L’ORGANIZZAZIONE COGNITIVA
PERSONALE FOBICA
D.ssa PENSAVALLI Michela
Psicologa – Psicoterapeuta
Coordinatore didattico S.C.Int. Scuola di Specializzazione di Roma
Professore invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
PAURA LIQUIDA
"Noi, uomini e donne che abitiamo la parte sviluppata del mondo (la
più ricca, modernizzata e ancora più impaziente di modernizzarsi),
siamo le persone più al sicuro nella storia dell'umanità, su tutti e tre i
fronti lungo i quali combattono le battaglie in difesa della vita umana:
rispettivamente contro le forze sprezzanti della natura, contro la natura
congenita del nostro corpo e contro i pericoli che vengono da
aggressioni di altre persone. Eppure è in quella parte del mondo che
gode di sicurezza e comfort senza precedenti che l'assuefazione alla
paura e l'ossessione per la sicurezza hanno avuto lo sviluppo più
spettacolare”. (Bauman)
Attrazione per la paura: serial sul crimine
Ossessione per la sicurezza, da questione sociale a questione di
incolumità fisica
PANICOLOGY
Simon Briscoe e Hugh Aldersey-Williams
“La vita moderna ha fortemente ridotto molti
dei rischi che l'umanità deve affrontare, e
tuttavia è proprio la vita moderna che
sembra generare gran parte delle nostre
paure”
La psicologia
caratterizzata
"Panicology“
fenomeni che
(influenza,
degli uomini del XXI secolo è
dall’emozione della paura.
è un libro recente che studia
hanno causato paure collettive
aviaria,
cibi
ogm).
La paura combatte l'ansia del vivere
quotidiano?
Identificare un pericolo fa uscire
dall’ansia?
La Paura
La paura è un’emozione tirannica: quando arriva prende la scena e la domina
completamente; tra tutte le emozioni è forse la meno mediata dal punto di
vista cognitivo.
L’ansia ha un elemento cognitivo maggiore ed è appannaggio caratteristico
dell’essere umano.
Ansia, panico, terrore, angoscia, sono emozioni molto simili alla paura: le
accomunano il tipo di reazione somatica (aumento del tono adrenergico che
mette l’organismo nelle migliori condizioni per fuggire o combattere) e lo
stato mentale di allerta, nonché i pensieri che le accompagnano, connessi alla
percezione di un pericolo per la persona.
Tale pericolo può essere percepito come più o meno imminente e più o meno
grave, a seconda che si tratti di ansia, paura o un’altra tra quelle che
possiamo definire “emozioni di allarme”. La reazione somatica rappresenta,
in effetti, la messa in atto di uno stato adatto a fronteggiare il pericolo
percepito.
Pensare all’adattività delle emozioni di allarme ci fa pensare ad una
preda che, nel momento in cui percepisce l’imminenza dell’arrivo di un
predatore (un rumore, un odore, uno stimolo visivo che vengono
interpretati come “presenza di una leonessa”) si ritrova in una frazione
di secondo a reagire con un aumento dell’attenzione (“cosa è stato
quel rumore?”: confronto rapidissimo con altri rumori di quel tipo che
in passato avevano denotato la presenza di un predatore), una
modificazione della reattività fisiologica (battito cardiaco, tensione
muscolare, aumento della pressione).
Tutti i sensi sono alla ricerca di altri indizi: occhi spalancati, orecchie
tese. Arriva un altro rumore e la gazzella parte nella sua corsa.
Dall’efficacia della sua risposta d’allarme deriverà la sopravvivenza
sua e della sua progenie.
Possiamo notare che lo stato fisiologico di allarme tende a scaricarsi
attraverso l’attivazione muscolare, durante la messa in opera del
comportamento di fuga. Se, poi, l’evento di cui si ha paura
effettivamente si compie, la paura lascia spazio ad altre realtà emotive.
La paura ha un compito
preventivo;
è
una
sentinella
che
ci
protegge di fronte ai
pericoli;
in
termini
cognitivisti si può dire
che è un’emozione che ci
segnala che uno scopo
può
essere
compromesso.
Esempio che appartiene
alla psicopatologia: fuga
dalla metropolitana per il
segnale di un “infarto”.
L’attacco di panico
Un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei
seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel
giro di 10 minuti:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
sudorazione;
tremori fini o a grandi scosse;
dispnea o sensazione di soffocamento;
sensazione di asfissia;
dolore o fastidio al petto;
nausea o disturbi addominali;
sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé
stessi);
paura di perdere il controllo o di impazzire;
paura di morire;
parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio);
brividi o vampate di calore.
PAURA NELLA PERSONA FOBICA
Il collegamento tra la difficoltà a
comprendere e nominare la propria
insicurezza,
ansia, tensione
o
irritazione e la vulnerabilità al panico
sono in effetti riscontrabili nei
pazienti fobici.
Non solo a livello sociale, ma anche
individuale e clinico, dunque, una
latente
sensazione
di
allarme
predispone all’individuazione di
paure molto concrete.
La persona sente il rischio di perdere
il controllo, anche se la situazione
esterna, non è poi così minacciosa.
Stile di personalità tendente a disturbi fobici
 Ogni singola personalità adotta un'ottica di "ingrandimento" o di
"rimpicciolimento" di meccanismi e temi relativi alla regolazione
emozionale.
 Nello stile fobico c’è un’ Attivazione interna differenziata.
 Nello stile fobico vi sono meccanismi di regolazione volti al
dominio di sé attraverso l’evitamento/controllo delle situazioni
attivanti (in prevalenza: contesti che presentano elementi
costrittivi e non protettivi) .
 A livello relazionale viene costruita una rete di rapporti ad alto
valore protettivo e non costrittivo, e la vicinanza viene ottenuta
attraverso modalità ‘coercitive’ con amplificazione delle
espressioni emotive.
Personalità fobica
Può essere definita come la tendenza di un individuo a
rispondere agli eventi di vita generalmente con paura, come
conseguenza della costruzione di significato di questi eventi in
termini di pericolo.
Tutto ciò che è nuovo è visto come pericoloso, e ciò porta
l’individuo ad una percezione del mondo come pericoloso e ad
una percezione di sè stesso come insicuro in questo mondo,
che non può affrontare il mondo senza una figura protettiva.
F.D.
Fobico
Dap
INW
OUT
Depressivo
Ossessivo
F.I.
L’organizzazione di significato
L’organizzazione di significato personale
“consiste in un pattern di regole tacite che permette
all’individuo di ordinare l’esperienza all’interno di una
propria coerenza, elaborando quindi una personale
visione di sé e del mondo, in modo da mantenere un senso
di continuità individuale, di unicità e di consistenza nel
tempo” (Borgo, della Giusta, Sibilia, 2001)
L’organizzazione fobica
La realtà esterna e il mondo circostante sono percepiti come
pericolosi e sono una minaccia continua alternativamente per la
possibilità di protezione e quella di libertà.
Bisogno di libertà
Bisogno di protezione
L’organizzazione fobica
Nell’esperienza immediata di sé nel mondo c’è una condizione di precarietà
Ogni novità è un pericolo
potenziale
Paura
Bisogno di
protezione
Bisogno
di libertà
Senso di
costrizione
Ipercontrollo sull’ambiente
Attaccamento e separazione divengono termini emotivi antitetici: qualsiasi
separazione temporanea dalla figura protettiva è un pericolo, salvo sentirsi
costretti e limitati non appena ristabilito il contatto.
I modelli di attaccamento
E’ utile alla sopravvivenza
del bambino perché gli
fornisce importanti
informazioni sul
funzionamento ambientale.
Il sistema di
attaccamento è correlato
in modo particolare al
sistemi comportamentali
esploratorio e della
paura.
E’ biologicamente
adattivo fornendo
indizi su ciò che è
potenzialmente
pericoloso.
L’attivazione di questi due sistemi è correlata
all’attivazione del sistema di attaccamento.
Un’esplorazione
libera può essere
pericolosa.
Il bisogno di
protezione può
inibire il
comportamento
esploratorio.
I modelli di attaccamento
La complementarietà tra l’inibire alternativamente sia l’esplorazione che
l’attaccamento, può svilupparsi in modo che il bambino, mentre è protetto dalla
vicinanza delle sue figure di attaccamento, controllando il sistema della paura,
conosca gradualmente l’ambiente.
Secondo Ainsworth (1972) “l’equilibrio dinamico tra questi due sistemi
comportamentali è molto più importante di uno solo dei due, considerato
isolatamente”.
La struttura che meglio assicura i legami tra il sistema di attaccamento e quello
esploratorio è quella basata sull’uso da parte del bambino di una figura di
attaccamento come “una base sicura attraverso la quale esplorare” (Ainsworth,
1963; Ainsworth et al., 1978; Bowlby, 1969 vol.I, 1988).
I modelli di attaccamento nell’O.S. fobica
Comportamento parentale iperprotettivo:
Comportamento parentale rifiutante:
- il mondo è un luogo minaccioso e
pericoloso e il bambino è debole e
fragile, tanto da essere difeso attraverso
la vicinanza e il controllo continuo;
- il genitore ansioso tende ad invertire i
ruoli con il bambino utilizzandolo come
fonte di sicurezza;
- il bambino ha paura lontano dal
genitore.
- il bambino teme che qualcosa di
spaventoso possa accadere al genitore e
quindi gli resta vicino.
Interferenza o limitazione del
comportamento esploratorio
autonomo del bambino.
Paura e ansia
LIMITAZIONE della
TENDENZA INNATA ad
ESPLORARE
autonomamente l’ambiente
BISOGNO DI
LIBERTA’ e
INDIPENDENZA
Il comportamento esploratorio
comporta un
ALLONTANAMENTO dalla
PROTEZIONE, che lascia in
balia della propria fragilità
RICERCA di una stretta
PROSSIMITÀ FISICA che
conferma il senso di costrizione
e limitazione della propria
autonomia
BISOGNO DI
PROTEZIONE
PERCEZIONE di un MONDO
OSTILE e MINACCIOSO
Lo sviluppo dell’identità
Invariante parentale
Invariante del bambino
Limitazione indiretta del
comportamento esploratorio
autonomo del bambino.
L’amabilità e il valore personale
non sono messi in discussione.
La limitazione dunque fa parte del rapporto di attaccamento che è percepito
come stabile e “sicuro” (il bambino non riesce a riferire la limitazione ad un
comportamento restrittivo dei genitori né quindi a propri atteggiamenti).
Il disagio emotivo si localizza negli aspetti fisici del Sé e il bambino diventa via
via capace il controllare il proprio corpo escludendo selettivamente ogni
attivazione che sia in grado di superare la soglia percepita di stabilità.
Il controllo del disagio “corporeizzato” si accompagna ad un senso di debolezza
e fragilità emotiva che abbassa ancora la soglia di stabilità.
Lo sviluppo dell’identità
L’equilibrio è raggiunto grazie a pattern specifici di autoinganno e al controllo
decentralizzato:
a. capacità di escludere selettivamente il flusso sensoriale che attiva il bisogno
di libertà e che innesca la paura della solitudine e della mancanza di
protezione;
L’autocontrollo finalizzato consente di non elaborare semanticamente emozioni e sensazioni e,
grazie ad un’attribuzione causale esterna, di avvertirle come estranee alla propria esperienza
soggettiva.
b.
messa a punto di un repertorio di attività neurovegetative distoniche che si
offrono come diversivi e sono finalizzate a mantenere la protezione, non
costrittiva, senza modificare la propria autostima e amabilità personale.
Le emozioni e le sensazioni sono incanalate attraverso la propriocezione, i meccanismi
immaginativo-mnestici e gli schemi motori, in flussi piuttosto indecodificabili che confermano
ulteriormente la tendenza a riferire le proprie emozioni alle modificazioni corporee percepite.
La paura risulta l’emozione più strutturata e facilmente riconoscibile nella
gamma emotiva, rendendo ancora più necessario l’autocontrollo efficace e il
mantenimento di una prossimità verso figure protettive.
Lo sviluppo dell’identità
La risoluzione adolescenziale
La possibilità di maggiore astrazione consente un ri-ordinamento
dell’atteggiamento controllante.
Percezione di sé come
soggetto controllante
Capacità di saper
Capacità di controllare i
trovare in tutte le
rapporti interpersonali
possibili nuove
che possono fornire
situazioni figure
adeguata protezione
protettive disponibili
(bisogno di libertà)
(bisogno di protezione)
Senso di fiducia
nella propria
efficienza personale
La realtà è
“oggettivamente”
pericolosa
Senso di autonomia
e indipendenza
personale
Aspetti dell’organizzazione
L’attitudine verso di sé.
a.
Ipercontrollo sulle proprie sensazioni ed emozioni, fino ad escluderle
Le procedure di controllo sono basate sulla prevenzione o l’evitamento delle esperienze emotive.
b.
Attribuzione causale esterna attraverso cui sensazioni ed emozioni sono
avvertite come estranee alla propria esperienza soggettiva (“legate
all’oggetto”)
Le difficoltà nell’utilizzo di adeguate categorie cognitive per decodificare le proprie esperienze
emotive rendono le esperienze stesse del tutto estranee al soggetto.
Nei casi di squilibrio affettivo l’ipercontrollo aumenta sino a provocare una
“disconnessione cognitiva” (Bowlby, 1980 vol. III) della risposta emotiva dalla
situazione interpersonale che l’ha generata, rendendo il soggetto “cieco” alle
esperienze di formazione, mantenimento e rottura dei legami affettivi.
Aspetti dell’organizzazione
L’attitudine verso la realtà.
a.
Ipercontrollo sulle persone significative
Le procedure di controllo sono basate sulla attenzione agli aspetti formali e metacomunicativi
piuttosto che di contenuto.
b. Manipolazione del rapporto interpersonale secondo i bisogni di protezione o
di controllo.
Il soggetto riesce, grazie anche al comportamento sintomatico, ad assumere una posizione up nel
rapporto.
Nelle relazioni amorose lo stile affettivo fobico è caratterizzato dal tentativo
costante di disporre di una figura di riferimento affettivo (bisogno di protezione)
evitando al tempo stesso un coinvolgimento emotivo stabile (bisogno di libertà).
Coerenza sistemica
La realtà è decodificabile in esperienza personale solo se continuamente
ricondotta al tema affettivo centrale, all’oscillazione cioè tra il bisogno di
protezione e il bisogno di libertà (chiusura organizzazionale fobica).
La chiusura organizzazionale è un “vincolo epistemologico” attraverso cui le due polarità
antagoniste ordinano e danno significato al flusso dell’esperienza consentendo il senso di unicità
personale e di continuità storica.
Dall’esperienza emergono però discrepanze e incongruenze :
• i rapporti capaci di fornire protezione divengono “difficili” da gestire sul piano
emotivo;
• il coinvolgimento emotivo implica debolezza e dipendenza;
• un rapporto significativo può causare costrizione o, di contro, un senso di
solitudine pervasivo.
L’interazione con la realtà e l’assimilazione dell’esperienza, con i conseguenti
disequilibri, garantiscono generatività e produttività all’organizzazione (apertura
strutturale), nella direzione di una maggiore complessità del sistema.
Dinamica della disfunzione cognitiva
La mancanza di equilibrio nell’oscillazione tra le due dimensioni di libertà e
sicurezza comporta sofferenza: a) la predominanza della libertà viene percepita
come solitudine, b) la predominanza della sicurezza porta a sentimenti di
costrizione.
Eventi scatenanti:
a)Situazioni, reali o immaginarie, che implicano una separazione:
- spinta adolescenziale verso l’autonomia con distacco emotivo dai genitori e
formazione di nuovi legami affettivi;
- maggiore libertà e disponibilità di indipendenza rispetto alle normali abitudini
economiche e occupazionali;
- perdita di una persona significativa (es. separazione coniugale, morte di un
genitore, ecc.)
b) Modificazioni affettive nella direzione di una maggiore profondità del
legame:
- formalizzazione di un legame affettivo;
- aumento dei vincoli di dipendenza all’interno del legame;
- situazione di crisi o insoddisfazione affettiva in cui la separazione è percepita
come soluzione desiderata ma non percorribile.
Lo squilibrio del sistema: i sintomi
Le modalità di controllo non riescono più a riequilibrare la dissonanza emotivocognitiva (voglia di essere libero/necessità di avere protezione): l’attribuzione di
significato diventa confusa e centrata sul corpo.
Livello esplicito
Le oscillazioni emotive determinano paura di perdere il controllo.
La paura pervasiva innesca la crisi di panico.
Il tentativo di mantenere la propria coerenza sistemica aumenta l’attribuzione
all’esterno delle cause del malessere.
Livello tacito
L’oscillazione tra la paura della solitudine e quella della costrizione sono alla
base dell’attivazione emotiva incontrollabile, la quale, a sua volta, determina la
paura di perdere il controllo.
Lo squilibrio del sistema: i sintomi
Malessere
nel rapporto
Fantasia di
concreto
distacco dal
rapporto
L’idea del
distacco
attiva il senso
di solitudine
e la paura
La percezione di non
essere in grado di stare
da soli spaventa perché
minaccia l’autonomia
Attacco di panico
Il soggetto fobico si considera incapace di tollerare l’ansia e vorrebbe
“eliminare” ogni attivazione neurovegetativa vissuta come disturbante:
l’esagerazione di queste convinzioni lo pone in una trappola cognitiva il cui
effetto è proprio la temuta attivazione neurovegetativa.
Disturbo agorafobico
Il soggetto fobico vive il “pericolo” interno al corpo che non sente più sicuro e
affidabile e contemporaneamente percepisce pericolosa la distanza dal territorio
personale inteso come legame con la persona significativa, disattivando il
comportamento esploratorio.
Strategia di cura
All'interno di un tale processo oscillativo, la stabilizzazione del senso di sé
si attua attraverso una continua attribuzione causale esterna grazie alla quale
queste esperienze emotive, più che essere indicative di uno specifico stile
affettivo personale, sono invece avvertite come conferme dell'esistenza di
una realtà pericolosa e costrittiva.
Dal racconto del problema si individua l’esordio del disagio ‘non compreso’
(spiegazione incongrua) e si ricostruisce il contesto (situazioni di vita, modi
di sentirsi in relazione a queste e alle prospettive del momento) in relazione
allo sfondo di vita. Questo percorso a ritroso può riguardare un
evento/contesto o una serie di eventi/contesti.
Può essere utile procedere con un esame approfondito dell’esperienza per
una strategia di regolazione efficace.
Quali obiettivi per la psicoterapia?
La psicoterapia cognitiva post-razionalista mira ad aiutare il cliente-paziente a
riconoscere, capire e concettualizzare la propria “coerenza di significato
personale”, partendo dalla comprensione di come la persona sperimenta il suo
modo
di
essere
Non ha come obiettivo che il paziente raggiunga dei criteri di verità più
oggettivi o che modifichi le proprie convinzioni irrazionali, o che risolva la
conflittualità tra le istanze dell’Io, ma ha l’obiettivo di allargare la trama
narrativa del paziente, consentendogli di autoriferirsi l’esperienza immediata
di cui non è consapevole, riconoscendo e aggiustando le discrepanze tra
l’immagine cosciente di sé (espressa tramite il linguaggio) e l’esperienza
immediata (vissuta per mezzo delle emozioni)
L’obiettivo finale dell’intervento terapeutico è quello di arrivare ad un
articolazione del significato personale.
 Invalidare le nozioni di un Sé fragile e di un mondo esterno minaccioso
 condurre all’accettazione della bipolarità motivazionale: richiesta di
protezione da un lato e di libertà dall’altro
 superare le difficoltà che derivano dalla sintomatologia
Amore senza legami:
l’amore fobico
“Stammi vicino, ma non troppo!”
“Sei libero di starmi vicino”
AUTONOMIA E LIBERTA’ ALL’INTERNO DEI
RAPPORTI AFFETTIVI
Tra gli aspetti importanti della conoscenza di sé, il conflitto
autonomia/dipendenza è spesso alla base delle nostre
difficoltà nei confronti dei legami con le persone, nei
confronti delle figure di autorità, quindi entra direttamente
nel modo di vivere il voto dell’obbedienza.
Nel cammino evolutivo di crescita, tutti abbiamo
sperimentato una dipendenza per necessità, in cui eravamo
accuditi, sostenuti, rassicurati, coccolati, non potevamo
sopravvivere senza una persona accanto che si prendeva
cura
di
noi.
Poi, siamo passati alla fase dell’autonomia
difensiva, cioè della proclamazione dell’io, tipica
dell’adolescenza, ottenuta per contrasto e
opposizione
con
gli
altri,
attraverso
un’autosufficienza a volte eccessiva, il timore di
perdere la propria libertà, il bisogno irrealistico
di non avere vincoli, la ricerca di continui spazi
personali.
Queste due fasi lasciano in noi un residuo
inconscio, per cui continuano a sussistere nel
nostro profondo, pronte a riemergere in momenti
di regressione, di stress, di difficoltà, di
malattia…
Se non si ha superato bene una delle due fasi,
ecco che deve fare i conti con una dipendenza
affettiva
nelle
relazioni,
oppure
con
un’autonomia difensiva che ostacola qualsiasi
legame, in particolare affettivo, e che si oppone a
qualsiasi relazione sentita come intrusiva,
autoritaria, dominante.
Amore senza legami:
l’amore fobico
• I fobici sono tesi a reggersi sulla lama del rasoio, tra
desiderio di fuga e perdizione e voglia di stabilità.
• L’attaccamento può essere evitante o iperprotettivo.
• I genitori limitano il bambino nella sua autonomia e
nell’esplorazione (negandogli questa possibilità oppure
iperproteggendolo).
• I genitori rifiutano la capacità esplorativa del figlio perché
hanno un costante bisogno di mantenere l’attenzione su
loro stessi.
• Il bisogno di esplorazione rimane inespresso e si associa ad
un vissuto di costrizione e di paura.
L’amore fobico:
le caratteristiche da bambini
La vicinanza fisica fa sì che il bambino
costruisca una visione di sé positiva
legata però alla capacità di tenere sotto
controllo tutte le sensazioni di paura.
Il bambino si vive spaccato in
un’ambivalenza tra il desiderio di
protezione (per la paura di affrontare il
mondo ostile) e il senso di costrizione
(che gli impedisce di seguire l’istinto
della curiosità).
L’amore fobico:
le caratteristiche da adulti
Il controllo è la caratteristica predominante
che fa da padrone anche sulle emozioni
Bisogno di garantirsi la vicinanza delle
persone importanti ma allo stesso tempo la
possibilità di fuga da queste
Hanno grande successo e capacità di
instaurare rapporti
Sono
affascinanti
(catturando
elegantemente l’attenzione dell’altro) ma
non si concedono mai fino in fondo.
Nascita, mantenimento e rottura degli
amori senza legami
Il bisogno di protezione contrapposto alla sensazione di
costrizione accompagnano tutte le fasi del rapporto, dalla
costruzione del legame alla rottura.
La persona fobica si muove nella relazione sempre in punta di
piedi.
Nelle prime fasi della conoscenza dell’altro i fobici testano la
capacità altrui di essere riferimento e base sicura, devono avere
la certezza che nel momento del bisogno il partner saprà dare
accudimento e conforto.
Nascita, mantenimento e rottura degli
amori senza legami
La relazione si mantiene se si ha la sensazione di potersi
allontanare e avvicinare liberamente dal partner, senza
costrizioni.
Il controllo sul partner è anche spaziale, avendo la necessità di
poter contare su esso nelle situazioni percepite come
pericolose ed imprevedibili.
La fine della relazione affettiva è posticipata rispetto al
momento in cui la persona ha già cominciato ad elaborarla.
Il fobico anticipa la perdita prima che essa sia reale, per questo
può durare anche molti anni.
Bibliografia
• Ainsworth, M.D.S. (1963). The development of infant-mother interaction among
the Ganda. In B.M. Foss (a cura di), Determinants of infant behavior (vol. 2, pp 67112). New York: Wiley
•Ainsworth, M.D.S. (1972). Attachment and dependency: A comparison. In J.L.
Gerwitz (a cura di), Attachment and dependency (pp. 97-137). Washington, DC:
V.H. Winston
•Ainsworth, M.D.S., Blehar, M., Waters, E., Wall, S. (1978). Patterns of
attachment: A psychological study of the Strange Situation. Hillsdale, NJ: Erlbaum
• Borgo, S., della Giusta, G., Sibilia, L. (2001). Dizionario di Psicoterapia
Cognitivo-Comportamentale. Milano: McGraw-Hill
•Bowlby, J. (1969-1980). Attachment and loss: vol. 1 Attachment. New York. Basic
Books. Trad. it. (1972-1983) Attaccamento e perdita. Vol. I-II-III Torino:
Boringhieri
•Bowlby, J. (1988). A secure base. New York. Basic Books. Trad. it. (1990) Una
base sicura. Milano: Cortina
•Dodet, M. (2001). Psicoterapia cognitiva post-razionalista: il modello, la clinica, la
formazione, Studi di psichiatria, vol. 3, n. 2.
•Maturana, H. R., Varela, F. J. (1985). Autopoiesi e cognizione. Venezia: Marsilio
Editori.
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