Parol
2009
Gen 4
i Vita
ad
giugno
Come farebbe Gesù al mio posto?
Gesù una volta ha parlato della vite e dei tralci per farci
comprendere il nostro rapporto con Lui. Se leggiamo la
sua frase (in alto a destra) ci fa scoprire: Gesù unisce
ciascuno di noi, come tralci, a Lui che è la vera vite.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in
me ed io in lui, fa molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla
(Gv 15,5)
Se accogliamo il Suo amore nei nostri
cuori e ne facciamo dono agli altri, restiamo uniti a Gesù e possiamo portare tanti
frutti. "Ma come si fa ad essere uniti a
Gesù?" Una strada sicura per rimanere
legati a Lui è chiederci durante la giornata: Come farebbe Gesù al mio posto?
Nella casella puoi scrivere la tua esperienza
e mandarla a: [email protected]
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LA MIA ESPERIENZA
© Movimento dei Focolari
Giacomo dell'Italia
ha un amore speciale
per Gesù e per
Chiara, e ci scrive:
"Da un po' di tempo
sto facendo la raccolta delle figurine dei
calciatori che mi piacciono tantissimo...
Un giorno a calcio alcuni miei compagni mi volevano
far dire delle parolacce, in cambio di un pacchetto di
figurine dei calciatori, e in più mi davano anche 200
figurine doppie… E' stata una tentazione molto forte.
Ma io ho risposto ai miei compagni che non avrei detto le
parolacce e che potevano tenersi le figurine. Alla fine sono
stato contento." (vedi disego a destra)
Parola di vita
Giugno 2009
CHI RIMANE IN ME
PORTA FRUTTO
Chiara Lubich
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).
Immagini un tralcio staccato dalla vite? Non ha futuro, non ha più alcuna speranza, non ha fecondità e non gli resta che seccare ed essere bruciato.
Pensa a quale morte spirituale sei destinato, come cristiano, se non rimani unito a Cristo. Fa
spavento! È la sterilità completa, anche se sgobbi da mattina a sera, anche se credi di essere utile
all’umanità, anche se gli amici ti applaudono, anche se i beni terrestri crescono, anche se fai sacrifici
notevoli. Tutto questo avrà un senso per te sulla terra, ma non ha nessun significato per Cristo e per
l’eternità. Ed è quella la vita che più importa.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla”.
Come puoi tu rimanere in Cristo e Cristo rimanere in te? Come essere tralcio verde e rigoglioso
che fa corpo con la vite?
Occorre anzitutto che tu creda in Cristo. Ma ciò non basta. La tua fede deve influire sulla dimensione concreta della vita. Devi cioè vivere conforme a questa fede, mettendo in pratica le parole
di Gesù.
Così non puoi trascurare quei mezzi divini, che Cristo t’ha lasciato, mediante i quali ottieni o
riacquisti l’unità eventualmente spezzata con lui.
E ancora Cristo non ti sentirà ben saldo in lui, se non ti sforzi d’essere inserito nella tua comunità ecclesiale, nella tua Chiesa locale.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla”.
“Chi rimane in me ed io in lui”.
Vedi come Cristo parla di un’unità tua con lui, ma anche di un’unità sua con te? Se tu sei unito
a lui, lui è in te, è presente nell’intimo del tuo cuore. E nasce da questo un rapporto e un colloquio
d’amore reciproco, una collaborazione fra Gesù e te, discepolo suo.
Ed ecco la conseguenza: far molto frutto, esattamente come un tralcio ben unito alla vite dona
grappoli saporosi.
“Molto frutto” significa che sarai dotato di una vera fecondità apostolica, e cioè della capacità di
aprire gli occhi di molti alle parole uniche, rivoluzionarie di Cristo e sarai in grado di dare ad essi la
forza di seguirle. “Molto frutto” significa ancora che saprai suscitare, o anche edificare, opere piccole
o grandi per sollevare i più vari bisogni del mondo secondo i carismi che Dio ti ha dato.
“Molto frutto” significa “molto”, non “poco”. E ciò può voler dire che saprai portare nell’umanità
che ti circonda una corrente di bontà, di comunione, di amore reciproco.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla”,
Ma “molto frutto” non significa solo il bene spirituale e materiale degli altri, ma anche il tuo.
Anche il crescere interiormente, anche il santificarti personalmente dipende dalla tua unione
con Cristo.
Santificarti. Forse questa parola, coi tempi che corrono, ti sembrerà un anacronismo,
un’inutilità, o un’utopia.
Non è così. I tempi presenti se ne vanno e con essi le vedute parziali, errate, contingenti. Resta la verità. Duemila anni fa Paolo, l’Apostolo, diceva chiaramente che è volontà di Dio per tutti i
cristiani la santificazione. Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, è certa che chiunque, anche preso
dalla strada, può arrivare alla più alta contemplazione. Il Concilio Vaticano II dice che tutto il popolo di
Dio è chiamato alla santità.
Queste sono voci sicure.
Perciò vedi di raccogliere nella tua vita anche il “molto frutto” della santificazione che sarà possibile solo se sei unito a Cristo.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla”.
Hai osservato come Gesù non domandi direttamente il frutto, ma lo veda come conseguenza
del “rimanere” uniti a lui?
Può essere che anche tu cada nell’errore, in cui molti cristiani si trovano: attivismo, attivismo,
opere, opere per il bene degli altri, senza aver tempo di considerare se sono in tutto e per tutto uniti a
Cristo.
È un errore: si crede di portar frutto, ma non è quello che Cristo in te, Cristo con te potrebbe
portare.
Per portare il frutto durevole, che ha il timbro divino, occorre rimanere uniti a Cristo, e quanto
più rimarrai unito a Cristo, tanto più frutto porterai.
Inoltre questo verbo usato da Gesù, “rimanere”, dà l’idea non tanto di momenti in cui si porta
frutto, ma di uno stato permanente di fecondità.
Infatti, se tu conosci persone che vivono così, vedrai che esse, magari con un semplice sorriso,
con una parola, con l’usuale comportamento quotidiano, col loro atteggiamento di fronte alle varie
situazioni della vita, toccano i cuori fino, a volte, a far loro ritrovare Dio.
Dei santi è stato così. Ma non dobbiamo scoraggiarci nemmeno noi. Anche i comuni cristiani
possono portare frutto. Senti.
Tu sai che il mondo studentesco oggi è per lo più politicizzato e lascia poco spazio a coloro
che vorrebbero rendersi utili all’umanità partendo da altri moventi.
Siamo in Portogallo. Maria do Socorro, finito il liceo, è entrata all’università. L’ambiente è difficile. Molti suoi compagni lottano, seguendo la propria ideologia, e ciascuno vuole trascinare dietro a sé
gli studenti che ancora non si pronunciano.
Maria sa bene qual è la sua via, anche se non è facile spiegarla: seguire Gesù e rimanere unita a lui. È qualificata amorfa, senza ideali dai suoi compagni, che non conoscono nulla delle sue idee.
Qualche volta ha provato il rispetto umano, soprattutto entrando in chiesa. Ma lei continua ad andarci,
perché sente che deve rimanere unita a Gesù.
Si avvicina Natale. Maria si accorge che c’è tra loro chi non può andare a casa, perché abita
troppo lontano, e propone agli altri compagni di fare insieme un regalo a quelli che non partono. Con
sua grande sorpresa tutti accettano, subito.
Più tardi ci sono le elezioni e, altra grande meraviglia, proprio lei viene eletta rappresentante
del suo corso. Ma lo stupore è più forte ancora quando si sente dire: “È logico che sia stata eletta tu;
perché sei l’unica che ha una linea precisa, che sa cosa vuole e come fare per realizzarla”. Ora, alcuni si sono interessati al suo ideale e vogliono vivere come lei.
Un buon frutto della perseveranza di Maria do Socorro nel rimanere unita a Gesù.
«Chi rimane in me ed io in lui».
COLLABORARE
CON IL NOSTRO
MIGLIORE
AMICO
Vedi come Gesù parla
di un’unità tua con lui,
ma anche di un’unità
sua con te?
Se tu sei unito a lui, lui è in te, è presente
nell’intimo del tuo cuore.
6 PdV
PAROLA DI VITA
«Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me ed io in lui,
fa molto frutto, perché senza
di me non potete far nulla»
Gv 15,5
Dal commento di Chiara Lubich
Adattamento a cura dei Centri Gen3
Sotto la lente...
Immagini un tralcio staccato
dalla vite? Non ha futuro,
non ha più alcuna speranza,
non ha fecondità e
non gli resta che seccare
ed essere bruciato.
Come puoi tu rimanere in Gesù e
Lui rimanere in te? Come essere
tralcio verde e rigoglioso che
fa corpo con la vite?
Occorre anzitutto credere in Gesù.
Ma ciò non basta. La nostra fede
deve influire sulla dimensione
concreta della vita. Come? Vivendo
conforme a questa fede, mettendo
in pratica le parole di Gesù.
E nasce da questo un rapporto
e un colloquio d’amore reciproco,
una collaborazione fra Gesù e te,
discepolo suo.
Ed ecco la conseguenza:
far molto frutto, esattamente come
un tralcio ben unito alla vite dona
grappoli saporosi.
«Molto frutto» significa che sarai
dotato della capacità di aprire gli
occhi di molti alle parole uniche,
rivoluzionarie di Gesù e sarai
in grado di dare ad essi la forza
di seguirle.
«Molto frutto» significa ancora
che saprai suscitare, o anche
edificare, opere piccole
o grandi per sollevare i più
vari bisogni del mondo secondo
i doni che Dio ti ha dato.
«Molto frutto» significa «molto»,
non «poco». E ciò può voler dire
che saprai portare
nell’umanità che ti circonda
una corrente di bontà,
di comunione, di amore reciproco.
Ma «molto frutto» non
significa solo il bene spirituale
e materiale degli altri,
ma anche il tuo.
Anche il crescere
interiormente, anche
il santificarti personalmente
dipende dalla tua unione
con Lui.
Santificarti.
Forse questa
parola, coi tempi
che corrono,
ti sembrerà
un anacronismo,
un’inutilità,
o un’utopia.
Non è così.
Come sèso ad...
succe
(Bolivia)
A La Guardia una località vicino Santa
Cruz, c’è un Centro che si occupa di
bambini poveri dai due ai sei anni.
Lì volevamo portare una corrente
d’amore, sollevare chi era nel bisogno.
Non sapevamo come ci avrebbero accolto, ma i nostri timori erano davvero
infondati perché appena arrivati la loro
gioia ci ha fatto capire che aspettavano
questo momento da tempo. Ci siamo
immediatamente dimenticati delle 12
ore di viaggio e ci siamo messi a giocare con loro, ma c’era anche un
sacco di lavoro da fare: i bambini volevano imparare a scrivere, leggere a fare
i conti; c’era bisogno di rivestire i libri ed
anche di dare una mano nella costruzione di alcune abitazioni, per cui abbiamo scartavetrato, dipinto finestre e
porte, aiutato nella sistemazione del
parco giochi. Un pomeriggio, abbiamo
visitato le famiglie dei nostri ‘allievi’
per conoscere da vicino la loro vita e
stabilire rapporti più stretti. Ci ha colpito la situazione di una nonna ammalata che abitava con la nipote di cinque
anni. La bambina teneva la casa da sola,
così per amarle l’abbiamo pulita e sistemata, ma non potevamo fermarci qui
perché la loro dispensa era vuota e mettendo insieme i nostri spiccioli abbiamo
comprato almeno il necessario.
I tempi presenti
se ne vanno
e con essi
le vedute
parziali, errate,
contingenti.
Resta la verità.
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Come farebbe Gesù al mio posto?