Una regola sicura:
Educare alla fatica
Venerdì 10 maggio 2013 ore 20,45
Dire ai figli la verità
1. La vita è dura
2. La vita è bella
… se è una conquista
La fatica esige educazione
E-ducere: “tirare fuori” il meglio
Ex-ducere: esercitarsi
L’educazione è ancora un valore?
… la regola del lasciar correre, del
non intromettersi, per non crearsi
guai nel mondo dei figli…
Sembra a volte che siano i
figli a “comandare” ai genitori.
Fine della conflittualità?
I figli sembrano crescere improntati
a una serenità di fondo …
… un unico copione: sentirsi liberi ed
indipendenti, stare bene con gli
amici, vivere sereni e tranquilli, con
pochi obblighi e molti diritti.
Fino a quando?
La rinuncia educativa produce
almeno due effetti:
l’insicurezza (scarsa stima di sé)
la fragilità (senza legami consistenti)
L'insicurezza
è la paura di non farcela.
La fragilità è la sensazione di
“rompersi senza preavviso”
Ragazzi che si annoiano, si stancano e si
stufano, mollano e abbandonano…
Bambini e ragazzi sono anche
diligenti ma appaiono senza
interessi.
Sembrano estranei, altrove.
Non mandano "preavviso"
e non chiedono aiuto
L'educazione alla fatica e al
senso della sofferenza,
come rimedio al dilagare della
fragilità"
E’ la formazione alla libertà
e alla responsabilità,
alla capacità di affrontare le difficoltà
L’educazione alla fatica ha come
obiettivo non l’indipendenza ma
l’autonomia del figlio
Non è l'addestramento
al "superlavoro”
Tutto ciò che può fare senza strafare
lo deve fare
L’autoefficacia è la sensazione di
farcela, la determinazione a superare le
difficoltà
Si combina per lo più
con l’autoefficacia filiale
I tanti volti dell’educazione
L’educazione è scienza
L’educazione è arte
L’educazione è testimonianza
L’educazione è saggezza pratica
L’educazione alla fatica
1. NO alla esasperazione
(L’educazione come scienza - Codice paterno)
2. NO all’iperprotezione
(L’educazione come arte - Codice materno)
3. SÌ agli obiettivi impegnativi
(L’educazione come testimonianza - Codice
paterno)
4. SÌ alla fiducia
(L’educazione come saggezza - Codice materno)
Amare i figli non vuol dire risparmiarli da
ogni sofferenza e fatica
Significa rispettarli
Negoziare le regole
Rielaborare la trasgressione
Occorre recuperare il valore delle prove di sé,
proporre e sperimentare utilizzi nuovi e
creativi di "premi" e "punizioni".
Educazione e vita sociale
1. Diffidare della competizione
2. Affidarsi alle rete delle famiglie
3. Educare alla legalità
4. Creare ogni occasione per ammirare le
capacità dei bambini e degli adolescenti
Una nuova condizione:
La maggior parte dei bambini
viene al modo perché i genitori li
hanno desiderati e ricercati.
E’ un bambino-“speciale” ,
un bambino della libertà.
I genitori “stabiliscono” il
programma del figlio!
Si propongono di fare
la felicità del loro figlio
Figlio di un desiderio privato,
di una famiglia de-istituzionalizzata,
di una coppia intimizzata,
di una donna che considera il parto
un’esperienza personale.
I bambini hanno bisogno di conquistarsi
la propria autonomia, hanno bisogno di
sentirsi “incompresi” dagli adulti
Nascere nel segno del desiderio
scuote il sistema educativo
I genitori non hanno più le medesime
motivazioni di un tempo per il loro
comune progetto di vita. Non intendono
più l’amore alla stessa maniera; non
hanno, quindi, più lo stesso modo di
educare.
Sul versante della società ...
“Non gli vogliamo far mancare
nulla!”
Le nuove generazioni, che hanno avuto
“tutto”, si sono ritrovate con niente.
Ne è scaturita
non la riscossa dei giovani
ma l’emergenza educativa
… anche nella vita scolastica
Quando gli insegnanti perdono
autorevolezza la vita scolastica non
finisce per questo, ma smette di essere
un’esperienza vitale.
Si riduce a “funzionare” in modo
“mimato”, secondo il principio del “come
se”.
“Autoreferenziale è quella lezione che si svolge
perché la natura del sistema implica la necessità di
farla svolgere. Con la differenziazione del sistema
scolastico si è affermata una condizione nella quale
la scuola conosce una sola materia di studio,
chiamata appunto “scuola”. A questo fenomeno
corrisponde l’unico obiettivo esterno della lezione:
l’esame di maturità. Chi frequenta scuole del genere
ha imparato, durante un periodo che può arrivare
fino a tredici anni, a non prendere i suoi insegnanti
come modelli. Adattandosi al sistema, si è appreso
un apprendimento che rinuncia a interiorizzare le
materie”
P. Sloterdijk, Devi cambiare la vita
Lo stesso può avvenire nelle relazioni
affettive: possono essere simulate
anziché vissute, formano un gioco
relazionale più che una storia umana.
Dunque:
educare significa umanizzare!
I nuovi genitori: gli avamposti della civiltà
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