GUARDIA D’ONORE
Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986
C/0553/2011
Benedetto Cairoli, colonnello garibaldino, medaglia d’oro al valor militare,
presidente dell’Istituto (1885) e presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia (1879 - 1881)
luglio / agosto 2012
4
SOMMARIO
pag.
LUGLIO - AGOSTO 2012
Rivista bimestrale dell’Istituto
Nazionale per la Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon
Direzione:
00186 Roma - Via della Minerva, 20
Tel. 06.67.93.430
Fax. 06.69.92.54.84
Indirizzo Internet:
www.guardiadonorealpantheon.it
Lettere al Direttore
1
Quote sociali
4
Avvisi
5
Cronaca delle Delegazioni
10
Prossimi eventi
30
Ore di guardia 2011
32
Cultura
35
Necrologi
57
Note liete
57
Oggettistica
57
Nuovi iscritti
59
Modulo di domanda di ammissione 60
E-mail dell’Istituto:
[email protected]
Direttore Responsabile:
Ugo d’Atri
Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni
degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica
riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è fatto
abbligo di chiederne preventiva autorizzazione, citarne
la fonte, inviando all’Istituto una copia.
Registrazione del Tribunale di Roma
n.° 300/86 del 10-06-1986
Spedizione in abbonamento postale
Del presente numero di 60 pagine sono state
stampate 4500 copie
Finito di stampare il 4-6-2012
Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l.
www.co-art.it
Prevista consegna alle poste il il 7-6-2012
SOMMARIO
La collaborazione del Direttore
e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la
forma di lavoro dipendente
o di collaborazione autonoma perché incompatibile
con la natura volontaristica
dell’Istituto Nazionale per la
Guardia d’Onore alle reali
Tombe del Pantheon, di cui
la Rivista è organo.
Fermo quanto precede, la
direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21
della Costituzione, interventi
anche di non soci a titolo
gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di
apportare tagli e modifiche
ritenute necessarie.
Ogni collaborazione implica
accettazione integrale e senza
riserve di quanto precede.
Hanno collaborato a questo numero:
Francesco Aronadio
Riccardo Bevilacqua
Carlo Bindolini
Alessandro Castini
Valter Cotti Cometti
Ugo d’Atri
Pierluigi Duvina
Domenico Giglio
Salvatore La Lota Di Blasi
Maria Lapis
Pasqualino Martini
Luigi Mazza
Carlo Morganti
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
LETTERE AL
DIRETTORE
Palermo, 26/4/2012
Egregio Dott. d’Atri,
sarei ben felice se, in Italia, potesse nascere un partito dichiaratamente monarchico ma, purtroppo,
penso che tale evento sia, nella realtà delle cose, del
tutto impossibile per due motivi.
Primo motivo: il Principe Vittorio Emanuele, dal
giorno della scomparsa dell’indimenticabile Re
Umberto II, ha sempre dimostrato di non avere
alcuna intenzione di rivendicare il Trono che fu del
Padre e degli Avi…
Credo che dal Principe sarà vano attendere, ciò che
Ella ha scritto a pag. 11 dell’ultimo numero di
“Guardia d’Onore”, «un segnale, un segnale
chiaro, forte ed inequivocabile: io ci sono, io sono
qui, io sono pronto, io sono il riferimento per il
vostro impegno»…
Secondo motivo: mantenere in vita un partito
politico richiederebbe un impegno finanziario di
molti miliardi delle vecchie lire, non solo per
affrontare le spese elettorali, in occasione delle
varie elezioni, ma anche per mantenere le sedi del
partito in tutti i capoluoghi di provincia e nei più
grossi comuni d’Italia. Un impegno finanziario per
noi impossibile…
Rebus sic stantibus, a mio modesto parere, la
nascita di un partito monarchico è destinata a
restare un desiderio assolutamente irrealizzabile…
Con distinti saluti.
Francesco Aronadio
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Esine 26 aprile 2012
Caro Presidente,
accolgo l’invito al contributo intellettuale da Lei
sollecitato nel suo articolo “dedicato ai Monarchici:
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
che fare?” pubblicato sull’ultimo numero di
Guardia d’Onore. La mia adesione al nostro glorioso Istituto è stata determinata non solo dalla inflettibile fede monarchica – per la quale sono da tempo
socio dell’U. M. I. – ma soprattutto dalla coscienza
che il nostro Sodalizio è, nell’attuale panorama
monarchico italiano, il vero ed esclusivo custode
della memoria storica del Regno d’Italia. Motivo
per il quale mi associo al Suo appropriato auspicio
di unione e partecipazione valoriale dei veri e sinceri monarchici nel nostro Istituto.
Ho il privilegio di far parte dell’Istituto da Lei presieduto solo dall’aprile dell’anno scorso e mi sono
già chiari ed evidenti i gravosi impegni a cu Lei
attende con indiscutibile capacità e con paziente
saggezza.
Ma ora vorrei parteciparLe le motivazioni che mi
inducono, esclusivamente per il bene della nostra
amata Patria, a desiderare la modifica della forma
Istituzionale dello Stato, ossia la restaurazione
dell’Autorità Regia. Non mi soffermo su quelle storiche in quanto copiosa è la documentazione che
depone per la nullità del referendum del 1946.
Ritengo che un monarchico debba rivolgersi innanzitutto al futuro, come Lei ha sollecitato nel Suo
articolo, perché il nostro fine ultimo è quello di
rivedere al vertice dello Stato un Sovrano. Questo
intendimento non mi pare essere né sovversivo né
utopico non solo per le numerose analoghe esperienze europee ma soprattutto per le caratteristiche
storiche proprie della monarchia costituzionale che
la rende una cornice affidabile per i regimi liberaldemocratici.
Il Sovrano che intendo è il simbolo vivente dell’unità della Patria, è il vero punto di riferimento per
tutti. Colui che assumerà la corona fin dalla nascita è destinato ed educato alla propria carica istituzionale perciò, contrariamente ad un presidente
eletto, rappresenta l’autentico garante dell’impar-
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zialità dello Stato. La preoccupazione del Sovrano
di conservare la corona e di garantire il mantenimento della dinastia rappresenta un ulteriore vantaggio per i regimi democratici in quanto lo induce, per certi versi lo costringe, al perseguimento del
bene dei suoi sudditi: in tal modo si stabilisce
un’armoniosa e felice coincidenza tra azione regia e
bene pubblico. Appare paradossale, in particolare
nell’Italia repubblicana, ma il perseguimento di un
interesse squisitamente privato – il mantenimento del
trono e la prosecuzione della dinastia – garantisce
l’interesse pubblico – il benessere sociale e civile.
Il Sovrano pertanto rappresenta ed incarna l’unità
della Nazione in quanto la sua autorità non discende dalle fazioni e dalle oligarchie bensì dalla legittimità regia che lega a sé in un vincolo d’onore i
poteri dello Stato con la finalità di non subordinarli bensì di sottrarli alle ricorrenti ed invadenti suggestioni delle parti. La Monarchia, proprio perché
fondata sulla successione ereditaria, è la garanzia
massima di stabilità ed autorevolezza in quanto
non espone il vertice dello Stato al conflitto né
all’influenza dell’interesse “partigiano”.
Lo Stato che desidero è l’istituzione dell’interesse
comune, della riaffermazione del “tutto” sul “particolare”, dell’adesione a comuni valori (onestà,
libertà, pace, tolleranza, carità, unità e identità
nazionale), della supremazia dell’autorevolezza
sull’arrivismo e sono profondamente convinto che
l’unica risposta a tale anelito sia la Monarchia
costituzionale retta da un autentico e nobile
Principe della cui consapevolezza e disponibilità a
tale ruolo, come Lei caro presidente, rimango in
fiduciosa attesa.
RingraziandoLa per quanto fa per il nostro Istituto,
La saluto cordialmente.
Valter Luigi Cotti Cometti
******
Poiché il nostro Presidente, nel suo articolo
“Dedicato ai monarchici: che fare?” apparso sul
numero 1/2-2012 di Guardia d’Onore, ha chiesto
la nostra collaborazione, non voglio sottrarmi
all’impegno ed in queste poche righe espongo alcune mie riflessioni sull’argomento trattato nell’articolo in questione.
Concordo con il Presidente che la riproposizione
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oggi di un partito monarchico sia un’impresa assai
difficoltosa, non solo per la penuria di fondi necessari per una campagna elettorale, ma, soprattutto,
per l’enorme lontananza della maggior parte della
popolazione italiana, principalmente dei giovani,
dall’idea di monarchia, dipinta a tinte fosche dalle
ideologie dominanti in tutti questi anni e spesso
anche dileggiata.
Inoltre, l’appello rivolto al Principe Ereditario
affinché dia un segnale forte e chiaro di essere desideroso di riprendere ad esercitare il suo ruolo, può
essere quanto mai pericoloso perché ciò può indurre in chi oggi detiene il potere il timore di perderlo
e questo provocherebbe una reazione certamente
feroce e quindi dannosa alla causa.
Diverso potrebbe essere il caso qualora, invece, si
intenda procedere alla ricostituzione di un grande
partito unitario definibile di “destra”, quantunque
questi datati stereotipi , “destra” e “sinistra”, siano
ormai poco adatti alle situazioni politiche attuali.
Non c’è dubbio infatti che oggi chi si riconosce in
determinati ideali si senta orfano di un’adeguata
formazione politica che lo rappresenti, dopo la confluenza di Alleanza Nazionale dentro il Popolo
della Libertà e, ancor più, dopo le recenti discutibili mosse di Gianfranco Fini.
Un partito dunque che si richiami agli ideali fondanti della nostra civiltà occidentale: Dio, patria e famiglia, che promuova certi ideali, oggi considerati
“obsoleti”, come onore, onestà, dedizione alla causa,
eroismo, nobiltà, che tenga alto l’onore e la memoria
dei nostri passati Sovrani, che recuperi e rimetta
sotto la giusta luce l’idea di monarchia, in particolare riconsiderando l’operato di S.M. Umberto II, troppo spesso, ingiustamente, bistrattato.
Dentro a tale ampio contenitore potrebbe anche
trovar collocazione, senza necessariamente suscitare timori di voler attuare un “golpe” e, forse, con
maggior probabilità di successo, una nuova eventuale “scesa in campo” di S.A.R. il Principe
Emanuele Filiberto.
Ciò dovrebbe, concretamente, realizzarsi unificando sotto un unico simbolo ed un unico programma
le varie formazioni oggi esistenti che, in vario
modo, si rifanno ai suddetti ideali; impresa
anch’essa certamente non facile da attuare per la
fiera resistenza opposta di chi non vuol rinunciare
al proprio orticello.
Nel frattempo, relativamente al nostro Istituto,
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
credo che esso debba continuare a fare quello che
attualmente sta, egregiamente, facendo: onorare la
memoria dei nostri Re e Regine defunti, custodire
la memoria storica del Regno, promuovere l’idea
monarchica proponendo una diversa lettura della
nostra storia recente non viziata dalle ideologie
dominanti; tutto ciò stando ben attento a non cadere nelle melme della politica italiana.
G.d’O. Alessandro Castini
******
Stimato Comandante,
leggo sul numero 1/2 2012 del nostro amato
Bimestrale un tuo articolo dal significativo titolo:
“Dedicato ai monarchici: che fare?”. Mi complimento con te per la spietata ma veritiera analisi
della situazione! Qualunque iniziativa partitica di
stampo monarchico, se non ha il totale avvallo e il
concreto appoggio di Casa Savoia è destinata inevitabilmente a fallire. Gli italiani, giustamente,
identificano la Monarchia con i Principi Sabaudi,
ma se nessuno di questi si mostra interessato ad
incarnarla politicamente, è assurdo anche solo iniziare la partita! Inoltre, tale ipotetica volontà partiticomonarchica dovrebbe assolutamente essere
appoggiata dalle più significative associazioni realiste italiane, altrimenti il fallimento è assicurato.
Purtroppo tale condizione sine qua non, come ci fai
sapere, non si è per ora realizzata.
Sono Guardia d’Onore, come ben sai, da 26 anni
(avevo 19 quando m’iscrissi) e in questo “lungo”
periodo ho visto sorgere e sparire tante sigle reali-
ste ma una, una sola ha resistito e resiste orgogliosa su tutte: l’Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon! Curiamolo
con tanto amore il nostro Istituto, unico vero fedele custode della memoria storica del Regno.
Pertanto, compatibilmente con gli impegni personali, cerchiamo di lavorare per lui con grande
serietà. Non importa la quantità di Guardie
d’Onore, ciò che importa veramente è la loro qualità! Proprio perché non siamo un partito politico,
possiamo permetterci di lasciare a casa i pataccari,
i falsi nobili, gli azzeccagarbugli e i megalomani! In
caso contrario, infatti, il nostro Istituto diventerebbe un teatrino e lo condurremmo al declino.
Valorizziamo, inoltre, sempre e al massimo, le gloriose tradizioni militari del nostro esercito e del
nostro Istituto! Se perdiamo di vista il suo “aspetto militare” lo snaturiamo e lo riduciamo a Circolo
Culturale, uno dei tanti…
Infine una raccomandazione: i Signori della
Guardia, come ami spesso chiamarci, caro Ugo,
non sono alle “dipendenze”, sia pure occasionalmente, di nessun’altra associazione monarchica,
paramonarchica o Dinastica. Le Guardie d’Onore
non sono disponibili a fare da “manovalanza” o da
“cornice” a nessuno! Se ti faccio questa precisazione, che so bene essere da te condivisa, è perché so
che questo è accaduto, anche alla Delegazione di
Bergamo che mi onoro di rappresentare.
Ultima esortazione: grande, profondo rispetto per
tutti i Principi Sabaudi perché tutti, Aosta compresi (!), discendono dal Padre della Patria, Sua
Maestà il Re Vittorio Emanuele II!
Riccardo Bevilacqua
W
VERDI
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
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QUOTE
SOCIALI
AMMISSIONE ......................................................
50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard)
..............................................................................
100 Euro (con fascia e cravatta/foulard)
RINNOVI ANNUALI 30 Euro
SOCI SOSTENITORI50 Euro (fino a 100)
SOCI BENEMERITI 100 Euro (oppure oltre)
DIPLOMI DI GUARDIA D’ONORE, GUARDIA
D’ONORE SCELTA, MERITO DI SERVIZIO
50 Euro
I versamenti possono essere eseguiti sul
C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO
NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE
ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
Le coordinate bancarie dell’Istituto sono le seguenti:
numero conto: 000000092139
IBAN (coordinate bancarie internazionali)
IT84R 05390 03201 000000092139
BIC: ARBAIT 33042
Banca Etruria, via Uffici del Vicario n°
45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340
Continuano a pervenire bollettini di conto corrente postale di "ignoti" che hanno dimenticato di scrivere
le proprie generalità .
Al fme di evitare la mancata attribuzione dell'avvenuto pagamento, si pregano le Guardie d'Onore che
avessero erroneamente compilato questi bollettini, di prendere contatto con la segreteria della presidenza,
per poter così evitare di essere considerati morosi.
E le poste accrescono i problemi.
U. d’A.
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GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
AVVISI
ALLARME! A RISCHIO
DISTRUZIONE I CAVALLI D’ITALIA
In seguito a provvedimenti dell’attuale Governo per creare
un indice di ricchezza e quindi di capacità di pagare tasse, si
rischia l’abbattimento di migliaia di cavalli, anche di razze
equine antiche, e, come evidenziato in giornali esteri sopratutto inglesi, di inviare al macello gli animali d’affetto che
hanno sempre affiancato l’uomo nelle sue fatiche, nelle guerre, nei tenzoni, come aiuto terapeutico per bambini disabili,
come compagno e come amorevole familiare. Non a caso si
dice che la civiltà dell’uomo si è diffusa IN SELLA; il rapporto con questo nobile animale è ancestrale, perso nella
notte dei tempi.
Ben lo sapeva anche Giuseppe Garibaldi, che amava la sua
cavalla Marsala fino a coltivarle un prato per il suo pascolo,
al ritorno dalla campagna dei Mille, per i suoi anni di meritato riposo.
Per lei eresse una tomba a Caprera, Comune de La
Maddalena, ed una bellissima lapide, lasciata oggi in rovina
con ingiusta e colpevole negligenza da parte di chi, nel frattempo, si riempie la bocca di falsi amorevoli omaggi all’Eroe.
Dai giornali del 28 dicembre ripresi in tutto il mondo: “Gli
italiani distruggono il loro parco equino nazionale. Ippica sul
lastrico: cavalli macellati e famiglie legate all’indotto in crisi.
Le prime vittime del governo, 15mila cavalli al macello, e
più ne seguiranno, migliaia di famiglie senza lavoro, migliaia
di lavoratori nel settore indotto – impiegati pubblici del settore, allevatori aziende agricole, industrie manifatturiere settoriali, coltivatori diretti – perderanno il proprio reddito.”
Promuoviamo una proposta di legge, una domanda parlamentare seguita da azione popolare,
UNA RACCOLTA FIRME VIA INTERNET.
SALVIAMO I CAVALLI D’ITALIA, NEL NOME
DELLA CAVALLA MARSALA!
SALVIAMO L’ITALIA E GLI ITALIANI DA LEGGI
RESE DISUMANE PER I PIÙ PICCOLI, I PIÙ DEBOLI
ED INDIFESI.
si procederà all’elezione dei delegati provinciali e dei
paesi esteri per il triennio gennaio 2013 – gennaio 2016.
Le elezioni riguarderanno tutte le delegazioni e si
svolgeranno ai sensi e con le modalità di cui all’articolo 11 del regolamento interno.
Come riportato dal suddetto articolo, avranno diritto
di elettorato attivo e passivo soltanto i soci in regola
con il pagamento delle quote sociali, cioè coloro che
avranno versato la quota annuale 2012.
I signori delegati sono pertanto vivamente pregati di
invitare al rinnovo della quota sociale i soci che non
abbiano ancora adempiuto a tale incombenza.
******
LE MONETE DEL REGNO
Privato vende collezione delle monete del Regno d’Italia
quasi completa (mancano unicamente il 20 centesimi
stemma del 1863, il 50 lire stemma ed il 100 lire stem-
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ELEZIONI
Si informa che nel secondo semestre dell’anno corrente
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
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ma del 1864 di Re Vittorio Emanuele II, il 5 lire aquila
sabauda del 1901, il 5 lire quadriga briosa del 1914, il
100 lire impero del 1936 ed il 100 lire littore del 1937 di
Vittorio Emanuele III) composta da 82 monete, certificate – tranne quelle di minimo valore – nella loro autenticità e livello qualitativo, come da documento che si allega a puro titolo indicativo.
Il valore attuale della collezione è di 275 mila euro,
somma sulla quale il venditore è disponibile ad effettuare uno sconto.
Per maggiori informazioni, rivolgersi all’Istituto Nazionale
per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon.
******
MASSIMILIANO
LATORRE E SALVATORE GIRONE
I nostri marò non hanno né televisione né giornali italiani ed hanno chiesto di poter ricevere lettere e cartoline per non sentirsi troppo lontani dall’Italia:
chiunque volesse scriver loro, ecco di seguito l’indirizzo: CONSOLATO GENERALE D’ ITALIA –
MUMBAI – Kanchanjunga Building – 1st Floor 72, G.
Deshmukh Road 400026 (Former Pedder Road); email:
[email protected];
[email protected]
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LA CRAVATTA SOCIALE
La presidenza dell’Istituto vorrebbe far realizzare
alla sartoria Marinella di Napoli un nuovo lotto di
cravatte con lo stemma dell’Istituto, come già fatto
negli scorsi anni.
Gli iscritti interessati all’acquisto sono pregati di prenotarsi mettendosi in contatto con la segreteria della
presidenza, ai recapiti: 06/6793430, fax
06/69925484, e-mail:[email protected].
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SOCI BENEMERITI E SOSTENITORI
Continuiamo la pubblicazione dei nomi delle Guardie
d’Onore che versano all’Istituto una quota superiore
a trenta euro. La lista comprende i seguenti nomi:
Acampora Roberto 50 euro (sostenitore)
Amicarelli Scalisi Antonietta 50 euro (sostenitrice)
Bruno Grandori Marisa 150 euro (benemerita)
Cafiero Gennaro 50 euro (sostenitore)
Chiaserotti Gianlugi 50 euro (sostenitore)
Cremonte Pastorello di Cornour Alessandro 50 euro
Crepaldi Luigi 50 euro (sostenitore)
Ferrari Giancarlo 50 euro (sostenitore)
Frau Marcello 50 euro (sostenitore)
Lembo Alberto 50 euro (sostenitore)
Marinaro Mario 50 euro (sostenitore)
Martinelli Valeria 70 euro (sostenitore)
Mehrlein Adalberto 100 euro (benemerito)
Piazzini Roberto 50 euro (sostenitore)
Pierato Sandro 50 euro (sostenitore)
Pizza Pier Paolo 50 euro (sostenitore)
Pugliese Francesco 50 euro (sostenitore)
Taglioretti Franco 50 euro (sostenitore)
Tonizzo Teresa Assunta 50 euro (sostenitore)
Tura Mirko 100 euro (benemerito)
Vignoli Virginio Agostino 50 euro (sostenitore)
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ISTITUTO NAZIONALE
PER LA GUARDIA D’ONORE
ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
DELEGAZIONE PROVINCIALE DI ENNA
ASSOCIAZIONE AMICI DEL MONTENEGRO
ONLUS
DELEGAZIONE I.N.G.O.R.R.T.T.P
DELL’AUSTRALIA
CONCORSO NAZIONALE ED
INTERNAZIONALE DI CORTOMETRAGGI
- I CORTI DELL’UNITÀ D’ITALIA “IL RISORGIMENTO E LE FIGURE
CHE CONTRIBUIRONO ALL’UNITÀ D’ITALIA”
La Delegazione Provinciale di Enna dell’INGORTP in
collaborazione con la Delegazione dell’INGO- RRTTP
dell’Australia, unitamente all’Associazione Amici del
Montenegro ONLUS indice un concorso Nazionale ed
Internazionale di cortometraggi dedicato a S.M. la
Regina Elena, Principessa del Montenegro. Il concorso si
propone l’obiettivo di raccontare il Risorgimento e
l’Unità d’Italia attraverso i suoi luoghi ed i suoi personaggi. I partecipanti dovranno raccontare storie significative le cui vicende possono essere considerate rappresentative di tale tematica.
REGOLAMENTO
1) Requisiti di partecipazione
Il Concorso è rivolto ai film maker italiani e stranieri
ed alle associazioni. La durata massima del cortometraggio dovrà essere di 15 minuti. Dalla competizione
sono esclusi filmati pubblicitari o contenenti messaggi
promozionali e che non rientrano in quanto specificato
precedentemente.
2) tema del concorso : “Il Risorgimento e l’unità d’Italia
attraverso i suoi luoghi ed i suoi personaggi.”
3) Iscrizione
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Ogni partecipante può proporre al massimo due opere,
anche se sono state già presentate ad altri concorsi. La
quota d’iscrizione al concorso è di € 10,00 da versare
sul conto Poste pay n. 4023 6006 1285 2816 intestato
a Giuseppe Restifo, oppure per i partecipanti esteri,
tramite vaglia postale all’indirizzo indicato all’art. 4 di
questo regolamento.
Tale quota è istituita per coprire le spese di segreteria.
Le spese di spedizione sono a carico dei partecipanti.
4) Invio delle opere. Per la partecipazione al concorso è
necessario inviare il seguente materiale:
a) n.2 copie DVD per ogni opera iscritta al concorso, in
file video di alta qualità, su supporto DVD DATI, in uno
dei seguenti formati digitali: MPEG-4, AVI, MOV, WMV;
b) n. 1 scheda di partecipazione, allegata in fac-simile
in calce al bando, per ogni opera presentata;
c) copia ricevuta di versamento poste pay o vaglia.
Il materiale dovrà essere inviato tramite posta prioritaria o raccomandata, oppure è possibile consegnarlo a
mano alla Segreteria del concorso, entro e non oltre il
31 Agosto 2012 (farà fede la data del timbro postale di
partenza) al seguente indirizzo:
CONCORSO “I CORTI DELL’UNITÀ D’ITALIA”
I.N.G.O.R.R.T.T.P.DELEGAZIONE
PROVINCIALE DI ENNA
C/O INS. GIUSEPPE RESTIFOVIA
LOMBARDIA 394100 ENNA
5) Il comitato organizzatore declina ogni responsabilità
per eventuali danni alle opere durante il viaggio ed il
trasporto.
6) La Commissione esaminatrice del Concorso sarà
composta dal Presidente dell’I.N.G.O.RR.TT.P.
Capitano di Vascello(Ris) Dott. Ugo d’Atri, dal
Delegato Provinciale Ins. Giuseppe Restifo e da esperti
della Comunicazione, delle Arti e della Musica. Fa parte
di diritto della commissione la segretaria del concorso
sig.ra Patrizia Fundrisi.
7) Selezione e Premi
Tutti i cortometraggi pervenuti affronteranno una prima
selezione, che preparerà una short list di 6 finalisti.
Ai finalisti sarà comunicata con congruo anticipo via
telefono ed e-mail la data della serata della
Premiazione, durante la quale, verranno proiettati i
cortometraggi finalisti ed eventuali altri cortometraggi
ritenuti di particolare menzione.
Al termine delle proiezioni sarà resa nota la classifica e
verranno consegnati i premi ai vincitori.
La data della serata di premiazione sarà comunicata tramite pubblicazione sul periodico GUARDIA
D’ONORE, sulla pagina di facebook della
Delegazione di Enna delle G.d’O., a mezzo stampa
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
locale e su siti web.
PREMI
“I CORTI DELL’UNITA’ D’ITALIA”
1° Classificato € 300 Targa e Diploma
2° Classificato € 200 Targa e Diploma
3° Classificato € 100 Targa e Diploma
Premio Speciale Migliore Colonna Sonora
€ 200 Targa e Diploma
8) Le opere inviate non verranno restituite e il comitato
organizzatore si riserva di utilizzare a titolo gratuito per la
durata di un anno, le opere vincitrici per gli usi sociali,
comunicandone agli autori le date ed i luoghi di utilizzo.
9) Diritti dell’opera
L’autore dichiara di essere titolare di tutti i diritti di utilizzazione dell’opera, nessuno escluso, che i contenuti
della stessa non violano le leggi vigenti né i diritti di
alcuno e che l’opera non presenta contenuti a carattere
diffamatorio. In ogni caso, l’autore esenta l’organizzazione da ogni responsabilità per il contenuto del corto
proiettato in pubblico
10) I vincitori dovranno essere presenti di persona
durante la cerimonia di premiazione. In caso di assenza decadranno dal premio che sarà assegnato alla posizione successiva in graduatoria. Il giudizio della
Commissione è insindacabile.
11) L’esito completo del concorso verrà reso noto tramite pubblicazione sul periodico GUARDIA D’ONORE,
sulla pagina di facebook della Delegazione di Enna
delle G.d’O., nonché a mezzo stampa locale e sui siti
web www.guardiadonorealpantheon.it - www.dedalomultimedia.it - www.ennapress.it.
12) Organizzatore del premio: IL Delegato provinciale
di Enna dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon, Ins. Giuseppe Restifo.
13) Accettazione del regolamento
La partecipazione al concorso comporta l’accettazione
incondizionata del presente regolamento da parte degli
autori.
14) A tutti i partecipanti sarà consegnato un attestato
di partecipazione.
15) Norme generali
Il Comitato organizzatore si riserva il diritto di apportare tute le modifiche necessarie alla migliore riuscita
del Concorso.
IL DELEGATO PROVINCIALE ASSOCIAZIONE
DELL’INGORRTTP (Ins.Giuseppe Restifo)
ASS. AMICI DEL MONTENEGRO
(Dott. Roberto Iacovoni)
IL PRESIDENTE NAZIONALE
DELL’INGORRTTP
(Cap.di Vasc.(ris)Dott.Ugo d’Atri
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SCHEDA DI ISCRIZIONE
“I CORTI DELL’UNITA’ D’ITALIA
1. Referente iscrizione
COGNOME E NOME:______________________________________________
RUOLO:_________________________________________________________
EMAIL:___________________________TEL ___________________________
2.Informazioni generali sull’opera:
TITOLO:_________________________________________________________
REGIA.__________________________________________________________
ANNO DI PRODUZIONE:___________________________________________
DURATA:________________________________________________________
FORMATO DI RIPRESA:___________________________________________
SCENEGGIATURA:________________________________________________
FOTOGRAFIA:____________________________________________________
MONTAGGIO:____________________________________________________
MUSICA:_________________________________________________________
SCENOGRAFIA:___________________________________________________
INTERPRETI:______________________________________________________
__________________________________________________________________
SINOSSI:__________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________
3.Informazioni sulla produzione:
NOME E SOCIETA’ DI PRODUZIONE/PRODUTTORE:(indicare se autoprodotto)
__________________________________________________________________
INDIRIZZO E CITTA’:______________________________________________
E-MAIL:_________________________________________________________
TEL:______________________________________________________________
SITO WEB:________________________________________________________
4.Autorizzazioni:
Il sottoscritto__________________________________dichiara di avere la disponibilità legale del cortometraggio sopra
indicato, di autorizzare – in caso di selezione – la proiezione pubblica del cortometraggio senza alcun compenso, durante
la serata della premiazione, e di aver preso visione ed accettato incondizionatamente il Regolamento del concorso, in
tutti i suoi punti.
Autorizza inoltre la proiezione per la durata di un anno a titolo gratuito del cortometraggio, a partire dalla serata
della Premiazione, per gli usi sociali dell’Istituto.
Il comitato organizzatore del concorso, in conformità con le regole stabilite in materia di copyright, considera le
opere ricevute esente da qualsiasi diritto di proprietà artistica o dai diritti che potrebbero appartenere a terzi. Proprio in
quanto partecipanti al concorso, gli autori s’impegnano a garantire gli organizzatori contro qualsiasi azione che potrebbe
essere esercitata contro di loro dagli aventi diritto. Gli organizzatori del concorso non potranno in alcun modo essere
ritenuti responsabili in caso di contestazioni.
Gli autori delle opere sono responsabili dei contenuti delle rispettive opere inviate e della diffusione per mezzo di esse
di musica non originale protetta da diritti d’autore e di musica e/o sulla immagini originali.
In accordo con la Legge 196/03 (Legge sulla Privacy), i dati qui riportati saranno trattati e utilizzati unicamente per
l’organizzazione del concorso e di iniziative ad esso collegate.
Luogo e data:__________________Firma:_______________________________
Per qualsiasi informazione rivolgersi a:
Delegato Provinciale dell’INGORRTTP ENNA
Giuseppe Restifo cell. 339 31 22 929
e-mail [email protected]
Segretaria del Concorso
Patrizia Fundrisi
e-mail: [email protected]
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GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
VIAGGIO IN EGITTO IN OCCASIONE DEL 70°
ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI EL
ALAMEIN (II^) (23 ottobre 1942)
Domenica 21 Ottobre 2012
Incontro all’Aeroporto di Roma Fiumicino e partenza
per il Cairo. Accoglienza in aeroporto e trasferimento
ad Alessandria. Cena e pernottamento.
Lunedì 22 Ottobre 2012
Prima colazione e check out. Visita della città di
Alessandria con pranzo. Il tour comprenderà: le
Catacombe di Kom el Shokafa, la biblioteca
Alessandrina e la Tomba di Vittorio Emanuele III.
Trasferimento ad El Alamein. All’arrivo cena e pernottamento.
Martedì 23 Ottobre 2012
Prima colazione. Visita al Sacrario Militare Italiano e
omaggio ai Caduti in occasione del 70° anniversario
della II^ battaglia. Pranzo. Nel pomeriggio ritorno in
hotel per cena e pernottamento.
partecipanti pari a 19 per l’effettuazione del viaggio.
Per informazioni e prenotazioni, prendere contatto
con la Segreteria della Presidenza dell’Istituto
(066793430) o con la Guardia d’Onore dott.
Armando Pietroni, chiamando il numero
3275904924. Ci si può anche rivolgere direttamente
al Tour Operator attraverso i seguenti contatti:
Roman Feelings by “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” Circonvallazione Gianicolense, 305 00152 Roma e-mail: [email protected] - tel.
06.58237096 cell. 3807153000
Modalità di pagamento delle quote:
- all’atto della prenotazione (da effettuarsi entro il 31
luglio 2012 , via e-mail o per telefono) andrà versato
un anticipo di € 300 a persona a mezzo bonifico su
c/c bancario intestato a “I Viaggi delle Meraviglie
s.r.l.” IBAN: IT27X0303203222010000000227;
dell’avvenuto pagamento andrà data conferma attraverso una e-mail indirizzata al Tour Operator contenente il CRO dell’operazione;
- entro il 23 settembre 2012 andrà versato il saldo
osservando le medesime modalità operative (bonifico
bancario e conferma operazione).
Mercoledì 24 Ottobre 2012
Prima colazione e check out. Trasferimento al Cairo e
pranzo. Visita delle Piramidi di Giza e della Sfinge.
Cena e pernottamento in hotel.
Giovedì 25 Ottobre 2012
Prima colazione e check out. Visita del Museo Egizio
e trasferimento all’aeroporto del Cairo e imbarco su
volo Alitalia per rientro a Roma.
Il nostro Tour leader dall’Italia accompagnerà i viaggiatori per tutto l’itinerario.
Quota per persona 1.050,00 Euro
Supplemento Singola 220,00 Euro
La quota comprende:
Volo Alitalia andata e ritorno Roma – Cairo.
Pernottamento in hotel esclusivi.
Pensione completa durante l’itinerario.
Trasferimenti in Pullman Gran Turismo con Aria
Condizionata.
Guida parlante Italiano dove previsto.
Ingressi ai siti come da programma.
La quota non comprende:
Bevande ai pasti.
Mance.
Quanto non esplicitamente menzionato ne “la quota
comprende.”
È previsto il conseguimento di un numero minimo di
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011
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CRONACA DELLE
DELEGAZIONI
AGRIGENTO
4 novembre 2011
La delegazione delle G. d’O. di Agrigento è stata
invitata dall’amministrazione comunale di Naro
per partecipare alla festa del IV Novembre, celebrata per motivi logistici Domenica 6 novembre.
Ci siamo riuniti in mattinata presso il Sacrato della
Chiesa di Sant’Agostino in Naro per prepararci e
sfilare fino all’interno della chiesa per assistere alle
ore 11,00 alla celebrazione della Santa Messa.
Subito dopo la fine della celebrazione siamo scesi
nei sotterranei della stessa Chiesa, dove sono sepolti i caduti di tutte le guerre della città di Naro, per
l’occasione è stata deposta, da parte
dell’Amministrazione comunale, una corona d’alloro, e da parte nostra G. d’O. un cuscino ricalcante
la forma del nostro stemma Sabaudo fatto con fiori
di garofano. Dopo questo omaggio ai defunti ci si è
recati in corteo al Monumento dei Caduti dove alla
stessa maniera sono stati deposti la corona d’alloro
ed il cuscino con stemma Sabaudo recato dalla
Guardia d’Onore Spina Giovanni Junior.
Ai piedi del Monumento dei Caduti è stato letto
10
dalla G. d’O. Vella Canella Pio il Bollettino della
Vittoria del Generale A. Diaz, suscitando l’emozione di tutti presenti perché era da almeno 20 anni
che non si dava lettura di questo Bollettino, dopo
c’è stato l’intervento del Sindaco Pippo Morello che
ha parlato lungamente dei nostri caduti per la
patria e di quanti eroi sono morti per l’Unità
d’Italia, ringraziando, alla fine, la nostra presenza
così massiccia e partecipativa e bene organizzata.
Alla fine del suo discorso ha passato la parola al
sottoscritto il quale ha delineato e spiegato la
nostra presenza, è stata per la prima volta, infatti
che le G. d’O. agrigentine sono state invitate ad
una manifestazione del genere, quindi si è spiegato
brevemente che siamo le Guardie d’Onore alle
Reali Tombe del Pantheon, un Ente morale sotto la
vigilanza del Ministero della Difesa, e che da sempre il nostro Istituto è presieduto da un militare di
alto rango, che prestiamo volontariamente servizio
di Guardia d’Onore alle tombe dei Nostri Re defunti, sia in Italia che all’estero e che attualmente contiamo oltre 5.000 iscritti.
Al Corteo, oltre all’Amministrazione nel suo completo, hanno partecipato il corpo dei VV. UU. di
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Naro, una rappresentanza dell’arma dei
Carabinieri di Naro, un maresciallo dell’Esercito in
pensione (Che ha manifestato l’interesse a volere
diventare anche lui una G. d’O.) ed una rappresentanza dei reduci e combattenti di Canicattì oltre a
noi
Guardie d’Onore agrigentine: Cangemi
Calogero, Falzone Francesco, Gallo Gasparino,
Racalbuto Vincenzo, Terranova Giovanni, Vella
Canella Grazia Maria Rita, Vella Canella Pio,
Iacona Pino, oltre alle Guardie d’Onore di Catania.
Spina Giovanni Senior, Spina Giovanni Junior, e
Liguori Maria.
ALESSANDRIA
Casale Monferrato, 24 marzo 2012
Si è svolto a Casale il “Ballo dei Cento e non più
Cento”, organizzato dal Circolo dei Cento e non più
Cento del nob. dr. Pierfelice degli Uberti, ispettore
dell’Istituto, che ha dato la propria adesione all’iniziativa.
Erano presenti circa trecento persone, fra le quali
le Guardie d’Onore principe Maurizio Gonzaga,
marchese del Vodice, le principesse Luciana e
Mahera Hassan dell’Afghanistan, il presidente
dell’Istituto, comandante d’Atri, l’on. Alberto
Lembo, il presidente del collegio dei revisori, dr.
Pietroni, gli ispettori dell’Emilia-Romagna, dr.
Arfilli, e della Toscana, prof. dr. G. Duvina, il delegato provinciale di Novara, Marco Lovison, e di
Reggio Emilia, prof. Gaetano Scaravelli, il dr.
Tommaso Cravarezza, Fabrizio Marabello,
Francesca Bianchi, l’arch. Emanuela Milanese,
Carmine Passalacqua, Roberto Ervas, Antonio
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Zaffino, Fabrizio Iseni, il dr. Paolo Rutili, il nob.
avv. Alfonso Marini Dettina, Euristeo Ceraolo, il
nob. avv. Massimo Mallucci de’ Mulucci, il dr.
Alessandro Gelsi, la dr.ssa Isolina Rossi, Andrea
Zerbola, il dr. Martino Castellani e tanti altri.
Il labaro dell’Istituto è salito lungo lo scalone d’onore del palazzo Gozzani di Treville al suono
dell’Inno Sardo; la fanfara dell’Associazione
Nazionale Bersaglieri ha eseguito inni patriottici.
Presenti rappresentanze della nobiltà portoghese,
con S. A. R. il principe dom Henrique de Braganza,
duca di Coimbra; spagnola, con il Re d’Armi, marchese de la Foresta; russa, con il Re d’Armi, nob.
Stanislaw Dumin e gruppi giovanili ucraino e
ungherese, i generali nob. Zavattaro Ardizzi e
Cravarezza, la n. d. Loredana Pinotti degli Uberti,
impareggiabile organizzatrice della serata, i conti
Antona Traversi, il duca de Vargas Machuca, il
principe Guglielmo Giovanelli Marconi.
ASTI
17 marzo 2012
La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore guidata dal Delegato Comm. Giovanni Triberti con un
pullman di 56 persone e due autovetture al seguito
ha partecipato ad Altacomba presso l’Abbazia alla
cerimonia annuale di commemorazione del Re
Umberto II e della Regina Maria Josè, ivi sepolti.
L’Abbazia di Altacomba, ubicata vicino alla città di
Aix le Bains, nella Savoia Francese, è luogo di
sepoltura e mausoleo storico di membri di Casa
Savoia. L’ultimo Re d’Italia Umberto II vi riposa
dal 1983 e la Regina Maria Josè dal 2001. L’evento
è stato organizzato dagli Ordini Dinastici di casa
Savoia con la sapiente e professionale regia del
Conte Carlo Buffa di Perrero, Ispettore per il
Piemonte e la Valle d’Aosta in collaborazione con
l’Istituto Nazionale delle Guardie d’Onore alle
Reali Tomba del Pantheon guidato dal suo grandissimo Presidente Dr. Ugo d’Atri, Capitano di
Vascello. Nella Basilica è stato effettuato per tutta
la durata della cerimonia un servizio di sicurezza
svolto dalle seguenti Guardie d’Onore di Asti:
Ponzone Andrea, Tenente Ghione Nello, Tenente
Scrimaglio Nello, Maresciallo Capo Montani
Umberto, Ispettore Capo Antonino Lo Giudice e
11
Brigadiere Dezani Marcello. Alla cerimonia hanno
presenziato numerosi cavalieri e dame con i mantelli di appartenenza e molte Guardie d’Onore con
mantelli e bandiere, la Delegazione di Asti era presente con 5 bandiere. La S. Messa è stata celebrata
dal Vescovo di Chambery alla presenza delle LL.
AA. RR. Vittorio Emanuele e Marina di Savoia. Ha
partecipato alla cerimonia anche il Presidente
Nazionale di Roma delle Guardie d’Onore Dr.Ugo
d’Atri, persona carismatica, seria e professionale.
In rappresentanza del Sindaco di Asti On. Giorgio
Galvagno era presente, con la fascia, il Consigliere
Maurizio Meda, del Sindaco di Portacomaro Perini
Walter era presente l’Assessore Ines Vespa, del
Sindaco di Valfenera Dr. Paolo Lanfranco era presente l’Assessore Piercarlo Bollito e del sindaco di
Reggiolo era presente il consigliere Gaetano
Scaravelli. La celebrazione è stata resa solenne
anche dalla validissima corale polifonica che ha
eseguito con maestria gli inni sacri. Al termine
della cerimonia Vittorio Emanuele e Marina di
Savoia si sono intrattenuti con i numerosissimi partecipanti tra cui le Guardie d’onore di Asti con cui
hanno dialogato. Sono state scattate foto ricordo
con i Principi, con il Delegato Comm. Giovanni
Triberti, con i sindaci astigiani e con le Guardie
d’onore presenti. L’evento è stato molto sentito
anche perché il 17 marzo 2012 è coinciso con il
giorno di chiusura delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia; nell’occasione è stato
ricordato S.A.R. Vittorio Emanuele II, Padre della
Patria, uno tra gli artefici del processo di unificazione dell’Italia nonché antenato del Re Umberto
II. GG. d’O. presenti: Triberti Giovanni (Delegato),
Bussi Giancarlo (Vice Delegato, alfiere), Caroli
Luigi (segretario), Triberti Lorenzo, Gavazza
Ivano, Scrimaglio Nello, Sobrero Carlo, Bugnano
Piergiuseppe (alfiere), Fassi Michela, Bollito
Piercarlo (alfiere), Meda Maurizio, Risso Luciana,
Agagliati Severino (alfiere), Boraso Diego (alfiere),
Gerbo Giulio, Lo Giudice Antonino, Montani
Umberto, Pagliero Liliana, Dezani Marcello,
Cugnasco Renzo, Amoggi Silvia, Aresca Dino
(alfiere), Ponzone Andrea, Ghione Nello, Chiodini
Gualtiero, Innocenti Ducci Lorenza, Bollito
Federico, Alena Malinouskaya, Calvaccio Rosa.
24 marzo 2012
La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore, con
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il Delegato Comm. Giovanni Triberti, ha presenziato a Milano, nella Basilica di S. Ambrogio, alla
solenne cerimonia in ricordo di tutti i caduti in
terra di Russia – C. S. I. R. e A. R. M. I. R., nella
ricorrenza del 69° anniversario della battaglia del
Don. Alla cerimonia erano presenti autorità civili,
militari e religiose. Ha rappresentato il comune di
Milano, l’assessore Marco Granelli. Presenti alla S.
Messa, officiata da Mons. Giovanni Giacomelli,
capo del servizio spirituale interforze, le associazioni combattentistiche e d’arma con labari e bandiere. Dopo la S. Messa è stata deposta una corona
d’alloro al sacrario dove riposano i resti di soldati
caduti in territorio russo. Al termine è stata visitata la tomba del Vescovo S. Ambrogio, patrono di
Milano, sepolto sotto il presbitero della basilica
ambrosiana, accanto alle reliquie dei santi Gervaso
e Protaso. L’Unione Nazionale Italiana Reduci di
Russia (U. N. I. R. R.) che, ogni anno, in collaborazione con il comune di Milano, organizza la suddetta cerimonia commemorativa, è l’ente che si
occupa della raccolta di notizie sui combattenti italiani morti e dispersi in Russia e ne conserva i
documenti per mantenere vivi nel tempo la testimonianza ed il ricordo del sacrificio di tutti coloro
che combatterono e morirono per la patria. Gdo
presenti: Giovanni Triberti – Delegato, Luigi Caroli
– Alfiere, Federico Bollito, Andrea Pellegrino,
Osvaldo Dezzani, Ivano Gavazza, Romolo Triberti.
26 marzo 2012
La Delegazione delle Guardie d’Onore di Asti, con
il Delegato Comm. Giovanni Triberti, ha partecipato, su invito del Comandante della Guardia di
Finanza, Col. Antonio Borgia, presso l’Insigne
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Collegiata di San Secondo di Asti, alla celebrazione
del Precetto Pasquale. La S. Messa è stata officiata
dal Vescovo di Asti Mons. Francesco Ravinale.
L’evento è stato organizzato dalle interforze,
Questura, Guardia di Finanza e Carabinieri, con i
rispettivi Comandanti: Questore Dr. Felice La
Gala, Col. Antonio Borgia e Col. Fabio Federici.
Erano presenti il Prefetto Dr. Pier Luigi Faloni, il
Consigliere regionale Dott.sa Rosanna Valle e i rappresentanti del comune e della provincia di Asti.
Gdo presenti: Giovanni Triberti – Delegato,
Lorenzo Triberti, Severino Agagliati, Federico
Bollito – Alfiere, Domenico Bussi, Nello Scrimaglio
– Alfiere, Osvaldo Dezzani, Marcello Dezani,
Gianfranco Vaccaneo, Antonello Lilliu, Antonino
Palombo, Ivano Gavazza.
15 aprile 2012
È stata celebrata presso l’Insigne Collegiata San
Secondo di Asti, la Santa Messa in memoria degli
Insigniti A. N. I. O. C. (Associazione Nazionale
Insigniti Onorificenze Cavalleresche) ed è stata
celebrata la festa dell’ Insignito 2012. Quest’anno la
cerimonia ha visto la partecipazione del Segretario
Generale Conte Maurizio Monzani di Firenze.
L’evento è stato organizzato dal Gran Uff. Giuseppe
Scaletta, Guardia d’Onore di Asti, nonché efficiente e
attivo Delegato Provinciale Anioc di Asti, il quale, per
l’occasione, ha presentato la sua pubblicazione:
“Onorificenza, l’altra metà del cielo“, volume da lui
curato sugli insigniti astigiani, con curiosità e informazioni relative a tutte le onorificenze cavalleresche,
distribuito ai presenti. La cerimonia è iniziata con la
Santa Messa concelebrata dal Vescovo emerito di
Roraima (Brasile), anch’egli appartenente all’Anioc e
da Mons. Giuseppe Gallo, Rettore della parrocchia di
San Secondo, nonché Guardia d’Onore di Asti. Alla
manifestazione hanno partecipato, su invito, il
Comm. Giovanni Triberti, Delegato di Asti delle
Guardie d’Onore e signora, ai quali è stato fatto l’onore di sedere al tavolo della Presidenza, durante il
pranzo svoltosi presso il ristorante “Reale“ di Asti.
Nell’occasione è stata consegnata dal Conte Monzani,
al Comm. Giovanni Triberti, una targa raffigurante i
ritratti degli artefici dell’Unità d’Italia, il Re
Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo
Cavour e Giuseppe Mazzini, creata in occasione
della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
BARI
4 Novembre 2011
La delegazione di Bari è stata ufficialmente invitata alle celebrazioni della giornata delle Forze
Armate tenutesi presso il Sacrario Militare dei
Caduti d’Oltremare alla presenza del Presidente
della Repubblica, del Ministro della Difesa, dei
comandi militari della Regione Puglia, dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni combattentistiche e d’arma. Il labaro dell’Istituto,
sostenuto dalla G.d.O. Samarelli, ha fatto il suo
ingresso e sfilato in corteo nel sacrario, suscitando
ammirazione da parte di molti presenti.
Bitonto, 24 Marzo 2012.
Presso la chiesa della Santissima Annunziata si è
svolta la cerimonia di investitura delle nuove
Guardie d’Onore. La messa è stata officiata dalla
G.d.O. Don Luciano Cassano, unitamente a Mons.
Antonio Talacci. Presenti alla cerimonia il Col.
Mariano Grassi in rappresentanza del Comando
Militare Esercito Puglia, il Ten. Milici per la locale
tenenza dei Carabinieri di Bitonto, la dott.ssa Falco
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in rappresentanza del Questore di Bari. Si è registrata la partecipazione dell’Associazione Polizia di
Stato, della Croce Rossa Italiana e di una rappresentanza della delegazione di Lecce guidata dal
delegato M.llo Luigi Mazza, nonché di diverse
Guardie d’Onore.
BERGAMO
11 Dicembre 2011
Terza domenica di Avvento (Domenica Gaudete),
presso la trecentesca chiesa del Santo Spirito in
Bergamo, è stata celebrata la tradizionale
Celebrazione Eucaristica della delegazione provinciale dell’Istituto della Guardia d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon, in suffragio dei defunti della
Real Casa di Savoia. Alla presenza delle Guardie
d’Onore Serpellini Gianmario, Brena Omar, (alfiere), Bressani Claudio Mario, Mossali Gianangelo,
Merelli Cav. Luigi, De Canio Enzo, la corale Santa
Cecilia, formata da 20 elementi e diretta dal
Maestro G. Bertazzoni, ha solennizzato il Sacro
Rito, eseguendo musiche di Mozart. Il celebrante,
M. Rev. Don Sandro Vicentini, nell’omelia, ha sottolineato in particolar modo la figura della
Principessa Mafalda di Savoia che trovò tragicamente la morte nel campo di concentramento di
Buchenwald. Nell’affollata chiesa è stata notata la
presenza del Prof. D’Elia, della delegazione di
Milano, e della contessa Benedetta Suardi, figlia
dell’indimenticata contessa Maria, Dama di Corte
della Regina Elena, oltre che di numerosi amici e
sostenitori. Al termine della funzione religiosa,
alzate al cielo le bandiere del regno, è stato eseguito l’Inno Nazionale Sardo.
Figura della prima Regina d’Italia, Margherita di
Savoia. La visita Organizzata dalla Delegazione di
Bergamo e dal “Circolo Culturale Emanuele Filiberto
di Savoia” ha visto la presenza, oltreché del Delegato
Bevilacqua Cav. Riccardo, delle Guardie d’Onore
Bressani, Merelli, Mossali, e di numerosi amici e simpatizzanti. Nella prestigiosa cornice degli
Appartamenti Reali della Villa Reale il percorso espositivo ha ripercorso tratti personali e privati della vita
di Margherita di Savoia, attraverso l’esposizione di
quadri, oggetti, vestiti, gioielli. Dalla nascita (20
novembre 1851) al regicidio di Umberto I (29 luglio
1990), passando attraverso il suo matrimonio con il
Principe ereditario (22 aprile del 1868) e la nascita a
Napoli dell’erede al trono Vittorio Emanuele III (11
novembre del 1869). La mostra, aperta lo scorso 20
settembre, si è arricchita recentemente grazie alla
principessa Maria Gabriella di Savoia, che su invito
della Fondazione DNArt, curatrice della mostra, ha
prestato ben 5 preziosi manti appartenuti ad Elena di
Montenegro ed a Maria Josè (conservati dalla
Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia), testimonianza tangibile della maestria di artisti, stilisti e
artigiani che concorsero a realizzarli. Proseguendo la
visita nel cuore di Monza ci si è, da ultimo, recati in
visita presso il duomo cittadino, dove si è potuto
ammirare la Preziosa Corona Ferrea - importante
reliquia della Cristianità e Corona del Regno d’Italia,
custodita nella cappella di Teodolinda - e il “Tesoro
del Duomo”.
BOLOGNA
10 Ottobre 2011
Sulle note del Silenzio si è chiusa la solenne cerimonia della “riconsegna” alla cittadinanza del
3 Marzo 2012
La Delegazione di Bergamo (rappresentata dall’alfiere Bressani) ha accolto l’invito dell’amico Delegato
di Novara Cav. Marco Lovison ed ha partecipato
all’annuale celebrazione in memoria dei Caduti della
Guerra d’Africa e di S.A.R. Amedeo di Savoia Aosta,
Eroe dell’Amba Alagi, Viceré d’Etiopia, Medaglia
d’Oro al Valor Militare, organizzata dalla Sezione
novarese dell’Associazione Nazionale Reduci e
Rimpatriati d’Africa (A. N. R. R. A.) e presieduta dal
Gen. Dario Cerniglia. Nell’assolato pomeriggio ci si è
poi recati a Monza per visitare la Mostra dedicata alla
14
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
monumento al Popolano. Il gruppo scultoreo assieme alla statua equestre di Vittorio Emanuele II,
sfrattata dalla Piazza Maggiore durante la repubblica di Salò, ed a quella di Garibaldi hanno subito un radicale restauro conservativo. Il monumento al Popolano si trova nella piazza adiacente al
luogo ove si svolse la battaglia dell’8 Agosto 1848,
il più importante fatto d’armi bolognese del
Risorgimento, a seguito del quale gli austriaci sconfitti lasciarono per la prima volta la città. La delegazione di Bologna per alcuni anni ha segnalato
alle autorità cittadine ed alla stampa locale lo stato
di pericoloso degrado dei tre monumenti.
Finalmente il Commissario prefettizio Anna Maria
Cancellieri, prendendo a cuore il problema ha attivato il recupero dei tre gruppi scultorei. Il Delegato
di Bologna Dionigi Ruggeri, invitato alla cerimonia, vi ha preso parte, con soddisfazione, con una
piccola rappresentanza sfilando assieme alle altre
associazioni d’Arma. Erano presenti oltre al
Direttore generale per al tutela dei beni paesaggistici del Ministero dei Beni Culturali, il Prefetto, il
Sindaco e le altre Autorità civili e militari cittadine.
La bandiera sabauda ha sventolato ancora una
volta in una piazza di Bologna.
14 Ottobre 2011
Quando nel Maggio del 1860 Vittorio Emanuele II
venne a Bologna per la prima volta per conoscere la
città e ringraziare i cittadini per l’annessione al
Regno Sardo, le donne bolognesi vollero dare al
sovrano un segno tangibile della partecipazione
femminile al Risorgimento dal quale, nonostante
l’azione ed il sacrificio di alcune eroine si sentivano
emarginate. La Marchesa Brigida Fava Ghisillieri
Tanari, raccolti i fondi necessari, decise con le altre
signore di donare al Re una bardatura completa da
cavallo. Non si aveva però l’idea di come dovesse
essere un finimento di rango reale ed allora fu
richiesto alle scuderie di Torino di inviare a
Bologna una bardatura usata dal Re. Ne fu così
realizzata una splendida copia ricamata in filo
d’argento con la testiera tempestata di pietre preziose che fu donata a Vittorio Emanuele II durante
la visita ufficiale all’Archiginnasio e che il Re utilizzò il giorno successivo per passare in rassegna
con i bolognesi in delirio di truppe di un esercito
italiano. La bardatura giunta da Torino fu poi
regalata dal Marchese Luigi Tanari al museo del
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Risorgimento che in occasione del 150° anno del
Regno d’Italia, d’intesa con l’Istituto Beni
Culturale della regione Emilia-Romagna ha voluto
restaurare e farne oggetto di una mostra di cimeli.
L’evento è stato presentato in una conferenza stampa in Comune durante la quale Dionigi Ruggeri ha
raccontato i fatti storici e presentato l’I. N. G. O. R.
T. P. La delegazione di Bologna dell’Istituto ha
finanziato la stampa di alcune migliaia di brochure ed ottenuto dalla ditta Rinco una adeguata
attrezzatura per la permanente esposizione della
bardatura nel museo. Il giorno 18 ottobre la mostra
è stata visitata da S. A. R il Principe Emanuele
Filiberto di Savoia, a Bologna per la cena di gala
organizzata dalla delegazione a Palazzo Albergati.
Erano presenti numerose Guardie d’Onore ed
Insigniti degli ordini Dinastici di Casa Savoia.
L’evento è stato oggetto di divulgazione televisiva e
di articoli sul Resto del Carlino, la Repubblica e sul
Corriere della Sera. Il Principe si è intrattenuto a
lungo con il direttore del Museo del Risorgimento
Dott. Otello Sangiorgi e con numerosi rappresentanti de ha ricevuto in dono alcuni volumi editi
dallo stresso museo ed una scatola di tortellini di
cioccolata della ditta Majani, la stessa che nel 1860
organizzò il grande rinfresco la Teatro comunale in
onore di Vittorio Emanuele II.
28 dicembre 2011
La Delegazione di Bologna dell’I. N. G. O. R. T. P.
ed il Vicariato Bolognese degli Ordini Dinastici di
Casa Savoia hanno fatto celebrare una santa messa
in suffragio delle LL. AA. RR. Vittorio Emanuele II
ed Elena di Savoia nella antichissima Basilica di
Santo Stefano. Ha officiato il rito il giovane
Cappellano provinciale delle Guardie d’Onore
Padre Stefano Greco. Tra i presenti, anche di altre
provincie, il Delegato Regionale degli Ordini
Dinastici di Casa Savoia Comm. Roberto Vittorio
Favero, l’ispettore dell’Istituto per la Guardia
d’Onore Cav. Gran Croce Dott. Paolo Arfilli, il
cerimoniere Avv. Adolfo Legnani, i Vicari degli
ordini Dinastici di Casa Savoia di PC. Avv. Marco
Sgroi e di Rimini Comm. Arturo Menghi Sartorio.
18 Marzo 2012
Si è svolta una importante manifestazione che ha
avuto per oggetto l’intitolazione di uno spazio pubblico cittadino denominato largo Vittorio
15
Emanuele II, primo Re d’Italia. Questo evento è
stato possibile grazie all’interessamento della
Delegazione di Bologna che per anni ha richiesto
alle Autorità comunali che la città avesse nuovamente una via o una piazza dedicata al Padre della
Patria. Finalmente in occasione delle celebrazioni
per il 150° della proclamazione del Regno d’Italia,
anche per interessamento del già commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri, Bologna ritorna ad
avere una piazza intitolata al primo Re d’Italia.
Come è noto il monumento equestre al sovrano che
era stato collocato fin dal 1888 nella piazza che
portava il suo nome fu rimosso durante la
Repubblica di Salò; e da quel momento la piazza si
chiamò piazza Maggiore. Alla presenza del comandante la Legione Carabinieri di Bologna, del
comandante della Guardia di Finanza, del
Comandante della Polizia Stradale e della Polizia
Municipale, un rappresentante del Consiglio
Provinciale, alcune Associazioni d’Arma (Alpini,
Bersaglieri,
Marinai
d’Italia,
Cavalleria,
Paracadutisti, UNUCI) del direttore del Museo del
Risorgimento, della direttrice di Casa Carducci e di
altre autorità cittadine, la dottoressa Ilaria
Giorgetti, delegato del Sindaco, ha rivolto un saluto istituzionale ai numerosi cittadini convenuti.
Ospite d’onore è stata la dottoressa Anita
Garibaldi, pronipote del Generale, che ha tratteggiato alcune vicende legate al pensiero dell’illustre
predecessore, rivelando alcuni interessanti aspetti
storici poco noti. Successivamente è intervenuto il
Delegato Dionigi Ruggeri che ha ricordato come
150 anni prima, proprio in quel luogo, Re Vittorio
Emanuele II veniva accolto ed acclamato nella
prima sua visita dai Bolognesi in festa.
Successivamente il Delegato regionale degli Ordini
Dinastici di Casa Savoia Roberto Vittorio Favero ha
ricordato come il 18 Marzo, giorno in cui si stava
celebrando il primo Re d’Italia coincidesse con l’anniversario della scomparsa di Umberto II, ultimo Re
d’Italia. L’intervento di Giuseppe Mioni, già presidente del quartiere Santo Stefano, ha concluso la
celebrazione. Un folto gruppo di Guardie d’Onore
provenienti anche da altre regioni ha fatto da cornice
con labaro e bandiera. Erano infatti presenti:
Alessandro Berghinz, Gianni Ruzier, Vittorio
Berdondini, Riccardo Balzarotti, Amedea Montanari,
Uberto Favero, Antonio Rosati Pepoli, Gualtiero
Cavazza Isolani, Niccolò Rocco di Torrepadula,
Adolfo Legnani Annichini, Antonio Ronchi, Agostino
Pulito, Franco Protti, Romana Innocenti, Pietro Luca
di Windegg, Paolo Carraro, Franco Cacciari, Andrea
De Tomasi, Franco Degli Esposti, Cristiano Lovatelli
Ravarino, Raffaele Galliani. Il Circolo Tennis, poco
distante dal luogo della cerimonia ha offerto un ricco
buffet a tutti i convenuti.
BRINDISI
La delegazione delle Guardie d’Onore di Brindisi
ha concluso le varie manifestazioni per il centocinquantesimo Anniversario del Regno d’Italia (17
Marzo 1861 – 17 Marzo 2011), già fatte durante
l’anno, con quella finale del 17 Marzo 2012 per la
quale è stata allestita una pregevole mostra fotografica con materiale originale ed autentico di
16
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
grande interesse storico che il delegato di Brindisi,
G. d’ O. Cav. Gr. Cr. Gen. Salvatore CHIRIATTI ha
programmato con la preziosa collaborazione del
nostro G. d .O. Comm. Dott. Vincenzo ERRIQUEZ,
il quale, con ardente passione e amor di Patria, ha
messo a disposizione, dopo averla generosamente
presentata, durante l’anno, in numerose altre circostanze, nei comuni pugliesi.
L’interessante materiale storico documentaristico,
frutto di decenni di paziente ricerca dell’autore, è
stato molto apprezzato dai visitatori, dalle scolaresche, dalle autorità e dai soci del Rotary
International in occasione della cerimonia di
chiusura dell’attività denominata “Progetto
Rotary Trulli-Mare” e guidata dall’Arch. Gianni
LANZILOTTI.
La scenografia ha messo in evidenza l’evoluzione della
Bandiera italiana, percorrendo gli anni della sua storia,
con i vessilli di Casa Savoia e dell’Istituto per le
Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon che,
soprattutto i più giovani, hanno ammirato e fotografato con interesse e devozione, per mettere in evidenza il ricordo storico, mai sopito e l’affetto per la
Dinastia dei Savoia la quale, con la secolare saggezza
e con l’esempio costante dei suoi membri ha saputo
meritare entrando così nei cuori e nelle case di tutti
gli italiani.
CAGLIARI
28 agosto 2011
Nella ricorrenza del 67° anniversario della morte
della Principessa Mafalda di Savoia, presso la
Basilica Magistrale di Santa Croce in Cagliari, è
stata celebrata la Santa Messa in suo suffragio. Al
termine della cerimonia religiosa, dopo la lettura
della preghiera, il Coro Santa Cecilia di Cagliari,
diretto dalla G.d.O. cav. Giovanni Pani, ha eseguito l’inno del Regno Sardo “Cunservet Deu su Re”.
Successivamente, in corteo il gruppo delle G.d.O.
con bandiera si è recato nella Piazza Principessa
Mafalda nel quartiere nobile di Cagliari per deporre un cuscino di fiori riproducente lo stemma
Sabaudo. Nell’occasione è stato pronunciato un
sunto della vita della Principessa. La manifestazione è stata seguita oltre che dalle G.d.O. anche da
numerosi passanti che hanno piacevolmente accolto lo svolgersi delle operazioni.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
CALTANISSETTA
4 Novembre 2011
In occasione della festa delle Forze Armate la
Delegazione Provinciale di Caltanissetta è stata
invitata dal Sindaco del Comune di San Cataldo
Dr. Giusepep Di Forti a partecipare alla cerimonia
militare che si è svolta presso il sacello del Milite
Ignoti, presenti alla cerimonie le autorità civili e
militari, le guardie con la propria Bandiera, il
medagliere prov. dell'Ass. Combattenti e Reduci, il
delegato Prof. Enzo Falzone e il Cav. Prof. Luigi
Curatolo ex combattente che ha dato una sua testimonianza.
6 Novembre 2011
La Delegazione Prov. di Caltanissetta è stata invitata dal Sindaco del Comune di Delia Dr. Calogero
17
Messana a partecipare alla cerimonia in occasione
dei festeggiamenti del 4 Novembre e della conclusione del 150° dell'Unità d’Italia. Si è celebrata la
Santa Messa presso la Chiesa Madre, officiata da
Don Carmelo Carvello. Presenti le seguenti GdO:
Calà Arcangelo, Camileri Lelio, Curatolo Luigi, il
delegato Falzone Enzo, Fiocco Agesilao, l'alfiere
Fiocco Giuseppe, Fiorello Rosaria, Natale Filippo,
Riggi Calogero, Stellario Gianluca, Serpente
Sandra. Alla fine della Santa Messa è stata deposta
una corona d’alloro al monumento del Milite Ignoti
con la partecipazione della banda municipale.
20 Novembre 2011
gio presso la Parrocchia San Marco di Caltanissetta
celebrata da Don Giuseppe Alessi presenti le delegazioni di Agrigento ed Enna con le proprie bandiere, alfiere della delegazione di Caltanissetta la
GdO Giuseppe Fiocco. In occasione sono state presentate le Nuove Guardie Giorgio Palmeri, Attilio
Psaila, Antonio Domicoli. A conclusione della
Santa Messa sono stati distribuite delle cartoline
ricordo della Regina Elena. Presenti le seguenti
Guardie: Antolina, Camileri, Carena, Calà, Donato,
D'Oca, Falzone C. il delegato Falzone E., Fiocco
A., Fiorello, Falcone, Giamporcaro, Mannino,
Matraxia, Natale, Pernace, Riggi, Serpente,
Stellario, Scalzo, Sanfilippo, Torna Imbene. In un
noto locale cittadino le Guardie si sono riunite per
una conviviale.
17 Dicembre 2011
Dopo il concerto di Natale tenuto dalla GdO
Pianista Irene Matraxia, organizzato dalla
Delegazione Prov. di Caltanissetta si è svolta una
conviviale in un noto locale cittadino per lo scambio di Auguri.
CUNEO
In occasione della conclusione dei 150° dell'Unità
d’Italia la Delegazione Prov. di Caltanissetta è stata
invitata dalla Società Operaia di M. S. "G. Rizzo"
di San Cataldo. La solenne cerimonia si è svolta
presso Corso Vittorio Emanuele, il delegato Prof.
Enzo Falzone ha salutato le autorità civili e militari presenti. Ad allietare la manifestazione la fanfara dei Bersaglieri "Ten. Livolsi Francesco Emilio"
di Caltanissetta. Presenti le seguenti Guardie:
Andolina Angela, Calà Arcangelo, Camileri
Lelio,Cardella Maria, Dell'Utri Giuseppe, Di
Francesco Eugenio, D'Oca Giovanni, Ferrara
Vincenzo, Fiocco Agesilao, Matraxia Irene, Natale
Filippo, Pernace Giuseppe, Riggi Giuseppe,
Serpente Sandra, Sposito Mario.
27 Novembre 2011
In occasione del 59° anniversario della scomparsa
della Serva di Dio S.M. Elena di Savoia la
Delegazione Prov. di Caltanissetta come da programma ha organizzato una Santa Messa in suffra-
18
15 e 16 gennaio 2011
Una rappresentanza della delegazione di Cuneo si è
recata in Roma per la celebrazione del 133° anniversario di fonazione dell’Istituto, precisamente si
sono recati il Delegato reggente della delegazione di
Cuneo Cav. Uff. Pietro Bruno, G. d’O. Cav. Stefano
Avanzini; G. d’O. Andrea Pano; G. d’O. Gianfranco
GIORDANO. Era presente anche il Delegato di
Cuneo Magg. Matteo MINEO, purtroppo giunto a
Roma, per gravi motivi di famiglia è dovuto rientrare alla propria abitazione. Il giorno 15/01/2011
il Delegato reggente della delegazione di Cuneo
Cav. Uff. Pietro Bruno, ha partecipato al Consiglio
generale che si è tenuto parte nella mattinata e
parte nel pomeriggio, presso l’hotel Minerva di
Piazza della Minerva di Roma; tra una riunione e
l’altra prestava servizio presso le Reali Tombe del
Pantheon. Nella mattinata e nel pomeriggio del
giorno 15/01/2011 le GG. d’O. Cav. Stefano
Avanzini, Andrea Pano, Gianfranco GIORDANO
effettuavano delle ore di guardia presso le Reali
Tombe del Pantheon. Nella serata del 15/01/2011
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
si partecipava tutti alla cena presso il Ristorante
Capranica nell’omonima piazza in Roma, dove vi
erano presenti il Presidente Cap. Vasc. Dr. Ugo
D’ATRI, rappresentanti delle delegazioni da
tutt’Italia (Savona, Asti, Enna, etc.).
16 gennaio 2011
Le Guardie d’Onore di Cuneo si sono recate presso
l’Altare della Patria in Roma per la deposizione di
una corona d’alloro al sacello del Milite Ignoto,
presso il monumento a Vittorio Emanuele II. Al termine della cerimonia, le G. d’O. Cav. Stefano
Avanzini e G. d’O. Andrea Pano indossando il
mantello sfilavano unitamente ai labari e bandiere
dell’Istituto provenienti da tutt’Italia, mentre in
Delegato reggente della delegazione di Cuneo Cav.
Uff. Pietro Bruno e la G.d’O. Gianfranco GIORDANO, sfilavano in borghese indossando la fascia al
braccio. Alle ore 10:30, tutti si partecipava alla
Santa Messa al Pantheon in onore dei Re e delle
Regine d’Italia. Veniva accolta benevolmente la
presenza, sia all’Altare della Patria che alla Santa
Messa al Pantheon, delle LL. AA. RR. Emanuele
Filiberto di Savoia, Principe di Piemonte e Venezia
e consorte Clotilde Courau.
28 gennaio 2011
In Cuneo, in occasione della riunione mensile delle
G. d’O, il Delegato reggente Cav. Uff. Pietro Bruno
dava comunicazione alle Guardie tutte di quanto
discusso durante il Consiglio generale tenutosi in
Roma. La delegazione di Cuneo, rappresentata
dalle GG. d’O. Cav. Davide Damilano, Stefano
Avanzini, Andrea Pano, ha partecipato alla Sacra
Funzione presso la Reale Abbazia di Altacomba (F)
in suffragio di Re Umberto II e della Regina Maria
Josè, alla presenza delle LL. AA. RR. Vittorio
Emanuele e Marina - Duchi di Savoia e Principi di
Napoli. Era presente il Presidente Cap. Vasc. Dr.
Ugo D’ATRI, e rappresentanti delle delegazioni da
tutt’Italia (Savona, Asti, Enna, etc.). Al termine
della SS. MM., le G. d’O. Cav. Stefano Avanzini e
G. d’O. Andrea Pano; compivano una guardia
presso le Reali Tombe, dove vi sono temporaneamente sepolti il Re e la Regina d’Italia Umberto II
e Maria José, in attesa della loro tumulazione nel
Pantheon di Roma.
La Delegazione di Cuneo si è recata in Alba presso
la Chiesa del Monastero Domenicano dedicato alla
Beata Margherita, Principessa di Savoia – Acaja,
Marchesa del Monferrato e fondatrice del
Monastero (dichiarata Beata nel 1669 da Papa
Clemente IX) dove il venerato corpo della Beata
(nata a Pinerolo nel giugno 1390 - morta ad Alba
il 23 novembre 1464) si conserva incorrotto nella
Chiesa del convento, riposto in una urna in vetro e
visibile a tutti i fedeli. La rappresentanza della
delegazione composta dal Delegato G. d’O. Matteo
Magg. Mineo e consorte, con ospiti il Col. Massimo
Biagini e consorte, il Delegato reggente G. d’O. Cav.
Uff. Pietro Bruno e consorte, G. d’O. Cav. Stefano
Avanzini, G. d’O. Andrea Pano, G. d’O. Benito
Guglielmi, G. d’O. Cav. Davide Damilano, G. d’O.
Giuseppe Compagno, G. d’O. Giovanni Seia, G.
d’O. Franca Giovanna Traversa, G. d’O. Valter
Bergia e G. d’O. Maria Assunta Dalmasso con la
figlia e due ospiti. La SS.
MANTOVA
31 marzo 2012
Vera atmosfera di gala alla Rovere, in occasione
della serata dedicata all’Istituto Nazionale per la
Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e
agli Ordini Dinastici di Casa Savoia, alla conclusione del viaggio a cavallo nei luoghi del
Risorgimento, voluto dall’Istituto per celebrare i
150 anni dall’unità d’Italia. Ad aprire la cena il
saluto del vicario di Mantova Nicola Venturelli, che
ha accolto i vicari di Bologna, Bergamo, Firenze e
Alba, 3 aprile 2011
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
19
di Verona, raccontando l’emozione di questo lungo
viaggio, entrando nei sacrari della storia, facendo
notare quanto i nomi degli eroi risorgimentali siano
spesso trascurati o sconosciuti. Mentre conoscere il
nostro passato sarebbe importante, in particolar
modo per i giovani, per poter guardare con fiducia
al futuro. E all’evento non sono certo mancati i
nomi più noti della nobiltà e della mondanità italiana, intervenuti per un’occasione davvero speciale: Francesca Coin, Elisabetta Gnudi, figlia dell’attuale Ministro del Turismo, Stephane Revol, Elena
Cicogna, Raffaella Corsi Bernini, Alessandro Benso
di Cavour, Maurizio d’Acquino, la principessa
Pignatelli, Carlotta della Consulta degli Ordini di
Casa Savoia, la presidente del Lady Circle di
Verona, Lorenza Romano, il presidente della
Round Table di Mantova, Massimo Ferrari, la contessa Maria Pia Montanari, Michaela Meropa
Bianchi, il conte Gian Camillo Custoza di
Colloredo, il conte Gian Aldo Del Bono, e molti
altri, a sottolineare la grande valenza della serata.
Una menzione particolare va ai concittadini, tra
cui, oltre al vicario di Mantova Nicola Venturelli, il
padrone di casa, presidente del circolo La Rovere,
Sandro Signorini, Rosanna Golinelli, in rappresentanza di casa Andreasi, con abito dorato con ricami tono su tono e lo storico Riccardo Braglia, in
giacca orientale rossa e nera. E il fasto delle mise
riportava finalmente agli aristocratici balli che
siamo abituati a vedere nelle grandiose ricostruzioni cinematografiche: abiti lunghi di tesanti preziose per le signore, con sete, ricami pregiati, delicati
broccati, stole a scaldare le spalle dei capi leggeri.
Ad arricchire lo stile gli splendidi gioielli, di certo
in molti casi pezzi storici ereditati dagli avi di famiglia. Insomma: al bando la finta sobrietà che ha
20
contraddistinto, ad esempio, le mise della prima
alla Scala di Milano, perché la sobrietà, come
abbiamo tante volte detto, non sta nell’abito di
sera, bensì nello stile di vita, per esempio nel non
dichiarare, da imprenditore, un reddito più basso
dei propri dipendenti. Ma su questo siamo certi che
il governo provvederà tanto velocemente quanto ha
fatto con l’aumento delle tasse e la diminuzione
delle cifre in busta paga. Tornando alla serata
risorgimentale, questa non ha mancato di avere
connotati solidali, con due iniziative: una a favore
della campagna “adotta un mattone” per sistemare la malconcia rotonda di San Lorenzo, l’altra a
favore dell’associazione Amo Baldo Garda Onlus
che si occupa di bambini disagiati. Durante la serata un nuovo rappresentante dell’ordine delle guardie reali del Pantheon è stato insignito: si tratta di
Roldano Astolfi, ex primario della Pediatria dell’azienda ospedaliera Carlo Poma di Mantova.
MASSA CARRARA
Carrara, 21 aprile 2012
A seguito di una breve cerimonia, è stata intitolata
una Civica Piazza situata nei pressi dell'Ospedale,
alla memoria del Ten. Col. Med.(TO) Dott. Ercole
Barzaghi, Padre del Delegato della Provincia di
Massa-Carrara. Erano presenti il Sindaco Dott.
Angelo Zubbani, il Consigliere Comunale Comm.
Andrea Vinchesi (GDO), il Delegato Dott. Umberto
Barzaghil, le GDO Franzoni, Panzanelli, Schettini,
i familiari, numerosi Cittadini, i Labari
dell'UNUCI, dell'ANMI e delle Famiglie Caduti e
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Dispersi in Guerra. Il Dott. Umberto Barzaghi ha
ricordato, in un breve discorso, la Figura del Padre
già Ufficiale Medico sul Fronte Libico durante il
secondo conflitto Mondiale, decorato di due Croci
al Merito di Guerra e Primario Pediatra presso
l'Ospedale di Carrara fino all'anno 1977 e Past
President del Rotary Club di Carrara e Massa (Paul
Harris). Ha rivolto poi un particolare ringraziamento all'Amico Andrea Vinchesi per essere stato il
promotore dell'iniziativa che ricorderà alle future
generazioni di Medici che si avvicenderanno
nell'Ospedale Cittadino la Persona del Dott. Ercole
Barzaghi, Uomo di grande Modestia, di grande
Cultura, dell'Arte Medica Perito e nell'esercizio di
essa Umanissimo.
MOLISE
Rapporto sull’attività svolta nel periodo che va dal
Dicembre 2010 al Dicembre 2011.
Partecipazione ad eventi e manifestazioni: Messa in
Suffragio dei Caduti per l’Unità d’Italia,
Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2010, presenti:
Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura), Christian del
Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB),
Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo
Zaccaro; Consiglio Generale dell’I. N. G. O. R. T.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
P., Roma, 15 gennaio 2011: Christian del Pinto
(Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB),
Lorenzo Orrino (Del. IS); Anniversario della
Fondazione dell’I. N. G. O. R. T. P., Roma, 16 gennaio 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise),
Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti;
Celebrazione per i 150 Anni dalla Proclamazione
del regno d’Italia, Roma, 17 marzo 2011, presenti:
Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio
Fontana
(Del. CB), Pasquale Venditti;
Celebrazione per i 150 Anni dell’Unità d’Italia,
Cervinara (AV), 4 marzo 2011: Lorenzo Orrino
(Del. IS); Festa dell’Esercito, Campobasso, 24
maggio 2011: Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale
Venditti; Festa della Repubblica, Campobasso, 2
giugno 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg.
Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale
Venditti, Michele Martelli, Gianni Colacci
(Canada), Anacleto Goffredo del Pinto (L’Aquila);
Festa delle Forze Armate, Campobasso, 4 novembre 2011: Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale
Venditti, Nicola Continelli; Messa in Suffragio per i
Caduti dell’Unità d’Italia e per il 70° anniversario
della morte della M. O. V. M. Alfredo Notte,
Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2011: Christian
21
Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS),
Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro; Riunione delle
Gd’O della Delegazione di Campobasso, Termoli
(CB), 20 aprile 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg.
Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale
Venditti, Paolo Zaccaro, Michele Martelli, Alessio
Simigliani, Marco Laureti, Maurizia Capozucca
(simpatizzante), Matteo Gentile (simpatizzante);
Riunione Regionale delle Gd’O Molisane,
Cantalupo (IS), 23 novembre 2011: Christian del
Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB),
Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale
Venditti, Paolo Zaccaro, Francesco Orrino, Alessio
Simigliani, Amato Maio, Maurizia Capozucca (simpatizzante); Riunione Regionale delle Gd’O
Molisane, Cantalupo (IS), 15 dicembre 2011:
Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio
Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS),
Pasquale
Venditti, Paolo Zaccaro, Alessio Simigliani.
Incontri Ufficiali: Incontro con il Gen. Piccotti,
Comandante della Regione Militare Molise,
Campobasso, 10 maggio 2011: Christian del Pinto
(Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB);
Incontro con il prof. Bucci, dell’Università degli
Studi del Molise, Campobasso, 19 maggio 2011:
Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura), Christian del
Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB).
PALERMO
del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del.
CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti,
Paolo Zaccaro, Alessio Simigliani.
Riunioni di Coordinamento: Riunione Regionale
delle Gd’O Molisane, Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2010: Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura),
Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio
22
17 Marzo 2012
Nell’ambito delle manifestazioni promosse per
l’anno in corso, nella Basilica della SS. Trinità alla
Magione, celebrante mons. Don Gino Lo Galbo, ha
avuto luogo la cerimonia in ricordo di S. M. il Re
Umberto II nel 29° anniversario della sua scomparsa. Con la Bandiera della Delegazione, Alfiere
Marcianò Fabio, scorta: Giuseppe Cravatta; Loreto
Galbo e Salvatore Muscaglione, erano presenti con
il Delegato D’Appolito numerosissimi soci per l’occasione accompagnati dai propri familiari.
Successivamente presso il circolo Ufficiali ha avuto
luogo la conviviale pasquale nel corso della quale il
Delegato, consegnando loro la tessera personale ha
presentato le nuove Guardie d’Onore: ALBANESE
Leone; Messineo Salvatore; PAVONE Gaetano; e
VENTIMIGLIA Gaspare.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
RAVENNA
Faenza, 25 Marzo 2012
Nella Chiesa di Santa Maria dell’Angelo è stata
celebrata una Santa Messa in suffragio alla memoria delle LL. AA. RR. Re Umberto II e Regina
Maria Josè: sono ventinove anni consecutivi che si
mantiene questo tradizionale appuntamento, voluto prima dalla contessa Adriana Leonesi
Ricciardelli alla scomparsa del nostro ultimo
Sovrano e mantenuta tutt’oggi dalla nipote dama
di comm. Alessandra Leonesi Ricciardelli Colombi.
Alla Funzione religiosa, officiata da mons.
Giuseppe Piazza, ormai ultra novantenne, ma sempre presente e lucido, sono intervenute circa venticinque Guardie d’Onore, alcune con Manto
dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro di Casa
Savoja, altre con Manto della Guardia.
Nell’Omelia Mons. Piazza ha sottolineato la Sua
ferma volontà di officiare personalmente il Rito
religioso, nonostante una recentissima caduta che
gli ha procurato la frattura di tre costole, per non
mancare a questo incontro, ha inoltre ricordato il
Suo personale interessamento presso il Vescovo di
allora, Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, per otte-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011
nere il nulla osta in perpetuo di officiare questa S.
Messa cosa che, nell’ormai lontano 1983, non era
così scontata.
A fine Funzione il cav. di gr. cr. Roberto Vittorio
Favero ha tracciato un puntuale excursus sulle
tappe che hanno portato all’Unità del Regno
d’Italia sotto la guida di Casa Savoia; dopo la tradizionale “foto di gruppo” ai piedi dell’Altare
Maggiore e lo sfilamento degli Alfieri con le
Bandiere delle Delegazioni intervenute, delle Dame
e Cavalieri e Guardie d’Onore in corteo verso la
Sacrestia, lì ci si è brevemente soffermati per un
ulteriore omaggio a Re Umberto, con il racconto da
parte del cav. Favero di alcuni aneddoti o vicende
di vita del nostro Sovrano, vissuti personalmente
durante le Sue frequenti visite a S. A. R. Umberto
in Portogallo.
RIMINI
2 maggio 2012
Il Delegato Giovanni Ruzzier è stato ricevuto in
udienza da S. E. Claudio Palomba, nuovo Prefetto
di Rimini, al quale ha portato il saluto dell’Istituto
e delle Guardie d’ONORE di Rimini e Provincia, ed
ha donato al Prefetto un libro sulla storia della città
di Rimini. L’incontro si è concluso con una stretta
di mano e le foto di rito.
5 maggio 2012
Il Delegato Giovanni Ruzzier è stato invitato
dall'Associazione Nazionale Granatieri di
Sardegna, sezione di Pesaro, alle cerimonie patrocinate dalla Provincia di Pesaro-Urbino e dal
Comune di Pesaro per ricordare il Generale
23
Gianfranco CHITI decorato di Medaglia di
Bronzo al V. M. per le sue gesta nella
Campagna di Russia del 1942, fattosi successivamente Frate francescano. La conferenza
tenuta nella Sala del Consiglio Provinciale,
sabato 5 maggio, è iniziata con un minuto di
raccoglimento per ricordare i Carabinieri morti
nell'incidente stradale, mentre si recavano al
Raduno di Jesolo. Presenti Autorità Civili e
Militari, i relatori che si sono alternati nel
ricordo del Generale/Frate hanno messo in evidenza la carica di umanità del Chiti. Domenica
6 maggio, dopo la celebrazione della S. Messa
nel Santuario della Madonna delle Grazie, i
convenuti hanno raggiunto il Camposanto
Centrale per rendere omaggio al monumento ai
Caduti di tutte le Guerre ed alla tomba di
Padre Gianfranco Chiti. Il Delegato Ruzzier ha
portato agli organizzatori ed alle Autorità.
Presenti il saluto del Presidente d'Atri
e
dell'Istituto delle GG,d'OO. alle Reali Tombe
del Pantheon.
4 maggio 2012
All’ippodromo militare “Gen. C. A. Pietro
Giannattasio” di Tor di Quinto si è svolta la cerimonia con la quale è stato celebrato il 155° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano,
alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte
Autorità Militari. Alla cerimonia ha preso parte
l’Istituto con il proprio Labaro, Alfiere il Brig.
Capo CC Iannaccone, accompagnato dal Col. Pil.
Caruso, Delegato di Roma e le GG. d’O. Mar. A s.
UPS Monescalchi e James. Erano inoltre presenti il
Presidente dell’Istituto Cap. Vasc. (ris.) d’Atri e le
GG. d’O. Gen. B. Bonelli, Vice Presidente
dell’Associazione Nazionale Granatieri di
Sardegna, Luciani, Presidente della Associazione
Nazionale Artiglieri d’Italia, La Rocca per la
Federazione Italiana Combattenti Alleati e il
Capitano dei Bersaglieri Guacci. Tra le ricompense
conferite alla memoria ai militari italiani caduti in
missione all’estero quella per l’Alpino Matteo
Miotto che portò con se in Afghanistan la Bandiera
del Regno d’Italia.
ROMA
21 aprile 2012
Al turno di guardia solenne erano presenti:
Bianchi, Bilotti, Cesaretti, Coretti, Deiana, Fatucci,
Garofalo, Iannaccone, Mastrosanti (responsabile
del cerimoniale), Monescalchi F. (Forlì-Cesena),
Monescalchi T., Mortolini (Perugia), Nutricati
(Lecce), Petrilli. Rovere, Savarese, Servidio (Rieti),
Venditti.
24 aprile 2012
All’incontro annuale svoltosi al Quirinale tra il
Presidente della Repubblica e le Associazioni
Combattentistiche e d’Arma, l’Istituto era rappresentato dal Presidente del Sodalizio Cap. di
Vasc. (ris.) Ugo d’Atri accompagnato dal
Consultore nob. Avv. Alfonso Marini Dettina e
dal Presidente del Collegio dei Revisori dei
Conti dott. Armando Pietroni. Tra i presenti
anche la G.d.O. Gen. Div. CC. Umberto Rocca
Presidente del Gruppo Medaglie d’Oro al V. M.,
la G. d. O. Ernesto Bonelli, v. Presidente
dell’Associazione Nazionale dei Granatieri di
Sardegna e la G. d. O. Antonio Marocca per la
Federazione dei Combattenti Alleati.
24
5 maggio 2012
L’Istituto ha fatto celebrare una Santa Messa officiata al Pantheon da mons. Daniele Micheletti,
arciprete della Basilica di Santa Maria ad Martyres,
in suffragio dell’on. prof. Alfredo Covelli, per tanti
anni parlamentare e segretario del partito monarchico nonché presidente della Consulta dei
Senatori del Regno, e della consorte Elvira.
Al rito, preceduto dalla deposizione di una corona
d’alloro alla tomba del Re Vittorio Emanuele II,
erano presenti oltre centocinquanta persone, fra le
quali i cinque figli (promotore dell’iniziativa è stato
Giampiero Covelli, medico, Guardia d’Onore), il
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Pelagallo, presidente del Circolo degli Scacchi, il
dr. Ilardi, il nob. dr. Agostino Mattoli, ispettore
dell’Istituto. Al termine della Santa Messa il secondogenito di Alfredo Covelli, dr. Vincenzo Covelli,
ha commemorato la figura e l’opera del padre.
Prima della Santa Messa si è svolto il servizio di
guardia d’onore solenne, cui erano presenti:
Alicicco (Trapani), Ametrano, Bianchi, Bilotti,
Bruno Grandori, Buonfiglio, Caruso (delegato di
Roma), Cesaretti, Coltellacci (Frosinone), Dal
Degan (La Spezia), Deiana, Fatucci, Garofalo,
Goretti, Iannaccone, James, La Longa Mancini,
Luzi, Marotti, Mastrosanti (responsabile del cerimoniale), Miceli (Perugia), Monescalchi, Rovere,
Savarese, Servidio, Spaziani (Grosseto), Stifano,
Vaira, Venditti.
SAVONA
genero, duca prof. Beniamino Caravita di Toritto, i
nipoti, il presidente dell’Istituto, capitano di
vascello dr. Ugo d’Atri, le principesse Luciana e
Mahera Hassan d’Afghanistan, il presidente della
Consulta dei Senatori del Regno, prof. Pierluigi
Duvina, la dr.ssa Anita Garibaldi, il segretario
nazionale dell’Unione Monarchica Italiana, Sergio
Boschiero, il nob. on. Luigi Turchi, il senatore
monarchico Michele Pazienza, il prof. Salvatore
Sfrecola, procuratore generale della Corte dei Conti
del Piemonte, il nob. avv. Massimo Mallucci de’
Mulucci, segretario nazionale di Allenza
Monarchica, S. E. il dr. Antun Sbutega, ambasciatore del Montenegro presso la Città del Vaticano e
lo S. M. O. M., il dr. Massimo Arsetti, segretario del
Partito Real Democratico, il col. Alfonso Cardinale,
il dr. Federico La Longa Mancini, il col. pil. Paolo
Caruso, delegato provinciale di Roma, il dr.
Antonio Buccioni, il dr. Angelo Novellino, l’avv.
Rovere, il dr. Rutili, la dr.ssa Lorenzoni, la dr.ssa
Antonietta Amicarelli Scalisi, il marchese
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
ATTIVITÀ 2011
Il 28 maggio a Genova, alla presenza di S. A. R. la
Principessa Maria Gabriella di Savoia, siamo intervenuti a una Solenne Celebrazione in occasione del
150° Anniversario della proclamazione del Regno
d’Italia, per l’Unità Nazionale e ad un convegno di
studi storici dal titolo: “Casa Savoia e l’Unità
d’Italia”. L’evento, organizzato dal “Comitato
Ligure per le Celebrazioni del 150°”, ha visto la
partecipazione di numerose Guardie d’Onore provenienti dalla Liguria.
L’8 luglio ad Alessandria, in occasione della visita
del Presidente del nostro Istituto Cap. V. (a r.) dott.
Ugo d’Atri, abbiamo presenziato all’inaugurazione
della mostra iconografica “Storia e ruolo della
Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon”.
Il 23 settembre abbiamo colto l’invito a partecipare al “150° Anniversario dell’Unità d’Italia” organizzato dalla Delegazione Provinciale di Novara e
dagli Ordini Dinastici della Reale Casa di Savoia,
Delegazione Piemonte.
L’11 novembre a Torino, in occasione degli eventi
per i 150 anni abbiamo partecipato alla conferenza dal titolo “L’Unità d’Italia attraverso Vini e
Sapori” organizzato dalla Delegazione Provinciale
di Torino in collaborazione con il ristorante “La
Limonaia de La Torre” della Guardia d’Onore
Cesare Grandi.
Con la conferenza su “L’ Unificazione Italiana e l’
Europa 1848 - 1870”, del prof. Aldo Alessandro
25
Mola, il 18 novembre 2011 a Palazzo Doria di
Loano la nostra Delegazione Provinciale ha celebrato il 150° Anniversario della proclamazione del
Regno d’Italia per l’ Unità Nazionale, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e della
Provincia di Savona.
La ricorrenza è iniziata domenica 30 ottobre con il
Viaggio a cavallo nei luoghi storici del
Risorgimento per rievocare la “Battaglia di
Napoleone” del 1795 a cui hanno partecipato i
Cavalieri della Guardia d’ Onore fra i quali Dionigi
Ruggeri Delegato Provinciale di Bologna, Riccardo
Balzarotti Commissario Provinciale di La Spezia e
Claudio Cavallini, Delegato Provinciale di Torino
oltre ad appartenenti alle Forze di Polizia.
Nel drappello vi era anche Miriam Protino, Miss
Liguria 2011 la quale ha accolto con simpatia l’
invito, a cavallo del suo destriero.
I Cavalieri hanno percorso tra due ali di folla il
“caruggio” per poi dirigersi sulla passeggiata a mare.
Dopo aver sostato al “Caffè Gelmo” per il tradizionale “bicchiere della staffa”, hanno deposto una
artistica corona di garofani con al centro un cuscino raffigurante lo stemma sabaudo al Monumento
ai Caduti.
La cerimonia è stata accompagnata dall’ esecuzione del “Silenzio” e dalla lettura della “Preghiera
del Soldato”, alla presenza delle Autorità civili e
militari della provincia e delle Guardie d’ Onore del
territorio.
Al termine del “viaggio”, presso il ristorante “Il
Sestante”, nel porto turistico, si è svolta una presentazione-conferenza relativa agli avvenimenti
occorsi nei luoghi raggiunti dai cavalieri per portare a conoscenza fatti e uomini della nostra storia.
I festeggiamenti sono culminati sabato 5 novembre
con l’inaugurazione della Galleria Sabauda nella
prestigiosa Sala del Mosaico di Palazzo Doria grazie alla preziosa collaborazione della G. d’O.
Vincenzo Panza e dei colleghi dell’ Arma dei
Carabinieri Fabrizio Bava e Roberto Di Tanno,
titolari e curatori di una magnifica collezione di
cimeli, quadri e uniformi storiche dei Carabinieri
Reali; la mostra iconografica sulla “Storia e il
Ruolo della Guardia d’Onore” è stata sapientemente seguita dalle GG. d’ O. della Delegazione
Provinciale delle Alessandria. Il “taglio del nastro”
è stato affidato alla Guardia d’Onore Marina Truffo
Pappalardo.
26
La cena di gala al Grand Hotel Garden Lido insieme alle Autorità locali, è stata l’occasione per l’investitura a “Guardia d’Onore” di Marco Melgrati,
Consigliere Regionale, già Sindaco di Alassio, mentre alla “Cena Sabauda” organizzata al ristorante
“Lab35” venerdì 18 novembre per salutare l’evento, hanno partecipato l’Ispettore Regionale della
Liguria Conte Giacomo Zoppi di Zolasco, le
Guardie
d’Onore con i rispettivi Delegati
Provinciali di Genova Contessa Raffaella Saponaro
Monti Bragadin, di Imperia Dott. Pietro Tomaso
Chersola, di Alessandria Maresciallo Giampiero
Cassero, molte Autorità, tanti amici e una rappresentanza del “Lions Loano Doria.
Il 30 novembre abbiamo sostenuto l’iniziativa
organizzata dall’Associazione Nazionale Famiglie
Caduti e Dispersi in Guerra, con il patrocinio del
Comune di Albenga e dell’Amministrazione
Provinciale di Savona, di inaugurare una lapide
commemorativa dedicata ai militari ingauni caduti sul fronte russo tra il 1941 e il 1943 durante la
Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo partecipato
alla cerimonia con una nostra rappresentanza per
contribuire a mantenere vivo il culto della Patria, il
senso dell’Onore, per custodire e tramandare le glorie e le tradizioni militari della Nazione.
L’ 8 dicembre siamo intervenuti a Pietra Ligure
alla cerimonia d’intitolazione di una piazza dedicata a Re Vittorio Emanuele II a completamento della
dedicazione di vie e piazze della città ai quattro
protagonisti del Risorgimento. Nel mio intervento,
oltre a sottolineare il significato dell’intitolazione al
“Padre della Patria” e a ringraziare il Comune per
l’iniziativa nella persona del Sindaco Luigi De
Vincenzi e dell’Assessore alla Cultura Mario
Carrara, è stato letto un messaggio inviato da S. A.
R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta
indirizzato all’Amministrazione Comunale. Il
Comandante della Stazione dell’Arma dei
Carabinieri e Guardia d’Onore Maresciallo Basilio
Sangiorgi ha garantito l’ordine della manifestazione.
Il 10 dicembre abbiamo partecipato ad un altro
evento importante nel Teatro del Casino di
Sanremo dove ha avuto luogo la conferenza storica
dal titolo “I Carabinieri nell’ Unità d’Italia” a conclusione delle Celebrazioni per il 150° Anniversario
della proclamazione del Regno d’ Italia per l’Unità
Nazionale.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
L’evento è stato organizzato e promosso dall’
Unione Monarchica Italiana (U. M. I.) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, della
Provincia di Imperia in collaborazione con l’ Arma
dei Carabinieri.
Durante la conferenza, il Generale di Divisione
dell’Arma dei Carabinieri Umberto Rocca e
Guardia d’Onore, ha presentato un’interessante e
appassionata relazione sui Carabinieri Reali dalle
Regie Patenti del 1814 a prima Arma del Regio
Esercito nel 1861
Giova ricordare che il Generale Rocca è noto per
essere stato il primo militare italiano ad essere
decorato, in vita e in tempo di pace, della Medaglia
d’Oro al Valor Militare. L’alto Ufficiale è stato
Direttore del Museo Storico dell’Arma ed è
Presidente del Gruppo Medaglie d’ Oro al Valor
Militare d’ Italia.
Il 13 dicembre, sempre a Sanremo, abbiamo avuto
il piacere di incontrare S. A. R. la Principessa
Maria Gabriella di Savoia in occasione della presentazione dei volumi scritti dallo storico Aldo A.
Mola dal titolo “Italia. Un Paese speciale. Storia del
Risorgimento e dell’ Unità”, Edizioni del
Capricorno – Torino, opera già presentata il 18
novembre scorso a Palazzo Doria di Loano in occasione delle Celebrazioni dei 150 Anni organizzate
dalla nostra Delegazione Provinciale.
ATTIVITÀ 2012
L’anno 2012 è iniziato con una conferenza dal titolo “Vittorio Emanuele II, Primo Re d’ Italia e Padre
della Patria” che si è svolta il 9 gennaio a Villanova
d’Albenga per ricordare il 134° anniversario della
Sua scomparsa.
L’evento, realizzato con il patrocinio del Comune,
grazie soprattutto all’interessamento della Guardia
d’Onore Franco Scrigna, si è svolto nella Sala
Polivalente all’interno della quale è stata allestita
la Galleria Sabauda curata da Vincenzo Panza,
Fabrizio Bava e Roberto Di Tanno, tre collezionisti,
i quali hanno creato un interessante percorso storico con l’esposizione di quadri, cimeli, sculture e
documenti di valore riguardanti la Dinastia
Sabauda.
Durante l’incontro abbiamo indirizzato un appello
alle Istituzioni per il rientro delle salme dei Sovrani
d’Italia sepolti all’estero. Dopo il caloroso saluto
del Sindaco Domenico Cassiano è seguita la rela-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
zione del Prof. Stefano Emanuele Monti Bragadin,
dell’Università di Genova, il quale ha appassionato
il pubblico con una interessante e approfondita
lezione sul Risorgimento e ha illustrato la figura di
Re Vittorio Emanuele II sotto il profilo, militare,
politico e umano.
Al termine del convegno, nella Chiesa di S. Maria
del Soccorso, è stata celebrata la liturgia della S.
Messa e il De Profundis in suffragio del “Re
Galantuomo” alla presenza delle Autorità civili e
militari, degli Ordini Dinastici di Casa Savoia e
delle Guardie d’Onore.
La manifestazione si è conclusa con una “cena
sabauda” alla quale, fra gli altri, hanno partecipato il Presidente del “Centro Pannunzio” Prof.
Pierfranco Quaglieni e il Console di Norvegia e
Guardia d’Onore Roberto Tarò.
Il 16 febbraio ad Alassio incontro con S. A. R. il
Principe Emanuele Filiberto di Savoia.
Il 18 febbraio ad Alassio abbiamo rappresentato la
Delegazione
Provinciale
dell’Istituto
alla
“Cerimonia delle Candele” organizzata dalla
“Federazione Italiana Donne Arti Professionali
Affari” (F. I. D. A. P. A.), Distretto Nord Ovest.
Il 18 marzo 1983 moriva a Ginevra Umberto II,
ultimo Re d’Italia.
Per commemorare la scomparsa del Sovrano, il
nostro Istituto e gli Ordini Dinastici e Cavallereschi
hanno organizzato in quella data, come ogni anno,
ad Altacomba, vicino a Aix-les-Bains sul lago di
Bourget, una solenne cerimonia alla presenza dei
Principi di Casa Savoia.
Infatti, come è noto, le spoglie di Re Umberto II
riposano, per suo espresso volere, nell’Abbazia
Reale di Altacomba a fianco di quelle di Re Carlo
Felice, nel dipartimento francese della Savoia dalla
quale Casa Savoia ha tratto le sue origini.
Il 22 marzo all’Hotel Aida di Alassio si è svolta, con
un notevole successo di pubblico, la conclusione
delle Celebrazioni per il 150° Anniversario della
proclamazione del Regno d’Italia.
Per l’occasione è stata allestita, anche in questa
occasione, la Galleria Sabauda ed è stata presentata l’ultima opera letteraria dello scrittore torinese
Dino Ramella dal titolo Amori e selvaggina. Vita
privata di Vittorio Emanuele II, edizioni Ananke.
La manifestazione si è svolta alla presenza del
Presidente dell’Istituto, Ugo d’Atri, del Prof.
Stefano Emanuele Monti Bragadin e del
27
Consigliere Regionale e Guardia d’Onore Marco
Melgrati.
All’evento era presente anche la Marchesa Gemma
Gai del Carretto di Mombaldone.
Sono intervenute le Autorità militari e
l’Associazione Nazionale dell’Arma dei Carabinieri
che ha accompagnato il “Carabiniere Reale”
Antonio Santoriello. A rappresentare il Comune di
Alassio, l’Assessore al Turismo Rinaldo Agostini.
Durante le celebrazioni abbiamo anche voluto ricordare i nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone detenuti in India deplorando l’infamante
scritta “assassini” apparsa a Savona sui manifesti di
solidarietà affissi dal Gruppo “Vanni Folco”
dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia.
Durante la cena di gala è stato letto un messaggio
inviato da S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele di
Savoia ed ha avuto luogo la cerimonia di investitura di dodici aspiranti Guardie d’Onore provenienti
dalle province di Savona, Genova e Alessandria.
L’eleganza del suono dell’arpa, accarezzata eccellentemente dalla musicista Caterina Bergo, ha fatto
da colonna sonora alla serata.
Il 24 marzo abbiamo preso parte al Ballo dei Cento
e non più Cento, a Casale Monferrato evento mondano che nasce da una tradizione del Piemonte
risorgimentale che vedeva nell’antica Capitale del
Ducato di Monferrato la partecipazione al ballo di
metà quaresima di un massimo di 199 persone, a
quel tempo scelte fra non più di 100 della nobiltà e
non più di 99 della borghesia.
Il Ballo ha luogo ogni anno nelle eleganti sale affrescate di Palazzo Gozzani di Treville, uno dei più
begli esempi architettonici del Settecento, dove nel
1847 scoccò la scintilla che diede vita al
Risorgimento italiano. Negli splendidi interni di
questo gioiello barocco si sono ritrovati alcuni protagonisti della nostra storia in particolare gli ultimi
Re di Sardegna e tutti i Re d’Italia, nonché numerosi Principi della Dinastia Sabauda, fatto di cui
resta eco nei nomi ancora assegnati alle sale.
Il nostro Istituto è fra i promotori dell’evento.
È opportuno precisare che durante le celebrazioni
repubblicane dell’ “Unità d’Italia” è stata intenzionalmente occultata la figura di Re Vittorio
Emanuele II mentre, come “Padri della Patria”,
venivano indicati Cavour, Garibaldi e Mazzini,
indubbi protagonisti del Risorgimento, ma mai, ad
esempio si è parlato di Re Carlo Alberto, altro
28
importante interprete di quel periodo storico!
Questa è chiaramente una falsificazione della storia, perché senza il contributo dei Sovrani Sabaudi,
la nostra Nazione non sarebbe la stessa.
Chiediamo alle Istituzioni repubblicane rispetto per
questa millenaria Dinastia! Fra l'altro sarebbe
stato un bel gesto, in questo anno così importante,
far rientrare dall'esilio le spoglie di Re Vittorio
Emanuele III e della Regina Elena, quella di Re
Umberto II e della Sua consorte la Regina Maria
Josè e permettere che finalmente riposino nel
Pantheon!
L'appello arrivava nel giorno in cui il nostro
Istituto, la più antica Associazione combattentistica italiana, celebrava i Re d'Italia e la propria storia di custode dei Sovrani.
L'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle
Reali Tombe del Pantheon, come è noto, è un Ente
morale sotto la vigilanza del Ministero della Difesa.
Conta circa 6 mila iscritti, soprattutto militari, forze
di polizia, professionisti e appartenenti all'antica
nobiltà, eredi di quei Veterani delle guerre risorgimentali che vigilarono sulla tomba di Re Vittorio
Emanuele II al Pantheon, che, da statuto, forniscono
"un tributo di riconoscenza all'Augusta Casa Savoia
che portò all'Unità e alla grandezza dell'Italia”.
La storia della Patria va preservata e per questo
anche la memoria dei Savoia! Nelle celebrazioni
per “l'Unità” si è trascurato il fatto che l'Italia è
nata come Regno; questo non significa essere
monarchici, ma amore per la Storia!
Le Celebrazioni del 150° dell’Unità Nazionale,
anche se si sono concluse ufficialmente, devono
essere, a mio parere, il punto di partenza e non di
arrivo per proseguire nella divulgazione degli avvenimenti di cui si sono resi attori principali i Savoia,
coinvolgendo soprattutto i giovani che rappresentano la nostra vera e unica risorsa.
E, a proposito di giovani, è in dirittura d’arrivo la
prima “Assemblea Generale dei Giovani della
Guardia d’Onore” che si terrà a Roma nei giorni
28, 29 e 30 settembre con il coinvolgimento di oltre
trecento giovani appartenenti al Sodalizio.
UDINE
20 aprile 2012
All'Hotel Astoria di Udine il delegato provinciale
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011
quelle origini contadine che hanno profondamente
influenzato la sua produzione e che hanno costituito il fondamento a partire dal quale l'artista ha sviluppato la propria personalità fino a diventare uno
degli artisti più rappresentativi del secondo novecento italiano.
Alla fine della manifestazione il Generale
Cappellano Guardia d'Onore Monsignor Franco
Millimaci ha consegnato la tessera di Guardia
d'Onore alla nuova recluta Simone Crozzoletto di
anni 16, studente dell'Istituto Tecnico Arturo
Malignani di Udine, che per potere iscriversi ha
dovuto ricevere una particolare dispensa dal
Presidente Ugo d' Atri.
delle Guardie d' Onore alle Reali Tombe del
Pantheon Maurizio Calderari ha organizzato una
conferenza con il famoso pittore friulano Arrigo
Poz che nel mese di marzo ha esposto le sue opere
a Palazzo Ferraioli in piazza Colonna a Roma.
Le caratteristiche del pittore Arrigo Poz che hanno
accompagnato per tutta la sua vita sono la modestia e la genuina origine di friulano agreste.
Ciò che piace soprattutto in Arrigo Poz è il fatto che
egli si è maturato in piena libertà ed indipendenza,
senza mai piegarsi a committenze o a richieste che ne
limitassero la libertà creativa ed interpretativa.
Tale libertà l'ha mantenuta anche nelle numerosissime opere a carattere religioso, affreschi mosaici e
vetrate che hanno contribuito ad arricchire moltissime chiese di Udine e del territorio nazionale.
In tutta la vastissima produzione di Arrigo Poz sia
in Italia che all'estero, ove ha esposto le sue opere
in tutti i continenti, è possibile trovare tracce di
AUSTRALIA
L’attività della delegazione di Dandenong è cominciata nel 2003, ad iniziativa dei signori Pietro e
Vittoria Strangis con la guida del delegato
Salvatore Stagliano, con 20 membri e attualmente
oltre 300 membri. Si organizzano serate tematiche
con cena e musica dal vivo gite in campagna. Il 15
Ottobre 2011 è stato celebrato l’8° anniversario
della sezione City of Greater Dandenong, in concomitanza con le celebrazioni del 150° dell’Unità
d’Italia. Comitato direttivo per 2011-2012: Maria
Marotta, Pietro Marotta, Giovanni Metz, Maria
Metz, Concettina Nicotera, Lina Palermo,
Salvatore Staglianò (Delegato per l’Australia),
Francesco Nicotera, Lina Vilella, Antonio Caruso,
Pietro Strangis, Vittoria Strangis.
W
VERDI
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011
29
PROSSIMI
EVENTI
GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012
Napoli, chiesa monumentale dei Gerolamini, ore
18.30, solenne celebrazione in rito tridentino officiata da padre Sandro Marsala in suffragio dei giovani napoletani caduti nel 1946 per il Re e per la
Patria. La celebrazione, organizzata dalla delegazione provinciale, è rivolta a tutte le associazioni
monarchiche: occorre dare un segnale di unità partecipando tutti!
MERCOLEDÌ 13 GIUGNO 2012
Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio
dei Martiri di via Medina
SABATO 23 GIUGNO 2012
Corato (BA), ore 18, riunione delle Guardie
d’Onore della delegazione provinciale
SABATO 30 GIUGNO 2012
Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19,
Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven.
Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie
DOMENICA 1° LUGLIO 2012
Piazza Armerina (EN), Cenobio di Sant’Andrea,
Solenne Celebrazione Eucaristica in Suffragio della
Veneranda Serva di Dio S.A.R. la principessa reale
Maria Clotilde di Savoia, nel 101° Anniversario della
Morte (25 giugno 1911) ed in suffragio del 1° Gran
Priore dei cenobi di S’Andrea di Piazza Armerina, don
Giovanni Suriano. Programma: ore 10,00 Messa
Solenne; ore 11,30 Canto Lirico del Soprano Donna
Nadia Ester Suriano; ore 12,30 Visita alla Villa e Museo
personale del Barone Vincenzo Cammarata; ore 13,15
Colazione di Mezzodì, presso la Villa del Barone
Cammarata; ore 18,30 antistante la Piazza del Teatro
le G. D. O. saranno salutate dalla cittadinanza, con una
sfilata dei Cavalieri di Plutia in abiti Medioevali ed
30
intrattenuti dalla Banda Medioevale di Timpani e Fiati
di Piazza Armerina; ore 19,30 circa, rientro.
VENERDÌ 6 LUGLIO - MARTEDÌ 10 LUGLIO
2012
VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA
DELLA REGINA ELENA E DEL DOMINIO VENEZIANO (BOCCHE DI CATTARO), Podgorica,
Cetinje, Kotor e Perast. Programma: Venerdì 6
Luglio incontro all’aeroporto di Roma Fiumicino e
imbarco su volo Montenegro Airlines per Podgorica.
Arrivo a Podgorica e trasferimento in hotel a Cetinje.
Nel pomeriggio, incontro con il Patriarca. In serata
Galà dinner e pernottamento a Cetinje. Sabato 7
Luglio Colazione in hotel. Nella mattina visita di
Cetinje con particolare attenzione ai luoghi della
Regina Elena. Deposizione di un omaggio floreale sul
sito della memoria . Trasferimento da Cetinje a Kotor
con pranzo in ristorante. Arrivo in hotel e tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento. Domenica 8
luglio Colazione in hotel. Messa nella splendida cattedrale di Kotor. Pranzo tipico in ristorante locale. Nel
pomeriggio visita di Kotor, con particolare attenzione
agli aspetti della dominazione Veneziana. Cena in
ristorante e pernottamento in hotel. Lunedì 9 luglio
Colazione in Hotel. Visita di Perast e pranzo.
Trasferimento in hotel a Podgorica. Cena in ristorante e pernottamento. Martedì 10 Luglio Colazione e
trasferimento in Aeroporto. Rientro a Roma con volo
di linea Montenegro Airlines. Quota per persona
790,00 Euro; supplemento singola 100,00 Euro.La
quota comprende: pernottamento e colazione in hotel
secondo disponibilità, trasferimenti in pullman GT
come da programma, pranzi e cene come da programma, guida parlante italiano dove indicato. La
quota non comprende: mance, spese personali, quanto non esplicitamente indicato in “La quota compren-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011
de”. Ove fosse necessario Roman Feelings può organizzare trasferimenti da Roma centro città a Roma
Aeroporto: Trasferimento in Mercedes Classe E 42,00
Euro (max 3 pax). Per informazioni e prenotazioni,
prendere contatto con la Segreteria della Presidenza
dell’Istituto (066793430) o con la Guardia d’Onore
dott. Armando Pietroni, chiamando il numero
3275904924. Ci si può anche rivolgere direttamente
al Tour Operator attraverso i seguenti contatti:
Roman Feelings by “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” Circonvallazione Gianicolense, 305 00152 Roma - email: [email protected] - tel.
06.58237096 cell. 3807153000. Modalità di pagamento delle quote: - all’atto della prenotazione ( da
effettuarsi entro il 15 aprile 2012 , via e-mail o per
telefono) andrà versato un anticipo di € 250 a persona a mezzo bonifico su c/c bancario intestato a “I
Viaggi
delle
Meraviglie
s.r.l.”
IBAN:
IT27X0303203222010000000227; dell’avvenuto
pagamento andrà data conferma attraverso una email indirizzata al Tour Operator contenente il CRO
dell’operazione; - un mese prima della partenza
(entro il 6 giugno) andrà versato il saldo osservando
le medesime modalità operative (bonifico bancario e
conferma operazione).
SABATO 21 LUGLIO 2012
Monza, cerimonia in occasione del 112° anniversario
del regicidio di Sua Maestà il Re Umberto I.
Programma: ore 09.45 - Ritrovo in Piazza del
Duomo; ore 10.00 - Formazione del corteo che da
Piazza del Duomo si porterà alla Cappella Espiatoria
(Via Matteo da Campione). Accompagnerà il corteo
la Banda Comunale di Valbrona; ore 10.30 Deposizione delle corone nel Sacello Monumentale
della Cappella Espiatoria alla presenza delle Autorità
Civili e Militari. Esecuzione della Marcia Reale,
dell’Inno Sardo e del Silenzio. Trasferimento alla
Villa Reale; ore 11.30 - Santa Messa in suffragio di S.
M. il Re Umberto I. Seguirà colazione sociale presso
il Salone Reale dell'Hotel de la Ville di Monza (V. le
Regina Margherita, di fronte alla Villa Reale).
DOMENICA 29 LUGLIO 2012
Roma, Pantheon, ore 10.30, Santa Messa in suffragio
del Re Umberto I
DOMENICA 9 SETTEMBRE 2012
Castelfidardo e Loreto (AN), 6° raduno interregiona-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
le delle Guardie d’Onore, organizzato dalla delegazione di Pesaro-Urbino. Programma in via di definizione
SABATO 15 SETTEMBRE E
DOMENICA 16 SETTEMBRE 2012
Palmanova (UD), raduno delle truppe da montagna
di Carinzia (alpenjäger), Slovenia (fanteria di montagna) e Friuli-Venezia Giulia (corpo degli alpini)
VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2012
Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala
Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del
Risorgimento italiano organizza la conferenza “La
letteratura coloniale” – Relatori: prof. Vincenzo
Montuori, prof.ssa Rossana Saccani, prof. Angelo
Rescaglio (convegno in collaborazione con la Dante
Alighieri)
DOMENICA 30 SETTEMBRE 2012
Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19,
Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven. Maria
Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie
Venerdì 12 ottobre 2012
Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala
Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del
Risorgimento italiano organizza la conferenza “La
Croce Rossa nella battaglia di Adua” – Relatore: prof.
Paolo Vanni (Delegato Nazionale alla Storia della
Croce Rossa – Direttore dell’’Ufficio Storico della CRI)
VENERDÌ 26 OTTOBRE 2012
Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala
Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale
da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di
Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “L’esercito italiano nella
guerra di Libia: il generale Felice De Chaurand” Relatore: dott. Leonardo Malatesta (Vice Direttore
Museo Storico del Nastro Azzurro)
VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012
Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala
Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provin-
31
ciale di Cremona dell’Istituto per la storia del
Risorgimento italiano organizza la conferenza “Le ex
colonie italiane da territori occupati a interlocutori
commerciali e culturali privilegiati (Eritrea, Etiopia)”
- Incontro con i corpi diplomatici delle ex-colonie
MERCOLEDÌ 28 NOVEMBRE 2012
Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio
della Regina Elena
VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012
Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19,
Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven.
Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie
GIOVEDÌ 6 DICEMBRE 2012
Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala
Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato
provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia
del Risorgimento italiano organizza la conferenza
“Raimondo Franchetti: esplorazioni e misteri nel
Corno d’Africa” – Relatrice: prof.ssa Valeria
Isacchini (conferenza in collaborazione con
l’Associazione “Gli ex dell’Aselli”)
VENERDÌ 28 DICEMBRE 2012
Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio
del Re Vittorio Emanuele III
ORE
DI GUARDIA
2011
Ecco i nominativi delle Guardie d’Onore, suddivisi per provincia con a fianco il numero delle ore di
guardia effettuate nel 2010.
Il numero delle ore tiene anche conto dei servizi prestati presso le Tombe Reali provvisoriamente all’estero, per le quali sono state attribuite 4 ore per ciascun servizio, così come per le cerimonie di Roma
(anniversario dell’Istituto, gennaio) e di Altacomba (marzo).
Per le messe ufficiali al Pantheon, sono state attribuite 2 ore di servizio.
Si ricorda che i servizi di guardia sono esclusivamente quelli espletati presso le Tombe dei Re e delle
Regine d’Italia (Pantheon, Alessandria d’Egitto, Montpellier, Altacomba), non altri. È stato quindi eliminato dal conteggio (e quindi dal totale) ogni altro tipo di servizio.
Come negli ultimi anni, si è fatto ricorso all’autocertificazione, per economia di personale; si fa peraltro
riserva di effettuare controlli a campione.
Di seguito la serie storica dei totali delle ore di guardia:
1981:
1982:
1983:
1984:
1985:
1986:
1179
1740
2573
3194
4285
4062
1987:
1988:
1989:
1990:
1991:
5055
5578
5388
5985
6110
1992:
1993:
1994:
1995:
1996:
5793
7729
7079
7795
8286
AGRIGENTO Di Cesare 56, Vella Cannella P. 14,
Vella Cannella G. 14
ALESSANDRIA Balbo 2, Cappella 15, Cappelli 8,
32
1997:
1998:
1999:
2000:
2001:
8039
9018
10172
11826
13682
2002:
2003:
2004:
2005:
2006:
16320
11093
8182
8175
5631
2007:
2008:
2009:
2010:
2011:
7170
6255
7319
5436
6142
Capurro Leardi 6, Cordella 2, Debenedetti 4, De
Andrea 13, Di Stefano 8, Ferrari 6, Ferraris 8,
Francese 8, Luxardo 9, Passalacqua 10, Piccoli 8,
Spriano 2, Ulandi 14
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
ANCONA Boeri 6, Brocca 4, Cipriani 4, de Santis
Celsi S. 13, Di Ruvo 9, Gallo 9, Moresi 8, Pace 6,
Silvestrelli 4
COSENZA D’Argenzio 3
AOSTA Calderone 5, Fresia Paparazzo 4, Giannuzzi
5, Olivieri 3, Tomei 5
CUNEO Avanzini 10, Bruno 6, Damilano 2,
Giordano 4, Mineo 4, Pano 6
AVELLINO Genovese A. 19
ENNA Barbagallo A. 1, Barbagallo F. 1, Barbagallo P.
1, Fundrisi 1, Micciché 6, Tabita 7
BARI Cassa 6, Di Girolamo 6, Gadaleta 6, Garribba
4, Interesse 4, Mininno 6, Tarantini 6
BERGAMO Bressani 9, Cotti Cometti 8, Segnini
Bocchia 6
CROTONE Costa 24, Grosso 6, Paturzo 7
FIRENZE Castini 2, Galgani 1, Previero 11, Rispoli 4
FOGGIA delli Carri 10, Calvano 4
FORLÌ – CESENA Arfilli 19
BIELLA Bona 6, Colnaghi 2, Conzon C. 2, Conzon
R. 17
BOLOGNA Galliani R., 4 Spettoli 14
FROSINONE Coltellacci 46
BRESCIA Didiano 7, Spada 24
GENOVA Carlini Zoppi 2, De Martiis 2, Fantini
Monsello 2, Rachero 6, Venturoli 18, Zoppi di
Zolasco 8
BRINDISI Coppola 7
ISERNIA Orrino 8
CAGLIARI Saba S. 6
L’AQUILA Cofini 12, Colasante 22
CALTANISSETTA Domicoli 7, Palmeri 8, Psaila 8
LA SPEZIA Notti 1
CAMPOBASSO Fontana 13
LECCE Cioni 3, Neglia 1, Negro 6, Nutricati 16,
Mazza 15, Murciano 29, Parente D. 7, Parente N. 4,
Parisi 4, Potenza 6, Tarantino 12
CASERTA Amodio 6, Anzevino 38
CATANIA Agosta 9, Arancio 15, Bonaccorsi 10,
Caruso G. 6, Chianella 6, Cuva 7, De Francesco 8, Di
Stefano 15, Frazzetta 9, Giustino 6, Grasso 8,
Guarino 13, La Lota di Blasi 14, Lapis 28, Liquori
26, Lo Presti 22, Novara 13, Occhipinti 9, Rapisarda
18, Russo 15, Schinocca S. 23, Sorbello 7, Spina G.
sr. 26, Spina G. jr. 26, Squillaci 14, Tranchida 7,
Trimarchi 13, Valore 25, Virzì Lacqua 3
CATANZARO Amelio 2, De Nardo 5, Palaja di Tocco
8, Palaja 2
CHIETI Costantino 9, Dal Buono 7, Di Donato 13,
Di Gregorio 7, Di Nardo 9, Di Pietro 7, Di Muzio 14,
Di Salvatore 9, D’Orazio 31, Faieta 15, Fornarola 8,
Frangione 8, Gatto 8, Lancia 4, Liberatore 9, Marino
8, Morelli 6, Natarelli 11, Petrocchi 30, Pizzola 9,
Rapa 8, Rollo 8, Scampoli 13, Spatocco 13, Vita 8,
Vitale 8
COMO Bergamini 2, Brambilla 2, Esposito 2, Noseda
R. 2, Ortelli 22, Peotta 2, Pichierri G. 2, Reina 99,
Robutti 2, Roccato 2
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
LIVORNO Rossi 9, Sirabella 26
MASSA-CARRARA Barzaghi 4, Franzoni 4
MESSINA Arena 4, Ciardullo 8, De Francesco 6, De
Lorenzo 7, Felice 20, Letterio 6, Marino Batà 11,
Mignani 27, Proto 23, Sabato 4, Tortorici 3
MILANO Angiolini 2, Barbieri M. 5, Buelli 2,
Buttafarri 7, Cazzaniga 4, Centis 6, Conti 2, Dalla
Chiara 13, Decorato 4, Di Maria 26, Di Martino 23,
Farina 2, Fasciani 15, Finizio 36, Foletto 2,
Garavaglia 17, Garosci 10, Gasli 2, Giardino 7,
Giraudo 4, Grosso 21, Longo 20, Magni 16, Marinaro
5, Micheli 2, Masciocchi 10, Mastroianni L. 6,
Paltrinieri 6, Panza 2, Piccinelli Cassata 35, Pizzi 8,
Pierato 37, Pugliese 8, Staino 11, Tamburello
Careddu 48, Villa 2, Zappa 4
NAPOLI Bova 8, Fiorentino 6, Riva 32, Romano 7,
Scotti 8, Sautto 8
NUORO Dettori 7
33
PADOVA Biccari 4, Giustiniani 13, Grassi 4, De Palo
4, Del Piero 4, Elardo 4, Scimeca 4, Tarquini 4
Grancagnolo I. 6, Marino Batà 14
TARANTO Bonanno G. 13, Oliva 6
PALERMO Abate 6, Aversano 4, Cavallin 4,
Cravotta 6, D’Appolito 6, Gentile 7, Giarrusso 8,
Marcianò 4, Muscaglione 8, Navarra 4, Nicolicchia 4,
Puleio 6, Velardi 4, Zasa 4
PARMA Carlevarini U. 5, Baroni 6, Ferrari 7
PAVIA Corbella 6, Rivoira 7, Zaffino 10, Murru 22
PERUGIA Ardissone 2, Alessio 2, Barlozzari 25, da
Busti 4, Paoluzi 6
TERAMO D’Addazio 15
TERNI De Angelis 28
TORINO Amisano 2, Bermond E. 2, Bermond M. E.
14, Berutti 2, Cardellini 3, Cresta 2, Curione 8,
D’Amico 2, De Andreis 18, Ferraris 2, Filippi 8,
Franco 2, Giordano 2, Gremo 2, Mollicone 2,
Montanari 2, Murdolo 2, Papurello 93, Pigella 2,
Riccini Bonanate 2, Rossi 2, Settimini 2, Torchia 25,
Villata 118, Zito 2
PESCARA Febbo P. 48, Febbo G. 9, Ruffier 14
TREVISO Trentin 15
PIACENZA Bergamaschi 6, Cavuti 6, Tizzoni 8
TRIESTE Gaspari 1
PORDENONE D’Antona 8, Mascarin 2
UDINE Margiotta 6, Pontelli 8
RAGUSA Piazzese 16, Piccitto 1
REGGIO EMILIA Bompani 7, Scaravelli G. 9, Volta
4, Zani 7
VARESE Delcuratolo 7, Felotti C. 10, Felotti E. 5,
Giussani Gallazzi 63, Mattei 2, Pandolfi 6, Premoli 2
VERONA Braganza 4, Meo 4
RIETI Martini 20, Locci 36, Servidio 11
VICENZA Lamonea 8, Ponza 4
ROMA Ametrano 41, Amicarelli Scalisi 2, Bilotti 2,
Bianchi F. 2, Bianchi M. 30, Buonfiglio G. 208,
Cafiero 5, Calandra 438, Caraffa 2, Caroli 25,
Caruso 2, Ciavarella 2, Cesaretti L. 5, Cesaretti N. 8,
Coculo Satta 2, D’Angelo 41, d’Atri 20, De Angelis 2,
De Nardo 6, Deiana 137, di Brisco 27, di Tosto 4,
Errico A. 25, Fantini 2, Fatucci 19, Furlan 58,
Gagliani Caputo F. 2, Gagliani Caputo D. 2, Garofalo
19, Giglio 2, Glorioso 2, Grassi 2, Imperato 9, James
46, Landi Lauro 25, Maddalena D. 2, Martino 2,
Marini Dettina A. 20, Marini Dettina D. 5, Marini
Dettina G. 7, Marotti 26, Mastrosanti 460, Mereu 2,
Miele 20, Mottola 2, Motolone 78, Mottola 6, Murano
2, Nicolosi A. 60, Oliveri 40, Ortenzi 2, Otta 2,
Pagliaro 30, Palumbo 41, Perciballi 2, Persico 11,
Pesce 68, Petrilli 7, Pietrangeli 10, Pietroni 2, Porro
Papa 256, Rocco 2, Russo 38, Rutili 2, Salvini 2,
Savarese 2, Scuderi 49, Sinibaldi 109, Tripepi 6,
Vaccarella 2, Venditti 25
ROVIGO Garbin 4, Ladogana 11
SALERNO Gatto 6, Stifano 11
SASSARI De Murtas 18
SIRACUSA Fazzino 14, Grancagnolo F. 14,
34
FRANCIA de la Forest Divonne 8, Garrier-Dalbion
17, Torbiero 6
ORE TOTALI 6118
Certamente ci sono omissioni o incompletezze, relative a Guardie d’Onore che non hanno comunicato
quante ore abbiano prestato nel 2011. Si rinnova
pertanto la preghiera di fornire tale comunicazione di
cui si terrà conto nel prossimo numero e solo nel prossimo numero della rivista. In tale occasione verrà
pubblicato l’elenco delle guardie scelte (l’1% della
forza, individuato fra coloro che hanno prestato il
maggior numero di ore di servizio), nonché l’elenco di
coloro che hanno conseguito la medaglia al merito di
servizio (almeno 18 ore nell’anno solare per i residenti nel Lazio, 6 ore per i residenti altrove).
Si ricorda che i relativi diplomi verranno rilasciati,
previa richiesta, al costo di 50 euro (formato grande)
e 30 euro (formato piccolo) più 5 euro per spedizione postale.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
CULTURA
UN FRANCOBOLLO IN AIUTO AL COMIZIO
DEI VETERANI
di Domenico Giglio
Il regno di Sardegna emette i suoi primi francobolli,
con l’effigie di Vittorio Emanuele II il primo gennaio
1851 e così prosegue nelle successive emissioni e divenuto poi Regno d’Italia è sempre il Re Vittorio ad essere effigiato sui francobolli. Seguono poi i francobolli
ordinari dei regni di Umberto I e di Vittorio Emanuele
III sempre con l’effigie dei Sovrani. Le Regie Poste però
non emettono nessun francobollo celebrativo e commemorativo perché sia l’emissione per le nozze d’argento dei Reali Umberto e Margherita, del 22 aprile
1893, sia quella per le nozze di Vittorio Emanuele ed
Elena, non essendo pronte per le date dei due avvenimenti, rimangono a livello “non emessi” o di “saggio”,
di cui si conoscono i soggetti e le prove di stampa,
richiestissime e quotatissime nelle aste filateliche, ma
non arrivano agli sportelli degli Uffici Postali. Bisogna
attendere il 1910 perché le Poste emettano la prima
serie commemorativa dedicata a Garibaldi ed al
Plebiscito Meridionale del 21 Ottobre 1860, dove
appare la scritta “Italia e Vittorio Emanuele” ma non
l’effige del Re. Così pure nel 1911 nella serie di quattro francobolli emessa per celebrare il Cinquantenario
del grande Regno.
Si arriva così al 1928, che è il cinquantenario della
morte del grande Re, ma le regie Poste emettono una
serie di 10 francobolli commemorativi contemporaneamente del quarto centenario della nascita di
Emanuele Filiberto, il “secondo fondatore di casa
Savoia”, e fu pure occasione di un eccezionale carosello storico al quale partecipò il Principe Umberto e la
Principessa Jolanda, e del X anniversario della Vittoria
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
del 1918. E Vittorio Emanuele II? Bisogna attendere il
successivo 4 Gennaio 1929 per vedere l’uscita di un
modesto francobollino, con l’effigie del Sovrano, il
primo francobollo stampato dal nuovissimo Istituto
Poligrafico dello Stato, in Roma e con la nuova tecnica della rotocalcografia. Il suo valore nominale è di 50
centesimi ed un sovrapprezzo di 10 centesimi. L’uso
del sovrapprezzo da parte delle Poste, era iniziato proprio con le emissioni commemorative sopra citate a
favore dei vari comitati istituiti per i festeggiamenti ed
era proseguito anche per le successive emissioni per la
Croce Rossa, l’Anno Santo 1925, anche se non vi era
stato la “ Conciliazione, il VII Centenario Francescano,
la Cassa di previdenza MVSN. E questo sovra premio
di 10 centesimi a beneficio di quale Comitato ? Nei
cataloghi vi sono termini generici, ma nei cataloghi più
specializzati si parla di “Pro Veterani di Guerra”.
Ebbene, il nostro Istituto, prima di assumere nel 1932
l’attuale denominazione era il “Comizio dei Veterani e
Reduci delle Campagne di Guerra Nazionali e
Coloniali”, per cui 10 centesimi dovevano andare a
favore del nostro predecessore. Purtroppo non si conosce la tiratura di questo francobollo ed il suo effettivo
uso postale e quindi non possiamo sapere quanto
abbia contribuito alle casse dell’Istituto, ma rimane il
fatto di aver legato il Comitato dei Veterani alla figura
del primo Re d’Italia, alla tomba del quale i veterani
prestavano il servizio di guardia d’onore.
MORIRE A ROMA. GOFFREDO MAMELI
di Pier Luigi Duvina
Il mattino del 9 Giugno 1872 si dissotterrava in Roma
nella Chiesetta delle Stimmate la cassa di Goffredo
Mameli morto a 22 anni, capitano di stato maggiore
della Repubblica Romana.
La cassa con il coperchio a rovescio, forse per nascondere il nome, fu consegnata al deputato Agostino
Bertani, medico e milite nella difesa di Roma del 1849,
a cui la famiglia Mameli aveva dato la delega.
Lo scheletro era mancante della gamba sinistra ampu-
35
tata, per il resto alcune ciocche di capelli biondi.
Le bande della Guardia Nazionale intonavano l’inno,
che si disperdeva nelle contrade di Roma, per la prima
volta dopo 23 anni.
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta!
Poi il tutto fu composto su di un carro tirato da quattro cavalli. Sul drappo nero del feretro posero la divisa
rossa dei volontari italiani, una spada ed una lira.
L’aveva detto Giuseppe Mazzini: “Lira e spada saranno giusto simbolo della sua vita, sulla pietra che un dì
gli ergeremo in Roma nel camposanto dei martiri della
Nazione”.
I quattro cordoni del drappo funebre erano tenuti da
Giuseppe Avezzana già ministro della guerra, da Carlo
Rusconi già ministro degli affari esteri della
Repubblica Romana, da Nicola Fabrizi e Lante di
Montefeltro generali dei volontari.
Il corteo procede fino a Campo Verano ove Agostino
Bertani rammentò anche con le parole di Mazzini il
poeta caduto “ fra un inno e una battaglia”.
Nacque a Genova dalla nobile Adelaide Zoagli e dal
Colonnello Giorgio Mameli che servì onoratamente la
Regia Marina Sarda.
Goffredo studiò agli Scolopi ove si fece benvolere da
Don Muraglia, professore di retorica, e da un frate ligure di nome Spotorno, professore di greco e di lettere
classiche. Si iscrisse in seguito a legge che dopo solo un
anno abbandonò per fare il poeta e per combattere.
I primi versi del giovane sono modesti e secondo quella poesia allora in voga negli anni ’50-’51. Quindi il
poeta, futuro poeta repubblicano dell’azione e della
guerra, nei primi versi è tutto aspirazioni al molle riposo ed alla contemplazione ideale.
Non avevi vuoto il calice penoso,
E nel sepolcro asceso
Avrai riposo
Dice il Carducci: “Chi, in Itala, tra i diciotto e i ventidue anni, non ha fatto una tragedia, una commedia o
un dramma?”
“Ch’angel canoro intorno ai vostri rami
L’ombra sol goda: e più non speri o brami”
Ne è stato innamorato?
“E te del mondo il vortice,
O angelo d’amore,
Siccome l’aura un cantico,
Siccome l’onda un fiore,
Seco travolge.”
e quell’ardito?
36
“E quanto Dio raccolto
Hai nel virgineo volto…”
e così tenero:
“Pur così bella e pia,
Altro parlar t’udia,
Altro volgevi in cor”
sognando sempre la libertà:
“La mia (bandiera) fra il sangue e ‘l fremito,
Dove si pugna e spera
Rivolti all’avvenir.”
Il Mameli si avvicinò molto a Giuseppe Mazzini nel
1847 esprimendone i concetti nelle poesie: L’alba, Il
secondo anniversario dei fratelli Bandiera, Roma,
Dante e l’Italia.
E quando lo stesso Mazzini ha qualche incertezza e fa
ripiegare la Giovane Italia dietro l’Associazione
Nazionale Italiana, Goffredo Mameli scrive:
La Nuova Italia giovine è morta
Quale Minerva, armata.
Cresce e si fa gigante,
Come il voler di un popolo,
Come il pensier di Dante.
Una, potente e libera
La sua bandiera alzò:
E un nuovo ciel disserra,
Perché la vecchia terra
E il vecchio ciel passò.
E quando Genova, il 10 Dicembre 1846, commemorava il centenario della gloriosa cacciata degli austriaci, scrive:
Ma Balilla gittò un ciottolo.
Parve un ciottolo incantato:
che le case vomitarono
sassi e fiamme da ogni lato.
Ché se il popolo si desta,
Dio si mette alla sua testa,
Il suo fulmine gli dà.
Ed in occasione di un primo moto di Genova per le
riforme e la guardia civica, l’8 Settembre del 1847, il
secondo e più noto canto:
Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Prima a Genova e forse in Italia, sventolò alla processione del 10 Dicembre la bandiera tricolore.
Divenne tenente della Guardia Nazionale, ed allo scoppiar della guerra fu volontario in Lombardia.
Enrico Gallardi così lo dipingeva:
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Gli sfugge il biondo crin sotto il cimiero:
Alle lombarde palpitonne il core:
È il poeta d’Italia e il suo guerriero.
Giuseppe Mazzini lo ricordava dopo la sua morte:
Per me, per noi profughi da vent’anni e invecchiati
nelle delusioni, egli era come una melodia della giovinezza, come un presentimento di tempi che noi non
vedremo, nei quali l’istinto del bene e del sacrificio
vivranno inconsci nell’anima umana e non saranno
come la nostra virtù frutto di lunghe battaglie durate.
Dopo l’armistizio di Salasco, Goffredo tornò a Genova
scrivendo due canti, Milano e Venezia e l’Inno Militare.
In quest’ultimo scrive:
Non deporremo la spada
Fin che sia schiavo un angolo
Dell’Italia contrada,
Fin che non sia l’Italia
Una dall’Alpi al mar.
Questo anelito all’Italia Unita è simile a quanto scriveva Giuseppe Garibaldi tra i dolori della prigione di
Gualeguay:
Io la vorrei deserta
E i suoi palagi infranti,
Pria che vederla trepida
Sotto il bastone del Vandalo.
Il 9 Febbraio 1847 scrive a Giuseppe Mazzini di venire a Roma ove ormai lui risiedeva.
E Mazzini scrisse poi: Colà lo rividi raggiante di novello entusiasmo, nelle file condotte da Garibaldi [….] ne
parlerò io […] Del valore ch’ei mostrò combattendo
nella giornata del 30 Aprile, in ch’ei fu ferito: basti
ch’ei meritò lode e affetto da Garibaldi.
Né ammirerò come colto nella gamba da palla di
moschetto il 3 Giugno e portato all’ospedale dei
Pellegrini ci sostenesse, scherzando e lieto di patir per
la patria, dolori e timori purtroppo avverati dall’avvenire; il coraggio era natura in Goffredo.
Aveva rifiutato all’inizio della guerra il grado di capitano[…] verranno altri più atti di lui […] e non l’accettò se non giacente nel letto, dove gli fu dato il brevetto con l’aggiunta di addetto allo Stato Maggiore.
La ferita, che sembrava a prima vista leggera, s’andò
aggravando, e la cancrena invadente rese, il 19, indispensabile l’amputazione.
Fu fatta maestrevolmente: ed allora sperammo di
averlo salvo…. Gli pareva di non dover morire che
sulla terra lombarda, in faccia all’austriaco.
Era deciso altrimenti…. E morì il 6 Luglio, tre giorni
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
dopo l’occupazione….
Come il fiore della flomide,
egli sbocciò nella notte,
fiorì pallido, quasi a indizio di corta vita, sull’alba:
il sole del meriggio, del meriggio d’Italia,
non lo vedrà.
Nell’Agosto 1872 Giosué Carducci così ricordava il
poeta e l’eroe Goffredo Mameli:
“Se il popolo ricorderà lungamente
O se abbia ricordato quei canti,
io non so;
perocchè anche il popolo italiano,
almeno come ora è,
rispetta più il buon successo
che i propositi buoni,
ammira più la forza che la virtù,
si lascia trarre più al bagliore
che alla bellezza.
Certo per gli animi gentili
Goffredo resterà sempre quale”
Lo salutava il Montanelli:
“quel fiore d’eroismo romano,
il Martire santo Mameli.”
Come l’astro morente arde e balena,
Ferve l’anima mia rinvigorita
Nel bacio della morte, e in ogni vena
Freme la vita.
Addio, per sempre addio,
Sogni d’amor, di gloria!
Addio, mio suol natio!
Addio, diletta all’anima
Del giovine cantor!
E Mazzini così lo ricorda:
Egli accoppiava i due estremi si rari a trovarsi uniti,
che Byron prediligeva, dolcezza quasi fanciullesca ed
energia di leone, da rivelarsi, e la rivelò, in circostanze
supreme.
…nato a vivere di melodie di lira… e …nato soltanto
a trattar la spada…
Così Goffredo Mameli a 22 anni rimaneva a Roma per
sempre.
Come l’aquila del centurione romano piantata in terra
col motto: Hic manebimus optime.
6 Luglio 1849, all’alba: morire a Roma.
Liberamente tratto
da Prose di Giosué Carducci
Bologna, Zanichelli, 1909
37
IL NAUFRAGIO DELLA “ORIA”:
QUEI 4.200 SOLDATI ITALIANI
DIMENTICATI DALLA STORIA
di Maria Lapis
I recenti fatti di cronaca sul naufragio della nave di
crociera Costa Concordia, dai risvolti drammatici,
hanno riportato alla mia memoria vicende ancor più
drammatiche, sconosciute a molti di noi. Il naufragio
della Gaetano Donizetti e della Oria, ove migliaia di
soldati Italiani hanno perso la vita nel nome della
patria, rimasti nell’oblio.
Ma vediamo di ricostruire la storia con quei pochi elementi che si conoscono, ripartendo dai fatti dell’isola
di Rodi a seguito dell’armistizio avvenuto
l’08/09/1943 tra gli Italiani e le forze anglo-americane.
Il 1943 fu un anno decisivo per la 2^ guerra mondiale, ma, di grande tragedia per gli eccidi che coinvolsero decine di migliaia di Italiani nelle isole dell’Egeo,
note come Sporadi Meridionali.
Queste isole furono occupate nel 1912 dal corpo di
spedizione del generale Ameglio, e, tra il 1923 ed il
1936, furono considerate la perla dei nostri possedimenti oltre mare.
In quegli anni vissero un periodo di notevole sviluppo
sotto il governatorato di Mario Lago.
Inizialmente popolate da Greci di religione ortodossa,
da minoranze turche ed ebree nonché da numerosi
italiani immigrati, in estrema tolleranza etnica, vennero progressivamente militarizzate a seguito della
politica mediterranea ed antibritannica di Mussolini,
dislocandovi per anni un contingente di circa 40.000
uomini tra aviazione, esercito e marina.
L’affinità etnica della popolazione greca con gli
Italiani determinò, in questa lunga convivenza, il
nascere di forti legami che, a dispetto della guerra
dichiarata dal regime alla Grecia, avrebbero salvato la
vita di migliaia di Italiani in quegli ultimi tragici mesi
del 1943.
Allo scoppio del conflitto l’impero Britannico avvertì
immediatamente l’esigenza di neutralizzare quelle
isole che rappresentavano una potenziale minaccia
per i suoi traffici, i suoi porti, aeroporti, raffinerie nel
mediterraneo orientale.
Alle ore 19:00 dell’08/09/1943 il comunicato radio
del Generale Badoglio sull’armistizio, veniva captato
anche a Rodi, cogliendo impreparati i vertici militari
e le truppe, ignari di quanto stava accadendo.
Soltanto il 09/09/1943 il Comando Supremo trasmi-
38
se un telegramma che riassumeva molto vagamente le
disposizioni da adottare nei confronti degli ex alleati
tedeschi: “ Egeomil est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione. Qualora fossero prevedibili atti di forza da
parte germanica procedere a disarmo immediato delle
unità tedesche nell’arcipelago. Dalla ricezione del presente messaggio Egeomil cesserà di dipendere dal
comando gruppo armato est 12 et dipenderà direttamente dal Comando Supremo.”
“Tutte le truppe dovranno reagire immediatamente et
energicamente et senza speciali ordini at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da
evitare di essere disarmati e soprafatti. Non deve però
essere presa iniziativa d’atti ostili contro i germanici”.
I tedeschi, però, da subito iniziarono la loro rappresaglia contro i soldati italiani, sentendosi traditi.
Gli ufficiali Italiani attesero invano ordini dal
Comando Supremo, furono lasciati al loro destino ed
alle loro personali iniziative. Ma tutto fu vano.
I tedeschi distrussero la rete di comunicazione rendendo inefficienti tutti i centri di controllo e comando,
provocando così l’isolamento quasi totale dei reparti
dislocati nei vari settori, disgregando e stravolgendo il
modello unitario di difesa delle truppe italiane.
Da qui ordini vaghi, confusi, a volte contraddittori e
privi di una coerente condotta militare unitaria delle
operazioni contro gli ex alleati.
Nel momento più intenso e drammatico della disarticolata resistenza, era mancato del tutto l’appoggio
inglese.
L’impero di suo maestà Britannica era intento ad
organizzare lo sbarco degli americani in Sicilia, ragion
per cui non poteva disperdere forze armate per venire
in soccorso di quei poveri cristi.
Rodi cadde definitivamente nelle mani dei tedeschi.
Le truppe italiane, disarmate con la confisca delle
armi ed il sequestro delle scorte alimentari, venivano
localizzate nelle loro sedi abituali, mentre gli ufficiali
venivano trasferiti frettolosamente in Grecia tramite
un ponte aereo di trenta velivoli.
Con gli stessi velivoli - Ju 52 - arrivavano tedeschi
artiglieri per la sostituzione dei militari italiani ai
pezzi costieri e specialisti che segretamente posavano
mine lungo la costa.
L’esercito italiano, lasciato senza istruzioni, finisce
allo sbando. Iniziò la fuga dei militari sbandati, aiutati dall’attiva collaborazione della popolazione greca
che fece fronte unito contro i tedeschi.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Quelli che, invece, tale fortuna non ebbero, e parliamo di decine di migliaia, vennero fatti prigionieri,
ghettizzati, massacrati.
Vennero trucidati diversi ufficiali italiani.
Rodi divenne una fortezza tedesca, ma doveva alleggerirsi in tempi stretti dalla inutile presenza di 35.000
prigionieri che erano ben lontani dal collaborare col
nemico.
Le limitate risorse ed i magazzini orami semivuoti non
giustificavano la presenza di tante inutile braccia, che,
invece, altrove, sul continente, avrebbero sicuramente
trovato collocazione nel lavoro coatto.
Da qui la necessità per i tedeschi di svuotare Rodi con
un rapido sgombero di quelle bocche superflue ed
ostili.
Venne utilizzato qualunque mezzo per deportare i prigionieri italiani nei lager tedeschi: navi, aerei, natanti
piccoli o grandi, stipandoli all’inverosimile con un
carico di vite umane.
La mattina del 22 settembre del 1943 il piroscafo
“Gaetano Donizetti” di 3.428 tonnellate di stazza, già della Compagnia di Navigazione “Tirrenia”,
sequestrato dalla Kriegsmarine all’armistizio -, fu stipato di ben 1.835 uomini; in realtà i tedeschi ne
avrebbero voluto imbarcare 2.100 ma a malincuore si
resero conto dell’incapienza della nave.
Il Gaetano Donizetti salpò lo stesso 22 settembre del
’43 tenendosi sotto la costa orientale di Rodi; diresse
per su-ovest passò davanti a Lindos e alla 1:10 di
notte del 23/09/1943 venne a trovarsi poco a largo di
Capo Prasso, estrema punta meridionale dell’isola.
Lo scortava una silurante con equipaggio tedesco.
La piccola unità -610 tonnellate- armata con 2 cannoni da 100, era di origine francese col nome “La
Pomone”, quindi passo alla marina italiana col nome
“FR 42” ed infine venne sequestrata dalla
Kriegsmarine divenendo “TA 10”.
Sulle stesse acque navigava il cacciatorpediniere britannico “Eclipse” di pattugliamento tra le isole greche
col compito di incursioni rapide - colpire il nemico e
scappare -, quando nel proprio radar colse i profili
delle due unità contro le quali rapidissimamente apri
il fuoco.
Il Donizetti affondò in pochi istanti trascinando nel
fondo 600 avieri, 1.100 marinai, 114 sottoufficiali e
11 ufficiali, dei quali mai si è conosciuto il loro nome.
Anche il TA 10 affondò sotto le cannonate della
Eclipse.
Fu una vera ecatombe; non vi fu alcun superstite della
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Gaetano Donizetti.
Così avveniva la prima grande tragedia dell’Egeo
dopo la resa di Rodi.
Purtroppo il caso del Donizetti non restò isolato.
I tedeschi continuarono nella loro folle e disumana
deportazione dei soldati italiani verso i Lager, i quali,
non considerati prigionieri di guerra, non godevano
dei benefici della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa.
L’11 febbraio del 1944 alle 17:40 salpò da Rodi per il
Pireo la nave mercantile norvegese di 2.000 tonnellate di stazza, la “Oria”, con a bordo, stipati nelle stive,
4.046 prigionieri italiani - il cui torto era stato quello
di non aderire al nazismo dopo l’armistizio -, ovvero
43 ufficiali, 118 sottoufficiali, 3.885 soldati, 90 tedeschi e l’equipaggio norvegese.
Il 12/02/1944 la nave, mentre arrancava nell’Egeo
col suo carico umano, fu colta da una terribile tempesta e nell’oscurità della notte, senza il conforto di un
faro cui riferirsi, andò a sbattere contro lo scoglio
Medina, presso Capo Sourian, a 20 - 25 miglia per
sud-est dal Pireo, sua destinazione finale; dopo essersi incagliata nei bassi fondali prospicienti l’isola di
Patroklou, chiamata all’ora Gaidano, la Oria affondò
rapidamente, calò di poppa lasciando fuori dall’acqua
la prua incastrata nei massi.
Purtroppo le pessime condizioni meteorologiche ostacolarono i soccorsi che arrivavano solo il giorno successivo: il 13/02/1944.
Tre rimorchiatori italiani e due greci uscirono dal
Pireo e tentarono di avvicinarsi al relitto emergente.
Solo uno il Vulcano poté avvicinarsi al rottame, salvando un naufrago e segnalando che all’interno delle
lamiere c’erano dei vivi che invocavano soccorso dalle
stive come quasi impazziti.
I marinai della Vulcano con eroico coraggio tentarono
di aprire un varco tra le lamiere con fiamme ossidriche, decisi a salvare quegli uomini; ma furono ostacolati dalle mareggiate.
Solo l’indomani 14 febbraio l’altro rimorchiatore italiano il Titano, operando in condizioni meteo meno
proibitive, riuscì a liberare 5 uomini portandoli alla
luce ed alla vita.
In tutto dei 4.200 uomini a bordo di quella carretta
del mare, la Oria, si salvarono solo 37 italiani, 6 tedeschi, 1 greco e 5 uomini dell’equipaggio, incluso il
comandante Bearne Rasmussen ed il primo ufficiale
di macchina.
Agli occhi dei testimoni presenti al naufragio, poveri
39
pescatori del luogo, si presentò una scena agghiacciante; migliaia di corpi senza vita galleggiare nelle
acque gelide dell’Egeo che affiorarono dai flutti per
giorni e per mesi.
Nelle settimane successive al naufragio, i corpi di 250
cadaveri trasportati dal mare sulla terra ferma vennero sepolti dalla popolazione del posto in fosse comuni,
solo successivamente furono traslate nei piccoli cimiteri dei paesi della costa Pugliese e negli anni 50 nel
sacrario dei caduti d’oltre mare di Bari. I resti di tutti
gli altri sono ancora in fondo al mare.
Così l’Egeo vedeva compiersi uno dei più gravi disastri marittimi del mediterraneo e di tutti i tempi.
Eppure la drammatica vicenda della Oria e del sacrificio dei 4.200 italiani - figli, fratelli, mariti, padri -,
sono rimasti nel silenzio per tanti e tanti anni.
Fino ad oggi lo stato Italiano ha dato una sola risposta sulla sorte di quegli uomini: “Dispersi”.
Nel 1955 il relitto fu smantellato dai palombari Greci
per recuperarne il ferro.
Solo nel 2002 il relitto della Oria viene rinvenuto ed
identificato, grazie all’impegno di alcuni subacquei
Greci, coordinati da Aristotelis Zervoudis, che hanno
dato una svolta alla tragedia, filmandone con riprese
subacquee l’entità.
Nei fondali del mare rinvengono gli scheletri di quei
poveri giovani soldati in balia dei tedeschi a cui restavano solo dei poveri oggetti: un cucchiaio, una gavetta, a cui affidavano le loro speranze “mamma ritornerò” “ti voglio bene mamma”.
L’impatto emotivo ed umano di Aristotelis Zervoudis
e dei suoi subacquei fu così forte che li spinse a coinvolgere la comunità locale indagando presso gli anziani dell’isola.
Si identificava così il luogo ove quei 250 corpi senza
vita erano stati sepolti dopo l’affondamento e si
assunse l’impegno di costruire un monumento sulla
spiaggia del naufragio con la partecipazione di tutta
la comunità locale della costiera Greca.
Solo recentemente, grazie alle lunghe e dispendiose
ricerche dei parenti di quelle vittime, si sono rintracciate, tramite la Croce Rossa, le liste dei militari italiani deceduti nel naufragio, compilate in maniera
approssimativa ed imprecisa e conservate negli archivi di Stato.
Finalmente dopo 68 anni quei parenti posso portare
un fiore nel luogo di sepoltura, se pur quel luogo è il
mare.
Ci duole rilevare che i libri di storia, comprese le varie
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enciclopedie che tanto minuziosamente riportano gli
avvenimenti bellici della seconda guerra mondiale,
non facciano un minimo cenno a tali drammatici
eventi.
Ma ancor di più ci duole rilevare che lo stato italiano,
seppur giustamente ogni anno ci ricordi l’atrocità di
quella guerra con commemorazioni ufficiali e filmati
sulle “Fosse Ardeatine” o “Le Foibe”, non abbia mai
speso un pensiero sulla tragedia di quei patrioti.
Eppure in 20.000 non tornarono più a casa lasciando nello strazio altrettante famiglie.
Dalla resistenza di quei militari italiani inizierà, attraverso il grande sacrificio pagato con la ribellione attiva ed il rifiuto di aderire al nazismo ed alla
Repubblica Sociale, il percorso che dall’08/09/1943
condurrà l’Italia verso la libertà ed a far parte delle
nazioni democratiche.
Ed allora ci chiediamo: può lo Stato arrogarsi il diritto di quale storia onorare e quale storia cancellare?
Riteniamo proprio di no!
MARIA PIA DEL PORTOGALLO
di Carlo Bindolini
Il 5 luglio 2011 moriva la Regina Maria Pia del
Portogallo, nata Principessa di Casa Savoia, che riposa nella cripta della Basilica di Superga accanto ai
Principi ed ai Re della sua famiglia d’origine.
Maria Pia era la figlia quintogenita di Re Vittorio
Emanuele II e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Da quel matrimonio nacquero otto figli, dei quali solo
cinque sopravvissero: il 2 marzo 1843 nacque la primogenita, Maria Clotilde, detta Kekina, che somigliava moltissimo al padre e che rimase sempre la sua
preferita; il 14 marzo 1844 nacque il primo maschio,
che fu chiamato Umberto e che ebbe il titolo di
Principe di Piemonte, la cui nascita fu salutata da
grandi feste in tutto il Regno; il 30 maggio 1845 nacque Amedeo che ebbe il titolo di Duca d’Aosta; l’11
giugno 1846 Oddone, Duca del Monferrato, nato
infermo e destinato ad una vita in felicissima; il 16
ottobre 1847 un’altra femmina che fu chiamata
Maria Pia.
Maria Pia fu tenuta al fonte battesimale dal Nunzio
Apostolico a Torino presso la Corte dei Savoia,
Monsignor Antonucci, Arcivescovo di Tarso, a nome
del Papa Pio IX.
Fu chiamata proprio Maria Pia in omaggio al
Pontefice allora regnante, che fu suo padrino di bat-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
tesimo per volontà del nonno, Re Carlo Alberto. La
scelta del nome e del padrino non era stata casuale: in
quel delicato momento storico Pio IX era considerato
il Papa delle speranze italiane e pertanto avvicinarsi al
Papa significava alienarsi l’Austria ed era quanto
desiderava appunto il Re Carlo Alberto.
Maria Pia rimase presto orfana della madre, la Regina
Maria Adelaide, che scomparve il 20 gennaio 1855,
poco dopo avere dato alla luce il suo ottavo figlio,
quando lei aveva solo sette anni.
Trascorse la sua gioventù accanto alla sorella maggiore Clotilde a Palazzo Reale di Torino; le due
Principesse ebbero per governatrici la marchesa
Pallavicino di Priola e la contessa Natalia de Foresta,
entrambe molto religiose, come risulta dalle pagine
del diario della sorella maggiore, la Principessa
Clotilde.
L’unione matrimoniale tra la giovane Principessa
Maria Pia di Savoia e Dom Luigi di Braganza fu
vagheggiata e consigliata già nel 1861 dal Conte di
Cavour, che voleva aumentare il prestigio della
Dinastia Sabauda anche attraverso unioni matrimoniali con le altre Case Regnanti d’Europa e pertanto
aveva inviato a Lisbona il Marchese Caracciolo di
Bella, in missione straordinaria, per sondare il parere
del Re del Portogallo, Dom Pedro V di Braganza, ottenendo, dalle prime trattative, risultati già incoraggianti. Ne aveva quindi informato Re Vittorio
Emanuele II, padre della futura sposa, che in un
primo momento fu esitante, perché a quell’epoca la
Principessa Maria Pia non aveva ancora compiuto
quattordici anni ed era ancora troppo giovane anche
per dei semplici progetti di matrimonio, benché fosse
molto giudiziosa, seria ed anche un po’ malinconica,
almeno in apparenza, ma precoce tanto che le si davano almeno sedici anni.
Alcuni mesi dopo questi primi sondaggi, Dom Pedro
V morì di febbre malarica e l’11 novembre 1861
divenne Re del Portogallo suo fratello Dom Luigi,
duca di Porto, che assunse il titolo di Re Luigi I del
Portogallo.
Luigi I era nato a Lisbona il 31 ottobre 1838 ed era il
figlio della Regina Maria II de Gloria e del Principe
Reggente del Portogallo Ferdinando II, Principe di
Sassonia Coburgo-Gotha.
Quando divenne Re del Portogallo, Luigi I aveva solo
ventitré anni e non era preparato a regnare, ma occorreva assicurare l’avvenire della dinastia. A tal fine
vennero riprese le trattative matrimoniali con la Casa
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
di Savoia ed il nuovo sovrano inviò a Torino il marchese de Souza che si incontrò con il marchese
Caracciolo di Bella. Il diplomatico portoghese, nel
ricordargli il colloquio avuto l’anno precedente con il
defunto Re Dom Pedro V, gli consegnò un ritratto del
suo sovrano, facendogli intravedere il desiderio che
quest’ultimo aveva di chiedere in sposa la giovane
Principessa sabauda Maria Pia. Il marchese
Caracciolo di Bella consegnò il ritratto a Re Vittorio
Emanuele II e gli riferì del colloquio avuto con il
diplomatico portoghese. Il Re gradì quanto gli venne
riferito e volle incontrare personalmente l’inviato portoghese. L’unione matrimoniale fu conclusa e pochi
mesi dopo venne ufficialmente dichiarata.
A rafforzare inoltre i legami sabaudo-lusitani, occorre
tenere in considerazione che il Re Vittorio Emanuele
II conservava un riconoscente ricordo dell’ospitalità
che il Portogallo aveva tributato a suo padre, Re Carlo
Alberto, durante il suo esilio, che ne aveva lenito e
confortato le amarezze della solitudine e della malattia. Inoltre il Sovrano sabaudo, attraverso il matrimonio di Maria Pia, mirava non solo alla grandezza della
dinastia, ma anche all’affermazione dell’Italia nel
Mediterraneo. Sembra poi che la stessa Principessa,
quando vide il ritratto del futuro sposo, abbia esclamato: “pas mal!”
Le nozze furono fissate per il 27 settembre 1862. In
quella data venne celebrato il matrimonio a Torino,
per procura, ed il giovane Re, non potendo essere presente di persona, fu rappresentato dal Principe
Eugenio Emanuele di Carignano, già Comandante
della marina sarda, Luogotenente del Re durante
tutte le guerre, Luogotenente civile a Napoli, combattente a Gaeta. La cerimonia nuziale si svolse nella
Cappella della Sacra Sindone, nel Duomo di Torino,
che era anche la Cappella di Corte. A benedire le
nozze fu chiamato Monsignor Charvaz, Arcivescovo
di Genova. Maria Pia indossava un abito bianco con
un lungo strascico sorretto da nobili paggi.
Contrariamente alla sorella maggiore, Clotilde, che
aveva sposato il Principe Gerolamo Napoleone per
obbedire alla ragion di Stato ma che non nutriva alcuna ambizione di cingere una corona, Maria Pia non
aveva mai nascosto il desiderio di diventare un giorno
Regina.
A Genova ebbe luogo la “consegna” della sposa alla
nuova famiglia secondo l’antico rituale. Maria Pia
compì tutto questo cerimoniale con “grande dignità e
compostezza”. Poi la sposa s’imbarcò a Genova sulla
41
corvetta “Bartolomeo Dias”, scortata da navi portoghesi ed italiane per il suo nuovo regno: il Portogallo.
Una squadra di tre navi portoghesi era giunta il 20
settembre precedente a Genova per prelevare la sposa.
Il successivo 6 ottobre 1862 fu celebrato il matrimonio portoghese in un’adeguata cornice di feste e manifestazioni popolari. Anche l’ingresso alla reggia di
Lisbona era avvenuto tra grandi festeggiamenti, mentre la squadra navale italiana faceva le manovre a
fuoco in onore dei Sovrani che ordinarono copiose
oblazioni ai poveri ed alle istituzioni di beneficenza.
Una delle prime visite di Maria Pia nella sua seconda
Patria fu nella città di Oporto, dove diciotto anni
prima era morto il suo avo, Re Carlo Alberto, oppresso da un dolore senza conforto.
Le nozze a Lisbona furono seguite da tre giorni di
feste. Luigi, e con lui l’intero paese, caddero sotto il
fascino della spumeggiante Principessa italiana. In lei
era spiccato l’orgoglio della sua origine ed il suo fiero
portamento piacque ai portoghesi, amanti per tradizione antica degli atteggiamenti alteri. Le simpatie
che si formarono attorno alla giovanissima Regina
non si smentirono mai, nemmeno nei momenti più
difficili della vita portoghese; grande fu il suo contegno regale, in piena armonia con il carattere tradizionale della nazione portoghese.
Gli sposi abitarono nel grande palazzo di Ajuda, edificio neoclassico della prima metà del XIX secolo nei
sobborghi di Lisbona.
La giovane Regina si sentiva sola nelle sale del grande palazzo, con un marito sicuramente innamorato
ma con dieci anni più di lei e la cui aspirazione alla
felicità era quella di un buon borghese di Germania.
Ella si trovò attorniata da una Corte antiquata e noiosa, in un paese del quale non conosceva la lingua.
Provava nostalgia per la sua Torino, per la società
brillante e coltivata che attorniava Casa Savoia e suo
malgrado ne risentì. Esternamente la sua unione con
Luigi fu felice, benché i due sposi fossero diversi di
carattere e nonostante la differenza di età.
Luigi aveva un temperamento romantico, che rifuggiva dal fasto della Corte, benché indossasse l’uniforme
di ammiraglio ricoperta di croci e di decorazioni, e
poneva attenzione alle arti ed alle lettere ed ai versi di
Dante. Lasciò volentieri ai suoi ministri la direzione
della politica dello Stato; era modesto, timido, di modi
semplici, amava trascorrere il suo tempo tra i libri, i
pennelli e la musica.
La Regina era invece di temperamento forte ed ener-
42
gico, amava il potere ed il fasto, le cerimonie di Corte,
i cortei reali, le gradi feste. Fu altera e regale sul trono;
aveva ereditato dal padre la prodigalità. Per assecondare i gusti della sua giovane sposa, il mite Sovrano
portoghese alla vigilia delle grandi feste di Corte faceva reclutare tutti i camerieri disponibili a Lisbona,
perché, indossata la livrea di gala, popolassero le
grandi sale di Palazzo Reale. Maria Pia trovava nel
fasto la giusta cornice della sua bellezza femminile,
amava comparire nelle cerimonie con il mantello di
porpora e d’ermellino, si ornava di gioielli lussuosi,
usava sontuose carrozze, amava i baciamani dalle
soglie della reggia alla sala del trono. La sua alterigia
scompariva però nell’intimità; sapeva prevenire le
richieste, era fedele e sensibile alle amicizie e non
dimenticò mai le prove di devozione, come mai
dimenticò le mancanze di riguardo ricevute.
Il 28 settembre del 1863, un anno dopo il matrimonio, venne alla luce il primo figlio della coppia reale:
Carlo Ferdinando Luigi Maria Vittorio Michele
Raffaele Gabriele Gonzaga Saverio Francesco d’Assisi
Giuseppe Simone di Braganza, il futuro Re Carlo I del
Portogallo.
Per festeggiare l’evento, Re Vittorio Emanuele inviò a
sua figlia un magnifico braccialetto ornato da sei grossi brillanti e mandò a Lisbona il Duca d’Aosta ed il
Principe Eugenio di Savoia Carignano, con una squadra di sette navi tra le quali, simbolicamente, l’Italia,
la Vittorio Emanuele e la Maria Adelaide.
Il piccolo principe biondo ricevette il battesimo il 20
ottobre 1863 dalle mani del cardinale patriarca di
Lisbona nella chiesa di San Domenico, la parrocchia
reale situata dietro al teatro D. Maria; il padrino era il
Duca d’Aosta, fratello preferito di Maria Pia, la
madrina, assente, sua sorella Clotilde, triste
Principessa Bonaparte, rappresentata dalla Duchessa
di Terceira, prima dama d’onore della Regina.
La personalità di Maria Pia del Portogallo scaturisce
da una serie di lettere che ella scrisse all’amica
Virginia Panizzardi, che era stata la sua insegnante di
pittura a Torino. Da queste lettere intime traspaiono i
sentimenti di grande umanità della Regina, i suoi sentimenti di sposa, di madre, di amica, e fanno rivivere
dinnanzi a noi la figura di una Principessa che mal
doveva adattarsi in una Corte ben diversa da quella
nella quale era nata e cresciuta, affollata da cortigiani, avventurieri, donne galanti e gaudenti. Così la
Regina appena salita al trono di confidò accoratamente all’amica appoggiandosi alla sua saldissima
GUARDIA D’ONORE N. 3 - 2012
fede religiosa: “Il mio pensiero si ferma tante e tante
volte sui dolci ricordi della mia infanzia, sì cari al mio
cuore. Ho lasciato con molto dolore la mia cara
Patria, che io amo tanto, al pari della mia città nativa. Oh, io prego spesso il Signore che mi dia la grazia
di rivederla presto!”
La vita di Corte esigeva che la Regina vi tenesse con
dignità e con grazia il proprio ruolo: “Quest’anno mi
diverto molto, abbiamo già avuto due serate danzanti e altre due se ne preparano, di cui una sarà in costume e mascherata…Luigi è tanto buono; montiamo
spesso a cavallo e ciò mi diverte molto…”
Alcuni mesi dopo, Maria Pia dette alla luce il suo
secondo figlio, nel Palazzo di Ajuda nacque il 31
luglio del 1865 il Principe Alfonso Henriques, i cui
padrino e madrina furono Napoleone III e
l’Imperatrice Eugenia.
Maria Pia, come sua sorella maggiore Clotilde, nutriva un profondo affetto per il fratello malaticcio
Oddone, una tenerezza toccante, e, nel novembre del
1864, ottenne che egli potesse passare qualche tempo
presso di lei a Lisbona.
Maria Pia non poté dimenticare le accoglienze ricevute in Italia quando, tre anni dopo il suo matrimonio,
fu a Firenze, allora capitale del Regno, sposa e Regina
diciottenne, il 22 novembre 1865. Accompagnata dal
Principe Amedeo e dal Principe Eugenio di
Carignano, tenendo sulle ginocchia suo figlio, futuro
Re del Portogallo, Carlo Duca di Braganza, venne
ricevuta solennemente a Palazzo Pitti, poi assistette
alla serata di gala alla Pergola, prima di partire per
Torino. Fu quella la prima festa di Palazzo Pitti data
dal Re, alla quale presero parte anche la Principessa
Clotilde e da Duchessa di Genova. La morte del carissimo fratello, avvenuta a soli vent’anni, a Genova, il
22 gennaio 1866, dette a Maria Pia un dolore profondo.
Nella primavera del 1868 ebbe occasione di ritornare
a Torino per il matrimonio di suo fratello maggiore, il
futuro Re Umberto I, che sposava la cugina,
Principessa Margherita di Savoia. Tra le teste coronate presenti alla cerimonia vi erano il Re di Sassonia, il
Principe Reale di Prussia, futuro Imperatore Federico
III, l’Arciduca Luigi-Vittorio, fratello cadetto
dell’Imperatore Francesco Giuseppe, il Duca
d’Edimburgo. Tutti poterono ammirare la Regina del
Portogallo, che entrava in chiesa al braccio di suo
padre, vestita con un abito di velluto blu scuro che
metteva in risalto la sua meravigliosa capigliatura. Poi
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Maria Pia andò a Venezia, dove fu accolta trionfalmente dalla folla, e continuò il suo viaggio per
Monaco, Ems e Parigi, applaudita in ogni luogo nel
fulgore della sua bellezza.
Se la Regina Maria Pia aveva gioito nel 1870 allorché
l’assemblea nazionale spagnola aveva chiesto ufficialmente a suo fratello prediletto, Amedeo Duca d’Aosta,
di accettare la corona di Spagna, solo tre anni dopo,
il 13 febbraio 1873, aveva dovuto provare il grande
dolore di accogliere alla stazione di Lisbona l’amato
fratello che aveva lasciato precipitosamente Madrid,
dov’era stata proclamata la repubblica.
Maria Pia seppe conquistarsi l’amore del popolo portoghese non solo con le opere benefiche ma anche con
atti di coraggio che l’avrebbero resa celebre, come ad
esempio quando si tuffò nelle acque del Tago per salvare due bambini che stavano affogando, o quando,
durante l’incendio del Teatro dell’Opera di Oporto,
sfidò la morte gettandosi tra le fiamme. Ai sudditi, che
volevano fosse insignita di una onorificenza, rispose
orgogliosamente che il suo atto di coraggio era un ringraziamento all’ospitalità che Oporto aveva offerto a
Re Carlo Alberto.
Il 25 aprile 1875 ebbe luogo la solenne premiazione
dei salvatori, circa sessanta, organizzata dalla Società
Nazionale del salvamento, che era sorta a Genova nel
1871 per incoraggiare il salvataggio in mare. Fra i
premiati va ricordata la Medaglia d’Oro conferita a
Maria Pia di Savoia, Regina del Portogallo. Questo
omaggio fu particolarmente apprezzato alla Corte di
Lisbona.
La Regina Maria Pia era particolarmente sensibile al
problema della povertà del popolo portoghese e nel
1876 fondò il primo asilo a Lisbona, che venne dedicato a Vittorio Emanuele. Le sue azioni di intervento
e protezione sociale furono volte alla creazione di ospizi, dormitori, brefotrofi, ambulatori, ospedali e centri
di beneficenza pubblica. Per questa sua azione venne
denominata dai Portoghesi “l’angelo della carità” o
“la madre dei poveri”.
Maria Pia non venne mai meno ai suoi doveri di
Sovrana, anche quando le circostanze potevano presentare qualche rischio: in occasione del grande incendio al teatro Baquet non esitò ad imbarcarsi per
Oporto e ad affrontare la traversata sotto un violento
temporale per portare i soccorsi alle vittime.
Incoraggiò il marito affinché diventasse un monarca costituzionale modello, non volle mai intervenire personalmente nelle faccende di Stato, poiché
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rispettava le funzioni sovrane, ma seppe comunque
esercitare con tatto la sua influenza sull’animo del
Re.
A lei si deve il grande merito di avere incoraggiato il
Sovrano ad intraprendere quella serie di riforme fondamentali che caratterizzarono il suo regno. La
Regina giocò un ruolo essenziale soprattutto riguardo
all’abolizione della schiavitù nelle colonie portoghesi
ed all’abolizione totale della pena di morte.
Maria Pia era stata allevata, come la sorella Clotilde,
dalla loro madre nella più profonda religiosità, e
dovette, come la sorella, provare rammarico di non
vedere condivisa la sua fede, di conseguenza cercò di
inculcare nei figli i più schietti sentimenti cattolici;
nello stesso tempo, con la tenacia e l’ardore che le
dava la fede, si adoperò per indurre il marito a mitigare quei sentimenti anticlericali che erano tradizionali nella Casa di Braganza. Con la sua energia riuscì
a persuadere il governo a riannodare le trattative con
il Vaticano, che condussero al concordato del 1881 ed
alla riorganizzazione della chiesa portoghese.
Maria Pia aveva trentanove anni quando, il 22 maggio 1886, furono celebrate a Lisbona le nozze del suo
figlio primogenito, Carlo, con la bellissima
Principessa Amelia d’Orléans che trovò la Regina
Maria Pia seducente nella sua estrema eleganza
“molto distinta con la sua fisionomia un po’ imperiosa, nessun’altra donna possedeva un aspetto così
regale ed imponente.”
La cerimonia nuziale si svolse con grande solennità;
La Regina Maria Pia, più sfavillante che mai, aveva
scelto un abito che richiamava il “Trionfo di Maria
de’Medici” copiato da un celebre quadro di Rubens.
Il 21 marzo 1887 la Principessa Amelia dette alla luce
un figlio, che venne chiamato Luigi Filippo, Principe
di Beira ed ebbe per padrino il Conte di Parigi e per
madrina la Regina Maria Pia.
Nell’agosto del 1889 le condizioni di salute del Re
Luigi erano peggiorate, tuttavia il Sovrano, benché
dimagrito ed affaticato, aveva presieduto regolarmente il consiglio di Stato e ricevuto i suoi ministri. Fu
così, senza alcuna preoccupazione, che il Principe
Carlo poté partire per Torino, dove doveva rappresentare suo padre al battesimo del Principe Umberto
d’Aosta, nato dalle seconde nozze, del fratello di
Maria Pia, l’ex Re di Spagna, Amedeo, e di sua nipote Letizia Bonaparte, figlia della Principessa Clotilde e
del Principe Gerolamo Napoleone. Al suo ritorno in
Portogallo le condizione del Re Luigi erano ulterior-
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mente peggiorate, il Sovrano volle stabilirsi nell’amata Cascais, vicino all’Oceano che era stato un tempo la
sua più grande passione.
La Regina Maria Pia lo curò e lo vegliò in modo esemplare, con una abnegazione ed un amore che solo
coloro che la conoscevano bene si sarebbero potuti
aspettare da lei. Maria Pia teneva fra le sue mani la
destra del moribondo, la Famiglia Reale ed i cortigiani assistevano, raccolti nella stanza all’agonia ed alla
morte del Sovrano. Ad un tratto capirono che il Re era
morto perché Maria Pia, in ginocchio, incrociò le mani
del marito e lo baciò sulla fronte. Poi si alzò e rivolata al Duca di Braganza fece un lieve inchino e mormorò:”Maestà!” Era la madre che annunciava la
morte del Re e riconosceva il nuovo Re del Portogallo.
Nessuno avrebbe potuto immaginare una scena più
solenne e più straziante di quell’omaggio. Il giovane
Re scoppiò in lacrime. La madre allora lo accolse tra
le braccia e gli disse: “Ti auguro di essere un buon Re
come sei stato un buon figlio.” Il Re si era spento dopo
un’atroce agonia il 19 ottobre 1889 a Cascais.
Iniziava così il regno di Carlo e Maria Pia diventava
Regina Madre. Nei primi mesi della sua vedovanza,
Maria Pia non usciva che per recarsi a pregare sulla
tomba del marito, nella cripta del Pantheon dove le
salme reali riposavano in feretri dal coperchio di vetro
e rimaneva a lungo a piangere ed a pregare.
Alcune settimane dopo, la Casa Reale fu allietata
dalla nascita di un Principino: il 15 novembre 1889 la
Regina Amelia dette alla luce il suo secondo figlio, che
fu chiamato Manuel e che ebbe il titolo di Duca di
Beja.
Maria Pia, ormai Regina madre, visse con il figlio più
giovane, Alfonso, che era il suo prediletto e che era
scapolo, nel Palazzo di Ajuda, ma la sua residenza
favorita fu per molto tempo il castello di Queluz, ad
una ventina di chilometri da Lisbona; nel parco
immenso che lo circonda la Regina poteva passeggiare in vettura lontana da ogni sguardo indiscreto.
Maria Pia ritornò parecchie volte in Italia in occasione di ricorrenze di Casa Savoia, quali il matrimonio
tra Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro. In
questa circostanza, la Regina Maria Pia giunse
accompagnata dal suo figlio secondogenito Alfonso,
Duca di Oporto. Venne in Italia anche per prendere
parte ai funerali di suo fratello, Re Umberto I, ucciso
a Monza il 29 luglio del 1900, per il battesimo della
Principessa Jolanda, figlia primogenita di Re Vittorio
Emanuele III e della Regina Elena, nata a Roma il
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
primo giugno del 1901, e per quello della Principessa
Mafalda, secondogenita della coppia, nata il 19
novembre del 1902 e che ebbe per madrina proprio la
Regina Maria Pia del Portogallo. Il nome di Mafalda,
scelto per la Principessa da Re Vittorio Emanuele III,
era il sinonimo di Matilde, l’ava cui aveva inteso rendere omaggio. Così si era infatti chiamata, una volta
giunta nella terra d’adozione, anche la figlia del Conte
Amedeo III di Savoia, che nel 1146 aveva sposato il
primo Sovrano del Portogallo. Lo stesso Re aveva poi
voluto rompere ogni equivoco sulla scelta del nome ed
il 3 dicembre ad una delegazione di parlamentari,
venuta a porgergli gli auguri aveva detto: “ Ho creduto bene di scegliere il nome della mia antenata portoghese perché la madrina della neonata sarà mia zia la
Regina Maria Pia del Portogallo…” La neonata
Principessa ricevette il battesimo lunedì 15 dicembre
1902 e per la cerimonia fu aperta la Cappella Paolina
del Quirinale dove si erano tenuto quattro conclavi ed
era stato eletto Papa Pio IX, l’ultimo pontefice che
abitò in Quirinale, e che era stato tra l’altro il padrino
della madrina di Mafalda, la Regina Maria Pia .
Tra i suoi viaggi, la Regina ormai vedova, ne fece uno
anche a Moncalieri, presso l’amata sorella Clotilde che
si era stabilita definitivamente nell’avito castello.
Gli ultimi anni della Regina Maria Pia del Portogallo
furono contrassegnati da immani tragedie familiari e
politiche.
Il primo febbraio del 1908 vennero barbaramente
trucidati il Re Carlo I e suo figlio primogenito Luigi
Filippo. La Famiglia Reale al completo era rientrata
dalla villeggiatura nella località di Villa Viçosa e si trovava su un landau scoperto mentre stava attraversando la Piazza del Commercio per raggiungere il vicino
Palazzo Reale das Necessidades. Un commando di
terroristi sparò a bruciapelo colpendo il Re ed il
Principe ereditario, mentre il Principe Manuel rimase
ferito ad un braccio, alla mano ed al volto. Solo la
Regina Amelia rimase miracolosamente incolume. Re
Carlo ed il Principe Luigi Filippo morirono pochi
istanti dopo.
La Regina Maria Pia, che si trovava nel suo Palazzo
di Ajuda, quando venne telefonicamente avvertita che
era accaduta una disgrazia e che suo figlio era rimasto ferito si precipitò in automobile al centro di
Lisbona, all’Arsenale. Durante il tragitto venne informata che suo figlio era morto. Giunta sul luogo ella
cadde in ginocchio presso il cadavere poi si rialzò per
abbracciare sua nuora, la Regina Amelia. Piangendo
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
la morte del figlio, la povera Maria Pia non sapeva
ancora che anche la Regina Amelia aveva perduto un
figlio nella stessa tragedia. Quando lo comprese rimase pietrificata dal dolore.
La notte seguente le due Regine vegliarono in preghiera le care salme che erano state trasportate al Palazzo
Reale das Necessidades, dove era stata prontamente
allestita la camera ardente. Il nuovo Re, Manuel, la
Regina Amelia, la Regina Maria Pia ed il Duca
d’Oporto trascorsero in preghiera la maggior parte del
tempo che li separava dalle solenni esequie.
Maria Pia si chiuse poi, sola con il suo dolore, nel suo
Palazzo di Ajuda, dove per pochi giorni l’aveva raggiunta il nipote, il Conte di Torino, recatosi a Lisbona
per i solenni funerali. Le furono di grande conforto le
manifestazioni di simpatia che le giunsero dall’Italia e
le quotidiane visite del ministro d’Italia, Marchese
Paolucci.
Ma un’altra tristissima prova l’attendeva: era tornata
a soggiornare nel Palazzo di Cintra quando, il 4 ottobre 1910, scoppiò la rivoluzione.
Negli ultimi tempi Maria Pia preferiva a tutte la dimora nel vecchio palazzo di Cintra che traboccava di
memorie dei tempi eroici della storia portoghese; la
Regina viveva tra i ricordi delle gesta famose e delle
tragedie lontane ed il pensiero delle sciagure che l’avevano colpita.
L’improvviso tuonare dei cannoni che scosse Lisbona
di notte, la defezione dei reggimenti, il Palazzo Reale
bombardato dall’incrociatore Adamastor, il tumultuoso combattimento nelle vie della capitale, il disfacimento della Corte e dei poteri costituiti intorno al giovane Re, furono episodi che segnarono la Regina
Madre.
Re Manuel lasciò precipitosamente il Palazzo Reale
das Necessidades, accompagnato dal gran maestro di
Corte, Conte di Sabugosa, e dal capitano di fregata,
Caldeira, suo aiutante di campo, e si rifugiò a Mafra,
dove lo raggiunse la madre, la Regina Amelia che qui
trascorse la notte in preghiera.
La Regina Maria Pia, nel suo Palazzo di Cintra, era
ignara di tutto. La mattina del 5 ottobre la raggiunse
una telefonata nella quale si diceva che il Re suo nipote si trovava a Mafra indisposto e che aveva bisogno
di lei; aveva immaginato questo stratagemma per
richiamarla. La vecchia Sovrana accorse subito in
automobile presso l’adorato nipote. Era commossa,
perché da tanto tempo non si aveva più bisogno di lei.
Salendo in automobile disse alla sua cameriera:
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“Torno presto, Mon pouvre petit a besoin de moi.
Attendez moi à trois heures”. A Mafra apprese le tristi notizie dello scoppio della rivoluzione a Lisbona.
Quando giunse la triste notizia che confermava l’avvenuta proclamazione della repubblica e venne decisa
l’immediata partenza della Famiglia Reale, secondo
quanto narrato da Barzini, si udì la voce di Maria Pia
che diceva: “Ma perchè partire, perché? Si rimanga:
io non fuggo.”
“Tutta la fierezza della sua razza regale si ribellava”,
commenta il giornalista. Ma fu costretta a partire.
Maria Pia, con tutta la Famiglia Reale, lasciò poi
Mafra in automobile, scortata da uno squadrone di
cavalleria ed accompagnata da una cinquantina di
persone a cavallo ed in carrozza, e raggiunse la località di Ericeira. Qui parecchie barche da pesca erano
pronte per aspettare la Famiglia Reale.
Aiutati dai pescatori, i membri della Famiglia Realesi
imbarcarono, le due Regine ed il Duca di Oporto in
una barca, Re Manuel in un’altra. Mentre i Reali partivano la folla manteneva un silenzio pieno di deferenza. Il Re saltò per primo nella barca e piangendo prese la mani della Regina e le baciò.
Giunti a Gibilterra, mentre Re Manuel, la Regina
Amelia ed il Duca di Oporto presero la via per
l’Inghilterra, la Regina Maria Pia, accompagnata
dal fedele Marchese Victor de Sepulveda e dalla
Marchesa de Unhas, s’imbarcò sulla nave italiana
“Regina Elena”, che era partita il 6 ottobre da
Taranto diretta a Cadice.
Maria Pia, da parte sua, aveva intanto accettato
l’invito del Re d’Italia di ritornare nella sua patria
d’origine. Alle parole di Re Manuel: “parlatele in
dialetto piemontese”, Maria Pia aveva orgogliosamente risposto: “ce n’set pas un patois, c’est une
langue!”, frase che racchiudeva il suo atavico ritorno al passato dei Savoia.
Così la Regina Maria Pia, interamente vestita di
nero, partì il 16 ottobre, salutata dagli onori militari e dall’innalzamento dello stendardo dei
Braganza. Ferma sul ponte, l’anziana Regina vide
profilarsi le coste della sua Italia.
Il 16 ottobre era anche il giorno del sessantatreesimo anniversario della sua nascita. Gli ufficiali di
bordo le offrirono, a mezzo del più giovane di essi,
un mazzo di fiori. La Regina ne fu commossa.
Ebbe per tutti parole affettuose. Qualcuno si dolse
con lei degli avvenimenti portoghesi. Ella non ebbe
recriminazioni, si limitò a dire: “E’ doloroso dover
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abbandonare, dopo quarantotto anni, la patria d’elezione. Mi conforta soltanto il pensiero di aver
molto amato il Portogallo e di aver fatto del bene a
molti compiendo il mio dovere.”
Due giorni dopo, il “Regina Elena” ancorò al largo
del Gombo, la spiaggia di San Rossore. Il Re
d’Italia, Vittorio Emanuele III, suo nipote, con il
Generale Brusati e l’Ammiraglio Garelli la raggiunsero con una scialuppa. “Ed ora, cara zia, disse il
Re, scendiamo, Elena ed i bambini ci attendono
sulla spiaggia.”
I Principini avevano le mani piene di fiori. Maria
Pia alloggiò alle Cascine Nuove, la sera si recava in
automobile al Gombo per pranzare con la Famiglia
Reale. I Reali d’Italia fecero di tutto per addolcire
il dolore della sventurata Regina.
Dopo un soggiorno a San Rossore, la Regina esule
si trasferì nel castello di Moncalieri dalla sorella
Clotilde che morì, in quel maniero sabaudo, il 25
giugno 1911. Nel baciare la salma dell’amata
sorella Clotilde, la Regina Maria Pia aveva detto:
“Clotilde, tra poco ti seguirò”, in un convincimento che pareva una certezza.
Maria Pia trascorse l’ultimo periodo della sua vita
nel reale castello di Stupinigi, ospite della cognata,
la Regina Margherita, che v’era venuta proprio a
causa della malattia di Clotilde, e qui fu colta dai
primi sintomi del male che doveva portarla alla
tomba. Maria Pia era indisposta da circa una settimana, tanto che non aveva potuto assistere ai funerali della sorella Clotilde.
Nel castello di Stupinigi, nella terra dei suoi padri,
esiliata dalla patria d’elezione, si spense il 5 luglio
alle 15.15, dopo una brevissima agonia Maria Pia
del Portogallo, un’esistenza regale a cui il dolore
non risparmiò le più dure prove. Sul punto di morire la Regina volle che il suo letto fosse rivolto in direzione del Portogallo, estremo omaggio alla nazione
sulla quale aveva regnato.
Le sue spoglie vennero tumulate nella cripta della
basilica di Superga, nella parete, sopra la tomba del
Principe Eugenio di Carignano. Subitamente venne
murata una lastra provvisoria che recava scritto:
“Maria Pia di Savoia, Regina di Portogallo, nata a
Torino il 16 ottobre 1847, morta a Stupinigi il 5 luglio
1911”.
Maria Pia è l’unica Regina del Portogallo le cui spoglie non riposano nel Pantheon dei Braganza, nella
chiesa di Sao Vincente da Fora, a Lisbona.
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
LE FORMALITÀ DEL “TRATTATO DI PACE”
DEL 10 FEBBRAIO 1947
di Carlo Morganti
Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 tra l’Italia e
gli Stati avversi della seconda guerra mondiale
1940/1945 fu possibile renderlo esecutivo solo con la
delibera parlamentare di accettazione in sede
all’Assemblea Costituente del 31 luglio 1947.
È necessario però a tal proposito precisare altri dati,
forse poco noti, allo scopo di chiarire definitivamente
come si svolsero le formalità che portarono all’accettazione di quel Trattato, che purtroppo ancora pesa
tristemente sulla politica interna ed estera d’Italia.
Il Marchese Antonio Meli di Soragna, estromesso
durante il ventennio dal Ministro degli esteri dell’epoca Galeazzo Ciano, fu riammesso in carica dopo il
crollo del Fascismo e per anzianità, riconoscendogli il
titolo d’ambasciatore, venne a trovarsi primo dei ruoli
del Ministero, e quindi incaricato dal Ministro degli
esteri Sforza a firmare per l’Italia il Trattato di Parigi
ossia il cosiddetto “Trattato di Pace”.
La sera del 10 febbraio 1947 il Marchese Soragna,
dopo avere firmato l’atto conseguente alla resa incondizionata ed allo scopo di dare autenticità alla firma
apposta e non disponendo del sigillo statale repubblicano, ritenne opportuno contrassegnare il documento
con il proprio anello dotato dello stemma di famiglia
di Marchese e non potendo effettuare alcuna dichiarazione per preventivo divieto, l’ambasciatore poté
solo dichiarare che la propria firma doveva ritenersi
valida, secondo il diritto internazionale, solo se
“l’Assemblea Costituente italiana, riunita in sede parlamentare, avesse ratificato il Trattato”.
È importante evidenziare che le credenziali di
Ambasciatore d’Italia, con le quali il Presidente della
Repubblica Italiana del momento lo nominava plenipotenziario per la firma del Trattato, erano riportate
su carta pergamenata, la quale, allo scopo di trasmettere valore autentico, mostrava l’apposizione del vecchio sigillo ufficiale dello Stato monarchico comprensivo di corona, scudo sabaudo, fasci littori e collare
dell’Annunziata, in quanto emblema ufficiale dello
Stato repubblicano, nel febbraio del 1947 non esisteva.
La ratifica e quindi l’accoglimento del Trattato, per
renderlo esecutivo, avvenne con 262 voti favorevoli,
68 contrari e 80 astenuti e si opposero Benedetto
Croce, Ivanoe Bonomi, Saverio Nitti, Vittorio
Emanuele Orlando, Presidente della Vittoria della
prima guerra mondiale ove alla Conferenza della Pace
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
di Versailles coniò la celebre frase “vittoria mutilata”
e nel corso del suo intervento oratorio del 31 luglio
1947, votando contro il riconoscimento del Trattato,
inveì contro Alcide de Gasperi accusandolo di “cupidigia di servilismo” riferendosi alla sua partecipazione nella Conferenza della Pace tenutasi al Palazzo del
Lussemburgo, sede del Senato francese, ove erano
state discusse le direttive per i trattati da imporre alle
Nazioni soccombenti.
Si ricorda, in conclusione, che lo stesso Senatore a vita
Giulio Andreotti su “Il Tempo” del 14 aprile 2003
ebbe ad affermare “l’Assemblea Costituente eletta il 2
giugno 1946 è illegale perché le elezioni avvennero in
regime di occupazione militare straniera e soltanto col
permesso dello straniero occupante” e quindi lo Stato
Repubblicano solo dalla successiva accettazione di
quel Trattato in data 31 luglio 1947, reso esecutivo
come sopra esposto, poté rientrare, anche se limitato
nella propria sovranità, nel consesso internazionale e
le truppe d’occupazione, solo da quella data, lasciarono il territorio nazionale anche se in parte vi sono
ancora ai sensi di successivi accordi scaturenti sempre
da quell’originario trattato.
Conseguentemente, si osserva al presente, non si comprende come il Ministero della Difesa della
Repubblica Italiana generi tante difficoltà all’accettazione della presenza della Bandiera Italiana con
Stemma e Corona Sabauda, come indiscutibile immagine storica, non solo nelle cerimonie nazionali, ma
soprattutto nell’ascendere all’Altare della Patria dal
momento che tale Simbolo Sabaudo fu utilizzato dalle
Istituzioni della Repubblica nel suo avvenimento fondamentale di accettazione del primo e basilare
Trattato internazionale, dal quale la Repubblica stessa poté iniziare la propria vita.
LA PRIMA BATTAGLIA DEL RISORGIMENTO
ITALIANO RIETI (COLLE DI LESTA),
7 MARZO 1821 – ANTRODOCO, 9 MARZO 1821
di Pasqualino Martini
All’alba del 7 Marzo 1821, davanti alle mura merlate
di Porta d’Arci e intorno alle morbide alture del Colle
di Lesta, dirimpettaio di Colle San Mauro in Rieti,
poche migliaia di uomini, guidati dal generale
Guglielmo Pepe, stanno per scrivere una pagina di
storia, eroica e sfortunata, in quella che dai posteri
sarà ricordata come la prima battaglia del
Risorgimento italiano.
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Per meglio comprendere gli avvenimenti, occorre fare
un passo indietro. Siamo alla fine del 1820. Il 26
dicembre è arrivato nella Provincia aquilana
Guglielmo Pepe (nato a Squillace il 13 febbraio 1783
e morto a Torino il 9 marzo 1865), tenente generale
nell’esercito del Regno delle Due Sicilie, definito da
Francesco De Sanctis, critico e storico della letteratura italiana del XX secolo, “Padre della Rivoluzione
italiana”. Il compito affidatogli dal governo costituzionale borbonico è quello di presidiare e difendere
dall’attacco austriaco le provincie più settentrionali
del Regno.
Il 2 luglio 1820, alla notizia che in Spagna era stata
ripristinata la Costituzione del 1812, insorse nell’acquartieramento di Nola un gruppo di militari capeggiato dai sottotenenti Michele Morelli e Giuseppe
Silvati. La rivolta fu appoggiata anche da alti ufficiali tra i quali si distinse il generale Guglielmo Pepe.
Richiesta principale dei ribelli era la concessione della
costituzione spagnola del 1812, su cui iniziò a convergere una larga parte dell’opinione pubblica del
Regno. Messo alle strette, il 7 luglio 1820 Ferdinando
concesse la costituzione. Il primo ottobre iniziarono i
lavori del nuovo parlamento, eletto alla fine di agosto,
nel quale prevalevano gli ideali borghesi diffusi nel
decennio francese. Alla crisi interna si aggiungeva
quella internazionale, perché l'atto liberale del Re
veniva a minare gli assetti politici, civili e sociali voluti dalla Restaurazione. Ovviamente l’Austria corse al
riparo e convocò una conferenza a Lubiana per esaminare i fatti e le relative conseguenze. Fu invitato lo
stesso Ferdinando che, giurando e spergiurando
fedeltà alla concessa costituzione, vi si recò nominando Reggente il figlio Francesco. A Lubiana il re fu sottoposto a durissime reprimende e poiché era un convinto reazionario, accettò con sollievo le direttive
imposte dal Congresso in merito al ristabilimento dell’ordine nei suoi confini.
Appresa la notizia, il governo, sostenuto da Reggente,
Parlamento e opinione pubblica, inizia i preparativi di
difesa, essendo ormai certo che gli Austriaci si stanno
dirigendo verso l'Italia meridionale.
L’esercito costituzionale borbonico è costituito da due
Corpi d’armata: Il primo, composto da 37 battaglioni
di tutte le armi (circa 25.000 uomini), viene posto agli
ordini del generale Carrascosa, con il compito di
schierarsi sulla riva sinistra del Garigliano; il secondo
(circa 20.000 uomini) è agli ordini del generale
Guglielmo Pepe, con il compito di porsi a difesa dei
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confini abruzzesi ed è costituito, come lo stesso protagonista racconta nei suoi scritti (cfr. Relazione delle
circostanze relative agli avvenimenti politici e militari
in Napoli nel 1820 e nel 1821, ed. Parigi presso i principali librarji 1822, Harward College Library, M.
Nelson Gay, Risorgimento Collection, Coolidge Fund,
1931, pp.. 55 ss), da 8 battaglioni, dai due reggimenti di linea 3° e 12°, dai battaglioni 4°, 5° e 6° del reggimento di fanteria “Principessa” e da alcuni squadroni del reggimento di cavalleria “Re”, acquartierati
nei pressi di Rieti, oltre a circa 6000 uomini dislocati
tra Leonessa e Amatrice per contrastare il nemico in
prossimità degli accessi spoletani.
L’armata austriaca, composta da 5 divisioni di circa
52.000 uomini, si muove dai suoi acquartieramenti
del nord sin dai primi di febbraio 1821 e l’8 del mese
è già a Bologna. Il 27 febbraio è a Foligno, da dove il
comandante, generale Giovanni Frimont, lancia un
proclama ai napoletani, nel quale afferma che le sue
truppe marciano per reprimere una detestabile rivoluzione. Anche Ferdinando, due giorni prima, ha lanciato un proclama ai suoi sudditi, affermando che le
truppe austriache marciano verso Napoli per difendere i veri interessi del Regno. Il 4 marzo quattro divisioni stazionano tra Terni, Marmore e Piediluco, circa
25-30 km da Rieti, ed una viene inviata nei pressi di
Tivoli con il compito di attendere ordini per marciare
verso L’Aquila seguendo la strada di Avezzano e
Tagliacozzo. è ormai chiaro che intendono sferrare
l’attacco sperando di fare breccia nelle difese del confine abruzzese.
Da parte dei governanti napoletani ci si aspetterebbe
un alleggerimento delle linee dislocate sul Garigliano
per rinforzare l’armata di Pepe, da lui stesso insistentemente perorato alle superiori autorità, ma questo
non avviene.
La sera del 6 marzo 1821, seguendo il piano predisposto dal suo capo di Stato Maggiore, colonnello
Francesco Saverio Del Carretto, Pepe individua il teatro delle operazioni nella zona di confine con lo Stato
della Chiesa, a ridosso di Rieti, e cioè: 1) la piana che
si estende dalla Salaria - definita da Pepe strada
postale - fino alle propaggini dei borghi collinari di
Lugnano, Vazia e Castelfranco, area che oggi è occupata quasi interamente dagli opifici del Nucleo
Industriale di Città Ducale; 2) la piana che, senza
soluzione di continuità con la precedente, dalla
Salaria s’insinua ad oriente di Colle di Lesta e si estende fino all’ansa del fiume Velino, area che oggi viene
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
percorsa longitudinalmente dalla superstrada RietiCittà Ducale; 3) la piana sotto Campomoro e S.
Antonio al Monte, prospicienti le fortificazioni di
Porta Romana e di Ponte Romano; 4) buona parte
delle alture delle località oggi note con i nomi di
Casette, Sala, S. Antonio al Monte, Campomoro, Colle
San Mauro (Collina dei Cappuccini), Colle di Lesta,
Castelfranco (Colle dell’Annunziata) e Vazia (Villa
Troiana). Fissa il suo quartier generale in Cittaducale,
impartendo ordini precisi per il dispiegamento delle
forze, da tenersi pronte per l’alba del giorno successivo, divise in tre colonne:
1. quella centrale, direttamente ai suoi ordini, dislocata sulla Salaria, con il compito di assaltare frontalmente il nemico;
2. quella di sinistra, agli ordini del generale
Montemajor, dislocata sulle colline di Sala, con il compito di raggiungere alle prime ore dell’alba le alture di
Campomoro e S. Antonio al Monte, percorrendo la
strada di Casette per Rieti; ha istruzioni minutissime,
date per iscritto da Pepe, e cioè di attestarsi a distanza di tiro di moschetto, presso al ponte di pietra sul
Velino (Ponte Romano), stuzzicare ed innervosire il
nemico, provocarne l’attacco - quindi non assaltarlo resistere difendendosi ed informare subito il Pepe sul
numero degli austriaci;
3. quella di destra, agli ordini del generale Russo, con
il compito di occupare Castelfranco e i colli
dell’Annunziata. Inoltre, il colonnello Liguori, da
Leonessa, ha l’ordine di puntare su Piediluco per
impegnare i 2.500 austriaci quivi dislocati, affinché
non abbiano a ricongiungersi con il grosso delle loro
truppe già schierate a Rieti.
Quanto all’esercito austriaco, in posizione di avanguardia c’è la divisione comandata dal tenente generale conte di Wallmoden, che occupa la Piana Reatina
e l’interno della città. E’ divisa in due brigate. La
prima, dislocata nei pressi di Rieti, ed è al comando
del generale Villata; la seconda al comando del generale Geppert, è dislocata nella Piana Reatina, distante circa 4-5 km dalla prima, mentre le rimanenti 3
divisioni restano in posizione di assoluta retroguardia
tra Terni, Marmore e Piediluco.
Queste le forze in campo. All’alba del 7 marzo
Guglielmo Pepe stabilisce il primo contatto con la brigata austriaca agli ordini del generale Villata. La
situazione delle forze napoletane è molto critica. Si
trova a fronteggiare l’esercito austriaco in posizione di
grave inferiorità numerica; serpeggia nella truppa un
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
diffuso pessimismo, dovuto agli scarsi approvvigionamenti, al proclama di re Ferdinando, alla scarsezza
delle armi, al freddo. I casi di diserzione sono numerosi. E’ svanito l’entusiasmo dei primi giorni.
Malgrado ciò, Pepe è riuscito ad assicurarsi il controllo delle alture vicino Rieti, da cui può seguire agevolmente tutti i movimenti nemici. Dunque ha un indubbio vantaggio di posizione. E’ convinto che una vittoria sull’avanguardia di Wallmoden avrebbe risollevato il morale dei suoi, avrebbe indotto le autorità partenopee ad inviargli rinforzi, avrebbe minato la baldanza degli austriaci.
Il suo piano, basandosi sulla tattica ereditata da
Napoleone (del quale era stato un valoroso ufficiale),
consiste nell’affrontare separatamente le unità
austriache, rimanendo di volta in volta in superiorità
numerica e cercando di batterle in tempi diversi. Il
piano è impeccabile - come lo stesso generale austriaco Frimont riconoscerà - relazionando alle autorità
viennesi dopo il suo rientro in patria - ma presuppone che le manovre siano eseguite rapidamente e con
puntualità.
Dunque, alle 6 del mattino (era giorno ben chiaro…)
Pepe ordina l’attacco. Ha al suo comando in prima
linea 3.000 uomini di truppa e in seconda linea 7.000
militi e, come egli stesso racconta, si trova a metà strada tra Rieti e Città Ducale, ma non puntualizza l’esatta località; molto probabilmente si tratta del territorio pianeggiante di Santa Rufina, attraversato dalla
Salaria. Per qualche ora riesce a rintuzzare tutte le
cariche della cavalleria nemica e le sue truppe mostrano un contegno ammirabile. Nelle sue Memorie annota che sono tutti austriaci i numerosi feriti all’interno
degli ospedali di Rieti. L’attacco dei partenopei viene
intensificato alle ore 11 ed è così efficace che il reparto centrale austriaco è costretto ad indietreggiare,
abbandonando le posizioni di Colle di Lesta e a dislocarsii sul Colle San Mauro, consentendo a Pepe di
occuparlo e di impadronirsi del casino Stoli e di martellare efficacemente con due pezzi di artiglieria le
truppe austriache di Porta d’Arci. Intanto il generale
Montemajor, secondo gli ordini del Pepe, avrebbe
dovuto impegnare gli austriaci di Porta Romana fin
dalle 6 del mattino, ma si è schierato soltanto alle 10.
Troppo tardi! E, ironia della sorte, è l’unico dei
comandanti napoletani ad avere la superiorità numerica. Unica colonna ad averla! Procede all’azione così
lentamente e fiaccamente che il nemico può ottenere
rinforzi con molta facilità, nonostante che, quale anti-
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doto alla sua fiacchezza, Pepe gli avesse messo al fianco l’energico Del Carretto, il molto esperto colonnello
Novara e il capitano Cobianchi (è lo stesso Pepe che
lo evidenzia nei suoi scritti; cfr. Memorie del generale
Guglielmo Pepe intorno alla sua vita e ai recenti casi
d’Italia scritte da lui medesimo, Vol. II, Ed. Baudry,
Libreria Europea, 3 Quai Malaquais, près le Pont des
Arts, 1847, Capo XIII, pp. 80-81). Eppure l’azione
del Montemajor avrebbe costituito per Pepe un test
importantissimo per la tattica da seguire nelle ore
immediatamente successive. Dal tipo di resistenza che
gli austriaci di Porta Romana e Porta d’Arci avessero
opposto ai partenopei egli avrebbe potuto giudicare
sul grado di preparazione del nemico e decidere se
assaltare la città.
Mentre Pepe si muove al centro, sul lato destro il generale Russo compie progressi nella zona di
Castelfranco, ma l’austriaco Geppert che, lo ricordiamo, è al comando dell’altra brigata facente parte,
come abbiamo già visto, della divisione di avanguardia di Wallmoden, ha avuto tutto il tempo per attestarsi in città con l’intera unità a sua disposizione e
che, poco dopo, uscendo dalle mura reatine, si dirige
a rinforzare tutte le posizioni austriache. Così una
colonna di 1.000 uomini si posiziona a sostegno degli
austriaci schierati a Porta Romana, indebolendo,
ancor più di quanto già non fosse, l’azione del partenopeo Montemajor. Due colonne vanno a rinforzare
una il centro dello schieramento e l’altra le truppe che
sono sul Colle San Mauro; infine, due battaglioni di
oltre 1.000 fanti austriaci si dirigono verso
Castelfranco a dare man forte ai difensori austriaci
che sono stati messi in difficoltà dal generale Russo,
dando inizio con fortuna alla riscossa. Per sostenere
l’ala destra vacillante, Pepe invia il colonnello Casella
con 1.300 soldati della riserva. Questo intervento
risulta di qualche utilità ai napoletani, ma non riesce
a decidere sulle sorti della guerra: si continua ancora
a combattere con alterne vicende, ma infine tutta l’ala
destra è costretta a ripiegare, sospinta dalle soverchianti forze nemiche. Al centro, dove gli austriaci,
più che negli altri punti, assaltano con violenza, i
napoletani reagiscono con coraggio e prima resistono
all’attacco e poi lo respingono. La ritirata della destra
e l’insuccesso della sinistra consigliano al Pepe di ordinare l’arretramento di tutto il fronte, nella convinzione che, riposizionando l’esercito nei pressi di Città
Ducale, le sorti della guerra sarebbero state favorevo-
50
li ai partenopei. Il ripiegamento viene protetto validamente dall’artiglieria che infligge agli austriaci gravi
perdite, ma ad un certo punto, non si sa bene perché,
il panico s’impadronisce delle sue truppe, che si scompigliano e si danno alla fuga. E’ la sconfitta del tristemente famoso Colle di Lesta. E’ il 7 marzo 1821. La
sconfitta è cocente, tanto più che le prime fasi dello
scontro, nonostante l’inconsistenza di Montemajor,
avevano lasciato ben sperare. Il generale proprio non
sa darsi pace del fatto che molti coraggiosi soldati,
che pure avevano fronteggiato e inflitto gravi perdite
al nemico con povere armi, spesso senza baionette
(armati di moschetti da caccia), all’improvviso si
sparpagliano per attingere alla sbandata le vette nevose dei monti (cfr. Memorie, op. cit, Vol. II, Capo XIII ,
pag. 83).
A sera dello stesso giorno il Pepe riesce a radunare ciò
che resta del suo esercito asserragliando parte dei suoi
uomini nel castello di Antrodoco e impiantando
numerosi trinceramenti nella zona ad Est della cittadina, sulla statale per L’Aquila, nei pressi del
Santuario della Madonna delle Grotte, dove la strada
s’inerpica tra impervie pareti, le cosiddette Gole di
Antrodoco, una sorta di moderne Termopili, difficili
da espugnare. Alle ore 11 del giorno dopo, 8 marzo
1821, l’esercito austriaco, imbaldanzito dalla vittoria
del giorno prima, si lancia alla conquista delle formidabili posizioni partenopee, difese dal generale Russo
con soli 1.000 fanti e 300 cavalli. La difesa è eroica,
ma l’esito è segnato. La mattina del 10 marzo gli
austriaci occupano i trinceramenti della Madonna
delle Grotte e a sera dello stesso giorno i primi reparti imperiali entrano nella città di L’Aquila. Il giorno
dopo si arrende anche l’ultimo baluardo, costituito dal
castello di Antrodoco. Il 23 marzo le truppe austriache entrano in Napoli, accolte festosamente dai partenopei, così come Ferdinando aveva stabilito.
La campagna dell’esercito costituzionale, conclusasi
in modo disastroso, genera roventi polemiche tra i vari
generali dell’epoca. Vi sono accuse di tradimento, di
doppiogiochismo, di connivenza con il nemico. In
verità le vere cause dell’insuccesso sono state le incertezze e le incomprensioni tra i vertici militari, la tiepidezza - spesso il voltafaccia - dei dirigenti politici, il
clima di confusione e di sospetto alimentato da numerosi emissari della Restaurazione tanto nell’opinione
pubblica, quanto tra i reparti in armi, la penuria di
vettovaglie ed armamenti, la stanchezza dei combat-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
tenti, il desiderio di pace.
Però, analizzando gli eventi narrati, possiamo affermare che siamo di fronte ad uno scenario molto più
vasto di quanto abbiamo appreso dai libri di storia e
che va ben al di là della semplice scaramuccia che ci
hanno sempre tramandato e che Rieti ed Antrodoco
costituiscono il primo stupendo ed eroico scenario di
una epopea gloriosa che costituirà il nostro
Risorgimento (Luciano Tribiani, La battaglia di RietiAntrodoco del 7-9 Marzo 1821; Archivio di Stato di
Rieti; Manifestazioni 2011; Mostra storico-documentaria a cura del Laboratorio di Ricerca Storica)
LE STELLETTE MILITARI
di Luigi Mazza
L’Italia ha sempre avuto una particolare propensione per le stellette, essendo la stella uno degli oggetti
più antichi del nostro patrimonio iconografico, associandola addirittura alla personificazione dell'Italia
stessa, sul cui capo essa splende raggiante.
Tale particolare predilezione, l’ha avuta fin dai primordi della sua unità nazionale, specie nella rappresentazione uniformologica, tanto è vero che l’adozione delle stellette nell’Esercito e più in generale nelle forze armate, come simbolo militare, si può
situare subito dopo la nascita del Regno d'Italia,
intorno al 1871, allorché vennero adottate dagli
ufficiali di ordinanza del Re e dei principi, apposte
sul bavero delle proprie uniformi. Difatti, anche se
una circolare del marzo 1860, autorizzava l'ornamento di una stella d'oro a sei punte, con le cifre
reali incise al centro e riguardava esclusivamente la
tunica e il pastrano degli ufficiali d'ordinanza di
Sua Maestà, le stellette come le conosciamo
noi, vennero prescritte la prima volta per gli
Ufficiali di Fanteria nel 1871 con la “Istruzione
sulla divisa degli Ufficiali di Fanteria” approvata
con R.D. del 2 aprile di quell’anno. A questa
"istruzione", ne seguirono altre e solo con il
Decreto del 13 dicembre 1871, n. 571, registrato
alla Corte dei Conti il 28-12-1871, uniformando in
un’unica normativa le diverse circolari precedenti,
il Ministro della Guerra pro-tempore, Generale piemontese Cesare Ricotti Magnani (lo stesso che
aveva soppresso i Cappellani Militari, abolita la
messa domenicale nelle caserme, reso obbligatorio
il servizio militare, ridotto la ferma militare da 5 a
3 anni ed altre analoghe iniziative), adottò la stel-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
la massonica a cinque punte sulle uniformi militari, in sostituzione della croce di Savoia. Il Decreto
prescriveva testualmente che: “tutte le persone soggette alla giurisdizione Penale Militare, a mente
dell’art. 323 del Codice penale militare per
l’Esercito e dell’art. 362 di quello per la Regia
Marina, porteranno come segno caratteristico della
divisa militare, comune all’Esercito e all’Armata
(l’Armata si identificava nella Regia Marina
Militare – n .d. a.), le stellette a cinque punte sul
bavero dell’abito della rispettiva divisa”.
La forma a cinque punte, scelta per le stellette
dell'Esercito italiano, aveva soprattutto lo scopo di
evitare confusioni con quelle asburgiche a sei punte.
Da allora, le stellette, simbolo esoterico molto antico, associato dai popoli più antichi al pianeta
Venere, diventarono segno distintivo del militare in
attività di servizio, di qualsiasi grado, arma e
corpo. Erano in metallo o ricamate sui baveri delle
giubbe e dei cappotti, poste sulle mostrine, sulle
controspalline, sulle maniche delle uniformi e sul
copricapo, per indicare il grado, ben si adattarono, completando le mostreggiature dei reggimenti
di Fanteria e Cavalleria di tutte le Armi e Corpi
dell’Esercito.
In passato le stelle a cinque punte, dette anche pentagramma o pentalfa, furono usate non solo per
caratterizzare i militari, ma pure come distintivi di
grado ed utilizzate anche sugli stemmi di famiglia
e sulle bandiere nazionali. Peraltro, una donna formosa, con una stella in fronte o sulla corona portata sul capo, era comune nelle raffigurazioni
dell’Italia dell’800.
Lo si può vedere, infatti, sullo stemma di Casa
Savoia, come anche nell’attuale stemma della
repubblica italiana, assurto a ruolo odierno di stellone d’Italia ed a simbolo delle italiche fortune,
anche se la stessa simbologia è molto diffusa anche
nel campo dell'araldica ed attualmente adottata in
moltissimi Stati, che l'hanno inserita nei loro stem-
51
mi o nelle loro bandiere. La stella a cinque punte,
compare infatti, anche sugli emblemi dell’esercito
americano, come su quello russo, dove spicca
anche sulla Medaglia dell’Ordine della Rivoluzione
d’Ottobre e finanche dell’esercito cinese.
Ma qual è l’origine vera e propria delle stellette? Da
dove viene lo stellone italiano per eccellenza, che a
distanza di 150 anni dalla proclamazione del
Regno d’Italia, sembra abbia riacquistato attualità,
campeggiando sulle bandiere, allegorie, divise militari, sulle polene delle navi della Marina Militare,
perfino su alcuni balzelli, tipo i valori bollati e
prese in prestito (seppure con vertici disuguali)
anche dalle Brigate Rosse?
Inizialmente, pare che le stellette avessero un significato apotropaico (per scongiurare un pericolo o
tenere lontana la sfortuna); la loro origine è da
ricercarsi in tempi remoti. Per dirla in termini
mitologici, lo Stellone risalirebbe al sesto secolo
avanti Cristo con il poeta greco antico siceliota
Stesicoro (Metauros, 630 a.C. – Catania, 555
a.C.), autore del poema “Iliupersis” sulla caduta di
Troia, con la leggenda di Enea, che fuggendo dalla
città di Troia, presa e incendiata dai Greci, torna in
Italia, la terra dei suoi antenati e quello stellone,
cioè la fulgida luce di Espero-Venere, guidò l’eroe
sconfitto. Il racconto del viaggio in mare di Enea,
guidato verso le coste italiane dalla materna stella
di Venere (una specie di esule ante litteram), è poi
ripreso da Varrone e da Virgilio dando origine ad
una doppia tradizione: la tradizione politica del
Caesaris Astrum (l’astro di Giulio Cesare) che si
dichiarava discendente dalla dea Venere, considerata l’antenata e la protettrice della Gens Julia e la
tradizione toponomastica e letteraria dell’Italia
chiamata Esperia, da Hesperos, la stella della sera,
secondo il nome che le davano i Greci, il punto
luminoso che appare due volte nel cielo, ora come
Phosphoros, al mattino, ora come Hesperos la sera,
suggerendo loro il nome della terra che sorge al di
là del mare, ad Occidente, ch'essi chiamano
Esperia e che è la nostra Italia.
Ambedue le tradizioni, si riferiscono di fatto alla
Stella Veneris, l’astro della sera, per i Greci, identifica l’Italia come “terra del tramonto”, ma che,
essendo anche l’astro della dea dell’amore, in
quanto forza universale, consacra l’Italia come la
terra dell’Eros cantata dai poeti.
Nel Medioevo, l'astro venne ad assumere delle con-
52
notazioni negative, specialmente se tracciato con la
punta rivolta verso il basso. Esso stava ad indicare
generalmente la magia nera e le forze del male.
Altri fonti sostengono che la comparsa delle stellette
debba farsi risalire ad un motto appartenuto ad
Amedeo VI di Savoia (il Conte Verde): “Il attend
mon astre”. Tale motto, deriva da un antico sigillo
Sabaudo risalente al 1373, che venne inciso su una
medaglia fatta coniare nel 1843 da Carlo Alberto.
Sempre per rimanere con i Savoia, si sa di certo che,
in occasione dei funerali di uno dei maggiori fautori
dell’Italia unita, Vittorio Emanuele II, il Pantheon di
Roma, luogo deputato alla sua sepoltura, venne
addobbato con innumerevoli stelle a cinque punte e
un augusto pentacolo (così era anche definita la stella a cinque punte), di grandi dimensioni venne issato sulla cupola del Pantheon, che stava ad indicare
ai patrioti, il vero cammino da seguire.
Un’altra ipotesi, per la verità alquanto inverosimile, potrebbe ricondursi ad origini massoniche e
proviene dallo stesso Senatore del Regno d’Italia,
Generale Cesare Ricotti Magnani, il quale avrebbe
adottato l’uso delle stellette a cinque punte, simbolo massonico per eccellenza, per dare un segno tangibile di riconoscenza agli affiliati al “Grande
Oriente d’Italia”, al quale egli apparteneva. Il pentalfa assumeva così una connotazione particolare,
legata al cosiddetto numero d'oro (chiamato anche
sezione aurea o divina proporzione), presente nella
sua struttura geometrica. Gli antichi architetti utilizzavano spesso il rapporto aureo, che conferiva
alle loro opere un'armonia ed una perfezione senza
pari. Così questo valore numerico, il “pentagramma” ed altri simboli associati all'architettura
(come la squadra ed il compasso), sono entrati a
far parte della complessa simbologia massonica.
In tempi più recenti, perveniamo all’inizio del
diciassettesimo secolo, con l’opera “Inconologia”
del 1603 di Cesare Ripa, il quale, nel suo trattato
iconografico, unisce l’emblema dello stellone
all’immagine allegorica dell’Italia Turrita, fino a
giungere al Risorgimento italiano, in cui lo stellone acquista maggiore potenzialità, con il suo
costante richiamo alle raffigurazioni risorgimentali. Dopo l’unità d’Italia, la presenza di enormi
stelle simboliche sul palco d’onore delle cerimonie
ufficiali, a cui partecipava il re Vittorio Emanuele
II, induce sempre più gli italiani a parlare, in
modo affettivo, dello “stellone” che protegge
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
l’Italia. Negli anni del primo dopoguerra, tra il
1919 e il 1924, comincia così a prevalere un significato assistenziale, protettivo o provvidenziale
della stella, che è giunto fino ai nostri giorni.
Una tradizione vecchia di decine di secoli, che ha
nutrito il grande filone della poesia latina e italiana, da Cicerone a Leopardi, legittimata in funzione della nascita della nuova Italia, in cui la figura dello stellone, viene consolidata con la sua
vistosa presenza, all’interno della ruota dentata
dell’emblema repubblicano ”provvisorio”, così
come disposto con decreto legislativo del 5 maggio 1948, posta tra un ramoscello di ulivo e un
altro di quercia.
In ogni caso, qualunque fosse il motivo della loro
prima apparizione sulle uniformi militari, le stellette nel tempo sono divenute, non solo un simbolo militare per eccellenza, ma soprattutto, almeno
in Italia, prerogativa specifica delle Forze Armate,
il cui status comporta precisi doveri da parte di
coloro che le indossano.
Dal 1871 in poi furono emanati diversi atti che
regolamentavano la materia:
- il Regio Decreto del 2 aprile 1871, approvava la
“Istruzione sulla divisa degli Ufficiali di
Fanteria” , in cui venivano date indicazioni
circa l’uso delle stellette;
- e “Istruzione” del 5 agosto 1871, in cui si prescriveva l’uso delle stellette per gli Ufficiali di
Stato Maggiore, per i Bersaglieri, per
l’Artiglieria e il Genio;
- il R.D. del 2 settembre 1871, che approvava la
“Istruzione sulla divisa degli Ufficiali di
Cavalleria”, nella quale veniva prescritto che il
“fregio” sul berretto, fosse composto da una
“stella” con entro il numero del reggimento, il
tutto sormontato dalla corona reale e venivano
introdotte le stellette a cinque punte sul bavero;
- il R.D. del 15 ottobre 1871 che statuiva le “stellette” d’oro sul bavero delle giubbe dei
Generali;
- il Decreto del 13 dicembre 1871, n. 571, registrato alla Corte dei Conti il 28-12-1871, che
uniformava in un unico provvedimento le
diverse disposizioni precedenti sulle stellette;
- il Decreto del gennaio 1872, che stabiliva in che
modo dovevano essere indossate le stellette;
- il Decreto del 1° aprile 1872, in cui vennero
rese obbligatorie per tutti gli Ufficiali;
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
- il Decreto del 1° luglio 1872, che estendeva
l’obbligo a tutti i militari di truppa;
- varianti alle norme, vennero emanate il 24 aprile 1902, quando furono adottate le stellette di
tipo metallico per la truppa;
- il Decreto del 29 gennaio 1903, n. 37, sanciva
invece l'obbligo dell’estensione del distintivo in
questione ai militari e agli ufficiali in congedo
richiamati in servizio attivo;
- il decreto del 14 luglio 1907, n. 556, in cui l'obbligo veniva ulteriormente esteso agli appartenenti ai corpi armati dello Stato e vietato l’uso
delle stellette, da parte di persone che non
appartenevano alle Forze Armate.
Come si vede, la materia è ancora tutt’oggi in
continua evoluzione, per rendere le stellette sempre attuali, colme di significato e zeppe di quei
valori fondamentali, che nel tempo hanno conquistato, con il valore degli uomini che le hanno
indossate.
La lapide qui sopra, scoperta solennemente in
occasione del centenario dell’adozione delle stellette è presente in tutte le Accademie militari e
costituisce, per così dire, un documento ufficiale
della loro nascita sulle uniformi militari.
Nel corso della seconda guerra mondiale, per
penuria dei materiali necessari alla loro produzione, furono affiancate e sostituite, ovunque possibile, dalla versione in filato di tessuto, che ancora
oggi spicca al bavero delle tute mimetiche, permanendo, dopo oltre un secolo, il simbolo incontrastato della militarità e continuano a tenere alto
il prestigio dei soldati d'Italia.
Lapide sul centenario delle stellette affissa all'in-
53
terno delle Accademie Militari
Durante il regime fascista, diventarono l'anima
stessa dell'Italia, che in questa Stella vedeva racchiusa una congiura potente, che i nostri pittori e
scultori mettono sulla testa dei simulacri della
Patria, illuminata nei giorni di festa, sulle facciate
o le sommità degli edifici pubblici, più in alto che i
fasci littori; ma che nessun civile, sia donna che
ragazzo, ha il diritto di mettere sul suo vestito.
E ancora: l'Italia circonda d'un rispetto tanto
geloso, d'una volontà di possesso tanto esclusiva,
il sacro pentagramma, che, quando nel 1918,
formò le legioni straniere, con prigionieri cechi,
polacchi e rumeni, che domandavano di combattere sotto le sue bandiere, essa gli permise di scegliere il corpo o l’Arma che desideravano, ma
rifiutò loro le stellette, che solo i suoi figli hanno il
privilegio di bagnare col proprio sangue.
Realizzate in alluminio, zigrinate, a rilievo opache,
oppure lisce e lucenti, le stellette hanno sempre
avuto una nobilissima tradizione. Finché gli uomini dovranno lottare per difendere la loro libera e
civile convivenza; finché gli sconvolgimenti geologici imporranno l'ausilio di forze d'intervento; finché i piromani continueranno a incendiare le nostre
belle pinete; finché la criminalità di ogni tipo
minaccerà la pacifica esistenza degli uomini, le
persone con le stellette militari avranno ancora un
importante compito da svolgere.
Tanto ancora ci sarebbe da dire sulle stellette militari, ma termino con un aneddoto in merito alle
prime regole imparate nei miei primi giorni di vita
militare (ne ho trascorsi poi 40 anni), quando gli
istruttori, durante le ore di addestramento, ribadivano i propri concetti ad eventuali proteste, indicando le cinque punte delle stellette, con la frase:
“Non” “si” “di” “scu” “te“!
I DISCORSI PARLAMENTARI
DELL’ON. COVELLI
di Domenico Giglio
La Camera dei Deputati pubblicando alla fine del
2011 un volume che racchiude tutti i discorsi parlamentari di Alfredo Covelli, dall’Assemblea
Costituente nel 1947 al 1979, termine anticipato
della VII Legislatura, ha finalmente riempito un
vuoto che riguardava un leader, un parlamentare
che aveva fatto parte ininterrottamente per 36 anni
54
delle assemblee legislative, nella veste di Segretario
generale del Partito Nazionale Monarchico, nato nel
luglio del 1946, dopo il referendum, e di presidente
del gruppo parlamentare del suddetto Partito,
prima, e successivamente del gruppo del Partito
Democratico Italiano, dopo la riunificazione del P.
N. M. con il P. M. P. e del Partito Democratico
Italiano di Unità Monarchica (P. D. I. U. M.), fino
alla confluenza di gran parte dello stesso nel M.S.I.
– Destra Nazionale, nel 1972, ed ancora come
Presidente
del nuovo organismo politico.
Personalità prestigiosa, lo studio quindi dei suoi
interventi è di estremo interesse per chi voglia conoscere il pensiero e l’azione dei monarchici politicamente schierati, quelli che il Re aveva definito aver
“voluto lottare apertamente per la Monarchia”,
nell’Arco di tempo dal 1946 al 1972.
Il volume, infatti, di quasi mille pagine, aperto da
una “Presentazione” del Presidente della Camera,
Gianfranco Fini, seguita da due studi del prof.
Beniamino Caravita di Toritto, intitolato “Alfredo
Covelli e la modernizzazione della destra italiana”
e del prof. Francesco Perfetti, su “ Alfredo
Covelli: la coerenza di un progetto politico”, sui
quali torneremo in seguito, raccoglie l’enorme
attività parlamentare svolta da Covelli, dai fondamentali discorsi sulla “fiducia”, concessa o negata a tutti i governi succedutesi in quegli anni, da
De Gasperi, a Pella, Fanfani, Scelba, Segni,
Tambroni, Leone, Moro, Rumor e Colombo, ai
discorsi di politica estera, economica, sociale,
militare, sui bilanci di tutti i principali ministeri,
alle interpellanze, agli ordini del giorno, svolti con
una rara competenza su tutti gli argomenti trattati, compresi quelli di carattere procedurale e regolamentare, in un confronto dialettico con ministri
e presidenti della Camera, unitamente alla sua
tempra pugnace (memorabili i suoi scontri specie
con Giancarlo Pajetta), che ne fecero un protagonista della politica nazionale e del Parlamento, di
cui difese sempre la centralità e le prerogative.
Di questo dà pienamente atto Gianfranco Fini,
nella “Presentazione” sottolineando che la “passione politica” e la “veemenza oratoria” di
Covelli avevano sempre rispettato le persone, convinto che la classe politica avesse “…la responsabilità, di esercitare una…Funzione pedagogica…
di educare la Nazione, attraverso l’esempio , l’autorevolezza, la sobrietà e l’adempimento dei dove-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
ri civili…”, in una visione monarchica- costituzionale di stampo inglese,”…avevano ben assimilato….la lettura di autori del calibro di Edmund
Burke e Walter Bagehot”. E sempre in questo
quadro Fini ricorda la battaglia di Covelli per la
pacificazione nazionale, che “i monarchici avrebbero inizialmente preferito veder affidata all’influenza coesiva ed unificante di un potere neutro
super partes”, cioè al Re ed alla Monarchia.
Il costituzionalista Caravita di Toritto, nel suo
saggio, oltre ad un excursus sulle vicende elettorali e parlamentari del partito monarchico si sofferma sulle battaglie costituzionali di Covelli,
all’epoca della Costituente, giovane deputato di
31 anni, forte però di ben tre lauree, in lettere, in
giurisprudenza ed in scienze politiche, contro la
“immodificabilità della forma repubblicana e
contro le disposizioni transitorie sulle sanzioni verso
Casa Savoia” difendendo non solo l’onore e la tradizione della Monarchia Sabauda, ma anche la “storia
del nostro Paese e del processo della sua formazione…” Purtroppo in entrambi i casi le norme contestate furono approvate e Covelli, coerentemente, fu
tra i 62 Costituenti che votarono contro l’approvazione definitiva della Costituzione.
Il problema degli articoli 138 e 139 è trattato dal
Caravita con ampiezza di riferimenti, tra i quali
la sentenza 1146 del 1988, che sia pure non riferendosi specificatamente ai suddetti articoli ha
precisato “…Che alcuni principi costituzionali
sono sottratti alla revisione all’interno dell’ordinamento costituzionale vigente, rendendo incostituzionali le leggi costituzionali che con tali principi si trovassero in contraddizione”. Tra questi
principi fondamentali prosegue nella sua analisi
Caravita “è difficile negare che vi sia quello della
forma repubblicana…”. E questo anche se personalmente Caravita ricorda che “la storia istituzionale europea e quella italiana dimostrano come
non vi sia incompatibilità di principio tra monarchia e democrazia.”
Lo storico Perfetti che già aveva dedicato a
Covelli un articolo pubblicato sul numero di
maggio-giugno 2009 della rivista” Nuova storia
contemporanea”, dal titolo “Alfredo Covelli, un
monarchico liberale”, segue tutto il percorso politico e partitico di Covelli, dal 1944 ed i suoi tentativi di dar vita ad un raggruppamento monarchico democratico liberale unitario e successiva-
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
mente al referendum ad un partito che riunisse ed
incanalasse i milioni di voti dati alla Monarchia e
contemporaneamente a partiti repubblicani, il
Partito Nazionale Monarchico, con simbolo
“Stella a cinque punte e corona reale”, il cui
primo slogan fu appunto “ tutti i monarchici in un
solo partito”, e si sofferma sulle successive vicende parlamentari del voto favorevole al VI
Governo De Gasperi, annunciando nel discorso
del 21 giugno 1947, malgrado De Gasperi fosse
“socio fondatore di questa repubblica”, per aver
estromesso dal governo socialisti e comunisti, in
quanto indicativo di quello spirito di fattiva collaborazione dei monarchici, quando fossero in giuoco i “superiori interessi del Paese”, come nel
dibattito sulla adesione al “Patto Atlantico”, del
16 marzo 1949.
Nei confronti dei governi De Gasperi, dopo le elezioni del 18 aprile 1948, Covelli motivando la sfiducia, rimprovera alla democrazia Cristiana, di
aver eluso le aspettative dei suoi elettori preferendo un coalizione con partiti di centro-sinistra ad
un leale e disinteressato appoggio del gruppo
monarchico e questa disponibilità rimane un
costante, anche dopo le elezioni del 1953 e del
1958, per i successivi Governi per evitare lo scivolamento a sinistra, con le sole eccezioni dei
Governi Pella nel luglio 1953, Zoli, nel giugno
1957, Segni nel febbraio 1959, ai quali Covelli
annunciò il voto di fiducia del gruppo parlamentare monarchico, in quanto davano garanzie di
chiusura verso i socialisti e questo senza venir
meno ai suoi convincimenti istituzionali ed alla
fedeltà al Re Umberto ed alla memoria di Vittorio
Emanuele III, che aveva conosciuto durante il
Regno del Sud e dalla cui personalità era rimasto
colpito tanto da aver per l’anziano Sovrano “un
vero e proprio culto”. E sempre per evitare l’apertura a sinistra di cui prevedeva i guasti che avrebbero arrecato in tutti i settori dell’attività governativa, specie in quello economico, Covelli più
volte cercò, l’ultima volta nel 1967, una collaborazione od una alleanza organica con i liberali e
con i missini, ormai lontani dalle iniziali nostalgie, per creare una destra moderna, alternativa
alla sinistra, quale era auspicata da tanti italiani,
senza però trovare un positivo riscontro da parte
del partito Liberale.
Questa dunque il giudizio concorde sulla persona-
55
lità di Alfredo Covelli, oltre quello scontato sulla
sua indiscussa onestà, che unitamente allo studio
della sua attività parlamentare ci auguriamo
serva a squarciare il velo che da tempo ricopre
l’attività e la presenza fattiva dei monarchici nella
politica italiana, finché vi fu un partito ed un
deputato, anche per porre delle basi moderne,
forti però delle esperienze passate, a possibili
nuove realtà operative.
FLUSSI ECONOMICI “ENNO-ETNEI”.
NASCITA DI UNA VOCAZIONE INDUSTRIALE
di Salvatore La Lota Di Blasi
Storie di flussi economici e migrazioni demografiche. Un binomio inscindibile se parliamo di territori, paesi e popolazione. L’economia di una città
grande o piccola che sia, può modellarsi attorno
agli interessi economici stimolati da dinamismi
migratori che coinvolgono ora interi gruppi familiari in cerca di nuova fortuna, ora più semplicemente, qualche pioniere in cerca di maggiore guadagno.
Nella storia contemporanea di Catania, si trovano
tracce sia di “macro migrazioni”, quale fuoriuscita
di masse intere di popolazione per grandi calamità
naturali; sia di “micro migrazioni” in un processo
inverso, cioè realizzatosi attraverso l’importazione
di classi dirigenti esterne che poi riuscirono a favorire la crescita economica e industriale della città
ospitante.
Nel secolo scorso, in un’epoca in cui a livello nazionale Giovanni Giolitti giungeva al suo quinto
governo e consegnava ai suoi successori una
Nazione carica dei problemi irrisolti dall’unificazione - da lì a poco, consegnata all’anarchia politica e tosto al fascismo - vi erano delle realtà urbane
capaci di grande sviluppo economico, come appunto Catania. E verso Catania, a cavallo tra Otto e
Novecento, da Enna si trasferirono alcuni gruppi
familiari che nel territorio d’origine avevano fondato la loro ricchezza sull’allevamento o sulle
miniere di zolfo.
Dinastie familiari nuove che nella città etnea trovarono il potere esercitato con inedite forme di
gestione imprenditoriale e con il rafforzamento dell’utilizzo di quello zolfo che legò diversi territori in
un distretto “ante litteram”, e che indusse alla pro-
56
liferazione e allo sviluppo della zona industriale di
Catania attorno alla linea ferrata, nell’attuale viale
Africa, vero e proprio prototipo di archeologia industriale. Processi manifatturieri e industriali che portarono importanti imprenditori di primo Novecento a
investire sul territorio catanese, rafforzando così quel
concetto di “spazio geografico”, inteso come “artificio mentale” dal quale una volta isolate le “relazioni
spaziali” attinenti all’economia, viene fuori il concetto di “spazio economico”.
E in tale “spazio economico” si superarono alcuni
degli effetti della “proto-globalizzazione”, ovvero
la “competizione stessa tra territori. Enna e
Catania in questo caso si fusero in uno spazio che
vide impegnati soggetti “privati, pubblici e misti”
diretti a costruire una rete locale che si comportò
da “unico attore collettivo” sul piano dei processi
economici e monetari. Se non altro, si realizzò quel
concetto di “milieu territoriale”, patrimonio comune d’area su cui un’intera comunità poté far leva
per creare sviluppo e benessere collettivo.
Di questi importanti gruppi familiari ennesi, vanno
certamente citati i Pantò che fondarono la propria
ricchezza nel commercio, nell’industria dei tessuti e
nell’agricoltura; i Fondacaro, anch’essi commercianti di tessuti; i Grillo con i loro investimenti nel
settore dei carburanti; gli Scelfo in quello dei trasporti; i Virlinzi, specializzatisi prima nell’ambito
della ferramenta e poi nell’industria. Ennio Virlinzi
divenne il presidente dell’Associazione Industriali
di Catania; i Sàvoca che investirono sia nell’attività
turistica ed alberghiera, che nell’attività edilizia ed
industriale. Ed ancora, intorno alla prima metà del
Novecento, i Restivo che da argentieri ennesi
diventarono prestigiosi gioiellieri catanesi; e, infine,
i Tusa che ad Enna fonderanno la “ Valle del
Dittaino”.
Va infine, notato come tali processi migratori e i
“flussi economici” loro correlati, siano stati oggetto degli studi “dell’enno-etneo” avvocato Carmelo
Savoca Milazzo. Direttore dell’ufficio legale INPS
di Enna, presidente della CRI di Enna, fiduciario
della Casa Editrice Ricordi, sposo di Concita Calì
Maganuco, esponente quest’ultima dell’aristocrazia
ragusana, il Savoca Milazzo, attraverso “l’attività
filantropica” e l’impegno professionale, diede un
apporto fondamentale “all’impegno sociale, ideale,
culturale, umanitario e allo sviluppo di tali studi
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
NECROLOGI
VEDANI GARGHENTINO Anna – Varese – iscritta
n° 10819 dal 7 gennaio 1986
STRANO ALONZO Giuseppe – Monza (MB) – iscritto n° 10768 dal 10 ottobre 1985
MUSAJO SOMMA di GALESANO Carlo – Piacenza –
iscritto n° 13533 dal 4 giugno 1996
Il 12 Febbraio 2012 è mancato all'affetto dei suoi
cari, delle Guardie della Delegazione Prov. di
Caltanissetta, degli amici la GdO Calogero Gioè di
anni 72. I funerali si sono svolti il 14 febbraio 2012
presso la Chiesa Sacro Cuore di Caltanissetta, celebrati da Don Salvatore Rumeo, che durante la pre-
dica ha evidenziato la "figura di vero Gentiluomo e
fedele alla Madre Patria". Ai funerali era presente
la delegazione che ha reso onore alla Guardia
scomparsa con il picchetto d'onore eseguito dalle
GdO Calà Arcangelo, Riggi Calogero e l'alfiere con
la bandiera abbrunata a lutto Fiocco Giuseppe.
Alla fine della cerimonia funebre il delegato ha
speso la seguenti parole: "Figura luminosa, monarchico fedele e testimone della storia di Casa Savoia,
assiduo frequentatore dell'attività della delegazione nissena, stimato e amato da tutte le guardie". Si
sono associate al lutto le delegazioni di Enna e
Agrigento.
NOTE LIETE
La Guardia d’Onore Scelta di Latina, Ten. Ermanno Scaramella, ufficiale dei bersaglieri, è stato promosso al grado di capitano.
OGGETTISTICA
Fascia da braccio
Foulard pura seta
Cravatta
Sciarpa
€ 20,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
57
OGGETTISTICA
DISTINTIVI
GdO
Corona Ag
Gdo Scelta
Ispettore
Sc. Isp.
€ 10,00
€ 10,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
Crest
Fregio da basco
Adesivo tricolore
Calendario 2012
Fregio (plastica)
€ 35,00
€ 15,00
€ 2,00
€ 10,00
€ 5,00
Medaglie Regina Elena
€ 20,00
Sotto ciascun oggetto sono indicate le offerte minime per la cessione
dei gadget sopraelencati.
La cessione può essere effettuata soltanto ai soci. Gli oggetti sono
disponibili presso l'Istituto; in caso di spedizione occorrerà aggiungere € 5 per le spese postali. Per verificare l’effettiva disponibilità
dei singoli articoli, consultare la sezione “Oggettistica” del nostro
sito internet www.guardiadonorealpantheon.it
DISTINTIVI COMMEMORATIVI
CD
AUDIO
Centenario
morte V.E. II
Trentennale
morte R.E.
Quarantennale
morte V.E. III
Quarantennale
morte V.E. III
Alle radici di
Casa Savoia
€ 20,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 10,00
Alfonso Marini
Dettina
Storia e Ruolo
delle GG.d’O.
€ 30,00
58
Ministero della Guerra
Venetennale della
Vittoria
ristampa anastatica
1938 - € 10,00
Edizioni
INGORTP
La Real Casa
di Savoia
€ 10,00
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
economici”.
NUOVI
ISCRITTI
NUMERO
COGNOME
E
NOME
GRADO MILITARE
PROFESSIONE
CITTÀ
NASC.
22.486
LEOPARDO Alfredo
Maresciallo capo
Sottufficiale dei Carabinieri Montechiaro d'Asti (AT)
1974
22.487
AMBROSINO Antonio
Sergente
Impiegato
Asti
1954
22.488
VESPA Ines
Pensionata
Portacomaro (AT)
22.489
PICCINO Maria Margherita
Pensionata
Asti
22.490
LARCHER Bruno
Artigiano
Asti
22.491
COMANDÈ Maria Elena
Medico
Naro (AG)
22.492
de TAMBURO Alfredo
Appuntato
Graduato dei Carabinieri
Trani (BT)
1970
22.493
CAPILLO Antonino
Primo Maresciallo
Sottufficiale dell'Esercito
Assago (MI)
1965
22.494
D'AMBROSIO Domenico
Capitano
Ufficiale dell'Esercito
Curtatone (MN)
1978
22.495
DIANA Ennio
Maresciallo maggiore
Pensionato
Maniago (PN)
1942
22.496
ALBESANO Franco
Industriale
Castagnole Lanze (AT)
1945
22.497
BORTOLOTTI Alessandro
Imprenditore
Asti
1940
22.498
CICCHINI Luigi
Ufficiale dei Vigili del
Fuoco
Sarnia, Ontario (CANADA)
1939
22.499
MOSCHETTINI Salvatore
Maresciallo aiutante
Pensionato
Martano (LE)
1955
22.500
CROVATO Massimiliano
Maresciallo capo
Sottufficiale dei Carabinieri Arzano (NA)
1966
22.501
EMMANUELE Roberto
Maresciallo aiutante
Sottufficiale dei Carabinieri Enna
1963
22.502
PETRINI Massimiliano
Assistente capo di P. S.
Monte Urano (FM)
1970
22.503
ASTOLFI Roldano
Medico chirurgo
Porto Mantovano (MN)
1946
22.504
PRIMAVERA Enrico Domenico
Ragioniere
Bitonto (BA)
1992
22.505
MAZZÙ Filippo
Ricercatore
Meda (MB)
1981
22.506
SCIARAFFIA Franca
Docente univ. in quiescenza Milano
22.507
MOROSI Mauro
Imprenditore
Ripa Teatina (CH)
1947
22.508
TESTAFERRATA Maurizio
Intermediario
Lucca
1939
22.509
LEPORATTI Luca
Imprenditore
San Miniato (PI)
1974
22.510
INTRAVAIA Pietro
Pensionato
Monreale (PA)
1945
22.511
MEDORI Stefano
Fante
Volon. Corpo Militare C.
R. I.
Villa Campanile (PI)
1969
22.512
CAUDARELLA Salvatore
Sergente
Dir. scolastico in pensione
Mordano (BO)
1944
22.513
FERRONE Salvador
Appuntato scelto
Graduato dei Carabinieri
Grottaminarda (AV)
1967
22.514
ASTA Leonardo
Carrista
Docente in pensione
Alcamo (TP)
1951
22.515
DIDIANO Roberto
Impiegato
Esine (BS)
1985
22.516
VAIRA Michele
Sottufficiale dell'Esercito
Foggia
1972
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
Sergente
Artigliere
Aviere
Carabiniere
Sergente Maggiore
1949
59
60
GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012
DIMONIOS
DIAVOLI
China su fronte
si ses sezzidu pesa!
ch'es passende
sa Brigata tattaresa
boh! boh!
e cun sa mannu sinna
sa mezzus gioventude
de Saldigna
Semus istiga
de cudd'antica zente
ch'à s'innimigu
frimmaiat su coro
boh! boh!
es nostra oe s'insigna
pro s'onore de s'Italia
e de Saldigna
Da sa trincea
finas' a sa Croazia
sos "Tattarinos"
han'iscrittu s'istoria
boh! boh!
sighimos cuss'olmina
onorende cudd'erenzia
tattarina
Ruiu su coro
e s'animu che lizzu
cussos colores
adornant s'istendarde
boh! boh!
e fortes che nuraghe
a s'attenta pro mantenere
sa paghe
Sa fide nostra
no la pagat dinari
aioh! dimonios!
avanti forza paris.
Abbassa la fronte
se sei seduto, alzati!
perchè sta passando
la Brigata "Sassari"
e con la mano benedici e segna
la miglior gioventù
di Sardegna
Siamo la traccia
di quell'antica gente
che fermava il cuore
al nemico
Oggi le loro insegne
sono nostre
per l'onore dell'Italia
e della Sardegna
Dalla trincea
fino alla Croazia
i "sassarini"
hanno scritto la storia
seguiamo le loro orme
onorando quell'eredità
"sassarina"
Rosso il cuore
l'animo come il giglio,
questi colori
adornano il nostro stendardo
e forti come i nuraghi
siamo sempre vigili
per mantenere la pace
La nostra fedeltà
non ha bisogno di essere remunerata
andiamo! Diavoli!
avanti, Forza Insieme!
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Agosto 2012 - Istituto Nazionale per la Guardia d`Onore alle Reali