GUARDIA D’ONORE Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986 C/0553/2011 Benedetto Cairoli, colonnello garibaldino, medaglia d’oro al valor militare, presidente dell’Istituto (1885) e presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia (1879 - 1881) luglio / agosto 2012 4 SOMMARIO pag. LUGLIO - AGOSTO 2012 Rivista bimestrale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Direzione: 00186 Roma - Via della Minerva, 20 Tel. 06.67.93.430 Fax. 06.69.92.54.84 Indirizzo Internet: www.guardiadonorealpantheon.it Lettere al Direttore 1 Quote sociali 4 Avvisi 5 Cronaca delle Delegazioni 10 Prossimi eventi 30 Ore di guardia 2011 32 Cultura 35 Necrologi 57 Note liete 57 Oggettistica 57 Nuovi iscritti 59 Modulo di domanda di ammissione 60 E-mail dell’Istituto: [email protected] Direttore Responsabile: Ugo d’Atri Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è fatto abbligo di chiederne preventiva autorizzazione, citarne la fonte, inviando all’Istituto una copia. Registrazione del Tribunale di Roma n.° 300/86 del 10-06-1986 Spedizione in abbonamento postale Del presente numero di 60 pagine sono state stampate 4500 copie Finito di stampare il 4-6-2012 Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l. www.co-art.it Prevista consegna alle poste il il 7-6-2012 SOMMARIO La collaborazione del Direttore e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la forma di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma perché incompatibile con la natura volontaristica dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle reali Tombe del Pantheon, di cui la Rivista è organo. Fermo quanto precede, la direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21 della Costituzione, interventi anche di non soci a titolo gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di apportare tagli e modifiche ritenute necessarie. Ogni collaborazione implica accettazione integrale e senza riserve di quanto precede. Hanno collaborato a questo numero: Francesco Aronadio Riccardo Bevilacqua Carlo Bindolini Alessandro Castini Valter Cotti Cometti Ugo d’Atri Pierluigi Duvina Domenico Giglio Salvatore La Lota Di Blasi Maria Lapis Pasqualino Martini Luigi Mazza Carlo Morganti GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 LETTERE AL DIRETTORE Palermo, 26/4/2012 Egregio Dott. d’Atri, sarei ben felice se, in Italia, potesse nascere un partito dichiaratamente monarchico ma, purtroppo, penso che tale evento sia, nella realtà delle cose, del tutto impossibile per due motivi. Primo motivo: il Principe Vittorio Emanuele, dal giorno della scomparsa dell’indimenticabile Re Umberto II, ha sempre dimostrato di non avere alcuna intenzione di rivendicare il Trono che fu del Padre e degli Avi… Credo che dal Principe sarà vano attendere, ciò che Ella ha scritto a pag. 11 dell’ultimo numero di “Guardia d’Onore”, «un segnale, un segnale chiaro, forte ed inequivocabile: io ci sono, io sono qui, io sono pronto, io sono il riferimento per il vostro impegno»… Secondo motivo: mantenere in vita un partito politico richiederebbe un impegno finanziario di molti miliardi delle vecchie lire, non solo per affrontare le spese elettorali, in occasione delle varie elezioni, ma anche per mantenere le sedi del partito in tutti i capoluoghi di provincia e nei più grossi comuni d’Italia. Un impegno finanziario per noi impossibile… Rebus sic stantibus, a mio modesto parere, la nascita di un partito monarchico è destinata a restare un desiderio assolutamente irrealizzabile… Con distinti saluti. Francesco Aronadio ****** Esine 26 aprile 2012 Caro Presidente, accolgo l’invito al contributo intellettuale da Lei sollecitato nel suo articolo “dedicato ai Monarchici: GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 che fare?” pubblicato sull’ultimo numero di Guardia d’Onore. La mia adesione al nostro glorioso Istituto è stata determinata non solo dalla inflettibile fede monarchica – per la quale sono da tempo socio dell’U. M. I. – ma soprattutto dalla coscienza che il nostro Sodalizio è, nell’attuale panorama monarchico italiano, il vero ed esclusivo custode della memoria storica del Regno d’Italia. Motivo per il quale mi associo al Suo appropriato auspicio di unione e partecipazione valoriale dei veri e sinceri monarchici nel nostro Istituto. Ho il privilegio di far parte dell’Istituto da Lei presieduto solo dall’aprile dell’anno scorso e mi sono già chiari ed evidenti i gravosi impegni a cu Lei attende con indiscutibile capacità e con paziente saggezza. Ma ora vorrei parteciparLe le motivazioni che mi inducono, esclusivamente per il bene della nostra amata Patria, a desiderare la modifica della forma Istituzionale dello Stato, ossia la restaurazione dell’Autorità Regia. Non mi soffermo su quelle storiche in quanto copiosa è la documentazione che depone per la nullità del referendum del 1946. Ritengo che un monarchico debba rivolgersi innanzitutto al futuro, come Lei ha sollecitato nel Suo articolo, perché il nostro fine ultimo è quello di rivedere al vertice dello Stato un Sovrano. Questo intendimento non mi pare essere né sovversivo né utopico non solo per le numerose analoghe esperienze europee ma soprattutto per le caratteristiche storiche proprie della monarchia costituzionale che la rende una cornice affidabile per i regimi liberaldemocratici. Il Sovrano che intendo è il simbolo vivente dell’unità della Patria, è il vero punto di riferimento per tutti. Colui che assumerà la corona fin dalla nascita è destinato ed educato alla propria carica istituzionale perciò, contrariamente ad un presidente eletto, rappresenta l’autentico garante dell’impar- 1 zialità dello Stato. La preoccupazione del Sovrano di conservare la corona e di garantire il mantenimento della dinastia rappresenta un ulteriore vantaggio per i regimi democratici in quanto lo induce, per certi versi lo costringe, al perseguimento del bene dei suoi sudditi: in tal modo si stabilisce un’armoniosa e felice coincidenza tra azione regia e bene pubblico. Appare paradossale, in particolare nell’Italia repubblicana, ma il perseguimento di un interesse squisitamente privato – il mantenimento del trono e la prosecuzione della dinastia – garantisce l’interesse pubblico – il benessere sociale e civile. Il Sovrano pertanto rappresenta ed incarna l’unità della Nazione in quanto la sua autorità non discende dalle fazioni e dalle oligarchie bensì dalla legittimità regia che lega a sé in un vincolo d’onore i poteri dello Stato con la finalità di non subordinarli bensì di sottrarli alle ricorrenti ed invadenti suggestioni delle parti. La Monarchia, proprio perché fondata sulla successione ereditaria, è la garanzia massima di stabilità ed autorevolezza in quanto non espone il vertice dello Stato al conflitto né all’influenza dell’interesse “partigiano”. Lo Stato che desidero è l’istituzione dell’interesse comune, della riaffermazione del “tutto” sul “particolare”, dell’adesione a comuni valori (onestà, libertà, pace, tolleranza, carità, unità e identità nazionale), della supremazia dell’autorevolezza sull’arrivismo e sono profondamente convinto che l’unica risposta a tale anelito sia la Monarchia costituzionale retta da un autentico e nobile Principe della cui consapevolezza e disponibilità a tale ruolo, come Lei caro presidente, rimango in fiduciosa attesa. RingraziandoLa per quanto fa per il nostro Istituto, La saluto cordialmente. Valter Luigi Cotti Cometti ****** Poiché il nostro Presidente, nel suo articolo “Dedicato ai monarchici: che fare?” apparso sul numero 1/2-2012 di Guardia d’Onore, ha chiesto la nostra collaborazione, non voglio sottrarmi all’impegno ed in queste poche righe espongo alcune mie riflessioni sull’argomento trattato nell’articolo in questione. Concordo con il Presidente che la riproposizione 2 oggi di un partito monarchico sia un’impresa assai difficoltosa, non solo per la penuria di fondi necessari per una campagna elettorale, ma, soprattutto, per l’enorme lontananza della maggior parte della popolazione italiana, principalmente dei giovani, dall’idea di monarchia, dipinta a tinte fosche dalle ideologie dominanti in tutti questi anni e spesso anche dileggiata. Inoltre, l’appello rivolto al Principe Ereditario affinché dia un segnale forte e chiaro di essere desideroso di riprendere ad esercitare il suo ruolo, può essere quanto mai pericoloso perché ciò può indurre in chi oggi detiene il potere il timore di perderlo e questo provocherebbe una reazione certamente feroce e quindi dannosa alla causa. Diverso potrebbe essere il caso qualora, invece, si intenda procedere alla ricostituzione di un grande partito unitario definibile di “destra”, quantunque questi datati stereotipi , “destra” e “sinistra”, siano ormai poco adatti alle situazioni politiche attuali. Non c’è dubbio infatti che oggi chi si riconosce in determinati ideali si senta orfano di un’adeguata formazione politica che lo rappresenti, dopo la confluenza di Alleanza Nazionale dentro il Popolo della Libertà e, ancor più, dopo le recenti discutibili mosse di Gianfranco Fini. Un partito dunque che si richiami agli ideali fondanti della nostra civiltà occidentale: Dio, patria e famiglia, che promuova certi ideali, oggi considerati “obsoleti”, come onore, onestà, dedizione alla causa, eroismo, nobiltà, che tenga alto l’onore e la memoria dei nostri passati Sovrani, che recuperi e rimetta sotto la giusta luce l’idea di monarchia, in particolare riconsiderando l’operato di S.M. Umberto II, troppo spesso, ingiustamente, bistrattato. Dentro a tale ampio contenitore potrebbe anche trovar collocazione, senza necessariamente suscitare timori di voler attuare un “golpe” e, forse, con maggior probabilità di successo, una nuova eventuale “scesa in campo” di S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto. Ciò dovrebbe, concretamente, realizzarsi unificando sotto un unico simbolo ed un unico programma le varie formazioni oggi esistenti che, in vario modo, si rifanno ai suddetti ideali; impresa anch’essa certamente non facile da attuare per la fiera resistenza opposta di chi non vuol rinunciare al proprio orticello. Nel frattempo, relativamente al nostro Istituto, GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 credo che esso debba continuare a fare quello che attualmente sta, egregiamente, facendo: onorare la memoria dei nostri Re e Regine defunti, custodire la memoria storica del Regno, promuovere l’idea monarchica proponendo una diversa lettura della nostra storia recente non viziata dalle ideologie dominanti; tutto ciò stando ben attento a non cadere nelle melme della politica italiana. G.d’O. Alessandro Castini ****** Stimato Comandante, leggo sul numero 1/2 2012 del nostro amato Bimestrale un tuo articolo dal significativo titolo: “Dedicato ai monarchici: che fare?”. Mi complimento con te per la spietata ma veritiera analisi della situazione! Qualunque iniziativa partitica di stampo monarchico, se non ha il totale avvallo e il concreto appoggio di Casa Savoia è destinata inevitabilmente a fallire. Gli italiani, giustamente, identificano la Monarchia con i Principi Sabaudi, ma se nessuno di questi si mostra interessato ad incarnarla politicamente, è assurdo anche solo iniziare la partita! Inoltre, tale ipotetica volontà partiticomonarchica dovrebbe assolutamente essere appoggiata dalle più significative associazioni realiste italiane, altrimenti il fallimento è assicurato. Purtroppo tale condizione sine qua non, come ci fai sapere, non si è per ora realizzata. Sono Guardia d’Onore, come ben sai, da 26 anni (avevo 19 quando m’iscrissi) e in questo “lungo” periodo ho visto sorgere e sparire tante sigle reali- ste ma una, una sola ha resistito e resiste orgogliosa su tutte: l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon! Curiamolo con tanto amore il nostro Istituto, unico vero fedele custode della memoria storica del Regno. Pertanto, compatibilmente con gli impegni personali, cerchiamo di lavorare per lui con grande serietà. Non importa la quantità di Guardie d’Onore, ciò che importa veramente è la loro qualità! Proprio perché non siamo un partito politico, possiamo permetterci di lasciare a casa i pataccari, i falsi nobili, gli azzeccagarbugli e i megalomani! In caso contrario, infatti, il nostro Istituto diventerebbe un teatrino e lo condurremmo al declino. Valorizziamo, inoltre, sempre e al massimo, le gloriose tradizioni militari del nostro esercito e del nostro Istituto! Se perdiamo di vista il suo “aspetto militare” lo snaturiamo e lo riduciamo a Circolo Culturale, uno dei tanti… Infine una raccomandazione: i Signori della Guardia, come ami spesso chiamarci, caro Ugo, non sono alle “dipendenze”, sia pure occasionalmente, di nessun’altra associazione monarchica, paramonarchica o Dinastica. Le Guardie d’Onore non sono disponibili a fare da “manovalanza” o da “cornice” a nessuno! Se ti faccio questa precisazione, che so bene essere da te condivisa, è perché so che questo è accaduto, anche alla Delegazione di Bergamo che mi onoro di rappresentare. Ultima esortazione: grande, profondo rispetto per tutti i Principi Sabaudi perché tutti, Aosta compresi (!), discendono dal Padre della Patria, Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II! Riccardo Bevilacqua W VERDI GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 3 QUOTE SOCIALI AMMISSIONE ...................................................... 50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard) .............................................................................. 100 Euro (con fascia e cravatta/foulard) RINNOVI ANNUALI 30 Euro SOCI SOSTENITORI50 Euro (fino a 100) SOCI BENEMERITI 100 Euro (oppure oltre) DIPLOMI DI GUARDIA D’ONORE, GUARDIA D’ONORE SCELTA, MERITO DI SERVIZIO 50 Euro I versamenti possono essere eseguiti sul C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON Le coordinate bancarie dell’Istituto sono le seguenti: numero conto: 000000092139 IBAN (coordinate bancarie internazionali) IT84R 05390 03201 000000092139 BIC: ARBAIT 33042 Banca Etruria, via Uffici del Vicario n° 45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340 Continuano a pervenire bollettini di conto corrente postale di "ignoti" che hanno dimenticato di scrivere le proprie generalità . Al fme di evitare la mancata attribuzione dell'avvenuto pagamento, si pregano le Guardie d'Onore che avessero erroneamente compilato questi bollettini, di prendere contatto con la segreteria della presidenza, per poter così evitare di essere considerati morosi. E le poste accrescono i problemi. U. d’A. 4 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 AVVISI ALLARME! A RISCHIO DISTRUZIONE I CAVALLI D’ITALIA In seguito a provvedimenti dell’attuale Governo per creare un indice di ricchezza e quindi di capacità di pagare tasse, si rischia l’abbattimento di migliaia di cavalli, anche di razze equine antiche, e, come evidenziato in giornali esteri sopratutto inglesi, di inviare al macello gli animali d’affetto che hanno sempre affiancato l’uomo nelle sue fatiche, nelle guerre, nei tenzoni, come aiuto terapeutico per bambini disabili, come compagno e come amorevole familiare. Non a caso si dice che la civiltà dell’uomo si è diffusa IN SELLA; il rapporto con questo nobile animale è ancestrale, perso nella notte dei tempi. Ben lo sapeva anche Giuseppe Garibaldi, che amava la sua cavalla Marsala fino a coltivarle un prato per il suo pascolo, al ritorno dalla campagna dei Mille, per i suoi anni di meritato riposo. Per lei eresse una tomba a Caprera, Comune de La Maddalena, ed una bellissima lapide, lasciata oggi in rovina con ingiusta e colpevole negligenza da parte di chi, nel frattempo, si riempie la bocca di falsi amorevoli omaggi all’Eroe. Dai giornali del 28 dicembre ripresi in tutto il mondo: “Gli italiani distruggono il loro parco equino nazionale. Ippica sul lastrico: cavalli macellati e famiglie legate all’indotto in crisi. Le prime vittime del governo, 15mila cavalli al macello, e più ne seguiranno, migliaia di famiglie senza lavoro, migliaia di lavoratori nel settore indotto – impiegati pubblici del settore, allevatori aziende agricole, industrie manifatturiere settoriali, coltivatori diretti – perderanno il proprio reddito.” Promuoviamo una proposta di legge, una domanda parlamentare seguita da azione popolare, UNA RACCOLTA FIRME VIA INTERNET. SALVIAMO I CAVALLI D’ITALIA, NEL NOME DELLA CAVALLA MARSALA! SALVIAMO L’ITALIA E GLI ITALIANI DA LEGGI RESE DISUMANE PER I PIÙ PICCOLI, I PIÙ DEBOLI ED INDIFESI. si procederà all’elezione dei delegati provinciali e dei paesi esteri per il triennio gennaio 2013 – gennaio 2016. Le elezioni riguarderanno tutte le delegazioni e si svolgeranno ai sensi e con le modalità di cui all’articolo 11 del regolamento interno. Come riportato dal suddetto articolo, avranno diritto di elettorato attivo e passivo soltanto i soci in regola con il pagamento delle quote sociali, cioè coloro che avranno versato la quota annuale 2012. I signori delegati sono pertanto vivamente pregati di invitare al rinnovo della quota sociale i soci che non abbiano ancora adempiuto a tale incombenza. ****** LE MONETE DEL REGNO Privato vende collezione delle monete del Regno d’Italia quasi completa (mancano unicamente il 20 centesimi stemma del 1863, il 50 lire stemma ed il 100 lire stem- ****** ELEZIONI Si informa che nel secondo semestre dell’anno corrente GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 5 ma del 1864 di Re Vittorio Emanuele II, il 5 lire aquila sabauda del 1901, il 5 lire quadriga briosa del 1914, il 100 lire impero del 1936 ed il 100 lire littore del 1937 di Vittorio Emanuele III) composta da 82 monete, certificate – tranne quelle di minimo valore – nella loro autenticità e livello qualitativo, come da documento che si allega a puro titolo indicativo. Il valore attuale della collezione è di 275 mila euro, somma sulla quale il venditore è disponibile ad effettuare uno sconto. Per maggiori informazioni, rivolgersi all’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. ****** MASSIMILIANO LATORRE E SALVATORE GIRONE I nostri marò non hanno né televisione né giornali italiani ed hanno chiesto di poter ricevere lettere e cartoline per non sentirsi troppo lontani dall’Italia: chiunque volesse scriver loro, ecco di seguito l’indirizzo: CONSOLATO GENERALE D’ ITALIA – MUMBAI – Kanchanjunga Building – 1st Floor 72, G. Deshmukh Road 400026 (Former Pedder Road); email: [email protected]; [email protected] ****** ****** LA CRAVATTA SOCIALE La presidenza dell’Istituto vorrebbe far realizzare alla sartoria Marinella di Napoli un nuovo lotto di cravatte con lo stemma dell’Istituto, come già fatto negli scorsi anni. Gli iscritti interessati all’acquisto sono pregati di prenotarsi mettendosi in contatto con la segreteria della presidenza, ai recapiti: 06/6793430, fax 06/69925484, e-mail:[email protected]. ****** SOCI BENEMERITI E SOSTENITORI Continuiamo la pubblicazione dei nomi delle Guardie d’Onore che versano all’Istituto una quota superiore a trenta euro. La lista comprende i seguenti nomi: Acampora Roberto 50 euro (sostenitore) Amicarelli Scalisi Antonietta 50 euro (sostenitrice) Bruno Grandori Marisa 150 euro (benemerita) Cafiero Gennaro 50 euro (sostenitore) Chiaserotti Gianlugi 50 euro (sostenitore) Cremonte Pastorello di Cornour Alessandro 50 euro Crepaldi Luigi 50 euro (sostenitore) Ferrari Giancarlo 50 euro (sostenitore) Frau Marcello 50 euro (sostenitore) Lembo Alberto 50 euro (sostenitore) Marinaro Mario 50 euro (sostenitore) Martinelli Valeria 70 euro (sostenitore) Mehrlein Adalberto 100 euro (benemerito) Piazzini Roberto 50 euro (sostenitore) Pierato Sandro 50 euro (sostenitore) Pizza Pier Paolo 50 euro (sostenitore) Pugliese Francesco 50 euro (sostenitore) Taglioretti Franco 50 euro (sostenitore) Tonizzo Teresa Assunta 50 euro (sostenitore) Tura Mirko 100 euro (benemerito) Vignoli Virginio Agostino 50 euro (sostenitore) 6 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON DELEGAZIONE PROVINCIALE DI ENNA ASSOCIAZIONE AMICI DEL MONTENEGRO ONLUS DELEGAZIONE I.N.G.O.R.R.T.T.P DELL’AUSTRALIA CONCORSO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE DI CORTOMETRAGGI - I CORTI DELL’UNITÀ D’ITALIA “IL RISORGIMENTO E LE FIGURE CHE CONTRIBUIRONO ALL’UNITÀ D’ITALIA” La Delegazione Provinciale di Enna dell’INGORTP in collaborazione con la Delegazione dell’INGO- RRTTP dell’Australia, unitamente all’Associazione Amici del Montenegro ONLUS indice un concorso Nazionale ed Internazionale di cortometraggi dedicato a S.M. la Regina Elena, Principessa del Montenegro. Il concorso si propone l’obiettivo di raccontare il Risorgimento e l’Unità d’Italia attraverso i suoi luoghi ed i suoi personaggi. I partecipanti dovranno raccontare storie significative le cui vicende possono essere considerate rappresentative di tale tematica. REGOLAMENTO 1) Requisiti di partecipazione Il Concorso è rivolto ai film maker italiani e stranieri ed alle associazioni. La durata massima del cortometraggio dovrà essere di 15 minuti. Dalla competizione sono esclusi filmati pubblicitari o contenenti messaggi promozionali e che non rientrano in quanto specificato precedentemente. 2) tema del concorso : “Il Risorgimento e l’unità d’Italia attraverso i suoi luoghi ed i suoi personaggi.” 3) Iscrizione GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Ogni partecipante può proporre al massimo due opere, anche se sono state già presentate ad altri concorsi. La quota d’iscrizione al concorso è di € 10,00 da versare sul conto Poste pay n. 4023 6006 1285 2816 intestato a Giuseppe Restifo, oppure per i partecipanti esteri, tramite vaglia postale all’indirizzo indicato all’art. 4 di questo regolamento. Tale quota è istituita per coprire le spese di segreteria. Le spese di spedizione sono a carico dei partecipanti. 4) Invio delle opere. Per la partecipazione al concorso è necessario inviare il seguente materiale: a) n.2 copie DVD per ogni opera iscritta al concorso, in file video di alta qualità, su supporto DVD DATI, in uno dei seguenti formati digitali: MPEG-4, AVI, MOV, WMV; b) n. 1 scheda di partecipazione, allegata in fac-simile in calce al bando, per ogni opera presentata; c) copia ricevuta di versamento poste pay o vaglia. Il materiale dovrà essere inviato tramite posta prioritaria o raccomandata, oppure è possibile consegnarlo a mano alla Segreteria del concorso, entro e non oltre il 31 Agosto 2012 (farà fede la data del timbro postale di partenza) al seguente indirizzo: CONCORSO “I CORTI DELL’UNITÀ D’ITALIA” I.N.G.O.R.R.T.T.P.DELEGAZIONE PROVINCIALE DI ENNA C/O INS. GIUSEPPE RESTIFOVIA LOMBARDIA 394100 ENNA 5) Il comitato organizzatore declina ogni responsabilità per eventuali danni alle opere durante il viaggio ed il trasporto. 6) La Commissione esaminatrice del Concorso sarà composta dal Presidente dell’I.N.G.O.RR.TT.P. Capitano di Vascello(Ris) Dott. Ugo d’Atri, dal Delegato Provinciale Ins. Giuseppe Restifo e da esperti della Comunicazione, delle Arti e della Musica. Fa parte di diritto della commissione la segretaria del concorso sig.ra Patrizia Fundrisi. 7) Selezione e Premi Tutti i cortometraggi pervenuti affronteranno una prima selezione, che preparerà una short list di 6 finalisti. Ai finalisti sarà comunicata con congruo anticipo via telefono ed e-mail la data della serata della Premiazione, durante la quale, verranno proiettati i cortometraggi finalisti ed eventuali altri cortometraggi ritenuti di particolare menzione. Al termine delle proiezioni sarà resa nota la classifica e verranno consegnati i premi ai vincitori. La data della serata di premiazione sarà comunicata tramite pubblicazione sul periodico GUARDIA D’ONORE, sulla pagina di facebook della Delegazione di Enna delle G.d’O., a mezzo stampa GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 locale e su siti web. PREMI “I CORTI DELL’UNITA’ D’ITALIA” 1° Classificato € 300 Targa e Diploma 2° Classificato € 200 Targa e Diploma 3° Classificato € 100 Targa e Diploma Premio Speciale Migliore Colonna Sonora € 200 Targa e Diploma 8) Le opere inviate non verranno restituite e il comitato organizzatore si riserva di utilizzare a titolo gratuito per la durata di un anno, le opere vincitrici per gli usi sociali, comunicandone agli autori le date ed i luoghi di utilizzo. 9) Diritti dell’opera L’autore dichiara di essere titolare di tutti i diritti di utilizzazione dell’opera, nessuno escluso, che i contenuti della stessa non violano le leggi vigenti né i diritti di alcuno e che l’opera non presenta contenuti a carattere diffamatorio. In ogni caso, l’autore esenta l’organizzazione da ogni responsabilità per il contenuto del corto proiettato in pubblico 10) I vincitori dovranno essere presenti di persona durante la cerimonia di premiazione. In caso di assenza decadranno dal premio che sarà assegnato alla posizione successiva in graduatoria. Il giudizio della Commissione è insindacabile. 11) L’esito completo del concorso verrà reso noto tramite pubblicazione sul periodico GUARDIA D’ONORE, sulla pagina di facebook della Delegazione di Enna delle G.d’O., nonché a mezzo stampa locale e sui siti web www.guardiadonorealpantheon.it - www.dedalomultimedia.it - www.ennapress.it. 12) Organizzatore del premio: IL Delegato provinciale di Enna dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, Ins. Giuseppe Restifo. 13) Accettazione del regolamento La partecipazione al concorso comporta l’accettazione incondizionata del presente regolamento da parte degli autori. 14) A tutti i partecipanti sarà consegnato un attestato di partecipazione. 15) Norme generali Il Comitato organizzatore si riserva il diritto di apportare tute le modifiche necessarie alla migliore riuscita del Concorso. IL DELEGATO PROVINCIALE ASSOCIAZIONE DELL’INGORRTTP (Ins.Giuseppe Restifo) ASS. AMICI DEL MONTENEGRO (Dott. Roberto Iacovoni) IL PRESIDENTE NAZIONALE DELL’INGORRTTP (Cap.di Vasc.(ris)Dott.Ugo d’Atri 7 SCHEDA DI ISCRIZIONE “I CORTI DELL’UNITA’ D’ITALIA 1. Referente iscrizione COGNOME E NOME:______________________________________________ RUOLO:_________________________________________________________ EMAIL:___________________________TEL ___________________________ 2.Informazioni generali sull’opera: TITOLO:_________________________________________________________ REGIA.__________________________________________________________ ANNO DI PRODUZIONE:___________________________________________ DURATA:________________________________________________________ FORMATO DI RIPRESA:___________________________________________ SCENEGGIATURA:________________________________________________ FOTOGRAFIA:____________________________________________________ MONTAGGIO:____________________________________________________ MUSICA:_________________________________________________________ SCENOGRAFIA:___________________________________________________ INTERPRETI:______________________________________________________ __________________________________________________________________ SINOSSI:__________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________ 3.Informazioni sulla produzione: NOME E SOCIETA’ DI PRODUZIONE/PRODUTTORE:(indicare se autoprodotto) __________________________________________________________________ INDIRIZZO E CITTA’:______________________________________________ E-MAIL:_________________________________________________________ TEL:______________________________________________________________ SITO WEB:________________________________________________________ 4.Autorizzazioni: Il sottoscritto__________________________________dichiara di avere la disponibilità legale del cortometraggio sopra indicato, di autorizzare – in caso di selezione – la proiezione pubblica del cortometraggio senza alcun compenso, durante la serata della premiazione, e di aver preso visione ed accettato incondizionatamente il Regolamento del concorso, in tutti i suoi punti. Autorizza inoltre la proiezione per la durata di un anno a titolo gratuito del cortometraggio, a partire dalla serata della Premiazione, per gli usi sociali dell’Istituto. Il comitato organizzatore del concorso, in conformità con le regole stabilite in materia di copyright, considera le opere ricevute esente da qualsiasi diritto di proprietà artistica o dai diritti che potrebbero appartenere a terzi. Proprio in quanto partecipanti al concorso, gli autori s’impegnano a garantire gli organizzatori contro qualsiasi azione che potrebbe essere esercitata contro di loro dagli aventi diritto. Gli organizzatori del concorso non potranno in alcun modo essere ritenuti responsabili in caso di contestazioni. Gli autori delle opere sono responsabili dei contenuti delle rispettive opere inviate e della diffusione per mezzo di esse di musica non originale protetta da diritti d’autore e di musica e/o sulla immagini originali. In accordo con la Legge 196/03 (Legge sulla Privacy), i dati qui riportati saranno trattati e utilizzati unicamente per l’organizzazione del concorso e di iniziative ad esso collegate. Luogo e data:__________________Firma:_______________________________ Per qualsiasi informazione rivolgersi a: Delegato Provinciale dell’INGORRTTP ENNA Giuseppe Restifo cell. 339 31 22 929 e-mail [email protected] Segretaria del Concorso Patrizia Fundrisi e-mail: [email protected] 8 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 VIAGGIO IN EGITTO IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (II^) (23 ottobre 1942) Domenica 21 Ottobre 2012 Incontro all’Aeroporto di Roma Fiumicino e partenza per il Cairo. Accoglienza in aeroporto e trasferimento ad Alessandria. Cena e pernottamento. Lunedì 22 Ottobre 2012 Prima colazione e check out. Visita della città di Alessandria con pranzo. Il tour comprenderà: le Catacombe di Kom el Shokafa, la biblioteca Alessandrina e la Tomba di Vittorio Emanuele III. Trasferimento ad El Alamein. All’arrivo cena e pernottamento. Martedì 23 Ottobre 2012 Prima colazione. Visita al Sacrario Militare Italiano e omaggio ai Caduti in occasione del 70° anniversario della II^ battaglia. Pranzo. Nel pomeriggio ritorno in hotel per cena e pernottamento. partecipanti pari a 19 per l’effettuazione del viaggio. Per informazioni e prenotazioni, prendere contatto con la Segreteria della Presidenza dell’Istituto (066793430) o con la Guardia d’Onore dott. Armando Pietroni, chiamando il numero 3275904924. Ci si può anche rivolgere direttamente al Tour Operator attraverso i seguenti contatti: Roman Feelings by “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” Circonvallazione Gianicolense, 305 00152 Roma e-mail: [email protected] - tel. 06.58237096 cell. 3807153000 Modalità di pagamento delle quote: - all’atto della prenotazione (da effettuarsi entro il 31 luglio 2012 , via e-mail o per telefono) andrà versato un anticipo di € 300 a persona a mezzo bonifico su c/c bancario intestato a “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” IBAN: IT27X0303203222010000000227; dell’avvenuto pagamento andrà data conferma attraverso una e-mail indirizzata al Tour Operator contenente il CRO dell’operazione; - entro il 23 settembre 2012 andrà versato il saldo osservando le medesime modalità operative (bonifico bancario e conferma operazione). Mercoledì 24 Ottobre 2012 Prima colazione e check out. Trasferimento al Cairo e pranzo. Visita delle Piramidi di Giza e della Sfinge. Cena e pernottamento in hotel. Giovedì 25 Ottobre 2012 Prima colazione e check out. Visita del Museo Egizio e trasferimento all’aeroporto del Cairo e imbarco su volo Alitalia per rientro a Roma. Il nostro Tour leader dall’Italia accompagnerà i viaggiatori per tutto l’itinerario. Quota per persona 1.050,00 Euro Supplemento Singola 220,00 Euro La quota comprende: Volo Alitalia andata e ritorno Roma – Cairo. Pernottamento in hotel esclusivi. Pensione completa durante l’itinerario. Trasferimenti in Pullman Gran Turismo con Aria Condizionata. Guida parlante Italiano dove previsto. Ingressi ai siti come da programma. La quota non comprende: Bevande ai pasti. Mance. Quanto non esplicitamente menzionato ne “la quota comprende.” È previsto il conseguimento di un numero minimo di GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011 9 CRONACA DELLE DELEGAZIONI AGRIGENTO 4 novembre 2011 La delegazione delle G. d’O. di Agrigento è stata invitata dall’amministrazione comunale di Naro per partecipare alla festa del IV Novembre, celebrata per motivi logistici Domenica 6 novembre. Ci siamo riuniti in mattinata presso il Sacrato della Chiesa di Sant’Agostino in Naro per prepararci e sfilare fino all’interno della chiesa per assistere alle ore 11,00 alla celebrazione della Santa Messa. Subito dopo la fine della celebrazione siamo scesi nei sotterranei della stessa Chiesa, dove sono sepolti i caduti di tutte le guerre della città di Naro, per l’occasione è stata deposta, da parte dell’Amministrazione comunale, una corona d’alloro, e da parte nostra G. d’O. un cuscino ricalcante la forma del nostro stemma Sabaudo fatto con fiori di garofano. Dopo questo omaggio ai defunti ci si è recati in corteo al Monumento dei Caduti dove alla stessa maniera sono stati deposti la corona d’alloro ed il cuscino con stemma Sabaudo recato dalla Guardia d’Onore Spina Giovanni Junior. Ai piedi del Monumento dei Caduti è stato letto 10 dalla G. d’O. Vella Canella Pio il Bollettino della Vittoria del Generale A. Diaz, suscitando l’emozione di tutti presenti perché era da almeno 20 anni che non si dava lettura di questo Bollettino, dopo c’è stato l’intervento del Sindaco Pippo Morello che ha parlato lungamente dei nostri caduti per la patria e di quanti eroi sono morti per l’Unità d’Italia, ringraziando, alla fine, la nostra presenza così massiccia e partecipativa e bene organizzata. Alla fine del suo discorso ha passato la parola al sottoscritto il quale ha delineato e spiegato la nostra presenza, è stata per la prima volta, infatti che le G. d’O. agrigentine sono state invitate ad una manifestazione del genere, quindi si è spiegato brevemente che siamo le Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, un Ente morale sotto la vigilanza del Ministero della Difesa, e che da sempre il nostro Istituto è presieduto da un militare di alto rango, che prestiamo volontariamente servizio di Guardia d’Onore alle tombe dei Nostri Re defunti, sia in Italia che all’estero e che attualmente contiamo oltre 5.000 iscritti. Al Corteo, oltre all’Amministrazione nel suo completo, hanno partecipato il corpo dei VV. UU. di GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Naro, una rappresentanza dell’arma dei Carabinieri di Naro, un maresciallo dell’Esercito in pensione (Che ha manifestato l’interesse a volere diventare anche lui una G. d’O.) ed una rappresentanza dei reduci e combattenti di Canicattì oltre a noi Guardie d’Onore agrigentine: Cangemi Calogero, Falzone Francesco, Gallo Gasparino, Racalbuto Vincenzo, Terranova Giovanni, Vella Canella Grazia Maria Rita, Vella Canella Pio, Iacona Pino, oltre alle Guardie d’Onore di Catania. Spina Giovanni Senior, Spina Giovanni Junior, e Liguori Maria. ALESSANDRIA Casale Monferrato, 24 marzo 2012 Si è svolto a Casale il “Ballo dei Cento e non più Cento”, organizzato dal Circolo dei Cento e non più Cento del nob. dr. Pierfelice degli Uberti, ispettore dell’Istituto, che ha dato la propria adesione all’iniziativa. Erano presenti circa trecento persone, fra le quali le Guardie d’Onore principe Maurizio Gonzaga, marchese del Vodice, le principesse Luciana e Mahera Hassan dell’Afghanistan, il presidente dell’Istituto, comandante d’Atri, l’on. Alberto Lembo, il presidente del collegio dei revisori, dr. Pietroni, gli ispettori dell’Emilia-Romagna, dr. Arfilli, e della Toscana, prof. dr. G. Duvina, il delegato provinciale di Novara, Marco Lovison, e di Reggio Emilia, prof. Gaetano Scaravelli, il dr. Tommaso Cravarezza, Fabrizio Marabello, Francesca Bianchi, l’arch. Emanuela Milanese, Carmine Passalacqua, Roberto Ervas, Antonio GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Zaffino, Fabrizio Iseni, il dr. Paolo Rutili, il nob. avv. Alfonso Marini Dettina, Euristeo Ceraolo, il nob. avv. Massimo Mallucci de’ Mulucci, il dr. Alessandro Gelsi, la dr.ssa Isolina Rossi, Andrea Zerbola, il dr. Martino Castellani e tanti altri. Il labaro dell’Istituto è salito lungo lo scalone d’onore del palazzo Gozzani di Treville al suono dell’Inno Sardo; la fanfara dell’Associazione Nazionale Bersaglieri ha eseguito inni patriottici. Presenti rappresentanze della nobiltà portoghese, con S. A. R. il principe dom Henrique de Braganza, duca di Coimbra; spagnola, con il Re d’Armi, marchese de la Foresta; russa, con il Re d’Armi, nob. Stanislaw Dumin e gruppi giovanili ucraino e ungherese, i generali nob. Zavattaro Ardizzi e Cravarezza, la n. d. Loredana Pinotti degli Uberti, impareggiabile organizzatrice della serata, i conti Antona Traversi, il duca de Vargas Machuca, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi. ASTI 17 marzo 2012 La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore guidata dal Delegato Comm. Giovanni Triberti con un pullman di 56 persone e due autovetture al seguito ha partecipato ad Altacomba presso l’Abbazia alla cerimonia annuale di commemorazione del Re Umberto II e della Regina Maria Josè, ivi sepolti. L’Abbazia di Altacomba, ubicata vicino alla città di Aix le Bains, nella Savoia Francese, è luogo di sepoltura e mausoleo storico di membri di Casa Savoia. L’ultimo Re d’Italia Umberto II vi riposa dal 1983 e la Regina Maria Josè dal 2001. L’evento è stato organizzato dagli Ordini Dinastici di casa Savoia con la sapiente e professionale regia del Conte Carlo Buffa di Perrero, Ispettore per il Piemonte e la Valle d’Aosta in collaborazione con l’Istituto Nazionale delle Guardie d’Onore alle Reali Tomba del Pantheon guidato dal suo grandissimo Presidente Dr. Ugo d’Atri, Capitano di Vascello. Nella Basilica è stato effettuato per tutta la durata della cerimonia un servizio di sicurezza svolto dalle seguenti Guardie d’Onore di Asti: Ponzone Andrea, Tenente Ghione Nello, Tenente Scrimaglio Nello, Maresciallo Capo Montani Umberto, Ispettore Capo Antonino Lo Giudice e 11 Brigadiere Dezani Marcello. Alla cerimonia hanno presenziato numerosi cavalieri e dame con i mantelli di appartenenza e molte Guardie d’Onore con mantelli e bandiere, la Delegazione di Asti era presente con 5 bandiere. La S. Messa è stata celebrata dal Vescovo di Chambery alla presenza delle LL. AA. RR. Vittorio Emanuele e Marina di Savoia. Ha partecipato alla cerimonia anche il Presidente Nazionale di Roma delle Guardie d’Onore Dr.Ugo d’Atri, persona carismatica, seria e professionale. In rappresentanza del Sindaco di Asti On. Giorgio Galvagno era presente, con la fascia, il Consigliere Maurizio Meda, del Sindaco di Portacomaro Perini Walter era presente l’Assessore Ines Vespa, del Sindaco di Valfenera Dr. Paolo Lanfranco era presente l’Assessore Piercarlo Bollito e del sindaco di Reggiolo era presente il consigliere Gaetano Scaravelli. La celebrazione è stata resa solenne anche dalla validissima corale polifonica che ha eseguito con maestria gli inni sacri. Al termine della cerimonia Vittorio Emanuele e Marina di Savoia si sono intrattenuti con i numerosissimi partecipanti tra cui le Guardie d’onore di Asti con cui hanno dialogato. Sono state scattate foto ricordo con i Principi, con il Delegato Comm. Giovanni Triberti, con i sindaci astigiani e con le Guardie d’onore presenti. L’evento è stato molto sentito anche perché il 17 marzo 2012 è coinciso con il giorno di chiusura delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia; nell’occasione è stato ricordato S.A.R. Vittorio Emanuele II, Padre della Patria, uno tra gli artefici del processo di unificazione dell’Italia nonché antenato del Re Umberto II. GG. d’O. presenti: Triberti Giovanni (Delegato), Bussi Giancarlo (Vice Delegato, alfiere), Caroli Luigi (segretario), Triberti Lorenzo, Gavazza Ivano, Scrimaglio Nello, Sobrero Carlo, Bugnano Piergiuseppe (alfiere), Fassi Michela, Bollito Piercarlo (alfiere), Meda Maurizio, Risso Luciana, Agagliati Severino (alfiere), Boraso Diego (alfiere), Gerbo Giulio, Lo Giudice Antonino, Montani Umberto, Pagliero Liliana, Dezani Marcello, Cugnasco Renzo, Amoggi Silvia, Aresca Dino (alfiere), Ponzone Andrea, Ghione Nello, Chiodini Gualtiero, Innocenti Ducci Lorenza, Bollito Federico, Alena Malinouskaya, Calvaccio Rosa. 24 marzo 2012 La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore, con 12 il Delegato Comm. Giovanni Triberti, ha presenziato a Milano, nella Basilica di S. Ambrogio, alla solenne cerimonia in ricordo di tutti i caduti in terra di Russia – C. S. I. R. e A. R. M. I. R., nella ricorrenza del 69° anniversario della battaglia del Don. Alla cerimonia erano presenti autorità civili, militari e religiose. Ha rappresentato il comune di Milano, l’assessore Marco Granelli. Presenti alla S. Messa, officiata da Mons. Giovanni Giacomelli, capo del servizio spirituale interforze, le associazioni combattentistiche e d’arma con labari e bandiere. Dopo la S. Messa è stata deposta una corona d’alloro al sacrario dove riposano i resti di soldati caduti in territorio russo. Al termine è stata visitata la tomba del Vescovo S. Ambrogio, patrono di Milano, sepolto sotto il presbitero della basilica ambrosiana, accanto alle reliquie dei santi Gervaso e Protaso. L’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia (U. N. I. R. R.) che, ogni anno, in collaborazione con il comune di Milano, organizza la suddetta cerimonia commemorativa, è l’ente che si occupa della raccolta di notizie sui combattenti italiani morti e dispersi in Russia e ne conserva i documenti per mantenere vivi nel tempo la testimonianza ed il ricordo del sacrificio di tutti coloro che combatterono e morirono per la patria. Gdo presenti: Giovanni Triberti – Delegato, Luigi Caroli – Alfiere, Federico Bollito, Andrea Pellegrino, Osvaldo Dezzani, Ivano Gavazza, Romolo Triberti. 26 marzo 2012 La Delegazione delle Guardie d’Onore di Asti, con il Delegato Comm. Giovanni Triberti, ha partecipato, su invito del Comandante della Guardia di Finanza, Col. Antonio Borgia, presso l’Insigne GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Collegiata di San Secondo di Asti, alla celebrazione del Precetto Pasquale. La S. Messa è stata officiata dal Vescovo di Asti Mons. Francesco Ravinale. L’evento è stato organizzato dalle interforze, Questura, Guardia di Finanza e Carabinieri, con i rispettivi Comandanti: Questore Dr. Felice La Gala, Col. Antonio Borgia e Col. Fabio Federici. Erano presenti il Prefetto Dr. Pier Luigi Faloni, il Consigliere regionale Dott.sa Rosanna Valle e i rappresentanti del comune e della provincia di Asti. Gdo presenti: Giovanni Triberti – Delegato, Lorenzo Triberti, Severino Agagliati, Federico Bollito – Alfiere, Domenico Bussi, Nello Scrimaglio – Alfiere, Osvaldo Dezzani, Marcello Dezani, Gianfranco Vaccaneo, Antonello Lilliu, Antonino Palombo, Ivano Gavazza. 15 aprile 2012 È stata celebrata presso l’Insigne Collegiata San Secondo di Asti, la Santa Messa in memoria degli Insigniti A. N. I. O. C. (Associazione Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche) ed è stata celebrata la festa dell’ Insignito 2012. Quest’anno la cerimonia ha visto la partecipazione del Segretario Generale Conte Maurizio Monzani di Firenze. L’evento è stato organizzato dal Gran Uff. Giuseppe Scaletta, Guardia d’Onore di Asti, nonché efficiente e attivo Delegato Provinciale Anioc di Asti, il quale, per l’occasione, ha presentato la sua pubblicazione: “Onorificenza, l’altra metà del cielo“, volume da lui curato sugli insigniti astigiani, con curiosità e informazioni relative a tutte le onorificenze cavalleresche, distribuito ai presenti. La cerimonia è iniziata con la Santa Messa concelebrata dal Vescovo emerito di Roraima (Brasile), anch’egli appartenente all’Anioc e da Mons. Giuseppe Gallo, Rettore della parrocchia di San Secondo, nonché Guardia d’Onore di Asti. Alla manifestazione hanno partecipato, su invito, il Comm. Giovanni Triberti, Delegato di Asti delle Guardie d’Onore e signora, ai quali è stato fatto l’onore di sedere al tavolo della Presidenza, durante il pranzo svoltosi presso il ristorante “Reale“ di Asti. Nell’occasione è stata consegnata dal Conte Monzani, al Comm. Giovanni Triberti, una targa raffigurante i ritratti degli artefici dell’Unità d’Italia, il Re Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Cavour e Giuseppe Mazzini, creata in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 BARI 4 Novembre 2011 La delegazione di Bari è stata ufficialmente invitata alle celebrazioni della giornata delle Forze Armate tenutesi presso il Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare alla presenza del Presidente della Repubblica, del Ministro della Difesa, dei comandi militari della Regione Puglia, dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni combattentistiche e d’arma. Il labaro dell’Istituto, sostenuto dalla G.d.O. Samarelli, ha fatto il suo ingresso e sfilato in corteo nel sacrario, suscitando ammirazione da parte di molti presenti. Bitonto, 24 Marzo 2012. Presso la chiesa della Santissima Annunziata si è svolta la cerimonia di investitura delle nuove Guardie d’Onore. La messa è stata officiata dalla G.d.O. Don Luciano Cassano, unitamente a Mons. Antonio Talacci. Presenti alla cerimonia il Col. Mariano Grassi in rappresentanza del Comando Militare Esercito Puglia, il Ten. Milici per la locale tenenza dei Carabinieri di Bitonto, la dott.ssa Falco 13 in rappresentanza del Questore di Bari. Si è registrata la partecipazione dell’Associazione Polizia di Stato, della Croce Rossa Italiana e di una rappresentanza della delegazione di Lecce guidata dal delegato M.llo Luigi Mazza, nonché di diverse Guardie d’Onore. BERGAMO 11 Dicembre 2011 Terza domenica di Avvento (Domenica Gaudete), presso la trecentesca chiesa del Santo Spirito in Bergamo, è stata celebrata la tradizionale Celebrazione Eucaristica della delegazione provinciale dell’Istituto della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, in suffragio dei defunti della Real Casa di Savoia. Alla presenza delle Guardie d’Onore Serpellini Gianmario, Brena Omar, (alfiere), Bressani Claudio Mario, Mossali Gianangelo, Merelli Cav. Luigi, De Canio Enzo, la corale Santa Cecilia, formata da 20 elementi e diretta dal Maestro G. Bertazzoni, ha solennizzato il Sacro Rito, eseguendo musiche di Mozart. Il celebrante, M. Rev. Don Sandro Vicentini, nell’omelia, ha sottolineato in particolar modo la figura della Principessa Mafalda di Savoia che trovò tragicamente la morte nel campo di concentramento di Buchenwald. Nell’affollata chiesa è stata notata la presenza del Prof. D’Elia, della delegazione di Milano, e della contessa Benedetta Suardi, figlia dell’indimenticata contessa Maria, Dama di Corte della Regina Elena, oltre che di numerosi amici e sostenitori. Al termine della funzione religiosa, alzate al cielo le bandiere del regno, è stato eseguito l’Inno Nazionale Sardo. Figura della prima Regina d’Italia, Margherita di Savoia. La visita Organizzata dalla Delegazione di Bergamo e dal “Circolo Culturale Emanuele Filiberto di Savoia” ha visto la presenza, oltreché del Delegato Bevilacqua Cav. Riccardo, delle Guardie d’Onore Bressani, Merelli, Mossali, e di numerosi amici e simpatizzanti. Nella prestigiosa cornice degli Appartamenti Reali della Villa Reale il percorso espositivo ha ripercorso tratti personali e privati della vita di Margherita di Savoia, attraverso l’esposizione di quadri, oggetti, vestiti, gioielli. Dalla nascita (20 novembre 1851) al regicidio di Umberto I (29 luglio 1990), passando attraverso il suo matrimonio con il Principe ereditario (22 aprile del 1868) e la nascita a Napoli dell’erede al trono Vittorio Emanuele III (11 novembre del 1869). La mostra, aperta lo scorso 20 settembre, si è arricchita recentemente grazie alla principessa Maria Gabriella di Savoia, che su invito della Fondazione DNArt, curatrice della mostra, ha prestato ben 5 preziosi manti appartenuti ad Elena di Montenegro ed a Maria Josè (conservati dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia), testimonianza tangibile della maestria di artisti, stilisti e artigiani che concorsero a realizzarli. Proseguendo la visita nel cuore di Monza ci si è, da ultimo, recati in visita presso il duomo cittadino, dove si è potuto ammirare la Preziosa Corona Ferrea - importante reliquia della Cristianità e Corona del Regno d’Italia, custodita nella cappella di Teodolinda - e il “Tesoro del Duomo”. BOLOGNA 10 Ottobre 2011 Sulle note del Silenzio si è chiusa la solenne cerimonia della “riconsegna” alla cittadinanza del 3 Marzo 2012 La Delegazione di Bergamo (rappresentata dall’alfiere Bressani) ha accolto l’invito dell’amico Delegato di Novara Cav. Marco Lovison ed ha partecipato all’annuale celebrazione in memoria dei Caduti della Guerra d’Africa e di S.A.R. Amedeo di Savoia Aosta, Eroe dell’Amba Alagi, Viceré d’Etiopia, Medaglia d’Oro al Valor Militare, organizzata dalla Sezione novarese dell’Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d’Africa (A. N. R. R. A.) e presieduta dal Gen. Dario Cerniglia. Nell’assolato pomeriggio ci si è poi recati a Monza per visitare la Mostra dedicata alla 14 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 monumento al Popolano. Il gruppo scultoreo assieme alla statua equestre di Vittorio Emanuele II, sfrattata dalla Piazza Maggiore durante la repubblica di Salò, ed a quella di Garibaldi hanno subito un radicale restauro conservativo. Il monumento al Popolano si trova nella piazza adiacente al luogo ove si svolse la battaglia dell’8 Agosto 1848, il più importante fatto d’armi bolognese del Risorgimento, a seguito del quale gli austriaci sconfitti lasciarono per la prima volta la città. La delegazione di Bologna per alcuni anni ha segnalato alle autorità cittadine ed alla stampa locale lo stato di pericoloso degrado dei tre monumenti. Finalmente il Commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri, prendendo a cuore il problema ha attivato il recupero dei tre gruppi scultorei. Il Delegato di Bologna Dionigi Ruggeri, invitato alla cerimonia, vi ha preso parte, con soddisfazione, con una piccola rappresentanza sfilando assieme alle altre associazioni d’Arma. Erano presenti oltre al Direttore generale per al tutela dei beni paesaggistici del Ministero dei Beni Culturali, il Prefetto, il Sindaco e le altre Autorità civili e militari cittadine. La bandiera sabauda ha sventolato ancora una volta in una piazza di Bologna. 14 Ottobre 2011 Quando nel Maggio del 1860 Vittorio Emanuele II venne a Bologna per la prima volta per conoscere la città e ringraziare i cittadini per l’annessione al Regno Sardo, le donne bolognesi vollero dare al sovrano un segno tangibile della partecipazione femminile al Risorgimento dal quale, nonostante l’azione ed il sacrificio di alcune eroine si sentivano emarginate. La Marchesa Brigida Fava Ghisillieri Tanari, raccolti i fondi necessari, decise con le altre signore di donare al Re una bardatura completa da cavallo. Non si aveva però l’idea di come dovesse essere un finimento di rango reale ed allora fu richiesto alle scuderie di Torino di inviare a Bologna una bardatura usata dal Re. Ne fu così realizzata una splendida copia ricamata in filo d’argento con la testiera tempestata di pietre preziose che fu donata a Vittorio Emanuele II durante la visita ufficiale all’Archiginnasio e che il Re utilizzò il giorno successivo per passare in rassegna con i bolognesi in delirio di truppe di un esercito italiano. La bardatura giunta da Torino fu poi regalata dal Marchese Luigi Tanari al museo del GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Risorgimento che in occasione del 150° anno del Regno d’Italia, d’intesa con l’Istituto Beni Culturale della regione Emilia-Romagna ha voluto restaurare e farne oggetto di una mostra di cimeli. L’evento è stato presentato in una conferenza stampa in Comune durante la quale Dionigi Ruggeri ha raccontato i fatti storici e presentato l’I. N. G. O. R. T. P. La delegazione di Bologna dell’Istituto ha finanziato la stampa di alcune migliaia di brochure ed ottenuto dalla ditta Rinco una adeguata attrezzatura per la permanente esposizione della bardatura nel museo. Il giorno 18 ottobre la mostra è stata visitata da S. A. R il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, a Bologna per la cena di gala organizzata dalla delegazione a Palazzo Albergati. Erano presenti numerose Guardie d’Onore ed Insigniti degli ordini Dinastici di Casa Savoia. L’evento è stato oggetto di divulgazione televisiva e di articoli sul Resto del Carlino, la Repubblica e sul Corriere della Sera. Il Principe si è intrattenuto a lungo con il direttore del Museo del Risorgimento Dott. Otello Sangiorgi e con numerosi rappresentanti de ha ricevuto in dono alcuni volumi editi dallo stresso museo ed una scatola di tortellini di cioccolata della ditta Majani, la stessa che nel 1860 organizzò il grande rinfresco la Teatro comunale in onore di Vittorio Emanuele II. 28 dicembre 2011 La Delegazione di Bologna dell’I. N. G. O. R. T. P. ed il Vicariato Bolognese degli Ordini Dinastici di Casa Savoia hanno fatto celebrare una santa messa in suffragio delle LL. AA. RR. Vittorio Emanuele II ed Elena di Savoia nella antichissima Basilica di Santo Stefano. Ha officiato il rito il giovane Cappellano provinciale delle Guardie d’Onore Padre Stefano Greco. Tra i presenti, anche di altre provincie, il Delegato Regionale degli Ordini Dinastici di Casa Savoia Comm. Roberto Vittorio Favero, l’ispettore dell’Istituto per la Guardia d’Onore Cav. Gran Croce Dott. Paolo Arfilli, il cerimoniere Avv. Adolfo Legnani, i Vicari degli ordini Dinastici di Casa Savoia di PC. Avv. Marco Sgroi e di Rimini Comm. Arturo Menghi Sartorio. 18 Marzo 2012 Si è svolta una importante manifestazione che ha avuto per oggetto l’intitolazione di uno spazio pubblico cittadino denominato largo Vittorio 15 Emanuele II, primo Re d’Italia. Questo evento è stato possibile grazie all’interessamento della Delegazione di Bologna che per anni ha richiesto alle Autorità comunali che la città avesse nuovamente una via o una piazza dedicata al Padre della Patria. Finalmente in occasione delle celebrazioni per il 150° della proclamazione del Regno d’Italia, anche per interessamento del già commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri, Bologna ritorna ad avere una piazza intitolata al primo Re d’Italia. Come è noto il monumento equestre al sovrano che era stato collocato fin dal 1888 nella piazza che portava il suo nome fu rimosso durante la Repubblica di Salò; e da quel momento la piazza si chiamò piazza Maggiore. Alla presenza del comandante la Legione Carabinieri di Bologna, del comandante della Guardia di Finanza, del Comandante della Polizia Stradale e della Polizia Municipale, un rappresentante del Consiglio Provinciale, alcune Associazioni d’Arma (Alpini, Bersaglieri, Marinai d’Italia, Cavalleria, Paracadutisti, UNUCI) del direttore del Museo del Risorgimento, della direttrice di Casa Carducci e di altre autorità cittadine, la dottoressa Ilaria Giorgetti, delegato del Sindaco, ha rivolto un saluto istituzionale ai numerosi cittadini convenuti. Ospite d’onore è stata la dottoressa Anita Garibaldi, pronipote del Generale, che ha tratteggiato alcune vicende legate al pensiero dell’illustre predecessore, rivelando alcuni interessanti aspetti storici poco noti. Successivamente è intervenuto il Delegato Dionigi Ruggeri che ha ricordato come 150 anni prima, proprio in quel luogo, Re Vittorio Emanuele II veniva accolto ed acclamato nella prima sua visita dai Bolognesi in festa. Successivamente il Delegato regionale degli Ordini Dinastici di Casa Savoia Roberto Vittorio Favero ha ricordato come il 18 Marzo, giorno in cui si stava celebrando il primo Re d’Italia coincidesse con l’anniversario della scomparsa di Umberto II, ultimo Re d’Italia. L’intervento di Giuseppe Mioni, già presidente del quartiere Santo Stefano, ha concluso la celebrazione. Un folto gruppo di Guardie d’Onore provenienti anche da altre regioni ha fatto da cornice con labaro e bandiera. Erano infatti presenti: Alessandro Berghinz, Gianni Ruzier, Vittorio Berdondini, Riccardo Balzarotti, Amedea Montanari, Uberto Favero, Antonio Rosati Pepoli, Gualtiero Cavazza Isolani, Niccolò Rocco di Torrepadula, Adolfo Legnani Annichini, Antonio Ronchi, Agostino Pulito, Franco Protti, Romana Innocenti, Pietro Luca di Windegg, Paolo Carraro, Franco Cacciari, Andrea De Tomasi, Franco Degli Esposti, Cristiano Lovatelli Ravarino, Raffaele Galliani. Il Circolo Tennis, poco distante dal luogo della cerimonia ha offerto un ricco buffet a tutti i convenuti. BRINDISI La delegazione delle Guardie d’Onore di Brindisi ha concluso le varie manifestazioni per il centocinquantesimo Anniversario del Regno d’Italia (17 Marzo 1861 – 17 Marzo 2011), già fatte durante l’anno, con quella finale del 17 Marzo 2012 per la quale è stata allestita una pregevole mostra fotografica con materiale originale ed autentico di 16 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 grande interesse storico che il delegato di Brindisi, G. d’ O. Cav. Gr. Cr. Gen. Salvatore CHIRIATTI ha programmato con la preziosa collaborazione del nostro G. d .O. Comm. Dott. Vincenzo ERRIQUEZ, il quale, con ardente passione e amor di Patria, ha messo a disposizione, dopo averla generosamente presentata, durante l’anno, in numerose altre circostanze, nei comuni pugliesi. L’interessante materiale storico documentaristico, frutto di decenni di paziente ricerca dell’autore, è stato molto apprezzato dai visitatori, dalle scolaresche, dalle autorità e dai soci del Rotary International in occasione della cerimonia di chiusura dell’attività denominata “Progetto Rotary Trulli-Mare” e guidata dall’Arch. Gianni LANZILOTTI. La scenografia ha messo in evidenza l’evoluzione della Bandiera italiana, percorrendo gli anni della sua storia, con i vessilli di Casa Savoia e dell’Istituto per le Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon che, soprattutto i più giovani, hanno ammirato e fotografato con interesse e devozione, per mettere in evidenza il ricordo storico, mai sopito e l’affetto per la Dinastia dei Savoia la quale, con la secolare saggezza e con l’esempio costante dei suoi membri ha saputo meritare entrando così nei cuori e nelle case di tutti gli italiani. CAGLIARI 28 agosto 2011 Nella ricorrenza del 67° anniversario della morte della Principessa Mafalda di Savoia, presso la Basilica Magistrale di Santa Croce in Cagliari, è stata celebrata la Santa Messa in suo suffragio. Al termine della cerimonia religiosa, dopo la lettura della preghiera, il Coro Santa Cecilia di Cagliari, diretto dalla G.d.O. cav. Giovanni Pani, ha eseguito l’inno del Regno Sardo “Cunservet Deu su Re”. Successivamente, in corteo il gruppo delle G.d.O. con bandiera si è recato nella Piazza Principessa Mafalda nel quartiere nobile di Cagliari per deporre un cuscino di fiori riproducente lo stemma Sabaudo. Nell’occasione è stato pronunciato un sunto della vita della Principessa. La manifestazione è stata seguita oltre che dalle G.d.O. anche da numerosi passanti che hanno piacevolmente accolto lo svolgersi delle operazioni. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 CALTANISSETTA 4 Novembre 2011 In occasione della festa delle Forze Armate la Delegazione Provinciale di Caltanissetta è stata invitata dal Sindaco del Comune di San Cataldo Dr. Giusepep Di Forti a partecipare alla cerimonia militare che si è svolta presso il sacello del Milite Ignoti, presenti alla cerimonie le autorità civili e militari, le guardie con la propria Bandiera, il medagliere prov. dell'Ass. Combattenti e Reduci, il delegato Prof. Enzo Falzone e il Cav. Prof. Luigi Curatolo ex combattente che ha dato una sua testimonianza. 6 Novembre 2011 La Delegazione Prov. di Caltanissetta è stata invitata dal Sindaco del Comune di Delia Dr. Calogero 17 Messana a partecipare alla cerimonia in occasione dei festeggiamenti del 4 Novembre e della conclusione del 150° dell'Unità d’Italia. Si è celebrata la Santa Messa presso la Chiesa Madre, officiata da Don Carmelo Carvello. Presenti le seguenti GdO: Calà Arcangelo, Camileri Lelio, Curatolo Luigi, il delegato Falzone Enzo, Fiocco Agesilao, l'alfiere Fiocco Giuseppe, Fiorello Rosaria, Natale Filippo, Riggi Calogero, Stellario Gianluca, Serpente Sandra. Alla fine della Santa Messa è stata deposta una corona d’alloro al monumento del Milite Ignoti con la partecipazione della banda municipale. 20 Novembre 2011 gio presso la Parrocchia San Marco di Caltanissetta celebrata da Don Giuseppe Alessi presenti le delegazioni di Agrigento ed Enna con le proprie bandiere, alfiere della delegazione di Caltanissetta la GdO Giuseppe Fiocco. In occasione sono state presentate le Nuove Guardie Giorgio Palmeri, Attilio Psaila, Antonio Domicoli. A conclusione della Santa Messa sono stati distribuite delle cartoline ricordo della Regina Elena. Presenti le seguenti Guardie: Antolina, Camileri, Carena, Calà, Donato, D'Oca, Falzone C. il delegato Falzone E., Fiocco A., Fiorello, Falcone, Giamporcaro, Mannino, Matraxia, Natale, Pernace, Riggi, Serpente, Stellario, Scalzo, Sanfilippo, Torna Imbene. In un noto locale cittadino le Guardie si sono riunite per una conviviale. 17 Dicembre 2011 Dopo il concerto di Natale tenuto dalla GdO Pianista Irene Matraxia, organizzato dalla Delegazione Prov. di Caltanissetta si è svolta una conviviale in un noto locale cittadino per lo scambio di Auguri. CUNEO In occasione della conclusione dei 150° dell'Unità d’Italia la Delegazione Prov. di Caltanissetta è stata invitata dalla Società Operaia di M. S. "G. Rizzo" di San Cataldo. La solenne cerimonia si è svolta presso Corso Vittorio Emanuele, il delegato Prof. Enzo Falzone ha salutato le autorità civili e militari presenti. Ad allietare la manifestazione la fanfara dei Bersaglieri "Ten. Livolsi Francesco Emilio" di Caltanissetta. Presenti le seguenti Guardie: Andolina Angela, Calà Arcangelo, Camileri Lelio,Cardella Maria, Dell'Utri Giuseppe, Di Francesco Eugenio, D'Oca Giovanni, Ferrara Vincenzo, Fiocco Agesilao, Matraxia Irene, Natale Filippo, Pernace Giuseppe, Riggi Giuseppe, Serpente Sandra, Sposito Mario. 27 Novembre 2011 In occasione del 59° anniversario della scomparsa della Serva di Dio S.M. Elena di Savoia la Delegazione Prov. di Caltanissetta come da programma ha organizzato una Santa Messa in suffra- 18 15 e 16 gennaio 2011 Una rappresentanza della delegazione di Cuneo si è recata in Roma per la celebrazione del 133° anniversario di fonazione dell’Istituto, precisamente si sono recati il Delegato reggente della delegazione di Cuneo Cav. Uff. Pietro Bruno, G. d’O. Cav. Stefano Avanzini; G. d’O. Andrea Pano; G. d’O. Gianfranco GIORDANO. Era presente anche il Delegato di Cuneo Magg. Matteo MINEO, purtroppo giunto a Roma, per gravi motivi di famiglia è dovuto rientrare alla propria abitazione. Il giorno 15/01/2011 il Delegato reggente della delegazione di Cuneo Cav. Uff. Pietro Bruno, ha partecipato al Consiglio generale che si è tenuto parte nella mattinata e parte nel pomeriggio, presso l’hotel Minerva di Piazza della Minerva di Roma; tra una riunione e l’altra prestava servizio presso le Reali Tombe del Pantheon. Nella mattinata e nel pomeriggio del giorno 15/01/2011 le GG. d’O. Cav. Stefano Avanzini, Andrea Pano, Gianfranco GIORDANO effettuavano delle ore di guardia presso le Reali Tombe del Pantheon. Nella serata del 15/01/2011 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 si partecipava tutti alla cena presso il Ristorante Capranica nell’omonima piazza in Roma, dove vi erano presenti il Presidente Cap. Vasc. Dr. Ugo D’ATRI, rappresentanti delle delegazioni da tutt’Italia (Savona, Asti, Enna, etc.). 16 gennaio 2011 Le Guardie d’Onore di Cuneo si sono recate presso l’Altare della Patria in Roma per la deposizione di una corona d’alloro al sacello del Milite Ignoto, presso il monumento a Vittorio Emanuele II. Al termine della cerimonia, le G. d’O. Cav. Stefano Avanzini e G. d’O. Andrea Pano indossando il mantello sfilavano unitamente ai labari e bandiere dell’Istituto provenienti da tutt’Italia, mentre in Delegato reggente della delegazione di Cuneo Cav. Uff. Pietro Bruno e la G.d’O. Gianfranco GIORDANO, sfilavano in borghese indossando la fascia al braccio. Alle ore 10:30, tutti si partecipava alla Santa Messa al Pantheon in onore dei Re e delle Regine d’Italia. Veniva accolta benevolmente la presenza, sia all’Altare della Patria che alla Santa Messa al Pantheon, delle LL. AA. RR. Emanuele Filiberto di Savoia, Principe di Piemonte e Venezia e consorte Clotilde Courau. 28 gennaio 2011 In Cuneo, in occasione della riunione mensile delle G. d’O, il Delegato reggente Cav. Uff. Pietro Bruno dava comunicazione alle Guardie tutte di quanto discusso durante il Consiglio generale tenutosi in Roma. La delegazione di Cuneo, rappresentata dalle GG. d’O. Cav. Davide Damilano, Stefano Avanzini, Andrea Pano, ha partecipato alla Sacra Funzione presso la Reale Abbazia di Altacomba (F) in suffragio di Re Umberto II e della Regina Maria Josè, alla presenza delle LL. AA. RR. Vittorio Emanuele e Marina - Duchi di Savoia e Principi di Napoli. Era presente il Presidente Cap. Vasc. Dr. Ugo D’ATRI, e rappresentanti delle delegazioni da tutt’Italia (Savona, Asti, Enna, etc.). Al termine della SS. MM., le G. d’O. Cav. Stefano Avanzini e G. d’O. Andrea Pano; compivano una guardia presso le Reali Tombe, dove vi sono temporaneamente sepolti il Re e la Regina d’Italia Umberto II e Maria José, in attesa della loro tumulazione nel Pantheon di Roma. La Delegazione di Cuneo si è recata in Alba presso la Chiesa del Monastero Domenicano dedicato alla Beata Margherita, Principessa di Savoia – Acaja, Marchesa del Monferrato e fondatrice del Monastero (dichiarata Beata nel 1669 da Papa Clemente IX) dove il venerato corpo della Beata (nata a Pinerolo nel giugno 1390 - morta ad Alba il 23 novembre 1464) si conserva incorrotto nella Chiesa del convento, riposto in una urna in vetro e visibile a tutti i fedeli. La rappresentanza della delegazione composta dal Delegato G. d’O. Matteo Magg. Mineo e consorte, con ospiti il Col. Massimo Biagini e consorte, il Delegato reggente G. d’O. Cav. Uff. Pietro Bruno e consorte, G. d’O. Cav. Stefano Avanzini, G. d’O. Andrea Pano, G. d’O. Benito Guglielmi, G. d’O. Cav. Davide Damilano, G. d’O. Giuseppe Compagno, G. d’O. Giovanni Seia, G. d’O. Franca Giovanna Traversa, G. d’O. Valter Bergia e G. d’O. Maria Assunta Dalmasso con la figlia e due ospiti. La SS. MANTOVA 31 marzo 2012 Vera atmosfera di gala alla Rovere, in occasione della serata dedicata all’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e agli Ordini Dinastici di Casa Savoia, alla conclusione del viaggio a cavallo nei luoghi del Risorgimento, voluto dall’Istituto per celebrare i 150 anni dall’unità d’Italia. Ad aprire la cena il saluto del vicario di Mantova Nicola Venturelli, che ha accolto i vicari di Bologna, Bergamo, Firenze e Alba, 3 aprile 2011 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 19 di Verona, raccontando l’emozione di questo lungo viaggio, entrando nei sacrari della storia, facendo notare quanto i nomi degli eroi risorgimentali siano spesso trascurati o sconosciuti. Mentre conoscere il nostro passato sarebbe importante, in particolar modo per i giovani, per poter guardare con fiducia al futuro. E all’evento non sono certo mancati i nomi più noti della nobiltà e della mondanità italiana, intervenuti per un’occasione davvero speciale: Francesca Coin, Elisabetta Gnudi, figlia dell’attuale Ministro del Turismo, Stephane Revol, Elena Cicogna, Raffaella Corsi Bernini, Alessandro Benso di Cavour, Maurizio d’Acquino, la principessa Pignatelli, Carlotta della Consulta degli Ordini di Casa Savoia, la presidente del Lady Circle di Verona, Lorenza Romano, il presidente della Round Table di Mantova, Massimo Ferrari, la contessa Maria Pia Montanari, Michaela Meropa Bianchi, il conte Gian Camillo Custoza di Colloredo, il conte Gian Aldo Del Bono, e molti altri, a sottolineare la grande valenza della serata. Una menzione particolare va ai concittadini, tra cui, oltre al vicario di Mantova Nicola Venturelli, il padrone di casa, presidente del circolo La Rovere, Sandro Signorini, Rosanna Golinelli, in rappresentanza di casa Andreasi, con abito dorato con ricami tono su tono e lo storico Riccardo Braglia, in giacca orientale rossa e nera. E il fasto delle mise riportava finalmente agli aristocratici balli che siamo abituati a vedere nelle grandiose ricostruzioni cinematografiche: abiti lunghi di tesanti preziose per le signore, con sete, ricami pregiati, delicati broccati, stole a scaldare le spalle dei capi leggeri. Ad arricchire lo stile gli splendidi gioielli, di certo in molti casi pezzi storici ereditati dagli avi di famiglia. Insomma: al bando la finta sobrietà che ha 20 contraddistinto, ad esempio, le mise della prima alla Scala di Milano, perché la sobrietà, come abbiamo tante volte detto, non sta nell’abito di sera, bensì nello stile di vita, per esempio nel non dichiarare, da imprenditore, un reddito più basso dei propri dipendenti. Ma su questo siamo certi che il governo provvederà tanto velocemente quanto ha fatto con l’aumento delle tasse e la diminuzione delle cifre in busta paga. Tornando alla serata risorgimentale, questa non ha mancato di avere connotati solidali, con due iniziative: una a favore della campagna “adotta un mattone” per sistemare la malconcia rotonda di San Lorenzo, l’altra a favore dell’associazione Amo Baldo Garda Onlus che si occupa di bambini disagiati. Durante la serata un nuovo rappresentante dell’ordine delle guardie reali del Pantheon è stato insignito: si tratta di Roldano Astolfi, ex primario della Pediatria dell’azienda ospedaliera Carlo Poma di Mantova. MASSA CARRARA Carrara, 21 aprile 2012 A seguito di una breve cerimonia, è stata intitolata una Civica Piazza situata nei pressi dell'Ospedale, alla memoria del Ten. Col. Med.(TO) Dott. Ercole Barzaghi, Padre del Delegato della Provincia di Massa-Carrara. Erano presenti il Sindaco Dott. Angelo Zubbani, il Consigliere Comunale Comm. Andrea Vinchesi (GDO), il Delegato Dott. Umberto Barzaghil, le GDO Franzoni, Panzanelli, Schettini, i familiari, numerosi Cittadini, i Labari dell'UNUCI, dell'ANMI e delle Famiglie Caduti e GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Dispersi in Guerra. Il Dott. Umberto Barzaghi ha ricordato, in un breve discorso, la Figura del Padre già Ufficiale Medico sul Fronte Libico durante il secondo conflitto Mondiale, decorato di due Croci al Merito di Guerra e Primario Pediatra presso l'Ospedale di Carrara fino all'anno 1977 e Past President del Rotary Club di Carrara e Massa (Paul Harris). Ha rivolto poi un particolare ringraziamento all'Amico Andrea Vinchesi per essere stato il promotore dell'iniziativa che ricorderà alle future generazioni di Medici che si avvicenderanno nell'Ospedale Cittadino la Persona del Dott. Ercole Barzaghi, Uomo di grande Modestia, di grande Cultura, dell'Arte Medica Perito e nell'esercizio di essa Umanissimo. MOLISE Rapporto sull’attività svolta nel periodo che va dal Dicembre 2010 al Dicembre 2011. Partecipazione ad eventi e manifestazioni: Messa in Suffragio dei Caduti per l’Unità d’Italia, Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2010, presenti: Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura), Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro; Consiglio Generale dell’I. N. G. O. R. T. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 P., Roma, 15 gennaio 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS); Anniversario della Fondazione dell’I. N. G. O. R. T. P., Roma, 16 gennaio 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti; Celebrazione per i 150 Anni dalla Proclamazione del regno d’Italia, Roma, 17 marzo 2011, presenti: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti; Celebrazione per i 150 Anni dell’Unità d’Italia, Cervinara (AV), 4 marzo 2011: Lorenzo Orrino (Del. IS); Festa dell’Esercito, Campobasso, 24 maggio 2011: Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti; Festa della Repubblica, Campobasso, 2 giugno 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti, Michele Martelli, Gianni Colacci (Canada), Anacleto Goffredo del Pinto (L’Aquila); Festa delle Forze Armate, Campobasso, 4 novembre 2011: Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti, Nicola Continelli; Messa in Suffragio per i Caduti dell’Unità d’Italia e per il 70° anniversario della morte della M. O. V. M. Alfredo Notte, Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2011: Christian 21 Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro; Riunione delle Gd’O della Delegazione di Campobasso, Termoli (CB), 20 aprile 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro, Michele Martelli, Alessio Simigliani, Marco Laureti, Maurizia Capozucca (simpatizzante), Matteo Gentile (simpatizzante); Riunione Regionale delle Gd’O Molisane, Cantalupo (IS), 23 novembre 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro, Francesco Orrino, Alessio Simigliani, Amato Maio, Maurizia Capozucca (simpatizzante); Riunione Regionale delle Gd’O Molisane, Cantalupo (IS), 15 dicembre 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro, Alessio Simigliani. Incontri Ufficiali: Incontro con il Gen. Piccotti, Comandante della Regione Militare Molise, Campobasso, 10 maggio 2011: Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB); Incontro con il prof. Bucci, dell’Università degli Studi del Molise, Campobasso, 19 maggio 2011: Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura), Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB). PALERMO del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio Fontana (Del. CB), Lorenzo Orrino (Del. IS), Pasquale Venditti, Paolo Zaccaro, Alessio Simigliani. Riunioni di Coordinamento: Riunione Regionale delle Gd’O Molisane, Castelpetroso (IS), 15 dicembre 2010: Ciro Romano (Isp. Naz. Cultura), Christian del Pinto (Isp. Reg. Molise), Fabio 22 17 Marzo 2012 Nell’ambito delle manifestazioni promosse per l’anno in corso, nella Basilica della SS. Trinità alla Magione, celebrante mons. Don Gino Lo Galbo, ha avuto luogo la cerimonia in ricordo di S. M. il Re Umberto II nel 29° anniversario della sua scomparsa. Con la Bandiera della Delegazione, Alfiere Marcianò Fabio, scorta: Giuseppe Cravatta; Loreto Galbo e Salvatore Muscaglione, erano presenti con il Delegato D’Appolito numerosissimi soci per l’occasione accompagnati dai propri familiari. Successivamente presso il circolo Ufficiali ha avuto luogo la conviviale pasquale nel corso della quale il Delegato, consegnando loro la tessera personale ha presentato le nuove Guardie d’Onore: ALBANESE Leone; Messineo Salvatore; PAVONE Gaetano; e VENTIMIGLIA Gaspare. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 RAVENNA Faenza, 25 Marzo 2012 Nella Chiesa di Santa Maria dell’Angelo è stata celebrata una Santa Messa in suffragio alla memoria delle LL. AA. RR. Re Umberto II e Regina Maria Josè: sono ventinove anni consecutivi che si mantiene questo tradizionale appuntamento, voluto prima dalla contessa Adriana Leonesi Ricciardelli alla scomparsa del nostro ultimo Sovrano e mantenuta tutt’oggi dalla nipote dama di comm. Alessandra Leonesi Ricciardelli Colombi. Alla Funzione religiosa, officiata da mons. Giuseppe Piazza, ormai ultra novantenne, ma sempre presente e lucido, sono intervenute circa venticinque Guardie d’Onore, alcune con Manto dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro di Casa Savoja, altre con Manto della Guardia. Nell’Omelia Mons. Piazza ha sottolineato la Sua ferma volontà di officiare personalmente il Rito religioso, nonostante una recentissima caduta che gli ha procurato la frattura di tre costole, per non mancare a questo incontro, ha inoltre ricordato il Suo personale interessamento presso il Vescovo di allora, Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, per otte- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011 nere il nulla osta in perpetuo di officiare questa S. Messa cosa che, nell’ormai lontano 1983, non era così scontata. A fine Funzione il cav. di gr. cr. Roberto Vittorio Favero ha tracciato un puntuale excursus sulle tappe che hanno portato all’Unità del Regno d’Italia sotto la guida di Casa Savoia; dopo la tradizionale “foto di gruppo” ai piedi dell’Altare Maggiore e lo sfilamento degli Alfieri con le Bandiere delle Delegazioni intervenute, delle Dame e Cavalieri e Guardie d’Onore in corteo verso la Sacrestia, lì ci si è brevemente soffermati per un ulteriore omaggio a Re Umberto, con il racconto da parte del cav. Favero di alcuni aneddoti o vicende di vita del nostro Sovrano, vissuti personalmente durante le Sue frequenti visite a S. A. R. Umberto in Portogallo. RIMINI 2 maggio 2012 Il Delegato Giovanni Ruzzier è stato ricevuto in udienza da S. E. Claudio Palomba, nuovo Prefetto di Rimini, al quale ha portato il saluto dell’Istituto e delle Guardie d’ONORE di Rimini e Provincia, ed ha donato al Prefetto un libro sulla storia della città di Rimini. L’incontro si è concluso con una stretta di mano e le foto di rito. 5 maggio 2012 Il Delegato Giovanni Ruzzier è stato invitato dall'Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, sezione di Pesaro, alle cerimonie patrocinate dalla Provincia di Pesaro-Urbino e dal Comune di Pesaro per ricordare il Generale 23 Gianfranco CHITI decorato di Medaglia di Bronzo al V. M. per le sue gesta nella Campagna di Russia del 1942, fattosi successivamente Frate francescano. La conferenza tenuta nella Sala del Consiglio Provinciale, sabato 5 maggio, è iniziata con un minuto di raccoglimento per ricordare i Carabinieri morti nell'incidente stradale, mentre si recavano al Raduno di Jesolo. Presenti Autorità Civili e Militari, i relatori che si sono alternati nel ricordo del Generale/Frate hanno messo in evidenza la carica di umanità del Chiti. Domenica 6 maggio, dopo la celebrazione della S. Messa nel Santuario della Madonna delle Grazie, i convenuti hanno raggiunto il Camposanto Centrale per rendere omaggio al monumento ai Caduti di tutte le Guerre ed alla tomba di Padre Gianfranco Chiti. Il Delegato Ruzzier ha portato agli organizzatori ed alle Autorità. Presenti il saluto del Presidente d'Atri e dell'Istituto delle GG,d'OO. alle Reali Tombe del Pantheon. 4 maggio 2012 All’ippodromo militare “Gen. C. A. Pietro Giannattasio” di Tor di Quinto si è svolta la cerimonia con la quale è stato celebrato il 155° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano, alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte Autorità Militari. Alla cerimonia ha preso parte l’Istituto con il proprio Labaro, Alfiere il Brig. Capo CC Iannaccone, accompagnato dal Col. Pil. Caruso, Delegato di Roma e le GG. d’O. Mar. A s. UPS Monescalchi e James. Erano inoltre presenti il Presidente dell’Istituto Cap. Vasc. (ris.) d’Atri e le GG. d’O. Gen. B. Bonelli, Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, Luciani, Presidente della Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia, La Rocca per la Federazione Italiana Combattenti Alleati e il Capitano dei Bersaglieri Guacci. Tra le ricompense conferite alla memoria ai militari italiani caduti in missione all’estero quella per l’Alpino Matteo Miotto che portò con se in Afghanistan la Bandiera del Regno d’Italia. ROMA 21 aprile 2012 Al turno di guardia solenne erano presenti: Bianchi, Bilotti, Cesaretti, Coretti, Deiana, Fatucci, Garofalo, Iannaccone, Mastrosanti (responsabile del cerimoniale), Monescalchi F. (Forlì-Cesena), Monescalchi T., Mortolini (Perugia), Nutricati (Lecce), Petrilli. Rovere, Savarese, Servidio (Rieti), Venditti. 24 aprile 2012 All’incontro annuale svoltosi al Quirinale tra il Presidente della Repubblica e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, l’Istituto era rappresentato dal Presidente del Sodalizio Cap. di Vasc. (ris.) Ugo d’Atri accompagnato dal Consultore nob. Avv. Alfonso Marini Dettina e dal Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti dott. Armando Pietroni. Tra i presenti anche la G.d.O. Gen. Div. CC. Umberto Rocca Presidente del Gruppo Medaglie d’Oro al V. M., la G. d. O. Ernesto Bonelli, v. Presidente dell’Associazione Nazionale dei Granatieri di Sardegna e la G. d. O. Antonio Marocca per la Federazione dei Combattenti Alleati. 24 5 maggio 2012 L’Istituto ha fatto celebrare una Santa Messa officiata al Pantheon da mons. Daniele Micheletti, arciprete della Basilica di Santa Maria ad Martyres, in suffragio dell’on. prof. Alfredo Covelli, per tanti anni parlamentare e segretario del partito monarchico nonché presidente della Consulta dei Senatori del Regno, e della consorte Elvira. Al rito, preceduto dalla deposizione di una corona d’alloro alla tomba del Re Vittorio Emanuele II, erano presenti oltre centocinquanta persone, fra le quali i cinque figli (promotore dell’iniziativa è stato Giampiero Covelli, medico, Guardia d’Onore), il GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Pelagallo, presidente del Circolo degli Scacchi, il dr. Ilardi, il nob. dr. Agostino Mattoli, ispettore dell’Istituto. Al termine della Santa Messa il secondogenito di Alfredo Covelli, dr. Vincenzo Covelli, ha commemorato la figura e l’opera del padre. Prima della Santa Messa si è svolto il servizio di guardia d’onore solenne, cui erano presenti: Alicicco (Trapani), Ametrano, Bianchi, Bilotti, Bruno Grandori, Buonfiglio, Caruso (delegato di Roma), Cesaretti, Coltellacci (Frosinone), Dal Degan (La Spezia), Deiana, Fatucci, Garofalo, Goretti, Iannaccone, James, La Longa Mancini, Luzi, Marotti, Mastrosanti (responsabile del cerimoniale), Miceli (Perugia), Monescalchi, Rovere, Savarese, Servidio, Spaziani (Grosseto), Stifano, Vaira, Venditti. SAVONA genero, duca prof. Beniamino Caravita di Toritto, i nipoti, il presidente dell’Istituto, capitano di vascello dr. Ugo d’Atri, le principesse Luciana e Mahera Hassan d’Afghanistan, il presidente della Consulta dei Senatori del Regno, prof. Pierluigi Duvina, la dr.ssa Anita Garibaldi, il segretario nazionale dell’Unione Monarchica Italiana, Sergio Boschiero, il nob. on. Luigi Turchi, il senatore monarchico Michele Pazienza, il prof. Salvatore Sfrecola, procuratore generale della Corte dei Conti del Piemonte, il nob. avv. Massimo Mallucci de’ Mulucci, segretario nazionale di Allenza Monarchica, S. E. il dr. Antun Sbutega, ambasciatore del Montenegro presso la Città del Vaticano e lo S. M. O. M., il dr. Massimo Arsetti, segretario del Partito Real Democratico, il col. Alfonso Cardinale, il dr. Federico La Longa Mancini, il col. pil. Paolo Caruso, delegato provinciale di Roma, il dr. Antonio Buccioni, il dr. Angelo Novellino, l’avv. Rovere, il dr. Rutili, la dr.ssa Lorenzoni, la dr.ssa Antonietta Amicarelli Scalisi, il marchese GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 ATTIVITÀ 2011 Il 28 maggio a Genova, alla presenza di S. A. R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia, siamo intervenuti a una Solenne Celebrazione in occasione del 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, per l’Unità Nazionale e ad un convegno di studi storici dal titolo: “Casa Savoia e l’Unità d’Italia”. L’evento, organizzato dal “Comitato Ligure per le Celebrazioni del 150°”, ha visto la partecipazione di numerose Guardie d’Onore provenienti dalla Liguria. L’8 luglio ad Alessandria, in occasione della visita del Presidente del nostro Istituto Cap. V. (a r.) dott. Ugo d’Atri, abbiamo presenziato all’inaugurazione della mostra iconografica “Storia e ruolo della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon”. Il 23 settembre abbiamo colto l’invito a partecipare al “150° Anniversario dell’Unità d’Italia” organizzato dalla Delegazione Provinciale di Novara e dagli Ordini Dinastici della Reale Casa di Savoia, Delegazione Piemonte. L’11 novembre a Torino, in occasione degli eventi per i 150 anni abbiamo partecipato alla conferenza dal titolo “L’Unità d’Italia attraverso Vini e Sapori” organizzato dalla Delegazione Provinciale di Torino in collaborazione con il ristorante “La Limonaia de La Torre” della Guardia d’Onore Cesare Grandi. Con la conferenza su “L’ Unificazione Italiana e l’ Europa 1848 - 1870”, del prof. Aldo Alessandro 25 Mola, il 18 novembre 2011 a Palazzo Doria di Loano la nostra Delegazione Provinciale ha celebrato il 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia per l’ Unità Nazionale, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e della Provincia di Savona. La ricorrenza è iniziata domenica 30 ottobre con il Viaggio a cavallo nei luoghi storici del Risorgimento per rievocare la “Battaglia di Napoleone” del 1795 a cui hanno partecipato i Cavalieri della Guardia d’ Onore fra i quali Dionigi Ruggeri Delegato Provinciale di Bologna, Riccardo Balzarotti Commissario Provinciale di La Spezia e Claudio Cavallini, Delegato Provinciale di Torino oltre ad appartenenti alle Forze di Polizia. Nel drappello vi era anche Miriam Protino, Miss Liguria 2011 la quale ha accolto con simpatia l’ invito, a cavallo del suo destriero. I Cavalieri hanno percorso tra due ali di folla il “caruggio” per poi dirigersi sulla passeggiata a mare. Dopo aver sostato al “Caffè Gelmo” per il tradizionale “bicchiere della staffa”, hanno deposto una artistica corona di garofani con al centro un cuscino raffigurante lo stemma sabaudo al Monumento ai Caduti. La cerimonia è stata accompagnata dall’ esecuzione del “Silenzio” e dalla lettura della “Preghiera del Soldato”, alla presenza delle Autorità civili e militari della provincia e delle Guardie d’ Onore del territorio. Al termine del “viaggio”, presso il ristorante “Il Sestante”, nel porto turistico, si è svolta una presentazione-conferenza relativa agli avvenimenti occorsi nei luoghi raggiunti dai cavalieri per portare a conoscenza fatti e uomini della nostra storia. I festeggiamenti sono culminati sabato 5 novembre con l’inaugurazione della Galleria Sabauda nella prestigiosa Sala del Mosaico di Palazzo Doria grazie alla preziosa collaborazione della G. d’O. Vincenzo Panza e dei colleghi dell’ Arma dei Carabinieri Fabrizio Bava e Roberto Di Tanno, titolari e curatori di una magnifica collezione di cimeli, quadri e uniformi storiche dei Carabinieri Reali; la mostra iconografica sulla “Storia e il Ruolo della Guardia d’Onore” è stata sapientemente seguita dalle GG. d’ O. della Delegazione Provinciale delle Alessandria. Il “taglio del nastro” è stato affidato alla Guardia d’Onore Marina Truffo Pappalardo. 26 La cena di gala al Grand Hotel Garden Lido insieme alle Autorità locali, è stata l’occasione per l’investitura a “Guardia d’Onore” di Marco Melgrati, Consigliere Regionale, già Sindaco di Alassio, mentre alla “Cena Sabauda” organizzata al ristorante “Lab35” venerdì 18 novembre per salutare l’evento, hanno partecipato l’Ispettore Regionale della Liguria Conte Giacomo Zoppi di Zolasco, le Guardie d’Onore con i rispettivi Delegati Provinciali di Genova Contessa Raffaella Saponaro Monti Bragadin, di Imperia Dott. Pietro Tomaso Chersola, di Alessandria Maresciallo Giampiero Cassero, molte Autorità, tanti amici e una rappresentanza del “Lions Loano Doria. Il 30 novembre abbiamo sostenuto l’iniziativa organizzata dall’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, con il patrocinio del Comune di Albenga e dell’Amministrazione Provinciale di Savona, di inaugurare una lapide commemorativa dedicata ai militari ingauni caduti sul fronte russo tra il 1941 e il 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo partecipato alla cerimonia con una nostra rappresentanza per contribuire a mantenere vivo il culto della Patria, il senso dell’Onore, per custodire e tramandare le glorie e le tradizioni militari della Nazione. L’ 8 dicembre siamo intervenuti a Pietra Ligure alla cerimonia d’intitolazione di una piazza dedicata a Re Vittorio Emanuele II a completamento della dedicazione di vie e piazze della città ai quattro protagonisti del Risorgimento. Nel mio intervento, oltre a sottolineare il significato dell’intitolazione al “Padre della Patria” e a ringraziare il Comune per l’iniziativa nella persona del Sindaco Luigi De Vincenzi e dell’Assessore alla Cultura Mario Carrara, è stato letto un messaggio inviato da S. A. R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta indirizzato all’Amministrazione Comunale. Il Comandante della Stazione dell’Arma dei Carabinieri e Guardia d’Onore Maresciallo Basilio Sangiorgi ha garantito l’ordine della manifestazione. Il 10 dicembre abbiamo partecipato ad un altro evento importante nel Teatro del Casino di Sanremo dove ha avuto luogo la conferenza storica dal titolo “I Carabinieri nell’ Unità d’Italia” a conclusione delle Celebrazioni per il 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’ Italia per l’Unità Nazionale. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 L’evento è stato organizzato e promosso dall’ Unione Monarchica Italiana (U. M. I.) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, della Provincia di Imperia in collaborazione con l’ Arma dei Carabinieri. Durante la conferenza, il Generale di Divisione dell’Arma dei Carabinieri Umberto Rocca e Guardia d’Onore, ha presentato un’interessante e appassionata relazione sui Carabinieri Reali dalle Regie Patenti del 1814 a prima Arma del Regio Esercito nel 1861 Giova ricordare che il Generale Rocca è noto per essere stato il primo militare italiano ad essere decorato, in vita e in tempo di pace, della Medaglia d’Oro al Valor Militare. L’alto Ufficiale è stato Direttore del Museo Storico dell’Arma ed è Presidente del Gruppo Medaglie d’ Oro al Valor Militare d’ Italia. Il 13 dicembre, sempre a Sanremo, abbiamo avuto il piacere di incontrare S. A. R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia in occasione della presentazione dei volumi scritti dallo storico Aldo A. Mola dal titolo “Italia. Un Paese speciale. Storia del Risorgimento e dell’ Unità”, Edizioni del Capricorno – Torino, opera già presentata il 18 novembre scorso a Palazzo Doria di Loano in occasione delle Celebrazioni dei 150 Anni organizzate dalla nostra Delegazione Provinciale. ATTIVITÀ 2012 L’anno 2012 è iniziato con una conferenza dal titolo “Vittorio Emanuele II, Primo Re d’ Italia e Padre della Patria” che si è svolta il 9 gennaio a Villanova d’Albenga per ricordare il 134° anniversario della Sua scomparsa. L’evento, realizzato con il patrocinio del Comune, grazie soprattutto all’interessamento della Guardia d’Onore Franco Scrigna, si è svolto nella Sala Polivalente all’interno della quale è stata allestita la Galleria Sabauda curata da Vincenzo Panza, Fabrizio Bava e Roberto Di Tanno, tre collezionisti, i quali hanno creato un interessante percorso storico con l’esposizione di quadri, cimeli, sculture e documenti di valore riguardanti la Dinastia Sabauda. Durante l’incontro abbiamo indirizzato un appello alle Istituzioni per il rientro delle salme dei Sovrani d’Italia sepolti all’estero. Dopo il caloroso saluto del Sindaco Domenico Cassiano è seguita la rela- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 zione del Prof. Stefano Emanuele Monti Bragadin, dell’Università di Genova, il quale ha appassionato il pubblico con una interessante e approfondita lezione sul Risorgimento e ha illustrato la figura di Re Vittorio Emanuele II sotto il profilo, militare, politico e umano. Al termine del convegno, nella Chiesa di S. Maria del Soccorso, è stata celebrata la liturgia della S. Messa e il De Profundis in suffragio del “Re Galantuomo” alla presenza delle Autorità civili e militari, degli Ordini Dinastici di Casa Savoia e delle Guardie d’Onore. La manifestazione si è conclusa con una “cena sabauda” alla quale, fra gli altri, hanno partecipato il Presidente del “Centro Pannunzio” Prof. Pierfranco Quaglieni e il Console di Norvegia e Guardia d’Onore Roberto Tarò. Il 16 febbraio ad Alassio incontro con S. A. R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia. Il 18 febbraio ad Alassio abbiamo rappresentato la Delegazione Provinciale dell’Istituto alla “Cerimonia delle Candele” organizzata dalla “Federazione Italiana Donne Arti Professionali Affari” (F. I. D. A. P. A.), Distretto Nord Ovest. Il 18 marzo 1983 moriva a Ginevra Umberto II, ultimo Re d’Italia. Per commemorare la scomparsa del Sovrano, il nostro Istituto e gli Ordini Dinastici e Cavallereschi hanno organizzato in quella data, come ogni anno, ad Altacomba, vicino a Aix-les-Bains sul lago di Bourget, una solenne cerimonia alla presenza dei Principi di Casa Savoia. Infatti, come è noto, le spoglie di Re Umberto II riposano, per suo espresso volere, nell’Abbazia Reale di Altacomba a fianco di quelle di Re Carlo Felice, nel dipartimento francese della Savoia dalla quale Casa Savoia ha tratto le sue origini. Il 22 marzo all’Hotel Aida di Alassio si è svolta, con un notevole successo di pubblico, la conclusione delle Celebrazioni per il 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. Per l’occasione è stata allestita, anche in questa occasione, la Galleria Sabauda ed è stata presentata l’ultima opera letteraria dello scrittore torinese Dino Ramella dal titolo Amori e selvaggina. Vita privata di Vittorio Emanuele II, edizioni Ananke. La manifestazione si è svolta alla presenza del Presidente dell’Istituto, Ugo d’Atri, del Prof. Stefano Emanuele Monti Bragadin e del 27 Consigliere Regionale e Guardia d’Onore Marco Melgrati. All’evento era presente anche la Marchesa Gemma Gai del Carretto di Mombaldone. Sono intervenute le Autorità militari e l’Associazione Nazionale dell’Arma dei Carabinieri che ha accompagnato il “Carabiniere Reale” Antonio Santoriello. A rappresentare il Comune di Alassio, l’Assessore al Turismo Rinaldo Agostini. Durante le celebrazioni abbiamo anche voluto ricordare i nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti in India deplorando l’infamante scritta “assassini” apparsa a Savona sui manifesti di solidarietà affissi dal Gruppo “Vanni Folco” dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia. Durante la cena di gala è stato letto un messaggio inviato da S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia ed ha avuto luogo la cerimonia di investitura di dodici aspiranti Guardie d’Onore provenienti dalle province di Savona, Genova e Alessandria. L’eleganza del suono dell’arpa, accarezzata eccellentemente dalla musicista Caterina Bergo, ha fatto da colonna sonora alla serata. Il 24 marzo abbiamo preso parte al Ballo dei Cento e non più Cento, a Casale Monferrato evento mondano che nasce da una tradizione del Piemonte risorgimentale che vedeva nell’antica Capitale del Ducato di Monferrato la partecipazione al ballo di metà quaresima di un massimo di 199 persone, a quel tempo scelte fra non più di 100 della nobiltà e non più di 99 della borghesia. Il Ballo ha luogo ogni anno nelle eleganti sale affrescate di Palazzo Gozzani di Treville, uno dei più begli esempi architettonici del Settecento, dove nel 1847 scoccò la scintilla che diede vita al Risorgimento italiano. Negli splendidi interni di questo gioiello barocco si sono ritrovati alcuni protagonisti della nostra storia in particolare gli ultimi Re di Sardegna e tutti i Re d’Italia, nonché numerosi Principi della Dinastia Sabauda, fatto di cui resta eco nei nomi ancora assegnati alle sale. Il nostro Istituto è fra i promotori dell’evento. È opportuno precisare che durante le celebrazioni repubblicane dell’ “Unità d’Italia” è stata intenzionalmente occultata la figura di Re Vittorio Emanuele II mentre, come “Padri della Patria”, venivano indicati Cavour, Garibaldi e Mazzini, indubbi protagonisti del Risorgimento, ma mai, ad esempio si è parlato di Re Carlo Alberto, altro 28 importante interprete di quel periodo storico! Questa è chiaramente una falsificazione della storia, perché senza il contributo dei Sovrani Sabaudi, la nostra Nazione non sarebbe la stessa. Chiediamo alle Istituzioni repubblicane rispetto per questa millenaria Dinastia! Fra l'altro sarebbe stato un bel gesto, in questo anno così importante, far rientrare dall'esilio le spoglie di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, quella di Re Umberto II e della Sua consorte la Regina Maria Josè e permettere che finalmente riposino nel Pantheon! L'appello arrivava nel giorno in cui il nostro Istituto, la più antica Associazione combattentistica italiana, celebrava i Re d'Italia e la propria storia di custode dei Sovrani. L'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, come è noto, è un Ente morale sotto la vigilanza del Ministero della Difesa. Conta circa 6 mila iscritti, soprattutto militari, forze di polizia, professionisti e appartenenti all'antica nobiltà, eredi di quei Veterani delle guerre risorgimentali che vigilarono sulla tomba di Re Vittorio Emanuele II al Pantheon, che, da statuto, forniscono "un tributo di riconoscenza all'Augusta Casa Savoia che portò all'Unità e alla grandezza dell'Italia”. La storia della Patria va preservata e per questo anche la memoria dei Savoia! Nelle celebrazioni per “l'Unità” si è trascurato il fatto che l'Italia è nata come Regno; questo non significa essere monarchici, ma amore per la Storia! Le Celebrazioni del 150° dell’Unità Nazionale, anche se si sono concluse ufficialmente, devono essere, a mio parere, il punto di partenza e non di arrivo per proseguire nella divulgazione degli avvenimenti di cui si sono resi attori principali i Savoia, coinvolgendo soprattutto i giovani che rappresentano la nostra vera e unica risorsa. E, a proposito di giovani, è in dirittura d’arrivo la prima “Assemblea Generale dei Giovani della Guardia d’Onore” che si terrà a Roma nei giorni 28, 29 e 30 settembre con il coinvolgimento di oltre trecento giovani appartenenti al Sodalizio. UDINE 20 aprile 2012 All'Hotel Astoria di Udine il delegato provinciale GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011 quelle origini contadine che hanno profondamente influenzato la sua produzione e che hanno costituito il fondamento a partire dal quale l'artista ha sviluppato la propria personalità fino a diventare uno degli artisti più rappresentativi del secondo novecento italiano. Alla fine della manifestazione il Generale Cappellano Guardia d'Onore Monsignor Franco Millimaci ha consegnato la tessera di Guardia d'Onore alla nuova recluta Simone Crozzoletto di anni 16, studente dell'Istituto Tecnico Arturo Malignani di Udine, che per potere iscriversi ha dovuto ricevere una particolare dispensa dal Presidente Ugo d' Atri. delle Guardie d' Onore alle Reali Tombe del Pantheon Maurizio Calderari ha organizzato una conferenza con il famoso pittore friulano Arrigo Poz che nel mese di marzo ha esposto le sue opere a Palazzo Ferraioli in piazza Colonna a Roma. Le caratteristiche del pittore Arrigo Poz che hanno accompagnato per tutta la sua vita sono la modestia e la genuina origine di friulano agreste. Ciò che piace soprattutto in Arrigo Poz è il fatto che egli si è maturato in piena libertà ed indipendenza, senza mai piegarsi a committenze o a richieste che ne limitassero la libertà creativa ed interpretativa. Tale libertà l'ha mantenuta anche nelle numerosissime opere a carattere religioso, affreschi mosaici e vetrate che hanno contribuito ad arricchire moltissime chiese di Udine e del territorio nazionale. In tutta la vastissima produzione di Arrigo Poz sia in Italia che all'estero, ove ha esposto le sue opere in tutti i continenti, è possibile trovare tracce di AUSTRALIA L’attività della delegazione di Dandenong è cominciata nel 2003, ad iniziativa dei signori Pietro e Vittoria Strangis con la guida del delegato Salvatore Stagliano, con 20 membri e attualmente oltre 300 membri. Si organizzano serate tematiche con cena e musica dal vivo gite in campagna. Il 15 Ottobre 2011 è stato celebrato l’8° anniversario della sezione City of Greater Dandenong, in concomitanza con le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Comitato direttivo per 2011-2012: Maria Marotta, Pietro Marotta, Giovanni Metz, Maria Metz, Concettina Nicotera, Lina Palermo, Salvatore Staglianò (Delegato per l’Australia), Francesco Nicotera, Lina Vilella, Antonio Caruso, Pietro Strangis, Vittoria Strangis. W VERDI GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011 29 PROSSIMI EVENTI GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012 Napoli, chiesa monumentale dei Gerolamini, ore 18.30, solenne celebrazione in rito tridentino officiata da padre Sandro Marsala in suffragio dei giovani napoletani caduti nel 1946 per il Re e per la Patria. La celebrazione, organizzata dalla delegazione provinciale, è rivolta a tutte le associazioni monarchiche: occorre dare un segnale di unità partecipando tutti! MERCOLEDÌ 13 GIUGNO 2012 Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio dei Martiri di via Medina SABATO 23 GIUGNO 2012 Corato (BA), ore 18, riunione delle Guardie d’Onore della delegazione provinciale SABATO 30 GIUGNO 2012 Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19, Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven. Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie DOMENICA 1° LUGLIO 2012 Piazza Armerina (EN), Cenobio di Sant’Andrea, Solenne Celebrazione Eucaristica in Suffragio della Veneranda Serva di Dio S.A.R. la principessa reale Maria Clotilde di Savoia, nel 101° Anniversario della Morte (25 giugno 1911) ed in suffragio del 1° Gran Priore dei cenobi di S’Andrea di Piazza Armerina, don Giovanni Suriano. Programma: ore 10,00 Messa Solenne; ore 11,30 Canto Lirico del Soprano Donna Nadia Ester Suriano; ore 12,30 Visita alla Villa e Museo personale del Barone Vincenzo Cammarata; ore 13,15 Colazione di Mezzodì, presso la Villa del Barone Cammarata; ore 18,30 antistante la Piazza del Teatro le G. D. O. saranno salutate dalla cittadinanza, con una sfilata dei Cavalieri di Plutia in abiti Medioevali ed 30 intrattenuti dalla Banda Medioevale di Timpani e Fiati di Piazza Armerina; ore 19,30 circa, rientro. VENERDÌ 6 LUGLIO - MARTEDÌ 10 LUGLIO 2012 VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA DELLA REGINA ELENA E DEL DOMINIO VENEZIANO (BOCCHE DI CATTARO), Podgorica, Cetinje, Kotor e Perast. Programma: Venerdì 6 Luglio incontro all’aeroporto di Roma Fiumicino e imbarco su volo Montenegro Airlines per Podgorica. Arrivo a Podgorica e trasferimento in hotel a Cetinje. Nel pomeriggio, incontro con il Patriarca. In serata Galà dinner e pernottamento a Cetinje. Sabato 7 Luglio Colazione in hotel. Nella mattina visita di Cetinje con particolare attenzione ai luoghi della Regina Elena. Deposizione di un omaggio floreale sul sito della memoria . Trasferimento da Cetinje a Kotor con pranzo in ristorante. Arrivo in hotel e tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento. Domenica 8 luglio Colazione in hotel. Messa nella splendida cattedrale di Kotor. Pranzo tipico in ristorante locale. Nel pomeriggio visita di Kotor, con particolare attenzione agli aspetti della dominazione Veneziana. Cena in ristorante e pernottamento in hotel. Lunedì 9 luglio Colazione in Hotel. Visita di Perast e pranzo. Trasferimento in hotel a Podgorica. Cena in ristorante e pernottamento. Martedì 10 Luglio Colazione e trasferimento in Aeroporto. Rientro a Roma con volo di linea Montenegro Airlines. Quota per persona 790,00 Euro; supplemento singola 100,00 Euro.La quota comprende: pernottamento e colazione in hotel secondo disponibilità, trasferimenti in pullman GT come da programma, pranzi e cene come da programma, guida parlante italiano dove indicato. La quota non comprende: mance, spese personali, quanto non esplicitamente indicato in “La quota compren- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2011 de”. Ove fosse necessario Roman Feelings può organizzare trasferimenti da Roma centro città a Roma Aeroporto: Trasferimento in Mercedes Classe E 42,00 Euro (max 3 pax). Per informazioni e prenotazioni, prendere contatto con la Segreteria della Presidenza dell’Istituto (066793430) o con la Guardia d’Onore dott. Armando Pietroni, chiamando il numero 3275904924. Ci si può anche rivolgere direttamente al Tour Operator attraverso i seguenti contatti: Roman Feelings by “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” Circonvallazione Gianicolense, 305 00152 Roma - email: [email protected] - tel. 06.58237096 cell. 3807153000. Modalità di pagamento delle quote: - all’atto della prenotazione ( da effettuarsi entro il 15 aprile 2012 , via e-mail o per telefono) andrà versato un anticipo di € 250 a persona a mezzo bonifico su c/c bancario intestato a “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” IBAN: IT27X0303203222010000000227; dell’avvenuto pagamento andrà data conferma attraverso una email indirizzata al Tour Operator contenente il CRO dell’operazione; - un mese prima della partenza (entro il 6 giugno) andrà versato il saldo osservando le medesime modalità operative (bonifico bancario e conferma operazione). SABATO 21 LUGLIO 2012 Monza, cerimonia in occasione del 112° anniversario del regicidio di Sua Maestà il Re Umberto I. Programma: ore 09.45 - Ritrovo in Piazza del Duomo; ore 10.00 - Formazione del corteo che da Piazza del Duomo si porterà alla Cappella Espiatoria (Via Matteo da Campione). Accompagnerà il corteo la Banda Comunale di Valbrona; ore 10.30 Deposizione delle corone nel Sacello Monumentale della Cappella Espiatoria alla presenza delle Autorità Civili e Militari. Esecuzione della Marcia Reale, dell’Inno Sardo e del Silenzio. Trasferimento alla Villa Reale; ore 11.30 - Santa Messa in suffragio di S. M. il Re Umberto I. Seguirà colazione sociale presso il Salone Reale dell'Hotel de la Ville di Monza (V. le Regina Margherita, di fronte alla Villa Reale). DOMENICA 29 LUGLIO 2012 Roma, Pantheon, ore 10.30, Santa Messa in suffragio del Re Umberto I DOMENICA 9 SETTEMBRE 2012 Castelfidardo e Loreto (AN), 6° raduno interregiona- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 le delle Guardie d’Onore, organizzato dalla delegazione di Pesaro-Urbino. Programma in via di definizione SABATO 15 SETTEMBRE E DOMENICA 16 SETTEMBRE 2012 Palmanova (UD), raduno delle truppe da montagna di Carinzia (alpenjäger), Slovenia (fanteria di montagna) e Friuli-Venezia Giulia (corpo degli alpini) VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2012 Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “La letteratura coloniale” – Relatori: prof. Vincenzo Montuori, prof.ssa Rossana Saccani, prof. Angelo Rescaglio (convegno in collaborazione con la Dante Alighieri) DOMENICA 30 SETTEMBRE 2012 Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19, Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven. Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie Venerdì 12 ottobre 2012 Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “La Croce Rossa nella battaglia di Adua” – Relatore: prof. Paolo Vanni (Delegato Nazionale alla Storia della Croce Rossa – Direttore dell’’Ufficio Storico della CRI) VENERDÌ 26 OTTOBRE 2012 Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “L’esercito italiano nella guerra di Libia: il generale Felice De Chaurand” Relatore: dott. Leonardo Malatesta (Vice Direttore Museo Storico del Nastro Azzurro) VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012 Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provin- 31 ciale di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “Le ex colonie italiane da territori occupati a interlocutori commerciali e culturali privilegiati (Eritrea, Etiopia)” - Incontro con i corpi diplomatici delle ex-colonie MERCOLEDÌ 28 NOVEMBRE 2012 Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio della Regina Elena VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012 Napoli, Basilica maggiore di Santa Chiara, ore 19, Santa Messa in onore della Serva di Dio, Ven. Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie GIOVEDÌ 6 DICEMBRE 2012 Cremona, Museo civico, via Ugolani Dati n° 4, sala Puerari, ore 17, nell’ambito del ciclo “L’Italia coloniale da Vittorio Bottego alla Libia”, il comitato provinciale di Cremona dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano organizza la conferenza “Raimondo Franchetti: esplorazioni e misteri nel Corno d’Africa” – Relatrice: prof.ssa Valeria Isacchini (conferenza in collaborazione con l’Associazione “Gli ex dell’Aselli”) VENERDÌ 28 DICEMBRE 2012 Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio del Re Vittorio Emanuele III ORE DI GUARDIA 2011 Ecco i nominativi delle Guardie d’Onore, suddivisi per provincia con a fianco il numero delle ore di guardia effettuate nel 2010. Il numero delle ore tiene anche conto dei servizi prestati presso le Tombe Reali provvisoriamente all’estero, per le quali sono state attribuite 4 ore per ciascun servizio, così come per le cerimonie di Roma (anniversario dell’Istituto, gennaio) e di Altacomba (marzo). Per le messe ufficiali al Pantheon, sono state attribuite 2 ore di servizio. Si ricorda che i servizi di guardia sono esclusivamente quelli espletati presso le Tombe dei Re e delle Regine d’Italia (Pantheon, Alessandria d’Egitto, Montpellier, Altacomba), non altri. È stato quindi eliminato dal conteggio (e quindi dal totale) ogni altro tipo di servizio. Come negli ultimi anni, si è fatto ricorso all’autocertificazione, per economia di personale; si fa peraltro riserva di effettuare controlli a campione. Di seguito la serie storica dei totali delle ore di guardia: 1981: 1982: 1983: 1984: 1985: 1986: 1179 1740 2573 3194 4285 4062 1987: 1988: 1989: 1990: 1991: 5055 5578 5388 5985 6110 1992: 1993: 1994: 1995: 1996: 5793 7729 7079 7795 8286 AGRIGENTO Di Cesare 56, Vella Cannella P. 14, Vella Cannella G. 14 ALESSANDRIA Balbo 2, Cappella 15, Cappelli 8, 32 1997: 1998: 1999: 2000: 2001: 8039 9018 10172 11826 13682 2002: 2003: 2004: 2005: 2006: 16320 11093 8182 8175 5631 2007: 2008: 2009: 2010: 2011: 7170 6255 7319 5436 6142 Capurro Leardi 6, Cordella 2, Debenedetti 4, De Andrea 13, Di Stefano 8, Ferrari 6, Ferraris 8, Francese 8, Luxardo 9, Passalacqua 10, Piccoli 8, Spriano 2, Ulandi 14 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 ANCONA Boeri 6, Brocca 4, Cipriani 4, de Santis Celsi S. 13, Di Ruvo 9, Gallo 9, Moresi 8, Pace 6, Silvestrelli 4 COSENZA D’Argenzio 3 AOSTA Calderone 5, Fresia Paparazzo 4, Giannuzzi 5, Olivieri 3, Tomei 5 CUNEO Avanzini 10, Bruno 6, Damilano 2, Giordano 4, Mineo 4, Pano 6 AVELLINO Genovese A. 19 ENNA Barbagallo A. 1, Barbagallo F. 1, Barbagallo P. 1, Fundrisi 1, Micciché 6, Tabita 7 BARI Cassa 6, Di Girolamo 6, Gadaleta 6, Garribba 4, Interesse 4, Mininno 6, Tarantini 6 BERGAMO Bressani 9, Cotti Cometti 8, Segnini Bocchia 6 CROTONE Costa 24, Grosso 6, Paturzo 7 FIRENZE Castini 2, Galgani 1, Previero 11, Rispoli 4 FOGGIA delli Carri 10, Calvano 4 FORLÌ – CESENA Arfilli 19 BIELLA Bona 6, Colnaghi 2, Conzon C. 2, Conzon R. 17 BOLOGNA Galliani R., 4 Spettoli 14 FROSINONE Coltellacci 46 BRESCIA Didiano 7, Spada 24 GENOVA Carlini Zoppi 2, De Martiis 2, Fantini Monsello 2, Rachero 6, Venturoli 18, Zoppi di Zolasco 8 BRINDISI Coppola 7 ISERNIA Orrino 8 CAGLIARI Saba S. 6 L’AQUILA Cofini 12, Colasante 22 CALTANISSETTA Domicoli 7, Palmeri 8, Psaila 8 LA SPEZIA Notti 1 CAMPOBASSO Fontana 13 LECCE Cioni 3, Neglia 1, Negro 6, Nutricati 16, Mazza 15, Murciano 29, Parente D. 7, Parente N. 4, Parisi 4, Potenza 6, Tarantino 12 CASERTA Amodio 6, Anzevino 38 CATANIA Agosta 9, Arancio 15, Bonaccorsi 10, Caruso G. 6, Chianella 6, Cuva 7, De Francesco 8, Di Stefano 15, Frazzetta 9, Giustino 6, Grasso 8, Guarino 13, La Lota di Blasi 14, Lapis 28, Liquori 26, Lo Presti 22, Novara 13, Occhipinti 9, Rapisarda 18, Russo 15, Schinocca S. 23, Sorbello 7, Spina G. sr. 26, Spina G. jr. 26, Squillaci 14, Tranchida 7, Trimarchi 13, Valore 25, Virzì Lacqua 3 CATANZARO Amelio 2, De Nardo 5, Palaja di Tocco 8, Palaja 2 CHIETI Costantino 9, Dal Buono 7, Di Donato 13, Di Gregorio 7, Di Nardo 9, Di Pietro 7, Di Muzio 14, Di Salvatore 9, D’Orazio 31, Faieta 15, Fornarola 8, Frangione 8, Gatto 8, Lancia 4, Liberatore 9, Marino 8, Morelli 6, Natarelli 11, Petrocchi 30, Pizzola 9, Rapa 8, Rollo 8, Scampoli 13, Spatocco 13, Vita 8, Vitale 8 COMO Bergamini 2, Brambilla 2, Esposito 2, Noseda R. 2, Ortelli 22, Peotta 2, Pichierri G. 2, Reina 99, Robutti 2, Roccato 2 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 LIVORNO Rossi 9, Sirabella 26 MASSA-CARRARA Barzaghi 4, Franzoni 4 MESSINA Arena 4, Ciardullo 8, De Francesco 6, De Lorenzo 7, Felice 20, Letterio 6, Marino Batà 11, Mignani 27, Proto 23, Sabato 4, Tortorici 3 MILANO Angiolini 2, Barbieri M. 5, Buelli 2, Buttafarri 7, Cazzaniga 4, Centis 6, Conti 2, Dalla Chiara 13, Decorato 4, Di Maria 26, Di Martino 23, Farina 2, Fasciani 15, Finizio 36, Foletto 2, Garavaglia 17, Garosci 10, Gasli 2, Giardino 7, Giraudo 4, Grosso 21, Longo 20, Magni 16, Marinaro 5, Micheli 2, Masciocchi 10, Mastroianni L. 6, Paltrinieri 6, Panza 2, Piccinelli Cassata 35, Pizzi 8, Pierato 37, Pugliese 8, Staino 11, Tamburello Careddu 48, Villa 2, Zappa 4 NAPOLI Bova 8, Fiorentino 6, Riva 32, Romano 7, Scotti 8, Sautto 8 NUORO Dettori 7 33 PADOVA Biccari 4, Giustiniani 13, Grassi 4, De Palo 4, Del Piero 4, Elardo 4, Scimeca 4, Tarquini 4 Grancagnolo I. 6, Marino Batà 14 TARANTO Bonanno G. 13, Oliva 6 PALERMO Abate 6, Aversano 4, Cavallin 4, Cravotta 6, D’Appolito 6, Gentile 7, Giarrusso 8, Marcianò 4, Muscaglione 8, Navarra 4, Nicolicchia 4, Puleio 6, Velardi 4, Zasa 4 PARMA Carlevarini U. 5, Baroni 6, Ferrari 7 PAVIA Corbella 6, Rivoira 7, Zaffino 10, Murru 22 PERUGIA Ardissone 2, Alessio 2, Barlozzari 25, da Busti 4, Paoluzi 6 TERAMO D’Addazio 15 TERNI De Angelis 28 TORINO Amisano 2, Bermond E. 2, Bermond M. E. 14, Berutti 2, Cardellini 3, Cresta 2, Curione 8, D’Amico 2, De Andreis 18, Ferraris 2, Filippi 8, Franco 2, Giordano 2, Gremo 2, Mollicone 2, Montanari 2, Murdolo 2, Papurello 93, Pigella 2, Riccini Bonanate 2, Rossi 2, Settimini 2, Torchia 25, Villata 118, Zito 2 PESCARA Febbo P. 48, Febbo G. 9, Ruffier 14 TREVISO Trentin 15 PIACENZA Bergamaschi 6, Cavuti 6, Tizzoni 8 TRIESTE Gaspari 1 PORDENONE D’Antona 8, Mascarin 2 UDINE Margiotta 6, Pontelli 8 RAGUSA Piazzese 16, Piccitto 1 REGGIO EMILIA Bompani 7, Scaravelli G. 9, Volta 4, Zani 7 VARESE Delcuratolo 7, Felotti C. 10, Felotti E. 5, Giussani Gallazzi 63, Mattei 2, Pandolfi 6, Premoli 2 VERONA Braganza 4, Meo 4 RIETI Martini 20, Locci 36, Servidio 11 VICENZA Lamonea 8, Ponza 4 ROMA Ametrano 41, Amicarelli Scalisi 2, Bilotti 2, Bianchi F. 2, Bianchi M. 30, Buonfiglio G. 208, Cafiero 5, Calandra 438, Caraffa 2, Caroli 25, Caruso 2, Ciavarella 2, Cesaretti L. 5, Cesaretti N. 8, Coculo Satta 2, D’Angelo 41, d’Atri 20, De Angelis 2, De Nardo 6, Deiana 137, di Brisco 27, di Tosto 4, Errico A. 25, Fantini 2, Fatucci 19, Furlan 58, Gagliani Caputo F. 2, Gagliani Caputo D. 2, Garofalo 19, Giglio 2, Glorioso 2, Grassi 2, Imperato 9, James 46, Landi Lauro 25, Maddalena D. 2, Martino 2, Marini Dettina A. 20, Marini Dettina D. 5, Marini Dettina G. 7, Marotti 26, Mastrosanti 460, Mereu 2, Miele 20, Mottola 2, Motolone 78, Mottola 6, Murano 2, Nicolosi A. 60, Oliveri 40, Ortenzi 2, Otta 2, Pagliaro 30, Palumbo 41, Perciballi 2, Persico 11, Pesce 68, Petrilli 7, Pietrangeli 10, Pietroni 2, Porro Papa 256, Rocco 2, Russo 38, Rutili 2, Salvini 2, Savarese 2, Scuderi 49, Sinibaldi 109, Tripepi 6, Vaccarella 2, Venditti 25 ROVIGO Garbin 4, Ladogana 11 SALERNO Gatto 6, Stifano 11 SASSARI De Murtas 18 SIRACUSA Fazzino 14, Grancagnolo F. 14, 34 FRANCIA de la Forest Divonne 8, Garrier-Dalbion 17, Torbiero 6 ORE TOTALI 6118 Certamente ci sono omissioni o incompletezze, relative a Guardie d’Onore che non hanno comunicato quante ore abbiano prestato nel 2011. Si rinnova pertanto la preghiera di fornire tale comunicazione di cui si terrà conto nel prossimo numero e solo nel prossimo numero della rivista. In tale occasione verrà pubblicato l’elenco delle guardie scelte (l’1% della forza, individuato fra coloro che hanno prestato il maggior numero di ore di servizio), nonché l’elenco di coloro che hanno conseguito la medaglia al merito di servizio (almeno 18 ore nell’anno solare per i residenti nel Lazio, 6 ore per i residenti altrove). Si ricorda che i relativi diplomi verranno rilasciati, previa richiesta, al costo di 50 euro (formato grande) e 30 euro (formato piccolo) più 5 euro per spedizione postale. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 CULTURA UN FRANCOBOLLO IN AIUTO AL COMIZIO DEI VETERANI di Domenico Giglio Il regno di Sardegna emette i suoi primi francobolli, con l’effigie di Vittorio Emanuele II il primo gennaio 1851 e così prosegue nelle successive emissioni e divenuto poi Regno d’Italia è sempre il Re Vittorio ad essere effigiato sui francobolli. Seguono poi i francobolli ordinari dei regni di Umberto I e di Vittorio Emanuele III sempre con l’effigie dei Sovrani. Le Regie Poste però non emettono nessun francobollo celebrativo e commemorativo perché sia l’emissione per le nozze d’argento dei Reali Umberto e Margherita, del 22 aprile 1893, sia quella per le nozze di Vittorio Emanuele ed Elena, non essendo pronte per le date dei due avvenimenti, rimangono a livello “non emessi” o di “saggio”, di cui si conoscono i soggetti e le prove di stampa, richiestissime e quotatissime nelle aste filateliche, ma non arrivano agli sportelli degli Uffici Postali. Bisogna attendere il 1910 perché le Poste emettano la prima serie commemorativa dedicata a Garibaldi ed al Plebiscito Meridionale del 21 Ottobre 1860, dove appare la scritta “Italia e Vittorio Emanuele” ma non l’effige del Re. Così pure nel 1911 nella serie di quattro francobolli emessa per celebrare il Cinquantenario del grande Regno. Si arriva così al 1928, che è il cinquantenario della morte del grande Re, ma le regie Poste emettono una serie di 10 francobolli commemorativi contemporaneamente del quarto centenario della nascita di Emanuele Filiberto, il “secondo fondatore di casa Savoia”, e fu pure occasione di un eccezionale carosello storico al quale partecipò il Principe Umberto e la Principessa Jolanda, e del X anniversario della Vittoria GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 del 1918. E Vittorio Emanuele II? Bisogna attendere il successivo 4 Gennaio 1929 per vedere l’uscita di un modesto francobollino, con l’effigie del Sovrano, il primo francobollo stampato dal nuovissimo Istituto Poligrafico dello Stato, in Roma e con la nuova tecnica della rotocalcografia. Il suo valore nominale è di 50 centesimi ed un sovrapprezzo di 10 centesimi. L’uso del sovrapprezzo da parte delle Poste, era iniziato proprio con le emissioni commemorative sopra citate a favore dei vari comitati istituiti per i festeggiamenti ed era proseguito anche per le successive emissioni per la Croce Rossa, l’Anno Santo 1925, anche se non vi era stato la “ Conciliazione, il VII Centenario Francescano, la Cassa di previdenza MVSN. E questo sovra premio di 10 centesimi a beneficio di quale Comitato ? Nei cataloghi vi sono termini generici, ma nei cataloghi più specializzati si parla di “Pro Veterani di Guerra”. Ebbene, il nostro Istituto, prima di assumere nel 1932 l’attuale denominazione era il “Comizio dei Veterani e Reduci delle Campagne di Guerra Nazionali e Coloniali”, per cui 10 centesimi dovevano andare a favore del nostro predecessore. Purtroppo non si conosce la tiratura di questo francobollo ed il suo effettivo uso postale e quindi non possiamo sapere quanto abbia contribuito alle casse dell’Istituto, ma rimane il fatto di aver legato il Comitato dei Veterani alla figura del primo Re d’Italia, alla tomba del quale i veterani prestavano il servizio di guardia d’onore. MORIRE A ROMA. GOFFREDO MAMELI di Pier Luigi Duvina Il mattino del 9 Giugno 1872 si dissotterrava in Roma nella Chiesetta delle Stimmate la cassa di Goffredo Mameli morto a 22 anni, capitano di stato maggiore della Repubblica Romana. La cassa con il coperchio a rovescio, forse per nascondere il nome, fu consegnata al deputato Agostino Bertani, medico e milite nella difesa di Roma del 1849, a cui la famiglia Mameli aveva dato la delega. Lo scheletro era mancante della gamba sinistra ampu- 35 tata, per il resto alcune ciocche di capelli biondi. Le bande della Guardia Nazionale intonavano l’inno, che si disperdeva nelle contrade di Roma, per la prima volta dopo 23 anni. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta! Poi il tutto fu composto su di un carro tirato da quattro cavalli. Sul drappo nero del feretro posero la divisa rossa dei volontari italiani, una spada ed una lira. L’aveva detto Giuseppe Mazzini: “Lira e spada saranno giusto simbolo della sua vita, sulla pietra che un dì gli ergeremo in Roma nel camposanto dei martiri della Nazione”. I quattro cordoni del drappo funebre erano tenuti da Giuseppe Avezzana già ministro della guerra, da Carlo Rusconi già ministro degli affari esteri della Repubblica Romana, da Nicola Fabrizi e Lante di Montefeltro generali dei volontari. Il corteo procede fino a Campo Verano ove Agostino Bertani rammentò anche con le parole di Mazzini il poeta caduto “ fra un inno e una battaglia”. Nacque a Genova dalla nobile Adelaide Zoagli e dal Colonnello Giorgio Mameli che servì onoratamente la Regia Marina Sarda. Goffredo studiò agli Scolopi ove si fece benvolere da Don Muraglia, professore di retorica, e da un frate ligure di nome Spotorno, professore di greco e di lettere classiche. Si iscrisse in seguito a legge che dopo solo un anno abbandonò per fare il poeta e per combattere. I primi versi del giovane sono modesti e secondo quella poesia allora in voga negli anni ’50-’51. Quindi il poeta, futuro poeta repubblicano dell’azione e della guerra, nei primi versi è tutto aspirazioni al molle riposo ed alla contemplazione ideale. Non avevi vuoto il calice penoso, E nel sepolcro asceso Avrai riposo Dice il Carducci: “Chi, in Itala, tra i diciotto e i ventidue anni, non ha fatto una tragedia, una commedia o un dramma?” “Ch’angel canoro intorno ai vostri rami L’ombra sol goda: e più non speri o brami” Ne è stato innamorato? “E te del mondo il vortice, O angelo d’amore, Siccome l’aura un cantico, Siccome l’onda un fiore, Seco travolge.” e quell’ardito? 36 “E quanto Dio raccolto Hai nel virgineo volto…” e così tenero: “Pur così bella e pia, Altro parlar t’udia, Altro volgevi in cor” sognando sempre la libertà: “La mia (bandiera) fra il sangue e ‘l fremito, Dove si pugna e spera Rivolti all’avvenir.” Il Mameli si avvicinò molto a Giuseppe Mazzini nel 1847 esprimendone i concetti nelle poesie: L’alba, Il secondo anniversario dei fratelli Bandiera, Roma, Dante e l’Italia. E quando lo stesso Mazzini ha qualche incertezza e fa ripiegare la Giovane Italia dietro l’Associazione Nazionale Italiana, Goffredo Mameli scrive: La Nuova Italia giovine è morta Quale Minerva, armata. Cresce e si fa gigante, Come il voler di un popolo, Come il pensier di Dante. Una, potente e libera La sua bandiera alzò: E un nuovo ciel disserra, Perché la vecchia terra E il vecchio ciel passò. E quando Genova, il 10 Dicembre 1846, commemorava il centenario della gloriosa cacciata degli austriaci, scrive: Ma Balilla gittò un ciottolo. Parve un ciottolo incantato: che le case vomitarono sassi e fiamme da ogni lato. Ché se il popolo si desta, Dio si mette alla sua testa, Il suo fulmine gli dà. Ed in occasione di un primo moto di Genova per le riforme e la guardia civica, l’8 Settembre del 1847, il secondo e più noto canto: Fratelli d’Italia, L’Italia s’è desta Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa. Prima a Genova e forse in Italia, sventolò alla processione del 10 Dicembre la bandiera tricolore. Divenne tenente della Guardia Nazionale, ed allo scoppiar della guerra fu volontario in Lombardia. Enrico Gallardi così lo dipingeva: GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Gli sfugge il biondo crin sotto il cimiero: Alle lombarde palpitonne il core: È il poeta d’Italia e il suo guerriero. Giuseppe Mazzini lo ricordava dopo la sua morte: Per me, per noi profughi da vent’anni e invecchiati nelle delusioni, egli era come una melodia della giovinezza, come un presentimento di tempi che noi non vedremo, nei quali l’istinto del bene e del sacrificio vivranno inconsci nell’anima umana e non saranno come la nostra virtù frutto di lunghe battaglie durate. Dopo l’armistizio di Salasco, Goffredo tornò a Genova scrivendo due canti, Milano e Venezia e l’Inno Militare. In quest’ultimo scrive: Non deporremo la spada Fin che sia schiavo un angolo Dell’Italia contrada, Fin che non sia l’Italia Una dall’Alpi al mar. Questo anelito all’Italia Unita è simile a quanto scriveva Giuseppe Garibaldi tra i dolori della prigione di Gualeguay: Io la vorrei deserta E i suoi palagi infranti, Pria che vederla trepida Sotto il bastone del Vandalo. Il 9 Febbraio 1847 scrive a Giuseppe Mazzini di venire a Roma ove ormai lui risiedeva. E Mazzini scrisse poi: Colà lo rividi raggiante di novello entusiasmo, nelle file condotte da Garibaldi [….] ne parlerò io […] Del valore ch’ei mostrò combattendo nella giornata del 30 Aprile, in ch’ei fu ferito: basti ch’ei meritò lode e affetto da Garibaldi. Né ammirerò come colto nella gamba da palla di moschetto il 3 Giugno e portato all’ospedale dei Pellegrini ci sostenesse, scherzando e lieto di patir per la patria, dolori e timori purtroppo avverati dall’avvenire; il coraggio era natura in Goffredo. Aveva rifiutato all’inizio della guerra il grado di capitano[…] verranno altri più atti di lui […] e non l’accettò se non giacente nel letto, dove gli fu dato il brevetto con l’aggiunta di addetto allo Stato Maggiore. La ferita, che sembrava a prima vista leggera, s’andò aggravando, e la cancrena invadente rese, il 19, indispensabile l’amputazione. Fu fatta maestrevolmente: ed allora sperammo di averlo salvo…. Gli pareva di non dover morire che sulla terra lombarda, in faccia all’austriaco. Era deciso altrimenti…. E morì il 6 Luglio, tre giorni GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 dopo l’occupazione…. Come il fiore della flomide, egli sbocciò nella notte, fiorì pallido, quasi a indizio di corta vita, sull’alba: il sole del meriggio, del meriggio d’Italia, non lo vedrà. Nell’Agosto 1872 Giosué Carducci così ricordava il poeta e l’eroe Goffredo Mameli: “Se il popolo ricorderà lungamente O se abbia ricordato quei canti, io non so; perocchè anche il popolo italiano, almeno come ora è, rispetta più il buon successo che i propositi buoni, ammira più la forza che la virtù, si lascia trarre più al bagliore che alla bellezza. Certo per gli animi gentili Goffredo resterà sempre quale” Lo salutava il Montanelli: “quel fiore d’eroismo romano, il Martire santo Mameli.” Come l’astro morente arde e balena, Ferve l’anima mia rinvigorita Nel bacio della morte, e in ogni vena Freme la vita. Addio, per sempre addio, Sogni d’amor, di gloria! Addio, mio suol natio! Addio, diletta all’anima Del giovine cantor! E Mazzini così lo ricorda: Egli accoppiava i due estremi si rari a trovarsi uniti, che Byron prediligeva, dolcezza quasi fanciullesca ed energia di leone, da rivelarsi, e la rivelò, in circostanze supreme. …nato a vivere di melodie di lira… e …nato soltanto a trattar la spada… Così Goffredo Mameli a 22 anni rimaneva a Roma per sempre. Come l’aquila del centurione romano piantata in terra col motto: Hic manebimus optime. 6 Luglio 1849, all’alba: morire a Roma. Liberamente tratto da Prose di Giosué Carducci Bologna, Zanichelli, 1909 37 IL NAUFRAGIO DELLA “ORIA”: QUEI 4.200 SOLDATI ITALIANI DIMENTICATI DALLA STORIA di Maria Lapis I recenti fatti di cronaca sul naufragio della nave di crociera Costa Concordia, dai risvolti drammatici, hanno riportato alla mia memoria vicende ancor più drammatiche, sconosciute a molti di noi. Il naufragio della Gaetano Donizetti e della Oria, ove migliaia di soldati Italiani hanno perso la vita nel nome della patria, rimasti nell’oblio. Ma vediamo di ricostruire la storia con quei pochi elementi che si conoscono, ripartendo dai fatti dell’isola di Rodi a seguito dell’armistizio avvenuto l’08/09/1943 tra gli Italiani e le forze anglo-americane. Il 1943 fu un anno decisivo per la 2^ guerra mondiale, ma, di grande tragedia per gli eccidi che coinvolsero decine di migliaia di Italiani nelle isole dell’Egeo, note come Sporadi Meridionali. Queste isole furono occupate nel 1912 dal corpo di spedizione del generale Ameglio, e, tra il 1923 ed il 1936, furono considerate la perla dei nostri possedimenti oltre mare. In quegli anni vissero un periodo di notevole sviluppo sotto il governatorato di Mario Lago. Inizialmente popolate da Greci di religione ortodossa, da minoranze turche ed ebree nonché da numerosi italiani immigrati, in estrema tolleranza etnica, vennero progressivamente militarizzate a seguito della politica mediterranea ed antibritannica di Mussolini, dislocandovi per anni un contingente di circa 40.000 uomini tra aviazione, esercito e marina. L’affinità etnica della popolazione greca con gli Italiani determinò, in questa lunga convivenza, il nascere di forti legami che, a dispetto della guerra dichiarata dal regime alla Grecia, avrebbero salvato la vita di migliaia di Italiani in quegli ultimi tragici mesi del 1943. Allo scoppio del conflitto l’impero Britannico avvertì immediatamente l’esigenza di neutralizzare quelle isole che rappresentavano una potenziale minaccia per i suoi traffici, i suoi porti, aeroporti, raffinerie nel mediterraneo orientale. Alle ore 19:00 dell’08/09/1943 il comunicato radio del Generale Badoglio sull’armistizio, veniva captato anche a Rodi, cogliendo impreparati i vertici militari e le truppe, ignari di quanto stava accadendo. Soltanto il 09/09/1943 il Comando Supremo trasmi- 38 se un telegramma che riassumeva molto vagamente le disposizioni da adottare nei confronti degli ex alleati tedeschi: “ Egeomil est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione. Qualora fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procedere a disarmo immediato delle unità tedesche nell’arcipelago. Dalla ricezione del presente messaggio Egeomil cesserà di dipendere dal comando gruppo armato est 12 et dipenderà direttamente dal Comando Supremo.” “Tutte le truppe dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciali ordini at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati e soprafatti. Non deve però essere presa iniziativa d’atti ostili contro i germanici”. I tedeschi, però, da subito iniziarono la loro rappresaglia contro i soldati italiani, sentendosi traditi. Gli ufficiali Italiani attesero invano ordini dal Comando Supremo, furono lasciati al loro destino ed alle loro personali iniziative. Ma tutto fu vano. I tedeschi distrussero la rete di comunicazione rendendo inefficienti tutti i centri di controllo e comando, provocando così l’isolamento quasi totale dei reparti dislocati nei vari settori, disgregando e stravolgendo il modello unitario di difesa delle truppe italiane. Da qui ordini vaghi, confusi, a volte contraddittori e privi di una coerente condotta militare unitaria delle operazioni contro gli ex alleati. Nel momento più intenso e drammatico della disarticolata resistenza, era mancato del tutto l’appoggio inglese. L’impero di suo maestà Britannica era intento ad organizzare lo sbarco degli americani in Sicilia, ragion per cui non poteva disperdere forze armate per venire in soccorso di quei poveri cristi. Rodi cadde definitivamente nelle mani dei tedeschi. Le truppe italiane, disarmate con la confisca delle armi ed il sequestro delle scorte alimentari, venivano localizzate nelle loro sedi abituali, mentre gli ufficiali venivano trasferiti frettolosamente in Grecia tramite un ponte aereo di trenta velivoli. Con gli stessi velivoli - Ju 52 - arrivavano tedeschi artiglieri per la sostituzione dei militari italiani ai pezzi costieri e specialisti che segretamente posavano mine lungo la costa. L’esercito italiano, lasciato senza istruzioni, finisce allo sbando. Iniziò la fuga dei militari sbandati, aiutati dall’attiva collaborazione della popolazione greca che fece fronte unito contro i tedeschi. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Quelli che, invece, tale fortuna non ebbero, e parliamo di decine di migliaia, vennero fatti prigionieri, ghettizzati, massacrati. Vennero trucidati diversi ufficiali italiani. Rodi divenne una fortezza tedesca, ma doveva alleggerirsi in tempi stretti dalla inutile presenza di 35.000 prigionieri che erano ben lontani dal collaborare col nemico. Le limitate risorse ed i magazzini orami semivuoti non giustificavano la presenza di tante inutile braccia, che, invece, altrove, sul continente, avrebbero sicuramente trovato collocazione nel lavoro coatto. Da qui la necessità per i tedeschi di svuotare Rodi con un rapido sgombero di quelle bocche superflue ed ostili. Venne utilizzato qualunque mezzo per deportare i prigionieri italiani nei lager tedeschi: navi, aerei, natanti piccoli o grandi, stipandoli all’inverosimile con un carico di vite umane. La mattina del 22 settembre del 1943 il piroscafo “Gaetano Donizetti” di 3.428 tonnellate di stazza, già della Compagnia di Navigazione “Tirrenia”, sequestrato dalla Kriegsmarine all’armistizio -, fu stipato di ben 1.835 uomini; in realtà i tedeschi ne avrebbero voluto imbarcare 2.100 ma a malincuore si resero conto dell’incapienza della nave. Il Gaetano Donizetti salpò lo stesso 22 settembre del ’43 tenendosi sotto la costa orientale di Rodi; diresse per su-ovest passò davanti a Lindos e alla 1:10 di notte del 23/09/1943 venne a trovarsi poco a largo di Capo Prasso, estrema punta meridionale dell’isola. Lo scortava una silurante con equipaggio tedesco. La piccola unità -610 tonnellate- armata con 2 cannoni da 100, era di origine francese col nome “La Pomone”, quindi passo alla marina italiana col nome “FR 42” ed infine venne sequestrata dalla Kriegsmarine divenendo “TA 10”. Sulle stesse acque navigava il cacciatorpediniere britannico “Eclipse” di pattugliamento tra le isole greche col compito di incursioni rapide - colpire il nemico e scappare -, quando nel proprio radar colse i profili delle due unità contro le quali rapidissimamente apri il fuoco. Il Donizetti affondò in pochi istanti trascinando nel fondo 600 avieri, 1.100 marinai, 114 sottoufficiali e 11 ufficiali, dei quali mai si è conosciuto il loro nome. Anche il TA 10 affondò sotto le cannonate della Eclipse. Fu una vera ecatombe; non vi fu alcun superstite della GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Gaetano Donizetti. Così avveniva la prima grande tragedia dell’Egeo dopo la resa di Rodi. Purtroppo il caso del Donizetti non restò isolato. I tedeschi continuarono nella loro folle e disumana deportazione dei soldati italiani verso i Lager, i quali, non considerati prigionieri di guerra, non godevano dei benefici della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa. L’11 febbraio del 1944 alle 17:40 salpò da Rodi per il Pireo la nave mercantile norvegese di 2.000 tonnellate di stazza, la “Oria”, con a bordo, stipati nelle stive, 4.046 prigionieri italiani - il cui torto era stato quello di non aderire al nazismo dopo l’armistizio -, ovvero 43 ufficiali, 118 sottoufficiali, 3.885 soldati, 90 tedeschi e l’equipaggio norvegese. Il 12/02/1944 la nave, mentre arrancava nell’Egeo col suo carico umano, fu colta da una terribile tempesta e nell’oscurità della notte, senza il conforto di un faro cui riferirsi, andò a sbattere contro lo scoglio Medina, presso Capo Sourian, a 20 - 25 miglia per sud-est dal Pireo, sua destinazione finale; dopo essersi incagliata nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklou, chiamata all’ora Gaidano, la Oria affondò rapidamente, calò di poppa lasciando fuori dall’acqua la prua incastrata nei massi. Purtroppo le pessime condizioni meteorologiche ostacolarono i soccorsi che arrivavano solo il giorno successivo: il 13/02/1944. Tre rimorchiatori italiani e due greci uscirono dal Pireo e tentarono di avvicinarsi al relitto emergente. Solo uno il Vulcano poté avvicinarsi al rottame, salvando un naufrago e segnalando che all’interno delle lamiere c’erano dei vivi che invocavano soccorso dalle stive come quasi impazziti. I marinai della Vulcano con eroico coraggio tentarono di aprire un varco tra le lamiere con fiamme ossidriche, decisi a salvare quegli uomini; ma furono ostacolati dalle mareggiate. Solo l’indomani 14 febbraio l’altro rimorchiatore italiano il Titano, operando in condizioni meteo meno proibitive, riuscì a liberare 5 uomini portandoli alla luce ed alla vita. In tutto dei 4.200 uomini a bordo di quella carretta del mare, la Oria, si salvarono solo 37 italiani, 6 tedeschi, 1 greco e 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen ed il primo ufficiale di macchina. Agli occhi dei testimoni presenti al naufragio, poveri 39 pescatori del luogo, si presentò una scena agghiacciante; migliaia di corpi senza vita galleggiare nelle acque gelide dell’Egeo che affiorarono dai flutti per giorni e per mesi. Nelle settimane successive al naufragio, i corpi di 250 cadaveri trasportati dal mare sulla terra ferma vennero sepolti dalla popolazione del posto in fosse comuni, solo successivamente furono traslate nei piccoli cimiteri dei paesi della costa Pugliese e negli anni 50 nel sacrario dei caduti d’oltre mare di Bari. I resti di tutti gli altri sono ancora in fondo al mare. Così l’Egeo vedeva compiersi uno dei più gravi disastri marittimi del mediterraneo e di tutti i tempi. Eppure la drammatica vicenda della Oria e del sacrificio dei 4.200 italiani - figli, fratelli, mariti, padri -, sono rimasti nel silenzio per tanti e tanti anni. Fino ad oggi lo stato Italiano ha dato una sola risposta sulla sorte di quegli uomini: “Dispersi”. Nel 1955 il relitto fu smantellato dai palombari Greci per recuperarne il ferro. Solo nel 2002 il relitto della Oria viene rinvenuto ed identificato, grazie all’impegno di alcuni subacquei Greci, coordinati da Aristotelis Zervoudis, che hanno dato una svolta alla tragedia, filmandone con riprese subacquee l’entità. Nei fondali del mare rinvengono gli scheletri di quei poveri giovani soldati in balia dei tedeschi a cui restavano solo dei poveri oggetti: un cucchiaio, una gavetta, a cui affidavano le loro speranze “mamma ritornerò” “ti voglio bene mamma”. L’impatto emotivo ed umano di Aristotelis Zervoudis e dei suoi subacquei fu così forte che li spinse a coinvolgere la comunità locale indagando presso gli anziani dell’isola. Si identificava così il luogo ove quei 250 corpi senza vita erano stati sepolti dopo l’affondamento e si assunse l’impegno di costruire un monumento sulla spiaggia del naufragio con la partecipazione di tutta la comunità locale della costiera Greca. Solo recentemente, grazie alle lunghe e dispendiose ricerche dei parenti di quelle vittime, si sono rintracciate, tramite la Croce Rossa, le liste dei militari italiani deceduti nel naufragio, compilate in maniera approssimativa ed imprecisa e conservate negli archivi di Stato. Finalmente dopo 68 anni quei parenti posso portare un fiore nel luogo di sepoltura, se pur quel luogo è il mare. Ci duole rilevare che i libri di storia, comprese le varie 40 enciclopedie che tanto minuziosamente riportano gli avvenimenti bellici della seconda guerra mondiale, non facciano un minimo cenno a tali drammatici eventi. Ma ancor di più ci duole rilevare che lo stato italiano, seppur giustamente ogni anno ci ricordi l’atrocità di quella guerra con commemorazioni ufficiali e filmati sulle “Fosse Ardeatine” o “Le Foibe”, non abbia mai speso un pensiero sulla tragedia di quei patrioti. Eppure in 20.000 non tornarono più a casa lasciando nello strazio altrettante famiglie. Dalla resistenza di quei militari italiani inizierà, attraverso il grande sacrificio pagato con la ribellione attiva ed il rifiuto di aderire al nazismo ed alla Repubblica Sociale, il percorso che dall’08/09/1943 condurrà l’Italia verso la libertà ed a far parte delle nazioni democratiche. Ed allora ci chiediamo: può lo Stato arrogarsi il diritto di quale storia onorare e quale storia cancellare? Riteniamo proprio di no! MARIA PIA DEL PORTOGALLO di Carlo Bindolini Il 5 luglio 2011 moriva la Regina Maria Pia del Portogallo, nata Principessa di Casa Savoia, che riposa nella cripta della Basilica di Superga accanto ai Principi ed ai Re della sua famiglia d’origine. Maria Pia era la figlia quintogenita di Re Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Da quel matrimonio nacquero otto figli, dei quali solo cinque sopravvissero: il 2 marzo 1843 nacque la primogenita, Maria Clotilde, detta Kekina, che somigliava moltissimo al padre e che rimase sempre la sua preferita; il 14 marzo 1844 nacque il primo maschio, che fu chiamato Umberto e che ebbe il titolo di Principe di Piemonte, la cui nascita fu salutata da grandi feste in tutto il Regno; il 30 maggio 1845 nacque Amedeo che ebbe il titolo di Duca d’Aosta; l’11 giugno 1846 Oddone, Duca del Monferrato, nato infermo e destinato ad una vita in felicissima; il 16 ottobre 1847 un’altra femmina che fu chiamata Maria Pia. Maria Pia fu tenuta al fonte battesimale dal Nunzio Apostolico a Torino presso la Corte dei Savoia, Monsignor Antonucci, Arcivescovo di Tarso, a nome del Papa Pio IX. Fu chiamata proprio Maria Pia in omaggio al Pontefice allora regnante, che fu suo padrino di bat- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 tesimo per volontà del nonno, Re Carlo Alberto. La scelta del nome e del padrino non era stata casuale: in quel delicato momento storico Pio IX era considerato il Papa delle speranze italiane e pertanto avvicinarsi al Papa significava alienarsi l’Austria ed era quanto desiderava appunto il Re Carlo Alberto. Maria Pia rimase presto orfana della madre, la Regina Maria Adelaide, che scomparve il 20 gennaio 1855, poco dopo avere dato alla luce il suo ottavo figlio, quando lei aveva solo sette anni. Trascorse la sua gioventù accanto alla sorella maggiore Clotilde a Palazzo Reale di Torino; le due Principesse ebbero per governatrici la marchesa Pallavicino di Priola e la contessa Natalia de Foresta, entrambe molto religiose, come risulta dalle pagine del diario della sorella maggiore, la Principessa Clotilde. L’unione matrimoniale tra la giovane Principessa Maria Pia di Savoia e Dom Luigi di Braganza fu vagheggiata e consigliata già nel 1861 dal Conte di Cavour, che voleva aumentare il prestigio della Dinastia Sabauda anche attraverso unioni matrimoniali con le altre Case Regnanti d’Europa e pertanto aveva inviato a Lisbona il Marchese Caracciolo di Bella, in missione straordinaria, per sondare il parere del Re del Portogallo, Dom Pedro V di Braganza, ottenendo, dalle prime trattative, risultati già incoraggianti. Ne aveva quindi informato Re Vittorio Emanuele II, padre della futura sposa, che in un primo momento fu esitante, perché a quell’epoca la Principessa Maria Pia non aveva ancora compiuto quattordici anni ed era ancora troppo giovane anche per dei semplici progetti di matrimonio, benché fosse molto giudiziosa, seria ed anche un po’ malinconica, almeno in apparenza, ma precoce tanto che le si davano almeno sedici anni. Alcuni mesi dopo questi primi sondaggi, Dom Pedro V morì di febbre malarica e l’11 novembre 1861 divenne Re del Portogallo suo fratello Dom Luigi, duca di Porto, che assunse il titolo di Re Luigi I del Portogallo. Luigi I era nato a Lisbona il 31 ottobre 1838 ed era il figlio della Regina Maria II de Gloria e del Principe Reggente del Portogallo Ferdinando II, Principe di Sassonia Coburgo-Gotha. Quando divenne Re del Portogallo, Luigi I aveva solo ventitré anni e non era preparato a regnare, ma occorreva assicurare l’avvenire della dinastia. A tal fine vennero riprese le trattative matrimoniali con la Casa GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 di Savoia ed il nuovo sovrano inviò a Torino il marchese de Souza che si incontrò con il marchese Caracciolo di Bella. Il diplomatico portoghese, nel ricordargli il colloquio avuto l’anno precedente con il defunto Re Dom Pedro V, gli consegnò un ritratto del suo sovrano, facendogli intravedere il desiderio che quest’ultimo aveva di chiedere in sposa la giovane Principessa sabauda Maria Pia. Il marchese Caracciolo di Bella consegnò il ritratto a Re Vittorio Emanuele II e gli riferì del colloquio avuto con il diplomatico portoghese. Il Re gradì quanto gli venne riferito e volle incontrare personalmente l’inviato portoghese. L’unione matrimoniale fu conclusa e pochi mesi dopo venne ufficialmente dichiarata. A rafforzare inoltre i legami sabaudo-lusitani, occorre tenere in considerazione che il Re Vittorio Emanuele II conservava un riconoscente ricordo dell’ospitalità che il Portogallo aveva tributato a suo padre, Re Carlo Alberto, durante il suo esilio, che ne aveva lenito e confortato le amarezze della solitudine e della malattia. Inoltre il Sovrano sabaudo, attraverso il matrimonio di Maria Pia, mirava non solo alla grandezza della dinastia, ma anche all’affermazione dell’Italia nel Mediterraneo. Sembra poi che la stessa Principessa, quando vide il ritratto del futuro sposo, abbia esclamato: “pas mal!” Le nozze furono fissate per il 27 settembre 1862. In quella data venne celebrato il matrimonio a Torino, per procura, ed il giovane Re, non potendo essere presente di persona, fu rappresentato dal Principe Eugenio Emanuele di Carignano, già Comandante della marina sarda, Luogotenente del Re durante tutte le guerre, Luogotenente civile a Napoli, combattente a Gaeta. La cerimonia nuziale si svolse nella Cappella della Sacra Sindone, nel Duomo di Torino, che era anche la Cappella di Corte. A benedire le nozze fu chiamato Monsignor Charvaz, Arcivescovo di Genova. Maria Pia indossava un abito bianco con un lungo strascico sorretto da nobili paggi. Contrariamente alla sorella maggiore, Clotilde, che aveva sposato il Principe Gerolamo Napoleone per obbedire alla ragion di Stato ma che non nutriva alcuna ambizione di cingere una corona, Maria Pia non aveva mai nascosto il desiderio di diventare un giorno Regina. A Genova ebbe luogo la “consegna” della sposa alla nuova famiglia secondo l’antico rituale. Maria Pia compì tutto questo cerimoniale con “grande dignità e compostezza”. Poi la sposa s’imbarcò a Genova sulla 41 corvetta “Bartolomeo Dias”, scortata da navi portoghesi ed italiane per il suo nuovo regno: il Portogallo. Una squadra di tre navi portoghesi era giunta il 20 settembre precedente a Genova per prelevare la sposa. Il successivo 6 ottobre 1862 fu celebrato il matrimonio portoghese in un’adeguata cornice di feste e manifestazioni popolari. Anche l’ingresso alla reggia di Lisbona era avvenuto tra grandi festeggiamenti, mentre la squadra navale italiana faceva le manovre a fuoco in onore dei Sovrani che ordinarono copiose oblazioni ai poveri ed alle istituzioni di beneficenza. Una delle prime visite di Maria Pia nella sua seconda Patria fu nella città di Oporto, dove diciotto anni prima era morto il suo avo, Re Carlo Alberto, oppresso da un dolore senza conforto. Le nozze a Lisbona furono seguite da tre giorni di feste. Luigi, e con lui l’intero paese, caddero sotto il fascino della spumeggiante Principessa italiana. In lei era spiccato l’orgoglio della sua origine ed il suo fiero portamento piacque ai portoghesi, amanti per tradizione antica degli atteggiamenti alteri. Le simpatie che si formarono attorno alla giovanissima Regina non si smentirono mai, nemmeno nei momenti più difficili della vita portoghese; grande fu il suo contegno regale, in piena armonia con il carattere tradizionale della nazione portoghese. Gli sposi abitarono nel grande palazzo di Ajuda, edificio neoclassico della prima metà del XIX secolo nei sobborghi di Lisbona. La giovane Regina si sentiva sola nelle sale del grande palazzo, con un marito sicuramente innamorato ma con dieci anni più di lei e la cui aspirazione alla felicità era quella di un buon borghese di Germania. Ella si trovò attorniata da una Corte antiquata e noiosa, in un paese del quale non conosceva la lingua. Provava nostalgia per la sua Torino, per la società brillante e coltivata che attorniava Casa Savoia e suo malgrado ne risentì. Esternamente la sua unione con Luigi fu felice, benché i due sposi fossero diversi di carattere e nonostante la differenza di età. Luigi aveva un temperamento romantico, che rifuggiva dal fasto della Corte, benché indossasse l’uniforme di ammiraglio ricoperta di croci e di decorazioni, e poneva attenzione alle arti ed alle lettere ed ai versi di Dante. Lasciò volentieri ai suoi ministri la direzione della politica dello Stato; era modesto, timido, di modi semplici, amava trascorrere il suo tempo tra i libri, i pennelli e la musica. La Regina era invece di temperamento forte ed ener- 42 gico, amava il potere ed il fasto, le cerimonie di Corte, i cortei reali, le gradi feste. Fu altera e regale sul trono; aveva ereditato dal padre la prodigalità. Per assecondare i gusti della sua giovane sposa, il mite Sovrano portoghese alla vigilia delle grandi feste di Corte faceva reclutare tutti i camerieri disponibili a Lisbona, perché, indossata la livrea di gala, popolassero le grandi sale di Palazzo Reale. Maria Pia trovava nel fasto la giusta cornice della sua bellezza femminile, amava comparire nelle cerimonie con il mantello di porpora e d’ermellino, si ornava di gioielli lussuosi, usava sontuose carrozze, amava i baciamani dalle soglie della reggia alla sala del trono. La sua alterigia scompariva però nell’intimità; sapeva prevenire le richieste, era fedele e sensibile alle amicizie e non dimenticò mai le prove di devozione, come mai dimenticò le mancanze di riguardo ricevute. Il 28 settembre del 1863, un anno dopo il matrimonio, venne alla luce il primo figlio della coppia reale: Carlo Ferdinando Luigi Maria Vittorio Michele Raffaele Gabriele Gonzaga Saverio Francesco d’Assisi Giuseppe Simone di Braganza, il futuro Re Carlo I del Portogallo. Per festeggiare l’evento, Re Vittorio Emanuele inviò a sua figlia un magnifico braccialetto ornato da sei grossi brillanti e mandò a Lisbona il Duca d’Aosta ed il Principe Eugenio di Savoia Carignano, con una squadra di sette navi tra le quali, simbolicamente, l’Italia, la Vittorio Emanuele e la Maria Adelaide. Il piccolo principe biondo ricevette il battesimo il 20 ottobre 1863 dalle mani del cardinale patriarca di Lisbona nella chiesa di San Domenico, la parrocchia reale situata dietro al teatro D. Maria; il padrino era il Duca d’Aosta, fratello preferito di Maria Pia, la madrina, assente, sua sorella Clotilde, triste Principessa Bonaparte, rappresentata dalla Duchessa di Terceira, prima dama d’onore della Regina. La personalità di Maria Pia del Portogallo scaturisce da una serie di lettere che ella scrisse all’amica Virginia Panizzardi, che era stata la sua insegnante di pittura a Torino. Da queste lettere intime traspaiono i sentimenti di grande umanità della Regina, i suoi sentimenti di sposa, di madre, di amica, e fanno rivivere dinnanzi a noi la figura di una Principessa che mal doveva adattarsi in una Corte ben diversa da quella nella quale era nata e cresciuta, affollata da cortigiani, avventurieri, donne galanti e gaudenti. Così la Regina appena salita al trono di confidò accoratamente all’amica appoggiandosi alla sua saldissima GUARDIA D’ONORE N. 3 - 2012 fede religiosa: “Il mio pensiero si ferma tante e tante volte sui dolci ricordi della mia infanzia, sì cari al mio cuore. Ho lasciato con molto dolore la mia cara Patria, che io amo tanto, al pari della mia città nativa. Oh, io prego spesso il Signore che mi dia la grazia di rivederla presto!” La vita di Corte esigeva che la Regina vi tenesse con dignità e con grazia il proprio ruolo: “Quest’anno mi diverto molto, abbiamo già avuto due serate danzanti e altre due se ne preparano, di cui una sarà in costume e mascherata…Luigi è tanto buono; montiamo spesso a cavallo e ciò mi diverte molto…” Alcuni mesi dopo, Maria Pia dette alla luce il suo secondo figlio, nel Palazzo di Ajuda nacque il 31 luglio del 1865 il Principe Alfonso Henriques, i cui padrino e madrina furono Napoleone III e l’Imperatrice Eugenia. Maria Pia, come sua sorella maggiore Clotilde, nutriva un profondo affetto per il fratello malaticcio Oddone, una tenerezza toccante, e, nel novembre del 1864, ottenne che egli potesse passare qualche tempo presso di lei a Lisbona. Maria Pia non poté dimenticare le accoglienze ricevute in Italia quando, tre anni dopo il suo matrimonio, fu a Firenze, allora capitale del Regno, sposa e Regina diciottenne, il 22 novembre 1865. Accompagnata dal Principe Amedeo e dal Principe Eugenio di Carignano, tenendo sulle ginocchia suo figlio, futuro Re del Portogallo, Carlo Duca di Braganza, venne ricevuta solennemente a Palazzo Pitti, poi assistette alla serata di gala alla Pergola, prima di partire per Torino. Fu quella la prima festa di Palazzo Pitti data dal Re, alla quale presero parte anche la Principessa Clotilde e da Duchessa di Genova. La morte del carissimo fratello, avvenuta a soli vent’anni, a Genova, il 22 gennaio 1866, dette a Maria Pia un dolore profondo. Nella primavera del 1868 ebbe occasione di ritornare a Torino per il matrimonio di suo fratello maggiore, il futuro Re Umberto I, che sposava la cugina, Principessa Margherita di Savoia. Tra le teste coronate presenti alla cerimonia vi erano il Re di Sassonia, il Principe Reale di Prussia, futuro Imperatore Federico III, l’Arciduca Luigi-Vittorio, fratello cadetto dell’Imperatore Francesco Giuseppe, il Duca d’Edimburgo. Tutti poterono ammirare la Regina del Portogallo, che entrava in chiesa al braccio di suo padre, vestita con un abito di velluto blu scuro che metteva in risalto la sua meravigliosa capigliatura. Poi GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Maria Pia andò a Venezia, dove fu accolta trionfalmente dalla folla, e continuò il suo viaggio per Monaco, Ems e Parigi, applaudita in ogni luogo nel fulgore della sua bellezza. Se la Regina Maria Pia aveva gioito nel 1870 allorché l’assemblea nazionale spagnola aveva chiesto ufficialmente a suo fratello prediletto, Amedeo Duca d’Aosta, di accettare la corona di Spagna, solo tre anni dopo, il 13 febbraio 1873, aveva dovuto provare il grande dolore di accogliere alla stazione di Lisbona l’amato fratello che aveva lasciato precipitosamente Madrid, dov’era stata proclamata la repubblica. Maria Pia seppe conquistarsi l’amore del popolo portoghese non solo con le opere benefiche ma anche con atti di coraggio che l’avrebbero resa celebre, come ad esempio quando si tuffò nelle acque del Tago per salvare due bambini che stavano affogando, o quando, durante l’incendio del Teatro dell’Opera di Oporto, sfidò la morte gettandosi tra le fiamme. Ai sudditi, che volevano fosse insignita di una onorificenza, rispose orgogliosamente che il suo atto di coraggio era un ringraziamento all’ospitalità che Oporto aveva offerto a Re Carlo Alberto. Il 25 aprile 1875 ebbe luogo la solenne premiazione dei salvatori, circa sessanta, organizzata dalla Società Nazionale del salvamento, che era sorta a Genova nel 1871 per incoraggiare il salvataggio in mare. Fra i premiati va ricordata la Medaglia d’Oro conferita a Maria Pia di Savoia, Regina del Portogallo. Questo omaggio fu particolarmente apprezzato alla Corte di Lisbona. La Regina Maria Pia era particolarmente sensibile al problema della povertà del popolo portoghese e nel 1876 fondò il primo asilo a Lisbona, che venne dedicato a Vittorio Emanuele. Le sue azioni di intervento e protezione sociale furono volte alla creazione di ospizi, dormitori, brefotrofi, ambulatori, ospedali e centri di beneficenza pubblica. Per questa sua azione venne denominata dai Portoghesi “l’angelo della carità” o “la madre dei poveri”. Maria Pia non venne mai meno ai suoi doveri di Sovrana, anche quando le circostanze potevano presentare qualche rischio: in occasione del grande incendio al teatro Baquet non esitò ad imbarcarsi per Oporto e ad affrontare la traversata sotto un violento temporale per portare i soccorsi alle vittime. Incoraggiò il marito affinché diventasse un monarca costituzionale modello, non volle mai intervenire personalmente nelle faccende di Stato, poiché 43 rispettava le funzioni sovrane, ma seppe comunque esercitare con tatto la sua influenza sull’animo del Re. A lei si deve il grande merito di avere incoraggiato il Sovrano ad intraprendere quella serie di riforme fondamentali che caratterizzarono il suo regno. La Regina giocò un ruolo essenziale soprattutto riguardo all’abolizione della schiavitù nelle colonie portoghesi ed all’abolizione totale della pena di morte. Maria Pia era stata allevata, come la sorella Clotilde, dalla loro madre nella più profonda religiosità, e dovette, come la sorella, provare rammarico di non vedere condivisa la sua fede, di conseguenza cercò di inculcare nei figli i più schietti sentimenti cattolici; nello stesso tempo, con la tenacia e l’ardore che le dava la fede, si adoperò per indurre il marito a mitigare quei sentimenti anticlericali che erano tradizionali nella Casa di Braganza. Con la sua energia riuscì a persuadere il governo a riannodare le trattative con il Vaticano, che condussero al concordato del 1881 ed alla riorganizzazione della chiesa portoghese. Maria Pia aveva trentanove anni quando, il 22 maggio 1886, furono celebrate a Lisbona le nozze del suo figlio primogenito, Carlo, con la bellissima Principessa Amelia d’Orléans che trovò la Regina Maria Pia seducente nella sua estrema eleganza “molto distinta con la sua fisionomia un po’ imperiosa, nessun’altra donna possedeva un aspetto così regale ed imponente.” La cerimonia nuziale si svolse con grande solennità; La Regina Maria Pia, più sfavillante che mai, aveva scelto un abito che richiamava il “Trionfo di Maria de’Medici” copiato da un celebre quadro di Rubens. Il 21 marzo 1887 la Principessa Amelia dette alla luce un figlio, che venne chiamato Luigi Filippo, Principe di Beira ed ebbe per padrino il Conte di Parigi e per madrina la Regina Maria Pia. Nell’agosto del 1889 le condizioni di salute del Re Luigi erano peggiorate, tuttavia il Sovrano, benché dimagrito ed affaticato, aveva presieduto regolarmente il consiglio di Stato e ricevuto i suoi ministri. Fu così, senza alcuna preoccupazione, che il Principe Carlo poté partire per Torino, dove doveva rappresentare suo padre al battesimo del Principe Umberto d’Aosta, nato dalle seconde nozze, del fratello di Maria Pia, l’ex Re di Spagna, Amedeo, e di sua nipote Letizia Bonaparte, figlia della Principessa Clotilde e del Principe Gerolamo Napoleone. Al suo ritorno in Portogallo le condizione del Re Luigi erano ulterior- 44 mente peggiorate, il Sovrano volle stabilirsi nell’amata Cascais, vicino all’Oceano che era stato un tempo la sua più grande passione. La Regina Maria Pia lo curò e lo vegliò in modo esemplare, con una abnegazione ed un amore che solo coloro che la conoscevano bene si sarebbero potuti aspettare da lei. Maria Pia teneva fra le sue mani la destra del moribondo, la Famiglia Reale ed i cortigiani assistevano, raccolti nella stanza all’agonia ed alla morte del Sovrano. Ad un tratto capirono che il Re era morto perché Maria Pia, in ginocchio, incrociò le mani del marito e lo baciò sulla fronte. Poi si alzò e rivolata al Duca di Braganza fece un lieve inchino e mormorò:”Maestà!” Era la madre che annunciava la morte del Re e riconosceva il nuovo Re del Portogallo. Nessuno avrebbe potuto immaginare una scena più solenne e più straziante di quell’omaggio. Il giovane Re scoppiò in lacrime. La madre allora lo accolse tra le braccia e gli disse: “Ti auguro di essere un buon Re come sei stato un buon figlio.” Il Re si era spento dopo un’atroce agonia il 19 ottobre 1889 a Cascais. Iniziava così il regno di Carlo e Maria Pia diventava Regina Madre. Nei primi mesi della sua vedovanza, Maria Pia non usciva che per recarsi a pregare sulla tomba del marito, nella cripta del Pantheon dove le salme reali riposavano in feretri dal coperchio di vetro e rimaneva a lungo a piangere ed a pregare. Alcune settimane dopo, la Casa Reale fu allietata dalla nascita di un Principino: il 15 novembre 1889 la Regina Amelia dette alla luce il suo secondo figlio, che fu chiamato Manuel e che ebbe il titolo di Duca di Beja. Maria Pia, ormai Regina madre, visse con il figlio più giovane, Alfonso, che era il suo prediletto e che era scapolo, nel Palazzo di Ajuda, ma la sua residenza favorita fu per molto tempo il castello di Queluz, ad una ventina di chilometri da Lisbona; nel parco immenso che lo circonda la Regina poteva passeggiare in vettura lontana da ogni sguardo indiscreto. Maria Pia ritornò parecchie volte in Italia in occasione di ricorrenze di Casa Savoia, quali il matrimonio tra Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro. In questa circostanza, la Regina Maria Pia giunse accompagnata dal suo figlio secondogenito Alfonso, Duca di Oporto. Venne in Italia anche per prendere parte ai funerali di suo fratello, Re Umberto I, ucciso a Monza il 29 luglio del 1900, per il battesimo della Principessa Jolanda, figlia primogenita di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, nata a Roma il GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 primo giugno del 1901, e per quello della Principessa Mafalda, secondogenita della coppia, nata il 19 novembre del 1902 e che ebbe per madrina proprio la Regina Maria Pia del Portogallo. Il nome di Mafalda, scelto per la Principessa da Re Vittorio Emanuele III, era il sinonimo di Matilde, l’ava cui aveva inteso rendere omaggio. Così si era infatti chiamata, una volta giunta nella terra d’adozione, anche la figlia del Conte Amedeo III di Savoia, che nel 1146 aveva sposato il primo Sovrano del Portogallo. Lo stesso Re aveva poi voluto rompere ogni equivoco sulla scelta del nome ed il 3 dicembre ad una delegazione di parlamentari, venuta a porgergli gli auguri aveva detto: “ Ho creduto bene di scegliere il nome della mia antenata portoghese perché la madrina della neonata sarà mia zia la Regina Maria Pia del Portogallo…” La neonata Principessa ricevette il battesimo lunedì 15 dicembre 1902 e per la cerimonia fu aperta la Cappella Paolina del Quirinale dove si erano tenuto quattro conclavi ed era stato eletto Papa Pio IX, l’ultimo pontefice che abitò in Quirinale, e che era stato tra l’altro il padrino della madrina di Mafalda, la Regina Maria Pia . Tra i suoi viaggi, la Regina ormai vedova, ne fece uno anche a Moncalieri, presso l’amata sorella Clotilde che si era stabilita definitivamente nell’avito castello. Gli ultimi anni della Regina Maria Pia del Portogallo furono contrassegnati da immani tragedie familiari e politiche. Il primo febbraio del 1908 vennero barbaramente trucidati il Re Carlo I e suo figlio primogenito Luigi Filippo. La Famiglia Reale al completo era rientrata dalla villeggiatura nella località di Villa Viçosa e si trovava su un landau scoperto mentre stava attraversando la Piazza del Commercio per raggiungere il vicino Palazzo Reale das Necessidades. Un commando di terroristi sparò a bruciapelo colpendo il Re ed il Principe ereditario, mentre il Principe Manuel rimase ferito ad un braccio, alla mano ed al volto. Solo la Regina Amelia rimase miracolosamente incolume. Re Carlo ed il Principe Luigi Filippo morirono pochi istanti dopo. La Regina Maria Pia, che si trovava nel suo Palazzo di Ajuda, quando venne telefonicamente avvertita che era accaduta una disgrazia e che suo figlio era rimasto ferito si precipitò in automobile al centro di Lisbona, all’Arsenale. Durante il tragitto venne informata che suo figlio era morto. Giunta sul luogo ella cadde in ginocchio presso il cadavere poi si rialzò per abbracciare sua nuora, la Regina Amelia. Piangendo GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 la morte del figlio, la povera Maria Pia non sapeva ancora che anche la Regina Amelia aveva perduto un figlio nella stessa tragedia. Quando lo comprese rimase pietrificata dal dolore. La notte seguente le due Regine vegliarono in preghiera le care salme che erano state trasportate al Palazzo Reale das Necessidades, dove era stata prontamente allestita la camera ardente. Il nuovo Re, Manuel, la Regina Amelia, la Regina Maria Pia ed il Duca d’Oporto trascorsero in preghiera la maggior parte del tempo che li separava dalle solenni esequie. Maria Pia si chiuse poi, sola con il suo dolore, nel suo Palazzo di Ajuda, dove per pochi giorni l’aveva raggiunta il nipote, il Conte di Torino, recatosi a Lisbona per i solenni funerali. Le furono di grande conforto le manifestazioni di simpatia che le giunsero dall’Italia e le quotidiane visite del ministro d’Italia, Marchese Paolucci. Ma un’altra tristissima prova l’attendeva: era tornata a soggiornare nel Palazzo di Cintra quando, il 4 ottobre 1910, scoppiò la rivoluzione. Negli ultimi tempi Maria Pia preferiva a tutte la dimora nel vecchio palazzo di Cintra che traboccava di memorie dei tempi eroici della storia portoghese; la Regina viveva tra i ricordi delle gesta famose e delle tragedie lontane ed il pensiero delle sciagure che l’avevano colpita. L’improvviso tuonare dei cannoni che scosse Lisbona di notte, la defezione dei reggimenti, il Palazzo Reale bombardato dall’incrociatore Adamastor, il tumultuoso combattimento nelle vie della capitale, il disfacimento della Corte e dei poteri costituiti intorno al giovane Re, furono episodi che segnarono la Regina Madre. Re Manuel lasciò precipitosamente il Palazzo Reale das Necessidades, accompagnato dal gran maestro di Corte, Conte di Sabugosa, e dal capitano di fregata, Caldeira, suo aiutante di campo, e si rifugiò a Mafra, dove lo raggiunse la madre, la Regina Amelia che qui trascorse la notte in preghiera. La Regina Maria Pia, nel suo Palazzo di Cintra, era ignara di tutto. La mattina del 5 ottobre la raggiunse una telefonata nella quale si diceva che il Re suo nipote si trovava a Mafra indisposto e che aveva bisogno di lei; aveva immaginato questo stratagemma per richiamarla. La vecchia Sovrana accorse subito in automobile presso l’adorato nipote. Era commossa, perché da tanto tempo non si aveva più bisogno di lei. Salendo in automobile disse alla sua cameriera: 45 “Torno presto, Mon pouvre petit a besoin de moi. Attendez moi à trois heures”. A Mafra apprese le tristi notizie dello scoppio della rivoluzione a Lisbona. Quando giunse la triste notizia che confermava l’avvenuta proclamazione della repubblica e venne decisa l’immediata partenza della Famiglia Reale, secondo quanto narrato da Barzini, si udì la voce di Maria Pia che diceva: “Ma perchè partire, perché? Si rimanga: io non fuggo.” “Tutta la fierezza della sua razza regale si ribellava”, commenta il giornalista. Ma fu costretta a partire. Maria Pia, con tutta la Famiglia Reale, lasciò poi Mafra in automobile, scortata da uno squadrone di cavalleria ed accompagnata da una cinquantina di persone a cavallo ed in carrozza, e raggiunse la località di Ericeira. Qui parecchie barche da pesca erano pronte per aspettare la Famiglia Reale. Aiutati dai pescatori, i membri della Famiglia Realesi imbarcarono, le due Regine ed il Duca di Oporto in una barca, Re Manuel in un’altra. Mentre i Reali partivano la folla manteneva un silenzio pieno di deferenza. Il Re saltò per primo nella barca e piangendo prese la mani della Regina e le baciò. Giunti a Gibilterra, mentre Re Manuel, la Regina Amelia ed il Duca di Oporto presero la via per l’Inghilterra, la Regina Maria Pia, accompagnata dal fedele Marchese Victor de Sepulveda e dalla Marchesa de Unhas, s’imbarcò sulla nave italiana “Regina Elena”, che era partita il 6 ottobre da Taranto diretta a Cadice. Maria Pia, da parte sua, aveva intanto accettato l’invito del Re d’Italia di ritornare nella sua patria d’origine. Alle parole di Re Manuel: “parlatele in dialetto piemontese”, Maria Pia aveva orgogliosamente risposto: “ce n’set pas un patois, c’est une langue!”, frase che racchiudeva il suo atavico ritorno al passato dei Savoia. Così la Regina Maria Pia, interamente vestita di nero, partì il 16 ottobre, salutata dagli onori militari e dall’innalzamento dello stendardo dei Braganza. Ferma sul ponte, l’anziana Regina vide profilarsi le coste della sua Italia. Il 16 ottobre era anche il giorno del sessantatreesimo anniversario della sua nascita. Gli ufficiali di bordo le offrirono, a mezzo del più giovane di essi, un mazzo di fiori. La Regina ne fu commossa. Ebbe per tutti parole affettuose. Qualcuno si dolse con lei degli avvenimenti portoghesi. Ella non ebbe recriminazioni, si limitò a dire: “E’ doloroso dover 46 abbandonare, dopo quarantotto anni, la patria d’elezione. Mi conforta soltanto il pensiero di aver molto amato il Portogallo e di aver fatto del bene a molti compiendo il mio dovere.” Due giorni dopo, il “Regina Elena” ancorò al largo del Gombo, la spiaggia di San Rossore. Il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, suo nipote, con il Generale Brusati e l’Ammiraglio Garelli la raggiunsero con una scialuppa. “Ed ora, cara zia, disse il Re, scendiamo, Elena ed i bambini ci attendono sulla spiaggia.” I Principini avevano le mani piene di fiori. Maria Pia alloggiò alle Cascine Nuove, la sera si recava in automobile al Gombo per pranzare con la Famiglia Reale. I Reali d’Italia fecero di tutto per addolcire il dolore della sventurata Regina. Dopo un soggiorno a San Rossore, la Regina esule si trasferì nel castello di Moncalieri dalla sorella Clotilde che morì, in quel maniero sabaudo, il 25 giugno 1911. Nel baciare la salma dell’amata sorella Clotilde, la Regina Maria Pia aveva detto: “Clotilde, tra poco ti seguirò”, in un convincimento che pareva una certezza. Maria Pia trascorse l’ultimo periodo della sua vita nel reale castello di Stupinigi, ospite della cognata, la Regina Margherita, che v’era venuta proprio a causa della malattia di Clotilde, e qui fu colta dai primi sintomi del male che doveva portarla alla tomba. Maria Pia era indisposta da circa una settimana, tanto che non aveva potuto assistere ai funerali della sorella Clotilde. Nel castello di Stupinigi, nella terra dei suoi padri, esiliata dalla patria d’elezione, si spense il 5 luglio alle 15.15, dopo una brevissima agonia Maria Pia del Portogallo, un’esistenza regale a cui il dolore non risparmiò le più dure prove. Sul punto di morire la Regina volle che il suo letto fosse rivolto in direzione del Portogallo, estremo omaggio alla nazione sulla quale aveva regnato. Le sue spoglie vennero tumulate nella cripta della basilica di Superga, nella parete, sopra la tomba del Principe Eugenio di Carignano. Subitamente venne murata una lastra provvisoria che recava scritto: “Maria Pia di Savoia, Regina di Portogallo, nata a Torino il 16 ottobre 1847, morta a Stupinigi il 5 luglio 1911”. Maria Pia è l’unica Regina del Portogallo le cui spoglie non riposano nel Pantheon dei Braganza, nella chiesa di Sao Vincente da Fora, a Lisbona. GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 LE FORMALITÀ DEL “TRATTATO DI PACE” DEL 10 FEBBRAIO 1947 di Carlo Morganti Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 tra l’Italia e gli Stati avversi della seconda guerra mondiale 1940/1945 fu possibile renderlo esecutivo solo con la delibera parlamentare di accettazione in sede all’Assemblea Costituente del 31 luglio 1947. È necessario però a tal proposito precisare altri dati, forse poco noti, allo scopo di chiarire definitivamente come si svolsero le formalità che portarono all’accettazione di quel Trattato, che purtroppo ancora pesa tristemente sulla politica interna ed estera d’Italia. Il Marchese Antonio Meli di Soragna, estromesso durante il ventennio dal Ministro degli esteri dell’epoca Galeazzo Ciano, fu riammesso in carica dopo il crollo del Fascismo e per anzianità, riconoscendogli il titolo d’ambasciatore, venne a trovarsi primo dei ruoli del Ministero, e quindi incaricato dal Ministro degli esteri Sforza a firmare per l’Italia il Trattato di Parigi ossia il cosiddetto “Trattato di Pace”. La sera del 10 febbraio 1947 il Marchese Soragna, dopo avere firmato l’atto conseguente alla resa incondizionata ed allo scopo di dare autenticità alla firma apposta e non disponendo del sigillo statale repubblicano, ritenne opportuno contrassegnare il documento con il proprio anello dotato dello stemma di famiglia di Marchese e non potendo effettuare alcuna dichiarazione per preventivo divieto, l’ambasciatore poté solo dichiarare che la propria firma doveva ritenersi valida, secondo il diritto internazionale, solo se “l’Assemblea Costituente italiana, riunita in sede parlamentare, avesse ratificato il Trattato”. È importante evidenziare che le credenziali di Ambasciatore d’Italia, con le quali il Presidente della Repubblica Italiana del momento lo nominava plenipotenziario per la firma del Trattato, erano riportate su carta pergamenata, la quale, allo scopo di trasmettere valore autentico, mostrava l’apposizione del vecchio sigillo ufficiale dello Stato monarchico comprensivo di corona, scudo sabaudo, fasci littori e collare dell’Annunziata, in quanto emblema ufficiale dello Stato repubblicano, nel febbraio del 1947 non esisteva. La ratifica e quindi l’accoglimento del Trattato, per renderlo esecutivo, avvenne con 262 voti favorevoli, 68 contrari e 80 astenuti e si opposero Benedetto Croce, Ivanoe Bonomi, Saverio Nitti, Vittorio Emanuele Orlando, Presidente della Vittoria della prima guerra mondiale ove alla Conferenza della Pace GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 di Versailles coniò la celebre frase “vittoria mutilata” e nel corso del suo intervento oratorio del 31 luglio 1947, votando contro il riconoscimento del Trattato, inveì contro Alcide de Gasperi accusandolo di “cupidigia di servilismo” riferendosi alla sua partecipazione nella Conferenza della Pace tenutasi al Palazzo del Lussemburgo, sede del Senato francese, ove erano state discusse le direttive per i trattati da imporre alle Nazioni soccombenti. Si ricorda, in conclusione, che lo stesso Senatore a vita Giulio Andreotti su “Il Tempo” del 14 aprile 2003 ebbe ad affermare “l’Assemblea Costituente eletta il 2 giugno 1946 è illegale perché le elezioni avvennero in regime di occupazione militare straniera e soltanto col permesso dello straniero occupante” e quindi lo Stato Repubblicano solo dalla successiva accettazione di quel Trattato in data 31 luglio 1947, reso esecutivo come sopra esposto, poté rientrare, anche se limitato nella propria sovranità, nel consesso internazionale e le truppe d’occupazione, solo da quella data, lasciarono il territorio nazionale anche se in parte vi sono ancora ai sensi di successivi accordi scaturenti sempre da quell’originario trattato. Conseguentemente, si osserva al presente, non si comprende come il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana generi tante difficoltà all’accettazione della presenza della Bandiera Italiana con Stemma e Corona Sabauda, come indiscutibile immagine storica, non solo nelle cerimonie nazionali, ma soprattutto nell’ascendere all’Altare della Patria dal momento che tale Simbolo Sabaudo fu utilizzato dalle Istituzioni della Repubblica nel suo avvenimento fondamentale di accettazione del primo e basilare Trattato internazionale, dal quale la Repubblica stessa poté iniziare la propria vita. LA PRIMA BATTAGLIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO RIETI (COLLE DI LESTA), 7 MARZO 1821 – ANTRODOCO, 9 MARZO 1821 di Pasqualino Martini All’alba del 7 Marzo 1821, davanti alle mura merlate di Porta d’Arci e intorno alle morbide alture del Colle di Lesta, dirimpettaio di Colle San Mauro in Rieti, poche migliaia di uomini, guidati dal generale Guglielmo Pepe, stanno per scrivere una pagina di storia, eroica e sfortunata, in quella che dai posteri sarà ricordata come la prima battaglia del Risorgimento italiano. 47 Per meglio comprendere gli avvenimenti, occorre fare un passo indietro. Siamo alla fine del 1820. Il 26 dicembre è arrivato nella Provincia aquilana Guglielmo Pepe (nato a Squillace il 13 febbraio 1783 e morto a Torino il 9 marzo 1865), tenente generale nell’esercito del Regno delle Due Sicilie, definito da Francesco De Sanctis, critico e storico della letteratura italiana del XX secolo, “Padre della Rivoluzione italiana”. Il compito affidatogli dal governo costituzionale borbonico è quello di presidiare e difendere dall’attacco austriaco le provincie più settentrionali del Regno. Il 2 luglio 1820, alla notizia che in Spagna era stata ripristinata la Costituzione del 1812, insorse nell’acquartieramento di Nola un gruppo di militari capeggiato dai sottotenenti Michele Morelli e Giuseppe Silvati. La rivolta fu appoggiata anche da alti ufficiali tra i quali si distinse il generale Guglielmo Pepe. Richiesta principale dei ribelli era la concessione della costituzione spagnola del 1812, su cui iniziò a convergere una larga parte dell’opinione pubblica del Regno. Messo alle strette, il 7 luglio 1820 Ferdinando concesse la costituzione. Il primo ottobre iniziarono i lavori del nuovo parlamento, eletto alla fine di agosto, nel quale prevalevano gli ideali borghesi diffusi nel decennio francese. Alla crisi interna si aggiungeva quella internazionale, perché l'atto liberale del Re veniva a minare gli assetti politici, civili e sociali voluti dalla Restaurazione. Ovviamente l’Austria corse al riparo e convocò una conferenza a Lubiana per esaminare i fatti e le relative conseguenze. Fu invitato lo stesso Ferdinando che, giurando e spergiurando fedeltà alla concessa costituzione, vi si recò nominando Reggente il figlio Francesco. A Lubiana il re fu sottoposto a durissime reprimende e poiché era un convinto reazionario, accettò con sollievo le direttive imposte dal Congresso in merito al ristabilimento dell’ordine nei suoi confini. Appresa la notizia, il governo, sostenuto da Reggente, Parlamento e opinione pubblica, inizia i preparativi di difesa, essendo ormai certo che gli Austriaci si stanno dirigendo verso l'Italia meridionale. L’esercito costituzionale borbonico è costituito da due Corpi d’armata: Il primo, composto da 37 battaglioni di tutte le armi (circa 25.000 uomini), viene posto agli ordini del generale Carrascosa, con il compito di schierarsi sulla riva sinistra del Garigliano; il secondo (circa 20.000 uomini) è agli ordini del generale Guglielmo Pepe, con il compito di porsi a difesa dei 48 confini abruzzesi ed è costituito, come lo stesso protagonista racconta nei suoi scritti (cfr. Relazione delle circostanze relative agli avvenimenti politici e militari in Napoli nel 1820 e nel 1821, ed. Parigi presso i principali librarji 1822, Harward College Library, M. Nelson Gay, Risorgimento Collection, Coolidge Fund, 1931, pp.. 55 ss), da 8 battaglioni, dai due reggimenti di linea 3° e 12°, dai battaglioni 4°, 5° e 6° del reggimento di fanteria “Principessa” e da alcuni squadroni del reggimento di cavalleria “Re”, acquartierati nei pressi di Rieti, oltre a circa 6000 uomini dislocati tra Leonessa e Amatrice per contrastare il nemico in prossimità degli accessi spoletani. L’armata austriaca, composta da 5 divisioni di circa 52.000 uomini, si muove dai suoi acquartieramenti del nord sin dai primi di febbraio 1821 e l’8 del mese è già a Bologna. Il 27 febbraio è a Foligno, da dove il comandante, generale Giovanni Frimont, lancia un proclama ai napoletani, nel quale afferma che le sue truppe marciano per reprimere una detestabile rivoluzione. Anche Ferdinando, due giorni prima, ha lanciato un proclama ai suoi sudditi, affermando che le truppe austriache marciano verso Napoli per difendere i veri interessi del Regno. Il 4 marzo quattro divisioni stazionano tra Terni, Marmore e Piediluco, circa 25-30 km da Rieti, ed una viene inviata nei pressi di Tivoli con il compito di attendere ordini per marciare verso L’Aquila seguendo la strada di Avezzano e Tagliacozzo. è ormai chiaro che intendono sferrare l’attacco sperando di fare breccia nelle difese del confine abruzzese. Da parte dei governanti napoletani ci si aspetterebbe un alleggerimento delle linee dislocate sul Garigliano per rinforzare l’armata di Pepe, da lui stesso insistentemente perorato alle superiori autorità, ma questo non avviene. La sera del 6 marzo 1821, seguendo il piano predisposto dal suo capo di Stato Maggiore, colonnello Francesco Saverio Del Carretto, Pepe individua il teatro delle operazioni nella zona di confine con lo Stato della Chiesa, a ridosso di Rieti, e cioè: 1) la piana che si estende dalla Salaria - definita da Pepe strada postale - fino alle propaggini dei borghi collinari di Lugnano, Vazia e Castelfranco, area che oggi è occupata quasi interamente dagli opifici del Nucleo Industriale di Città Ducale; 2) la piana che, senza soluzione di continuità con la precedente, dalla Salaria s’insinua ad oriente di Colle di Lesta e si estende fino all’ansa del fiume Velino, area che oggi viene GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 percorsa longitudinalmente dalla superstrada RietiCittà Ducale; 3) la piana sotto Campomoro e S. Antonio al Monte, prospicienti le fortificazioni di Porta Romana e di Ponte Romano; 4) buona parte delle alture delle località oggi note con i nomi di Casette, Sala, S. Antonio al Monte, Campomoro, Colle San Mauro (Collina dei Cappuccini), Colle di Lesta, Castelfranco (Colle dell’Annunziata) e Vazia (Villa Troiana). Fissa il suo quartier generale in Cittaducale, impartendo ordini precisi per il dispiegamento delle forze, da tenersi pronte per l’alba del giorno successivo, divise in tre colonne: 1. quella centrale, direttamente ai suoi ordini, dislocata sulla Salaria, con il compito di assaltare frontalmente il nemico; 2. quella di sinistra, agli ordini del generale Montemajor, dislocata sulle colline di Sala, con il compito di raggiungere alle prime ore dell’alba le alture di Campomoro e S. Antonio al Monte, percorrendo la strada di Casette per Rieti; ha istruzioni minutissime, date per iscritto da Pepe, e cioè di attestarsi a distanza di tiro di moschetto, presso al ponte di pietra sul Velino (Ponte Romano), stuzzicare ed innervosire il nemico, provocarne l’attacco - quindi non assaltarlo resistere difendendosi ed informare subito il Pepe sul numero degli austriaci; 3. quella di destra, agli ordini del generale Russo, con il compito di occupare Castelfranco e i colli dell’Annunziata. Inoltre, il colonnello Liguori, da Leonessa, ha l’ordine di puntare su Piediluco per impegnare i 2.500 austriaci quivi dislocati, affinché non abbiano a ricongiungersi con il grosso delle loro truppe già schierate a Rieti. Quanto all’esercito austriaco, in posizione di avanguardia c’è la divisione comandata dal tenente generale conte di Wallmoden, che occupa la Piana Reatina e l’interno della città. E’ divisa in due brigate. La prima, dislocata nei pressi di Rieti, ed è al comando del generale Villata; la seconda al comando del generale Geppert, è dislocata nella Piana Reatina, distante circa 4-5 km dalla prima, mentre le rimanenti 3 divisioni restano in posizione di assoluta retroguardia tra Terni, Marmore e Piediluco. Queste le forze in campo. All’alba del 7 marzo Guglielmo Pepe stabilisce il primo contatto con la brigata austriaca agli ordini del generale Villata. La situazione delle forze napoletane è molto critica. Si trova a fronteggiare l’esercito austriaco in posizione di grave inferiorità numerica; serpeggia nella truppa un GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 diffuso pessimismo, dovuto agli scarsi approvvigionamenti, al proclama di re Ferdinando, alla scarsezza delle armi, al freddo. I casi di diserzione sono numerosi. E’ svanito l’entusiasmo dei primi giorni. Malgrado ciò, Pepe è riuscito ad assicurarsi il controllo delle alture vicino Rieti, da cui può seguire agevolmente tutti i movimenti nemici. Dunque ha un indubbio vantaggio di posizione. E’ convinto che una vittoria sull’avanguardia di Wallmoden avrebbe risollevato il morale dei suoi, avrebbe indotto le autorità partenopee ad inviargli rinforzi, avrebbe minato la baldanza degli austriaci. Il suo piano, basandosi sulla tattica ereditata da Napoleone (del quale era stato un valoroso ufficiale), consiste nell’affrontare separatamente le unità austriache, rimanendo di volta in volta in superiorità numerica e cercando di batterle in tempi diversi. Il piano è impeccabile - come lo stesso generale austriaco Frimont riconoscerà - relazionando alle autorità viennesi dopo il suo rientro in patria - ma presuppone che le manovre siano eseguite rapidamente e con puntualità. Dunque, alle 6 del mattino (era giorno ben chiaro…) Pepe ordina l’attacco. Ha al suo comando in prima linea 3.000 uomini di truppa e in seconda linea 7.000 militi e, come egli stesso racconta, si trova a metà strada tra Rieti e Città Ducale, ma non puntualizza l’esatta località; molto probabilmente si tratta del territorio pianeggiante di Santa Rufina, attraversato dalla Salaria. Per qualche ora riesce a rintuzzare tutte le cariche della cavalleria nemica e le sue truppe mostrano un contegno ammirabile. Nelle sue Memorie annota che sono tutti austriaci i numerosi feriti all’interno degli ospedali di Rieti. L’attacco dei partenopei viene intensificato alle ore 11 ed è così efficace che il reparto centrale austriaco è costretto ad indietreggiare, abbandonando le posizioni di Colle di Lesta e a dislocarsii sul Colle San Mauro, consentendo a Pepe di occuparlo e di impadronirsi del casino Stoli e di martellare efficacemente con due pezzi di artiglieria le truppe austriache di Porta d’Arci. Intanto il generale Montemajor, secondo gli ordini del Pepe, avrebbe dovuto impegnare gli austriaci di Porta Romana fin dalle 6 del mattino, ma si è schierato soltanto alle 10. Troppo tardi! E, ironia della sorte, è l’unico dei comandanti napoletani ad avere la superiorità numerica. Unica colonna ad averla! Procede all’azione così lentamente e fiaccamente che il nemico può ottenere rinforzi con molta facilità, nonostante che, quale anti- 49 doto alla sua fiacchezza, Pepe gli avesse messo al fianco l’energico Del Carretto, il molto esperto colonnello Novara e il capitano Cobianchi (è lo stesso Pepe che lo evidenzia nei suoi scritti; cfr. Memorie del generale Guglielmo Pepe intorno alla sua vita e ai recenti casi d’Italia scritte da lui medesimo, Vol. II, Ed. Baudry, Libreria Europea, 3 Quai Malaquais, près le Pont des Arts, 1847, Capo XIII, pp. 80-81). Eppure l’azione del Montemajor avrebbe costituito per Pepe un test importantissimo per la tattica da seguire nelle ore immediatamente successive. Dal tipo di resistenza che gli austriaci di Porta Romana e Porta d’Arci avessero opposto ai partenopei egli avrebbe potuto giudicare sul grado di preparazione del nemico e decidere se assaltare la città. Mentre Pepe si muove al centro, sul lato destro il generale Russo compie progressi nella zona di Castelfranco, ma l’austriaco Geppert che, lo ricordiamo, è al comando dell’altra brigata facente parte, come abbiamo già visto, della divisione di avanguardia di Wallmoden, ha avuto tutto il tempo per attestarsi in città con l’intera unità a sua disposizione e che, poco dopo, uscendo dalle mura reatine, si dirige a rinforzare tutte le posizioni austriache. Così una colonna di 1.000 uomini si posiziona a sostegno degli austriaci schierati a Porta Romana, indebolendo, ancor più di quanto già non fosse, l’azione del partenopeo Montemajor. Due colonne vanno a rinforzare una il centro dello schieramento e l’altra le truppe che sono sul Colle San Mauro; infine, due battaglioni di oltre 1.000 fanti austriaci si dirigono verso Castelfranco a dare man forte ai difensori austriaci che sono stati messi in difficoltà dal generale Russo, dando inizio con fortuna alla riscossa. Per sostenere l’ala destra vacillante, Pepe invia il colonnello Casella con 1.300 soldati della riserva. Questo intervento risulta di qualche utilità ai napoletani, ma non riesce a decidere sulle sorti della guerra: si continua ancora a combattere con alterne vicende, ma infine tutta l’ala destra è costretta a ripiegare, sospinta dalle soverchianti forze nemiche. Al centro, dove gli austriaci, più che negli altri punti, assaltano con violenza, i napoletani reagiscono con coraggio e prima resistono all’attacco e poi lo respingono. La ritirata della destra e l’insuccesso della sinistra consigliano al Pepe di ordinare l’arretramento di tutto il fronte, nella convinzione che, riposizionando l’esercito nei pressi di Città Ducale, le sorti della guerra sarebbero state favorevo- 50 li ai partenopei. Il ripiegamento viene protetto validamente dall’artiglieria che infligge agli austriaci gravi perdite, ma ad un certo punto, non si sa bene perché, il panico s’impadronisce delle sue truppe, che si scompigliano e si danno alla fuga. E’ la sconfitta del tristemente famoso Colle di Lesta. E’ il 7 marzo 1821. La sconfitta è cocente, tanto più che le prime fasi dello scontro, nonostante l’inconsistenza di Montemajor, avevano lasciato ben sperare. Il generale proprio non sa darsi pace del fatto che molti coraggiosi soldati, che pure avevano fronteggiato e inflitto gravi perdite al nemico con povere armi, spesso senza baionette (armati di moschetti da caccia), all’improvviso si sparpagliano per attingere alla sbandata le vette nevose dei monti (cfr. Memorie, op. cit, Vol. II, Capo XIII , pag. 83). A sera dello stesso giorno il Pepe riesce a radunare ciò che resta del suo esercito asserragliando parte dei suoi uomini nel castello di Antrodoco e impiantando numerosi trinceramenti nella zona ad Est della cittadina, sulla statale per L’Aquila, nei pressi del Santuario della Madonna delle Grotte, dove la strada s’inerpica tra impervie pareti, le cosiddette Gole di Antrodoco, una sorta di moderne Termopili, difficili da espugnare. Alle ore 11 del giorno dopo, 8 marzo 1821, l’esercito austriaco, imbaldanzito dalla vittoria del giorno prima, si lancia alla conquista delle formidabili posizioni partenopee, difese dal generale Russo con soli 1.000 fanti e 300 cavalli. La difesa è eroica, ma l’esito è segnato. La mattina del 10 marzo gli austriaci occupano i trinceramenti della Madonna delle Grotte e a sera dello stesso giorno i primi reparti imperiali entrano nella città di L’Aquila. Il giorno dopo si arrende anche l’ultimo baluardo, costituito dal castello di Antrodoco. Il 23 marzo le truppe austriache entrano in Napoli, accolte festosamente dai partenopei, così come Ferdinando aveva stabilito. La campagna dell’esercito costituzionale, conclusasi in modo disastroso, genera roventi polemiche tra i vari generali dell’epoca. Vi sono accuse di tradimento, di doppiogiochismo, di connivenza con il nemico. In verità le vere cause dell’insuccesso sono state le incertezze e le incomprensioni tra i vertici militari, la tiepidezza - spesso il voltafaccia - dei dirigenti politici, il clima di confusione e di sospetto alimentato da numerosi emissari della Restaurazione tanto nell’opinione pubblica, quanto tra i reparti in armi, la penuria di vettovaglie ed armamenti, la stanchezza dei combat- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 tenti, il desiderio di pace. Però, analizzando gli eventi narrati, possiamo affermare che siamo di fronte ad uno scenario molto più vasto di quanto abbiamo appreso dai libri di storia e che va ben al di là della semplice scaramuccia che ci hanno sempre tramandato e che Rieti ed Antrodoco costituiscono il primo stupendo ed eroico scenario di una epopea gloriosa che costituirà il nostro Risorgimento (Luciano Tribiani, La battaglia di RietiAntrodoco del 7-9 Marzo 1821; Archivio di Stato di Rieti; Manifestazioni 2011; Mostra storico-documentaria a cura del Laboratorio di Ricerca Storica) LE STELLETTE MILITARI di Luigi Mazza L’Italia ha sempre avuto una particolare propensione per le stellette, essendo la stella uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico, associandola addirittura alla personificazione dell'Italia stessa, sul cui capo essa splende raggiante. Tale particolare predilezione, l’ha avuta fin dai primordi della sua unità nazionale, specie nella rappresentazione uniformologica, tanto è vero che l’adozione delle stellette nell’Esercito e più in generale nelle forze armate, come simbolo militare, si può situare subito dopo la nascita del Regno d'Italia, intorno al 1871, allorché vennero adottate dagli ufficiali di ordinanza del Re e dei principi, apposte sul bavero delle proprie uniformi. Difatti, anche se una circolare del marzo 1860, autorizzava l'ornamento di una stella d'oro a sei punte, con le cifre reali incise al centro e riguardava esclusivamente la tunica e il pastrano degli ufficiali d'ordinanza di Sua Maestà, le stellette come le conosciamo noi, vennero prescritte la prima volta per gli Ufficiali di Fanteria nel 1871 con la “Istruzione sulla divisa degli Ufficiali di Fanteria” approvata con R.D. del 2 aprile di quell’anno. A questa "istruzione", ne seguirono altre e solo con il Decreto del 13 dicembre 1871, n. 571, registrato alla Corte dei Conti il 28-12-1871, uniformando in un’unica normativa le diverse circolari precedenti, il Ministro della Guerra pro-tempore, Generale piemontese Cesare Ricotti Magnani (lo stesso che aveva soppresso i Cappellani Militari, abolita la messa domenicale nelle caserme, reso obbligatorio il servizio militare, ridotto la ferma militare da 5 a 3 anni ed altre analoghe iniziative), adottò la stel- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 la massonica a cinque punte sulle uniformi militari, in sostituzione della croce di Savoia. Il Decreto prescriveva testualmente che: “tutte le persone soggette alla giurisdizione Penale Militare, a mente dell’art. 323 del Codice penale militare per l’Esercito e dell’art. 362 di quello per la Regia Marina, porteranno come segno caratteristico della divisa militare, comune all’Esercito e all’Armata (l’Armata si identificava nella Regia Marina Militare – n .d. a.), le stellette a cinque punte sul bavero dell’abito della rispettiva divisa”. La forma a cinque punte, scelta per le stellette dell'Esercito italiano, aveva soprattutto lo scopo di evitare confusioni con quelle asburgiche a sei punte. Da allora, le stellette, simbolo esoterico molto antico, associato dai popoli più antichi al pianeta Venere, diventarono segno distintivo del militare in attività di servizio, di qualsiasi grado, arma e corpo. Erano in metallo o ricamate sui baveri delle giubbe e dei cappotti, poste sulle mostrine, sulle controspalline, sulle maniche delle uniformi e sul copricapo, per indicare il grado, ben si adattarono, completando le mostreggiature dei reggimenti di Fanteria e Cavalleria di tutte le Armi e Corpi dell’Esercito. In passato le stelle a cinque punte, dette anche pentagramma o pentalfa, furono usate non solo per caratterizzare i militari, ma pure come distintivi di grado ed utilizzate anche sugli stemmi di famiglia e sulle bandiere nazionali. Peraltro, una donna formosa, con una stella in fronte o sulla corona portata sul capo, era comune nelle raffigurazioni dell’Italia dell’800. Lo si può vedere, infatti, sullo stemma di Casa Savoia, come anche nell’attuale stemma della repubblica italiana, assurto a ruolo odierno di stellone d’Italia ed a simbolo delle italiche fortune, anche se la stessa simbologia è molto diffusa anche nel campo dell'araldica ed attualmente adottata in moltissimi Stati, che l'hanno inserita nei loro stem- 51 mi o nelle loro bandiere. La stella a cinque punte, compare infatti, anche sugli emblemi dell’esercito americano, come su quello russo, dove spicca anche sulla Medaglia dell’Ordine della Rivoluzione d’Ottobre e finanche dell’esercito cinese. Ma qual è l’origine vera e propria delle stellette? Da dove viene lo stellone italiano per eccellenza, che a distanza di 150 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, sembra abbia riacquistato attualità, campeggiando sulle bandiere, allegorie, divise militari, sulle polene delle navi della Marina Militare, perfino su alcuni balzelli, tipo i valori bollati e prese in prestito (seppure con vertici disuguali) anche dalle Brigate Rosse? Inizialmente, pare che le stellette avessero un significato apotropaico (per scongiurare un pericolo o tenere lontana la sfortuna); la loro origine è da ricercarsi in tempi remoti. Per dirla in termini mitologici, lo Stellone risalirebbe al sesto secolo avanti Cristo con il poeta greco antico siceliota Stesicoro (Metauros, 630 a.C. – Catania, 555 a.C.), autore del poema “Iliupersis” sulla caduta di Troia, con la leggenda di Enea, che fuggendo dalla città di Troia, presa e incendiata dai Greci, torna in Italia, la terra dei suoi antenati e quello stellone, cioè la fulgida luce di Espero-Venere, guidò l’eroe sconfitto. Il racconto del viaggio in mare di Enea, guidato verso le coste italiane dalla materna stella di Venere (una specie di esule ante litteram), è poi ripreso da Varrone e da Virgilio dando origine ad una doppia tradizione: la tradizione politica del Caesaris Astrum (l’astro di Giulio Cesare) che si dichiarava discendente dalla dea Venere, considerata l’antenata e la protettrice della Gens Julia e la tradizione toponomastica e letteraria dell’Italia chiamata Esperia, da Hesperos, la stella della sera, secondo il nome che le davano i Greci, il punto luminoso che appare due volte nel cielo, ora come Phosphoros, al mattino, ora come Hesperos la sera, suggerendo loro il nome della terra che sorge al di là del mare, ad Occidente, ch'essi chiamano Esperia e che è la nostra Italia. Ambedue le tradizioni, si riferiscono di fatto alla Stella Veneris, l’astro della sera, per i Greci, identifica l’Italia come “terra del tramonto”, ma che, essendo anche l’astro della dea dell’amore, in quanto forza universale, consacra l’Italia come la terra dell’Eros cantata dai poeti. Nel Medioevo, l'astro venne ad assumere delle con- 52 notazioni negative, specialmente se tracciato con la punta rivolta verso il basso. Esso stava ad indicare generalmente la magia nera e le forze del male. Altri fonti sostengono che la comparsa delle stellette debba farsi risalire ad un motto appartenuto ad Amedeo VI di Savoia (il Conte Verde): “Il attend mon astre”. Tale motto, deriva da un antico sigillo Sabaudo risalente al 1373, che venne inciso su una medaglia fatta coniare nel 1843 da Carlo Alberto. Sempre per rimanere con i Savoia, si sa di certo che, in occasione dei funerali di uno dei maggiori fautori dell’Italia unita, Vittorio Emanuele II, il Pantheon di Roma, luogo deputato alla sua sepoltura, venne addobbato con innumerevoli stelle a cinque punte e un augusto pentacolo (così era anche definita la stella a cinque punte), di grandi dimensioni venne issato sulla cupola del Pantheon, che stava ad indicare ai patrioti, il vero cammino da seguire. Un’altra ipotesi, per la verità alquanto inverosimile, potrebbe ricondursi ad origini massoniche e proviene dallo stesso Senatore del Regno d’Italia, Generale Cesare Ricotti Magnani, il quale avrebbe adottato l’uso delle stellette a cinque punte, simbolo massonico per eccellenza, per dare un segno tangibile di riconoscenza agli affiliati al “Grande Oriente d’Italia”, al quale egli apparteneva. Il pentalfa assumeva così una connotazione particolare, legata al cosiddetto numero d'oro (chiamato anche sezione aurea o divina proporzione), presente nella sua struttura geometrica. Gli antichi architetti utilizzavano spesso il rapporto aureo, che conferiva alle loro opere un'armonia ed una perfezione senza pari. Così questo valore numerico, il “pentagramma” ed altri simboli associati all'architettura (come la squadra ed il compasso), sono entrati a far parte della complessa simbologia massonica. In tempi più recenti, perveniamo all’inizio del diciassettesimo secolo, con l’opera “Inconologia” del 1603 di Cesare Ripa, il quale, nel suo trattato iconografico, unisce l’emblema dello stellone all’immagine allegorica dell’Italia Turrita, fino a giungere al Risorgimento italiano, in cui lo stellone acquista maggiore potenzialità, con il suo costante richiamo alle raffigurazioni risorgimentali. Dopo l’unità d’Italia, la presenza di enormi stelle simboliche sul palco d’onore delle cerimonie ufficiali, a cui partecipava il re Vittorio Emanuele II, induce sempre più gli italiani a parlare, in modo affettivo, dello “stellone” che protegge GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 l’Italia. Negli anni del primo dopoguerra, tra il 1919 e il 1924, comincia così a prevalere un significato assistenziale, protettivo o provvidenziale della stella, che è giunto fino ai nostri giorni. Una tradizione vecchia di decine di secoli, che ha nutrito il grande filone della poesia latina e italiana, da Cicerone a Leopardi, legittimata in funzione della nascita della nuova Italia, in cui la figura dello stellone, viene consolidata con la sua vistosa presenza, all’interno della ruota dentata dell’emblema repubblicano ”provvisorio”, così come disposto con decreto legislativo del 5 maggio 1948, posta tra un ramoscello di ulivo e un altro di quercia. In ogni caso, qualunque fosse il motivo della loro prima apparizione sulle uniformi militari, le stellette nel tempo sono divenute, non solo un simbolo militare per eccellenza, ma soprattutto, almeno in Italia, prerogativa specifica delle Forze Armate, il cui status comporta precisi doveri da parte di coloro che le indossano. Dal 1871 in poi furono emanati diversi atti che regolamentavano la materia: - il Regio Decreto del 2 aprile 1871, approvava la “Istruzione sulla divisa degli Ufficiali di Fanteria” , in cui venivano date indicazioni circa l’uso delle stellette; - e “Istruzione” del 5 agosto 1871, in cui si prescriveva l’uso delle stellette per gli Ufficiali di Stato Maggiore, per i Bersaglieri, per l’Artiglieria e il Genio; - il R.D. del 2 settembre 1871, che approvava la “Istruzione sulla divisa degli Ufficiali di Cavalleria”, nella quale veniva prescritto che il “fregio” sul berretto, fosse composto da una “stella” con entro il numero del reggimento, il tutto sormontato dalla corona reale e venivano introdotte le stellette a cinque punte sul bavero; - il R.D. del 15 ottobre 1871 che statuiva le “stellette” d’oro sul bavero delle giubbe dei Generali; - il Decreto del 13 dicembre 1871, n. 571, registrato alla Corte dei Conti il 28-12-1871, che uniformava in un unico provvedimento le diverse disposizioni precedenti sulle stellette; - il Decreto del gennaio 1872, che stabiliva in che modo dovevano essere indossate le stellette; - il Decreto del 1° aprile 1872, in cui vennero rese obbligatorie per tutti gli Ufficiali; GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 - il Decreto del 1° luglio 1872, che estendeva l’obbligo a tutti i militari di truppa; - varianti alle norme, vennero emanate il 24 aprile 1902, quando furono adottate le stellette di tipo metallico per la truppa; - il Decreto del 29 gennaio 1903, n. 37, sanciva invece l'obbligo dell’estensione del distintivo in questione ai militari e agli ufficiali in congedo richiamati in servizio attivo; - il decreto del 14 luglio 1907, n. 556, in cui l'obbligo veniva ulteriormente esteso agli appartenenti ai corpi armati dello Stato e vietato l’uso delle stellette, da parte di persone che non appartenevano alle Forze Armate. Come si vede, la materia è ancora tutt’oggi in continua evoluzione, per rendere le stellette sempre attuali, colme di significato e zeppe di quei valori fondamentali, che nel tempo hanno conquistato, con il valore degli uomini che le hanno indossate. La lapide qui sopra, scoperta solennemente in occasione del centenario dell’adozione delle stellette è presente in tutte le Accademie militari e costituisce, per così dire, un documento ufficiale della loro nascita sulle uniformi militari. Nel corso della seconda guerra mondiale, per penuria dei materiali necessari alla loro produzione, furono affiancate e sostituite, ovunque possibile, dalla versione in filato di tessuto, che ancora oggi spicca al bavero delle tute mimetiche, permanendo, dopo oltre un secolo, il simbolo incontrastato della militarità e continuano a tenere alto il prestigio dei soldati d'Italia. Lapide sul centenario delle stellette affissa all'in- 53 terno delle Accademie Militari Durante il regime fascista, diventarono l'anima stessa dell'Italia, che in questa Stella vedeva racchiusa una congiura potente, che i nostri pittori e scultori mettono sulla testa dei simulacri della Patria, illuminata nei giorni di festa, sulle facciate o le sommità degli edifici pubblici, più in alto che i fasci littori; ma che nessun civile, sia donna che ragazzo, ha il diritto di mettere sul suo vestito. E ancora: l'Italia circonda d'un rispetto tanto geloso, d'una volontà di possesso tanto esclusiva, il sacro pentagramma, che, quando nel 1918, formò le legioni straniere, con prigionieri cechi, polacchi e rumeni, che domandavano di combattere sotto le sue bandiere, essa gli permise di scegliere il corpo o l’Arma che desideravano, ma rifiutò loro le stellette, che solo i suoi figli hanno il privilegio di bagnare col proprio sangue. Realizzate in alluminio, zigrinate, a rilievo opache, oppure lisce e lucenti, le stellette hanno sempre avuto una nobilissima tradizione. Finché gli uomini dovranno lottare per difendere la loro libera e civile convivenza; finché gli sconvolgimenti geologici imporranno l'ausilio di forze d'intervento; finché i piromani continueranno a incendiare le nostre belle pinete; finché la criminalità di ogni tipo minaccerà la pacifica esistenza degli uomini, le persone con le stellette militari avranno ancora un importante compito da svolgere. Tanto ancora ci sarebbe da dire sulle stellette militari, ma termino con un aneddoto in merito alle prime regole imparate nei miei primi giorni di vita militare (ne ho trascorsi poi 40 anni), quando gli istruttori, durante le ore di addestramento, ribadivano i propri concetti ad eventuali proteste, indicando le cinque punte delle stellette, con la frase: “Non” “si” “di” “scu” “te“! I DISCORSI PARLAMENTARI DELL’ON. COVELLI di Domenico Giglio La Camera dei Deputati pubblicando alla fine del 2011 un volume che racchiude tutti i discorsi parlamentari di Alfredo Covelli, dall’Assemblea Costituente nel 1947 al 1979, termine anticipato della VII Legislatura, ha finalmente riempito un vuoto che riguardava un leader, un parlamentare che aveva fatto parte ininterrottamente per 36 anni 54 delle assemblee legislative, nella veste di Segretario generale del Partito Nazionale Monarchico, nato nel luglio del 1946, dopo il referendum, e di presidente del gruppo parlamentare del suddetto Partito, prima, e successivamente del gruppo del Partito Democratico Italiano, dopo la riunificazione del P. N. M. con il P. M. P. e del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica (P. D. I. U. M.), fino alla confluenza di gran parte dello stesso nel M.S.I. – Destra Nazionale, nel 1972, ed ancora come Presidente del nuovo organismo politico. Personalità prestigiosa, lo studio quindi dei suoi interventi è di estremo interesse per chi voglia conoscere il pensiero e l’azione dei monarchici politicamente schierati, quelli che il Re aveva definito aver “voluto lottare apertamente per la Monarchia”, nell’Arco di tempo dal 1946 al 1972. Il volume, infatti, di quasi mille pagine, aperto da una “Presentazione” del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, seguita da due studi del prof. Beniamino Caravita di Toritto, intitolato “Alfredo Covelli e la modernizzazione della destra italiana” e del prof. Francesco Perfetti, su “ Alfredo Covelli: la coerenza di un progetto politico”, sui quali torneremo in seguito, raccoglie l’enorme attività parlamentare svolta da Covelli, dai fondamentali discorsi sulla “fiducia”, concessa o negata a tutti i governi succedutesi in quegli anni, da De Gasperi, a Pella, Fanfani, Scelba, Segni, Tambroni, Leone, Moro, Rumor e Colombo, ai discorsi di politica estera, economica, sociale, militare, sui bilanci di tutti i principali ministeri, alle interpellanze, agli ordini del giorno, svolti con una rara competenza su tutti gli argomenti trattati, compresi quelli di carattere procedurale e regolamentare, in un confronto dialettico con ministri e presidenti della Camera, unitamente alla sua tempra pugnace (memorabili i suoi scontri specie con Giancarlo Pajetta), che ne fecero un protagonista della politica nazionale e del Parlamento, di cui difese sempre la centralità e le prerogative. Di questo dà pienamente atto Gianfranco Fini, nella “Presentazione” sottolineando che la “passione politica” e la “veemenza oratoria” di Covelli avevano sempre rispettato le persone, convinto che la classe politica avesse “…la responsabilità, di esercitare una…Funzione pedagogica… di educare la Nazione, attraverso l’esempio , l’autorevolezza, la sobrietà e l’adempimento dei dove- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 ri civili…”, in una visione monarchica- costituzionale di stampo inglese,”…avevano ben assimilato….la lettura di autori del calibro di Edmund Burke e Walter Bagehot”. E sempre in questo quadro Fini ricorda la battaglia di Covelli per la pacificazione nazionale, che “i monarchici avrebbero inizialmente preferito veder affidata all’influenza coesiva ed unificante di un potere neutro super partes”, cioè al Re ed alla Monarchia. Il costituzionalista Caravita di Toritto, nel suo saggio, oltre ad un excursus sulle vicende elettorali e parlamentari del partito monarchico si sofferma sulle battaglie costituzionali di Covelli, all’epoca della Costituente, giovane deputato di 31 anni, forte però di ben tre lauree, in lettere, in giurisprudenza ed in scienze politiche, contro la “immodificabilità della forma repubblicana e contro le disposizioni transitorie sulle sanzioni verso Casa Savoia” difendendo non solo l’onore e la tradizione della Monarchia Sabauda, ma anche la “storia del nostro Paese e del processo della sua formazione…” Purtroppo in entrambi i casi le norme contestate furono approvate e Covelli, coerentemente, fu tra i 62 Costituenti che votarono contro l’approvazione definitiva della Costituzione. Il problema degli articoli 138 e 139 è trattato dal Caravita con ampiezza di riferimenti, tra i quali la sentenza 1146 del 1988, che sia pure non riferendosi specificatamente ai suddetti articoli ha precisato “…Che alcuni principi costituzionali sono sottratti alla revisione all’interno dell’ordinamento costituzionale vigente, rendendo incostituzionali le leggi costituzionali che con tali principi si trovassero in contraddizione”. Tra questi principi fondamentali prosegue nella sua analisi Caravita “è difficile negare che vi sia quello della forma repubblicana…”. E questo anche se personalmente Caravita ricorda che “la storia istituzionale europea e quella italiana dimostrano come non vi sia incompatibilità di principio tra monarchia e democrazia.” Lo storico Perfetti che già aveva dedicato a Covelli un articolo pubblicato sul numero di maggio-giugno 2009 della rivista” Nuova storia contemporanea”, dal titolo “Alfredo Covelli, un monarchico liberale”, segue tutto il percorso politico e partitico di Covelli, dal 1944 ed i suoi tentativi di dar vita ad un raggruppamento monarchico democratico liberale unitario e successiva- GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 mente al referendum ad un partito che riunisse ed incanalasse i milioni di voti dati alla Monarchia e contemporaneamente a partiti repubblicani, il Partito Nazionale Monarchico, con simbolo “Stella a cinque punte e corona reale”, il cui primo slogan fu appunto “ tutti i monarchici in un solo partito”, e si sofferma sulle successive vicende parlamentari del voto favorevole al VI Governo De Gasperi, annunciando nel discorso del 21 giugno 1947, malgrado De Gasperi fosse “socio fondatore di questa repubblica”, per aver estromesso dal governo socialisti e comunisti, in quanto indicativo di quello spirito di fattiva collaborazione dei monarchici, quando fossero in giuoco i “superiori interessi del Paese”, come nel dibattito sulla adesione al “Patto Atlantico”, del 16 marzo 1949. Nei confronti dei governi De Gasperi, dopo le elezioni del 18 aprile 1948, Covelli motivando la sfiducia, rimprovera alla democrazia Cristiana, di aver eluso le aspettative dei suoi elettori preferendo un coalizione con partiti di centro-sinistra ad un leale e disinteressato appoggio del gruppo monarchico e questa disponibilità rimane un costante, anche dopo le elezioni del 1953 e del 1958, per i successivi Governi per evitare lo scivolamento a sinistra, con le sole eccezioni dei Governi Pella nel luglio 1953, Zoli, nel giugno 1957, Segni nel febbraio 1959, ai quali Covelli annunciò il voto di fiducia del gruppo parlamentare monarchico, in quanto davano garanzie di chiusura verso i socialisti e questo senza venir meno ai suoi convincimenti istituzionali ed alla fedeltà al Re Umberto ed alla memoria di Vittorio Emanuele III, che aveva conosciuto durante il Regno del Sud e dalla cui personalità era rimasto colpito tanto da aver per l’anziano Sovrano “un vero e proprio culto”. E sempre per evitare l’apertura a sinistra di cui prevedeva i guasti che avrebbero arrecato in tutti i settori dell’attività governativa, specie in quello economico, Covelli più volte cercò, l’ultima volta nel 1967, una collaborazione od una alleanza organica con i liberali e con i missini, ormai lontani dalle iniziali nostalgie, per creare una destra moderna, alternativa alla sinistra, quale era auspicata da tanti italiani, senza però trovare un positivo riscontro da parte del partito Liberale. Questa dunque il giudizio concorde sulla persona- 55 lità di Alfredo Covelli, oltre quello scontato sulla sua indiscussa onestà, che unitamente allo studio della sua attività parlamentare ci auguriamo serva a squarciare il velo che da tempo ricopre l’attività e la presenza fattiva dei monarchici nella politica italiana, finché vi fu un partito ed un deputato, anche per porre delle basi moderne, forti però delle esperienze passate, a possibili nuove realtà operative. FLUSSI ECONOMICI “ENNO-ETNEI”. NASCITA DI UNA VOCAZIONE INDUSTRIALE di Salvatore La Lota Di Blasi Storie di flussi economici e migrazioni demografiche. Un binomio inscindibile se parliamo di territori, paesi e popolazione. L’economia di una città grande o piccola che sia, può modellarsi attorno agli interessi economici stimolati da dinamismi migratori che coinvolgono ora interi gruppi familiari in cerca di nuova fortuna, ora più semplicemente, qualche pioniere in cerca di maggiore guadagno. Nella storia contemporanea di Catania, si trovano tracce sia di “macro migrazioni”, quale fuoriuscita di masse intere di popolazione per grandi calamità naturali; sia di “micro migrazioni” in un processo inverso, cioè realizzatosi attraverso l’importazione di classi dirigenti esterne che poi riuscirono a favorire la crescita economica e industriale della città ospitante. Nel secolo scorso, in un’epoca in cui a livello nazionale Giovanni Giolitti giungeva al suo quinto governo e consegnava ai suoi successori una Nazione carica dei problemi irrisolti dall’unificazione - da lì a poco, consegnata all’anarchia politica e tosto al fascismo - vi erano delle realtà urbane capaci di grande sviluppo economico, come appunto Catania. E verso Catania, a cavallo tra Otto e Novecento, da Enna si trasferirono alcuni gruppi familiari che nel territorio d’origine avevano fondato la loro ricchezza sull’allevamento o sulle miniere di zolfo. Dinastie familiari nuove che nella città etnea trovarono il potere esercitato con inedite forme di gestione imprenditoriale e con il rafforzamento dell’utilizzo di quello zolfo che legò diversi territori in un distretto “ante litteram”, e che indusse alla pro- 56 liferazione e allo sviluppo della zona industriale di Catania attorno alla linea ferrata, nell’attuale viale Africa, vero e proprio prototipo di archeologia industriale. Processi manifatturieri e industriali che portarono importanti imprenditori di primo Novecento a investire sul territorio catanese, rafforzando così quel concetto di “spazio geografico”, inteso come “artificio mentale” dal quale una volta isolate le “relazioni spaziali” attinenti all’economia, viene fuori il concetto di “spazio economico”. E in tale “spazio economico” si superarono alcuni degli effetti della “proto-globalizzazione”, ovvero la “competizione stessa tra territori. Enna e Catania in questo caso si fusero in uno spazio che vide impegnati soggetti “privati, pubblici e misti” diretti a costruire una rete locale che si comportò da “unico attore collettivo” sul piano dei processi economici e monetari. Se non altro, si realizzò quel concetto di “milieu territoriale”, patrimonio comune d’area su cui un’intera comunità poté far leva per creare sviluppo e benessere collettivo. Di questi importanti gruppi familiari ennesi, vanno certamente citati i Pantò che fondarono la propria ricchezza nel commercio, nell’industria dei tessuti e nell’agricoltura; i Fondacaro, anch’essi commercianti di tessuti; i Grillo con i loro investimenti nel settore dei carburanti; gli Scelfo in quello dei trasporti; i Virlinzi, specializzatisi prima nell’ambito della ferramenta e poi nell’industria. Ennio Virlinzi divenne il presidente dell’Associazione Industriali di Catania; i Sàvoca che investirono sia nell’attività turistica ed alberghiera, che nell’attività edilizia ed industriale. Ed ancora, intorno alla prima metà del Novecento, i Restivo che da argentieri ennesi diventarono prestigiosi gioiellieri catanesi; e, infine, i Tusa che ad Enna fonderanno la “ Valle del Dittaino”. Va infine, notato come tali processi migratori e i “flussi economici” loro correlati, siano stati oggetto degli studi “dell’enno-etneo” avvocato Carmelo Savoca Milazzo. Direttore dell’ufficio legale INPS di Enna, presidente della CRI di Enna, fiduciario della Casa Editrice Ricordi, sposo di Concita Calì Maganuco, esponente quest’ultima dell’aristocrazia ragusana, il Savoca Milazzo, attraverso “l’attività filantropica” e l’impegno professionale, diede un apporto fondamentale “all’impegno sociale, ideale, culturale, umanitario e allo sviluppo di tali studi GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 NECROLOGI VEDANI GARGHENTINO Anna – Varese – iscritta n° 10819 dal 7 gennaio 1986 STRANO ALONZO Giuseppe – Monza (MB) – iscritto n° 10768 dal 10 ottobre 1985 MUSAJO SOMMA di GALESANO Carlo – Piacenza – iscritto n° 13533 dal 4 giugno 1996 Il 12 Febbraio 2012 è mancato all'affetto dei suoi cari, delle Guardie della Delegazione Prov. di Caltanissetta, degli amici la GdO Calogero Gioè di anni 72. I funerali si sono svolti il 14 febbraio 2012 presso la Chiesa Sacro Cuore di Caltanissetta, celebrati da Don Salvatore Rumeo, che durante la pre- dica ha evidenziato la "figura di vero Gentiluomo e fedele alla Madre Patria". Ai funerali era presente la delegazione che ha reso onore alla Guardia scomparsa con il picchetto d'onore eseguito dalle GdO Calà Arcangelo, Riggi Calogero e l'alfiere con la bandiera abbrunata a lutto Fiocco Giuseppe. Alla fine della cerimonia funebre il delegato ha speso la seguenti parole: "Figura luminosa, monarchico fedele e testimone della storia di Casa Savoia, assiduo frequentatore dell'attività della delegazione nissena, stimato e amato da tutte le guardie". Si sono associate al lutto le delegazioni di Enna e Agrigento. NOTE LIETE La Guardia d’Onore Scelta di Latina, Ten. Ermanno Scaramella, ufficiale dei bersaglieri, è stato promosso al grado di capitano. 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NUOVI ISCRITTI NUMERO COGNOME E NOME GRADO MILITARE PROFESSIONE CITTÀ NASC. 22.486 LEOPARDO Alfredo Maresciallo capo Sottufficiale dei Carabinieri Montechiaro d'Asti (AT) 1974 22.487 AMBROSINO Antonio Sergente Impiegato Asti 1954 22.488 VESPA Ines Pensionata Portacomaro (AT) 22.489 PICCINO Maria Margherita Pensionata Asti 22.490 LARCHER Bruno Artigiano Asti 22.491 COMANDÈ Maria Elena Medico Naro (AG) 22.492 de TAMBURO Alfredo Appuntato Graduato dei Carabinieri Trani (BT) 1970 22.493 CAPILLO Antonino Primo Maresciallo Sottufficiale dell'Esercito Assago (MI) 1965 22.494 D'AMBROSIO Domenico Capitano Ufficiale dell'Esercito Curtatone (MN) 1978 22.495 DIANA Ennio Maresciallo maggiore Pensionato Maniago (PN) 1942 22.496 ALBESANO Franco Industriale Castagnole Lanze (AT) 1945 22.497 BORTOLOTTI Alessandro Imprenditore Asti 1940 22.498 CICCHINI Luigi Ufficiale dei Vigili del Fuoco Sarnia, Ontario (CANADA) 1939 22.499 MOSCHETTINI Salvatore Maresciallo aiutante Pensionato Martano (LE) 1955 22.500 CROVATO Massimiliano Maresciallo capo Sottufficiale dei Carabinieri Arzano (NA) 1966 22.501 EMMANUELE Roberto Maresciallo aiutante Sottufficiale dei Carabinieri Enna 1963 22.502 PETRINI Massimiliano Assistente capo di P. S. Monte Urano (FM) 1970 22.503 ASTOLFI Roldano Medico chirurgo Porto Mantovano (MN) 1946 22.504 PRIMAVERA Enrico Domenico Ragioniere Bitonto (BA) 1992 22.505 MAZZÙ Filippo Ricercatore Meda (MB) 1981 22.506 SCIARAFFIA Franca Docente univ. in quiescenza Milano 22.507 MOROSI Mauro Imprenditore Ripa Teatina (CH) 1947 22.508 TESTAFERRATA Maurizio Intermediario Lucca 1939 22.509 LEPORATTI Luca Imprenditore San Miniato (PI) 1974 22.510 INTRAVAIA Pietro Pensionato Monreale (PA) 1945 22.511 MEDORI Stefano Fante Volon. Corpo Militare C. R. I. Villa Campanile (PI) 1969 22.512 CAUDARELLA Salvatore Sergente Dir. scolastico in pensione Mordano (BO) 1944 22.513 FERRONE Salvador Appuntato scelto Graduato dei Carabinieri Grottaminarda (AV) 1967 22.514 ASTA Leonardo Carrista Docente in pensione Alcamo (TP) 1951 22.515 DIDIANO Roberto Impiegato Esine (BS) 1985 22.516 VAIRA Michele Sottufficiale dell'Esercito Foggia 1972 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 Sergente Artigliere Aviere Carabiniere Sergente Maggiore 1949 59 60 GUARDIA D’ONORE N. 4 - 2012 DIMONIOS DIAVOLI China su fronte si ses sezzidu pesa! ch'es passende sa Brigata tattaresa boh! boh! e cun sa mannu sinna sa mezzus gioventude de Saldigna Semus istiga de cudd'antica zente ch'à s'innimigu frimmaiat su coro boh! boh! es nostra oe s'insigna pro s'onore de s'Italia e de Saldigna Da sa trincea finas' a sa Croazia sos "Tattarinos" han'iscrittu s'istoria boh! boh! sighimos cuss'olmina onorende cudd'erenzia tattarina Ruiu su coro e s'animu che lizzu cussos colores adornant s'istendarde boh! boh! e fortes che nuraghe a s'attenta pro mantenere sa paghe Sa fide nostra no la pagat dinari aioh! dimonios! avanti forza paris. Abbassa la fronte se sei seduto, alzati! perchè sta passando la Brigata "Sassari" e con la mano benedici e segna la miglior gioventù di Sardegna Siamo la traccia di quell'antica gente che fermava il cuore al nemico Oggi le loro insegne sono nostre per l'onore dell'Italia e della Sardegna Dalla trincea fino alla Croazia i "sassarini" hanno scritto la storia seguiamo le loro orme onorando quell'eredità "sassarina" Rosso il cuore l'animo come il giglio, questi colori adornano il nostro stendardo e forti come i nuraghi siamo sempre vigili per mantenere la pace La nostra fedeltà non ha bisogno di essere remunerata andiamo! Diavoli! avanti, Forza Insieme!