La passione libertaria di Piero Gobetti
di Domenico Letizia
La vitalità e le sorprese degli studi su Piero Gobetti non finiscono di stupire, anche al
giorno d’oggi. La vita di Gobetti è la vita di un ragazzo deceduto solo a 25 anni, dopo aver
reinventato il liberalismo e il socialismo, scoprendo talenti quali Eugenio Montale,
fondato tre riviste “Energie Nove” “La Rivoluzione Liberale” e “Il Baretti”, nelle quali
scriveranno tutta l’intelligenza dell’epoca. Nel 1918, dopo aver frequentato il Ginnasio,
s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Già dai tempi del liceo, Gobetti riunisce intorno a
sé alcune intelligenze giovanili con lo scopo di creare una rivista che si chiamerà
“Energie Nove” e che avrà breve vita, dal 1918 al 19201. Una svolta nella vita del Gobetti
avverrà nel 1919 quando nascono i “Gruppi d’azione degli amici dell’Unità”. Gobetti
partecipa vivamente alla creazione di queste formazioni culturali, non schieramenti
partitici, alla quale faranno parte alcuni giovani radicali liberali legati alla figura di
Gaetano Salvemini, figura alla quale stesso Gobetti si sentirà a lungo legato. Grazie alla
collaborazione con questi gruppi, Gobetti ha la possibilità di esprimere le sue
considerazioni politiche e di conoscere personalità quali Luigi Einaudi. Norberto
Bobbio2 noterà che il rapporto tra Gobetti, Einaudi e Salvemini fu molto vivace poiché
Gobetti non fu mai un discepolo docile, disposto ad accogliere ogni proposta ed
insegnamento, senza una personale rielaborazione, senza custodire un atteggiamento
critico. Fin da subito, infatti, Gobetti fa una buona impressione a Salvemini. Dal 1920 si
dedica ad un’ attività molto intensa di studio e lavoro arrivando a sentire il bisogno di
andare oltre il concretismo liberale di Salvemini e studiando più dettagliatamente le
varie sfaccettature del pensiero socialista, nonostante la sua avversione profonda per
tale pensiero politico. In questo humus culturale, inizia ad interessarsi alla Rivoluzione
Russa, che analizzerà in chiave liberale. Per Gobetti, tale rivoluzione non fu l’espressione
dei dogmi del comunismo, ma la concreta ed empirica manifestazione di un tentativo di
liberazione dalle forze autoritarie e reazionarie presenti nel paese. Da questo giudizio
nacque la formula gobettiana di “liberalismo rivoluzionario” e la conseguente
“rivoluzione liberale”. La forza libertaria e innovatrice di tali osservazioni è proprio nel
suo ossimoro, mai nessuno prima di Gobetti aveva analizzato e studiato il liberalismo
come un’ideologia rivoluzionaria. Mantenendo, sempre, un atteggiamento di totale
sfiducia nei confronti del socialismo, diede avvio ad un’ attenta analisi sugli operai e
sulla loro forza rivoluzionaria. Scriverà su “La Rivoluzione Liberale”: “Sia servo il servo,
ma nella fabbrica ove egli sperimenta il peso della schiavitù che gli da animo ribelle e forza
di vendicatore, trasformandolo nell’umile eroe del lavoro”3. In una lettera ad Ada
Prospero, sua compagna e successivamente moglie, scriverà: “Qui siamo in piena
rivoluzione. Io seguo con simpatia gli sforzi degli operai che realmente costruiscono un
1
Paolo Spriano, Gramsci e Gobetti, Piccola Biblioteca Einaudi, 1977.
2
Franco Marini, Laicità e Religione in Piero Gobetti, Franco Angeli Editore, 1986 (Prefazione di Norberto Bobbio).
3
“La Rivoluzione Liberale” anno II, n 13, 8 maggio 1923.
ordine nuovo”. Dopo il matrimonio e la nascita del figlio nel 1925, per Gobetti inizia un
periodo estremamente complicato. Da un anno il partito fascista ha preso il potere,
avvenimento che comporta, in questo primo momento, una netta riduzione della libertà
di stampa. Dal 12 Febbraio 1922 viene pubblicata la rivista “La Rivoluzione Liberale”,
ove vi saranno le discussioni e i carteggi più interessanti e affascinanti del pensatore
liberale e libertario. La rivista “La Rivoluzione Liberale” sarà anche occasione di proficui
rapporti, tra gli altri, con l’anarchico italiano Camillo Berneri. Gobetti e Berneri parlano
linguaggi per molti versi simili (Berneri nel 1923 definì su “La Rivoluzione Liberale” gli
anarchici come i liberali del socialismo). Su molti aspetti sia politici che culturali, i due
lasciano trasparire assonanze comuni: una comune radice verso la lezione salveminiana,
un atteggiamento critico e attento verso la Russia Sovietica, una ricerca per molti aspetti
analoga e coincidente di coniugazione politica fra i principi del liberismo individualista e
le ragioni libertarie del movimento dei lavoratori. Del suo ethos libertario sarà stesso
Gobetti a descriverne i punti cardine: “Il nostro liberismo, che chiamiamo rivoluzionario
per evitare ogni equivoco, s’ispira a una esorabile passione libertaria, vede nella realtà un
contrasto di forze, capace di produrre sempre nuove aristocrazie dirigenti a patto nuove
classi popolari ravvivino la lotta con la loro disperata volontà di elevazione, intende
equivocare la Costituzione solo come garanzia di ricreare e rinnovare”4 . Gobetti, liberale,
che esalta il movimento operaio come base di una nuova classe dirigente e Berneri,
anarchico, che riprende proposte liberali di organizzazione del movimento dei
lavoratori. Gobetti e Berneri sono due figure che, nei rispettivi compiti politici, intuirono
alcune linee di fondo dello sviluppo in atto nella società e ne colsero le profonde
implicazioni rivoluzionarie sul terreno delle culture politiche. Da qui la loro eresia
dall’ethos sia liberale che libertario che ne fa dei personaggi affascinanti5. Nella grande
rivoluzione spontanea degli operai di quegli anni, Gobetti individua un grande tentativo
di realizzare non il collettivismo, ma un organizzazione del lavoro in cui gli operai, siano
quello che oggi sono gli industriali. Gobetti attraverso la rivoluzione liberale si propone
di formare una classe politica che abbia chiara conoscenza delle sue tradizioni storiche e
delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita del tessuto
sociale. L’esistenza di Piero Gobetti cambia il 5 Settembre 1924, quando un manipolo di
fascisti, una decina, armati, picchiano Gobetti a bastonate per intimargli di cessare la sua
opera di propaganda contro il Mussolini. Queste bastonate segneranno profondamente il
fisico del giocane intellettuale. Del fascismo Gobetti fu feroce oppositore e il suo
antifascismo si caratterizzò attraverso una vena laica e libertaria, scriveva: “Abbiamo
combattuto il fascismo e il mussolinismo per un ideale di serietà non per sostituirvi degli
altri avventurieri. Bisogna preparare ben altra rivoluzione nelle coscienze, bisogna dare
agli italiani un senso realistico e capacità moderna di lotta politica, abituarli al sacrificio e
all’ intransigenza per le loro idee”6. Sempre sul fascismo scriveva: “La rivoluzione fascista
non è una rivoluzione, ma il colpo di stato compiuto da un ‘oligarchia mediante
4
5
6
“La Rivoluzione Liberale” anno II, n 19, 19 giugno 1923.
Carlo De Maria, Camillo Berneri. Tra anarchismo e liberalismo, Franco Angeli, 2004.
“La Rivoluzione Liberale” anni III, n 46, 10 dicembre 1924.
l’umiliazione di ogni serietà e coscienza politica , con allegria studentesca.”7 Nonostante le
minacce e le ripercussioni da parte del fascismo, nel Dicembre del 1924, farà uscire il
primo numero della Rivista “Baretti”, che però viene ripetutamente sequestrata come la
stessa “Rivoluzione Liberale” che terminerà di essere pubblicata nel 1925. Il “Baretti” si
propone come ultimo baluardo contro il fascismo. Per Gobetti l’esilio appare oramai
inevitabile. Nel 1926 è a Parigi dove intende fondare una nuova casa editrice, dopo
l’esperienza della Piero Gobetti, capace di promuovere una cultura liberale, europea e
moderna. Il sogno però viene infranto nella notte tra il 15 e il 16 Febbraio poiché in
seguito ad una bronchite che non riesce a superare muore a causa del suo fisico
debilitato dalle passate bastonate ricevute dai fascisti. Montale scriverà a proposito di
Gobetti: “Eguale a noi, migliore di noi, l’uomo che fu cercato invano da una generazione
perduta, l’uomo che ci ostiniamo ancora a cercare nella parte più profonda di noi stessi.”
7
“La Rivoluzione Liberale” anno I, n 33, 9 Novembre 1922.
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