Divinazione
e
magia
Mille modi di divinare
Nel mondo romano non veniva effettuata nessuna azione importante ,né
pubblicata, né privata, senza aver proceduto a una divinatio per
prevedere
il futuro, interpretare correttamente il passato o, più in generale,
scoprire verità nascoste che potessero orientare il da farsi. La
divinatio poteva avvenire interpretando moltissimi “fenomeni” diversi:
i movimenti del corpo degli esseri umani, soprattutto quelli volontari
(brividi, starnuti, sbadigli);
le linee create dal lancio di un po’ di terra su una superficie piana: le
nuvole di polvere formate dal getto di una manciata di sabbia;
la posizione di un pugno di semi lasciati cadere a terra;il colore e la
forma della fiamma che bruciava incenso o farina. Si divinava anche
scorgendo dalle immagini dentro un oggetto brillante: una superficie
lucida (uno specchio o uno scudo)o l’acqua. Era la stessa tecnica
della famosa “sfera di cristallo” che è entrata nell’ immaginario di
tutti come tipico strumento del mago.
Aruspici ed auguri
Erano i magistrati gli incaricati della divinazione, quelli che,come si diceva
“prendevano gli auspici”, ma avevano dei dubbi ricorrevano ai veri competenti
in materia gli aruspici (haruspices) e gli auguri (augures).
Gli aruspici erano gli esperti di una tecnica divinatoria ereditata dalla cultura
etrusca e quindi nota come Etrusca disciplina “scienza etrusca” o haruspicina.
Secondo questa tecnica si attribuiva all’esame delle viscere di una vittima
sacrificale, soprattutto del fegato, la spiegazione dei fenomeni maturali
anormali (monstra e prodigia ) e la “lettura” dei fulmini: era importante a
questo proposito rilevare da quale delle sedici sezioni del cielo il fulmine
provenisse e quale oggetto o luogo della terra fosse andato a colpire. In una
gran parte del mondo antico era poi diffusa la divinazione attraverso
l’interpretazione del volo, del verso e del modo di mangiare degli uccelli
(augurium) . A Roma questa tecnica era praticata da un collegio di illustri
sacerdoti chiamati àuguri, muniti di un caratteristico bastone con la punta
ricurva (lituus) che verrà in seguito ereditato dai vescovi cristiani.
Era compito degli àuguri anche trarre auspici del comportamento dei polli sacri
che venivano portati dagli eserciti nelle campagne miliari: era considerato di
ottimo auspicio ,ad esempio, che prima di una battagliai polli mangiassero così
avidamente da far cadere qualche chicco di grano dal becco.
Fegato degli animali
Su di essi erano disegnate le
zone del cielo, con riferimenti
astrologici, essendo ogni
costellazione portatrice di
precise modalità dell’energia
Lucerna etrusca con motivi astrali
secolo VII a C
Statuetta di un
arùspice
Statuetta di
bronzo di un
augure che
osserva il volo
degli uccelli.
Magia nera
Le pratiche fin qui descritte non costituivano per i Romani
oggetto di stupore e non erano classificate con l’infamante
nome di magia o di superstitio.
Con questi termini s’intendevano ,invece, tutti i riti e le usanze
che non appartenevano alla religione: le varie operazioni
“occulte” delle guaritrici o delle fattucchiere e tutto il loro
apparato di formule (carmina) e preparati (venena). La
magia,considerata pericolosa e contraria all’ordine
naturale,era prerogativa quasi esclusivamente di
donne,chiamate sagae,magae,maleficae o veneficae,sempre
descritte come vecchie,brutte,scarmigliate e spaventose.
Il mansionario della
fattucchiera
Le sagae erano molto temute,perchè si credeva fossero capaci
di tutto:prevedere il futuro,scatenare o placare
tempeste,trasferire l’ intero raccolto da un campo ad un
altro, favorire o danneggiare i cavalli durante una gara.Tra
le prestazioni più richieste alle sagae c’era la fattura
(maleficium): per colpire un nemico con qualche malanno si
preparava una statuina di cera con il nome del malcapitato,
poi la si trafiggeva con un ago.
Simile al maleficium era ritenuto il malocchio (fascinatio), che
non aveva bisogno di riti o strumenti particolari, ma si
esercitava attraverso il fascinum,una forza che si spingeva
attraverso le parole e gli sgurdi.
La casa stregata
Iam illud inone et terribile et mirum est quod exponam ut accepi? Erat Athenis
spatiosa et capax domus,sed infamis et pestilens. Per silentium noctis sonus
ferri et strepitus vinculorum longius primo,deinde e proximo reddebatur: mox
apparebat idolon, senex macie et squalore confectus, promissa barba,
horrenti capillo; cruribus compedes, manibus catenas gerebat quatiebatque.
Inde inhabitantibus tristes diraeque noctes per metum vigilabantur; vigiliam
morbus et, crescente formidine, morssequebatur. Nam interdiu quoque,
qamquam (“sebbene”) abscesserat imago, memoria imaginis oculis inerrabat,
longiorque causis timoris timor erat. Deserta inde et damnata solitudine
domus relicta est; proscripta est: quis ignarus tanti mali eam tamen emere
seu quis conducere volebat?
Non è poi forse spaventoso e straordinario ciò che racconterò come ho sentito dire?C’era
ad Atene una casa ampia e spaziosa,ma malfamata e pestilenziale. Nel silenzio della
notte erano emessi un rumore di ferro e un cigolio di catene prima da più lontano e poi
da più vicino:poi appariva uno spettro,un vecchio sfinito per la magrezza e per lo
squallore con barba lunga e capelli allungati trascinava ceppi con gambe,catene con le
mani e le scuoteva. Quindi degli abitanti notti tristi e orribili avevano trascorse
vegliando per la paura;alla veglia seguiva la malattia e,crescendo la paura e la
morte.Infatti anche durante il giorno,sebbene lo spettro fosse scomparso,il ricordo
dello spettro passava davanti agli occhi,e la paura era più lunga(durature)delle cause
della paura.Quindi la casa fu lasciata deserta e condannata all’abbandono;fu messa in
vendita:chi ignaro di un così grande male voleva tuttavia comprarla o
chi(voleva)affitarla?
I sospetti di una fattura di Pisone
per uccidere Germanico
L'idea di essere stato avvelenato da Pisone esasperava, in lui, la
virulenza del morbo; inoltre, si erano trovati, a terra o sui muri,
resti umani dissepolti, formule magiche, incantesimi e il nome di
Germanico inciso su tavolette di piombo, ossa mezzo bruciate e
impastate a grumi di sangue e malefici del genere, con cui si
crede di poter consacrare le anime agli dèi infernali. E ai messi
inviati da Pisone si addossava l'accusa di spiare il peggioramento
della salute.
Queste notizie erano vissute da Germanico non meno con ira che
con sgomento. Germanico riprese un poco a sperare ma poi,
stremato, sentendo vicina la fine, così parla agli amici che gli si
stringevano intorno. E poco dopo si spense tra il vasto compianto
della provincia e dei popoli adiacenti. S'afflissero stati e re
stranieri: tanta era in lui l'umanità verso gli alleati e la clemenza
verso i nemici; l'aspetto e le parole di lui ispiravano eguale
profondo rispetto, perché, pur serbando l'austera solennità del
suo grado, aveva saputo evitare l'impopolarità e l'arroganza.
Sabba di streghe sull’ Esquilino
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Io,con questi occhi, ho visto Canidia
aggirarsi, la veste nera cinta in vita,
piedi nudi, capelli scarmigliati,
e insieme a Sàgana maggiore urlare al vento:
orribili le rendeva il pallore.
Eccole scavare con le unghie la terra,
dilaniare a morsi un'agnella nera:
il sangue fu raccolto in una fossa
per evocare dagli abissi
gli spiriti dei Mani
e ottenerne responsi. Con sé avevano un fantoccio di lana
ed un altro di cera:
piú grande quello di lana perché potesse
infliggere la pena all'altro,
e quello di cera in atteggiamento supplice,
perché sa di dover morire
come accade a uno schiavo.
La prima invoca Ècate,
l'altra la crudele Tisífone:
avresti potuto vedere
errare cagne infernali e serpenti
e la luna rossa di fuoco
nascondersi dietro i grandi sepolcri
per non esserne testimone.
Esposito Alice
Esposito Frida
Savarese Sara
Tofani Rita Alberta
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