Farmindustria, 6‐7 aziende a rischio chiusura per ripiano spesa Scaccabarozzi, stime di 400‐500 mln euro sforamento ospedaliera "Le stime parlano di circa 400‐500 milioni di euro" di ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera che dovranno sostenere le imprese farmaceutiche. "Il problema è che questa cifra è a carico di poche aziende, quelle che fanno ricerca e producono farmaci ad esempio contro il cancro. Sono 6‐
7 imprese che, a fine anno, dovranno 'restituire' anche 50‐60 milioni l'una. E il rischio è che debbano chiudere". E' l'allarme lanciato da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, nel corso di un'audizione in commissione Sanità del Senato. "L'emergenza chiave delle aziende è dunque il ripiano sulla spesa ospedaliera ‐ evidenzia Scaccabarozzi ‐ perché c'è una spesa sanitaria visibile che è in contrazione, poi c'è un dato invisibile e cioè quello dei ripiani che dovremmo fare, e sono ripiani importanti. Se le cose non cambiano nella certificazione della vera spesa, ci saranno aziende che, pur avendo fatto un servizio importante mettendo a disposizione medicinali contro gravi malattie e con tempi di pagamento" lunghissimi con punte di 700 giorni, avranno enormi difficoltà "a ripianare 50‐60 milioni di euro. L'azienda o chiude, o non so cosa succederà. Soprattutto per chi ha una casa madre estera, o anche italiana, occorre fare una pianificazione per vedere come chiudiamo l'anno: ci sono aziende che non so come reggeranno. A pagare saranno l'occupazione e l'economia del Paese. Ma se si vuole intervenire si può, e anche a costo zero". A occuparsene dovrà essere il tavolo sulla farmaceutica convocato a luglio presso il ministero dello Sviluppo economico: "Abbiamo avuto una prima riunione che è stata molto positiva ‐ ricorda il presidente di Farmindustria ‐ ne avevamo pianificato un secondo ai primi di ottobre", poi c'è stata la crisi di governo "e adesso, a breve, speriamo ci sia questo nuovo incontro, perchè il Tavolo deve prendere delle decisioni urgenti. La priorità delle priorità è il ripiano della spesa ospedaliera". Altro capitolo importante è quello dei crediti che le aziende vantano nei confronti delle Pa: "Sono arrivati pochissimi pagamenti ‐ assicura Scaccabarozzi ‐ ma sarebbe molto semplice per noi applicare una regola di buon senso e a costo zero: la compensazione. Noi siamo l'unico settore che ha il pay‐back, che restituisce il 5% del fatturato e che ha l'1,83% di margine ridotto sul fatturato che dobbiamo restituire alle Regioni. Ma le Regioni ci devono pagare: sono lo stesso ente. Se facessimo questa compensazione in un colpo solo risolveremo oltre il 25‐
30% dei debiti nei confronti delle industrie farmaceutiche a costo zero e questo non avrebbe nemmeno impatto sui parametri europei. Sarebbe per noi un grande segnale, anche verso gli investitori e un ritorno di immagine". Scaccabarozzi nel corso dell'audizione ha infine ribadito la richiesta di arrivare a un "Patto di stabilità per almeno tre anni", insieme alla necessità di "riportare a livello centrale le competenze sul farmaco", anche per garantire parità di accesso a tutti i cittadini, costretti spesso per i ritardi degli aggiornamenti dei prontuari regionali "a emigrare per avere accesso a determinati farmaci, che in alcune Regioni non arrivano mai" solo "per questioni di costi". Barbara Di Chiara 
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