Vol. 76; n. 3, Supplement 1, September 2004
Founded
in 1924
by:
G. Nicolich
U. Gardini
G.B. Lasio
Indexed in
Medline/Index Medicus
EMBASE/Excerpta Medica
Medbase/Current Opinion
SIIC Data Base
Urological and Andrological Sciences
XIV Congresso Nazionale
Società Italiana
di Urologia Oncologica
S.I.E.U.N.
Società
Italiana di
Ecografia
Urologica
Nefrologica e
andrologica
Main Topic: Le Neoplasie del Rene e del Surrene
Official Journal
9-12 Dicembre 2004 - Trieste
of the SIUrO
Giuseppe Martorana
Presidente S.I.Ur.O
Emanuele Belgrano
Presidente del Congresso
9 Dicembre 2004
Giornata pre-congressuale
dedicata al decennale
della scomparsa
del Prof. L. Giuliani
SIUrO
Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano
(S.I.Ur.O.)
Official Journal
of the SIEUN
Società Italiana di
Urologia Oncologica
Urological and Andrological Sciences
Official Journal of the SIEUN - Official Journal of the SIUrO
Indexed in
Medline/Index Medicus
EMBASE/Excerpta Medica
Medbase/Current Opinion
SIIC Data Base
Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio
XIV CONGRESSO NAZIONALE
SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.)
Main Topic: Le Neoplasie del Rene e del Surrene
Presidente S.I.Ur.O.: Prof. Giuseppe Martorana
Presidente del Congresso: Prof. Emanuele Belgrano
Trieste, 9-12 Dicembre 2004
Sede del Congresso: Palazzo dei Congressi, Stazione Marittima
I
Consiglio Direttivo e Scientifico S.I.Ur.O.
Presidente
Giuseppe Martorana
Past President
Francesco Boccardo
Vice Presidente
Giorgio Arcangeli
Segretario e Tesoriere
Alessandro Bertaccini
Consiglieri
Michele Battaglia, Oscar Bertetto, Enrico Bollito, Sergio Bracarda,
Giario Conti, Domenico Prezioso, Gigliola Sica
Comitato organizzatore locale
Stefano Bianco
Andrea Boltar
Umberto Caramuta
Sandro Ciampalini
Gianluca D’Aloia
Giovanni Liguori
Diego Marega
Gianfranco Savoca
Salvatore Siracusano
Moreno Tontodonati
Carlo Trombetta
Il Convegno è organizzato sotto il Patrocinio di:
Ministero della Salute – in richiesta
Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia
Università degli Studi di Trieste
Società Italiana di Urologia – S.I.U.
Associazione Urologi Italiani – A.U.R.O.
Società Italiana di Andrologia – S.I.A.
Gruppo Italiano di Uropatologia – G.i.u.p.
Associazione Italiana di Radiologia Oncologica – A.I.R.O.
Associazione Italiana di Oncologia Medica – A.I.O.M.
Società Italiana di Cancerologia – S.I.C.
Società Italiana di Psiconcologia – S.I.P.O.
Studi Avanzati Malattie Urologiche – S.A.M.U.R. – onlus
II
Cari Amici e Cari Colleghi,
è con grande piacere che Vi do il benvenuto al XIV Congresso della Società
Italiana di Urologia Oncologica.
Il main topic di quest’anno è il Carcinoma di Rene e Surrene.
Le diverse tematiche saranno approfondite e dibattute nei vari aspetti
e con il contributo di numerosi esperti anche non urologi.
Sarà un vero Congresso multidisciplinare così come è nella storia della Società.
Il Congresso, che si articola su tre giornate, è preceduto da una giornata dedicata
alla memoria del Professor Luciano Giuliani, figura fondamentale per la nascita e lo
sviluppo della SIUrO.
Le giornate congressuali prevedono workshop, letture magistrali, simposi, highlight
sui tumori di pene, testicoli, prostata e vescica, sessioni di comunicazioni, poster,
video e 12 corsi, di cui uno di chirurgia in diretta e tre pratici (hands on). Questi ultimi
verranno svolti in contemporanea ma ripetuti per tutte le tre giornate congressuali.
Le principali Società Scientifiche con interessi uro-oncologici, a livello nazionale ed
europeo (SIU, AURO, EORTC, ESOU, ecc), sono state coinvolte ed hanno partecipato
alla definizione del programma scientifico.
Sono certo che anche l’interesse delle patologie trattate, lo spessore culturale degli
speakers e la formula del Congresso SIUrO Vi offriranno un adeguato e importante
momento di aggiornamento!
È pertanto a nome di tutti i componenti del Comitato Direttivo SIUrO che rinnovo
il benvenuto a questo appuntamento scientifico!
Giuseppe Martorana
Presidente S.I.Ur.O.
Cari Colleghi,
è un grande onore per i miei collaboratori e per me ospitare il Congresso di
una Società che ha raggiunto un livello scientifico così elevato da rappresentare un
sicuro punto di riferimento ed irrinunciabile momento di incontro per tutti gli specialisti interessati alla patologia neoplastica del surrene, dell’apparato urinario e dell’apparato genitale maschile.
Nel decennale della scomparsa del Prof. Luciano Giuliani, primo Presidente e fondatore
di questa Società sarà un piacere del Prof. Giuseppe Martorana, mio e mi auguro di
molti di Voi, ricordarlo con una sessione di “live surgery” e la presentazione di lavori
scientifici dedicati alla Sua memoria.
Il programma è denso di appuntamenti di grande interesse ma io spero che tutti voi
possiate trovare un poco di tempo per visitare qualche angolo della città o dei suoi
dintorni. La sede congressuale è situata in una posizione strategica per questo
scopo: in pochi minuti a piedi si arriva alle stradine della vecchia Cavana e del
Ghetto, ricche di piccoli negozi di artigianato e di antiquariato. In meno di mezz’ora ci
si può arrampicare, passando attraverso l’Arco Romano di Riccardo, sino alla Chiesa
di San Giusto nella quale si apprezza la continuità dal Luogo Sacro dell’Età Romana
con quello Bizantino e via via Romanico che riunisce, perfettamente conservato, in un
tutt’uno i differenti edifici, molti dei quali ricoperti da magnifici mosaici.
Se si vuole salire ancora un poco, dalle torri del Castello di San Giusto si può
apprezzare uno dei più bei panorami a 360° che una città possa offrire. Da lontano si
vedono i castelli di Miramare, la cui visita è senz’altro consigliabile a chi ha amore
per le cose antiche e per la Storia, e quello di Duino che si può raggiungere attraverso una indimenticabile passeggiata sul ciglio della scogliera dedicata al poeta Rilke.
Sono certo che Trieste darà il suo contributo al successo del Congresso con il suo
fascino, la sua tradizionale ospitalità, la sua cucina e le sue capacità organizzative.
Emanuele Belgrano
Presidente del Congresso
III
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
PROGRAMMA SCIENTIFICO
Giovedì, 9 dicembre 2004 - N° Crediti ECM*
Giuliani’s Day
08.00 - 08.15
Compilazione questionario di verifica
Sala Saturnia - Corso Chirurgia in diretta
08.15 - 14.15
Dalla Sala Operatoria
Moderatori: Lotti T. (Napoli), Rizzo M. (Firenze)
Prostatectomia Radicale Laparoscopica (Sala A)
Operatore di sala operatoria: Martorana G. (Bologna)
Prostatectomia Radicale Nerve Sparing con Linfadenectomia (Sala B)
Operatore di sala operatoria: Carmignani G. (Genova)
Nefrectomia allargata (Sala B)
Operatore di sala operatoria: Belgrano E. (Trieste)
Letture su:
La prostatectomia video laparoscopica
Relatore: Gaboardi F. (Milano)
La prostatectomia Radicale Open
Relatore: Puppo P. (Genova)
La chirurgia del rene
Relatore: Giberti C. (Savona)
14.15 - 16.00
Inaugurazione e cocktail di benvenuto
Seduta Plenaria - Sala Saturnia
16.00 - 16.45
Corso - La prima chirurgia urologica
ModeratorI: Laurenti C. (Roma), Micali F. (Roma)
Le vie di accesso in chirurgia urologica
Relatore: Giberti C. (Savona)
Le derivazioni urinarie
Relatore: Gaboardi F. (Milano)
16.45 - 17.30
Corso - Le chirurgie urologiche più recenti
ModeratorI: Varaldo M. (Genova), Di Silverio F. (Roma)
La chirurgia andrologica
Relatore: Trombetta C. (Trieste)
La chirurgia della incontinenza urinaria
Relatore: Siracusano S. (Trieste)
17.30 - 18.15
Corso - La calcolosi urinaria
ModeratorI: Pescatore D. (Sanremo), Polito M. (Ancona)
Il primo stone centre: ricordi e attualità
Relatore: Bottino P. (Genova)
La prevenzione delle recidive e la miniinvasività
Relatore: Bottino P. (Genova)
L'iperparatiroidismo
Relatore: Repetto U. (La Spezia)
18.15 - 18.45
Lettura magistrale - il PONCAP
Presenter: Martorana G. (Bologna)
La prima esperienza di cooperazione multidisciplinare in uro-oncologia
Relatore: Boccardo F. (Genova)
18.45 - 19.00
Compilazione questionario di verifica
*Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
IV
Venerdì, 10 dicembre 2004 - N° Crediti ECM*
07.45 - 08.00
Compilazione questionario di verifica
Seduta Plenaria - Sala Saturnia
08.00 - 09.30
Corso - Patologia delle neoplasie renali (in collaborazione con GIUP)
Moderatori: Silvestri F. (Trieste), Bollito E. (Torino)
Classificazioni del carcinoma renale
Relatore: Montironi R. (Ancona)
Cosa c’è di nuovo sulla stadiazione pTNM del carcinoma renale
Relatore: Mikuz G. (Innsbruck - Austria)
Le patologie pediatriche del rene
Relatore: Collini P. (Milano)
PEC-oma: aggiornamento
Relatore: Pea M. (Verona)
09.30 - 10.00
Lettura magistrale - Giuliani lecture
Presenter: Martorana G. (Bologna)
"Il futuro dell'urologia"
Relatore: Debruyne F. (GA, Nijmegen)
10.00 - 11.00
Workshop - Il ruolo della chirurgia nelle neoplasie renali avanzate
Moderatori: Bono A.V. (Varese), Rocco F. (Milano)
La trombosi cavale
Relatore: Cosciani Cunico S. (Brescia)
Le nefrectomie "difficili"
Relatore: Zattoni F. (Udine)
Il ruolo della linfectomia
Relatore: Carmignani G. (Genova)
11.00 - 11.30
Last year highlight
Presenter: Bertaccini A. (Bologna)
I tumori della prostata
Relatore: Prayer Galletti T. (Padova)
Sale Oceania A, B, C - Sala Vulcania 1
11.30 - 12.30
Comunicazioni / Comunicazioni selezionate/ Video
12.30 - 13.00
Lettura magistrale
Presenter: Bracarda S. (Perugia)
Seduta Plenaria - Sala Saturnia
Fattori prognostici
Relatore: Boccardo F. (Genova)
13.00 - 14.30
Lunch Simposio - ELI LILLY
La Gemcitabina nel trattamento delle neoplasie della vescica:
dalle forme superficiali alle forme avanzate, novità e conferme
Moderatori: Bono A.V. (Varese), Bartoletti R. (Firenze)
Razionale di impiego della Gemcitabina nel carcinoma superficiale della vescica
Relatore: De Berardinis E. (Roma)
L'attività clinica della Gemcitabina nei pazienti con neoplasia vescicale superficiale
a rischio intermedio
Relatore: Casetta G. (Torino)
* Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII.
V
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Il trattamento dei pazienti affetti da carcinoma superficiale della vescica refrattario al BCG:
esistono nuove opzioni terapeutiche?
Relatore: Gunelli R. (Forlì)
Stato dell’arte nel trattamento delle forme infiltranti e metastatiche del carcinoma della vescica
Relatore: Cortesi E. (Roma)
14.45 - 15.45
Workshop - Recenti progressi nella diagnostica delle masse renali
Moderatori: Trombetta C. (Trieste), Bertolotto M. (Trieste)
Novità in campo di imaging ecografico con mezzo di contrasto
Relatore: Siracusano S. (Trieste)
La diagnosi differenziale delle piccole lesioni renali
Relatore: Pavlica P. (Bologna)
Il ruolo dell'imaging intraoperatorio
Relatore: Liguori G. (Trieste)
Hall
15.45 - 16.30
Poster - Meet the Authors & Coffee break
16.30 - 17.45
Workshop - Ruolo della chirurgia e della radioterapia nel trattamento delle metastasi
delle neoplasie renali
ModeratorI: Battaglia M. (Bari), Pizzocaro G. (Milano)
Seduta Plenaria - Sala Saturnia
Trattamento chirurgico delle metastasi polmonari
e stop-flow delle forme inoperabili resistenti alla terapia medica
Relatore: Bovolato P. (Brescia)
Chirurgia di "parete" nelle metastasi toraciche
Relatore: Incarbone M. (Rozzano)
Trattamento delle metastasi ossee
Relatore: Ippolito V. (Brescia)
Il ruolo della radioterapia
Relatore: Arcangeli G. (Roma)
Sala Oceania C
17.45 - 19.45
Hands on - Corso pratico - Laparoscopia
ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano)
Introduzione
Relatore: Martorana G. (Bologna)
Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP
Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo)
Tecnica chirurgica nella VLRP
Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna)
Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP
Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano)
Risultati funzionali ed oncologici della VLRP
Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna)
Conclusioni del corso
Relatore: Guazzoni G. (Milano)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti
del Pelvic Trainer
Sala Oceania B
17.45 - 19.45
Biopsia prostatica ecoguidata
ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
VI
Introduzione e presentazione del corso
Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici
Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso)
Indicazioni alla biopsia
Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste)
Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia)
Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso)
Biopsia transrettale (film)
Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste)
Biopsia transperineale (film)
Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova)
Biopsia doppler guidata (film)
Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone)
Numero e sede dei prelievi
Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza)
Le "rebiopsie"
Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova)
La biopsia dopo radioterapia
Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano)
La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia;
Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia)
Lo "specimen" bioptico
Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
Sala Vulcania
17.45 - 19.45
Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico
Moderatore: Conti G. (Como)
Definizione e diagnosi della ripresa locale
Relatore: Scattoni V. (Milano)
Radioterapia dopo prostatectomia radicale
Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese)
Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva
Relatore: Terrone C. (Orbassano)
hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Conti G. (Como)
Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Nava L. (Milano)
Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano)
Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Galosi A. (Ancona)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
19.45 - 20.00
VII
Compilazione questionario di verifica
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Sabato, 11 dicembre 2004 - N° Crediti ECM*
07.45 - 08.00
Compilazione questionario di verifica
Seduta plenaria - Sala Saturnia
08.00 - 09.00
Corso - Immunoterapia
ModeratorI: Boccardo F. (Genova), Bracarda S. (Perugia)
Fattori prognostici per risposta ad IL-2
Relatore: Galligioni E. (Trento)
IL-2 ad alte dosi in bolo ed infusione continua
Relatore: Ruggeri E. (Roma)
IL-2 a basse dosi+INF-alpha
Relatore: Bracarda S. (Perugia)
Immunoterapia adiuvante, stato attuale
Relatore: Passalacqua R. (Parma)
09.00 - 10.00
Corso - Immuno-chemioterapia
ModeratorI: Ceccherini R. (Trieste), Manzione L. (Potenza)
Interferon e vinblastina
Relatore: Cortesi E. (Roma)
Schemi con 5-Fluorouracile
Relatore: Bertetto O. (Torino)
Schemi con gemcitabina
Relatore: Guida M. (Bari)
Nuovi approcci terapeutici
Relatore: Tuveri G. (Trieste)
10.00 - 10.30
Lettura magistrale - Lettura AIEOP
Presenter: Schleef J. (Trieste)
Il tumore di Wilms
Relatore: Burnelli R. (Bologna)
10.30 - 11.30
Simposio satellite - AVENTIS
Recenti innovazioni nel trattamento del carcinoma prostatico
ModeratorI: Dogliotti L. (Torino), Martorana G. (Bologna)
Ruolo di Docetaxel nel trattamento del carcinoma prostatico ormonorefrattario
Relatore: Bertetto O. (Torino)
Prospettive future derivanti dall'impiego dei nuovi farmaci biologici
Relatore: Bracarda S. (Perugia)
11.30 - 12.00
Last year highlight
Presenter: Conti G. (Como)
I tumori del testicolo
Relatore: Salvioni R. (Milano)
Sale Oceania A, B, C, Sala Vulcania 1
12.00 - 13.00
Comunicazioni / comunicazioni selezionate / video
Seduta plenaria - Sala Saturnia
13.00 - 14.30
Lunch simposio - NOVARTIS
Prevenzione degli eventi scheletrici nel carcinoma prostatico: quando e a chi?
Discussione di casi clinici
Provoker: G. Conti (Como)
Panel list: Boccardo F. (Genova), Bertaccini A. (Bologna), Vavassori V. (Varese)
* Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
VII
VIII
14.45 - 16.15
Corso - Ricerca di base - angiogenesi e proteine di adesione (in collaborazione con SIC)
Moderatori: Barone C. (Roma), Sica G. (Roma), Cittadini A. (Roma)
Basi cellulari e molecolari dell'angiogenesi
Relatore: Presta M. (Brescia)
Livelli di IL-6 e VEGF in pazienti con carcinoma renale metastatico
sottoposti a trattamento con talidomide
Relatore: Bracarda S. (Perugia)
Proteine di adesione e tumori dell'apparato urogenitale
Relatore: Sica G. (Roma)
Sale Oceania A, C, Sale Vulcania e Vulcania 1
16.15 - 17.00
Comunicazioni / video
Seduta plenaria - Sala Saturnia
17.00 - 17.30
Lettura magistrale - ESOU lecture
Presenter: Bertaccini A. (Bologna)
Epidemiologia ed eziologia
Relatore: Turkeri L. (Istambul, Turchia)
Sala Oceania C
17.30 - 19.30
Hands on - Corso pratico - Laparoscopia
ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano)
Introduzione
Relatore: Martorana G. (Bologna)
Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP
Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo)
Tecnica chirurgica nella VLRP
Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna)
Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP
Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano)
Risultati funzionali ed oncologici della VLRP
Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna)
Conclusioni del corso
Relatore: Guazzoni G. (Milano)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti
del Pelvic Trainer
Sala Oceania B
17.30 - 19.30
Biopsia prostatica ecoguidata
ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Introduzione e presentazione del corso
Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici
Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso)
Indicazioni alla biopsia
Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste)
Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia)
Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso)
Biopsia transrettale (film)
Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste)
Biopsia transperineale (film)
Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova)
Biopsia doppler guidata (film)
Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone)
Numero e sede dei prelievi
Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza)
Le "rebiopsie"
Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova)
IX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
La biopsia dopo radioterapia
Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano)
La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia;
Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia)
Lo "specimen" bioptico
Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
Sala Vulcania
17.30 - 19.30
Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico
Moderatore: Conti G. (Como)
Definizione e diagnosi della ripresa locale
Relatore: Scattoni V. (Milano)
Radioterapia dopo prostatectomia radicale
Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese)
Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva
Relatore: Terrone C. (Orbassano)
Hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Conti G. (Como)
Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Nava L. (Milano)
Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano)
Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Galosi A. (Ancona)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
19.30 - 19.45
Compilazione questionario di verifica
Sala Vulcania
08.30 - 13.00
Corso per infermieri (Programma pag. XIII)
19.30 - 20.30
Seduta amministrativa (Nel corso della seduta amministrativa verranno premiate
le 4 comunicazioni migliori tra le comunicazioni selezionate)
Domenica, 12 dicembre 2004 - N° Crediti ECM*
07.45 - 08.00
Compilazione questionario di verifica
Seduta Plenaria - Sala Saturnia
08.00 - 09.30
Corso - Chirurgia delle forme localizzate
Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Pagano F. (Padova)
Introduzione
Relatore: Pagano F. (Padova)
La chirurgia a cielo aperto
Relatore: Carini M. (Firenze)
La chirurgia laparoscopica
Relatore: Scarpa R. (Orbassano)
Terapie alternative conservative
Relatore: Altieri V. (Napoli)
* Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
X
Il follow-up
Relatore: Melloni D. (Messina)
Conclusioni
Relatore: Belgrano E. (Trieste)
09.30 - 10.00
Lettura magistrale - EORTC Lecture
Presenter: Prezioso D. (Napoli)
Nuovi protocolli EORTC sui tumori del rene e del surrene
Relatore: Kirkali Z. (Izmir, Turchia)
10.00 - 11.30
Workshop - Chirurgia del surrene
Moderatori: Motta M. (Catania), Fontana D. (Torino)
Inquadramento anatomo patologico
Relatore: Scarpelli M. (Ancona)
L'incidentaloma surrenalico: trattamento vs osservazione
Relatore: Bellantone R. (Roma)
Le complicanze mediche e chirurgiche della surrenectomia mono e bilaterale
Relatore: Selvaggi F. (Bari)
Il carcinoma del surrene: il trattamento delle forme avanzate
Relatore: Dogliotti L. (Orbassano)
Il follow-up nel feocromocitoma surrenalico
Relatore: Nardecchia A. (Bari)
11.30 - 12.00
Lettura magistrale - Genetica
Presenter: Battaglia M. (Bari)
Il ganglioneuroblastoma ed il feocromocitoma
Relatore: Lasorella A. (New York, U.S.A.)
12.00 - 12.30
Last year highlight
Presenter: Prezioso D. (Napoli)
I tumori della vescica
Relatore: Bassi P. (Padova)
12.30 - 13.00
Last year highlight
Presenter: Pavone M. (Palermo)
I tumori del pene
Relatore: Pizzocaro G. (Milano)
Hall
13.00 - 13.45
Poster - Meet the Authors & buffet
Sala Oceania C
13.45 - 15.45
Hands on - Corso pratico - Laparoscopia
ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano)
Introduzione
Relatore: Martorana G. (Bologna)
Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP
Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo)
Tecnica chirurgica nella VLRP
Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna)
Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP
Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano)
Risultati funzionali ed oncologici della VLRP
Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna)
Conclusioni del corso
Relatore: Guazzoni G. (Milano)
XI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti
del Pelvic Trainer
Sala Oceania B
13.45 - 15.45
Biopsia prostatica ecoguidata
ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Introduzione e presentazione del corso
Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno)
Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici
Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso)
Indicazioni alla biopsia
Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste)
Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia)
Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso)
Biopsia transrettale (film)
Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste)
Biopsia transperineale (film)
Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova)
Biopsia doppler guidata (film)
Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone)
Numero e sede dei prelievi
Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza)
Le "rebiopsie"
Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova)
La biopsia dopo radioterapia
Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano)
La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia;
Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia)
Lo "specimen" bioptico
Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
Sala Vulcania
13.45 - 15.45
Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico
Moderatore: Conti G. (Como)
Definizione e diagnosi della ripresa locale
Relatore: Scattoni V. (Milano)
Radioterapia dopo prostatectomia radicale
Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese)
Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva
Relatore: Terrone C. (Orbassano)
Hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Conti G. (Como)
Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Nava L. (Milano)
Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano)
Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale
Relatore: Galosi A. (Ancona)
Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature
da parte dei partecipanti
15.45 - 16.00
Compilazione questionario di verifica
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XI
XII
PROGRAMMA CORSO INFERMIERISTICO
Sabato, 11 dicembre 2004 - 3 Crediti ECM*
Sala Vulcania
07.45 – 08.00
Registrazione corsisti e compilazione questionario di verifica
08.00 – 08.15
Saluto Autorità
08.15 – 10.00
I SESSIONE
Laparoscopia
Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Sanseverino C. (Trieste)
Laporoscopia renale: Il punto di vista del chirurgo
Relatore: Siracusano S. (Trieste)
Laparoscopia prostatica: Il punto di vista del chirurgo
Relatore: Savoca G. (Trieste)
Aspetto infermieristico di sala operatoria
Relatore: Marega R. (Bologna)
Aspetto infermieristico di unità operativa
Relatore: Russo M. (Torino)
Riabilitazione urinaria
Relatore: Saurin B. (Udine)
Riabilitazione sessuale
Relatore: Sanseverino C. (Torino)
10.00 – 11.15
II SESSIONE
Endoscopia uretrale
Moderatori: Martorana G. (Bologna), Bagagiolo M. (Trieste)
Il punto di vista del chirurgo
Relatore: Ciampalini S. (Trieste)
Aspetto infermieristico di sala operatoria
Relatore: Fuk P. (Trieste)
Aspetto infermieristico di unità operativa
Relatore: Grdina S. (Trieste)
11.15 – 12.50
III SESSIONE
Derivazioni urinarie
Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Federico E. (Trieste)
Derivazioni urinarie esterne: Il punto di vista del chirurgo
Relatore: Savoca G. (Trieste)
Derivazioni urinarie ortotopiche: Il punto di vista del chirurgo
Relatore: Siracusano S. (Trieste)
Il posizionamento del paziente in sala operatoria
Relatore: Ciampalini S. (Trieste)
Aspetto infermieristico-enterostomista
Relatore: Federico E. (Trieste)
Aspetto infermieristico in unità operativa
Relatore: Federico E. (Trieste)
12.50 14.00
IV SESSIONE
Incontinenza urinaria
Moderatori: Di Benedetto P. (Udine), Bevilacqua I. (Udine)
Il punto di vista dell’Urologo
Relatore: Siracusano S. (Trieste)
Il punto di vista del Fisiatra
Relatore: Di Benedetto P. (Udine)
Aspetto infermieristico
Relatore: Bevilacqua I. (Udine)
14.00 – 14.15
Compilazione questionario di verifica
* Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII.
XIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
TIMETABLES
Giovedì, 9 dicembre 2004 - Giuliani’s day (totale ore ECM: 9)
08.00-08.15
Compilazione questionario di verifica ECM
08.15-14.45
SALA SATURNIA Corso: Chirurgia in diretta
Letture preliminari agli interventi
La prostatectomia video laparoscopica
dalla Sala Operatoria A
dalla Sala Operatoria B
Prostatectomia Radicale Laparoscopica
La chirurgia del rene
Nefrectomia allargata
La prostatectomiaradicale open
Prostatectomia radicale nerve sparing
con linfadenectomia
Discussione
14.15-16.00
16.00-16.45
Inaugurazione e Cocktail de benvenuto
SALA SATURNIA
Corso: La prima chirurgia urologica
Le vie di accesso in chirurgia urologica
Le derivazioni urinarie
16.45-17.30
Corso: Le Chirurgie Urologiche più recenti
La chirurgia andrologica
La chirurgia della Incontinenza Urinaria
17.30-18.15
Corso: La calcolosi urinaria
Il primo Stone Centre: ricordi e attualità
La prevenzione delle recidive
e la mininvasività
L’iperparatiroidismo
18.15-18.45
Lettura Magistrale: il PONCAP
La prima esperienza di cooperazione
multidisciplinare in uro-oncologia
18.45-19.00
Compilazione questionaria di verifica ECM
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV
Venerdì, 10 dicembre (totale ore ECM: 8)
07.45-08.00
08.00-09.30
Compilazione questionario di verifica ECM
SALA SATURNIA
Corso: Patologia delle Neoplasie
Renali (in collaborazione con GIUP)
Classificazioni del carcinoma renale
Cosa c’è di nuovo sulla stadiazione
pTNM del carcinoma renale
Le patologie pediatriche del rene
PEC-oma: aggiornamento
09.30-10.00
Giuliani Lecture
“Il futuro dell’Urologia”
10.00-11.00
Workshop: Il ruolo della chirurgia
nelle Meoplasie renali avanzate
La trombosi cavale
Le nefrectomie “difficili”
Il ruolo della linfectomia
11.00-11.30
Last year Highlight
I tumori della prostata
11.30-12.30
12.30-13.00
Lettura Magistrale
Fattori prognostici
13.00-14.30
Lunch Simposio - NOVARTIS
Prevenzione degli eventi scheletrici
nel carcinoma prostatico:
quando e a chi?
Discussione di casi clinici
14.45-15.45
Workshop: Recenti progressi nella
diagnostica delle masse renali
Novità in campo di imaging ecografico
con mezzo di contrasto
La diagnosi differenziale delle
piccole lesioni renali
Il ruolo dell'imaging intraoperatorio
15.45-16.30
Poster: meet the authors and coffee breack
16.30-17.45
Workshop: Ruolo della chirurgia e
della radioterapia nel trattamento
delle metastasi delle neoplasie renali
Trattamento chirurgico delle metastasi
polmonari e stop-flow delle
forme inoperabili resistenti
alla terapia medica
Chirurgia di "parete"
nelle metastasi toraciche
Trattamento delle metastasi ossee
Il ruolo della radioterapia
SALA VULCANIA 1
SALA VULCANIA
OCEANIA A
OCEANIA B
OCEANIA C
Video
Comunicazioni
Comunicazioni
Comunicazioni
Videolaparoscopia
di rene prostata e
vescica
Chirurgia dei
tumori della
prostata
Rene
Miscellanea
Terapia medica
e terapia radiante
dei tumori della
prostata
Comunicazioni
Selezionate
Ricerca
sperimentale
e terapia
radiante
17.45-19.45
21.00
XV
Hands on
technologies
Trattamento della
recidiva loale
di carcinoma
prostatico
Cena di gala
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
Hands on
technologies
Biopsia prostatica
ecoguidata
Hands on
technologies
Laparoscopia
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Sabato, 11 dicembre (totale ore ECM: 7)
07.45-08.00
08.00-09.00
Compilazione questionario di verifica ECM
SALA SATURNIA
SALA VULCANIA 1
Corso: immunoterapia
Fattori Prognostici per risposta ad IL-2
IL-2 ad alte dosi in bolo ed infusione continua
IL-2 a basse dosi+INF-α (sc)
Immunoterapia adiuvante, stato attuale
08.15-13.00
0.90-10.00
SALA VULCANIA
Corso: immuno-chemioterapia
Interferon e vinblastina
Schemi con 5-fluorouracile
Schemi con gemcitabina
Nuovi approcci terapeutici
Endoscopia uretrale
10.30-11.30
Simposio Satellite - AVENTIS
Recenti innovazioni nel trattamento
del carcinoma prostatico
Ruolo di docetaxel nel trattamento
del carcinoma prostatico ormonorefrattario
Prospettive future derivanti dall'impiego
dei nuovi farmaci biologici
Derivazioni
urinarie
Video
13.00-14.30
Lunch Simposio - ELI LILLY. La gemcitabina
nel trattamento delle neoplasie della
vescica: dalle forme superficiali alle
forme avanzate, Novità e conferme
Razionale di impiego della gemcitabina
nel carcinoma superficiale della vescica
L’attività clinica della gemcitabina
nei pazienti con neoplasia vescicale
superficiale a rischio intermedio
Il trattamento dei pazienti con carcinoma
superficiale della vescica refrattario al BCG:
esistono nuove opzioni terapeutiche?
Stato dell’arte nel trattamento delle forme
infiltranti e metastatiche del carcinoma
della vescica
14.45-16.15
Corso: Ricerca di base
(in collaborazione con SIC)
angiogenesi e proteine di adesione
Basi cellulari e molecolari dell'angiogenesi
Livelli di IL-6 e VEGF in pazienti
con carcinoma renale metastatico
sottoposti a trattamento con talidomide
Proteine di adesione e tumori
dell'apparato urogenitale
16.15-17.00
19.30-19.45
19.30-20.30
Comunicazioni
Comunicazioni
Comunicazioni
selezionate
Terapia chirurgica
e terapia medica
Incontinenza
Urinaria
Last Year Highlight
I tumori del testicolo
12.00-13.00
17.30-19.30
OCEANIA C
Laparoscopia
Lettura AIEOP
Il tumore di Wilms
17.00-17.30
OCEANIA B
Corso
per infermieri
Compilazione
questionario
di verifica
10.00-10.30
11.30-12.00
OCEANIA A
Chirurgia open
Compilazione
questionario
di verifica
Diagnostica e terapia Biopsia prostatica
chirurgica dei tumori
del rene
Video
Miscellanea
Comunicazioni
Miscellanea
Comunicazioni
Terapia medica
e chirurgica dei
tumori della vescica
Comunicazioni
Prostata ricerca
sperimentale
ESOU Lecture
Epidemiologia ed eziologia
Hands on
Technologies
Trattamento della
recidiva loale
di carcinoma
prostatico
Hands on
Technologies
Biopsia prostatica
ecoguidata
Hands on
Technologies
Laparoscopia
Compilazione questionario di verifica
Seduta amministrativa (nel corso della seduta amministrativa verranno premiate le 4 comunicazioni migliori tra le comunicazioni selezionate)
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XVI
Domenica, 12 dicembre (totale ore ECM: 7)
07.45-08.00
08.00-09.30
Compilazione questionario di verifica ECM
SALA SATURNIA
Corso: Chirurgie delle forme localizzate
Introduzione
La chirurgia a cielo aperto
La chirurgia laparoscopica
Terapie alternative conservative
Il follow-up
Conclusioni
09.30-10.00
EORTC Lecture
Nuovi protocolli EORTC sui tumori
del rene e del surrene
10.00-11.30
Workshop: Chirurgia del surrene
Inquadramento anatomo patologico
L'incidentaloma surrenalico:
trattamento vs osservazione
Le complicanze mediche e chirurgiche
della surrenectomia mono e bilaterale
Il carcinoma del surrene: il trattamento
delle forme avanzate
Il follow-up nel feocromocitoma surrenalico
11.30-12.00
Lettura magistrale: Genetica
Il ganglioneuroblastoma ed
I tumori della vescica
12.00-12.30
Last Year Highlight
I tumori della vescica
12.30-13.00
Last Year Highlight
I tumori del pene
13.00-13.45
Poster: Meet the Authors and buffet
SALA VULCANIA 1
13.45-15.45
15.45-16.00
XVII
SALA VULCANIA
Hands on
technologies
Trattamento della
recidiva loale
di carcinoma
prostatico
Compilazione questionario di verifica ECM
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
OCEANIA A
OCEANIA B
OCEANIA C
Hands on
technologies
Biopsia prostatica
ecoguidata
Hands on
technologies
Laparoscopia
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SESSIONI
Venerdì, 10 dicembre 2004
ore 11.30 -12.30 sala VULCANIA – COMUNICAZIONI - Chirurgia dei tumori della prostata
Moderatori: Morgia G., Prezioso D.
88 - CROMOGRANINA A SIERICA PREOPERATORIA NEL PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA
PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: QUALE VALORE PREDITTIVO?
Masieri L1, Serni S1, Lapini A1, Nesi G2, Carloni M1, Corvino C1, Meliani E1, Carini M1
1
Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M.Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica
Università degli studi di Firenze
105 - SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, CON PSA
COMPRESO FRA 20 E 100 ng/ml: ANALISI DEI FATTORI PREDITTIVI PREOPERATORI
Zaramella S1, Sala M1, Vidali M2, Monesi G1, Kocjancic E1, Gontero P1, Ceratti G1, Favro M1, Marchioro G1, Pisani R1, Frea B1
1
Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”,
Novara; 2Dipartimento Scienze Mediche Università degli Studi del Piemonte Orientale
107 - RISPARMIO DELLE VESCICHETTE SEMINALI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA
Mari M1, Ambu A1, Guercio S3, Tamagnone A2, Bollito E2, Bellina M1
1
U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli; 2Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi,
Orbassano; 3Clinica Universitaria II, Azienda Ospedaliera Molinette, Torino
137 - TERAPIA NEOADIUVANTE E PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA VALUTAZIONE
Mearini L, Mearini E, Zucchi A, Fornetti P, Porena M
Clinica Urologica, Università di Perugia
144 - RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA PELVICA (LND) NELLA NEOPLASIA PROSTATICA (CAP) NON AVANZATA
Matei DV1, Gandini S2, Longaretti N3, Mariani L2, Rocco B1, Varela R1, Verweij F1, Scardino E1, de Cobelli O1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Biostatistica; 3Data Manager, Istituto Europeo di Oncologia, Milano
149 - RISULTATI ONCOLOGICI E DI QUALITÀ DI VITA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE vs RETROPUBICA
Cai T1, Gacci M1, Travaglini F1, Berdondini E1, Rizzo M1, Bartoletti R1, Nesi G2
1 Clinica Urologic; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze
169 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ADIUVANTE ALLA RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO
DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE
Roscigno M1, Cozzarini C2, Mazzoccoli B1, Scattoni V1, Pasta A1, Bertini R1, Da Pozzo LF1, Montorsi F1, Rigatti P1
1
Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università "Vita e Salute" Ospedale San Raffaele, Milano
178 - LA LINFADENECTOMIA NEL CARCINOMA PROSTATICO: ESTENSIONE DELLE INDICAZIONI
Fasolis G, Lacquaniti S, Fasolo PP, Conti E, Sebastiani G, Mandras R, Puccetti L
SOC Urologia, Ospedale "S. Lazzaro", Alba (CN)
201 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: UNA PROVATA ALTERNATIVA CHIRURGICA
Galli S, Simonato A, Bozzola A, Gregori A, Lissiani A, Radice R, Gaboardi F
U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera L. Sacco, Milano
218 - DUE ANNI DI PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI A BREVE TERMINE.
Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Garofalo M, Costa F, Viola D, Malizia M, Palmieri F, Severini E, Vitullo G
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
ore 11.30 -12.30 - Sala OCEANIA A - COMUNICAZIONI - Rene Miscellanea
Moderatori: Mazza Balbi C.
64 - ESPRESSIONE E SIGNIFICATO FUNZIONALE DEL SISTEMA CD40-CD154 NEL CARCINOMA DI CELLULE RENALI:
STUDIO IN 24 PAZIENTI
Volpe A1, Bussolati B2, Graziano M.E1, Camussi G2, Ferrando U1
1
S.C. Urologia 3 D.O., A.S.O.; 2Laboratorio di immunopatologia renale, Dipartimento di Medicina Interna e
Centro Ricerca Medicina Sperimentale, A.S.O. S.Giovanni Battista Molinette, Torino
93 - CARCINOMA RENALE A CELLULE CROMOFOBE:
ANALISI DI 104 CASI DA UN DATABASE MULTICENTRICOEUROPEO
Cindolo L1, de La Taille A2, Romis L3, Schips L4, Zigeuner RE4, Ficarra V5, Tostain J6, Artibani W5, Abbou CC2, Lobel B7,
Salzano L1, Gallo A8, Patard JJ7
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 3Clinica
Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University Graz, Austria
94 - ESPRESSIONE DEL CIRCUITO DEI GENI HOX NEL RENE EMBRIONALE, ADULTO E TUMORALE
Cindolo L1, Cantile M2, Schiavo G2, D’Armiento M3, Gallo A1, Altieri V4, Napodano G4, Cillo C2
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento; 2Medicina Clinica e Sperimentale, Università “Federico II”, Napoli;
3
Anatomia Patologica, Università “Federico II”, Napoli; 4Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XVIII
126 - STUDIO IMMUNOFENOTIPICO DI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA RENALE IN PRIMA DIAGNOSI.
DIMOSTRAZIONE DI UN QUADRO DI PROFONDA IMMUNODEPRESSIONE INDOTTA DAL TUMORE
Porta C1,2, Bonomi L1, Paglino C1, Ferrari S1,2, Rovati B1.2, Lillaz B3,4, Mensi M3,5, Danova M1,2, Rovereto B3
1
Istituto di Medicina Interna ed Oncologia Medica; 2Laboratorio di Citometria e Terapie Cellulari;
3
Divisione di Urologia, Università degli Studi di Pavia e I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo di Pavia; 4Divisione di Urologia,
Ospedale Regionale di Aosta
132 - WILMS’ TUMOR: PRESENTATION AND TREATMENT.
Bunkheila F1, Ntreta M1, Guido A1, Rombi B1, Cammelli S1, Burnelli R2, Neri S1, Barbieri E1
1
Istituto di Radioterapia "E. Barbieri"; 2Oncologia Pediatrica S Orsola, Bologna
145 - CHEMOIMMUNOTHERAPY (CIT) WITH IL-2, IFN-2a AND FLUOROURACIL IN METASTATIC RENAL CANCER:
A MONOINSTITUTIONAL CONFIRMATORY STUDY
Lo Re1 G, Boccalon1 M, Sangiorgio2 D, Rustici2 C, Lenardon2 O, Merlo2 A, Buttazzi2 L, Talamini3 R, Garbeglio2 A, Tumolo1 S
1
Oncology Unit; 2Division of Urology, G.H. Santa Maria degli Angeli, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistic,
CRO Aviano (PN)
155 - RUOLO DELL’ESPRESSIONE DEL RECETTORE CHEMOCHINICO CXCR3-B NELL’ANGIOGENESI
DEL CARCINOMA RENALE
Lazzeri E1, Gacci M3, Bartoletti R3, Francalanci M2, Lasagni L2, Mazzinghi B2, Serio M2, Romagnani P2, Rizzo M3
1
Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Immunoallergologia; 2Dipartimento di Fisiopatologia Clinica; 3Clinica
Urologica, Firenze
159 - LE CORISTIE SURRENALICHE INTRARENALI: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON IL CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE (RCC) NEL RENE DA TRAPIANTARE
Peschechera R, Palazzo S, Selvaggio O, Battaglia M, Ditonno P, Selvaggi FP
Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di Organo
186 - IL RUOLO DEL CD10 NELLA DIAGNOSI DELLE NEOPLASIE RENALI
Vigano' P1, Picozzi S1, Casu M1, Giuberti A1, Bovo G2, Buffa R2, Strada GR1
1
Uo Di Urologia; 2Uo Anatomia Patologica Ospedale San Gerardo, Monza
200 - LA CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE CON INFUSIONE CONTINUA DI FLOXURIDINA
E IL-2 SOTTOCUTANEA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO
DOPO NEFRECTOMIA RADICALE
Terrone C1, Cracco C1, Aveta P2, Fiori C, Squeo MS2, Cretarola E3, Lancini V3, Conti G3, Rocca Rossetti S1, Fontana D2
1
Urologia Universitaria, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Urologia
Universitaria II, Dipartimento di Discipline Medico Chirurgiche A.S.O. Molinette, Torino; 3Unità Operativa di Urologia
Ospedale S. Anna, Como, Italy
ore 11.30 -12.30 sala OCEANIA B - COMUNICAZIONI Terapia medica e terapia radiante dei tumori della prostata
Moderatori: Arcangeli G., Passalacqua R.
34 - SOMMINISTRAZIONE "INTERMITTENTE DI KETOCONAZOLO "LOW DOSE" IN PAZIENTI CON CARCINOMA
PROSTATICO ORMONORESISTENTE
Meliani E, Lapini A,Corvino C, Farina U, Costanzi A, Melone F, Carini M
U.O. Urologia Ospedale S.Maria Annunziata, Firenze
62 - IL SINERGISMO FAS-CELECOXIB POTENZIA L’EFFETTO APOPTOTICO DELL’INIBIZIONE DELLA
CICLOOSSIGENASI-2 NELLE LINEE CELLULARI ORMONO-SENSIBILI ED ORMONO-REFRATTARIE
DI CARCINOMA PROSTATICO
Rinaldi L1, Catalano A2, Milanese G1, Faronato M1, Procopio A2, Muzzonigro G1
1
Clinica Urologica e Dottorato di Oncologia Urologia; 2Dipartimento Patologia Molecolare e Terapie Innovative,
Università Politecnica delle Marche, Ancona
67 - METASTATIC HORMONE- REFRACTORY PROSTATE CARCINOMA:
THE ROLE OF THE ANTITUMORAL MEDICAL THERAPY
Procopio G1, Bajetta E1, De Dosso S1, Ricotta R1, Della Torre S1, Catena L1, Verzoni E1, Bianchini G1,
Pedalino M2, Reggio M2
1
Unità Operativa di Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano; 2Clinica
Urologica I, Ospedale "S. Marta-S. Venera" di Acireale
72 - L’IMPIEGO DEL RESVERATROLO E DEGLI INIBITORI DELLE COX-2 NELLA RECIDIVA BIOCHIMICA DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE
Turini D, Beneforti P, Lazzeri M
Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara Firenze
99 - INTRA-OPERATIVE RADIOTHERAPY AFTER RADICAL PROSTATECTOMY (RP) IN PROSTATE
CANCER AT HIGH RISK OF LOCAL FAILURE
Arcangeli G, Saracino B, De Carli P, Albino G, Soriani A, Marzi S, Petrongari MG, Farella A, Gomellini S, Gallucci G
Istituto Regina Elena, Roma
XIX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
110 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE POST-PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI
CON COINVOLGIMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI (pT3b).
Greco C1, Castiglioni S1, de Cobelli O2, Longaretti N1,2, Matei V2, Rocco B2, Scardino E2, Severi G3, Vavassori A1,
Verweij F2, Orecchia R1
1
Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia;
3
Divisione di biostatistica ed epidemiologia, Istituto Europeo di Oncologia
121 - USO DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA DEFINIZIONE DEL VOLUME BERSAGLIO IN PAZIENTI CON
RECIDIVA MACROSCOPICA DA CA DELLA PROSTATA OPERATO. ESPERIENZA INIZIALE PRESSO
L'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA
Castiglioni S1, Greco C1, Cattani F2, Cambria R2, Bonomo G3, de Cobelli O4, Orecchia R1,5
1
Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Fisica Medica, Istituto Europeo
di Oncologia; 3Divisione di Radiologia, Istituto Europeo di Oncologia; 4Divisione di Urologia,
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
133 - ESTRAMUSTINE (E) IN COMBINATION TO ALTERNATING ORAL ETOPOSIDE (VP16) AND WEEKLY VINBLASTINE
(VLB) IN METASTATIC (M) HORMONE-REFRACTORY (HR) PROSTATIC CARCINOMA (PC):
A MONOINSTITUTIONAL STUDY
Boccalon M1, Maruzzi D2, Lo Re G1, Lenardon O2, Rustici C2, Bettin A2, Salamini R3, Garbeglio A2,Tumolo S1
1
Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistics, C.R.O. –
IRCCS, Aviano (PN)
135 - INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION NEL CARCINOMA PROSTATICO E TESTOSTERONE
Mearini L, Zucchi A, Mearini, Giannantoni A, Lilli P, Porena M
Clinica Urologica, Università di Perugia
207 - LA BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA LOCALIZZATO:
ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO
Beltramo G1, Casetta G4, Guarneri A2, Tessa M1, Ragona R2, Giglioli FR3, Tizzani A5, Ricardi U2
1
SCDU Radioterapia, ASO San Giovanni Battista di Torino; 2SCDU Radioterapia, Università degli Studi di Torino;
3
Dipartimento di Fisica Sanitaria, ASO San Giovanni Battista di Torino; 4SCDU Clinica Urologica I, ASO San Giovanni
Battista di Torino
ore 11.30 -12.30 sala OCEANIA C - COMUNICAZIONI SELEZIONATE
Moderatori: Fandella A., Bollito E., Siracusano S., Beorchia A.
26 - KGF- AND IGF-I-INDUCED PROLIFERATION AND PSA EXPRESSION ARE COUNTERACTED BY A GnRH ANALOGUE
IN HUMAN PROSTATIC CANCER CELL LINES
Angelucci C, Iacopino F, Capucci S, Urbano R, Sica G
Istituto di Istologia ed Embriologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia.
60 - C-REACTIVE PROTEIN: A BIOMARKER OF SURVIVAL IN METASTATIC RENAL CELL CARCINOMA TREATED WITH
SUBCUTANEOUS INTERLEUKIN-2-BASED IMMUNOTHERAPY
Casamassima A1, Picciariello M1, Berardino R1, Quaranta M1, Lorusso V2, Guida M2
1
Department of Experimental Oncology, Laboratory of Immunology; 2Department of Medical Oncology, Oncology
Institute, Bari, Italy
108 - CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE A MEDIO RISCHIO DI RECIDIVA. UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO DEL GRUPPO STUDIO TUMORI
UROLOGICI (GSTU)
Serretta V1, Altieri V2, Morgia G3, Carrieri G4, Di Lallo5 A, Melloni D6, Magno C6, Armenio A7, Vacirca F8, Salzano L9,
Cindolo L9, Bizzini A10, D’Elia A11, Motta M12, Sblendorio D13, Vaccarella G14, Zito A15, Selvaggi FP16, Gallo A17,
Simone NS18, Aragona F19, Allegro R1, Pavone M1 e Gruppo Studi Tumori Urologici
1
Ist Urol Univ Palermo; 2Ist Urol Univ. Napoli; 3Ist Urol Univ Sassari; 4Osp Urol Matera; 5Osp Urol Campobasso; 6Ist Urol Univ
Messina; 7C di C Candela; 8Osp Urol Caltanissetta; 9Osp Urol Benevento; 10Osp Urol Caltagirone; 11Osp Urol Castellaneta
(TA); 12Ist Urol Univ Catania; 13Osp Urol Carbonara (BA); 14Osp Cervello Urol Palermo; 15Osp Urol Torre del Greco (NA); 16Ist
Urol Univ Bari; 17Int Pascale Urol Napoli; 18Osp Urol Maddaloni (CZ); 19Dpt Disc Chir Anat e Oncol Univ PalermoBenevento
141 - CONSERVATIVE TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER BY RADIOCHEMOTHERAPY. LONG TERM RESULTS
Arcangeli G 1, Tirindelli Danesi D2, Cruciani E3, Saracino B1, Mecozzi A3, Altavista P1
1
Istituto Tumori Regina Elena, Div. Radioterapia; 2ENEA C.R. Casaccia, Sez. Tossicologia e Scienze Biomediche;
3
Ospedale Fatebenefratelli, Isola Tiberina, Div. Urologia e Oncologia, Roma
202 - RADIOTERAPIA ADIUVANTE O DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE
Bortolato B1, Zanni D2, Brambilla MG2, Botturi M1
1
U.O Radioterapia; 2Servizio di Fisica Sanitaria, A.O. Ospedale Niguarda, Milano
215 - CARATTERIZZAZIONE "IN VIVO" DEL TESSUTO PROSTATICO MEDIANTE ELABORAZIONE DEL SEGNALE
ULTRASONICO A RADIOFREQUENZA: RISULTATI PRELIMINARI
Bertaccini A1, Franceschelli A1, Brunocilla E1, Shiavina R1, Marchiori D1, Ceccarelli F2 Granchi S2, Biagi E2, Masotti L2,
Cicchetti G1, Manferrari F1, Martorana G1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi,
Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XX
ore 11.30 -12.30 SALA Vulcania 1 Video
VIDEOLAPAROSCOPIA DI RENE PROSTATA E VESCICA
Moderatori: Martorana G., Guazzoni G.
90 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA: TECNICHE DI EMOSTASI
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A.
U.O. Urologia, Ospedale Luigi Sacco, Milano
173 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA:
MODIFICHE DI TECNICA PER MIGLIORARE LA CONTINENZA PRECOCE
Disanto V., Scalese G. Romano M. , Portoghese F.
OSpedale Regionale " Muilli " Acquaviva delle fonti UOC di Urologia Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva
196 - CISTECOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON LINFOADENECTOMIA IN BLOCCO
Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F. , Ventura F. , Cotrufo S., Rizzo PL.
Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale -F. Miulli- UOC di Urologia - Centro di Chirurgia Laparoscopica
e Mininvasiva - Direttore: Prof. Vincenzo Disanto - Acquaviva delle Fonti (Ba)
205 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. IL FILM
Amenta M.; Grosso G.; Maritati F.; Occhipinti M.
Casa di cura "Dott.Pederzoli" presdio ASL 22 regione Veneto
U.O Urologia Peschiera del Garda (Verona)
208 - LA NEFRECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE ALLARGATA. TECNICA
Amenta M.; Grosso G.; Maritati F.; Occhipinti M.
U.O. Urologia Casa di cura polispecialistica "Dott. Pederzoli"
Presidio Ospedaliero ASL 22 Regione Veneto Peschiera del Garda (Vr)
220 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE: ESPERIENZA DOPO 100 CASI
G. Martorana, F. Manferrari, A. Bertaccini, M. Garofalo, F. Costa, D. Viola, M. Malizia, F. Palmieri, E. Severini, G. Vitullo.
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
15.45 -16.30 - HALL - Poster Meet the authors
Moderatori: Bertaccini A., Rubagotti A., Schips L., Sica G.
13 - ENUCLEORESEZIONE RENALE: STUDIO MULTICENTRICO PIEMONTESE SCUP Studi Clinici Urologici Piemontesi
Muto G1, D’Urso L1, Bardari F1, Randone D1, Pierini P1, Vestita E2, Perachino M3, Acanfora F4
1
UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; 1UOA Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino; 1UOA Urologia, Ospedale Civile
Biella; 1UOA Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 3UOA Urologia, Ospedale civile Casale M.to; 4UOA Urologia, Ospedale Civile Cir
15 - UN RARO CASO DI METASTASI PLEURICHE DA CARCINOMA RENALE
Donelli A, De Mare M, Gogna P, Borrelli C, Conti F, Repetto U
Struttura di Urologia Ospedale di La Spezia.
18 - DIAGNOSI DI NEOPLASIA RENALE CON UN NUOVO METODO NON INVASIVO (TRIMprobTM):
UNO STUDIO PILOTA DELLO SCUP (Studi Clinici Urologici Piemontesi)
D’Urso L1, Bardari F1, Ferrando U1, Vestita E1, Graziano M1, Balma M2, Autino E2, Segnan N3, Muto G1
1
UOA, Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 1UOA, Urologia, Ospedale Molinette; 1UOA, Urologia, Ospedale Civile
Ivrea; 2Galileo Avionica, Caselle T.se, Torino, 3CPO, Ospedale S.Giovanni AS, Torino
24 - RUOLO DELLA "FREE-DENSITY" E DELL’ESPORAZIONE RETTALE NELLA DIAGNOSTICA
DEL CARCINOMA PROSTATICO
Marchioro G, Baietto S, Zaramella S, Fontana F, Monesi G, Sala M, Gontero P, Kocjancic E, Frea B
Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Clinica Urologica Novara
32 - CISTECTOMIA RADICALE CON CONFEZIONAMENTO DI NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA IN PAZIENTE PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTO A BRACHITERAPIA PER ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Carmignani L1, Maggioni M1, Casellato S2,Ferruti M1, Avogadro A1,Gazzano G3,Rocco F2
1
Clinica Urologica III Ospedale San Paolo; 2Clinica Urologica I IRCCS Policlinico di Milano; 3Anatomia patologica
Ospedale San Paolo, Milano
37 - LEIOMIOARCOMA PARATESTICOLARE:CASE REPORT
Lupo S, Giannone V, Sangiorgi A, Andrei F, Bordini R, Frigola M, Zama R, Buli P
Azienda USL di Bologna, Ospedale SS. Salvatore, U.O Urologia, S. Giovanni in Persiceto (BO)
38 - VALORE PROGNOSTICO DI KI67, P53 E CITOFLUSSOMETRIA NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI A
RISCHIO INTERMEDIO ED ALTO: POSSIAMO DARE UNA RISPOSTA DEFINITIVA?
Zitella A1, Casetta G1, Greco A1, Rosso D1, De Libero A1, Cortese F1, Vaccino D1, Pacchioni D2, Tizzani A1
1
Urologia 1; 2Anatomia Patologica III, Università di Torino
44 - CARCINOMA RENALE: RECIDIVA LOCALE E METASTATICA A 18 ANNI DALLA NEFRECTOMIA
Corvino C, Meliani E, Masieri L, Baldazzi V, Locunto U, Carloni M, Carini M
U.O. di Urologi, Ospedale S. Maria Annunziata-Bagno, Ripoli, Firenze
XXI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
47 - RANDOMIZED PHASE II STUDY WITH SUBCUTANEOUS LOWW-DOSE INTERLEUKIN-2 +- INTERFERON-ALPHA IN
METATSTATIC RENAL CELL CANCER WITH 0-1 POOR PROGNOSTIC FACTORS
Colavita M, Marcangeli P, Pizzocaro G
Unit of Urology, Istituto Nazionale Tumori, Milan
52 - TRATTAMENTO BRACHITERAPICO DEL CARCINOMA PROSTATICO INTRACAPSULARE: RISULTATI PRELIMINARI
NEI PRIMI 100 PAZIENTI
Chiono L, Lavagna M, Giberti C
Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona
53 - RUOLO PREDITTIVO DELLA NEOPLASIA INTRAEPITELIALE DI ALTO GRADO (PIN3)
Chiono L, Cortese P, Schenone M, Giberti C
Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona
56 - TUMOR SEEDING POST LOMBOTOMIA CHIRURGICA PER TCC URETERALE
Saredi G, Di Pietro C, Spasciani R, De Stefani S, Baisi B, Bianchi G
Cattedra di Urologia, Policlinico di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
65 - PTTA/HIFU DELLA RECIDIVA LOCALE SU ANASTOMOSI DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA:
NOSTRA ESPERIENZA
Tasso M, Volpe A, Varvello F, Ferrando U
S.C. Urologia 3, San Giovanni Battista, Torino
70 - INTERESSAMENTO DEL PEDUNCOLO RENALE NEI TUMORI DEL SURRENE
Turini D1, Rossini S2, Piva F2, Lazzeri M1, Beneforti P1
1
Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze; 2Reparto di Urologia Osp. Civile Rep., San Marino
77 - SOMMINISTRAZIONE ENDOVESCICALE DI BCG IN ASSOCIAZIONE CON DESMOPRESSINA ORALE (DDAVP) :
VALUTAZIONE DELLA TOSSICITÀ
Siracusano S1, Ciciliato S1, Fandella A2, Tiberio A1, Ricci D1, d’Aloia G1, Knez R1, Pappagallo G2, Belgrano E1
1
U.C.O. di Clinica Urologica Università di Trieste Divisione di Urologia Ospedale di Treviso; 2Dipartimento di Oncologia
Ospedale Civile di Noale (Ve)
89 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING: RISULTATI ONCOLOGICI E FUNZIONALI
Serni S1, Masieri L1, Locunto U1, Lapini A1, Nesi G2, Carloni M1, Corvino C1, Baldazzi V1, Carini M1
1
Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M. Annunziata; 2Anatomia Patologica Università degli Studi
di Firenze, Firenze
98 - LA PREVENZIONE DELLA GINECOMASTIA BICALUTAMIDE-INDOTTA CON TRATTAMENTO RADIANTE ESTERNO
(RISULTATI PRELIMINARI)
MANDOLITI G1, Pavanato G1, Polico C1 Fellin G2, Mussaris S2, Tomio L2, Greco C3, Castiglioni S3, Orecchia R3
1
Radioterapia Oncologica, Azienda ULSS n 18 Rovigo; 2Radioterapia Oncologica, Ospedale Santa Chiara, Trento;
3
Radioterapia Oncologica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano
100 - THALIDOMIDE (Th) AND METRONOMIC DOCETAXEL (D) IN CHEMO-IMMUNOREFRACTORY METASTATIC
RENAL CANCER (MRC): A REPORT OF FOUR CASES
Boccalon M1, Lo Re G1, Sangiorgio A2, Merlo A2, Rustici C2, Lenardon O2, Buttazzi L2, Garbeglio A2, Tumolo S1
1
Oncology Unit; 2Urology, G.H. "S. Maria degli Angeli", Pordenone
101 - ESAME INTRAOPERATORIO NELLE LESIONI SOSPETTE DEL TESTICOLO
Gazzano G1, Carmignani L2, Gadda F2 Nerva F3, Mancini M3, Colpi GM3, Coggi G1, Rocco F2, Bosari S1
1
Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, II Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica, Ospedale San Paolo
di Milano; 2II Clinica Urologica Ospedale Maggiore di Milano IRCCS; 3Unità di Andrologia. Ospedale San Paolo di Milano
103 - BLEOMYCIN AND INTERSTITIAL PULMONARY INJURY: A CASE REPORT
Morelli F1, Zarrelli N2, Ricci Barbini E3, Ricci Barbini V3, Toma S1
1
2
Dept Oncology; Dept Radiology; 3Dept Urology "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo
104 - "SATURATION BIOPSY" NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: ESPERIENZA NOVARESE
Zaramella S, Sala M, Monesi G, Kocjancic E, Gontero P, Ceratti G, Favro M, Marchioro G, Pisani R, Frea B
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro", Azienda
ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara
111 - ADENOMA NEFROGENICO DELLA VESCICA CORRELATO AD ABUSO DI ANALGESICI
Giubilei G1, Bartoletti R1, Scelzi S1, Crisci A1, Tazioli S2, Mencarini M1, Mondaini N1, Gavazzi A1, Raugei A1
1
Clinica Urologica I di Firenze; 2Clinica Urologica II Firenze
115 - T1b CARCINOMA DELLA PROSTATA: REVISIONE DELLA NOSTRA CASISTICA
Giubilei G1,Mondaini N1, Dominici A1, Nesi G2, Raspollini MR2, Palli D3, Saieva C1, Mencarini M3, Raugei A1, Bartoletti R1, Rizzo M1
1
Clinica Urologica I; 2Università di Firenze, Istituto Anatomia Patologica,Università di Firenze; 3Unità Operativa
Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale, Firenze
118 - NUOVI MODELLI SPERIMENTALI NELLO STUDIO DELLE METASTASI OSSEE
DEL CARCINOMA PROSTATICO
Angelucci A1,2, Rucci N2, Gravina GL3, Festuccia C2, Muzi P2, Galassi P3,Teti A2, Vicentini C3, Bologna M1,2
1
Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Dipartimenti di Medicina Sperimentale; 3Dipartimenti di Scienze
Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila, L’Aquila
119 - PRIAPISMO A BASSO FLUSSO PER LINFOMA DI HODGKIN
Giubilei G, Natali A, Bartoletti R, Mondaini N, Nelli F, Vignolini G, Crisci A, Cai T, Rizzo M
Clinica Urologica I, Università di Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXII
122 - NEOPLASIA MALIGNA DELLE CELLULE DEL LAYDIG E CONTEMPORANEA NEOPLASIA PROSTATICA.
Zaganelli S1, Calderoni M1, Montevecchi R1, Savorelli B1, Tellarini V1, Lorenzini P2, Puccetti M2
1
Unità Operativa di Urologia; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica
127 - CARCINOSARCOMA DELLA PROSTATA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO
Yehia M1, Fabiani A1, Mantovani P1, d'Anzeo G1, Mazzucchelli R.2, Montironi R2, Muzzonigro G1
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona
131 - ACUTE TOXICITY IN 48 PATIENTS WITH PROSTATE CANCER TREATED WITH CONFORMAL RADIATION THERAPY +/- SURGICAL TREATMENT
Ntreta M, Bunkheila F, Guido A, Rombi B, Cammelli S, Barbieri E
1
Divisione di Radioterapia "E. Barbieri" S.Orsola, Bologna
140 - DOSAGGIO DEI LIVELLI URINARI DI ERK 1/2, EGFR ATTIVATO E P53 IN PAZIENTI AFFETTI DA TCC SUPERFICIALE: POSSIBILE INDICE DI PROGRESSIONE E RECIDIVA DI MALATTIA
Magno C1, Bonvissuto G2, Fraccica G.1, Minatoli L2, Altavilla D2, Scimone A1, Squadrito F2, Spitaleri G3,
Adamo V3, Melloni D1
1
Clinica Urologia; 2Dipartimento di Clinico e sperimentale di Medicina e Farmacologia; 3Clinica Oncologica, Università
degli Studi di Messina
143 - ANALISI MICROSATELLITARI E PERDITA DI ETEROZIGOSI NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA.
STUDIO PRELIMINARE
Parri G1, Turchi C1,2, Milanese G1, Onofri V2, Muzzonigro G1, Galosi AB1
1
Clinica Urologica E Dottorato Di Ricerca In Oncologia Urologica; 2Dipartimento Di Medicina Legale Università
Politecnica Delle Marche, Ancona
146 - TERAPIA ENDOCAVITARIA CON GEMCITABINA NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE RECIDIVO
REFRATTARIO AL BCG
Gunelli R1, Fiori M1, Frassineti L2, Hanitzsch H1, Lilli P1, Saltutti C1, Vivacqua C1, Zenico T1, Bercovich E1
1
UO di Urologia; 2UO di Oncologia Medica, O.C.”G.B. Morgagni - L.Pierantoni”, AUSL di Forlì
148 - VALORE PROGNOSTICO DELLA VALUTAZIONE PRE-OPERATORIA DEL RISCHIO DI POSITIVITÀ LINFONODALE:
DUE DIFFERENTI METODICHE TESTATE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO N+
Cai T1, Gacci M1, Travaglini F1, Livi L2, Paiar F2, Detti B2, Giubilei G1, Nesi G3, Rizzo M1, Bartoletti R1
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Radioterapia; 3Istituto di Anatomia Patologica, Firenze
152 - URETERONEOCISTOSTOMIA IN NEOVESCICA ILEALE: LA NUOVA TECNICA ANTIREFLUSSO “GAZZA TECHNIQUE”
Gazzarrini O, Gacci M, Cai T, Giubilei G, Berdondini E, Rizzo M, BartolettI R
1
Clinica Urologica, Firenze
153 - ACCURATEZZA DEL MODELLO PREDITTIVO DI ESTENSIONE EXTRACAPSULARE (ECE): VALUTAZIONE SU 192
PAZIENTI A BASSO RISCHIO
Gacci M1, Mearini L2, Mearini E2, Cai T1, Zucchi A2, Rizzo M1, Bartoletti R1, Porena M2
1
Clinica Urologica; Firenze; 2Clinica Urologica, Perugia
154 - VALORE PROGNOSTICO DEI LIVELLI URINARI DI UBC® DOPO RESEZIONE ENDOSCOPICA DEI TUMORI TRANSIZIONALI DI VESCICA: VALUTAZIONE PROSPETTICA
Gacci M1, Cai T1, Curotto A2, Gallo F2, Ambruosi C2, Dal Canto M1, Rizzo M1, Bartoletti R1, Carmignani G2
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Genova
157 - UTILIZZO DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI COME FATTORE PROGNOSTICO NELLE NEOPLASIE A CELLULE
TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Cai T1, Dal Canto M1, Piazzini M2, Gacci M1, Rizzo M1, Bartoletti R1
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Dipartimento di Genetica Medica
160 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA NEL CARCINOMA PROSTATICO DI PAZIENTE CON TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT
Stellacci V, Palazzo S, Annunziata G, Saracino A, Selvaggio O, Ditonno P, Battaglia M, Selvaggi FP
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi. Università degli Studi di Bari
163 - ELEVATI LIVELLI DI TESTOSTERONE DURANTE TERAPIA CON LHRH ANALOGHI
Baldazzi V, Lapini A, Melone F, Serni S, Masieri L, Carini M
Ospedale S.M. Annunziata, Firenze
164 - ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DELLA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) NELLA
STADIAZIONE CLINICA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO
Porcaro AB1, Montemezzi S2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Pianon R1, Borsato A2, Ghimenton C3, Gortenuti G2,
Comunale L1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
166 - STORIA NATURALE DEI TUMORI UROTELIALI DELLE ALTE VIE URINARIE, DOPO TRATTAMENTO CHIRURGICO
Porcaro AB1, Sava T2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Pianon R1, Merlin F2, Ghimenton C3, Bassetto MA2, Cetto GL2,
Comunale L1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Oncologia Medica; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
175 - TECNICA MICOCHIRURGICA DI RISPARMIO DEL PARENCHIMA TESTICOLARE NELLE LESIONI SOSPETTE DEL
TESTICOLO
Colpi GM1, Carmignani L2, Nerva F1, Piediferro G1, Gadda F2,Castiglioni F1
1
Unità di Andrologia Ospedale S. Paolo; 2Clinica Urologica Università di Milano, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS
XXIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
187 - CISTI DERMOIDE DEL TESTICOLO-PRESENTAZIONE DI CASO CLINICO
Vigano' P, Picozzi S, Manganini V, Casu M, Giuberti A, Mazza L, Strada GR
U.O Urologia Ospedale San Gerardo Monza
195 - UROVYSION:NOSTRA ESPERIENZA SU UN NUOVO TEST PER LA DIAGNOSI ED IL FOLLOW UP DI NEOPLASIE
UROTELIALI
Graziotti P, Corinti M, Taverna GL, Piccinelli A, Seveso M, Giusti G, Venci A, Bettio D
Istituto Clinico Humanitas
204 - EXCLUSIVE RADIOTHERAPY OF BLADDER CANCER: LATE GENITOURINARY AND RECTAL EFFECTS
Ferrera G1, Alongi F1, Mortellaro M1, Federico M1, Vella M2, Montemaggi P1
1
Regional Cancer Center M. Ascoli - Palermo; 2Clinica urologica, Università studi di Palermo
209 - METASTASI DEL GIUNTO PIELO-URETERALE DA CARCINOMA MAMMARIO
Pola L1, Santoni B1, Mulonia A1, Spinadin R1, Zennaro R1, Pittarello F2, Lodovichetti G3, Fornasiero A4, Gasparella V1
1
U.O. di Urologia O.C. di Piove di Sacco; 2U.O. di Radoiologia O.C. di Piove di Sacco; 3Istituto di Anatomia Patologica,
Università degli Studi di Padova; 4U.O. di Oncologia O.C. di Piove di Sacco, Padova
213 - VARIANTE NESTED DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: ESPERIENZA ISTOPATOLOGICA E CLINICA
Malizia M, Brunocilla E, Forlani T, Garofalo M, Palmieri F, Schiavina R, Severini E, Vitullo G, Martorana G
Clinica Urologica di Bologna “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna
221 - ROTTURA SPONTANEA DI ANGIOMIOLIPOMA RENALE ASSOCIATA A SEPSI: CASO CLINICO
Cerasoli S.2, Elmi F.1, Galassi P.1, Gerbino G.1, Palucci Q.1, Pasini A.3, Turci A.1
1
Urologia Ospedale M. Bufalini; 2Anatomia Patologica Ospedale M. Bufalini; 3Radiologia Ospedale M. Bufalini, Cesena
Sabato 11 dicembre 2004
ore 12.00 - 13.00 OCEANIA A - COMUNICAZIONI - Diagnostica e terapia chirurgica dei tumori del rene
Moderatori: Bertolotto M., Fiaccavento G.
49 - NEOPLASIA RENALE PARENCHIMALE IN RENE UNICO
Cozzoli A, Zani D, Cosciani Cunico S
Divisione Clinicizzata di Urologia Spedali Civili di Brescia
76 - CARATTERIZZAZIONE DELLE MASSE RENALI MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA DI DIFFUSIONE
Siracusano S1, Tiberio A1, Ciciliato S1, Cova M2, Squillaci E3, Galla S2, Belgrano M2, Bernabei M1, Pozzi Mucelli R2, Belgrano E1
1
U.C.O. di Clinica Urologica Università di Tieste; 2Istituto di Radiologia, Università di Trieste; 3Clinica Radiologica
Università Tor Vergata di Roma
79 - TUMORE DEL RENE E CHIRURGIA CONSERVATIVA: FOLLOW-UP A MEDIO E LUNGO TERMINE.
Siracusano S1, Giberti C2, Ciciliato S1, Tiberio A1, Schenone M2, Bernabei M1, Belgrano E1
1
UCO di Clinica Urologica Università di Trieste; 2Divisione di Urologia Ospedale San Paolo di Savona
95 - VALORE PROGNOSTICO DEI TIPI ISTOLOGICI DEL CARCINOMA RENALE.
ESPERIENZA MULTICENTRICA SU 4063 PAZIENTI
Cindolo L1, Patard JJ2, Ficarra V3, de La Taille A4, Tostain J5, Artibani W3, Abbou CC4, Lobel B2, Mulders PFA6, Wood CG7,
Swanson DA7, Figlin RA8, Belldegrun AS8, Altieri V9, Napodano G9, Salzano L1, Pantuck AJ8
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France;
3
Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 4Dipartimento urologia, CHU Henri Mondor, Créteil,
France; 5Dipartimento urologia North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 6University Medical Center Nijmegen, The
Netherlands; 7MD Anderson Department of Urology, Houston, Texas, USA; 8UCLA Department of Urology, Los Angeles,
California, USA; 9Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia
96 - COMPARAZIONE DELL'EFFICACIA PREDITTIVA DI QUATTRO MODELLI PROGNOSTICI
PER IL CARCINOMA RENALE NON METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA:
STUDIO MULTICENTRICO EUROPEO
Cindolo L1, Patard JJ2, Chiodini P3, Schips L4, Ficarra V5, Tostain J6, de La Taille A7, Altieri V8, Napodano G8, Lobel B2,
Zigeuner RE4, Artibani W5, Guillé F2, Abbou CC7, Salzano L1, Gallo C3
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France;
3
Dipartimento di Medicina Pubblica, Clinica e Preventiva, Seconda Università, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia
University Hospital, Medical University Graz, Austria; 5Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia;
6
Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 7Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor,
Créteil, France; 8Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia
161 - NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: NOSTRA ESPERIENZA
Palazzo S1, Annunziata G1, Pezzolla A2, Mancini V1, Lucarelli G1, Bettocchi C1, Veneziano I1, Martino P1, Selvaggi FP1
1
Sezione di Nefrologia Chirurgia e Trapianto di Rene; 2Sezione di Chirurgia Generale IV “Marinaccio”,
Universita degli Studi di Bari
162 - CARCINOMA DEL RENE CON TROMBOSI DELLA VCI INTRAEPATRICA, SOVRAEPATICA E/O DELL’ATRIO
DESTRO: SELEZIONE DEI PAZIENTI, TECNICA CHIRURGICA E RADICALITÀ ONCOLOGICA
Bertini R1, Roscigno M1, Pasta A1, Mazzoccoli B1, Sangalli M1, Da Pozzo LF1, Colombo R1, Lapenna E2, Rigatti P1
1
U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H.San Raffaele, Milano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXIV
165 - IL TRATTAMENTO DEI TUMORI DEL RENE ASSOCIATI AD ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE (AAA)
Porcaro AB1, Veraldi GF2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Longo M1, De Manzoni G2, Ghimenton C3, Tasselli S2,
Pedrazzani C2, Guglielmi A2, Cordiano C2, Comunale L1
1
Divisione di Urologia; 21a Divisione Clinicizzata di Chirurgia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile
Maggiore, Verona
193 - IL TRATTAMENTO PERCUTANEO (PCN) CON RADIOFREQUENZA (RITA) DELLE MASSE RENALI< 3 CM: RISULTATI PRELIMINARI
Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Pernacchia G, Viola M, De Luca G, Castagnetti G, Simonini G
Divisione di Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini Carpi (Mo)
194 - NEPHRON SPARING IN MONORENE. TECNICA CHIRURGICA E RISULTATI A LUNGO TERMINE
Maugeri O, Seveso M, Taverna GL, Giusti G, Piccinelli A, Benetti A, Pasini L, Zandegiacomo S, Graziotti P
Istituto clinico Humanitas
ore 12.00 - 13.00 OCEANIA B - COMUNICAZIONI - Biopsia Prostatica
Moderatori: Motta M, Pavlica P
6 - BLOCCO ANESTETICO PERIPROSTATICO ECOGUIDATO NELLA BIOPSIA PROSTATICA TRANSRETTALE: PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INFILTRATIVA CON OTTIMIZZAZIONE DELL’ANALGESIA ALL’APICE PROSTATICO
Paulesu A, Conti G
Reaprto di Urologia e Andrologia dell'Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como
22 - UTILITÀ DELLA BIOPSIA PROSTATICA MIRATA SULLE AREE IPOECOGENE IN ASSOCIAZIONE AL MAPPAGGIO
AD 8 PRELIEVI NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO.
De Luca S, Caccia P, Cavallini A, Giargia E, Neira D, Pasquale M, Randone DF
Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino
45 - RISULTATI DI UN PROGRAMMA DI DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO CONDOTTO IN SICILIA:
STUDIO MULTICENTRICO SU 16298 PAZIENTI
Minaldi G1, Pepe P2, Serrao A3, Aragona C4, Orestano F5, Capizzi G6, Dibenedetto G7, Cosentino G8, Paola Q9,
Gulletta M10, Nicolosi D11, Raffino S12, Azzarello G13, Raciti G14, Ranno S1, Motta M15, Aragona F2
1
Clinica Urologica Univ Ct; 2U.O.Urologia P.O. Cannizzaro di Ct; 3U.O. Urologia P.O. di Rg; 4U.O. Urologia P.O. di Me;
5
Case di Cura Orestano Pa; 6U.O. Urologia P.O. di Comiso (Rg); 7U.O. Urologia P.O. di S.Cataldo (Cl);
8
U.O. Urologia P.O. di Gela (Cl); 9U.O. Urologia P.O. di Sciacca (Ag); 10U.O. Urologia P.O. di Barcellona P.G. (Me);
11
U.O.Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 12Serv. Ambulatoriale di Urologia Ausl di En; 13Clinica Chirurgica Policlinico
Univ di Ct; 14U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 15Clinica Urologica Univ di Ct
83 - NEOPLASIA PROSTATICA INTRAEPITELIALE AD ALTO GRADO (HGPIN), PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA (ASAP) E HGPIN & ASAP ALLA PRIMA BIOPSIA PROSTATICA: QUALE LESIONE È PIÙ A RISCHIO PER RE-BIOPSIA POSITIVA PER ADENOCARCINOMA?
Scattoni V, Rossigno M, Freschi M, Fabbri F, Gallina A, Fantini G, Saccà A, Pasta A, Bestini R, Montorsi F, Rigatti P
Clinica Urologia, Servizio di Anatomia Patologica, Università “Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano
106 - BIOPSIA ECOGUIDATA DELL’ANASTOMOSI URETRO-VESCICALE DOPO PROSTATECMIA: NOSTRA ESPERIENZA
Mari M1, Guercio S1, Mangione F1, Dalle Ore MC1, Bollito E2, Bellina M1
1
U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli; 2Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi,
Orbassano, TO
109 - VALORE CLINICO DELLA RIDUZIONE DEL PSA IN SOGGETTI CANDIDATI ALL’AGOBIOPSIA PROSTATICA
Serretta V, Galuffo A, Coraci G, Allegro R, Abbadessa D, Ascoli R, Pavone-Macaluso
Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di
Palermo
167 - PARAMETRI PREDITTIVI DI BIOPSIA PROSTATICA POSITIVA: VALORE CLINICO DELLA DENSITÀ BIOPTICA
Galosi AB1, Polito M jr1, Milanese G1, Vivani C2, Muzzonigro G1
1
Clinica Urologia; 2Dottorato Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche, Az. Ospedali Riuniti, Ancona
170 - RUOLO DELLA BIOPSIA DELL’ANASTOMOSI NEL PAZIENTE CANDIDATO A RT DI SALVATAGGIO DOPO
PROSTATECTOMIA RADICALE
Roscigno M1, Cozzarini C2, Scattoni V1, Bertini R1, Da Pozzo LF1, Mazzoccoli B1, Pasta A1, Montorsi F1, Bolognesi A2,
Villa E2, Rigatti P1
1
2
Clinica Urologica; Servizio di Radiochemioterapia, Università "Vita e Salute" Ospedale San Raffaele, Milano
182 - ANESTESIA PERIANALE NELLA BIOPSIA TRANS-RETTALE DELLA PROSTATA: EMLA® VS. PLACEBO
Raber M, Scattoni V, Roscigno M, Dehò F, Salonia A, Bua L, Montorsi F, Rigatti P
Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute
214 - TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 11-C-COLINA INTEGRATO A UN SISTEMA TC (11-C-CHOLINEPET/TC) NELLA DIAGNOSI DI NEOPLASIA PROSTATICA
Schiavina R1, Bertaccini A1, Manferrari F1, Martinelli A1, Franceschelli A1, Malizia M1, Monetti N2, Castellucci P2,
Fanti S2, Farsad M2, Nanni C2, Grigioni WF3, D’errico A3, Corti B3, Fiorentino M3, Brunicilla E1, Martoran G1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Servizio di Medicina Nucleare, Centro
P.E.T. Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 3Unità Operativa di Anatomia, Istologia e Citologia
Patologica, Istituto Oncologico F. Addari, Alma; Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna
XXV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ore 12.00 - 13.00 OCEANIA C - COMUNICAZIONI SELEZIONATE
Moderatori: Boccardo F., Trombetta C., Bracarda S., Zattoni F.
9 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-ABLATHERM): UN’OPZIONE TERAPEUTICA NELLA RIPRESA LOCALE DEL CARCINOMA PROSTATICO
DOPO FALLIMENTO DELLA RADIOTERAPIA
Paulesu A, Conti G
Divisione di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como
10 - CHEMIOABLAZIONE MEDIANTE GEMCITABINA ENDOVESCICALE NEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DI
BASSO GRADO E BASSO STADIO
Campodonico F, Canepa G, Capponi G, Bozzo L, Maffezzini M
SC Urologia, Ospedale Galliera, Genova
46 - RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA TECNICA DI ENUCLEORESEZIONE DI NEOFORMAZIONI RENALI
DI MASSIMO 4 CM DI DIAMETRO ALLA DIAGNOSI
Puppo P, Introini C, Calvi P, Naselli A
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
63 - ANGIOGENESIS AS PROGNOSTIC FACTOR IN SMALL RENAL TUMORS
Minardi D1, Lucarini G2, Mazzucchelli R3, Natali D2, Milanese G1, Galosi AB1, Montironi R3, Biagini G2, Muzzonigro G1
1
Institute of Urology, Polytechnic University of the Marche Region Medical School, Ancona; 2Institute of MorfologyIstology, Polytechnic University of the Marche Region Medical School, Ancona; 3Institute of Pathology, Polytechnic
66 - A PROPOSITO DI 225 CASI DI NEPHRON SPARING SURGERY,
RIVALUTAZIONE ANALISI MATEMATICA E PROSPETTIVE
Micheli E1, Zanardi G1, Ranieri A1, Deiana G1, Belussi D1, Pianezza O1, Lembo A1, Perna A2, Dimitrov B2
1
U.O. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo; 2Istituto di Ricerca ed Analisi Statistiche Mario Negri (Villa Camozzi sede di
Ranica Bergamo)
139 - EFFETTI DEL NERIDRONATO SUL METABOLISMO OSSEO IN PAZIENTI ANDROGENO DEPRIVATI PER CARCINOMA PROSTATICO
Magno C1, Anastasi G1, Pizzo A1, Morabito N2, Frisina N2, Inferrera A1, Melloni D1
1
Cattedra di Urologia; 2Dipartimento di Medicina Interna, Università degli studi di Messina
ORE 12.00 - 13.00 SALA: VULCANIA 1 VIDEO
Chirurgia “open”
Moderatori: Prezioso D., Battaglia M.
41 - CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA.
RIPARAZIONE CONSENSUALE DEL PAVIMENTO PELVICO CON RETE IN POLIPROPILENE.
Puppo P, Introini C, Calvi P, Naselli A
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
42 - CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA. SUPPORTO POSTERIORE CON LEMBO
DI PERITONEO DEL DOUGLAS
Puppo P, Introini C, Calvi P, Vigliercio G, Naselli A
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
81 - CHIRURGIA RETROPERITONEALE ESTESA DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO: POSSIBILITA' E RISCHI
Tombolini P., Ruoppolo M., Malagola G, Rovera F
Unità Operativa di Urologia - azienda Ospedaliera Ospedale San Carlo Borromeo - Milano
92 - NEFROCAPSULECTOMIA RADICALE E TROMBECTOMIA CAVALE CON C.E.C, IPOTERMIA PROFONDA
ED ARRESTO DI CIRCOLO IN MINITORACOTOMIA ANTERIORE DESTRA.
Bertini R.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2, Rigatti P.1
1
U.O. Urologia, 2U.O. Cardiochirurgia – Università Vita-Salute, H.San Raffaele, Milano.
183 - PROSTATECTOMIA RADICALE ANTEROGRADA MODIFICATA: NOTE DI TECNICA CHIRURGICA
S. Serni, L. Masieri, A.Lapini, C. Corvino, U. Locunto, M. Carloni, V.Baldazzi,M. Carini
Università degli Studi di Firenze, U.O. Urologia, Ospedale S. M. Annunziata, Firenze
16.15 - 17.00 OCEANIA A - COMUNICAZIONI
Terapia medica e chirurgica dei tumori della vescica
Moderatori: Lorusso V., Pavone Maccaluso M.
17 - TERAPIA PERCUTANEA DELLA NEOPLASIA UROTELIALE DI BASSO STADIO E BASSO GRADO:
FOLLOW UP A LUNGO TERMINE
Maggioni M, Grisotto M, Del Nero A, Avogadro A, Ferruti M, Mangiarotti B, Confalonieri S, Marchesotti F, Carmignani L,
Montanari E
Clinica Urologica III Università degli studi di Milano Az. Ospedaliera San Paolo Milano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXVI
33 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C
ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO:
STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO
Di Stasi SM1, Giannantoni A2, Stephen RL3, Capelli G4, Giurioli A5, Zampa G6, Virgili G1, Storti L1, Attisani F1, Vespasiani G1
1
Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica Urologia, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori
Physion srl, Medolla; 4Dipartimento di Scienze, Università di Cassino; 5Unità Operativa di Urologia, Ospedale A.
Perrino, Brindisi; 6Unità Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma, Italia
50 - RISULTATI ONCOLOGICI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA SUI PRIMI 10 CASI
Simonato A, Gregori A, Lissiani A, Bozzola A, Galli S, Gaboardi F
U.O. Urologia, Ospedale "Luigi Sacco", Milano
51 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE
Sandri S1, Camazzola M1, Bozzini G2, Marzotto M1
1
UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta 2Clinica Urologica IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
129 - CISTECTOMIA “SEMINAL VESICLE AND PROSTATIC CAPSULE SPARING” E RADICALITÀ ONCOLOGICA:
RISULTATI PRELIMINARI
Locunto U, Serni S, Stefanucci S, Lapini A, Baldazzi V, Carloni M, Carini M
Osp. S. M. Annunziata - Università degli Studi di Firenze
158 - STUDIO MULTICENTRICO SULL’USO DELLA GEMCITABINA NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI
VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG. VALUTAZIONE DELLA
TOLLERABILITÀ
Morabito F1, Rossi R1 Graziano ME1, Ferrando U1, Lancini V2, Cretarola E2, Conti G2, Luporini AC3, Muto G4, Castelli E4,
D’Urso L4, Razionale P5, Lissoni G6, Simone M7, Francesca F7, Sommariva M8, Casu M9, Hurle R10
1
S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino; 2Div. Urologia Ospedale S. Anna, Como; 3U.O. Oncologia Medica
Istituto Clinico S. Ambrogio, Milano; 4Div. Urologia Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; 5Div. Chirurgia Ospedale SS.
Benedetto e Gertrude, Cuggione (MI); 6Div. Urologia Ospedale Civile di Vimercate (MI); 7Div. Urologia Ospedale S.
Chiara, Pisa; 8Div. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta (MI); 9Div. Urologia Ospedale S. Gerardo, Monza (MI);
10
Div. Urologia Ospedale Humanitas Gavazzeni, Bergamo
191 - RADIOTERAPIA PREOPERATORIA + CISTECTOMIA RADICALE VS CISTECTOMIA RADICALE DA SOLA NEL CARCINOMA VESCICALE pT3- T4: RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO.
Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Peracchia G, Viola M, De Luca G, Borelli A, Simonini G
U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini, Carpi Modena
16.15 - 17.00 OCEANIA C - COMUNICAZIONI - Prostatica Ricerca Sperimentale
Moderatori: Sica G., Mustacchi G.
7 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-ABLATHERM) NELLA CURA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: 4 ANNI DI ESPERIENZ
Paulesu A, Conti G
Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera"S. Anna", Como
27 - VALPROIC ACID INHIBITS PROLIFERATION AND AFFECTS ANDROGEN SENSITIVITY
IN PROSTATIC CANCER CELLS
Urbano R1, Iacopino F1, Vairano M2, Angelucci C1, Graziani G2, Navarra P1, Sica G1
1
Istituto di Istologia ed Embriologia; Istituto di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del
Sacro Cuore; 2Dipartimento di Neuroscienze, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia
39 - RNASEL ARG462 IN PAZIENTI ITALIANI CON CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI PRELIMINARI
Van Duist MM1, Penachioni J1, Giachino D1, Zitella A2, Destefanis P2, Graziano ME2, Cracco C3, Scarpa R3, Ferrando U2,
Fontana D2, Tizzani A2, De Marchi M1
1
Genetica Medica Università di Torino; 2Centro prostata ASO S.Giovanni Battista e Università di Torino;
3
Urologia, ASO S.Luigi, Orbassano
84 - UTILITÀ DELLA CINETICA DEL PSA DOPO LA PROSTATECTOMIA RADICALE
Benecchi L1, Cantoni F1, Prati A1, Arnaudi R1, Destro Pastizzaro C1, Savino A1, Uliano N1, Pieri AM1, Martens D1,
Potenzoni D1, Passalacqua R2
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona
113 - CORRELAZIONE TRA MARKERS SIERICI NEUROENDOCRINI E RISULTATI IMMUNOISTOCHIMICI NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO
Matei DV1, Sandri MT2, Renne G3, Gandini S4, Scardino E1, Rocco B1, Verweij F1, Varela R1, Fazio N5, de Cobelli O1
1
Div. di Urologia; 2Unità di Medicina di Laboratorio. Laboratorio; 3Div. Anatomia Patologica; 5Div. Oncologia; 4Div.
Biostatistica Istituto Europeo di Oncologia, Milano, Italia
117 - GEFITINIB (ZD1839) INIBISCE LA PROGRESSIONE METASTATICA
NEL CARCINOMA PROSTATICO
Angelucci A1,2, Gravina GL3, Festuccia C2, Rucci N2, Muzi P2, Vicentini C3, Galassi P3, Galatioto GP3, Teti A2, Bologna M1,2
1
Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Dipartimenti di Medicina Sperimentale; 3Dipartimenti di Scienze
Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila
XXVII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
138 - ASSOCIATIONE TRA POLIMORFISMO DI CYP17, GSTP1, PON1-55 E PON1-192 E RISCHIO
DI CARCINOMA PROSTATICO
Mearini E1, Talesa V2, Costantini E1, Antognielli C2, Mearini L2
1
Clinica Urologica, Università di Perugia; 2Dipartimento di medicina sperimentale, Università di Perugia
16.15 - 17.00 VULCANIA - COMUNICAZIONI - Miscellanea
Moderatori: Mattioli R., Consonni P.
2 - RUOLO DELLA TUR 2ND LOOK PER UNA CORRETTA STADIAZIONE DEL CA VESCICALE T1 G3
Simone M1, Manassero F1, Salinitri G1, Felipetto R1, Casale P1, Francesca F2
U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 1
25 - UTILIZZO DELLA LINFOSCINTIGRAFIA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA
NEL TUMORE DEL PENE
Ceratti G1, Gugliemetti S1, Marchioro G1, Fontana F1, Zaramella S1, Maso G1, Gontero P1, Kocjancic E1, Monesi G1,
Ridoni M2, Inglese E2, Frea B1
1
Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara; 2U.O.A Medicina Nucleare, Azienda
Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara.
97 - ESPRESSIONE DELLE PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE
NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA
Barboro P1, Coradeghini R1, Rubagotti A1,2, Boccardo F1,2, Spina B1, Carmignani G3, D’Arrigo C4, Patrone E4, Balbi C1
1
Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di
Genova; 3Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 4Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.)
112 - LEIOMIOMI DELL’ APPARATO GENITOURINARIO.
Giubilei G1, Gavazzi A1, Mondaini N1, Ponchietti R2, Vignolini G1, Tazioli S2, Mencarini M1, Raugei A1, Rizzo M1
1
Clinica Urologica I Firenze; 2Clinica Urologica II Firenze; 3Clinica Urologica di Siena
172 - I VANTAGGI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
Disanto V, Romano M, Portoghese F, Scalese G
Ospedale Regionale "Miulli" Acquaviva delle fonti UOC di Urologia, Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva
192 - RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE INFILTRANTE (TCC)
DELLE VIE ESCRETRICI
Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Peracchia G, Viola M, De Luca G, Simonini G
U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini, Carpi Modena
198 - L’ESPLORAZIONE MICROCHIRURGICA DEL TESTICOLO IN PRESENZA DI NODULO TESTICOLARE NON PALPABILE
Rolle L, Tamagnone A, Timpano M, Ceruti C, Destefanis P, Fontana D
Divisione Univerisitaria di Urologia II Dipartimento di Discipline Medico Chirurgiche Università degli Studi di Torino
Ospedale San Giovanni Battista, Torino
Domenica 12 dicembre 2004
ore 13.00 - 13.45 HALL - Poster Meet the Author
Moderatori: Galosi A.B., Terrone C., Bertetto O., Prayer Galletti T.
1 - RE-TURP O MAPPING BIOPTICO NEI CASI DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE T1A. QUALE PROCEDURA PIÙ EFFICACE NEL PREDIRE UNA MALATTIA RESIDUA?
Simone M, Pomara G, Casale P, Felipetto R, Manassero F, Francesca F
U.O. Urologia, SSN Ospedale S. Chiara, Pisa
4 - LINFOMA RENALE BILATERALE PRIMITIVO TRATTATO CON CHIRURGIA E CHEMIOTERAPIA.
Simone M, Casale P, Manassero F, Milesi C, Casarosa C, Francesca F
U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa
5 - METASTASI PENIENA DA CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA PELVI RENALE.
DESCRIZIONE DI UN PRIMO CASO
Simone M1, Pomara G1, Pastina I2, Felipetto R1, Casale P1, Manassero F1, Francesca F1
1
U.O. Urologia SSN; 2U.O. Oncologia Medica Azienda Ospedaliera Universitaria, Pisa
8 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-Ablatherm) E TURP NEOADIUVANTE
Paulesu A, Conti G
Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como
12 - FOLFOX-4 IN PAZIENTI PRETRATTATI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Di Lorenzo G1, Autorino R2, Giordano A1, Giuliano M1, Russo A3, Cosentino L2, Pane U2, Di Giacomo F2, D’Armiento M2,
Contaldo F3, De Placido S1
1
Cattedra di Oncologia Medica, Dipartimento di Endocrinologia ed Oncologia molecolare e clinica; 2Clinica Urologica,
Seconda; 3Medicina Interna, Università degli Studi di Napoli, Federico II, Naples, Italy
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXVIII
16 - ANALISI DEL PROFILO PROGNOSTICO DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO PER RISALITA DEL PSA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE
Villa S1, Valdagni R2, Bedini N1, Olmi P1
1
Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia; 2Direzione Scientifica, Istituto Nazionale Tumori, Milano
19 - STRATEGIE TERAPEUTICHE NEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: LA SOGGETTIVITÀ DEL PAZIENTE AL
CENTRO DEL PROCESSO DECISIONALE
Donegani S1, Bosisio M1, Villa S2, Salvioni R3, Tamburini M1, Valdagni R4
2
3
4
1Unità Operativa di Psicologia; Unità Operativa Radioterapia B; Unità Operativa Urologia; Direzione Scientifica Istituto
Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano
20 - ALTERAZIONI NEOFORMATIVE DELL’UROTELIO IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO RENALE
Lasaponara F, Morabito F, Rossi R, Liberale F, Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino
23 - STEREOTACTIC RADIOSURGERY IN CEREBRAL METASTASIS FROM GERM CELL TUMOURS
Manno P1, Sava T1, Ria A2, Nicolato A2, Alessandrini F3, Nortilli R1, Franceschi T4, Gerosa M2, Cetto GL1
1
Dept. of Medical Oncology,University of Verona, Verona; 2Dept. of Neurosurgery, University of Verona, Verona; 3Dept. of
Neuroradiology, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona; 4Medical Oncology, Mater Salutis Hospital; Legnago, Italy
29 - L’UTILITÀ DELLA "FLUORESCENCE IN SITU HYBRIDATION" (FISH) SU URINE SPONTANEE NELLA DIAGNOSI DEL
CARCINOMA VESCICALE A CELLULE TRANSIZIONALI
Capponi G1, Canepa G1, Casarico A1, Campodonico F2, Casazza S2, Turbino L2, Bandelloni R2, Maffezzini M1
1
S.C. Urologia E.O. Ospedali Galliera Genova; 2Servizio di Anatomia e Istologia Patologica
E.O. Ospedali Galliera Genova
35 - PIN DI ALTO GRADO: PERCHÈ È GIUSTO UN TRATTAMENTO RADICALE
Sangiorgi A1, Andrei F1, Giannone V1, Irianni G1, Lupo S1, Bertoni F1, Buli P1
1
U.O. di Urologia, San Giovanni in Persiceto, AzUSL, Bologna; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica, Ist.
Ortopedici Rizzoli, Bologna
36 - ETIOPATOGENESI DEI TUMORI SURRENALICI. IDENTIFICAZIONE DI SEQUENZE DI DNA DI POLIOMAVIRUS ED
HERPESVIRUS MEDIANTE REAL-TIME PCR
Pomara G1, Barzon L2, Evangelisti S1, Carlino F1, Morelli G1, De Maria M1, Palù G2, Selli C1
1
Unità di Urologia, Dipartimento di Chirurgia, Ospedale S. Chiara, Università di Pisa; 2Dipartimento di Istologia,
Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Università di Padova
40 - TECNICA PERSONALE DI BIOPSIA ECOGUIDATA TRANSRETTALE A "TRE VENTAGLI". PRESENTAZIONE DEI
RISULTATI NELLA POPOLAZIONE CON PSA SINO A 10 NG/ML
Puppo P, Introini C, Calvi P, Vigliercio G, Raggio M, Naselli A
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
48 - VARIAZIONE DELL‘ ESPRESSIONE DELL‘ INSULIN-LIKE GROWTH FACTOR NEI SOTTOTIPI ISTOLOGICI
DI CARCINOMA RENALE
Schips l1, Zigeuner R1, Lipsky K1, Langner C1, Rehak P2, Cantoni F3, Pummer K1, Hubmer G1
1
Departments of Urology; 2Pathology; 3Medical Data Processing, University Hospital, Karl Franzens University Graz,
Austria 3U.O. Urologia Ospedale di Fidenza, Parma
55 - POSSIBILE RISPOSTA ALL'ANTAGONISTA GNRH DOPO FALLIMEN DELL TRATTAMENTO CON ANALOGO GNRH
Rocco B1, Ferrari M2, Scardino E1, Matei DV1, Verweij F1, Varela R1, De Cobelli O1
1
Divisione di Urologia Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Endocrinologia Istituti Clinici Humanitas, Milano
57 - COME INCREMENTARE LA SPECIFICITÀ DI UNA RETE NEURALE PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE PROSTATICO
Benecchi L, Cantoni F, Prati A, Arnaudi R, Destro Pastizzaro C, Savino A, Uliano N, Pieri A, Martens D, Potenzoni D
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma
58 - RUOLO DELLA CHEMIO-IMMUNOTERAPIA PER I PAZIENTI (PZ) CON CARCINOMA RENALE AVANZATO (CRA) IN
PROGRESSIONE DOPO PRIMA LINEA IMMUNOTERAPICA
Sava T1, Pavarana M1, Manno P1, Fraccon AP1, Sabbioni R1, Nortilli R1, Santo A1, Bassetto MA1, Cetto GL1,
Franceschi T2
1
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Oncologia Medica, Università di Verona; 2Oncologia Medica, Ospedale Mater
Salutis, Legnago
59 - CHIRURGIA ORGAN-SPARING PER NEOPLASIA TESTICOLARE BILATERALE METACRONA
Annese P1, Corvasce T1,Tolve I2, Caniglia A3, Disabato D1, Carrieri G2
1
Unità Operativa di Urologia Ospedale Madonna delle Grazie Matera; 2Cattedra di Urologia Università degli Studi di
Foggia; 3Unità Operativa Anatomia Patologica Ospedale Madonna delle Grazie di Matera
61 - TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO CON HIFU: 3 ANNI DI ESPERIENZA
Tasso M, Volpe A, Varvello F, Ferrando U
S.C. Urologia 3, A.S.O. S. Giovanni Battista, Molinette, Torino
68 - PANCREATITE ACUTA NECROTIZZANTE CON ESITO LETALE INDOTTA DA LANREOTIDE
IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA DI PROSTATA ORMONOREFRATTARIO: IL PRIMO CASE REPORT
DELLA LETTERATURA
Palazzo S, Battaglia M, Ditonno P, Bettocchi C, Ricapito V, Garofalo L, Selvaggi FP
Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di organi, Università di Bari
XXIX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
69 - TERMOCHEMIOTERAPIA ENDOCAVITARIA (SYNERGO SYSTEM) CON MITOMICINA C NEL TRATTAMENTO DEI
TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI (DATI PRELIMINARI)
Lancini V, Cretarola E, Conti G
Divisione di Urologia e Andrologia Ospedale S. Anna
73 - INFEZIONE DA POLIOMAVIRUS COME MARCATORE PRECOCE DEL CARCINOMA TRANSIZIONALE
DELLA VESCICA (TCC)
Gontero P, Omodeo-Zorini E, Cacciotti P, Sogni F, Fontana F, Galzerano M, Maso G, Kocjancic E, Monesi G, Boldorini R,
Monga G, Gaudino G, Frea B
University of Piemonte orientale, Dept. of Medical Sciences & DiSCAFF, Novara, Italy
82 - PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY
Molinaro MA, Pingitore D, Molè R, Scalfari E
U.O Radioterapia Catanzaro, Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy
85 - COME INTERPRETARE AL MEGLIO LA VARIAZIONE DEL PSA NEL TEMPO.
Benecchi L1, Cantoni F1, Prati A1, Arnaudi R1, Destro Pastizzaro C1, Savino A1, Uliano N1, Pieri AM 1, Martens D1,
Potenzoni D1, Passalacqua R2
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona
86 - HISTOCULTURE DRUG RESPONSE ASSAY (HDRA) NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA
Salvestrini F, Coco A, Savino M, Trovarelli S,Tallis V, Curcio C, Leone M, Carlucci M, Ponchietti R
Dipartimento Di Chirurgia Generale E Specialistica, Sezione Di Urologia, Università Di Siena
102 - SINGOLA DOSE POST-OPERATORIA DI GEMCITABINA O EPIRUBICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI Ta-T1:
STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO
Canepag Campodonico F, Capponi G, Maffezzini M
S.C. Urologia E.O. Ospedali Galliera, Genova
114 - RUOLO DELLA BIOPSIA PROSTATICA E DEL PSA NEL FOLLOW-UP DEI PAZIENTI TRATTATI
CON RADIOTERAPIA PER CARCINOMA PROSTATICO: VALUTAZIONE DEI DATI
SULLA RIPRESA DI MALATTIA
Virgili G1, Storti L1, Ricci AR2 Forte F1, Sansalone S1, Vannozzi E1, Capozzoli A1, Di Stasi SM1, Vespasiani G1
1
Università di Roma "Tor Vergata", Cattedra di Urologia; 2Ospedale "Sandro Pertini", Roma, Servizio di Anatomia e
Istologia Patologica
116 - PRIAPISMO SECONDARIO A METASTASI PENIENA DA CORDOMA SACRO-COCCIGEO
Giubilei G1, Mondaini N1, Vignolini G1, Di Loro F1, Gavazzi A1, Ponchietti R2, Rizzo M1
1
Clinica Urologica,Università di Firenze; 2Clinica Urologica Università di Siena
120 - RECIDIVA DI UNA METASTASI VAGINALE DI CARCINOMA TRANSIZIONALE DI VESCICA
Giubilei G1, Mondaini N1, Orlando V2, Sarti E1, Gacci M1, Raugei A1, Bartoletti R1
1
Clinica Urologica I; 2Clinica Ginecologica Università di Firenze
123 - NEOPLASIE PRIMITIVE DELL'URETERE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO DI POLIPO FIBROEPITELIALE
Tazzioli S, Delle Rose A, Salaris C, Mondaini N, Giubilei G, Gavazzi A, Nicita G, Rizzo M
Clinica Urologica Università degli Studi di Firenze
125 - SARCOMA PARATESTICOLARE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO
Tazzioli S, Delle Rose A, Mondaini N, Crisci A, Giubilei G, Mencarini M, Nicita G, Rizzo M
Clinica Urologica Università degli Studi di Firenze
128 - PRESENTAZIONE DI UN CASO DI LEIOMIOSARCOMA DEL PENE
Varela R, Scardino E, Matei DV, Rocco B, Verweij F, de Cobelli O
Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano
130 - TUMORE A CELLULE DELLA GRANULOSA DEL TESTICOLO DI TIPO ADULTO. DESCRIZIONE
DI UN CASO CLINICO
Annunziata G, Palazzo S, Lucarelli G, Stellacci V, Battaglia M, Ricapito V, deCeglie G, Selvaggi FP
Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di Organo
147 - L’ENDOSCOPIA VIRTUALE NELLO STUDIO DELLE NEOPLASIE UROTELIALI
Gunelli R1, Fiori M1, Barone D2, Giampalma E2, Hanitzsch H1, Lilli P1, Saltutti C1, Vivacqua C1, Zenico T1, Bercovich E1
1
UO di Urologia, O.C.”G.B.Morgagni-L.Pierantoni”, AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica, O.C.”G.B. Morgagni-L.
Pierantoni”, AUSL di Forlì
150 - VALORE PROGNOSTICO DEL CD31 E DELL’INFILTRATO FLOGISTICO INTRALESIONALE IN PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA
Bartoletti R1, Cai T1, Nesi G2, Dal Canto M1, Travaglini F1, Giubilei G1, Gacci M1, Rizzo M1
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze
151 - SIGNIFICATO DELL’ESAME TRIMPROB NELLA DIAGNOSTICA
DEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTI A 2 O PIÙ SEQUENZE BIOPTICHE
Bartoletti R, Gacci M, Corvino C, Lapini A, Raugei A, Carini M
Clinica Urologica, Firenze
156 - IL TRIMPROB® NELL’ITER DIAGNOSTICO DEL CARCINOMA PROSTATICO:
CORRELAZIONE CON I PARAMETRI CLINICI CONVENZIONALI (DRE, PSA, TRUS)
E CON I DATI BIOPTICI
Lapini A, Gacci M, Corvino C, Bartoletti R, Carini M
Clinica Urologica, Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXX
168 - GRUPPI DI RISCHIO DELLA VALUTAZIONE DELLA F/T PSA RATIO NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL
CARCINOMA PROSTATICO
Saita A, Marchese F, Bonaccorsi A, Burrello M, Giammusso B, Motta M
Clinica Urologica II
174 - COMPARATIVE EVALUATION OF THREE HYPOFRACTIONATED RADIOTHERAPY REGIMENS FOR PAINFUL BONE
METASTASES IN 10 YEARS OF EXPERIENCE
Papaleo A, Cavalera E, Lisi R, Pagliaro E, V. Donato
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di Scienze Radiologiche
176 - PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY: ACUTE AND LATE RECTAL TOXICITY.
EXPERIENCE IN U.O. RADIOTHERAPY OF CATANZARO
Molinaro MA, Pingitore D, Molè R, Scalfari E
U.O. Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy
177 - LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA
Lacquaniti S, Fasolo PP, Conti E, Sebastiani G, Mandras R, Puccetti L, Fasolis G
SOC Urologia, Ospedale "S. Lazzaro", Alba (CN)
180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DI BELLINI: UN TUMORE RARO
Creti S, Mannini D, Potenzoni M, Cuzzocrea DE
Unità Operativa di Urologia, Ospedale Maggiore, Bologna
181 - RUOLO PREDITTIVO DI UN SINGOLO MICROFOCOLAIO DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO
(<= 1 MM, NON GRADABILE) AL CAMPIONAMENTO AGOBIOTICO, ANCHE RIPETUTO,
NEI CONFRONTI DI MALATTIA CLINICAMENTE SIGNIFICATIVA
ALLA SUCCESSIVA PROSTATECTOMIA RADICALE
Taverna GL, Benetti A, Seveso M, Piccinelli A, Giusti G, Pasini L, Maugeri O, Zandegiacomo S, Colombo P, Graziotti P
Istituto Clinico Humanitas
184 - MICROCITOMA DELLA VESCICA; PRESENTAZIONE DI DUE CASI E REVISIONE DELLA LETTERATURA
Torcigliani S, Fontana N, Repetti F, Santelli G, Tori F, Aquilini M, Paoluzzi M, Pinzi N
U.O. Urologia ASL 2 Lucca Toscana
189 - NEOVESCICHE ORTOTOPICHE: RISULTATI MORFOFUNZIONALI A DISTANZA. NOSTRA ESPERIENZA
Dall'Oglio B, Parma P, Luciano M, Bondavalli C
Azienda Ospedaliera C. Poma Mantova
190 - LOCALIZZAZIONE CUTANEA DI NEOPLASIA GERMINALE EXTRAGONADICA:PRIMO CASO CLINICO
IN LETTERATURA
Torelli T1, Piva L1, Biasoni D1, Milani A1, Nicolai N1, Salvioni R1, Colecchia M2, Pizzocaro G1
1
Unità Operativa di Urologia; 2Dipartimento di Patologia, Istituto nazionale dei Tumori, Milano
203 - NEOPLASIA RENALE AVANZATA: RUOLO DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO
Zattoni F, De Giorgi G, Luciani LG, Valotto C, Zanin M, Grossetti B
Dipartimento di Urologia - Azienda Ospedaliera/Policlinico Universitario, Udine
210 - CHEMIOIMMUNOTERAPIA NEL TUMORE RENALE METASTATICO:CHEMIOTERAPIA CON GEMCITABINA
E OXALIPLATINO; IMMUNOTERAPIA CON IL-2 sc A DOSI MEDIE E IFN-alfa NATURALE
CON UN RUOLO CHIAVE SUL SINERGISMO E SULLA TOLLERABILITÀ
Bobbio Pallavicini E, TacconiF, Grassi M, Incardona S, Bianchessi C, Leidi GL
Ospedale Maggiore di Crema
211 - LA CISTECTOMIA RADICALE CON RISPARMIO DELLA CAPSULA PROSTATICA E DELLE VESCICHETTE
SEMINALI NEI PAZIENTI GIOVANI PORTATORI DI CARCINOMA DELLA VESCICA
Brausi M, De Luca G, Gavioli M,Verrini G, Peracchia G, Viola M, Simonini G
U.O. di Urologia, Ospedale S.Agostino-Estense Modena., Ospedale B. Ramazzini Carpi (MO)
212 - QUALITÀ DI VITA DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A DERIVAZIONE URINARIA NON CONTINENTE O NEOVESCICA
ORTOTOPICA A SEGUITO DI CISTECTOMIA RADICALE
Sandri S, Molho D
Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale; ospedale “G. Fornaroli”, Magenta
216 - RUOLO DEL TRIMprob NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO
Manferrari F, Ronci L, Severini E, Palmieri F, Malizia M, Vitullo G, Sanguedolce F, Viola D, Comerci F,
Bertaccini A, Martorana G
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
217 - SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE DOPO METASTASECTOMIA DA NEOPLASIA RENALE
IN STADIO AVANZATO: CASE REPORT
Brunocilla E, Lupo S, Malizia M, Schiavina R, Forlani T, Vece E, Martorana G
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna
219 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA
DI CONTINENZA IN 80 PAZIENTI CONSECUTIVI
Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Garofalo M, Comerci F, Costa F, Malizia M, Palmieri F, Severini E,
Vitullo G, Viola D
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
XXXI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
XIV CONGRESSO NAZIONALE
SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.)
Trieste, 9-12 Dicembre 2004
INFORMAZIONI GENERALI
Sede Congressuale
Segreteria S.I.Ur.O.
Palazzo dei Congressi, Stazione Marittima
Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.)
Molo Bersaglieri, 3
c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna
34124 Trieste
Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi
Tel. +39 040 304888/303111
Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna
Fax. +39 040 310856
Tel. +39 051 6362421 - Fax +39 051 308037
E-mail: [email protected]
E-mail: [email protected]
Segreteria Organizzativa
Presidente del Congresso
Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl
Prof. Emanuele Belgrano
Via del Pratello, 2/b
c/o Clinica Urologica Università degli Studi di Trieste
40122 Bologna
Ospedale di Cattinara
Tel. +39 051 235993
Strada di Fiume, 447 - 34149 Trieste
Fax. +39 051 2914455
Tel. +39 040 3994575
E-mail: [email protected]
Fax +39 040 3994895
E-mail: [email protected]
QUOTE DI ISCRIZIONE DOPO IL 15 OTTOBRE 2004 E IN SEDE CONGRESSUALE
Quote
Dopo il 15 Ottobre e in Sede Congressuale
€ 480,00 + IVA 20%
Quota di Partecipazione NON SOCI
Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O
€ 430,00 + IVA 20%
Iscrizione giornaliera
€ 300,00 + IVA 20%
1
Quota per Specializzandi2
€ 200,00 + IVA 20%
Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri)
€ 30,00 + IVA 20%
Cena Sociale
€ 60,00 + IVA 20%
ESPOSITORI / SPONSOR
Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro
pagamento di una quota di Euro 20,00 + IVA 20%. Il badge dà diritto alla partecipazione ai Lavori Scientifici, alla Cerimonia Inaugurale,
agli Open Lunch e Coffe Station e all’accesso all’Area Espositiva.
1
I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa.
2
L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza.
3
La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota di iscrizione comprende solo la partecipazione ai lavori scientifici e non dà diritto ad altro.
La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Open lunch, Coffee Station.
Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari
non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Regole Generali
Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare ed inviare la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, debitamente compilata in ogni sua parte, per posta o per fax, allegando la ricevuta dell’ avvenuto pagamento.
In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione.
Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre venerdì 12 novembre 2004.
Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXXII
Modalità di iscrizione da parte di Aziende/Agenzie
In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopraccitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o
individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare.
Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie
Le aziende/agenzie dovranno obbligatoriamente prendere, contestualmente all’invio delle schede
d’iscrizione, un appuntamento con la Segreteria Organizzativa per mercoledì 8 dicembre dalle ore
14.00 alle ore 18.00.
In questa sede saranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nomi ed evase nuove
iscrizioni.
Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni
Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà
aperto nei giorni:
• Giovedì 9 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.00
• Venerdì 10 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30
• Sabato 11 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30
• Domenica 12 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 15.30
Modalità di pagamento iscrizioni:
Il pagamento dovrà essere effettuato mediante:
• assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a E.V.C.M. srl
• bonifico bancario presso Banca Popolare dell’Emilia Romagna - codice conto: B 05387 02400
0989966 - intestato a E.V.C.M. srl - causale XIV SIURO 2004 iscrizione + nome iscritto.
Rinunce:
Fino a venerdì 5 novembre 2004 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 5 novembre 2004 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto.
Cambi nome:
Sono permessi fino a venerdì 12 novembre 2004. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite nuova scheda di iscrizione.
In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con
una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor.
Il ritiro delle pre-iscrizioni avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da parte di ciascun preiscritto.
Badge:
Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati a lui
relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso e alle aree dedicate al programma sociale.
Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti E.C.M.
Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge.
Colori di identificazione:
Blu - Congressisti
Rosso - Giornalieri
Verde - Organizzazione
Giallo - Stampa
Azzurro - Espositori
Grigio - Infermieri
Orari segreteria organizzativa:
Sede: Palazzo dei Congressi - Stazione Marittima
Molo Bersaglieri, 3 - 34124 Trieste
Giovedì 9 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.00
Venerdì 10 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.30
Sabato 11 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.30
Domenica 12 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 15.30
Orari congresso
Giovedì 9 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 18.45
Venerdì 10 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.45
Sabato 11 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30
Domenica 12 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 15.45
XXXIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
NOTIZIE UTILI
Certificati di Partecipazione
L’attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del
Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre”
e “post” valutazione.
Lingua ufficiale
La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano.
Libro degli Abstract
Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo.
Questionari di “pre” e “post” valutazione
I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.
Esposizione tecnico-scientifica
Nell’ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico-scientifica alla quale parteciperanno
aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali.
Assemblea della Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.)
La Seduta Amministrativa della S.I.Ur.O. si svolgerà sabato 11 dicembre 2004 dalle ore 19.30 alle ore
20.30.
Servizio navette
Un servizio navette collegherà gli hotel Colombia, Continentale, Italia, Jolly e Alla Posta con la Sede del
Congresso e le Sedi Sociali (Cena Sociale).
SEDI ALBERGHIERE
COLOMBIA
Via della Geppa, 18
Tel. +39 040 369333
CONTINENTALE
Via San Nicolò, 25
Tel. +39 040 631717
DUCHI D' AOSTA
P.za Unità d'Italia, 2
Tel. +39 040 7600011
ITALIA
Via della Geppa, 15
Tel. +39 040 369 900
JOLLY
C.so Cavour, 7
Tel. +39 040 7600055
ALLA POSTA
P.za Oberdan, 1
Tel. +39 040 365208
STARHOTEL SAVOIA
Riva del Mantrucchio, 4
Tel. +39 040 77941
PRENOTAZIONE ALBERGHIERA
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a:
Emilia Viaggi Divisione Congressi & Meeting
Via del Pratello, 2/b
40122 Bologna
Tel. +39.051.235993 Fax +39.051.2914455
E.mail: [email protected]
Condizioni di prenotazioni
Il termine per l’invio della scheda di prenotazione alberghiera è scaduto il 10 settembre 2004.
Le prenotazioni ricevute dopo tale data verranno confermate in base alla disponibilità del momento.
L’attribuzione dell’Hotel prescelto è condizionata dalla disponibilità al momento della richiesta.
Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più Euro 16,00
(per camera) come diritto di prenotazione, non rimborsabile in nessun caso.
I prezzi si intendono per camera, a notte, con inclusa la prima colazione, tasse e IVA.
Soggiorno minimo: N. 3 notti .
Le prenotazioni che perverranno senza il pagamento allegato non verranno considerate.
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XXXIV
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
PROGRAMMA SOCIALE
Cerimonia Inaugurale
Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso.
La Cerimonia di Inaugurazione e il Cocktail di Benvenuto si terranno giovedì 9 dicembre 2004 alle ore
14.15, presso il Palazzo dei Congressi - Stazione Marittima; Molo Bersaglieri, 3 (Trieste).
L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso.
Cena Sociale
La Cena Sociale si terrà venerdì 10 dicembre alle ore 21.00 presso il Ristorante “Savoy Inn” c/o lo
Starhotel Savoia; Via del Mercato Vecchio,1 (Trieste).
La cena sarà preceduta da un Aperitivo alle ore 20.30.
La partecipazione alla Cena Sociale prevede una quota di Euro 60,00 più IVA (20%).
Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte fino ad esaurimento
dei posti disponibili.
Per accedere alla Cena Sociale è assolutamente necessario presentare l’invito che sarà consegnato
presso la Segreteria Organizzativa: solo in questo modo potrà essere rilevato l’avvenuto pagamento.
Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite l’allegata scheda d’iscrizione.
Desk Escursioni
Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni, tra le quali: Città di Trieste, Castello di
Miramare, Grotte di Postumia e Castello di Duino.
In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni
e/o prenotazioni.
INFORMAZIONI UTILI
Posizionato nel centro storico e commerciale di Trieste, a pochi passi dai principali alberghi, il Palazzo
dei Congressi della Stazione Marittima dista poche centinaia di metri dalla stazione Ferroviaria e dall’AirTerminal.
STAZIONE TRIESTE CENTRALE: distanza 1 km
AUTOSTRADA A4 VENEZIA-TRIESTE: casello Montefalcone-Lisert, uscita “Sistiana” (SS 14 ‘Costiera’):
distanza dal casello 24 km.
AEROPORTO INTERNAZIONALE DI RONCHI DEI LEGIONARI: distanza 33 km. Collegamenti internazionali
via Milano e Roma. Un servizio di Bus navetta collega l’aereoporto con il terminal situato in centro città,
nei pressi della Stazione Ferroviaria Trieste Centrale.
AEROPORTO INTERNAZIONALE MARCO POLO DI VENEZIA: distanza 120 km.
INFORMAZIONI SCIENTIFICHE
Premi S.I.Ur.O
Sono previsti 4 premi SIUrO per le migliori comunicazioni libere dei seguenti argomenti: Terapia Medica,
Terapia Radiante, Terapia Chirurgica, Ricerca Sperimentale.
I premi saranno assegnati sulla base del giudizio, insindacabile, espresso da una commissione di 4
esperti che modereranno le sessioni delle comunicazioni selezionate.
I premi potranno essere assegnati solo se tra gli Autori è presente un socio SIUrO in regola che dovrà
essere fisicamente presente al momento della premiazione.
La premiazione avverrà nel corso della seduta amministrativa che si terrà sabato 11 dicembre 2004
dalle ore 19.30 alle ore 20.30.
ECM O L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA
La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata
accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa.
L’accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni
singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione.
Al fine dell’attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell’evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale del questionario di verifica e della scheda di valutazione dell’evento formativo. Nei
particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell’ organizzatore valutarne la giustificazione e l’ incidenza dell’ assenza sull’ apprendimento.
L’attestato ECM verrà inviato dopo l’ evento per posta o e-mail, all’ indirizzo indicato sul Questionario di
Verifica dell’ evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell’area congressuale del
partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare.
Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge.
Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM:
XXXV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l’evento
giovedì 9 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 9;
venerdì 10 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 8;
sabato 11 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 7;
domenica 12 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 7;
corso per infermieri, tempo previsto pari a ore 6
Restituzione del questionario di valutazione dell’evento, compilato in tutte le sue parti compresa la
scheda di valutazione dell’evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici
Restituzione del badge
Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento
I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti
formativi da acquisire nel corso dell’anno solare (per il 2003 massimo 10 crediti riferiti ad attività di
docenza).
I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell’impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un’ora o un’ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi).
I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti
formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza.
L'organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XXXVI
La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile
la realizzazione del XIV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti.
AVENTIS PHARMA
CHIRON ITALIA
EDAP TECHNOMED ITALIA
ELI LILLY ITALIA
FIUGGI
IPSEN
PHYSION
KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA
KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI
MERCK SHARP AND DOHME
NOVARTIS
PFIZER
SPA - SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI
SIGMA TAU
TECNOGAMMA
TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI
XXXVII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SIUrO
ABSTRACTS
Società Italiana di
Urologia Oncologica
Trieste, 9-12 Dicembre 2004
Poster n. 1
RE-TURP O MAPPING BIOPTICO NEI CASI DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE T1A. QUALE
PROCEDURA PIÙ EFFICACE NEL PREDIRE UNA MALATTIA RESIDUA?
Simone M., Pomara G., Casale P., Felipetto R., Manassero F.,
Francesca F.
U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 1
Introduzione: Il trattamento del carcinoma prostatico (CaP) incidentale è ancora oggi non univoco. È ben noto che i pazienti con
CaP di stadio clinico T1a dopo resezione transuretrale (TURP:
<5% di tessuto resecato positivo per neoplasia) e Gleason score
< 7 (A1 sec. ASS) presentano rischio di progressione a 4 anni del
2%, mentre esso sale al 33% in CaP incidentali di stadio T1b
(>5% di tessuto resecato positivo per neoplasia) (1-3). Diventa
quindi di fondamentale importanza escludere la possibilità di
CaP residuo dopo il primo intervento dal momento che, in caso
contrario, il paziente si troverebbe nella categoria T1b. Scopo
dello studio è stato quello di confrontare TURP (re-TURP) e
mapping bioptico (BxP), relativamente a “detection rate” di
malattia residua dopo il primo intervento.
Materiali e Metodi: Tra il 1997 ed il 2003, in 30 pazienti sottoposti a TURP, è stata posta diagnosi di CaP T1a. Il PSA totale
medio prima dell’intervento era 4.66 ng/ml (range = 0.6-17
ng/ml). Due pazienti con PSA totale > 10 ng/ml avevano eseguito un mapping bioptico per escludere la presenza di neoplasia prostatica. A tre mesi dal primo intervento tutti i pazienti sono stati sottoposti a dosaggio del PSA, mapping bioptico e
quindi a TURP second-look del tessuto prostatico residuo.
Risultati: Il PSA medio, dopo il primo intervento, era 1.18
ng/ml (range 0-4.02). Tredici pazienti (43%) [PSA medio 1.39
(range 0.4-4.02)] hanno mostrato malattia residua e sono stati
quindi sottoposti a prostatectomia radicale. Di questi, 7
pazienti (23%) con PSA medio 1.33 (range 0.8-2) presentavano sia re-TURP che BxP positive; 3 pazienti (10%) con PSA
medio 2.4 (range 0.4-1.5) re-TURP positiva e BxP negativa (p
n.s.); 3 pazienti (10%) con PSA medio 2.1 (range 0.6-4.02) reTURP negativa e BxP positiva (p n.s.).
Conclusioni: Nella nostra casistica il 43% dei pazienti con iniziale diagnosi di CaP T1a ha presentato una malattia residua
per cui si è reso necessario un intervento radicale. Questa alta
percentuale giustifica la necessità di un second-look diagnostico nei casi di CaP incidentale A1. La re-TURP e la BxP non differiscono in maniera statisticamente significativa in termini di
“detection rate”. Il riscontro del 10% di falsi negativi con
entrambe le procedure porta a suggerire la loro associazione
piuttosto che a preferire l’una rispetto all’altra.
Bibliografia:
1. Cheng L, Cancer 1999
2. Ingerman A, Urology 1993
3. Epstein JI, J Urol 1988
Comunicazioni n. 2
RUOLO DELLA TUR 2ND LOOK PER UNA CORRETTA
STADIAZIONE DEL CA VESCICALE T1 G3
Simone M., Manassero F., Salinitri G., Felipetto R., Casale
P., Francesca F.
U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa
Introduzione: Circa il 30% dei carcinomi uroteliali della vescica
risulta in stadio T1 (1). I tumori T1 di alto grado (G3) sono ad
alto rischio di recidiva e progressione, e presentano potenzialità metastatiche e di letalità 10 volte maggiori rispetto agli altri
Ta-T1 (2). Il trattamento standard (TUR + BCG) produce
sopravvivenza libera da malattia a 5 anni nell’ordine dell’80%
(3). Non è sempre evidente se i pazienti che non rispondono
a BCG presentino recidiva precoce o malattia residua. Nei T1
una seconda resezione rileva malattia residua in > 30% dei casi
(4) e mioinvasività sino al 10% (5). Allo scopo di meglio diagnosticare questa sottopopolazione ad alto rischio abbiamo
introdotto nella nostra pratica la TUR second-look nei T1 G3.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al maggio 2004 abbiamo
rilevato 40 casi consecutivi di T1 G3, 31 maschi e 9 femmine, età
mediana 72 anni, range 44-85. A 4-6 settimane dall’intervento
abbiamo ripetuto la TUR. La tecnica prevede la resezione separata della parte esofitica della neoplasia, dei margini liberi e della
base di impianto, includendo la tonaca muscolare (6).
Risultati: Di 39 pazienti valutabili, in 13 casi (33%) non è stata
evidenziata malattia residua; trattati con BCG, questi pazienti
sono negativi per recidiva, con follow-up mediano di 8 mesi
(range 2-36). In 26 pazienti (66%) abbiamo riscontrato neoplasia residua alla re-TUR (3 Ta, 5 Tis, 13 T1G3, 5 T2). Tredici
di essi (33% del totale) sono stati sottoposti a cistectomia: 3
per riscontro di mioinvasività, 2 per precoce progressione, 8
(T1G3 al 2nd look) per Cis concomitante/mancata risposta al
BCG/multifocalità. In 9/13 (69%) lo stadio patologico era T3;
4/13 (31%) risultavano N+.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
1
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: In conclusione, nel T1 G3 la re-TUR può considerarsi mandatoria in ragione dell’elevata percentuale di positività e di mioinvasività a breve e medio termine; in taluni casi
non garantisce comunque una diagnosi precoce, testimoniando la potenziale invasività di queste forme di neoplasia “superficiale”.
Bibliografia:
1. Herr H, Jakse G. pT1 bladder cancer. Eur Urol 1991; 20:1
2. Borkowski A. Superficial bladder cancer T1 G3: the choice of treatment.
BJU International 2002; 89:623
3. Patard JJ, Moudouni S, Saint F et al. Tumor progression and survival in
patients with T1G3 bladder tumors: multicentric retrospective study comparing 94 patients treated during 17 years. Urology 2001; 58:551
4. Jakse G, Algaba F, Malmstrom PU, Oosterlinck. A second-look TUR in
T1 transitional cell carcinoma: why? Eur Urol 2004; 45:539
5. Schwaibold H, Treiber U, Kubler H, Ley H, Hartung R. Significance of
2nd transurethral resection for T1 bladder cancer. Eur Urol 2000; 37(Suppl
2):11
6. Marberger H, Marberger M., Decristofero A. The current status of
transurethral resection in the diagnosis and therapy of carcinoma of the urinary bladder. Int Urol Nephrol 1972; 4:35
Poster n. 4
LINFOMA RENALE BILATERALE PRIMITIVO TRATTATO
CON CHIRURGIA E CHEMIOTERAPIA
Simone M., Casale P., Manassero F., Milesi C., Casarosa C.,
Francesca F.
U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa
Introduzione: Il linfoma renale primitivo (PRL) è una rara malattia, generalmente con prognosi infausta. Il trattamento previsto
è la chemioterapia, laddove la chirurgia rappresenta un’opzione
aggiuntiva, esclusivamente nelle localizzazioni monolaterali (1).
Riportiamo il primo caso di PRL bilaterale trattato mediante
estesa escissione chirurgica seguita da chemioterapia, con follow-up a 5 anni negativo per ripresa di malattia.
Caso Clinico: Un uomo di 46 anni, con storia di IRC, venne
ricoverato per rapido peggioramento della funzione renale,
con ipercalcemia. Tre mesi prima una biopsia TC-guidata
aveva rilevato uno pseudotumore infiammatorio renale destro.
La Risonanza Magnetica rivelò la presenza di noduli multipli
(diametro massimo 8 cm) al rene destro e un unico nodulo
polare superiore controlateralmente. La biopsia percutanea del
rene destro indicò la presenza di alcuni linfociti atipici, suggestivi di malattia linfoproliferativa. Sono state eseguite nefrectomia radicale destra e resezione polare del rene sinistro. Il
decorso post-operatorio è stato regolare, con miglioramento
progressivo della funzione renale e riduzione dei livelli ematici di calcio e calcitriolo. L’istologia definitiva dimostrava bilateralmente “linfoma a cellule B large” (classificazione REAL),
con stadio pT2 (destra) e pT1b (sinistra), N0 Mx. Sei mesi
dopo l’intervento è stata rilevata infiltrazione neoplastica del
midollo osseo, con traslocazione del gene Bcl2 (evidenziata
mediante polymerase chain reaction). Dopo otto cicli chemioterapici (protocollo Pro-MECE-CytaBOM + Flu-Ctx-Idec), è
stata ottenuta una condizione tumor-free. A 67 mesi dall’intervento (36 dalla conclusione della chemioterapia) non si
dimostra malattia residua, con funzione renale stabile.
Commento: Il nostro caso soddisfaceva i criteri diagnostici per
identificare un PRL: IRA con aumento volumetrico del rene
alla presentazione, rapida ripresa funzionale dopo il trattamento e conferma istologica della neoplasia in assenza di altre
localizzazioni. Generalmente l’IR è dovuta ad infiltrazione
locale ed ipercalcemia, indotte da iperproduzione di Vitamina
D da parte delle cellule linfoidi, presenti per il processo
infiammatorio cronico. L’ablazione della massa induce il ritor-
2
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
no a normali valori calcemici, con recupero della funzione
renale (2). Data la rarità della malattia, mancano studi randomizzati atti a definire il trattamento più indicato.
Occasionalmente, e solo in casi monolaterali, sono stati segnalati long term survivors dopo trattamento combinato chirurgico e chemioterapico (3). La nostra esperienza conferma che la
combinazione di chirurgia “aggressiva” e chemioterapia
potrebbe rivelarsi efficace nei pazienti affetti da questa patologia rara ma solitamente letale.
Bibliografia:
1. Okuno SH, Hoyer JD, Ristow K, Witzig TE. Primary renal Non-Hodgkin’s
Lymphoma. Cancer 1995; 75:2258
2. Sebastian Montal L, Batalla Cadira JL, Delas Amat J. Primary renal lymphoma. Apropos of a case. Arch Esp Urol 1998; 51:180
3. O’Riordan E, Reeve R, Houghton JB, O’Donoghue DJ, Waldek S. Primary
bilateral T-cell renal lymphoma presenting with sudden loss of renal function. Nephrol Dialysis Transplantation 2001; 16:1487
Poster n. 5
METASTASI PENIENA DA CARCINOMA TRANSIZIONALE
DELLA PELVI RENALE. DESCRIZIONE DI UN PRIMO
CASO
Simone M.1, Pomara G.1, Pastina I.2, Felipetto R.1, Casale
P.1, Manassero F.1, Francesca F.1
1
U.O. Urologia SSN; 2U.O. Oncologia Medica Azienda Ospedaliera
Universitaria, Pisa
Introduzione: Le metastasi peniene da carcinoma a cellule transizionali (TCC) sono estremamente rare e nella maggior parte
dei casi originano da tumori localizzati a livello vescicale.
Presentiamo un primo caso di metastasi peniena da TCC della
pelvi renale sottolineandone le insolite caratteristiche cliniche
e biologiche.
Caso Clinico: Un uomo di 76 anni si presentava alla nostra
osservazione per una tumefazione fungiforme, ulcerata e
dolente localizzata a livello del glande. Otto anni prima il
paziente era stato sottoposto a nefrectomia radicale sinistra
per un TCC della pelvi renale (pT2NxM0G2) in seguito al
quale era stato sottoposto a follow-up mediante periodiche
valutazioni cliniche, endoscopiche e TAC total-body, senza
evidenza di malattia fino alla comparsa della lesione peniena. Il paziente veniva quindi sottoposto a prelievo bioptico
della lesione. L’esito istologico definitivo deponeva per
“metastasi peniena di TCC”. La TAC total-body evidenziava
la presenza di linfoadenomegalie para-cavali ed inguinali
profonde associate ad una lesione metastatica del polmone
di destra. Dopo aver effettuato sei cicli di mono-chemioterapia (gemcitabina) e 15 sedute di radioterapia loco-regionale,
a quattro mesi di follow-up la situazione locale e generale
risulta immodificata.
Commento: Ad oggi questo è il primo caso documentato di
metastasi peniena di un TCC della pelvi renale. Circa un terzo
di tutte le metastasi peniene sono diagnosticate in contemporanea al tumore primario mentre nei restanti due terzi la diagnosi viene posta mediamente entro 18 mesi dal tumore primario (Maier U, Transplantation 1994). A probabile dimostrazione di una biologia tumorale inusuale, il periodo libero da
malattia nel nostro paziente è stato di 8 anni. Molti autori
(Bordeau KJ, Urology 2004; Akman Y, Int J Urol 2003;
Miyamoto T, J Urol 2000) considerano le metastasi cutanee da
TCC la tardiva manifestazione di una malattia sistemica, ma
poiché, nel caso descritto, la diagnosi di malattia metastatica è
stata posta dopo la comparsa della metastasi peniena, ci sembra opportuno suggerire un attento esame clinico della cute dei
pazienti sottoposti ad interventi chirurgici per TCC, anche in
assenza di accertata malattia sistemica.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni n. 6
BLOCCO ANESTETICO PERIPROSTATICO ECOGUIDATO
NELLA BIOPSIA PROSTATICA TRANSRETTALE: PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INFILTRATIVA CON OTTIMIZZAZIONE DELL’ANALGESIA ALL’APICE PROSTATICO
Paulesu A., Conti G.
Reparto di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera “S. Anna”,
Como
Introduzione: L’alta incidenza del carcinoma prostatico ha portato
ad un crescente ricorso alla biopsia prostatica transrettale. Per
ottenere diagnosi sempre più precoci, finalizzate ad una cura più
efficace, sono utilizzati schemi bioptici sempre più aggressivi per
numero di prelievi con sensibile incremento del disagio e del
dolore patito dai pazienti. Da qui la necessità di eliminare il dolore accompagnato alla biopsia prostatica senza far perdere all’esame peculiarità quali: regime ambulatoriale, rapidità di esecuzione e bassa morbilità. A tali esigenze risponde il blocco anestetico
periprostatico transrettale ecoguidato di cui si riporta l’esperienza personale su 526 pz, basata sull’uso routinario di tale tecnica
secondo due schemi infiltrativi differenti posti a confronto.
Materiali e Metodi: Due gruppi omogenei di pz con sospetto carcinoma prostatico sono stati sottoposti dal medesimo operatore
ad agobiopsia prostatica transrettale ecoguidata con sonda
biplana BK da 7,5 MHz ed ago tru-cut Bard da 18G X 24 cm.
Ciò 3-5 min dopo il blocco anestetico periprostatico transrettale ottenuto infiltrando una soluzione 50/50 di lidocaina 2% e
bupivacaina 0,5% con ago tipo Chiba di 22G X 20 cm (BectonDickinson). Profilassi utilizzata: adeguata toilette rettale e ceftriaxone 1g IM/die per 4 gg dal dì dell’esame. Nel primo gruppo di 261 pz (luglio ‘02-giugno ‘03) il blocco anestetico prevedeva l’infiltrazione dei due angoli vescicolo-prostatici (regione
dei fasci neurovascolari) con 6ml di anestetico per lato. Nel
secondo gruppo di 265 pz (luglio ‘03-giugno ‘04) si è aggiunta
l’infiltrazione di altri 5 ml di anestetico sulla linea mediana subito al disotto dell’apice prostatico. La valutazione del dolore è
stata effettuata utilizzando la “Visual analogue pain scale”
(VAPS) (punteggio: 0-10). 97 dei 526 pz in esame (53 del I e 44
del II gruppo), già sottoposti a biopsia prostatica senza anestesia, hanno attribuito un punteggio anamnestico anche alla procedura senza anestesia, fungendo da gruppo di controllo. Nel I
gruppo di pz il numero medio di prelievi bioptici è stato 8,7
(Range: 6-12) e nel II gruppo 9,3 (Range: 6-18).
Risultati: Non complicanze precoci o tardive dovute all’infiltrazione anestetica, risultata in entrambi i gruppi indolore, né
dovute ai prelievi bioptici. Immediata dimissibilità dei pazienti
al termine dell’esame. Tempo medio per l’anestesia: 1 minuto.
Osservata una netta riduzione del tono sfinterico anale postinfiltrativa, più marcata nel II gruppo, con migliore compliance
dei pz per la sonda ecografica. Il punteggio medio attribuito
mediante VAPS dai pz del I gruppo (1,27) è stato superiore a
quello del 2 gruppo (0,55). Nel I gruppo si è infatti registrata
una certa dolorabilità per i prelievi eseguiti all’apice prostatico,
cosa assente nel II gruppo. Il coinvolgimento della zona di
transizione non ha determinato in entrambi i gruppi un incremento del disagio per i pz. Il punteggio VAPS medio attribuito
dal gruppo di controllo all’esame senza anestesia (5,1) è stato
nettamente superiore alla procedura in anestesia (0.80).
Conclusioni: Il blocco anestetico periprostatico con schema
infiltrativo comprendente l’apice prostatico garantisce una
netta riduzione del dolore sopportato dai pz sottoposti ad agobiopsia prostatica transrettale indipendentemente dal numero
e dalla sede dei prelievi effettuati.
Bibliografia:
1. Nash PA, Bruce JE, Indudhara R, Shinohara K. Transrectal Ultrasound
guided prostatic nerve blockade eases systematic needle biopsy of the
prostate. J Urol 1996; 155:607
2. Irani J, Fournier F, Bon D, Gremmo E, Dore B, Aubert J. Patient tolerance
of transrectal ultasound-guided biopsy of the prostate. Br J Urol 1997;
79:608
3. Taverna G, Maffezzini M, Benedetti A, Seveso M, Giusti G, Graziotti P. A
single injection of lidocaine as local anesthesia for ultrasound guided needle
biopsy the prostate. J Urol 2002; 176:222
4. von Knobloch R, Weber J, Varga Z, Feiber H, Heidenreich A, Hofmann R.
“Bilateral fine-needle administered local anaesthetic nerve bock for pain
control during TRUS-guided multi-core prostate biopsy: a prospective randomised trial”. Eur Urol 2002; 41:508
5. Paulesu A, Conti G. Agobiopsia prostatica transrettale: uso routinario del
blocco anestetico periprostatico ecoguidato. L’Urologo Informer”,
(Hippocrates, Ed. Med. Scient.) n 10/2003, dicembre
Comunicazioni n. 7
TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON
ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-ABLATHERM) NELLA CURA DEL CARCINOMA
PROSTATICO LOCALIZZATO: 4 ANNI DI ESPERIENZA
Paulesu A., Conti G.
Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera”S. Anna”,
Como
Premessa: La Termo-Ablazione Prostatica Transrettale con
“High Intensity Focoused Ultrasound” (PTTA/HIFUAblatherm) si è inserita da alcuni anni fra i trattamenti mininvasivi del carcinoma prostatico. Nel nostro centro abbiamo
trattato con questa terapia fino ad oggi 216 pz di cui 167 con
carcinoma localizzato, senza precedenti terapie locali; 21 con
ripresa locale di malattia dopo fallimento di radioterapia; 25
con neoplasia prostatica localmente avanzata; 3 con recidiva
locale dopo prostatectomia radicale. In questa comunicazione
si considerano i risultati ottenuti nei pz con carcinoma prostatico localizzato T1-2.
Materiali e Metodi: Dal luglio ‘00 al giugno ‘04 abbiamo trattato con PTTA/HIFU-Ablatherm 167pz con carcinoma prostatico
localizzato così suddivisi per classi di rischio: 43 pz a basso
rischio (T1-T2a e PSA<=10 e Gleason<7); 62 pz a rischio intermedio (T2b o PSA 10-20 o Gleason= 7); 62 pz ad alto rischio
(T2c o PSA>20 o Gleason>8) (TNM’92). Dati basali dei pazienti (media±dev.stand): età 72±5,8 anni; vol. prostatico 22±8,2
ml (range: 7,5-50 ml); IPSS 7,4±5; 67 pz ormonotrattati; 69 pz
potenti. 133 pz sottoposti a TURP in passato o prima del trattamento; 9 pz con pregressa ATV. Epicistostomia pretrattamento a tutti i pz. Durata media: 120±27 min. Anestesia: periferica (101 pz), generale (66 pz). Controlli clinici e del PSA ogni
3 mesi più biopsia prostatica transrettale ecoguidata (6-8 prelievi) a 6 mesi.
Risultati: F.U. medio: 34±9 mesi (range:1-47). Non complicanze
intra e perioperatorie. Degenza media: 2 gg dopo PTTA/HIFU e 3
gg dopo TURP+PTTA/HIFU. Rimozione dell’epicistostomia dopo
in media 16gg (±10,2 gg). A 3 mesi (145 pz) IPSS medio 2.02
(±3.3); QoL score medio: 2±1. Nei 69 pz potenti, potenza conservata in 40 casi (57,9%).
Risultati della biopsia a 6 mesi (137 pz): basso rischio (37 pz):
negativa 97,3% (36 pz) e positiva 2,7% (1 pz); rischio intermedio (53 pz): negativa 88,6% (47 pz) e positiva 11,3% (6 pz); alto
rischio (47 pz): negativa 78,7% (37 pz) e positiva 21,3% (10 pz).
PSA nei pz con biopsia a 6 mesi negativa (120 pz): 0,5 ng/ml
(range: 0,00-4,71) con un PSA basale medio 7,81±5,54ng/ml.
Come complicanze abbiamo registrato: incontinenza da sforzo
in 10pz (5,9%) (lieve in 7 pz e severa in 3 pz); IVU in 3 pz; epididimite in 3 pz; stenosi dell’uretra prostatica in 7pz.
Conclusioni: La PTTA/HIFU-Ablatherm consente risultati oncologici di rilievo nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato risultando ben accetta ai pz per la scarsa morbilità e la
breve ospedalizzazione.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
3
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Poster n. 8
TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON
ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-ABLATHERM) E TURP NEOADIUVANTE:
Paulesu A., Conti G.
Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera “S.
Anna”, Como
Premessa: La PTTA/HIFU-Ablatherm, trattamento mininvasivo
del ca. prostatico localizzato, si associa ad elevata incidenza di
ostruzione cervico-uretrale “De novo” o aggravamento di
ostruzione preesistente se non preceduta da intervento disostruttivo. Si è valutata la possibilità di eseguire la
PTTA/HIFU-Ablatherm subito dopo TURP (Resezione
Prostatica Trans-Uretrale) in unica sessione terapeutica e regime di “One day surgery”.
Materiali e Metodi: Dal gennaio ‘03 al giugno ‘04 trattati con
TURP+PTTA/HIFU-Ablatherm, in unica sessione, 48 pz consecutivi (età media 70±6 anni) affetti da ca. prostatico localizzato
non candidabili a prostatectomia radicale e non sottoposti in precedenza a disostruzione cervico-uretrale: 18pz ormonotrattati,
11pz radiotrattati con ripresa locale di malattia; 19pz senza pregresse terapie. Volume medio prostatico: 27,54±7,87 ml (range:
57-14) prima della TURP; 15,31±4,65 ml (range: 28-6) dopo
TURP, con tessuto resecato medio pari a 10,18±6,41 g (range:
31,6-3). A ciascun pz è stato applicato un catetere sovrapubico
Foley a 2 vie Ch12 lasciato a dimora alla dimissione ed utilizzato nelle prime ore post-operatorie per cistolusi. L’attenta emostasi in corso di TURP e l’effetto emostatico degli HIFU hanno sempre evitato l’utilizzo di cateteri uretro-vescicali a 3 vie, per cistolusi continua, sia durante il trattamento con HIFU che nel postoperatorio. Durata media dell’intervento: 137±18 min.
Risultati: F.U. medio: 9,23±6,24 mesi (range: 24-1). Non complicanze intra e post-operatorie. Costante precocissima mobilizzazione dei pz risultati dimissibili in prima giornata postoperatoria nel 94% dei casi (45 su 48 pz). Epicistostomia
rimossa dopo in media 18 gg (±9,3).
Conclusioni: La Termo-Ablazione Prostatica Tansrettale con
HIFU e TURP neoadiuvante in unica sessione terapeutica si
presta come cura miniinvasiva del carcinoma prostatico localizzato, in pz non candidabili alla prostatectomia radicale,
anche in regime di “One day surgery”.
Comunicazioni selezionate N. 9
TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON
ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ
(PTTA/HIFU-ABLATHERM): UN’OPZIONE TERAPEUTICA
NELLA RIPRESA LOCALE DEL CARCINOMA PROSTATICO
DOPO FALLIMENTO DELLA RADIOTERAPIA
Paulesu A., Conti G.
Divisione di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera “S. Anna”,
Como
Introduzione: Le risposte terapeutiche attualmente disponibili
in caso di ripresa locale del carcinoma prostatico dopo fallimento della radioterapia (RT) sono molto limitate. La
PTTA/HIFU-Ablatherm si propone quale innovativa risorsa in
tale situazione.
Materiali e Metodi: Dal settembre ‘00 al giugno ‘04 abbiamo sottoposto a PTTA/HIFU-Ablatherm 21 pz con ripresa locale di ca.
prostatico dopo RT. L’età media dei pz era: 68,3±5,15 anni. Tutti i
pazienti presentavano: graduale innalzamento del PSA; riscontro
bioptico di persistenza di carcinoma prostatico; scintigrafia ossea
normale. Lo stadio clinico dei pz era così suddiviso: T1b (1 pz),
T2a (1 pz), T2b (6 pz), T2c (5 pz), T3 (8 pz). La potenza sessuale era presente in 3 pz e tutti risultavano continenti. L’IPSS basale
medio era 12±6,29 ed il Qmax medio 10,13±3,9 ml/sec. Il volu-
4
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
me prostatico medio era: 16±5,7 ml. In 16 pz è stata eseguita una
TURP nella medesima sessione terapeutica, immediatamente
prima della PTTA/HIFU, asportando mediamente 6,6±3,6 g di tessuto prostatico. 5 pz già sottoposti in passato ad adenomectomia
prostatica transvescicale sono stati sottoposti unicamente a
PTTA/HIFU. A tutti i pz è stata posizionata un’epicistostomia di
tipo Foley a 2 vie Ch12, lasciata a dimora alla dimissione.
Controlli clinici e del PSA sono stati effettuati ogni 3 mesi con
biopsia prostatica transrettale ecoguidata (6-8 prelievi) a 6 mesi.
Risultati: Follow-up medio: 19,6±13 mesi (range: 45-1). Non
complicanze intra e perioperatorie. Degenza media: 2gg dopo
PTTA/HIFU e 3 gg dopo TURP+PTTA/HIFU. L’epicistostomia è
stata rimossa dopo in media 21gg (±10,3 gg). A 3 mesi (20 pz)
IPSS medio 7 (±3.5) e Qmax 15,2±4,7 ml/sec; QoL score medio:
2±1. In 5 pz su 21 (23,8%) è comparsa incontinenza urinaria da
sforzo (severa in 2 pz; lieve in 3 pz). I due pz con incontinenza
severa erano stati sottoposti a nuova TURP a 3 mesi dal trattamento per l’insorgere di stenosclerosi della loggia prostatica. Nei 3
pz basalmente potenti la potenza è stata conservata in 2 casi.
Riportiamo i risultati della biopsia a 6 mesi eseguita in 10 pz con
FU medio 27,4±12 mesi. Lo stadio clinico di questi pz era: T1b (1
pz), T2a (1 pz), T2b (2 pz), T2c (4 pz), T3 (2 pz).
I valori del PSA di questi 10 pz erano:
Tabella 1.
PSA basale pre RT
6,79±5,66 ng/ml
(Range:
19-3)
PSA nadir dopo RT
1,07±0,94 ng/ml
(Range:
2,69-0,02)
PSA pre HIFU
3,74±1,69 ng/ml
(Range:
7,6-1,7)
PSA a 6 mesi da HIFU
1,02±1,26 ng/ml
(Range:
3,44-0,01)
Biopsia negativa: 9 pz (90%).
Biopsia positiva: 1 pz (Stadio T3).
In due dei pz con biopsia negativa si è osservato a 9 mesi dal
trattamento l’innalzamento del PSA che è risultato stabile negli
altri pz con biopsia negativa.
Conclusioni: La PTTA/HIFU offre un’opportunità terapeutica ai
pz con carcinoma prostatico persistente dopo fallimento della
radioterapia. Tale terapia è caratterizzata da miniinvasività con
necessità di breve ospedalizzazione, elevata efficacia e contenuta incidenza di complicanze. La TURP neoadiuvante eseguita nella medesima sessione terapeutica non aggiunge morbilità
al trattamento offrendo un sensibile miglioramento della preesistente sintomatologia ostruttiva.
Comunicazioni selezionate N. 10
CHEMIOABLAZIONE MEDIANTE GEMCITABINA ENDOVESCICALE NEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DI
BASSO GRADO E BASSO STADIO
Campodonico F., Canepa G., Capponi G., Bozzo L.,
Maffezzini M.
SC Urologia, Ospedale Galliera, Genova
Introduzione e Obiettivi: La gemcitabina (GC) nel trattamento dei
tumori vescicali avanzati ha evidenziato uguale efficacia e maggiore tollerabilità rispetto ai farmaci che fanno parte di protocolli
standard. Questa evidenza ha sollevato interesse come farmaco
anche per la chemioterapia endovescicale nei tumori superficiali.
Il nostro scopo è stato quello di valutare efficacia e tollerabilità
della GC nel trattamento dei tumori superficiali ricorrenti per via
endovescicale in un protocollo di chemioablazione.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Metodi: Sono stati reclutati 26 pazienti con pregressi episodi di
neoplasia vescicale ricorrente di basso grado e basso stadio, con
citologia urinaria di controllo negativa per atipia di alto grado. Il
farmaco è stato utilizzato alla dose di 2000 mg in 50 ml di soluzione fisiologica. Il diametro massimo e complessivo delle lesioni era di 1,5 cm. I pazienti sono stati sottoposti ad 1 instillazione settimanale di GC per 4 settimane. Il farmaco è stato trattenuto in vescica per circa 90 minuti. Sono stati eseguiti controlli
ematochimici prima e 48 ore dopo ogni singola instillazione.
Dopo 2 settimane sono stati sottoposti a TUR bioptica.
Risulati: 20 pazienti hanno concluso il ciclo (Tabella 1); 2 sono
usciti per incremento delle transaminasi; 1 per leucopenia; 2
per epigastralgie e nausea; 1 per marcata disuria.
Tabella 1.
Istologia
cm
Risposta
Follow-up
prec. Lesioni
Precedenti
Durata
n.
terapie
(mesi)
TaG1
2
1
NO
C
6
TaG1
TaG1
1
0.5
NO
C
8
8
TaG1
1
1
NO
NR
TaG1
1
1
NO
C
TaG1
1
1
NO
RP
TaG1
1
0.5
NO
TaG1
2
1.5
TaG1
2
TaG1
TaG1
8
8
C
-
-
NO
C
6
6
1
SI
C
5
5
1
0.5
NO
NR
TxG1
TaG1
3
1.5
NO
C
2
TaG1
2
1
NO
NR
TaG2
T1G1
2
1.5
SI
NR
T1G1
TaG2
2
1.5
NO
NR
TaG2
1
1
NO
C
6
6
T1G2
4
1.5
SI
C
6
FISH +
T1G2
3
1
NO
NR
TaG1
T1G2
1
0.5
SI
NR
TaG1
T1G2
1
0.5
NO
NR
TaG1
T1G2
1
0.5
NO
C
T1G2
1
1,5
NO
NR
TaG2
-
T1G2
Conclusioni: La somministrazione endovescicale di GC a 2000
mg ha dimostrato una adeguata tollerabilità globale. L’effetto
ablativo sulle lesioni ricorrenti di basso grado e basso stadio è
promettente.
Poster n. 12
FOLFOX-4 IN PAZIENTI PRETRATTATI CON CARCINOMA
A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Giordano A.1, Giuliano M.1,
Russo A.3, Cosentino L.2, Pane U.2, Di Giacomo F.2,
D’Armiento M.2, Contaldo F3., De Placido S.1
1
Cattedra di Oncologia Medica, Dipartimento di Endocrinologia ed
Oncologia molecolare e clinica; 2Clinica Urologica, Seconda
Università degli Studi Napoli; 3Medicina Interna, Università degli
Studi di Napoli, Federico II, Napoli
Obiettivo: Nonostante le recenti acquisizioni nel trattamento del
carcinoma vescicale avanzato, rimane la necessità di identificare nuovi agenti attivi e con un limitata tossicità. Abbiamo condotto uno studio utilizzando FOLFOX4 (Oxaliplatino,
Fluorouracile, Acido Folinico) in pazienti già pretrattati con
trattamento a base di composti del platino.
Materiali e Metodi: 16 pazienti eleggibili con malattia avanzata
sono stati trattati con oxaliplatino (85 mg/mq) in giorno 1 seguito da fluorouracile ed acido folinico (De Gramont schedule) nei
giorni 1, 2 ogni 14 giorni fino a progressione di malattia. Tutti i
pazienti hanno ricevuto terapia di supporto nutrizionale per
aumentare l’introito calorico. Le risposte obiettive e la tossicità
sono state valutate. Le risposte biochimiche (riduzione dei markers) e la variazione dei parametri nutrizionali (peso corporeo,
albuminemia, ferritinemia, PCR) sono stati inoltre considerati.
Risultati: In 3 pazienti si è ottenuta una risposta obiettiva con
un tasso globale del 19%. La tossicità ematologica e le stomatiti sono stati i due effetti collaterali più frequenti. In quattro
pazienti (25%) abbiamo osservato una riduzione dei markers
tumorali (CEA, TPA) ed un miglioramento dei parametri nutrizionali.
Conclusioni: A queste dosi e con questa schedula di somministrazione, FOLFOX-4 sembra essere una terapia promettente
in pazienti già pre-trattati con composti del platino. Ulteriori
studi sono necessari per confermarne un possibile ruolo nel
trattamento del carcinoma vescicale avanzato.
Poster n. 13
ENUCLEORESEZIONE RENALE: STUDIO MULTICENTRICO PIEMONTESE SCUP STUDI CLINICI UROLOGICI
PIEMONTESI
Muto G.1, D’Urso L.1, Bardari F.1, Randone D.1, Pierini P.1,
Vestita E.2, Perachino M.3, Acanfora F4
1
UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; UOA
Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino; UOA Urologia, Ospedale
Civile Biella; 2UOA Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 3UOA
Urologia, Ospedale civile Casale M.to; 4UOA Urologia, Ospedale
Civile Cirié
Introduzione: Il tumore renale rappresenta circa il 2-3% di
tutti i tumori. La nefrectomia radicale è stata considerata per
lungo tempo l’intervento di elezione nel carcinoma renale
non metastatico. Attualmente in letteratura il carcinoma
renale diagnosticato incidentalmente rappresenta il 25-40%
dei tumori renali. Ciò ha portato inevitabilmente ad una
migrazione di stadio al momento della diagnosi, con un conseguente declino della mortalità tumore-specifica e ad una
modificazione dell’algoritmo terapeutico con estensione
delle tecniche nephron-sparing alle neoplasie di volume ≤ 4
cm in pazienti con rene controlaterale sano. Si riportano i
risultati di uno studio retrospettivo multicentrico piemontese condotto dallo SCUP.
Materiali e Metodi: Nel periodo 1992 - Luglio 2003 133
pazienti sottoposti ad intervento di enucleoresezione renale
per riscontro incidentale di una massa renale. Il campione
era costituito da 71 maschi e 60 femmine con età mediana
alla diagnosi, rispettivamente, di 64 e 63 anni con un followup mediano di 36 mesi (range 7-144). Su questo campione
di pazienti è stato condotto uno studio retrospettivo finalizzato a valutare le complicanze precoci e tardive e i risultati
oncologici in relazione ai fattori prognostici istopatologici.
Nel 95% dei casi trattati la neoplasia era singola. La distribuzione della sede era: Polo superiore: 32,3%; Polo inferiore: 41,3%; mesorenale: 24,8%. Le dimensioni medie erano
di 3,40 +- 1,42 cm. In 106/133 casi (79,6%) si trattava di
una neoplasia renale parenchimale maligna. L’istotipo più
frequente era il carcinoma a cellule chiare (62%). Lo stadio
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
5
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
patologico sec. TNM 2002 era: pT1a: 79%; pT1b: 20%;
pT2: 1%*. * Neoplasia cistica a cellule granulari e ossifile di
11 cm. Nei pazienti con neoplasia parenchimale lo stato dei
margini chirurgici risultava positivo all’esame istologico
definitivo (es. estemporaneo negativo) nel 2,8% dei casi.
L’indicazione alla enucleoresezione renale di necessità
(paziente monorene) è stata l’1,5% di tutti i casi.
Risultati: L’incidenza di complicanze precoci è stata del 4% (1
Emorragia non dominabile esitata in nefrectomia; 1 Fistola av embolizzata; 1 IRA; 1 eiaculazione precoce in paziente con
rene a ferro di cavallo). Le complicanze tardive sono: IRC
moderata: 6%; IRC severa: 1%; Pielonefrite acuta: 1%). Nei 3
casi con margini chirurgici positivi (2 ca c. chiare- 1 c. granulose) ad un follow-up medio di 41,6 mesi (range 17-91) non
sono state riscontrate recidive locali e/o a distanza. In 2
pazienti con ca cellule chiare pT1a G2-G3 margini negativi
dopo 24 e 32 mesi è stata riscontrata una recidiva locale isolata. Relativamente al sottogruppo con neoplasia ad istotipo
maligno la NED era il 92%, le recidive locali l’1,8% e le metastasi il 6%. La mortalità era dell’8% di cui 4% per progressione di malattia. Il follow-up mediano dei pazienti al momento
del riscontro della malattia metastatica era di 51,5 mesi (range
7-120) e in questo sottogruppo l’istotipo era nell’83% ca c.
chiare e nel 17% ca. c. oncocitarie.
Conclusioni: Pur trattandosi di uno studio retrospettivo non
comparativo, l’incidenza di recidive locali e di metastasi è
bassa. Infatti, la nostra esperienza ha mostrato come i risultati della chirurgia conservativa siano correlati allo stadio
patologico e possano essere comparati a quelli della chirurgia radicale in casi selezionati. Lo stato dei margini chirurgici non è stato associato ad un aumentato rischio di recidiva
di malattia.
Poster n. 15
UN RARO CASO DI METASTASI PLEURICHE DA CARCINOMA RENALE
Donelli A., De Mare M., Gogna P., Borrelli C., Conti F.,
Repetto U.
Struttura di Urologia Ospedale di La Spezia
Introduzione ed Obiettivi: Obiettivo del nostro lavoro è contribuire alla casistica delle metastasi da carcinoma renale descrivendo un raro caso di ripetizioni pleuriche. Le sedi più frequenti di disseminazione metastatica sono il polmone e successivamente le ossa, fegato, cervello, rene controlaterale e
ghiandola surrenale. La presenza di numerose metastasi pleuriche senza lesioni polmonari è considerata rara.
Metodi: Paziente di 75 anni sottoposto a nefrectomia radicale
per neoformazione di 7 cm del rene destro risultata un carcinoma a cellule chiare Fuhrmann 3-4 pT1. Alla TC toracica
risultavano zone di ispessimento pleurico sinistro sottoposte a
biopsia in pleuroscopia con broncoscopio flessibile a fibre
ottiche con diagnosi di metastasi da carcinoma renale.
Risultati e Conclusioni: Nella nostra esperienza questo rappresenta l’ unico caso di metastasi pleuriche da carcinoma renale.
Queste metastasi sono considerate rare anche dalla Letteratura
se non sono associate alla presenza di lesioni polmonari. La
pleuroscopia con broncoscopio flessibile si è dimostrata una
metodica efficace per ottenere una biopsia di noduli pleurici in
anestesia locale.
Bibliografia:
1. Azuma T, Nishimatsu H, Nakagawa T, Tomita K, Takeuchi ., Homma Y,
Tajima A, Kawabe K, Kitamura T. Metastatic renal cell carcinoma mimicking pleural mesothelioma. Scand J Urol Nephol. 1999; 33:140
2. Gwin E, Pierce G, Boggan M, Kerby G, Ruth W. Pleuroscopy and pleural
biopsy with the flexible fiberoptic bronchoscope. Chest. 1975; 67:527
6
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Poster n. 16
ANALISI DEL PROFILO PROGNOSTICO DEI PAZIENTI
SOTTOPOSTI A RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO PER
RISALITA DEL PSA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE
Villa S.1, Valdagni R2, Bedini N.1, Olmi P.1
1
Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia;
2
Direzione Scientifica, Istituto Nazionale Tumori, Milano
Razionale: Il trattamento dei pazienti (pts) sottoposti a prostatectomia (P.R.), che presentano una risalita del PSA, è fonte di grande dibattito poiché non sono disponibili tecniche di imaging che
definiscano tempestivamente la sede locale (L), locoregionale
(LR) e/o sistemica (S) della ripresa di malattia. D’altra parte, nella
pratica clinica quotidiana, il mancato riconoscimento di metastasi candida il pt ad un trattamento L o LR di salvataggio. Tra le
varie opzioni, la radioterapia a fasci esterni (ERT) sembra offrire
la più elevata efficacia terapeutica, anche se non sono attualmente disponibili casistiche con follow-up sufficientemente
lungo e con numero di pts adeguato. Il risultato terapeutico sembra comunque correlato al profilo prognostico pre-ERT. D’altra
parte, per quanto in letteratura siano state suggerite indicazioni
e timing per i pts candidabili a ERT di salvataggio, ad oggi esiste
ancora una vasta discrezionalità da parte del chirurgo nel proporre il caso al radioterapista. Quest’analisi valuta il profilo prognostico dei pts con risalita del PSA dopo P.R., sottoposti a ERT
presso l’INT nell’arco di un decennio.
Materiali e Metodi: Dal 1994 al 2003, 113 pts con risalita del
PSA associata o meno a recidiva clinica, senza evidenza clinico-strumentale di diffusione S, sono stati sottoposti a ERT di
salvataggio. L’indicazione a ERT è stata posta per un incremento del PSA dopo un valore di nadir > 0.2 ng/ml (mancato azzeramento) o per risalita del marker dopo nadir ≤ 0.2 ng/ml.
Sono stati valutati: PSA pre-ERT, stadiazione post-P.R., GPS
operatorio, margini chirurgici (R), presenza o meno di recidiva
clinica, intervallo tra P.R. e ERT, associazione con ormonoterapia. Sono stati considerati tre periodi: A) pts trattati dal
01.1994 al 12.1998; B) pts trattati dal 01.1999 al 12.2001; C)
pts trattati dal 01.2002 al 12.2003.
Risultati: Il numero dei pts nei tre periodi è stato di 20, 43 e 50.
La percentuale di pts irradiati per PSA non azzerato è risultata
stabile nei periodi A e B (60 vs 60.5%) ma è diminuita in C
(50%). Al contrario, dal 01.2002 è aumentata la percentuale di
pts irradiati con crescita di PSA dopo aver raggiunto un nadir
≤ 0.2 (50% vs 40% vs 39.5%). Si è osservato un raddoppiamento dell’intervallo tra P.R. e ERT per i pts con PSA non azzerato nel periodo A vs C (18 vs 36 mesi). Per i pts con nadir
post-P.R. ≤ 0.2 tale intervallo è rimasto invece sostanzialmente
stazionario (37 vs 42 mesi). Il PSA medio pre-ERT si è progressivamente ridotto nei periodi considerati: da 4.7 ng/ml
(periodo A) a 2.5 ng/ml (B), a 1.4 ng/ml (C). Si è inoltre osservato un incremento dei pts con margini positivi, passati dal
30% (periodo A) al 74% (C). Infine, è aumentata la quota di
pts pT2 R1-2 (25 vs 34%) e si è ridotta quella con GPS >3+4
(35 vs 28%).
Conclusioni: Quest’analisi, per quanto eseguita su una casistica
limitata, sembra indicare che:
1. il numero di pts sottoposti a ERT di salvataggio è in aumento, in accordo con il trend riferito in letteratura;
2. le caratteristiche prognostiche dei pts attualmente proposti
per ERT di salvataggio si stanno avvicinando a quanto suggerito in letteratura (PSA pre-RT ≤ 2.0 ng/ml, GPS < 4+3, R1-2);
3. l’intervallo intercorso tra riscontro della risalita del PSA e
avvio della ERT rimane elevato soprattutto nei pts con PSA non
azzerato dopo P.R.
Bibliografia:
1. Stephenson AJ et al. JAMA 2004; 29:1325
2. Malinverni G et al. Tumori (submitted), 2004
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni n. 17
TERAPIA PERCUTANEA DELLA NEOPLASIA UROTELIALE DI BASSO STADIO E BASSO GRADO: FOLLOW-UP A
LUNGO TERMINE
Maggioni M., Grisotto M., Del Nero A., Avogadro A.,
Ferruti M., Mangiarotti B., Confalonieri S., Marchesotti F.,
Carmignani L., Montanari E.
Clinica Urologica III, Università degli studi di Milano, Az.
Ospedaliera San Paolo, Milano
Introduzione: Il gold standard per il trattamento del carcinoma a cellule tradizionali dell’alta via escretrice (TCC) è la
nefroureterectomia con resezione del piattello vescicale.
Tuttavia sono di uso sempre più frequente approcci mininvasivi: laparoscopia o tecnica endoscopica (URS). La terapia
conservativa è di necessità in pazienti a rischio di insufficienza renale e con neoplasia in rene unico o bilaterale, di
elezione in pazienti con neoplasia di basso grado e stadio.
L’approccio percutaneo garantisce, quando la malattia non
risulti trattabile con URS, un accesso ottimale alla cavità pielica: permette una resezione radicale, una stadiazione più
precisa, crea l’accesso per un second o third look di followup a breve, predispone ad una terapia topica locale.
Obiettivo del nostro lavoro è la revisione tecnica e clinica a
lungo termine della nostra esperienza nel trattamento percutaneo della neoplasia uroteliale dell’alta via escretrice di
basso grado e stadio.
Materiali e Metodi: Dal Marzo 1997 al Luglio 2004 abbiamo
trattato n.4 pazienti (5 unità renali), età media pre operatoria
68 anni, diametro min. neoplasia 0.8 cm - max 3.5 cm, Creat.
Media pre-intervento 1.4 Tutti i pazienti hanno eseguito staging pre operatorio con imaging tradizionale (Tac/RMN/
Urografia), URS rigida e flessibile, presa bioptica. L’accesso alla
via escretrice è stato realizzato mediante puntura ecoguidata e
controllo fluoroscopico, posizionamento di guida Terumo
0.035 fatta discendere lungo l’uretere e successiva dilatazione
del tramite stesso con tecnica one shot a 26 Ch con rispetto
del colletto caliciale, tenuto in sicurezza da camicia di
Amplatz. La resezione della neoplasia è stata eseguita con
resettore monocanale Olympus 24 Ch a bassa pressione. Al
termine dell’intervento è stata posizionata nefrostomia reentry 24 Ch. A 48 ore dalla resezione i pazienti sono stati sottoposti ad instillazione transnefrostomica di Mitomicina C
40mg/1000cc di Fisiologica per 24 ore. In settima giornata i
pazienti sono stati sottoposti a nefroscopia second look con
biopsia a freddo e successivo posizionamento di nefrostomia 8
Ch, a una settimana dalla revisione a ciclo di induzione (6
instillazioni settimanali transnefrostomiche) con BCG. Nel follow-up citologia e Cistoscopia trimestrale, URS flessibile
semestrale, Urografia/TC o Uro RNM annuale.
Risultati: Tutti i pazienti da noi curati conservativamente per
necessità per carcinoma uroteliale dell’alta via escretrice
(pT1G2) sono attualmente vivi con funzionalità renale < 2.0
mg/100 ed oncologicamente liberi da malattia con follow-up
medio di circa 65 mesi.
Conclusioni: Secondo la nostra esperienza, la resezione percutanea della neoplasia dell’alta via escretrice di basso grado e
stadio rappresenta una valida alternativa alla terapia standard
rappresentata della nefroureterectomia.Questa tecnica risulta
oncologicamente sovrapponibile al trattamento chirurgico,
deve esser tuttavia condotta con accorgimenti che ne limitino
il rischio di sanguinamento e di insemenzamento del tramite
percutaneo, della loggia renale, uroteliale ed a distanza (precisione dell’accesso, dilatazione rapida, isolamento del tramite,
rispetto del colletto caliciale e resezione a bassa pressione) e
che garantiscano la radicalità del trattamento (stadiazione pre
operatoria). La tecnica permette l’eventuale impiego di
immu/chemioterapici locali come terapia adiuvante.
Poster n. 18
DIAGNOSI DI NEOPLASIA RENALE CON UN NUOVO
METODO NON INVASIVO (TRIMPROB): UNO STUDIO
PILOTA DELLO SCUP (STUDI CLINICI UROLOGICI
PIEMONTESI)
D’Urso L.1, Bardari F.1, Ferrando U.1, Vestita E.1, Graziano
M.1, Balma M.2, Autino E.2, Segnan N.3, Muto G.1
1
UOA, Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; UOA,
Urologia, Ospedale Molinette, Torino; UOA, Urologia, Ospedale
Civile Ivrea; 2Galileo Avionica, Caselle T.se (To); 3CPO, Ospedale
S.Giovanni AS, Torino
Introduzione: Il tumore renale rappresenta circa il 2-3% di tutti
i tumori. Attualmente in letteratura il carcinoma renale diagnosticato incidentalmente rappresenta il 25-40% dei tumori
renali e ciò ha portato in molti Paesi ad una riduzione dello stadio al momento della diagnosi, con un conseguente declino
della mortalità tumore-specifica. Sulla base di questi dati, è
stato preso in considerazione un nuovo strumento diagnostico
non invasivo, il TRIMprob, per lo screening del tumore renale
incidentale. Nel nostro lavoro presentiamo uno studio di fattibilità per verificare l’accuratezza diagnostica del TRIMprob in
un piccolo numero di pazienti e valutare così l’utilità di un più
ampio studio.
Materiali e Metodi: 48 reni, 24 con neoplasie renali e 24 sani sono
stati valutati con un generatore elettromagnetico (TRIMprob) nel
periodo maggio 2003- settembre 2003 in tre ospedali piemontesi. È stato utilizzato il TRIMprob per produrre un campo elettromagnetico ad energia estremamente bassa e a frequenze multiple. Il TRIMprob veniva passato sulla regione lombare del
paziente in ortostatismo di fronte al sistema ricevitore, con l’operatore dal lato opposto a quello del rene in esame. Quando il
fascio incidente, durante il suo tragitto nel corpo del paziente,
incontra un tessuto patologico, il campo elettromagnetico interagisce con i tessuti a livello molecolare e viene qui focalizzato
attraverso un meccanismo di conversione energetica per risonanza. L’improvvisa variazione di segnale in senso negativo, corrispondente ad una improvvisa attenuazione di una o più linee
spettrali, costituisce la base per la diagnosi sulle strutture e sui
tessuti irradiati. L’esame è stato eseguito da un singolo operatore
che non conosceva lo stato del paziente. Sono state analizzate 3
linee spettrali a 465, 930 e 1395 MHz.
Risultati: In 20 casi su 24 il sistema ha localizzato correttamente
la patologia del paziente nell’area corrispondente. È stata calcolata una sensibilità dell’83% ed una specificità del 67%, con
un’accuratezza del 75%, un valore predittivo positivo del 71%
ed un valore predittivo negativo dell’80%. Tre falsi negativi su 4
sembrano attribuibili alle dimensioni della neoplasia: in questi
casi il diametro delle masse renali era superiore a 6 cm. Per le
masse renali ≤ 6 cm, è stata ottenuta una sensibilità del 95%,
specificità del 67%, accuratezza dell’80%, un valore predittivo
positivo del 70% ed un valore predittivo negativo del 70%. Vale
la pena notare che 3 falsi positivi su 8 sembrano essere correlati
alla presenza di comorbidità, come calcoli renali, aneurisma dell’aorta addominale e linfoadenopatie addominali.
Conclusioni: I risultati interessanti e promettenti di questo studio sembrano fornire una prova sperimentale alla possibilità di
diagnosticare le neoplasie renali attraverso i campi elettromagnetici. Poiché le intensità delle onde elettromagnetiche richieste sono molto basse (con energie simili a quelle dei telefoni
cellulari), questo sistema è veramente sicuro e non invasivo. I
nostri risultati ci portano ad affermare che l’individuazione
delle neoplasie renali è molto semplice e sensibile, e a supporre che l’accuratezza dell’esame sia inversamente proporzionale
alle dimensioni della lesione. I dati raccolti ci spingono ad
intraprendere un apposito studio, estendendo il numero dei
pazienti arruolati, per meglio stabilire le effettive potenzialità di
questo approccio diagnostico.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
7
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Poster n. 19
STRATEGIE TERAPEUTICHE NEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: LA SOGGETTIVITÀ DEL PAZIENTE
AL CENTRO DEL PROCESSO DECISIONALE
Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Salvioni R.3, Tamburini
M.1, Valdagni R.4
1
Unità Operativa di Psicologia; 2Unità Operativa Radioterapia B;
3
Unità Operativa Urologia; 4Direzione Scientifica, Istituto
Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano
Introduzione e Obiettivi: Com’è noto, le strategie terapeutiche radicali attualmente disponibili nel carcinoma prostatico localizzato
(chirurgia e radioterapia) si equivalgono dal punto di vista dei
risultati clinici ma si differenziano per procedure ed effetti collaterali. In questo scenario, la soggettività del paziente e le tematiche relative alla qualità di vita assumono particolare importanza
per la definizione del piano terapeutico. Allo scopo di aiutare la
persona in questo processo decisionale, abbiamo strutturato un
percorso multidisciplinare di decision making counselling con
urologo, radioterapista e psicologo con l’obiettivo di:
• aiutare il paziente a prendere una decisione aderente ai propri valori e alle priorità individuali;
• aiutare il paziente a uscire da una prospettiva temporale sentita senza futuro a causa dalla diagnosi di tumore maligno;
• integrare le informazioni a disposizione dei paziente, affrontando le tematiche relative alla qualità di vita.
Metodi:
• Creazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare, stabile e
specifico per il carcinoma prostatico;
• Co-presenza del radioterapista e dello psicologo durante la
prima consultazione radioterapica, dopo la consulenza urologica;
• Colloquio individuale psicologo-paziente con l’analisi delle
seguenti tematiche:
- Percezione soggettiva del paziente della completezza delle
informazioni ricevute e della loro comprensione;
- Immaginario del paziente sulle caratteristiche delle diverse
terapie proposte e sulle sue aspettative relativamente agli
effetti collaterali attesi.
Risultati: Da dicembre 2003 a giugno 2004 sono state effettuate 45 visite multidisciplinari che hanno evidenziato nel
paziente:
• difficoltà a pensarsi nel futuro e quindi a considerare gli
effetti a lungo termine della malattia e delle terapie;
• preoccupazione relativa alla potenziale compromissione
della sessualità;
• apprensione legata alle difficoltà derivanti dalla compromissione della funzionalità urinaria perplessità legate all’invasività dell’intervento chirurgico;
• vantaggi legati alle caratteristiche proprie dell’intervento chirurgico (es. elimina “concretamente” il cancro);
• perplessità legate alle caratteristiche proprie della radioterapia (es. percezione di pericolosità delle radiazioni);
• vantaggi legati alle caratteristiche proprie della radioterapia
(es. effetti collaterali sentiti come meno gravosi).
Conclusioni: Un esauriente momento informativo accompagnato dall’elaborazione dei dubbi e pregiudizi che influenzano
inizialmente la presa di decisione del paziente, sembrano essere una garanzia per una consapevole e responsabile scelta e
adesione al programma terapeutico.
Bibliografia:
1. Lee R, Penson DF. Treatment outcomes in localized prostate cancer: a
patient-oriented approach. Seminars in Urologic Oncology 2002; 20:1
2. Valicenti RK, et all. The multidisciplinary clinic approach to prostate cancer counselling and treatment. Seminars in Urologic Oncology 2000; 18:3
3. Casali PG. La decisione clinica e le scelte terapeutiche in Psiconcologia
Masson, Milano 2002
8
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Poster n. 20
ALTERAZIONI NEOFORMATIVE DELL’UROTELIO IN
PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO RENALE
Lasaponara F., Morabito F., Rossi R., Liberale F., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino
Introduzione: L’incidenza di neoplasia dopo trapianto renale è
significativamente maggiore rispetto alla popolazione non sottoposta a trapianto: la possibilità di sviluppare una neoplasia
deve esser tenuta in considerazione al fine di garantire una diagnosi precoce. La quota di incidenza standardizzata (SIR)
rispetto alla popolazione generale è 14,2 ed in particolare 3 per
la neoplasia vescicale ad follow-up a 15 anni.
Materiali e Metodi: Dal 1981 ad oggi presso il nostro centro trapianti sono stati eseguiti 1650 trapianti renali. Nel follow-up di
questi pazienti sono state evidenziate 15 alterazioni neoformative
uroteliale in 14 pazienti, ad una distanza variabile tra 12 mesi e
11 anni dal trapianto. Si trattava di 4 femmine e 10 maschi, di età
compresa tra 39 e 70 anni: Ca uroteliale della vescica in 8 casi (4
pTaG1, 1pTaG2, 1 pT1G3 e 2 pTaG3), della pelvi del rene
espiantato per cessata funzione (a 8 anni dal trapianto) in 1 caso,
adenoma nefrogenico della vescica in 4 casi e cistite eosinofila in
1 caso. Tutti i pazienti avevano eseguito terapia immunosoppressiva (ciclo AZA e steroide in passato e, più recentemente FK 506).
Soltanto 5 degli 8 casi di neoplasia vescicale sono stati trattati con
chemioprofilassi endocavitaria (Mitomicina e/o Epirubicina). Al
follow-up sono state osservate 5 recidive tra i Ca superficiali della
vescica (3 una sola volta, 2 più volte), 1 tra gli adenomi nefrogenici e nessuna per quanto riguarda la neoplasia del bacinetto e la
cistite eosinofila. 2 pazienti sono deceduti a distanza di 1 e 6 anni
dalla diagnosi di neoplasia vescicale per cause cardiologiche e
senza recidiva di malattia.
Risultati: Nella nostra casistica non si sono registrati decessi per
causa specifica (né nei portatori di alterazioni con caratteristiche di benignità né in quelli con carcinoma). I 2 decessi registrati sono imputabili a cause cardiocircolatorie. Non si è
lamentata alcuna perdita di unità funzionali e non si è dovuto
ricorrere in nessun caso a terapia demolitiva. In nessun caso si
è resa necessaria la sospensione e solo in 2 casi la modulazione posologica della terapia immunosoppressiva.
Conclusioni: Le alterazioni uroteliali dopo trapianto renale rivestono
evidentemente un interesse urologico specifico: l’urologo che se ne
occupa deve avere una competenza peculiare in ambito trapiantistico. Il paziente trapiantato dimostra sensibili differenze anatomiche con importanti significati funzionali e una fragilità derivante,
oltre che dalla malattia di base, anche da croniche variazioni metaboliche, nonchè dalla indispensabile terapia immunosoppressiva.
Fondamentale risulta la diagnosi precoce ed un follow-up strettissimo al fine di effettuare una terapia quanto più possibile conservativa ed evitare demolizioni che potrebbero compromettere l’esito
funzionale del trapianto. Il trattamento endocavitario oncopreventivo post TURB ha dimostrato minore efficacia in corso di immunodepressione ed espone a maggiori rischi in relazione alle alte percentuali di reflusso vescico-ureterale presenti. In conclusione pare
opportuno sottolineare come la salvaguardia funzionale del rene
trapiantato debba essere un imperativo categorico da rispettare
mettendo in atto ogni strategia ed ogni specifica attenzione in relazione alle singole unità patologiche riscontrate.
Comunicazioni n. 22
UTILITÀ DELLA BIOPSIA PROSTATICA MIRATA SULLE
AREE IPOECOGENE IN ASSOCIAZIONE AL MAPPAGGIO
AD 8 PRELIEVI NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO
De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D.,
Pasquale M., Randone D.F.
Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione e Obiettivi: In presenza di aree ipoecogene intraprostatiche non risulta tuttora definita l’utilità di associare al
mappaggio prostatico l’esecuzione di biopsie (Bx) mirate sulle
zone ecograficamente sospette. In questo studio abbiamo
valutato i nostri risultati per quanto riguarda l’esecuzione di
Bx selettive sulle aree ipoecogene in associazione ad un mappaggio bioptico con 8 prelievi.
Metodi: Dal 6/99 al 11/03 623 pz sono stati sottoposti a Bx
prostatica per via perineale ecoguidata con sonda biplana TR
(5MHz), di questi 125 (20%,età media 64.9±5.7 anni) hanno
eseguito Bx mirate su aree ipoecogene a livello della ghiandola periferica (PZ) o nella zona di transizione (TZ). In tutti i casi
è stato associato un mappaggio prostatico sec. il nostro protocollo (8 prelievi alla 1 Bx, 6 classici+2 laterali e 10 prelievi in
caso di re-Bx, idem+2 nella TZ). Per il prelievo bioptico è stata
utilizzata una pistola automatica con ago Tru-cut 18 Gauge.
Tutti i pz presentavano un PSA nella norma od elevato ± una
ER dubbia.
Risultati: Il diametro medio delle lesioni ipoecogene risultava
pari a 7 mm±4.2 mm. Tali aree erano riscontrate nel 88.5%
in PZ e nel 11.5% nella TZ (sono state escluse le aree riferibili a formazioni cistiche da ritenzione). Il PSA medio dei pz
era di 8.3±5.1 ng/ml, il 48% presentava una ER dubbia. Nel
41% (51/125) è stato riscontrato alla Bx un adenocarcinoma
prostatico. Tali pz presentavano un PSA medio statisticamente più elevato (PSA 15.3±9.7 ng/ml) rispetto a quelli con
Bx negative (PSA 7.2±3.6 ng/ml) (p<0.0001). Per quanto
riguarda il primo gruppo di pz il PSA nel 20% (1/5), nel
30.8% (21/68) e nel 55.7% (29/52) risultava rispettivamente <4 ng/ml, tra 4-10 ng/ml e >10 ng/ml. Nel 12% dei casi
(6/51) soltanto la Bx selettiva delle aree ipoecogene è risultata positiva, mentre nel 37% (19/51) è stato riscontrato il
tumore esclusivamente nei prelievi random. Nel 51%
(26/51) dei pz entrambe le metodiche sono risultate positive. Il valore predittivo positivo (PPV) delle aree ipoecogene
è stato del 25.6% (32/125).
Conclusioni: La scarsa sensibilità della TRUS, riconducibile
anche alla variabilità di presentazione del ca prostatico ne
limita l’utilizzo come singolo approccio diagnostico. Dal
nostro studio emerge tuttavia che nel 12% dei pz il tumore
non sarebbe stato diagnosticato senza le Bx mirate sulle aree
ipoecogene. D’altra parte il 37% dei pz con aree sospette alla
TRUS presentava Bx positive solo con il mappaggio prostatico.
Si conferma quindi l’utilità di associare i prelievi bioptici delle
aree ipoecogene a quelli random.
Bibliografia:
1. Scattoni V, Roscigno M, Raber M, Consonni P, Freschi M, Montorsi F,
Pasta A, Colombo R, Nava L, Bua L, Rigatti P. Role of ultrasonographyguided prostatic biopsy of hypoechoic areas associated with systematic biopsies in patients with normal and high PSA levels. Arch Ital Urol Androl
2002; 74:273
2. Fleshner NE, O’Sullivan M, Premdass C, Fair WR. Clinical significance
of small (less than 0.2 cm3) hypoechoic lesions in men with normal digital
rectal examinations and prostate-specific antigen levels less than 10 ng/mL.
Urology. 1999; 53:356
Poster n. 23
STEREOTACTIC RADIOSURGERY IN CEREBRAL METASTASIS FROM GERM CELL TUMOURS
Manno P.1, Sava T.1, Ria A.2, Nicolato A.2, Alessandrini F.3,
Nortilli R.1, Franceschi T.4, Gerosa M.2, Cetto G.L.1
Department of Medical Oncology, University of Verona;
Department of Neurosurgery, University of Verona; 3 Department
of Neuroradiology, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona, Italy;
4
Medical Oncology, Mater Salutis Hospital; Legnago, Italy
1
2
Introduction: Radical surgery of residual masses after front line
chemotherapy is a basis of the treatment for patients (pts) with
poor risk germ cell tumours (GCT). There are no data describing
stereotactic radiosurgery for cerebral metastasis from advanced
testicular GCT. We describe our experience of 3 cases.
Patients: All pts, were stage III poor risk non-seminoma. One had
cerebral disease at diagnosis while the other two developed,
together with lung lesions, intracranial metastasis at relapse.
Brain metastasis were: frontal in two cases (35 and 40 mm), and
occipital (25 mm). Two pts were symptomatic: emiparesis and
amaurosis. Front line cisplatin-based chemotherapy was the first
treatment, obtaining serum tumour markers normalization.
Then surgery of the extracranial residual masses was performed.
MRI demonstrated a partial remission of brain metastasis after
chemotherapy in only one pt. All pts were therefore treated with
whole brain radiotherapy: one pt had subsequently a partial
response of the frontal lesions. Finally all 3 pts were treated with
ã-Knife: the mean tumour volume was 7,3 cc (range: 0,3-19,2
cc). Mean and range values for dose planning were as follows:
prescription isodose 56,7% (40%-80%), prescription dose
17,3Gy (15 Gy-21 Gy), maximal dose 32,1 Gy (26,25 Gy- 40
Gy), and number of isocenter 5,33 (range 1-14). Results: at MRI
one pt obtained a complete response, the other two had a minimal response which remain stable thereafter. With a follow-up of
30, 72 and 108 months respectively, all 3 pts are alive, free from
disease and asymptomatic. All pts had radiological sequelae:
radionecrosis was evident at MRI after 12 months. Yet, in two
cases the problem was clearly ruled out; the third one was initially misinterpreted as local relapse.
Conclusions:
• stereotactic radiosurgery is feasible in brain metastasis of
GCT;
• no major sequelae were observed: all pts are asymptomatic;
• none needed neurosurgery or developed local relapse;
• with the growing availability of new imaging modalities,
such as MR Spectroscopy, diagnostic doubtful may be overcome.
Poster n. 24
RUOLO DELLA “FREE-DENSITY” E DELL’ESPLORAZIONE
RETTALE NELLA DIAGNOSTICA DEL CARCINOMA PROSTATICO
Marchioro G., Baietto S., Zaramella S., Fontana F., Monesi
G., Sala M., Gontero P., Kocjancic E., Frea B.
Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”,
Clinica Urologica, Novara
Imtroduzione e Obiettivi: L’utilità del PSA come marker nella diagnosi di neoplasia prostatica è indiscutibile, sebbene sensibilità e specificità non siano sufficienti per considerare questo
parametro un perfetto test di screening. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’utilità della PSA density della zona
di transizione (TZ), ovvero il rapporto fra PSA tot e volume
della TZ, e della esplorazione rettale (DRE) nella diagnostica
del carcinoma prostatico.
Metodi: Dal Luglio ‘98 al Luglio ‘04 sono stati valutati 2149
pazienti (pz) sottoposti a biopsia prostatica con tecnica a
sestante più due prelievi della TZ. Le indicazioni all’esecuzione
della biopsia sono state PSA elevato, DRE dubbia, immagine
ipoecogena all’ecografia. Eleggibili ai fini dello studio1457 pz,
228 con PSA inferiore a 4 (gruppo A), 721 con PSA tra 4 e 10
(gruppo B) e 508 con PSA superiore a 10 (gruppo C)
Risultati: Dei 1457 pz, 575 (39,4%) avevano un carcinoma
prostatico e 885 (60,6%) una patologia di tipo benigno.
Caratteristiche gruppo A: 51 pz (22,3%) con neoplasia mentre 177 (77,7%) portatori di una patologia di tipo
benigno.Nella sottopopolazione di 181 pz con DRE negativa,
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
9
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
19 (10,5%) presentavano una neoplasia maligna.
Caratteristiche gruppo B: 230 (32%) con carcinoma prostatico e 491 (68%) con IPB. Nella sottopopolazione di 521 pz
con DRE negativa, 137 (23%) erano portatori di neoplasia
maligna. Caratteristiche gruppo C: 291 (57,3%) con carcinoma prostatico e217 (42,7%) affetti da una patologia non neoplastica. Nella sottopopolazione di 244 pz con DRE negativa
82 (61%) erano portatori di neoplasia maligna. Sensibilità
Specificità Valore Predittivo Positivo Per il gruppo A con un
cut-off di 0,3 la PSA density riduce il numero delle biopsie
del 67% evidenzia il 53% delle neoplasie con una sensibilità
del 53% ed una specificità del 73%.Nel sottogruppo con DRE
negativa lo stesso cut-off ridurrebbe il numero delle biopsie
del 87%, con una sensibilità del 17% ed una specificità del
88%. Per il gruppo B con un cut-off 0,3 la PSA density riduce il numero delle biopsie del 53% ed evidenzia 66,3% neoplasie con una sensibilità del 66% ed una specificità del 62%.
Nella sottopopolazione DRE negativa lo stesso cut-off, riduce
le biopsie del 58% con una sensibilità del 55% ed una specificità del 62%. Per il gruppo C il cut-off di 0,3 la PSA density
riduce il numero delle biopsie del 16%, evidenzia 93% neoplasie con una sensibilità del 93% ed una specificità del 27%.
Nel sottogruppo con DRE negativa lo stesso cut-off riduce il
numero delle biopsie del 30% con una sensibilità del 86% ed
una specificità del 34%.
Conclusioni: La PSA density della TZ si è dimostrato un parametro più specifico del PSA totale nel discriminare il cancro
prostatico dalla patologia prostatica non neoplastica nelle fasce
di PSA Tot fra 4-10 e maggiore di 10 e nelle relative sottopopolazioni con DRE negativa; mentre non si dimostra di alcuna
utilità per valori di PSA Tot inferiori a 4 ng/ml. La PSA density
della zona di transizione non può essere utilizzata come unico
parametro nella diagnostica del cancro prostatico, ma incrementa in maniera significativa la specificità della diagnostica
dello stesso in associazione al PSA Totale.
Bibliografia:
1. Zlotta AR et all. Prostate specific antigen density of transition zone. J Urol
1997; 157;1315
2. Maeda HH et all. Prostate specific antigen adjusted for transition zone
volume. J Urol 1997; 158:2193
Comunicazioni n. 25
UTILIZZO DELLA LINFOSCINTIGRAFIA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA NEL TUMORE
DEL PENE.
Ceratti G.1, Gugliemetti S.1, Marchioro G.1, Fontana F1.,
Zaramella S.1, Maso G.1, Gontero P1., Kocjancic E.1, Monesi
G.1, Ridoni M.2, Inglese E.2, Frea B.1
1
Clinica Urologica. Università del Piemonte Orientale, Amedeo
Avogadro; 2U.O.A Medicina Nucleare, Azienda Ospedaliera
Maggiore della Carità, Novara
Introduzione e Obiettivi: La linfoscintigrafia per l’identificazione
del linfonodo sentinella (SLN) è stata convalidata estesamente
nel cancro della mammella e nel melanoma. Lo scopo dello
studio è valutare questa metodica per l’identificazione dello
SLN nel carcinoma del pene
Metodi: La linfoscintigrafia è stata effettuata in 6 pazienti (età
media: 62,5; 56-71) con carcinoma squamoso N negativo clinicamente. Follow-up medio di 28 mesi (47-8)
Somministrazione intradermica peri-tumorale di nanocolloide
marcato con di Tc-99 m (dose media 24MBq) in un volume di
0.2- 0.3 ml. Immediata acquisizione di immagini con gammacamera a grande campo e collimatore general-purpose, matrice 64x64 pixels, quindi immagini seriate ogni 20 minuti fino
alla visualizzazione del linfonodo sentinella
10
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Risultati: Il SLN è stato individuato nel 100% dei casi (6/6) e
sempre monolateralmente, nella regione inguinale di sinistra
nel 66,6% dei casi (4/6) e solamente nel 33,3% dei casi (2/6)
a destra. Nella totalità dei casi (6/6-100%) si è assistito alla
visualizzazione del SLN prima di 30 minuti con individuazione totale di 7 SLN (di cui due SLN a sinistra nel medesimo
paziente). In un solo caso, per la morfologia vegetante della
neoplasia, la somministrazione del radiofarmaco è risultata
difficoltosa. In un caso (16,6%) il SLN asportato è risultato
positivo all’esame istologico ed è stata eseguita successivamente pertanto la dissezione linfonodale locoregionale.
Durante il follow-up nessun paziente con SLN negativo ha sviluppato metastasi.
Conclusioni: La linfoscintigrafia intraoperatoria è una metodica
valida e ben tollerata per l’identificazione del SLN e può condurre ad una stadiazione più corretta al fine di evitare la vasta
dissezione dei linfonodi nella maggior parte dei pazienti con
carcinoma del pene.
Bibliografia:
1. Horenblas S et all. Detection of occult metastasis in squamous carcinoma
of the penis using a dynamic sentinel node procedure. J Urol 2000; 163: 100
2. Algaba F et all. EAU guidelines on penile cancer. Eur Urol 2002; 42:1999
Comunicazioni selezionate N. 26
KGF- AND IGF-I-INDUCED PROLIFERATION AND PSA
EXPRESSION ARE COUNTERACTED BY A GNRH ANALOGUE IN HUMAN PROSTATIC CANCER CELL LINES
Angelucci C., Iacopino F., Capucci S., Urbano R., Sica G.
Istituto di Istologia ed Embriologia, Facoltà di Medicina e
Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy
The prostate-specific antigen (PSA) is an extracellular serine
protease, also named human glandular kallikrein 3. PSA is
mainly secreted by differentiated, columnar cells of the prostatic epithelium into the seminal fluid where it cleaves the major
gel-forming proteins to increase sperm motility.
Physiologically, only trace amounts of PSA leak into the bloodstream. However, cytologic and architectural changes in prostate epithelium, which occur in benign prostate hyperplasia
and in prostate cancer, enhance the PSA release in circulation.
In particular, in prostate cancer PSA is most sensitive and reliable in the detection of a residual tumor, possibly recurrence, or
disease progression following treatment, irrespective of the
treatment modality. Keratinocyte growth factor (KGF) and
insulin-like growth factor I (IGF-I) affect prostatic cell growth
even by cross-talk with the androgen receptor signalling pathway which, in turn, influences PSA production. Conflicting
data has been published on the ability of such growth factors
to simultaneously regulate proliferation and PSA expression in
prostatic cells. We have previously demonstrated that a GnRH
analogue, Leuprorelin acetate (LA), counteracts or even suppresses growth and PSA gene expression stimulated by 5alphadihydrotestosterone (DHT) or EGF in androgen-sensitive and insensitive prostate cancer cells (LNCaP and PC-3, respectively). Thus, the verified properties of these growth factors and
hormones led us to investigate the effects of KGF and IGF-I,
alone or in combination with LA or DHT, on the growth and
PSA expression of LNCaP and PC-3 cells. The effect of the
above treatments on the proliferation of the two models was
evaluated by cell counts after 48, 96 and 144 hours, while PSA
protein expression was determined by Western blot analysis
after 24, 48, 96 and 144 hours. KGF (1-50 ng/ml) and IGF-I
(1-100 ng/ml) were ineffective in regulating LNCaP cell growth
while they showed a mitogenic effect on PC-3 cells, the stimulation reaching about 40% with respect to control at the
highest concentration of KGF, independently of the time inter-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
val. The KGF- and IGF-I-induced stimulation of PC-3 cells
was reduced by LA, particularly at its highest doses. The PC3 cells lacked PSA protein expression, which was not induced
by treatments. Exposure of PSA-positive LNCaP cells to KGF
(10 ng/ml) always enhanced PSA levels (32-53%) while an
upregulation (33-92%) by IGF-I (50 ng/ml) was seen after 24
and 96 hours. The stimulatory effect of the two peptides was
reduced or completely suppressed in the presence of LA (0.01
and 1000 nM). DHT (1 nM) always produced a strong increase in PSA levels (78-202%) and the association with KGF or
IGF-I did not substantially modify this effect. The results concerning the effects of KGF and IGF-I on cell growth and PSA
expression in LNCaP and PC-3 cells could be indicative of two
independent regulatory pathways controlling these processes.
As we have previously reported, LA interferes with growth factor signalling cascades, negatively regulating the proliferation
and gene expression induced by the peptides. Data concerning
the effect of LA on cell growth of PC-3 cells stimulated with
KGF might have a certain relevance in the transition of prostate cancer from androgen-dependence to androgen-independence status. The lack of any additive effect on PSA expression, when growth factors are associated with DHT, suggests
cross-talk between their signalling networks. Supported by
Takeda Italia Farmaceutici.
Comunicazioni n. 27
VALPROIC ACID INHIBITS PROLIFERATION AND
AFFECTS ANDROGEN SENSITIVITY IN PROSTATIC CANCER CELLS
Urbano R.1, Iacopino F.1, Vairano M.2, Angelucci C.1,
Graziani G.3, Navarra P.2, Sica G.1
1
Istituto di Istologia ed Embriologia; 2Istituto di Farmacologia,
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro
Cuore; 3Dipartimento di Neuroscienze, Università di Roma, Tor
Vergata, Roma, Italy
Valproic acid (VA), a drug used as an anticonvulsant and mood
stabilizer, has been shown to impair cell growth and evoke cell
differentiation in several cell types. In the present study, we
investigated the effect of VA on the proliferation of both androgen-sensitive (LNCaP) and -insensitive (PC-3) prostate cancer
cells. Moreover, we explored the effect of VA on the androgenresponse of these two models with the aim of establishing whether the drug modulates or induces hormone sensitivity. LNCaP
cells were plated at a density of 50,000 cells/ml in RPMI 1640
supplemented with 10% foetal bovine serum (FBS) in 60-mm
plastic Petri dishes. Forty-eight h later, the medium was changed with RPMI 1640 supplemented with 5% charcoal-treated
FBS (CH-FBS) containing VA (75 microg/ml). PC-3 cells were
plated at a density of 25,000 cells/ml in Dulbecco Modified
Eaglès Medium (DMEM) supplemented with 5% FBS in 60-mm
plastic Petri dishes. Twenty-four h later, the medium was changed with DMEM supplemented with 5% CH-FBS containing VA
(75 microg/ml). The medium with the drug was renewed every
48 h and cell counts performed after 2, 4 and 6 days of treatment. In experiments performed to evaluate the effect of VA on
androgen sensitivity of LNCaP cells, these cells were pretreated
for 48h with VA (75 microg/ml) and subsequently exposed to
dihydrotestosterone (DHT) at concentrations ranging from 0.01
nM to 10 microM. Alternatively, cells were treated with VA combined with the above mentioned DHT concentrations. PC-3
cells were also exposed to VA associated with DHT (0.1, 1 and
10 nM). Our data indicate that VA induces a slight inhibition of
LNCaP cell proliferation (about 15% with respect to control).
Nevertheless, when used in the sequential modality or in combination with 0.1-100 nM DHT, it strongly reduces or suppresses the androgen-promoted cell growth. In addition, it generally
amplifies the inhibitory effect provoked by 1 and 10 microM
DHT. PC-3 cell proliferation was markedly reduced by VA, the
maximum inhibition reaching 40% when compared to control.
When DHT, which is ineffective on PC-3 cell growth when used
alone, is combined with VA, it is able to counteract the inhibitory action of VA, inducing a slight stimulation of cell growth at
1 and 10 nM. Our findings show that VA reduces cell growth of
prostate cancer cells and may interfere with the androgen receptor machinery. Of particular interest is the effect observed in PC3 cells, in which VA seems to induce androgen sensitivity. It is
worth noting that, in our experience, PC-3 cells show very low
levels of androgen receptors (AR). Work is in progress to verify
whether alterations in AR expression are involved in the modulation or induction of androgen sensitivity by VA. Supported, in
part, by Contributi UCSC Ricerca Scientifica, 2004.
Video n. 28
TASCA ILEOCECALE CONTINENTE
Savoia G., Greco U., Schettini M.
Azienda Ospedaliera S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona
Struttura Complessa di Urologia Salerno
Introduzione: La derivazione urinaria continente rappresenta l’opzione ottimale in tutte le situazioni in cui si programma una derivazione eterotopica. La confezione di una tasca continente presuppone particolare destrezza manuale del paziente per la necessità di
praticare l’autocateterismo intermittente.
Materiali e Metodi: Nel periodo maggio 2000 – maggio 2004
abbiamo realizzato 103 derivazioni urinarie di cui 3 eterotopiche
continenti mediante tasca ileocecale; si trattava di 2 pazienti di
sesso femminile di 52 e 46 anni e di un paziente di sesso maschile
di 44 anni. La prima paziente era affetta da adenocarcinoma uretrale con ritenzione cronica totale di urina ed è stata da noi sottoposta ad intervento di pelvectomia anteriore e susseguente derivazione urinaria eterotopica continente mediante tasca ileocecale con
stoma appendicolare. La seconda paziente presentava grave sindrome pelvica postattinica da pregressa radioterapia adiuvante
dopo isterectomia radicale per K dell’utero. L’idronefrosi bilaterale
con insufficienza renale ingravescente , la piccola vescica attinica e
la grave sindrome aderenziale pelvica ci hanno indotto a confezionare una tasca ileocecale continente con stoma ileale cutaneo. Il
paziente maschio presentava un carcinoma indifferenziato della
prostata con PSA normale , invasione del trigono vescicale e positività dei linfonodi pelvici. Il paziente, cui si riferisce il video,è stato
sottoposto ad intervento di pelvectomia anteriore con derivazione
eterotopica continente mediante tasca ileocecale e stoma cutaneo
appendicolare.
Risultati: La prima paziente ha praticato un ciclo di radioterapia
conformazionale adiuvante; Esegue con facilità 5 autocateterismi al
giorno ed è parzialmente asciutta durante il giorno. La seconda
paziente pratica normalmente il cateterismo attraverso lo stoma
ileo-cutaneo. Il paziente maschio ha praticato un ciclo di radioterapia adiuvante pelvica; completamente asciutto e pratica 6 autocateterismi al giorno.
Conclusioni: L’operazione di tasca ileocecale continente prevede l’utilizzo del cieco come reservoir urinario: la capacità e la compliance dell’organo sono migliorate mediante 6 teniotomie sulle tenie
muscolari. Nei casi in cui l’appendice sia presente e abbastanza
lunga si sfrutta questo organo per la confezione dello stoma esterno e gli ureteri vengono anastomizzati sul moncone ileale sfruttando così il meccanismo antireflusso della valvola ileocecale . Quando
invece l’ appendice non è disponibile si anastomizzano direttamente gli ureteri al cieco abboccando il moncone ileale previamente riconfigurato alla cute. Tale tecnica rende possibile la confezione
di un buon serbatoio a bassa pressione con un sufficiente meccanismo di continenza. Noi preferiamo confezionare lo stoma cutaneo
in regione iliaca destra in modo da isolare completamente dagli
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
11
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
organi peritoneali il neo apparato urinario. I pazienti praticano
l’autocateterismo con l’ausilio di cateteri prelubrificati e in tutti e
tre i nostri casi hanno normalmente ripreso le loro abituali occupazioni lavorative. La tasca ileocecale continente rappresenta
un’ottima tecnica per la derivazione eterotopica, quando necessaria, soprattutto in pazienti giovani.
Bibliografia:
1. Alcini E, Grassetti F, D’Addessi A, Di Noia D, Vacilotto D, Pescatori M,
Vincenzoni M. Bladder Replacement by ileocaeco-urethostomy or ileo-urethrostomy with a reservoir after cystoprostato-vesciculectomy for bladder
cancer. British J Urol 1989; 63:36
2. Weijerman PC, Schurmans JR, Jop WC, Schroder FH, Bosh JL. Morbidity
and quality of life in patients with orthotopic and heterotopic continent urinary diversion. Urology 1998; 51:53
3. Boyd SD, Feimberg SM, Skinner DG, Lieskowsky O, Baron D,
Richardson J. Quality of life survey of urinary diversion patients comparision of ileal conduits versus continent Koch ileal reservoirs. J Urol 1987;
138:1386
Poster n. 29
L’UTILITÀ DELLA “FLUORESCENCE IN SITU HYBRIDATION” (FISH) SU URINE SPONTANEE NELLA DIAGNOSI
DEL CARCINOMA VESCICALE A CELLULE TRANSIZIONALI
Capponi G.1, Canepa G.1, Casarico A.1, Campodonico F.1,
Casazza S.2, Turbino L.2, Bandelloni R.2, Maffezzini M.1
1
S.C. Urologia E.O.; 2Servizio di Anatomia e Istologia Patologica
E.O. Ospedali Galliera Genova
Tabella 2.
Valutazione comparativa della FISH e della Citologia urinaria
nella diagnosi del TCC in relazione a Grado e Stadio.
GRADO
FISH
N° positivi (%)
Citologia
N° positivi (%)
ALTO GRADO
29 /31 (93,5%)
27/31 (87,1%)
BASSO GRADO
11/17 (64,7%)
6/17 (35,3%)
CIS
8/8 (100%)
8/8 (100%)
PTa
6/12 (50%)
3/12 (25%)
PT1
19/21(90,5%)
15/21 (71,4%)
7/7 (100%)
7/7 (100%)
STADIO
PT2-T3
Introduzione e Obiettivi: L’uretrocistoscopia e la citologia urinaria sono gli esami utilizzati nella diagnosi del carcinoma vescicale a cellule transizionali (TCC). La citologia urinaria rimane
un esame complementare, per la bassa sensibilità verso i
tumori a basso grado. Ultimamente è stata introdotta nella diagnosi del TCC la “Fluorescence In Situ Hybridization” (FISH)
su urine spontanee . Questo studio valuta comparativamente
la FISH e la citologia urinaria nella diagnosi del TCC .
Materiali e Metodi: Dal maggio 2003 al maggio 2004 sono stati
eseguiti esame FISH (Urovision Vysis Abbot Diagnostics) per
la ricerca di aneuploidie a carico dei cromosomi 3, 7, 17 e
della perdita omozigotica del locus 9p21, ed esame citologico
su urine spontanee di 89 Pazienti (Pz), età media 68,3 aa (3899), 75 (84,3%) maschi, 14 (15,7%) femmine. N 65 (73%) Pz
presentavano una precedente diagnosi di TCC, N 24 (27%) Pz
hanno eseguito l’esame per sintomatologia disurica e/o ematuria macroscopica. Sono stati sottoposti ad Elettroresezione
Vescicale Transuretrale sia i Pz con esame endoscopico positivo o dubbio per TCC che quelli che, con pregressa storia di
TCC, presentavano FISH e/o citologia urinaria positiva.
Risultati: La presenza di TCC è stata confermata all’esame isto-
Discussione e Conclusioni: La citologia urinaria presenta nella
diagnosi del TCC eccellente specificità ma insufficiente sensibilità. La FISH migliora rispetto alla citologia la sensibilità nella
diagnosi del TCC, in particolare presenta valori di sensibilità
doppi rispetto alla citologia nei tumori di basso grado e stadio.
La FISH assicura la diagnosi nel 100% dei TCC infiltranti ed è
risultata falsamente negativa nei tumori a basso grado e stadio
a minore probabilità di ricorrenza e progressione. I 4 casi di
falsi positivi FISH presentavano tutti,anamnesi positiva per
TCC, ed è stato dimostrato come la FISH possa precedere la
diagnosi endoscopica di alcuni mesi. Il Test può infatti identificare alterazioni genetiche in cellule uroteliali con un normale
aspetto.
Tabella 1.
Video N. 30
BIOPSIA DINAMICA DEL LINFONODO SENTINELLA NEL
CARCINOMA DEL PENE
Torcigliani S., Fontana N., Santelli G., Repetti F., Tori F.,
Aquilini M., Paoluzzi M, Pinzi N.
U.O. Urologia Ospedale civile Lucca
Comparazione delle medie di sensibilità, specificità e valori
predittivi positivo e negativo di FISH e Citologia urinaria.
12
logico in 48/89 (53,9%) casi. I carcinomi erano così distribuiti
per grado e stadio: Basso grado N 17 (35,4%), alto grado N 31
(64,6%), Cis N 8 (16,7%), pTa N 12 (25%), pT1N 21 (43,7%),
e pT2-3 N 7 (14,6%). Nei Pazienti affetti da TCC LA FISH è
risultata positiva in 40/48 (83,3%) casi la citologia in 33/48
(68,8%) (Tabella 1).
I 7 casi con FISH positivi e citologia negativi erano così suddivisi : 3pTaG1, 2pT1G1, 2pT1G3. In nessun caso con citologia
positiva la FISH è risultata negativa. Falsa positività è stata
riscontrata in 4 casi per la FISH e 1 caso per la citologia. In
Tabella 2 sono riportati i valori della sensibilità della FISH e
citologia urinaria in relazione al grado e allo Stadio.
FISH
Citologia
Accuratezza
86,5%
82%
Sensibilità
83,3%
68,8%
Specificità
90,2%
97,1%
Valore predittivo positivo
90,1%
97,1%
Valore predittivo negativo
82,2%
72,7%
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Bibliografia:
1. Brown FM. Urine cytology: it is still the gold standard for screening? Urol
Clin North Am 2000; 27:25
2. Placer J et al. Clinical utility a Multiprobe FISH Assay in Voided Urine
Specimens for the detection of Bladder Cancer and its Recurrences ,
Compared with Urinary Cytology. European Urology 2002; 42:547
Introduzione e Oobbiettivi: La metodica della biopsia dinamica del
linfonodo sentinella è divenuta un’importante opzione per la diagnosi delle metastasi linfonodali nei pazienti portatori di neoplasia
peniena a rischio intermedio T1-G2/G3 con palpazione inguino
crurale negativa. Secondo i dati della letteratura la metodica ha una
specificità del 100% e una sensibilità del 78/80% ed ha come
obbiettivo quello di evitare di effettuare la linfectomia inguinale,
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
metodica gravata da alta morbilità, in caso di negatività istologica
della biopsia
Materiali e metodi: Paziente di 53 anni portatore di carcinoma
penieno di circa 2 cm localizzato al glande. Egografia negativa per
interessamento dei corpi cavernosi con evidenzazione di linfonodi
lievemente aumentati di volume di tipo reattivo a livello crurale sx
non confermati alla palpazione. Iniezione perilesionale di TC99
0,3 ml, circa 12 ore prima della biopsia. Immagini linfoscintigrafiche statiche sono state prese dai 30 min alle 2h dopo l’iniezione
ogni 20 min. Sono stati individuati un linfonodo a livello inguinale dx e due a sx. In sede intraoperatoria l’individuazione dei linfonodi è avvenuta con l’ausilio di gamma camera portatile.
Conclusioni: La biopsia è risultata negativa ed il paziente è stato
sottoposto ad amputazione parziale del pene con istologico
Carcinoma squamoso PT1-G2. A 18 mesi dall’intervento il paziente è libero da malattia.
Bibliografia:
1. Kroon BK, Horemblas S, Estourgie SH, Lont AP, Valves Olmos RA,
Mieveg OE. How to avoid false negative dynamic sentinel node procedures
in penile carcinoma. J Urol 2004;171:2191
2. Horemblas S, Jansen L, Meinhardt W, Hoefnagel CA, De Jong D, Nieweg
OE. Detection of occult metastais in squamous cell carcinoma of the penis
using a dynamic sentinel node procedure. J Urol 2000; 163:100
Poster n. 32
CISTECTOMIA RADICALE CON CONFEZIONAMENTO DI
NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA IN PAZIENTE PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTO A BRACHITERAPIA PER
ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Carmignani L.1, Maggioni M.1, Casellato S.2, Ferruti M.1,
Avogadro A.1, Gazzano G.3, Rocco F.2
1
Clinica Urologica III Ospedale San Paolo; 2Clinica Urologica I
IRCCS Policlinico di Milano: 3Anatomia patologica Ospedale San
Paolo, Milano
Introduzione: La brachiterapia, insieme alla radioterapia ed alla
prostatectomia radicale, rappresenta una delle opzioni terapeutiche nel trattamento delle neoplasie prostatiche localizzate.
Attualmente la tecnica consiste nell’infissione di semi radioattivi
con Palladio-103 (Pd-103) o Iodio-125 (I-125) sotto guida ultrasonografica o TAC. In letteratura sono descritte varie complicanze che dipendono dalla tecnica usata e dall’esperienza del chirurgo: complicanze proctologiche 20-25% (diarrea, coliche addominali, proctorragia), complicanze urologiche 10-37% (stenosi uretrale, sclerosi del collo vescicale, fistole uretrali, prostatiti, incontinenza urinaria da stess, RAU), deficit erettile secondario 7%.
Caso Clinico: Presentiamo il caso di un paziente di 79 aa affetto
da Adenocarcinoma prostatico (Gleason Score 2+3=5 su 4 biopsie con PSA=5.1), ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia ed
ipertrigliceridemia in terapia medica. Il paziente è stato sottoposto nel Novembre 2001 a Brachiterapia con posizionamento
di n 74 semi radioattivi (I-125) sotto controllo radiologico (attività totale impiantata 25.19mCi) ed a successiva ormonoterapia
adiuvante con Bicalutamide 50 mg. A dieci mesi di F-U
(PSA=0.1) riscontro di neoformazione solida vescicale sottoposta a TUR-BT con E.I. positivo per TCC ad alto grado di malignità infiltrante il muscolo (pT2). Il paziente rifiutava qualsiasi
tipo di derivazione esterna quindi reso edotto dei possibili rischi
d’incontinenza è stato sottoposto ad intervento chirurgico di
cistectomia radicale ed a confezionamento di neovescica ileale
ortotopica. La cistectomia è stata difficoltosa per la presenza di
tenaci aderenze fra la fascia endopelvica ed i muscoli elevatori
dell’ano, dove sono stati reperiti numerosi semi della precedente brachiterapia. Ai controlli cistografici postoperatori sono state
documentati due diversi tragitti fistolosi della neovescica in 15
e 21 giornata rispettivamente in sede posteriore, ed inferiore. Le
fistole sono state trattate con il solo catetere a dimora ed il ripristino della terapia parenterale, documentando in 30a giornata la
scomparsa definitiva di entrambi i tramiti. A 6 mesi di F-U
paziente in benessere, continente. L’ E.I. definitivo del pezzo
operatorio ha dimostrato la presenza di TCC pT2b N0 ed
Adenocarcinoma prostatico pT2a N0. Durante il campionamento del pezzo sono stati recuperati sia dal parenchima prostatico
che dal trigono vescicale tutti i rimanenti dei 74 semi precedentemente impiantati.
Conclusioni: La brachiterapia per neoplasia prostatica non ha
rappresentato nel nostro caso controindicazione assoluta alla
cistectomia radicale con confezionamento di neovescica ileale
ortotopica per TCC vescicale metacrono. La fibrosi e le tenaci
aderenze generate dalla brachiterapia hanno reso indubbiamente la cistectomia più complessa, ma la neovescica ileale
ortotopica ha consentito di ottenere una qualità di vita migliore per il paziente attualmente completamente continente.
Comunicazioni n. 33
SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE
DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C
ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA
VESCICA AD ALTO RISCHIO: STUDIO PROSPETTICO
CONTROLLATO
Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R.L.3, Capelli G.4,
Giurioli A.5, Zampa G.6, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1,
Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica
Urologia, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl,
Medolla; 4Dipartimento di Scienze, Università di Cassino; 5Unità
Operativa di Urologia, Ospedale A. Perrino, Brindisi; 6Unità
Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma
Introduzione e Obiettivi: L’instillazione intravescicale di bacillus
di Calmette-Guérin (BCG) e mitomicina C (MMC) può rappresentare un’attraente combinazione per il trattamento dei
tumori superficiali della vescica ad alto rischio. È stato effettuato uno studio prospettico controllato che ha confrontato gli
effetti del BCG intravescicale con la somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata, in pazienti con tumori della vescica in stadio pT1.
Metodi: Dal Gennaio 1994 al Giugno 2001, 175 pazienti con
tumori della vescica di stadio pT1 sono stati randomizzati in 2
gruppi comparabili. I pazienti assegnati al Gruppo I sono stati
sottoposti a 6 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81
mg/120 min). I pazienti del Gruppo II sono stati sottoposti a 9
instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min)
e MMC elettrostimolata (40 mg/20 mA/30 min) secondo il
seguente schema: (BCG, BCG MMC) x 3, per un totale di 6
instillazioni di BCG e 3 di MMC. I pazienti non responsivi, dopo
elettroresezione e/o biopsie vescicali multiple, sono stati sottoposti ad un secondo ciclo di instillazioni settimanali. I pazienti
in remissione completa di malattia sono stati sottoposti ad un
programma di trattamento con instillazioni mensili; Gruppo I:
10 instillazioni con BCG; Gruppo II: (MMC, MMC, BCG) x 3,
per un totale di 6 instillazioni di MMC e 3 di BCG.
Risultati: Gruppo I versus Gruppo II:
mediana (IQR o 95% IC):
Follow-up (mesi): 65 (44.5) vs 74 (39.7), p=0.089.
Recidiva: 52.1% (41.6-62.4) vs 33.7% (24.4-33.9), p=0.013.
Intervallo libero da malattia (mesi): 11.5 (9.0-13.5) vs 20.0
(170-32.0), p<0.001.
Progressione: 19.8% (12-30) vs 14.3% (8.0-22.8), p=0.343.
Tempo alla progressione (mesi): 16.0 (10.0-21.0) vs 37.5
(17.8-58.0), p=0.003.
Mortalità malattia-specifica: 10.4% (5.1-18.3) vs 2.0% (0.27.1), p=0.018.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
13
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Gli effetti collaterali, frequenti in entrambi i gruppi di trattamento, hanno interessato prevalentemente il basso tratto urinario. Non sono stati registrati decessi o manifestazioni sistemiche correlate ai trattamenti o casi di vescica retratta.
Conclusioni: La somministrazione intravescicale sequenziale di BCG
e MMC elettrostimolata è più efficace del solo BCG nel trattamento
dei pazienti con tumori superficiali della vescica ad alto rischio.
Comunicazioni n. 34
SOMMINISTRAZIONE INTERMITTENTE DI KETOCONAZOLO “LOW DOSE” IN PAZIENTI CON CARCINOMA
PROSTATICO ORMONORESISTENTE
Meliani E., Lapini A.,Corvino C, Farina U., Costanzi A.,
Melone F., Carini M.
U.O. Urologia Ospedale S.Maria Annunziata, Firenze
Introduzione: Nelle fasi iniziali del carcinoma prostatico ormonoresistente il trattamento con ketoconazolo rappresenta una
valida opzione. Tale schema terapeutico che può dare risposte
anche per tempi lunghi, può essere gravato da importanti
effetti collaterali. Riportiamo la nostra esperienza con ketoconazolo “low dose” in associazione a prednisone secondo uno
schema di somministrazione “intermittente”.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 1997 al gennaio 2004, 26 pazienti d’età media 68.8 anni (range 52-80), affetti da carcinoma prostatico ormonoresistente, sono stati sottoposti a trattamento con
ketoconazolo 200 mg x 3 e prednisone5 mg x 2. Metastasi ossee
erano presenti in 19 casi, linfonodali in 5, epatiche in 5. 6 pz avevano solo rialzo del PSA. La risposta è stata valutata ogni due
mesi utilizzando i criteri NPCP per lesioni misurabili, riduzione
dei foci d’iperaccumulo scintigrafico, riduzione del PSA al 50%
del valore iniziale. Criteri d’inclusione: non precedente chemioterapia, esclusione della withdrawal sindrome, performance status ECOG, funzione renale, midollare, epatica nella norma. La
tossicità è stata valutata in accordo ai criteri WHO. Tutti i pazienti hanno eseguito almeno due mesi di terapia. Per risposte di
lunga durata la terapia è stata sospesa al 6° mese per poi intraprenderla nuovamente al rialzo del PSA.
Risultati: Ad un follow-up medio di 42 settimane (range 6 ¨C
132) si è avuta risposta positiva in 15/26 (57,6%) casi. Gli
effetti collaterali più significativi (grado 3 e 4 sec.WHO) sono
stati: alterazioni cutanee 4 (15,3%) casi, tachiaritmia 1 (3,8%)
caso ed epatotossicità 2 (7,7%) casi. Tossicità di grado 1-2 si è
verificata nella quasi totalità dei pazienti. In 7/15 (46,6%) casi
si è osservata risposta positiva per oltre 6 mesi (range 8-32
mesi, media 18,2 mesi). Sospendendo il trattamento ed adottando un regime “intermittente” 5 pazienti hanno mantenuto
risposta anche per lunghi periodi (14-33 mesi, media 18,8
mesi). Nessun decesso si è verificato durante la terapia.
Discussione: Il limite maggiore all’impiego del ketoconazolo è
costituito dagli effetti tossici anche di grado elevato legati alla
somministrazione continuativa del farmaco. In considerazione
della tipologia di risposta osservata attualmente adottiamo un
trattamento iniziale continuativo per 4 mesi in modo da valutare i soggetti responders ed il mantenimento della risposta;
successivamente si instaura una terapia “intermittente” al fine
di ridurre la tossicità dello schema. I nostri dati preliminari
sembrano confermare la validità della soluzione proposta.
Poster n. 35
PIN DI ALTO GRADO: PERCHÈ È GIUSTO UN TRATTAMENTO RADICALE
Sangiorgi A.1, Andrei F.1, Giannone V.1, Irianni G.1, Lupo
S.1, Bertoni F.2, Buli P.1
1
U.O. di Urologia, San Giovanni in Persiceto, AzUSL; 2Servizio di
Anatomia ed Istologia Patologica, Ist. Ortopedici Rizzoli, Bologna
14
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Introduzione e Obiettivi: Il dosaggio del PSA ha determinato un
incremento notevole del numero di biopsie prostatiche.
Esistono quadri istologici “intermedi” di difficile distinzione
rispetto al carcinoma prostatico. Tra questi, la neoplasia prostatica intraepiteliale di alto grado (HGPIN) rappresenta l’entità di maggiore impatto sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e sul trattamento del carcinoma della prostata. Gli autori
presentano un modello di “gestione” dei pazienti con diagnosi
istologica di HGPIN.
Metodi: Dal gennaio 2000 al dicembre 2003 abbiamo identificato 13 pazienti con diagnosi iniziale di HGPIN (2% delle
biopsie effettuate). L’età media di tali pazienti è risultata essere
di 60 anni e i valori di PSA medio di 9,6 ng/ml. I pazienti con
una prima diagnosi di HGPIN “ isolata” sono stati sottoposti, a
sei mesi, a ripetizione di un mapping bioptico prostatico a
ottanti. In presenza di HGPIN si è proceduto ad una ulteriore
biopsia a 6 mesi (12 prelievi in ALR). In 6 pazienti, con diagnosi istologica iniziale di HGPIN “multifocale”, è stata eseguita la prostatectomia radicale.
Risultati: 7 pazienti con diagnosi iniziale di HGPIN “isolata” presentavano una diagnosi istologica di carcinoma prostatico nel follow-up. Cinque casi sono stati evidenziati alla I rebiopsy, due casi
alla II rebiopsy. Nei 6 pazienti con diagnosi istologica di HGPIN
“multifocale” sottoposti al trattamento radicale, di età compresa
tra 50 e 65 anni e valori di PSA > 10 ng/ml, all’esame istologico
del pezzo operatorio risultò associato un carcinoma prostatico.
Conclusioni: Le incertezze relative alla storia naturale della PIN
e al suo significato prognostico sono dovute alla mancanza di
informazioni sull’istologia di tutta la prostata. Nonostante ciò
emergono due aspetti: 1) la HGPIN è un precursore del carcinoma prostatico; 2) la HGPIN è una SPIA della concomitante
presenza di carcinoma (marker d’area). Il problema fondamentale per l’urologo è legato al follow-up ed all’eventuale trattamento dei pazienti con diagnosi di HGPIN. Il riscontro di
HGPIN richiede che il paziente venga informato in modo corretto ed esauriente e sia poi seguito nel tempo evitando il doppio rischio di un atteggiamento negligente o eccessivamente
aggressivo. L’approccio terapeutico deve necessariamente tenere in considerazione la spettanza di vita del paziente: quando
questa sia inferiore al tempo necessario per lo sviluppo di un
carcinoma prostatico sintomatico è comunque auspicabile una
politica di watchful waiting. Riteniamo invece che nei pazienti
relativamente giovani con diagnosi istologica dopo la 1 seduta
bioptica di HGPIN “multifocale” (e PSA > 10 ng/ml), la responsabilità di eventuali complicanze legate alla scelta del trattamento radicale, debba essere fermamente “sostenuta” dall’ urologo, a fronte dei benefici in termini prognostici derivanti al
paziente dalla terapia chirurgica.
Bibliografia:
1. Bishara T et al. High-Grade Prostatic Intraepithelial Neoplasia on needle
biopsy: risk of cancer on repeat biopsy related to number of involved cores
and morpho pattern. Am J Surg Pathol 2004; 28:629
2. Haggman MJ et al. The relationship between prostatic intraepithelial neoplasia and prostate cancer : critical issues. J Urol 1997; 158:12
3. Bostwick DG. High grade prostatic intraepithelial neoplasia. The most
likely precursor of prostate cancer. Cancer 1995; 75:1823.
Poster n. 36
ETIOPATOGENESI DEI TUMORI SURRENALICI. IDENTIFICAZIONE DI SEQUENZE DI DNA DI POLIOMAVIRUS ED
HERPESVIRUS MEDIANTE REAL-TIME PCR
Pomara G.1, Barzon L.2, Evangelisti S.1, Carlino F.1, Morelli
G.1, De Maria M.1, Palù G.2, Selli C.1
1
Unità di Urologia, Dipartimento di Chirurgia, Ospedale S. Chiara,
Università di Pisa; 2Dipartimento di Istologia, Microbiologia e
Biotecnologie Mediche, Università di Padova
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: I tumori surrenalici sono frequenti nella pratica clinica ma la loro etiopatogenesi è per lo più sconosciuta. I polioma e gli herpesvirus sono stati associati all’insorgenza di tumori nell’uomo e per alcuni di questi è stato
dimostrato il tropismo per il surrene. Ad oggi questa è la
prima sistematica ricerca di DNA virale su campioni umani
di tessuto surrenalico e su tumori da questo derivanti.
Materiali e Metodi: Sono stati studiati mediante tecnica PCR
real-time, al fine di individuare sequenze di DNA di poliomavirus (SV40, JCV,BKV) e di Herpesvirus (HSV-1,HSV2,HHV8, EBV, CMV), 53 casi di tumori surrenalici: 7
Adenomi Aldosterone-Producenti (APA), 12 Adenomi/iperplasia Cortisolo-producenti (CPA), 16 Adenomi non secernenti (NFA), 9 Carcinomi adreno-corticali (ACC), 6
Feocromocitomi (1 maligno), 2 mielolipomi ed un caso di
Linfoma Non-Hodgkin bilaterale primitivo. Tessuto surrenalico sano era disponibile in 10 casi.
Risultati: Il DNA dell’SV40 è stato identificato in grosse
quantità nel di feocromocitoma maligno ed in modeste
quantità in 1 ACC ed in 2 APA; il DNA per il JCV è stato
identificato solo nel Linfoma non-Hodgkin;sequenze di BKV
sono state trovate nel 7% dei casi ma non nei tessuti normali. L’EBV è risultato positivo nel 62% dei campioni tumorali (elevata quantità nel Linfoma di Hodgkin) e nel 50% di
quelli normali. Le sequenze di CMV erano presenti nel 27%
dei tumori benigni ma non nei ACC. La prevalenza di HSV
e HHV8 nei campioni è risultata bassa (3%e5% rispettivamente) e non associata al tipo di tumore. La coinfezione
(EBV+CMV;CMV+BKV) è stata evidenziata nel 28% dei casi.
Il 16% dei casi è risultato negativo.
Conclusione: Il surrene è un target per l’infezione da EBV,
identificato nel 60% circa dei tessuti normali e tumorali sia
solo sia in associazione al CMV. L’SV40 potrebbe giocare un
ruolo nella patogenesi del feocromocitoma o dei carcinomi
adreno-corticali. Lo studio di questi virus nella tumorigenesi surrenalica andrebbe approfondito.
Poster n. 37
LEIOMIOSARCOMA
PARATESTICOLARE:
CASE
REPORT
Lupo S., Giannone V., Sangiorgi A., Andrei F., Bordini
R., Frigola M., Zama R., Buli P.
Azienda USL di Bologna, Ospedale SS. Salvatore, U.O. Urologia,
S. Giovanni in Persiceto (BO)
Introduzione e Obiettivi: L’incidenza del leiomiosarcoma è
rara, variabile dallo 0.05 al 0.1%. Ancora meno frequente è
la localizzazione paratesticolare che nel 90% dei casi si presenta a stretto contatto con l’epididimo. Descriviamo un
caso di leiomiosarcoma paratesticolare di grado moderato
per le implicazioni diagnostiche e terapeutiche.
Metodi: Un ragazzo di 30 anni giunge alla nostra osservazione per una lesione solida non dolente localizzata a livello
della testa dell’epididimo sinistro. L’ecografia preoperatoria
dimostrava una massa solida di 36 mm con lacune fluide a
profili bozzelluti a contatto ma separato dalla testa dell’epididimo. Il paziente fu sottoposto ad exeresi della lesione che
macroscopicamente appariva come una degenerazione multicistica.
Risultati: L’esame istologico definitivo rivelò un nodulo di
tessuto giallastro fascicolato compatibile con leiomiosarcoma paratesticolare di grado moderato. La TAC toraco-addominale e la successiva orchifunicolectomia risultarono negativi per secondarismi.
Conclusioni: Il leiomiosarcoma dell’epididimo è estremamente raro ed in letteratura ne vengono descritti circa 15 casi
con una sopravvivenza cancro-specifica a 5 anni del 50-
80%.Tale lesione risulta di difficile inquadramento clinico in
quanto spesso può essere confusa con una lesione nodulare
cistica dell’epididimo. Come altri autori noi crediamo che la
semplice orchifunicolectomia sia il trattamento di scelta in
quanto la radio o chemioterapia adiuvante non influenzano
in maniera significativa la sopravvivenza.Tuttavia in letteratura viene riportato un caso di diffusione a livello dei corpi
cavernosi e pertanto tali autori suggeriscono la radioterapia
adiuvante per ridurre il rischio di recidiva locale malgrado la
bassa radiosensibilità del leimiosarcoma. Il caso clinico viene
presentato come discussione per la mancanza in letteratura
di un trattamento standardizzato.
Bibliografia:
1. Cruz Guerra NA, Clemente Ramos L. Paratesticular leiomyosarcoma:
report of a new case. Arch Esp Urol 2002; 55:311
2. Bernhard Planz, Kay B. Primary Leyomyosarcoma of the epididymis
and late recurrence on the penis. J.Urol 1998; 159:508
Poster n. 38
VALORE PROGNOSTICO DI KI67, P53 E CITOFLUSSOMETRIA NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI A
RISCHIO INTERMEDIO ED ALTO: POSSIAMO DARE
UNA RISPOSTA DEFINITIVA?
Zitella A.1, Casetta G.1, Greco A.1, Rosso D.1, De Libero
A.1, Cortese F.1, Vaccino D.1, Pacchioni D.2, Tizzani A.1
1
Urologia 1; 2Anatomia Patologica III, Università di Torino,
Torino
Introduzione: Presentiamo uno studio di coorte per misurare
la capacità predittiva di grado, stadio, focalità, dimensioni,
KI67, p53, indice mitotico, DNA index e ploidia sulla prognosi dei carcinomi vescicali superficiali.
Metodi: Dal 1990 in tutti i pazienti con un carcinoma vescicale Ta-T1 a rischio intermedio o alto (G2-G3, multifocali o
di diametro superiore a 2 cm) trattati con instillazioni di
BCG sono stati valutati KI67, p53, e parametri citoflussometrici. Gli end point considerati sono la sopravvivenza globale, causa specifica e libera da progressione. Per il confronto
tra le curve di sopravvivenza è stato utilizzato il Log Rank
test. L’analisi multivariata è stata eseguita secondo il modello di Cox.
Risultati: 345 pazienti, età mediana 72 anni (31-93), followup mediano 34 mesi (1-170), 181 Ta, 139 T1, 23 CIS, 60
G1, 124 G2, 143 G3, 133 monofocali, 205 polifocali, 225 di
diametro inferiore a 2 cm, 100 di diametro maggiore di 2
cm, KI67 mediana 22,5% (1-80), p53 mediana 6% (0-80),
indice mitotico mediano 3 (0-26), DNA index mediano1,1
(0,4-3,4), 44 euploidi, 52 aneuploidi. Le sole differenze
significative nella sopravvivenza globale sono tra i tumori
G1-2 e G3. Sulla sopravvivenza causa specifica sono significative anche le differenze tra i Ta più CIS verso i T1.
Considerando la sopravvivenza libera da progressione sono
significative le differenze per tutti i fattori prognostici eccetto la p53 e la focalità. Nessuno dei parametri citoflussimetrici ha dimostrato valore prognostico significativo. L’analisi
multivariata ha confermato un valore prognostico indipendente per il grado, stadio e KI67 per la sopravvivenza globale, solo per gradio e stadio per la sopravvivenza causa specifica e per grado, stadio, focalità e KI67 per la sopravvivenza
libera da progressione.
Conclusioni: Per la prima volta degli end point come sopravvivenza globale, causa specifica e libera da progressione sono
stati utilizzati in uno studio su KI67, p53 e citoflussometria
come fattori prognostici. Possiamo concludere che KI67,
p53 e citoflussometria non aggiungono ulteriori informazioni prognostiche a quelle già fornite dal grado e dallo stadio.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
15
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni n. 39
RNASEL ARG462 IN PAZIENTI ITALIANI CON CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI PRELIMINARI
Van Duist M.M.1, Penachioni J.1, Giachino D.1, Zitella A.2,
Destefanis P.2, Graziano M.E.2, Cracco C.3, Scarpa R.3,
Ferrando U.2, Fontana D.2, Tizzani A.2, De Marchi M.1
1
Genetica Medica Università di Torino; 2Centro prostata ASO
S.Giovanni Battista e Universita di Torino; 3Urologia, ASO S. Luigi,
Orbassano
Introduzione: Studi sui gemelli indicano che la componente
genetica nei tumori prostatici può essere più importante che
in altri tumori tuttavia nessun gene principale di suscettibilità è stato al momento identificato.Tra i diversi loci di
suscettibilità identificati su diversi cromosomi con studi di
linkage, il maggiore sospetto sembra essere HPC1 sul 1q23
dove il gene candidato RNASEL è stato mappato. Questo
gene codifica per una ribonucleasi latente 2’-5’ oligoadenilato dipendente costituzionalmente espressa che media le
attività antivirali e proapoptotiche del sistema 2-5A inducibile da interferone. Le mutazioni rare inattivanti M1I, 471
del AAAG e E265X sono state descritte in famiglie ad alto
rischio mentre studi di associazione del comune polimorfismo R462Q con cancri prostatici sporadici non familiari
hanno dato risultati variabili in differenti popolazioni. Al
momento questo allele a basso rischio non è ancora stato
studiato nella popolazione italiana.
Metodi: Abbiamo analizzato campioni di 102 pazienti con carcinoma prostatico afferenti 4 divisioni di Urologia e 165 controlli sani col fine di valutare la frequenza di R462Q nella
nostra popolazione e di evidenziare eventuali differenze tra i
casi sporadici e familiari. Il genotipo è stato fatto con PCRDHPLC (WAWE Transgenomic).
Risultati: La frequenza degli eterozigoti Arg/Gln è lievemente
ma non significativamente maggiore tra i malati (51%), in particolare tra coloro con età alla diagnosi < 65 anni (59% vs
44%). La frequenza degli omozigoti Gln/Gln non era differente tra i due gruppi di pazienti (14% se < 65 aa e 13% se > 65
aa) ed i controlli 11,5%.
Conclusioni: La diagnosi precoce di carcinoma prostatico è al
momento basata sul PSA ma il suo utilizzo per lo screening è
discusso. L’identificazione di nuovi geni predisponenti potrebbe contribuire sia per una migliore comprensione della patogenesi molecolare sia potrebbe aprire nuove strade per identificare soggetti a rischio, una strada difficoltosa se il tumore
prostatico dipende da molti geni a basso rischio piuttosto che
da pochi geni ad alto rischio.
Poster n. 40
TECNICA PERSONALE DI BIOPSIA ECOGUIDATA TRANSRETTALE A “TRE VENTAGLI”. PRESENTAZIONE DEI
RISULTATI NELLA POPOLAZIONE CON PSA SINO A 10
NG/ML
Puppo P., Introini C., Calvi P., Vigliercio G., Raggio M.,
Naselli A.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
Introduzione: L’obbiettivo del nostro studio è l’aumento del
tasso di diagnosi di carcinoma della prostata nella popolazione con PSA sino a 10 ng/mL mediante tecnica personale di
biopsia ecoguidata transrettale a 12 prelievi multisettoriale,
denominata a “tre ventagli”, rispetto alla tecnica a sestanti
standard.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al dicembre 2003 con questa tecnica sono state eseguite 128 biopsie in una popolazione
con PSA sino a 10 ng/mL. Per ogni procedura sono stati eseguiti 18 prelievi, 6 prelievi della tecnica a sestanti standard e 12
16
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
della tecnica a “tre ventagli” così distribuiti: 4 dal corno laterale
destro, 4 dal corno laterale sinistro e 4 dalla regione apicale suddivisi in apicale laterale e mediale destro e sinistro. Le biopsie
sono state eseguite in sedoanestesia con respirazione assistita, la
dimissione è avvenuta la sera stessa dell’intervento.
Risultati: 2 casi di ematuria e 1 caso di iperpiressia che hanno
causato il prolungamento del ricovero. Le ragioni per cui è stata
eseguita la biopsia sono le seguenti: PSA anormale (valore assoluto, velocità d’incremento annuale > 1.0 ng/mL, valore relativo
all’età o alle dimensione prostatiche) 85 pazienti, esplorazione
rettale sospetta 17, entrambe le condizioni 26. Età media 64.7,
mediana 66, range 49 – 78. 25 diagnosi di carcinoma prostatico
(19.5%) in totale. In 18/25(72%) casi la diagnosi è stata fatta su
prelievi di entrambe le tecniche, in 7/25(28%) su prelievi della
sola tecnica a “tre ventagli”. PSA medio dei pazienti senza carcinoma prostatico 6.8, range 3.7 – 9.7, deviazione standard 1.6.
PSA medio dei pazienti con carcinoma prostatico diagnosticato
su prelievi di entrambe le tecniche 6.7, range 2.6 – 9.3, Gleason
score totale medio 5.4, mediano 5, range 4-8. PSA medio dei
pazienti con carcinoma prostatico diagnosticato esclusivamente
con prelievi della tecnica personale 6.2, range 3.1 – 8.9, Gleason
score totale medio 7.1, mediano 7, range 6-9. follow-up pazienti senza carcinoma prostatico: medio 9 mesi, mediano 7, range 3
– 32. 8 dei pazienti senza carcinoma prostatico nel corso del follow-up sono stati rebiopsiati, 3 associando la TUR prostatica alla
biopsia, e una sola diagnosi di carcinoma prostatico è stata eseguita.
Conclusioni: La biopsia prostatica a 12 prelievi con tecnica a “tre
ventagli” ha incrementato la diagnosi di carcinoma prostatico
rispetto alla sestanti standard di 7 pazienti su un totale di 25.
L’incremento è del 28%. La tecnica da noi proposta migliora
quindi la sensibilità della procedura.
Video n. 41
CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA
NELLA DONNA. RIPARAZIONE CONSENSUALE DEL PAVIMENTO PELVICO CON RETE IN POLIPROPILENE.
Puppo P., Introini C., Calvi P., Naselli A.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
Introduzione: Nella donna, il deficit di pavimento pelvico è una
controindicazione alla derivazione urinaria ortotopica dopo exentaratio pelvica essendo causa di ritenzione cronica urinaria.
Presentiamo una soluzione chirurgica per superare questa controindicazione.
Materiali e Metodi: Si tratta di una donna di 75 anni con cistocele
e prolasso della volta vaginale in stadio III insorta dopo isteroannessiectomia e storia di neoformazione vescicale plurirecidiva.
Ultima resezione endoscopica T2/G3. Il collo vescicale è indenne
dalla neoplasia. La paziente è in ottime condizioni generali ed è fortemente propensa a una derivazione ortotopica per mantere l’integrità della propria immagine corporea. Si procede a exenteratio
pelvica anteriore e ricostruzione del pavimento pelvico con rete in
polipropilene fissata tra il promontorio sacrale e la parete anteriore
della vagina. La rete è ricoperta da un flap di peritoneo viscerale
ricavato dal parete anteriore del cul de sac tra il fondo vaginale e il
retto. Il flap è fissato anteriormente ai margini della fascia pelvica e
sulla parete anteriore della vagina sotto il moncone uretrale, posteriormente ai margini del peritoneo parietale. La neovescica ileale è
appoggiata sul nuovo supporto e anastomizzata all’uretra.
Risultati: Dopo un anno di follow up la continenza è completa e la
ritenzione cronica evitata. Il residuo postminzionale è costantemente inferiore ai 100 mL. Non si evidenzia prolasso pelvico.
Conclusioni: La tecnica utilizzata in questo caso ha permesso di
ovviare al problema del deficit di pavimento pelvico in caso di derivazione ortotopica dopo cistectomia radicale nella donna con ottimi risultati.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Video n. 42
CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA
NELLA DONNA. SUPPORTO POSTERIORE CON LEMBO
DI PERITONEO DEL DOUGLAS
Puppo P., Introini C., Calvi P., Vigliercio G., Naselli A.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
Introduzione: Nella donna, la ritenzione cronica è la più
importante complicanza a lungo termine della derivazione
urinaria ortotopica dopo cistectomia radicale e il prolasso
posteriore della reservoir ne è la causa più frequente.
Presentiamo una soluzione chirurgica per prevenire tale
condizione.
Materiali e Metodi: Si tratta di una donna di 72 anni in ottime condizioni generali con diagnosi di carcinoma uroteliale
della vescica T2/G3 dopo resezione endoscopica. Il collo
vescicale è indenne da neoplasia. Si procede a exenteratio
pelvica anteriore e ricostruzione del pavimento pelvico con
un flap di peritoneo viscerale ricavato dal parete anteriore
del cul de sac tra il fondo vaginale e il retto. Il flap è fissato
anteriormente ai margini della fascia pelvica e sulla parete
anteriore della vagina sotto il moncone uretrale, posteriormente ai margini del peritoneo parietale. La neovescica ileale è appoggiata sul nuovo supporto e anastomizzata all’uretra.
Risultati: Dopo 6 mesi di follow up è stata raggiunta la continenza senza ritenzione cronica. L’angolo neocistouretrale
in ortostatismo è praticamente assente.
Conclusioni: La tecnica utilizzata in questo caso ha contribuito a prevenire il prolasso posteriore del reservoir e la
ritenzione urinaria cronica.
Poster n. 44
CARCINOMA RENALE: RECIDIVA LOCALE E METASTATICA A 18 ANNI DALLA NEFRECTOMIA
Corvino C., Meliani E., Masieri L., Baldazzi V., Locunto
U., Carloni M., Carini M.
U.O. di Urologia, Ospedale S. Maria Annunziata-Bagno, Ripoli,
Firenze
Introduzione: Le recidive tardive del carcinoma renale (RCC)
oltre i 10 anni dalla nefrectomia sono rare. Tuttavia sono
riportati rarissimi casi di recidiva sino a 45 anni dopo l’intervento radicale. Riportiamo un caso di recidiva locale e
metastatica da RCC a 18 anni dalla nefrectomia radicale.
Pazienti e Metodi: Un uomo di 75 anni, sottoposto nel 1986 a
nefrectomia destra allargata per carcinoma renale a cellule chiare polare superiore (pT1 pN0 M0-G2), è giunto alla nostra
osservazione nel dicembre 2003 per controllo clinico-strumentale periodico a distanza di 18 mesi dal precedente, completamente negativo (eco addome/rx torace). L’ecografia addominale e successivamente la TC con mdc evidenziavano una grossolana tumefazione (9 x 6 x 7 cm), a margini irregolari con densità simil-parenchimatosa e impregnazione disomogenea, occupante la loggia surrenalica dx ed in rapporto col margine epatico posteriore dx e la vena cava inferiore. Al controllo Rx torace non erano evidenti processi pleuro-parenchimali in atto con
carattere d’attività. La massa, asportata per via chirurgica addominale transperitoneale, misurava 9,5 x 6,0 x 7,0 cm ed appariva di colore giallo ocra con aree necrotico-emorragiche. Il
decorso postoperatorio è stato regolare con dimissione del
paziente in VII giornata p.o. L’esame istopatologico ha confermato il sospetto clinico d’infiltrazione cancerigna a cellule chiare degli stromi connettivo-adiposi compatibile con RCC. Al
controllo clinico-strumentale ad un mese dall’intervento la TC
addominale con mdc è risultata negativa mentre le scansioni
toraciche hanno evidenziato ripetizioni polmonari nodulari
multiple di dimensioni 1cm. Il paziente è stato inserito in protocollo di terapia con _ interferone 3.000.000 u.i./die alterni.
Conclusioni: Sebbene le recidive da RCC oltre i dieci anni dalla
nefrectomia siano rare, il caso riportato suggerisce la necessità
di un follow-up clinico-strumentale anche a distanza di molti
anni in modo da favorirne il riscontro precoce e, in caso di
recidiva singola, il trattamento potenzialmente curativo.
Comunicazioni n. 45
RISULTATI DI UN PROGRAMMA DI DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO CONDOTTO IN SICILIA: STUDIO MULTICENTRICO SU 16298 PAZIENTI
Minaldi G.1, Pepe P.2, Serrao A.3, Aragona C.4, Orestano
F.5, Capizzi G.6, Dibenedetto G.7, Cosentino G.8, Paola
Q.9, Gulletta M.10, Nicolosi D.11, Raffino S.12, Azzarello
G.13, Raciti G.14, Ranno S.1, Motta M.15, Aragona F.2
1
Clinica Urologica Univ Ct; 2U.O. Urologia P.O. Cannizzaro di
Ct; 3U.O. Urologia P.O. di Rg; 4U.O. Urologia P.O. di Me; 5Case
di Cura Orestano Pa; 6U.O. Urologia P.O. di Comiso (Rg); 7U.O.
Urologia P.O. di S. Cataldo (Cl); 8U.O. Urologia P.O. di Gela (Cl);
9
U.O. Urologia P.O. di Sciacca (Ag); 10U.O. Urologia P.O. di
Barcellona P.G. (Me); 11U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 12Serv.
Ambulatoriale di Urologia Ausl di En; 13Clinica Chirurgica
Policlinico Univ di Ct; 14U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct;
15
Clinica Urologica Ii Univ Ct
Introduzione: Nel lavoro riportiamo i risultati relativi ad un programma di diagnosi precoce del carcinoma prostatico condotto in Sicilia cui hanno aderito 15 centri ospedalieri.
Materiali e Metodi: Dal febbraio 2002 al febbraio 2004 16298
pazienti di età compresa tra i 40 e i 75 anni (mediana 61.6) ed
aspettativa di vita superiore a 10 anni sono stati sottoposti ad un
protocollo di diagnosi precoce per il carcinoma prostatico (Cap).
Sono stati sottoposti ad agobiopsia prostatica i pazienti con:EDR
sospetta; PSA>10 ng/ml; PSA<2,5ng/ml, compreso tra 2,6-4
ng/ml e 4,1-10 ng/ml, rispettivamente, con PSA F/T<15%, <20%
e 25%. L’agobiopsia è stata eseguita per via transrettale o transperineale secondo lo schema esteso di Ravery.
Risultati: 3171/16298 (19,5%) pazienti sono stati sottoposti ad
agobiopsia prostatica:82 (2.6%) avevano un PSA <2.5ng/ml, 321
(10.1%) compreso tra 2,6-4 ng/ml, 1629 (51.4%) tra 4.1-10
ng/ml e 1139 (35.9%) >10 ng/ml. Solamente 36/3171 (1,2%)
pazienti sono stati sottoposti ad agobiopsia asclusivamente pr la
presenza di EDR sospetta. Il risultato istologico ha evidenziato la
presenza di CaP in 1171 (37%) casi, di ipertrofia prostratica
benigna (IPB) in 1369 (43.2%), di prostatite in 487 (15.3%), di
PIN di alto grado in 124 (3.4%) e di ASAP in 20 (0,6%). L’età
mediana dei pazienti affetti da Cap era di 62.7. L’incidenza di
CaP per fascia di PSA nei pazienti sottoposti ad agobiopsia è
risultata pari,rispettivamente, al 22% (PSA<2,5), al 25% (PSA2,
6-4), al 30,7% (PSA 4,1-10) e al 49,6% (PSA>10). IL 51.8% dei
pazienti affetti da CaP aveva un PSA inferiore a 10 ng/ml ed il
55,1% uno stadio clinico T1c. Dei 1171 CaP diagnosticati 574
(48,6%) avevano esclusivamente il PSA(totale e/o F/T)patologico, 8 (1,2%) solamente l’EDR, 589 (50,2%) PSA ed EDR. Il
Gleason score bioptico è risultato pari a 5.86.
Conclusioni: La prevalenza di CaP nella popolazione esaminata
è risultata pari al 7%; i fattori di rischio maggiori sono risultati il PSA e l’età. Nella decade tra i 40 e 50 anni valori di PSA
>2,5 ng/ml si sono dimostrati altamente predittivi di CaP. Per
valori di PSA compresi tra 2;5-10 ng/ml il protocollo ha diagnosticato un’elevata quota di T1c clinici in rapporto al totale
delle neoplasie (p 0.001) con una prevalenza pari al 58% per
PSA compreso tra 2,6 e 4 ng/ml e al 55% per PSA compreso tra
4,1 e 10 ng/ml. I dati raccolti; infine, in base al PSA e all’età
permettono di modulare il timing adeguato per la diagnosi di
Cap nel singolo paziente.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
17
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni selezionate N. 46
RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA TECNICA DI ENUCLEORESEZIONE DI NEOFORMAZIONI RENALI DI MASSIMO 4 CM DI DIAMETRO ALLA DIAGNOSI
Puppo P., Introini C., Calvi P., Naselli A.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
Introduzione e Obiettivi: Valutazione a lungo termine della tecnica di enucleoresione di neoformazioni renali a contrast
enhancement di massimo 4 cm di diametro alla diagnosi.
Materiali e Metodi: 94 pazienti, dal 1992 al 2001, sono stati
sottoposti a escissione di una neoplasia renale lasciando intorno a essa il minimo strato possibile di parenchima apparentemente sano e il tessuto adiposo della capsula renale. Questa
tecnica non è una semplice enucleazione in quanto non si
cerca il clivaggio tra la pseudo-capsula tumorale e il parenchima. Non è nemmeno una nefrectomia parziale convenzionale
in cui è sacrificato più parenchima sano. I criteri di inclusione
sono una neoformazione renale a contrast enhancement di
massimo 4 cm senza evidenza di diffusione localmente avanzata o a distanza. Le neoplasie successivamente risultate benigne sono state escluse da questo studio. Lo stadio è stato rivalutato secondo il TNM del 1997 con le modifiche suggerite da
Guinon. Il grading è riportato secondo la scala di Fuhrman. I
pazienti sono stati seguiti dopo l’intervento con esami del sangue di routine, ecotomografia o tomografia computerizzata
addominale e lastra del torace ogni 6 mesi per 2 anni e quindi annualmente.
Risultati: L’età mediana dei pazienti è di 63 anni (35-76). 54
(57.4%) uomini e 40 donne (42.6%). 11 pazienti monorene
(11.7%). Il clampaggio del peduncolo renale è stato eseguito
in 54 casi. La durata mediana dell’ischemia è stata di 18 minuti. Le complicanze maggiori sono state 4 casi di ematomi retroperitoneali di cui 1 solo ha necessitato di esplorazione chirurgica. Le dimensioni medie all’esame patologico della neoplasia
renale è di 2.1 cm (1.1-4.5 cm). Lo stadio definitivo era pT1a
in 87, pT1b in 4 e pT3a in 3. Il grado era G1 in 14 (14.9%)
cases, G2 in 53 (56.4%), G3 in 18 (19.1%), G4 in 9 (9.6%). I
margini chirurgici sono sempre stati negativi. La distanza
media e mediana dal tumore al margine chinato di tessuto
sano è 2.4 e 1.9 mm rispettivamente. La classificazione istologica comprende 77 (81.9%) casi di carcinoma a cellule chiare,
14 (14.9%) di carcinoma papillare e 3 (3.2%) di carcinoma a
cellule cromofobe. Il follow-up mediano è di 59 mesi (10128). 8 pazienti sono morti senza evidenza di recidiva neoplastica. 1 paziente con neoplasia in stadio pT3a ha sviluppato
metastasi a distanza ed è morto 2 anni dopo la chirurgica
senza evidenza di recidiva locale. La sopravvivenza a 5 anni è
97.5% (90/94 pazienti), la sopravvivenza specifica e la sopravvivenza libera da malattia sono il 98.8% (93/94)
Conclusioni: La tecnica di enucleoresezione di neoplasia renale
di dimensioni alla diagnosi di massimo 4 cm è una tecnica chirurgica sicura e riproduce i risultati oncologici della nefrectomia parziale e radicale. Inoltre nei pazienti monorene la funzionalità renale è stata preservata.
Poster n. 47
RANDOMIZED PHASE II STUDY WITH SUBCUTANEOUS
LOW-DOSE INTERLEUKIN-2 +- INTERFERON-ALPHA IN
METASTATIC RENAL CELL CANCER WITH 0-1 POOR
PROGNOSTIC FACTORS
Colavota M.1, Marcangeli P.1, Pizzocaro G.1
1
Unit of Urology, Istituto Nazionale Tumori, Milan, Italy
Purpose: To assess feasibility, toxicity and clinical activity of
subcutaneous (s.c.) low-dose recombinant interleukin-2
(rIL2) +- recombinant interferon-alpha2a (rIFN-alfa2a) in
18
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
patients with metastatic renal cell carcinoma and 0-1 prognostic factors.
Material and Methods: Eligibility criteria were: documented
metastatic renal cell carcinoma, age 18-75, ECOG performance status 0-1, no more than one of the following poor prognostic factors: symptomatic disease >1 metastatic site, diseasefree interval (DFI) <=2 years. Patients were randomized to
receive either s.c. rIL2 alone 4.500.000IU 5 days/week for 6
weeks (double dosage on days 1,2,22 and 23) or same rIL2
dose plus s.c. rIFN-alfa2a 3.000.000IU twice-weekly in weeks
1 and 4 and every other day in weeks 2,3,5 and 6; a 2nd cycle
was repeated after 2 weeks rest. After response assessment, two
further cycles were administered in non-progressing patients.
From April 1993 to September 1996, 94 patients were registered (47 in each therapy arm) 29 patients were excluded beacause of incomplete reports. 27 patients had received rIL2+
rIFNalfa2a and 38 patients rIL2 alone.
Results: Toxicity was of WHO grade I-II in both groups, without
significant differences except for liver toxicity (higher in rIL2+rIFN-alfa2a group: 42% vs 3%). Tumor response was assessed
according to WHO criteria. In rIL2 + rIFN-alfa2a group we observed: 3CR (11%: duration 7, 13 + 22 + months). IN rIL2 groups
we observed: 4 CR (10.5% duration 5, 12, 27 + 34 + months), 5
PR (13,2%: 3, 5, 9, 5+ 16 + months) and 9 SD(23.6%: 4, 22, 19
+ 21 + 24 + 26 + 33 + 33 + 39 + months). After a median followup of 30 months 11/27 (40%) patients in rIL2 + IFNalfa group
and 19/38 (50%) in rIL2 group are still alive.
Conclusion: The addition of low dose rIFNalfa2a does not seem
increase clinical activity of low dose s.c. rIL2 alone.
Poster n. 48
VARIAZIONE DELL’ESPRESSIONE DELL’INSULIN-LIKE
GROWTH FACTOR NEI SOTTOTIPI ISTOLOGICI DI CARCINOMA RENALE
Schips L.1, Zigeuner R.1, Lipsky K.1, Langner C.2, Rehak P.3,
Cantoni F4., Pummer K.1, Hubmer G.1
1
Departments of Urology; 2Pathology and 3Medical Data Processing,
University Hospital, Karl Franzens University Graz, Austria; 4U.O.
Urologia Ospedale di Fidenza, Parma
Obiettivi: Il sistema dell’Insulin-like growth factor gioca un
ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’organismo ed é stato coinvolto recentemente nella tumorogenesi di
diverse neoplasie epiteliali. Lo scopo dello studio era valutare
l’espressione del IGF-I, IGF-II in una serie di RCC.
Pazienti e Metodi: 188 RCC sono stati valutati con tecnica
Multi-Tissue array. 137 carcinomi a cellule chiare, 23 cromofobi, 20 papillari e 8 racinomi renali non classificati. Sono stati
prelevati 3 biopsie in ogni tumore in siti differenti. I risultati
sono stati valutati con l’immunoistochemia usando anticorpi
IGF-I, IGF-II. Immunoreazione è stata valutata in modo semiquantitativo e confrontata con i sottotipi istologici, Stadio T,
grado e prognosi. Per l’analisi statistica è stato usato il Fisher
exact test. La sopravvivenza è stata valutata con le curve di
Kaplan-Meier e con il Log-Rank test.
Risultati : 184/188 casi erano valutabili. L’immunoreazione
per IGF-I è stata trovata in 110/134 (82,1%) carcinomi a cellule chiare, 8/22 (36,4%) dei cromofobi, 3/20 (15%) papillari e 3/8 (37,5%) dei carcinomi non classificati (p<0.0001).
L’espressione dell’IGF-I non era correlato allo stadio tumorale o al grado. I pazienti con carcinomi a cellule chiare positive all’IGF-I mostravano una sopravvivenza libera da malattia
migliore rispetto a quelli IGF-I negativi (p=0.05). Al contrario tutti i carcinomi renali mancavano di reazione all’IGF-II
cosi come il tessuto renale non neoplastico per entrambi i
marker.
Conclusioni: Dai dati del nostro studio si evince che l’espressio-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ne dell’IGF-I é frequente nei RCC e può essere considerato un
marker sia diagnostico che prognostico.
Comunicazioni n. 49
NEOPLASIA RENALE PARENCHIMALE IN RENE UNICO
Cozzoli A., Zani D., Cunico S.C.
Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia
Introduzione: Il trattamento di una neoplasia renale in un rene
unico, anatomico o funzionale, deve porsi l’obiettivo della preservazione di una quota di parenchima renale funzionante sufficiente ad evitare l’emodialisi senza trascurare il completo
rispetto dei principi di radicalità oncologica. Presentiamo la
nostra esperienza relativa a 69 pazienti.
Materiali e Metodi: Nel periodo compreso tra il gennaio 1983
ed il dicembre 2003 è stata osservata una neoplasia in rene
unico anatomico (congenito o chirurgico) o funzionale in 69
pazienti su 1187 sottoposti a trattamento chirurgico per neoplasia renale parenchimale. In particolare, 42 erano affetti da
neoplasia renale bilaterale (sincrona 18, metacrona 24), 9
erano stati in precedenza sottoposti a nefrectomia per altra
patologia (benigna in 7 casi, neoplasia transizionale in 2), 5
erano portatori di agenesia renale controlaterale, 13 di un
rene controlaterale non funzionante. In 63 pazienti è stata
eseguita una chirurgia conservativa di necessità, con indicazione “non estrema” in 35 casi (neoplasie con caratteristiche
analoghe a quelle richieste per una chirurgia conservativa in
elezione), “estrema” nei restanti 28. In 6 pazienti, a causa
dell’impraticabilità di una chirurgia conservativa per le
dimensioni e l’estensione della neoplasia, venne eseguita una
nefrectomia con la conseguente successiva necessità di trattamento dialitico.
Risultati: I pazienti sono stati seguiti per un periodo medio di
53.5 mesi (range 0-239 mesi). La sopravvivenza dell’intero
campione è stata pari al 78.2% a 3 anni e del 60.9% a 5 anni
dall’intervento. Nei pazienti sottoposti a chirurgia conservativa di necessità “estrema”, ma soprattutto in quelli con rene
controlaterale con patologia neoplastica (sincrona o pregressa)
si è verificato un netto peggioramento prognostico (sopravvivenza a 3 e 5 anni: conservativa “estrema” vs “non estrema”,
70% vs 91% e 50% vs 74%; rene controlaterale con patologia
maligna vs benigna, 72% vs 94% e 43% vs 93%). 3 di questi
63 pazienti (4.7%) sono attualmente in dialisi. Dei 6 pazienti
sottoposti a nefrectomia, 3 sono vivi liberi da malattia a 72, 98
e 130 mesi di follow-up, mentre i 3 restanti sono deceduti per
complicanze relative all’emodialisi ad 1, 3 (pazienti con metastasi a distanza alla diagnosi) e 38 mesi dall’intervento.
Discussione e Conclusioni: L’estensione delle indicazioni comunemente accettate per la chirurgia conservativa di elezione e,
in maggior misura, la natura neoplastica (contemporanea o
pregressa) della patologia che ha colpito il rene controlaterale
comportano un netto aggravamento prognostico nei pazienti
sottoposti a chirurgia conservativa di necessità. Nei 6 soli casi
in cui non è possibile procedere ad una chirurgia conservativa, nonostante l’esiguità numerica del campione abbiamo
avuto, complessivamente, risultati positivi con 2 decessi precoci in pazienti con malattia ad alto stadio, un ulteriore decesso tardivo per complicanze della dialisi in assenza di riprese di
malattia, e 3 pazienti vivi liberi da malattia in dialisi (1 in attesa di trapianto renale) ad un congruo periodo di follow-up. In
conclusione, nonostante il drastico peggioramento della qualità di vita ed i rischi di complicanze associati alla dialisi (verificatesi nel 50% dei nostri pazienti sottoposti a nefrectomia),
tale opzione va considerata qualora non sia possibile il rispetto dei principi di radicalità oncologica con una chirurgia conservativa; non abbiamo verificato un impatto della nota immunodeficienza legata all’emodialisi.
Comunicazioni n. 50
LA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI
Simonato A., Gregori A., Lissiani A., Bozzola A., Galli S.,
Acquati P., Gaboardi F.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”
Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale con linfadenectomia pelvica è la terapia di riferimento per il trattamento delle
neoplasie vescicali infiltranti. La laparoscopia si è dimostrata in
grado di eseguire questo intervento e la tecnica demolitiva
sembra ormai codificata da numerosi centri. Tuttavia, nonostante le controversie riguardo l’utilizzo della laparoscopia nel
trattamento di neoplasie vescicali non sono ancora stati riportati in letteratura i follow-up (FU) di questi pazienti (pz).
Riportiamo il FU oncologico dei nostri primi 10 pz.
Metodi: Tra il giugno 2001 e luglio 2002 sono stati sottoposti a
cistectomia radicale laparoscopica 10 pz di età compresa tra 63 e
74 anni (media 68.8) con carcinoma vescicale a cellule transizionali (CCT) senza evidenza clinica di metastasi. Due di questi pz
con CCT pT1+Cis hanno eseguito una cistectomia ritardata dopo
2 cicli di BCG e tre o più resezioni vescicali. È sempre stata eseguita la citologia del liquido di aspirazione del campo operatorio.
Risultati: L’esame istologico ha evidenziato: 2 pT1N0 G3+Ca in
situ, 1 pT2aN0 G3+Ca in situ, 1 pT2bN0 G2, 4 pT2bN0 G2-3,
1 pT2bN0 G3, 1 pT3aN0 G3 con margini chirurgici negativi. La
citologia del liquido di aspirazione è sempre risultata negativa per
la ricerca di cellule neoplastiche. A 30.4 mesi di FU medio (range
23-36), 5/10 pz sono deceduti, 4 per recidiva di malattia ed 1 per
altre cause non correlate. La recidiva di malattia si è presentata in
4 su 10 pz rispettivamente a 7, 14, 16 e 28 mesi. Questi pz sono
deceduti rispettivamente a 20, 18, 22 e 31 mesi. Un pz è deceduto per altre cause, senza evidenza di malattia. Non abbiamo
osservato metastasi delle porte d’accesso né disseminazione intraperitoneale. Gli altri 5 pz sono vivi, liberi da malattia.
Conclusioni: La prima impressione è che questi risultati siano
peggiori rispetto alla chirurgia tradizionale e pongono alcune
perplessità riguardo il trattamento laparoscopico del cancro della
vescica soprattutto per la cattiva prognosi dei 2 pz con CCT
pT1+Cis. Bisogna ricordare però che questi pz hanno rifiutato
per anni la cistectomia radicale ed hanno ricevuto quindi una
cistectomia ritardata e la sopravvivenza libera da malattia in questi pz è solo del 62% (2). L’esperienza presentata non è sufficiente per trarre delle conclusioni dal punto di vista oncologico sia
per il ridotto numero di pz che per l’imprevedibilità di questa
malattia, tuttavia questi risultati non sembrano molto diversi da
quelli conosciuti per la chirurgia a cielo aperto. Ci auguriamo di
vedere presto i risultati oncologici delle cistectomie eseguite per
via laparoscopica degli altri centri per fare un pò di luce su questo discusso argomento.
Bibliografia:
1. Moinzadeh A., Gill IS. Laparoscopic radical cystectomy with urinary
diversion. Curr Opin Urol 2004; 14:83
2. Stockle M, Alken P, Engelmann U, et al. Radical cystectomy often too late?
Eur Urol 1987; 13:361
Comunicazioni n. 51
SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE
VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE
Sandri S.1, Camazzola M.1, Bozzini G.2, Marzotto M.1
1
UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta; 2Clinica
Urologica IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
Introduzione e Obiettivi: La neoplasia vescicale pT1G3 per la sua
elevata percentuale di recidive e progressione necessita di una
adeguata terapia ed un attento follow-up (FU) successivamenArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
19
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
te alla resezione transuretrale. Questo studio è stato condotto
per osservare il comportamento di questa neoplasia di prima
osservazione in pazienti che presentano un FU medio di due
anni.
Metodi: Tra gennaio 2000 e dicembre 2002, 49 pazienti sono
stati sottoposti a TUR-BT con una successiva evidenza di un
carcinoma a cellule transizionali pT1G3 di prima osservazione. Nel caso di neoplasia multicentrica o di ematuria persistente, la cistectomia radicale è stata l’opzione seguita. I
pazienti rimanenti sono stati sottoposti ad un primo ciclo di
terapia endocavitaria con BCG (6 settimane) o con Mitomicina
40 mg (8 settimane). I controlli sono stati eseguiti con cistoscopia e biopsia vescicale. Se negativi il paziente ha proseguito con un trattamento di mantenimento con BCG (3 settimane ogni 3 mesi) o Mitomicina (mensile per un anno). Il controllo cistoscopico è stato quindi eseguito a distanza di 6 mesi
e, se negativo, di un anno. I pazienti con recidive multicentriche o con patologia in progressione sono stati sottoposti a
cistectomia radicale.
Risultati: 7 pazienti (14.3%) sono stati sottoposti a cistectomia
radicale, ma solo in un caso si è avuta la conferma del pT1 di
prima osservazione (invasione della lamina propria); i casi
rimanenti sono 4 pT2 e 2 pT4. I restanti 42 pazienti sono stati
trattati con instillazioni endocavitarie di BCG (37, 75.5%) o
Mitomicina (5, 10.2%). In 7 pazienti (19%) successivamente
al ciclo con BCG è stato necessario procedere con una cistectomia a causa della progressione della patologia, con l’evidenza istologica di pT1 in 6 casi e pT3 in un solo caso. 20 pazienti (54%) sono liberi da malattia e 10 (27%) hanno avuto una
recidiva monocentrica di pT1G3. 2 pazienti trattati con
Mitomicina sono stati sottoposti a cistectomia radicale, 2 sono
risultati negativi agli ultimi controlli ed 1 paziente ha presentato una recidiva monocentrica (Tabella 1).
Conclusioni: La sola resezione endoscopica di un carcinoma
vescicale multicentrico pT1G3, di prima osservazione, sottostima l’istologia della neoplasia. 6 dei 7 casi si sono rivelati
pT2 o pT4 come istologia definitiva ed il motivo va ricercato
nella resezione incompleta causata da un sanguinamento persistente o da una voluminosa massa tumorale. L’instillazione
endocavitaria, accettata come trattamento di prima linea, offre
un buon controllo sulla patologia mantenendo pressoché
intatta la qualità di vita. I tumori resistenti alla terapia con
BCG confermano di essere pT1G3 all’esame istologico post
cistectomia. Il trattamento con BCG si è dimostrato superiore
a quello effettuato con Mitomicina, riducendo l’incidenza di
cistectomia durante il periodo di FU.
Tabella 1.
BCG
Mitomicina
Libero da malattia
20 (54%)
2 (40%)
Recidiva monocentrica
10 (27%)
1 (20%)
Cistectomia
7 (19%)
2 (20%)
Poster n. 52
TRATTAMENTO BRACHITERAPICO DEL CARCINOMA
PROSTATICO INTRACAPSULARE: RISULTATI PRELIMINARI NEI PRIMI 100 PAZIENTI
Chiono L., Lavagna M., Giberti C.
Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona
Obiettivi: Riportiamo la nostra esperienza relativa al trattamento della neoplasia intracapsulare della prostata con radiotera-
20
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
pia interstiziale tramite impianto di semi di I 125 sotto guida
ecografica e con tecnica “real time” .
Pazienti e Metodi: Dal 9/1999 al 5/2004 sono stati trattati 100
pazienti, con età media di 65±4.27 anni (range 55-72). I criteri di inclusione erano: PSA 10; gleason score 6; stadio clinico
T2; biopsia delle vescichette seminali: negativa; volume prostatico < di 50 gr; flussimetria di 15 ml/sec; I-PPS score < di 10.
La terapia ormonale era eseguita quando il peso prostatico
eccedeva i 50 gr. Il volume prostatico medio era di 30.8 s 9.56
gr., il PSA di 6.41 s 2.46, il Q max. di 18.4 s 4.01, I-PPS score
4.2 s 2.73, il IIEF-5 score di 13.8 s 10.24. Il numero dei semi
variava da 60 a 135. In “real time” veniva eseguito il planning
e l’impianto con l’ausilio del software “Varian 7”. La dose di
irradiazione di 160 Gy era distribuita al 95% della prostata.
Dopo 30 giorni dal trattamento veniva eseguita una TAC pelvica: la D90 di 140 Gy è considerato il cut-off ottimale.
Risultati: Le complicanze a breve termine sono state: soffusione
emorragica perineale nel 20%; temporanea ritenzione d’urina:
5%; sintomi irritativi uretro-vescicali:70%; a medio termine sono
state: disturbi uretro-vescicali: 20%; proctiti: 6,5% ; necrosi puntiforme dell’uretra bulbare in 1 paziente (pregressa TURP).
L’espulsione di semi in 8 casi. Nessuna stenosi uretrale, incontinenza, migrazione di semi a livello polmonare. Il follow-up trimestrale il primo anno e successivamente semestrale, ha evidenziato una ER negativa in tutti i casi e un PSA medio di 0.50 s 0.53
(range 0.1-2.9 ng/ml). Al post-planning la D90 è stata > 140 Gy
nel 98%, >120<140 nel 9%, >100<120 nel 3%, < 100 Gy nel 2%
(pazienti sottoposti a ciclo di RT esterna complementare). Il Q
max a 12 mesi dall’impianto è risultato sovrapponibile a quello
del pre-trattamento. La media del I-PSS score e del IIEF-5 score
era rispettivamente 3,4 e 15,3. Tra i pazienti potenti prima dell’intervento l’87,5% lo erano ancora dopo, di cui il 35,7% con
l’uso del sildenafil.
Conclusioni: Il follow-up limitato nel tempo non permette conclusioni definitive; il basso numero di complicanze e i dati
incoraggianti del post-planning, ci inducono a considerare la
brachiterapia come una buona soluzione terapeutica alternativa per il trattamento del carcinoma prostatico intracapsulare.
Poster n. 53
RUOLO PREDITTIVO DELLA NEOPLASIA INTRAEPITELIALE DI ALTO GRADO (PIN3)
Chiono L., Cortese P., Schenone M., Giberti C.
Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona
Obiettivi: Il PIN 3 della prostata è considerato lo stadio precanceroso della prostata. È riscontrato nelle biopsie con una frequenza del 9% ed è ritenuto avere un alto valore predittivo
come markers di adenocarcinoma. Lo scopo dello studio è di
valutare, nella nostra esperienza, se questi presupposti ritenuti
acquisiti risultino confermati.
Materiali e Metodi: 1416 pazienti che dal 01/1997 al 06/2003
sono stati sottoposti a biopsia prostatica per sospetta neoplasia
a seguito di un rialzo del PSA nell’84% dei casi o per sospetto
clinico all’ER associato all’aumento del PSA (16%). Il numero
dei prelievi ha un range di 6-18 con una media di 8.4 prese
bioptiche per paziente. L’anestesia locale con bolo unico per via
transrettale è stata eseguita solo negli ultimi 211 casi. Le prese
bioptiche, con una lunghezza di 1.3 cm in media (range 0.52.1 cm), sono state processate ed esaminate dai medici del
Servizio di Anatomia Patologica del Nostro Ospedale.
Risultati: L’esame istologico delle 1416 biopsie prostatiche ha evidenziato 759 pazienti (53,6%) con reperti normali (Ipertrofia
prostatica e/o flogosi), 489 pazienti (34.5%) con adenocarcinoma prostatico, 118 (8.4%) con PIN3 e 50 con atipia (3.5%). In
49 pazienti (10%) affetti da carcinoma prostatico è stata riscontrata anche la presenza di PIN3. I pazienti con solo PIN 3 sono
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
stati sottoposti a rebiopsia dopo 3 mesi circa di trattamento antiflogistico; se questa risultava negativa il paziente veniva monitorizzato clinicamente (PSA e ER). Il PSA persistentemente in
incremento consigliava una rebiopsia. Le rebiopsie per PIN 3
sono state 241 (almeno 1 nel 49%, 2 in 30 casi (12.4%) e 3 in
21 pazienti, (8,7%). Tra i pazienti affetti da PIN3 è stato riscontrato un carcinoma prostatico solo in 3 casi alla terza rebiopsia:
in due il gleason score era di 3+3=6 e in uno di 3+4=7. La localizzazione del carcinoma prostatico non correlava in nessun
caso con la collocazione del PIN3 precedentemente riscontrato.
Questi tre casi rappresentano lo 0.2% rispetto al globale delle
biopsie, lo 0.6% rispetto ai carcinomi riscontrati e il 2.5% relativamente ai 118 PIN 3 rilevati con la biopsia prostatica.
Conclusioni: Nella nostra esperienza il PIN 3 bioptico non rappresenta un marker di carcinoma prostatico. Il suo riscontro in
un paziente sottoposto a una estesa biopsia consiglia un accurato follow-up clinico ogni 3-6 mesi riservando la rebiopsia
solo ai pazienti in cui si manifesta un rialzo del PSA o un cambiamento all’ER.
to inferiore destro, trattata con oppiodi. A circa 15 giorni dall’intervento il paziente presentava una significativa regressione della
sintomatologia dolorosa (FANS al bisogno), valori di Tst inferiori
a 0,50 ng/m e PSA in discesa (44 ng/ml).
Discussione: La resistenza ai gnRHa in assenza di alterazioni di
carattere endocrinologico è stato descritto per la prima volta da
M. Smith (J Urol 166, 211, July 2001). Un caso analogo è stato
descritto da Curry (J Urol 168 (1), 193 July 2002). Non è chiara, anche alla luce della nostra esperienza, la ragione della resistenza al gnRHa; abbiamo potuto verificare che l’antagonista
gnRH ha consentito di ottenere rapidamente valori di Tst a
livello di castrazione, ma non abbiamo potuto confermarne
l’efficacia a lungo termine (il farmaco non è disponibile in Italia
per il cancro della prostata). In conclusione, riteniamo utile il
monitoraggio del Tst nei pazienti in trattamento ormonale, in
particolare qualora si verifichi un rialzo precoce del PSA e inoltre, che in pazienti non responsivi al gnRHa l’uso degli antagonisti potrebbe essere valutato in futuro, prima di ricorrere alla
chirurgia.
Poster n. 55
POSSIBILE RISPOSTA ALL’ANTAGONISTA GNRH DOPO
FALLIMENTO DELL TRATTAMENTO CON ANALOGO
GNRH
Rocco B.1; Ferrari M.2, Scardino E. 1, Matei D.V.1, Verweij
F.1, Varela R.1, De Cobelli O.1
1
Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di
Endocrinologia, Istituti Clinici Humanitas, Milano
Poster n. 56
TUMOR SEEDING POST LOMBOTOMIA CHIRURGICA
PER TCC URETERALE
Saredi G., Di Pietro C., Spasciani R., De Stefani S., Baisi B.,
Bianchi G.
Cattedra di Urologia, Policlinico di Modena, Università degli Studi
di Modena e Reggio Emilia
Introduzione: Il beneficio della castrazione nel trattamento del
cancro della prostata nasce negli anni 40 con gli studi di
Huggins. Studi più recenti hanno introdotto la pratica clinica
della castrazione chimica invece di quella chirurgica.
Riportiamo il caso di un paziente non responsivo al trattamento con analogo gnRH (gnRHa).
Case Report: Paziente di 76 anni in buone condizioni generali,
con adenocarcinoma prostatico Gleason 3+4=7 metastatico a
rachide e bacino, in terapia con triptorelina 11,25 mg e flutamide 750 mg/die ab inizio (PSA iniziale 49,72 ng/ml). Dopo un’iniziale discesa del PSA a 6,1 ng/ml a tre mesi dall’inizio della
terapia, il paziente presentava al controllo successivo un rialzo a
11,3 ng/ml. È stato effettuato dosaggio della testosteronemia
(Tst), che documentava valori elevati (8,71 ng/ml). L’anamnesi
escludeva una scarsa compliance del paziente in merito all’assunzione della terapia prescritta. I valori di PSA successivi risultavano ulteriormente incrementati (18 ng/ml). Veniva quindi
effettuato un quadro endocrinologico di base con funzionalità
tiroidea e surrenalica nella norma. Gonadotropine e testosteronemia risultavano anch’esse nella norma, nonostante la terapia
con gnRHa. Il paziente veniva quindi sottoposto a test provocativi con Etinilestradiolo 1 mg x os con significativa riduzione dei
livelli di gonadotropine e Tst. È stato poi eseguito un test con
anatagonista gnRh (Cetrorelix) che ha indotto un’ulteriore riduzione dei valori di LH,FSH, Tst. L’esito degli accertamenti consentiva di concludere che il Tst, che risultava elevato nonostante
l’uso di gnRHa era per lo più di provenienza testicolare e che non
vi erano apparenti alterazioni a carico dell’asse ipotalamo –ipofisario-testicolare. Veniva pertanto sospesa la triptorelina e sostituita con leuprorelina, non essendo ad oggi disponibili sul mercato antagonisti gnRH con indicazione al trattamento del cancro
prostatico metastatico. Scintigrafia ossea e Tac non mostravano
segni di progressione. Il controllo successivo documentava ad un
mese Tst a livelli di castrazione e PSA a 32,65 ng/ml. La Tst, il
mese successivo, era nuovamente nel range di normalità (5,65
ng/ml) e il PSA incrementato (51,2 ng/ml). Si decideva quindi di
procedere ad orchiectomia subalbuginea bilaterale sec. Huggins
anche in seguito a forte sintomatologia dolorosa a carico dell’ar-
Introduzione: Le metastasi della muscolatura scheletrica sono
rare. In un’analisi retrospettiva eseguita su tutti i pazienti sottoposti a biopsia della muscolatura scheletrica, per sospetto di
metastasi, presso un unico centro, sono stati identificati 24
pazienti con metastasi da neoplasia di varia origine e soltanto
5 sono risultate metastasi da carcinoma a cellule transizionali
(TCC) da neoplasia vescicale, nessun caso da TCC delle alte vie
urinarie (1). I rari casi descritti di metastasi della parete addominale da carcinoma a cellule transizionali (TCC) delle alte vie
urinarie, la maggior parte delle quali sono ascritte a tumor seeding dopo nefroureterectomia laparoscopica o dopo posizionamento di nefrostomia percutanea, sono risultate essere sempre
localizzazioni del tessuto sottocutaneo (2). Descriviamo un
caso di tumor seeding sulla muscolatura della parete addominale verificatosi 18 mesi dopo nefroureterectomia laparotomica per TCC.
Caso Clinico: Donna di 63 anni. Sottoposta nel 2002 a nefroureterectomia destra laparotomica per TCC (p T2 G3 M0) in
altra sede e successiva TUR per riscontro di TCC vescicale (T1
G3), BCG trattata. Successivi controlli endoscopici negativi. La
paziente giunge alla nostra osservazione dopo 18 mesi dall’intervento chirurgico per riscontro di massa palpabile e dolente
in parete addominale anteriore destra in corrispondenza delle
pregressa incisione chirurgica. TC addome-pelvi con m.d.c.:
nella regione del fianco destro, nel contesto della parete addominale, al di sopra della cresta iliaca si apprezza neoformazione solida, a densità eterogenea, del diametro di 5 cm circa, non
secondarismi in organi addominali e toracici. Si procede a
biopsia ecoguidata della massa suddetta con riscontro di tessuto fibroso infiltrato da carcinoma scarsamente differenziato
compatibile con primitività transizionale. La paziente viene
sottoposta a escissione chirurgica della massa della parete
addominale previa delimitazione ecoguidata della stessa con
aghi e ricostituzione della parete addominale con rete in prolene. L’esame istologico ha rilevato la presenza di tessuto fibromuscoloadiposo di 8,5 cm x 6,0 cm x 5,0 cm estesamente infiltrato da carcinoma scarsamente differenziato morfologicamente compatibile con TCC. Attualmente è in corso CHT sistemica con Gemcitabina e Cisplatino. La Tc addome pelvi eseguita
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
21
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
a 4 mesi dall’intervento non ha evidenziato recidiva di malattia a livello della parete addominale ma la comparsa di una
localizzazione metastatica a livello epatico
Discussione: Metastasi muscolo scheletriche da TCC sono
estremamente rare e solitamente si manifestano in stadi avanzati di malattia. Nel nostro caso la lesione metastatica era unica
e la sua localizzazione al di sotto della cicatrice depone per un
tumor seeding post laparotomia chirurgica. Nonostante la prognosi sia infausta, come riportato in letteratura (1), per la rapida comparsa di diffusione metastatica, riteniamo che l’ asportazione chirurgica della lesione sia di facile esecuzione e possa
evitare complicazioni locali.
Bibliografia:
1. Nabi G, Gupta NP, Gandhi D. Skeletal muscle metastasis from transitional cell carcinoma of the urinary bladder: Clinicoradiological Features.
Clinical Radiology 2003; 58:883
2. Ong AM, Bhayani SB, Pavlovich CP. Trocar site recurrence after laparoscopic nephroureterectomy. J Urol 2003; 170:1301
Poster n. 57
COME INCREMENTARE LA SPECIFICITÀ DI UNA RETE
NEURALE PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE PROSTATICO
Benecchi L., Cantoni F., Prati A., Arnaudi R., Pastizzaro C.D.,
Savino A., Uliano N., Pieri A., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma
Introduzione e Obiettivi: L’utilizzo pratico delle reti neurali
(ANN: Artificial Neural Networks) in ambito urologico è ancora limitato rispetto alle potenzialità che tale tipo di elaborazione permette. Scopo del nostro studio è quello di valutare se
aggiungendo un ulteriore neurone di ingresso (il dato dell’esplorazione rettale) si può incrementare l’efficacia di una rete
neurale basata sul PSA, free PSA, percentuale di free PSA e sull’età.
Metodi: Retrospettivamente abbiamo valutato i dati di una
serie di pazienti sottoposti a dosaggio del PSA, PSA libero ed a
visita urologica. Criteri di inclusione: età maggiore di 45 anni,
completamento del percorso diagnostico urologico proposto.
Abbiamo escluso i pazienti in terapia con finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche. In totale 579
pazienti sono risultati eleggibili per tale analisi. 362 sono stati
sottoposti a biopsia o a mapping prostatico (63%). I pazienti
sono stati randomizzati in 3 gruppi: training group 221
pazienti, test group 100 pazienti e validation group 258
pazienti. Abbiamo impostato un ANN basato sul “back propagation learning algorithm” che elaborando i dati presentati ai
neuroni di ingresso, attraverso 6 neuroni nascosti presenta il
risultato al neurone di uscita. Il neurone di uscita riporta un
numero che in una scala da 0 ad 1 indica la “probabilità” di
diagnosi di tumore della prostata. Il valore ottenuto è stato
analizzato utilizzando la ROC analisi (receiver operating characteristics). Abbiamo confrontato i risultati ottenuti dall’ANN
con 4 neuroni di ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di
free PSA) con quelli ottenuti dall’ANN con 5 neuroni di
ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di free PSA, esplorazione rettale).
Risultati : dei 579 pazienti l’età mediana è risultata di 68,4 anni
(range 45-92), il PSA mediano di 5,59 ng/ml (range 0,12-63),
PSA libero mediano 0,93 ng/ml (range 0,034-6,3). 100
pazienti sono risultati affetti da ca prostatico (17,3%). Per la
percentuale del free PSA l’area sotto la curva ROC è risultata
di 0,847. Utilizzando l’ANN con 4 neuroni di ingresso l’area
sotto la curva ROC è risultata di 0,860, mentre con 5 neuroni
di ingresso (aggiungendo il dato dell’esplorazione rettale) si è
ottenuto il risultato migliore, infatti l’area sotto la curva ROC
è pari a 0,893. All’analisi comparata delle aree sotto la curva in
22
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
corrispondenza del 90% di sensibilità abbiamo riscontrato un
differenza statisticamente significativa del risultato ottenuto dal
ANN con 5 neuroni di ingresso rispetto sia alla percentuale di
free PSA (p<0,005) sia al risultato ottenuto dal ANN con solo
4 neuroni di ingresso (p= 0,0174).
Conclusioni: L’aggiunta di un ulteriore neurone di ingresso (il
dato dell’esplorazione rettale) migliora le risposte ottenibili da
una rete neurale per la diagnosi del tumore della prostata basato su dati clinici di ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di
free PSA).
Poster n. 58
RUOLO DELLA CHEMIO-IMMUNOTERAPIA PER I
PAZIENTI (PZ) CON CARCINOMA RENALE AVANZATO
(CRA) IN PROGRESSIONE DOPO PRIMA LINEA IMMUNOTERAPICA
Sava T.1, Pavarana M.1, Manno P.1, Fraccon A.P.1, Sabbioni
R.1, Nortilli R.1, Santo A.1, Bassetto M.A.1, Cetto G.L.1,
Franceschi T.2
1
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Oncologia Medica,
Università di Verona; 2Oncologia Medica, Ospedale Mater Salutis,
Legnago
Non ci sono terapie efficaci per i pz con CRA che sviluppano
una progressione di malattia in seguito al trattamento con
immunoterapia (Interferone (Ifn) e/o Interleukina-2 (IL-2)). La
prognosi in questi casi è infausta e né il trattamento immunoterapico né la chemioterapica sembrano comportare un vantaggio in termini di sopravvivenza o di qualità di vita. Abbiamo
retrospettivamente analizzato 146 pz sottoposti presso il nostro
centro dal 1994 al 2003 ad una prima linea immunoterapica ±
chemioterapia (Ifn in genere associato a Vinblastina) per CRA.
L’età mediana è risultata 60 (30-80) anni ed il sesso predominante quello maschile (68%). Il 42% dei pz rientrava nella
categoria di rischio a buona prognosi secondo la UCLA, il 37%
a prognosi intermedia e 21% a cattiva prognosi. La nefrectomia
è stata eseguita nel 85% dei pz. Alla progressione di malattia
dopo prima linea, 39 pz (27%) sono stati trattati con una
seconda linea di trattamento sistemico: immunoterapia (Ifn e/o
IL-2) ± chemioterapia (5-Fluorouracile o Antraciclina o
Gemcitabina) o terapie sperimentali (Thalidomide, Ac.
Retinoico). Abbiamo osservato solo 2 risposte parziali, in
entrambi i casi pz trattati con Ifn+IL-2; in 9 casi si è ottenuta
una stabilizzazione di malattia durata per più di 6 mesi. Il
tempo alla progressione mediano è risultato di 3 mesi. La
sopravvivenza mediana, dall’inizio della seconda linea, è risultata di 9 mesi; non sostanzialmente differente neppure per i 2
pz che avevano avuto una risposta parziale. Nessun fattore prognostico esaminato (età, PS, G, timing nefrectomia, numero e
sedi metastasi, Hb, ALP, LDH, effetto della prima linea di trattamento) è risultato statisticamente significativo.
Conclusioni: I pazienti con CRA che presentano una progressione di malattia in corso o successivamente ad una prima linea di
trattamento, non sembrano giovarsi di alcuna immuno- o chemioterapia attualmente disponibile. È necessario sviluppare e
sperimentare nuovi farmaci.
Poster n. 59
CHIRURGIA ORGAN-SPARING PER NEOPLASIA TESTICOLARE BILATERALE METACRONA
Annese P.1, Corvasce T.1,Tolve I.2, Caniglia A.3, Disabato
D.1, Carrieri G.2
1
Unità Operativa di Urologia Ospedale Madonna delle Grazie
Matera; 2Cattedra di Urologia Università degli Studi di Foggia;
3
Unità Operativa Anatomia Patologica Ospedale Madonna delle
Grazie di Matera
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: Descriviamo l’approccio chirurgico conservativo,
organ sparing, in un caso di neoplasia testicolare bilaterale
metacrona.
Materiali e Metodi: In un paziente di anni 27, già sottoposto ad
orchiectomia destra per carcinoma embrionario (stadio clinico
II B), chemioterapia adiuvante e linfadenectomia retroperitoneale bilaterale, veniva riscontrata, a distanza di 2 anni, una
neoformazione del polo superiore del didimo supersiste di
circa 2 cm con contestuale incremento dell’AFP (alfa feto proteina). Su richiesta del paziente, dopo averne comprovato il
normale assetto ormonale, veniva eseguita una orchiectomia
parziale sinistra. La tecnica prevede la enucleo-resezione del
tumore, previo clampaggio del funicolo, e multiple biopsie del
“letto di resezione” per esame istologico estemporaneo.
Biopsie random del parenchima distale devono essere eseguite per escludere la contestuale presenza di T.I.N. L’esame istologico definitivo ribadiva la diagnosi di neoplasia maligna a
cellule germinali a componente mista teratomatosa e del tipo
carcinoma embrionario.
Risultati: A distanza di 12 mesi dall’intervento non è stata
riscontrata recidiva neoplastica, con normalizzazione dell’AFP;
il paziente non riferisce disturbi della libido e della potenza e
presenta un normale assetto ormonale.
Discussione: La chirurgia organ-sparing dei tumori del testicolo è indicata per tumori bilaterali, sincroni o metacroni, e per
quelli insorti in testicolo singolo, purché organo-confinati e di
diametro inferiore a 2,5 cm (1). Tale approccio si propone di
preservare la fertilità e la qualità di vita dei pazienti, altrimenti inficiata dalla deplezione androgenica e dallo stress psicologico della castrazione. I rischi di malattia multifocale e di recidiva locale impongono una attenta valutazione intraoperatoria
del parenchima residuo ed uno stretto follow-up.
Bibliografia:
1. Heidenreich et al. J Urol 2001
2. Kirkalli et al. Int J Urol 2001
Comunicazioni selezionate N. 60
C-REACTIVE PROTEIN: A BIOMARKER OF SURVIVAL IN
METASTATIC RENAL CELL CARCINOMA TREATED WITH
SUBCUTANEOUS INTERLEUKIN-2-BASED IMMUNOTHERAPY
Casamassima A.1, Picciariello M.1, Berardino R.1, Quaranta
M.1, Lorusso V.2, Guida M.2
1
Department of Experimental Oncology, Laboratory of
Immunology; 2Department of Medical Oncology, Oncology
Institute, Bari, Italy
Introduction and Purpose: Renal cell carcinoma (RCC) is the most
prevalent malignancy within the kidney. Metastatic RCC
(MRCC) has a poor prognosis with a median overall survival of
about one year (1). There is no standard treatment for MRCC.
Chemotherapy is generally ineffective and immunotherapybased regimens are considered of a modest efficacy.
Nevertheless, cytokines are the only drugs that have been
shown to induce tumour regression in some patients. á-IFN and
IL-2 have been found to induce objective response rates from
15% to 20% as monotherapy and are now being investigated as
components of combined regimens (2, 3). In our Institution we
analysed a panel of pre-treatment bio-humoral and clinical factors to verify their predictive impact on survival and clinical
response of patients affected by MRCC treated with three different regimens including low dose subcutaneous IL-2.
Methods: A total of 110 patients treated at the Oncology
Institute of Bari, Italy from 1992 until 2002, were analysed.
Three different therapeutic regimens IL-2-based were used.
Pre-treatment total lymphocytes, lactate dehydrogenase
(LDH), erytrosedimentation rate (ESR), albumin, C-reactive
protein (CRP), and fibrinogen were analysed. Moreover, clinical parameters (performance status, age, sex, prior nephrectomy, number of metastatic sites, disease site, and disease free
interval from nephrectomy to metastatic disease (DFI)) were
considered.
Results: The median survival of all patients was 12 months (33
months for PR+CR, 14 months for SD, 7 months for PRO).
Overall response was 24% PR+CR, 37% SD and 39% PRO. In
univariate analysis, a good ECOG PS (P=0.0000), prior nephrectomy (P=0.0001), DFI longer than 12 months (P=0.0003),
bone disease site (P=0.0013), low number of metastatic site
(P=0.0449), normal albumin levels (P=0.0001), low/normal
fibrinogen levels (P=0.0140) and low/normal LDH levels
(P=0.0430) were related to a better survival. In a final multivariate analysis only CRP (P=0.002; Hazard Ratio=4.12; IC 95%
1.68 – 10.15) and DFI (P=0.0497; Hazard Ratio=0.44; IC 95%
0.20 – 0.99) were found to have an independent role on survival. When we correlated clinical and bio-humoral factors
only CRP was found correlated with DFI (P=0.021) and prior
nephrectomy (P=0.041). When we carried out a multivariate
analysis considering CRP as continuous variable, we confirmed
its strong impact on survival (P=0.0003; HR = 1.1 and IC 95%
HR 1.04-1.15).
Conclusions: Our data confirm that some clinical and biohumoral factors may be strongly related to survival in MRCC
patients. The interesting new aspect emerging from this study
is the prognostic value of the basal levels of CRP and fibrinogen, which seem to be discriminating factors between a good
or bad prognosis. Particularly, in the multivariate analysis CRP
resulted the most important independent prognostic factorable
of survival.
References:
1. Bleumer I, et al. Immonotherapy for renal cell carcinoma. Eur Urol 2003;
44:65
2. Negrier S, et al. Recombinant human inteleukin-2, recombinant human
interferon alfa-2a or both in metastatic renal cell carcinoma. N Engl J Med
1998; 333:1272
3. Atzpodien J, et al. Thirteen-year, long-term efficacy of Interferon 2a and
Interleukin-2-based home therapy in pazients with advanced renal cell carcinoma. Cancer 2002; 95:1045
Poster n. 61
TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO CON HIFU: 3 ANNI DI ESPERIENZA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
S.C. Urologia 3, A.S.O. S. Giovanni Battista (Molinette), Torino
Introduzione: La termoablazione con ultrasuoni focalizzati ad
alta frequenza è una opzione terapeutica di crescente interesse
nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato in pazienti che rifiutano o per i quali non è indicata la terapia chirurgica tradizionale.
Materiali e Metodi: Le indicazioni al trattamento sono state: stadio clinico cT1-2 N0 M0, PSA <20 ng/ml, età >70 anni, volume ghiandolare <50 g, comorbilità significativa, preservazione
della potenza (in casi selezionati), rifiuto della chirurgia. Il trattamento viene effettuato per via transrettale in anestesia spinale dopo l’inserimento di un catetere sovrapubico e l’esecuzione
di una TURP. La pianificazione del trattamento avviene sotto
guida ecografica e le onde di lesione vengono programmate tramite computer. Il catetere transuretrale inserito dopo la TURP
viene rimosso durante il trattamento che ha una durata di circa
3 ore. Il paziente viene dimesso il giorno dopo e la cistostomia
sovrapubica viene rimossa al primo controllo dopo circa 20
giorni in seguito al ripristino della minzione spontanea.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
23
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: Il trattamento HIFU nel carcinoma prostatico
localizzato è una valida alternativa alla chirurgia e alla radioterapia in pazienti che rifiutano o che non sono eleggibili per
l’intervento tradizionale. E’ un intervento ben tollerato dai
pazienti, con accettabili effetti collaterali, comporta un breve
ricovero e non pregiudica la possibilità di eseguire successive
terapie in caso di insuccesso.
Comunicazioni n. 62
IL SINERGISMO FAS-CELECOXIB POTENZIA L’EFFETTO
APOPTOTICO DELL’INIBIZIONE DELLA CICLOOSSIGENASI-2 NELLE LINEE CELLULARI ORMONO-SENSIBILI
ED ORMONO-REFRATTARIE DI CARCINOMA PROSTATICO
Rinaldi L.1, Catalano A.2, Milanese G.1, Faronato M.1,
Procopio A.2, Muzzonigro G.1
1
Clinica Urologica e Dottorato di Oncologia Urologia;
2
Dipartimento Patologia Molecolare e Terapie Innovative,
Università Politecnica delle Marche, Ancona
Introduzione: L’inibitore della cicloossigenasi di tipo 2 (COX-2)
celecoxib, viene attualmente proposto nella chemioprevenzione di varie forme di cancro, grazie alla sua capacità di sensibilizzare le cellule tumorali agli stimoli apoptotici. Tuttavia non
sono stati ancora ben individuati i meccanismi che a seguito
dell’inibizione del COX-2 inducono all’apoptosi. Abbiamo
valutato l’azione antitumorale del celecoxib su due linee cellulari, PC-3 e LNCaP (ormono-resistente ed ormono-sensibile),
che costitutivamente esprimono COX-2, e abbiamo valutato
contemporaneamente l’espressione di Fas, proteina della
superficie cellulare espressa dalle cellule in apoptosi.
Materiali e Metodi: La vitalità cellulare delle due linee cellulari
PC3 e LNCaP è stata valutata a dosi crescenti di farmaco (6,7,
10, 12,5 e 20 g) e a diversi tempi di coltura (3, 6, 19 e 24 ore;
26g di celecoxib) attraverso conta con trypan-blue. L’effetto
apoptotico è stato valutato attraverso colorazione con Hoechst
33342. Saggi di sinergismo celecoxib-FasL sono stati eseguiti
aggiungendo alle colture con celecoxib il ligando per il Fas
(FasL, clone CH-11). L’analisi con RT-PCR è stata utilizzata per
valutare gli effetti dell’apoptosi indotta dall’inibizione di COX2 (Akt e Blc-2). Attraverso RT-PCR e Western blotting è stata
valutata l’espressione genica e proteica del Fas.
Risultati: Il trattamento con celecoxib determinava una riduzione significativa della crescita cellulare sia di PC3, sia di
LNCaP in maniera tempo e dose dipendente. Contemporaneamente si osservava un significativo aumento dell’apoptosi. La correlazione tra riduzione della crescita cellulare e incremento dell’apoptosi risultava alta. Il celecoxib determinava un
significativo aumento dei livelli di espressione di Fas nelle
linee cellulari trattate rispetto ai controlli, ma non di akt e bcl2. Il celecoxib da solo induceva un aumento dell’apoptosi
significativamente maggiore rispetto al FasL da solo. L’aggiunta
di FasL al celecoxib induceva un incremento significativo dell’apoptosi, sia rispetto al FasL solo, sia rispetto al celecoxib
solo, sia rispetto al controllo in entrambe le linee cellulari. Il
sinergismo FasL-celecoxib determinava una riduzione
dell’IC50 del celecoxib.
Conclusioni: Questo studio dimostra per la prima volta che il
celecoxib è coinvolto nell’induzione dell’apoptosi cellulare
attraverso il sistema Fas, sistema appartenente alla famiglia del
TNF. Questo risultato implica una possibile interazione tra la
via degli enzimi COX-2 ed il sistema immunitario sia nelle
linee cellulari di carcinoma prostatico ormono-sensibile, sia in
quelle ormono-insensibili. La simile risposta apoptotica al trattamento con celecoxib riscontrata nelle linee cellulari PC-3 e
LNCaP suggerisce il razionale per l’impiego in vivo di questo
farmaco non solo a scopo preventivo, ma anche nella terapia
24
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
delle forme ormono-insensibili. Il dimostrato sinergismo Fascelecoxib ed il conseguente potenziato effetto apoptotico che
ne risulta aprono la strada a futuri studi sul possibile effetto
immunostimolante del celecoxib nella terapia del carcinoma
prostatico.
Bibliografia:
1. Song X et al. Cyclooxygenase-2, player or spectator in cyclooxygenase-2
inhibitor-induced apoptosis in prostate cancer cells. J Natl Cancer Inst 2002;
94:585
Comunicazioni selezionate N. 63
ANGIOGENESIS AS PROGNOSTIC FACTOR IN SMALL
RENAL TUMORS
Minardi D.1, Lucarini G.2, Mazzucchelli R.3, Natali D.2,
Milanese G.1, Galosi A.B.1, Montironi R.3, Biagini G.2,
Muzzonigro G.1
1
Institute of Urology; 2Institute of Morphology-Histology; 3Institute
of Pathology, Polytechnic University of the Marche Region Medical
School, Ancona, Italy
Introduction: Angiogenesis is a critical step in the growth, invasive progression and metastatic spread of solid tumors and it
has been correlated with prognosis in patients with carcinomas, and significant differences in vascular pattern have been
observed between benign and malignant lesions. VEGF is the
most potent growth factor of tumor vasculature, has been
shown to be up-regulated in every tumor studied thus far, and
is correlated with tumor stage and progression. Microvessel
density (MVD) is correlated with advanced pathological findings and poor clinical outcome in various cancer. VEGF triggers endothelial cell proliferation by binding to tyrosine kinase receptors, termed VEGFR-1 (Flt-1) and VEGFR-2 (Flk-1), in
a paracrine fashion. Nephron-sparing surgery has been established as the method of necessity for solid and localized
tumors in a solitary kidney, for bilateral tumors, or if chronic
renal failure is present or might happen. The objective of our
study was to investigate VE-GF, MVD and FLK-1 immunohistochemical expression in a large series of small conventional
clear cell renal carcinomas treated by enucleation and to assess
the prognostic value of their expression in terms of patients
survival in a long follow-up.
Methods: Study endpoints were overall survival and diseasefree period, which were measured from the date of surgery.
Forty-eight conventional renal cell carcinoma were retrospectively selected among those operated on at our Institute between
1987 and 2000. We selected only cases of RCC in which enucleation was performed. The following parameters were considered when evaluating the cases: patient sex and age, side
(right or left kidney), diameter and grading of the tumor, disease free interval, patient survival; tumor grading has been
classified in according to Fuhrman grading. All the considered
parameters have been correlated with VEGF, MVD and FLK-1
expression. Disease free interval was defined as no evidence of
recurrence and/or metastasis at the time of the last follow-up.
Results. No statistically significant differences were observed for
age and tumour size between the 4 grading groups. The distribution of the intensity of staining for VEGF was significantly
different when considering the Fuhrman grading groups; in
particular, grouping together the patients with a Fuhrman
grade III and IV, it was possible to observe that they showed an
higher intensity of staining than patients belonging to grade I
and II. The difference of VEGF staining between patients
belonging to grade I and II was non significant. The median
MVD count wasn’t different between the 4 grading groups, as
well as distribution of VEGF staining and FLK1 percentage of
the staining. Analysing the distribution of FLK1 intensity of
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
staining in the 4 tumour grade groups, resulted a significant
higher percentage of moderate and strong staining in G3 and
G4. By the analysis of patients survival in relation to the different considered factors, only Fuhrman grading determined a
significant incidence on survival, i.e. patients with grade 1
renal cell cancer showed a 100% survival rate for the considered follow-up, grade 2 showed a 89.7% survival rate, grade 3
and 4 showed 50% survival rate. The increased intensity of
expression of VEGF resulted to be significantly associated with
a reduced patient survival. Neither VEGF staining nor FLK1
staining extension or intensity of staining resulted in different
survival rate. At univariate analysis only grade resulted predictive factor of survival. Grouping grading arbitrarily in low
(G1-2) and high grade (G3-4), we observed that high grade
group had higher staining of both VEGF and FLK1 compared
with low grade group; the other parameters considered (age,
size, MVD, FLK1 extension) were not significantly different.
Plotting the Kaplan-Meier survival curves, the low and high
grading groups (G1-2 vs G3-4) confirmed that there was a different impact on survival (p = 0.009).
Conclusion: On the basis of this observation, G1 and G2
Fuhrman grade could (can) be considered at low risk, while
G3 and G4 can be considered at high risk for tumor progression and patient survival. Further studies in this sense are in
progress to better define early markers of renal cancer cells
testifying an initial vascular invasion.
Comunicazioni n. 64
ESPRESSIONE E SIGNIFICATO FUNZIONALE DEL SISTEMA CD40-CD154 NEL CARCINOMA DI CELLULE RENALI: STUDIO IN 24 PAZIENTI
Volpe A.1, Bussolati B.2, Graziano M.E.1, Camussi G.2,
Ferrando U.1
1
S.C. Urologia 3 D.O.; 2Laboratorio di Immunopatologia Renale,
Dipartimento di Medicina Interna e Centro Ricerca Medicina
Sperimentale, A.S.O. S. Giovanni Battista Molinette, Torino
Introduzione. Negli ultimi anni sempre maggiore attenzione è
stata rivolta alla comprensione dei meccanismi molecolari che
sono responsabili del comportamento biologico dei tumori
renali. Nelle cellule neoplastiche il legame tra CD154 ed il suo
recettore CD40, una glicoproteina transmembrana della
superfamiglia del TNF, è capace di trasmettere segnali che
regolano risposte cellulari differenti, che vanno dalla proliferazione e differenziazione all’arresto della crescita ed all’apoptosi. In questo lavoro abbiamo voluto analizzare l’espressione ed
il significato funzionale del sistema CD40-CD154 nel carcinoma di cellule renali (RCC).
Materiali e Metodi. Abbiamo studiato 24 colture cellulari derivate da carcinomi renali a cellule chiare asportati mediante
nefrectomia radicale presso la nostra divisione negli anni
2000-2001. Sono stati eseguiti studi di immunofluorescenza,
analisi Western blot, test di proliferazione, di apoptosi e di
migrazione cellulare in vitro.
Risultati. Abbiamo osservato la coespressione di CD40 e
CD154 nella maggior parte delle linee cellulari di RCC.
L’espressione del CD154, ma non quella del CD40, è risultata
significativamente correlata allo stadio ed al grado tumorale. Il
legame del CD40 al CD154 non ha provocato effetti né sull’apoptosi né sulla sopravvivenza delle cellule tumorali. Al contrario il CD154 si è dimostrato in grado di stimolare la proliferazione delle cellule di RCC, la loro mobilità e la produzione di PAF, un fosfolipide mediatore dell’infiammazione dotato
di proprietà angiogenetiche. Il PAF sintetizzato dopo stimolazione da parte del CD154 è apparso avere un importante ruolo
nell’induzione della mobilità delle cellule di RCC.
Conclusioni. I risultati da noi ottenuti indicano che il CD154 è
funzionalmente espresso nel RCC, correla con lo stadio ed il
grado tumorale ed è in grado di stimolare la proliferazione e la
migrazione cellulare. Questo studio identifica quindi nuove proprietà funzionali del CD154, potenzialmente rilevanti per la crescita e la disseminazione delle cellule di carcinoma renale.
Poster n. 65
PTTA/HIFU DELLA RECIDIVA LOCALE SU ANASTOMOSI
DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA:
NOSTRA ESPERIENZA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 Dott. U. Ferrando, San Giovanni Battista, Torino
Introduzione: Le opzioni terapeutiche per il trattamento della
recidiva locale di malattia dopo prostatectomia radicale consistono classicamente nella radioterapia esterna e nella terapia
ormonale.
Metodi: Tra il luglio 2002 ed il dicembre 2003 abbiamo eseguito 8 trattamenti HIFU con sistema Ablatherm per recidiva locale di malattia dopo 18-72 mesi dalla prostatectomia radicale.
La recidiva è sempre stata confermata istologicamente con
biopsia transrettale ecoguidata. L’assenza di altre localizzazioni
metastatiche è stata confermata mediante l’esecuzione di PET e
scintigrafia ossea total body. Il trattamento è stato effettuato per
via transrettale in anestesia spinale e dopo l’inserimento di un
catetere uretrale invece che sovrapubico come normalmente
avviene nei trattamenti HIFU tradizionali.
Risultati: Il numero medio di lesioni HIFU indirizzate sulla
lesione è stato 164. I pazienti sono stati tutti dimessi in prima
giornata ed il catetere uretrale è stato rimosso mediamente
dopo 4 giorni. Il PSA nadir mediano è stato 0,1 ng/ml. Con un
follow-up medio di 13,6 mesi, il PSA medio è 0.4 (0.01-0.9).
Le biopsie della zona anastomotica eseguite in 4 casi a 6 mesi
dal trattamento sono risultate negative. Non è stata evidenziata alcuna complicanza intra o post-operatoria.
Conclusioni: Il trattamento HIFU si propone come metodica
efficace e sicura per il trattamento della recidiva locale di adenocarcinoma prostatico dopo prostatectomia radicale. Esso
viene eseguito in una sola seduta, è ben tollerato dal paziente e
presenta minore morbilità rispetto alla radioterapia esterna.
Comunicazioni selezionate N. 66
A PROPOSITO DI 225 CASI DI NEPHRON SPARING SURGERY, RIVALUTAZIONE ANALISI MATEMATICA E PROSPETTIVE
Micheli E.1, Zanardi G.1, Ranieri A.1, Deiana G.1, Belussi
D.1, Pianezza O.1, Lembo A.1, Perna A.2, Dimitrov B.2
1
U.O. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo; 2Istituto di Ricerca ed
Analisi Statistiche Mario Negri, Villa Camozzi sede di Ranica,
Bergamo
Introduzione e Obiettivi: La nephron sparing surgery si sta sempre più
affermando come trattamento efficace nella cura dei tumori parenchimali del rene di ridotte dimensioni. La sopravvivenza a lungo termine è paragonabile a quella della nefrectomia radicale; con un tasso
di recidiva locale basso.La multifocalità, le dimensioni del tumore e
la localizzazione sempre hanno condizionato la scelta dell’approccio
chirurgico. Abbiamo rivalutato la nostra casistica operatoria ed analizzato i risultati in collaborazione con un istituto statistico.
Metodi: Dal 1988 al 2002, 225 pazienti con età media di 59 anni
(range.28-86) sono stati sottoposti ad enucloresezione di neoformazione renale. È stato eseguito un intervento di elezione in 186
pz e di necessità in 39 pz. Il diametro TC delle lesioni era compreso tra 10 mm e 86 mm. In 18 casi il tumore si presentava con
localizzazione centro- renale. L’intervento ha richiesto l’utilizzo
della tecnica in ischemia calda in 143 pazienti, ischemia fredda in
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
25
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
18 pz e nussun tipo di ischemia in 64 pz.. Il tempo medio di
ischemia è stato di 15 minuti (min. 3-max. 58).
Risultati: Su 225 pazienti trattati 15 hanno presentato lesioni a
carattere benigno (angiomiolipomi, oncocitomi, cisti). 6 pazienti su 210 con carcinoma renale sono deceduti, di questi 5 per
progressione della malattia ed 1 per cause diverse. 2 pazienti
sono stati successivamente sottoposti a nefrectomia per recidiva
locale.
Conclusioni: La nostra casistica si presenta come una delle più
ampie a livello internazionale per singola Unità Operativa di
Urologia. L’analisi matematica e statistica dei dati raccolti evidenzia una significativa correlazione tra diametro TC e diametro
patologico atteso. All’aumento delle dimensioni della neoplasia
(> 4 cm) sembra corrispondere un rischio maggiore di infiltrazione del grasso perirenale, anche se non è stata raggiunta una
piena significatività statistica. I confortanti risultati in termini di
sopravvivenza non sembrano porre limiti a questa tecnica chirurgica, le dimensioni (> di 4 cm) e la localizzazione non costituiscono più una controindicazione assoluta al trattamento conservativo.
Bibliografia:
1. Kinouchi T, et al . Cancer 1999; 86:2331
2. Schlichter A, et al. Eur Urol 2000; 37:517
3. Wunderlich H, et al. Urol Int 2000; 63:160
4. Novic C, et al. J Urol 1998; 159:1156
5. Novic C, et al. Brithish Journal of Urology 1998; 82 321-324
6. George A, et al. J Surgical Oncology 1999; 72:156
7. Schlichter A, et al. Eur Urol 2000; 5:517
8. AMR F, et al. J Urol 2000; 163:442
9. GonCalves PD, et al. J Urol 2004;172:470
10. Marszalek M, et al. Urol 2004;64:38
11. Best S, at al. Urol 2004; 64:22
12. Van Poppel, at al. Curr Opin Urol 2004; 14:227
13. Duffey BG, at al. J Urol 2004; 172: 63
Comunicazioni n. 67
METASTATIC HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CARCINOMA: THE ROLE OF THE ANTITUMORAL MEDICAL
THERAPY
Procopio G.1, Bajetta E.1, De Dosso S.1, Ricotta R.1, Della
Torre S.1, Catena L.1, Verzoni E.1, Bianchini G.1, Pedalino
M.2, Reggio M.2
1
Unità Operativa di Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo
Studio e la Cura dei Tumori di Milano; 2Clinica Urologica I,
Ospedale S. Marta, S. Venera di Acireale, Italy
Background: The androgen blockade remains the critical therapeutic option for the treatment of advanced stage prostate cancer. However, after an initial response, most of the prostate
cancers become androgen-independent and progress further,
with a fatal outcome. The options for the treatment of hormone-refractory disease include supportive-care or chemotherapy. Novel treatment regimens for androgen-independent
prostate cancer are necessary because currently available
approaches have not been shown to improve survival.
Methods: From December 2002 to March 2004, 40 patients with
prostate carcinoma were treated in our department of Medical
Oncology. The mean age of patients was 68 years (range 51-80),
the mean Gleason Score was 7 (4+3) and the basal PSA had a
mean value of 180 ng/mL (range 0-3495). All patients had a good
performance status (ECOG 0-1). The previous treatments were
surgery alone (2 pts), radiotherapy alone (2 pts), surgery and hormonotherapy (4 pts), radio- and hormonotherapy (5 pts), hormonal therapy alone (11 pts) and all these three therapies (9 pts);
of these 33 pretreated patients, 31 had a progressive disease after
26
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
hormonal therapy and antiandrogen withdrawl. 38 patients had a
metastatic disease: the most frequent site of relapse was bone (34
pts); only 1 patient was free of disease and in another one the progression was documented only by biochemical failure.
Treatment Plan: 28 patients were treated by chemotherapy, with
mithoxantrone and prednisone (22 pts) or weekly docetaxel (6
patients); of all them, 13 underwent a methabolic radiotherapy
before or after chemioterapy.
Results: The most common Grade 2 toxicities were neutropenia, fatigue, nausea and emesis in 18% 40%, 25% and 12% of patients
respectively. Grade 3-4 toxicities were haematological (anemia and
neutropenia in 30% of pts). Of all 28 chemotherapy-treated
patients, 6 had a biochemical response, 2 had an objective partial
response and 3 had an objective stabilization of the disease; 10 pts
(30%) had an improvement of the disease-related symptoms.
Conclusions: Chemotherapy in metastatic hormone refractory
prostate cancer is feasible. It’s evident the palliative role of chemotherapy in pts with symptomatic hormone-refractory disease but in advanced stages it doesn’t alter the natural history of
the disease. Chemotherapy could have a potential role in the
earlier stages of prostate cancer.
References:
1. Tannock IF, Osoba D, Stockler MR, Ernst DS, Neville AJ, Moore MJ,
Armitage GR, Wilson JJ, Venner PM, Coppin CM, Murphy KC.
Chemotherapy with mitoxantrone plus prednicone or prednisone alone for
symptomatic hormone-resistant prostate cancer: a Canadian randomized
trial with palliative end points. J Clin Oncol 1996; 14:1756
2. Sweeney CJ, Monaco FJ, Jung SH, Wasielewski MJ, Picus J, Ansari RH,
Dugan WM, Einhorn LH. A phase II Hoosier Oncology Group study of
vinorelbine and estramustine phosphate in hormone-refractory prostate cancer. Ann Oncol 2002; 13:435
3. Samelis GF, Skarlos D, Bafaloukos D, Kosmidis P, Anagnostopoulos A,
Aravantino G, Dimopoulos MA. The combination of estarmustine and mitoxantrone in hormone-refractory prostate cancer: a phase II feasibility study conducted by the Hellenic Cooperative Oncology Group. Urology 2003; 61:1211
4. Ferrero J, Berdah JF, Chamorey E, Oudard S, Dides S, Lesbats G,
Cavaglione G, Nouyrigat P, Foa C, Guillet P, Kaphan R. A combination docetaxel-capecitabine in patients (pts) with hormone refractory advanced
prostate cancer. 2004 ASCO Annual Meeting. Abstract No: 4624
5. Eisenberger MA, De Wit R, Berry W, Bodrogi I, Pluzanska A, Chi K,
Oudard S, Christine T, James N, TannockI. A multicenter phase III comparison of docetaxel (D) + prednisone (P) and mitoxantrone (MTZ) + P in
patients with hormone-refractory prostate cancer (HRPC). 2004 ASCO
Annual Meeting. Abstract No: 4
Poster n. 68
PANCREATITE ACUTA NECROTIZZANTE CON ESITO
LETALE INDOTTA DA LANREOTIDE IN UN PAZIENTE CON
CARCINOMA DI PROSTATA ORMONOREFRATTARIO: IL
PRIMO CASE REPORT DELLA LETTERATURA
Palazzo S., Battaglia M., Ditonno P., Bettocchi C., Ricapito
V., Garofalo L., Selvaggi F.P
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università
di Bari
Introduzione: Gli analoghi della somatostatina sono stati utilizzati recentemente nel trattamento del carcinoma di prostata
ormonorefrattario con risultati contrastanti. Il Lanreotide è una
formulazione a lento rilascio la cui somministrazione è associata a dolore nella sede di iniezione e a disturbi gastro-intestinali (dolore addominale, nausea, vomito e colelitiasi). Esiste
evidenza che la somatostatina e i suoi analoghi possano causare un aumento della pressione basale e della contrattilità dello
sfintere di Oddi, mediante un’azione diretta sullo sfintere
muscolare liscio ed inibendo il rilascio di ormoni deputati al
rilassamento dello stesso (1-2).
Metodi e risultati: D.F. è un paziente di 76 anni con carcinoma di
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
prostata clinicamente localizzato e sottoposto a prostatectomia
radicale nel 1996 dopo un ciclo di tre mesi di terapia neoadiuvante. L’esame istologico rileva la presenza di una neoplasia scarsamente differenziata (gleason 9) con estesi fenomeni di apoptosi legati al trattamento ormonale e con foci di differenziazione
neuroendocrina infiltranti i margini di resezione chirurgica. Due
mesi dopo la chirurgia per progressione biochimica (PSA:0.61)
viene sottoposto prima a radioterapia e poi a blocco androgenico totale. Dopo ulteriore recidiva biochimica e clinica viene sottoposto prima a sei cicli di chemioterapia con mitoxantrone
senza benefici clinici, e poi ad un trattamento con Lanreotide 30
mg ogni 28 giorni in associazione a 4 mg di metilprednisolone.
La scelta deriva dal rilievo di una forte differenziazione in senso
neuroendocrino del tumore dimostrata con metodi immunoistochimici al momento dell’esame istologico e dagli alti livelli sierici di cromogranina A (180 ng/ml) dosati prima dell’inizio della
somministrazione di Lanreotide. Dopo un mese il PSA presenta
un decremento da 500 a 158 ng/ml e le localizzazioni ossee e
polmonari si riducono di numero e di volume. I tests di laboratorio appaiono tutti nella norma ad eccezione della glicemia (130
mg/dl). Dopo 12 ore dalla seconda somministrazione del
Lanreotide il paziente presenta un violento dolore addominale a
barra associato a diarrea per i quali viene immediatamente ospedalizzato. Gli esami ematochimici mostrano alti livelli di lipasi e
amilasi (rispettivamente 1000UI/l e 643 UI/l). La TAC addome
dimostra un aumento disomogeneo di volume del pancreas con
coinvolgimento dei visceri vicini. Il paziente muore dopo 36 ore
e l’autopsia eseguita dopo la morte conferma trattarsi di pancreatite acuta necrotizzante.
Conclusioni: L’efficacia degli analoghi della somatostatina nel trattamento del tumore di prostata ormono-refrattario è ancora
oggetto di indagine. Noi abbiamo descritto una complicazione
letale derivante da questo trattamento verosimilmente dovuta ad
uno spasmo dello sfintere di Oddi e successiva attivazione intrapancreatica degli enzimi proteolitici. Riteniamo, quindi, utile un
accurato monitoraggio degli enzimi pancreatici sierici in corso di
trattamento con analoghi della somotostatina a lento rilascio.
Bibliografia:
1. Gradon JD, Schulman RH, Chapnick EK, Sepkowitz DV. Octreotide
induced acute pancreatitis in a patient with acquired immunodeficiency
syndrome. South Med Journal 1991; 84:1410
2. Velosy B, Madacsy L, Szepes A, Pavics L, Csernay L, Lonovics J. The
effects of somatostatin and octreotide on the human sphincter of Oddi. Eur
J Gastroenterol Hepatol 1999; 11:897
Poster n. 69
TERMOCHEMIOTERAPIA ENDOCAVITARIA (SYNERGO
SYSTEM) CON MITOMICINA C NEL TRATTAMENTO DEI
TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI
(DATI PRELIMINARI)
Lancini V., Cretarola E., Conti G.
Divisione di Urologia e Andrologia, Ospedale S. Anna
Introduzione: Scopo del lavoro è valutare la possibilità di un
nuovo trattamento endovescicale con termochemioterapia
(Synergo System) con Mitomicina C in pazienti affetti da TCC
vescicale superficiali plurirecidivi già sottoposti in precedenza
a trattamenti endocavitari con BCG, Epirubicina e Mitomicina
C. Vengono presentati i dati preliminari della metodica.
Metodi: Il sistema Synergo è basato su un catetere munito di 3
antenne a radiofrequenza che viene posizionato all’interno della
vescica, l’emissione di microonde porta a un riscaldamento controllato e costante delle pareti vescicale (42 C) mentre un sistema
di raffreddamento evita un riscaldamento indesiderato del liquido (circolazione continua). Sono stati utilizzati 2 schemi terapeutici: profilattico da utilizzarsi nei Tcc vescicali plurirecidivi
Ta-T1 G1, G2 e G3 con l’intento di prevenire recidive ed Ablativo
nei TCC plurifocali estesi, in pazienti che non possono essere sottoposti a TUR-B o con residui di malattia in vescica al controllo
cistoscopico pre trattamento (da eseguirsi sempre prima di ogni
ciclo). Lo schema profilattico consiste nel sottoporre il pz ad un
trattamento Synergo alla settimana per 6 settimane alla dose di 40
mg in 2 emiperiodi di 30’ ciascuno, in caso di cistoscopia e citologia urinaria negativa a tre mesi dalla TUR si procede a trattamento di mantenimento (un applicazione ogni 6 settimane per 1
anno). Nell’ablativo si esegue 1 Synergo alla settimana per 4 settimane (dosaggio 40 mg + 40 mg), successiva cistoscopia di controllo, se negativa, si ripete 1 instillazione 1 volta alla settimana
per 4 settimane e poi una ogni 6 settimane per 1 anno ad un
dosaggio di 20 mg + 20 mg.
Risultati: Dall’ottobre 2003 al giugno 2004 sono stati sottoposti a trattamento con Synergo System 12 pazienti, 2 femmine e
10 maschi di età compresa tra 53 e 79 anni. I pazienti trattati
con lo schema profilattico sono stati 9 e quelli con intento ablativo 3. I primi 5 pz non hanno completato il ciclo di trattamento per comparsa di contrazioni non inibite con fughe del
farmaco durante il trattamento. I successivi 7 pz sono stati
premedicati con tolterodina 4 mg con ottimi risultati portando
a termine il ciclo di trattamenti. Quattro dei 7 pz che hanno
completato il ciclo sono stati trattati con schema profilattico (1
T1G1, 2 T1G2 e 1 T1G3) e 1 su 4 ha recidivato; i restanti 3
pazienti sono stati sottoposti a schema ablativo (3 T1G2) senza
recidive. Il follow-up medio è stato di 128 gg (89-167).
Conclusioni: È stato possibile completare il ciclo di trattamenti
in 7 dei 12 pazienti con la somministrazione di tolterodina 4
mg, di questi 7 uno solo ha avuto una recidiva. Un follow-up
più lungo e l’arruolamento di nuovi pazienti sono necessari per
confermare l’iniziale validità della metodica.
Poster n. 70
INTERESSAMENTO DEL PEDUNCOLO RENALE NEI
TUMORI DEL SURRENE
Turini D.1, Rossini S.2, Piva F.2, Lazzeri M1, Beneforti P.1
1
Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze; 2Reparto
di Urologia, Osp. Civile, Rep. San Marino
Introduzione: L’interessamento del peduncolo renale da parte dei
tumori surrenalici è raro. Vengono riferiti 5 casi di neoplasia surrenalica comprimente il peduncolo renale.
Materiali e Metodi: Cinque pazienti con età compresa da 5 a 67
anni vengono inclusi nello studio. In un caso la diagnosi era stata
fatta precedentemente all’intervento, e negli altri casi la diagnosi
è stata intraoperatoria.
Risultati: In un caso si trattava di un feocromocitoma, di un nefroblastoma surrenalico, due ganglioneuroblastoma. In due casi non
è stato possibile conservare il rene. Tutti casi erano a sinistra. In
un caso è stato eseguito l’autotrapianto renale in fossa iliaca
destra. A distanza di tempo l’autotrapianto è andato incontro a
trombosi. L’accesso è sempre stato infracolico e in un caso è stata
eseguita la nefrectomia. 4 pazienti sono vivi a 25 anni, 2 sono
deceduti per recidiva della malattia.
Conclusioni: Riteniamo che l’interessamento del peduncolo renale
da parte di un tumore surrenalico rappresenti a sinistra un’evenienza rara, ma che pone delle difficoltà operatorie di rilievo.
Comunicazioni n. 72
L’IMPIEGO DEL RESVERATROLO E DEGLI INIBITORI
DELLE COX-2 NELLA RECIDIVA BIOCHIMICA DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE
Turini D., Beneforti P., Lazzeri M.
Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
27
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: Il ruolo terapeutico degli inibitori della Cox-2 è
noto da alcuni anni. Recentemente è stato rilevato come l’aggiunta di resveratrolo riduce la crescita del carcinoma prostatico. Non ci risulta che sia stato eseguito un trattamento con
inibitori della Cox –2 nella recidiva biochimica del carcinoma
prostatico.
Materiali e Metodi: Dieci pazienti operati di prostatectomia stadio pT2a e pT3 hanno avuto dopo un tempo variabile da 2
mesi a sei anni un aumento del PSA che ha raggiunto livelli
massimi di 1,8 ng/dl. Non esistevano segni di ripresa di malattia. Tutti hanno fatto la protezione gastrica.
Risultati: La somministrazione di inibitori del Cox-2 alla dose
di 25 mg al dì per 15 gg al mese per tre mesi e di resveratrolo
alla dose di 400 mg al dì ha portato ad una riduzione del psa
in 9 . Nessun effetto collaterale è stato rilevato.
Conclusioni: Gli autori concludono indicando l’importanza
della somministrazione combinata del resveratrolo e degli inibitori delle Cox 2 e la propongono come trattamento adiuvante in tutti casi di carcinoma prostatico.
Poster n. 73
INFEZIONE DA POLIOMAVIRUS COME MARCATORE
PRECOCE DEL CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA
VESCICA (TCC)
Gontero P., Omodeo-Zorini E., Cacciotti P., Sogni F.,
Fontana F., Galzerano M., Maso G., Kocjancic E., Monesi
G., Boldorini R., Monga G., Gaudino G., Frea B.
University of Piemonte Orientale, Dept. of Medical Sciences &
DiSCAFF, Novara, Italy
Obiettivi: I poliomavirus (PV) BKV, JCV ed SV40 possono infettare in modo latente diversi tessuti umani. Un’immunodeficienza primitiva od acquisita potrebbe riattivare questi
virus, per i quali è stato suggerito un ruolo oncogeno. Mentre
BK e JCV sono stati rilevati in un 20% di tessuti urotaliali normali, SW40 non sembra ancora essere stato studiato nella
vescica. Lo scopo di questo studio è stato di verificare la prevalenza di BKV, JCV ed SV40 nei TCC e di indagare il loro
potenziale ruolo nello sviluppo e nella progressione di questa
neoplasia.
Materiali e Metodi: Diciannove pazienti con TCC vescicale
sono stati sottoposti a TURV della lesione ed a biopsia di
mucosa vescicale macroscopicamente normale. In tutti i campioni tissutali è stata valutata l’amplificazione del DNA genomico virale mediante PCR utilizzando dei primers specifici per
i virus. L’espressione proteica virale è stata valutata mediante
immunoistochimica. Biopsie vescicali ottenute da 8 pazienti in
corso di TURP per IPB sono stati utilizzati come controlli per
lo stesso tipo di determinazioni. Sono stati analizzati anche i
sieri sia dei casi che dei controlli. I dati sono stati analizzati
mediante il test non parametrico di Fisher.
Risultati: Tutti i campioni tissutali dei controlli sono risultati
negativi per tutti e 3 i genomi virali. La prevalenza di uno o
più virus nei pazienti con TCC è risultata del 42% nel tessuto
neoplastico e del 68% nella mucosa macroscopicamente normale. Nell’ambito delle cellule neoplastiche la prevalenza virale è risultata significativamente maggiore nei tumori primitivi
rispetto a quelli recidivi e nelle forme superficiali rispetto a
quelle infiltranti.
Conclusioni: Questi risultati preliminari mostrano una significativa associazione tra carcinoma vescicale e la presenza di
uno o più virus della famiglia PV. Il riscontro di una più elevata prevalenza virale sia nella mucosa macroscopicamente
normale rispetto al tessuto tumorale che nei tumori primitivi
e/o superficiali rispetto a quelli recidivi e/o infiltranti sembra
suggerire un potenziale coinvolgimento dei virus PV nelle fasi
precoci della carcinogenesi vescicale.
28
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Video n. 75
PROSTATECTOMIA
RADICALE
LAPAROSCOPICA
“NERVE SPARING”
Lunghi F., Bertelli G., De Benedetto A., Gabbanini M.,
Martini E., Tammaro R.
U.O.C. Urologia, ASL 11 di Empoli, Firenze
Introduzione: Attualmente in diversi Centri la prostatectomia radicale laparoscopica (LRP) costituisce il trattamento di scelta nel carcinoma prostatico (cap) in stadio T1 e T2.
Materiali e metodi: Da settembre 2003 abbiamo iniziato a eseguire
la LRP nei pazienti con cap in stadio T1-T2, PSA < 10ng/ml,
Gleason < 7, che non avevano subito interventi o radioterapia sulla
pelvi; nei casi che non ricadevano in queste indicazioni abbiamo
effettuato la prostatectomia radicale retropubica (RRP). Ad oggi
abbiamo operato di LRP 26 pazienti; in 12 di essi, che avevano una
normale potenza sessuale, età < 65 anni, PSA < 6ng/ml e non avevano un nodulo palpabile abbiamo effettuato una LRP “nerve sparing” bilaterale. Gli interventi sono stati condotti sempre per via
extraperitoneale; la tecnica di dissezione dei fasci vascolo nervosi
(fvn) è stata di tipo misto, iniziando con l’isolamento del fvn nel suo
tratto prossimale all’apice delle vescicole seminali, poi con l’isolamento del tratto distale all’angolo prostato-uretrale ed infine con l’isolamento del tratto intermedio.
Risultati: In relazione alla fattibilità della “nerve sparing” la LRP si è
dimostrata superiore alla chirurgia a cielo aperto per la magnificazione delle strutture (particolarmente utile nella “nerve sparing”),
per la possibilità di lavorare in stretta vicinanza dei punti di repere
e in un campo operatorio più esangue. La LRP consente una riabilitazione andrologica più precoce e i primi rapporti sessuali “assistiti” sono effettuati in media 20 giorni prima rispetto ai pazienti
operati mediante RRP.
Conclusioni: È dimostrato che i risultati oncologici e funzionali
della LRP sono analoghi a quelli della RRP, in particolare quando si
pongono indicazioni corrette. Inoltre è evidente che il trend diagnostico del cap si sta modificando in quanto giungono all’osservazione pazienti in età sempre più giovanile e con neoplasie in fase
sempre più precoce, di conseguenza anche le indicazioni alla salvaguardia della potenza sessuale sono in costante aumento; i risultati preliminari inducono a ritenere che la chirurgia miniinvasiva sia
vantaggiosa anche sotto questo aspetto.
Bibliografia:
1. Guillonneau B, Vallancien G. Laparoscopic radical prostatectomy: the
Montsouris experience. J Urol 2000; 163:418
2. Gill I, Zippe C. Laparoscopic radical prostatectomies: technique. Urol Clin
North Am 2001; 28:423
3. Rassweiler J, Schulze M, Teber D, Seemann O, Frede T. Laparoscopic radical prostatectomy: functional and oncological outcomes. Current Opinion in
Urology 2004; 14:75
Comunicazioni n. 76
CARATTERIZZAZIONE DELLE MASSE RENALI MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA DI DIFFUSIONE
Siracusano S.1, Tiberio A.1, Ciciliato S.1, Cova M.2, Squillaci
E.3, Galla S.2, Belgrano M.2, Bernabei M.1, Pozzi Mucelli R.2,
Belgrano E.1
1
U.C.O. di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Istituto di
Radiologia Università di Trieste; 3Clinica Radiologica, Università
Tor Vergata di Roma
Introduzione e Obiettivi: È noto che l’imaging di diffusione
mediante risonanza magnetica (RM) consente non solo di ottenere uno studio morfologico ma anche l’acquisizione di informazioni di tipo funzionale mediante la misurazione del coefficiente di diffusione apparente (CDA). Attualmente tale meto-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
dica è utilizzata in ambito neurologico e solo di recente in
patologia addominale e pelvica (1,2). Scopo del presente studio è stato quello di caratterizzare le masse renali grazie alla
messa a punto di una sequenza specifica.
Metodi: Sono stati complessivamente analizzati 38 soggetti di
cui 10 volontari sani (età compresa tra 30 e 72 anni, età media
50) quale gruppo di controllo e 28 pazienti (età compresa tra
48 e 81 anni, età media 60) con masse renali note alla TC e
ripartite come segue: n 13 lesioni cistiche semplici e n 12 lesioni solide (adenocarcinoma: n 6 – carcinoma cistico multiloculare: n 2 - oncocitoma: n 1 – angiomiolipoma: n 3). Tutti i soggetti sopra considerati sono stati sottoposti a studio RM con
sequenze convenzionali assiali e coronali TSE pesate in T2
usando un magnete superconduttivo a 1.5 T. I valori del CDA
di un’area circolare di 1 cm, sono stati confrontati mediante il
test del “t” di Student tra il gruppo dei volontari sani e quello
dei patologici e nell’ambito di quest’ultimo tra ciascun istotipo.
Risultati: I valori medi del CDA relativi a ciascun gruppo sono
riportati nelle Tabelle 1 e 2.
In particolare si apprezza che i valori medi del CDA, appartenenti al gruppo normale differiscono significativamente rispetto al gruppo patologico (p<0.001) come del resto anche i valori medi all’interno del gruppo patologico per ciascun istotipo.
Conclusioni I risultati acquisiti ci consentono al momento di
affermare che l’imaging di diffusione con RM applicata alle
masse renali risulta riproducibile e potenzialmente affidabile.
Bibliografia:
1. Chiang IC, Kuo YT, Lu CY, Yeung KW, Lin WC, Sheu FO, Liu GC.
Distinction between high-grade gliomas and solitary metastases using peritumoral 3-T magnetic resonance spectroscopy, diffusion, and perfusion
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2. Yang D, Korogi Y, Sugahara T, Kitajima M, Shigematsu Y, Liang L, Ushio
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diffusion-weighted MRI. Neuroradiology 2002; 44:656
Tabella 1. Gruppo di controllo.
Valore medio CDA (x10-3 mm2/s)
Polo superiore
2.351±0.20
Mesorenale
2.43±0.19
Polo inferiore
2.47±0.21
Tabella 2. Gruppo patologico.
Valore medio CDA (x10-3 mm2/s)
Oncocitoma/ adenocarcinoma/
angiomiolipoma
1.82±0.425
Carcinoma cistico multiloculare
2.80±0.325
Cisti semplici
3.11±0.34
recidive di carcinoma superficiale (1). È Stato dimostrato in
una serie comprendente tutti i tumori superficiali che con la
somministrazione di 81 mg di BCG si ottiene globalmente una
attività profilattica sovrapponibile a quella della dose piena
(150 mg) (2). Attualmente non è definito se l’aumento del
tempo di contatto tra BCG e mucosa vescicale possa incrementare l’intervallo libero da malattia tra la TUR e la comparsa della
prima recidiva. Obiettivo del presente studio è quello di verificare se la somministrazione di Desmopressina (DDAVP) orale
in associazione al BCG intravescicale a basso dosaggio determina un incremento del tempo di contatto del BCG e se questo sia associato ad una comparsa della tossicità locale.
Metodi: Vengono arruolati 29 pazienti maschi (età media 67.4
aa. – mediana 68.5 aa.), non a rischio per patologia cardiovascolare e per l’assunzione di DDAVP, affetti da neoplasia
superficiale T1G3 della vescica. I pazienti in oggetto vengono
sottoposti a TUR e a successiva profilassi endovescicale con 81
mg di BCG in 50 ml di soluzione fisiologica. Il protocollo di
studio ha previsto quanto segue:
• 1^ e 2^ settimana di trattamento (T0) : digiuno 6 ore prima
dell’instillazione, svuotamento vescicale, instillazione di BCG
e minzione alla comparsa dello stimolo improcrastinabile
con valutazione tempo di permanenza (Q) del BCG in vescica e del residuo post-minzionale per la stima del volume urinario complessivo (Vo) in corso di terapia (volume minzionale + eventuale residuo post-minzionale meno 50 ml di
soluzione fisiologica impiegata per la somministrazione del
BCG);
• 3^ alla 6^ settimana di trattamento (T1) : nessuna restrizione di dieta o di liquidi. Somministrazione di 0.2 mg di
DDAVP 1 h prima dell’instillazione di BCG. Valutazione dei
successivi parametri come riportato nella 1^ e 2^ settimana
di trattamento.
L’osservazione di 8 o più episodi di cistalgia di grado uguale o
superiore a 2 sec. NCI-CTC v.2.0 consentiva di considerare
non tollerabile il trattamento erogato. La valutazione statistica
mediante il test del t di student ed il test di Wilcoxon ha consentito di osservare eventuali differenze relativamente al Q del
BCG ed al Vo in corso di terapia in T0 e T1.
Risultati: La somministrazione di BCG secondo le modalità T0
e T1 non ha prodotto effetti collaterali. Si è osservata l’assenza
di una differenza statisticamente significativa tra T0 e T1 in
merito alla media del Vo in corso di terapia (T0 Vs T1 : 125.09
ml Vs 117.92 ml), mentre l’incremento del Q medio del BCG
tra T0 e T1 è risultato statisticamente significativo (T0 Vs T1 :
108.36 min Vs 121.28 min).
Conclusioni: La somministrazione di BCG secondo T0 e T1 non
non è associato a tossicità locale permettendo un prolungamento del tempo di contatto fra BCG e mucosa vescicale.
Bibliografia:
1 Morales A, Eidinger D, Bruce AW. Intracavitary Bacillus Calmette-Guerin
in the treatment of superficial bladder tumors. 1976. Urol. 2002; 167:891
2. Pagano F, Bassi P, Piazza N, Abatangelo G, Drago Ferrante GL, Milani
C. Improving the efficacy of BCG immunotherapy by dose reduction. Eur
Urol 1995; 27S:19
Poster n. 77
SOMMINISTRAZIONE ENDOVESCICALE DI BCG IN ASSOCIAZIONE CON DESMOPRESSINA ORALE (DDAVP): VALUTAZIONE DELLA TOSSICITÀ
Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Fandella A.2, Tiberio A.1, Ricci
D.1, d’Aloia G.1, Knez R.1, Pappagallo G.3, Belgrano E.1
1
U.C.O. di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Divisione di
Urologia, Ospedale di Treviso; 3Dipartimento di Oncologia,
Ospedale Civile di Noale (Ve)
Comunicazioni n. 79
TUMORE DEL RENE E CHIRURGIA CONSERVATIVA: FOLLOW-UP A MEDIO E LUNGO TERMINE
Siracusano S.1, Giberti C.2, Ciciliato S.1, Tiberio A.1,
Schenone M.2, Bernabei M.1, Belgrano E.1
1
UCO di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Divisione di
Urologia, Ospedale San Paolo di Savona
Introduzione ed obiettivi: È noto che il BCG somministrato per
via intravescicale esplica un azione favorevole riducendo le
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma renale tende a svilupparsi
simultaneamente in entrambi i reni in circa 1.8 – 3% dei casi (1,
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
29
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
2). La frequenza del carcinoma renale in rene unico invece non
è ben conosciuta specialmente nei casi in cui il rene controlaterale sia stato precedentemente rimosso per cause neoplastiche.
Tuttavia da dati necroscopici sembrerebbe che il carcinoma renale metastatizzi nel rene controlaterale in circa il 27% dei casi (3).
Attualmente i tumori ≤ 4 cm rappresentano il cut-off dimensionale ottimale per l’effettuazione di una chirurgia renale conservativa di elezione. L’identificazione di questo limite dimensionale deriva essenzialmente dall’esperienza clinica della chirurgia
renale conservativa di necessità in tumori > 4 cm. Lo scopo di
questo studio è quello di verificare la sopravvivenza libera da
malattia in un gruppo di pazienti sottoposto a chirurgia renale
conservativa di elezione per tumori ≤ 4 cm.
Metodi: Dal 1990 al 2003 sono stati eseguiti 78 interventi di
chirurgia renale conservativa per tumore renale in pazienti di
età compresa tra 39 e 87 anni (età media 61.7 - mediana 64).
In 70 di essi (89.7%) è stata eseguita l’enucleoresezione mentre
nei restanti 8 casi veniva effettuata la nefrectomia parziale
(10.3%). L’intervento di elezione era effettuato complessivamente
in 63/78 (80.8%) casi di cui 56/71 (78.9%) per adenocarcinoma
renale ≤ 4 cm. Tutti i pazienti sono stati quindi sottoposti ad un
follow-up a medio e a lungo termine. Il test di Kaplan-Meier ha
consentito la stima della sopravvivenza libera da malattia.
Risultati: Il follow-up riguardante il campione complessivo dei
pazienti in rapporto alle dimensioni della neoplasia è riportato in Tabella 1. In particolare nel gruppo di pazienti con lesione ≤ 4 cm la comparsa di recidive è stata osservata, omolateralmente al rene operato, in 3/56 (5.4%) di cui in 2 casi entro
i primi 5 anni ed 1 caso dopo i 5 anni. Complessivamente nei
78 casi sottoposti a follow-up la sopravvivenza libera da
malattia a 5 e 10 anni è stata del 94% e del 93.6% rispettivamente.
Conclusioni: Il cut-off dimensionale ≤ 4 cm costituisce un valido parametro di riferimento per l’effettuazione di una chirurgia “oncologica di sicurezza” anche se la multicentricità della
malattia stessa rende talvolta inaspettata la comparsa di una
recidiva nel follow-up a breve e medio termine.
plasia renale con coinvolgimento esteso dei linfonodi retroperitoneali loco e iuxtaregionali ma senza malattia metastatica a distanza
non esiste uno standard terapeutico univoco anche se diversi autori ritengono giustificato un approccio chirurgico aggressivo anche a
causa della scarsa efficacia dei trattamenti alternativi proposti. In
questo video presentiamo un caso di chirurgia estesa del retroperitoneo con intento locale terapeutico.
Caso Clinico: Maschio di 43 anni giunto alla nostra osservazione
nel febbraio 2004. Nel settembre 2003 il paziente era stato sottoposto, altrove, a nefrectomia radicale destra con linfoadenectomia
esclusivamente ilare per carcinoma a cellule chiare pT3N3M0G3, e
quindi trattato con interleukina ed interferone per la malattia linfonodale estesa gia presente al momento della diagnosi. Alla TAC del
febbraio 2004 era evidente una colata neoplastica retroperitoneale
estesa dalle renali fino alla biforcazione iliaca e quindi all’iliaca
esterna destra con convoluto di 4 cm in sede para-retrocavale, di 3
cm in sede paraaortica a livello dell’ilo renale di sinistra e di 4 cm
a livello dell’iliaca esterna di destra. Il paziente è stato sottoposto in
data 10.03.2004 a reintervento per l’exeresi linfonodale. Dopo la
lisi di numerose aderenze epatiche e coliche, esito del precedente
intervento, previa legatura dell’arteria mesenterica inferiore si è proceduto ad esposizione ampia del retr! operitoneo. L’exeresi linfonodale è stata effettuata partendo dalla vena renale sinistra e procedendo caudalmente. La dissezione si è dimostrata particolarmente
indaginosa e nelle manovre di exeresi si è verificata una lesione incidentale dell’aorta che ha richiesto per la sua riparazione il clampaggio a monte e a livello iliaco del vaso. Un’altra lesione si è verificata a livello cavale mentre a livello iliaco, a causa dell’infiltrazione della parete si è proceduto ad una resezione a piattello della vena
iliaca esterna di destra.
Risultati: Il paziente ha lamentato nel postoperatorio una disestesia
superficiale all’arto inferiore dx. E’ attualmente in trattamento con
interferone e vinblastina e libero da malattia
Discussione: Nel carcinoma renale infiltrante in mancanza di trattamenti alternativi e complementari, riteniamo, in accordo con altri
autori, che in casi selezionati un trattamento chirurgico aggressivo
sia l’unica opzione terapeutica proponibile al paziente.
Bibliografia:
1. Abeshouses BS,Weinberg T. Malignant renal neoplasms. A clinical and
pathological study. Arch Surg 1945; 50:46
2. Moertel CG, Dockerty MB, Baggenstos AH. Multiple primary malignant
neoplasm. Cancer 1961; 14:238
3. Bennington JL,Beckwith JB. Tumors of the kidney, renal pelvin and ureter.
In: Firminger, Atlas of Tumor Pathology, 2th series, fascicle 12, Armed
Forces Institute of Pathology Washington, 1975
Video n. 81
CHIRURGIA RETROPERITONEALE ESTESA DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO: POSSIBILITA’ E RISCHI
Tombolini P., Ruoppolo M., Malagola G, Rovera F.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera Ospedale San
Carlo Borromeo, Milano
Introduzione: La nefrectomia radicale rappresenta l’intervento d’elezione nel trattamento del carcinoma renale. In presenza di neo-
Poster n. 82
PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY
Molinaro M.A., Pingitore D., Molè R., Scalfari E.
U.O Radioterapia Catanzaro, Radioterapia e Radiobiologia,
Catanzaro, Italy
Introduction: Conformal radiotherapy is becoming the preferred
modality of irradiation for localized prostate cancer, because of
the increased sparing of rectum and bladder together with the
increase of the prescribed dose to the prostate.
Purpose: To show the experience so far gained in the treatment
of prostate cancer after the implementation of conformal radiotherapy in our institution, fully exploiting the advantages offered by three-dimensional contouring of target volumes and critical organs, use of MLC and comparison of rival plans with
DVH evaluation.
Tabella 1.
N°.Paz. (%)
< 3 aa (%)
3 aa.(%)
5 aa. (%)
>5 aa. (%)
10 aa. (%)
>10 aa. (%)
71 (91)
30 (93.8)
16 (94.1)
7 (100)
11 (78.6)
2 (66.7)
5 (100)
4 – 7 cm
6 (8)
2 (6.2)
1 (5.9)
0 (0)
2 (14.3)
1 (33.3)
0 (0)
> 7 cm
1 (1)
0 (0)
0 (0)
0 (0)
1 (7.1)
0 (0)
0 (0)
Totale
78
32
17
7
14
3
5
<4 cm
30
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materials and Methods: The following analysis refers to the activity carried out from December 1999 to June 2003. We have
treat 252 pts with prostatic cancer , 72 years mean and median
age (range, 57-88), 20 patients with T1, 101 patients with T2
and 131 patients with T3, Gleason score 6 mean and 7 median.
Distribution according to CTV initial volume was: 15 pts prostate only (P), 47 pts prostate + seminal vesicles (PV), 78 pts prostate + s.v. + periprostatic tissue (L), 112 pts prostate + s.v. + periprostatic t. + internal iliac nodes (PP). Small boost CTV were distributed as follow: 62 pts P, 63 pts PV, 4 pts L. Total prescribed
dose according to ICRU was 7000 cGy median (range 66007400). The prescribed dose to large volume before boost was
5000 cGy median (range, 4600-5000). Treatment toxicity has
been evaluated according to RTOG/EORTC.
Results: Rectum and bladder dose-volume correlation expressed as maximum, mean and minimum dose in each patient
has been evaluated. Follow-up duration is 18 months mean,
15 months median. Overall survival so far obtained is 209 out
of 230 valuable patients. We have found the following acute
toxicity: G.U.-G0 8%, G1 44%, G2 8%, G3 15%; G.I. – G0
2%, Gl 41%, G2 57%. For late toxicity (more than 4 months
f.u.) we have find G.U. – G0 65%, G1 21%, G2 14%; G.I. –
G0 48%, G1 41%, G2 9%, G3 0%, G4 0%. Higher incidence
of late rectal toxicity has been observed in patients who received a mean rectal dose superior to the overall patient population calculated mean value (ie >4800 cGy).
Conclusions: In our experience conformal radiotherapy of prostate cancer with three-dimensional reconstruction of target volumes and virtual simulation and 3D dose calculations is an efficacy treatment and reduced acute and late toxicity. Late toxicity
observed during this short follow-up period are however within
the expected occurrence rate from the literature. A longer followup period is necessary for more solid results evaluation.
Comunicazioni n. 83
NEOPLASIA PROSTATICA INTRAEPITELIALE AD ALTO
GRADO (HGPIN), PROLIFERAZIONE MICROACINARE
ATIPICA (ASAP) E HGPIN & ASAP ALLA PRIMA BIOPSIA
PROSTATICA: QUALE LESIONE È PIÙ A RISCHIO PER
RE-BIOPSIA POSITIVA PER ADENOCARCINOMA?
Scattoni V.1, Rossigno M.1, Freschi M.2, Fabbri F.1, Gallina
A.1, Fantini G.1, Saccà A.1, Pasta A.1, Bestini R.1, Montorsi
F.1, Rigatti P.1
1
Clinica Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica, Università
“Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano
Introduzione: Obiettivo dello studio è valutare quanti pazienti
presentano una seconda e terza biopsia estesa (12 prelievi)
positiva dopo una iniziale biopsia estesa positiva per HGPIN,
ASAP e HGPIN associato ad ASAP.
Metodi: Da gennaio 95 a marzo 2003, 79 pz con diagnosi iniziale di HGPIN isolata mono/plurifocale, 87 pazienti con ASAP isoltato e 18 pazienti con ASAP associato a HGPIN, dopo una serie
di 10-12 biopsie random, sono stati sottoposti a ribiopsia utilizzando lo stesso schema bioptico, in un intervallo di tempo medio
di 8,7 mesi per i HGPIN, 7,3 mesi per gli ASAP e 5,5 mesi per
gli ASAP + HGPIN (p>0.05). Sono state eseguite almeno 5 biopsie in ciascun lobo prostatico. Oltre alle biopsie a sestanti, sono
stati eseguiti prelievi in corrispondenza della porzione più laterale della ghiandola e della zona di transizione, in accordo con il
volume prostatico (10 prelievi per prostate <50 mL; 12 per prostate 50 mL). Sono state eseguite biopsie mirate sulle zone positive per HGPIN o ASAP per un numero medio di prelievi di 12.6
alla seconda biopsia.
Risultati: Il PSA medio (±SD) è risultato di 7,6±4,2, 8,2±5,6,
5,9±3,5 ng/ml rispettivamente nei pazienti con HGPIN, ASAP e
ASAP & HGPIN (p>0.05). La seconda biopsia è risultata positi-
va nel 40% con diagnosi di HGPIN, 33% dei pazienti con diagnosi di ASAP e 44% nei pazienti con diagnosi di ASAP &
HGPIN (p>0.05). La terza biopsia è risultata positiva nel 38%
con diagnosi di HGPIN, 18% dei pazienti con diagnosi di ASAP
e 33% nei pazienti con diagnosi di ASAP & HGPIN (p>0.05).
Complessivamente i pazienti con diagnosi di HGPIN, ASAP e
ASAP & HGPIN hanno una probabilità di avere un tumore dopo
due biopsie prostatiche estese rispettivamente del 44%, 37% e
50%. Alla analisi statistica la multifocalità del HGPIN (1 vs 2 o
più frustoli positivi) e il volume prostatico (< vs > 60 cc) sono
risultati i due fattori predittivi più importanti rispettivamente per
i pazienti con HGPIN isolato e ASAP isolato (OR=4,65, p=0.001;
OR:0,9, p=0.001).
Conclusioni: I pz con diagnosi iniziale di HGPIN & ASAP hanno
un rischio più elevato di avere un tumore prostatico rispetto ai
pazienti con HGPIN isolato che, a loro volta, hanno un rischio
superiore ai pazienti con ASAP isolato.
Comunicazioni n. 84
UTILITÀ DELLA CINETICA DEL PSA DOPO LA PROSTATECTOMIA RADICALE
Benecchi L.1, Cantoni F1., Prati A.1, Arnaudi R.1, Pastizzaro
D.C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1,
Potenzoni D.1, Passalacqua R.2
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione
Oncologia, Ospedale di Cremona
Introduzione e Obiettivi: Nel 1988 Oesterling ha descritto la determinazione del tempo di dimezzamento del PSA sierico dopo prostatectomia radicale. In letteratura non vi sono indicazioni se un
dosaggio precoce del PSA possa suggerire la presenza di tumore
residuo. Lo scopo del nostro studio è di valutare se ci sono correlazioni tra la cinetica del PSA dopo prostatectomia radicale
rispetto a fattori prognostici come lo stadio clinico, il grado del
tumore, la presenza o meno di margini positivi.
Materiali e Metodi: Dal maggio 92 al dicembre 03, presso il nostro
reparto, sono stati effettuati 339 interventi di prostatectomia radicale per tumore prostatico localizzato. Solo pazienti nei quali era
disponibile un risultato di PSA dosabile (effettuato dalla 2 alla 10
giornata postoperatoria) sono stati inseriti nello studio. Abbiamo
escluso i pazienti che hanno ricevuto trasfusioni di sangue o albumina durante o dopo l’intervento. Considerando che il decadimento del PSA durante la beta fase è una funzione del tempo (t),
l’emivita del PSA può essere calcolato in ogni paziente secondo la
seguente formula: emivitaPSA = ln2 * t/[ln(PSA preoperatorio)ln(PSA postoperatorio)]. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi a
seconda della presenza oppure assenza di margini chirurgici positivi. Abbiamo utilizzato test non parametrico (Mann-Whitney-U)
per valutare la differenza dell’emivita del PSA. La differenza statistica è stata considerata presente per un p minore di 0,05. La sensibilità e la specificità sono state rappresentate in una curva ROC
(GraphROC versione 2).
Risultati: 116 pazienti sono risultati eleggibili per l’analisi, l’età
mediana è risultata di 66.1 (range da 52 a 77 anni). La mediana del PSA totale preoperatorio era di 7.42 ng/ml (range 0.2546.6). Lo stadio patologico era pT0 in 1 paziente, pT2 in 69
pazienti e pT3 in 46 pazienti. Trentanove (33%) pazienti
mostravano margini chirurgici positivi. Nel gruppo di pazienti
con margini positivi il tempo di dimezzamento del PSA è risultato più elevato rispetto a quello del gruppo dei pazienti con
margini chirurgici negativi (p = 0.046).
Conclusioni: Abbiamo riscontrato una significativa differenza dell’emivita del PSA durante la beta fase, essa è più lunga nei pazienti con
riscontro di margini chirurgici negativi rispetto a quelli con margini chirurgici positivi. Per un utilizzo pratico consigliamo di dosare
il PSA in 2 e 3 giornata dopo prostatectomia radicale: se il PSA in
2 giornata è meno della metà di quello preoperatorio allora la proArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
31
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
babilità di margini chirurgici positivi è 1.57 volte minore; se il PSA
in 3 giornata è più della metà del PSA preoperatorio allora la probabilità di margini chirurgici positivi è 3.69 volte maggiore.
Poster n. 85
COME INTERPRETARE AL MEGLIO LA VARIAZIONE DEL
PSA NEL TEMPO
Benecchi L.1, Cantoni F1., Prati A.1, Arnaudi R.1, Pastizzaro
D.C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1,
Potenzoni D.1, Passalacqua R.2
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione
Oncologia, Ospedale di Cremona
Introduzione: Il concetto di PSA velocity è stato ripetutamente
descritto e codificato da Carter: almeno 3 misurazioni del PSA
effettuate nell’arco di almeno un anno. Scopo del nostro studio è quello di confrontare il PSA velocity con l’incremento del
PSA nel tempo (dato più semplicemente calcolabile come
incremento per anno del PSA tra 2 misurazioni).
Materiali e Metodi: Dal database dei pazienti seguiti ambulatorialmente abbiamo selezionati i pazienti sottoposti ad almeno 3
misurazioni di PSA distanziate almeno 6 mesi una dall’altra, i
dosaggi sono stati eseguiti presso il nostro laboratorio centralizzato (metodo chemioluminescenza). Criteri di inclusione: età
maggiore di 45 anni, sesso maschile. Abbiamo escluso i pazienti
sottoposti a terapia con finasteride, i pazienti che non abbiano
completato le indagini di 2 livello se proposte, i pazienti con già
una diagnosi di ca prostatico. Il PSA velocity è stato calcolato
seguendo le indicazioni di Carter ad esempio nel caso di 3 misurazioni di PSA (PSA1, PSA 2, PSA3) è stata applicata la seguente
formula: PSA velocity = 0,5 (((PSA2-PSA1)/(tempo in anni)) +
((PSA 3-PSA2)/(tempo in anni))) L’incremento di PSA nel tempo
è stato calcolato semplicemente come l’incremento di PSA tra la
prima e l’ultima misurazione, applicando all’esempio precedente
la seguente formula: Incremento del PSA nel tempo = (PSA3PSA1)/(tempo in anni). I pazienti sono stati suddivisi in 2 gruppi: ca prostata e controlli. Per l’analisi statistica sono stati utilizzati test non paramentrici (Mann Witney U)
Risultati: Applicando i criteri di inclusione ed esclusione abbiamo sezionato 236 pazienti. L’età mediana è risultata di 69,55 anni
(range 48-88), il PSA mediano di 6,25 ng/ml (range 0,4-47,2), il
PSA velocity mediano di 0,03 ng/ml/year (range -89-57,6), l’incremento del PSA nel tempo mediano 0,11 ng/ml/year (range 12-19,2). 34 pazienti sono risultati affetti da ca prostatico. Tra i
due gruppi abbiamo riscontrato una differenza statisticamente
significativa per quanto riguarda il dato del PSA, della percentuale di PSA libero, dell’incremento di PSA nel tempo, mentre
non abbiamo riscontrato nessuna differenza per quanto riguarda
il PSA velocity. L’interpretazione di tale risultato è che il PSA velocity così come proposto da Carter è in realtà il calcolo di una
media di una velocità (concetto matematicamente non corretto!).
Conclusioni: Dai nostri risultati il PSA velocity così come proposto da Carter oltre ad essere concettualmente non corretto, non
ha dimostrato nessuna utilità diagnostica. A differenza il semplice calcolo dell’incremento del PSA per anno calcolato tra il primo
e l’ultimo PSA è risultato discriminate tra gruppo controlli e
gruppo ca prostata.
Poster n. 86
HISTOCULTURE DRUG RESPONSE ASSAY (HDRA) NEI
TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA
Salvestrini F., Coco A., Savino M., Trovarelli S., Tallis V.,
Curcio C., Leone M., Carlucci M., Ponchietti R.
Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica, Sezione di
Urologia, Università di Siena
32
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la possibilità di
utilizzare il tesssuto neoplastico raccolto durante la resezione
transuretrale di vescica per testare l’efficacia di differenti farmaci
antineoplastici ed ottenere un test di chemiosensibilità per ciascun paziente.
Materiali e Metodi: Histoculture Drug Desponse Assay (HDRA),
come descritto da Hoffman e modificato nel nostro laboratorio, è
stato usato per testare la risposta delle cellule di carcinoma uroteliale nei confronti della terapia intravescicale con epirubicina, mitomicina C e gemcitabina alle concentrazioni usualmente impiegate
nella terapia endocavitaria. I frammenti di tessuto neoplastico sono
posti in provette da 2 ml contenenti 500 microl di soluzione salina
HBSS, vengono aggiunti i farmaci antiblastici o soluzione salina
(controllo), e poste in un’ incubatrice umidificata CO2. Dopo centrifugazione a 200 X per 5 min, viene aspirato il supernatante, viene
lavato il tessuto con 15 ml di HBSS e di nuovo centrifugato. Viene
rimosso il supernatante e i frammenti di tessuto sono posti in 12
celle di coltura (transwell) ricoperte con collagene in mezzo RPMI
con 20% di siero bovino fetale inattivato al calore. Dopo un’incubazione delle celle a 37 con 5% atm CO2 per sei giorni, 200 microl
di una soluzione allo 0.06% di collagenasi tipo I , e 200 microl di
MTT in HBSS sono aggiunti a ciascun campione e al controllo e
l’incubazione è prolungata per ulteriori 16 ore. L’assorbanza della
soluzione risultante è misurata con uno spettrofotometro standard
alla lunghezza d’onda di 540 nm. Il tasso di inibizione è calcolato
come segue: percentuale di inibizione = (1 – A/B) x 100 dove A e
B sono l’assorbanze normalizzate a 1 milligrammo di tessuto trattato e di controllo rispettivamente.
Risultati: Il test HDRA per i tumori superficiali della vescica è stato
eseguito su 21 pazienti (7 donne e 14 uomini) di prima osservazione. L’età media era 66.8 anni (49-84 anni). Quindici casi erano
G1-G2 Ta e sei G2-G3 T1. Le percentuali di vitalità cellulare dopo
sei giorni di incubazione sono state: epirubicina 44.48% DS=
19.57 (da 74.7% a 17%) ; mitomicina 22.55% DS= 13.68 (da
56% a 6.7%); gemcitabina 15.66% DS= 6.52 (da 29.7% a 8%).
Dai nostri risultati può essere ipotizzato che, in accordo con i differenti comportamenti biologici dei singoli tumori, esiste una
sensibilità individuale nei confronti di differenti farmaci antiblastici. Il test HDRA può essere considerato un utile strumento per
un migliore approccio terapeutico.
Comunicazioni n. 88
CROMOGRANINA A SIERICA PREOPERATORIA NEL
PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: QUALE VALORE PREDITTIVO?
Masieri L.1, Serni S.1, Lapini A.1, Nesi G.2, Carloni M.1,
Corvino C.1, Meliani E.1, Carini M.1
1
Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M.
Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica Università degli studi di
Firenze
Introduzione: La differenziazione neuroendocrina nell’adenocarcinoma prostatico è attualmente oggetto di particolare attenzione
per le sue possibili implicazioni prognostiche e terapeutiche. La
cromogranina A, una proteina comunemente espressa dalle cellule neuroendocrine, rappresenta il più affidabile marcatore per le
neoplasie di tale linea cellulare. Controverso rimane il suo significato prognostico nell’adenocarcinoma prostatico. Scopo del presente studio è stato quello di valutare la correlazione della cromogranina A sierica preoperatoria con lo stadio, il grado, il PSA
preoperatorio e la sopravvivenza libera da ripresa biochimica in
pazienti con adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato, sottoposti a prostatectomia radicale.
Materiali e Metodi: Sono stati inclusi nello studio 100 pazienti di
età media 64.3 anni (range 49-75) trattati con prostatectomia
radicale e linfectomia pelvica tra maggio 2002 e novembre 2003
per adenocarcinoma prostatico clinicamente localizzato, sottopo-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
sti a prelievo di cromogranina A sierica in sede di preospedalizzazione (mediamente 20 gg prima dell’intervento chirurgico).
Criterio assoluto di esclusione è stato la contemporanea presenza di patologie che possono da sole alterare i marcatori neuroendocrini ematici (Ipertensione, S. di Alzheimer, M. di Parkinson,
Insufficienza renale, Insufficienza epatica). I pazienti che all’esame anatomopatologico definitivo avevano una infiltrazione neoplastica dei linfonodi sono stai trattati con ormonoterapia adiuvante precoce, tutti gli altri sono stati seguiti con dosaggi trimestrali del PSA. I livelli sierici di cromogranina A preoperatoria
sono stati correlati statisticamente (correlazione non parametrica
di Spearman) con il PSA preoperatorio, con lo stadio anatomopatologico, con il Gleason score, e con l’incidenza di ripresa biochimica di malattia, considerando quest’ultimo evento come il
riscontro di PSA > 0.2 ng/ml in due determianzioni consecutive.
Risultati: Il follow-up medio è stato 14.01 mesi (range 6-24,
mediana 14). Il PSA preoperatorio medio era 11.9 ng/ml (range
3.25-33.5). L’esame anatomopatologico ha rilevato in 46 pazienti una neoplasia organoconfinata (pT2), in 35 una neoplasia con
sola estensione extracapsulare (pT3a), in 11 l’interessamento
delle vescicole seminali (pT3b) ed in 8 dei linfonodi (N+). Il
Gleason score era 4-6 in 43 pazienti, 7 in 42, 8-10 in 15. In
10/92 pazienti (10.9%) senza metastasi linfonodali, si è avuta
ripresa biochimica di malattia. Il valore medio di cromogranina
A sierica preoperatoria è risultata 85.7 ng/ml (range 27.7-461.4).
In 12 pazienti si sono rilevati valori superiori a 123 ng/ml, limite di normalità dato dal nostro laboratorio (95 percentile).
L’analisi statistica di correlazione tra il valore di cromogranina A
e rispettivamente il valore di PSA preoperatorio, lo stadio anatomopatologico (pT2, pT3a, pT3b, N+), il Gleason score (4-6, 7,
8-10) e la sopravvivenza libera da progressione (liberi da ripresa
biochimica/in progressione biochimica) non ha dato per nessuno dei parametri studiati risultati statisticamente significativi.
Conclusioni: Nonostante che la relativa brevità del follow-up
imponga cautela nel trarre conclusioni sulla sopravvivenza libera
da recidiva biochimica, la mancanza di correlazione con documentati fattori prognostici preoperatori (PSA) e anatomopatologici (Stadio, Grado), su una delle casistiche più cospicue di quelle
sino ad oggi pubblicate sull’argomento, fa emergere perplessità sul
possibile ruolo prognostico della Cromogranina A sierica nell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato.
Poster n. 89
PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING: RISULTATI ONCOLOGICI E FUNZIONALI
Serni S.1, Masieri L.1, Locunto U.1, Lapini A.1, Nesi G.2,
Carloni M.1, Corvino C.1, Baldazzi V.1, Carini M.1
1
Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M.
Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica, Università degli studi di
Firenze
Introduzione: La radicalità oncologica costituisce il fine principale della prostatectomia radicale nel trattamento del carcinoma
prostatico clinicamente localizzato. La sfida per l’urologo è rappresentata dalla possibilità di perseguire tale finalità conservando
l’integrità delle strutture anatomiche deputate alla preservazione
della continenza urinaria e della potenza sessuale. Tra i fattori
responsabili dell’insorgenza della disfunzione urinaria ed erettile
vi è la tecnica chirurgica. Scopo del nostro studio è stato quello
di valutare i risultati funzionali ed oncologici (margini chirurgici
positivi e ripresa biochimica) della prostatectomia radicale retropubica anterograda “nerve sparing” (dissezione dei bundles neurovascoolari dalla base verso l’apice prostatico).
Materiali e Metodi: Sono stati valutati retrospettivamente i dati
relativi a 114 pazienti (età media 62.9 anni, range 48-72, PSA
preoperatorio medio 8.12 ng/ml (range 1.6-13), Gleason score
bioptico medio 5.58 (4-7) sottoposti a prostatectomia radicale
anterograda “nerve sparing”, per adenocarcinoma prostatico stadio
clinico T1-T2, fra gennaio 2001 e giugno 2003. In 98 (85.9%) casi
la preservazione dei bundles era stata eseguita bilateralmente, in
16 (14.1%) monolateralmente. La funzione erettile preesistente è
stata indagata somministrando ai pazienti il questionario IIEF5. La
ripresa biochimica è stata definita come il rilievo di PSA > 0.2
ng/ml in due determinazioni consecutive. Sono stati considerati
continenti i pazienti che non necessitavano di alcun presidio sanitario (assorbenti) per svolgere le attività quotidiane. Entro 3 mesi
dalla prostatectomia radicale è stata intrapresa una terapia riabilitativa per la ripresa dell’attività erettile mediante iniezione intracavernosa di prostaglandine due volte a settimana. Nei pazienti che
successivamente hanno manifestato una ripresa parziale dell’attività erettile spontanea o in caso di intolleranza all’iniezione intracavernosa di alprostadil la riabilitazione è proseguita mediante somministrazione di inibitori della fosfodiesterasi tipo 5 due volte a
settimana. La potenza sessuale dopo l’intervento chirurgico è stata
indagata tramite colloquio in corso di vista ambulatoriale, somministrando nuovamente il questionario IIEF-5.
Risultati: In 7/114 pazienti (6.1%) erano presenti margini chirurgici positivi, 2 in stadio pT2, 4 in stadio pT3a, 1 in stadio pT3b.
9/114 pazienti (7.9%) sono stati sottoposti a terapia adiuvante
(TAD). Ad un follow-up medio di 15.37 mesi (mediana 13, range
6-33) tutti i pazienti sono liberi da ripresa biochimica. In tutti i
pazienti già a 3 mesi dall’intervento si è riscontrato il completo
recupero della continenza. In 35/90 (38.8%) pazienti, sottoposti
a prostatectomia NS bilaterale senza TAD, si è ottenuto un recupero completo della funzione erettile tale da permettere soddisfacenti rapporti sessuali, in 11 (12.2%) parziale con necessità di
ricorrere alla terapia con inibitori della PDE-5. Tutti avevano un
IIEF5 preoperatorio >20 (media 22.1, range 20-25). Dei 15/16
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale NS monolaterale
senza TAD si è avuto un recupero della funzione erettile in 5
(33.3%), in 2/15 (13.3%) completa, in 3/15 (2,2%) parziale.
L’IIEF5 medio per i 37 pazienti con ripristino completo della funzionalità erettile è risultato di 21.7 (range 17-25) Dei 69 pazienti
di età £ 65 anni 41 (59.4%) hanno recuperato completamente o
parzialmente la funzione erettile (5 “nerve sparing” monolaterale)
rispetto a 10 dei 36 pazienti (27.8%) con età > 65.
Conclusioni: Da questo studio si rileva come la prostatectomia radicale retropubica anterograda nerve sparing, consenta un buon
recupero della potenza sessuale, già ad un follow-up medio di circa
12 mesi, coadiuvata da terapia riabilitativa specifica, ed il completo e precoce ripristino della continenza urinaria. Tale intervento,
che prevede la dissezione dei fasci vascolo-nervosi iniziando dalla
base prostatica dove sono maggiormente rappresentati e distanti
dalla ghiandola, permette, in pazienti selezionati, di conservare i
nervi cavernosi senza compromettere la radicalità oncologica, come
dimostrato dalla bassa incidenza di margini chirurgici positivi.
Video N. 90
TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA: TECNICHE
DI EMOSTASI
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S.,
Bozzola A.
U.O. Urologia, Ospedale Luigi Sacco, Milano
Introduzione ed Obiettivi: Risolti i problemi oncologici, il punto
più critico della chirurgia conservativa dei tumori renali è rappresentato dalla difficoltà di ottenere un’emostasi sicura.
Questo problema si ripropone ancora di più nell’approccio
laparoscopico. In questo video proponiamo alcune possibili
soluzioni per ottenere una buona emostasi. A seconda della
profondità, dell’estensione del letto di resezione e della sede
della neoplasia possono essere adottate differenti soluzioni che
vengono illustrate nel video.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
33
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materiali e Metodi: Viene utilizzato l’accesso transperitoneale per
le neoplasie anteriori o antero-laterali di dimensioni inferiori a 4
cm. Viene utilizzato un accesso extraperitoneale per le lesioni
esofitiche postero-laterali e polari inferiori di dimensioni inferiori a 3 cm. Per le lesioni parzialmente esofitiche di dimensioni
superiori a 2 cm è stato isolato il peduncolo renale ed in alcuni
casi provocata una ischemia calda. L’emostasi è stata assicurata
mediante punti di sutura, bisturi elettrico bipolare, bisturi ad
ultrasuoni, tamponamento mediante tessuto adiposo o Surgicel.
Risultati: Nessun intervento è stato convertito. Le perdite ematiche non hanno superato i 500 ml ed i pazienti non sono stati
trasfusi. Per le neoplasie prevalentemente esofitiche l’emostasi
è stata ottenuta solo con l’elettrocoagulazione bipolare e con
punti di sutura. Nelle lesioni con importante componente
intraparenchimale che hanno richiesto il clampaggio dell’arteria renale è stato utilizzato tessuto adiposo o Surgicel per rendere più sicura l’emostasi. Il bisturi ad ultrasuoni da solo non
si è mai dimostrato sufficiente a controllare l’emostasi.
Conclusioni: L’emostasi nella chirurgia conservativa delle neoplasie
renali può essere riprodotta con sicurezza anche con la tecnica
laparoscopica. L’isolamento del peduncolo renale, l’accurata selezione dei pazienti, la scelta della via d’accesso e la padronanza delle
tecniche di sutura fanno sì che la metodica laparoscopica possa
essere paragonata alla tecnica a cielo aperto.
Video n. 92
NEFROCAPSULECTOMIA RADICALE E TROMBECTOMIA
CAVALE CON C.E.C, IPOTERMIA PROFONDA ED ARRESTO DI CIRCOLO IN MINITORACOTOMIA ANTERIORE
DESTRA.
Bertini R.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Sangalli M.1,
Roscigno M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2,
Rigatti P.1
1
U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H.
San Raffaele, Milano
Introduzione: Negli ultimi anni la tecnica chirurgica del carcinoma renale (RCC) con trombosi neoplastica della vena cava
inferiore (VCI) sovraepatica (SE) e/o dell’atrio dx, grazie all’innovazione tecnologica in ambito anestesiologico e cardiochirurgico (1), è diventata una terapia chirurgica tecnicamente
possibile e con una radicalità oncologica quasi sempre perseguibile. Infatti la prognosi di questi pazienti è discretamente
migliorata raggiungendo, negli ultimi anni, una sopravvivenza
di circa 68% a cinque anni (2). La sternotomia mediana con
accesso addominale in CEC, ipotermia profonda (IP) ed arresto di circolo (AC), rappresenta il gold standard nella terapia
del RCC con trombosi neoplastica della VCI-SE e dell’atrio dx.
Ogni variazione della tecnica chirurgica deve confrontarsi con
tale strategia terapeutica.
Tecnica Chirurgica: Uomo di 39 aa con RCC dx e trombosi della
VCI-SE. Embolizzazione dell’aa. renale dx 24h prima dell’intervento. Indotta l’anestesia, l’ecocardiogramma transesofageo (ECOTEE) conferma la presenza della trombosi neoplastica nella VCI.
Tempi chirurgici:
1. Incisione mediana xifo-sottombelicale.
2. Linfoadenectomia interaortocavale.
3. Legatura e sezione dell’aa. renale dx nello spazio interaortocavale.
4. Isolamento del rene che rimane esclusivamente connesso alla
VCI attraverso la v. renale dx.
5. Incisione inguinale sx ed esposizione dell’aa femorale sx.
6. Minitoracotomia anteriore dx nel 4 spazio intercostale previa
incisione cutanea di circa 7 cm nel solco inframammario.
7. Avvio della CEC, IP ed AC con clampaggio della VCI intrapericardica.
34
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
8. Incisione a “J” della VCI con estremo distale sullo sbocco della
v. renale dx dove viene proseguita in modo circonferenziale.
9. Nefrocapsulectomia radicale.
10. Resezione parziale della parete della VCI in corrispondenza
dell’ infiltrazione del trombo neoplastico.
11. Doppia sutura (trasversale e longitudinale) della VCI per
ottenere un lume cavale più omogeneo e regolare possibile.
12. Ripresa della CEC.
13. ECO-TEE di controllo.
Risultati:
Tempo operatorio: 510 min.
Ipotermia profonda: 18 C
Arresto di circolo: 25 min.
Perdite ematiche: 1700 cc
Esame istologico: RCC pT3b, G2, pN0
Degenza postoperatoria: 9 gg
Conclusioni: L’embolizzazione dell’aa renale preop. riduce il sanguinamento intraop. Il clampaggio della VCI intrapericardica aumenta la radicalità oncologica ed evita un’eventuale atriotomia dx di
controllo. L’ECO-TEE conferma la pervietà della VCI e dell’ atrio
dx. La Minitoracotomia anteriore dx consente un ottimo accesso
mininvasivo alla cavità cardiaca. Un campo operatorio esangue
risulta essenziale per valutare la presenza di un’eventuale infiltrazione (focale, parziale o massiva) della parete venosa della VCI e per
effettuare una toilette chirurgica completa. La nefrocapsulectomia
radicale e trombectomia della VCI-SE con CEC, IP ed AC in
Minitoracotomia anteriore dx per RCC rappresenta, a nostro giudizio, una valida alternativa alla tecnica chirurgica standard.
Bibliografia
1. Vaidya A, Ciancio G, Soloway M. Surgical techniques for treating a renal
neoplasm invading the inferior vena cava. J Urol 2003; 169:435
2. Hatcher, P.A., Anderson, E.E., Paulson, D.F., Carson, C.C. and Robertson,
J.E.: Surgical management and prognosis of renal cell carcinoma invading
the vena cava. J Urol 1999; 145:20
Comunicazioni n. 93
CARCINOMA RENALE A CELLULE CROMOFOBE: ANALISI
DI 104 CASI DA UN DATABASE MULTICENTRICO EUROPEO
Cindolo L.1, de La Taille A.2, Romis L.3, Schips L.4, Zigeuner
R.E.4, Ficarra V.5, Tostain J.6, Artibani W.5, Abbou C.C.2, Lobel
B.7, Salzano L.1, Gallo A.8, Patard J.J.7
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento
Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 3Clinica Urologica,
Università “Federico II”, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia
University Hospital, Medical University Graz, Austria; 5Dipartimento
Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 6Dipartimento
Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 7Dipartimento
Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 8Dipartimento Urologia,
Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale”, Napoli, Italia
Obiettivi: Nel 1985, il carcinoma renale a cellule cromofobe è
stato descritto come sottotipo istologico a se stante. A causa
della sua rarità non sono disponibili larghe serie chirurgiche.
Per apprezzarne l’andamento clinico abbiamo analizzato retrospettivamente i dati di un database europeo di nefrectomie.
Metodi: Abbiamo realizzato un database di pazienti nefrectomizzati raccogliendo informazioni circa 3228 soggetti operati
tra il 1986 e il 2002 in sei centri europei. I dati clinici e patologici salienti sono stati estratti dai dossier di ogni paziente e
sono stati raccolti centralmente.
Risultati: 104 casi sono stati identificati (incidenza: 3.2%). Età
media alla diagnosi: 57.6 anni (range: 22-83 anni). 51 pazienti
(49%) erano maschi e 53 femmine (51%). Il diametro medio era
6.4±3.6 cm. Nel 61.5% dei casi la diagnosi è stata fatta inciden-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
talmente. La nefrectomia radicale è stata realizzata in 88 pazienti (85%). Con un follow-up mediano di 38 mesi (range 1-153)
non sono state osservate recidive locali, 5 (4.8%) pazienti sono
deceduti per cause non collegate al tumore e 9 (8.6%) per progressione di malattia.
Conclusioni: Questo studio conferma il favorevole decorso di
tale forma neoplastica, con una scarsa propensione alla recidività e alla progressione.
Comunicazioni n. 94
ESPRESSIONE DEL CIRCUITO DEI GENI HOX NEL RENE
EMBRIONALE, ADULTO E TUMORALE
Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Armiento M.3,
Gallo A.1, Altieri V.4, Napodano G.4, Cillo C.2
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento; 2Medicina Clinica e
Sperimentale, Università “Federico II”, Napoli; 3Anatomia
Patologica, Università “Federico II”, Napoli; 4Clinica Urologica,
Università “Federico II”, Napoli, Italia
Introduzione: I geni HOX sono una famiglia di fattori di trascrizione che controllano lo sviluppo embrionale e svolgono ruoli di
cruciale importanza nella regolazione delle funzioni delle cellule
eucariotiche adulte. Recentemente sono stati descritti, nel topo,
gli effetti della perdita completa del paralogo 11 (Hox A11, Hox
C11 e Hox D11) con completa assenza di formazione della
gemma ureterale. Questi dati suggeriscono che i geni HOX sono
importanti elementi nella regolazione dello sviluppo embrionale
renale, nella determinazione della localizzazione anteroposteriore per l’induzione del metanefro, nel fornire il corretto valore
posizionale e nella regolazione della identità fenotipica cellulare.
Materiali: In questo studio abbiamo comparato l’espressione dell’intero circuito HOX nel rene umano fetale (14-38 settimane) ed
in coppie di tessuto renale (normale e neoplastico) prelevate
dagli stessi pazienti in corso di nefrectomia radicale.
Risultati: Il circuito dei geni HOX mostra un pattern di espressione
specifico per il rene embrionale dalla 14ima settimana alla 22ima.
Dopo questo periodo il rene raggiunge un pattern di espressione
simile a quello dell’adulto, con alterazioni prevalentemente a livello dei geni HOX definiti “addominali”. D’altra parte il circuito
mostra, nel carcinoma renale a cellule chiare, un pattern di espressione simile a quello degli stadi di differenziazione embrionale precoce (prima della 22ima settimana) e questo è legato prevalentemente alle variazioni dei geni HOX “lombosacrali”.
Conclusioni: Il nostro studio appare indicare che, durante la progressione del cancro renale, si osserva un fenomeno di dedifferenziazione del fenotipo cellulare con la reintroduzione di programmi genetici associati con lo sviluppo embrionale renale.
Comunicazioni n. 95
VALORE PROGNOSTICO DEI TIPI ISTOLOGICI DEL CARCINOMA RENALE. ESPERIENZA MULTICENTRICA SU
4063 PAZIENTI
Cindolo L.1, Patard J.J.2, Ficarra V.3, de La Taille A.4,
Tostain J.5, Artibani W.3, Abbou C.C.4, Lobel B.2, Mulders
P.F.A.6, Wood C.G.7, Swanson D.A.7, Figlin R.A.8,
Belldegrun A.S.8, Altieri V.9, Napodano G.9, Salzano L.1,
Pantuck A.J.8
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento
Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3Dipartimento
Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 4Dipartimento
Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 5Dipartimento
Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 6University
Medical Center Nijmegen, The Netherlands; 7MD Anderson
Department of Urology, Houston, Texas, USA; 8UCLA Department of
Urology, Los Angeles, California, USA; 9Clinica Urologica, Università
“Federico II”, Napoli, Italia
Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stata l’analisi del significato prognostico del tipo istologico in pazienti con neoplasia
renale localizzata o metastatica, sulla più larga serie di nefrectomie pubblicata a tutt’oggi.
Materiali e Metodi: 4063 pazienti da 8 centri internazionali
sono stati inclusi nello studio. In tutti i casi le seguenti variabili sono state valutate: tipo istologico (UICC 1997), età, sesso,
stadio TNM, grado di Fuhrman, diametro tumorale, ECOG e
overall survival. A causa della relativa rarità del carcinoma dei
dotti collettori o dei tumori di istologia non identificabile, lo
studio si è basato sui tre tipi predominanti. Le sopravvivenze
sono state stimate secondo Kaplan Meier. L’analisi multivariata
dei fattori prognostici è stata eseguita con il modello di Cox.
Risultati: 2725(67.1%) erano maschi. L’età mediana è stata 61 anni
(range 10-93). Il diametro mediano è risultato 6 cm. 1611 (39.7%),
509(12.5%), 1059(26.1%) e 884(21.8%) tumori sono stati classififcati come TNM stadio I, II, III e IV. 3564 (87.7%), 396 (9.7%) e
103(2.5%) neoplasie erano a cellule chiare, papillari e cromofobi. I
tre tipi istologici erano strettamente correlati allo stadio TNM e al
grado di Fuhrman (p:0.001). All’analisi univariata i carcinomi a cellule chiare mostravano una sopravvivenza significativamente peggiore rispetto alle altre forme (p:0.002), mentre i cromofobi esibivano una prognosi migliore (p<0.001). Tuttavia una volta aggiustati per stadio e grado, i cromofobi avevano una prognosi paragonabile alle altre forme. Inoltre, all’analisi multivariata lo stadio TNM,
il grado di Fuhrman, l’ECOG, ma non l’istologia sono stati trattenuti come variabili prognostiche.
Conclusioni: La serie presentata rappresenta la più larga serie di
nefrectomie mai pubblicata. È basata sullo sforzo collaborativo
internazionale europeo e statunitense e ha fallito nel dimostrare un valore prognostico all’istotipo delle neoplasie renali. La
prognosi complessiva dei cromofobi è migliore rispetto ai
papillari e ai tumori a cellule chiare, tuttavia essi risultano
equivalenti quando aggiustati per stadio e grado. All’analisi
multivariata il tipo istologico non è emerso come fattore prognostico in grado di influenzare la sopravvivenza.
Comunicazioni n. 96
COMPARAZIONE DELL’EFFICACIA PREDITTIVA DI QUATTRO MODELLI PROGNOSTICI PER IL CARCINOMA RENALE NON METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA: STUDIO
MULTICENTRICO EUROPEO
Cindolo L.1, Patard J.J.2, Chiodini P.3, Schips L.4, Ficarra V.5,
Tostain J.6, de La Taille A.7, Altieri V.8, Napodano G.8, Lobel
B.2, Zigeuner R.E.4, Artibani W.5, Guillé F.2, Abbou C.C.7,
Salzano L.1, Gallo C.3
1
UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento
Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3Dipartimento di
Medicina Pubblica, Clinica e Preventiva, Seconda Università, Napoli,
Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University
Graz, Austria; 5Dipartimento Urologia, Verona University Hospital,
Verona, Italia; 6Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of SaintEtienne, France; 7Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil,
France; 8Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia
Introduzione: L’obiettivo di questo studio è stato quello di comparare l’efficacia predittiva di quattro differenti modelli sviluppati nella stima della prognosi di pazienti nefrectomizzati per
carcinoma renale non metastatico.
Metodi: Le informazioni cliniche e patologiche di 2404 pazienti da 6 centri di tre paesi europei sono stati rivisti retrospettivamente. Per ogni paziente è stato calcolato uno score prognostico come descritto dai modelli originali: Kattan (2001), UISS
(2002), Yaycioglu (2001), Cindolo (2003). Le curve di sopravvivenza sono state stimate secondo Kaplan-Meier e comparate
con Log-Rank test. L’abilità discriminativa è stata valutata
mediante il c-index di Harrell per dati “censored”. L’end point
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
35
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
primario è stata la overall survival (OS); la cancer-specific survival (CSS) e la recurrence-free survival (RFS) sono stati considerati end points secondari.
Risultati: 541 soggetti, all’ultimo follow-up, risultarono deceduti
per progressione di malattia o per ogni altra causa, con una 5y-OS
dell’80% ed una CSS e RFS dell’85% e 78%. Tutti i modelli si sono
dimostrati abili nella discriminazione e nella stratificazione dei
pazienti (p <0.0001 per ogni modello). I c-indexes di Harrell per
la OS sono risultati 0.706 per il nomogramma di Kattan, 0.683 per
il modello UISS, 0.589 e 0.615 per le formule di Yaycioglu e
Cindolo. Tutti i modelli hanno dimostrato di discriminare meglio
per la OS che per la CSS o RFS. Il nomogramma di Kattan, d’altra
parte, appare fornire informazioni supplementari nei pazienti definiti a rischio intermedio secondo il modello UISS.
Conclusioni: Il nostro studio definisce l’applicabilità dei modelli prognostici pubblicati nella predizione della prognosi dei
pazienti nefrectomizzati per neoplasia renale non metastatica.I
modelli postoperatori discriminano meglio rispetto a quelli
preoperatori. Il nomogramma di Kattan è fondamentalmente il
più accurato, mentre l’UISS è leggermente meno affidabile.
Comunicazioni n. 97
ESPRESSIONE DELLE PROTEINE DELLA MATRICE
NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO
DELLA VESCICA
Barboro P.1, Coradeghini R.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1.2,
Spina B.1, Carmignani G.3, D’Arrigo C.4, Patrone E.4, Balbi C.1
1
Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori;
2
Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di
Genova; 3Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 4Istituto
di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.)
Introduzione: La matrice nucleare (NM) è la struttura di sostegno
del nucleo e rappresenta una unità funzionale che si presume
possa avere un ruolo fondamentale nel coordinamento spaziale e
Figura 1.
Elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione delle proteine della matrice nucleare estratte da tessuto non
tumorale (A), da carcinomi infiltranti pT2b (B), pT3a (C) e
pT4a (D). Le zone dove si osserva un consistente
aumento nel numero di proteine passando da tessuto
non tumorale a carcinoma a diverso stadio sono riquadrate. Le frecce indicano le proteine che sono neoespresse in modo differenziale durante la progressione
verso tumori più aggressivi.
temporale degli eventi di attivazione genica. Cambiamenti nel
pattern dell’espressione genica che avvengono durante la trasformazione cellulare potrebbero quindi dipendere, in parte, da alterazioni nelle funzioni regolatrici esercitate dalla NM.
Obiettivi: Esaminare l’espressione delle proteine della NM nel
carcinoma muscolo-invasivo della vescica allo scopo di identificare una costellazione di proteine con possibile significato
diagnostico e/o prognostico. Correlarne l’espressione con lo
stadio patologico della malattia.
Metodi: Lo studio è stato condotto su 2 frammenti autoptici
prelevati da vesciche normali, 8 di tessuto non tumorale prelevati in una zona distale rispetto alla sede del tumore e 21 di
tessuto tumorale a diverso stadio patologico. Dopo estrazione
della NM dai frammenti di tessuto, l’analisi del pattern proteico è stata condotta attraverso elettroforesi bidimensionale (2D)
ad alta risoluzione utilizzando nella prima dimensione le
immobiline. L’analisi comparativa delle mappe 2D è stata condotta usando un programma specifico (PDQuest, BioRad).
Risultati: I patterns elettroforetici delle proteine della NM
estratte da tessuto normale e non tumorale sono simili mentre
estesi cambiamenti quantitativi e qualitativi sono presenti nel
tessuto tumorale (Figura 1).
Nei tumori pT2 si ha la comparsa di alcune proteine acide e di
un gruppo compreso nell’intervallo di peso molecolare 55-20
kD e di punto isoelettrico 9.0-6.3, probabilmente appartenenti alla classe delle hnRNP (testa di freccia e riquadro 1 in
Fig.1B, rispettivamente). Nei tumori pT3 si osserva la stabilizzazione di queste proteine e la comparsa di un nuovo gruppo,
con peso molecolare tra 40 e 20 kD e punto isoelettrico tra 6.3
e 5.4 (riquadro 2), e di alcune nuove specie acide (frecce).
Infine nei tumori pT4 anche un gruppo di proteine ad elevato
peso molecolare (maggiore di 70 kD) è neoespresso (frecce
bianche e riquadro 3).
Conclusioni: Il carcinoma della vescica è caratterizzato da diverse proteine tumore-specifiche; inoltre nello sviluppo di tumori
più aggressivi (pT3-pT4) si ha un aumento della complessità
proteica e la stabilizzazione di alcune proteine già presenti,
anche se in quantità inferiore, nei tumori meno aggressivi
(pT2). Sarà interessante valutare il significato prognostico di
queste variazioni.
Poster n. 98
LA PREVENZIONE DELLA GINECOMASTIA BICALUTAMIDE-INDOTTA CON TRATTAMENTO RADIANTE ESTERNO
(RISULTATI PRELIMINARI)
Mandoliti G.1, Pavanato G.1, Polico C.1, Fellin G.2, Mussaris
S.2, Tomio L.2, Greco C.3, Castiglioni S.3, Orecchia R.3
1
Radioterapia Oncologica, Azienda ULSS n 18 Rovigo; 2Radioterapia
Oncologica, Ospedale Santa Chiara, Trento; 3Radioterapia Oncologica,
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Il trattamento ormonale con bicalutamide 150 mg in monoterapia sta consolidandosi come un’importante opzione terapeutica, in pazienti affetti da carcinoma prostatico sia a scopo adiuvante sia in corso di ricaduta biochimica. La ginecomastia e la
mastodinia rappresentano un comune effetto collaterale di tale
trattamento ed interessa più della metà dei pazienti. Dalla letteratura si evince un vantaggio dall’irradiazione delle ghiandole mammarie nella ginecomastia e mastodinia indotte da bicalutamide. Scopo del presente studio è quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità di una singola frazione di radioterapia
con elettroni come trattamento profilattico per prevenire la
ginecomastia indotta dalla bicalutamide. Dal maggio 2002 al
giugno 2003, presso le Unità Operative di Radioterapia
Oncologica dell’I.E.O. di Milano, Rovigo e Trento sono stati
radiotrattati a livello del seno bilateralmente 82 pazienti affetti
da adenocarcinoma prostatico ed in terapia ormonale con bica-
36
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
lutamide 150 mg. La radioterapia è stata eseguita con elettroni di energia di 6-12 MeV con frazione singola di 1000cGy,
con campo unico di dimensioni variabili, in relazione all’anatomia del paziente, per erogare almeno il 90% della dose fra la
cute e la gabbia toracica. I pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico ogni 3 mesi per valutare l’eventuale comparsa e
l’entità della ginecomastia e della mastodinia. Dopo un followup di almeno 12 mesi 33 pazienti valutabili non presentano
attualmente ginecomastia e/o mastodinia; in 4 casi dove il trattamento è stato eseguito con situazione iniziale di ginecomastia e mastodinia, è stata ottenuta la scomparsa del dolore ed
una stabilizzazione della ginecomastia. I dati preliminari suggeriscono che il trattamento radiante profilattico delle ghiandole mammarie in corso di ormonoterapia con bicalutamide
150mg riduca significativamente l’insorgenza e l’entità della
ginecomastia e della mastodinia in assenza di effetti collaterali
radioindotti. In considerazione di questi dati incoraggianti si è
ritenuto di attivare uno studio randomizzato teso a confrontare l’efficacia della radioterapia versus Nolvadex nella prevenzione della ginecomastia e mastodinia da bicalutamide.
Comunicazioni n. 99
INTRA-OPERATIVE RADIOTHERAPY AFTER RADICAL
PROSTATECTOMY (RP) IN PROSTATE CANCER AT HIGH
RISK OF LOCAL FAILURE
Arcangeli G., Saracino B., De carli P., Albino G., Soriani
A., Marzi S., Petrongari M.G., Farella A., Gomellini S.,
Gallucci G.
Istituto Regina Elena, Roma
Purpose: The rate of local recurrence after RP ranges from 4%
to 23% in T1/2 and is grater than 40% in T3 tumors. Local
recurrence occurs more frequently in the bladder-urethral
anastomosis (66%), bladder neck (16%) and retro-trigonal
area (13%). A high risk of local failure after RP includes
patients with one or two risk factors (PSA > 10 ng/ml, Gleason
score (GS) 7, positivity in almost 2/3 bioptic specimens, clinical stage T2b). Recent studies established that the ratio in prostate cancer is 1.5-2 Gy, i.d., lower than assumed for late
responsive normal tissues. Therefore, the administration of a
single dose should represent a more convenient irradiation
method. We began a dose-escalation study (based on
Fibonacci method) by employing IORT after RP in patients
with intermediate risk prostate cancer. Acute and late toxicities following escalating doses were monitored.
Materials and Methods: 18 pts received IORT at escalating
doses of 16 Gy, 18 Gy and 20 Gy. The inclusive criteria were:
age < 75 years, clinical stage N0 and 1 or 2 of the above-said
risk factors. As toxicity was absent in further 10 pts treated
with 20 Gy, a dose escalation to 22 Gy was carried on, according to the planned strategy. IORT was delivered after RP,
bladder-urethral anastomosis manufacture and bilateral obturator nodes sampling, by means of a dedicated Linac (Novac 7
Hitesys, highest energy 9 MeV). The treatment port including
the surgical bed and the anastomosis was irradiated through a
sterile applicator with a 22 angled edge and diameter of 4-6
cm. The electron energy was selected in order to include all
the structures in 90% isodose. An in vivo dosimetry was performed by introducing a Mosfet dosimeter in a rectal catheter
and a Mosfet micro-dosimeter placed close to the anastomosis
through a Foley catheter.
Results and Conclusions: Our cases analysis showed a pathologic upgrade as to the clinical data in 63.9% of cases, while a
downgrade or an unchanged stage was seen in 15.3% and
20.8%, respectively. Positive margins were found in only 2
cases (7%). Pathological GS compared to biopsy GS was
higher in 43% of cases, lower in 18% and unchanged in a fur-
ther 39%. In all cases, in vivo dosimetry showed an absorbed
dose to the rectum wall < 1%. The presently available data
show that the highest level of dose-finding was well tolerated,
without any detectable rectal or vesical toxicity or anastomotic
leakage protraction. A longest follow-up is necessary to verify
the real impact of IORT in prostate cancer in term of late toxicity and loco-regional control.
Poster n. 100
THALIDOMIDE (TH) AND METRONOMIC DOCETAXEL (D)
IN CHEMO-IMMUNOREFRACTORY METASTATIC RENAL
CANCER (MRC): A REPORT OF FOUR CASES.
Boccalon M.1, Lo Re G.1, Sangiorgio A.2, Merlo A.2, Rustici
C.2, Lenardon O.2, Buttazzi L.2, Garbeglio A.2, Tumolo S.1
1
Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”, Pordenone
Introduction: The metastatic renal cancer (MRC) is a chemoresistant tumour but represent an immunoresponsive disease.
Thalidomide (Th), a sedative drug with anti-angiogenetic properties, has been shown activity in multiple myeloma and solid
tumours. Experimental studies of metronomic chemotherapy
demonstrate suppression of angiogenesis in animal models and
a synergistic anti-angiogenetic activity for Docetaxel (D) combined to monoclonal antibody against VEGF was reported
(Sweeney CJ et al., Cancer Res. 2001).
Aim of the study: Evaluation of feasibility, toxicity and activity of
low dose D in combination to Th in metastatic renal cancer.
Patients and Methods: Between 3/03 and 7/03 four patients were
treated. Two were male and 2 female. PS was >2 in 3 pts and =2
in one pt. Age was 44,50,54 and 71 years respectively. All
patients were pretreated with chemo-immunotherapy (CIT)
including IL-2, IFN-a2a and 5-FU (Atzpodien regimen) and 3
pts with Th alone. Sites of metastases were caval thrombosis in
2, liver in 3, lung in 2, lymphnodes, soft tissue and bone in 1 pt
respectively. Chronic disseminated intravascular coagulation was
present in 2 pts and idiopathic oral mucosal disorder in 1 pt.
Treatment: Th was administered at 100-200 mg daily on the
night and D 5-20 mg weekly until toxicity or progression.
Results: One of 3 pts with poor PS, unresponsive to previous
CIT and Th alone, obtained an objective response on soft tissue, platelets and mucosal recovery, LDH normalization and PS
improvement. Duration of response was 2 months. Of 3 others
pts, two obtained stable disease with subjective response in
one and the third patient was unresponsive to therapy. No
severe toxicity was encountered. Survival was 1, 3, 3.5 and 7
months respectively.
Conclusions: Combination of metronomic D to Th can represent
a new way of CT administration in metastatic progressive renal
cancer. These preliminary clinical data need a larger evaluation
in adequate cohort of patients to verify the clinical translation
of the experimental results obtained in the animal models.
Poster n. 101
ESAME INTRAOPERATORIO NELLE LESIONI SOSPETTE
DEL TESTICOLO
Gazzano G.1, Carmignani L.2, Gadda F.2, Nerva F.3, Mancini
M.3, Colpi G.M.3, Coggi G.1, Rocco F.2, Bosari S.1
1
Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, II Cattedra di
Anatomia e Istologia Patologica, Ospedale San Paolo di Milano; 2II
Clinica Urologica, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS; 3Unità di
Andrologia, Ospedale San Paolo di Milano
Introduzione e Obiettivi: Numerosi autori riportano un
aumento dell’incidenza di lesioni benigne in particolare nei
reperti incidentali di lesione testicolare. Negli ultimi anni si
è quindi rafforzato sempre più il ruolo dell’esame intraopeArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
37
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ratorio al congelatore (FSE) nella gestione terapeutica delle
lesioni testicolari. Obbiettivo dello studio è stato la valutazione dell’attendibilità dell’esame istologico estemporaneo
su una popolazione omogenea con diagnosi clinica e strumentale di sospetta neoplasia testicolare. Materiali e metodi:
tra ottobre del 2000 e marzo del 2004, abbiamo effettuato
30 FSE su lesioni testicolari focali. L’analisi, in sede intraoperatoria, è stata condotta sul nodulo interamente asportato
e sui margini chirurgici, ottenuti tramite biopsie del parenchima perilesionale. Il campione è stato in prima istanza
valutato macroscopicamente e successivamente sono stati
allestiti dei preparati, in sezioni seriate, colorati con
Ematossilina-Eosina. L’esame ha avuto una durata massima
di 15 minuti. In sede intraoperatoria le lesioni sono state
classificate in benigne, maligne e dubbie. In tutte le lesioni
è stata data la suggestività per l’istotipo.
Risultati: L’età dei pazienti era compresa tra 5 e 76 anni (media
41.2). Le dimensioni delle lesioni variavano da 3 a 24 mm. In
sede intraoperatoria abbiamo riscontrato 21 casi (70%) con
caratteristiche di benignità e 8 (26%) con caratteristiche di
malignità. Solo in un caso la risposta intraoperatoria è stata
“dubbia” ma suggestiva per malattia linfo-proliferativa.
L’analisi microscopica definitiva ha confermato tutte le diagnosi formulate in sede intraoperatoria. Sono stati riscontrati:
tumore a cellule del Leydig in 5 casi (23.8%), iperplasia a cellule del Leydig in 3 casi (14.2%), tumore a larghe cellule del
Sertoli calcificante in 1 caso (4,7%), tumore adenomatoide in
3 casi (14.2%), periorchite nodulare in 1 caso (4.7%), cisti
epidermoide in 1 caso (4.7), fibrosi in 3 casi (14.2%), infarto
in 3 casi (14.2%) ed iperplasia mesoteliale in 1 caso (4.7%). Le
lesioni maligne erano rappresentate da seminoma in 4 casi
(50%) e carcinoma embrionale nei restanti 4 casi (50%). Nel
caso suggestivo per malattia linfo-proliferativa l’analisi istologica definitiva ha confermato un linfoma non Hodgkin. In 8
pazienti con diagnosi di neoplasia maligna il testicolo è stato
rimosso. Nei tumori a cellule del Leydig e a cellule del Sertoli
sono stati valutati, in sede intraoperatoria, come segni di malignità: dimensioni superiori a cm 5, presenza di necrosi, invasione angio-linfatica e numero di mitosi superiori a 3x10HPF.
In nessun caso tali parametri venivano riscontrati. Una chirurgia conservativa è stata praticata su 16 (54%) dei 21 pazienti
con lesioni benigne e su 1 (3%) suggestivo per malattia linfoproliferativa.
Conclusioni: L’elevata incidenza di forme benigne conferma la
necessità di un nuovo atteggiamento nei confronti delle lesioni testicolari sospette. I nostri risultati dimostrano una sensibilità dell’esame intraoperatorio a pari al 100% ed indicano
tale procedura un valido strumento nella gestione terapeutica
di pazienti con lesioni testicolari focali.
Poster n. 102
SINGOLA DOSE POST-OPERATORIA DI GEMCITABINA O
EPIRUBICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI TA-T1:
STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO
Canepag, campodonico F., Capponi G., Maffezzini M.
S.C. Urologia E.O. Ospedali galliera, Genova
Introduzione e Obiettivi: Il trattamento standard del ca vescicale
superficiale è rappresentato dalla TUR (resezione transuretrale), tuttavia il 30-70% dei pazienti recidiva (1). Per tale motivo
alla resezione è associato un trattamento di chemio/immunoprofilassi endocavitaria. Da una revisione di 22 studi prospettici randomizzati e controllati su 3849 pazienti, solo in 13 studi
è stata dimostrata una riduzione delle recidive dopo chemioterapia intravescicale con vari agenti (Thiotepa, Doxorubicina,
Mitomicina C, Epirubicina (E), Ethoglucide) (3). La riduzione
della recidiva a breve termine è del 14%. L’E ha dimostrato una
38
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
riduzione a due anni superiore al 50% rispetto al controllo (2).
La Gemcitabina (G) è un nuovo farmaco efficace endovena per
il trattamento delle neoplasie vescicali avanzate (3). Nel trattamento endovescicale la tossicità è stata accettabile e ne è stata
raccomandata la somministrazione di 2g (4, 6). Il modello di
studio proposto è quello della singola instillazione endovescicale perioperatoria (5-7). L’obiettivo è stato valutare l’efficacia profilattica della G in singolo trattamento endovescicale postoperatorio sui tumori superficiali recidivanti confrontato con il trattamento “standard” in termini di percentuali di recidiva a un
anno.
Materiali e metodi: Dal 7/2003 al 7/2004 35 pz (pazienti) (età
media 72,5±8,89 aa - 29 maschi - 6 femmine) che presentavano
recidiva macroscopica di ca vescicale superficiale sono stati sottoposti a TUR e randomizzati nel trattamento singolo endovescicale G o E postoperatorio. La soluzione è stata mantenuta in vescica per 120’. Il f-up (follow-up) prevede cistoscopia trimestrale, es.
citologico urinario su 3 campioni e F.I.S.H. Sono state escluse dal
trattamento, ma randomizzate, le lesioni vescicali estese. Le lesioni infiltranti all’esame istologico sono state sottoposte a cistectomia radicale ed escluse dal f-up. La comparsa di recidiva al f-up
è stata considerata fallimento terapeutico.
Risultati: 17 pz sono stati trattati con G e 18 con E. Nessun pz
ha presentato eventi avversi seri. Tre pz randomizzati non sono
stati trattati per la estensione della lesione resecata. Quattro pz
con patologia infiltrante sono stati esclusi dal f-up. I 28 pz
hanno un f-up medio di 8± 3 mesi (range 12-3). A 3 mesi il
14.2% dei pz trattati con G hanno recidivato rispetto al 28.2%
del gruppo E, a 6 mesi il 20% del gruppo G rispetto al 25% del
gruppo E. Nessuna recidiva a 9 e 12 mesi nei due gruppi.
Conclusioni: La G ha presentato al pari della E una buona tollerabilità in tutti i pz trattati. L’efficacia va considerata sovrapponibile nei 2 trattamenti per l’esiguità del campione osservato.
Lo studio prosegue sia con l’arruolamento costante dei pz sia
con il f-up. I risultati appaiono incoraggianti soprattutto per la
buona tollerabilità riscontrata.
Bibliografia:
1. Bono AV ,et al. Eur Urol 1996; 29:385
2. Lamm DL, et al. J Urol 1995; 153:1444
3. Von der Maase H, et al. J Clin Oncol 2000; 17:3068
4. Dalbagni G et al. Abstract, ASCO 2002 ¡Ù 799
5. Oosterlinck W, et al. J Urol 1993; 149:749
6. Okamura K et al. Cancer 2002; 94:2363
7. Laufer M et al. J Clin Oncol 2003; 21:697
Poster n. 103
BLEOMYCIN AND INTERSTITIAL PULMONARY INJURY: A
CASE REPORT
Morelli F.1, Zarrelli N.2, Ricci Barbini E.3, Ricci Barbini V.3,
Toma S.1
1
Dept of Oncology; 2Dept of Radiology; 3Dept of Urology Casa,
Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo, Italy
Background: Pulmonary toxicity is a well-known complication
observed with several anticancer drugs. The standard chemotherapy for patients with germ cell tumors consists of a combination of bleomycin, etoposide and cisplatin (BEP). A major
disvantage of this treatment is the occurrence of bleomycininduced pneumonitis. The reported incidence of this toxicity
varies from 0 to 46% of the patients. Fatal pneumonitis occurs
in approximately 3% of patients treated with bleomycin.
Materials: A.G., 20 years old male, underwent radical orchiectomy on July 2003. The histologic diagnosis was teratoma
(90%), embrional carcinoma and yolk sac tumor (10%). The
prechemotherapy level of the serum marker alpha-fetoprotein
was raised.The staging classification was IS.. The patient recei-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ved three cycles of BEP. After the end of chemotherapy, the CT
scan showed interstitial fibronodular infiltration located in the
posterior segment of lower right lobe of the lung.
Results: The surgery was performed On December 2003. The
single lesion was removed by a mini-thoracotomy. The pathological findings was obliterantis brochitis associated with
interstistial pneumonia. The patient is still alive without disease.
Discussion: Bleomycin has an effect on the lung vasculature, but
different from etoposide and cisplatin. The capillary changes
observed using nailfold capillary microscopic examination, the
reported cases of Raynauld’s phenomenon, myocardial infarction and pulmonary veno-occlusive disease induced by bleomycin suggest direct effects on the vasculature. The effects occur
predominantly in the lung and skin vasculature because this
organs are deficient in bleomycin hydrolase which inactivates
bleomycin. The alterations of the vasculature are due to induction of free radicals by bleomycin, which causes endothelial
damage, followed by an immunological process with infiltration
of lymphocytes and alveolar macrophages (1, 2). These cells
produce cytokines, which further augment cellular accumulation, proliferation of fibroblasts, production of collagen and
finally fibrosis (3). The emergence of pulmonary infiltrates in
cancer patients treated with chemotherapy remains a difficult
diagnostic problem. Many differential diagnoses have to be discussed including: lymphangitic carcinomatosis, infection,
allergy, teratoma. With thre eclusion of all these etiologic factors,
drug-induced pulmonary reaction has to be strongly suspected.
To avoid this toxicity, treatments with EP were recommended in
good prognosis germ cell tumors.
Bibliografia:
1. Shrier DJ, Phan SP. Modulation of bleomycin-induced pulmonary fibrosis in the BALB/c mouse by cyclosphosphamide-sensitive T cells. Am J
Pathol, 1984; 116:270
2. Shrier DJ, Phan SP. The effects of the nude (NU/NU) mutation on
bleomycin-induced pulmonary fibrosis: a biochemical evaluation. Am rev
resp Dis, 127: 614-7; 1983
3. Adamson IYR and Bowden DH, The pathogenesis of bleomycin-induced
pulmonary fibrosis in mice. Am J Pathol 1974; 77:185
Poster n. 104
“SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: ESPERIENZA NOVARESE
Zaramella S., Sala M., Monesi G., Kocjancic E., Gontero P.,
Ceratti G., Favro M., Marchioro G., Pisani R., Frea B.
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara
Introduzione e Obiettivi: Nella pratica clinica è frequente il
riscontro di elevati livelli di PSA in pazienti con pregressa
biopsia negativa, senza sintomatologia prostatitica associata. È
intuitivo peraltro che, aumentando il numero di prelievi bioptici, aumenti anche il numero di tumori diagnosticati. In questo lavoro abbiamo analizzato i risultati del nostro schema di
biopsie prostatiche estese (saturation needle biopsy), in
pazienti con una o più biopsie negative e forte sospetto clinico di tumore prostatico.
Metodi: Il nostro schema di saturation biopsy prevede l’esecuzione di 32 prelievi in sedazione, comprendenti la zona periferica, la zona transizionale e la zona anteriore. Dal novembre
2003 al maggio 2004 abbiamo sottoposto a saturation biopsy
33 pazienti, con età media di 66,6 anni, PSA medio di 11.2
(da 4.3 a 31) ng/ml e numero medio di biopsie standard pregresse di 1,6 (da 1 a 5). In 7 pazienti era stato precedentemente riscontrato un PIN ad alto grado.
Risultati: In 13 pazienti (39.39%) è stato riscontrato un tumore, mentre in 20 pazienti (60,6%) anche la saturation biopsy è
risultata negativa. In numero medio di prelievi bioptici positivi nei pazienti con tumore era di 3,2/32. Un Gleason score
basso o medio grado è stato riscontrato in 11/13 pazienti, mentre uno ad alto grado in 2/13 pazienti, nel CAPut % delle procedure si sono osservate complicanze postoperatorie rilevanti
(ematuria con coaguli, ritenzione d’urina o prostatite).
Stratificando la percentuale di positività per tumore nei pazienti con una, due, tre o più biopsie negative in anamnesi, tale
percentuale era rispettivamente del 35, 50, e 40%.
Conclusioni: La saturation biopsy rappresenta un valido strumento nella diagnosi di tumore della prostata in pazienti con
mappaggio bioptico standard negativo, e con forte sospetto clinico di tumore, mantenendo una alta percentuale di diagnosi
anche in pazienti con numerose biopsie negative. Per la non
trascurabile frequenza di complicanze, la metodica a nostro
avviso, non dovrebbe essere eseguita di routine dopo un singolo campionamento bioptico negativo.
Bibliografia:
1. Chrouser KL, Lieber MM. Extended and saturation needle biopsy for the
diagnosis of prostate cancer. Curr Urol Rep 2004; 5:226
2. PMID: 15161572 [PubMed - in process] Rabets JC, Jones. Prostate cancer detection with office based saturation biopsy in a repeat biopsy population. J Urol. 2004; 172:94
Comunicazioni n. 105
SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA IN PAZIENTI
SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, CON PSA
COMPRESO FRA 20 E 100 NG/ML: ANALISI DEI FATTORI PREDITTIVI PREOPERATORI
Zaramella S.1, Sala M.1, Vidali M.2, Monesi G.1, Kocjancic
E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1, Favro M.1, Marchioro G.1,
Pisani R.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale
“A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”,
Novara; 2Dipartimento Scienze Mediche Università degli Studi del
Piemonte Orientale
Introduzione e Obiettivi: Nei pazienti con elevato PSA alla diagnosi, in mancanza a tutt’oggi di una precisa e sicura stadiazione clinica preoperatoria del tumore prostatico, risulta spesso difficile decidere quali pazienti si possono effettivamente
giovare della terapia chirurgica. L’obiettivo della nostra revisione è quello di valutare l’outcome dei nostri pazienti sottoposti
a prostatectomia radicale con PSA alla diagnosi elevato (fra 20
e 100 ng/ml), allo scopo di definire quali dati preoperatori
siano i più utili nel predire i pazienti liberi da malattia dopo
l’intervento.
Metodi: Dall’ottobre 1998 al giugno 2004, 421 pazienti sono
stati sottoposti a prostatectomie radicali presso la nostra clinica, di questi 48 presentavano un PSA alla diagnosi compreso
fra 20 e 100 ng/ml ed un follow-up di almeno 6 mesi, la loro
età media era di 65,4 anni, ed il PSA medio di 39,4 ng/ml. Ad
un follow-up medio di 36 mesi 20 pazienti (41,6%) sono liberi da malattia (Gruppo A), mentre 28 pazienti (58,3%) presentano segni clinici o bioumorali di persistenza o di ripresa di
malattia (gruppo B). Abbiamo confrontato quindi il PSA, il
Gleason score, lo stadio clinico e il numero di prelievi bioptici
positivi, allo scopo di stabilire quali fra questi sia il più utile
nell’individuare preoperatoriamente i pazienti che risulteranno
liberi da malattia al follow-up.
Risultati: i pazienti del gruppo A presentavano un PSA medio
alla diagnosi di 32,5 ng/nl, un numero di prelievi bioptici positivi medio di 3,85 su 8, ed un Gleason score bioptico medio di
5,8. Nei pazienti nel gruppo B il PSA medio era di 42,5 ng/ml,
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
39
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
i prelievi positivi medi erano 6,28 su 8, ed il Gleason score
bioptico media di 7,14. Tali differenze all’ analisi univariata,
sono risultate statisticamente significative (T test), valutati i
dati con un modello di regressione logistica, utilizzando i 4
parametri preoperatori, è possibile individuare preoperatoriamente fino all’86% dei pazienti che saranno liberi da malattia.
Inoltre contrariamente all’analisi univariata, solo il PSA, il
Gleason score e lo stadio clinico sono fattori predittivi indipendenti per ripresa biochimica di malattia.
Conclusioni: Nella nostra esperienza, seppur con un follow-up
breve, elevati valori di PSA alla diagnosi non rappresentano
una controindicazione assoluta alla prostatectomia radicale,
nella nostra esperienza in questi pazienti, il numero di prelievi bioptici positivi, il Gleason score, lo stadio, e lo stesso PSA
individuano con buona precisione i pazienti che avranno una
precoce ripresa di malattia dai pazienti liberi da malattia.
Bibliografia:
1. Partin AW, Kattan MW et al. Combination of prostate-specific antigen,
clinical stage, and Gleason score to predict pathological stage of localized
prostate cancer. A multi-institutional update. JAMA 1997; 277:1445
2. Han M, Partin AW et al. Biochemical (prostate specific antigen) recurrence probability following radical prostatectomy for clinically localized
prostate cancer. J Urol 2003; 169:517
Comunicazioni n. 106
BIOPSIA ECOGUIDATA DELL’ANASTOMOSI URETRO-VESCICALE DOPO PROSTATECTOMIA: NOSTRA ESPERIENZA
Mari M.1, Guercio S.1, Mangione F.1, Dalle Ore M.C.1,
Bollito E.2 , Bellina M.1
1
U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli, Torino;
2
Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi,
Orbassano, Torino
Introduzione e Obiettivi: La progressione biochimica dopo prostatectomia radicale rappresenta uno dei principali problemi
clinici sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Non
esiste un consenso unanime nel definire il livello di “PSA failure”: alcuni Autori propongono un valore di PSA di 0.4
ng/ml, altri, più recentemente, ritengono più appropriato un
cut-off di 0.2 ng/ml. Inoltre, sebbene le variabili pre e postoperatorie e la cinetica del PSA possano essere suggestive per
una ripresa di malattia locale o sistemica, molti urologi preferiscono la conferma istologica o radiologica della sede della
ripresa di malattia per intraprendere il trattamento più indicato. In questo lavoro presentiamo la nostra casistica di biopsie
dell’anastomosi uretro-vescicale in pazienti con sospetta recidiva locale dopo prostatectomia.
Metodi: Abbiamo eseguito 9 biopsie transrettali ecoguidate dell’anastomosi uretro-vescicale, con ecografo Siemens Adara e
sonda endocavitaria con possibile scansione longitudinale e
trasversale. La mediana alla progressione sierologia era di 36
mesi (range 4-82). Tutti i pazienti, presentavano PSA > 0.4
ng/ml (mediana 0.7; range: 0.4-3.2). In 6 pazienti lo stadio
patologico era pT3a, pT2 negli altri 3 pazienti; i pazienti con
margini postivi erano 4/9 (44%). Il Gleason score era 7 in 5
pazienti, 6 in tre pazienti e 8 in un paziente. Un solo paziente
presentava una esplorazione rettale positiva. Sono stati eseguiti 7 prelievi bioptici in scansione longitudinale.
Risultati: In 6/9 pazienti (66%) abbiamo ottenuto una diagnosi istologica di recidiva di adenocarcinoma prostatico. Non si
sono registrate complicanze peri- e post-biopsia. Tutti i
pazienti con esame istologico positivo sono stati sottoposti a
radioterapia adiuvante con successivo azzeramento dei valori
del PSA.
Conclusioni: Il prelievo bioptico ecoguidato dell’anastomosi
uretro-vescicale, in pazienti sottoposti a prostatectomia radi-
40
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
cale con progressione biochimica, rappresenta una valida
metodica per identificare una possibile recidiva locale, sebbene
la sua reale utilità sia ancora controversa. Requisito fondamentale per una adeguata accuratezza della metodica è rappresentato dalla possibilità di effettuare il prelievo ecoguidato in scansione longitudinale. L’elevata percentuale di diagnosi, seppure
in una casistica limitata, è a nostro avviso dovuta alla tecnica
utilizzata, con risultati sovrapponibili a quelli pubblicati da
Scattoni e coll. In base anche ai dati della Letteratura, consigliamo di eseguire la biopsia con valori di PSA inferiori a 1
ng/ml, per ottenere le maggiori possibilità di risposta al trattamento radioterapico.
Comunicazioni n. 107
RISPARMIO DELLE VESCICHETTE SEMINALI IN CORSO DI
PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA.
Mari M.1, Ambu A.1, Guercio S.1, Tamagnone A.3, Bollito
E.2, Bellina M.1
1
U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli, Torino;
2
Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi,
Orbassano, Torino; 3Clinica Universitaria II, Azienda Ospedaliera
Molinette, Torino
Introduzione e Obiettivi: Poiché l’interessamento delle vescichette seminali rappresenta un fattore prognostico negativo e i
nomogrammi basati sul PSA, Gleason score e stadio clinico, ci
espongono comunque al rischio di misconoscere un loro coinvolgimento, può essere utile biopsiare, in casi selezionati,
anche le vescichette seminali in corso di mapping prostatico
(Boccon-Gibod 2002). Hauri e Montie hanno presentato la loro
esperienza sul risparmio delle vescichette seminali, in corso di
prostatectomia radicale, rilevando, nei pazienti sottoposti a tecnica nerve-seminal sparing rispetto alla sola tecnica nerve sparing, una più precoce ripresa della continenza urinaria e un
miglioramento della potenza sessuale e della qualità dell’orgasmo. Walsh ha rilevato che un risparmio anche parziale delle
vescichette seminali, consente di minimizzare il danno al plesso pelvico con un miglioramento sia della potenza che della
qualità dell’orgasmo (Congresso SIU 2003). In questo lavoro
presentiamo l’ esperienza sull’esecuzione della prostatectomia
radicale nerve-seminal sparing, eseguita in casi selezionati.
Metodi: Da novembre 2001 a dicembre 2003, 23 pazienti con
età media di 61 anni (range 50-66) affetti da carcinoma prostatico (monolaterale, Gleason score <6, stadio clinico T1c, n
prelievi positivi <4, PSA < 10 ng/ml), senza coinvolgimento
delle vescichette seminali alla biopsia ecoguidata, adeguatamente informati e motivati, con valutazione pre e post-operatoria della potenza sessuale (mediante questionario IIEF) e
della continenza, sono stati sottoposti a prostatectomia radicale “seminal sparing” bilaterale, “bladder-neck” e “nerve sparing” controlaterale alla sede del tumore. Tutti i pazienti hanno
eseguito una riabilitazione sessuale post-operatoria con sildenafil per os.
Risultati: La prostatectomia radicale “seminal, bladder neck e
nerve sparing” è stata tecnicamente eseguibile in tutti i pazienti. In corso di intervento è stato effettuato un esame istologico
estemporaneo sul pezzo chirurgico che non ha evidenziato
infiltrazione neoplastica a livello dell’inserzione delle vescichette seminali. In 19/23 (83%) pazienti la neoplasia è risultata intracapsulare all’esame istologico definitivo. In 4/23 (17%)
pazienti la neoplasia è risultata extracapsulare monolaterale
(pT3a), di cui 2 con margine tatuato positivo focale. In nessun
caso l’extracapsularità della lesione o il margine tatuato positivo era in prossimità dell’inserzione delle vescichette seminali.
Il follow-up medio risulta di 14.2 mesi (range 6-32). 16/23
pazienti (69%) hanno mantenuto la potenza sessuale, di cui 11
(69%) riferivano inoltre una soddisfacente qualità dell’orga-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
smo. A tre mesi dall’intervento tutti i pazienti risultavano continenti: 8/23 pazienti (35%) hanno ripreso la continenza alla
rimozione del catetere vescicale, 15/23 (65%) risultavano continenti dopo una settimana.
Conclusioni: La prostatectomia radicale seminal sparing può
consentire, in pazienti altamente selezionati, il mantenimento
di una attività sessuale soddisfacente anche per quanto riguarda la qualità dell’orgasmo, senza rinunciare a garantire una
adeguata radicalità oncologica, purché si attui una accurata
selezione dei casi e una tecnica meticolosa.
Comunicazioni selezionate n. 108
CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE E FATTORI DI RISCHIO
AMBIENTALE NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE A MEDIO RISCHIO DI RECIDIVA. UNO STUDIO
PROSPETTICO RANDOMIZZATO DEL GRUPPO STUDIO
TUMORI UROLOGICI (GSTU)
Serretta V.1, Altieri V.2, Morgia G. 3, Carrieri G.4, Di Lallo
A.5, Melloni D.6, Magno C.6, Armenio A.7, Vacirca F.8,
Salzano L.9, Cindolo L.9, Bizzini A.10, D’Elia A.11, Motta
M.12, Sblendorio D.13, Vaccarella G.14, Zito A.15, Selvaggi
F.P.16, Gallo A.17, Simone N.S.18, Aragona F.19, Allegro R.1,
Pavone-Macaluso M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori
Urologici (GSTU)
1
Ist Urol Università di Palermo; 2Ist Urol Università di Napoli;
3
Ist Urol Università di Sassari; 4Osp Civ Div Urol Matera; 5Osp
Civ Div Urol Campobasso; 6Ist Urol Università di Messina; 7Casa
di Cura Candela; 8Osp Civ-Div Urol Caltanissetta; 9Osp Civ Div
Urol Benevento; 10Osp Civ Div Urol Caltagirone; 11Osp Civ Div
Urol Castellaneta (TA); 12Ist Urol-Università Catania; 13Osp Civ
Div Urol Carbonara (BA); 14Osp Civ Cervello Div Urol-Palermo;
15
Osp Civ Div Urol-Torre del Greco(NA); 16Ist Urol Università di
Bari; 17INT Pascale Div Urol-Napoli; 18Osp Civ Div Urol
Maddaloni (CE); 19Dpt Disc. Chir. Anat. e Oncol. Università di
Palermo
Introduzione e Obiettivi: Nell’Italia meridionale è iniziato nel
maggio 2002 uno studio randomizzato multicentrico con lo
scopo di valutare il ruolo del mantenimento dopo induzione
nella chemioterapia endovescicale in una popolazione di
pazienti con carcinoma vescicale superficiale (TCCB) a medio
rischio di recidiva. E’ stata inoltre analizzata la distribuzione
dei principali fattori di rischio ambientale per correlarli con le
caratteristiche neoplastiche e con la risposta alla terapia.
Metodi: Sono state centralizzate informazioni quali l’età, il
sesso, il luogo di nascita, l’ambiente di residenza, l’attività
lavorativa, l’esposizione al fumo attivo e passivo, l’uso di tintura per capelli, le risorse idriche. Pazienti con TCCB G1-2
Ta-T1, singoli o multipli, primitivi o recidivanti sono stati
sottoposti a TUR e chemioterapia endovescicale con epirubicina (80mg/50ml) entro 24 ore. I pazienti sono stati randomizzati in due bracci: A. induzione settimanale per 6 settimane; B: induzione e mantenimento mensile per complessivi 12 mesi.
Risultati: Sono stati sino ad oggi reclutati 583 pazienti, 502
uomini e 81donne. Dei pazienti, 372 (64%) presentano neoplasie primitive e 211 (36%) recidive; 230 (39%) singole e
353 (61%) multiple. L’81% dei pazienti risiede in ambiente
urbano. Il 41% dei pazienti lavora nel settore terziario, il
23% nell’industria considerata a rischio, il 20% nel settore
agricolo. L’ 8% usa tintura per capelli (periodo medio di
esposizione: 16 anni). Il 44% dei pazienti beve solo acqua in
bottiglia ed il 31% acqua di acquedotto. Il 43% dei pazienti
fuma ed il 32% è ex-fumatore. Il 24% dei pazienti sono risultati esposti al fumo passivo, in ambiente di lavoro il 41%, in
ambiente familiare il 45% e in ambedue il 14%. Di 583
pazienti, 59 (10.1%) non sono valutabili. Ad oggi è disponi-
bile il follow-up di 322 pazienti (follow-up medio 12 mesi).
È stata osservata una recidiva in 53 pazienti (17%) e progressione in 4 (11%). Hanno recidivato 35 pazienti (22%) del
braccio A e 18 pazienti (11%) del braccio B. Malgrado emerga perciò un trend a favore del mantenimento non è emersa
ad oggi una differenza statisticamente significativa nel tempo
libero da recidiva tra i due bracci di trattamento. Una correlazione statisticamente significativa è stata evidenziata invece
retrospettivamente tra impiego nell’industria e molteplicità
della neoplasie alla diagnosi (p<0.0001) e tra periodo di
esposizione al fumo e numero di recidive (p=0.02). È emersa
inoltre una interessante correlazione tra fumo, risorsa idrica e
tumore vescicale. Nei pazienti non fumatori rispetto ai fumatori l’acquedotto municipale è risultato la risorsa idrica più
frequente (p=0.001). È tuttora in corso l’analisi statistica prospettica tra schema di chemioterapia adiuvante, fattori
ambientiali e recidiva.
Conclusioni: I dati preliminari ottenuti evidenziano retrospetticamente una correlazione significativa tra rischio lavorativo e
molteplicità del tumore, tra periodo di esposizione al fumo e
recidività della stessa e tra risorsa idrica, fumo e carcinoma
vescicale. Prospetticamente emerge un trend ai limiti della
significatività statistica a favore del mantenimento.
Comunicazioni n. 109
VALORE CLINICO DELLA RIDUZIONE DEL PSA IN SOGGETTI CANDIDATI ALL’AGOBIOPSIA PROSTATICA
Serretta V., Galuffo A., Coraci G., Allegro R., Abbadessa D.,
Ascoli R., Pavone-Macaluso
Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie
Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo
Introduzione ed Obiettivi: I processi infettivi subclinici della prostata sono un fenomeno relativamente comune e responsabile
di elevazione del PSA. Scopo del presente lavoro è stato quello
di valutare, in soggetti candidati alla biopsia prostatica, quale
sia il valore clinico da attribuire alla riduzione dei valori del
PSA dopo un breve ciclo di terapia antibiotica.
Metodi: Sono stati inseriti in studio 62 pazienti con esplorazione rettale negativa e PSA compreso tra 4 e 20 ng/ml. Sono
stati esclusi pazienti con prostatite cronica clinicamente
manifesta, pazienti sottoposti da meno di 3 mesi a terapia
antibiotica o in terapia con finasteride. Tutti i pazienti hanno
assunto Ciprofloxacina per 21 giorni ed hanno ripetuto il
PSA dopo 10 giorni dal termine della terapia. I pazienti sono
stati poi sottoposti ad agobiopsia prostatica transrettale (da 8
a 10 prelievi).
Risultati: Trentaquattro pazienti (54.8%) hanno presentato una
riduzione dei livelli sierici del PSA pari, in media, al 31%. In 6
pazienti (9.6%) il PSA si è ridotto a valori inferiori a 4 ng/ml.
È emersa una correlazione inversa tra valore iniziale del PSA e
entità della variazione (p=0.0002). Inoltre, emerge una correlazione tra entità della riduzione percentuale del PSA e probabilità di negatività bioptica (p=0.05). La PSA free-ratio non ha
mostrato significative variazioni. In 22 pazienti (35%) l’agobiopsia prostatica ha rilevato un adenocarcinoma prostatico. In
nessuno dei 6 pazienti con riduzione del PSA a livelli inferiori
a 4 ng/ml è stato osservato un adenocarcinoma. I pazienti con
agobiopsia prostatica negativa sono stati mantenuti in followup con monitoraggio del PSA ed eventuale ripetizione dell’agobiopsia.
Conclusioni: La riduzione del PSA, dopo un breve ciclo di terapia antibiotica, malgrado sia correlata con la probabilità di
negatività bioptica non riveste rilevante significato clinico.
Invece, la normalizzazione del PSA (< 4 ng/ml) consente di evitare l’agobiopsia e di limitarsi ad un attento monitoraggio in
una ridotta percentuale di pazienti.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
41
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni n. 110
RUOLO DELLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE POST-PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI CON COINVOLGIMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI (PT3B)
Greco C.1, Castiglioni S.1, de Cobelli O.2, Longaretti N.1,2,
Matei V.2, Rocco B.2, Scardino E.2, Severi G.3, Vavassori A.1,
Verweij F.2, Orecchia R.1
1
Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia;
2
Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia; 3Divisione di
biostatistica ed epidemiologia, Istituto Europeo di Oncologia
Introduzione e Obiettivi: il coinvolgimento patologicamente
documentato delle vescicole seminali (SVI) nel carcinoma prostatico è generalmente considerato un fattore prognostico sfavorevole, predittivo di ricaduta sia locale che a distanza. Il
ruolo della radioterapia adiuvante alla prostatectomia radicale
(RRP), nei pazienti con SVI, rimane ancora controverso. Lo
scopo del presente studio è stato quello di determinare, nei
pazienti pT3b-pT4 pN0 con SVI, il beneficio della radioterapia adiuvante alla RRP in termini di controllo biochimico.
Metodi: sono stati valutati retrospettivamente 66 pazienti sottoposti a RRP trattati nel nostro Istituto tra il 1995 e il 2002,
con SVI e negatività linfonodale. Di questi, 45 hanno ricevuto
trattamento radioterapico adiuvante, 22 da solo e 23 in combinazione con la terapia ormonale; i rimanenti 21 non hanno
eseguito radioterapia adiuvante. Il trattamento radiante è stato
iniziato entro i 4 mesi successivi all’intervento, con tecnica
conformazionale con dosi comprese tra 60 e 70 Gy (dose
mediana 66 Gy). Il follow-up mediano (dal giorno della chirurgia) è stato di 40.6 mesi (range 12-99). Per ricaduta biochimica è stato considerato il primo valore >0.2ng/mL.
Risultati : la percentuale di pazienti liberi da ricaduta biochimica
(bNED) a due anni, è stata di 80% nei pazienti sottoposti a radioterapia adiuvante e di 54% nei pazienti senza radioterapia
(p=0.036); la bNED attuariale a 5 anni è di 59% e 41%, rispettivamente. Dall’analisi univariata la probabilità di ricaduta è stata
associata un PSA dosabile (>0.2ng/ml) prima della radioterapia
(p=0.02); nessun altro fattore prognostico (PSA, Gleason score,
presenza di margini positivi) si è mostrato significativamente correlato alla bNED. L’analisi multivariata ha confermato un vantaggio significativo (p=0.002) nella bNED nel gruppo di pazienti
che ha eseguito trattamento radiante adiuvante. Non è stata evidenziata una differenza statisticamente significativa nei pazienti
trattati con radioterapia adiuvante con o senza l’uso di una deprivazione androgenica. La presenza di un PSA indosabile (<0.2
ng/mL) è stata confermata come fattore prognostico indipendente di bNED anche alla analisi multivariata.
Conclusioni : i dati del presente studio indicano un vantaggio
in termini di bNED, nei pazienti che vengono sottoposti a trattamento radiante adiuvante con vescicole seminali positive e
PSA post-operatorio <0.2 ng/ml. Il ruolo dell’ormonoterapia
in associazione alla radioterapia rimane ancora da definire.
Bibliografia:
1. Epstein JI, Partin AW, Potter SR, Walsh PC. Adenocarcinoma of the
prostate invading the seminal vesicle: prognostic stratification based on
pathologic parameters. Urology 2000; 56:283
2. Johnson CW, McKiernan JM, Anastasiadis AG, Salomon L, Eaton S,
Goluboff ET, Olsson CA, Benson MC. Prognostic indicators for long-term
outcome following radical retropubic prostatectomy for prostate cancer
involving the seminal vesicles. Urol Oncol 2004; 22:107
3. Valicenti RK, Gomella LG, Ismail M, Mullholland SG, Petersen RO, Corn
BW. Pathologic seminal vesicle invasion after radical prostatectomy fon
patients with prostate carcinoma: effect of early adjuvant radiation therapy
on biochemical control. Cancer 1998; 82:1909
4. Lee HM, Solan MJ, Lupinacci P., Gomella LG, Valicenti RK. Long-term
outcome of patients with prostate cancer and pathologic seminal vesicle
invasion (pT3b): effect of adjuvant radiotherapy. Urology 2004; 64:84
42
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Poster n. 111
ADENOMA NEFROGENICO DELLA VESCICA CORRELATO
AD ABUSO DI ANALGESICI
Giubilei1 G., Bartoletti1 R., Scelzi1 S., Crisci1 A., Tazioli2 S.,
Mencarini1 M., Mondaini1 N., Gavazzi1 A., Raugei1 A.
1
Clinica Urologica I di Firenze; 2Clinica Urologica II, Firenze
Introduzione: L’Adenoma Nefrogenico (AN) è una rara lesione
metaplastica composta da piccole strutture tubulari che mimano il tessuto renale; l’AN può essere riscontrato lungo tutto
l’apparato urinario, più frequentemente nella vescica ed in presenza di fattori di rischio come chirurgia genito urinaria, calcolosi, traumi, trapianto di reni, infezioni delle vie urinarie.
Caso Clinico: Un paziente di 53 anni ricoverato per colica renale
all’urografia mostrava segni di pregressa necrosi papillare;dopo
guarigione persisteva una lieve isufficienza renale. Da un’accurata anamnesi emerge un abuso di analgesici durato almeno 5 anni
per la cura di artrite cronica. Un anno dopo il paziente viene visitato lamentando pollacchiuria ed urgenza; l’esame delle urine
rivela una microematuria. L’esame obiettivo risultava negativo e
nessuno dei fattori di rischio per l’AN era presente nell’anamnesi
del paziente. La successiva ecografia vescicale rivelava una lesione iperecogena della parete sx successivamente confermata e
biopsiata all’esame cistoscopico; l’esame isto patologico definiva
la lesione come un AN.
Discussione: Fino ad oggi sono stati descritti in letteratura circa
400 casi di AN la cui lesione è ritenuta essere il risultato di una
serie di stimoli irritativi cronici seguiti dalla prolifezione di cellule capaci di sviluppare tessuto renale Circa il 56% di queste
lesioni si manifesta macroscopicamente come papillari, il 34%
come sessile ed il 10% come polipoidi; la sintomatologia del
paziente solitamente riporta disuria, ematuria e frequenza.
Questo caso clinico risulta essere unico per il fatto che l’abuso
di analgesici risulta essere l’unico fattore di rischio per l’insorgenza della lesione anche se questa relazione eziopatologica
rimane da chiarire. L’AN viene considerata una lesione benigna,
cio nonostante è importante diagnosticarla sia per una descritta associazione con il carcinoma vescicale che per la capacità di
accrescimento della lesione fino ad enormi masse endovescicali. Nella nostra popolazione l’abuso di analgesici è molto frequente, riteniamo sia quindi importante un’accurata anamnesi
farmacologica di tale abuso nei pazienti che mostrano LUTS
irritativi e microematuria.
Comunicazioni n. 112
LEIOMIOMI DELL’APPARATO GENITOURINARIO
Giubilei G.1, Gavazzi A.1, Mondaini N.1, Ponchietti R.3,
Vignolini G.1, Tazioli S.2, Mencarini M.1, Raugei A.1, Rizzo M.1
1
Clinica Urologica I, Firenze; 2Clinica Urologica II, Firenze; 3Clinica
Urologica di Siena
Introduzione: I tumori mesenchimali benigni sono raramente
riscontrabili a livello dell’ apparato genitourinario. Tra essi il leiomioma è il tipo più frequente. Obbiettivo di questo studio è stato
rivedere la nostra esperienza con questo tipo di tumore essendo
riportati in letteratura solamente case reports e piccole casistiche,
la più grande delle quali, a nostra conoscenza, conta 5 casi di leiomioma (Scand. J. Urol Nephrol 2001 (35): 295-299).
Materiali e Metodi: Durante un periodo di 20 anni (1980-2000)
presso la nostra clinica 11 pazienti, 6 uomini e 5 donne, sono
stati trattati per tale patologia.Tutti i vetrini sono stati rivisti
dallo stesso patologo. Per tutti i pz si è proceduto alla revisione dei dati clinici e al follow-up. 3 casi sono risultati essere già
stati descritti su riviste internazionali (2 casi C. Selli: Urol Int
1992 e 1995); (1 caso A. Borri: Minerva Urol e Nefrol 2000).
Per questi ultimi si è proceduto alla valutazione del solo follow-up.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Risultati: Gli 11 pazienti avevano un età media di 48,9 anni
(range 32-65).4 erano a livello testicolare età media 52,5 anni
(range 40-65). I sintomi di presentazione sono stati la comparsa di una massa palpabile (4) associata in 1 a dolore, in 1 a
moderato idrocele. Le dimensioni del tumore erano mediamente 2,5 cm come diametro massimo (range 2-3). Per 2 si è proceduto in maniera conservativa per 2 in maniera radicale. Al follow-up media 10,5 anni (range 2-20) nessuno presenta recidive
locali o metastasi a distanza. 4 erano a livello renale (30 casi in
letteratura) età media 50 anni (range 39-64). Sintomi alla diagnosi:dolore al fianco in 3, riscontro occasionale in 1 caso.Le
dimensioni erano mediamente 2,8 cm (range 1, 5-4). In tutti si
è proceduto ad enucleazione.3 vivi ad un follow-up medio di
9,3 anni (range 7-12), uno perso al follow-up. 2 erano a livello
vescica (250 casi in letteratura) età media 39,5 (range 3247).Sintomi alla diagnosi ematuria.Al follow-up medio 12,5
anni (range 12-13) tutti vivi.1 a livello uretra (meno di 40 casi
in letteratura), 49 anni, riferiva presenza lesione da 18 anni, poi
rimossa attualmente viva ad un follow-up di 9 anni.
Conclusioni: L’escissione del tumore seguita dall’esame istologico è al momento attuale l’unica maniera certa per distinguere
tale patologia dai tumori maligni.Tali patologie hanno una
prognosi eccellente che anche i nostri dati, che rappresentano
una casistica unica per dimensioni, confermano.
Comunicazioni n. 113
CORRELAZIONE TRA MARKERS SIERICI NEUROENDOCRINI E RISULTATI IMMUNOISTOCHIMICI NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO
Matei D.V.1, Sandri M.T.2, Renne G.3, Gandini S.4, Scardino
E.1, Rocco B.1, Verweij F.1, Varela R.1, Fazio N.5, de Cobelli O.1
1
Div. di Urologia; 2Unità di Medicina di Laboratorio, Laboratorio;
3
Div. Anatomia Patologica 5 Div. Oncologia; 4Div. Biostatistica,
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Introduzione: La dimostrazione della differenziazione neuroendocrina (NE) nel carcinoma della prostata (CaP) ha ricevuto
negli ultimi anni un’attenzione sempre maggiore, per le possibili implicazioni nella prognosi e terapia. È stato riportato che
l’incidenza del riscontro di cellule NE nel CaP varia dal 10 al
100% con valori significativamente più alti nei pazienti ormonorefrattari (Casella R et al., J Urol, 160, 1998) sia come dato
numerico, che come dato quantitativo. Inoltre, studi recenti
(Berruti et al., BJU, 91, 2002) hanno individuato nel dosaggio
della Cromogranina A sierica (sCgA) il marker sierico più
fedele dell’attività delle cellule NE nei pazienti con CaP.
Obiettivo: Valutare in un gruppo di 21 pazienti affetti da CaP
ormonorefrattaria (HRPC), con prostata in sede, l’assetto
immunoistochimico neuroendocrino e correlarlo con il dosaggio della sCgA.
Materiali e Metodi: 21 pazienti portatori di HRPC (stadio D3)
sono stati sottoposti a biopsia prostatica e a dosaggio della
sCgA. Sono state eseguite colorazioni immunoistochimiche
(IIC) per definire il pattern NE del tumore: cromogranina A
tissutale (tCgA), sinaptofisina, recettori 2 per somatostatina
(RSS2) e Ki-67. Di tutti i pazienti si disponeva del valore PSA
e testosterone al momento della biopsia come anche delle
informazioni cliniche del paziente (età, PSA iniziale, status linfonodale e scintigrafia ossea).
Risultati: In 6 casi (28,6%) non è stato trovato tumore nelle
biopsie. Il valore del PSA era significativamente più alto nel
gruppo di 15 pazienti con biopsie prostatiche positive
(P=0.01). La distribuzione dei valori della sCgA non era significativamente diversa tra i due gruppi (P=0.47). 9 pazienti
hanno dimostrato valori alterati della sCgA considerando un
cut-off di 20ng/ml, mentre considerando un cut-off di 60
ng/ml, solo 3 pazienti potevano essere definiti aventi un pat-
tern NE. L’IIC ha mostrato soltanto in due casi la presenza di
tCgA, entrambi in pazienti con valori della sCgA<20 ng/ml.
Una prevalenza superiore è stata riscontrata per la presenza di
RSS2 (9 pazienti, media di espressione quantitativa: 52,2%). I
valori di PSA e sCgA non erano significativamente associati alla
presenza tissutale o meno dei RSS2 (P=0.48 and P=0.43,
rispettivamente). In nessun paziente è stata ottenuta la colorazione positiva per sinaptofisina. Infine il dosaggio di ki-67 ha
mostrato un valore medio di 10,7% (3-25%). I valori non correlavano con quelli del PSA, sCgA e i valori quantitativi del
RSS2.
Conclusioni: Il nostro è il primo studio sistematico dell’espressione NE in una popolazione omogenea di HRPC. La biopsia
prostatica è risultata positiva nel 71,4% dei casi. In questi
pazienti è stato possibile verificare la correlazione tra markers
sierici e tissutali. Nel gruppo analizzato l’espressione sierologia
del pattern NE è stata del 42,8% considerando sCgA>20 ng/ml
e solo del 14,3% se il cut-off era di 60ng/ml, mentre la prevalenza della tCgA è stata di solo il 9,5%. L’espressione citoplasmatica dei RSS2 è stata del 42,8%. Il fattore proliferante Ki-67
è risultato sostanzialmente alto (media 10,7%). Non sono state
trovate correlazioni statisticamente significative tra i dati bioumorali e tissutali ricercati. Ulteriori studi sono necessari per
poter valutare la prevalenza del pattern NE in pazienti HRPC e
per poter definire più accuratamente il modo di valutazione
(umorale e tissutale) di questo pattern.
Poster n. 114
RUOLO DELLA BIOPSIA PROSTATICA E DEL PSA NEL
FOLLOW-UP DEI PAZIENTI TRATTATI CON RADIOTERAPIA PER CARCINOMA PROSTATICO: VALUTAZIONE DEI
DATI SULLA RIPRESA DI MALATTIA
Virgili G.1, Storti L.1, Ricci A.R.2, Forte F.1, Sansalone S.1,
Vannozzi E.1, Capozzoli A.1, Di Stasi S.M.1, Vespasiani G.1
1
Università di Roma “Tor Vergata”, Cattedra di Urologia; 2Ospedale
“Sandro Pertini”, Roma, Servizio di Anatomia e Istologia Patologica
Obiettivi: Valutare gli effetti della radioterapia (RT) sul carcinoma prostatico confrontando le biopsie prostatiche pre e posttrattamento e monitorando i tassi di progressione clinica e recidiva biochimica.
Metodi: Dal giugno 1998 al giugno 2000, 50 pazienti con adenocarcinoma prostatico (stadio clinico T1-T2-T3a, N0, M0, età
</= 75 anni) sono stati trattati con RT convenzionale. Durante
il follow-up i pazienti sono stati controllati ogni tre mesi con
PSA ed ogni anno con ecografia prostatica transrettale, RXtorace, TC addome-pelvi e scintigrafia ossea. Biopsie prostatiche transperineali ecoguidate (10 prelievi/paziente) sono state
effettuate al momento della diagnosi e ripetute 24 mesi dopo
RT. Sulle rebiopsie è stata testata immunoistochimicamente la
34BetaE12 citocheratina.
Risultati: La dose mediana della RT è stata pari a 70 Gy (CI 95%
68-72), il follow-up mediano è stato di 40 mesi (CI 95% 3648), il Gleason score mediano alla diagnosi è stato 5 (CI 95%
4-8). Il tasso di persistenza di malattia rilevato alle rebiopsie
era del 42%, il tasso di recidiva biochimica (criteri
dell’American Society of Therapeutic Radiology and Oncology
consensus) era del 22% (p=0.003). Non sono state rilevate
metastasi. Il Gleason score mediano nei pazienti positivi alla
rebiopsia era 6 (CI 95% 4-9); negli stessi alla diagnosi era 6 (CI
95% 4-8) (p=0.098). La negatività della 34BetaE12 citocheratina ha confermato la persistenza di malattia. I livelli mediani
di PSA sierico dosati a 3, 6, 9, 12, 15, 18, 21, 24 mesi dal trattamento sono stati: 1.6 (CI 95% 0.9-1.9), 1.1 (CI 95% 0.81.4), 0.9 (CI 95% 0.6-1.1), 0.7 (CI 95% 0.6-0.9), 0.6(CI 95%
0.5-0.9), 0.8 (CI 95% 0.6-1), 1 (CI 95% 0.6-1.1), 1 (CI 95%
0.6-1.3).
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
43
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: Le biopsie prostatiche post-RT non sono da considerarsi un gold standard per la valutazione dell’efficacia del
trattamento. L’elevato tasso di persistenza di malattia rilevato
alle rebiopsie non si correla ai livelli di PSA sierico durante il
follow-up.
Bibliografia:
1. ASTRO Consensus Panel. Consensus statements on radiation therapy of
prostate cancer: guidelines for prostate re-biopsy after radiation and for
radiation therapy with rising prostate prostate-specific antigen levels after
radical prostatectomy. J Clin Oncol 1999; 17:1155
2. Crook J, et al. Post-radiotherapy prostate biopsies: what do really mean?
Results for 498 patients. Int J Radiation Oncology Biol Phys 2000; 48:355
Poster n. 115
T1B CARCINOMA DELLA PROSTATA: REVISIONE DELLA
NOSTRA CASISTICA
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Dominici A.1, Nesi G.2,
Raspollini M.R.2, Palli D.3, Saieva C.1, Mencarini M.3,
Raugei A.1, Bartoletti R.1, Rizzo M.1
1
Clinica Urologica I, Università di Firenze, Istituto Anatomia
Patologica, Università di Firenze; 2Unità Operativa Epidemiologia
Molecolare e Nutrizionale, Firenze
Introduzione: Il carcinoma incidentale della prostata con l’introduzione del PSA si riscontra nel 6% degli interventi per
IPB.Mentre il rischio di progressione di malattia a 5 anni per il
T1a è del 5%; questo rischio per i T1b è invece molto superiore. Ciò è dovuto anche al fatto che in circa il 30-35% dei
casi di T1b la malattia, in casistiche dove è stata eseguita la
prostatectomia radicale, è non confinata all’ organo; per il T1a
questo avviene nel 5-10%. Obbiettivo del nostro studio è stato
rivedere retrospettivamente le terapie adottate in questo stadio
e la sopravvivenza considerando un follow-up minimo di 5
anni.
Materiali e Metodi: Tra il 1992 e il 1999 sono stati eseguiti presso la nostra Clinica 3628 interventi per IPB. Sono stati riclassificati tutti i vetrini in cui era stata formulata diagnosi di carcinoma incidentale della prostata (T1a,T1b) e su questo periodo abbiamo valutato l’ incidenza di tale patologia. Per i dati
clinici (pre e postchirurgici , terapia, sopravvivenza) dei T1b
abbiamo considerato quelli del periodo 1992-97 in modo da
avere un follow-up minimo di 5 anni.
Risultati: In 86/3628 (2,8%) pazienti, età media 69,5 (range
54-86), è stato diagnosticato carcinoma incidentale della prostata (T1a,T1b). 46 (53,4%) T1a e 40 (46,6%) T1b. I T1b nel
periodo 92-97 risultano 28 di cui 26 età media 74,6 (range
59-86) eleggibili per lo studio. La sopravvivenza generale a 5
anni è del 65%; a 10 anni del 20%. Tra i deceduti a 5 anni
33,3% sono risultati malattia correlati (tutti Gleason score
maggiore 6); e il 40% a 10 anni. Nei 6 (23%) pazienti con età
inferiore ai 70 anni 1 solo è morto ad 84 mesi per infarto cardiaco, 3 (Gleason inferiore a 6) watchful waiting tutti vivi a 5
anni; 2 (Gleason superiore a 6) ormonoterapia tutti vivi a 5
anni.
Conclusioni: Il gleason score e l’età del paziente si confermano
i fattori prognostici più importanti per la decisione sul tipo di
terapia da effettuare in caso di diagnosi di T1b.
Poster n. 116
PRIAPISMO SECONDARIO A METASTASI PENIENA DA
CORDOMA SACRO-COCCIGEO
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Vignolini G.1, Di Loro F.1,
Gavazzi A.1, Ponchietti R.2, Rizzo M.1
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Clinica Urologica
Università di Siena
44
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Introduzione: Circa 200 sono i casi di metastasi peniene descritte in letteratura. Nella maggior parte dei casi il sintomo di esordio è rappresentato dal priapismo.Riportiamo il caso di un
paziente presentatosi con priapismo, per metastasi da cordoma
sacrococcigeo, che a nostra conoscenza non è mai stato descritto in letteratura.
Caso Clinico: Uomo di 57 anni si presenta con priapismo insorto 4 giorni prima. Da alcune settimane riferisce dolore a livello penieno. Il paziente è stato operato nell’ 94 per cordoma
sacrococcigeo a cui a fatto seguito ciclo di radioterapia.Il
paziente ha goduto di buona salute per 2 anni fino a quando
ha sviluppato recidiva a livello sacrococcigeo che è stata monitorata fino alla comparsa 2 anni più tardi di metastasi alla coste
e polmonari. È stata esguita rimozione chirurgica 5 costa (istologia cordoma), seguita da radioterapia.Il paziente ha rifiutato
un nuovo intervento a livello sacrococcigeo. Ha iniziato successivamente terapia antalgica. Da gennaio 2000 comparsa
metastasi alla spalla di destra, torace bilateralmente e gluteo
sinitra.Biopsia spalla: cordoma. All’esame obbiettivo le lesioni
al gluteo e alla spalla sono macroscopicamente visibili. Una
recente RMN Encefalo ha evidenziato anche una lesione di 2,5
cm a livello grande ala sfenoide di destra. Interessante evidenziare che 4 anni prima era stato curato per IPP da nodulo 5 mm
a livello corpo cavernoso destro a livello III medio-prossimale.
Abbiamo proceduto ad esami ematochimici risultati nella
norma, ecografia peniena che ha evidenziato neoformazione a
livello corpi cavernosi parte prossimale ed intermedia. L’esame
è stato seguito da RMN che ha confermato dati ecografia. Il
paziente è stato cateterizzato. Si è deciso, visto il tempo trascorso dalla comparsa del priapismo e la situazione generale
del paziente, di effettuare radioterapia. Dopo 4 cicli ognuno
con frazionamento 500 cGy 2 frazioni a settimana con DTF 20
Gy si è ottenuto una riduzione obbiettiva di circa il 30% della
rigidità. È nostra intenzione eseguire ulteriori 2 cicli. Le condizioni generali del paziente sono notevolmente peggiorate.
Discussione: In letteratura è descritto un solo caso di metastasi
peniena secondaria a cordoma sacrococcigeo (Saltzman
Urology: 25 (5) 541-3.1985); il priapismo per tale patologia
non è invece mai stato descritto.Tale caso evidenzia l’importanza della visita dei genitali esterni nel follow-up di tali patologie.
Comunicazioni n. 117
GEFITINIB (ZD1839) INIBISCE LA PROGRESSIONE
METASTATICA NEL CARCINOMA PROSTATICO
Angelucci A.1,2, Gravina G.L.3, Festuccia C.2, Rucci N.2,
Muzi P.2, Vicentini C.3, Galassi P.3, Galatioto G.P.3, Teti A.2,
Bologna M.1,2
1
Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Medicina
Sperimentale; 3Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi
dell’Aquila, L’Aquila
Introduzione e Obiettivi: Il fattore di crescita epidermico (EGF)
rappresenta un importante promotore della progressione del
tumore prostatico, infatti l’attivazione del suo recettore (EGFR)
presente sulla membrana delle cellule tumorali prostatiche è
evento precoce, capace di stimolare la proliferazione e l’invasività del tumore primario. Gefitinib è un farmaco attivo per via
orale in grado di bloccare selettivamente l’attivazione di EGFR,
e la sua azione si è rivelata efficace in alcuni trial clinici nel rallentare la crescita di tumori che esprimono apprezzabili livelli
di EGFR. Il nostro scopo è stato di verificare l’efficacia dello
gefitinib oltre che sulla crescita del tumore in vivo anche sulla
inibizione della sua diffusione metastatica.
Metodi: I modelli animali da noi usati comprendono topi
immunodeficitari a cui sono state inoculate cellule tumorali
prostatiche o nel sottocute (modello di crescita locale, xeno-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
graft) o nel ventricolo sinistro (modello di diffusione metastatica). I topi sono stati trattati giornalmente tramite somministrazione orale di gefitinib a diverse dosi per 3 cicli di 5 giorni consecutivi intervallati da due giorni di pausa e monitorati
tramite l’esecuzione di radiografie seriate.
Risultati: Nel nostro studio abbiamo dimostrato che EGF rappresenta un potente chemioattrattante per le cellule tumorali
prostatiche in grado di stimolare la migrazione e l’invasione
tumorale in vitro. Il trattamento con gefitinib ha determinato
una diminuzione significativa sia della migrazione che dell’invasione delle cellule tumorali anche a dosi che non interferivano con la crescita cellulare. Inoltre, la somministrazione di
EGF ha determinato l’attivazione di numerose proteasi, quali
MMP-9, MMP-3, Mt-MMP1 ed uPA. L’attivazione di tali proteasi è risultata particolarmente evidente quando le cellule
tumorali sono state coltivate in presenza di collagene di tipo I.
Gefitinib, usato a dosi che non interferivano con la proliferazione cellulare, ha annullato completamente la secrezione e
l’attivazione di proteasi dovuta all’azione di EGF. Il modello di
crescita locale in vivo ha confermato un rallentamento della
crescita del tumore con una diminuzione in peso della massa
tumorale, alla dose più alta (150 mg/kg), di circa il 40% rispetto al controllo. L’inoculo delle cellule tumorali nel cuore dei
topi immunodeficitari ha determinato l’insorgenza di metastasi ossee dopo 40 giorni in circa il 75% dei topi inoculati. Il
trattamento con gefitinib alla dose di 150 mg/kg ha portato ad
una riduzione di circa il 50% del numero di metastasi ossee
visibili in radiografia.
Conclusioni: Il nostro studio dimostra che gefitinib svolge un
ruolo pleiotropico potendo arrestare sia la crescita locale del
tumore che la sua capacità di formare metastasi. I dati ottenuti avvalorano l’ipotesi che il trattamento con gefitinib risulti
efficace in diverse fasi della progressione tumorale, inibendo
già a basse dosi la capacità invasiva.
Poster n. 118
NUOVI MODELLI SPERIMENTALI NELLO STUDIO DELLE
METASTASI OSSEE DEL CARCINOMA PROSTATICO
Angelucci A.1,2, Rucci N.2, Gravina G.L.3, Festuccia C.2,
Muzi P.2, Galassi P.3,Teti A.2, Vicentini C.3, Bologna M.1,2
1
Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Medicina
Sperimentale; 3Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi
dell’Aquila, L’Aquila
Introduzione e Obiettivi: la progressione del tumore prostatico è
frequentemente associata alla formazione di metastasi ossee.
Nonostante gli sforzi compiuti dai ricercatori negli ultimi anni,
non esistono a tutt’oggi modelli sperimentali universalmente
accettati in grado di ricapitolare i principali eventi molecolari
o clinici tipici della progressione di tale tumore. In particolare
appare molto importante riuscire a individuare sistemi sperimentali in vivo che rappresentino un affidabile strumento di
studio per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Nel
nostro lavoro mostriamo le potenzialità di un nuovo modello
murino, in grado di simulare la diffusione metastatica delle
cellule tumorali attraverso il circolo sanguigno.
Metodi: abbiamo utilizzato come modello animale topi immunodeficitari maschi di 4 settimane a cui sono state inoculate
100.000 cellule di carcinoma prostatico (linea tumorale PC3,
prelevata da una metastasi ossea umana) all’interno del ventricolo sinistro. I topi sono stati seguiti nel tempo attraverso l’esecuzione di radiografie a scadenze regolari al fine di evidenziare, il più precocemente possibile, l’insorgenza di lesioni
metastatiche a carico del sistema scheletrico.
Risultati: Dopo 40 giorni dall’inoculo intracardiaco circa il
70% degli animali mostrava la presenza di lesioni metastatiche
ossee visibili tramite radiografia, mentre altre sedi di metasta-
si, individuate dopo autopsia, risultavano essere i linfonodi
(20%) e i polmoni (10%). Le successive analisi effettuate tramite l’esame istologico e la rilevazione di cellule per mezzo di
PCR, ha evidenziato che il midollo delle ossa lunghe negli arti
inferiori è raggiunto dalle cellule tumorali con alta efficienza
(>80%). L’inoculo delle cellule tumorali direttamente all’interno della tibia ha prodotto invece, già dopo 20 giorni, l’insorgenza di metastasi ossee nel 100% degli animali ed in entrambe le zampe posteriori inoculate, dimostrando un’alta affinità
delle cellule tumorali prostatiche per la crescita nell’osso.
Conclusioni: il nostro lavoro mostra che l’inoculo intracardiaco
di cellule tumorali di prostata rappresenta un valido modello
che rende possibile lo studio approfondito dei meccanismi
molecolari che determinano il tropismo osseo del carcinoma
prostatico. Inoltre l’utilizzo di tale modello permetterà di provare l’efficacia in vivo di farmaci anti-metastastici e lo sviluppo
di nuove strategie terapeutiche.
Poster n. 119
PRIAPISMO A BASSO FLUSSO PER LINFOMA DI HODGKIN
Giubilei G., Natali A., Bartoletti R., Mondaini N., Nelli F.,
Vignolini G., Crisci A., Cai T., Rizzo M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze
Introduzione: Riportiamo il caso di un paziente di 51 anni, affetto da “Linfoma di Hodgkin con Piastrinosi Secondaria a
Splenectomia Terapeutica” presentatosi presso il nostro centro
con un priapismo idiopatico comparso da 24-36 ore.
Caso Clinico: L’anamnesi, la valutazione ecocolordoppler e l’emogas analisi immediatamente eseguito ci hanno posto diagnosi di priapismo a basso flusso; si procedeva immediatamente ad aspirazione dei corpi cavernosi e lavaggio degli stessi con soluzione fisiologica e fenilefrina (500 UG/5 min). Dopo
due ore in cui il priapismo non si risolveva, si passò ad effettuare uno shunt percutaneo glandulo-cavernoso bilaterale con
ago da biopsia prostatica (intervento di Winter) che sembrò
determinare una parziale detumescenza, ma dopo altre tre ore
il priapismo si ripresentò e fu eseguito uno shunt chirurgico
glandulo-cavernoso bilaterale (intervento di Ebbehoj-Al
Ghorab) che sembrò risolvere il problema. Dopo tre giorni
ripresentandosi nuovamente il priapismo si procedette ad uno
shunt safeno-cavernoso bilaterale (intervento di Grayshack),
che risolse definitivamente il priapismo, nel senso di una riduzione di circa il 50% della rigidità. A distanza di 3 settimane
dall’intervento di shunt safeno-cavernoso bilaterale, è comparsa, a seguito dell’ipossia da stasi realizzatasi nel terzo distale del
pene, necrosi della metà destra del glande, con formazione di
una fistola uretrale in corrispondenza dell’uretra navicolare.
Per tale ragione si procedeva a glandulectomia con ricostruzione dell’asta e del meato uretrale distale. Al follow-up a 2 mesi
il paziente, in buon controllo per quel che riguarda la malattia
generale, presenta un buon risultato estetico. La DE completa
non risulta un problema per il paziente che la riferiva in forma
quasi completa da oltre un anno.
Conclusioni: Il priapismo a basso flusso è un’urgenza urologica;
il rapido intervento potrebbe evitare un’odissea quale quella
che abbiamo descritto, in quanto il fattore tempo è essenziale
nella risoluzione di tali casi.
Poster n. 120
RECIDIVA DI UNA METASTASI VAGINALE DI CARCINOMA TRANSIZIONALE DI VESCICA
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Orlando V.2, Sarti E.1, Gacci M.1,
Raugei A.1, Bartolonetti R.1
1
Clinica Urologica I, Università di Firenze; 2Clinica Ginecologica
Università di Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
45
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: La recidiva vaginale di un tumore vescicale in
paziente con anamnesi negativa per pregressa chirurgia pelvica a cielo aperto è un evento estremamente raro riportato
solo due volte in letteratura. Il nostro caso è il primo in cui
si abbia una recidiva vaginale di un tumore trasizionale gia
recidivato in vagina dopo trattamento endoscopico di neoplasia vescicale.
Caso Clinico: Una paziente donna di 82 anni con anamnesi
positiva di scompenso cardiaco congestizio di classe IIIb sec.
classificazione NYHA veniva trattata endoscopicamente nel
1994 per la diagnosi di carcinoma vescicale. L’istologia rivelava un Ta G2 e la paziente veniva sottoposta ad un ciclo di
instillazioni vescicali di BCG. Dopo altre due TURBT negli
ultimi 7 anni, nel 1999 la paziente viene sottoposta a nefroureterectomia e chemioterapia adiuvante per un coinvolgimento dell’alto tratto urinario da parte del tumore. Nel novembre
2001 la paziente veniva nuovamente sottoposta a TURBT, l’analisi istologica rivelava un Ta G2 e veniva eseguito un ciclo di
terapia endocavitaria di BCG. A distanza di un anno la cistoscopia di controllo rivelava una lesione papillare del collo
vescicale ed un esplorazione vaginale suggerita dal riscontro di
sangue in tale zona rivelava una lesione papillare, che, escissa
ed analizzata, risultava essere un carcinoma transizionale G2
con margini di asportazione negativi. La paziente non eseguiva terapie adiuvanti e nel corso di uno stretto programma di
controllo a due anni di distanza si riscontrava un’altra lesione
vaginale analoga alla precedente. Il follow-up a 6 mesi con
TAC, uretrocistoscopia con biopsie random ed esame ginecologico risultava negativo.
Discussione: La causa di tale recidiva vaginale sembra essere
l’impianto di cellule neoplastiche presenti in vescica dopo la
resezione endoscopica che possono essere trasportate in vagina durante la minzione; si conferma l’importanza della terapia
adiuvante endocavitaria post-resezione.
ne di immagini con la TC di simulazione, per una dose escalation a 76 Gy selettivamente sulla sede di malattia documentata.
Metodi: Dal gennaio al giugno 2004 sono stati individuati 5
pazienti esclusivamente affetti da LR biopticamente documentata con PSA medio pre-RT di 1.68 ng/mL (range 0.62- 3.2
ng/mL). I pazienti sono stati sottoposti a RM con tecnica statica (T1 e T2 pesate). L’indagine RM è stata fusa alla TC di simulazione con un programma di fusione di immagini. In tutti i
casi è stato possibile accuratamente delineare il volume bersaglio della LR, altrimenti non identificabile alla TC. Il piano di
trattamento ha considerato inizialmente un target più ampio,
coincidente con l’intera loggia prostatica fino ad una dose di 66
Gy e un boost di ulteriori 10 Gy esclusivamente sulla sede di
LR per una dose totale di 76 Gy. Tutti i pazienti sono stati trattati con arco dinamico, in entrambe le fasi di trattamento. Sono
stati calcolati gli istogrammi dose-volume, oltre che per i volumi bersaglio, anche per retto e vescica.
Risultati: La fusione della RM con la TC di centratura è stata
effettuata con successo per tutti i pazienti. La diminuzione del
volume di trattamento, dopo 66Gy, alla sola malattia macroscopica, ha permesso la somministrazione della dose prescritta
(76Gy), entro i limiti di dose a retto e vescica normalmente
rispettati nella nostra pratica clinica (42 e 70 Gy, rispettivamente al 60% e 30% del retto; 70 Gy al 50% della vescica). La
tossicità rettale e urinaria acuta è stata trascurabile (Grado 2
secondo i criteri RTOG), ed ha permesso il completamento del
trattamento senza interruzioni.
Conclusioni: La RM si è rivelata utile per la definizione del volume bersaglio del boost in pazienti con LR macroscopica consentendo una dose escalation a 76 Gy pur rispettando i criteri
di tolleranza agli organi critici previsti nella nostra pratica clinica.
Bibliografia:
Comunicazioni n. 121
USO DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA DEFINIZIONE DEL VOLUME BERSAGLIO IN PAZIENTI CON
RECIDIVA MACROSCOPICA DA CA DELLA PROSTATA
OPERATO. ESPERIENZA INIZIALE PRESSO L’ISTITUTO
EUROPEO DI ONCOLOGIA.
Castiglioni S.1, Greco C.1, Cattani F.2, Cambria R.2,
Bonomo G.3, de Cobelli O.4, Orecchia R.1,5
1
Divisione di Radioterapia; 2Divisione di Fisica Medica; 3Divisione
di Radiologia; 4Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia,
Milano; 5Università degli Studi di Milano
Introduzione e Obiettivi: La radioterapia di salvataggio (SRT)
per ricaduta biochimica dopo prostatectomia radicale (RRP)
rappresenta una strategia terapeutica ancora non del tutto
definita in ordine alle indicazioni e alle modalità esecutive. I
pazienti in ricaduta biochimica con PSA < 1.5 ng/mL e con
cinetica indicativa di sola ricaduta locale, sembrano essere
quelli che meglio rispondono alla SRT alle dosi tipicamente
somministrate post-RRP (60-66 Gy), ancorché con biopsia
negativa. I pazienti con ricadute locali (LR) clinicamente
apprezzabili in assenza di manifestazioni sistemiche documentate rappresentano una categoria che pone delle problematiche peculiari. In tali circostanze appare necessario erogare dosi più elevate, possibilmente dell’ordine dei 76 Gy.
Ciò impone tecniche di pianificazione del trattamento più
sofisticate per definire accuratamente la sede anatomica
della LR e minimizzare l’esposizione degli organi critici circostanti. La risonanza magnetica (RM) è riconosciuta quale
metodica di imaging adeguata per la definizione anatomica
delle LR in loggia prostatica. L’obiettivo del nostro studio è
quello di valutare la utilità della RM, con tecniche di fusio-
46
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
1. Khoo VS, Padhani AR, Tanner SF, et al. Comparison of MRI with CT for
the radiotherapy planning of prostate cancer: a feasibility study. Br J Rad
1999; 72:590
2. Sella T, Schwartz LH, Swindle PW, et al. Suspected local recurrence after
radical prostatectomy: endorectal coil MR imaging. Radiology 2004;
231:379
3. Greco C, Mazzetta C, Cattani F, et al. Finding dose-volume constraints to
reduce late rectal toxicity following 3D-conformal radiotherapy (3D-CRT)
of prostate cancer. Radioth Oncol 2004; 69:215
Poster n. 122
NEOPLASIA MALIGNA DELLE CELLULE DEL LEYDIG E
CONTEMPORANEA NEOPLASIA PROSTATICA
Zaganelli S.1, Calderoni M.1, Montevecchi R.1, Savorelli B.1,
Tellarini V.1, Lorenzini P.2, Puccetti M.2
1
Unità Operativa di Urologia; 2Servizio di Anatomia ed Istologia
Patologica
G.V. di 77 anni, circa tre mesi fa, è giunto alla nostra osservazione per la comparsa di una tumefazione, aumentata nel
tempo, al testicolo destro. L’EO mostrava una tumefazione a
carico del testicolo destro di consistenza particolarmente
aumentata, dolente. L’ER evidenziava una ghiandola lievemente aumentata di volume, a margini netti di consistenza parenchimatosa. A carico del lobo destro si apprezzava un’area dalla
consistenza decisamente aumentata. Nello screening preoperatorio betaHCG, alfaFP, nella norma, PSA t=13,12 e F/T=8%;
ca19.9=44 (vn<37). L’ecografia prostatica transrettale ha evidenziato la presenza di aree ipoecogene a carico della porzione
periferica del lobo destro. Una ecografia scrotale ha evidenziato una disomogeneità cerebriforme del didimo destro. Una
TAC toraco addominale ha evidenziato la presenza di un pac-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
chetto linfonodale di circa 5 cm di diametro a livello dell’emergenza delle vene renali. Il paziente è stato sottoposto ad
orchiectofuniculectomia destra ed una biopsia prostatica ecoguidata. L’esame istologico ha evidenziato, a livello testicolare
un quadro di neoplasia maligna originante dalle cellule del
Leydig con diffusa positività per l’inibina, una positività focale per il Mart-1 e completa negatività per le citocheratine e
PSA. A livello prostatico è emerso un adenocarcinoma ben differenziato (Gleason 3+3). È stato impostato un ciclo di chemioterapia, una rxterapia a livello delle metastasi retroperitoneali ed un blocco androgenico totale.
Bibliografia:
1. Jimenez L, et al. Malignant Leydig cell tumor. Report of a case and review
of the literature. Arch Esp Urol 1999; 52:174
2. Feldman PS, et al. Malignant Leydig cell tumor: clinical, histologic, and
electron microscopic features. Cancer 1982; 49:714
Poster n. 123
NEOPLASIE PRIMITIVE DELL’URETERE: DESCRIZIONE
DI UN CASO CLINICO DI POLIPO FIBROEPITELIALE
Tazzioli S., Delle Rose A., Salaris C., Mondaini N.,
Giubilei G., Gavazzi A., Nicita G., Rizzo M.
Clinica Urologica, Università degli Studi di Firenze
Introduzione ed obiettivi: Le neoplasie primitive dell’uretere sono
molto rare, rappresentano meno dell’1% di tutte le neoplasie
genitourinarie. Solo il 20% di queste sono benigne, il polipo
fibroepiteliale risulta essere l’istotipo più frequente: Descriviamo
il caso di un paziente con polipo fibroepiteliale dell’uretere prossimale sinistro.
Materiali e Metodi: La paziente di anni 43 è giunta alla nostra
osservazione per dolori al fianco sinistro di natura da determinare. All’ecografia era stata evidenziata una idronefrosi di 2 grado
con dilatazione del tratto prossimale dell’uretere sinistro.
Successivamente la paziente aveva eseguito una urografia che
aveva confermato la dilatazione osservata all’ecografia. Al di sotto
del giunto pielo-ureterale era stata mostrata inoltre la presenza di
una dilatazuione ampia e costante con lume solamente in parte
opacizzato nella sua porzione periferica, mentre il centro dell’uretere appariva occupato da materiale radiotrasparente. La paziente
era stata in seguito sottoposta a ureteroscopia che aveva evidenziato la presenza di una neoformazione ureterale con caratteristiche morfologiche similpolipoidi. Abbiamo sottoposto la paziente
ad intervento chirurgico a cielo aperto di resezione del polipo,
attraverso una incisione ureterale al di sotto del giunto. Il polipo
aveva una piccola base d’impianto ed una lungheza di circa 6 cm.
Risultati: Non vi sono state complicanze postoperatorie e la
paziente è stata dimessa in terza giornata. L’esame istologico ha
confermato che si trattava di polipo fibroepiteliale. Ad un controllo ecografico effettuato a 3 mesi di distanza dall’intervento
erano scomparsi segni di dilatazione dalla via escretrice.
Conclusioni: Il polipo fibroepiteliale è una rara neoplasia benigna delle vie escretrici urinarie. Si manifesta spesso con dolore simil colica renale associato talvolta ad ematuria. La diagnosi viene posta con l’ausilio delle tecniche endoscopiche,
che nei casi di polipi di piccole dimensioni possono essere
terapeutiche; nei casi di polipi di grandi dimensioni l’intervento di elezione risulta essere quello chirurgico.
Poster n. 125
SARCOMA PARATESTICOLARE: DESCRIZIONE DI UN
CASO CLINICO
Tazzioli S., Delle Rose A., Mondaini N., Crisci A., Giubilei
G., Mencarini M., Nicita G., Rizzo M.
Clinica Urologica, Università degli Studi di Firenze
Introduzione ed Obiettivi: I sarcomi paratesticolari sono rari
tumori maligni che possono originare dal funicolo spermatico,
dall’epididimo o dal contenuto scrotale extratesticolare. I tipi
istologici sono rappresentati da: Rabdomiosarcoma, liposarcoma (ben differenziato e a basso e alto grado di dedifferenzazione), leiomiosarcoma, istiocitoma fibroso maligno, mesotelioma. Descriviamo il caso di un uomo di 62 anni giunto alla
nostra osservazione per la presenza di una voluminosa massa
scrotale sinistra.
Materiale e Metodi: Nel gennaio scorso è giunto alla nostra
osservazione un paziente di anni 62 con una voluminosa massa
scrotale sinistra. Il paziente ci ha riferito che tale massa era presente da circa 3 anni e che è lentamente aumentata di dimensioni nel corso degli anni. Abbiamo sottoposto il nostro paziente ad ecografia scrotale, TC addome in toto con mezzo di contrasto, dosaggio dei markers neoplastici testicolari. Abbiamo
successivamente deciso di eseguire intervento chirurgico radicale di asportazione della massa scrotale con orchifunicolectomia. La massa occupava l’intero emiscroto sinistro, aveva un
diametro di circa 15 cm ed era adesa al didimo sinistro, senza
comunque caratteri di invasività. L’esame istologico intraoperatorio ha dato diagnosi di liposarcoma ben differenziato associato a sarcoma pleomorfo ad elevato grado di malignità (liposarcoma dedifferenziato). Abbiamo asportato in toto la formazione nodulare dell’emiscroto sinistro, il didimo sinistro con il
funicolo che è stato sezionato in corrispondenza dell’anello
inguinale sinistro.
Risultati: Il paziente ha avuto un decorso postoperatorio privo
di complicanze ed è stato dimesso in sesta giornata. Si sottopone a periodiche visite di controllo a cadenza trimestrale.
Attualmente a 10 mesi dall’intervento il paziente risulta essere
in buono stato di salute, è libero da ripresa di malattia senza
essere stato sottoposto a terapia adiuvante.
Conclusioni: Queste neoplasie si sviluppano dai tessuti molli
scrotali, aumentano di volume a simulare una voluminosa
ernia inguinoscrotale. Il trattamento, nelle forme localizzate,
consiste nell’orchifunicolectomia radicale attraverso un
approccio inguinale seguito da stretto follow-up.
Risulati: I sarcomi paratesticolari sono tumori molto rari che si
sviluppano dal funicolo spermatico nel 75% dei casi, dal contenuto scrotale extratesticolare nel 20% e dall’epididimo nel
5% dei casi.
Comunicazioni n. 126
STUDIO IMMUNOFENOTIPICO DI PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA RENALE IN PRIMA DIAGNOSI. DIMOSTRAZIONE DI UN QUADRO DI PROFONDA IMMUNODEPRESSIONE INDOTTA DAL TUMORE
Porta C.1,2, Bonomi L.1, Paglino C.1, Ferrari S.1,2, Rovati B.1,2,
Lillaz B.3,4, Mensi M.3,5, Danova M.1,2, Rovereto B.3
1
Istituto di Medicina Interna ed Oncologia Medica; 2Laboratorio di
Citometria e Terapie Cellulari; 3Divisione di Urologia, Università
degli Studi di Pavia e I.R.C.C.S., Policlinico San Matteo di Pavia;
4
Divisione di Urologia, Ospedale Regionale di Aosta; 5Divisione di
Urologia, Ospedale Civile di Voghera
Introduzione: Nonostante il sistema immunitario giochi un
ruolo chiave nel controllo del carcinoma renale (RCC) in fase
iniziale, a lungo termine la risposta immune diretta contro il
tumore diviene inefficace e la malattia finisce inevitabilmente
col progredire. Con questo studio abbiamo voluto testare l’ipotesi che i pazienti (pz.) affetti da RCC potessero presentare, già
alla diagnosi, disfunzioni immunitarie anche complesse,
dipendenti quindi dalla presenza, di per se, della neooplasia.
Materiali e metodi: A tal fine abbiamo valutato quantitativamente le principali sottopopolazioni linfocitarie e le cellule
dendritiche circolanti totali, oltre alla proporzione dei due
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
47
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
principali subsets di queste ultime, DC1 e DC2, identificandole fenotipicamente nel sangue periferico mediante sensibili
metodiche di citometria a flusso. Sono stati oggetto dello studio 47 pz. affetti da RCC di prima diagnosi e come controlli,
sono stati utilizzati 40 donatori sani, paragonabili per distribuzione di sesso ed età con i pz.
Risultati: Nei pz. affetti da RCC è stata osservata una generica
attivazione linfocitaria (cellule CD3/HLA-DR+: mediana pazienti
= 21.0% vs controlli = 12.5%, p < 0.0001), oltre che del subset
NK CD56+ (mediana pazienti = 90% vs controlli = 46%, p =
0.04) e dei linfociti co-esprimenti gli antigeni CD4 e CD8, popolazione non ancora committed (mediana pazienti = 10.0% vs
controlli = 0%, p < 0.0001). Immunologicamente ben più rilevanti si sono invece rivelati i deficit da noi riscontrati, coinvolgenti le cellule T naïve (CD4/CD45RA; mediana pazienti = 184%
vs controlli = 409%, p < 0.0001), che danno origine ad una
popolazione cellulare effettrice una volta incontrato un antigene
bersaglio, le cellule T memory (CD4/CD45RO; mediana pazienti = 204% vs controlli 366.5%, p = 0.003), essenziali nel mantenimento della tumor dormancy, le cellule NK CD16+ (mediana
pazienti = 154% vs controlli = 240.5%, p = 0.004), che mediano la citotossicità anticorpo-dipendente, e le cellule dendritiche
circolanti totali (mediana pazienti = 0.6% vs controlli = 0.9%, p
= 0.0004), essenziali per la presentazione degli antigeni tumorali ai linfociti T citotossici.
Conclusioni: Quanto da noi osservato configura un quadro di
profonda perturbazione del sistema immune, riguardante
diversi livelli di immunocompetenza, sul quale si potrebbe
pensare di intervenire da un punto di vista terapeutico; in particolare, pazienti caratterizzati, non solo da un punto di vista
patologico, ma anche immunologico-funzionale, come ad alto
rischio di recidiva potrebbero beneficiare di un adeguato trattamento immunoterapico adiuvante.
Poster n. 127
CARCINOSARCOMA DELLA PROSTATA: DESCRIZIONE
DI UN CASO CLINICO
Yehia M.1, Fabiani A.1, Mantovani P.1, d’Anzeo G.1,
Mazzucchelli R.2, Montironi R.2, Muzzonigro G.1
1
Clinica Urologica, Univ. Politecnica delle Marche Ancona; 2Istituto
di Anatomia Patologica, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona
Introduzione: Il carcinosarcoma della prostata è un tumore estremamente raro e clinicamente aggressivo. Dal punto di vista istologico si caratterizza per l’aspetto bifasico con una componente
ghiandolare adenocarcinomatosa associata ad una componente
sarcomatosa poco differenziata. Presentiamo di seguito il caso
clinico di un uomo di 78 anni, già sottoposto a TURP 4 anni
prima per BPH e portatore di catetere vescicale a dimora per un
problema di ritenzione urinaria cronica, giunto alla nostra osservazione per ricorrenti episodi di ematuria macroscopica. Il PSA
al momento del ricovero, era di 10,9 ng/ml. DRE, TRUS. La
cistoscopia rivelava l’ostruzione dell’uretra prostatica dovuta alla
presenza di una voluminosa lesione solida e sanguinante infiltrante la parete posteriore della vescica. L’esame istologico del
campione ottenuto mediante TUR deponeva per una neoplasia
prostatica del tipo carcinoma sarcomatoide. Gli esami radiologici di stadiazione risultavano negativi per lesioni di carattere ripetitivo a distanza. Si decideva pertanto di procedere ad intervento chirurgico di elezione.
Metodi: L’approccio chirurgico scelto è stato quello di una
cistoprostatectomia radicale con derivazione urinaria esterna
sec. Bricker (previa intubazione degli ureteri con splint 10 ch)
e linfadenectomia pelvica bilaterale. L’esame istologico estemporaneo dei linfonodi pelvici di destra asportati e dell’uretra
terminale deponeva per infiltrazione neoplastica. Pertanto, si
procedeva ad uretrectomia per via perineale.
48
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Risultati: Il campione chirurgico era costituito da vescica con
mucosa microscopicamente irregolare in corrispondenza della
parete posteriore e da prostata con lume uretrale quasi completamente occupato da lesione polipoide della dimensione
massima di cm 5,3. L’esame istologico definitivo del pezzo operatorio mostrava un adenocarcinoma prostatico di tipo endometrioide (score di Gleason 4+5=9) associato a componente
solida indifferenziata fusocellulare, con focale positività immunoistochimica ai markers per il muscolo liscio, riferibile a carcinosarcoma, con aspetti di diffusione neoplastica endolinfatica, endoduttale, con focolai di PIN di alto grado ed infiltrazione della parete uretrale e della vescichetta seminale di destra.
Uno dei 7 linfonodi iliaci e 3 dei 4 linfonodi otturatori destri
asportati risultavano metastatici (stadio patologico pT3b N1 L1
V0). Il decorso clinico post-operatorio è stato regolare con
dimissione in 20 giornata, dopo rimozione dei drenaggi e degli
splint ureterali. Il paziente è stato inserito in un programma
oncologico di follow-up a lungo termine. Tuttavia, già a 3 mesi
dall’intervento, l’Rx torace ha segnalatato la comparsa di lesioni ripetitive polmonari in evoluzione.
Conclusioni: Il caso clinico in oggetto, al di là della rarità e della
peculiarità istopatologica caratterizzata da una doppia componente neoplastica, ghiandolare e mesenchimale con variabili
aspetti differenziativi, dimostra come il carcinosarcoma della
prostata sia estremamente aggressivo con un precoce atteggiamento diffusivo loco regionale e a distanza, attribuendo all’intervento chirurgico con intento radicale un ruolo meramente
palliativo.
Bibliografia:
1. Lauwers JY, et al. Carcinosarcoma of the prostate. Am J Surg Pathol 1993;
17:342
2. Benchekroun A, et al. Sarcomatoid Carcinoma of the prostate. Prog Urol
2001; 11:327
3. Bricker EM. Bladder substitution after pelvic evisceration. Surg Clin
North Am 1950; 30:1511
Poster n. 128
PRESENTAZIONE DI UN CASO DI LEIOMIOSARCOMA
DEL PENE
Varela R., Scardino E., Matei D.V., Rocco B., Verweij F., de
Cobelli O.
74Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano
I tumori del pene di origine epiteliale non sono frequenti, ma
ancora più rari sono quelli che si sviluppano dai tessuti di
sostegno come la muscolatura striata e liscia, ed i tessuti adiposo, fibroso o vascolare. Il sarcoma del pene, in particolare,
rappresenta meno del 5% dei casi, e del sottotipo leiomiosarcoma, ad oggi, sono stati descritti in letteratura circa 30 casi.
Riportiamo un caso di leiomiosarcoma del pene giunto all’attenzione della nostra Divisione.
Caso Clinico: Paziente di 64 anni sottoposto in agosto/2001 a
biopsia di voluminosa lesione dolente, nodulare e di consistenza lignea alla radice del pene. All’esame istologico si evidenziava un quadro di leiomiosarcoma. I linfonodi inguinali
erano clinicamente negativi. Alla Risonanza Nucleare Magnetica addominale e pelvica si riscontrava una grossolana
tumefazione (diametri di 7x7.8x11.5 cm) che interessava la
radice peniena con invasione dei corpi cavernosi. Nel gennaio
2002 è stato sottoposto a penectomia totale e l’esame istologico confermava il dato bioptico di leiomiosarcoma penieno a
medio grado di differenziazione infiltrante i corpi cavernosi
con uretra indenne. L’immunoistochimica era compatibile con
la diagnosi. Dopo un follow-up di 21 mesi compariva una neoformazione nodulare di circa 2 cm paratesticolare sinistra con
apparente infiltrazione del funicolo spermatico. Veniva, per-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
tanto, effettuata un’orchifunicolectomia sinistra, con esame
istopatologico che confermava la presenza di una recidiva di
2,3 cm di leiomiosarcoma a medio grado di differenziazione
senza infiltrazione del funicolo né del didimo. La TAC di stadiazione non documentava altre possibili sedi di malattia
macroscopicamente rilevabile. Ad oggi, il follow-up risulta
negativo.
Discussione: Il leiomiosarcoma del pene è molto raro e tra i
pochi casi nella letteratura si possono individuare due tipi di
lesioni distinte:
• Lesioni superficiali: (LS) generalmente piccole, senza metastasi a distanza, con buona prognosi e recidiva locale frequente. La chirurgia è la terapia di elezione per la lesione
primitiva e per le eventuali recidive.
• Lesioni profonde: (LP)infiltranti, con metastasi a distanza e
mortalità elevata. La terapia è chirurgica, ma il beneficio di
una radio o chemioterapia adiuvante non è stato chiarito.
Il caso presentato è relativo ad un paziente affetto da leiomiosarcoma penieno, assimilabile al gruppo LPper le sue caratteristiche di aggressività locale (lesione voluminosa ed invasione
dei corpi cavernosi), ma con comportamento sistemico assimilabile al gruppo LS (recidiva locale e senza metastasi a
distanza). Non ci sono ancora dati sul beneficio di un trattamento adiuvante radiante o chemioterapico in questi rari casi
di neoplasia del pene. Il nostro paziente è vivente e senza recidive di malattia a 30 mesi dal primo intervento ed a 9 mesi
dall’asportazione della recidiva locale.
Risultati: All’esame anatomopatologico sono emerse 9 lesioni
pT1 (47,4%), 5 pT2a (26,3%), 3 pT2b (15,8%), 2 pT3a
(10,5%). Non si è avuto alcun caso di metatstasi linfonodali. Il
follow-up medio è stato di 17 mesi (10-19) con un caso di
decesso correlato alla malattia. Non c’è stata alcuna recidiva
pelvica od uretrale. A 6 mesi dall’intervento tutti i pazienti
hanno raggiunto la continenza diurna e 14/19 (73,7%) quella
notturna. Agli esami urodinamici si è evidenziata una capacità
cistometrica media di 342 ml (273-510), ed un residuo postminzionale medio 38 ml. In tutti i casi i pazienti hanno avuto
rapporti sessuali soddisfacenti senza l’ausilio di farmaci.
Conclusioni: I dati fino ad ora a nostra disposizione suggeriscono che la cistectomia seminal sparing non compromette il controllo locale della malattia ed è paragonabile alla cistoprostatovesciculectomia radicale convenzionale. Comprensibilmente i
pazienti non sono esenti dal rischio di sviluppare neoplasie
prostatiche. I risultati funzionali rilevano una buona ripresa
della continenza e della potenza, senza significativo residuo
urinario post-minzionale.
Bibliografia:
1. Vallancien G, et al. Cystectomy with prostate sparing for bladder cancer
in 100 patients: 10 year experience. J Urol 2002; 168:2413
2. Colombo R, et al. Overall clinical outcomes after nerve and seminal sparing radical cystectomy for the treatment of organ confined bladder cancer. J
Urol 2004; 171:1819
3. Muto G, et al. Seminal sparing cystectomy and ileocapsuloplasty: longterm followup results. J Urol 2004 172:76
Comunicazioni n. 129
CISTECTOMIA “SEMINAL VESICLE AND PROSTATIC
CAPSULE SPARING” E RADICALITÀ ONCOLOGICA:
RISULTATI PRELIMINARI
Locunto U., Serni S., Stefanucci S., Lapini A., Baldazzi V.,
Carloni M., Carini M.
Osp. S. M. Annunziata, Università degli Studi di Firenze
Poster n. 130
TUMORE A CELLULE DELLA GRANULOSA DEL TESTICOLO
DI TIPO ADULTO. DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO
Annunziata G., Palazzo S., Lucarelli G., Stellacci V.,
Battaglia M., Ricapito V., deCeglie G., Selvaggi F.P.
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organo
Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale rappresenta la
scelta più opportuna per la neoplasia vescicale invasiva e per
quelle di alto grado, refrattarie alla terapia conservativa, multifocali o che ricorrono frequentemente. Nonostante le tecniche di ricostruzione ortotopica consentano di conservare la
fisiologia minzionale e sebbene siano state messe a punto tecniche “nerve sparing”, la cistectomia radicale inficia notevolmente la qualità della vita, soprattutto per quanto riguarda la
funzione sessuale. Riportiamo una tecnica personale di cistectomia “seminal vesicle and prostatic capsule sparing” con derivazione ileale ortotopica.
Metodi: Sono stati sottoposti a cistectomia seminal sparing 19
pazienti con età media di 56,6 anni (48-62) per carcinoma
transizionale vescicale superficiale ad alto rischio (12/19) o
infiltrante monofocale (7/14). In tutti i pazienti una preliminare stadiazione endoscopica ha escluso un coinvolgimento
del trigono o dell’uretra prostatica e tutti erano esenti da evidenza di tumore della prostata (esplorazione rettale, PSA, ecografia transrettale). L’anamnesi sessuale non ha evidenziato
casi di deficit erettile clinicamente rilevante. La tecnica seminal sparing si caratterizza nello sviluppo di un piano fra la
vescica e la superficie anteriore del complesso vescicolo-deferenziale. Esposti il collo vescicale e la base prostatica e si procede all’adenomectomia con tecnica tipo Frayer. L’uretra prostatica viene sezionata a monte del veru montanum e vengono
rimosse “en bloc” la vescica e la porzione centrale della prostata. I “bundles” neurovascolari adiacenti alla prostata ed alle
vescicole seminali sono ampiamente risparmiati Si realizza la
neovescica ileale che viene anastomizzata alla capsula prostatica. Contestualmente viene eseguita la linfoadenectomia estesa alla biforcazione dell’arteria iliaca comune.
Introduzione: I tumori a cellule della granulosa rappresentano
un distinto gruppo nell’ambito dei cosiddetti tumori stromali
delle gonadi, e sono suddivisi in due tipi istologici, adulto e
giovanile. Il tipo adulto è un tumore molto raro e sino ad oggi
solo pochi casi sono stati ben documentati e descritti (1).
Case report: Riportiamo il caso di tumore a cellule della granulosa di tipo adulto del testicolo in un uomo di 45 anni, affetto
da circa 15 anni da un aumento volumetrico del didimo destro,
incrementatosi nel corso degli ultimi mesi ed associato a sensazione di peso scrotale. All’esame obiettivo, il testicolo destro
si presentava aumentato di dimensioni, scorrevole sui piani
superficiali e non dolente alla palpazione. Gli esami ematochimici ed i markers neoplastici (βHCG, αÁFP, LDH) risultavano
nella norma. L’ecografia testicolare mostrava la presenza di una
massa dai margini mal definiti, con marcato dimorfismo strutturale e con numerose calcificazioni nel suo contesto. Il paziente veniva, quindi, sottoposto ad orchifunicolectomia totale
destra con accesso inguinale. Il polo superiore del testicolo era
occupato da una massa ovoidale del peso di 690 gr., e delle
dimensioni di cm.16x13,5x10. In sezione, si apprezzava un
completo sovvertimento del parenchima testicolare e la presenza di neoformazione giallastra (30% del tumore) di cm. 6.5
x 4.2 a margini netti circondata da tessuto fibrotico biancastro
con cavità cistiche all’interno (35% del tumore) e da una vasta
area necrotica brunastra che costituiva il restante 35%. Istologicamente si trattava di tumore stromale a cellule della granulosa di tipo adulto del didimo infiltrante la tonaca albuginea
con focali aspetti di permeazione neoplastica endolinfatica.
L’immunoistochimica era positiva per la vimentina, l’actina
muscolo liscio e l’actina muscolare. Negative le reazioni con
CK-pool, cromogranina A, desmina, inibina, PLAP, sinaptofisiArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
49
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
na ed S-100. Il paziente, attualmente, viene solo seguito con
TAC ogni anno, non essendo prevista alcuna forma di terapia
adiuvante.
Conclusioni: Esistono solo 21 casi descritti in letteratura di questa rara neoplasia del testicolo. La maggior parte dei pazienti
si presenta con massa testicolare. Solo 2 pazienti su 16 di cui,
in letteratura, sia disponibile un follow-up a lungo termine
(12,5%), sono morti a causa delle metastasi sviluppatesi dopo
la chirurgia, in un periodo compreso tra i 5 mesi ed i 14 anni.
Nel nostro caso, il paziente era verosimilmente affetto dal
tumore da circa 15 anni. La TAC toraco-addomino-pelvica
eseguita per stadiazione post operatoria, non ha evidenziato
localizzazioni secondarie della malattia. Questa forma istologica, caratterizzata da lenta crescita locale, ma potenzialmente
dotata di capacità metastatizzante, necessita di trattamento
chirurgico locale ed adeguato follow-up postoperatorio, per
tutta la vita.
Bibliografia:
1. Al-Bozom IA, El-Faqih SR, Hassan SH, El-Tiraifi AE, Talic RF.
Granulosa Cell Tumor of the Adult Type. A Case Report and Review of the
Literature of a Very Rare Testicular Tumor Archives of Pathology and
Laboratory Medicine 124; 10:1525
Poster n. 131
ACUTE TOXICITY IN 48 PATIENTS WITH PROSTATE
CANCER TREATED WITH CONFORMAL RADIATION THERAPY ± SURGICAL TREATMENT
Ntreta M.1, Bunkheila F.1, Guido A.1, Rombi B.1, Cammelli
S.1, Barbieri E.1
1
Divisione di Radioterapia,”E. Barbieri” Ospedale S. Orsola, Bologna
Purpose: To report our experience with 3D conformal radiotherapy for prostate cancer.
Material and Methods: We reviewed our first 48 patients with prostate cancer. Mean follow-up was 16.5 months (3-36 m). Mean
age 69.6years (54-83). Fourteen patients undergone to radical
prostatectomy before 3D conformal radiotherapy and 34 were
treated with only radiation therapy. For the first group T stage
was: pT2apN0M0=3; pT2bpN0M0=1; pT2cpN0M0=3;
pT3apN0M0=3; pT3bpN0M0=3; pT3bpN1M0=1. About the second one T stage was: T1bN0M0=1; T1cN0M0=3; T2aN0M0=4;
T2bN0M0=16; T2cN0M0=4; T3aN0M0=5; T3bN0M0=1.
Gleason score (GS) 4-6 55,5% and GS 7-8 44,4%. Pretreatment
PSA value of <10 ng/ml 54%, 10-20 ng/ml 29,7% and >20 ng/ml
16%. Thirtyfive pts received androgen ablation therapy 2 to 6
months before radiation. 3D conformal radiotherapy was used to
allow a smaller amount of rectum and bladder to be in the high
dose volume. An 10 and 18 MV linear accelerator was used. The
range of dose recommended for adjuvant radiotherapy was
6000cGy-6600cGy and 7000cGy-7400cGy for radical radiotherapy treatment.
Results: Symptoms of gastrointestinal and genitourinary toxicity are dose-limiting for pelvic radiotherapy. Existing toxicity
registrations (RTOG) are helpful in defining maximal tolerated
doses.The percentage of volume receveing more than 50Gy
(V50) was calculated for the rectum and bladder. The mean
V50 was 55% for the bladder and 60% for the rectum. Based
on the RTOG grading (gr) for acute toxicity, there was no gr 3
gastrointestinal (GI) and genitourinary (GU) toxicity. There
were 24 pts with gr0 (50%), 2 pts (4.1%) with gr 1 and 22 pts
(45.8%) with gr2 GI toxicity. About the GU toxicity there were
21 pts with gr 0 (43.7%), 24 pts with gr 1(50%) and 3 pts
with gr2 (6.2%). With our actual follow-up we have 2 late
morbidities: 2 pts with gr2 GI toxicity.
Conclusion: 3D conformal radiotherapy for prostate cancer at
our institution has a good toxicity profile and mirrors that dis-
50
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
cribed in the literature. Longer follow-up is needed to assess
late toxicity and clinical outcome in this series.
References:
1. Hovdenak N, Karlsdottir A, Sorbye H, Dahl O. Profiles and time course
of acute radiation toxicity symptoms during conformal radiotherapy for cancer of the prostate. Acta Oncol 2003; 42:741
2. Michalski JM, Winter K, Purdy J, Perez CA, Ryu JK, Parliament MB,
Valicenti RK, Roach M 3rd, Sandler HM, Markoe AM, Cox JD. Toxicity after
three-dimensional radiotherapy for prostate cancer with RTOG 9406 dose
level IV. Int J Radiat Oncol Biol Phys. 2004; 58:735
Comunicazioni n. 132
WILMS’ TUMOR: PRESENTATION AND TREATMENT
Bunkheila F.1, Ntreta M.1, Guido A.1, Rombi B.1, Cammelli
S.1, Burnelli R.2, Neri S.1, Barbieri E.1
1
Istituto di Radioterapia “E. Barbieri”; 2Oncologia Pediatrica,
Ospedale S. Orsola, Bologna
Purpose: Wilms’ tumor is the most common malignant neoplasm of the urinary tract in children. We have managed our
patients according to CNR/AIEOP 92 protocols and report our
results herein.
Material and Methods: Thirteen patients with Wilms’ tumor between June 1995 and October 2000 were analyzed for distributions of age, gender, tumor sites, histology and clinical stages.
Patients received individualized multimodality treatment base
upon the histology of the tumor and clinicopathologic stage.
The treatment included surgery, radiotherapy and chemotherapy.
Results: Thirteen patients including 9 girls and 4 boys with the
mean age of 44.53 months, ranging from 11 months to 11
years were studied. Tumour involved right kidney in 6, left in
5 and bilateral in 2 patients. Metastatic disease was present at
diagnosis in 3 patients (23%); the most common site of involvement is the lung with 66.6% and the bowel loops with
33.3%. Distribution of clinical stage: I= 1 pz (7.6%), II= 1pz
(7.6%), III= 4pz (30.7%), IV=5 (38.4%) and V=2 (15.3%).
Favorable histology (FH) was diagnosed in 92.3% of patients
and anaplasia diffusa in 7.7%. Recurrence of disease occurred
in 3 patients (23%), with lungs (100%) the most frequent site
of relapse. All the patients underwent primary surgery, chemotherapy and radiation therapy. Four patients received a renal
fossa irradiation with a mean dose of 1785 cGy considering
that one of them received 3420 cGy because of the unfavorable histology. Four patients received whole abdominal irradiation with mean dose of 1290 cGy and five patients unterwent
to a total lung irradiation with a mean dose of 1200 cGy.
During and after radiation therapy there was no acute toxicity
in the most of patients except two, treated with whole abdominal irradiation, with nausea and vomiting. Four patients
died after completion of treatment: two for local reccurence
and metastatic disease, one for metastatic disease and the other
one for local reccurence disease.The overall mortality was
30.7%: 1 with I stage (7.6%), 2 pts with IV stage (15.3%) and
1 with V stage (7.6%).
Conclusion: The presentation of Wilms’ tumor at our institution
mirrors that discribed in the literature. Importantly, by following CNR/AIEOP 1992 protocols we have achieved an outcome of survival comparable to the “gold standard”.
References:
1. Pianezza ML, Rubin S, Bass J, Chou S, Pike JG, Leonard MP. Wilms’
tumor at the Children’s Hospital of Eastern Ontario. Can J Urol 2004;
11:2151
2. Mahmood A, Ghafoor T, Badsha S. Wilms’ tumor: presentation and treatment. J Coll Physicians Surg Pak 2004; 14:142
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Comunicazioni n. 133
ESTRAMUSTINE (E) IN COMBINATION TO ALTERNATING
ORAL ETOPOSIDE (VP16) AND WEEKLY VINBLASTINE
(VLB) IN METASTATIC (M) HORMONE-REFRACTORY
(HR) PROSTATIC CARCINOMA (PC): A MONOINSTITUTIONAL STUDY
Boccalon M.1, Maruzzi D.2, Lo Re G.1, Lenardon O.1, Rustici
C.1, Bettin A.2, Salamini R.3, Garbeglio A.2, Tumolo S.1
1
Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”; 3Unit of
Epidemiology and Biostatistics, C.R.O. – IRCCS, Aviano,
Pordenone
Introduction: Oral VP16 and VLB combined to E were reported
(Hudes G. et al., JCO 17, 10,3160-6, 1999; Pienta K.J. et al.,
JCO 12, 10, 2005-12, 1994) with promising results in M-HRPC.
Aims of the study: To evaluate feasibility, activity and toxicity of
two alternating regimens and their impact on response duration and survival.
Patients and Methods: Between 4/99 and 7/04, 25 patients (pts)
entered onto the study. Eligibility criteria required: hystological diagnosis of M-PC, HR, adequate renal, hepatic, bone marrow and cardiac function, PS<2, life expectancy >3 months.
Median age was 70 years (range: 51-80); median PS: 1 (0-2);
basal median PSA level: 70.9 ng/ml (0.19-623). Bone, nodal
and visceral metastases were present in 23, 6 and 1 pts respectively. Eighteen were naive and 7 pretreated pts.
Treatment: VLB 4 mg/mq (A) iv was administered on day
1,8,15,22 and after 1 week of rest was followed by oral VP16 50
mg/day for 14-21 days (B). Concomitant oral E 12 mg/kg/twice
a day was associated to A/B. Cycle was repeated after one week
of rest for 3-6 cycles or until progression. Acenocumarol was
administered as prophilactic intent of pulmonary thromboembolism (PTE) and deep venous thrombosis (DVT).
Results: In 25 treated pts a total of 60 cycles were administered (range 1-5). Toxicity: neutropenia G3 and gynecomastia
in 3 and DVT in 1 pt respectively. On 24 evaluable pts,
median nadir of PSA was 48.6 ng/ml (range 0.10-438) with
a median reduction of PSA of 48% (range 6-99,9%). PSA
response (>50%) was achieved in 11/24 pts (45%). Nine pts
experienced a subjective response with pain improvement
and reduction of antalgic drugs consumption. Out of 8 pts
with misurable disease were obtained 1 CR and 2 PR.Median
PFS and OS were 4 and 14.8 months respectively. Six pts are
still alive. Univariate analysis demonstrated no correlation
between basal PSA values, PSA response, Hb and FAL levels
and survival.
Conclusions: The combination of E to alternating VP16/VLB is
feasible and active in unselected M-HR-PC with acceptable
toxicity. In light of these encouraging results on survival in
unselected pts, a comparative study with VLB-E is warranted.
Comunicazioni n. 135
INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION NEL CARCINOMA PROSTATICO E TESTOSTERONE
Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Giannantoni A., Lilli P.,
Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
Introduzione e Obiettivi: La Intermittent Androgen Suppression
(IAS) sembra avere non solo effetti positivi in termini di riduzione degli effetti collaterali e dei costi, ma anche nel dilazionare la comparsa della fase di ormonorefrattarietà. La riduzione degli effetti collaterali e la ripresa del meccanismo apoptotico sono strettamente correlati ai livelli di testosteronemia
durante le fasi off. Riportiamo la nostra esperienza in un gruppo di 120 pazienti sottoposti a IAS, in cui abbiamo analizzato
i livelli di testosterone durante il primo ciclo off, per verificare
se tale terapia è realmente intermittente.
Metodi: La soppressione androgenica completa iniziava al termine della stadiazione clinica dei 120 pazienti e mantenuta
durante la prima fase “ON”; la prima fase “OFF” dello studio
iniziava al raggiungimento di un PSA nadir <4 ng/ml. La nuova
fase “ON” iniziava per risalita del PSA >10 ng/ml (PSA basale
>20 ng/ml) o per PSA >4 ng/ml (PSA basale <20 ng/ml), e così
via. Tutti i pazienti venivano seguiti con determinazione trimestrale del PSA e testosterone, TRUS, TC, scintigrafia ossea, rx
torace.
Risultati: Età media 76.3 anni; follow-up medio 42.99 mesi.
Tutti i pazienti hanno completato il I ciclo (I ciclo on + I ciclo
off), della durata media di 24 mesi. Il I ciclo off ha rappresentato il 45.4% dell’intero I ciclo, con una durata media di 10.9
mesi. Per ciò che riguarda i livelli di testosterone, 51 pz
(42.5%) durante il periodo off non hanno recuperato valori
normali di testosteronemia; negli altri casi, il ritorno a valori
normali di testosterone ha richiesto una media di 7.2 mesi.
Conclusioni: La terapia con analoghi LH-RH produce una riduzione dei livelli di testosterone a valori di castrazione in 10-21
giorni; alla sospensione della terapia, il testosterone dovrebbe
tornare a valori normali: nella nostra esperienza il 40% dei pz
durante la fase off ha mostrato livelli soppressi di testosterone,
e dovrebbero essere considerati come pz in soppressione
androgenica continua. Nel rimanente 60% circa dei casi si è
avuto un recupero della testosteronemia, mediamente dopo 7
mesi dalla sospensione, e pertanto la durata reale del ciclo off
è ridotta a soli circa 4 mesi, rappresentando così solo il 17%
dell’intero I ciclo. La valutazione della testosteronemia durante
le fasi di sospensione potrebbe avere implicazioni sulla modulazione del periodo off e offrire indicazioni importanti sulla
necessità di riprendere la terapia impiegando analoghi LH-RH,
inutili quando il testosterone rimane soppresso.
Bibliografia:
1. Nejat RJ, Rashid HH, Bagiella E, Katz AE, Benson MC. A prospective
analysis of time to normalization of serum testosterone after withdrawal of
androgen deprivation therapy. J Urol 2000; 164:1891
Comunicazioni n. 137
TERAPIA NEOADIUVANTE E PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA VALUTAZIONE
Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Fornetti P., Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
Introduzione: Molti studi hanno dimostrato i potenziali benefici del trattamento neoadiuvante prima della prostatectomia
radicale: riduzione significativa del tasso di margini chirurgici
positivi e di malattia extracapsulare, anche se ciò non sembra
tradursi in un vantaggio in termini di disease-free survival.
Riportiamo la nostra esperienza in un gruppo omogeneo di
230 pz, dei quali 154 sottoposti a 3 mesi di terapia neoadiuvante e prostatectomia radicale e 76 sottoposti direttamente a
prostatectomia radicale.
Materiali e Metodi: Nel periodo 1990-2001 a tutti i pazienti
candidati alla prostatectomia radicale veniva proposto un trattamento neoadiuvante di 3 mesi; in base al consenso, 76 pz
sono stati sottoposti a prostatectomia radicale da sola (RP),
mentre 154 pz sono stati operati dopo 3 mesi di terapia neoadiuvante (ADT). E’ stata utilizzata la classificazione patologica
TNM, informando il patologo della manipolazione ormonale.
Endpoints primary: PSA failure e cancer-specific survival; endpoints secondary: downstaging, patologico, riduzione dei margini chirurgici positivi e di malattia N+.
Risultati: Non vi sono differenze tra i due gruppi per età e staging-grading clinico, mentre i valori basali medi del PSA erano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
51
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
superiori nel gruppo ADT. follow-up medio: RP 49.1 mesi,
ADT 48.3 mesi (NS).
Downstaging: 5.2% gruppo RP vs 11.6% (11 pazienti pT=)
gruppo ADT (p<0.01). Margini chirurgici negativi: 58% RP vs
67% ADT (p=NS). Percentuale di malattia N+: 23% gruppo RP
vs 17% gruppo ADT (p=NS). Tasso di PSA failure: 33% RP vs
29.5% ADT (p=NS); time to PSA failure: 53.2 mesi RP vs 27
mesi ADT (p<0.01). Cancer specific survival: 94% RP vs 93%
ADT (p=NS). L’analisi del PSA failure e della cancer-specific
survival dei pz stratificati per PSA basale e stadio non ha dimostrato differenze significative.
Discussione: Non è ancora chiaro il ruolo della terapia neoadiuvante prima della prostatectomia radicale, poiché in particolare la riduzione del tasso di margini chirurgici positivi non
si traduce in un miglioramento della sopravvivenza. Nella
nostra esperienza, il tasso di margini chirurgici positivi e di
malattia pN+ è analogo nei due gruppi, così come i risultati in
termini di PSA failure e di sopravvivenza cancro-specifica. Il
downstaging (pT0) e il tasso di margini chirurgici negativi
potrebbero essere il risultato di una erronea lettura del pezzo
operatorio, giustificando l’incidenza di ripresa biochimica nei
pz ADT con margini chirurgici negativi (25%), diversa e superiore alla incidenza nei pz RP con margini chirurgici realmente negativi (18%).
Conclusioni: La rilevanza clinica del downstaging patologico a
favore dell’ADT (l’unico risultato statisticamente significativo)
non è confermata da una minore incidenza di ripresa biochimica o da un beneficio in termini di sopravvivenza. Anche
nella nostra esperienza, la terapia neoadiuvante non sembra
offrire vantaggi a lungo termine.
Bibliografia:
Chun J, Pruthi RS. Is neoadjuvant hormonal therapy before radical prostatectomy indicated? Urol Int 2004; 72:275
Comunicazioni n. 138
ASSOCIAZIONE TRA POLIMORFISMO DI CYP17,
GSTP1, PON1-55 E PON1-192 E RISCHIO DI CARCINOMA PROSTATICO
Mearini E.1, Talesa V.2, Costantini E.1, Antognielli C.2,
Mearini L.1
1
Clinica Urologica, Università di Perugia; 2Dipartimento di
Medicina Sperimentale, Università di Perugia
Introduzione e Obiettivi: Numerosi fattori genetici sono notoriamente coinvolti nel processo tumorale. Il polimorfismo nel gene
CYP17 è già stato associato con un aumentato rischio di carcinoma; il gene GSTP1 codifica l’enzima glutathione S-transferasi, e viene considerato un gene di suscettibilità. Infine, i geni
PON1 codificano l’enzima paraoxonasi, che elimina i radicali
solubili carcinogenici. Dato che l’espressione dei geni PON1 è
variabile, alcuni polimorfismi PON1 potrebbero essere associati
ad un aumentato rischio di sviluppare un tumore della prostata. Nel nostro studio abbiamo valutato l’associazione tra polimorfismo genetico e il tumore della prostata.
Metodi: Abbiamo condotto uno studio caso-controllo su 96 pz,
affetti da carcinoma della prostata e un gruppo di soggetti
affetti da IPB per verificare se il polimorfismo dei geni CYP17,
GSTP1, PON1 poteva essere associato al rischio di tumore.
L’analisi dei polimorfismo è stata eseguita con PCR/RFLP utilizzando il DNA prelevato dai linfociti.
Risultati Polimorfismo CYP17: Nei soggetti controllo, 6 (33%)
non erano portatori dell’allele mutante (A1A1); 8 (44.5%)
erano eterozigoti (A1A2) e 4 (22.2%) erano portatori (A2A2);
nei pz con tumore della prostata, 42 (43.8%) erano A1A1, 45
(46.9%) A1A2 e 9 (9.3%) A2A2. Polimorfismo GSTP1: è stato
osservato un decremento significativo della omozigosi (Ile/Ile)
52
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
nel gruppo tumore vs controllo (44.8% vs 61.1%), assieme ad
una riduzione di omozigosi mutante (ValVal) (2.1% vs 5.6%) e
un aumento nella proporzione di eterozigosi (53.1% vs
33.3%). Polimorfismo PON192: è stato osservato un decremento nella frequenza di omozigosi (QQ) nel gruppo tumore
vs controllo (51.2% vs 58.8%); una riduzione di omozigosi
mutante (RR) (5% vs 17.7%) e un incremento nella proporzione di eterozigosi (43.8% vs 23.5%). Polimorfismo PON55: è
stata osservata una riduzione della frequenza di omozigosi (LL)
nel gruppo tumore vs controllo (31.2% vs 41.2%), un aumento di omozigosi mutante (MM) (17.6% vs 11.8%) e un aumento di eterozigosi (51.2% vs 47%).
Conclusioni: I nostri dati indicano che i 4 polimorfismi analizzati sembrano strettamente associati alla presenza di un carcinoma prostatico. Nei pazienti con tumore della prostata prevale l’eterozigosi genica, che si associa ad una riduzione della
attivazione di quei geni coinvolti in generale nel processo di
detossificazione e di riparazione biochimica del danno ossidativo, primum movens della carcinogenesi.
Bibliografia:
1. Madigan MP, Gao YT, Deng J, Pfeiffer RM, Chang BL, Zheng S, Meyers
DA, Stanczyk FZ, Xu J, Hsing AW. CYP17 polymorphisms in relation to risks
of prostate cancer and benign prostatic hyperplasia: a population-based
study in China. Int J Cancer 2003; 107:271
Comunicazioni selezionate N. 139
EFFETTI DEL NERIDRONATO SUL METABOLISMO OSSEO
IN PAZIENTI ANDROGENO DEPRIVATI PER CARCINOMA
PROSTATICO
Magno C.1, Anastasi G.1, Pizzo A.1, Morabito N.2, Frisina
N.2, Inferrera A.1, Melloni D.1
1
Cattedra di Urologia; 2Dipartimento di Medicina Interna,
Università degli Studi di Messina
Introduzione: I pazienti con ca prostatico trattati con terapia di
deprivazione androgenica hanno un turnover osseo elevato ed
un significativo decremento di massa ossea che li pone in una
condizione di rischio di frattura. Nel nostro studio abbiamo
valutato l’efficacia del neridronato, un bifosfonato di terza generazione strutturalmente simile all’alendronato, nella prevenzione
della perdita ossea causata dalla terapia antiandrogena.
Metodi: Abbiamo arruolato 60 pazienti (età media 75,4 anni),
affetti da Ca prostatico non metastatico ed in trattamento, con
blocco androgenico totale (30 pazienti-gruppo A), e in monoterapia con bicalutamide 150 mg (30 pazienti-gruppo B). In 15
pazienti del gruppo A (gruppo A1) è stato somministrato calcio (500 mg al dì) e vit. D3 (400 UI die). Nei restanti 15
pazienti del gruppo A (gruppo A2) e stato aggiunto neridronato 25 mg (1 f i.m. ogni 30 giorni). Nel gruppo B sono stati eseguiti gli stessi protocolli terapeutici(Gruppo B1 15 pz calcio
500 mg e vit D3 400 UI- gruppo B2 15 pz calcio, vit D3, neridronato 25 mg). I markers del turnover osseo erano dosati al
tempo basale e dopo 6 e 12 mesi di terapia. La BMD vertebrale e femorale veniva valutata al tempo basale e dopo 12 mesi
con metodica DEXA.
Risultati: Dopo 6 mesi, nei pazienti del gruppo A1, i markers
del turnover osseo, sia la ALP che le piridinoline urinarie,
incrementano sia rispetto al basale che rispetto al gruppoB1.
In contrasto, nei pazienti del gruppo A2 e B2 si assiste ad
una riduzione significativa di questi marker. Dopo 12 mesi
la BMD del gruppo A1 si riduce del 4,9%± 1,8% (p< 0,0001
vs basale) a livello vertebrale, del 3,1%± 1,5% (p< 0,0001 vs
basale) a livello del collo femorale; nei pazienti del gruppo
B1 la perdita è più contenuta e non significativa rispetto al
basale.. Nel gruppo A2 non si registra alcuna variazione
della BMD. rispetto al basale, mentre si assiste ad un incre-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
mento significativo rispetto al gruppo A1; nel gruppo B2 si
ha un incremento del 2,1% ± 0,6% (p<0,01 vs basale) a
livello vertebrale, e del 1,6% ± 0,4% (p< 0,01 vs basale) a
livello femorale. Non si sono evidenziati reazioni avverse in
nessun paziente.
Conclusioni: La terapia con antiandrogeni accelera il turnover
osseo e provoca riduzione della massa ossea, tutto ciò piò essere prevenuto dal neridronato, la cui somministrazione mensile è risultata ben tollerata ed efficace nella prevenzione dell’osteoporosi negli uomini trattati con terapia antiandrogenica
per il cancro prostatico.
Poster n. 140
DOSAGGIO DEI LIVELLI URINARI DI ERK 1/2, EGFR
ATTIVATO E P53 IN PAZIENTI AFFETTI DA TCC SUPERFICIALE: POSSIBILE INDICE DI PROGRESSIONE E RECIDIVA DI MALATTIA
Magno C.2, Bonvissuto G.3,Fraccica G.2, Minatoli L.3,
Altavilla D.3, Scimone A.1, Squadrito F.3, Spitaleri G.4,
Adamo V.4, Melloni D.2
1
Clinica Urologia; 2Dipartimento di Clinico e 3Sperimentale di
Medicina e Farmacologia; 4Clinica Oncologica, Università degli
Studi di Messina
Introduzione e Obiettivi: Molti studi hanno dimostrato che
diversi markers biomolecolari sono correlati allo sviluppo ed
alla crescita neoplastica e possano servire come indicatori di
recidiva e di efficacia terapeutica. Lo scopo dello studio è stato
analizzare; per verificare il loro valore predittivo di proliferazione e progressione, alcuni markers molecolari come l’ERK
1/2, l’EGFR attivato e la P53 nel sedimento urinario di pazienti affetti da TCC superficiali, recidivi o di prima diagnosi trattati con gemcitabina dopo TUR.
Materiali e Metodi: I prelievi urinari sono stati raccolti da un
gruppo di controllo (3 maschi e 2 femmine) mai stati affetti da TCC e da un gruppo di 20 pazienti affetti da TCC
superficiale (pTa-T1; G1-G3) a 0, 3, e 6 mesi. I pazienti sono stati suddivisi i 4 gruppi: (A) 5 pazienti più volte recidivati dopo TUR e trattamenti endovescicali immuno e chemioprofilattici , ultimo dei quali con Gemcitabina per 6
mesi; (B) 5 pazienti recidivati dopo TUR ed un ciclo di trattamento per 6 mesi con Gemcitabina; (C) 6 pazienti recidivati dopo TUR e trattamenti endovescicali immuno e chemioprofilattici ma liberi da malattia dopo un ultima TUR
seguita da terapia con Gemcitabina per 6 mesi;(D) 4
pazienti con prima diagnosi di TCC superficiale e liberi da
malattia dopo TUR e terapia con Gemcitabina. L‘ERK 1/2,
l’EGFR attivato e la P53 sono stati analizzati con metodica
Western Blot.
Risultati: I valori di ERK 1/2, EGFR attivato e P53 sono risultati vicini a 0 nel gruppo di controllo e nei gruppi C e D, composti da pazienti che non hanno recidivato con Gemcitabina,
a 0 (dopo TUR), 3 e 6 mesi di terapia. I valori di questi markers erano vicini allo 0 anche nei pazienti dei gruppi A e B
subito dopo la TUR, ma si sono alzati notevolmente a 3 e 6
mesi durante la terapia con gemcitabina.
Conclusioni: Soltanto nei pazienti che hanno recidivato sono
stati rilevati elevati valori di ERK 1/2, EGFR attivato e P53. La
presenza di ERK nel sedimento urinario di pazienti affetti da
TCC superficiali non è stata fino a questo momento riportata
in altri studi, e noi riteniamo che il suo dosaggio possa rappresentare un valido ausilio per identificare pazienti affetti da
TCC superficiali, sottoposti a trattamento profilattico endovescicale, e maggiormente a rischio di recidiva. Ciò potrebbe
essere correlato all’osservazione in colture cellulari che la
motilità delle cellule dei tumori superficiali della vescica sembra essere influenzata dall’ERK1/2.
Comunicazioni selezionate N. 141
CONSERVATIVE TREATMENT OF INVASIVE BLADDER
CANCER BY RADIOCHEMOTHERAPY. LONG-TERM
RESULTS
Arcangeli G.1, Tirindelli Danesi D.2, Cruciani E.3, Saracino
B.1, Mecozzi A.3, Altavista P.2
1
Istituto Tumori Regina Elena, Div. Radioterapia; 2ENEA C.R.
Casaccia, Sez. Tossicologia e Scienze Biomediche; 3Ospedale
Fatebenefratelli, Isola Tiberina, Div. Urologia e Oncologia, Roma
Introduction and Objectives: Organ preservation has been investigated in muscle-invasive bladder cancer over the past decades as
an alternative to radical cystectomy. The results of the large majority of studies suggest that trimodal schedules, including transurethral resection of bladder tumor, radiotherapy and chemotherapy, are a feasible and safe organ-sparing approach without
deferring the survival probability. However, the best combination
of radiotherapy and chemotherapy is not yet well defined. This
study was aimed at evaluating the long term results of a schedule of concurrent cisplatin (cDDP) and 5-fluorouracil (5-FU)
administered as protracted intravenous infusions (PVI) during
hyperfractionated radiotherapy (HFRT) with organ-sparing intent
in infiltrating transitional cell carcinoma of the bladder (TCCB).
Methods: Seventy-seven patients with T2-T4a, N0, M0 TCCB
were enrolled in this study. After a complete transurethral
resection (TURB) and bladder mapping, 42/77 patients were
submitted to two cycles of induction chemotherapy (CT)
according MCV schedule. All 77 patients underwent HFRT
and cDDP (4-6 mg/sqm/day) + 5-FU (180-220 mg/sqm/day) as
concomitant PVI (RCT). Six to eight weeks after RCT, response was evaluated by computed tomography, urine cytology and
TUR. In the case of complete response (CR) patients were followed up at regular intervals. In case of residual or recurrent
invasive tumor salvage cystectomy was recommended.
Results: Seventy-two patients were evaluable for response : 65 had
CR (90.3%) and 7 (9.7%) partial response (PR). No significant
difference was observed according to different prognostic factors,
except for stage (T2 95.7% vs T3-T4a 80.0%, p=0.04). The
observed toxicity, mainly haematological, was higher in the group
of patients treated by induction CT, even though the difference
was not statistically significant. After a median follow-up of 82.2
months (range: 30-138 months), 44/65 (57.1%) CR patients are
alive, of them 33 with their tumor-free bladder. Five-year overall,
bladder intact, tumor-specific, disease-free and cystectomy-free
survival were 58.5%, 46.6%, 75.0%, 53.5% and 76.1%, respectively, considering all 77 patients.
Conclusions: The data suggest that this combined treatment
provide high response rates and can be offered as an alternative option to radical cystectomy in selected patients who refuse
or are unsuitable for surgery.
References:
1. Tirindelli Danesi D, Arcangeli G, Cruciani E, et al. Cancer 1997;
80:1464
2. Rodel C, Grabenbauer GG, Kuhn R, et al. J Clin Oncol 2002; 20:3061
3. Shipley WU, Kaufman DS, Tester WJ, et al. Cancer 2003; 97 (8
Suppl):2115
Poster n. 143
ANALISI MICROSATELLITARI E PERDITA DI ETEROZIGOSI NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA.
STUDIO PRELIMINARE
Parri G.1, Turchi C.1,2, Milanese G.1, Onofri V.2, Muzzonigro
G.1, Galosi A.B.1
1
Clinica Urologica e Dottorato di Ricerca in Oncologia Urologica;
2
Dipartimento di Medicina Legale, Università Politecnica delle
Marche, Ancona
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
53
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Scopo dello studio: Le alterazioni microsatellitari sono state frequentemente associate a diversi tipi di cancro. La perdita di
eterozigosi (LOH) e l’istabilità microsatellitare (MSI) sono le
alterazioni più studiate. Abbiamo valutato 15 microsatelliti
(STRs) per individuare LOH presenti e correlarli al grading e
allo stadio di presentazione della malattia.
Materiali e Metodi: Da 35 pz consecutivi con prima diagnosi di
carcinoma uroteliale della vescica abbiamo prelevato un campione di urine, un prelievo venoso, tessuto sano e tessuto
tumorale ottenuto tramite metodica TURV e cistectomia. Lo
stadio patologico della malattia è stato delineato in base alla
classificazione TNM 2002. Dopo l’estrazione del dna e l’amplifficazione contemporanea, di 15 STRs, è stata effettuata l’elettroforesi capillare per verificare la presenza di LOH in ogni
STRs studiata.
Risultati: La media più alta nel rapporto LOH/pz è risultata
quella presente nelle urine confrontado la frequenza di LOH
osservata tra urine e tessuto sano si osservava una differenza
statisiticamente significativa in 4 STRs (D16S539 con
p=0,004, D2S1338 con p=0,003, D3S1358 con p=0,005,
D8S1179 con p= 0,011) con frequenza più alta nelle urine;
anche nel confronto tra tumore e tessuto sano si è osservata
una differenza statisticamente rilevante, a favore del tumore, in
4 STRs (CSF1P0 con p= 0,014, D18S51 con p= 0,039,
D3S1358 con p= 0,007, FGA con p= 0,008); nel confronto tra
urine e tumore, risultati statistici significativi si sono trovati in
2 STRs (D16S539 con p= 0,012, D8S1179 con p=0,014) con
frequenza maggiore nelle urine. Correlazione con il grading è
stata rilevata per 2 STRs, cioè correlazione diretta tra LOH in
FGA del tessuto tumorale con il grado, mentre una correlazione inversa è stata riscontrata tra LOH in vWa del tessuto sano
e grado; nessuna correlazione è stata rilevata con lo stadio
della malattia.
Conclusioni: Il nostro studio conferma l’elevata espressione urinaria di LOH. Alcuni loci cromosomici presentano un’elevata
frequenza di LOH sia nelle urine che nel tessuto tumorale. Lo
studio dei geni adiacenti a tali loci potrebbe fornire ulteriori
informazioni sulla progressione di malattia, tanto da poter ipotizzare un loro utilizzo a scopo prognostico nel follow-up dei
pz affetti da carcinoma uroteliale della vescica.
Comunicazioni n. 144
RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA PELVICA (LND)
NELLA NEOPLASIA PROSTATICA (CAP) NON AVANZATA
Matei D.V.1, Gandini S.2, Longaretti N.3, Mariani L.2, Rocco
B.1, Varela R.1, Verweij F.1, Scardino E.1, de Cobelli O.1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Biostatistica; 3Data Manager,
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Introduzione: La prostatectomia radicale (PR) è la terapia di elezione per il CaP localizzato. La presenza di metastasi linfonodali (LN) è associata ad alto rischio di progressione. A causa
della migrazione naturale dei pazienti [pz] verso stadi più
bassi e grazie alla selezione migliore dei pz, il tasso di interessamento LN è significativamente diminuito negli ultimi anni:
la maggior parte dei pz potrebbe, pertanto, non trarre beneficio dalla LND. La previsione dello stadio pN potrebbe evitare
di eseguire la LND soprattutto nei pz con basso rischio di
coinvolgimento LN, dal momento che essa è gravata da morbilità non trascurabile. Il ruolo della LND nel caP è controverso: acuni lavori sembrano suggerire un ruolo terapeutico; ciònonostante, altri autori riportano, che nei pz pN0 con progressione biochimica vi sia una prevalenza di metastasi occulte (documentata a posteriori, mediante PCR) significativamente superiore rispetto a pz liberi da malattia.
Obiettivo: Lo studio si propone di analizzare l’effetto della LND
sull’outcome dei pz sottoposti a PR. Materiali e metodi: Dal
54
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
05/97 al 06/2004, 511 pz sono stati sottoposti a trattamento
chirurgico per pCa: 10 LND, 273 PR±LND pelvica modificata;
228 solo PR, in quanto considerati a basso rischio di coinvolgimento LN (PSA alla diagnosi [iPSA]<15ng/ml, Gleason Score
[GS]<7, cT<3). I pz sono stati riclassificati in base all’esame
istologico definitivo. Abbiamo comparato la sopravvivenza
libera da malattia (PSA<=0,2) con o senza LND. È stato costruito un propensity score (PS) per classificare i soggetti in 4 categorie di rischio determinate dai seguenti fattori: pT, iPSA, GS.
Esso rappresenta un’approssimazione ad un esperimento randomizzato controllato. I dati sono stati quindi aggiustati includendo nell’analisi la situazione dei margini ed il ricorso ad
eventuali terapie adiuvanti [TA] (ormono o RT). Il Cox proportional hazards model, stratificato per il PS, è stato utilizzato per verificare la significatività del possibile effetto della LND
pelvica sul controllo della malattia. Per valutare la correlazione
tra l’esecuzione della LND ed il ricorso a TA è stato usato il
metodo chi-quadro.
Risultati: 39 pz (7,63%) sono risultati pN1; 67 pz (23,67% dei
pz sottoposti a LND) hanno riportato complicanze correlabili
alla procedura (p<0,001). In 312 pz (184 pN0 / 128pNx), con
follow-up mediano 22 mesi (6-79), l’analisi statistica non ha
documentato alcun beneficio statisticamente significativo della
LND pelvica modificata sul controllo di malattia (hazard ratio
1,7;CI 95%: 0,74-4,28)(p=0,2). L’associazione tra l’esecuzione
della LND e il ricorso a TA è risultata statisticamente significativa sia sull’intero pool di 312 pz (p=0,009) che in un sottogruppo di 105 pz con caratteristiche favorevoli (pT<3,
iPSA<=10ng/ml, GS<7), indicando che la TA è stata prescritta
in base ad altri fattori prognostici (gli stessi che hanno indicato l’esecuzione della LND) e non allo status LN.
Conclusioni: Il nostro studio sembra indicare che:
• nella casistica considerata, la LND non offra alcun vantaggio
in termini di controllo della malattia -nei pazienti con iPSA
<15ng/ml e GS<=7 la LND non offra ulteriori vantaggi, nemmeno come fattore predittivo;
• nei pazienti a basso rischio di coinvolgimento LN, la LND
pelvica potrebbe essere effettuata solo al fine di valutare la
presenza di metastasi occulte per poter in seguito verificare
la correlazione di tale evenienza con gli altri fattori prognostici.
Comunicazioni n. 145
CHEMOIMMUNOTHERAPY (CIT) WITH IL-2, IFN_2A AND
FLUOROURACIL IN METASTATIC RENAL CANCER: A
MONOINSTITUTIONAL CONFIRMATORY STUDY
Lo Re G.1, Boccalon M.1, Sangiorgio D.2, Rustici C.2,
Lenardon O.2, Merlo A.2, Buttazzi L.2, Talamini R.3,
Garbeglio A.2, Tumolo S.1
1
Oncology Unit; 2Division of Urology, G.H. Santa Maria degli
Angeli, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistics, CRO
Aviano, Pordenone
Introduction: Advanced metastatic renal cancer is a fatal disease
and immunotherapy is a treatment of choice. As IL-2 employed in i.v. route (bolus,continuous infusion), required the
hospitalization, the subcutaneous (sc) administration, explored by Atzpodien J, Kirchner H et al (1195 ASCO 1998), showed the feasibility on oupatient setting with good results, confirmed also in randomized study between the two modalities of
IL-2 employment (Yang et al, JCO 2003).
Aims of the Study: To explore the feasibility, toxicity and activity
of Atzpodien regimen in mixed modalities (in -outpatient) with
hospitalization in the I,IV week of treatment.
Patients and Methods: Between 1998 to 2004, 39 patients entered onto the study. Elegibility criteria are: hystological or clinical diagnosis of renal carcinoma, metastatic disease, age less
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
than 75 years, PS<=2, non steroidal tratment, non neurological desorders, good organ functions, non other malignancies
except in situ carcinoma of the cervix or basocellular carcinoma of the skin. Twentyfour are male, and 15 are female,
median age was 56 years (range 19- 74), median PS = 1 (0-2);
sites of metastases were lung (28), liver (8), nodes (16), visceral (9), soft tissues (4), bone (8), local recurrence (6). The
Palmer risk cathegory was 0 in 2 , 1 in 9, 2 in 17 and 3 in 11
pts respectively. Nefrectomy was performed before CIT in
35/39 and after in 1 pt.
Treatment: Combinations treatments of IL-2, IFN alfa sc and
FU iv according to Atzpodien J, Kirchner H et al. regimen for
four tiomes or until progression.
Results: In 35/39 evaluable pts (4 unevaluable for toxic death
in 2 too early in 1 and cardiac toxicity in 1) were obtained 4
CR, 9 (PR, 12 SD and 10 PRO. The overall reponse rate was
37% (C.L.95% 21-53%). Eight pts underwent surgery (lung in
5, spleen in 2, ovary , local recurrence and brain in 1) for residual disease or progression with CR in 5 pts..Duration of surgical CR was 7, 9, 9+, 14+ and 21 mths. Toxicity: flue-like
syndrome were experienced by all patients. G3-4 WHO toxicity: infections in 3, renal in 4, bone marrow in 4, liver in 1,
cardiovascular in 5, diarrhoea and mucositis in 2 pts respectively. Six pts developed autoimmune hypothiroidism. Median
progression-free survival was 6 (range 1-32) mths and median
overall survival was 21 mths (range 1-73).
Conclusions: The treatment can be considered feasible in in-outpatient modality and active in metastatic renal cancer with comparable results to Atzpodien experience. Severe toxicity encountered must recommend treatment in experienced groups. A longer follow-up is needed to evaluate the impact of treatment on
survival in 4 Palmer’s risk pts subgroup. In our opinion the inpatients treatment of induction IL-2 is justified to stand-out and to
treat the toxicity.
Poster n. 146
TERAPIA ENDOCAVITARIA CON GEMCITABINA NEL
CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE RECIDIVO
REFRATTARIO AL BCG
Gunelli R.1, Fiori M.1, Frassineti L.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1,
Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia, O.C.; 2UO di Oncologia Medica, O.C. “G.B.
Morgagni - L.Pierantoni”, AUSL di Forlì
Introduzione e Obiettivi: La resezione endoscopica è il trattamento di elezione delle neoplasie vescicali superficiali (Ta-T1), ma
circa i due terzi dei casi recidivano con rischio di progressione
verso forme invasive (50% nelle forme G3). Sulla base dei risultati di efficacia e tollerabilità della Gemcitabina (GEM) per via
sistemica nel carcinoma vescicale avanzato e sulla scorta di uno
studio da noi condotto in vitro su linee cellulari (MCR e
HT1376) e su culture primarie di carcinoma vescicale è stato
disegnato uno studio di fase II per la terapia di pazienti con ca
superficiale della vescica recidivo dopo BCG per definire la
miglior schedula di somministrazione di GEM endovescicale,.
Metodi: Lo studio prevede l’arruolamento di 45 pazienti affetti
da ca vescicale superficiale di grado intermedio-elevato con
ripresa di malattia dopo BCG. Attualmente sono stati reclutati
26 pazienti (14 T1G2 multifocali e 12 T1G3). Il protocollo
prevede 2 instillazioni settimanali (giorno 1 e giorno 3) con
2000 mg di Gemcitabina diluiti in 50 ml di soluzione fisiologica per 6 settimane consecutive. È stata valutata la tollerabilità sistemica e la tossicità locale. Il follow-up previsto per il
primo anno è costituito da un controllo citologico delle urine,
ecografia apparato urinario e cistoscopia ogni 3 mesi.
Risultati: Tutti i pazienti hanno completato il ciclo di instillazioni ed il follow-up medio è di10,2 mesi. Un paziente dopo
15 mesi ha presentato progressione ad una forma infiltrante e
5 pz hanno presentato recidive di grado inferiore (T1G2) alla
neoplasia di partenza (T1G3). La tollerabilità è stata buona, in
particolare è comparsa iperpiressia transitoria (<38) in 6
pazienti e tossicità locale con disuria di grado moderato in 7.
Un paziente, per l’intensa tossicità locale di grado 3, ha dovuto ridurre il dosaggio del farmaco, come peraltro previsto da
protocollo. Non sono state evidenziate alterazioni ematologiche di rilievo prima e dopo il trattamento.
Conclusioni: L’attività del trattamento, anche se il follow-up
mediano è a tutt’oggi limitato, risulta essere incoraggiante
soprattutto considerando il fatto che i risultati positivi sono
ottenuti su pazienti recidivati dopo terapia endocavitaria con
BCG. Il protocollo da noi disegnato, in particolare per quanto
riguarda lo scheduling di somministrazione ed il dosaggio di
Gemcitabina utilizzato, risulta pertanto, pur nella limitata casistica , fattibile senza effetti collaterali di rilievo.
Bibliografia:
1. Zoli W, Ricotti L, Tesei A, Ulivi P, Gasperi Campani A, Fabbri F, Gunelli
R, Frassineti GL, Amadori D. Schedule-Dependet cytotoxic interaction
between epidoxorubicin and gemcitabine in human bladder cancer cells in
vitro. Clin Cancer Res 2004; 10:1500
Poster n. 147
L’ENDOSCOPIA VIRTUALE NELLO STUDIO DELLE NEOPLASIE UROTELIALI
Gunelli R.1, Fiori M.1, Barone D.2, Giampalma E.2,
Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1,
Bercovich E.1
1
UO di Urologia ; 2UO di Radiodiagnostica, O.C. “G.B. MorgagniL. Pierantoni”, AUSL di Forlì
Introduzione ed Obiettivi: La valutazione endoscopica dell’apparato urinario, a tutt’oggi, è una metodica relativamente invasiva e, pertanto, non sempre ben accetta dai pazienti. Una nuova
tecnica, l’endoscopia virtuale (VE), comincia a dare dimostrazione di una utilità pratica in ambito urologico. Presentiamo la
nostra esperienza nell’utilizzo di tale metodica nello studio
delle neoplasie uroteliali, paragonandone i risultati alla radiologia tradizionale.
Metodi: Sono stati studiati 12 pazienti (3 neoplasie pelviche, 5
neoplasie vescicali, 2 stenosi ureterali post-chirurgiche, 2
sospette neoplasie ureterali). Gli esami sono stati condotti utilizzando una spiral CT ed eseguendo sezioni di 3 mm di spessore. La ricostruzione tridimensionale è stata eseguita utilizzando il software Navigator della GE Medical System, simulando una esplorazione endoluminale delle cavità pieloureterali.
Risultati: Sono stati confrontati i risultati della indagine radiografica tradizionale (spiral CT) con quelli della VE, osservando
come quest’ultima sia stata in grado di identificare correttamente le patologie in studio. La VE non è stata influenzata dalla
presenza di sanguinamento ed ha permesso di evidenziare l’assenza di neoformazioni in uno dei due casi sospetti alla spiral
CT, anticipando correttamente il risultato della ureteroscopia.
Lo studio delle stenosi ureterali post-chirurgiche (pz con esiti
di cistectomia radicale con derivazione sec. Bricker) è stato
ottimale sia prima che dopo trattamento percutaneo, concedendo un agevole follow-up.
Conclusioni: La validità dell’endoscopia virtuale, anche se in
attesa di maggiore casistica, è apparsa evidente in termini di
facilità e rapidità di esecuzione e la capacità di evidenziare la
presenza/assenza di lesioni è risultata per lo meno pari a quella delle indagini standard. Possiamo sperare che tale metodica
possa divenire un utile step nell’iter diagnostico e nel followup delle neoplasie uroteliali, evitando così l’invasività delle
metodiche endoscopiche tradizionali, rendendo mininvasive le
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
55
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
tecniche diagnostiche al pari delle più moderne tecniche chirurgiche.
Bibliografia:
1. Mundy AR.The future of Urology. Br J Urol Int 2003; 92:337
2. Takebayashi S, Hosaka M, Kubota Y, Noguchi K, Fukuda M, Ishibashi Y,
Tomoda T, Matsubara S. Computerized tomographic ureteroscopy for diagnosing ureteral tumors. J Urol 2000; 163:42
Poster n. 148
VALORE PROGNOSTICO DELLA VALUTAZIONE PRE-OPERATORIA DEL RISCHIO DI POSITIVITÀ LINFONODALE:
DUE DIFFERENTI METODICHE TESTATE IN PAZIENTI
AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO N+
Cai T.1, Gacci M.1, Travaglini F.1, Livi L.2, Paiar F.2, Detti B.2,
Giubilei G.1, Nesi G.3, Rizzo M.1, Bartoletti R.1
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Radioterapia; 3Istituto di Anatomia
Patologica, Firenze
Introduzione: La valutazione pre-operatoria del rischio di positività linfonodale basata su stadio clinico, PSA preoperatorio e
Gleason bioptico venne proposta da Oesterling 10 anni fa.
Attualmente, i nomogrammi di Kattan (2003) vengono adottati dalla maggior parte dei centri urologici nel mondo. Scopo
del presente lavoro è testare le due metodiche in una popolazione di pazienti pN+, sia da un punto di vista predittivo che
prognostico rispetto alla ripresa biochimica di malattia.
Pazienti e Metodi: Tra gennaio 1988 e dicembre 2002 83
pazienti (età media: 62.3, r: 45-77) sottoposti a prostatectomia
radicale con linfoadenectomia sono risultati N+, con margini
chirurgici negativi (tutti in terapia ormonale). Per ogni paziente è stato calcolato il rischio relativo con le due metodiche; i
risultati sono stati correlati con la lateralità dell’interessamento linfonodale (monolat. o bilat.) e con la percentuale d’interessamento linfonodale (PLP: <25% o >25%). Inoltre, è stata
valutata la progressione libera da malattia, distinguendo tra
pazienti a basso (<10%) ed alto (>10%) rischio di positività
linfonodale con le due metodiche.
Risultati: Non è stato riscontrata nessuna correlazione tra alto
rischio di positività linfonodale (calcolato con entrambe le
metodiche) e interessamento linfonodale bilaterale o PLP
>25%. Inoltre, non è stata riscontrata alcuna differenza prognostica, in termini di ripresa biochimica di malattia tra i
gruppi di pazienti N+ con rischio di positività linfonodale
<10% e >10% (Oesterling: p=0.8422; Kattan: p=0.8129).
Conclusioni: I due modelli previsionali hanno dato risultati sovrapponibili; confrontando i rischi calcolati nei due modi è stato raggiunto un significativo livello di correlazione (p< 0.0001). Questi
modelli, pur permettendo di calcolare con una certa approssimazione il rischio di positività linfonodale, non sono in grado di prevedere né l’estensione della patologia linfonodale (mono o bilaterale; alta o bassa PLP) né la prognosi, in termini di ripresa biochimica di malattia; risultano pertanto molto efficaci in fase pre-operatoria e altrettanto inutili in fase post-operatoria.
Comunicazioni n. 149
RISULTATI ONCOLOGICI E DI QUALITÀ DI VITA DOPO
PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE VS RETROPUBICA
Cai T.1, Gacci M.1, Travaglini F.1, Berdondini E.1, Rizzo M.1,
Bartoletti R.1, Nesi G.2
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze
Introduzione: L’utilizzo di nomogrammi e algoritmi analitici
preoperatori permette oggi di evitare la linfoadenectomia nei
pazienti a basso rischio di positività linfonodale. In questi casi,
56
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
la prostatectomia radicale perineale (RPP) può rappresentare
una valida opzione terapeutica. Scopo del presente studio è
valutare i risultati oncologici e di qualità di vita a medio termine di un gruppo di pazienti sottoposti a PRP rispetto ad un
gruppo di pazienti sottoposti a prostatectomia radicale retropubica (RRP).
Materiali e Metodi: Dal 1998 al 2004 due chirurghi hanno eseguito 37 RRP e 32 RPP presso il nostro centro. Il PSA pre-operatorio medio era 15.32 ng/ml e 8.81 ng/ml rispettivamente
per il gruppo RRP e RPP; lo stadio clinico era 26 pT1 e 43 pT2
mentre il gleason bioptico era 7.7 RRP e 5.7 RPP. Il rischio
medio di positività linfonodale era di 0.042 per il gruppo RRP
e 0.028 per il gruppo RPP. Il follow-up medio è stato di 57
mesi. I risultati oncologici sono stati valutati in termini di margini chirurgici positivi (M.chir.), di ripresa biochimica di
malattia (R. Bioch.) e di decessi per neoplasia (Dec. CaP), mentre la qualità di vita (QoL) è stata valutata mediante l’UCLAPCI (UF: Sintomo urinario, BF: Disturbo Urinario, SF: Sintomo
Sessuale, SB: Disturbo sessuale, BF: Sintomo intestinale, BB:
Disturbo Intestinale)
Risultati: I risultati oncologici e di qualità di vita sono riportati
nelle Tabelle 1.
Tabella 1.
Risultati.
M.Chir.
R. Bioch.
Dec.
CaP
RRP
2
(6,25%)
5
(15,62%)
0
RPP
8
(21,62%)
16
(43,24%)
0
0.026
-
Pvalue
0.096
UF
UB
SF
SB
BF
BB
RRP
237
285
128
55
90
20
RPP
331
290
178
70
95
27
0.051
0.087
0.062
0.062
0.092
0.072
Pvalue
Conclusioni: La ripresa biochimica di malattia significativamente maggiore nel gruppo RPP, nonostante la differenza non significativa di margini chirurgici risulta probabilmente dovuta a
diffusione linfonodale della malattia. La valutazione del rischio
pre-operatorio in questi pazienti sembra aver sottostadiato la
malattia locoregionale. Dal punto di vista della QoL, i due
gruppi non hanno presentato differenze significative.
Poster n. 150
VALORE PROGNOSTICO DEL CD31 E DELL’INFILTRATO
FLOGISTICO INTRALESIONALE IN PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA
Bartoletti R.1, Cai T.1, Nesi G.2, Dal Canto M.1, Travaglini
F.1, Giubilei G.1, Gacci M.1, Rizzo M.1
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica,
Firenze
Introduzione: L’ipossia tumorale è da sempre considerata il sistema
regolatorio di fattori di crescita angiogenetica i quali rappresentano a loro volta elementi prognostici negativi di progressione e/o
recidiva della malattia. Scopo del presente studio è valutare comparativamente i dati ottenuti dall’analisi quantitativa della densità
microvascolare tumorale (MVD) su una piccola coorte di pazienti con tumore vescicale ad un follow-up di 74 mesi e 10 anni, ai
risultati clinici di 318 pazienti sottoposti a resezione transuretrale di neoplasia vescicale superficiale ad un follow-up di 10 anni.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materiali e Metodi: È stata effettuata un’ analisi immunoistochimica con CD31 su inclusi paraffinati di 27 pazienti operati 10
anni fa per tumore della vescica con un follow-up clinico sulla
recidiva della malattia e sulla sopravvivenza . I risultati ottenuti
hanno indotto ad un’ulteriore valutazione retrospettiva di 318
pazienti operati di resezione transuretrale per neoplasia superficiale nel corso dell’anno 1995 (12 Tis, 155 pTaG1, 88 pTaG2,
13 pTaG3, 1 pT1G1, 19 pT1G2, 30 pT1G3), in una parte dei
quali era stata individuata la presenza di flogosi associata al
tumore (casi con almeno 10 aree con più di 100 cellule per high
power field – HPF).
Risultati: Della prima coorte di pazienti, 4/15 con malattia
superficiale erano deceduti per cause non correlate, 5/15 deceduti per progressione e 6/15 viventi liberi da malattia. La MVD
evidenziava una miglior prognosi nei pazienti con valori >20
(p=0.024). Fra i tumori infiltranti 6/14 erano deceduti durante il 1 anno, 3/14 durante il 2, 2/14 durante il 3 e 1/14 durante il 4 . Solo 2/14 erano deceduti per cause non correlate. La
MVD dimostrava un incremento direttamente proporzionale al
tempo di sopravvivenza (valore medio 1 anno 24,17 rispetto
al 28,94 del 3 anno) (p=0.001). Nel gruppo di 318 pazienti
valutati retrospettivamente, 99 (31.1%) presentavano flogosi
nel contesto della neoplasia . Al follow-up di 9 anni, è stata
riscontrata una correlazione significativa fra presenza di flogosi ed il numero delle recidive (p=<0.0001). Il rischio relativo
di avere 2 o >2 recidive in coloro che non presentavano flogosi associata al tumore era di 2.234 (95% CI 1574-3430),
rispetto a coloro che presentavano flogosi. La flogosi è stata
inoltre associata a tempi alla recidiva più lunghi rispetto ai
controlli (26,3 mesi vs. 11,5 mesi: p<0.0001 sec. MannWhitney).
Discussione: L’espressione di fattori angiogenetici quali la MVD
possono essere correlati non solo alla neoangiogenesi tumorale ma alla reazione flogistica intesa come meccanismo autoimmune nei confronti del tessuto alterato. Il nostro studio preliminare contraddice quanto atteso dai dati della letteratura che
correlano la neoangiogenesi alla prognosi infausta. Ne è la
dimostrazione il follow-up a circa 10 anni di un consistente
numero di pazienti. Ciò induce ulteriori approfondimenti sia
sulla caratterizzazione della flogosi nei pazienti con MVD elevata che sul meccanismo di azione dei farmaci somministrati
per via endocavitaria.
Poster n. 151
SIGNIFICATO DELL’ESAME TRIMPROB NELLA DIAGNOSTICA DEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTI A 2 O PIÙ SEQUENZE BIOPTICHE
Bartoletti R., Gacci M., Corvino C., Lapini A., Raugei A.,
Carini M.
1
Clinica Urologica, Firenze
Introduzione: L’uso clinico del TRIMprob® (Tissue Resonance
Interfero-Meter Probe) è attualmente da considerare in integrazione alle metodiche classicamente impiegate nella diagnostica del carcinoma prostatico. In particolare la biopsia rimane
il golden standard per la determinazione della natura della
patologia. Una consistente percentuale di questi pazienti
richiede peraltro biopsie ripetute nel tempo, spesso in relazione a livelli crescenti di PSA totale. Abbiamo valutato la significatività diagnostica del Trimprob in un gruppo di pazienti già
sottoposti ad una o più sequenze bioptiche per sospetto clinico di carcinoma prostatico.
Materiali e Metodi: Ventisette pazienti sono stati selezionati per
lo studio Trimprob prima della ripetizione della biopsia prostatica. Presentavano tutti rilievo ingravescente dei livelli di
PSA totale. Nove di essi erano stati sottoposti ad almeno una
serie di biopsie random precedenti (PSA medio 11,26), 8
pazienti a 2 biopsie (PSA medio 10.8) e 10 a 3 o più biopsie
(PSA medio 11,3). L’esame Trimprob è stato condotto da due
operatori indipendenti ed il risultato reso noto prima della
valutazione patologica della biopsia.
Risultati: Diciassette pazienti risultavano positivi al Trimprob
(62,9%) e solo 9 (33,3%) risultavano positivi alla biopsia prostatica. In particolare, dei pazienti già sottoposti a 1 biopsia, 11
erano Trimprob positivi, con corrispondenza bioptica positiva
in 4; dei pazienti sottoposti a 2 biopsie 4 erano Trimprob positivi, dei quali due con biopsia positiva . Infine dei pazienti con
3 o più biopsie precedenti 2 risultavano positivi al Trimprob e
corrispondevano a biopsie positive. Solo 1/27 (3,7%) pazienti
risultavano negativi al Trimprob e positivi alla biopsia. La sensibilità della metodica Trimprob è stata del 88,9% e la specificità del 50%. Il Valore Predittivo Positivo 47% (CI 26,2-69) e
90% (CI 59,6-99,5) quello Negativo.Il rapporto di verosimiglianza positivo 1,777 (CI 1,061-2,980), mentre quello negativo 0,222 (CI 0,033-1,493).
Discussione: Il Trimprob ha dimostrato una ottima sensibilità
diagnostica nei confronti del carcinoma prostatico, di gran
lunga superiore ai risultati ottenuti con metodiche non invasive classiche quali il dosaggio del PSA totale, l’esplorazione rettale e l’ecografia transrettale. I limiti di specificità possono essere legati sia all’esperienza dell’operatore che alla possibile ottimizzazione dell’apparecchiatura. La standardizzazione della
metodica potrebbe già consentire di ottenere un sensibile
miglioramento dei parametri di rilievo della patologia.
Poster n. 152
URETERONEOCISTOSTOMIA IN NEOVESCICA ILEALE:
LA NUOVA TECNICA ANTIREFLUSSO “GAZZA TECHNIQUE”
Gazzarrini O., Gacci M., Cai T., Giubilei G., Berdondini E.,
Rizzo M., BartolettI R.
1
Clinica Urologica, Firenze
Introduzione: Le tecniche di riempimento ureterale in neovescica ileale sono spesso gravate da complicanze quali l’ostruzione, la stenosi, il reflusso, la completa detubularizzazione dell’ ansa, dunque la presenza di bassa pressione all’
interno del serbatoio. Il reflusso è riscontrabile soprattutto
in fase attiva , in circa il 20% dei casi (range 6-39). L’impiego
della tecnica di Ghoneim, su neovescica ileale tipo
Hautmann, ha invece messo in evidenza l’ assenza di complicanze di rilievo nonostante la complessità di confezionamento. Abbiamo recentemente adottato una nuova tecnica
chirurgica, variante della tecnica di Gonheim in grado di
garantire ottimi risultati,semplificando le procedure di confezionamento chirurgico.
Materiali e Metodi: Dal 1997 al 2000, 8 pazienti affetti da neoplasia vescicole T2-3 a-b No Mo sono stati sottoposti a chirurgia radicale con successivo confezionamento di neovescica ileale secondo Hautmann. Il reimpianto degli ureteri è stato effettuato con la Gazza technique che consiste nella creazione di
una doccia sierosa in corrispondenza della plicatura e sutura
posteriore della neovescica con punti passanti in dexon 3-0
coinvolgenti i 2/3 della superficie sierosa anteriore dell’ uretere
con preservazione del sistema vascolare autoctono per una
estensione longitudinale di circa 5 volte il diametro dello stesso. La creazione del neo ostio ureterale avviene in prossimità
dell’angolo di plicatura secondo la tecnica di Ghoneim sfruttando la plicatura dell’ ansa sui tre quarti inferiori della circonferenza ureterale per l’anastomosi muco-mucosa. Con l’impiego di questa tecnica, al riempimento e alla distensione della
neovescica , corrisponde una compressione ab-extrinseco dell’ultimo tratto di uretere con riduzione della probabilità di
reflusso neovescico-ureterale. Il coinvolgimento della sola
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
57
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
parete anteriore dell’uretere riduce peraltro il rischio ostruttivo sull’alta via escretrice urinaria.
Risultati: A due mesi dalla rimozione dei tutori e del catetere
non sono state evidenziate dilatazioni delle cavità calico pieliche nei 16 ureteri reimpiantati, mentre il controllo cistografico retrogrado ha evidenziato la presenza di reflusso in fase
minzionale neovescico pielico senza dilatazione dell’ alta via
escretrice in 1 su 16 ureteri (0.6%).
Conclusioni: Recenti studi di Siracusano et al. hanno proposto
una variante alla tecnica di reimpianto secondo Ghoneim scevra da complicanze significative. La nostra tecnica risulta a
nostro avviso più semplice nella procedura ed in grado
comunque di garantire ottimi risultati.
Poster n. 153
ACCURATEZZA DEL MODELLO PREDITTIVO DI ESTENSIONE EXTRACAPSULARE (ECE): VALUTAZIONE SU
192 PAZIENTI A BASSO RISCHIO
Gacci M.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Cai T.1, Zucchi A.2,
Rizzo M.1, Bartoletti R.1, Porena M.2
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Perugia
Introduzione: Il calcolo pre-operatorio del rischio di penetrazione capsulare può rappresentare un valido strumento di
valutazione preoperatoria, soprattutto per programmare una
preservazione o un’escissione dei fasci neurovascolari periprostatici. Scopo del presente studio è valutare l’accuratezza di un
modello predittivo di estensione extracapsulare (ECE) messo a
punto da Scardino [J Urol, May 2004], in pazienti affetti da
adenocarcinoma a basso rischio di penetrazione capsulare.
Materiali e Metodi: Presso due differenti Istituti sono stati selezionati 192 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico, con stadio
clinico < T3, PSA < 10 e Gleason bioptico < 7, sottoposti a prostatectomia radicale con linfoadenectomia tra il 1988 ed il 2002
(F-Up medio 58 mesi). Per ciascun paziente è stato calcolato
retrospettivamente il rischio di ECE ed è stata effettuata un’accurata rivalutazione dello stato capsulare sulla prostata rimossa.
Risultati: E’ stato utilizzato un cut off di 10% e di 25%; al
Fisher’s exact test questi valori sono risultati significativi
(p=0.001 e p=0.003). Abbiamo quindi confrontato il modello
previsionale con il dato anatomopatologico; i risultati sono
riportati nella Tabella 1.
Tabella 1.
31 Pz
Atteso
Reale
<10%
8.4% (2.6/31)
19.4% (6/31)
p=0.078
>10%
161 Pz
29.6%(47.7/161)
36% (58/161)
p=0.231
<25%
110 Pz
15.5%(17/110)
21.8%(24/110)
p=0.791
>25%
82 Pz
40.2%(32.9/82)
48.8%(40/82)
p=0.983
Discussione: La valutazione del nomogramma di Scardino su
pazienti a basso rischio ha mostrato una costante sottostima
del dato; la differenza tra risultato atteso e risultato reale è stata
più significativa nella popolazione di pazienti con rischio più
contenuto; in particolare, il rilievo di malattia extracapsulare
in pazienti con un rischio < 10% è stato il doppio rispetto al
dato atteso (19.4% vs 8.4%). Alla luce di questi dati, il modello predittivo ci sembra inadeguato per questa popolazione di
pazienti.
58
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Poster N. 154
VALORE PROGNOSTICO DEI LIVELLI URINARI DI UBC®
DOPO RESEZIONE ENDOSCOPICA DEI TUMORI TRANSIZIONALI DI VESCICA: VALUTAZIONE PROSPETTICA
Gacci M.1, Cai T.1, Curotto A.2, Gallo F.2, Ambruosi C.2, Dal
Canto M.1, Rizzo M.1, Bartoletti R.1, Carmignani G.2
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Genova
Introduzione: L’UBC (Urinary bladder cancer) è un marker
tumorale urinario proposto a scopo diagnostico o di follow-up
per pazienti affetti da tumore vescicale a cellule transizionali
(TCC). Scopo del presente studio è valutare se tale marker è
utilizzabile anche a scopo prognostico dopo resezione transuretrale del tumore (TURBT).
Materiali e Metodi: Tra marzo 2003 e maggio 2004, 46 pazienti affetti da TCC, sottoposti a TURBT, sono stati selezionati
presso 2 centri Universitari. 22 erano in stadio pTa, 17 pT1 e
7 pT2; 5 erano G1, 22 G2 e 19 G3. Per ogni paziente è stato
raccolto un campione d’urina il giorno prima dell’intervento,
in 3 , 7 e 30 giornata dopo l’intervento; su ogni campione d’urina è stata eseguita un’analisi citologica ed un dosaggio
radioimmunologico dell’UBC. I pazienti sono stati rivalutati
con citologie urinarie e cistoscopie ogni 3 mesi per un followup medio di 10.4 mesi.
Risultati: I dati più significativi dal punto di vista prognostico sono
stati quelli del confronto tra valori preoperatori e della 30 giornata; in particolare, considerando a basso rischio di recidiva i
pazienti che presentavano valori di UBC in 30 giornata inferiori a
quelli pre-operatori e comunque non superiori a 12 (cut off standard), i valori di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo
e negativo sono stati rispettivamente 57.1%, 75%, 80% e 50%. La
citologia urinaria, valutata prima dell’intervento ed in 30 giornata, ha riportato i seguenti valori di sensibilità, specificità, valore
predittivo positivo e negativo: 96.4%, 70.3%, 58.7%, 97.8%. Ad
una prima valutazione, i dati in 3 e 7 giornata sono risultati inutilizzabili dal punto di vista prognostico.
Conclusioni: Il presente studio ha dimostrato una significativa
differenza tra UBC e citologia urinaria, per quanto riguarda il
Valore Predittivo Positivo (80 vs 58.7); pertanto, l’esecuzione
dell’UBC ad 1 mese dall’intervento, sembra potenzialmente
utile nell’individuare pazienti a rischio maggiore di recidiva
precoce.
Comunicazioni n. 155
RUOLO DELL’ESPRESSIONE DEL RECETTORE CHEMOCHINICO CXCR3-B NELL’ANGIOGENESI DEL CARCINOMA RENALE
Lazzeri E.1, Gacci M.3, Bartoletti R.3, Francalanci M.2, Lasagni
L.2, Mazzinghi B.2, Serio M.2, Romagnani P.2, Rizzo M.3
1
Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Immunoallergologia;
2
Dipartimento di Fisiopatologia Clinica; 3Clinica Urologica, Firenze
Introduzione: Alcune chemochine giocano un ruolo inibitorio nel
controllo della crescita tumorale. La recente scoperta di un
nuovo recettore chemochinico derivato dallo splicing alternativo
del gene CXCR3 (CXCR3-B), in grado di legare tutte le chemochine angiostatiche (CXCL4, CXCL9, CXCL10, and CXCL11),
ha permesso di comprendere come queste molecole siano in
grado di svolgere un’importante azione antitumorale su modelli
sia in vitro che in vivo. Abbiamo voluto verificare se l’espressione di CXCR3-B e dei suoi ligandi giochi un ruolo importante
nella progressione e diffusione del carcinoma renale.
Materiali e Metodi: 41 pazienti affetti da ETP renale (RCC) sono
stati sottoposti a nefrectomia radicale. Sono stati prelevati campioni tumorali, congelati in azoto liquido e quindi stoccati a -80
C da ogni rene asportato. Successivamente, è stato effettuato il
dosaggio dei livelli di mRNA di CXCR3-B, CXCL9, CXCL10 e
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
CXCL11 mediante “Taq-Man Real Time Quantitative RT-PCR”;
inoltre, è stata valutata con tecnica immunoistochimica l’espressione di CXCR3-B, CXCL9, CXCL10 e CXCL11 ed è stata effettuata l’ibridizzazione in situ.
Risultati: L’immunoistochimica ha permesso di identificare l’espressione di CXCR3-B soprattutto a livello delle cellule endoteliali dei vasi tumorali. L’ibridizzazione in situ e l’immunoistochimica hanno dimostrato l’espressione di CXCL9,
CXCL10 and CXCL11 in tutti i campioni tumorali, soprattutto a livello delle cellule tumorali e delle cellule dell’infiltrato
infiammatorio. L’analisi quantitativa dell’espressione di mRNA
di CXCR3-B è risultata molto eterogenea; per valutare il tasso
di vascolarizzazione di ogni singolo campione neoplastico è
stata effettuata un’analisi con RT-PCR quantitativa per identificare l’mRNA del marker di cellule endoteliali vWf (von
Willebrand factor). Nei campioni analizzati abbiamo riscontrato una significativa correlazione inversa tra l’espressione
dell’mRNA di CXCR3-B e la vascolarizzazione tumorale
(R2=0.19, p<0.01), mentre non è stata riscontrata alcuna associazione con la quantità di CXCL9, CXCL10 e CXCL11.
Conclusioni: I nostri risultati dimostrano che il recettore per le
chemochine CXCR3-B può essere considerato un nuovo marker altamente sensibile nella valutazione l’angiogenesi tumorale nei tumori renali a cellule chiare.
Poster n. 156
IL TRIMPROB® NELL’ITER DIAGNOSTICO DEL CARCINOMA PROSTATICO: CORRELAZIONE CON I PARAMETRI
CLINICI CONVENZIONALI (DRE, PSA, TRUS) E CON I
DATI BIOPTICI
Lapini A., Gacci M., Corvino C., Bartoletti R., Carini M.
Clinica Urologica, Firenze
Introduzione: Il TRIMprob® (Tissue Resonance Interfero-Meter
Probe) è stato recentemente introdotto, in fase sperimentale,
nella diagnostica del carcinoma prostatico, quale metodica
integrativa a quelle classicamente conosciute (DRE, PSA,
TRUS). Scopo del presente studio è correlare i dati clinici di
pazienti candidati alla biopsia prostatica con i risultati ottenuti con TRIMprob e i dati patologici della biopsia.
Materiali e Metodi: Tra aprile e giugno 2004, 42 pazienti con
sospetto di ETP prostata sono stati sottoposti a TRIMprob prima
della biopsia prostatica. 36 presentavano un rialzo del PSA
(Media: 9 ± 7ng/mL), 25 un’esplorazione positiva e 12 un’immagine ipoecogena all’ecografia transrettale. L’esame TRIMprob è
stato effettuato in cieco rispetto ai parametri clinici, così come la
biopsia è stata effettuata in cieco rispetto ai dati del TRIMprob.
Risultati: Tutti i pazienti, ad eccezione di uno sono risultati
positivi al TRIMprob. In 12 pazienti su 25 (48%) il TRIMprob
ha rilevato un sospetto di CaP nella stessa sede dell’esplorazione rettale positiva; in 5 su 12 (41.6%) il TRIMprob è risultato positivo nella sede in cui era presente un’area ipoecogena
sospetta. 16 pazienti (38%) sono risultati positivi alla biopsia,
mentre 26 (62%) sono risultati negativi. La sensibilità, la specificità, il valore predittivo positivo e negativo e l’efficienza
delle singole metodiche sono riportati nella Tabella 1.
Tabella 1.
Sensib
Spec.
VPP
VPN
Efficienza
DRE
62.5
37.5
40.0
60.0
47.5
TRUS
25.0
73.1
36.4
61.3
54.8
PSA
87.5
3.8
35.9
33.3
35.7
TRIM
100
3.8
39.0
100
40.5
Conclusioni: Il TRIMprob si è dimostrato un interessante strumento da affiancare alle metodiche diagnostiche convenzionali, nell’iter diagnostico del carcinoma prostatico. Sono necessari studi randomizzati al fine di valutare le reali potenzialità dell’apparecchio in ambito diagnostico e di screening.
Poster n. 157
UTILIZZO DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI COME
FATTORE PROGNOSTICO NELLE NEOPLASIE A CELLULE
TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Cai T.1, Dal Canto M.1, Piazzini M.2, Gacci M.1, Rizzo M.1,
Bartoletti R.1
1
Clinica Urologica, Firenze; 2Dipartimento di Genetica Medica
Introduzione: Le sequenze microsatelliti (SM) sono segmenti di
DNA ripetuto ampiamente e regolarmente distribuiti nel genoma umano. Esse rappresentano un mezzo estremamente sensibile per analizzare le alterazioni legate ai danni ambientali o ai
difetti del sistema di riparazione del DNA. Tali alterazioni sono
state messe in evidenza anche nel carcinoma a cellule transizionali della vescica (TCC) dove vengono impiegate per l’analisi dell’evoluzione di questo tumore; appare, inoltre, sempre
più evidente che possiedono sensibilità e specificità tali da suggerirne un impiego clinico. L’amplificazione in PCR delle SM è
stata, infatti, utilizzata da vari autori, fra cui alcuni della nostra
clinica, per la diagnosi precoce dei TCC. Rimane controverso il
significato prognostico di tali alterazioni. Scopo del presente
lavoro è valutare, in una serie di pazienti affetti da TCC e sottoposti a trattamenti terapeutici diversi, l’influenza che queste
sequenze microsatelliti hanno sulla risposta alla terapia endocavitaria, sul tempo alla prima recidiva e sulla sopravvivenza.
Materiali e Metodi: Tra febbraio 1997 e marzo 2003, 61 pazienti affetti da TCC, sottoposti a TURBT e ad eventuale terapia
adiuvante endovescicale, sono stati selezionati presso la Clinica
Urologica di Firenze. Dei 61 pazienti 55 erano maschi e 6 femmine, con un’età media di 69.1 (r: 45-92, SD 9.2). 48 erano in
stadio pTa, 11 pT1, 1 pT2 ed 1 pT4; 25 erano G1, 21 G2 e 15
G3. Per ogni paziente è stato raccolto un campione d’urina e di
sangue prima dell’intervento e del tessuto neoplastico durante
la TURBT. Sul sedimento urinario e sul tumore è stata eseguita
un’analisi in PCR delle SM, utilizzando il DNA dei Linfociti circolanti come controllo. I pazienti sono stati rivalutati con citologie urinarie e cistoscopie ogni 3 mesi per un follow-up medio
di 52.8 mesi.
Risultati: In relazione alle frequenze delle alterazioni microsatelliti ed alla distribuzione di queste nella popolazione dei
pazienti, abbiamo considerato un cut-off di 2 nel numero delle
SM alterate, distinguendo un gruppo con < o = 1 alterazione ed
un gruppo con > 2 alterazioni. L’analisi effettuata con le curve
di Kaplan-Meier ha mostrato i seguenti risultati: nessuna correlazione significativa tra il numero delle SM alterate ed il tipo
di terapia endocavitaria utilizzata (p = 0.876); nessuna correlazione significativa tra il numero delle SM alterate ed il tempo
alla prima recidiva e la sopravvivenza (p = 0.295, p = 0.304).
Una correlazione più evidente, ma comunque sotto la significatività (p = 0.189), è osservabile confrontando i dati del follow-up al solo sbilanciamento allellico o alla sola instabilità.
Discussione: L’amplificazione in PCR-multiplex di un pannello
di SM conferma la loro efficienza nell’individuazione dei TCC.
Seppur marcata, la differenza nel tempo di recidiva fra il gruppo di soggetti con < o = 1 alterzione e quello > 2 alterazioni
non è statisticamente significativa. Tale risultato appare ancor
più evidente nel confronto con lo sbilanciamento allelico e l’instabilità. Non sembra quindi che il pannello di sequenze analizzate possa fornire informazioni sulla prognosi in questo
gruppo di pazienti. Tuttavia l’individuazione di nuove SM più
specifiche dei TCC e ad elevato tasso di eterozigosi potrebbe
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
59
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
fornire informazioni utili non solo per la diagnosi precoce ma
anche come fattore prognostico per la pianificazione di un
piano terapeutico efficace e personalizzato.
Comunicazioni n. 158
STUDIO MULTICENTRICO SULL’USO DELLA GEMCITABINA NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI
VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG. VALUTAZIONE
DELLA TOLLERABILITÀ
Morabito F.1, Rossi R.1, Graziano M.E.1, Ferrando U.1, Lancini
V.2, Cretarola E.2, Conti G.2, Luporini A.C.3, Muto G.4,
Castelli E.4, D’Urso L.4, Razionale P.5, Lissoni G.6, Simone
M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10
1
S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino; 2Div. Urologia
Ospedale S. Anna, Como; 3U.O. Oncologia Medica Istituto Clinico
S. Ambrogio, Milano: 4Div. Urologia Ospedale S. Giovanni Bosco,
Torino; 5Div. Chirurgia Ospedale SS. Benedetto e Gertrude,
Cuggione, Milano; 6Div. Urologia Ospedale Civile di Vimercate,
Milano; 7Div. Urologia Ospedale S. Chiara, Pisa; 8Div. Urologia
Ospedale Fornaroli, Magenta, Milano; 9Div. Urologia Ospedale S.
Gerardo, Monza, Milano; 10Div. Urologia Ospedale Humanitas
Gavazzeni, Bergamo
Introduzione e Obiettivi: Il trattamento di elezione delle neoplasie transizionali (TCC) superficiali della vescica è la resezione
endoscopica, seguita o meno da trattamenti chemio/immunoterapici endocavitari oncopreventivi. Esiste un gruppo di
pazienti (nei quali le recidive di TCC sono più frequenti e l’intervallo libero da malattia risulta molto breve), che non
risponde ai comuni trattamenti chemio/immunoterapici e pertanto risulta più esposto a rischio di progressione della malattia. In questi casi il trattamento più indicato è la cistectomia
radicale. Questo studio si pone come obiettivo principale
quello di valutare l’efficacia della Gemcitabina endovescicale
nel prevenire la recidiva e/o la progressione delle neoplasie
con eventuale diminuzione del numero delle cistectomie per
TCC superficiale della vescica. Altro obiettivo importante è la
valutazione della tollerabilità e della sicurezza di questo trattamento in un gruppo di pazienti già trattati con ripetute TURB
e chemio/immunoprofilassi, quindi potenzialmente più esposti ad eventuali effetti collaterali. In questo lavoro preliminare
riferiremo esclusivamente dati sulla tollerabilità.
Metodi: Sono stati selezionati nello studio 63 pazienti, dei
quali 61 valutabili (range di età 46-84 anni), con TCC superficiale della vescica pTa-1 G1-3 plurirecidivo. Tutti i pazienti
erano già stati sottoposti a più trattamenti endovescicali con
antiblastici (Mitomicina, Epirubicina) e/o immunoterapia
(BCG). Il protocollo prevedeva 1 instillazione endovescicale
alla settimana di 2000 mg di Gemcitabina in 50 cc di soluzione fisiologica, per 8 settimane. Sono stati valutati i disturbi
oggettivi e soggettivi eventualmente accusati dai pazienti, sia
di tipo locale che sistemico.
Risultati: 53 pazienti su 61 (86,9%) hanno completato il ciclo.
Gli effetti collaterali si sono evidenziati in 14 pazienti (22,9%),
8 dei quali (13,1%) hanno dovuto sospendere il trattamento.
Gli effetti collaterali responsabili della sospensione sono stati
sistemici in 4 pazienti (1 edema generalizzato, 1 malessere
associato ad alterazioni del gusto, 1 iperpiressia con grave
stranguria, 1 rialzo dei valori delle transaminasi e concomitante astenia) e locali in 4 pazienti (urgenza minzionale grave,
associata a ematuria ed incontinenza urinaria in 2 dei 4
pazienti). In 6 pazienti (9,8%) si è avuta la comparsa di dolore pelvico, ematuria, stranguria ed IVU di media entità che
non ha impedito di completare il ciclo di trattamento.
Conclusioni: Riteniamo che gli effetti collaterali gravi (sia locali che sistemici) tali da richiedere la sospensione del tratta-
60
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
mento siano da ascrivere principalmente all’aumentata sensibilità vescicale in questo gruppo di pazienti pluritrattati.
Nella nostra esperienza gli effetti collaterali responsabili di
sospensione si sono manifestati all’inizio della terapia in 7 casi
su 8 (87,5%). Dalla valutazione dei dati in nostro possesso la
Gemcitabina somministrata per via endovescicale appare ben
tollerata anche in pazienti già sottoposti a plurime TURB e successiva chemio/immunoterapia endocavitaria.
Bibliografia:
1. Laufer M, et al. Intravesical Gemcitabine Therapy for Superficial
Transitional Cell Carcinoma of the Bladder: A Phase I and Pharmacokinetic
Study. J Clin Oncol 2003; 21:697
2. Dalbagni G et al. Phase I Trial of Intravesical Gemcitabine in Bacillus
Calmette-Guèrin-Refractory Transitional-Cell Carcinoma of the Bladder. J
Clin Oncol 2002; 20:3193
Comunicazioni n. 159
LE CORISTIE SURRENALICHE INTRARENALI: DIAGNOSI
DIFFERENZIALE CON IL CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE (RCC) NEL RENE DA TRAPIANTARE
Peschechera R., Palazzo S., Selvaggio O., Battaglia M.,
Ditonno P., Selvaggi F.P.
Dipartimento dell\’Emergenza e dei Trapianti di Organo
Introduzione: La presenza di coristie surrenaliche intrarenali è
un quadro difficilmente quantificabile perché dimostrabile solo
in corso di esame autoptico o bioptico di rene. Il riscontro di
minute formazioni subcapsulari in corso di preparazione al
banco di rene da sottoporre a trapianto pone ulteriori problemi diagnostici, poiché la diagnosi differenziale fra ectopie surrenaliche intrarenali e minuti focolai di carcinoma renale a cellule chiare può risultare difficile sia dal punto di vista macroscopico che in seguito ad esame istologico estemporaneo.
Descriviamo la nostra esperienza negli ultimi 3 anni, periodo
in cui l’elevato utilizzo di reni da donatori ultrasessantenni ha
reso più pressante l’esigenza di una diagnosi istologica certa
delle formazioni micronodulari riscontrate in sede subcapsulare in corso di chirurgia renale da banco.
Materiali e Metodi: Da gennaio 2002 a giugno 2004, sono stati
preparati al banco 210 reni prelevati da 105 donatori cadaverici. In 12 casi, riferiti a 12 distinte donazioni (7 maschi, 5 femmine, di età media 61 anni, 10 deceduti per accidenti cerebrovascolari; 2 per trauma cranico) si è evidenziata la presenza di
neoformazioni subcapsulari di aspetto micronodulare e colorito giallastro, che hanno richiesto l’esame istologico estemporaneo, per il rischio che si potesse trattare di un RCC. Le neoformazioni, di diametro compreso fra 0,3 e 1,2 cm, erano localizzate al polo superiore del rene in esame, tranne uno in cui la
neoformazione occupava il 1/3 medio.
Risultati: La diagnosi di ectopia surrenalica è stata confermata
in 4 casi dall’esame istologico definitivo. Sono state messe in
evidenza cellule chiare con rare cellule con citoplasma granulare eosinofilo e provvisto di nuclei rotondeggianti di piccole e
medie dimensioni, talora ipercromici e con micronucleoli. La
diagnosi di carcinoma renale a cellule chiare, che ha comportato la non idoneità al trapianto degli organi prelevati e che è
stata formulata 5 volte, è stata confermata dall’esame istologico
definitivo 3 volte (focolai nodulari di cellule chiare con evidenti dismorfie nucleari ed anisonucleosi, a volte frammiste a
cellule con citoplasma granuloso eosinofilo). In 2 casi, la diagnosi fatta al congelatore (carcinoma renale a cellule chiare), è
stata smentita dall’esame definitivo e dalle indagini di immunoistochimica (negatività alle reazioni II C per CK pool, CK 7,
CD 10 ed EMA) che hanno stabilito la natura surrenalica delle
lesioni in esame. Nei restanti 3 casi, l’aspetto era macroscopicamente eterogeneo e l’esame istologico definitivo ha confer-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
mato l’origine neoformativa solo in 1 caso (angiomiolipoma),
trattandosi, negli altri 2 casi, di fenomeni regressivi conseguenti a microaree infartuali.
Discussione: Il riscontro di minute formazioni subcapsulari di
colorito giallastro o giallo-ocra in corso di back-table per trapianto di rene impone sempre l’accertamento istologico
“estemporaneo” per il rischio dell’RCC. Spesso, tuttavia, ci
possono essere problemi diagnostici, data la scarsa affidabilità
dell’esame al congelatore nel distinguere un carcinoma renale
a cellule chiare da una eterotopia surrenalica, o da altre neoplasie del parenchima renale. Nel dubbio, è opinione condivisa non impiegare quell’organo a scopo di trapianto per il
rischio della multicentricità dell’RCC, che in un soggetto
immunosoppresso potrebbe esitare in una diffusione della
neoplasia. L’utilizzo di metodiche fast per l’esecuzione dell’esame istologico sul pezzo fissato in formalina probabilmente
permetterà una corretta diagnosi differenziale tra patologie
benigne e micro-carcinomi del rene da trapiantare, evitando di
scartare organi, peraltro, assolutamente normali.
Poster n. 160
LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA NEL
CARCINOMA PROSTATICO DI PAZIENTE CON TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT
Stellacci V., Palazzo S., Annunziata G., Saracino A.,
Selvaggio O., Ditonno P., Battaglia M., Selvaggi F.P.
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università
degli Studi di Bari
Introduzione: Le casistiche più recenti non dimostrano un
aumentato rischio di neoplasia prostatica dopo trapianto di
rene rispetto alla popolazione generale (1-2). Nell’ultima decade, essendo cresciuto il numero di riceventi di un rene di età
superiore a 50 aa., cominciano ad essere segnalati casi di carcinoma della prostata anche in questa particolare popolazione
di pazienti. Anche in questo gruppo di soggetti, la prostatectomia radicale resta la migliore opzione terapeutica. Il tipo di
approccio è controverso (3), anche se la via trans-perineale è
preferibile per il minor rischio di ledere l’uretere trapiantato,
specialmente nei tumori in stadio precoce 2-3.
Materiali, Metodi e Risultati: Paziente di 62 anni, sottoposto nel
1999 a trapianto renale da donatore cadavere in fossa iliaca
sinistra con ureteroneocistostomia secondo Lich-Gregoire. A
Marzo 2004, per sintomatologia disurica ed al riscontro di
valori di PSA di 7 ng/ml, veniva sottoposto a biopsia di prostata, con diagnosi di adenocarcinoma prostatico scarsamente
differenziato (Gleason 8: 4+4). Veniva, quindi, effettuata prostatectomia radicale retropubica con linfadenectomia iliaca ed
otturatoria destra. L’istologia definitiva evidenziava una neoplasia in stadio T2bN0M0 con margini positivi. Nel corso
della dissezione chirurgica si verificava lesione accidentale dell’uretere trapiantato che veniva, quindi, anastomizzato all’uretere nativo sx mediante anastomosi T-L intubata. In 6a giornata, in seguito all’insorgere dapprima di un voluminoso urinoma retroperitoneale e quindi di peritonite urinosa, il paziente
veniva sottoposto a pieloneocistoanastomosi con plastica
vescicale che veniva ancorata al grasso peripielico ed al peritoneo parietale dello scavo pelvico. L’anastomosi era intubata
con un stent doppio J n 6 ch. La cistografia retrograda, eseguita in 21a giornata, non dimostrava filtraggio di urine attraverso la neoanastomosi pielo-vescicale e dopo la rimozione del
catetere vescicale il paziente non presentava idronefrosi né
incontinenza urinaria, con parametri di funzionalità renale stabili.
Conclusioni: L’intervento chirurgico di prostatectomia radicale
resta il trattamento di elezione delle neoplasie localizzate
anche nei pazienti sottoposti a trapianto renale. Per motivi
legati all’anastomosi vascolare ed alla neocistostomia, la chirurgia, effettuata con accesso retropubico, può risultare non
radicale o gravata da complicanze a carico del rene trapiantato.
Dalla nostra esperienza si evince che l’anastomosi pielo-vescicale diretta è da preferirsi in caso di lesione dell’uretere trapiantato.
Bibliografia:
1. Whang M, Geffner S, Khachikian Z, Kumar A, Bonomini L, Mulgaonkar
S. Renal Trasplantation and Prostate Cancer: Guidelines for Screening and
Treatment. Transplantation Proceedings 2002; 34:3196
2. Schonberger B, Giessing M, Vogler H, Budde K, Loening SA. Relevance
and Meaning of Prostate Cancer in Kidney Trasplantation. Transplantation
Proceedings 2002; 34:2225
3. Yiou R, Salomon L, Colombel M, Patard JJ, Chopin D, Abbou CC.
Perirenal Approach to Radical Prostatectomy in Kidney Trasplant Recipients
with localized Prostate Cancer. Urology 1999; 53:822
Comunicazioni n. 161
NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: NOSTRA ESPERIENZA
Palazzo S.1, Annunziata G.1, Pezzolla A.2, Mancini V.1,
Lucarelli G.1, Bettocchi C.1, Veneziano I.1, Martino P.1,
Selvaggi F.P.1
1
Sezione di Nefrologia Chirurgia e Trapianto di Rene; 2Sezione di
Chirurgia Generale IV “Marinaccio”, Università degli Studi di Bari
Introduzione: Nell’ultima decade, la nefrectomia laparoscopica
si è sempre più affermata come via di accesso per il trattamento di patologie renali non maligne, e per neoplasie renali senza
infiltrazione locoregionale e di diametro inferiore a 10 centimetri. Questo tipo di approccio confrontato al classico accesso
lombotomico sec. Turner-Warvick presenta numerosi vantaggi,
tra cui il minor rischio operatorio, la minore degenza, il minor
uso di farmaci antidolorifici post-operatori e permette una più
rapida ripresa dell’attività lavorativa.
Materiali e Metodi: Da novembre 2001 a luglio 2004, presso il
Nostro Centro sono state effettuate 30 nefrectomie laparoscopiche, in 17 donne e 13 uomini, di età compresa tra i 24 anni ed
82 anni(età meia: 48 aa) In 13 casi è stata effettuata una nefrectomia destra ed in 17 casi una nefrectomia sinistra. Per le nefrectomie destre sono stati realizzati 4 accessi, mentre a sinistra sono
state utilizzate 3 porte. In 15 pazienti (50%) è stata effettuata una
nefrectomia radicale con asportazione dei linfonodi locoregionali
ed in 6 casi (20%) una Nefroureterectomia per neoplasia papillare della pelvi renale. Nei restanti 9 casi si trattava di patologia
renale benigna: 2 reni multicistici, 3 reni idronefrotici affetti da
calcolosi, 3 reni grinzi pielonefritici, 1 rene pelvico escluso. Delle
15 nefrectomie effettuate per neoplasia in 8 casi è stato utilizzato
un hand-assisted-device (53%) poiché le dimensioni (> 8 cm) o
la posizione della neoplasia rendeva difficile l’accesso laparoscopico puro. In tutti i pazienti il device è stato applicato con una
breccia chirurgica di 7.5 cm sec. un accesso tipo Gibson a livello
dello scavo pelvico omolaterale alla neoplasia.
Risultati: La degenza media ospedaliera è stata di 5.5 giorni
(range 4-14 giorni). In 2 casi si è effettuata una colecistectomia
oltre la nefrectomia per la presenza di calcoli della cistifellea
diagnosticati incidentalmente Solo in un caso siamo stati
costretti a convertire l’intervento chirurgico a causa di sanguinamento non controllabile laparoscopicamente. In un caso si è
avuto il decesso di una paziente di 82 anni a causa delle complicanze derivate da una lesione iatrogena del duodeno che ha
creato nell’immediato post-operatorio una peritonite stercoracea, con decesso per sepsi. Solo un paziente ha necessitato di
una trasfusione post-operatoria a causa di una massiva perdita
intraoperatoria per la lesione accidentale di un vaso lombare.
In termini di acquisizione della tecnica abbiamo notato un
miglioramento della curva di apprendimento con una netta
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
61
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
diminuzione dei tempi operatori passando dalle 3.5 ore nelle
prime esperienze a 55 minuti nelle ultime nefrectomie.
Conclusioni: La nefrectomia laparoscopica nei casi selezionati
mostra chiari vantaggi rispetto alle vie classiche di accesso.
L’hand assisted-device in determinati casi può risultare utile e
facilitare l’intervento chirurgico. In termini di degenza, costi,
utilizzo di farmaci analgesici e trasfusioni la nefrectomia laparoscopica ha mostrato chiari vantaggi rispetto all’accesso classico lombotomico.
Comunicazioni n. 162
CARCINOMA DEL RENE CON TROMBOSI DELLA VCI
INTRAEPATICA, SOVRAEPATICA E/O DELL’ATRIO
DESTRO: SELEZIONE DEI PAZIENTI, TECNICA CHIRURGICA E RADICALITÀ ONCOLOGICA
Bertini R.1, Roscigno M.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1,
Sangalli M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2,
Rigatti P.1
1
U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H.
San Raffaele, Milano
Obiettivi: In presenza di carcinoma renale (RCC) con trombosi della vena cava inferiore (VCI) intraepatica (IE), sovraepatica (SE) e/o dell’atrio dx. (ADx) la terapia chirurgica persegue
2 obiettivi: radicalità oncologica e profilassi dell’embolia polmonare (1). Tali obiettivi possono essere raggiunti, con margine di sicurezza accettabile per il pz., se la nefrocapsulectomia
radicale (NR) e la trombectomia cavo-atriale sono effettuate in
CEC, ipotermia profonda (IP) ed arresto di circolo (AC).
Infatti solo un campo operatorio esangue, durante l’AC, consente una chirurgia radicale nel caso di una infiltrazione della
parete venosa della VCI (2).
Metodi: Fra il 1990 ed il Luglio 2004 abbiamo valutato 32 pz.
affetti da RCC con trombosi della VCI-IE, SE e/o dell’ADx.
Abbiamo sottoposto a NR, linfoadenectomia e trombectomia
cavo-atriale in CEC, IP ed AC, in collaborazione con una equipe cardiochirurgia, 28 pz.: 18M e 10F, età media di 60 (R 3974) e con sede a dx in 17 pz. ed a sx in 11. 4 pz. sono stati
esclusi per PS > 2. In 5 pz. l’estensione craniale del trombo
interessava la VCI - IE, in 12 pz. la VCI- SE, in 3 raggiungeva
la VCI intrapericardica ed in 8 giungeva all’ADx. Le metastasi
cliniche erano 7 polmonari, 1 cutanea e 2 epatiche. Per definire il limite craniale del trombo neoplastico abbiamo effettuato una angio-RM ed un ecocardiogramma transesofageo per
valutare la funzionalità cardiaca e la cavità atriale. In 3 pz. è
stata effettuata una dissezione per infiltrazione focale della
parete venosa della VCI; in 4 pz. è stata effettuata una resezione parziale della VCI per una infiltrazione parziale ed in 2 pz.
per infiltrazione massiva della VCI è stata necessaria la resezione del carrefour reno-cavale. Sono state eseguite 9 atriotomie; In 3 pz. abbiamo effettuato una minitoracotomia anteriore dx. in sostituzione della sternotomia mediana.
Risultati: Il tempo mediano di CEC è stato di 185 min. (R 95247); il tempo mediano di AC è stato di 30 min (R:9-58) e la
temperatura mediana di 18 C (R 17,6-20 C) con una mortalità intraoperatoria nulla. La durata mediana dell’intervento è
stata di 505 min (390-720 min). L’esame istologico ha dimostrato: 19 pT3b; 8 pT3c; 1pT4; 17 G2 e 11 G3; 16 pN0, 7
pN1, 2pN2, 3pNx.. 4 pz. (14%), 2 dei quali con cardiopatia
grave e 2 con PS >2 sono deceduti nel perioperatorio per Multi
Organ Failure (MOF). Complicanze si sono verificate nel 29%
dei casi (7/28). Nei 12 pz pN0 M0 la sopravvivenza media è
stata di 39 mesi (R 5-137). Nei 3 pz. pN+ M0 valutabili la
sopravvivenza media è stata di 24 mesi (R 20 -33). La sopravvivenza media è stata particolarmente ridotta negli 8 pz. pN±
M+ di 9,7 mesi (R 2-41).
Conclusioni: La NR in CEC, IP ed AC nel trattamento del RCC
62
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
con trombosi della VCI- SE e/o dell’ADx rappresenta il gold
standard.Il ricorso alla CEC con IP ed AC permette una chirurgia accurata della VCI, in caso di infiltrazione neoplastica
della parete venosa, con una radicalità oncologica quasi sempre perseguibile (3), risultando prognosticamente favorevole
nei pz pN0M0. L’indefinibilità clinica della consistenza del
trombo e/o della infiltrazione della parete venosa (focale, parziale o massiva) ci fanno preferire questa metodica anche nella
trombosi della VCI-IE in pz. con alta aspettativa di vita. Una
cardiopatia grave ed un PS >2 costituiscono una controindicazione assoluta. La presenza di MTS cliniche è un fattore prognostico altamente sfavorevole.
Bibliografia:
1. Glazer AA, et al. J Urol 1996;
2. Welz A, et al. Eur J Cardiothorac Surg 1997
3. Chiappini B, et al, J Thorac Cardiovasc Surg 2002
Poster n. 163
ELEVATI LIVELLI DI TESTOSTERONE DURANTE TERAPIA
CON LHRH ANALOGHI
Baldazzi V., Lapini A., Melone F., Serni S., Masieri L.,
Carini M.
Ospedale S.M. Annunziata, Firenze
Introduzione: Riportiamo un caso di mancata risposta alla terapia con LHRH analoghi in termini di discesa del livello del
testosterone.
Materiali e Metodi: Paziente di 57 anni giunge alla nostra osservazione nell’ottobre 1998 con diagnosi di carcinoma prostatico
Gleason Score 3+3, in stadio D2, con PSA:168 ng/ml e testosterone:22,8 nMoli/l. Inizia una terapia con blocco androgenico
intermittente (nilutamide + buserelin) secondo un protocollo di
studio allora intrapreso nel nostro centro. Il paziente presenta
una regressione del PSA e del testosterone a livello di castrazione durante i periodi in cui esegue la terapia. Nei periodi di
sospensione il testosterone risale rapidamente a livelli di normalità consentendo al paziente di recuperare l’attività sessuale. Per
tutto il periodo dello studio si mantiene un livello basso di PSA
e la malattia presenta un ottima risposta clinica (regressione di
lesioni polmonari, riduzione di lesioni ossee). Terminato lo studio nel maggio 2001 il paziente viene mantenuto in blocco
androgenico con LHRH agonisti e fino all’aprile 2002 risulta
respondere alla terapia (PSA: 0,06 ng/ml). A luglio 2002 presenta innalzamento del PSA (5,5 ng/ml), per cui viene deciso di
effettuare un blocco androgenico totale. La risposta si mantiene
fino al marzo 2004, quando il PSA risale a 14,45 ng/ ml. In tale
circostanza il paziente torna nuovamente alla nostra osservazione. Effettuando una indagine retrospettiva si è potuto evidenziare come, dal termine dello studio precedentemente indicato, si è
verificato un incremento progressivo del testosterone, fino a
valori ai limiti superiori del range di normalità, riscontrati nel
marzo 2004 (27,6 nMoli/l). Il dato relativo al testosterone è confermato dal fatto che il paziente durante tutto il tempo della terapia ha mantenuto una normale attività sessuale. È stata effettuata una valutazione di tutte le possibili cause di iperproduzione di
testosterone (adenoma ipofisario, leydigoma testicolare, iperproduzione surrenalica, alterazione delle proteine leganti il testosterone), ma tutte con risultati negativi. È stata instaurata per 2
mesi una terapia con Ketoconazolo che ha portato a una riduzione del PSA significativa, ma non parimenti del testosterone.
Nello stesso tempo è stata effettuata sostituzione di leuprorelina
con goserelin con risultati modesti in termini di riduzione del
testosterone. Vista la progressione di malattia e la mancata risposta alle terapie effettuate si è prospettata l’orchiectomia, al
momento rifiutata dal paziente.
Conclusioni: Il monitoraggio del testosterone durante la terapia
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
con LHRH risulta di fondamentale importanza prima di definire un paziente ormonoresistente. Devono inoltre essere valutate le possibili cause di mancata riduzione del testosterone nei
pazienti in terapia con LHRH, tra cui la mancata o non corretta somministrazione del farmaco, la presenza di leydigomi
testicolari e di tumori dell’adenoipofisi, l’iperproduzione surrenalica, e resistenza alla terapia con LHRH.
Bibliografia:
1. Oefelein MG, Cornum R. Failure to achieve castrate levels of testosterone
during luteinizing hormone releasing hormone agonist therapy: the case for
monitoring serum testosterone and a treatment decision algorithm. J Urol
2000; 164(3 Pt 1):726
2. Curry EA 3rd, Sweeney CJ. Resistance to luteinizing hormone releasing
hormone agonist therapy for metastatic prostate cancer. J Urol 2002;
168:193
Poster n. 164
ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DELLA RISONANZA
MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI)
NELLA STADIAZIONE CLINICA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO
Porcaro A.B.1, Montemezzi S.2, Migliorini F.1, Monaco C.1,
Balzarro M.1, Pianon R.1, Borsato A.2, Ghimenton C.3,
Gortenuti G.2, Comunale L.1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di
Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è studiare l’accuratezza diagnostica della ER-MRI nel rilevare l’estensione extraghiandolare nel carcinoma prostatico clinicamente localizzato.
Materiali e Metodi: 70 pazienti con neoplasia clinicamente
localizzata della prostata sono stati sottoposti a prostatectomia
radicale, dopo essere stati stadiati con la ER-MRI. L’età media
dei pazienti era 66 anni (range: 51-77). Il PSA medio preoperatorio era 10 ng/mL (range: 1–54). Il valore medio del
Gleason score bioptico era 6 (range: 4-8). La stadiazione ERMRI è stata praticata almeno 45 giorni dopo l’esecuzione delle
biopsie prostatiche, utilizzando il Magnetom Symphony 1.5
Tesla. La stadiazione patologica è stata eseguita secondo il protocollo di Standford. I risultati della ER-MRI sono stati correlati statisticamente con quelli della stadiazione patologica.
Risultati: 53 pazienti (76%) sono risultati in stadio patologico
pT2 e 17 (24%) pT3. Il Gleason score patologico medio è
risultato 6 (range 3-8). La ER-MRI ha stadiato 55 pazienti
(78.5%) come cT2 e 15 (21.5%) come cT3. La sensibilita, la
specificità, il valore predittivo positivo, il valore predittivo
negativo e l’accuratezza sono risultati rispettivamente 88%,
100%, 100%, 96% e 97%.
Conclusioni: Nella nostra esperienza preliminare la ER-MRI si è
dimostrata efficace nel rilevare l’estensione extraghiandolare
del carcinoma prostatico clinicamente localizzato.
Comunicazioni n. 165
IL TRATTAMENTO DEI TUMORI DEL RENE ASSOCIATI
AD ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE (AAA)
Porcaro A.B.1, Veraldi G.F.2, Migliorini F.1, Monaco C.1,
Balzarro M.1, Longo M.1, De Manzoni G.2, Ghimenton C.3,
Tasselli S.2, Pedrazzani C.2, Guglielmi A.2, Cordiano C.2,
Comunale L.1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione Clinicizzata di Chirurgia;
3
Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore,
Verona
Introduzione: L’associazione fra AAA e cancro del rene non è un
evento molto frequente e pone problemi di timing operatorio
e di tecnica chirurgica, che sono oggetto della presente ricerca.
Materiali e Metodi: Nel periodo fra ottobre 1988 ed il maggio
2004 sono stati trattati 889 pazienti affetti da AAA; in 57 casi
(6,4%) si è riscontrata l’associazione con una neoplasia solida,
di cui 11 (1,2%) con carcinoma renale. Il trattamento dell’AAA
è stato determinato in base alla morfologia, alle dimensioni,
all’estensione dell’aneurisma e alle condizioni generali del
paziente. Il trattamento della neoplasia renale è stato deciso in
base alle dimensioni del tumore, alla sede, alle condizioni
generali del paziente, alla funzionalità renale e alla possibilità
di eseguire una procedura “nephron sparing”, se indicata.
Risultati: Tutti i pazienti erano di sesso maschile, con un’età
media di 70,3 anni (range: 51-85 anni). Il diametro medio
dell’AAA è stato di 5,8 cm (range: 4,6-8) e in 3 casi si sono
associati anche aneurismi delle arterie iliache comuni. In 8 casi
gli aneurismi erano localizzati in sede sottorenale, in 3 erano
iuxta-renali. In 8 casi si è proceduto ad aneurismectomia dell’aorta addominale ed innesto protesico aorto-aortico, in 2 casi
ad innesto aorto-bis-iliaco ed in 1 caso ad innesto aorto-bisiliaco esterno, con reimpianto di entrambe le arterie iliache
interne. Il diametro medio dei tumori renali è stato di 5,4 cm
(range: 1,5-9) e in 6 casi il tumore era localizzato a destra, in 5
nel rene di sinistra, in nessun caso bilaterale. In 8 casi è stata
eseguita una nefrectomia radicale ed in 3 casi un’enucleoresezione. In 9 casi si è proceduto al trattamento di entrambe le
affezioni in tempo unico, eseguendo dapprima l’aneurismectomia e in seguito la procedura sul rene. In 2 casi si è proceduto
invece in 2 tempi. Non vi è stato alcun decesso intraoperatorio
e non si sono avute complicanze chirurgiche. Al controllo anatomo-patologico, le neoplasie asportate si sono rilevate tutte a
cellule chiare, con diametri compresi tra 1,5 e 9 cm. Il followup medio è stato di 28 mesi (range: 4-146).
Conclusioni: L’associazione fra AAA e cancro del rene è abbastanza rara, ma più frequente rispetto al passato, in seguito
all’aumento dell’età media della popolazione e del miglioramento delle metodiche di imaging radiologiche. Le due malattie possono essere trattate con approccio chirurgico “onestage”, eseguendo dapprima l’una o l’altra procedura, senza
rischi significativi per il paziente cui viene evitata una seconda
procedura maggiore che può risultare densa di insidie.
Poster n. 166
STORIA NATURALE DEI TUMORI UROTELIALI DELLE
ALTE VIE URINARIE, DOPO TRATTAMENTO CHIRURGICO
Porcaro A.B.1, Sava T.2, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro
M.1, Pianon R.1, Merlin F.2, Ghimenton C.3, Bassetto M.A.2,
Cetto G.L.2, Comunale L.1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Oncologia Medica; 3Divisione di
Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
Introduzione: I tumori uroteliali della pelvi renale e dell’uretere
sono relativamente rari. Obiettivo dello studio è analizzare la
storia naturale nei pazienti con neoplasia uroteliale delle alte
vie escretrici, dopo trattamento chirurgico.
Materiali e Metodi: Sono stati valutati retrospettivamente 63
pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per neoplasia dell’alta via escretrice. L’età media è stata di 67 anni (range: 33-89)
con una predominanza per il sesso maschile (71,5%). Il 71%
dei pazienti è risultato forte fumatore. La sede del tumore primitivo è stata riscontrata nella pelvi renale nel 46% dei casi,
nell’uretere nel 35% ed in entrambe le sedi nel 19%. In 8
pazienti è stata riscontrata una neoplasia vescicale sincrona.
Alla diagnosi, 7 pazienti hanno presentato malattia metastatica.
Risultati: Il 30% dei pazienti (19 su 63) ha sviluppato una neoplasia vescicale metacrona in un tempo medio di 16 mesi (range:
1-142). Il 33% dei pazienti è andato incontro a progressione sistemica di malattia, dopo un tempo medio di 6 mesi (range 1-23).
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
63
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
64
Le principali sedi di metastasi sono stati i linfonodi, i polmoni, le
ossa ed i tessuti molli. Il 30% dei pazienti è deceduto per progressione di malattia (sopravvivenza 70%). Il 19% dei pazienti ha
sviluppato un secondo tumore non uroteliale.
Conclusioni: I pazienti con neoplasia uroteliale della via escretrice, sottoposti a trattamento chirurgico, presentano un alto
di neoplasia sincrona o metacrona della vescica. Inoltre tali
pazienti presentano un rischio importante di sviluppare una
seconda neoplasia non uroteliale. La storia naturale di questa
malattia giustifica pertanto uno stretto follow-up.
Conclusioni: In pazienti non sottoposti a screening con PSA
inferiore a 10 ng/ml, la biopsia mirata di un’area ipoecogena
con sonda end-fire determina un’alta capacità diagnostica,
anche con volumi prostatici >50 ml. In assenza di noduli ecografici o palpabili, la detection rate è in relazione al numero di
biopsie per volume ghiandolare. La Densità Bioptica rappresenta un parametro predittivo statisticamente significativo,
inoltre è clinicamente utile perché si correla al volume ghiandolare, al volume tumorale, al numero delle biopsie e definisce
in maniera riproducibile l’accuratezza del mappaggio bioptico.
Comunicazioni n. 167
PARAMETRI PREDITTIVI DI BIOPSIA PROSTATICA POSITIVA: VALORE CLINICO DELLA DENSITÀ BIOPTICA
Galosi A.B.1, Polito M. jr1, Milanese G.1, Vivani C.2,
Muzzonigro G.1
1
Clinica Urologia; 2Dottorato Oncologia Urologica, Università
Politecnica delle Marche, Az. Ospedali Riuniti, Ancona
Poster n. 168
GRUPPI DI RISCHIO DELLA VALUTAZIONE DELLA F/T PSA
RATIO NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA
PROSTATICO
Saita A., Marchese F., Bonaccorsi A., Burrello M., Giammusso
B., Motta M.
Clinica Urologica II
Obiettivo: La densità bioptica è un nuovo parametro che mette
in relazione il numero dei prelievi bioptici ed il volume ghiandolare. Abbiamo valutato il valore predittivo della densità
bioptica e dei tradizionali parametri clinici in una coorte consecutiva di pazienti sottoposti a biopsia prostatica ecoguidata.
Metodi: Abbiamo analizzato dalla casistica del nostro Istituto,
504 pazienti consecutivi sottoposti a biopsia prostatica nel
periodo maggio 2000 - dicembre 2002. Non sono stati considerati i casi con precedente diagnosi di carcinoma, mentre
sono esclusi quelli con dati mancanti (28). Oggetto della revisione 476 pazienti: età media 68,4 anni (45-93, DS 8,5), PSA
totale medio 13,2 (0,5-280, DS 23,7), percentuale media di
PSA libero 16,0 (1-56, DS 8,0, n. 309), volume prostatico 55,4
cc (15-250, DS 30,4), volume della zona di transizione 28,8
cc (4-112, DS 18,7), PSA density 0,29 (0,01-8,0, DS 0,65). Il
numero medio di prelievi bioptici è stato 6,88 (2-19, DS 2,6).
Sono stati analizzati dal patologo 13,9mm di tessuto in media
per ogni biopsia (7-18mm). Il 31% dei pazienti aveva esplorazione rettale positiva, nel 66% era stata rilevata all’ecografia
un’area ipoecogena. Le biopsie sono state eseguite per via
transrettale da urologi dedicati utilizzando ecografo Esaote
Eidos o Astro, sonda end-fire 7.5Mhz Hitachi, ago Max Core
Bard, 18g. I frammenti sono stati inviati separatamente al
patologo con la tecnica Sandwich [Ann N Y Acad Sci. 2002
963: 218-220]. Analisi statistica dei dati con SPSS 11.5.
Risultati: Abbiamo diagnosticato tumore nel 44,5% dei casi.
Per i sottogruppi di PSA compreso tra 4-10ng/ml la capacità
diagnostica era del 40,6% (104/256), per PSA ≤4 ng/ml pari a
27,0% (20/74). La diagnosi di carcinoma con PSA 4-10 è
influenzata dal volume ghiandolare (39cc vs 66cc), dalla presenza di area ipoecogena (81,7% vs 34,6%) ed esplorazione
positiva (40,1% vs 18,1%). Lesione ipoecogena aveva Valore
Predittivo Positivo (VPP) di 80,9%, e VPN del 70,4%. Nel
31% dei 476 veniva identificata all’esplorazione una lesione
palpabile, la cui presenza risultava avere un VPP dell’82,4% e
VPN 39,9%. Il VPP dell’area ipoecogena e DRE non variavano
signicativamente stratificando i dati per range di PSA 0-4 e 410ng/ml. Il numero assoluto di biopsie eseguite non modifica
la capacità diagnostica, infatti i pazienti risultati negativi avevano eseguito un numero medio di biopsie significativamente
maggiore rispetto ai positivi (7,3 vs 6,3; p<0,0001), mentre
valutando il numero assoluto di biopsie per il volume prostatico (n biopsie /vol ghiand x100, da noi definita come Densità
Bioptica-DB) osserviamo che i casi positivi avevano una DB
significativamente maggiore rispetto ai negativi (17,6% vs
13,7%; p<0,0001). Abbiamo osservato un aumento della
capacità diagnostica fino ad oltre il 60% per un BD superiore
al 30% (es.: 10 biopsie/ vol. 32 ml = 0,31 x 100).
Introduzione e Obiettivi: L’avvento del PSA ha portato nell’ultimo
decennio ad un incremento della diagnosi precoce di Ca
Prostatico. Esso esiste nella forma libera e complessata. Il ruolo
del Psa nella detezione del CA. prostatico, in una popolazione
non screenata, rimane da determinare. L’obiettivo dello studio
è quello di valutare l’utilità del rapporto f/t PSA ratio nella diagnosi precoce del CA. prostatico e nell’individuare forme clinicamente significative.
Materiali e Metodi: Dall’aprile 2003 al maggio 2004 abbiamo
arruolato 127 pazienti sottoposti a biopsia prostatica ecoguidata transrettale. Tutti i pazienti hanno eseguito PSA totale, libero, ratio ed esplorazione digitorettale. Sono stati suddivisi in
tre gruppi in relazione a fascia di PSA e Ratio: Gruppo A costituito da 5 pazienti (età media 60 ±9) con PSA < a 2.5 e ratio
<15%. Gruppo B costituito da 13 pazienti (età media 64.7 ±
6.2) con PSA compreso tra 2.6 e 4 e ratio <20%. Gruppo C
costituito 109 pazienti (età media 60.4 ± 18.6) con PSA compreso tra 4 e 10 e ratio <25%. Le biopsie sono state eseguite
secondo lo schema di Ravery. Nei tre gruppi è stato valutato il
Gleason bioptico.
Risultati: Nei tre gruppi sono stati rilevati i seguenti dati. Nel
gruppo A il PSA medio è stato di 1.3 ±1.18 con ratio media di
9 ±3%. la percentuale di biopsie positive è stata del 1.2% con
un Gleason bioptico di 4. Nel gruppo B il PSA medio è stato di
3 ± 0.5 e ratio media di 12.3 ± 3.04%. La percentuale di biopsie positive è stata di 2.3% con Gleason bioptico del Gleason 6.
Nel gruppo C il PSA medio è stato di 6.4 ± 3.4 con ratio media
di 16 ± 6.2. La percentuale di biopsie positive è stata 34.6%
con un Gleason bioptico di 6.
Conclusioni: dai dati rilevati dal nostro studio si evince che il
rapporto f/t PSA ratio può essere utile nel ridurre il numero di
biopsie non necessarie. Inoltre mantiene elevata la sensibilità
clinica nella ricerca dela Ca Prostatico.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Comunicazioni n. 169
RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ADIUVANTE ALLA
RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE
Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Mazzoccoli B.1, Scattoni V.1,
Pasta A.1, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università
“Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano
Obiettivi: La radioterapia (RT) sulla loggia prostatica è indicata
nei pazienti(pz) con recidiva locale dopo prostatectomia radicale(RRP). L’utilità della ormonoterapia in caso di RT di salvataggio (SalvRT) è ancora controverso. (1-2). Scopo dello studio
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
è valutare il ruolo della ormonoterapia adiuvante alla RT di
salvataggio(SalvRT).
Materiali e Metodi: Da gennaio 92 a giugno 2001, 86 pz con
recidiva bioumorale (due determinazioni consecutive di PSA
sierico > 0.2 ng/mL dopo RRP) sono stati sottoposti a SalvRT
sulla loggia prostatica alla dose mediana di 70.2 Gy
(range:58.4-73.8 Gy). In 50/86 pz era stata ottenuta conferma
istologica di recidiva(BxPOS). In 36 casi la malattia era extraprostatica,intracapsulare nei restanti. Tutti i pz erano pN0. In
63 casi il Gleason score (GPS) era<8, 8-10 nei restanti casi. In
45 casi era stata impostata una terapia ormonale (OT) adiuvante alla RT della durata mediana di 13,5 mesi (range 3-46
mesi). Mediante analisi uni e multivariata è stato valutato l’impatto prognostico sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica (bNEDs) dei seguenti parametri: biopsia dell’anastomosi, PSA pre-RT, PSA doubling time(PSADT), tempo alla PSA
failure, stadio patologico(T), GPS, margini chirurgici(MR),
blocco ormonale adiuvante alla SalvRT e dose di RT.
Risultati: Con un follow-up mediano di 55 mesi (range 18.2120.3mesi) la analisi univariata non ha evidenziato una bNEDs
attuariale a 6 anni significativamente diversa fra i pz sottoposti a
RT + OT ed i pz sottoposti a sola RT (bNEDs 63% Vs. 53%;
p=0,56). Il PSA medio era di 1,7 ng/mL e di 2,1 ng/mL rispettivamente nei gruppi RT+OT e sola RT (differenza non significativa). La analisi multivariata ha confermato l’impatto prognostico
indipendente sulla bNEDs della conferma istologica della recidiva (p=0.01), del PSA pre-RT, inteso sia come variabile continua
(p=0.01) che come variabile dicotomica (PSA <=1,5 ng/mL Vs. >
1,5 ng/mL), e dello stadio clinico (pT2 vs. pT3a vs. pT3b;
p=0.04), mentre la OT non è risultata essere fattore prognostico
indipendente considerando l’intera popolazione di pazienti.
Tuttavia, nel sottogruppo di pz. con PSA > 1,5 ng/mL la OT, intesa come variabile continua (durata in mesi del trattamento) è
risultata essere fattore prognostico indipendente di bN EDs
(p=0,03) all’analisi multivariata. Il PSADT ed il tempo alla PSA
failure non hanno dimostrato all’analisi multivariata alcuna correlazione significativa con il decorso post SalvRT.
Conclusioni: In pz. con recidiva bioumorale dopo RRP, candidati a SalvRT, sembra necessario associare una terapia ormonale adiuvante alla RT della durata >= 12 mesi in caso di valori di PSA pre RT > 1,5 ng/mL, probabilmente per il rischio di
concomitante malattia micrometastatica. Per bassi valori di
PSA pre RT, l’ormonoterapia non sembra invece influenzare la
bNEDs dopo SalvRT.
recidiva bioumorale(due determinazioni consecutive di PSA
sierico >0.2 ng/mL dopo RRP)sono stati sottoposti a SalvRT
sulla loggia prostatica alla dose mediana di 70.2 Gy (range:
58.4-73.8 Gy). In 50/86 pz era stata ottenuta conferma istologica di recidiva (BxPOS), mentre in 16 le biopsie erano risultate negative (BxNEG); 20 pz erano stati avviati alla SalvRT senza
eseguire la biopsia (NoBio). In 36 casi la malattia era extraprostatica,intracapsulare nei restanti. Tutti i pz erano pN0. In 63
casi il Gleason score (GPS) era<8, 8-10 nei restanti casi.
Mediante analisi uni e multivariata è stato valutato l’impatto
prognostico sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica
(bNEDs) e libera da malattia sistemica (DFS) dei seguenti parametri: biopsia dell’anastomosi, PSA pre-RT, PSA doubling
time(PSADT), tempo alla PSA failure, stadio patologico(T),
GPS, margini chirurgici (MR), trattamento ormonale adiuvante
alla SalvRT e dose di RT.
Risultati: Con un follow-up mediano di 60,1 mesi (range 18.2120.3 mesi) la analisi univariata ha evidenziato una bNEDs a 6
anni significativamente superiori nei pz BxPos rispetto ai pz
NoBIO e a quelli BxNEG (bNEDs 62%Vs.27%Vs.41%;
p=0,05). L’analisi multivariata ha confermato l’impatto prognostico indipendente sulla bNEDs della conferma istologica della
recidiva (p=0.01), oltre che del PSA pre-RT come variabile continua(p=0.01) e dello stadio clinico (pT2 vs. pT3a vs. pT3b;
p=0.04). Analizzando, tuttavia, il ruolo prognostico della biopsia dell’anastomosi in base ai valori di PSA, la biopsia positiva
è risultata indipendentemente correlata ad un miglior outcome
dopo SalvRT solo per valori di PSA > 0,8 ng/mL (p=0,04). Il
PSADT ed il tempo alla PSA failure non hanno dimostrato all’analisi multivariata alcuna correlazione significativa con il
decorso post SalvRT.
Conclusioni: In caso di recidiva bioumorale dopo RRP, la biopsia dell’anastomosi può non essere eseguita qualora la SalvRT
sia effettuata per bassi valori di PSA. In caso invece di PSA più
elevato (> 0,8 ng/mL), la negatività della biopsia deve indurre
ad una più attenta valutazione dell’indicazione alla SalvRT o
all’associazione di un trattamento ormonale adiuvante, nella
non trascurabile probabilità di una malattia anche micrometastatica.
Bibliografia:
1. Rogers R, et al. J Urol 1998;160:1748
2. Koppie TM, et al, J Urol 2001; 166:111
3. Leventis AK. J Clin Oncol 2001; 19:1030
Bibliografia:
1. Katz MS, et al. J Clin Oncol 2003; 21:483
2. Stephenson AJ, et al. JAMA 2004; 291:1322
Comunicazioni n. 170
RUOLO DELLA BIOPSIA DELL’ANASTOMOSI NEL
PAZIENTE CANDIDATO A RT DI SALVATAGGIO DOPO
PROSTATECTOMIA RADICALE
Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Scattoni V.1, Bertini R.1, Da
Pozzo L.F.1, Mazzoccoli B.1, Pasta A.1, Montorsi F.1,
Bolognesi A.2, Villa E.2, Rigatti P.1
1
Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università
“Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano
Obiettivi: La radioterapia (RT) sulla loggia prostatica è indicata
nei pazienti(pz) con recidiva locale dopo prostatectomia radicale(RRP). L’utilità della biopsia dell’anastomosi nei pazienti con
PSA failure dopo RRP e candidati a RT di salvataggio (SalvRT)
(1-3) è controversa. Scopo dello studio è valutare il ruolo prognostico della biopsia dell’anastomosi in pz candidati a SalvRT
ed il ruolo dell’ormonoterapia adiuvante alla SalvRT.
Materiali e Metodi: Da gennaio 92 a giugno 2001,86 pz con
Comunicazioni n. 172
I VANTAGGI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
Disanto V., Romano M., Portoghese F., Scalese G.
Ospedale Regionale “Miulli”, Acquaviva delle fonti, UOC di
Urologia Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva
Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale laparoscopica è
entrata nella nostra pratica chirurgica dopo una fase di training
nel 2001. Abbiamo eseguito 36 interventi e le derivazioni sono
state: ureterocutaneostomia monolaterale con nefrectomia consensuale (8 p.), ureterocutaneostomia transileale sec. Bricker (8
p.), neovescia ileale (8 p.). Avendo superato la fase di training
siamo oggi nelle condizioni di poter valutare i vantaggi e gli
svantaggi di una tale soluzione:
Metodi e Risultati: Sono stati presi in considerazione i seguenti
parametri: durata dell’intervento (240-420 minuti con una
mediana di 320 minuti); b) perdita ematica (300-1500 cc con
una mediana di 600 cc); complicanze perioperatoie (nessuna);
d) canalizzazione intestinale (mediamente 4-5 giorni nelle
derivazioni con interessamento intestinale), e) levata dal letto
(sempre molto precoce; quasi sempre in 1 giornata); f) comArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
65
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
plicanze postoperatorie (nessuna complicanza maggiore); g)
degenza postoperatoria (da 7 a 25 giorni con una mediana di
11 giorni); h) follow-up oncologico (5 pazienti sottoposti a
cistectomia di salvataggio sono deceduti per progressione di
malattia dopo 2-6 mesi. Non localizzazione sulle porte né sulla
minilaparotomia.
Conclusioni: La cistectomia laparoscopica è fattibile. I tempi e le
complicanze sono analoghe a quelle della chirurgia open. Più tardiva è la canalizzazione intestinale in derivazioni con coinvolgimento intestinale. Più precoce la levata dal letto e il recupero fisico. Non differenza relativamente alla progressione oncologica.
Video n. 173
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA :
MODIFICHE DI TECNICA PER MIGLIORARE LA CONTINENZA PRECOCE
Disanto V., Scalese G., Romano M., Portoghese F.
OSpedale Regionale “Muilli” Acquaviva delle fonti UOC di
Urologia Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva
Quattro fasi dell’intervento sono ritenute di grande importanza nel
migliorare i risultati della continenza precoce:
a) Emostasi del Santorini con integrità dei pubo-prostatici.
b) Accurato e completo isolamento dell’apice prostatico prima
della sezione dell’uretra.
c) Punti sull’uretra prima di sezionare l’uretra.
d) Sutura uretro-vescicale con esclusivo interessamento dell’uretra
escludendo ogni coinvolgimento del piano perineale.
Da quando attuiamo questi 4 accorgimenti di tecnica abbiamo
osservato una continenza completa alla rimozione del catetere in 8
pazienti su 13. Il dato è da ritenersi di grande interesse. Nel video
vengono illustrate le 4 fasi dell’intervento.
Poster n. 174
COMPARATIVE EVALUATION OF THREE HYPOFRACTIONATED RADIOTHERAPY REGIMENS FOR PAINFUL BONE
METASTASES IN 10 YEARS OF EXPERIENCE
Papaleo A., Cavalera E., Lisi R., Pagliaro E., V. Donato
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di
Scienze Radiologiche
Purpose: Bone metastases (BM) are common in patients with
cancer (50% of patients with advanced disease have skeletal
metastases). Seventy-five percent of patients with BM have
pain, and 80% of these patients have > 1 painful site. Lung,
breast and prostate cancers are most likely to spread to the
bone. The morbidity of BM can be significant, due to pain
and pathological fractures, compromising the quality of life.
Management of pain in patients with bone metastatic disease
is a clinical problem. Radiotherapy plays a major role in the
palliation of pain in patients with BM. Several schedules with
hypofractionated are used in clinical practice. We retrospectively evaluated the efficacy of three short fractionated schedules of 8 Gy in 1 fraction or 20 Gy in 5 fractions or 30 Gy in
10 fractions in relieving pain in patients with multiple
uncomplicated BM. This review discusses the role of different
fractionation schedules in treatment of bone metastasis.
Methods and Materials: Between 1994 and 2004, at the division of Radiotherapy of the University of Rome “La Sapienza”,
658 patients (401 men and 257 women, median age 65 range 19-87) with painful BM were treated with palliative
localized radiation therapy. The most common primary
tumor sites were lung (36%), breast (26%), prostate (11%),
colon-rectum (8%), kidney and urinary bladder (7%), liver
(2%), unknown (2%) and others (8%). All patients were trea-
66
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
ted using linear accelerators; the fractionation schedules were:
37% of patients received 4 Gy x 5 fractions, 33% of patients
received 8 Gy x 1 fraction and 30% of patients received 3 Gy
x 10 fractions.
Conclusion: Our results confirm those observed in the literature. There were no differences between the three fractionation
schedules used in our study with regard to pain relief and use
of analgesics. With regard to pain response these data justify a
recommendation for the use of a more simple and convenient
8 Gy single fraction for the palliation of uncomplicated BM.
Poster n. 175
TECNICA MICROCHIRURGICA DI RISPARMIO DEL
PARENCHIMA TESTICOLARE NELLE LESIONI SOSPETTE
DEL TESTICOLO
Colpi G.M.1, Carmignani L.2, Nerva F.1, Piediferro G1,
Gadda F.2, Castiglioni F.1
1
Unità di Andrologia, Ospedale S. Paolo; 2Clinica Urologica
Università di Milano, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS
Introduzione e Obiettivi: Il riscontro sempre più frequente di
patologie testicolari benigne, particolarmente nella popolazione infertile, rende necessario un approccio chirurgico più
rispettoso del parenchima testicolare. Obbiettivo dello studio è
la descrizione di una tecnica di asportazione microchirurgica
delle lesioni sospette del testicolo con risparmio del parenchima testicolare e la descrizione della nostra casistica .
Materiali e Metodi: Tecnica chirurgica: la lesione testicolare
viene identificata ecograficamente prima dell’intervento con
delle coordinate tridimensionali per facilitare l’identificazione
intraoperatoriaL’incisione cutanea avviene come tradizionalmente a livello inguinale, viene clampato il funicolo a livello
subinguinale senza l’apertura del canale. Si isola il testicolo
sezionato il gubernaculm testis. Si identifica ecograficamente la
lesione con sonda ecografia intraoperatoria. Utilizzando microscopio si procede su campo separato a incisione equatoriale
dell’albuginea con risparmio dei vasi sottotonacali. Si identifica la lesione che viene asportata totalmente con circa 1 mm di
tessuto sano. Nei pazienti infertili che lo necessitano questa
tecnica consente inoltre un prelievo di tessuto per TESE con
tecnica microscopica. Quattro pazienti sono giunti alla nostra
osservazione con lesioni ecografiche del testicolo. In un
paziente la lesione era palpabile. Le dimensioni variavano dai
3 ai 6 mm. Ecograficamente le lesioni si presentavano ipoecogene e in due casi miste ipo e anecogene.
Risultati: I pazienti sono stati sottoposti a intervento microchirurgico secondo le modalità descritte, in due pazienti infertili
si è inoltre proceduto a microtese. L’istologia ha evidenziato 1
caso di seminoma 1 caso di atrofia, 1 di normalità nelle forme
incidentali e in 1 caso delle cisti complicate dell’albuginea. Nel
follow-up dei pazienti sottoposti a chirurgia conservativa non
è stato possibile vedere ecograficamente la zona cicatriziale sull’albuginea. Il paziente affetto da seminoma si presenta a un
anno libero da malattia.
Conclusioni: L’aumento della diagnosi di lesioni testicolari e
l’aumento della popolazione infertile richiedono un approccio
più rispettoso del parenchima testicolare. Pensiamo che la tecnica microchirurgica debba essere la tecnica di prima scelta
nelle lesioni testicolari nei pazienti infertili.
Poster n. 176
PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY: ACUTE AND
LATE RECTAL TOXICITY. EXPERIENCE IN U.O. RADIOTHERAPY OF CATANZARO
Molinaro M.A., Pingitore D., Molè R., Scalfari E.
U. O. Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduction: Conformal radiotherapy is becoming the preferred
modality of irradiation for localized prostate cancer, because of
the increased sparing of rectum and bladder together with the
increase of the prescribed dose to the prostate.
Purpose: To show the experience so far gained in the treatment of
prostate cancer after the implementation of conformal radiotherapy in our institution, fully exploiting the advantages offered by
three-dimensional contouring of target volumes and critical
organs, use of MLC and comparison of rival plans with DVH evaluation.
Materials and Methods: The following analysis refers to the activity carried out from December 1999 to June 2003. 256 prostate cancer patients were treated with 3D conformal radiation therapy (RT). Median follow-up was 31 months (12-69mo). 78%
received short-term hormone therapy (HT) prior to and during
radiation therapy, 22% were treated with AT alone. Median dose
was 70Gy to the prostate and 50Gy to the seminal vesicles. Acute
toxicity was graded according to CTC criteria, and late toxicity
according to a modified RTOG/EORTC score. Any macroscopic
rectal bleeding was regarded at least as a Grade II toxicity (II).
Results: Acute rectal toxicity was as follows: 43% I , 25% II, 4%
III, 0% IV. Late toxicity: 12% I, 20% II, 2% III, 0% IV. The most
frequent late toxicity was rectal bleeding (18% II, 1% III).
Bleeding was mostly minor not disturbing the patients daily life
and not necessitating any therapy. Patients with combined therapy (HT and RT) had less late toxicity than those with RT alone.
Conclusions: In our experience conformal radiotherapy of prostate cancer with three-dimensional reconstruction of target
volumes and 3D dose calculations is an efficacy treatment and
reduced acute and late toxicity. Neoadjuvant hormona ablation seems to have a beneficial effect on late rectal toxicity presumably because of regression of the prostate size resulting in
a smaller irradiated target volume.
Poster n. 177
LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA NEL CARCINOMA
DELLA PROSTATA
Lacquaniti S., Fasolo P.P., Conti E., Sebastiani G., Mandras
R., Puccetti L., Fasolis G.
SOC Urologia, Ospedale “S. Lazzaro”, Alba (CN)
Introduzione e Obiettivi: L’indicazione alla linfadenectomia (LND)
e la sua estensione sono argomenti aperti nel dibattito urologico. La corretta stadiazione linfonodale del ca. prostatico è possibile solo con la LND. Scopo dello studio è individuare il ruolo
della LND laparoscopica.
Metodi: Dall’ottobre 2001 al marzo 2004, 22 pazienti consecutivi
non candidati a PR, avevano rischio superiore al 20% di metastasi (mts) linfonodali. L’età media era 66,8 aa. ± 4,5, il PSA medio
47,4 ng/ml ± 18,4, il Gleason medio 7, lo stadio clinico in 3 casi
cT2b, in 7 cT2c, in 7 cT3a, in 5 cT3b. TC negativa per mts linfonodali. In questi pazienti abbiamo eseguito LND laparoscopica
transperitoneale, in quanto utile a fini terapeutici. Abbiamo considerato il rischio di mts linfonodali superiore al 20% qualora lo
stadio clinico fosse > o = T2c o PSA > o = 20 ng/ml o Gleason
score > o = 7. L’ accesso è avvenuto mediante 1 trocar di Hasson
ombelicale per la telecamera, posizionato per primo, con tecnica
a cielo aperto e da 1 set da 4 trocars 5-11 mm disposti a semicerchio nei quadranti addominali inferiori. Materiale monouso.
Risultati: La durata media dell’intervento era 148,4 min. ±
25,2, le perdite ematiche 158 ml ± 20, il numero medio linfonodi asportati 27,9 ± 8,4, il riscontro di mts in 13 pazienti
(59%), il numero medio di mts 3. Nessuna conversione a cielo
aperto. Analgesia postoperatoria non necessaria. Mobilizzazione, canalizzazione e ripresa alimentazione in I giornata,
per 21 /22 pazienti. Degenza media: 3 giorni per 21/22
pazienti. Una perforazione misconosciuta del cieco che ha
richiesto intervento laparotomico esplorativo in terza giornata
post operatoria, con rafia del cieco. Ormonoterapia in pazienti
N+; RT in 7 e PRR in 2 negli N-.
Conclusioni: La LND laparoscopica è metodica efficace, a bassa
morbilità, mininvasiva, ma non scevra di possibili complicanze maggiori.
Comunicazioni n. 178
LA LINFADENECTOMIA NEL CARCINOMA PROSTATICO:
ESTENSIONE DELLE INDICAZIONI
Fasolis G., Lacquaniti S., Fasolo P.P., Conti E., Sebastiani
G., Mandras R., Puccetti L.
SOC Urologia, Ospedale “S. Lazzaro”, Alba (CN)
Introduzione ed Obiettivi: Il razionale per ridurre il numero di
linfadenectomie (LND) in corso di PRR è basato sulla bassa
percentuale di metastasi (mts) linfonodali in presenza di Stadio
clinico T1 e Gleason < o = 7 oppure Gleason 6 senza un campo
4 e PSA < o = 10. Scopo del lavoro è stato quello di rivedere la
nostra casistica confrontandola con i dati della letteratura.
Metodi: Periodo di tempo compreso dal 01/09/1997 al
31/03/2004, 259 pazienti con diagnosi di adenoca. prostata
sono stati sottoposti ad intervento di PRR e LND classica, presso la nostra divisione.
Risultati: L’età media era 66 aa ± 5 aa, il PSA medio alla diagnosi
di 12,6 ng/ml (± 14,2). Lo stadio clinico era T1c in 122, T2a e
T2b in 115, T2c in 16 e T3a in 6. Il Gleason score clinico medio
era 5. Lo stadio patologico era T2a in 38 pazienti (14,7%), T2b
in 37 (14,3%), T2c in 95 (36,7%), T3a in 50 (19,3%), T3b in 31
(12%), T4 in 8 (3%). Il Gleason score patologico medio era 6. Il
numero di linfonodi asportati era 30,3 ± 11,8. 27/259 pazienti
(10,4%) era N+: 20 avevano 1 linfonodo positivo, 5 avevano 2
linfonodi e 1 aveva più di 2 linfonodi. La sede di mts era otturatoria destra in 14 casi, otturatoria sinistra in 12, iliaca esterna
destra in 7 ed iliaca esterna sinistra in 5. Sei pazienti su 27 (22%)
avevano stadio clinico T1c, PSA < o = 10 e Gleason < 0 = 7.
Conclusioni: Se avessimo limitato la LND in base ai criteri proposti in letteratura avremmo sottostadiato 6 pazienti su 27.
Nella nostra casistica, per evitare la sottostadiazione linfonodale, il cut off delle tre variabili avrebbe dovuto essere: stadio clinico T1 e PSA < o = 10 e Gleason al MPE < o = 5. In effetti è
stato recentemente dimostrato che il parametro “istituto di provenienza” è una variabile significativa nel predire lo stato linfonodale. Confrontando i nostri risultati con i dati della letteratura, riteniamo di poter ridurre il numero di LND, ma solo in
quei pazienti che rispettino criteri più restrittivi.
Bibliografia:
1. Karakiewicz P, Eastham JA, Ohori M, Rabbani F, Gerigk C, Reuter V,
Graefen M, Hammerer PG, Erbersdobler A, Huland H, Kupelian P, Klein E,
Quinn DI, Henshall SM, Grygiel JJ, Sutherland RL, Stricker PD, Morash
CG, Scardino PT, Kattan MW. A preoperative nomogram identifying
decreased risk of positive pelvic lymphnodes in patients with prostate cancer.
J Urol 2003; 170:1798
Poster n. 180
CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DI BELLINI: UN
TUMORE RARO
Creti S., Mannini D., Potenzoni M., Cuzzocrea D.E.
Unità Operativa di Urologia, Ospedale Maggiore, Bologna
Introduzione: I carcinomi del rene rappresentano il 2% di tutti i
tumori dell’organismo e nel 90% dei casi sono adenocarcinomi
che originano dal tubulo contorto prossimale. Il carcinoma dei
dotti collettori del Bellini è un tumore di raro riscontro clinico
rappresentando il 0-4-2% delle neoplasie renali.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
67
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Metodi: Paziente di sesso maschile di 78 anni affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva con fibrotorace monolaterale; da alcuni mesi algia lombare sinistra che ha motivato gli
accertamenti diagnostici tra cui Angio-TC addome: lesione
solida ipervascolarizzata del III superiore del rene sinistro
senza linfoadenopatie retroperitoneali. È stato sottoposto ad
intervento chirurgico di nefrectomia radicale sinistra, il cui
esame istologico ha evidenziato: carcinoma scarsamente differenziato dei dotti collettori, con aspetti anaplastici diffusamente infiltrante il parenchima renale, la pelvi e il seno renale. La capsula è raggiunta dalla neoplasia ma non infiltrata. Il
margine di resezione ureterale ha mostrato un’infiltrazione
pagetoide carcinomatosa. In considerazione del suddetto
dato istologico, si è proceduto a ureterectomia sinistra con
resezione di una porzione parietale vescicale e linfoadenectomia loco-regionale. L’analisi microscopica non ha evidenziato infiltrazione carcinomatosa e linfoadenite cronica. Il
follow-up a sei mesi dall’intervento non segni evidenti di
ripresa della malattia.
Risultati: E’ considerato facente parte dei carcinomi renali e
solo un’attenta indagine immunoistochimica che possa valutare le citocheratine a basso ed in particolare ad alto peso molecolare, tipiche di questo carcinoma, permette di definire l’istoembriogenesi di questa neoplasia.
Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori di Bellini ha
maggiore incidenza nei pazienti giovani ed esprime un’elevata aggressività con un coinvolgimento sia locale che a distanza. Infatti, in molti casi all’esordio sono già presenti metastasi. In considerazione della prognosi sfavorevole, possiamo
affermare che l’approccio chirurgico radicale è sempre elettivo, ma non curativo così come il ruolo della chemioterapia
e/o immunoterapia non ha un significato terapeutico apprezzabile. Possiamo dire che la diagnosi precoce può essere l’unico metodo di prolungamento della sopravvivenza del
paziente.
Poster n. 181
RUOLO PREDITTIVO DI UN SINGOLO MICROFOCOLAIO DI
ADENOCARCINOMA PROSTATICO (<= 1 MM, NON GRADABILE) AL CAMPIONAMENTO AGOBIOTICO, ANCHE
RIPETUTO, NEI CONFRONTI DI MALATTIA CLINICAMENTE
SIGNIFICATIVA ALLA SUCCESSIVA PROSTATECTOMIA
RADICALE
Taverna G.L., Benetti A., Seveso M., Piccinelli A., Giusti
G., Pasini L., Maugeri O., Zandegiacomo S., Colombo P.,
Graziotti P.
Istituto Clinico Humanitas
Introduzione: L’obiettivo dello studio è verificare il ruolo predittivo al campionamento bioptico, anche ripetuto, di un singolo microfocolaio di adenocarcinoma prostatico (<= 1 mm,
non gradabile) nei confronti della malattia clinicamente significativa alla successiva prostatectomia radicale e se esistano,
inoltre, eventuali variabili pre operatorie utili in tal senso.
Materiali e Metodi: 65/1060 pazienti hanno evidenziato la presenza di un un singolo microfocolaio di adenocarcinoma prostatico <1 mm, non gradabile al campionamento agobioptico
a sestante modificato in anestesia locale, anche ripetuto. Sono
stati analizzati PSA, RatioF/T e PSAD pre trattamento di tutti i
pazienti che, decisa la strategia terapeutica, sono stati suddivisi in: 5/65 (7.6%) vigile osservazione, 9/65 (13.8%) radioterapia conformazionale, 10/65 (15%): rebiopsie seriate e 41/65
(63%) prostatectomia radicale retropubica. Il gruppo di
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale è stato ulteriormente suddiviso in 3 sottogruppi a seconda che l’intervento
sia stato eseguito dopo 1 riscontro di microfocolaio non gradabile (GRUPPO A), dopo 2 successivi riscontri di microfoco-
68
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
laio non gradabile (GRUPPO B) o successivamente a riscontro
di malattia gradabile al campionamneto bioptico seguente
(GRUPPO C).
Risultati: 5/65 (7.6%) pazienti in vigile osservazione sono vivi.
3/5 (60%) sono in follow-up con PSA stabile. 2/5 (40%) presentano un rialzo progressivo del PSA. 9/65 pazienti (13.8%)
sottoposti a RT sono in regressione di malattia (follow-up
mediano:15 m. PSA < 1 ng/ml). 10/65 (15%) sono stati sottoposti nel tempo a ulteriori 4 rebiopsie (2-6- 12 –18 m.) risultate negative. 6/10 pz hanno PSA stabile; 4/10 pz presentano
un incremento lento del PSA. Dei 41/65 (63%) sottoposti a
PXR e suddivisi in 3 sottogruppi, risultati sovrapponibili per
età, PSA medio e PSAD, malattia clinicamente significativa è
stata riscontrata globalmente in 25/41 pazienti (60.9%).
Specificatamente è stata osservata malattia clinicamente significativa in: 8/14(57.1%) GRUPPO A; 7/13 (53.8%) GRUPPO B;
10/14(71.4%) GRUPPO C. I 3 sottogruppi sono risultati
sovrapponibili per età, PSA ed il PSAD. Paradossalmente l’unica variabile tra i 3 sottogruppi ha riguardato la Ratio F/T che è
risultata 11.9% nel gruppo A, 13.1% nel gruppo B e 19.2 nel
gruppo C. (p=0,02). PSA, ratioF/T, e PSAD non hanno evidenziato alcun valore predittivo sia globalmente che per singoli
sottogruppi e l’apparente differenza tra i gruppi A-B ed il gruppo C in termini di malattia clinicamente significativa non è
comunque statisticamente significativa (p: 0.604).
Conclusioni: Dalla letteratura non emergono parametri predittivi
solidi ed il rischio di sottoporre un paziente a trattamento radicale per malattia clinicamente non significativa è del 9-48%. La
nostra esperienza evidenzia che il 30-40% dei pz ha presentato
malattia non clinicamente significativa alla successiva PXR, che
non sono stati riscontrati valori predittivi preoperatori e che non
è stato confermato il supposto valore predittivo delle re-biopsie.
Comunicazioni n. 182
ANESTESIA PERIANALE NELLA BIOPSIA TRANS-RETTALE DELLA PROSTATA: EMLA® VS. PLACEBO
Raber M., Scattoni V., Roscigno M., Dehò F., Salonia A., Bua
L., Montorsi F., Rigatti P.
Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute,
Milano
Introduzione e Obiettivi: Molti studi hanno dimostrato l’efficacia della anestesia locale mediante iniezione periprostatica di
lidocaina nel campionamento bioptico prostatico trans-rettale
(1-3). Il razionale di questa metodica anestesiologica è il blocco dell’innervazione viscerale rettale e prostatica. È stato
riportato che il dolore somatico secondario all’introduzione
della sonda ecografica ed i suoi movimenti durante la procedura, può essere avvertito come insopportabile anche più del
dolore relativo alle punture bioptiche (4). Il razionale del
nostro studio è il blocco anestesiologico delle fibre somatiche
del canale anale. In uno studio prospettico randomizzato in
doppio cieco versus placebo abbiamo studiato l’effetto anestetico topico di una miscela eutetica di lidocaina e prilocaina
(EMLA®) somministrata prima del campionamento bioptico
prostatico trans-rettale.
Metodi: Sono stati consecutivamente sottoposti 200 pazienti a
campionamento bioptico prostatico trans-rettale. I pazienti
sono stati randomizzati in un gruppo anestetizzato (100 pt) ed
in un gruppo placebo (100 pt.). In tutti i casi sono state eseguite 12 biopsie con un identico schema a sestanti. Al termine
della procedura è stato somministrato un questionario “Visual
Analog Scale” per il livello di dolore, tenesmo rettale e vescicale. I pazienti che eseguivano una re-biopsia venivano inoltre
invitati a confrontare secondo una scala a tre livelli (peggio,
uguale e meglio) l’esperienza attuale e quella precedente.
Risultati: I pazienti sottoposti ad anestesia hanno riferito livelli
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
di dolore significativamente inferiori vs. placebo (1,8333 vs
3,2048 p=0,0006). Il numero dei pazienti che hanno riportato un qualsiasi grado di dolore è risultato significativamente
inferiore nel gruppo anestetizzato vs. placebo (37 vs. 52
p=0,0033). I pazienti più giovani (età <67 anni) hanno confermato questa differenza (p=0,0003) mentre questa non si è
dimostrata statisticamente significativa nel gruppo di pazienti
più anziani (>68 anni). Non è stata dimostrata alcuna differenza statisticamente significativa nei livelli di tenesmo rettale
e tenesmo vescicale nei due gruppi. Re-biopsie sono state eseguite in 17 pazienti del gruppo EMLA ed in 24 pazienti del
gruppo placebo. 12 pazienti (70,1%) del gruppo EMLA hanno
giudicato il campionamento meno doloroso in confronto agli
8 pazienti (33%) del gruppo placebo. L’ipotensione vaso-vagale è stata registrata in 2 pazienti del gruppo EMLA ed in 4
pazienti del gruppo placebo.
Conclusioni: L’anestesia locale ottenuta mediante blocco delle
fibre somatosensitive del canale anale riduce significativamente il dolore durante il campionamento bioptico prostatico
trans-rettale.
Bibliografia:
1. Soloway MS, Obek C. Periprostatic local anesthesia before ultrasound
guided prostate biopsy. J Urol 2000; 163:172
2. Seymour H, Perry MJA, Lee-Elliot C, Dundas D, Patel U. Pain after
transrectal ultrasonography-guidedprostate biopsy: the advantages of
periprostatic local anaesthesia. BJU International 2001; 88:540
3. Addla SK, Adeyoju AA, Wemyss-Holden GD, Neilson D. Local anaesthetic for transrectal ultrasound-guided prostate biopsy: a prospective, randomized, double blind, placebo-controlled study. Eur Urol 2003; 43:441
4. Luscombe CJ, Cooke PW. Pain during prostate biopsy. The Lancet 2004;
363:1840
Video n. 183
PROSTATECTOMIA RADICALE ANTEROGRADA MODIFICATA: NOTE DI TECNICA CHIRURGICA
Serni S., Masieri L., Lapini A., Corvino C., Locunto U.,
Carloni M., Baldazzi V., Carini M.
Università degli Studi di Firenze, U.O. Urologia, Ospedale S. M.
Annunziata, Firenze
Introduzione: Il miglioramento delle conoscenze anatomiche
delle strutture periprostatiche ed il maggior numero di interventi eseguiti in pazienti giovani ha portato l’urologo a disporre della possibilità di spaziare da un intervento “nerve sparing” bilaterale alla ampia resezione dei bundles neurovascolari a seconda e del rischio di extracapsularià e delle caratteristiche cliniche del singolo paziente. E’ stato dimostrato in letteratura il possibile ruolo della prostatectomia radicale anterogreda nel minimizzare l’incidenza di margini chirurgici positivi in pazienti ad alto rischio preoperatorio di malattia extracapsulare. Proponiamo l’evoluzione della nostra tecnica personale di prostatectomia radicale anterograda puntualizzando i
dettagli chirurgici sia della resezione ampia dei bundles neurovascolari, sia nel risparmio degli stessi quando si voglia effettuare un intervento “nerve sparing”.
Tecnica chirurgica: Previa linfectomia pelvica iliaco-otturatoria si procede all’incisione laterale della fascia endopelvica ed
allo scollamento dei tessuti sottofasciali, alla sezione dei
legamenti puboprostatici e alla legatura del complesso della
vena dorsale del pene con punti trasfiggenti, che nel caso di
una prostatectomia radicale nerve-sparing deve essere effettuata evitando di coinvolgere i bundles neurovascolari.
L’intervento prevede ora l’incisione della giunzione vescicoprostatica che ove indicato effettuiamo con tecnica di conservazione del collo vescicale, procedendo all’isolamento del
tratto iniziale dell’uretra prostatica ed alla sua sezione. Si svi-
luppa quindi il piano di dissezione posteriore alla ghiandola
guadagnando il tessuto adiposo che circonda i vasi deferenti
e le vescicole seminali fino al loro completo isolamento. Dopo
la sezione dei deferenti è possibile trazionare verso l’alto il
complesso prostato vescicolare ed esporre la fascia di
Denonvilliers che viene aperta cranialmente. Si procede ora
con lo scollamento posteriore del piano prostato-rettale fino
all’uretra. Al termine di questa fase è possibile trazionando
verso l’alto la prostata e inferiormente il retto visualizzare
agevolmente i peduncoli prostatici che possono essere ampiamente resecati. Nel caso si effettui una prostatectomia nerve
sparing si procede allo scollamento craniocaudale dei bundles neurovascolari previa apertura laterale della fascia di
Denonvilliers. Effettuata la sezione dei peduncoli la ghiandola prostaica è attaccata solamente a livello apicale. Questo
consente la palpazione diretta dell’apice prostatico così da
valutare la sua precisa conformazione anatomica e quindi evitare margini chirurgici positivi in tal sede. Tale manovra inoltre permette di scollare accuratamente i bundles neurovascolari prima di completare la prostatectomia quando si effettui
un risparmio di queste strutture. Si procede quindi all’isolamento dell’uretra ed alla sua sezione, e previa sezione del
muscolo retto-uretrale alla rimozione del complesso prostatovescicolare. Si procede quindi all’anastomosi vescico uretrale
su catetere tipo Foley 18 Ch.
Poster n. 184
MICROCITOMA DELLA VESCICA: PRESENTAZIONE DI
DUE CASI E REVISIONE DELLA LETTERATURA
Torcigliani S., Fontana N., Repetti F., Santelli G., Tori F.,
Aquilini M., Paoluzzi M., Pinzi N.
U.O. Urologia, ASL 2 Lucca, Toscana
Introduzione: Riferiamo di due casi di carcinoma a piccole cellule della vescica, una rara forma descritta in letteratura in circa
200 casi. È una neoplasia ad elevata aggressività probabilmente originatasi da cellule multipotenti, da cellule del sistema
APUD presenti a livello della lamina basale di tutti i tessuti epiteliali o da metaplasia di cellule tumorali altamente sdifferenziate.
Materiali e Metodi: Due pazienti maschi di 56 e 63 anni sono
giunti alla nostra osservazione nel 2000 e nel 2003 per macroematuria. La diagnostica per immagini ha evidenziato la presenza di neoformazioni vegetanti multiple localizzate a livello del
trigono in un paziente e a livello della pareti laterali nell’altro.
Entrambi sono stati sottoposti a TURB stadiativa con diagnosi
istologica di carcinoma a piccole cellule infiltrante la parete
muscolare. La TC era indicativa in entrambi i casi per linfoadenomegalia monolaterale senza infiltrazione dei tessuti perivescicali. Sono stati sottoposti entrambi a cistectomia radicale
con confezionamento di ileal conduit. L’istologico definitivo ha
confermato la diagnosi pT2b,N1,M0. Sono stati sottoposti successivamente a chemio+radioterapia in adiuvante.
Risultati: Un paziente è deceduto a 6 mesi dall’intervento con
metastasi epatiche e polmonari, l’altro è vivente a nove mesi
dall’intervento con recidiva pelvica inglobante il pavimento
perineale.
Conclusioni: Il Microcitoma della vescica è una rara neoplasia
molto aggressiva che si presenta come massa di oltre 5 cm con
vaste aree di necrosi. Dati sulla sopravvivenza sono disponibili per 134 pazienti. Da una dettagliata revisione della letteratura pubblicata da Soloway la sola cistectomia non sembra essere Migliori risultati sono stati ottenuti con la chemioterapia
adiuvante (27 mesi) e con la radioterapia adiuvante (29.2 mesi)
anche se l’esiguo numero di pazienti non consente di definire
un trattamento ideale. Sono stati descritti solo 2 casi di tumori in stadio T1 all’istologico dopo TURB senza peraltro dati di
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
69
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
followup e non consente perciò di stabilire se la sola TURB sia
un trattamento efficace nelle forme superficiali.
Bibliografia:
1. Small cell carcinoma of the urinary bladder. Cheng L et al; Cancer
101:957
Comunicazioni n. 186
IL RUOLO DEL CD10 NELLA DIAGNOSI DELLE NEOPLASIE RENALI
Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Bovo G.2,
Buffa R.2, Strada G.R.1
1
Uo Di Urologia Ospedale San Gerardo, Monza; 2Uo Anatomia
Patologica Ospedale San Gerardo, Monza
Introduzione: Le neoplasie renali rappresentano il 3% dei
tumori dell’adulto, colpendo più frequentemente la 5 e 6
decade di vita con rapporto m:f di 2:1. Istologicamente sono
rappresentate da adenocarcinomi nell’85% dei casi, con
numerosi istotipi: carcinoma a cellule chiare, ca. papillare e a
cellule cromofobe, con diversi gradi di malignità e oncocitoma, considerato benigno. Il CD10 è una proteina di membrana del gruppo delle metallopeptidasi, espresso sulla membrana delle cellule linfoidi. di recente si è individuato anche sulla
membrana di cellule epiteliali tra cui i tubuli renali. In letteratura sono riportati lavori sull’utilizzo di tale antigene in
neoplasie renali, su sezioni criostatate. Scarse sono invece le
documentazioni sull’utilizzo del cd10 su materiale paraffinato di routine. Scopo del lavoro è documentare l’utilità dell’anticorpo anti cd10 nella diagnosi differenziale di neoplasie
renali su sezioni paraffinate.
Materiali e Metodi: Abbiamo riesaminato, da materiale archiviato, 450 neoplasie renali dal 1985 al 2000. Abbiamo selezionato 55 casi in base ad alcuni criteri: diagnosi di certezza
all’e-e, buona qualita dei preparati, disponibilità di materiale
paraffinato, presenza di parenchima normale, proporzioni di
casi simile tra istotipi, contenimento dei costi. Sono stati selezionati: 7 oncocitomi, 9 ca a cellule cromofobe, 13 ca papillari, 26 ca a cellule chiare di cui 15 a basso grado e 11 di alto
grado (sec Fuhrman). La reazione immunoistochimica con
anticorpo anti cd10 è stata sviluppata mediante immunocoloratore automatico, quindi la riesamina dei casi con microscopia a testata multipla. sono stati valutati i seguenti parametri:
intensità di colorazione,% cellule positive, tipi di cellule positive (neoplastiche e di accompagnamento), distribuzione
intracellulare del cromogeno.
Risultati: Abbiamo ottenuto una reazione positiva nel 100%
dei ca a cellule chiare, sia a basso che alto grado, con caratteristica distribuzione sulla membrana; nel ca papillare risposta
positiva nell’83% dei casi; nessuna risposta nel ca a cellule cromofobe; 29% di positività nell’oncocitoma, peraltro con interpretazione dubbia.
Conclusioni: Dal nostro lavoro si evince che l’uso dell’anticorpo
anti cd10 puo essere di utilità nella diagnostica differenziale
tra i vari istotipi di neoplasia del rene, con una metodica routinaria, semplice e a costi contenuti.
Poster n. 187
CISTI DERMOIDE DEL TESTICOLO: PRESENTAZIONE DI
CASO CLINICO
Viganò P., Picozzi S., Manganini V., Casu M., Giuberti A.,
Mazza L., Strada G.R.
U.O Urologia Ospedale San Gerardo, Monza
Introduzione: La cisti dermoide del testicolo è una particolare
forma di teratoma cistico, benigno e assai raro, analogo alla
70
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
forma ovarica. nella maggior parte dei casi si individua nei giovani e più raramente nei bambini. l’esordio è di solito rappresentato da una massa testicolare. Macroscopicamente è di solito riscontrabile una singola cisti che può contenere peli o
capelli e materiale caseoso. Microscopicamnete la parete della
cisti è composta da epitelio squamoso stratificato con unita
pilio-sebacee. unulteriore rivestimento fibroso può contenere
ghiandole, muscolo liscio, ossa, cartilagine ed altri tessuti. In
molti casi la cisti dermoide è associata ad una reazione lipogranulomatosa del parenchima circostante.
Case report: Giunge alla nostra osservazione un ragazzo di 19
anni. In anamnesi precedente appendicectomia ed ernioplastica inguinale destra, in buona salute con massa al polo inferiore del didimo destra. Il controllo ecografico dimostra lesione
ipoecogena di circa 15 mm al polo inferiore del testicolo
destro. Tale lesione era presente in precedente ecografia del
1997 seppur di dimensioni inferiori (8 mm). Gli esami preoperatori con gli usuali markers per patologia testicolare erano
nei limiti. Normale la radiografia del torace. Abbiamo sottoposto il paziente a esplorazione del testicolo per via inguinale con
clampaggio preventivo del funicolo, exeresi della massa e valutazione estemporanea dell’istologico. Alla diagnosi di cisti dermoide (confermata poi all’istologia definitiva) ha permesso una
terapia conservativa del testicolo. Il decorso post operatorio è
stato regolare con dimissione nelle 24 ore dopo l’intervento.
Ad un primo follow-up di 6 mesi il paziente gode di buona
salute, presenta obiettività locale nei limiti.
Bibliografia:
1. Burt et all. Dermoid Cyst Of The Testis. Scott Med J 1998
2. Dockerty. Dermoid Cysts Of The Testis. J Urol 2002
Poster n. 189
NEOVESCICHE ORTOTOPICHE: RISULTATI MORFOFUNZIONALI A DISTANZA. NOSTRA ESPERIENZA
Dall’Oglio B., Parma P., Luciano M., Bondavalli C.
Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova
Introduzione e Obiettivi: La neoplasie vescicali infiltranti e le
forme non infiltranti ad alto grado plurirecidive, richiedono l’asportazione totale della vescica e prostata nell’uomo e di vescica utero e annessi nelle donne. Le percentuali di sopravvivenza a lungo termine (maggiore di 5 anni) non superano il 30%.
Lo scopo di questo lavoro è di valutare il rispetto dell’alto
apparato urinario, la continenza e più in generale il “confort”
delle neovesciche ortotopiche nei nostri pazienti sopravvissuti
a una neoplasia vescicale infiltrante.
Metodi: Dal 1990 al 1999 presso la divisione Urologica
dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova sono state eseguite 230
cistectomie totali per neoplasia uroteliale infiltrante. In 155 di
questi casi l’intervento si è concluso con derivazione ortotopica. L’anastomosi uretero-intestinale è stata eseguita con tecnica
antireflusso a seconda dei segmenti intestinali: Le Duc nell’ileo
e tunnel sottomucoso nel colon. Gli ureteri sono sempre stati
stentati per 10 giorni e il catetere è stato mantenuto in sede per
almeno 14 giorni. Attualmente sono sopravvissuti 37 che vengono valutati in questo studio: 34 uomini e 3 donne.
Risultati: I 37 pazienti studiati hanno un follow –up minimo di
5 anni e massimo di 13 (medio di 8 anni). Di essi 16 hanno ricevuto una derivazione urinaria sec. Hautman, 11 sono state le VIP,
4 le neovesciche sigmoidee sec. Reddy, 3 neovesciche sec. Studer
e 3 secondo Camey II. Incontinenza notturna è presente in tutti
i pazienti; la continenza diurna è completa in tutti i pazienti.
Cinque pazienti (4 uomini e 2 donne) sono in autocateterismo
per incontinenza da rigurgito e vescica distesa. Quattro pazienti
hanno sviluppato una distensione delle vie urinarie alte da stenosi dell’anastomosi uretero-vescicale e in due casi si è avuta una
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
calcolosi vescicale multipla. Nonostante le differenze tecniche
previste per realizzare le varie neovesciche ortotopiche, il risultato ci sembra sostanzialmente sovvrapponibile. 32 pazienti
hanno mantenuto uno svuotamento vescicale soddisfacente di
giorno con incontinenza notturna. L’esame cistografico ai 5 anni
difficilmente permette di riconoscere la tecnica utilizzata, tutte
hanno una conformazione sferoidale e solo le Studer presentano la tipica appendice (tratto intestinale non detubolarizzato).
L’esame urodinamico, eseguito in 8 pazienti a scopo di studio, a
circa 3 anni dall’intervento, non ha mostrato differenze significative tra le varie tecniche. Anche la qualità delle minzioni non
è parsa variare a seconda delle scelte del tipo di neovescica ortotopica.
Conclusioni: Pur in presenza di casistica modesta e variegata la
impressione è che la qualità delle minzioni non vari a seconda
della tecnica usata per confezionare una neovescica ortotopica.
Poster n. 190
LOCALIZZAZIONE CUTANEA DI NEOPLASIA GERMINALE EXTRAGONADICA: PRIMO CASO CLINICO IN LETTERATURA
Torelli T.1, Piva L.1, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai
N.1,Salvioni R.1, Colecchia M.2, Pizzocaro G.1
1
Unità Operativa di Urologia; 2Dipartimento di Patologia, Istituto
nazionale dei Tumori, Milano
Introduzione: I tumori germinali del testicolo sono, nel maschio
giovane, la neoplasia più frequente. il 5% di essi ha origine
extragonadica. Quest’ultimi colpiscono la ghiandola pineale, il
mediastino, il retroperitoneo e la regione sacro-coccigea, posti
lungo la cosidetta “cresta germinale”. La localizzazione iniziale al di fuori di tale cresta è rarissima ed a prognosi infausta,
come mostra il caso del paziente da noi seguito, oggetto della
comunicazione.
Caso clinico: M.M., 22 anni, giunse alla nostra osservazione
per una localizzazione cutanea al fianco destro di teratoma
immaturo, accertato istologicamente nel febbraio 2003. I
markers (AFP, beta- HCG) erano negativi. La TC toracoaddominale mostrava solo adenopatie pelviche ed inguinali
destre. L’ecografia testicolare era normale. Vennero eseguiti
due cicli di chemioterapia PEB (Cisplatino, Etaposide e
Bleomicina) senza alcuna risposta. Nell’aprile 2003 furono
effettuate la escissione della massa cutanea e la linfoadenectomia inguino-pelvica destra con istologia di teratoma
maturo ed immaturo. Dopo due mesi una TC toraco-addominale mostrò la ripresa di malattia a livello lombare destro
e mediastinico. Entrambe le localizzazioni furono asportate
chirurgicamente con riscontro della stessa istologia, senza
anomalie cromosomiche. Taxolo e doxorubicina si mostrarono inefficaci in vitro. Nel settembre 2003 i markers si
positivizzarono debolmente (AFP= 11.95; beta-HCG=
10.92) con la presenza di adenopatie intercavoaortiche ed
inguinali. Vennero eseguiti tre cicli di chemioterapia TIP
(Taxolo, Ifosfamide, Cisplatino), senza alcuna risposta né
clinica né biochimica. Vennero quindi asportate le adenopatie con riscontro istologico di teratoma con focolai di tumore del sacco vitellino. La progressione di malattia continuò
sino al decesso, nel luglio 2004, senza alcuna risposta ai vari
tentativi di terapia.
Discussione: La peculiarità del caso clinico presentato è legata alla sede iniziale di malattia (cute) al di fuori della cresta
germinale. In letteratura sono descritti rarissimi casi analoghi (1). La spiegazione data è legata alla possibile colonizzazione da parte di cellule gonadiche primordiali in molti
organi e tessuti al di fuori della cresta germinale, la cui funzione è sconosciuta (2). Inoltre nel nostro caso erano assenti le anomalie cromosomiche spesso presenti nei tumori ger-
minali (3). Dato clinico interessante e non facilmente spiegabile è l’innalzamento tardivo dei markers associato alla
contemporanea comparsa di tumore del sacco vitellino.
Probabilmente si tratta di un effetto selettivo o di de-differenziazione della chemioterapia su cloni cellulari inizialmente occulti. La prognosi infausta accomuna il nostro caso
a quelli descritti in letteratura (4). Essa non è mai stata
modificata dalle varie terapie adottate ed è caratterizzata dall’alto tasso di recidive in sedi normalmente non interessate
dalle neoplasie germinali.
Bibliografia:
1. Schmoll HJ. Extragonadal germ cell tumors. Ann Oncol 2002; 4:265
2. Goss E. Extragonadal germ cell tumors. Cancer 1994; 73:1971
3. Chaganti RSK. Origin of adult male mediastinal germ cell tumors. Lancet
1994; 343:1130
4. Manivel JC. Germ cell tumor-like neoplasms occuring outside the anatomic midline. Sem Diagn Path 2003; 20:260
Comunicazioni n. 191
RADIOTERAPIA PREOPERATORIA + CISTECTOMIA
RADICALE VS CISTECTOMIA RADICALE DA SOLA NEL
CARCINOMA VESCICALE PT3- T4: RISULTATI A LUNGO
TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO
Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Peracchia G., Viola M.,
De Luca G., Borelli A., Simonini G.
U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e
Ramazzini, Carpi, Modena
Introduzione ed Obiettivi: La sopravvivenza a lungo termine nei
pazienti con carcinoma a cellule transizionali della vescica
(TCC) in stadio pT3-pT4 è scarsa, nonostante la chirurgia radicale o la radioterapia esterna. La radioterapia pre-operatoria
seguita da cistectomia radicale nei pazienti affetti da neoplasia
vescicale localmente avanzata è stata considerata da diversi
autori. Tuttavia nessuno studio finora ha provato, in modo
convincente, il ruolo di tale trattamento nel prolungare la
sopravvivenza. Gli obiettivi di questo studio prospettico sono
stati quelli di valutare a 5 e 10 anni la sopravvivenza , la recidiva locale e a distanza e gli effetti collaterali, nei pazienti trattati con RT preoperatoria + cistectomia vs la sola cistectomia.
Materiali e Metodi: Sono stati inclusi 54 paz. con TCC pT3-pT4.
30/54 paz. hanno ricevuto 40-44 GY sulla pelvi in 4-5 settimane prima dell’intervento di cistectomia (gruppo A). 24/54
paz. sono stati sottoposti a sola cistectomia radicale (gruppo
B). Nel gruppo A l’età media è stata di 62.7 anni, l’intervento
chirurgico è stato eseguito 20-30 giorni dopo la RT; abbiamo
eseguito una linfoadenectomia bilaterale estesa (LN iliaci esterni, interni ed otturatori) con cistectomia radicale e derivazione
urinaria sec. Bricker. Nel gruppo B l’età media è stata di 61.1
anni, 17/24 paz. sono stati sottoposti a cistectomia con linfoadenectomia estesa, 7 paz. sono stati sottoposti soltanto a cistectomia. La derivazione urinaria sec. Bricker è stata eseguita in
tutti i paz. Stadio e grado patologico: nel gruppo A: T3 = 28/30
paz. (93.3%), T4 = 2/30 paz. (6.7%). G2 =4/30 paz.,G3=26/30
paz. Nel gruppo B: T3=19/24 paz. (79.2%), T4 = 5/24 paz.
(20.8%). G3 = 16/24 paz. G2= 8/24 paz. Gruppo A:
N0=26/30, N+=3/30, Nx 1/30 paz. Gruppo B: N0 = 11/24
paz., N+ =5/24, NX = 8/34 paz.
Risultati: Il follow-up minimo è stato di 10 anni. Nel gruppo A
18/30 paz. (60%) hanno avuto sottostadiazione della neoplasia
dopo RT. A 5 e 10 anni la sopravvivenza malattia specifica (DSS)
è stata rispettivamente del 55.1% e del 27.5%. La sopravvivenza
a 5 anni per i paz. pT4 o N+ è stata 0; 14/30 paz. (47%) hanno
presentato progressione: in 2 casi locale e in 12 a distanza, in un
tempo medio di 29.4 mesi. La percentuale di complicanze è stata
del 43.3%: proctite ed enterocolite sono stati gli effetti collaterali
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
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ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
più frequenti, 2 pazienti sono morti per fistole stercoracee e in 3
casi si è reso necessario un nuovo intervento chirurgico(2 stenosi ureterali, 1 derivazione fecale temporanea). Nel Gruppo B la
sopravvivenza a 5-10 anni malattia specifica (DSS) è stata del
33.3% e del 25%. A 5 anni la sopravvivenza per i T4 è stata 0,
per N+ è stata del 20% (1/5). 13/24 paz. (54.1%) hanno avuto
progressione : 8 a distanza e 5 sia locale che a distanza. Il tempo
medio di progressione è stato di 10.2 mesi. La percentuale di
complicanze è stata del 17% con 2 paz. che hanno richiesto reintervento a cielo aperto.
Conclusioni: La RT+C rispetto alla C da sola non prolunga la
DSS a 10 anni nei pazienti con pT3-T4. Tuttavia il tempo di
progressione è significativamente prolungato nei pazienti che
hanno ricevuto la RT preoperatoria (29.4 mesi vs 10.2 mesi).
La percentuale di recidiva locale è lievemente ridotta nel
gruppo A (RT+C) rispetto al gruppo B (47% vs 54%). Gli effetti collaterali sono stati importanti e maggiormente presenti nei
pazienti trattati con RT (gruppo A) rispetto al gruppo B
(43.3% vs 17%).
Poster n. 192
RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA
TRANSIZIONALE INFILTRANTE (TCC) DELLE VIE ESCRETRICI
Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Peracchia G., Viola M.,
De Luca G., Simonini G.
U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e
Ramazzini, Carpi Modena
Introduzione e Obiettivi: L’obiettivo del nostro studio è stato
quello di valutare il valore prognostico della linfoadenectomia
retroperitoneale (RPNLD) dopo la nefroureterectomia nei
pazienti con TCC infiltrante delle alte vie escretrici.
Metodi: Nel nostro studio sono stati inclusi, nel periodo 19872002, 80 pazienti con TCC infiltrante delle alte vie escretrici.
L’età media era di 67.7 anni. 56 pazienti erano maschi e 14
femmine. In 45/80 paz. la neoplasia era localizzata a livello
della pelvi renale, in 28 a livello ureterale e in 7 paz. era localizzata in entrambe le sedi. STADIO: 36/80 paz. erano pT2,
36/80 =pT3 e 8 = pT4. GRADO: 44/80 pazienti erano G2, G3=
36 paz. Status Linfonodale. pN0= 24 paz., pN+=16, pNX=40.
In 77/80 paz. è stata eseguita nefroureterectomia, in 3/80 paz.
è stata eseguita solo nefrectomia parziale. 40/80 paz. hanno
ricevuto linfoadenectomia retroperitonelae (RPLND) con l’asportazione di più di 5 LN (gruppo 1) e 40/80 paz. non hanno
ricevuto RPLND (gruppo 2). Il follow-up medio è stato di 48.6
mesi. Il valore prognostico della RPLND unitamente allo stadio patologico T (2 vs 3-4), allo status LN (0 vs 1-2 vs X), al
grading (2 vs 3), all’età (< 65 vs > 65 anni), al sesso, al tempo
di recidiva e alla sopravvivenza sono stati valutati con le curve
del log-rank test.
Risultati: Il tempo medio di recidiva e la sopravvivenza globale sono state rispettivamente di 51.2 e 52.5 mesi nel gruppo 1,
mentre per il gruppo 2 sono state 18.5 e 21.2 mesi. In tutti e
due i gruppi non vi sono state differenze in termini di morbidità o in tempi di ospedalizzazione. Ad un’analisi univariata
RPNLD, T,N status (N0 vs N+) erano significativamente correlati al tempo di recidiva (p 0.0009, p 0.008 e p 0.009 rispettivamente), e sopravvivenza (p 0.0000006, p 0.003 e p
0.003), RPNLD e T (cox proportional azard model) sono stati
i soli 2 fattori indipendenti significativi per la sopravvivenza
globale (p 0.04 e p 0.008 rispettivamente), mentre nessuna
delle variabili analizzata singolarmente, è stata in grado di predire la recidiva
Conclusioni: I risultati del nostro studio evidenziano il ruolo
curativo della RPNLD nel trattamento dei paz. con TCC infiltrante delle alte vie escretrici.
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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Comunicazioni n. 193
IL TRATTAMENTO PERCUTANEO (PCN) CON RADIOFREQUENZA (RITA) DELLE MASSE RENALI < 3 CM: RISULTATI PRELIMINARI
Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Pernacchia G., Viola M.,
De Luca G. , Castagnetti G., Simonini G.
Divisione di Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e
Ramazzini Carpi, Modena
Introduzione: La radiofrequenza si è dimostrata una tecnica
semplice ed efficace per il trattamento mini-invasivo dei tumori del rene. L’accesso percutaneo eseguito in anestesia locale,
sotto guida TAC o ecografia appare molto interessante. Gli
obiettivi del nostro studio sono stati quelli di valutare la fattibilità della RITA, e la risposta al trattamento percutaneo e di
segnalare gli effetti collaterali.
Materiali e Metodi: Dal febbraio 2002 ad oggi abbiamo trattato
con RITA 22 paz.. 8 pazienti sono stati trattati a cielo aperto e
14 paz. per via PCN che fanno parte di questa analisi. Tutti i
tumori sono stati diagnosticati con Eco e TC. L’età media è stata
78.5 anni, il diametro tumorale medio è stato di 2.5 cm. Il trattamento con RITA è stato eseguito in anestesia locale in 13/14
paz. attraverso il puntamento ecografico. In un caso il tumore
non è stato ben rilevato all’esame ecografico e il paziente non è
stato trattato. Il tempo di trattamento è variato da 18’ a 30’. Il
follow-up medio è stato di 7.7 mesi. 2/13 pazienti non hanno
raggiunto i 3 mesi di follow-up. 11/13 paz. sono stati valutati
ogni 3 mesi con TAC
Risultati: Il tempo di ospedalizzazione medio è stato di 24 ore,
2/13 paz. hanno avuta risposta completa con scomparsa della
massa dopo 15-15 mesi, 2/13 paz. hanno avuto una stabilizzazione del quadro TC. Effetti collaterali: 1/13 nausea, 1/13 dolore che ha richiesto anestesia generale.
Conclusioni: Il trattamento PCN delle masse renali con RITA
sotto guida ecografia è efficace, semplice e non richiede anestesia generale. La RITA può essere considerata una valida
metodica mini-invasiva in alternativa alla chirurgia per il trattamento dei tumori del rene. Ulteriori dati ed un più lungo follow-up sono assolutamente necessari.
Comunicazioni n. 194
NEPHRON SPARING IN MONORENE: TECNICA CHIRURGICA E RISULTATI A LUNGO TERMINE
Maugeri O., Seveso M., Taverna G.L., Giusti G., Piccinelli
A., Benetti A., Pasini L., Zandegiacomo S., Graziotti P.
Istituto clinico Humanitas
Introduzione: La chirurgia conservativa renale è ormai riconosciuta come valida opzione terapeutica alternativa alla nefrectomia radicale per le lesioni di piccole dimensioni. Scopo di
questo studio è stata la valutazione dell’efficacia terapeutica di
questa metodica nella nostra esperienza applicata a pazienti
affetti da neoplasia renale bilaterale o in rene funzionalmente
unico, esaminando sia i risultati oncologici che la funzionalità
renale dopo adeguato follow-up.
Materiali e metodi: Dal gennaio 1997 all’luglio 2004 abbiamo
sottoposto a chirurgia nephron sparing 124 pazienti. Di questi
19 presentavano una indicazione di necessità in quanto funzionalmente o anatomicamente monoreni (primo caso operato
nel marzo ‘98). I pazienti, in età compresa tra i 37 e i 75 anni
(mediana 54), erano 11 maschi ed 8 femmine. Ad eccezione di
2 pazienti, tutti presentavano pre-operatoriamente una creatininemia inferiore a 1,4 mg/dL. L’accesso è stato sempre lombotomico extraperitoneale. 12 pazienti sono stati operati con
clampaggio dell’arteria renale ed ischemia fredda con ghiaccio
sterile variante dai 12 ai 45 minuti (media 24 minuti) preceduto dalla somministrazione in bolo e.v. di 15 grammi di man-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
nitolo. Le lesioni avevano un diametro compreso tra i 2 ed i 14
cm (media 4.5 cm) In 7 casi la via escretrice è stata formalmente aperta con posizionamento anterogrado di uno stent
doppio J rimosso in 14 giornata. Il controllo della creatininemia , emocromo ed elettroliti plasmatici è stato effettuato quotidianamente fino alle dimissioni e quindi trimestralmente.
Risultati: Il nostro follow-up è risultato compreso tra 2 e 64
mesi (mediana 23). All’esame istologico definitivo, 12 pazienti sono risultati affetti da carcinoma renale a cellule chiare, 4
carcinoma a cellule papillari, 1 oncocitoma e 2 angiomiolipomi. La degenza post-operatoria è stata di 6.2 giorni (range 59). L’emotrasfusione è stata necessaria in 2 pazienti. Non
abbiamo registrato complicanze peri-operatorie maggiori ad
eccezione di un caso di ileo paretico e una infezione della ferita. Nessun paziente ha richiesto un provvedimento dialitico
nel decorso post operatorio. È stato rilevato 1 margine chirurgico positivo. All’attuale follow-up 16 pazienti presentano una
normofunzionalità renale mentre 3 pazienti hanno valori di
creatininemia rispettivamente di 1,8, 2,1 e 2,3 mg/dL. Non
abbiamo rilevato alcun caso di proteinuria ascrivibile ad iperfiltrazione. Non abbiamo inoltre riscontrato casi di progressione della neoplasia o decessi per cause intercorrenti.
Conclusioni: La chirurgia conservativa con indicazione di
necessità, grazie alla efficiente radicalità chirurgica locale e ai
buoni risultati relativi alla funzionalità renale, costituisce una
valida alternativa alla chirurgia radicale seguita dalla emodialisi e/o trapianto. Nella nostra casistica, così come già
riportato in letteratura, le complicanze chirurgiche, sono
risultate trascurabili, le degenze brevi e soprattutto contenuta è stata l’invasività per i pazienti con una minima incidenza di insufficienza renale associata ad un irrinunciabile controllo oncologico.
Poster n. 195
UROVYSION: NOSTRA ESPERIENZA SU UN NUOVO
TEST PER LA DIAGNOSI ED IL FOLLOW-UP DI NEOPLASIE UROTELIALI
Graziotti P., Corinti M., Taverna G.L. , Piccinelli A.,
Seveso M., Giusti G., Venci A., Bettio D.
Istituto clinico Humanitas
Introduzione e Obiettivi: Lo studio è stato effettuato per verificare la affidabilità della ibridazione fluorescente in situ (FISH)
nelle urine nella diagnosi e follow-up di neoplasie uroteliali.
Materiali e Metodi: Abbiamo preso in esame 34 pazienti selezionati in base alla sintomatologia (disuria, ematuria macro o
microscopica) o in base al riscontro clinico di un urotelioma
vescicale. Abbiamo impiegato e confrontato i due criteri di
positività più comuni: il primo, da noi definito maggiore, è
quello raccomandato dalla Vysis, casa produttrice del test,
consistente nella identificazione di 4 o più cellule su 25 con
acquisto di 2 o più cromosomi 3,7,17 nella stessa cellula
oppure uguale o maggiore a 12 cellule su 25 con perdita omozigote della regione 9p21. Abbiamo invece definito come
minore il criterio riportato da Bubendorf et al. (2001) che considera il test positivo quando ci siano più di due cellule anomale, considerando come anomala una cellula con 3 o più
copie di cromosomi 3-7-17 e regione 9p21, o con delezione
eterozigote o omozigote della regione 9p21.
Risultati: Utilizzando i primi criteri abbiamo avuto una specificità del 100%, mentre una sensibilità del 47% peraltro con
lesioni tutte G1 ad eccezione di un caso di G2. Molto più interessanti sono risultati i dati desumibili dai criteri minori con
un netto incremento della sensibilità 93% a scapito della specificità ridotta all’84%. Particolare nota meritano ulteriori 6
pazienti con storia di neoplasia vescicale nel cui follow-up la
FISH ha mediamente anticipato una recidiva di malattia (4
G1,1 G2 e 1 G3) di circa 8 mesi.
Conclusioni: Nonostante l’esiguità della casistica, siamo dell’avviso che il test FISH, in particolare se applicato con i criteri
meno selettivi, offra una sensibilità tale da poter essere inserito
nell’algoritmo di follow-up di una neoplasia uroteliale con il
vantaggio di poter sensibilmente ridurre il numero delle indagini endoscopiche.
Video n. 196
CISTECOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON LINFOADENECTOMIA IN BLOCCO
Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F.,
Ventura F., Cotrufo S., Rizzo P.L.
Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale - F. Miulli - UOC di
Urologia, Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva,
Acquaviva delle Fonti (Ba)
Introduzione: La cistectomia radicale laparoscopica è stata realizzata negli ultimi anni da numerosi AA. La tecnica da noi utilizzata
negli ultimi due anni mira a ripetere in corso di laparoscopia quello che viene eseguito con tecnica open. Ciò non solo nella fase di
rimozione della vescica, prostata e vescichette seminali ma anche
nella linfoadenectomia che viene eseguita in blocco con il pezzo
operatoio.
Tecnica: Paziente in Trendelenburg spinto. Si posizionano 5 porte.
Il primo tempo è l’incisione lungo gli assi iliaci isolamento dei linfonodi iliaci comuni, iliaci esterni e otturatori che vengono lasciati
adesi alla vescica. L’arteria ipogastrica viene isolata in tutta la sua
lunghezza e i suoi rami vengono clippati e sezionati. La fase successiva è la incisione del Douglas e l’isolamento della Denonvilliers
dal retto. La dissezione quando possibile viene spinta fino all’uretra. La ulteriore fase è l’accesso allo spazio prevescicale previa incisione del peritoneo parietale . Incisione bilaterale delle fascie endopelviche, legatura del Santorini con nodo extracorporeo, sezione
dell’uretra e rimozione del pezzo previa sezione degli ureteri. Il
pezzo viene posto in endobag ed estratto attraverso incisione sott’ombelicale di circa 7 cm.
Conclusioni: La tecnica laparoscopica permette di assicurare gli
stessi risultati della tecnica open con minor perdita ematica e
migliore accettazione da parte del paziente. I tempi di guarigione ,
il decorso postoperatorio, e i tempi dell’intervento, superata una
prima fase di apprendimento, sono risultati buoni .
Video n. 197
PROSTATECTOMIA RADICALE E DIVERTICULECTOMIA
VIDEOLAPAROSCOPICA
Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F.,
Ventura F., Cotrufo S., Rizzo P.L.
Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale - F. Miulli - UOC di
Urologia, Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva,
Acquaviva delle Fonti (Ba)
La coesistenza di un carcinoma prostatico e di un diverticolo
vescicale di notevoli dimensioni rappresenta una evenienza non
frequente. Eseguire contemporaneamente la rimozione del diverticolo e la prostatectomia radicale pone difficoltà non facilmente
risolvibili se si decide per una tecnica di chirurgia open o per una
prostatectomia radicale laparoscopica extraperitoneale. Il problema diventa ancora più complesso se,come nel caso da noi osservato, il diverticolo ha sede retrotrigonale. La tecnica da noi attuata sfrutta l’accesso laparoscopico transperitoneale. Con tale tecnica l’intervento è risultato abbastanza agevole e di semplice realizzazione. L’accesso transperitoneale laparoscopico inoltre ci ha
consentito di associare la linfoadenectomia. Il video inizia con
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
73
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
una tac in cui è chiaramente evidente il diverticolo posteriormente alla vescica. Alcune immagini endoscopiche documentano l’aditus diverticolare e la presenza di numerosi calcoli.
L’intervento si svolge iniziando con la linfoadenectomia e la
diverticulectomia. Segue quindi la prostatectomia radicale
laparoscopica secondo i classici tempi che consistono nell’accesso allo spazio prevescicale e al Retzius,la incisione della fascia
endopelvica,la legatura delSantorini,la incisione del collo vescicale e l’isolamento dele vescichette seminali, la sezione dei
peduncoli prostatici, del Santorini e dell’uretra. L’intervento si
conclude con l’anastomosi uretro-vescicale eseguita,come è nostra prassi consolidata, con una continua. Scopo del video è quello di illustrare una associazione patologica non frequente e i vantaggi della tecnica laparoscopica transperitoneale.
Comunicazioni n. 198
L’ESPLORAZIONE MICROCHIRURGICA DEL TESTICOLO
IN PRESENZA DI NODULO TESTICOLARE NON PALPABILE
Rolle L., Tamagnone A., Timpano M., Ceruti C.,
Destefanis P., Fontana D.
Divisione Universitaria di Urologia II Dipartimento di Discipline
Medico-Chirurgiche Università degli Studi di Torino Ospedale San
Giovanni Battista, Torino
Introduzione e Obiettivi: Il sempre più diffuso ricorso alla diagnostica ecografica, svolta come accertamento di I livello, ha
comportato un aumento dei riscontri incidentali di neoformazioni ipoecogene sospette, asintomatiche, non palpabili, a
livello gonadico. Se in altri distretti più indagini radiologiche
confortano il clinico nella decisione di procedere all’intervento, a livello testicolare l’unico ausilio strumentale è fornito dai
marker sierologici, con i ben noti limiti che li caratterizzano.
Trattandosi generalmente di soggetti giovani, in cui un intervento potrebbe anche compromettere la fertilità, i dubbi decisionali del clinico di fronte al riscontro ecografico di noduli
ipoecogeni testicolari intraparenchimali, con negatività obiettiva e sierologica, aumentano.
Metodi: 3 soggetti di età compresa tra i 33 e i 40 anni (età
media 36.3) con riscontro ecografico di nodi testicolari, non
palpabili all’esame clinico e con markers tumorali negativi,
sono stati sottoposti ad intervento esplorativo scrotale. Tali
lesioni sono state identificate a livello intraprenchimale con
l’ausilio del microscopio operatore, sotto la cui vista sono stati
asportati. La diagnosi è stata ottenuta con l’esame istologico
estemporaneo di sezioni al congelatore.
Risultati: Le lesioni sono state incidentalmente rilevate all’ecografia scrotale, eseguita nell’ambito del follow-up per pregressa neoplasia testicolare (2 casi, di cui 1 azoospermico, in storia di criptorchidismo) o per orchialgia. Tutte le suddette lesioni si presentavano ipoecogene. L’esame istologico estemporaneo delle sezioni al congelatore ha permesso di individuare:
a) parenchima testicolare sano;
b) iperplasia multinodulare di cellule di Leydig;
c) neoplasia intratubulare di cellule germinali.
In quest’ultimo caso si è proceduto a completare l’orchifunicolectomia. L’esame istologico definitivo ha confermato in tutti
i casi la diagnosi intraoperatoria.
Discussione: Nella nostra esperienza, la ricerca con l’ausilio del
microscopio operatore con tecnica microchirurgica di lesioni
nodulari testicolari impalpabili rilevate all’ecografia, appare
sicura ed efficace. Questo approccio ha consentito di riconoscere lesioni nodulari del testicolo altrimenti non rilevabili
all’esame obiettivo, dando la possibilità di preservare il testicolo quando la lesione è benigna. In caso di pazienti monorchidi, questo approccio potrebbe consentire l’asportazione
selettiva di piccole lesioni maligne. Inoltre, in presenza di soggetti dispermici (in particolare, azoospermici) è possibile ese-
74
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
guire contestualmente una micro-TESE per il tentativo di recupero di spermatozoi da destinare a tecniche di fecondazione
assistita.
Comunicazioni n. 200
LA CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE CON INFUSIONE CONTINUA DI FLOXURIDINA E IL-2 SOTTOCUTANEA NEL
TRATTAMENTO DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA RADICALE
Destefanis P.2, Terrone C.1, Cracco C.1, Aveta P.2, Fiori C.2,
Squeo M.S.2, Cretarola E3, Lancini V.3, Conti G.3, Rocca
Rossetti S, Fontana D.2
1
Urologia Universitaria, Dipartimento di Scienze Cliniche e
Biologiche, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Urologia Universitaria II,
Dipartimento di Discipline Medico-Chirurgiche A.S.O. Molinette,
Torino; 3Unità Operativa di Urologia, Ospedale S. Anna, Como
Introduzione ed Obiettivi: Il carcinoma renale in stadio avanzato
presenta una prognosi infausta con una sopravvivenza media
di 6-9 mesi. La chemioterapia convenzionale e la radioterapia
non hanno dimostrato risultati soddisfacenti. L’obiettivo di
questo studio è di valutare l’efficacia dell’infusione continua di
FUDR da sola o in associazione all’IL-2 sottocutanea nella terapia dei pazienti con carcinoma renale metastatico.
Metodi: dal 1987 al 2002, 189 pazienti con carcinoma renale
metastatico sono stati trattati con FUDR in infusione continua
cronomodulata (89 pazienti) o con associazione di FUDR e IL-2
per via sottocutanea (100 pazienti). Tutti i pazienti ad eccezione
di 2 erano stati sottoposti a nefrectomia radicale. Per la somministrazione della Floxuridina è stato impiegato un cronoinfusore
totalmente impiantabile (Synchromed-Medtronic), programmabile dall’esterno ed in grado di infondere il farmaco con ritmi circadiani. Il FUDR è stato somministrato per 15 giorni consecutivi
seguiti da 15 giorni di pausa. Nel trattamento combinato, nel
periodo di intervallo del FUDR, l’IL-2 è stata somministra per 5
giorni alla settimana al dosaggio 4,5 milioni IU/die. Il dosaggio
iniziale del FUDR era di 0,15 mg/kg/die e in assenza di effetti collaterali veniva incrementato di 0,025 mg/kg/die ogni due cicli
fino ad un massimo di 0,3 mg/kg/die. La terapia veniva effettuata a domicilio. Metastasi sincrone e metacrone erano presenti in
77 e 112 pazienti, rispettivamente. I pazienti sono stati suddivisi
in diverse classi di rischio seguendo la classificazione di Palmer. I
pazienti trattati con FUDR+IL-2 avevano fattori prognostici peggiori. La sopravvivenza causa specifica è stata valutata mediante il
metodo di Kaplan-Meyer mentre le curve di sopravvivenza sono
state comparate mediante il log-rank test.
Risultati: La sopravvivenza causa specifica mediana è stata di 19
mesi. I pazienti con metacrone sincrone hanno dimostrato una
sopravvivenza significativamente superiore (p = 0.002). Non
c’è stata una differenza statisticamente significativa fra la
sopravvivenza dei pazienti trattati con solo FUDR rispetto a
quelli che hanno ricevuto FUDR+IL-2. Gli effetti collaterali sia
della monoterapia con FUDR che della terapia di associazione
sono stati modesti così come le complicanze relative all’impianto del cronoinfusore.
Conclusioni: La terapia con FUDR in cronoinfusione continua
da sola o in associazone con IL-2 è ben tollerata e permette di
ottenere soddisfacenti risultati nel trattamento del carcinoma
renale metastatico.
Comunicazioni n. 201
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: UNA
PROVATA ALTERNATIVA CHIRURGICA
Galli S., Simonato A., Bozzola A., Gregori A., Lissiani A.,
Radice R., Gaboardi F.
U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera L. Sacco, Milano
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione ed Obiettivi: La prostatectomia radicale laparoscopica
è un intervento praticato da circa 5 anni. Nelle casistiche dei centri con maggiore esperienza non sono riportate significative differenze dal punto di vista oncologico rispetto alla tecnica a cielo
aperto (1, 2). In questo lavoro sono stati valutati i risultati oncologici e funzionali ottenuti nei pazienti operati di prostatectomia
radicale laparoscopica presso il nostro centro negli ultimi 3 anni.
Pazienti e Metodi: Sono stati considerati 150 pazienti (pz) consecutivi operati di prostatectomia radicale laparoscopica trans peritoneale. L’età media era di 64 anni ed il PSA medio di 10,4 ng/ml
(range 1,5-58). In 47 (31,3%) è stata eseguita una linfadenectomia pelvica regolata di stadiazione per valori di PSA > o = 10
ng/ml e/o Gleason bioptico > 6. Tutti i pazienti si sono dichiarati continenti pre-operatoriamente.
Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 210 min, le perdite
ematiche medie 353 ml, la degenza media 5 giorni ed il catetere
è stato rimosso mediamente dopo 8 giorni. Complessivamente i
margini positivi sono stati 41 (27,3%); di questi 26 (63,4%) erano
singoli e 15 (36,6%) plurimi. I fattori di rischio significativi per la
presenza di margini positivi sono stati lo stadio > pT2 (Chi-quadro < 0.001), il Gleason definitivo > 7 (Chi-quadro < 0.01) ed un
PSA > 20 (Chi-quadro < 0.001). 17 pz (11,3%) presentano una
recidiva biochimica o clinicamente rilevabile. Tra questi 12
(70,6%) sono risultati in stadio pT3a o superiore, 13 (76,5%) presentavano margini positivi (di questi 8 erano singoli e 5 plurimi)
ed infine 15 (88,2%) avevano un Gleason definitivo > 7. Il tasso
di continenza è stato 44,3% alla rimozione del catetere, 55% ad 1
mese, 73,8%, 87,9% e 91,8% rispettivamente a 3, 6 e 12 mesi.
Conclusioni: La prostatectomia radicale laparoscopica si è
dimostrata una tecnica sicura ed in grado di offrire risultati
sovrapponibili alle tecniche a cielo aperto. Oggi non può quindi più essere considerata una terapia sperimentale ma un
intervento ben codificato con risultati riproducibili. Pertanto i
pazienti affetti da carcinoma prostatico localizzato possono
scegliere con sicurezza anche tale nuova terapia chirurgica.
Bibliografia:
1. Guillonneau B, et al. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological
evaluation after 1,000 cases a Montsouris Institute. J Urol 2003; 169:1261
2. Rassweiler J, et al Laparoscopic radical prostatectomy: functional and
oncological outcomes. Curr Opin Urol 2004; 14:75
Comunicazioni selezionate N. 202
RADIOTERAPIA ADIUVANTE O DI SALVATAGGIO DOPO
PROSTATECTOMIA RADICALE
Bortolato B.1, Zanni D.2, Brambilla M.G.2, Botturi M.1
1
U.O Radioterapia; 2Servizio di Fisica Sanitaria, A.O. Ospedale
Niguarda, Milano
Introduzione: Il ruolo della radioterapia nel carcinoma prostatico
sottoposto a chirurgia radicale è ancora controverso. Abbiamo
analizzato in termini retrospettivi la nostra casistica per individuare l’esistenza di un vantaggio, in termini di sopravvivenza
libera da progressione biochimica di malattia, tra pazienti portatori di adenocarcinoma prostatico operati radicalmente e sottoposti a radioterapia subito dopo la chirurgia (RT adiuvante) o
trattati solo alla comparsa della recidiva (RT di salvataggio).
Materiali e Metodi: Tra l’ottobre 1992 ed il dicembre 2003, abbiamo trattato con radioterapia 126 pazienti (pz.) consecutivi precedentemente sottoposti a prostatectomia radicale ± linfoadenectomia iliaco-otturatoria bilaterale. Abbiamo suddiviso il campione in due gruppi sulla base del timing della RT: il Gruppo A
costituito da 74 pz. (58.7%) sottoposti a RT adiuvante, (età
media 62.1 anni, min 47 – max 76), ed il Gruppo S comprendente 52 pz. (41.3%) avviati al trattamento solo alla ripresa biochimica e/o macroscopica di malattia, (età media 67.4 anni, min
55 – max 81). I due gruppi erano così distribuiti per stadio T:
Gruppo A, 11 pz. (14.9%) T2R+, 30 pz. (40.5%) T3a, 29 pz.
(31.1%) T3b, 4 pz. (5.5%) T4; 9/74 pz. (12.1%) erano N+;
Gruppo S: 26 pz. (50%) T2R+, 12 pz. (23%) T3a, 12 pz. (23%)
T3b; 2 pz. (4%) erano N+. Il PSA medio pre-chirurgia dei due
gruppi risultava dall’analisi: Gruppo A 18.74 ng/ml (min 4.1 –
max 100) e Gruppo S 17 ng/ml (min 1.95 – max 100). In 71/74
pz (96%) del Gruppo A ed in 48/52 pz (92.4%) del Gruppo S è
stato possibile valutare il Gleason Score sul pezzo operatorio e
pertanto: Gruppo A GS 2-7 57 pz. (77%), GS 8-10 14 pz. (19%);
Gruppo S GS 2-7 37 pz. (71.2%), GS 8-10 11 pz. (21.2%).
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a radioterapia sulla loggia
prostatica con dose totale media di 60 Gy (min 59.40 – max
66.60) per il Gruppo A e di 61.80 Gy (min 59.60 – max 66.60)
per il Gruppo S. Nel Gruppo A, 18/74 pz. (24.3%) e nel Gruppo
S 26/52 (50%), avevano iniziato un trattamento ormonosoppressivo adiuvante dopo l’intervento chirurgico. Nel Gruppo A 14 pz.
(19%) mostravano un PSA > 0.1 ng/ml prima dell’inizio della
radioterapia, pertanto il PSA medio pre-RT del Gruppo A è stato
di 0.6 ng/ml (min 0 – max 12.4), mentre per il Gruppo S di 1
ng/ml (min 0.1 – max 6.4). In entrambi i gruppi le tossicità
gastrointestinale (GI) e genitourinaria (GU) acute e tardive non
sono state mai superiori al grado 2 secondo RTOG. I pazienti
sono entrati in un programma di follow-up (FU) clinico-strumentale presso l’Ambulatorio di Radioterapia.
Risultati: Nel Gruppo A, il FU medio è risultato di 40 mesi (min
6 – max 139), mentre nel Gruppo S di 34 mesi (min 6 – max
140). Nel Gruppo A si sono verificati 4 decessi (6,3%) per
cause non correlate alla malattia e un decesso (1.3%) per progressione di malattia ossea, mentre nel Gruppo S solo un
paziente ha sviluppato una neoplasia del sigma sei anni dopo
il trattamento RT. Abbiamo quindi valutato la progressione di
malattia biochimica secondo i criteri ASTRO analizzando i dati
dal punto di vista statistico con il test chi quadro. Nel Gruppo
A, 11/69 pz.(15.9%) hanno mostrato progressione di malattia;
in due casi le indagini strumentali hanno documentato una
progressione di malattia a distanza (scheletro e linfonodi,
rispettivamente). Nel Gruppo S, 22/52 pz. (42.3%) hanno
manifestato un aumento del PSA e tra questi 2 pz. hanno metastasi scheletriche. Cinquantotto pazienti (84.1%) del Gruppo A
e 30 (57.7%) del Gruppo B non presentano attualmente evidenza di malattia biochimica. L’analisi dei due gruppi ha
mostrato una differenza statisticamente significativa (p<0.001)
a vantaggio dei pazienti sottoposti a RT adiuvante rispetto a
quelli trattati con RT di salvataggio in termini di sopravvivenza libera da progressione biochimica.
Conclusione: Il trattamento radiante con finalità adiuvante sembra
portare un vantaggio in termini di sopravvivenza libera da progressione rispetto alla radioterapia di salvataggio.
Bibliografia:
1. Taylor N, et al. Adjuvant and salvage radiotherapy after radical prostatectomy for prostate cancer. IJROBP 2003; 56:755
2. Hagan M. Comparison of adjuvant versus salvage radiotherapy policies
for postprostatectomy radiotherapy. IJROBP 2004; 59:329
3. Catton C, et al. Adjuvant and salvage radiation therapy after radical
prostatectomy for adenocarcinoma of the prostate. Radiotherapy and
Oncology 2001; 59:51
4. Sanguineti G, et al. Radiotherapy after prostatectomy. Tumori 2002;
88:445
Poster n. 203
NEOPLASIA RENALE AVANZATA: RUOLO DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO
Zattoni F., De Giorgi G., Luciani L.G., Valotto C., Zanin M.,
Grossetti B.
Dipartimento di Urologia, Azienda Ospedaliera/Policlinico
Universitario, Udine
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
75
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: La nefrectomia radicale nei pazienti con neoplasia
renale avanzata ha un ruolo incontrovertibile in termini di palliazione dei sintomi, nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita, mentre il suo ruolo è ancora controverso dal punto
di vista oncologico. I migliori risultati dovrebbero comunque
essere garantiti dalla possibilità di integrare la terapia chirurgica
con una terapia sistemica. Gli Autori riportano la loro esperienza riguardo alla nefrectomia radicale nel trattamento della neoplasia renale metastatica/avanzata.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 1997 al settembre 2004, 23
pazienti (età mediana 62 – range 38-79) affetti da neoplasia
renale metastatica o con trombosi venosa cavale sono stati sottoposti a nefrectomia radicale presso il nostro Centro. Dodici
pazienti presentavano voluminosa neoplasia renale con localizzazione secondaria polmonare (n=9), epatica (n=2), ossea
(n=2), cerebrale (n=1); 3/12 (25%) pazienti avevano anche
trombosi neoplastica cavale. Undici pazienti presentavano una
neoplasia renale con coinvolgimento cavale: 4 con trombosi
cavale sopradiaframmatica sono stati sottoposti a sternotomia
per un migliore accesso alla vena cava sopraepatica; 2 di essi
sono stati sottoposti ad atriotomia in CEC per una trombosi
intra-atriale. Sette pazienti presentavano trombosi neoplastica
cavale sottodiaframmatica. Nel periodo postoperatorio i
pazienti con malattia metastatica con un performance status
accettabile sono stati sottoposti a immunoterapia.
Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 5 ore, le perdite
ematiche sono state sui 2400 ml. Non si è verificata mortalità
intraoperatoria. Dei pazienti con metastasi a distanza, 8 sono
morti dopo un follow-up mediano di 6 mesi (range 2-36); 3
sono vivi e liberi da malattia a 15 mesi, un paziente con malattia metastatica e trombosi neoplastica atriale è deceduto ad un
mese dall’intervento per infarto intestinale. Degli 11 pazienti
con trombosi cavale 4 sono vivi e liberi da malattia a 36 mesi,
3 vivi ed in progressione sistemica a 33 mesi, 3 sono deceduti per malattia a 22 mesi, uno è stato perso al follow-up.
Conclusioni: La prognosi della neoplasia renale avanzata rimane
indubbiamente sfavorevole; il coinvolgimento venoso non rappresenta di per sè un elemento particolarmente sfavorevole di
prognosi ma si associa in una porzione significativa di pazienti a
malattia metastatica sincrona o metacrona. Il significato della
nefrectomia radicale nel trattamento del tumore renale metastatico va in ogni caso individuato nel contesto di una terapia multimodale in combinazione con immunoterapia sistemica.
Poster n. 204
EXCLUSIVE RADIOTHERAPY OF BLADDER CANCER:
LATE GENITOURINARY AND RECTAL EFFECTS
Ferrera G.1, Alongi F.1, Mortellaro G .1, Federico M.1, Vella
M.2, Montemaggi P.1
1
Regional Cancer Center “M. Ascoli”, Palermo; 2Clinica Urologica,
Università degli Studi di Palermo
Purpose: To describe long term bladder and rectal toxicity after
radical radiotherapy in patiens with invasive bladder cancer.
Materials and Methods: Between 1991 and 2004 a total of 36
patients, median age 70.1, with biopsy (trans uretral resection) proven invasive bladder cancer, underwent radical radiotherapy. Patients were treated with a CT based four field isocentric with shaped anterior, posterior and two opposed lateral fields to irradiate the bladder and pelvic lymph- nodes. The
mean dose was 57± 6.26 Gy with a daily dose fraction of 1.82 Gy five days/week. No patients underwent chemoterapy.
Late toxicities were based on the LENT-SOMA scale tables.
Results: After radiation therapy fifteen patients (41,6%) have
been non evidence of desease and were evaluated for late genitourinary and rectal toxicity, with median follow-up of 84
months. Only 7% of the patients described urogenital symptoms
76
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
of grade 3 and 93% grade 1-2 and so without negative impact on
daily activities; none of them underwent cystectomy because of a
shrinking bladder. No patients experienced late gastrointestinal
toxicity grade 4 and only 5% had mild diarrhea.
Conclusion: Morbidity of preserved bladder is not relevant with
a well functioning bladder likewise rectal toxicity was not relevant. Radical radiotherapy is a reasonable treatment option for
patients unfit for cistectomy and in selected cases for patients
seeking an alternative to radical cistectomy.
Video n. 205
TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. IL FILM
Amenta M., Grosso G., Maritati F., Occhipinti M.
Casa di cura “Dott.Pederzoli” presdio ASL 22 regione Veneto U.O
Urologia Peschiera del Garda, Verona)
Introduzione: L’affinamento delle metodiche d’immagine ha portato a un incremento nella diagnosi precoce, spesso “incidentale”
delle neoplasie renali. La nefrectomia radicale è ad oggi considerata il “gold standard” nel trattamento del carcinoma renale mentre la
chirurgia “nephron sparing” rimane l’opzione terapeutica “di necessità”. Le neoformazioni renali esofitiche, di limitate dimensioni,
non coinvolgenti la via escretrice, subcliniche rappresentano la
modalità di sempre più frequente presentazione dei tumori renali.
In tal senso la tumorectomia diviene indicazione in elezione.
L’approccio laparoscopico nella chirurgia renale conservativa, presenta a nostro parere netti vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale. In particolare abbiamo osservato una netta riduzione della
morbilità peri e post-operatoria, della degenza ospedaliera e una
precoce ripresa delle normali attività socio-lavorative.
Sovrapponibili i risultati oncologici.
Materiali e Metodi: Posta l’indicazione alla enucleoresezione renale
utilizziamo esclusivamente la via laparoscopica. Prediligiamo la via
retroperitoneoscopica a eccezione delle neoplasie del labbro renale
anteriori più facilmente aggredibili per via trans-peritoneale. Il
video illustra i passaggi fondamentali della tecnica laparoscopica
retropertioneale:
1. posizionamento dei trocars e accesso al retroperitoneo;
2. incisione della fascia di Gerota e penetrazione al versante posteriore del rene e al seno renale;
3. clampaggio preventivo dell’arteria renale;
4. esposizione della capsula renale vera ed isolamento della massa;
5. enucleoresezione con bisturi a ultrasuoni e individuazione del
margine di sicurezza;
6. biopsia della base lesionale;
7. tecniche di emostasi del letto lesionale;
8. rimozione della neoformazione in endobag.
Eseguiamo l’ischemia calda qualora la diagnostica per immagini
suggerisca un’importante neo-circolo della massa o in caso di
emorragia arteriosa intraoperatoria.
Video N. 208
LA NEFRECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE ALLARGATA. TECNICA
Amenta M., Grosso G., Maritati F., Occhipinti M.
U.O. Urologia Casa di cura polispecialistica “Dott. Pederzoli”
Presidio Opspedaliero ASL 22 Regione Veneto Peschiera del Garda
(Vr)
Introduzione: La nefrectomia radicale rappresenta la terapia di scelta del carcinoma renale. La perfetta riproducibilità della tradizionale procedura a cielo aperto e i risultati oncologici sovrapponibili
fanno dell’approccio laparoscopico una valida alternativa alla chi-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
rurgia open. Ciò premesso e considerati i vantaggi ampiamente
documentati e riconosciuti della laparoscopia appare implicito
come tale tecnica abbia avuto negli ultimi anni cosi ampia diffusione. Il concetto di radicalità oncologica non viene altresì inficiato dalla scelta della via retroperitoneoscopica ove vengano ripettati i canoni della chirurgia oncologica renale. I vantaggi di tale
approccio sono, a nostro parere, costituiti dal più immediato controllo dell’arteria renale e un’anatomia intraoperatoria più semplice. Lo svantaggio principale è costituito dall’esiguo spazio di lavoro. Abbiamo creduto nella laparoscopia retroperitoneale anche nel
trattamento delle neoplasie renali. Dal gennaio 2000 ad oggi abbiamo effettuato oltre 200 interventi. Abbiamo codificato l’intervento
radicale laparoscopico retroperitoneale.
Materiali e Metodi: Il video illustra i passaggi più importanti dell’intervento:
1. posizionamento dei trocars, accesso al retroperitoneo ed esposizione del seno renale;
2. scheletrizzazione, chiusura e sezione dell’arteria renale e della
vena renale;
3. sezione dell’uretere;
4. nefro-surrenectomia radicale (compreso il grasso perirenale);
5. controllo dei vasi accessori;
6. posizionamento dell’organo in endobag;
7. minilaparotomia (sec. Gibson) e rimozione dell’organo.
Comunicazioni n. 207
LA BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL
CARCINOMA DELLA PROSTATA LOCALIZZATO: ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO
Beltramo G.1, Casetta G.4, Guarneri A.2, Tessa M.1, Ragona
R.2, Giglioli F.R.3, Tizzani A.5, Ricardi U.2
1
SCDU Radioterapia, ASO San Giovanni Battista di Torino;
2
SCDU Radioterapia, Università degli Studi di Torino;
3
Dipartimento di Fisica Sanitaria, ASO San Giovanni Battista di
Torino; 4SCDU Clinica Urologica I - ASO San Giovanni Battista di
Torino; 5SCDU Clinica Urologica I, Università degli Studi di Torino
Introduzione e Obiettivi: I dati della letteratura relativi alla brachiterapia interstiziale, alla radioterapia esterna e alla prostatectomia
radicale nel carcinoma della prostata localizzato, evidenziano, a
5 anni, risultati sovrapponibili in termini di controllo locale e
sopravvivenza libera da malattia. Lo scopo dello studio è valutare la fattibilità e l’efficacia della brachiterapia interstiziale nel trattamento del carcinoma della prostata in stadio localizzato.
Metodi: Dal luglio 2000 al luglio 2004, presso l’Istituto di
Radioterapia dell’Università di Torino nell’ambito del Progetto
Prostata, sono stati sottoposti a brachiterapia interstiziale con
semi di 125I 55 pazienti affetti da adenocarcinoma della prostata clinicamente localizzato. Dal punto di vista clinico i criteri di eleggibilità sono: PSA < 10 ng/ml; Gleason score ≤6;
Stadio T1c-T2b. Inoltre, in termini di ulteriore selezione clinica i pazienti eleggibili devono rispettare le seguenti caratteristiche: IPSS ≤8, volume prostatico < 40cc, flusso urinario max
< 15 ml/s. L’età media dei pazienti in studio è stata di 69.3 anni
(range 50-77). La brachiterapia è stata adottata come monoterapia nel 30% dei pazienti, associata a terapia ormonale neoadiuvante per 3 mesi nel restante 70% dei casi. Tutti i pazienti sono stati seguiti con follow-up clinico-strumentale.
Risultati: Dall’analisi dei dati emerge un tasso di controllo locale del 96%, in assenza di recidiva tumorale clinicamente evidente. I risultati ottenuti sono del tutto sovrapponibili a quelli degli altri approcci terapeutici impiegati nel trattamento del
carcinoma della prostata localizzato. La tossicità al trattamento brachiterapico è stata moderata, con sintomatologia minzionale irritativa lieve (20% dei casi), importante (20%), ritenzione urinaria (10%), macroematuria (8%), deficit della fun-
zione erettile (46%). Non si sono registrati casi di incontinenza urinaria, stenosi uretrale o proctite.
Conclusioni: La brachiterapia interstiziale, con tecnica eco-guidata
ed impianto a perdere, rappresenta, in pazienti selezionati, una
valida alternativa terapeutica alla prostatectomia radicale e alla
radioterapia esterna. Ulteriori progressi terapeutici, in relazione
alla sempre più crescente disponibilità di sofisticate apparecchiature e software dedicati, consentiranno di implementare ulteriormente il livello qualitativo degli impianti interstiziali.
Bibliografia:
1. Ash D, et al. ESTRO/EAU Urological Brachytherapy Group: EORTC
Radiotherapy Group. ESTRO/EAU/EORTC raccomendation on permanent
seed implantation for localized prostate cancer. Radioth Oncol 2000; 57:315
Poster n. 209
METASTASI DEL GIUNTO PIELO-URETERALE DA CARCINOMA MAMMARIO
Pola L.1, Santoni B.1, Mulonia A.1, Spinadin R.1, Zennaro
R.1, Pittarello F.2, Lodovichetti G.2, Fornasiero A.3,
Gasparella V.1
1
U. O. di Urologia O.C. di Piove di Sacco; 1U.O. di Radiologia O.C.
di Piove di Sacco; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli
Studi di Padova; 3U.O. di Oncologia O.C. di Piove di Sacco, Padova
Introduzione e Obiettivi. Il carcinoma mammario è uno dei
tumori più frequenti nel sesso femminile. Il suo andamento nel
tempo è imprevedibile e la ripresa di malattia si può presentare anche a distanza di molti anni. Le sedi più frequenti sono il
fegato, i polmoni e nei casi ancor più avanzati il peritoneo (carcinosi peritoneale). L’uretere è una sede quantomeno anomala
di metastasi da parte della neoplasia mammaria.
Materiali, Metodi e Risultati: Giunge alla nostra attenzione una
Paziente di 67 anni latrice di una ecografia renale e pelvica documentante la presenza di una modesta idronefrosi sinistra
( 61638; antero-posteriore della pelvi di 2 cm), asintomatica. La
Paziente era stata sottoposta nel 1989 a mastectomia destra per
un carcinoma mammario. In seguito (nel 2000) per la comparsa
di una lesione epatica e di alcune lesioni polmonari era stata
avviata con successo, ad una chemioterapia sistemica, in plurimi
cicli. Al momento della nostra valutazione la funzionalità renale
risultava ai limiti superiori della norma (creat=145 mmol/l). La
Paziente è stata pertanto studiata con una TAC addomino-pelvica evidenziante la presenza di lesioni epatiche morfovolumetricamente stabili rispetto ai precedenti controlli, assenza di linfadenopatie e di masse retroperitoneali che potessero comprimere “ab
exstrinseco” l’uretere. Si confermava la presenza di idronefrosi
sinistra in un quadro ascrivibile a stenosi del giunto pielo-ureterale. L’angiofotoscintigrafia renale sequenziale con MAG 3 e test al
diuretico documentava una funzionalità del rene sinistro del 35%
con una curva di escrezione in accumulo. All’urografia e.v. il giunto pielo-ureterale sinistro risultava stenotico, con una inserzione
alta della pelvi, l’uretere si seguiva in tutto il suo decorso debolmente iniettato di mezzo di contrasto. L’urinocoltura era persistentemente positiva per E. Coli. In considerazione del buon performance status, dell’aspettativa di vita della paziente e dell’apparente completa risposta alla chemioterapia si è optato per un trattamento chirurgico conservativo della stenosi. La paziente è stata
dunque sottoposta ad intervento di pielo-ureteroplastica sec.
Anderson-Hynes. All’atto operatorio il giunto pielo-ureterale si
presentava stenotico, con tenaci aderenze; alla sezione del giunto
si è assistito alla fuoriuscita di materiale purulento da idropionefrosi. Il decorso post-operatorio è stato del tutto regolare con
dimissione della Paziente in 8^ giornata. L’esame istologico documentava la presenza di infiltrazione ab-exstrinseco della parete
ureterale sino alla tonaca muscolare da parte di carcinoma mammario, la mucosa uroteliale era indenne.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
77
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: La presenza di una infiltrazione della parete ureterale da parte di metastasi da carcinoma mammario è estremamente rara e pochi sono i casi descritti in letteratura; a nostra conoscenza sono meno di dieci casi. In questa Paziente possiamo inoltre supporre la presenza di una malattia del giunto pielo-ureterale pre-esistente aggravata dalla infiltrazione di metastasi da carcinoma mammario che ha precipitato una ostruzione latente. La
necessità di conservare la funzionalità renale, l’età e l’aspettativa
di vita della paziente ci hanno comunque indotto a scegliere un
atteggiamento chirurgico conservativo al fine di permettere eventuali cicli di chemioterapia sistemica.
Poster n. 210
CHEMIOIMMUNOTERAPIA NEL TUMORE RENALE
METASTATICO: CHEMIOTERAPIA CON GEMCITABINA E
OXALIPLATINO; IMMUNOTERAPIA CON IL-2 SC A DOSI
MEDIE E IFN-ALFA NATURALE CON UN RUOLO CHIAVE
SUL SINERGISMO E SULLA TOLLERABILITÀ
Bobbio Pallavicini E., Tacconi F., Grassi M., Incardona S.,
Bianchessi C., Leidi G.L.
Ospedale Maggiore di Crema
Introduzione: Nonostante i numerosi sforzi e i differenti
approcci terapeutici impiegati dai ricercatori, il carcinoma
renale metastatico è una malattia resistente alle cure mediche
ed ha una sopravvivenza di 8-10 mesi.
Razionale e Metodi: Attualmente si può considerare che: il trattamento immunoterapico con IL-2 e IFN-alfa è la terapia di riferimento per questi pazienti; l’IFN-alfa naturale ha mostrato capacità di indurre la regressione di tumori solidi ed ematologici e di
aumentare la sopravvivenza del paziente affetto da tumore renale metastatico, con ridotta iperpiressia mialgia e sindrome
depressiva rispetto all’IFN-alfa ricombinante; i modificatori della
risposta biologica determinano un incremento dell’efficacia antitumorale ei chemioterapici; la chemio-immunoterapia con 5-FU
più IL-2 e IFN-alfa ha dato risultati contradditori; la Gemcitabina
e l’Oxaliplatino in monoterapia hanno dimostrato una certa efficacia in studi di fase II ed è ampiamente dimostrato il sinergismo
tra di essi e rispettivamente con IFN e IL-2. Su queste basi abbiamo avviato un trial clinico per verificare l’attività e la tossicità
della seguente schedula di chemio-immunoterapia: Gemcitabina
1200 mg/mq ev, il giorno 1; Oxaliplatino 85 mg/mq ev, il giorno
1; IL-2 4,5 MUI sc nei giorni 2-5, 8-12, 15-19; IFN-alfa naturale 3 MUI i giorni 5, 8, 12, 15, 17, 19. Il trattamento viene ripetuto ogni 4 settimane. Pazienti. Abbiamo arruolato 12 pazienti
affetti da carcinoma renale in fase avanzata (4 femmine e 8
maschi; con età media di 61,2 anni), con un performance status
< o = 2. Il 75% dei pazienti presentava più di 2 siti metastatici.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad almeno 6 mesi di cura (9
mesi di media, range 6-12), per un totale di 110 cicli.
Risultati: Abbiamo ottenuto un 33% di risposte obiettive (2 complete e 2 parziali); nel 43% dei casi abbiamo osservato una stabilizzazione di malattia. 9 pazienti sono ancora in trattamento. La
sopravvivenza media è di 17,4 mesi (range 6-34+). Tutti i pazienti sono stati valutati per la tossicità: in nessun caso si è reso necessaria una riduzione di dose; la tossicità ematologica, renale, neurologica e cardiaca sono risultate < al grado 2 WHO. La febbre è
sempre risultata moderata, ben controllata dalla premedicazione
con Paracetamolo 500 mg 1-2 cp/die. Un clinical benefit, relativo a riduzione del dolore e miglioramento o mantenimento del
performance status, è stato osservato in tutti i casi.
Conclusioni: In questo studio sono da considerare positivi,
rispetto alla letteratura, i dati di risposta obiettiva e di sopravvivenza. L’IFN-alfa naturale si è dimostrato essere una valida
alternativa all’IFN-alfa ricombinante in quanto efficace e ben
tollerato dai pazienti: ci ha consentito di ridurre gli effetti collaterali assicurando la corretta applicazione della schedula di
78
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
somministrazione e di ottenere migliori risultati in termini di
sopravvivenza.
Poster n. 211
LA CISTECTOMIA RADICALE CON RISPARMIO DELLA
CAPSULA PROSTATICA E DELLE VESCICHETTE SEMINALI NEI PAZIENTI GIOVANI PORTATORI DI CARCINOMA DELLA VESCICA
Brausi M., De Luca G., Gavioli M.,Verrini G., Peracchia G.,
Viola M., Simonini G.
U.O. di Urologia, Ospedale S.Agostino-Estense Modena, Ospedale
B. Ramazzini Carpi, Modena
Introduzione: La cistectomia radicale è considerata la terapia
standard dei tumori infiltranti della vescica, tuttavia nei
pazienti giovani con tumore superficiale ad alto rischio può
essere considerata un’opzione terapeutica. Il mantenimento
della continenza e della funzione sessuale dopo cistectomia
sono sicuramente obiettivi richiesti dal paziente e ricercati
dagli urologi. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare i risultati della cistectomia radicale con preservazione
delle vescichette seminali e della capsula prostatica in pazienti
giovani, selezionati affetti da CA della vescica.
Materiali e Metodi: Dal marzo 2000 all’agosto 2004 11 pazienti affetti da carcinoma transizionale superficiale della vescica
(10) ed infiltrante (1) sono stati sottoposti presso il Nostro
Centro ad intervento di cistectomia radicale con preservazione
della capsula prostatica, delle vescichette seminali e dei fasci
vasculo-nervosi. L’età media dei pazienti è stata di 52 anni.
Prima dell’intervento e durante il follow-up è stato somministrato il questionario sulla qualità di vita Q 30 EORTC internazionalmente validato. L’intervento chirurgico è stato preceduto da TUR prostata della parte centrale con esame anatomopatologico estemporaneo. In caso di patologia prostatica negativa è stata eseguita la linfoadenectomia pelvica bilaterale con
cistectomia per via extraperitoneale preservando i deferenti e
le vescichette seminali e le neuro-vascular bundles bilateralmente. La neovescica ortotopica è stata confezionata in 8 casi
utilizzando la tecnica di Mansura (W- Shaped) ed in 3 casi con
una variante della tecnica di Studer (Brausi) ed è stata anastomizzata alla capsula prostatica.
Risultati: La degenza media è stata di 16 giorni e le complicazioni importanti sono state minime. La continenza diurna e
notturna è stata raggiunta in 10/11 pazienti. 1 paziente ha
lamentato per circa 3 mesi incontinenza notturna risoltasi
spontaneamente. La funzione erettile era presente in tutti i
pazienti. La qualità di vita è stata molto soddisfacente ad un
follow-up medio di 20 mesi.
Conclusioni: L’approccio chirurgico descritto deve essere considerato una valida opzione per i pazienti giovani con tumori
superficiali ad alto rischio o infiltranti che desiderino mantenere la funzione sessuale; una selezione scrupolosa deve essere considerata basilare.
Poster n. 212
QUALITÀ DI VITA DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A DERIVAZIONE URINARIA NON CONTINENTE O NEOVESCICA
ORTOTOPICA A SEGUITO DI CISTECTOMIA RADICALE
Sandri S., Molho D.
Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale; Ospedale “G.
Fornaroli”, Magenta
Obiettivi: Negli ultimi anni si è assistito a notevoli avanzamenti nella concettualizzazione della salute e nei metodi di misurazione della stessa. La salute è ormai considerata come una
condizione complessa, legata al benessere generale della per-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
sona, alla condizione di completa efficienza psico-fisica dei
suoi organi e apparati e ad un equilibrio generale dell’individuo nel contesto in cui è inserito. Nell’ambito di patologie croniche assume poi particolare importanza la nozione di salute
autopercepita rilevabile da strumenti attendibili e validati
come il test SF-36. In ambito urologico appare importante
valutare la qualità di vita relativa alla salute (HRQoL) dei
pazienti sottoposti a cistectomia radicale, a cui è stata effettuata una derivazione urinaria non continente, oppure una ricostruzione ortotopica della vescica.
Pazienti e Metodi: Lo studio, preliminare e conoscitivo data l’esiguità dei numeri, ha incluso 20 soggetti sottoposti a cistectomia radicale per neoplasia infiltrante della vescica, ai quali è
stata effettuata una derivazione urinaria non continente
(Bricker – Wallace) in 14 casi, e una ricostruzione ortotopica
della vescica (VIP) in 6 casi. La HRQoL è stata valutata utilizzando il test Short Form-36 (SF-36) contenente 36 domande
su otto aspetti, comprendenti funzionalità fisica, funzionalità
fisica in base al ruolo (da svolgere), dolore somatico, stato di
salute generale, vitalità, rapporti sociali, funzionalità emotiva e
salute mentale. Queste otto aree sono distribuite progressivamente per misurare il livello di salute fisica e mentale. Il test è
stato effettuato in un periodo compreso tra i 10 e i 18 mesi
dalla data dell’intervento, e i risultati dovrebbero quindi fornire un outcome terapeutico dell’intervento stesso. Tutti i
pazienti intervistati risultavano liberi da malattia al follow-up
oncologico. Le medie dei risultati ottenuti sono state confrontate statisticamente (test Effect – Size) con quelli della popolazione generale, della stessa classe d’età e dello stesso sesso dei
soggetti intervistati.
Risultati: I risultati hanno rilevato che in entrambi i gruppi
(soggetti con neovescica e con derivazione non continente) la
qualità di vita è all’interno dei valori medi della popolazione
di riferimento. In alcune aree: ad esempio “Sg” (salute in
generale), “Vt” (vitalità), si è addirittura osservato che le
medie dei risultati dei pazienti (di 56 e 55 punti rispettivamente) sono state significativamente superiori rispetto ai
valori normativi che corrispondono ad una media di 50
punti. Infine, in linea con quanto riportato in letteratura, non
sembrano esservi significative differenze nei risultati dei punteggi fra i pazienti con neovescica e quelli con derivazione
urinaria non continente.
Discussione: I dati indicano che la qualità di vita del paziente
sottoposto a cistectomia è sovrapponibile a quella della
popolazione di riferimento. Il fatto che in alcune aree i risultati dei pazienti siano superiori a quelli medi della popolazione di riferimento, indica che la QoL è influenzata, non
tanto dal proprio grado di compromissione psicofisica,
quanto dalla percezione soggettiva del proprio stato di salute, percezione legata per esempio alla consapevolezza di
avere superato una grave malattia. Questi dati infine permettono di cogliere meglio il significato e l’importanza di un’adeguata comunicazione con il paziente nella fase preoperatoria, affinchè egli sia informato e consapevole delle conseguenze dell’atto chirurgico.
Poster n. 213
VARIANTE NESTED DEL CARCINOMA A CELLULE
TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: ESPERIENZA ISTOPATOLOGICA E CLINICA
Malizia M., Brunocilla E., Forlani T., Garofalo M., Palmieri
F., Schiavina R., Severini E., Vitullo G., Martorana G.
Clinica Urologica di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Università
di Bologna
Introduzione ed Obiettivi: La variante Nested (NV) è una neoplasia estremamente rara, in letteratura ne sono stati descritti
solamente 69 casi. Questa variante del TCC (carcinoma a cellule Transizionali), pur presentandosi con un pattern istopatologico apparentemente benigno è caratterizzata da un decorso
clinico particolarmente aggressivo. La tipizzazione istologica di
questa neoplasia impone infatti la diagnosi differenziale con
alcune patologie benigne vescicali quali la cistite cistica e
ghiandolare, la metaplasia nefrogenica, il papilloma invertito
ed il paraganglioma. Riportiamo in questo lavoro la nostra
esperienza di 8 casi.
Metodi: Tra il gennaio 2000 e l’ottobre 2003 presso il nostro
istituto sono state eseguite 115 cistectomie per neoplasie vescicali. In 8 pazienti (6,9%) l’esame istologico definitivo ha evidenziato la presenza di NV-TCC, già presente in 7 casi all’esame istologico della resezione endoscopica precedente l’intervento chirurgico radicale.
Risultati: Degli 8 pazienti trattati, 7 erano uomini ed 1 donna
con età media di 69 anni (range 55-81). La diagnosi clinica di
TCC è stata effettuata mediante cistoscopia in 6 pazienti e nei
2 pazienti rimanenti con urografia ed ecografia. Il NV-TCC si
presentava all’esame endoscopico come una lesione piatta in
tre pazienti, papillare in 2 e come una lesione sessile ulcerata
in un paziente. Lo stadio patologico dopo cistectomia radicale è risultato pT2G3 in 2 pazienti, pT3G3 in 5 pazienti e
pT4G3 in un paziente. In tutti i pazienti era presente coinvolgimento linfonodale con linfangite carcinomatosa. Dopo la
chirurgia radicale 5 pazienti furono sottoposti a chemioterapia
adiuvante con cisplatino e gemcitabina. Il tempo medio di follow-up dopo la cistectomia è stato di 23 mesi (range 12 – 34
mesi). 5 pazienti sono morti per progressione della malattia
primaria dopo un tempo medio di 16,3 mesi (range 6-30). 3
pazienti sono liberi da malattia rispettivamente a 28, 22 e 14
mesi.
Conclusioni: Attualmente non esistono linee-guida circa il trattamento di questa rara variante di TCC sia per l’esiguità del
numero dei casi descritti, sia per l’assenza di studi randomizzati. Nella nostra esperienza, nonostante il breve follow-up e
l’esiguità dei casi, la strategia terapeutica ottimale è risultata
essere l’intervento chirurgico radicale seguito dalla chemioterapia adiuvante. Particolare importanza ha la diagnosi della NVTCC al momento della resezione endoscopica, infatti nella
nostra esperienza il paziente con prognosi peggiore è risultato
quello in cui l’esame istologico di NV-TCC è stato eseguito
dopo l’intervento radicale (deceduto dopo 6 mesi).
Bibliografia:
1. Jere B, Stern JB. Unusual Benign Bladder Tumor of Brunn Nest Origin.
Urology 1979; 14:288
2. Holmang S and Johansson SL. The Nested Variant of Transitional Cell
Carcinoma. A rare neoplasm with poor prognosis. Scand J Urol Nephrol
2001; 35:102
3. Liedberg F, Chebil G, Davidsson T, Gadaleanu V, Grabe M, Mansson W.
The nested variant of urotelial carcinoma: a rare but important bladder neoplasm with aggressive behavior. Three case reports and a review of the literature. Urol Oncol 2003; 21:7
Comunicazioni n. 214
TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 11-CCOLINA INTEGRATO A UN SISTEMA TC (11-C-CHOLINEPET/TC) NELLA DIAGNOSI DI NEOPLASIA PROSTATICA
Schiavina R.1, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Brunocilla E.1,
Martinelli A.1, Franceschelli A.1, Malizia M1, Monetti N.2,
Castellucci P.2, Fanti S.2, Farsad M.2, Nanni C.2, Grigioni W.F.3,
D’errico A.3, Corti B.3, Fiorentino M.3, Martorana G.3
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum; 2Servizio di Medicina
Nucleare, Centro P.E.T. Alma Mater Studiorum;3Unità Operativa di
Anatomia, Istologia e Citologia Patologica, Istituto Oncologico F.
Addari, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
79
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione e Obiettivi: Valutare la PET/TC con 11-C-Colina
nella diagnosi del tumore prostatico.
Metodi: Abbiamo valutato in maniera retrospettiva il risultato
della PET/TC eseguita in 31 pz sottoposti a prostatectomia
radicale con linfectomia per tumore clinicamente localizzato
(gruppo A). Abbiamo inoltre valutato 6 pz controllo operati di
cistoprostatovesciculectomia per neoplasia vescicale infiltrante
e sottoposti preoperatoriamente a PET/TC (gruppo B). Ogni
accumulo focale del radiofarmaco a livello prostatico è stato
segnalato. Per ogni accumulo focale è stato misurato il SUV
max (standard uptake value massimo) e per ogni prostata è
stato calcolato il SUV di fondo (relativo al tessuto prostatico).
Come gold-standard diagnostico abbiamo utilizzato il campionamento completo del pezzo operatorio (sezioni ogni 4 mm),
con descrizione dettagliata delle aree di tumore, delle aree di
PIN ad alto grado (HGPIN) e di quelle con prostatite acuta.
Per la corrispondenza tra aree tumorali e immagini radiologiche, l’analisi è stata condotta suddividendo ogni specimen chirurgico e ogni immagine in sestanti (186 sestanti).
Risultati: Gruppo A: L’età media è di 64 aa, il PSA medio di 11,2
ng/ml. Gli stadi patologici sono risultati: pT2c in 14, pT3a in 12
pz, pT2a in 2 pz, pT3b in 2 pz, pT2b in 1 pz. Il Gleason primario
è risultato: G3 in 25 pz, G4 in 4 pz, G1 in 1 pz, G2 in 1 pz. Due
pz sono risultati N+. La PET/TC è risultata positiva (almeno 1
accumulo focale) in 29 pz su 31. In 2 pz (pT3a Gs4+3 e pT2b
Gs3+3) la PET/TC è risultata completamente negativa mentre in
altri 2 (pT2b Gs 4+3 e pT2b Gs 3+3) la PET/TC è risultata positiva solo in sede di HGPIN ma negativa nella sede controlaterale del
tumore: pertanto la PET/TC ha identificato correttamente la presenza di almeno un focolaio di tumore in 27 pz su 31. In 10 sestanti sede di HGPIN e in 3 sede di prostatite acuta la PET/TC è risultata positiva. Analizzando ogni sestante (113/186 sestanti con
tumore) la sensibilità è stata del 50%, la specificità del 82%, l’accuratezza del 62%, il valore predittivo positivo del 83%, il valore
predittivo negativo del 49%. Il SUV max delle aree tumorali è risultato 5.2, il SUV max delle aree positive e sede di HGPIN è risultato 5.1 mentre il SUV di fondo è risultato 2.8. Nei pz N+ la PET/TC
non ha visualizzato il coinvolgimento linfonodale. GRUPPO B: Nel
gruppo controllo (età media: 67 aa, PSA medio: 4.1 ng/dl) è stato
riscontrato HGPIN in 6/6 pz e in nessun caso carcinoma prostatico; la PET/TC è risultata positiva in 4/6 pz. Analizzando ogni
sestante (36 sestanti), in 8 vi è stato accumulo focale di radiofarmaco, 7 dei quali sede di HGPIN. Il SUV max delle aree PET/TC
positive e sede di HGPIN è risultato 4.4, il SUV di fondo 2.7. Il 5
casi su 6, la PET/TC ha visualizzato anche il tumore vescicale.
Conclusioni: I dati ottenuti denotano buona sensibilità della
PET/TC con 11-C-Colina nei confronti del tumore prostatico. La
scarsa capacità localizzatoria intraprostatica (solo la metà dei
sestanti sede di tumore è positivo alla PET/TC), è in parte dovuta al basso potere di risoluzione proprio della TC nei confronti
della prostata. Servono invece studi prospettici su numerosi pz e
con lungo follow-up per confermare l’elevata specificità. Infine in
alcuni casi, da un punto di vista metabolico, il HGPIN sembra
avere un comportamento analogo a quello del tumore con accumulo focale di radiofarmaco ed elevato SUV max.
Comunicazioni selezionate N. 215
CARATTERIZZAZIONE “IN VIVO” DEL TESSUTO PROSTATICO MEDIANTE ELABORAZIONE DEL SEGNALE
ULTRASONICO A RADIOFREQUENZA: RISULTATI PRELIMINARI
Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina
R.1, Marchiori D.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2,
Masotti L.2, Cicchetti G.1, Manferrari F.1, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna;
2
Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento
di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze
80
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
Introduzione e Obiettivi: L’ecografia prostatica transrettale
(TRUS), unitamente all’esecuzione delle biopsie, rappresenta
l’indagine principale nella diagnosi del tumore della prostata.
Tuttavia l’esame ecografico, come noto, presenta dei limiti sia
in termini di sensibilità che specificità. Negli ecografi attualmente in uso viene “sfruttata” solo una parte del segnale ultrasonico di ritorno al trasduttore (segnale a radiofrequenza- RF)
fornendo le tipiche immagini in scala di grigi del B-mode; in
questo lavoro presentiamo una nuova metodica ecografica
definita RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS),
basata su una elaborazione del segnale a RF, che possa meglio
caratterizzare “in vivo” il tessuto prostatico e essere di ausilio
alla esecuzione della biopsia prostatica.
Metodi: Lo studio è stato condotto utilizzando l’ecografo digitale Megas dell’Esaote S.p.a. connesso alla piattaforma
F.E.M.M.I.N.A. (Fast Ecographic Multi-parametric MultiImage Novel Apparatus, che acquisisce, elabora e visualizza
direttamente il segnale a RF), e alla sonda endocavitaria Esaote
EC123. Sono stati valutati 39 pazienti (pz) con sospetto clinico-laboratoristico di neoplasia prostatica. Tutti sono stati sottoposti ad ecografia transrettale tradizionale, con scansioni
apico-basali e latero-laterali, al fine di evidenziare eventuali
aree ipoecogene sospette. La procedura è stata poi ripetuta
effettuando l’acquisizione e l’elaborazione del segnale a RF
attraverso la piattaforma F.E.M.M.I.N.A. Sono state eseguite
quindi le biopsie prostatiche con un numero di prelievi compreso tra 6 e 14, in base ad età, volume prostatico, precedenti
mapping o presenza di lesioni sosopette. Il risultato della biopsia è stato quindi confrontato con le informazioni ecografiche
derivate dalla metodica RULES al fine di valutarne sensibilità e
specificità.
Risultati: L’elaborazione del segnale a RF tramite RULES dà origine ad un’immagine cromatica di agevole visualizzazione che
viene sovrapposta all’immagine in scala di grigi. In 14/39 pz
(35.9%) è stato posta diagnosi di neoplasia prostatica; dei 14
pz positivi alla biopsia, 13 sono risultati positivi alla metodica
in studio e 1 negativo (sensibilità: 91.1%). Dei 25 pazienti
negativi alla biopsia, 21 sono risultati negativi alla metodica e
4 positivi (specificità: 98.4%) mentre i valori di sensibilità e
specificità della TRUS negli stessi pz sono stati rispettivamente del 35.4% e del 94.5%. Il Valore predittivo positivo e negativo del metodo RULES è risultato rispettivamente del 70.5%
e del 98.3%, mentre per la TRUS del 46.1% e del 91.6.%.
Conclusioni: I risultati ottenuti col metodo RULES sono incoraggianti sebbene il numero di pazienti studiati sia limitato; in
particolare, mostrando un aumento sia di sensibilità che specificità rispetto alla TRUS, può essere uno strumento di ausilio
alla biopsia prostatica soprattutto al fine di ridurre sia il numero di mapping eseguiti inutilmente sia il numero di prelievi
eseguiti per ogni mapping.
Poster n. 216
RUOLO DEL TRIMPROB‚ NELLA DIAGNOSI PRECOCE
DEL CARCINOMA PROSTATICO
Manferrari F., Ronci L., Severini E., Palmieri F., Malizia M.,
Vitullo G., Sanguedolce F., Viola D., Comerci F., Bertaccini
A., Martorana G.
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum,
Università di Bologna
Introduzione: Il carcinoma prostatico ha un impatto sociale ed
economico di rilevanza estrema. La sensibilità e la specificità
delle metodiche strumentali e di laboratorio, attualmente in
uso nella pratica clinica, per la diagnosi di tale patologia (PSA,
DRE e TRUS) non sono elevate, soprattutto se valutate singolarmente. La scoperta del TRIMprob‚ copre attualmente un
ruolo importante nella diagnosi precoce del carcinoma prosta-
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
tico se integrato alle metodiche convenzionali ed ha, come fine
ultimo, quello di ottimizzare la scelta dei pazienti candidati
all’esecuzione di biopsie prostatiche.
Materiali e Metodi: Tra maggio e luglio 2004 sono stati valutati 38 pazienti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, che presentavano un sospetto di carcinoma prostatico in almeno uno
degli esami clinico-laboratoristici convenzionali (PSA, DRE,
TRUS), intesi come: PSA >10 ng/ml o rapporto F/T ≤18 (nella
zona grigia tra 4 e 10 ng/ml), presenza di noduli palpabili o
aumento di consistenza alla DRE, aree ipo/iperecogene sospette alla TRUS. L’età media dei pazienti era di 66 anni e il PSA
medio di 9,6 ng/ml. Pazienti portatori di pace maker, in trattamento con inibitori della 5 alfa reduttasi, con patologie neoplastiche pelviche di altra natura o recentemente sottoposti a
biopsia prostatica, sono stati esclusi dalla valutazione. Tutti i
pazienti sono stati sottoposti in doppio cieco, rispettivamente,
ad esame TRIMprob‚ e a biopsia prostatica; quattro pazienti
sono risultati positivi per lesioni preneoplastiche della ghiandola e, pertanto, sono stati esclusi dalle ulteriori valutazioni.
Risultati: L’accuratezza diagnostica TRIMprob‚ risulta del
61,7%, la sensibilità del 33,3%, la specificità del 88,2%, il
valore predittivo positivo dell’ 75% ed il valore predittivo
negativo del 55,5%. Sei pazienti su 38 sono risultati positivi
contemporaneamente all’esame con TRIMprob‚ e alla biopsia.
In questi 6 pazienti sia l’esame istologico che quello con
TRIMprob‚ hanno concordato sulla sede della neoplasia.
Conclusioni: È possibile asserire, secondo questa esperienza,
che la metodica diagnostica, basata sulla interferenza di onde
a radiofrequenza, sviluppata mediante il sistema TRIMprob‚
potrebbe integrare la diagnosi precoce, mirata e non invasiva
del carcinoma prostatico. Richiede, tuttavia, un’accurata esecuzione, correlata al rispetto delle condizioni ambientali e
all’esperienza dell’operatore. Sono in corso approfondimenti
riguardo allo studio su un numero maggiore di pazienti per
valutare le reali potenzialità nel percorso diagnostico del carcinoma prostatico.
1. Jonathan L, Chi MD, Robert E, Reiter MD. Current Urology Reports
2004; 5:157
2. Meessen A, Working pronciple of a disease EM detector, Galileo Avionica
Technical Report no: 1109354D.
3. Franco Bistolfi, Campi Magnetici in Medicina, Edizioni Minerva Medica,
Torino, 1986
4. Foster KR., Epstein BR, Gealt MA. Resonances in the dielectric absorption of DNA? Biophys. J 2003; 52:421
5. Brevetto Clarbruno Vedruccio N° WO 01/07909A1
ancora controverse. Riportiamo un caso di sopravvivenza a
lungo termine dopo una terapia combinata con modificatori di
risposta biologica (BRM) e terapia chirurgica di salvataggio.
Case Report: Un uomo di 47 anni è stato sottoposto a nefrectomia radicale destra e linfoadenectomia con trombectomia cavale per una massa renale di 10 cm con trombosi tumorale interessante la vena cava inferiore sottodiaframmatica per 2 cm.
L’esame istologico mostrava un carcinoma a cellule chiare
grado II sec Fuhrman (pT3b N0 Mx sec 1997 TNM classification). Dopo 3 mesi dall’intervento è stata intrapresa una terapia adiuvante con INF-γ2 (9 MIU tre volte la settimana) per 6
mesi. Cinque anni dopo il trattamento chirurgico un controllo
TC ha rilevato una massa al surrene di sinistra di 4 cm ed una
lesione di 2 cm della XI costa destra: si è quindi proceduto ad
escissione della metastasi surrenalica e di quella ossea con successiva terapia medica sostitutiva per la deprivazione surrenalica. L’esame patologico definitivo ha confermato la diagnosi di
carcinoma renale a cellule chiare di grado III. Il paziente ha poi
intrapreso un ciclo di Tumor-infiltrating linfociti (TILs), isolati
a fresco dalle metastasi asportate, associati ad IL-2. Questa
terapia vaccinica è stata interrotta dopo 2 settimane per la comparsa di effetti collaterali, caratterizzati da iperpiressia grave ed
astenia. Due anni dopo al controllo TC addome vengono evidenziate due lesioni ripetitive, di cui una a carico del rene sinistro di 1,5 cm di diametro ed una a carico dei tessuti muscolari in sede lombare destra di 1 cm. Si è proceduto ad enucleoresezione renale sinistra ed a metastatectomia della lesione
paravertebrale destra (carcinoma renale a cellule chiare G2 a
livello del rene e G3 a livello muscolare). A due anni dall’ultima metastasectomia il paziente è in buone condizioni con un
intervallo libero da malattia di 9 anni.
Discussione: Le modalità di trattamento per TCC metastatici
sono limitate. Molti studi suggeriscono vantaggi in termini di
sopravvivenza dopo metastatectomia, con un periodo libero da
malattia superiore a 24 mesi. La terapia con BRM può estendere il periodo libero da recidiva in pazienti in stadio avanzato.
In accordo con la letteratura, questo caso conferma che la
metastatectomia per lesioni non solitarie può essere indicata,
come nel caso di metastasi solitarie, in pazienti selezionati con
buoni risultati a lungo termine. In questo caso fattori prognostici favorevoli come l’età, le buone condizioni generali, l’asincronismo delle metastasi e il lungo intervallo libero dalla comparsa delle metastasi hanno giustificato una terapia chirurgica
aggressiva con una sopravvivenza cancro specifica superiore a
9 anni. Il trattamento chirurgico di metastasi multiple asincrone può essere preso in considerazione in pazienti selezionati
per la natura intrattabile del tumore renale in stadio avanzato.
Poster n. 217
SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE DOPO METASTASECTOMIA DA NEOPLASIA RENALE IN STADIO AVANZATO: CASE REPORT
Brunocilla E., Lupo S., Malizia M., Schiavina R., Forlani T.,
Vece E., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi
di Bologna
Comunicazioni n. 218
DUE ANNI DI PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI A BREVE TERMINE
Martorana, G. Manferrari F., Bertaccini A., Garofalo M.,
Costa F., Viola D., Malizia M., Palmieri F., Severini E.,
Vitullo G.
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum,
Università di Bologna
Introduzione: Riportiamo un caso clinico di carcinoma renale
avanzato con metastasi asincrone e sopravvivenza a lungo termine dopo metastasectomia e immunoterapia maggiore di 9
anni. Nel 60-70% dei pazienti con RCC si sviluppano metastasi nel corso della malattia. Il tasso di sopravvivenza libero
da malattia a 5 anni nei pazienti con RCC in stadio avanzato è
inferiore al 15%. I siti di metastasi tipici sono il polmone, i linfonodi, il fegato, l’osso ed il cervello. I pazienti con metastasi
ossee mostrano una prognosi peggiore rispetto alle altre sedi.
Le modalità di trattamento per il carcinoma metastatico sono
Introduzione ed Obiettivi: Abbiamo valutato la positività dei
margini chirurgici ed il valore del PSA con un follow-up medio
di 11 mesi (range 2-19 mesi) dei primi 100 Pazienti (Pz) sottoposti a prostatectomia radicale laparoscopica (PRL) presso il
Nostro Istituto.
Metodi: Tra novembre 2002 e luglio 2004 (19 mesi) 100 Pz, di
età media 64.6 anni (46-78), con adenocarcinoma prostatico
clinicamente confinato, sono stati sottoposti ad intervento di
PRL sec. la tecnica proposta da Montsouris, 29 dei quali eseguiti con intento nerve-sparing (NS), 20 monoloterale e 9 bila-
Bibliografia:
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
81
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
terale. La stadiazione preoperatoria ha evidenziato la seguente
distribuzione in stadi clinici: 2 Pz T1a (2%), 1 T1b (1%), 56
T1c (56%), 35 T2a (35%), 4 T2b (4%) e 2 T2c (2%).
Risultati: Lo stadio patologico dopo PRL è risultato: in 14 Pz
pT2a (14%), in 12 pT2b (12%), in 29 pT2c (29%), in 29 pT3a
(29%), in 12 pT3b (12%) ed in 1 pT3c (1%); 3 Pz (3%) hanno
presentato microfocolai di adenocarcinoma (2 G1, 1G3). In 33
Pz (33%) all’esame istologico definitivo sono stati riscontrati
uno o più margini di resezione positivi, così distribuiti per stadio: pT2a 2 Pz (6%), pT2b 4 Pz (12%), pT2c 8 Pz (24%),
pT3a 14 Pz (42%), pT3b 5 Pz (16%). La localizzazione dei
margini positivi è risultata: 6 margini positivi apicali, 22 laterali e 6 multipli; in nessun caso si è riscontrato un coinvolgimento del collo vescicale. In 47 Pz (47%) operati di PRL è disponibile il follow-up del PSA a 12 mesi, in 36 Pz (36%) a 6
mesi e nei restanti 17 Pz (17%) è disponibile il PSA ad un mese
dall’intervento. In 13/100 Pz si è riscontrato un valore di PSA
superiore a 0,1 ng/ml, nei rimanenti il valore è rimasto inferiore a 0,1 ng/ml.
Conclusioni: La percentuale di margini positivi ed il follow-up
medio a 11 mesi nella nostra iniziale esperienza con la tecnica
laparoscopica sono risultati sovrapponibili a quella riportati in
letteratura a fronte di una bassa percentuale di complicanze
intra- e peri-operatorie.
Bibliografia:
1. Guillonneau B, el-Fettouh H, Baumert H, et al. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation after 1,000 cases a Montsouris Institute.
J Urol 2003; 169:126
2. Giuseppe Martorana, Fabio Manferrari, Alessandro Bertaccini, Michele
Malizia, Fabiano Palmieri, Enrico Severini,Giovanni Vitullo. Laparoscopic
radical prostatectomy: oncological evaluation in the early phase of the
learning curve comparing to retropubic approach. Arch It Urol Androl
2004; 76
3. Guillonneau, B., Cathelineau, X., Doublet, JD, Vallancien, G.
Laparoscopical radical prostatectomy: the leassons learned. J Endourol
2001; 15:441
Poster n. 219
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA DI CONTINENZA IN 80
PAZIENTI CONSECUTIVI
Martorana G., . Manferrari F, Bertaccini A., Garfalo M.,
Comerci F., Costa F., Malizia M., Palmieri F., Severini E.,
Vitullo G., Viola D.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Introduzione e Obiettivi: I tassi di incontinenza urinaria dopo
prostatectomia radicale variano molto in base alla definizione,
al metodo e al tempo di valutazione dopo l’intervento e alle
popolazioni di pazienti esaminate. La prostatectomia radicale
laparoscopica (LRP), grazie ad una migliore e più precisa
visualizzazione dei dettagli anatomici, dovrebbe permettere
una più accurata dissezione apicale, con migliore preservazione del complesso dello sfintere uretrale esterno. Riferiamo la
nostra esperienza sul recupero della continenza urinaria in 80
pazienti consecutivi sottoposti a LRP.
Metodi: Dei 100 pazienti sottoposti a prostatetctomia radicale
laparoscopica secondo la tecnica di Montsouris presso il
nostro Istituto dal Novembre 2002 al Luglio 2004, abbiamo
valutato i tassi di continenza urinaria in 80 pazienti consecutivi con almeno 6 mesi di follow-up. L’età media dei pazienti
era 64.3 anni (46-76), e l’analisi prospettica è stata condotta
mediante il questionario autosomministrato ICS-male questionnaire. I pazienti sono stati valutati ogni 2 mesi a partire
dalla rimozione del catetere vescicale, mediante esame obiettivo e questionario, fino al raggiungimento della continenza,
82
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
definita come l’assenza di utilizzo di protezione diurna o notturna. Il follow-up medio è risultato di 12.9 mesi (6-22).
Risultati: Prima dell’intervento chirurgico nessun paziente era
incontinente. Il recupero della continenza diurna e notturna è
stato rispettivamente dell’81.2% e del 90% con un follow-up
medio di 12.9 mesi. Il tempo medio di recupero della continenza diurna è stato di 88.1 giorni; ad 1 mese dall’intervento
erano continenti 19 pz (23.7%), a 3 mesi 46 pz (57.5%), a 6
mesi 59 pz (73.7%) e ad 1 anno 65 pazienti (81.2%). Dei 15
pazienti con incontinenza diurna, 6 (7.5%) usano non più di
1 pad/die, mentre 9 (11.3%) più di 1 pad/die (2-6): in questi
due gruppi il follow-up medio è stato di 7.8 (6-10) e 8.5 mesi
(6-17) rispettivamente. Degli 8 pazienti con incontinenza notturna 6 (7.5%) usano un pad solo per precauzione, mentre 2
(2.5%) usano 1 pad per notte.
Conclusioni: La prostatectomia radicale laparoscopica offre
risultati sovrapponibili a quelli della chirurgia open anche
per quel che riguarda l’incontinenza urinaria, con il possibile vantaggio di una maggiore precocità nel recupero della
continenza.
Bibliografia:
1. Rassweiler JJ, Schulze M, Teber D, Seeman O, Frede T. Laparoscopic radical prostatectomy: functional and oncological outcomes. Curr Opin Urol
2004; 14:75
2. Anastasiadis AG, Salomon L, Katz R, Hoznek A, Chopin D, Abbou CC.
Radical retropubic versus laparoscopic prostatectomy: a prospective comparison of functional outcome. Urology 2003; 62:292
Video N. 220
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE: ESPERIENZA DOPO 100 CASI
Martorana G., Manferrari F., Bertaccini A., Garofalo M.,
Costa F., Viola D., Malizia M., Palmieri F., Severini E.,
Vitullo G.
Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum,
Università di Bologna
Introduzione ed Obiettivi: Abbiamo valutato la positività dei
margini chirurgici ed il valore del PSA con un follow-up medio
di 11 mesi (range 2-19 mesi) dei primi 100 Pazienti (Pz) sottoposti a prostatectomia radicale laparoscopica (PRL) presso il
Nostro Istituto.
Metodi: Tra Novembre 2002 e Luglio 2004 (19 mesi) 100 Pz,
di età media 64.6 anni (46-78), con adenocarcinoma prostatico clinicamente confinato, sono stati sottoposti ad intervento
di PRL sec. la tecnica proposta da Montsouris, 29 dei quali eseguiti con intento nerve-sparing (NS), 20 monoloterale e 9 bilaterale. La stadiazione preoperatoria ha evidenziato la seguente
distribuzione in stadi clinici: 2 Pz T1a (2%), 1 T1b (1%), 56
T1c (56%), 35 T2a (35%), 4 T2b (4%) e 2 T2c (2%).
Risultati: Lo stadio patologico dopo PRL è risultato: in 14 Pz
pT2a (14%), in 12 pT2b (12%), in 29 pT2c (29%), in 29 pT3a
(29%), in 12 pT3b (12%) ed in 1 pT3c (1%); 3 Pz (3%) hanno
presentato microfocolai di adenocarcinoma (2 G1, 1G3). In 33
Pz (33%) all’esame istologico definitivo sono stati riscontrati
uno o più margini di resezione positivi, così distribuiti per stadio: pT2a 2 Pz (6%), pT2b 4 Pz (12%), pT2c 8 Pz (24%), pT3a
14 Pz (42%), pT3b 5 Pz (16%). La localizzazione dei margini
positivi è risultata: 6 margini positivi apicali, 22 laterali e 6
multipli; in nessun caso si è riscontrato un coinvolgimento del
collo vescicale. In 47 Pz (47%) operati di PRL è disponibile il
follow-up del PSA a 12 mesi, in 36 Pz (36%) a 6 mesi e nei
restanti 17 Pz (17%) è disponibile il PSA ad un mese dall’intervento. In 13/100 Pz si è riscontrato un valore di PSA superiore a 0,1 ng/ml, nei rimanenti il valore è rimasto inferiore a
0,1 ng/ml.
ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: La percentuale di margini positivi ed il follow-up
medio a 11 mesi nella nostra iniziale esperienza con la tecnica
laparoscopica sono risultati sovrapponibili a quella riportati in
letteratura a fronte di una bassa percentuale di complicanze
intra- e peri-operatorie.
Bibliografia:
1. Guillonneau B, el-Fettouh H, Baumert H, et al. Laparoscopic radical
prostatectomy: oncological evaluation after 1,000 cases a Montsouris
Institute. J Urol 2003; 169:1261
2. Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Malizia M, Palmieri F,
Severini E, Vitullo G. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation in the early phase of the learning curve comparing to retropubic
approach. Arch It Urol Androl 2004; 76:1
3. Guillonneau B, Cathelineau X, Doublet JD, Vallancien G. Laparoscopical
radical prostatectomy: the leassons learned. J Endourol 2001; 15:441
Poster n. 221
ROTTURA SPONTANEA DI ANGIOMIOLIPOMA RENALE
ASSOCIATA A SEPSI: CASO CLINICO
Cerasoli S.2, Elmi F.1, Galassi P.1, Gerbino G.1, Palucci Q.1,
Pasini A.3, Turci A.1
1
Urologia Ospedale M. Bufalini; 2Anatomia Patologica Ospedale M.
Bufalini; 3Radiologia Ospedale M. Bufalini, Cesena
Introduzione: L’angiomiolipoma renale (AML) è un tumore relativamente raro (0,3-3% di tutte le neoplasie renali), generalmente benigno. È clinicamente significativo l’AML di diametro
superiore a 4 cm per la tendenza alla rottura spontanea con
successivo sanguinamento. In letteratura sono riportate poche
decine di casi di AML emorragico. Non risulta descritto l’AML
emorragico associato a stato settico.
Caso clinico: F.A., di a. 28, viene ricoverato d’urgenza per lombalgia acuta dx associata a massa palpabile e febbre a 39,4°.
All’ingresso HB 14,8, GB 16900, es. urine e urocoltura negative, creatininemia nella norma. Viene iniziata antibioticoterapia
con ciprofloxacina e.v. Dopo 12 ore l’HB è 10,9, la febbre
rimane superiore a 39°. Vengono associati alla ciprofloxacina
l’imipenem e la teicoplanina; sono eseguite TAC e RM che
mostrano una neoformazione "ad iceberg", con una piccola
parte intrarenale e una maggior parte esofitica, di 8x 5,5 cm,
dislocante il rene(che è normalmente funzionante) in senso
antero-inferiore; è presente una voluminosa raccolta ematica
perirenale e pararenale posteriore. Viene ipotizzata la diagnosi
di AML renale sanguinante con ematoma retroperitoneale. Nei
giorni successivi l’HB rimane stabile, mentre lo sfebbramento
del paziente risulta torpido (37,5-38°), con persistenza della
lombalgia. Gli indici laboratoristici di flogosi sono elevati.
Ecograficamente la massa al centro mostra aspetti colliquativi,
il tessuto renale appare ipoecogeno. Si decide di sottoporre il
paziente ad intervento chirurgico esplorativo, nel sospetto di
un ascesso perirenale. Il rene dx risulta racchiuso in una grossolana cotenna cartonacea , a tratti lignea, fortemente adesa al
peritoneo all’esterno, alla capsula renale all’interno, alla ghiandola surrenale superiormente; all’interno della cotenna materiale necrotico ed ematico di vecchia data. Al polo superiore
del rene è presente una lesione crateriforme spontaneamente
sanguinante. Escissa completamente la cotenna si pratica resezione cuneiforme della lesione renale. Nel post-operatorio
poliuria (fino a 8.000 cc) da decompressione renale. Le TAC
eseguite a distanza mostrano una ripresa pressochè completa
della funzionalità renale. Es, istologico: angiomiolipoma renale con aree necrotico-emorragiche e flogosi suppurativa.
Conclusioni: L’indicazione chirurgica è scaturita dall’ipotesi di
ascesso, non risolvibile con la terapia antibiotica. Il peduncolo
vascolare dell’AML era a livello del cratere sanguinante, per cui la
massa asportata era necrotica. L’intervento chirurgico ha evacuato
una massa necrotica a contenuto settico, decompresso il parenchima renale e asportato l’AML. Pertanto è stata risolta in breve
tempo una patologia multifattoriale che avrebbe potuto determinare, a lungo andare, conseguenze d’organo e sistemiche.
Bibliografia
1. Farina LA. Renal angiomyolipoma: diagnostic difficulties and surgical
indications in 20 surgically treated patients. Actas Urol Esp 1994; 18:639
2. Hellstrom PA. Spontaneous subcapsular or perirenal haemorrage caused
by renal tumours. A urological emergency. Scand J Urol Nephrol 1999;
33:17
3. Nelson CP. Contemporary diagnosis and management of renal angiomyolipoma. J Urol 2002; 168 (4pt 1):1315
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1
83
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illustrations are not returned, whether published or not.
Manuscripts should be typed double spaced with wide margins.
They must be subdivided into the following sections:
Title page
It must contain:
a) title;
b) a short (no more than 40 characters) running head title;
c) first, middle and last name of each Author without abbreviations;
d) University or Hospital, and Department of each Author;
e) last name and address of the corresponding Author;
d) e-mail and/or fax number to facilitate communication;
f) acknowledgement of financial support;
g) list of abbreviations.
Summary
The Authors must submit a long English summary (300 words,
2000 characters).
Subheadings are needed as follows:
Objective(s), Material and method(s),
Result(s), Conclusion(s).
After the summary, three to ten key words must appear, taken
from the standard Index Medicus terminology.
Text
For original articles concerning experimental or clinical stud-ies
and case reviews, the following standard scheme must be followed: Introduction - Material and methods - Results - Discussion
- Conclusions - Summary - References - Tables - Legends Figures.
Size of manuscripts
in the Index Medicus. Only studies published on easily retrieved
sources can be quoted. Unpublished studies cannot be quoted,
however articles “in press” can be listed with the proper indication of the journal title, year and possibly volume. References
must be listed as follows:
Journal articles
All Authors if there are six or fewer, otherwise the first three, followed by “et al.”. Complete names for Work Groups or
Committees. Complete title in the original language.
Title of the journal following Index Medicus rules. Year of publication; Volume number: First page.
Example: Starzl T, Iwatsuki S, Shaw BW, et al. Left hepatic trisegmentectomy. Surg Gynecol Obstet 1982; 155:21
Books
Authors - Complete title in the original language. Edition number (if later than the first). City of publication: Publisher, Year of
publication.
Example: Bergel DIA. Cardiovascular dynamics. 2nd ed. London:
Academic Press Inc., 1974.
Book chapters
Authors of the chapters - Complete chapter title. In: Book Editor,
complete Book Title, Edition number. City of publication:
Publisher, Publication year: first page of chapter in the book.
Example: Sagawa K. The use of central theory and system analysis.
In: Bergel DH (Ed), Cardiovascular dynamics. 2nd ed. London:
Academic Press Inc., 1964; 115
Tables
Tables must be clearly printed and aimed to make comprehension of the written text easier. They must be numbered in Arabic
digits and referred to in the text by progressive numbers. Every
table must be typed on a separate sheet and accompanied by a
brief title. The meaning of any abbreviations must be explained
at the bottom of the table itself.
Figures
(graphics, algorithms, photographs, drawings)
Figures must be submitted in duplicate as well, they must be
numbered and quoted in the text by number. On the back side
of each figure the following data must appear: figure number;
title of the paper, name of the first Author, an arrow pointing to
the top of the figure.
Figure legends
Figure legends must all be collected in one or more separate
pages. The meaning of all symbols, abbreviations or letters must
be indicated. Histology photograph legends must include the
enlargement ratio and the staining method.
Manuscript review
Only manuscript written according to the above mentioned rules
will be considered. All submitted manuscripts are evaluated by
the Editorial Board and/or by two referees designat-ed by the
Editors. The Authors are informed in a time as short as possible
on whether the paper has been accepted, rejected or if a revision
is deemed necessary. The Editors reserve the right to make editorial and literary corrections with the goal of making the article
clearer or more concise, without altering its contents. Submission
of a manuscript implies acceptation of all above rules.
Literature reviews, Editorials and Original articles concerning
experimental or clinical studies should not exceed 20 typewritten pages including figures, tables, and reference list. Case
reports and notes on surgical technique shouid not exceed 10
type written pages (references are to be limited to 12). Letters to
the editors should be not longer than 1000 words.
Proofs
References
Reprints
The Author is responsible for the accuracy of the references.
References must be sorted in order of quotation and numbered
with arabic digits between parentheses. Only the references quoted in the text can be listed. Journal titles must be abbreviated as
A copy of the issue in which the article appears will be provided free of charge. Reprints are not provided.
The cost to obtain the PDF file of the article (on a 3.5-inch
disk) is Euro 50.
Authors are responsible for ensuring that all manuscripts are
accurately typed before final submission. Galley proofs will be
sent to the first Author. Proofs should be returned within seven
days from receipt.
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Aims and Scope
BUSINESS INFORMATION
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“Archivio Italiano di Urologia e Andrologia” publishes
Annual subscription rate
(4 issues) is Euro 52 for Italy
and US $130 for all other Countries.
Price for single issue: Euro 13 for Italy
US $32,5 for all other Countries.
Issues will be sent by surface mail;
single issues can also be sent by air mail at an extra
charge of US $12.
papers dealing with the urological, nephrological and
andrological sciences.
Original articles on both clinical and research fields,
reviews, editorials, case reports, abstracts from papers
published elsewhere, book rewiews, congress proceedings can be published.
Papers submitted for publication and all other editorial
correspondence should be addressed to:
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XIV Congresso Nazionale Società Italiana di