Ispettoria Meridionale: Incontro di animazione missionaria
La salvaguardia
del creato: il
“problema” rifiuti
Soverato, 27 - 28 ottobre 2007
Ispettoria Meridionale: Incontro della animazione missionaria
Il culmine
dell’umanità
Da un punto di vista demografico ed economico, la nostra epoca è
unica nella storia dell’umanità. Saranno le nostre scelte per i prossimi
decenni a decidere se si tratta dell’inizio della sostenibilità
ambientale o di quella del collasso.
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Ghiaccio artico a 4 milioni di km², nuovo
minimo assoluto. [2/2]
Deforestazione in Amazzonia - Le immagini
del satellite
La
deforestazione
inizia a spina di
pesce (un po'
come si sfrutta
una miniera): si
apre una strada
nella foresta, da
cui poi si
dipartono i tagli
secondari.
Deforestazione in Amazzonia - Le immagini
del satellite
Nella foto qui a
fianco invece la
deforestazione
è completa su
buona parte del
territorio.
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Tutto
il creato è in realtà un “meccanismo naturale” , dove ogni
essere vivente fa parte di un sistema complesso di relazioni di
scambi con altri esseri viventi di altre specie.
Dal “meccanismo naturale” , l’uomo ha deciso di essere la rotella
difettosa che sta mettendo in crisi il funzionamento di questa creatura
perfetta chiamata NATURA.
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Per la prima volta nella storia, per l’uomo di oggi si affacciano alcune crisi
che potrebbero sconvolgere il delicato “equilibrio biologico” :
• il problema demografico;
• la possibile alterazione permanente dell’atmosfera e del
clima;
• l’esaurimento delle risorse energetiche.
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Tutto ciò è la logica conseguenza di un uso dissennato:
• delle risorse terrestri, ritenute a torto inesauribili;
• della natura, ritenuta a torto un sistema in grado di riparare
eternamente ai danni subiti;
• dell’uomo, ritenuto a torto capace di subire indenne le aggressioni
chimiche e psicologiche o comunque capace con le proprie abilità e
tecnologie di dominare processi di squilibrio di dimensioni planetarie.
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Se
è vero che il principio per cui in natura nulla si crea e nulla si
distrugge ma tutto si trasforma, allora è indiscutibile che il concetto
stesso di rifiuto contiene in sé un controsenso: la natura non rifiuta
nulla, che noi vogliamo o no, tutto viene assimilato dal nostro
ambiente, spetta solo a noi fare in modo che ciò avvenga nei modi
giusti, anzi convenienti.
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Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di energia per trasformare le materie
prime in materie o oggetti utili alla loro esistenza. Così facendo producono
rifiuti. In natura (dove nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma) i
rifiuti prodotti da certi organismi vengono sfruttati da altri organismi,
in un ciclo di riutilizzo continuo.
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L’uomo, però, grazie alla tecnologia, ha creato dei materiali che gli altri
esseri viventi non sono in grado di inserire nel ciclo di riutilizzo
continuo e che stanno portando scompiglio in quel delicato “equilibrio
biologico” di cui abbiamo parlato prima…
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L’uomo
generava
del passato, diciamo fino a prima della rivoluzione industriale,
rifiuti
che
erano
pochi e poco duraturi, costituiti
principalmente da materiali naturali , che gli consentivano
di
disperderli in maniera incontrollata nell’ambiente che sarebbe
stato in grado di immetterli nuovamente nel ciclo di utilizzo continuo.
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L’uomo del presente, rispetto al passato, genera rifiuti molto diversi sia per
quantità che per qualità. La quantità è aumentata in conseguenza sia
dell’incremento demografico sia delle abitudini di consumo
dell’ultimo secolo. La qualità è cambiata grazie alla moderna tecnologia
che consente di avere oggetti in materiali nuovi, con costi contenuti, molto
più leggeri e pratici, igienici e sicuri.
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Questi
materiali sono comparsi da troppo poco tempo sul nostro
pianeta, e la loro complessità non consente agli altri organismi viventi di
immetterli nel ciclo continuo di riutilizzo in tempi utili a mantenere il famoso
equilibrio biologico. Facciamo alcuni esempi che indicano quanto tempo
occorre per la decomposizione di materiali molto comuni …
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4.000 anni
da 100 a
1000 anni
2 anni
da 20 a
100 anni
Da 4 a 12 mesi
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5 anni
3 mesi
1000 anni
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Nel 2005, in Italia sono stati prodotti oltre
140 milioni di tonnellate di rifiuti di cui 31,6 milioni di
tonnellate di rifiuti urbani, 56,4 milioni di tonnellate di rifiuti
speciali (tra cui 5,3 milioni di pericolosi) e oltre 46 milioni di tonnellate di
rifiuti da costruzioni e demolizioni.
Fonte: Rapporto Rifiuti 2006 – ONR e APAT
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La produzione di rifiuti urbani è stata negli ultimi
anni costantemente in crescita con un aumento
del 5,1% tra il 2000 e il 2005. Nel 2005 si è registrato un tasso di crescita
rispetto al 2004 dell’1,7%. La crescita è stata più pronunciata al Centro (+ 2%)
e più bassa al Nord (+ 0,14%) e al Sud (+0,01%)
Fonte: Rapporto Rifiuti 2006 – ONR e APAT
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Quanto rifiuto produce in media un italiano:
La produzione
dei rifiuti urbani
procapite è
cresciuta da
501 kg/procapite
nel2000 a
539 kg/ab/anno
nel 2005
Fonte: Rapporto Rifiuti 2006 – ONR e APAT
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Ma dove vanno a finire tutti questi rifiuti
Fonte: Rapporto Rifiuti 2006 – ONR e APAT
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La discarica controllata
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L’impianto di compostaggio
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L’impianto di termovalorizzazione
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I rifiuti possono diventare un problema cha va
gestito correttamente e che deve poggiare su diversi livelli di intervento:
Ridurre :
diminuire la produzione di rifiuti utilizzando processi produttivi
meno inquinanti, aumentando la durata e la possibilità di utilizzazione
ripetuta dei prodotti e riducendo la quantità di materia contenuta negli
imballaggi destinati a diventare rifiuti
Riutilizzare
: impiegare nuovamente le materie prime recuperate in nuovi
processi produttivi
Riciclare :
favorire la raccolta differenziata e il riciclaggio dei rifiuti
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La Raccolta Differenziata, ossia la raccolta che
separa i rifiuti secondo caratteristiche merceologiche omogenee) è il più
importante strumento per la Riduzione, il Riutilizzo e il Riciclo dei
rifiuti.
Fonte: Rapporto Rifiuti 2006 – ONR e APAT
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Composizione media del rifiuto urbano
30%
di rifiuto organico putrescibile
24%
di carta e cartone
20%
di stracci e legno
13%
di plastica e gomma
8%
di vetro
4%
di metalli
1%
di materiali pericolosi (pile, farmaci …)
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Il rifiuto organico:
È un materiale biodegradabile, cioè può essere scomposto in sostanze più
semplici per azione di organismi viventi decompositori.
È il principale protagonista del Rifiuto Solido Urbano con una presenza
che varia in funzione dell’area geografica dal 30% al 45%.
Per il suo recupero si utilizza il metodo del compostaggio…
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La carta e il cartone:
La materia prima per la fabbricazione della carta è oggi il legno, anche se
alcuni tipi di carta vengono oggi prodotte dalle alghe e dal mais.
Quello per ottenere la carta è un processo produttivo ad impatto
ambientale devastante.
Pensate che per produrre 1 tonnellata di carta vergine occorrono 15
alberi, 444.000 litri di acqua e 7.600 kWh di energia elettrica
La carta, però, ha il vantaggio di essere completamente riciclabile. Facendo
così per ottenere 1 tonnellata di carta riciclata occorrono:
0 alberi, 1.800 litri di acqua e 2.700 kWh di energia elettrica
Il 38% della carta prodotta finisce
in libri, giornali e riviste. Il
7% nella produzione di carte per
usi domestici e igienico –
sanitari. Il restante 55% serve a
confezionare e ad imballare.
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La plastica:
Viene creata da un processo di cracking di un idrocarburo generato
durante il processo di raffinazione del petrolio detto virgin nafta.
Solo il 4% del petrolio estratto, comunque, è impiegato per produrre
plastica, mentre il restante 96% viene consumato come combustibile.
Si ottengono così dei monomeri (unità base)
che, legati tra loro o con altre sostanze,
formano i diversi polimeri plastici, che
sono difficilmente biodegradabili
In apparenza le plastiche sembrano tutte
uguali, ma in realtà ciascuna ha caratteristiche
chimiche che la rendono unica e adatta ad un
uso specifico
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•Le plastiche più diffuse sono:
• il PET (Polietilene Tereftalato): è il tipico polimero utilizzato
per la produzione delle bottiglie per l’acqua grazie alla sua capacità di
trattenere la CO2 tipica delle acque effervescenti;
•Il PVC (PoliVinilCloruro): è impiegato nella produzione di flaconi,
nastri adesivi, pellicole, tubi e cavi elettici. È un ottimo isolante.
•Il PE (PoliEtilene): impiegato nella produzione di imballaggi e
contenitori e i famosi sacchetti e buste. Consente di avere diverse densità
molecolari (High e Low Density) per cui può essere sia rigido che
flessibile.
• il PP (PoliPropilene): impiegato nella produzione di contenitori.
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Il vetro:
Il vetro è fatto di carbonato di sodio (soda), silice (sabbia) e
carbonato di calcio (calcare). Per produrlo è necessario mescolare tali
materie prime e raggiungere altissime temperature (circa 1500 gradi C°).
Offre caratteristiche chimico - fisiche che lo rendono praticamente
inattaccabile dagli agenti degradatori.
Aggiungendo ad esso altri elementi, quali
stagno e titanio, se ne aumenta la
resistenza.
Il vetro ha 7 vite come i gatti …
praticamente
all’infinito!
lo
si
può
impiegare
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Il vetro:
Per produrre 1 tonnellata di vetro sono necessari:
• 742 kg di sabbia
• 170 kg di soda
• 170 kg di calcare
• 60 kg di altri elementi
La differenza è una inevitabile perdita del processo.
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L’Alluminio:
L’alluminio è il frutto di un processo industriale che richiede come materia
prima la bauxite un minerale raro presente solo in alcune aree della
crosta terrestre (l’Africa è una dei maggiori esportatori).
Per
ottenere
dalla
bauxite
1kg
di
alluminio sono necessari dai 14 ai 16
chilowattora, mentre per ricavare la stessa
quantità di prodotto dall’alluminio usato
servono solo 0,7-0,8KWh
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Il giro del
mondo in sette
bandiere
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Le bandiere come
simboli dei principali
problemi del mondo
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La via dello spreco
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Mondo vuoto
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Mondo pieno
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La clessidra dell’economia
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Il programma
delle 8 R
(Serge Latouche)
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La “societa’ della decrescita” presuppone, come
primo passo, la drastica diminuzione degli effetti
negativi della crescita e, come secondo passo,
l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita:
ridurre il saccheggio della biosfera non puo’ che
condurci ad un miglior modo di vivere. Questo
processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8
R: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare,
rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare,
riciclare. Tutte insieme possono portare, nel tempo,
ad una decrescita serena, conviviale e pacifica.
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1. Rivalutare
Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali
organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che
devono essere cambiati. L’altruismo dovra’
prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla
concorrenza, il piacere del tempo libero
sull’ossessione del lavoro, la cura della vita
sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale,
il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale.
Questa
rivalutazione
deve
poter
superare
l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono
sistemici, sono cioe’ suscitati e stimolati dal sistema,
che a loro volta contribuiscono a rafforzare.
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2. Ricontestualizzare
Modificare il contesto concettuale ed emozionale di
una situazione, o il punto di vista secondo cui essa e’
vissuta, cosi’ da mutarne completamente il senso.
Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i
concetti di ricchezza e di povertà e ancor più
urgentemente per scarsità e abbondanza, la
“diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario
economico. L’economia attuale, infatti, trasforma
l’abbondanza naturale in scarsità, creando
artificialmente mancanza e bisogno, attraverso
l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.
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3. Ristrutturare
Adattare in funzione del cambiamento dei valori le
strutture economico-produttive, i modelli di
consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, cosi’ da
orientarli verso una societa’ di decrescita. Quanto
piu’ questa ristrutturazione sara’ radicale, tanto piu’
il carattere sistemico dei valori dominanti verra’
sradicato.
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4. Rilocalizzare
Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti
da aziende sostenute dall’economia locale. Di
conseguenza, ogni decisione di natura economica va
presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le
idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di
merci e capitali devono invece essere ridotti al
minimo, evitando i costi legati ai trasporti
(infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra
e cambiamento climatico).
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5. Ridistribuire
Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle
risorse naturali e ad un’equa distribuzione della
ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e
condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno
piuttosto che “dare di piu’”.
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6. Ridurre
Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e
consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va
ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari a un
pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di
vita
decoroso
(riscaldamento,
igiene
personale,
illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali
fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un
piccolo radiatore acceso di continuo (1kw). Oggi il Nord
America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale
cinque, mentre un terzo dell’umanita’ resta ben sotto
questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per
assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.
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7. Riutilizzare
Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziche’ gettarli
in discarica, superando cosi’ l’ossessione, funzionale alla
societa’ dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la
continua “tensione al nuovo”.
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8. Riciclare
Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti
dalle nostre attivita’.
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La terra non è un dono dei nostri
padri ma un PRESTITO dei nostri
figli… (antico proverbio indiano)
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GRAZIE PER LA
CORTESE
ATTENZIONE!!!
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