (15-20 coppie) strette e dentate con margini
pungenti; le infiorescenze sono lunghe (20-25 centimetri) ed erette, di colore giallo.
Foglie: persistenti, composte, imparipennate, 5-9 fogli coriacee, ovali e margine
dentato-pungente.
Frutti: infruttescenze a grappolo formate da bacche bluastre.
Fiori: ermafroditi riuniti in una grande infiorescenza eretta, di colore giallo intenso,
abbastanza profumati, fiorisce tra aprile e maggio.
Utilizzi: In erboristeria le radici e i polloni vengono utilizzati come depuratori del
sangue, contro gli eczemi, acne, psoriasi.
Attualmente viene utilizzata principalmente per trattare gastriti, come stimolante
per i reni e della cistifellea.
Recenti studi hanno scoperto che la Mahonia aquifolium contiene un inibitore
capace di diminuire la resistenza dei batteri agli antibiotici. Dalla radice si ricava un
colorante giallo.
Terreno: predilige terreni profondi e freschi, umidi ma senza ristagni idrici. Non
sopporta molto l'eccesso di calcare.
Clima: non sopporta climi troppo rigidi con gelate intense e prolungate.
• Famiglia: Punicaceae
MELOGRANO
• Genere: Punica granatum
• Specie: P. granatum
• Provenienza: Regioni orientali del bacino mediterraneo e dell'Asia occidentale. Fa parte della
macchia mediterranea.
• Aspetto: E’ una pianta ornamentale molto apprezzata per la splendida e prolungata fioritura.
Inoltre, il suo legno è molto duro e resistente. Raggiunge i 5 m. E’ un arbusto, le foglie che
possiede non definiscono quindi una vera e propria chioma.
• Foglie: decidue, lanceolate, margine liscio.
• Fiori: terminali, grandi 3-4 cm a forma di imbuto, di colore rosso intenso, stami numerosi
(solitamente 20). Fioritura Giugno – Ottobre
• Frutti: globosi e grandi nelle piante coltivate, piccoli come una noce in quelle selvatiche. Il frutto
è un particolare tipo di bacca, color giallo-rosso contenente numerosissimi semi circondati da
una parte rossa e carnosa. Maturano in autunno.
• Terreno: Si ambienta nel miglior modo in terreni aridi.
• Clima: E’ diffuso nelle zone a clima mite, ma la sua coltivazione non richiede caratteristiche
specifiche, infatti basta solo un’esposizione soleggiata.
• Utilizzi: Gli utilizzi del melograno sono numerosi, specialmente nella tradizione medio orientale.
Il succo del melograno è una bevanda molto comune, ricca di fibre, potassio, vitamina C e
niacina. Questo succo addensato e zuccherato è chiamato granatina, sciroppo usato in passato
per la preparazione di cocktails. Il succo viene usato anche come antisettico se applicato sulle
piccole ferite. I frutti sono utilizzati in varie culture, sia in campo alimentare che simbolico. Ad
esempio, in Grecia il melograno è usato in molte ricette come nel kollivozoumi: un brodo
cremoso preparato con grano bollito, melograno e uva passa. Nella tradizione ebraica, invece, il
melograno era un calice a forma di corona che simboleggia il “disegno” originale per la vera
corona. Il melograno è considerato un potente afrodisiaco, a pari merito col cioccolato.
NESPOLO DEL GIAPPONE
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Famiglia: Rosaceae
Genere: Eriobotrya
Specie: E. japonica
Provenienza: Cina / Giappone
Aspetto: chioma folta; altezza 10m.
Foglie: sempreverdi, ellittiche – lanceolate coriacee con
margine dentato.
Frutti: pomi, frutti commestibili di color giallo – arancio con
due o tre semi.
Fiori: infiorescenze a pannocchia composte da fiorellini bianco
– giallastri con 5 petali e 5 sepali (stami numerosi) profumati
con una simmetria raggiata; fioritura tra ottobre e gennaio.
Utilizzo: La medicina popolare utilizzava le foglie ed i germogli
con il Decotto, come astringente, come collutorio e nel
trattamento della tosse, bronchite, stati febbrili.
Terreno: si adatta a terreni di tipo fertile e drenante.
Clima: resiste a temperature minime di -10°C / -5°C.
NOCCIOLO
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Famiglia: Corylaceae.
Genere: Corylus.
Specie: C. avellana.
Provenienza: Ha avuto origine nell'Asia Minore.
Aspetto: Cespuglio o albero di 5-7 m.
Foglie: Decidue, semplici, obovate, margine dentato.
Fiori: Infiorescenze unisessuali, quelli maschili in amenti penduli che si
formano in autunno; sono già presenti prima della fogliazione. Le
infiorescenze femminili somigliano a una gemma di piccole dimensioni.
Frutti: Noce avvolta da brattee da cui si libera a maturazione.
Utilizzi: Il Nocciolo viene usato in fitoterapia ad uso interno per le sue
proprietà: rimineralizzanti, antiossidanti, febbrifughe, depurative,
lassative ed antinfiammatorie, mentre per uso esterno vanta proprietà:
cicatrizzanti ed astringenti. Il Nocciolo trova quindi impiego per uso
interno nel trattamento del colesterolo cattivo alto, della convalescenza,
dei problemi cardiovascolari e della spossatezza. Per uso esterno, il
Nocciolo è adatto in presenza di ferite, varici, febliti, emorroidi e piaghe.
Terreno: Calcarei, profondi e fertili.
Clima: Si adatta quasi a tutti i tipi di clima può vivere anche ad una
altezza di 1200 metri.
OLEA FRAGANS
• Famiglia: Oleaceae
• Genere: Osmanthus
• Specie: O. fragrans
• Provenienza: originario della Cina e del Giappone.
• Aspetto: è un arbusto o piccolo albero sempreverde molto ramificato a lenta crescita, alto fino a
circa 10 m, anche se in coltivazione si mantiene più basso, dalla corteccia liscia grigio-bruna.
• Foglie: Le foglie, su un picciolo lungo 0,8-1,2 cm, sono opposte o sub opposte, coriacee, di colore
verde scuro lucido, da ellittiche a lanceolate, lunghe 7-15 cm e larghe 2,5-5 cm, con margine
intero, o leggermente dentato nella parte terminale, ed apice appuntito.
• Fiori: Fiori numerosi, dal profumo aggrumato, che appaiono sui rami di un anno, quasi nascosti
dal fogliame, in primavera e a fine estate-inizio autunno, sporadicamente nel resto dell’anno,
riuniti in cime ascellari su un peduncolo lungo 0,5-1 cm, con calice lungo 1 mm e corolla a 4 lobi
biancastra, o arancio nella varietà aurantiacus, di 5 mm di diametro.
• Frutti: Il frutto è una drupa ellissoide di colore porpora nerastro lunga 1-1,5 cm.
• Utilizzi: Specie ornamentale che si caratterizza per l’intenso profumo dei suoi minuscoli fiori,
particolarmente diffusa in Cina dove i fiori essiccati sono utilizzati per aromatizzare dolci, cibi e
bevande, in particolare il tè, e l’olio essenziale è alla base di profumi molto costosi, tanto da
incentivarne la coltivazione a livello industriale nel centro e sud del paese.
• Clima: Può essere coltivata in un’ampia varietà di climi; resiste alle basse temperature, fino a -15
°C per brevissimo periodo, temperature inferiori di qualche grado distruggono la parte aerea. Le
innaffiature devono essere regolari durante il periodo vegetativo nelle piante giovani, da adulta
può sopportare periodi di secco.
• Terreno: Non è particolarmente esigente in fatto di suoli, anche se preferisce quelli sabbiosi,
acidi o neutri, ben drenanti, non sopportando quelli permanentemente umidi; richiede una
esposizione in pieno sole o anche parziale ombra, ma con fioritura più scarsa e chioma meno
densa, utilizzabile come esemplare isolato, per bordure miste e siepi di confine.
PHOTINIA
• Famiglia: Rosacee
• Genere: Photinia
• Specie: Photinia × fraseri
• Provenienza: ibrido da giardino, ma ormai introdotto in molte parti dell'Europa e del
Mediterraneo in luoghi
soleggiati con terreno ben drenato.
• Aspetto: Arbusto, o piccolo albero, sempreverde, che può raggiungere i 3-4 metri di altezza. Si
tratta di un arbusto tondeggiante, frondoso, con fusti sottili, ben ramificati.
• Foglie: le foglie sono ovali o lanceolate, di colore rosso vivace quando germogliano, divengono
poi verde scuro; anche durante l'autunno e l'inverno alcune foglie possono assumere
colorazione aranciata.
• Fiori: All’inizio della primavera produce numerosi piccoli fiori bianchi, riuniti in corimbi,
delicatamente profumati.
• Frutti: In estate sulle piante è possibile vedere alcune piccole bacche rossastre.
• Utilizzi: Questi arbusti vengono molto utilizzati nelle siepi, ma sono senz'altro adatti anche come
esemplari singoli o in un bordo misto.
• Terreno: Possono svilupparsi anche nella comune terra da giardino, preferendo i terreni sciolti e
soffici, ricchi in materia organica. Temono i ristagni idrici è quindi bene coltivare le photinie in
terreno molto ben drenato, oppure aggiungere alla terra del giardino della sabbia di fiume, in
modo da migliorare il deflusso dell'acqua.
• Clima: si tratta di una pianta poco esigente. In linea generale ama il pieno sole. Solo dove le
temperature estive si fanno molto alte è consigliabile una esposizione più ombreggiata. In linea
generale però possiamo dire che l’unica cosa da evitare assolutamente è una posizione troppo
ombreggiata che potrebbe favorire l’insorgere di problematiche quali parassiti come la
cocciniglia o la metcalfa.
PINO D’ALEPPO
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Famiglia: Pinaceae
Genere: Pinus halepensis
Specie: P. halepensis
Provenienza: Diffuso in tutto l'areale costiero mediterraneo
Aspetto: portamento irregolare a chioma bassa ed espansa e fusto spesso inclinato e
contorto Può raggiungere i 15-20 m. Corteccia da grigia a rosso-bruna profondamente
solcata.
Foglie: persistenti, aghiformi di tipo bino; aghi di colore verde-chiaro, sottili e lunghe 7-15
cm, tendenzialmente ricurve.
Fiori: albero monoico; i fiori maschili sono costituiti da piccoli coni ovoidali di
colore giallastro, riuniti a spiga; quelli femminili costituiti da piccoli coni di 1 cm circa,
solitari o a gruppi di 2-3 di colore rossastro – violacee.
Frutti: pigne conico – allungate (7-12 cm) fornite di peduncoli 1-2 cm; maturano in 2
anni circa e rimangono molto tempo attaccate ai rami.
Utilizzo: Legno con durame differenziato, pesante e resistente, destinato alle costruzioni
navali.
Terreno: preferisce terreni ricchi, sciolti e ben drenati, dove si sviluppa in maniera ricca e
vigorosa; questa pianta però solitamente cresce in luoghi aridi, con terreni rocciosi e molto
poveri, dove sopravvive e cresce abbastanza bene, poiché; tollera lunghi periodi di siccità
riesce a crescere anche nei terreni più sfavorevoli.
Clima: Il Pino d’Aleppo è naturalizzato in gran parte della nostra Penisola, con l’esclusione
di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Veneto, tra 0 e 800 metri sul livello del mare. E’ un
albero eliofilo, che richiede il pieno sole. Ama il caldo e un clima secco, essendo
perfettamente adattato alle zone mediterranee a clima arido e caldo con inverni miti.
Predilige terreni calcarei.
QUERCIA
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Famiglia: Fagaceae
Genere: Quercus
Specie: Q. Coccinea muench
Provenienza: America Nord-Occidentale
Aspetto: chioma folta con cima arrotondata; altezza 10-20 metri; la
corteccia è sottile, liscia e grigia ma con l'età diviene solcata e reticolata.
Foglie: decidue, semplici, lamina obovato-allungata, 3 paia di lobi,
margine dentato, inserzione alterna, in autunno assumono un colore
rosso vivo.
Fiori: pianta monoica a fiori unisessuali, infiorescenze maschili in amenti
penduli color verde-giallastro, femminili solitari o a piccoli gruppi.
Frutti: ghiande ovoidali, oblunghe di 2-2,5 cm.
Utilizzo: viene utilizzata come pianta ornamentale e per la produzione di
legname.
Terreno: suoli fertili ed impermeabili.
Clima: condizioni climatiche che si trovano tra i 450 ed i 1200 m di
altitudine.
ROSA CANINA
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Famiglia: Rosaceae
Genere: Rosa canina
Specie: R. selvatica
Provenienza: E’ originaria di buona parte dell’Europa, dell’Asia occidentale e dell’Africa
settentrionale.
Aspetto: Arbusto spinoso, alto 100 - 200 cm. Ha fusti legnosi glabri, con spine (rosse)
robuste, arcuate, a base allungata, compresse. Le foglie sono composte da 5-7 foglioline
ovali o ellittiche con margini dentati (denti semplici).
Foglie: decidue o semipersistenti, di tipo composto imparipennato con 5-7 foglioline a
lamina ovato-ellittica e margine denticolato.
Fiori: Presentano un gradevole profumo, nella maggior parte dei casi sono di colore bianco
oppure rosa, possono svilupparsi singolarmente oppure in gruppi di due o tre; il periodo di
fioritura della rosa canina va dalla tarda primavera all’estate.
Frutti: falso frutto detto cinorrodo derivato dalla trasformazione del ricettacolo, portante
all' interno i veri frutti. Polpa edule.
Utilizzi: Viene largamente usata per i suoi altissimi contenuti di vitamina C: 2.250 mg per
ogni cento grammi di porzione edule e per il suo contenuto di bioflavonoidi (fitoestrogeni).
I semi vengono utilizzati per la preparazione di antiparassitari ed i petali dei fiori per
il miele rosato.
Terreno: si adatta a qualunque tipo di terreno, purché ben drenato e fertile.
Clima: si trova soprattutto nelle zone collinari e montane di tutta Europa, dove può
raggiungere un’altezza di quattro metri, Asia occidentale e settentrionale ed Africa del
nord.
ROSMARINO
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Famiglia: Lamiaceae
Genere: Rosmarinus
Specie: R. officinalis
Provenienza: bacino del Mediterraneo
Aspetto: Pianta arbustiva, perenne, sempreverde e cespugliosa, che raggiunge
altezze di 50cm-2m, con radici profonde, fibrose, resistenti e ancoranti. Fusto
legnoso di colore marrone chiaro, inizialmente prostrato, poi eretto e ramificato.
Foglie: Le foglie sono lunghe 2–3 cm e larghe 1–3 mm, sessili, opposte, linearilanceolate addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente
sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria
bianca; ricche di ghiandole oleifere.
Fiori: I fiori sono riuniti in grappoli che crescono all'ascella delle foglie, di colore
azzurro-violetti e presenti quasi tutto l'anno. Sono ermafroditi e ad
impollinazione entomofila.
Frutti: Il frutto è composto da quattro acheni di colore bruno e piccole
dimensioni.
Utilizzo: pianta ornamentale, pianta medicinale, pianta aromatica per la cucina e
l’industria cosmetica.
Terreno: terreno leggero sabbioso-torboso ben drenato; predilige un pH alcalino
e terreni caratterizzati dalla presenza di buone quantità di calcio, ma cresce
bene anche in terreni poveri e calcarei.
Clima: poco resistente ai climi rigidi e prolungati, predilige posizioni in pieno
sole.
GLOSSARIO
BOTANICO
Achenio: frutto secco, indeiscente,
(fanerogame). Comprende tutte le
derivante da un ovario supero
piante con ovuli e semi racchiusi
monocarpellare. Ha parete coriacea,
dentro un ovario e di conseguenza
aderente all'unico seme, ma non
con fiori e veri frutti.
saldata.
Brattea : foglie modificate (ipsofilli) e
Amento: infiorescenza unisessuale
molto ridotte, poste presso o al di
maschile a forma di spiga, di solito
sotto di fiori o infiorescenze con
pendula, (es. castagno, nocciolo,
funzioni diverse: protettiva,
pioppo), dallo stelo flessibile e dai
vessillifera, nettarifera o
fiori sessili e privi di petali o con
disseminatrice. A seconda della
involucri fiorali ridotti, ad
funzione che sono chiamate a
impollinazione anemofila.Può essere
svolgere assumono, forma,
semplice o anche composta, quando
consistenza e colore diversi.
l'asse principale ha brevi ramificazioni.
Bacca: frutto semplice, carnoso, con
epicarpo sottile e membranoso.
Mesocarpo carnoso o succoso ed
Aghiforme: foglia a forma di ago, più o
endocarpo indifferenziato rispetto al
meno cilindrica, sottile e pungente. Un
mesocarpo oppure membranoso, con
esempio sono quelle dei pini e degli
i semi immersi nella polpa. Esempio:
abeti.
uva, pomodoro ecc.
Angiosperme: sottodivisione (o
divisione) delle spermatofite
Caduca (o decidua): che ha breve
dal suolo dalla quale partono i rami.
durata. La corolla è sempre caduca
mentre il calice spesso è persistente.
Le foglie possono essere persistenti o Chioma: la parte superiore di un
caduche.
albero o di una pianta legnosa che
porta la porzione principale dei rami
Capolino : infiorescenza globosa od
e delle foglie e che sovrasta il fusto.
ovoide, formata da tanti piccoli fiori
tutti uguali, sessili o con un peduncolo
più breve del fiore stesso, disposti
fittamente su un ingrossamento del Cinorrodo: falso frutto che non deriva
dall'ingrossamento dell'ovario, ma
peduncolo detto ricettacolo.
dal ricettacolo, carnoso, a forma di
Capsula: rutto semplice secco,
coppa che contiene al suo interno i
deiscente, composto da più di un
veri frutti, gli acheni. E' tipico della
carpello. A maturità disperde i semi rosa.
attraverso aperture del pericarpo di
Coriaceo: che ha l’aspetto e la
vario tipo.
consistenza del cuoio.
Cespuglio, Arbusto e Albero
Corimbo: infiorescenza ombrelliforme
-Cespuglio: Pianta con numerose
o appiattita, che pur avendo
ramificazioni anche nella parte
peduncoli fiorali ha i fiori posti tutti
inferiore del fusto.
sullo stesso livello
-Arbusto: Pianta legnosa di piccole o
medie dimensioni (1-5m), senza
tronco ben distinto e la cui
ramificazione inizia sin dalla base o in
prossimità di essa.
-Albero: Pianta legnosa perenne con
fusto indiviso fino ad una certa altezza
Ermafrodita: fiore che porta
cerosa (cutina) che riveste all'esterno le
contemporaneamente sia gli stami
cellule dell'epidermide di alcuni organi
(struttura riproduttiva maschile) che il
vegetali (foglie), con funzione protettiva.
pistillo (struttura riproduttiva
femminile).I fiori ermafroditi
rappresentano il 75%-78% delle
Drupa: frutto semplice, carnoso, formato angiosperme.
da un epicarpo sottile e membranoso Glabro: struttura vegetale (foglia, calice
(“buccia”), mesocarpo carnoso o secco ecc.) priva di peli.
(“polpa”) e da un endocarpo legnoso
(“nocciolo”) contenente il seme.
Esempi: ciliegia, albicocca, prugna ecc.
Indeiscente: che non si apre a maturità
Le drupe generalmente sono
per liberare il contenuto (esempio:
uniseminate e quindi con un solo
semi).
nocciolo, ma a volte possono anche
essere pluriseminate e con diversi
noccioli. In tal caso vendono da molti
Infiorescenza: particolare disposizione
definite “drupilani” e i loro noccioli
ravvicinata di un numero variabile di
“pireni”.
fiori sull’asse fiorale, qualche volta
separati solo da brattee.
Edule: commestibile, che si può mangiare.
Mangereccio. (Può essere riferito anche
Infruttescenza: insieme dei frutti derivati
a fiori e foglie).
da un’infiorescenza.
Cuticola: strato continuo di una sostanza
Eliofilo: piante che vivono e prediligono
luoghi illuminati e soleggiati. Si
contrappone a “eliofoba”.
Lanceolata (lamina): a forma allungata
simile al profilo di una lancia, con la
parte più stretta in alto. L'altezza è
tre volte la larghezza.
di idrogeno contenuti in una
soluzione che ha scala da 0 a 14.
Da 0 a 6 la soluzione è acida, se ha
pH 7 è neutra, da 8 a 14 è basica.
Pollone: germoglio (che può essere
Monoica: quando i fiori maschili
ipogeo) che si sviluppa come un
(staminiferi) e femminili (pistilliferi)
ramo da un tronco (generalmente
sono entrambi sulla stessa pianta.
dopo il taglio) o direttamente dalla
Si distinguono in:
-piante monoiche a fiori unisessuali; radice.
-piante monoiche a fiori ermafroditi. Pomo: frutto semplice, carnoso,
indeiscente. È composto da un
pericarpo coriaceo che racchiude i
Oblungo: quando un organo (foglia,
semi e rivestito di una parte carnosa
petalo o altro) ha forma allungata
e più esternamente da una
(largo circa 1/3 della lunghezza), con membrana. La parte carnosa che
margini più o meno paralleli e con
circonda il pericarpo, è formata dal
apice e base arrotondate.Dicesi
ricettacolo.
anche quando è irregolarmente
Poiché il vero frutto (il pericarpo) è
allungato rispetto alla forma
nascosto e avvolto dalla parte edule
canonica.
di origine extracarpellare, viene
anche definito falso frutto.
È il frutto di alcune Rosaceae (mela,
Obovata (lamina):a forma di uovo
pera, ecc.).
rovesciato con la parte più larga
verso l’apice e la parte più stretta
verso la base.
pH: indice della concentrazione di ioni
Samara: è un frutto con pericarpo
secco, compresso e appiattito, con
uno o più semi. È munito al margine
di espansione alare più lunga della
porzione seminale, che permette
una migliore dispersione anemofila.
Sempreverde: pianta legnosa con
foglie persistenti tutto l’anno, anche
d’inverno, che si mantengono talora
anche per qualche anno di seguito.
Simmetria raggiata: disposizione in
modo simmetrico e a raggio.
Unisessuale: fiore in cui è presente
solo una struttura riproduttiva, o la
maschile o la femminile.
Possono essere staminiferi o
maschili oppure pistilliferi o
femminili.
CURIOSITÀ E
LEGGENDE
DELLE NOSTRE
PIANTE
• ACERO ROSSO: Secondo alcune leggende l`acero era utilizzato per
allontanare i pipistrelli quando erano in arrivo le cicogne emblema della
gravidanza, credendo che in seguito a questi ci fosse la perdita dei bambini. I
padri usavano anche mettere un ramoscello d`acero sulla porta di casa per
allontanare dunque quelle oscure creature.
• Bagolaro, spaccasassi Una leggenda narra che Lucifero, quando venne
cacciato dal paradiso, trascinò con sè nella caduta l'albero del Bagolaro. I
suoi artigli strinsero le foglie, la cui forma, con le punte ricurve,
testimonierebbe ancora i segni di questo viaggio carico di odio e
disobbedienza.
• Filadelfo: il termine generico deriva dal greco 'phileo' che significa io amo e
'adelphos' che significa fratello. Questo è dovuto ai numerosi rami che si
intrecciano tra di loro.
• LAVANDA :Il nome generico "lavanda" deriva dal gerundio latino "lavare" (che
deve essere lavato) per alludere al fatto che questa specie era molto utilizzata
nell'antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo.
Gli antichi Egizi ne utilizzavano l’olio per il processo di mummificazione e gli antichi
Romani usavano i fiori di lavanda per profumare l’acqua del bagno e per rinfrescare ed
era una delle erbe curative più utilizzate.
Durante il Medioevo con la varietà di Lavandula Stoechas si preparava un medicinale
chiamato Sticadore utilizzato per curare crampi intestinali, nausea, vomito e
singhiozzo.
il periodo Elisabettiano inizia la diffusione della lavanda nel campo della profumeria
con il noto profumo inglese chiamato “The Lavender”. Le dame cucivano all’interno
delle loro sottane dei sacchetti contenenti fiori di lavanda e, forse proprio da questa
usanza, ancora oggi si usano i sacchetti di lavanda per profumare la biancheria e
tenere lontane le tarmeDalla lavanda René Maurice Gattefossé nel XX sec. con gli studi
sugli oli essenziali cominciò il discorso vastissimo dell’aromaterapia moderna.
L’olio di lavanda è utilizzato dai ceramisti per la diluizione dei colori ed è considerato
essenziale per dipingere le porcellane.
I cacciatori delle Alpi un tempo utilizzavano questa pianta contro i morsi di vipera
strofinando la zona del morso con i fiori di lavanda per neutralizzare il veleno.
In Francia c’è l’usanza di mettere sui davanzali dei rametti di lavanda per tenere lontani
gli scorpioni.
La spiga di lavanda è considerata un amuleto contro le disgrazie e il maligno e pare che
sia anche un talismano per portare prosperità e fecondità.
• PINO D’ALEPPO: E' utilizzato per rimboschimenti di suoli molto
poveri grazie al suo rapido accrescimento. Dalla resina abbondante si
estrae trementina.
• Quercia:
I frutti venivano usati dalla medicina popolare nel
trattamento della diarrea, dissenteria, indigestione, asma,
tosse,raucedine e febbre.Dalla corteccia ricca di tannino si ottiene
inoltre un colorante rossastro.
• ROSA CANINA: La leggenda narra che il dio del vino si invaghì di una
ninfa e, come al suo solito, tentò di conquistarla, ma lei terrorizzata fuggì
finché non inciampò in un cespuglio. Provò più volte a rialzarsi ma Bacco la
raggiunse. Consumato l’atto, Bacco, trionfante e soddisfatto per l’impresa,
non esitò a ringraziare il cespuglio lo trasformò in rosa, facendogli spuntare
splendidi fiori di un delicato color rosato, il colore delle guance della sua
ninfa.
• ROSMARINO
Curiosità: il nome del genere, secondo alcuni, deriverebbe dalle parole latine ros
“rugiada” e maris “del mare” cioè “rugiada del mare”, secondo altri deriverebbe
sempre dal latino ma da rosa “rosa” e maris “mare” cioè “rosa del mare” secondo
altri dal latino rhus “arbusto” e maris “mare” cioè “arbusto di mare”.
Per la Bibbia, il rosmarino all’origine aveva i fiori bianchi che divennero azzurri
quando la pianta nascose la Vergine Maria nella sua fuga in Egitto, prendendo il
colore del suo mantello.
Gli Egizi ponevano un rametto di rosmarino in mano ai defunti, come biglietto
d’ingresso per l’aldilà e come simbolo di immortalità. Per gli antichi Romani aveva
funzione apotropaica, cioè ben augurante, e per questo se ne teneva un mazzetto
in bella vista sull’uscio di casa. Nel Medioevo si riteneva tenesse lontani gli spiriti
maligni.
Secondo la tradizione ermetica è la pianta rappresentativa del terzo decano dei
gemelli e presiede alle mani e ai loro mali. Per questo motivo durante i riti di
purificazione ci si lavava con il rosmarino, pena la non guarigione.
Per le sue proprietà si sono attribuite virtù magiche, tanto che nel medioevo si
aveva l'abitudine di realizzare oggetti di ogni tipo con il legno del rosmarino, da
usare come talismano, tra i quali i pettini che avrebbero impedito la calvizie.
Una leggenda racconta che un angelo apparve in sogno alla regina Elisabetta
d´Ungheria e le suggerì la formula di una magica pozione che le restituì bellezza e
giovinezza. I risultati furono talmente stupefacenti che Elisabetta, nonostante l´età
avanzata, conquistò il re di Polonia .
• LIQUIDAMBAR
• La Prof. Cozzi mi ha dato il compito di descrivere il liquidambar e di fare una scheda oppure un cartellone.
Non sapendo dove fossero questi alberi a Busto Garolfo, ho chiesto a mia mamma di fare un giro in
macchina per vedere alcuni esemplari in paese. Ne ho visti molti in vari giardini privati, ma ciò che più mi
ha colpito è stato vedere due esemplari molto grandi nel giardino della Scuola Media frequentata da mio
fratello. Quando ho fatto questo giro era il mese di marzo e mi è piaciuto moltissimo vedere a terra un
tappeto di bacche cadute dall’albero in mezzo alle quali stavano nascendo fili di erba che annunciavano
l’arrivo ormai vicino della primavera. Ho raccolto vari frutti e mi ha molto incuriosito osservare da vicino
la particolarità e la meraviglia della natura che mi sorprende sempre ogni volta che mi metto ad osservare
i particolari di cose che si vedono normalmente in maniera distratta, ma che osservandole con uno
sguardo più attento appaiono meravigliose. Mia mamma mi ha raccontato che questo frutto particolare,
quando è secco, viene spesso usato per fare le composizioni di fiori, ed a volte per il Natale viene anche
colorato con l’oro oppure con altri colori. Questo albero mi ha molto incuriosito ed ho cercato altre
notizie e curiosità. Il liquidambar viene usato molto sia nei giardini che nei viali delle città in tutta Italia,
perché la bellezza dell’albero ed il colore delle foglie lo rendono molto affascinante. Le foglie sono
palmate ed il loro colore varia molto durante il corso dell’anno: in primavera sono di un colore verde
brillante, mentre in autunno assumono tinte che variano dal color rosso porpora al rosso sanguigno, al
violaceo, all’arancione ed infine al giallo dorato. Proprio a causa delle foglie che assumono un colore giallo
intenso, i liquidambar vengono anche chiamati “gli alberi color dell’oro”. Sembra che questa specie di
albero sia l’unica ad avere le foglie che trasformano il loro colore in tinte molto diverse durante le
stagioni.
• Questo albero mi è piaciuto perché:
• -ho potuto vedere da vicino esemplari molto belli ed ho potuto osservare la bellezza di questo albero;
• -sono riuscito a fare molte foto con particolari bellissimi ;
• -mi è piaciuto poter toccare i suoi frutti così particolari ed accorgermi che nonostante avessero le spine non mi
pungevano affatto;
• -da adesso in poi quando vedrò questa pianta potrò osservare con molta più attenzione la bellezza del colore
delle sue foglie.
ALESSANDRO PALOMBO
ALBERI
di Franco Fortini
Gli alberi sembrano identici
che vedo dalla finestra.
Ma non è vero. Uno grandissimo
si spezzò e ora non ricordiamo
più che grande parete verde era.
Altri hanno un male.
La terra non respira abbastanza.
Le siepi fanno appena in tempo
a metter fuori foglie nuove
che agosto le strozza di polvere
e ottobre di fumo.
La storia del giardino e della città
non interessa. Non abbiamo tempo
per disegnare le foglie e gli insetti
o sedere alla luce candida
lunghe ore a lavorare.
Gli alberi sembrano identici,
la specie pare fedele.
E sono invece portati via
molto lontano. Nemmeno un grido,
nemmeno un sibilo ne arriva.
Non è il caso di disperarsene,
figlia mia, ma di saperlo
mentre insieme guardiamo gli alberi
e tu impari chi è tuo padre.
«Gli Alberi» - Franco Fortini
Laboratorio haiku
Progetto Erbario
classe II E
Rosmari
no
Sei fortunato
Regali profumo
E verde bontà
Spalma B.
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Vi sarete accorti che nel giardino del Mendel sono stati messi degli