Roma Mosca
Costantinopoli
Contrasti sul primato
I
l primato nella Chiesa «dovrebbe essere in
primo luogo un ministero di riconciliazione con lo scopo di costruire armonia, secondo l’Apostolo che invita a “conservare
l’unità dello spirito per mezzo del vincolo
della pace” (Ef 4,3)». Questo afferma la Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema
del primato nella Chiesa universale, approvata dal santo Sinodo il 26 dicembre 2013, ma
al contrario è proprio su questo tema che recentemente si sono riaccesi i contrasti che da
tempo covano sotto la cenere tra il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca, e tra quest’ultimo e la Chiesa di
Roma. Mentre si comincia già a guardare con
grande interesse al viaggio del papa in Israele
nel prossimo maggio, quando Francesco e
Bartolomeo I, patriarca ecumenico, s’incontreranno a Gerusalemme per celebrare i 50
anni dello storico abbraccio tra Paolo VI e il
patriarca ecumenico Atenagora. Come spesso avviene, i gesti ecumenici non mancano di
provocare ricadute nelle relazioni intraconfessionali, come pure viceversa ne possono
essere condizionati in modo significativo.
Il primato e l’autonomia
delle Chiese nazionali
Con il testo approvato dal Santo Sinodo,
la Chiesa ortodossa russa si dichiara in disaccordo con quanto affermato sulla sinodalità
e il primato a livello della Chiesa universale
nel 2007 dalla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa
cattolica romana e la Chiesa ortodossa, nel
documento Le conseguenze ecclesiologiche
e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità («Documento di Ravenna»):
«Il vescovo di Roma è (...) il protos tra i patriarchi (...). La conciliarità a livello universale, esercitata nei concili ecumenici, implica
un ruolo attivo del vescovo di Roma, quale
protos tra i vescovi delle sedi maggiori, nel
consenso dell’assemblea dei vescovi» (Regno-doc. 21,2007,714).
Al contrario, nella Posizione si afferma
che «la Chiesa ortodossa ha respinto la dottrina della Chiesa romana sul primato del
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Il Regno -
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attualità
papa e sull’origine divina del potere del primo vescovo nella Chiesa universale. I teologi
ortodossi hanno sempre insistito nel dire che
la Chiesa di Roma è una delle Chiese locali
autocefale, e che non ha il diritto di estendere la sua giurisdizione sul territorio delle
altre Chiese. Ritengono inoltre che il primato
d’onore accordato ai vescovi di Roma non
è istituito da Dio ma dagli uomini» (n. 4).1 E
sul primato del patriarca di Costantinopoli:
«La sede patriarcale di Costantinopoli gode
del primato d’onore sulla base dei sacri dittici riconosciuti da tutte le Chiese ortodosse
locali. Il contenuto di questo primato è definito da un consenso delle Chiese ortodosse
locali espresso in particolare alle conferenze
panortodosse in preparazione di un santo e
grande Cconcilio della Chiesa ortodossa».
L’obiettivo polemico – appare tanto
chiaro oggi quanto lo fu nel 2007 per l’assenza della delegazione russa a Ravenna –2 non
è in primis la Chiesa cattolica ma il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, rispetto al
quale Mosca ha ora nuovi motivi di contesa sulla giurisdizione primaziale rispetto alle
Chiese autocefale. Nel 2007 il problema era
l’autonomia della Chiesa estone, che Costantinopoli aveva concesso ma che Mosca non
riconosceva, accusando il Patriarcato Ecumenico d’invadenza nel territorio canonico
russo, oggi il casus belli è la Chiesa ortodossa della Cechia e della Slovacchia, alla quale
Bartolomeo, esercitando il proprio primato,
ha concesso l’autocefalia nel 1998. Quando
in gennaio il Sinodo di tale Chiesa ha destituito il primate Simeone di Olomouc e ne ha
eletto un altro, Ratislav di Presov, il Patriarcato di Costantinopoli ha dichiarato illegittima
la sostituzione, mentre quello di Mosca l’ha
riconosciuta.
Il primate di Costantinopoli
è «primo senza pari»
Alla presa di posizione russa ha risposto
a breve distanza di tempo uno scritto del
metropolita Elpidophoros Lambriniadis, teologo ortodosso attivamente impegnato nella preparazione del «santo e grande Concilio
della Chiesa ortodossa».3 Il testo è intitolato
Primo senza pari. Una risposta al testo del
Patriarcato di Mosca sul primato,4 e ribatte
punto per punto alle argomentazioni di Mosca, individuandone i due intenti da un lato
nell’ostacolare il Documento di Ravenna, dichiarando in apparenza delle ragioni teologiche dove le motivazioni sono di altra natura,
e dall’altro nello sfidare nel modo più aperto e formale possibile (cioè attraverso un
decreto sinodale) il primato del Patriarcato
Ecumenico all’interno del mondo ortodosso.
«In tempi recenti – afferma – notiamo l’applicazione di un nuovo primato, cioè un primato dei numeri, che quanti oggi invocano
il primato universale canonico della Madre
Chiesa dogmatizzano nei termini di un ordine che non è attestato nella tradizione della
Chiesa, ma è piuttosto basato sul principio
“ubi russicus ibi Ecclesia russica”, cioè “dovunque ci sia un russo, là si estende anche la
giurisdizione russa”».
Il Patriarcato di Costantinopoli fermamente precisa: «Il primato dell’arcivescovo di
Costantinopoli non ha nulla a che fare con i
dittici, che (…) semplicemente esprimono [l’]
ordine gerarchico (…). Se parliamo della fonte del primato, allora la fonte del primato è
la persona in sé dell’arcivescovo di Costantinopoli, che precisamente come vescovo è
uno “tra pari”, ma come arcivescovo di Costantinopoli è il primo della gerarchia, senza
pari (primus sine paribus)».
D. S.
1 Il documento del Patriarcato di Mosca è
stato pubblicato in russo e in inglese sul sito ufficiale mospat.ru.
2 Cf. il racconto di Dimitri Salachas, membro
della Commissione mista, su Regno-att. 20,2007,
666. Il 20 gennaio un altro membro della Commissione, l’arcivescovo cattolico di Corfù mons.
Joannis Spiteris, ha annunciato alla Radio vaticana
la redazione di un altro documento su sinodalità
e primato, che dovrebbe essere approvato a Novi
Sad, in Serbia, nel settembre 2014.
3 La preparazione del «santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa», avviata dal patriarca
ecumenico Atenagora I nel 1961 per riunire insieme
tutte le Chiese ortodosse dopo quasi mille anni di
dispersione, e arenatasi poi per i difficili rapporti tra il Patriarcato di Costantinopoli e quello di
Mosca, sembrava aver ripreso il vento dopo il Documento di Ravenna. Ma nel 2011 la Commissione
preparatoria a Chambésy (Ginevra) comunicava
che «una lunga discussione» sul tema dell’autocefalia (l’indipendenza amministrativa di una Chiesa
ortodossa) non aveva permesso di giungere a una
decisione all’unanimità. Il riavvicinamento tra Bartolomeo I e Cirillo, segnato dalla visita a Mosca
del primo nel 2010, non è stato sufficiente per
preparare un accordo tra le 14 Chiese ortodosse
sulla definizione – in pratica – del primato al loro
interno. Tuttavia il patriarca ecumenico Bartolomeo ha invitato a Costantinopoli il 9 marzo tutti i patriarchi e gli arcivescovi ortodossi per una
nuova riunione preparatoria, indicando come data
prevista per il Concilio il 2015.
4 Pubblicato in greco e in inglese il 7 gennaio
sul sito ufficiale www.ec-patr.org.
2/2014
22/01/14 19.09
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