Antropologia - Lezione 16^
Momento sistematico 1
La creazione: la relazione
uomo-”creato”
continua…
Dal medioevo
fino al XIII sec.
Due tendenze:
1) La creazione è l’inizio della storia della
salvezza
( = Scuola di S. Vittore)
2) La filosofizzazione-cosmologizzazione
della tesi della creazione: la questione diventa
l’origine delle cose da Dio ( = Scuola di Chartres)
 Con l’ingresso di Aristotele in teologia tornano
le questioni di confronto con i sistemi
filosofici greci
 Questo approccio, formalizzato ed irrigidito
nella teologia scolastica, porta alla perdita del
primato cristologico
Pietro Lombardo
- II Libro delle Sentenze
Spostamento delle questioni (rispetto a patristica)
 c’è un solo Creatore del tempo, contro
l’eternità del mondo di Aristotele
 e di tutte le cose, visibili e invisibili
 è il solo che crea le cose dal nulla:
- distinzione tra il facere (il demiurgo è un
artifex) e il creare:
“Platone ha raccomandato la sua anima a colui
che l’ha fatto (factori), ma Pietro ha
raccomandato la sua a colui che lo ha creato
(creatori) = questa formula è di Bonaventura
 Dio crea liberamente per bontà e non per
necessità, perché vuole comunicare la sua
beatitudine ad altri esseri diversi da lui:
Poiché tale beatitudine è partecipabile solo
attraverso l’intelligenza, Dio ha creato la
creatura ragionevole (angelo ed uomo),
“capace di cogliere il sommo bene mediante
l’intelligenza, di amarlo cogliendolo, di
possederlo amandolo e di goderne
possedendolo”.
Il Laterananese IV (1215)
contro i catari (o albigesi): linea spiritualistica, che
condannava la malvagità della materia
c’è un solo principio creatore, nonostante la
diversità in Dio delle tre persone,
che con la sua onnipotenza ha creato de nihilo,
 all’origine del tempo (ab initio temporis):si
afferma la temporalità della creazione
le creature spirituali e corporee = si insiste
sulla bontà di tutta la creazione, che si estende
sia alle realtà spirituali che alle materiali
l’origine morale e non ontologica del male (già
Abelardo che attribuiva a Dio la responsabilità diretta
del male)
Dal sec. XIII
alla fine
del Medioevo
Recupero del tema teologico della
creazione nelle Summae
Le TEORIE dell’Exitus – reditus (Tommaso)
Uscita delle creature dal loro principio e loro ritorno a
tale principio
Egressus – regressus (Bonaventura): usa il vocabolario
dell’emanazione: emanatio, processio, diffusio,
exitus, fluxus, senza il minimo equivoco, perché
radica la teologia della creazione nella vita trinitaria:
- La creazione è dovuta alla bontà divina (il principio
dionisiano del “bene diffusivo di sé”)
- Ma una bontà che decide liberamente di
comunicarsi e che non sarebbe meno buona se non si
comunicasse = è salvaguardata la sovranità della
iniziativa creatrice divina che è la stessa della
economia salvifica, di cui la creazione è il primo
momento e la condizione costante.
L’approccio è teologico (anche se lo
strumentario è filosofico): l’emanazione della
totalità di ciò che esiste a partire da Dio
è ciò che noi chiamiamo creazione
 Ma questa emanazione non è una spinta
iniziale di cui la Causa si disinteresserebbe,
ma dà l’avvio ad una dinamica del ritorno
(circulatio, regiratio), che Dio vuole a tal
punto che s’incarna per consentirla.
(cfr Tommaso, I Sent)
Sviluppi singolari di Bonaventura:
“Tutta la macchina del mondo è stata prodotta
nell’essere da un solo principio sovrano, nel
tempo e dal nulla” (Breviloquium).
Ex tempore: un inizio dal nulla = l’eternità di un
mondo creato è contraddittoria
 La Scrittura parla della creazione solo in vista
della riparazione: la creazione è fatta per
condurre a Dio: il mondo è come un libro nel
quale risplende la Trinità creatrice.
 Le cose create sono anzitutto: vestigia =
tracce del Creatore (umbrae – resonantiae –
picturae – simulacrae - spectacula) e bisogna
saper passare dal segno al significato.
Sviluppi singolari di Tommaso d’Aquino
1) La radicalità della contingenza delle
creature
• La non eternità del mondo è conosciuta
attraverso la rivelazione
• Un mondo eterno sarebbe in ogni caso un
mondo creato: ogni mondo possibile è
contingente
• La durata del mondo? Una durata indefinita
non ha nulla in comune con l’eternità del
Creatore che non comporta successione (a
differenza delle cose create che si sostituiscono
per riproduzione = ad es. le generazioni umane)
2) La definizione della creazione come
“relazione”
 l’essere creato è contingente proprio perché
è relativo, cioè esiste solo in forza della
relazione col Creatore: la creazione è la
relazione delle cose al loro Principio, senza
tale relazione l’essere creato è nulla
“la creatura non ha altro essere se non quello che
le è donato; lasciata a se stessa e considerata
in se stessa, essa è nulla; il nulla le è più
naturale dell’essere” (Ia IIae, q. 109)
 “non c’è creazione continua: una sola e
medesima azione divina crea e conserva
nell’essere una creatura che esiste solo in
forza del suo costante rapporto con Dio
(semper refertur ad Deum)”
 Con ciò la creatura esiste pienamente, dato
che Dio da l’essere incessantemente e con
sovrabbondanza: togliere alle creature,
consistenza, autonomia, perfezione è fare un
affronto al Creatore (CG III,69)
La
Riforma
Melantone (più tradizionale): la creazione è fatta
per trovare dappertutto le tracce di Dio: è fatta
per mostrare Dio
Lutero: inflessione esistenziale della fede nella
creazione (taglio antropocentrico – e biblico!):
• Credere che la creatura non può far nulla con le
proprie forze = dipendenza totale dal Creatore
• Dio mi trae senza sosta dal nulla
• Ognuno di noi è una parola o una sillaba del
linguaggio divino
 “Il Padre mediante il suo Verbo dice se stesso
e la creatura” (influsso di Bonaventura)
I tempi
“moderni”
 Sempre più lontani dalla prospettiva storico salvifica
della patristica e si introduce una progressiva
razionalizzazione del discorso teologico sulla
creazione:
Già Giovanni Scoto Eriugena: De divisione naturae
(865) cerca di tradurre la fede biblica in modelli
scientifici
Ma è Francesco Bacone (1620): svolta epocale col
connubio scienza (esperimento-metodo) e tecnica
 Consente di interpretare la natura conforme alle
sue leggi e “la vittoria dell’arte sulla natura”
 Nuova correlazione scienza e prassi: il dominio sulla
creazione (dato da Dio all’uomo e perso nel peccato
originale) viene ristabilito. La “redenzione”
(liberazione dalle conseguenze del male) viene dalla
fede nel progresso (= salvezza è intramondana!)
Sec. XVII-XVIII
Il tema sfugge ai teologi: disinteressati ad esso
 impoverimento della teologia della creazione
la creazione è disarticolata dalla storia della
salvezza
 è uno dei preamboli della fede: delle verità
accessibili con la sola ragione umana
 rientra nella filosofia (Leibniz – Malebranche
- Cartesio). Ecco alcuni esempi:
 Leibniz: le monadi nascono attraverso
folgorazioni continue della Divinità; Dio è la
“ragione sufficiente” che spiega l’esser-ci delle
cose contingenti (Egli è la “source de l’être”)
W. Paley: teologia naturale, costruita sulla
“causalità”: la fisica-metafisica della “prima mossa”
• non c’è orologio senza orologiaio
• la natura, con l’universale adattamento dei mezzi ai
fini, non può non avere un Ideatore intelligente
• c’è una Causa del mondo perfettamente adeguata
al suo effetto = un Architetto del mondo ma non
un Creatore del mondo
 tale causa assicura una efficienza fabbricatrice
(una cosmologia che porta delle prove dell’esistenza
di Dio) ma non ha valore teologico: non è più il Dio
creatore e Padre di Gesù ma un deus otiosus
(necessitato ad entrare in azione solo se i processi
naturali mostrano qualche smagliatura: Newton)
Critica degli stessi filosofi alla categoria di causa:
M. Heidegger: denuncia la tendenza della teologia
cattolica sulla creazione a razionalizzare:
 a Dio non si può applicare il ragionamento della
scienza meccanica: la categoria della causa prima e
del primo motore non è di alcuna utilità
E dei teologi di tutte le confessioni cristiane:
K. Barth (evangelico): “una causa suprema non ha
nulla in comune con il Padre onnipotente confessato
dalla fede cristiana”
J. Ratzinger (cattolico): “specie quando la categoria
di causa è usata in base al suo funzionamento
intramondano”
S. Bulgakov (ortodosso): “la creazione non
soltanto non è inclusa, ma in un certo senso è
esclusa dall’idea della causalità, in quanto,
mentre la creazione è personale, la causa e il
movimento sono meccanici e impersonali”.
Il rapporto con Dio è dello stesso ordine delle
relazioni umane, tanto più vere e vitali quanto
meno seguono una logica strumentale
Esempio: perché Michelangelo ha creato la
Pietà? Non c’è nessuna causa che possa
spiegare la creatività dell’artista al di fuori del
fatto che egli è un artista. In lui è il mistero
della sua arte.
XIX secolo
 Ancora campo aperto alla filosofia, specie agli
idealismi romantici di Shelling e Hegel:
La creazione:
è una caduta dell’Assoluto o nell’Assoluto
una scissione creatrice in Dio
il dispiegamento dialettico dell’idea
Sono “teologie deteologizzate” (Pryzwara), a rischio
di panteismo, specie per una confusione dello Spirito
di Dio con lo spirito, cioè con quello dell’uomo
In seguito la teologia resta spiazzata per due fattori:
- i nuovi problemi posti dalla esegesi critica della
Bibbia
- e dalla teoria dell’evoluzionismo
entrambi comportano la messa in discussione di Gn 1-3
XX secolo
Finora la teologia della creazione è il “sagrato dei
gentili” nel quale la teologia naturale ha libero
corso (K. Barth)
 Ri-teologizzare il tema della creazione:
La creazione è un’azione divina che inaugura
la storia della salvezza, è presupposto
all’alleanza, il suo fondamento esterno (come
è possibile l’alleanza?)
 è prodotta per rendere possibile l’alleanza
 L’alleanza costituisce il fondamento interno
della creazione (perché Dio ha creato)
 Restituire alla creazione il suo senso religioso
Il tema della
creazione nel
Magistero
Consideriamo il punto di arrivo rappresentato
dal
Concilio Vaticano I
(Dei Filius - 1870)
 che dà una definitiva sistemazione alle
affermazioni del magistero precedente
Retroterra problematico:
Le correnti:
 naturalismo del rinascimento
 idealismo hegeliano
 materialismo marxista (la materia ha la
capacità di organizzarsi, ma anche di “farsi”,
fino a produrre figure più elevate e progredite)
 confluiscono nelle cosmovisioni moderne
dell’emanatismo e del monismo, che insidiano
la trascendenza dell’opera creatrice divina
Questo unico vero Dio, non per aumentare o
conquistare la propria felicità, ma per
manifestare la sua perfezione attraverso i beni
che comunica alle creature, in forza della sua
bontà e onnipotenza e  con la decisione più
libera, ha prodotto dal nulla all’inizio del
tempo i due mondi, lo spirituale e il corporale
(DS 3002)
 Affermazioni fondamentali del Vaticano I:
Dio ha creato:
 ad Dei gloriam
liberrimo consilio
ex nihilo et in tempore
 Ad Dei gloriam: il fine della
creazione ( dunque “il motivo”)
Contro:
 la posizione classica, già sostenuta da Lessio
= la gloria di Dio è l’onore che deriva a Dio
dalla adorazione delle creature; quindi Dio
avrebbe creato per avere degli adoratori
 la posizione semirazionalista di Günther e
Hermes = Dio non può aver creato per la sua
gloria (sarebbe egoismo), ma solo per la
felicità delle creature (che non può essere
strumentalizzata neppure dalla gloria di Dio)
Il Concilio riafferma che la creazione è «ad Dei
gloriam» per indicare il fine della creazione.
Nella spiegazione della teologia successiva
la dimostrazione partiva:
- dal tema biblico di Dio come fine di tutte
le cose
- precisava che Dio non è il fine della
creazione nel senso che Egli possa trarre
vantaggio dalle creature.
 L’intuizione preziosa di questa teologia è quella
che bisogna partire da una teologia della «gloria
di Dio»; di fatto poi sviluppava tale nozione
secondo un andamento filosofico
 tale nozione considera Dio come uno che merita
lode, risolve la gloria nei termini di una
impostazione etica
invece va ripresa la prospettiva biblica circa la
«gloria» = la gloria è l’essere stesso di Dio,
nascosto, in quanto si rivela e si rivela nel suo
santuario, nella storia, in Gesù Cristo, nei cristiani
 la creazione si identifica con la gloria nel senso
che la creazione costituisce la manifestazione del
Dio creatore.
per cui, da un lato, la creazione è
comunicazione dell’essere trinitario (e della
sua bontà e beatitudine)
e, dall’altro, non vi è possibilità di
distinguere tra gloria di Dio ed essere
degli uomini
cfr. Ireneo da Lione: “la gloria di Dio è l’uomo
vivente, la visione di Dio è la gloria dell’uomo”
“Dio non ha bisogno dell’uomo, ma lo crea per
avere qualcuno cui donare i propri benefici”
Tommaso: “è la stessa cosa dire che Dio ha
creato ogni cosa per se stesso e che crea le
creature per se stesse”
Differenza tra:
• La gloria cosiddetta oggettiva che si esprime
semplicemente nell’essere di tutte le creature
(Sal 18: i cieli narrano la gloria di Dio)
• E la gloria formale o soggettiva che si realizza
per mezzo delle creature intellettuali.
L’uomo, rispetto alla glorificazione di Dio,
svolge un’attività di mediazione (sacerdozio
regale): tramite lui, capace di espressione
cosciente, tutta la creazione glorifica Dio
“L’esistenza di Israele e del cristiano è
un’esistenza cultica, che si esprime nella
lode” (G. von Rad)
 La libertà e la gratuità della creazione:
 Il tema della libertà della creazione viene
elaborato in opposizione alle varie forme di
gnosticismo per mettere in evidenza la
contingenza (dal verbo contingere = un
accadere non necessario = “può essere ma
potrebbe anche non essere”) della creazione
come frutto di un atto libero di Dio
 Libertà in senso ampio = nel ritenere libero
Dio nella creazione, sia quanto all’atto della
creazione (libertas exercitii), sia quanto alla
modalità della creazione, una volta che
abbia deciso di creare (libertas specificationis).
Il tema della gratuità della creazione: essa termina
alla comunicazione dell’essere di Dio: “il mondo è
una explicatio charitatis Dei” (Ratzinger), un dono
puro della sua benevolenza, che non è spinta né dalla
necessità naturale di Dio di creare per perfezionare il
suo essere, né da determinazione alcuna (interna o
esterna)
in questa linea la creazione condivide la
caratteristica della gratuità e soprannaturalità della
Predestinazione
 la libertà-gratuità della creazione più che salvare
una filosofica indipendenza di Dio, mette in luce
che, nell’alleanza, Dio comunica veramente se stesso,
cioè una vita che è tipica di Dio, indisponibile per
qualunque altro essere: se si trova in un altro
essere, c’è per un libero dono di Dio.
 La creazione «dal nulla» dice l’opposizione
del pensiero cristiano ad ogni idea di
preesistenza della materia (cf i vari dualismi
del pensiero greco)
se la creazione è la comunicazione che Dio fa
di se stesso, è chiaro che da nient’altro che
non sia lui stesso Dio è condizionato nella
creazione
 in termini positivi la creazione dal nulla
esprime la radicale signoria e
incondizionatezza di Dio sul creato (tutto è da
Lui) e la totale disponibilità e apertura del
creato a Dio (tutto è per Lui).
La creazione «nel tempo» dice l’opposizione del
pensiero cristiano ad ogni concezione della creazione
intesa come necessaria (ab eterno)
 Ciò non significa il sorgere della creazione in un certo
punto del tempo
 è incongruo parlare di un prima/dopo l’atto creativo
(necessita al nostro immaginario mentale)
 perché prima della creazione non esistono momenti
= il tempo è creato insieme con le cose create
Già Agostino: “non est mundus factus in tempore, sed
cum tempore”
 “Nel tempo” dice origine più che inizio = significa il
radicale «dipendere», «essere originato», «avere un
principio» da parte della realtà creata rispetto a Dio,
dunque la radicale contingenza delle creature
Recupero della tesi di Tommaso d’Aquino
• La non eternità del mondo e il suo inizio
temporale = conosciuti attraverso la rivelazione
• Un mondo eterno sarebbe in ogni caso un
mondo creato: ogni mondo possibile è
contingente
• La durata del mondo? Una durata indefinita
non ha nulla in comune con l’eternità del
Creatore che non comporta successione (a
differenza delle cose create che si sostituiscono per
riproduzione = ad es. le generazioni umane)
 Così sembrano doversi intendere i vari documenti del
Magistero: il Lateranense IV contro il manicheismo medievale
(DS 800); il Vaticano I contro i vari sistemi panteistici
dell’epoca (DS 3002); l’Humani Generis contro quelli che
«negano un inizio del mondo e sostengono la creazione come
necessaria» (DS 3890).
Una considerazione teologica della creazione, come
comunicazione di Dio stesso, aiuta a capire
l’evidente non-necessità, quindi la contingenza, la
temporalità della creazione.
W. Kern: la creazione con il suo tempo è ordinata
alla storia della salvezza, che ha il suo culmine nella
pienezza dei tempi (Gal 4,4) con l’eph’hapax di Cristo
La riflessione non è filosofica (eternità o inizio delle
cose) ma teologica: la creazione è nella linea dei
kairoi
Crisi attuale della dottrina sulla creazione?
- La sopravvalutazione del tema della salvezza portò a
restringere e a impoverire il tema della creazione
- Il Dio dell’Esodo opposto al Dio del Genesi: “La
creazione, una dottrina pericolosa?” – “Interessarsi
della creazione” = Etudes 1981.
- Lacuna anche nella catechesi: “Il dogma più
trascurato del Credo” (= Ratzinger – 1986) vede bene
come ciò comporti una concezione di Dio senza
rapporti con la materia, il fatto che il vero nome della
natura è creazione, una dimenticanza dell’orizzonte
del mondo che ricade in negativo sull’antropologia
- Movimenti ecologisti (con eccessi) hanno il merito di
aver ricordato l’esistenza del cosmo: funzione critica
Attualmente: segni che indicano il cammino
verso un migliore equilibrio:
1) Comprensione più esatta dei racconti biblici
 insegnano CHE Dio è il creatore di tutto ciò
che esiste, non intendono insegnare COME
l’uomo sia stato creato
2) Attenuazione delle controversie
sull’evoluzione
Evoluzionismo = teoria dell’origine delle forme
viventi mediante l’evoluzione delle forme di
vita più elementari verso le forme più
perfette e complesse
Evoluzionismo conciliabile con la dottrina della
creazione (specie l’ominizzazione)?
 La Scrittura non è un’istanza né a favore
né contro un evoluzionismo che non neghi il
dogma della creazione e non pretenda
esaurire la spiegazione dell’origine dell’uomo
È lecito pensare la creazione divina anche
come un concorso evolutivo divino, che
abilita una creatura ad autotrascendersi
dall’interno (non divento “un altro”, ma “un più
perfetto”) verso qualcosa di essenzialmente
più elevato.
 Es. l’Humani Generis di Pio XII = lecito
discutere l’evol. per l’origine del corpo umano.
3) Superamento degli inutili concordisimi (far
combaciare dati biblici-dogmatici e dati
scientifici)
 Unità intellettuale che prenda sul serio la
scienza senza farne un’autorità teologica
(rischio della doppia verità: positiva materialista e religiosa)
 Occorre uscire dall’ossessione di un certo tipo
di scientificità tipica dei metodi dello
scientismo
 Compito delle scienze: “cercare un principio
di spiegazione che non dissolve il mistero
delle cose” (Edgard Morin = teorico della
filosofia della scienza)
4) Reintegrazione della creazione nella
storia della salvezza senza farla
scomparire del tutto in essa
 la creazione è fatta per introdurre in una
relazione:
“Tu amerai Colui che ti ha creato”
(Lettera di Barnaba)
Alcune conclusioni
sulla teologia della
creazione
Quattro tesi sintetiche esplicitano la teologia
della creazione:
 La creazione è un “discorso teologico”. La
creazione ci parla di Dio è “ad Dei Gloriam”: in
questo senso “è” la Gloria di Dio, è
manifestazione di Dio nell’altro da sé.
Rivela Dio nella sua volontà di comunicare la
vita, l’essere, l’esistenza. Non si può, dunque,
ridurre ad una “neutro” produrre o fare
“qualcosa”.
Vedi citazione che segue:
Il cammino del mondo verso la pienezza del proprio
essere è segnato da tre compimenti: la creazione
del mondo dal Padre mediante il Figlio nello Spirito
Santo; la sua unione con Dio tramite
l’Incarnazione del Figlio inviato dal Padre e
compiuta dallo Spirito Santo, che unisce nel Cristo
le due nature, quella divina e quella umana, e, in
quest’ultima, quella di tutto il mondo «riassunto o
concentrato» nell’uomo; e, infine, la
trasfigurazione del mondo, cioè la sua definitiva
divinizzazione, con la piena trasparenza nei
confronti della Sofia divina mediante lo Spirito
Santo, mandato dal Figlio da presso il Padre”
(S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 616-7)
Precisamente per questo, in seconda battuta,
la teologia della creazione si rivela un
“discorso soteriologico”: la creazione non è
anzitutto una questione cosmologica (l’origine
delle cose da Dio).
Poiché essa è l’espressione di un Dio di Grazia
che dona la Vita e nasce entro un progetto di
comunione, si comprende che la creazione è per la Scrittura - il primo passo della storia
della salvezza, è l’attuazione storica della
predestinazione.
“soteriologico” = addirittura “pasquale”
Vedi citazione che segue:
“Il Golgota non è stato solo eternamente prestabilito al
momento della creazione del mondo come evento
temporale, ma costituisce anche la sostanza
metafisica della creazione. Il «tutto è compiuto»
divino, proclamato dalla croce, avvolge l’essere intero,
entra in relazione con tutto il creato. Il sacrificio
volontario dell’amore sacrificale, il Golgota
dell’Assoluto, è il fondamento della creazione.
Infatti, «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio Unigenito», e lo ha mandato «non a giudicare il
mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui»
(Gv 3,16-17). Il mondo è stato creato dalla croce,
eretta da Dio su di sé per amore. La creazione è
un atto non solo dell’onnipotenza e della prescienza di
Dio, ma anche di un amore che porta al sacrificio”
(S.N. Bulgakov, La luce senza tramonto, 208).
 Entro questo orizzonte si comprende a che livello la
teologia della creazione sia anche un “discorso
antropologico”: non solo perché entro la creazione
si trova quella singolare creatura che è l’essere
umano, ma soprattutto perché – secondo il progetto
divino – egli è collocato al “centro” del creato. La
visione cristiana della creazione è, in questo senso,
“antropocentrica”: il mondo è per l’uomo e
costui ne determina il senso, la bontà o il
fallimento. Evidentemente tale “centralità” non è da
intendere in maniera arbitraria e “ab-soluta”. Alla luce
della Scrittura e del progetto salvifico, la signoria
dell’uomo sul creato può essere intesa solo per
derivazione da Dio, rimanendone intrinsecamente
determinata.
 Infine, la dottrina cristiana della creazione non
sarebbe completa senza tener conto
dell’intrinseca “tensione escatologica” che la
anima: la creazione è il punto di partenza, il
primo atto della storia della salvezza. Creando il
discorso di alleanza di Dio non è “terminato” –
potremmo dire – ma semplicemente “iniziato”. Il
senso della creazione, infatti, la salvezza del
mondo, si rivelerà e si compirà solo nell’escaton,
là dove si attuerà pienamente e definitivamente
la volontà di comunione del Padre.
Vedi citazione che segue:
“L’azione della grazia dello Spirito Santo lo prepara ad
accogliere la parusia, la quale presuppone la sua
glorificazione. La manifestazione del Signore nella
gloria, cioè in tutta la potenza dello Spirito Santo, è
altresì la trasfigurazione del mondo. Fino a quando il
Signore era nel mondo nella sua condizione di servo,
l’azione dello Spirito Santo, su di lui riposante, era
limitata e si manifestava solamente in connessione al
suo ministero nella potenza taumaturgica […]. Ma alla
parusia, il Cristo viene nel mondo nella gloria, e
questo significa che il mondo entra nella gloria del
Cristo. Quantunque passi attraverso il fuoco della
trasfigurazione, il mondo non ne è distrutto, poiché
possiede una sua refrattarietà: esso non brucia, in
quanto nel mondo è presente il Cristo; e se il Cristo è
nella gloria, allora anche il mondo è nella gloria.
Ora questa glorificazione e questa trasfigurazione
del mondo non significano altro che la
cessazione della kenosi dello Spirito Santo, che
agisce nel mondo ormai in tutta la propria
potenza. Questa sua azione «senza misura» è
la parusia dello Spirito Santo, che si attua
assieme alla parusia del Cristo. Lo Spirito
Santo, che alla Pentecoste è disceso nel
mondo in una maniera nascosta, alla parusia
manifesta in esso tutta quanta la propria
potenza e la propria gloria, e non più nelle
singole lingue di fuoco su ciascuno degli
apostoli, ma nel fuoco della trasfigurazione
del mondo”
(S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 607-8).
Scarica

document