Ambasciata d’Italia
CANBERRA
Bollettino della Comunità
Scientifica in Australasia
Settembre 2004
Anno IV – Fascicolo III
Ufficio dell’Addetto Scientifico
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Scientifica in Australasia
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II
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Introduzione
Oggi la conoscenza scientifica e le risorse umane qualificate rappresentano fattori di
crescita strategici, e il mondo della ricerca e delle universita’ e’ sempre piu’ esposto a
nuovi quesiti . Nell’attuale momento di grandi mutamenti sia nazionali che
internazionali la ricerca costituisce una risorsa che deve esere correttamente utilizzata e
valorrizzata.
Infatti, le universita’ e le istituzioni di ricerca sono spesso soggette a richieste miranti
ad una loro differente e maggiore presenza esterna, non solo come attori della
promozione della cultura e del progresso scientifico e tecnologico, ma anche come
attori che possono sostenere lo sviluppo economico e fornire servizi avanzati. Le
universita’ sono considerate luoghi previlegiati dove le risorse umane vengono
formate; risorse che sono diventate cruciali per la competitivita’ delle industrie e la
promozione di nuovi settori.
Non sempre la ricerca si traduce in trasferimento tecnologico e, quindi, in un concreto
vantaggio per le imprese; cio’ non tanto per problemi di qualita’ intriseca quanto per
scarsa capacita’ di sfruttare i risultati dal punto di vista economico e commerciale. In
Italia, cosi’ come in Australia, questa difficolta’ e’ dovuta sia a carenza del lato delle
offerte che del lato della domanda. Infatti, vi e’ da registrare per il sistema della ricerca
di entrambi i paesi una consolidata attitudine a sviluppare ricerca fondamentale o di
base (con una scarsa capacita’ di dialogo con il mondo imprenditoriale) e, nello stesso
tempo, i due sistemi produttivi sono caratterizzati da una alta presenza di piccole e
medie imprese sul territorio, la maggior parte delle quali operano in settori tradizionali
dell’industria. Non e’, quindi, sempre facile identificare in modo puntuale la domanda
di ricerca che queste imprese raramente riescono a definire in modo chiaro, perche’ le
conoscenze e le tecnologie di cui hanno bisogno sono sempre piu’ estranee alla cultura
specifica dei settori in cui operano e perche’ le loro stesse piccole dimensioni
costituiscono spesso una barriera all’acquisizione diretta di queste tecnologie e
competenze. Nello stesso tempo, il prodotto della conoscenza, qualora non utilizzato
dal sistema produttivo, non puo’ rimanere in “magazzino” e dovra’ collocarsi sul
mercato, pena l’obsolescenza, e pertanto deve esseci un adeguato sistema tale da
garantire un ritorno all’ente pubblico che l’ha generato.
Le piccole e medie imprese necessitano di trasferimento di conoscenze scientifiche e
tecnologiche per mantenere la loro competitivita’ sui mercati e questo, dato le limitate
risorse, non puo’ che giungere dalle universita’ e dai centri di ricerca pubblici. Il
sistema della ricerca nazionale non puo’ continuare ad essere sostenuto
prevalentemente da finanziamenti pubblici (vedasi la spesa in R&D di entarmbi i paesi
rispetto la media OECD) ma dovra’ trovare nelle imprese private una forma di
finanziamenti aggiuntivi. Pertanto diventa fondamentale il dupplice intervento dei
governi: rendere disponibile un’adeguata “struttura” scientifico-tecnologica di
supporto e, nello stesso tempo, favorirne una rapida e diffusa utilizzazione. In tale
contesto, entrambi i Paesi si sono orientati ad individuare soluzioni che risultano un
compromesso tra le seguenti due posizioni:
−Valorizzare il contributo della ricerca pubblica al processo d’innovazione in
senso piu’ “generale’, attraverso la capacita’ di risolvere problemi complessi e di
porne di nuovi. Pertanto porre maggiore attenzione alla formazione delle risorse
umane (ricercatori, studenti e docenti) e al consolidamento delle competenze di
ricerca che possono attrarre anche investimenti dall’estero.
III
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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−Rafforzare l’orientamento “imprenditoriale” del sistema della ricerca pubblica,
attraverso l’intensificazione dell’impegno nel trasferimento tecnologico, la
semplificazione e l’accelerazione del processo di creazione d’imprese
“accademiche”, intensificazione del contatto diretto con le imprese, l’incremento
dell’attivita’ di ricerca su commessa (attraverso bandi ad hoc a livello regionale) e
di concessione di licenze;
In Italia, in generale, l’analisi dei brevetti del settore pubblico non e’ particolarmente
sviluppata in quanto solo nell’ultimo decennio il numero dei brevetti ha assunto una
importanza equivalente a quello delle pubblicazioni scientifiche nella valutazione
dell’efficienza della ricerca, mentre in Australia ci sono diversi rapporti che
consentono un piu’ preciso monitoraggio. Nelle tabelle successive sono evidenziati i
dati piu’ recenti sul numero dei brevetti depositati a livello internazionale che danno
un idea dell’attivita’ di ricerca applicata sviluppata in Italia e e in Australia.
Tabella 1 Brevetti europei ed americani concessi ad Enti pubblici di ricerca italiani nel periodo
1982-1999 (Fonte Piccalunga e Patrono 2000)
European
U.S. Patent
Totale
Patent
Office
Office
CNR
63
121
184
ENEA
39
30
69
Universita’ La Sapienza Roma
2
4
6
Universita’ di Parma
3
3
6
Scula Superiore Sant’Anna di Pisa
2
3
5
Politecnico di Torino
2
2
Universita’ Cattolica di Milano
1
1
Universita’ di Genova
1
1
Universita’ di Siena
1
1
Universita’ di Napoli
1
1
Totale
111
165
276
Tabella 2 Brevetti americani concessi ad Enti pubblici di ricerca australiani nel periodo 1984-1998
(Fonte ARC – Investing our Future)
1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998
CSIRO
52
57
139
248
Governo Australiano (Commonwealth)
52
24
10
86
Telstra
13
13
Australian Atomic Energy Commission
3
2
5
Research Laboratories of Australia
2
3
5
Australian
Telecomunication
3
3
Commission
Meat Research Corp.
6
6
Australian Nuclear S&T Organization
2
3
1
6
Other Australian Gov Organization
10
12
12
34
Other Coassignees
12
10
20
42
Totale
136
108
204
448
IV
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Tabella 3 Brevetti americani concessi ad universita’ (*) australiane nel periodo 1984-1998 (Fonte
ARC – Investing our Future)
1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998
University of Melbourne
5
23
33
61
University of New South Wales
34
13
11
58
University of Sydney
4
10
19
33
Australian National University
5
11
21
37
University of Queensland
6
7
10
23
Monash University
5
2
7
14
Flinders University of South Australia
4
1
4
9
University of Western Australia
6
4
10
Totale
63
73
109
245
(*) Le Universita’ Australiane sono enti autonomi che ricevono finanziamenti pubblici
per la ricerca e la formazione.
Dalle tabelle su esposte si evince come la cultura del “pervenire al brevetto”, dopo la
fase della ricerca, sia piu’ diffusa negli enti pubblici di ricerca australiani rispetto a
quelli italiani e questo aspetto risulta piu’ pronunciato nell’ambiente universitario. Di
fatto le universita’ australiane sono piu’ esposte al libero mercato, il numero degli
studenti (circa il 14% provengono dal Sud Est Asiatico), delle pubblicazioni
scientifiche e dei brevetti sono elementi vitali per la loro immagine e sopravvivenza. Il
problema australiano e’ che tali brevetti non sempre vengono sfruttati dall’industria
nazionale e pertanto costituiscono si’ un patrimonio del kow-how del paese ma,
questo, non viene del tutto sfruttato in “casa”.
In Italia, al fine di consentire in futuro un piu’ facile approccio al brevetto del risultato
di ricerca, sono in atto modifiche e snellimenti nelle procedure per l’ottenimento dei
brevetti (consolidamento del brevetto europeo ed introduzione del brevetto
comunitario) soprattutto da parte degli enti pubblici di ricerca. Va registrato
comunque, che nella maggior parte dei casi italiani, le invenzioni brevettate sono il
risultato di progetti finalizzati del MIUR o operativi nell’ambito dei Programmi
Quadro Europei. Pertanto, la decisione di brevettare e’ legata soprattutto al
raggiungimento di risultati positivi dal punto di vista scientifico tecnologico e,
raramente, a seguito di contatti con imprese che hanno manifestato un interesse
all’invenzione.
Rimane, tuttavia, aperta una questione etico-istituzionale, oltre che commerciale, che
le istituzioni pubbliche di ricerca dovranno affrontare in futuro, ovvero ricercare
l’equilibrio tra exploration ed exploitation, tra risultati da diffondere e risultati da
proteggere, tra incentivi alla ricerca finalizzata e alla ricerca fondamentale o di base.
Pertanto, oltre a pensare a strategie su come aumentare il numero di brevetti nazionali,
ci sarebbe da porsi la domanda cosa brevettare e cosa pubblicare e, piu’ in generale,
come impostare una vera politica della ricerca scientifica e dell’innovazione
tecnologica nazionale.
Nicola Sasanelli
Addetto Scientifico
V
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Introduction
Today’s scientific knowledge and qualified human resources represent strategic growth
factors, and the world of research and universities is increasingly exposed to new
challenges. In a moment of great national and international changes, research
represents a resource which has to be used and valued correctly.
Universities and research institutions are often required to have a different and
stronger external presence, not only to promote culture and scientific-technological
progress, but also to sustain the economic development and provide advanced
services. Universities are considered privileged places for the formation of human
resources, which have become crucial for companies’ competitiveness and for the
promotion of new sectors.
Research does not always mean technological transfer and therefore a concrete
advantage for companies; the cause is not the intrinsic quality, but rather the scarce
capacity to apply the results to economic or commercial uses. In Italy, as in Australia,
this problem is due to a lack of offer and demand. The research systems of both
countries possess a consolidated attitude to develop fundamental or basic research
(with a scarce capacity of communicating with the entrepreneurial world) and, at the
same time, the two productive systems are characterised by a strong presence of small
and medium sized companies on the territory, the majority of which operate in
traditional industrial sectors. Therefore, it is not always easy to identify the research
demand, which these companies rarely manage to define clearly in time. This is
because the knowledge and technologies they need are more and more alien to the
specific culture of the sectors in which they operate and because their small
dimensions often represent a barrier to the direct acquisition of these technologies and
competence. At the same time, the product of knowledge, when not used by the
productive system, cannot remain in the “store” and will have to be put on the
market, otherwise it will remain obsolete. Therefore, there must be an adequate
system, able to guarantee a profit to the public organisation which generated it.
Small and medium sized companies need continuous transfer of scientific knowledge
and technologies to maintain their competitiveness on the markets and, considering
the limited resources, such transfer can only come from universities and public
research centres. The national research system cannot always be sustained by public
funding (see the R&D expenditure of both countries compared to the OECD
average) but it will have to seek a form of additional funding in private companies.
Therefore, a double intervention of the governments becomes fundamental: to
provide an adequate scientific-technological “structure” of support and, at the same
time, to facilitate a rapid and widespread use. In this context, both countries are
oriented towards solutions which represent a compromise between the two following
positions:
−To value the contribution of public research to the process of innovation in a
more “general” sense, through the capacity of solving complex problems and
creating new ones. This means to pay more attention to the formation of human
resources (researchers, students and teachers) and to the consolidation of
research competence which can mean additional funding from abroad.
−To improve the “entrepreneurial” orientation of the public research system, by
strengthening the commitment for technological transfer, simplifying and
accelerating the process of creation of “academic” companies, intensifying the
VI
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direct contact with the companies, increasing research activities on order
(through announcements at regional level) and through the emission of patents;
Generally, the analysis of patents in the public sector is not particularly developed in
Italy. Only in the last ten years the number of patents has become as important as
scientific publications in evaluating the efficiency of research, whereas in Australia
there are various reports allowing a more precise control. The following charts show
the most recent data on the number of patents claimed at international level, which
give an idea of the applied research activity developed in Italy and Australia.
Table 1 European and American Patents released to Italian public research Organisations
the period 1982-1999 (Source Piccalunga and Patrono 2000)
European
U.S. Patent
Patent
Office
Office
CNR
63
121
ENEA
39
30
University La Sapienza of Rome
2
4
University of Parma
3
3
Sant’Anna Advanced Institute of Pisa
2
3
Polytechnic of Turin
2
Catholic University of Milan
1
University of Genoa
1
University of Siena
1
University of Naples
1
Total
111
165
during
Total
184
69
6
6
5
2
1
1
1
1
276
Table 2 American Patents released to Australian public research Organisations during the period
1984-1998 (Source ARC – Investing our Future)
1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998
CSIRO
52
57
139
248
Australian Government (Commonwealth)
52
24
10
86
Telstra
13
13
Australian Atomic Energy Commission
3
2
5
Research Laboratories of Australia
2
3
5
Australian
Telecommunication
3
3
Commission
Meat Research Corp.
6
6
Australian Nuclear S&T Organization
2
3
1
6
Other Australian Gov Organization
10
12
12
34
Other Coassignees
12
10
20
42
Total
136
108
204
448
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Table 3 American Patents released to Australian universities (*) during the period 1984-1998
(Source ARC – Investing our Future)
1984-89
1989-93 1994-98 1984-1998
University of Melbourne
5
23
33
61
University of New South Wales
34
13
11
58
University of Sydney
4
10
19
33
Australian National University
5
11
21
37
University of Queensland
6
7
10
23
Monash University
5
2
7
14
Flinders University of South Australia
4
1
4
9
University of Western Australia
6
4
10
Total
63
73
109
245
(*) Australian Universities are independent organisations, which receive public funds
for research and education.
From the charts above, it is clear how the culture “to obtain a patent”, after the
research phase, is more widespread among the Australian public organisations than in
the Italian ones, and this aspect is more visible in the academic environment.
Australian Universities are more exposed to free market. The number of students
(about 14 % come from South East Asia), scientific publications and patents are vital
elements for their image and survival. The problem in Australia is that such patents
are not always exploited by the national industrial sector and therefore they represent
a heritage of the national know how, which is not however exploited “at home”.
In Italy, in order to allow an easier approach to the patent after research results,
changes and streamlining of the procedures for obtaining patents are underway
(consolidation of the European patent and introduction of the community patent)
especially on behalf of public research centres. It has to be noted, however, that in the
majority of Italian cases, patented inventions are the result of projects funded by the
MIUR or part of European Framework Programs. Therefore, the decision to release
patents is linked to the achievement of positive results in scientific and technological
terms. This is rarely due to contacts with companies showing interest in the invention.
There is, however, an ethical-institutional and commercial question, which public
research institutions will have to face in the future: to seek the balance between
exploration and exploitation, between results to promote and results to protect,
between incentives to applied research and basic or fundamental research. Therefore,
besides thinking about strategies on how to increase the number of national patents, it
would be important to wonder what should be patented and published and, more
generally, how to plan a true policy of national scientific research and technological
innovation.
Nicola Sasanelli
Scientific Attache’
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Scientifica in Australasia
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Direttore responsabile:
ing. Nicola Sasanelli
Responsabile e coordinamento editoriale:
dott.ssa Alessandra Iero
Comitato di Redazione:
dott. Bob Brockie – Victoria University
dott. Michael Cantoni – University of Melbourne
dott.ssa Anna Maria Fioretti – CNR Padova
dott. Stefano Girola – University of Queensland
dott. Guido Governatori – University of Queensland
dott.ssa Lynne Hunter – Delegation of the European Commission
to Australia and New Zealand
dott. Bruno Mascitelli – Swinburne University
dott.ssa Daniela Rubatto – Australian National University
dott.ssa Marilena Salvo - Australian National University
dott.ssa Alessandra Warren - Australian National University
Traduzioni a cura di: Enrico Zorzella
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Ambasciata d’Italia in Canberra
Ufficio dell’Addetto Scientifico
Comitato di Redazione
12 Grey Street
DEAKIN ACT 2600
Tel. (+61) (2) 6273 3333
Fax (+61) (2) 6273 2406
http://www.scientific.ambitalia.org.au/
[email protected]
ISSN 1446 - 9588
Il Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia si basa sul libero apporto dei ricercatori. Per
tale motivo gli autori se ne assumono interamente la responsabilità.
The Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia is based on the free contribution of
researchers. For this reason, the authors take on full responsibilities.
XII
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Sommario
EVENTI Promossi dall’Ufficio Scientifico
dell’Ambasciata d’Italia a Canberra
pag. 1
Forum scientifico italo-australiano in ACT “Una serie di seminari per presentare e
discutere le collaborazioni scientifiche tra Italia e Australia”
pag. 5
IT-AU Science Forum in the ACT “A seminar series to present and discuss scientific
collaboration between Italy and Australia”
pag. 8
Luciano Lombardo
Forum scientifico italo-australiano in ACT: Scienze matematiche, scienze
dell'informazione ed ingegneria
pag. 11
IT-AU Science Forum in the ACT: Mathematical sciences, information sciences and
engineering seminar
pag. 12
Lilia Ferrario
Forum scientifico italo-australiano in ACT: Astronomia e Astrofisica
pag. 13
IT-AU Science Forum in the ACT: Astronomy and Astrophysics
pag. 14
Marilena Salvo
Forum scientifico italo-australiano in ACT: Scienze della Terra
pag. 15
IT-AU Science Forum in the ACT: Earth Sciences
pag. 17
Daniela Rubatto
Il National ICT Australia avvia una nuova filiale in societa` con l’Universita` di
Melbourne ed il Governo del Victoria
pag 19
National ICT Australia Establishes Victoria Node in Partnership with the University
of Melbourne and Victorian Government
Clare MacDonald, Annette McLeod
XIII
pag 21
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La siccita’ australiana ed il Protocollo di Kyoto
pag 23
The Australian drought and the Kyoto Protocol
pag 25
Nicola Sasanelli, Alessandra Iero
Econofisica: un nuovo strumento per investigare i mercati finanziari
pag 27
Econophysics: a new tool to investigate financial markets
pag 31
Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello
L’Australia si candida per ospitare il 34° congresso geologico internazionale
a nome dell’intera Oceania
pag 35
Australia bids for 34th international geological congress on behalf of
Oceania region
pag 37
La prevalenza e le caratteristiche peculiari dei disturbi mentali in un gruppo di italoaustraliani richiedenti il “counselling” psicologico: una lettura psicodinamica
pag 39
A psychodynamic study of the prevalence and peculiar features of mental disorders in
a cohort of Italian-Australians undergoing counselling
pag 47
Carmelo Pollicina
Una finestra sulla Commissione Europea
A window on the European Commssion
Lynne Hunter
pag 57
pag 61
Una finestra sull’economia
A window on the Economics
Bruno Mascitelli
pag 65
pag 67
La scienza: una finestra aperta sulla cultura
Science: a window open on culture
Stefano Girola
pag 73
pag 77
XIV
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio dell’Australasia
La gravita’ a Gingin
pag 83
Journey in the Academic and Research world of Australasia
Gravity at Gingin
pag 87
Alessandra Iero
Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio italiano
Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA)
del CNR
Journey in the Academic and Research world of Italy
The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA)
of CNR
Anna Maria Fioretti
pag 95
pag 103
Notizie flash dal mondo delle riviste tecnico-scientifiche Australiane
ü Attualità
pag 115
•
Protezione per il deserto antartico.
•
L’Università del Queensland a capo della pedologia mondiale
ü Ricerca, Sviluppo e Innovazione
pag. 116
•
Come evitare di svegliarsi durante le operazioni chirurgiche
•
Operazioni cardiache robotizzate
•
Non e’ piu’ necessario distruggere il fotone per osservarlo!
ü Nuove Tecnologie e Nuovi materiali
•
Rivoluzionario polimero per la riparazione delle ossa
•
Nuovo cemento high-tech, piu’ leggero e piu’ forte
ü Information Technology
•
pag. 117
pag. 118
Un programma per velocizzare le simulazioni al computer
XV
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ü Sanità
pag. 119
•
Legame tra le malattie cardiache e le infezioni cutanee
•
Legame tra autismo e problemi alla nascita
•
Un metodo statistico per la cassificazione della leucemia linfoblastica acuta
ü Ambiente
pag. 120
•
Il DNA dei delfini
•
Il platypus ha sensori elettrici
•
Frumento resistente alle erbe infestanti
•
Alghe simbiotiche potrebbero salvare i coralli
•
Non piu’ targhette per i pinguini
•
Depositi glaciali della Nuova Zelanda per la ricostruzione del clima
•
Le automobili che utilizzano gas inquinano ancora
ü Spazio
pag. 123
•
Andrew Prentice sopravvive ad un incontro con phoebe!
•
I mostri quasar vivono in umili case
•
Server intasati dal transito di Venere
News from the Italian technical-scientific journal
ü Current Affairs
pag. 131
•
The Noah’s Ark of Cultural Heritage
•
News from: International Whaling Commission's annual meeting.
•
Buon appetito: Russian cosmonauts on a Mediterranean diet
•
e-Commerce will help rationalise pharmaceutical costs
ü Research, Development, Innovation
•
The wind and wave atlas for the Mediterranean Sea
XVI
pag. 134
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ü New Technologies - New Materials
•
Satellites aiding disaster relief
•
Satellites are tracing Europe's forest fire scars
pag. 135
ü Medicine
•
pag. 137
A new test for screening toxic compounds is a good alternative to animal
experimentation.
•
Vaccine nips breast cancer in the bud
•
Italian research links diet with endometriosis risk
•
Weight loss, lifestyle changes associated with improved sexual function in
obese men with erectile dysfuntion.
•
InterAcademy medical panel moves to Trieste
•
One glass of CNR wine drives the doctor away
•
New vaccines from plants
ü Environment and Earth Science
pag 140
•
Oldest Antarctic ice core reveals climate history
•
Clouds, atmospheric pollution and climate
ü Space
pag. 134
•
An Exo-Solar Planet candidate discovered by an Italian Group.
•
Old galaxies in the young universe: Very large telescope unravels new
population of very old massive galaxies
Programma delle Conferenze scientifiche in Australasia
pag. 143
Principali siti Web
pag. 145
XVII
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XVIII
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EVENTI
Promossi dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia in Canberra
[email protected]
September 2004 - May 2005, Canberra
Italy-Australia Science Forum in the ACT: “A seminar series to present and
discuss scientific collaboration between Italy and Australia”
ARIA-Canberra together with the Scientific Office of the Embassy of Italy, and
DEST, with the endorsement of the Delegation of the European Commission, the
Australian National University, CSIRO, the University of Canberra and FEAST aims
to inform the scientific community on the Italian system and the avenues for
collaborations between Italy and Australia.
Each seminar will take place in the Department involved in the presentation.
The Department involved in the Seminars and their dates are the following:
September 2nd 2004: ANU Mathematical Sciences Institute, Host Dr Lilia Ferrario
October 20th or 27th 2004: ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at
Mt. Stromlo, Host Dr Marilena Salvo
December 1st 2004: ANU Research School of Earth Sciences, Host Dr Jörg Hermann
February 23rd 2005: CSIRO Land and Water, Host Dr Vittorio Brando
March 16th 2005: ANU Department of Applied Mathematics, Research School of
Physical Sciences and Engineering, Host Dr Tomaso Aste and Dr Tiziana Di Matteo
May 18th 2005: University of Canberra Ecochemistry Laboratory, Host Prof Bill
Maher
Contact: Luciano Lombardo, [email protected]
8-10 November 2004, Brisbane
Transgenerational inheritance of epigenetic modifications to the genome:
potential implications for health and disease
The genetic code (genome or DNA) of both animals and plants contains the template
of genes that underpin all functions associated with life. Epigenetic modification of
the genome refers to a level of control that is superimposed on the genome and which
can influence the expression of genes. A common example of epigenetic modification
involves the methylation of DNA at specific sites on the genome which results in gene
inactivation (silencing). Hence, epigenetic modification determines whether genes are
expressed or repressed.
The normal epigenetic status of the genome for a particular organism is inherited and
is vital for the temporal and spatial expression and repression of genes during
differentiation, growth and development. As differentiation proceeds, different tissues
assume a tissue-specific epigenetic status that reflects the function of that tissue or
organ. Changes to the normal epigenetic status of cells can result in aberrant
expression of genes which in some circumstances can be a precursor to cancer.
Abnormal changes in epigenetic status acquired during life, and which are non-lethal,
are usually corrected during the formation of gametes and therefore are not passed
onto the next generation.
Recent evidence suggests that abnormal epigenetic modifications acquired during life
can in some circumstances be inherited. If this is confirmed as a general principle
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then it would have enormous implications for the fundamental understanding that
inheritance operates exclusively through the transmission of genes from one
generation to the next.
During the conference world experts will review the latest information on
mechanisms of epigenetic modification of the genome and transgenerational
inheritance of abnormal epigenetic changes.
Contact: Prof Michael D’Occhio, email: [email protected]
8-10 November 2004, Brisbane
Workshop on marine parks in Italy and Australia: a comparison of research and
management methods
In Italy, Marine Protected Areas (MPA) have recently been the focus of a particular
attention from both the scientific community and the environmental agencies, leading
to the institution of a total of more than twenty national MPA, distributed along the
entire peninsula. The first two marine protected areas were officially instituted in
middle eighties, but the process undertook a strong accelerations during the nineties.
This process has involved a considerable part of the Italian marine scientific
community to deal with new and complex problems such as site identification, habitat,
community and biodiversity assessment, as well as the appropriate methodologies to
address them.
In 2001, central environmental agencies have launched an interdisciplinary research
project (AFRODITE) aimed at the study of the above mentioned problems in all the
Italian MPAs. The results so far available have pointed out a number of scientific and
management issues that deserve closer scrutiny. In this frame, it is considered of the
utmost utility the confrontation and critical analysis of the Italian experience with that
gained in other natural and social contexts. It is clear that Australia in one of the most
promising grounds where to performe a confrontation and critical exercise, due to its
well established MPA patrimony and the experience related to research, planning and
management issues.
Contact: Prof Ron Jonstone, email: [email protected]
2005
6-11 February 2005, Canberra
ISPET IV: “Advanced techniques applied to petrological problems”
Aims: Teach young researches how advanced analytical and experimental techniques
can be used to understand geological processes; Increase capabilities of students to
tackle complex problems through multidisciplinary, innovative and unconventional
approaches; Practical sessions on analytical and experimental facilities to provide
insight into data collection and processing ; Provide a stimulating environment for
discussion among participants and a fertile ground for future collaboration.
Structure of the Seminars: The School is addressed to student at graduate level, with
priority for students from partner institutions. A limited number of students (~30) will
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interact with lecturers (10-15), mainly from the partner institutions, who will give
presentations and guide practical sessions. A field excursion may follow the Seminar.
Topics covered might include: Ion microprobe dating of accessory phases, In situ
trace element analysis, The role of trace elements in high temperature processes,
Spectroscopy (Infrared and Synchrotron) applied to petrology, Stable isotopes,
Thermochronology, Experimental petrology
Venue: Research School of Earth Sciences, The Australian National University
Contacts: Dr Daniela Rubatto, email: [email protected]
Italian Australian Workshop on Food Safety
The workshop will explore the following themes: Improved crop protection systems
based on biological control methods for safer low input production systems;
Toxigenic fungi and their products in the food chain; Fungal Biodiversity; Molecular
tools for contamination diagnosis; Improvement of the reliability and the speed of
diagnosis is a key for safety of plants and plant products; Bio-Contaminants: analytical
and detection methods; Mediterranean–Australian trading of agro products:
contamination problems and risks; Quarantine protocols; GMO co-existence analysis;
Environmental risk and impact of the introduction of alien species; Characterization
of genetic resources as a strategy for the preservation of plant biodiversity;
Underutilized crop species in the management of sustainable agriculture.
Contacts:
[email protected];
[email protected],
[email protected]
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Forum scientifico italo-australiano in ACT
“Una serie di seminari per presentare e discutere le collaborazioni
scientifiche tra Italia e Australia”
Luciano Lombardo
Il forum scientifico italo-australiano e’ una nuova inziativa di ARIA-Canberra,
patrocinato dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Canberra, dall’Australian
National University, dall’Universita’ di Canberra, dal CSIRO, dalla Delegazione della
Commissione Europea, dal DEST, da FEAST e dal National Europe Centre. Tale
iniziativa si propone, attraverso una serie di seminari, di presentare e discutere le
collaborazioni scientifiche tra Italia e Australia al fine di promuovere le attivita’ di
ARIA e stimolare ulteriormente la cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e
Australia in aree tematiche gia’ “mature”. I seminari inoltre vogliono espandere il
network esistente di ricercatori all’interno di ciascuna disciplina e possibilmente creare
dei nuovi interessi in altre discipline, in modo tale da rafforzare la cooperazione. Una
delle finalita’ di ARIA-Canberra e’ inoltre, tramite questo evento, di informare la
comunita’ scientifica sulla cooperazione bilaterale che coinvolge universita’ e centri di
ricerca situati in ACT.
L’iniziativa e’ considerata fondamentale poiche’ da un lato raccoglie il follow-up di
collaborazioni precedenti e dall’altro fornisce l’opportunita’ di discutere gli obiettivi
nazionali grazie al coinvolgimento dei principali decisori attivi nella promozione della
cooperazione bilaterale, quali il Department of Education, Science and Training
(DEST), l’Ambasciata d’Italia, la Commissione Europea e le universita’ e i centri di
ricerca italiani e australiani.
ARIA-Canberra sta diventando un elemento importante nella promozione della
cooperazione tra Italia e Australia facendo tesoro del suo recente passato. E’ questa la
prima associazione dell’iniziativa ARIA a livello nazionale dell’Ambasciata d’Italia,
istituita il 19 luglio 2002 per promuovere la cooperazione scientifica tra Italia e
Australia.
ARIA-Canberra e’ stata ufficialmente lanciata a Canberra il 26 novembre 2002,
dall’Ambasciatore d’Italia SE Dino Volpicelli, presso la sua residenza, alla presenza del
Ministro per la Scienza australiano On Peter McGauran MP.
L’Associazione e’ un ente il cui comitato comprende due membri ex-officio,
rappresentativi degli interessi di ciascun governo. I membri sono principalmente
giovani ricercatori operanti nelle istituzioni dell’ACT (ANU, UC, CSIRO e ADFA);
tuttavia l’associazione e’ aperta a chiunque sia interessato alla cooperazione nella
ricerca tra Italia e Australia. Questa iniziativa inoltre, ha spronato l’istituzione di altre
associazioni ARIA, che attualmente sono state fondate in Western Australia, Victoria,
New South Wales, South Australia e Queensland.
L’obiettivo di ARIA-Canberra e’: “promuovere, incoraggiare, facilitare e amministrare attivita’
promozionali concernenti con la ricerca scientifica, tecnologica e le scienze sociali, tra universita’ e
centri di ricerca dell’ACT e dell’Italia”.
Lo scorso anno l’Associazione ha ricevuto fondi dal DEST e dal Governo Italiano al
fine di contribuire alle seguenti attivita’:
−Il Workshop “Ecotoxicological tools for environmental management”;
−Il workshop Italo-Australiano “Future directions in Spectroscopy and Imaging
with Synchrotron Radiation”;
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−Il Workshop Trilaterale “Analysis and Applications”;
−Il Workshop sui nuovi marteriali;
−Il Bollettino della Comunita’ Scientifica in Australasia.
Oltre a gestire i fondi relativi alle succitate attivita’, il comitato e i membri sono stati
coinvolti in una serie di attivita’ promozioinali, tra le quali:
−Il lancio dell’Associazione presso la residenza dell’Ambasciatore gia’ citato;
−Il lancio del libro sulla medicina preventiva presso l’Italo-Australian Club da
parte del Dr Anthony Mariani dell’Italian Medical Society, Melbourne;
−L’incontro nazionale dei presidenti di ARIA, tenutosi a Canberra alla presenza di
SE l’Ambasciatore Dino Volpicelli e il Ministro della Scienza On. Peter
McGauran MP, finalizzato a sviluppare una strategia nazionale.
Le associazioni costituiscono il network ideale per raccogliere e disseminare le
informazioni relative alla ricerca di base, alla ricerca applicata e al trasferimento
tecnologico da e verso universita’ e centri di ricerca di ciascuno stato australiano e
l’Italia.
L’iniziativa piu’ recente, il Forum scientifico italo-australiano (il cui programma dei
seminari e’ qui a seguire), fornisce un utile punto di discussione per procedere
ulteriormente verso questi obiettivi.
Settembre 2004-Luglio 2005 - PROGRAMMA
8 settembre 2004: presentazione ufficiale dei seminari presso il National Europe Centre
alla presenza si SE l’Ambasciatore d’Italia Dino Volpicelli e del Ministro della Scienza
australiano On Peter McGauran, MP.
9 settembre 2004: Matematica, Scienze dell’Informazione e Ingegneria
ANU Mathematical Sciences Institute
A cura di: Dr Lilia Ferrario, [email protected]
20 ottobre 2004: Astronomia e Astrofisica
ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at Mt. Stromlo
A cura di: Dr Marilena Salvo, [email protected]
1 dicembre 2004: Scienze della Terra
ANU Research School of Earth Sciences,
Building 61, Mills Road, Jaeger seminar room
A cura di: Dr Jöerg Hermann, [email protected]
23 febbraio 2005: Terra e Acqua
CSIRO Land and Water
A cura di: Dr Vittorio Brando, [email protected]
16 marzo 2005: Fisica
ANU Department of Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences and
Engineering
A cura di: Drs Tomaso Aste and Tiziana Di Matteo, [email protected]
18 maggio 2005: Chimica Ambientale
University of Canberra Ecochemistry Laboratory
A cura di: Prof Bill Maher, [email protected]
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Luglio 2005: Valutazione dei seminari e pianificazione per il futuro
A cura di: Dr Greg Tegart [email protected]
Indirizzo web: www.scientific.ambitalia.org.au/aria/aria_act/seminars.htm
Dr Luciano Lombardo
President
ARIA-Canberra
Testo originale in inglese
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IT-AU Science Forum in the ACT
“A seminar series to present and discuss scientific collaboration
between Italy and Australia”
Luciano Lombardo
The IT-AU Science Forum is a new initiative of ARIA-Canberra and is endorsed by
the Scientific Attaché of the Embassy of Italy; the Australian National University; the
University of Canberra; the CSIRO; the Delegation of the European Commission;
DEST; FEAST and the National Europe Centre. This initiative delivers “A seminar
series to present and discuss scientific collaboration between Italy and Australia” with
the aim of promoting ARIA activities and leveraging further scientific and
technological cooperation between Italy and Australia in already “mature” thematic
areas. The seminars would expand the existing network of researchers within those
disciplines and hopefully create a spill-over into other disciplines in order to
strengthen cooperation. An ARIA-Canberra focus throughout this event is to inform
the scientific community about the bilateral collaborations which involve universities
and research centres located in the ACT.
The initiative is considered fundamental in that on one side it brings together the
follow up of previous cooperation activities and on the other side provides an
opportunity to effect synergy with national objectives through involvement with the
principal decision makers concerned with promoting bilateral cooperation such as the
Department of Education, Science and Training (DEST), Embassy of Italy, European
Commission and Italian and Australian universities and research centres.
ARIA-Canberra is now becoming an important stakeholder in promoting
collaboration activity between Italy and Australia by building on its past history. It is
the first association, incorporated on 19 July 2002, of a national ARIA initiative by the
Italian Embassy to promote scientific collaboration between Italy and Australia.
ARIA-Canberra was officially launched in Canberra on 26 November 2002 at the
Italian Ambassador’s residence by His Excellency, Dino Volpicelli in the presence of
the Hon Peter McGauran MP, and Minister for Science. It is an incorporated entity
with a Board including two ex-officio members representing the interests of the
respective governments. The members are mainly young researchers active in ACT
Institutions (ANU, UC, CSIRO, ADFA), however, the association is directed to
anybody interested in Italy-Australia research co-operation. This initiative has
provided the momentum for other ARIA associations which have now been
incorporated in WA, Victoria, NSW, SA and Queensland.
The ARIA-Canberra objective is: “to promote, encourage, facilitate and administer promotional
activities pertaining to scientific research, technology and social science between universities and research
centres of ACT and Italy”.
The Association received funding last year from DEST and the Italian Government to
help support the following activities:
−Workshop on Ecotoxicological tools for environmental management
−Italo-Australian workshop on Future directions in Spectroscopy and Imaging
with Synchrotron Radiation
−Trilateral Workshop on Analysis and Applications
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−Workshop on New Materials
−Bulletin of the Italian Scientific Community in Australasia
In addition to managing funding for the above activities the Board and members have
been involved in organising a number of promotional events including:
−the launch of the Association at the Ambassador’s residence mentioned earlier
−a book launch at the Italo-Australian Club, Canberra, of the publication
Preventive Medicine by Dr Anthony Mariani of the Italian Medical Society,
Melbourne
−a national meeting of ARIA presidents in Canberra in the presence of His
Excellency, Dino Volpicelli and the Hon Peter McGauran MP, and Minister for
Science to develop a national strategy.
The Associations are the ideal network for collecting and disseminating information
related to basic research, to applied research and technology transfer from and to
universities as well as public and private research centres of each Australian State and
Italy. This latest initiative by ARIA-Canberra, the IT-AU Science Forum (seminar
schedule attached), provides a useful discussion point in further advancing these
objectives.
September 2004-July 2005 - SCHEDULE
September 8th: Official launch event at the National Europe Centre, at the presence of
the Ambassador of Italy HE Dino Volpicelli and the Australian Minister for Science
the Hon Peter McGauran MP.
September 9th 2004: Mathematics, Information Sciences and Engineering
ANU Mathematical Sciences Institute
Host Dr Lilia Ferrario, [email protected]
October 20th 2004: Astronomy and Astrophysics
ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at Mt. Stromlo
Host Dr Marilena Salvo, [email protected]
December 1st 2004: Earth Sciences
ANU Research School of Earth Sciences,
Building 61, Mills Road, Jaeger seminar room
Host Dr Jöerg Hermann, [email protected]
February 23rd 2005: Land and Water
CSIRO Land and Water
Host Dr Vittorio Brando, [email protected]
March 16th 2005: Physical Sciences
ANU Department of Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences and
Engineering
Hosts Drs Tomaso Aste and Tiziana Di Matteo, [email protected]
May 18th 2005: Ecochemistry
University of Canberra Ecochemistry Laboratory
Host Prof Bill Maher, [email protected]
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July 2005 Evaluation of the seminar initiative and planning for the future
Host Dr Greg Tegart [email protected]
Website address: www.scientific.ambitalia.org.au/aria/aria_act/seminars.htm
Dr Luciano Lombardo
President
ARIA-Canberra
Original manuscript in English
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Forum scientifico italo-australiano in ACT:
Scienze matematiche, scienze dell'informazione ed ingegneria
Lilia Ferrario
Data: Giovedi' 9 Settembre 2004, ore 16:00
Localita’: Research School of Information Sciences and Engineering,
Incrocio tra North Road e Daley Road, Edificio No 115, The Australian National University
Le collaborazioni scientifiche tra l'Australia e l'Italia nei settori di Scienze
Matematiche, Scienze dell' Informazione ed in Ingegneria sono sempre state molto
intense. In alcuni di questi campi risalgono all'inizio degli anni 70. Alcune delle
universita' coinvolte in tali collaborazioni sono: l’Australian National University,
l’University of New South Wales, l’Universita' di Firenze, l’Universita' di Pisa, la
Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Universita' di Napoli, l’Universita' di Ferrara.
Attivita' di cooperazione scientifica tra queste universita' sono estremamente
frequenti. Scienziati Australiani visitano regolarmente universita' Italiane dove
vengono spesso invitati ad offrire corsi di studio nella loro area di ricerca e lo stesso
accade a scienziati Italiani che visitano centri di ricerca in Australia.
Recentemente (3-7 Febbraio 2003) matematici italiani, australiani e di Taiwan hanno
organizzato un congresso intitolato ``Congresso Trilaterale di Analisi Matematica ed
Applicazioni'' tenutosi a South Darras nel New South Wales, in parte sponsorizzato
dall' Ufficio Scientifico dell' Ambasciata Italiana a Canberra.
Inoltre grazie agli accordi bilaterali tra Università Australiane e quelle della regione
Campania, due giovani matematici australiani, finanziati dalla Regione Campania
(iniziativa organizzata dall' Assessorato Ricerca Scientifica e Tecnologica rappresentato
dal Prof. Luigi Nicolais), si recheranno in Italia, mentre un ricercatore italiano verra' a
lavorare in Australia presso l'Istituto di Scienze Matematiche dell'ANU.
Altri programmi di collaborazione tra Universita' e centri di ricerca in Italia ed
Australia nei campi di Scienze Matematiche, Scienze dell'Informazione ed Ingegneria
verrano discussi nel corso del nostro seminario.
Programma:
Dr Lilia Ferrario: Presentazione dei ricercatori attivi nell’attivita’ di cooperazione tra i
due Paesi.
Prof. John Richards (Direttore del RSISE, ANU): Collaborazioni nel campo delle
Scienze dell' Informazione ed Ingegneria.
Prof. Alan Carey (Direttore del MSI, ANU): Collaborazioni nel campo delle Scienze
Matematiche.
Prof. Neil Trudinger (MSI), che ha 30 anni d'esperienza collaborativa con ricercatori
Italiani, discutera' gli scambi scientifici bilaterali tra la Regione Campania e l'Australia.
Dr Lilia Ferrario
Department of Mathematics
Mathematical Sciences Institute
The Australian National University
Ph: +61 2 612 50346
Email: [email protected]
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IT-AU Science Forum in the ACT:
Mathematical sciences, information sciences and engineering seminar
Lilia Ferrario
Date: Thursday September 9th, 2004, 4pm
Location: Research School of Information Sciences and Engineering,
Cnr North and Daley Road, Building No 115, The Australian National University
Italo-Australian collaborations in mathematical sciences and engineering have always
been strong and go back to at least the 70s. Some of the universities involved are: the
Australian National University, University of New South Wales, Universita' di Firenze,
Universita' di Pisa, Scuola Normale Superiore di Pisa, Universita' di Napoli, Universita'
di Ferrara.
Scientific exchanges between these universities are frequent. It is common for
Australian scientists to be invited to visit Italian universities and whilst there to give
lectures and courses in their area of expertise and viceversa.
Recently (3-7 February 2003) scientists from Italy, Australia and Taiwan organised the
``Trilateral Workshop on Analysis and Applications'', held in South Darras (NSW),
which was co-sponsored by the Office of the Scientific Attaché of the Italian Embassy
in Canberra.
Furthermore, thanks to the bilateral agreement between Australian Universities and
the Regione Campania (initiative organised by the Assessorato Ricerca Scientifica e
Tecnologica through Prof. Luigi Nicolais), two young Australian mathematicians will
visit Italy sponsored by Regione Campania and a young mathematician from
Campania will come to Australia to work at the ANU Mathematical Sciences Institute.
Several collaborative projects among universities and research centres in the field of
mathematical sciences, information sciences and engineering will be highlighted in the
course of this seminar.
Schedule:
Dr Lilia Ferrario (host): Introduction of the researchers involved in Italo-Australian
collaborations.
Prof. John Richards (Director of the RSISE, ANU): Collaborations in the area of
Information Sciences and Engineering.
Prof. Alan Carey (Dean of the MSI): Collaborations in Mathematical Sciences.
Prof. Neil Trudinger (MSI), who has a 30 years experience in Italo-Australian
collaborations, will talk on the Regione Campania - ANU scientific exchanges.
Dr Lilia Ferrario
Department of Mathematics
Mathematical Sciences Institute
The Australian National University
Ph: +61 2 612 50346
Email: [email protected]
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Forum scientifico italo-australiano in ACT:
Astronomia e Astrofisica
Marilena Salvo
Data: Mercoledi' 20 ottobre 2004, h.17:00
Localita’: ANU, Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, Osservatorio di Mt.Stromlo,
via Cotter Road, Weston Creek, Duffield Lecture Theatre
Contesto: L'Osservatorio di Mt.Stromlo sta sostituendo le attrezzature distrutte
nell'incendio del 18 gennaio 2003 con nuovi strumenti all'avanguardia della tecnica, e
le industrie e l'esperienza italiana potrebbero portare un contributo significativo a
questo processo. La Research School of Astronomy and Astrophysics, tuttavia,
gia'prima degli incendi collaborava con istituzioni italiane. L'Australia ha una lunga
storia di collaborazione con l'Italia su progetti di astrofisica. La base italo-francese di
Dome-Concordia ha ospitato in varie occasioni scienziati australiani e la loro
attrezzatura per osservazioni polari in vari campi dell'astrofisica.
Attivita': la Research Schoool of Astronomy and Astrophysics collabora con
l'European Research and Training Network per lo studio delle Supernovae di Tipo Ia,
che costituiscono uno degli strumenti piu'potenti attualmente in grado di ottenere
risultati in cosmologia. L' Universita'del New South Wales a Sydney ha in corso
collaborazioni con il CNR italiano in Antartide e ha suggerito che alcune delle risorse
a disposizione dell'astronomia australiana vengano convogliate in questo settore.
Programma:
Marilena Salvo: introduzione e presentazione
Prof. Brian P. Schmidt (RSAA-ANU) "Collaborando con l'European Research and
Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae"
Prof. Peter Mc. Gregor (RSAA-ANU) "Nuovi strumenti per Mt.Stromlo"
Dr.Paolo Calisse (University of New South Wales) "Astronomia in Antartide"
Marilena Salvo
R.S.A.A. - The Australian National University
Mt.Stromlo Observatory, Cotter Rd, 2611 Weston,
ACT, Australia
Ph:+61 2 6125 8914 Fax:+61 2 6125 0260
Mobile:+61 0415 418 335
Email: [email protected]
Web: http://www.mso.anu.edu.au/~salvo/
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IT-AU Science Forum in the ACT:
Astronomy and Astrophysics
Marilena Salvo
Date: Wednesday October 20th 2004, 5pm
Location: ANU, Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, Mt. Stromlo Observatory,
Cotter Road, Weston Creek, Duffield Lecture Theatre
Background: Mt.Stromlo Observatory is in the process of replacing the equipment
lost in the bushfires on January 18, 2003 with new, state-of-the-art facilites and the
Italian industry and expertise might be of valuable help in this undertaking. The
Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, however, was already collaborating
with Italian institutions before the fires. Australia has a long story of collaboration
with Italy on astrophysics projects in Antarctica. The French-Italian base Dome-C has
hosted several times Australian scientists and their equipment for polar observations
in various fields of Astrophysics.
Activities: the Research Schoool of Astronomy and Astrophysics is collaborating with
the European Research and Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae,
one of the major tools to investigate cosmology today. The University of New South
Wales in Sydney has ongoing projects in collaboration with the Italian CNR in
Antarctica and has suggested that some of the Australian resources for Astronomy be
invested in new ones.
Seminar schedule:
Marilena Salvo: introduction and presentation
Prof. Brian P. Schmidt (RSAA-ANU) "Collaborating with the European Research and
Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae"
Prof. Peter Mc. Gregor (RSAA-ANU) "New instruments for Mt.Stromlo
Observatory"
Dr.Paolo Calisse (University of New South Wales) "Astronomy in Antarctica"
Marilena Salvo
R.S.A.A. - The Australian National University
Mt.Stromlo Observatory, Cotter Rd, 2611 Weston,
ACT, Australia
Ph:+61 2 6125 8914 Fax:+61 2 6125 0260
Mobile:+61 0415 418 335
Email: [email protected]
Web: http://www.mso.anu.edu.au/~salvo/
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Forum scientifico italo-australiano in ACT
Scienze della Terra
Daniela Rubatto
Data: Mercoledi 1 dicembre 2004, 4pm.
Localita’: ANU, Research School of Earth Sciences, Mills Road
Jaeger Seminar Room
Background:
Le scienze geologiche costituiscono una delle aree principali di ricerca in Australia,
guidate sia dal desiderio di capire il mondo in cui viviamo, che dalla necessità di
migliorare lo sfruttamento delle risorse naturali del paese. Scienze della Terra all’ANU
(la Research School of Earth Sciences ed il Dipartimento di Earth and Marine
Sciences) è tra i migliori centri di geologia nel mondo ed offre una straordinaria
concentrazione di esperti e laboratori analitici. Questo profilo attrae in continuazione
visitatori accademici sia nazionali che internazionali. L’Italia è un importante
controparte nelle Scienze della Terra con una lunga tradizione in dettagliati studi di
terreno. Questo è in parte alimentato dalla vicinanza di Alpi-Appennini, la catena
montuosa attiva più studiata al mondo.
Attività:
Scambi di carattere scientifico tra la Research School of Earth Sciences (RSES) ed i
numerosi dipartimenti di scienze geologiche italiani sono sempre stati fertili ed esiste
un continuo scambio di studenti e visitatori accademici. Ricercatori da importanti
dipartimenti italiani quali Padova e Genova hanno trascorso brevi periodi all’RSES per
usare le infrastrutture quali il laboratorio di petrologia sperimentale, la microsonda
ionica SHRIMP ed il LA-ICPMS. Ultimamente queste visite hanno coinvolto anche
studenti di dottorato. I ricercatori dell’RSES hanno spesso visitato l’Italia per lavoro di
terreno nelle Alpi con l’assistenza di colleghi italiani.
Il quarto Seminario Internazionale di Petrologia (ISPET IV) sul tema “advanced
techniques applied to petrological problems” si svolgerà all’RSES nel febbraio 2005.
Questa scuola superiore internazionale mira a aumentare la capacità degli studenti di
affrontare problemi complessi usando approcci multidisciplinari, innovativi e nonconvenzionali. Durante la scuola gli studenti frequenteranno lezioni e sessioni pratiche
su tecniche analitiche e sperimentali con lo scopo di comprendere la collezione, il
calcolo e l’interpretazione dei dati.
Attualmente si sta considerando la possibilità di instaurare un dottorato di ricerca in
Scienze della Terra diviso tra l’Università di Padova e l’ANU.
Contenuto dei seminari.
Membri dell’organico dell’RSES presenteranno collaborazioni e progetti ARC
(Australian Research Council) esistenti che coinvolgono colleghi italiani. Verranno
messi in evidenza i vantaggi di collaborare con i centri italiani, i metodi di
finanziamento e la forme migliori di collaborazione. Il Prof. Gordon Lister presenterá
il progetto Episodicity during orogenesis che include una intensa collaborazione in tettonica
con università del nord Italia. Il Prof. Sptephen Cox illustrerà la collaborazione sulle
zone di faglia Alpine con un team italo-francese-svizzero.
L’Addetto Scientifico all’Ambasciata Italiana, Nicola Sasanelli presenterà i progressi
riguardanti l’organizzazione del dottorato bilaterale tra l’Università di Padova e l’ANU
.
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Un rappresentante del comitato organizzativo dell’ISPET IV presenterà una relazione
sulle premesse e sul programma della scuola.
Membri dell’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata Italiana, del DEST e della
Commissione Europea saranno presenti per dare informazioni su possibili fondi per la
collaborazione quali le Borse Marie Curie per giovani ricercatori, e per discutere altri
temi rilevanti.
Dr Daniela Rubatto
Dep. of Earth and Marine Sciences
The Australian National University
Canberra 0200, ACT
Australia
Tel: ++61 2 6125 0563 office
Email: [email protected]
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IT-AU Science Forum in the ACT:
Earth Sciences
Daniela Rubatto
Date: Wednesday December 1st 2004, 4pm.
Location: ANU, Research School of Earth Sciences, Mills Road
Jaeger Seminar Room
Background:
Geosciences are a prime area of scientific research in Australia driven by the intrinsic
human need to understand the world we live in, and the necessity to improve the
management of the country natural resources. Earth Sciences at ANU (the Research
School of Earth Sciences and the Department of Earth and Marine Sciences) is among
the best geoscience centres in the world and offers an outstanding concentration of
expertise and analytical facilities. This curriculum continuously attracts national and
international academic visitors. Italy is a strong partner in geosciences with a long
tradition in detailed field studies. This has been partly nurtured by the vicinity of the
Apennines-Alps, the most intensively studied active mountain belt in the world.
Activities:
Scientific exchanges between the Research School of Earth Sciences (RSES) and the
numerous Italian geoscience departments have always been fertile and there is
continuous exchange of students and visiting academics. Researchers from premier
Italian departments such as Padova and Genova have been spending short periods at
the RSES to use facilities such as the experimental petrology laboratory, the SHRIMP
ion microprobe and the LA-ICPMS. Lately, these visits have also included PhD
students. Researchers from RSES have often visited Italy for field-work in the Alpine
region guided by with Italian colleagues.
The fourth International Seminar of Petrology (ISPET IV) on “advanced techniques
applied to petrological problems”, will be held at the RSES in February 2005. This
international School aims to increase the capabilities of students to tackle complex
problems through multidisciplinary, innovative and unconventional approaches.
During the school students will attend lectures and practical sessions on analytical and
experimental facilities to provide insight into data collection, processing and
interpretation.
The possibility to establish a shared PhD degree in Earth Sciences between the
University of Padova and the ANU is currently under consideration.
Seminar content:
RSES faculty members will present exiting collaborations and ARC projects involving
Italy researchers. The advantages of collaborating with Italian centres, the funding
schemes used, and the preferred form of collaboration will be emphasized. Prof.
Gordon Lister will present his project on “Episodicity during orogenesis“, which
includes a strong collaboration with north Italian universities on Alpine tectonics.
Prof. Stephen Cox will illustrate the collaboration with an Italian-French-Swiss team
on fault zone in the Alps.
The progresses on the joint Earth Science degree between the University of Padova
and the ANU will be discussed by the Scientific Attaché’ of the Embassy of Italy,
Nicola Sasanelli.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
A representative of the organisation committee of ISPET IV will report on
background and program for the School.
Members of the Scientific Office of the Embassy of Italy, DEST and European
Commission will be present to inform on funding opportunities, such as the Marie
Curie Fellowship for young scientists, and to discuss relevant issues.
Dr Daniela Rubatto
Dep. of Earth and Marine Sciences
The Australian National University
Canberra 0200, ACT
Australia
Tel: ++61 2 6125 0563 office
Email: [email protected]
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
Il National ICT Australia avvia una nuova filiale in societa` con
l’Universita` di Melbourne ed il Governo del Victoria
Clare MacDonald, Annette McLeod
Il National ICT Australia (NICTA), centro di eccellenza in tecnologie
dell’informazione e comunicazioni, e l’Universita` di Melbourne, annuciano un
accordo con il Governo del Victoria per avviare una filiale di NICTA nello Stato del
Victoria.
Il nuovo centro avrà sede presso l’Università di Melbourne, la quale contribuirà, sia
con ricercatori di livello interrnazionale che con locali per i laboratori, un
finanziamento di 20 milioni di dollari Australiani per coprire la durata di cinque anni.
Per la durata dello stesso periodo, NICTA ha l’intenzione di investire 25 milioni di
dollari Australiani.
NICTA aspira a consolidare il laboratorio del Victoria al fine di renderlo un centro di
ricerca per tecnologie dell’informazione e comunicazioni con piu` di 80 ricercatori e
dottorandi entro la fine del 2006.
Le parole del presidente del NICTA, Neville Roach, sono state: “Il bando dimostra
l’intenzione di NICTA di diventare un istituto di dimensione nazionale. L’aggiunta del
nodo del Victoria alle attuali attivita` nel New South Wales e nell’ACT (Australian
Captial Territory) rappresenta un passo significativo nei programmi di NICTA per
estendersi in tutta l’Australia.”
Inoltre: “L’Universita` di Melbourne opera ad altissimo livello in campo internazionale
nell’area delle tecnologie dell’informazione e comunicazioni, con particolari
competenze in reti ottiche e reti di sensori. L’aggiunta di queste competenze
eccezionali rinforza l’obiettivo di NICTA e la capacita` di influire positivamente
sulll’economia dello stato del Victoria e dell’Australia.”
Nel bando rilasciato alla fine di giugno, il Governo del Victoria dichiara l’intenzione di
contribuire con 8 milioni di dollari Australiani al nuovo centro di ricerca. Le parole del
presidente del NICTA a riguardo sono state: “Il contributo significativo del Governo
Victoriano dimostra un forte impegno verso tecnologie dell’informazione e
comunicazioni in quanto costituiscono mezzi per generare beni. Inoltre, riconosce
NICTA come il centro di eccellenza preminente dell’Australia in queste tecnologie.”
Il rettore, Professore Kwong Lee Dow, dell’Universita` di Melbourne accoglie la
costituzione della filiale di NICTA nell’Universita` dicendo: “Siamo sicuri dei vantaggi
che le nostre competenze possono offrire oltre al valore che NICTA aggiungerà ai
nostri programmi didattici e di ricerca”
Il programma di ricerca iniziale del nuovo laboratorio sara` strettamente legato al ARC
(Australian Research Council) Centro Speciale per Ultra-Broadband Information
Networks (CUBIN), gestito dal Professor Rod Tucker, un ARC Federation Fellow
dell’Universita` di Melbourne. Altri programmi di ricerca riguarderanno reti di sensori,
elaborazione delle informazioni ed gestione di reti, in quanto sono coerenti con le
nuove sfide prioritarie di NICTA: Da Dati a Conoscenza e Reti Wireless Sicure.
La filiale di NICTA nello stato del Victoria creera` un centro di eccellenza nella
verifica di reti ottiche. Un nuovo laboratorio chiamato “Terabit Networking
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
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Laboratory” (TNL) e` stato progettato per essere la vetrina di tecnolgie sviluppate da
NICTA ed un punto di riferimento per interazioni industriali.
“La costituzione del TNL e` fondamentale nell’ottica delle attivita` di NICTA,” sono
state le parole del presidente. “Inoltre, essendo nel Victoria, questo laboratorio ci
colleghera` con un’industria vivace che offrira` molte opportunità di collaborazione.”
La filiale NICTA del Victoria e` attualmente operativa. Il diretore è il Professor Rob
Evans, Cattedra di Telecomunicazioni nel Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed
Elettronica dell’Università di Melbourne. Il Prof. Evans porta competenze
approfindite in reti di sensori, sistemi di controlli automatici ed elaborazione dei
segnali.
Cos’e` NICTA?
National ICT Australia (NICTA) e` un laboratorio nazionale con lo statuto di creare il
preminente centro di eccellenza Australiana in tecnologie dell’informazione e
comunicazioni. NICTA continua a far crescere competenze di ricerca, didattica e
commercializzazione nel settore per la produzione di beni nazionali.
NICTA e` finanziato dal Dipartimento di Comunicazioni, Informatica ed Arti del
Governo Australiano ed dal Australian Research Council tramite i programmi di
“Backing Australia’s Ability” e “ICT Centre of Excellence.”
NICTA e` sostenuto dai membri: Governo del Australian Captial Teritory (ACT);
Universita` Nazionale Australiana (ANU); Dipartimento di Sviluppo Statale e
Regionale del New South Wales; Universita` del New South Wales; e dai soci:
Universita` di Sydney, Universita` di Melbourne ed Governo del Victoria.
Per ulteriori informazioni si prega di mettersi in contatto con gli autori
Clare MacDonald
Communications Manager
NICTA
Tel: +61 2 92094743
Cel: +61 414 580 025
Annette McLeod
Research Officer
Dept Electrical & Electronic Engineering
The University of Melbourne
Tel: +61 3 8344 7079
E-mail: [email protected]
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Settembre 2004
CANBERRA
National ICT Australia Establishes Victoria Node in Partnership with
the University of Melbourne and Victorian Government
Clare MacDonald, Annette McLeod
National ICT Australia (NICTA), Australia’s centre of excellence in Information and
Communications Technologies (ICT) and the University of Melbourne today
announced an agreement with the Victorian Government to set up a Victorian
NICTA Node.
The Node will be based at the University of Melbourne, which will make an in-kind
and cash contribution of up to $20 million over five years. This comprises world-class
research talent and premises for the Laboratory. NICTA plans to invest over $25
million in that same period.
NICTA aims to build the Victorian Laboratory into a fully operational ICT research
facility with over 80 researchers and PhD students by the end of 2006.
Mr Neville Roach, NICTA Chairman, said, “Today’s announcement demonstrates
NICTA’s mission to become a truly national institution. The addition of Victoria to
the existing operations in New South Wales and the Australian Capital Territory is a
significant step in NICTA’s plans to extend its reach across Australia.
“The University of Melbourne has world-class ICT research talent, particularly in the
areas of optical networking and sensor technologies. The addition of this exceptional
research expertise further strengthens NICTA’s research agenda and ability to deliver
significant economic impact for Victoria and Australia.”
In an announcement released today, the Victorian Government outlined that it would
be contributing $8 million to the research centre. “The Victorian Government’s
significant contribution demonstrates its strong commitment to ICT as an enabler for
generating wealth,” said Mr Roach. “It also recognises NICTA as Australia’s preeminent ICT research centre of excellence.”
University of Melbourne Vice-Chancellor Professor Kwong Lee Dow welcomed the
establishment of the NICTA Laboratory at the University. “We are confident that as
well as benefiting from the University’s ICT research and development strengths the
Laboratory’s research will give add-on value to our teaching and research programs,”
he said.
The Laboratory’s initial program will be closely linked to the Australian Research
Council’s Special Research Centre for Ultra Broadband Information Networks
(CUBIN), directed by the University of Melbourne Federation Fellow Professor Rod
Tucker.
Other programs will include research into sensor networks, networking technologies,
information processing and network management, which play a key role in NICTA’s
recently launched Priority Challenges: From Data to Knowledge and Trusted Wireless
Networks.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
As part of the Victorian facility NICTA will build a landmark capability in optical
networking verification. The planned Terabit Networking Laboratory (TNL), will
serve as a showcase for NICTA technologies and a focus for industry interactions.
“Establishing the TNL is fundamental to the use-inspired focus of NICTA’s research
activities,” said Mr Roach. “More broadly, this facility in Victoria will closely connect
us to a vibrant industry which provides many opportunities for collaboration.”
The NICTA Laboratory is immediately operational. It will be headed by Professor
Rob Evans, Chair of Telecommunications in the Department of Electrical and
Electronic Engineering at the University of Melbourne who brings to NICTA
extensive experience in sensor networks, control systems and signal processing.
About NICTA
National ICT Australia (NICTA) is a national laboratory with a charter to build
Australia’s pre-eminent centre of excellence for information and communication
technology. NICTA is building capabilities in ICT research, research training and
commercialisation in the ICT sector for the generation of national wealth.
National ICT Australia is funded by the Australian Government’s Department of
Communications, Information Technology and the Arts and the Australian Research
Council through Backing Australia’s Ability and the ICT Centre of Excellence
program.
NICTA is supported by its members: The Australian Capital Territory Government;
The Australian National University; NSW Department of State and Regional
Development; The University of New South Wales; and its partners The University of
Sydney, University of Melbourne and the Victorian Government
For further information please contact the authors
Clare MacDonald
Communications Manager
NICTA
Tel: +61 2 92094743
Cel: +61 414 580 025
Annette McLeod
Research Officer
Dept Electrical & Electronic Engineering
The University of Melbourne
Tel: +61 3 8344 7079
E-mail: [email protected]
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CANBERRA
La siccita’ australiana ed il Protocollo di Kyoto
Nicola Sasanelli, Alessandra Iero
L’attuale siccita’ australiana ha provocato negli ultimi anni un danno economico
rilevante generando una riduzione annua della crescita economica nazionale dell’1%
(Ref. Articolo pag.65).
Il continente australiano e’ soggetto ai fenomeni di siccita’ a causa della sua
collocazione geografica, trovandosi proprio al di sotto della cintura subtropicale di alta
pressione, ed offre all’intero territorio una zona di aria stabile e secca. Gli estremi
settentrionali e meridionali della nazione beneficiano di precipitazioni piuttosto
regolari grazie all’influenza del Mar dei Coralli e del Mar di Tasmania, sussistendo per
converso nel resto del continente un sistema di precipitazioni scarse e sporadiche.
Normalmente la siccita’ delle aree interne ha cause diverse; nelle zone orientali e
settentrionali la siccita’ viene influenzata dal fenomeno del cosidetto “El Niñomeridionale” mentre, in alcuni casi, come nel 1914 e nel 1994, il medesimo fenomeno
ha interessato l’intero paese.
La siccita’ risulta inoltre piu’ dannosa quando un periodo lungo di precipitazioni al di
sotto della media e’ seguito da uno o due anni di situazione molto arida, come nei casi
del “Federation drought” dalla fine degli anni 1890 fino al 1902, e il periodo 1991-95.
Dal 1965 il Bureau of Metereology ha attivato il Drought Watch Service, un servizio
dedicato al monitoraggio della siccita’ che tramite la misura giornaliera delle
precipitazioni su rete nazionale studia le relazioni esistenti tra la mancanza di
precipitazioni e la severita’ della siccita’. Il Bureau inoltre partecipa e contribuisce ai
programmi mondiali di monitoraggio del clima all’interno della World Meteorological
Organization (WMO).
Negli ultimi anni l’Australia e’ stata investita da fenomeni di siccita’ piu’ frequenti e
piu’ severi, dovuti, anche sulla base delle ricerche realizzate all’interno del principale
Centro di ricerca nazionale CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial
Organisation), agli effetti del cambiamento climatico terrestre provocato dai gas serra.
Dal 1990 la periodicita’ dei fenomeni di siccita’ ha indotto il Governo di Canberra a
considerare tale evento parte integrante del clima australiano e quindi gli interventi
finanziari pubblici a favore dei produttori agricoli danneggiati dalla siccita’ sono
previsti esclusivamente in caso di calamita’ naturali.
Il governo australiano ha intrapreso specifiche iniziative per promuovere l’attivita’
futura di ricerca nel settore energetico, ambientale e dei cambiamenti climatici,
direttamente attinenti al fenomeno della siccita’.
L’ultimo Programma Nazionale per la Ricerca, Backing Australia’s Ability 2, per il
periodo 2004-2010, prevede un finanziamento di circa 248.3 milioni di A$ per progetti
nell’ambito delle scienze ambientali e per lo studio di nuove strategie e misure da
adottare in funzione dei cambiamenti climatici. In particolare, 30.7 milioni di A$
saranno destinati allo studio delle principali cause, della natura e della periodicita’ degli
eventi connessi al cambiamento climatico e 178 milioni di A$ saranno disponibili per
finanziare progetti nell’ambito dell’Australian Greenhouse Office quali: Greenhouse
Gas Abatement Program, the Alternative Fuels Conversion Program e the Renewable
Remote Power Generation Program.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Settembre 2004
CANBERRA
Inoltre, attraverso il piano strategico decennale recentemente presentato dal Primo
ministro John Howard, il settore energetico beneficiera’ in particolare delle seguenti
ulteriori tre iniziative:
- il “Solar Cities” program, una sperimentazione condotta su vasta scala, della durata
di cinque anni, per l’utilizzo dell’energia solare nelle case australiane, con un
contributo totale da parte del Governo di 75milioni A$;
- il “Securing Australia Energy Future”, che, con un finanziamento di 500milioni A$ in
10 anni, mira a promuovere le tecnologie a basso contenuto energetico. Il programma
offrira’ un sussidio di $1 per ogni $2 spesi per incentivare l’utilizzo di energia solare ed
eolica;
- lo stanziamento di 134 milioni A$ per iniziative destinate ad accelerare lo sviluppo di
metodi e tecnologie per l’utilizzo dell’energia solare e eolica.
Tali inziative e finanziamenti mirano a bilanciare, agli occhi dell’opinione pubblica, la
posizione del Governo Australiano nei confronti del Protocollo di Kyoto. Il Governo,
infatti, rimane fermo nella sua posizione di non voler firmare il Protocollo sia perche’
lo stesso non impone alcun limite di emissione ai paesi in via di sviluppo che
rappresentano, secondo il Governo Australiano, i maggiori produttori di gas serra e
soprattutto per salvaguardare un interesse economico immediato. Come noto nel
2000-01 (fonte IEA/OECD) la produzione primaria di energia nazionale (circa 15.237
pj) era costituita per il 60% da combustibili fossili (50% carbone e 10% petrolio), il
30% da uranio e circa l’8% da gas naturale con una forza lavoro nel settore energetico
di circa 120.000 addetti e un ritorno economico in esportazione di 24 miliardi di
dollari australiani. Inoltre, sempre nel 2000-01, il consumo nazionale per la produzione
di energia elettrica si attestava su circa 2173 pj cosi ripartita per fonte primaria:
Carbone 77,2%; Petrolio 1,3%; Gas Naturale 12,6%; Idroelettrico 8,1%; Rifiuti e
biomasse 0,8%. Appare quindi evidente la dipendenza dell'Australia dal carbone
(77,2%) e dai combustibili fossili in generale (91,1%) per la generazione di energia
elettrica; ed e’ in questa dipendenza che si giustifica la posizione negativa sul
Protocollo di Kyoto da parte del Governo australiano.
L’opinione pubblica e’ divisa sulla posizione del Governo, particolarmente dopo
l’orientamento favorevole della Russia al Protocollo di Kyoto, in quanto si chiede se
sia giusto continuare a sostenere una posizione contraria al Protocollo per un
beneficio a breve termine e perdere di vista la salvaguardia dell’ambiente e le eventuali
ingenti perdite economiche legate a fenomeni derivanti dal cambiamento climatico
quali la siccita’. Inoltre, l'assenza dell'Australia dal protocollo di Kyoto danneggia le
stesse imprese australiane che investono in fonti di energia rinnovabili, escludendole
dai sistemi di crediti ed incentivi previsti dallo stesso.
Dr Nicola Sasanelli
Dott.ssa Alessandra Iero
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
The Australian drought and the Kyoto Protocol
Nicola Sasanelli, Alessandra Iero
The present Australian drought has provoked a considerable economical damage,
generating an annual decrease of the national economic growth of 1% (Ref. Article
pag.67).
The Australian continent is affected by droughts because of its geographical position.
It is located underneath the subtropical belt of high pressure and it offers to the entire
territory an area of dry and stable air. The northern and southern extremes of the
nation receive quite regular rainfall thanks to the influence of the Coral Sea and the
Tasman Sea, while the rest of the continent is characterised by scarce and sporadic
rains.
Usually, the drought of inland areas has different causes; in the eastern and northern
areas the drought is influenced by the so called “El Niño-meridionale” phenomenon.
In some cases, such as in 1914 and in 1994, the same phenomenon affected the whole
country.
The drought is even more dangerous when a long period of rainfall below the average
is followed by one or two years of extreme dryness, as in the “Federation drought” at
the end of 1890’s until 1902 and during the period 1991-95.
Since 1965 the Bureau of Meteorology has activated the Drought Watch Service, a
service dedicated to the monitoring of the drought which, through the daily
measurement of rainfall on national scale, studies the relationships between the lack of
rainfall and the drought’s severity. The Bureau also participates in and contributes to
worldwide monitoring programs of the World Meteorological Organisation (WMO).
In the last few years Australia has been invested by more frequent and sever
phenomena of drought due, according to some studies carried out at the main national
research Centre CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research
Organisation), to the effects of the Earth’s climate changes, caused by greenhouse
gases.
Since 1990, the series of droughts has led the Canberra Government to consider this
phenomenon an integral part of the Australian climate and therefore, public financial
interventions in support of agricultural producers damaged by the drought are
provided exclusively in case of natural disasters.
The Australian government has undertaken specific initiatives to promote future
research activities in the energy, environmental and climate changes sectors, directly
linked to the phenomenon of drought.
The latest National Research Program, Backing Australia’s Ability 2, for the period
2004-2010, includes funding around 248,3 million A$ for projects in environmental
science and for the study of new strategies and measures to adopt for climate changes.
In particular, 30,7 million A$ will be assigned for the study of the main causes, the
nature and periodicity of events linked to climate change and 178 million A$ will be
available to fund projects regarding the Australian Greenhouse Office such as:
Greenhouse Gas Abatement Program, the Alternative Fuels Conversion Program and
the Renewable Remote Power Generation Program.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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In addition, through the ten-year strategic plan recently presented by the Prime
Minister John Howard, the energy sector will benefit in particular from the following
additional initiatives:
“Solar Cities” program, a five-year experimentation conducted on large scale, for the
use of solar energy in Australian houses, with a Government’s total contribution of 75
million A$;
“Securing Australia Energy Future” which, with a funding of 500 million A$ in 10
years, aims at promoting low energy-content technologies. The program will offer a
subsidy of $1 for each 2$ spent for encouraging the use of solar and wind energy;
allocation of 134 million A$ for initiatives aimed at accelerating the development of
methods and technologies for the use of wind and solar energy.
These initiatives and funds aim at balancing, in the eyes of public opinion, the position
of the Australian Government towards the Kyoto Protocol. The Government is not
willing to sign the Protocol. Firstly, it does not establish any limit of emission to
developing countries, which represent, according to the Australian Government, the
main producers of greenhouse gas. Secondly, it guarantees an immediate economic
interest. As people know, in 2000-01 (source IEA/OECD) the national primary
production of energy (about 15.237 pj) was constituted for 60% of fossil fuels (50%
coal and 50% oil), 30% of uranium and about 8% of natural gas, with a workforce in
the energy sector of about 120.000 employees and a profit from exports of 24 billion
Australian dollars. In addition, in 2000-01 the national consumption for the
production of electrical power was about 2,173 pj, divided as follows in terms of
primary sources: Coal 77.2%, Oil 1,3%; Natural Gas 12,6%; Hydroelectrical 8,1%;
Waste and biomasses 0,8%. It is evident that Australia depends on Coal (77.2%) and
fossil fuels in general (91%) for the production of electrical power; this dependence is
what makes the Australian Government so reluctant towards the Kyoto Protocol.
Public opinion is divided about the Government’s position, particularly after Russia’s
favourable orientation towards the Kyoto Protocol, as people are asked whether it is
right to keep supporting a position against the Protocol for a short-term benefit and
ignore the environment’s safeguard and the possible huge economical losses due to
phenomena linked to climate change such as the drought. In addition, the exclusion of
Australia from the Kyoto protocol would damage the Australian companies investing
in renewable energy sources, excluding them from the credit and incentive systems
offered by the protocol.
Dr Nicola Sasanelli
Dott.ssa Alessandra Iero
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Econofisica: un nuovo strumento per investigare i mercati finanziari
Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello
La relazione tra fisica ed economia ha una storia lunga e interessante. Nel passato
importanti economisti si sono ispirati ai principi della fisica attratti dal successo della
teoria newtoniana e della meccanica statistica. Recentemente, a partire dalla metà degli
anni '90 del secolo scorso, si sta assistendo a un rinnovato interesse dei fisici per alcuni
importanti problemi di statistica finanziaria. Da questo interesse è nata l'econofisica,
una nuova disciplina che applica i metodi della meccanica statistica e della dinamica
non lineare alla realizzazione di modelli macroeconomici e all'analisi dei mercati
finanziari [1]. I mercati finanziari costituiscono un tipico esempio di sistema
complesso dove le fluttuazioni dei prezzi, apparentemente casuali, sono il risultato
dell'interazione di un elevato numero di agenti (gli operatori del mercato) [2]. Dunque,
i mercati finanziari possono essere studiati utilizzando gli stessi paradigmi concettuali
sviluppati in meccanica statistica per lo studio dei sistemi complessi. Inoltre,
nell'ambito delle scienze economiche e sociali l'analisi dei mercati finanziari si presta
maggiormente ad una trattazione matematica rigorosa.
In Italia ci sono vari gruppi di ricerca che si sono occupati e tuttora si occupano di
econofisica; si tratta di ricercatori provenienti prevalentemente dall'ambito della
meccanica statistica e della fisica dei sistemi complessi [3]. In seguito a un
trasferimento di competenze dall’Italia ora anche in Australia, presso l’Australian
National University (ANU) in Canberra, è attivo il gruppo di ricerca di T. Di Matteo,
T. Aste e S. T. Hyde. I tre ricercatori partecipano, insieme a E.S., a un progetto di
Ricerca Strategica finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca italiano e dedicato alla Dinamica di altissima frequenza dei mercati finanziari.
A questo progetto interdisciplinare partito nel luglio del 2003 e della durata di tre anni
partecipano sette unità di ricerca italiane.
I temi di ricerca in econofisica sono molteplici e non è possibile, in questa breve nota,
dare conto di tutti gli sviluppi. Pertanto, ci limitiamo ad alcuni argomenti di notevole
interesse sia per l’intera comunità sia per i nostri rispettivi gruppi di ricerca [1,4,5].
Molti dei primi lavori sono stati dedicati o ispirati al problema della determinazione
dei prezzi delle opzioni. All’inizio degli anni settanta F. Black, M. S. Scholes e R. C.
Merton ricavarono un’equazione differenziale di tipo diffusivo per determinare i
prezzi delle opzioni [6]. Questi autori considerarono un portafoglio di prodotti
finanziari (azioni, obbligazioni, valute) e di opzioni definite su di essi e imposero che
tale portafoglio fosse privo di rischio, ovvero che risultasse indipendente da qualsiasi
variabile stocastica. Alla base della loro formulazione, vi era l’ipotesi che l'andamento
dei prezzi del titolo sottostante l’opzione seguisse un moto browniano geometrico con
un termine di deriva costante. Per questo lavoro, Scholes e Merton furono insigniti del
premio Nobel per l'Economia nel 1997. Black (scomparso nel 1995) non ricevette il
premio Nobel non essendo quest' ultimo un premio alla memoria. Successivamente
però, nell'agosto - settembre del 1998, i due nobel sono stati coinvolti nella crisi dell'
hedge fund da loro costituito insieme a John Meriwether: Long Term Capital
Management.
Le ipotesi del modello di Black, Scholes e Merton (BS/M) sono poco corrispondenti
alla realtà. In particolare, la volatilità (la deviazione standard degli incrementi
percentuali di prezzo del titolo sottostante) e il tasso di interesse privo di rischio sono
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assunti costanti. Tuttavia, nella pratica finanziaria, l’ipotesi di indipendenza dal tempo
di queste variabili porta a errori di valutazione economicamente significativi. Inoltre
l’assunzione che i ritorni dei prezzi siano distribuiti in modo normale è stata messa in
discussione dalle analisi più recenti eseguite su dati di mercato ad alta frequenza che
mostrano le cosiddette "code grasse" nelle distribuzioni dei ritorni [1,5,7]. In base alle
considerazioni precedenti, già da anni, alcuni autori hanno apportato variazioni più o
meno significative al modello BS/M [4,8,9].
Oltre alla ricerca di modelli per la valutazione dei derivati finanziari e di metodi di
ottimizzazione per l'allocazione dei portafogli [10] (area di maggiore interesse per le
istituzioni finanziarie), un altro campo in forte sviluppo riguarda lo studio empirico
dei cambiamenti di prezzo di beni scambiati in un mercato finanziario. Alcuni studi si
focalizzano sulla forma della distribuzione di probabilità delle variazioni dei prezzi,
altri sulle proprietà statistiche dei momenti di vario ordine della distribuzione, altri
ancora sulle proprietà di correlazione delle serie temporali finanziarie e, infine, alcuni
lavori si occupano di modelli fenomenologici dei dati ad alta frequenza [1,4,5,11-16].
Come già sottolineato, un mercato finanziario presenta numerose caratteristiche dei
cosiddetti sistemi complessi, ovvero sistemi aperti le cui componenti interagiscono tra
loro in modo non lineare e in presenza di una retroazione. Le regole che governano il
mercato sono abbastanza stabili e l’evoluzione temporale del sistema è continuamente
controllata, cosicché vaste banche dati sono accessibili alla comunità scientifica. Per
questo oggi si è in grado di sviluppare modelli statistici e verificarne l’efficienza
empiricamente. In questo ambito generale si inquadra un notevole numero di risultati
scientificamente rilevanti tra cui il fatto che i cambiamenti di prezzo di beni finanziari
siano ben descritti da una distribuzione stabile di Lévy, un processo stocastico che
obbedisce a una formulazione generalizzata del teorema del limite centrale. Un
processo la cui distribuzione ha code a legge di potenza, nel limite diffusivo, converge
a un processo la cui distribuzione è una legge stabile di Lévy. Il secondo momento
della distribuzione (volatilità) risulta infinito e numerosi lavori empirici sono stati
svolti al fine di verificare questa ipotesi. Tuttavia la distribuzione dei ritorni risulta
avere varianza finita. Quindi il modello di Lévy stabile è stato corretto. Tra le più
interessanti proposte vi è quella di considerare processi di Lévy troncati, in modo da
descrivere correttamente le proprietà di scala dei ritorni ma in accordo con la
necessità di una volatilità finita della distribuzione [1, 9].
Un’altra area di interesse riguarda lo sviluppo di modelli teorici in grado di descrivere
le proprietà statistiche globali di un mercato finanziario, che potrebbero costituire
uno strumento di grande interesse ad esempio nella scelta di un portafoglio a basso
rischio o nell’indagine delle cause e degli effetti delle crisi dei mercati finanziari. In
questo ambito riveste un ruolo di rilievo lo studio di correlazioni all’interno di un
mercato finanziario [17-19]. La scoperta di correlazioni di ordine elevato nelle
variazioni di prezzo ha reso necessaria una riconsiderazione di molti aspetti dati per
assodati.
Un altro tema di sicura rilevanza scientifica riguarda lo studio delle analogie e delle
differenze fra la dinamica dei prezzi di un mercato finanziario e alcuni processi fisici
come la turbolenza e i sistemi ecologici e biologici [1,4].
Ricordiamo anche studi che analizzano l’efficienza economica di organizzazioni
complesse come multinazionali, università o perfino nazioni. Da sottolineare ad
esempio l’analisi delle proprietà statistiche dei tassi di crescita delle imprese e delle
distribuzioni del reddito di nazioni e aziende [20].
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In conclusione va segnalato che molti degli argomenti di cui si sono occupate e si
occupano le studiose e gli studiosi di econofisica sono dibattuti da molto tempo anche
in altri campi di ricerca, incluse la matematica finanziaria, l’econometria e la finanza
quantitativa. Secondo chi scrive, solo in seguito a una fruttuosa contaminazione tra
queste discipline si potrà giungere a una sintesi armoniosa in grado di dare origine a
teorie largamente condivise sui sistemi complessi e di descrivere adeguatamente la
realtà economica e sociale.
Note e riferimenti bibliografici
[1] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, An introduction to Econophysics (Cambridge
University Press, Cambridge, 2000).
[2] T. Lux and M. Marchesi, Scaling and criticality in a stochastic multi-agent model of a
financial market, Nature 397 (1999) 498-500.
[3] Per una panoramica sui gruppi attivi in Italia e altrove nel campo dell'econofisica e per
un'idea dell’attività' di ricerca si possono consultare i tre siti seguenti: www.econophysics.org,
www.unifr.ch/econophysics e lagash.dft.unipa.it.
[4] J. P. Bouchaud, and M. Potters, Theory of Financial Risks (Cambridge University Press,
Cambridge, 2000).
[5] M. M. Dacorogna, R. Gençay, U. A. Müller, R. B. Olsen and O. V. Pictet, An Introduction
to High Frequency Finance (Academic Press, San Diego, CA, 2001).
[6] F. Black and M. S. Scholes, The Pricing of Options and Corporate Liabilities, Journal of
Political Economics 81 (1973) 637-659. Robert C. Merton, Optimum Consumption and
Portfolio Rules in a Continuos-Time Model, Journal of Economic Theory 3 (1971) 373-413.
[7] T. Di Matteo, E. Scalas, M. Airoldi, On pricing of interest rate derivatives, Physica A 339
(2004) 189; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401445).
[8] J. P. Bouchaud and D. Sornette, The Black--Scholes option pricing problem in
mathematical finance: generalization and extensions for a large class of stochastic processes,
Journal de Physique 1 France 4, 863-881 (1994).
[9] W. Schoutens, “Lévy processes in finance” (Wiley, Chichester UK, 2003).
[10] M. Marsili, S. Maslov and Y. -C. Zhang, Dynamical optimization theory of a diversified
portfolio, Physica A 253 (1998) 403-418.
[11]T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Scaling behaviors in differently developed
markets", Physica A 324 (2003) 183-188.
[12] T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Long term memories of developed and
emerging markets: using the scaling analysis to characterize their stage of development",
Journal of Banking & Finance (2004) in press; acceptance date February 2004.
[13] G. Cuniberti, M. Raberto and E. Scalas, Correlations in the bond-future market, Physica A
269 (1999) 90-97.
[14] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, Scaling behavior in an economic index, Nature 276
(1995) 46-49; Econophysics: Scaling and Its Breakdown in Finance, Journal of Statistical
Physics 89 (1997) 469-479.
[15] E. Scalas, Scaling in the market of Futures, Physica A 253 (1998) 394-402.
[16] E. Scalas, R. Gorenflo, F. Mainardi, “Fractional calculus and continuous-time finance,
Physica A 284 (2000) 376-384.
[17] R. N. Mantegna, Hierarchical structure in financial markets, Eur. Phys. J. B 25 (1999) 193197; G. Bonanno, N. Vandewalle and R. N. Mantegna, Taxonomy of Stock Market Indices,
Phys. Rev. E 62 (2000) R7615-R7618.
[18] T. Di Matteo and T. Aste, "How does the Eurodollar Interest Rate behave?", (cond-mat
0101009), International Journal of Theoretical and Applied Finance, vol. 5, No.1 (2002) 107122.
[19] T. Di Matteo, T. Aste and R. N. Mantegna, "An interest rates cluster analysis", Physica A
339 (2004) 181; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401443).
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
[20] T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde, "Exchanges in complex networks: income and
wealth distributions", Nuovo Cimento (2004) in press; acceptance date October 2003; also
available at the LANL arXiv (cond-mat/0310544).
Glossario
Derivati: i derivati sono strumenti finanziari il cui valore dipende dal prezzo di un’attività
sottostante. Per attività si intendono altri strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, valute), o
merci (ad es. Il petrolio e il grano). Esempi di derivati sono i futures e le opzioni.
Futures: sono contratti in cui due parti si impegnano a comprare o a vendere un’attività a una
certa data futura, per un dato prezzo fissato al momento della stipula.
Opzioni: esistono due tipi di opzioni: call e put. Un’opzione call conferisce al portatore il
diritto (ma non l’obbligo) di comprare un’attività a una certa data (opzione di tipo europeo) o
entro una certa data (opzione di tipo americano) per un prezzo fissato al momento della
stipula. Un’opzione put dà invece il diritto di vendere un’attività.
Ritorni: sono gli incrementi percentuali del prezzo di un titolo.
Volatilità: è la deviazione standard della serie temporale dei ritorni.
Dr Tiziana Di Matteo
Applied Mathematics, Research School of Physical
Sciences, Australian National University, 0200
Canberra, Australia.
Dr Enrico Scalas
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Avanzate,
Università del Piemonte Orientale, Corso Borsalino
54, I--15100 Alessandria, Italy.
Michele Tumminello
Dipartimento di Fisica e Tecnologie Relative,
Università degli Studi di Palermo, Viale delle Scienze,
I-90128, Palermo, Italy.
30
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
Econophysics: a new tool to investigate financial markets
Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello
The relationship between physics and economics has a long and interesting history.
Outstanding economists of the past explicitly inspired their work to the principles of
Newtonian physics and statistical mechanics, attracted by the success of these
theories. However, despite the existence of many problems of common interest, the
interaction between statistical physicists and economists has never been strong. The
situation changed only recently, in the late nineties, when physicists and economists
started talking to each other more and more frequently and a new interdisciplinary
research field emerged: the term econophysics was created in order to outline the
contribution of a new approach based on physical point of view in dealing with
financial problems. The new field of econophysics applies the powerful methods of
statistical physics and non linear dynamics to macroeconomic modeling and financial
market analysis [1]. Financial markets represent a typical example of complex system
where the price changes, apparently random, are the result of interactions among a
high number of agents (the market operators) [2]. Therefore, financial markets can be
studied using the same concepts developed in statistical physics for the study of
complex systems. In addition, within economical and social sciences, a good and strict
mathematical investigation can be performed in the analysis of financial markets.
In Italy there are several research groups which have dealt and are currently dealing
with econophysics; they include researchers mainly from the field of statistical physics
and of complex systems studies [3]. Following a recent transfer of competence from
Italy to Australia, at the Australian National University (ANU) in Canberra there is the
research group of T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde actively working on
econophysics. The three scientists, together with E.S., are participating in the Italian
Strategic Project: "High frequency dynamics of financial markets" funded by the
Italian Ministry of Education, Research and Technology. Seven Italian research units
are participating in this interdisciplinary project which started on July 2003 and it will
last for three years.
There are various research activities and different approaches in the field of
econophysics and this brief contribution is not designed to review all the works done
in this rapidly developing area. Rather, this note offers an introduction that is
sufficient to allow the reader to be aware of this new multidisciplinary field. Therefore,
we here report only some of several interesting research subjects, in particular the
research we are carrying on in our groups [1, 4, 5].
In the literature, many of the early works were dedicated to or inspired by the options
pricing problem. In the early seventies, F. Black, M. S. Scholes and R. C. Merton made
a major breakthrough in the pricing of stock options by developing what has become
known as the Black-Scholes model [6]. These authors considered a portfolio of
financial products (shares, obligations, currencies) and options defined on these
underlying assets requiring this portfolio be risk less, that is independent from any
stochastic variable. At the base of their formulation there was the hypothesis that
stock prices are performing a geometric Brownian motion, with a constant drifting
term. In 1997, the importance of the model was recognized when Scholes and Merton
were awarded the Nobel prize for economics. Sadly, Fischer Black died in 1995,
otherwise he also would undoubtedly have been one of the recipients of this prize.
31
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
The hedge fund Long Term Capital Management, which included Scholes and Merton
as partners, was founded with the principles of this model. We all know what
happened next. In August and September 1998, the fund lost $4.5 billion, and had to
be bailed out by its 14 biggest counterparties. The hypotheses of Black, Scholes and
Merton’s model (BS/M) hardly correspond with what is observed in real data. In
particular, the volatility (standard deviation of price changes) and the risk-free interest
rate are considered constant. However, in the financial practice, the hypothesis of time
independence of these variables leads to economically relevant incorrect evaluations.
In addition, the assumption that prices’ returns were distributed in a normal way was
challenged by the most recent analyses carried out on high frequency market data,
showing the so called “fat tails” in the distributions of returns [1, 5, 7]. For some years
now, according to the previous considerations, some authors have applied more or
less significant variations to the BS/M model [4, 8, 9].
Besides the research on models for valuating pricing of a derivative product (when
some of the assumptions of the BS/M model are relaxed) and methods for portfolio
selection and its dynamical optimization [10] (area of major interest for financial
institutions), another field in rapid development is the empirical study of price changes
of a financial asset. Some studies focus on the shape of the distribution of price
changes, others on the statistical properties of the higher-order moments of the
distribution, others on the properties of the time correlation of a financial series and
finally on phenomenological models for high frequency data [1, 4, 5, 11-16]. As
previously noted, a financial market exhibits several features of the so called complex
systems, that are open systems in which many subunits interact nonlinearly in the
presence of feedback. The governing rules in financial markets are quite stable and the
time evolution of the system is continuously monitored, so that large databases are
accessible to the scientific community. This is why today we are able to develop
statistical models and empirically verify their efficiency.
In this general framework, there are relevant results concerning the financial price
changes described by a Lévy stable distribution, a stochastic process which obeys to a
generalised formulation of the central limit theorem. A process in which the
probability distribution has power law tail converges in the diffusive limit to a process
with a Lévy stable distribution. The second moment of distribution (volatility) is
infinite and several empirical works have been carried out in order to verify this
hypothesis. Therefore, Lévy stable model has been corrected. One of the most
interesting proposals is that of considering truncated Lévy processes, in order to
describe the scaling relations of returns together with a finite volatility [1,9].
Another area of interest is the development of theoretical models to describe the
global statistical properties of a financial market, which could represent an important
instrument for example in the choice of a low risk portfolio or in the investigation of
causes and effects of financial markets’ crises. In this context, the study of correlations
inside a financial market has a fundamental role [17-19]. The discovery of high-order
correlations in price changes led to a reconsideration of many obvious aspects.
Another relevant research area concerns the study of analogies and differences
between price dynamics in a financial market and such physical processes as
turbulence and biological and ecological systems [1, 4].
There are also studies that analyse the economic performances of complex
organizations such as multinationals, universities and even nations. For example, we
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
should mention studies of the income distribution of firms and of the statistical
properties of their growth rates [20].
In conclusion, it should be noted that many subjects broached by researchers of
econophysics have been debated for a long time also in other research fields, including
financial mathematics, econometrics and quantitative finance. In our opinion, only
following positive contacts between these disciplines we will reach a complete
summary able to generate largely shared theories on complex systems and adequately
describe the social and economical reality.
Notes and references
[1] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, An introduction to Econophysics (Cambridge
University Press, Cambridge, 2000).
[2] T. Lux and M. Marchesi, Scaling and criticality in a stochastic multi-agent model of a
financial market, Nature 397 (1999) 498-500.
[3] References to the econophysics research literature in Italy and elsewhere are given in the
following
web
pages:
www.econophysics.org,
lagash.dft.unipa.it
and
www.unifr.ch/econophysics.
[4] J. P. Bouchaud, and M. Potters, Theory of Financial Risks (Cambridge University Press,
Cambridge, 2000).
[5] M. M. Dacorogna, R. Gençay, U. A. Müller, R. B. Olsen and O. V. Pictet, An Introduction
to High Frequency Finance (Academic Press, San Diego, CA, 2001).
[6] F. Black and M. S. Scholes, The Pricing of Options and Corporate Liabilities, Journal of
Political Economics 81 (1973) 637-659. Robert C. Merton, Optimum Consumption and
Portfolio Rules in a Continuos-Time Model, Journal of Economic Theory 3 (1971) 373-413.
[7] T. Di Matteo, E. Scalas, M. Airoldi, On pricing of interest rate derivatives, Physica A 339
(2004) 189; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401445).
[8] J. P. Bouchaud and D. Sornette, The Black--Scholes option pricing problem in
mathematical finance: generalization and extensions for a large class of stochastic processes,
Journal de Physique 1 France 4, 863-881 (1994).
[9] W. Schoutens, “Lévy processes in finance” (Wiley, Chichester UK, 2003).
[10] M. Marsili, S. Maslov and Y. -C. Zhang, Dynamical optimization theory of a diversified
portfolio, Physica A 253 (1998) 403-418.
[11]T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Scaling behaviors in differently developed
markets", Physica A 324 (2003) 183-188.
[12] T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Long term memories of developed and
emerging markets: using the scaling analysis to characterize their stage of development",
Journal of Banking & Finance (2004) in press; acceptance date February 2004.
[13] G. Cuniberti, M. Raberto and E. Scalas, Correlations in the bond-future market, Physica A
269 (1999) 90-97.
[14] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, Scaling behavior in an economic index, Nature 276
(1995) 46-49; Econophysics: Scaling and Its Breakdown in Finance, Journal of Statistical
Physics 89 (1997) 469-479.
[15] E. Scalas, Scaling in the market of Futures, Physica A 253 (1998) 394-402.
[16] E. Scalas, R. Gorenflo, F. Mainardi, “Fractional calculus and continuous-time finance,
Physica A 284 (2000) 376-384.
[17] R. N. Mantegna, Hierarchical structure in financial markets, Eur. Phys. J. B 25 (1999) 193197; G. Bonanno, N. Vandewalle and R. N. Mantegna, Taxonomy of Stock Market Indices,
Phys. Rev. E 62 (2000) R7615-R7618.
[18] T. Di Matteo and T. Aste, "How does the Eurodollar Interest Rate behave?", (cond-mat
0101009), International Journal of Theoretical and Applied Finance, vol. 5, No.1 (2002) 107122.
[19] T. Di Matteo, T. Aste and R. N. Mantegna, "An interest rates cluster analysis", Physica A
339 (2004) 181; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401443).
[20] T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde, "Exchanges in complex networks: income and
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Settembre 2004
CANBERRA
wealth distributions", Nuovo Cimento (2004) in press; acceptance date October 2003; also
available at the LANL arXiv (cond-mat/0310544).
Glossary
Derivative: an instrument whose price depends on, or is derived from, the price of
another asset. Examples of derivative are futures and options.
Futures: a contract that obligates the holder to buy or sell an asset at a predetermined
delivery price during a specified future time period. .
Options: there are two kinds of options: call and put. A “call” option gives the holder
the right (but not the obligation) to buy an activity on a certain date (European
option) or within a certain date (American option) for a price arranged at the moment
of the agreement. A “put” option, instead, gives the right to sell an activity.
Returns: the percentage gain or loss for a mutual fund in a specific time period.
Volatility: The variation of movements in a security's price. Usually expressed by the
standard deviation of the probability distribution of the logarithm of the security's
price over one year.
Dr Tiziana Di Matteo
Applied Mathematics, Research School of Physical
Sciences, Australian National University, 0200
Canberra, Australia.
DR Enrico Scalas
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Avanzate,
Università del Piemonte Orientale, Corso Borsalino
54, I--15100 Alessandria, Italy.
Michele Tumminello
Dipartimento di Fisica e Tecnologie Relative,
Università degli Studi di Palermo, Viale delle Scienze,
I-90128, Palermo, Italy.
Original text in italian.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
L’Australia si candida per ospitare il 34° congresso geologico
internazionale a nome dell’intera Oceania
Anna Maria Fioretti
AUSTRALIA 2012 – in occasione del 32° Congresso Internazionale (IGC) a Firenze
20-28 Agosto 2004 – verrà promosso l’invito da parte dell’Oceania (che comprende
Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e le nazioni delle isole del Sud
Pacifico), ad ospitare il 34° IGC a Brisbane, nell’Agosto 2012. Verranno messe in
evidenza 10 valide ragioni per cui il prossimo IGC debba tenersi a Brisbane:
1. Geologia unica ed affascinante: L’Oceania possiede caratteristiche geologiche
uniche – dai minerali più antichi alle prime forme di vita sulla Terra, dai vulcani attivi
alle barriere coralline. L’Australia, situata sulla più instabile placca tettonica, possiede
un equilibrio geologico e antichi paesaggi che contrastano con le falde attive nelle
regioni di Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e con le numerose piccole isole
vulcaniche. Sul confine meridionale dell’Oceania, l’Antartide racchiude in sè la chiave
di lettura per comprendere i cambiamenti climatici.
2. Forti comunità geoscientifiche: La geoscienza della regione è stimolata da due
fattori principali: affrontare le sfide della società e la sete di conoscenza per soddisfare
il bisogno di comprendere il mondo in cui viviamo. Rafforzata dalla sua ampia gamma
di caratteristiche geologiche e da un notevole numero di risorse, l’Oceania possiede
una comunità geoscientifica forte ed intraprendente, che sta conducendo ricerche in
tutte le discipline d’interesse per lo IUGS. L’Australia e la Nuova Zelanda in
particolare, hanno prodotto eccellenti scienziati in materie geologiche, che hanno dato
un notevole contributo a livello internazionale. La Commissione di Geoscienza
Applicata del Sud Pacifico (SOPAC) facilita il coordinamento regionale.
3. Ampia gamma di visite su campo: numerosi siti dalle caratteristiche uniche e di
notevole interesse culturale ed archeologico verranno esplorati attraverso ricerche su
campo, che comprenderanno tutti gli stati australiani, le due isole della Nuova
Zelanda, la Papua Nuova Guinea ed una serie di piccole isole del Sud Pacifico. E’
inoltre previsto un volo sopra l’Antartide.
4. Promozione degli obiettivi dello IUGS: AUSTRALIA 2012 ospiterà numerose
conferenze di interesse generale, specialistico e a tema, che copriranno gli interessi di
tutte le associazioni dello IUGS e metteranno in evidenza la geoscienza regionale. Il
tema Unearthing our Past and Future porterà avanti l’iniziativa dello IUGS Planet
Earth. Il Congresso comprenderà un’importante “Mostra Geologica”, una serie di
partecipazioni comunitarie ed attività educative, e un solido programma di supporto
per permettere la partecipazione di importanti geoscienziati.
5. Eccellenti credenziali organizzative: Una Commissione Preliminare dell’IGC
molto solida e preparata si è notevolmente impegnata nell’organizzare una valida
candidatura per il 34° IGC. Questo gruppo di importanti geoscienziati continuerà a
contribuire all’organizzazione di AUSTRALIA 2012 e verrà allargato per comprendere
tutti gli aspetti principali della geoscienza della regione. Gli australiani hanno un’ottima
reputazione nell’organizzare eventi internazionali ospitali e di successo, fra cui le
magnifiche Olimpiadi del 2000 e l’International Rotary Congress di Brisbane nel 2003.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
6. Accessibile, economico e sicuro: L’Australia e la Nuova Zelanda sono paesi
politicamente stabili, sicuri ed ospitali. Brisbane ha un eccellente accesso
internazionale e bassi costi per alloggi, cibo e trasporti di buona qualità. Questi fattori,
accanto ad una ragionevole tassa di iscrizione, faranno sì che la spesa totale per i
delegati provenienti dalla maggior parte dei paesi dell’emisfero boreale, comprese le
tariffe aeree internazionali, non sarà più alta rispetto a molti meeting della stessa
durata vicini a casa. Brisbane offre la possibilità di visitare la Grande Barriera
Corallina, bellissime spiagge, foreste pluviali, l’entroterra australiano, la stupenda
Nuova Zelanda e le isole tropicali del Sud Pacifico.
7. Un caldo benvenuto: Brisbane è una città ospitale in rapida crescita, pur
mantenendo un’immagine di tranquillità. Il tempo in agosto è bellissimo – giorni di
sole con temperature attorno ai 25°C. I paesi all’interno della regione estenderanno a
lor volta il caldo benvenuto e l’ospitalità ai delegati dell’IGS che partecipassero a visite
su campo.
8. Luogo di interesse mondiale: Il moderno e versatile Brisbane Convention and
Exhibition Centre è un eccellente complesso all’avanguardia, nella zona culturale e di
divertimento dell’affascinante South Bank, un piacevole percorso lungo il fiume che
conduce al distretto d’affari centrale e agli hotel della città. E’ il centro convegni più
famoso d’Australia e si colloca fra i primi 10 al mondo.
9. Aspetti sociali e culturali diversi ed interessanti: Questa è una regione del
mondo nuova e stimolante. E’ ricca dal punto di vista scenico e le sue culture
aborigene e del Sud Pacifico contrastano con lo stile di vita dell’emisfero boreale. E’
un’opportunità unica per conoscere una parte del mondo veramente esotica.
10. E’ giunta l’ora: AUSTRALIA 2012 è in linea con il principio di rotazione
regionale. Saranno passati 36 anni da quando Sydney ha ospitato il precedente IGC
nella regione. L’adempimento del nuovo Piano Strategico per le Geoscienze
australiano nel corso dei prossimi anni rappresenta un’ottima opportunità per
aumentare il supporto ed il coordinamento al fine di assicurare un IGC memorabile e
di grande successo a Brisbane.
AUSTRALIA 2012 è appoggiato dal Governo australiano attraverso una sovvenzione
da parte dell’Innovation Access Programme, un’iniziativa del Backing Australia’s
Ability, ed inoltre dal governo statale del Queensland.
Dr Anna Maria Fioretti
Versione originale in inglese
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
Australia bids for 34th international geological congress on behalf of
Oceania region
Anna Maria Fioretti
AUSTRALIA 2012 –– a pavilion at the 32nd International Congress (IGC) in
Florence 20-28 August 2004 –– will promote the invitation on behalf of the Oceania
region (encompassing Australia, New Zealand, Papua New Guinea and the South
Pacific island nations), to host the 34th IGC in Brisbane, August 2012. It will
highlight 10 compelling reasons why the next available IGC should be held in
Brisbane:
1. Fascinating and unique geology: The Oceania region encompasses an almost
continuous geological record – from the oldest dated minerals and earliest signs of life
on Earth to active volcanoes and coral reefs. Situated within the fastest moving
crustal plate, Australia’s geological stability and ancient landscapes contrast with the
active plate boundary setting of New Zealand, Papua New Guinea and the numerous
small volcanic islands. On the southern boundary of Oceania, Antarctica holds the
fundamental keys to understanding climate change.
2. Strong geoscience communities: Geoscience in the region is motivated by two
main factors: meeting societal challenges and a thirst for new knowledge to satisfy a
need to understand the world we live in. Underpinned by its diverse range of
geological features and a major resources sector, Oceania has a strong and proactive
geoscience community, which is conducting research across all of the disciplines of
interest to IUGS. Australia and New Zealand, in particular, have produced many
eminent geoscientists who have made considerable contributions internationally. The
South Pacific Applied Geoscience Commission (SOPAC) facilitates regional
coordination.
3. Diverse range of field trips: An extensive range of unique sites of major
geological and cultural interest will be on offer through field trips covering all
Australian states, both the North and South islands of New Zealand, Papua New
Guinea and a range of small South Pacific islands. An overflight of Antarctica is also
planned.
4. Furthering IUGS objectives: AUSTRALIA 2012 will have a wide range of
general, special and topical symposia, covering the interests of all IUGS associations
and highlighting regional geoscience. The theme, Unearthing our Past and Future,
will carry forward IUGS’ Planet Earth initiative. The Congress will have a major
GeoExhibition, a range of community involvement and education activities, and a
strong support program to enable worthy geoscientists to attend.
5. Excellent organisational credentials: A very strong and proven IGC Preparatory
Committee has put a lot of effort into preparing a strong bid for the 34th IGC. This
group of eminent geoscientists will continue for the organisation of the AUSTRALIA
2012, and will be enlarged to encompass all major geoscience interests in the region.
Australians have a strong reputation for organising highly successful and friendly
international events, including the “best ever” Olympics in 2000, and the International
Rotary Congress in Brisbane in 2003.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
6. Accessible, affordable and safe: Australia and New Zealand are politically stable,
safe and hospitable countries. Brisbane has excellent international access and low
costs for good quality accommodation, food and transport. These factors, and a
reasonable registration fee, mean that the total cost for delegates coming from most
northern hemisphere countries, including international airfares, will not be any higher
than for many meetings of similar duration closer to home. Brisbane is the gateway to
the Great Barrier Reef, beautiful beaches, rainforests, the Aussie outback, beautiful
New Zealand and the tropical South Pacific Islands.
7. A warm welcome awaits: Brisbane is a welcoming city that is growing rapidly,
while retaining its relaxed image. Its weather in August is superb – sunny days with
temperatures around 25oC. Countries through the region will likewise extend friendly
welcomes and hospitality to IGC delegates participating in field visits.
8. World class venue: The modern and flexible Brisbane Convention and Exhibition
Centre is an excellent state-of-the-art venue in the attractive South Bank cultural and
entertainment precinct, a pleasant stroll across the river from the central business
district and city hotels. It is Australia’s most awarded convention centre, and ranks in
the top 10 worldwide.
9. Interesting and diverse social and cultural features: This is an exciting, new
world region. It is scenically rich, and its Aboriginal and southwest Pacific cultures
and heritage contrast with anything that can be experienced in the northern
hemisphere. This is a once in a lifetime opportunity to experience a truly exotic part
of the world.
10. It’s time: AUSTRALIA 2012 is in line with the regional rotation principle. It will
be 36 years since Sydney hosted the only previous IGC in the region. The
implementation of Australia’s new Strategic Plan for the Geosciences over the next
few years presents an excellent opportunity to maximise support and coordination to
ensure a highly successful and memorable IGC in Brisbane.
AUSTRALIA 2012 is supported by the Australian Government through a grant from
the Innovation Access Programme, a Backing Australia’s Ability initiative, and the
Queensland state government.
Dr Anna Maria Fioretti
Original manuscript in English
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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La prevalenza e le caratteristiche peculiari dei disturbi mentali in un
gruppo di italo-australiani richiedenti il “counselling” psicologico:
una lettura psicodinamica
Carmelo Pollicina
Premessa: considerazioni generali sul background socio-economico-culturale
degli italo-australiani
L’immigrazione degli italiani in Australia ebbe uno dei suoi periodi di massima
espressione tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni settanta del ventesimo
secolo.
Le regioni maggiormente rappresentate in tale processo migratorio furono soprattutto
la Sicilia e la Calabria, seguite via via da quelle altre regioni nelle quali il livello di
disoccupazione era più alto.
Alla condizione di disoccupazione spesso si associava un basso livello di istruzione
formale dell’immigrato. Pertanto, si può ben intuire come l’immigrato italiano in
Australia di quel tempo portasse con se una forte motivazione di rivalsa nei confronti
di una società che l’aveva quasi costretto all’allontanamento dalle sue radici.
La carenza d’istruzione (ed in molti casi lo scarso sviluppo di capacità critica e di
autoconsapevolezza) veniva inoltre compensata da un approccio più dogmatico e
spesso superstizioso verso quei fenomeni psicosociali che rimanevano per l’immigrato
inspiegabili.
Relativamente alto era pure il suo livello di dipendenza prima dai familiari e poi dal
campo. Ciò chiaramente conduceva a scarsi livelli di autonomia personale sia nella
capacità di prendere decisioni in proprio che di formulare opinioni personali. Questo
spesso portava ad un alto livello di suggestionabilità e creduloneria.
In linea con quanto appreso dai genitori, l’immigrato di allora era anche munito di un
forte senso del dovere, del sacrificio e del senso di valore proprio dato dall’impegno
profuso nel lavoro.
Il senso del dovere, del sacrificio e della famiglia era altresì rinforzato in lui dalle
influenze religiose di appartenenza, cioè il cattolicesimo. Così come la sua moralità
sessuale era fortemente condizionata da pregiudizi religiosi nei quali la funzione
sessuale della donna era ancora molto legata alla funzione procreativa, ed il piacere del
sesso era ancora prerogativa squisitamente maschile. Allora risulta chiaro come
eventuali pulsioni di piacere venissero represse o negate dalle donne di quella cultura
per evitare di essere inondate da vissuti di colpa e dal successivo bisogno di
espiazione.
Il detto cristiano “donna partorirai con gran dolore, uomo lavorerai con gran sudore”
dava vita ad una divisione dei ruoli in cui la donna si assumeva l’onere della crescita
dei figli basata fortemente sulla rinuncia di sè e soprattutto sulla rinuncia delle sue
pulsioni (soprattutto all’autoaffermazione e al dominio), mentre l’uomo restringeva il
suo campo d’azione ad un ruolo più da sostentatore della sua famiglia (che lo poneva
in una posizione di maggiore dominanza ed autonomia rispetto alla moglie).
La mancanza d’autonomia economica della donna di allora, inoltre, rafforzava la
posizione di netta dipendenza dal marito sia per la sua sopravvivenza che per quella
dei figli. Ciò causava una notevole sperequazione di potere, col marito che la faceva da
padrone a livello decisionale e la moglie che si sentiva costretta a sottostare ed
obbedire ai suoi voleri.
L’integrazione degli immigrati italiani di prima generazione nel tessuto culturale
australiano è stata parziale. Sebbene gli immigrati avessero assimilato, attraverso gli
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anni, parte del modo di essere e di vivere degli australiani, hanno comunque
mantenuto idée, atteggiamenti e valori più tipici dei luoghi e dei tempi di provenienza;
idee, atteggiamenti, e valori che magari oggi non esistono più in Italia, e che
moriranno definitivamente anche qui in Australia con il passaggio alle generazioni
successive. Insomma, per molti italiani d’Australia è come se il tempo si fosse fermato
50 anni fa, al momento della loro partenza per quella immensa e lontana landa
chiamata Australia.
Arrivarono qui pieni di insicurezze ma con un bagaglio colmo di speranze.
S’imposessarono delle loro case che trasformarono quasi in oggetti transizionali
rappresentativi della loro madre terra e del paese natio, con i loro mobili di dubbia
replica di quanto possedevano i “ricchi baroni” dei loro paesi in tempi remoti, con le
loro cantine piene di vini da loro prodotti in base ad antiche usanze, con i piatti ed i
dolci tipici dei loro paesi d’origine. La casa divenne, per l’italo australiano, tante cose:
da simbolo di rivalsa, ad oggetto transizionale rappresentativo del paese e della casa
natia, a tana nella quale rifugiarsi a fronte delle minacce di un mondo esterno vissuto a
volte come ostile, a fonte e garanzia di immensa sicurezza sia economica che affettivasociale.
Con l’avvicinarsi degli anni ’80, l’immigrazione degli italiani in Australia declinò quasi
del tutto, lasciandoci adesso con un popolo ed una sotto-cultura che sta
progressivamente muorendo e che presto potrebbe scomparire per sempre.
Le influenze culturali nell’espressione dei disturbi mentali
L’identità etnica di appartenenza, oltre allo status sociale, è un aspetto importantissimo
nell’espressione del malessere psichico delle persone; essa è elemento fondamentale
nell’esperienza sia soggettiva (il modo in cui la persona “vive” il suo malessere
psichico e “come” lo manifesta) che collettiva (il modo in cui gli altri appartenenti allo
stesso gruppo etnico percepiscono il suo disturbo) di ogni forma di disturbo mentale.
Infatti, studi in materia di “malattie legate alla cultura” hanno evidenziato come certi
disturbi (o manifestazioni di essi) vengono riscontrati soltanto in alcune culture o
gruppi etno-specifici. Alcuni studiosi di tali disturbi li hanno addirittura considerati
come vere e proprie “sindromi legati alla cultura”, mentre altri si sono limitati a
rilevarne la maggiore frequenza epidemiologica e basta.
La considerazione che la cultura è una matrice nella quale operano influenze
biologiche, sociali, e psicologiche porta invariabilmente a ritenere che anche i disturbi
mentali sono intrinsecamente legati alla cultura.
Tipici esempi di quanto si va affermando in questo articolo sono l’anoressia nervosa, i
cui sintomi appaiono strettamente legati alle aspettative estetico-culturali della società
industriale occidentale moderna in base alle quali l’adolescente femmina (soprattutto)
avverte il bisogno spasmodico di mantenere basso il peso corporeo e snella la sua
forma, e il koro, di influenza asiatica, in base al quale l’uomo può manifestare
l’ossessiva paura che il suo pene si ritiri nell’addome, causandone poi la morte.
Va anche considerato che le specifiche culture cambiano con l’evolversi dei tempi.
Infatti, nella cultura occidentale si è notato come le manifestazioni di conversione
isterica come mezzo alternativo di comunicazione del malessere psicologico siano
progressivamente diminuite col passare dei secoli ed in concomitanza sia con la
crescita del grado d’istruzione generale della gente che con la diminuzione della loro
creduloneria. Un tipico esempio di quanto sostenuto è dato dal fenomeno di isteria
collettiva chiamata tarantulismo che era alquanto frequente nell’Italia meridionale del
quattordicesimo e quindicesimo secolo, e che via via andò a scomparire nel tempo.
Per quanto riguarda l’oggetto della presente indagine, cioè la frequenza e le
caratteristiche peculiari dei disturbi mentali nella popolazione italo-australiana,
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bisognerebbe tener presente che i clinici australiani che non hanno familiarità con le
sfumature della cornice culturale di riferimento dei pazienti italo-australiani esaminati,
possono erroneamente giudicare come psicopatologiche quelle normali variazioni di
comportamento, convinzioni o esperienze peculiari della cultura di appartenenza degli
stessi. Tanto per citare alcuni esempi di quanto qui sostenuto, i clinici australiani
spesso hanno difficoltà a considerare come normali molti atteggiamenti di
interdipendenza tra i vari membri di una famiglia di immigrati italiani, così come
spesso considerano altamente patologica l’eccessiva dipendenza e l’iperprotezione dei
genitori italo-australiani nei confronti dei figli e viceversa.
Studio epidemiologico di un sotto-gruppo della popolazione italo-australiana
Il campione di questo studio comprendeva pazienti che avevano richiesto (o erano
stati inviati per) consulenza psicologica all’Autore di questo studio; i pazienti di ambo i
sessi erano di età compresa tra i 36 e 76+ anni; tutti erano italo-australiani di prima o
seconda generazione.
Il prevalente livello socio-culturale di appartenenza oscillava tra il basso ed il mediobasso (considerando il grado d’istruzione dei partecipanti come fattore principale di
valutazione).
Del campione totale di 95 partecipanti, 35 erano maschi e 60 femmine.
La Tabella 2 riporta la distribuzione di tutto il campione per sesso e per fasce d’età.
Pazienti totali (N) = 95 (60 Femmine; 35 Maschi)
Fascia
d’Età
Maschi
Femmine
36-45
46-55
56-65
66-75
76+
12
(34.28%)
8
(13.33%)
4
(11.43%)
7
(11.68%)
11
(31.43%)
11
(18.33)
8
(22.86%)
17
(28.33%)
0
(0%)
17
(28.33%)
N =95
(pazienti
totali)
35
(100%)
60
(100%)
Tab. 2 - Distribuzione dei pazienti oggetto di questo studio per sesso e fascia d’età
Risultati piu rilevanti e relative inferenze
La seguente tabella mostra la frequenza totale e la distribuzione in base al sesso dei
principali disturbi mentali dei pazienti inclusi in questo studio:
Disturbo
Qualsiasi
disturbo
d’ansia
Fobia semplice
Fobia sociale
Agorafobia
Disturbo
generalizzato
d’ansia
Disturbo da panico
Disturbo
ossessivocompulsivo
Disturbo post-traumatico
Maschi
Femmine
Totale
14 (40.0%)
29 (48.3%)
43 (45.3%)
3 (5.0%)
2 (3.3%)
3 (3.2%)
2 (2.1%)
3 (8.6%)
1 (2.9%)
8 (13.3%)
3 (5.0%)
11 (11.6%)
4 (4.2%)
5 (14.3%)
3 (5.0%)
8 (8.4%)
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da stress
Qualsiasi
disturbo
dell’umore
Depressione
Schizofrenia
Psicosi non-affettiva
Disturbo
da
somatizzazione
Disturbo da personalità
antisociale
Anoressia nervosa
Disturbo cognitivo grave
(incluso demenza senile)
5 (14.3%)
10 (15.7%)
15 (15.8%)
22 (62.9%)
7 (20.00%)
14 (40.0%)
46 (76.7%)
15 (25.0%)
14 (23.3%)
2 (3.3%)
68 (71.6%)
22 (23.2%)
28 (29.5%)
2 (2.1%)
6 (10.0%)
6 (6.3%)
2 (3.3%)
2 (2.1%)
7 (11.7%)
8 (8.4%)
1 (2.9%)
Tab. 3 - Frequenza totale e distribuzione in base al sesso dei principali disturbi mentali dei pazienti
oggetti di questo studio.
Sulla base di questi risultati si possono fare le seguenti inferenze:
1) Il 63.2% di tutti i pazienti sono femmine, mentre il 36.8% sono maschi
Un numero significativamente maggiore di donne ricorre alle cure specialistiche di tipo
psicoterapico; ciò potrebbe indicare una maggiore propensione nelle donne a discutere
dei propri problemi, ed una maggiore consapevolezza di essi. Si potrebbe ipotizzare
che gli uomini o presentano migliori meccanismi di “coping” rispetto ai propri
problemi, o utilizzano i meccanismi di “negazione”, “repressione”, e/o di
“minimizzazione” più frequentemente delle donne.
2) La distribuzione dei pazienti oggetto di questo studio per sesso e fascia
d’età presenta un andamento diverso nei due sessi
Un’analisi della distribuzione del campione per sesso e fascia d’età indica che:
−la distribuzione delle femmine ha seguito un andamento più lineare di quello dei
maschi, quasi indicando una maggiore richiesta di consulenza psicologica con
l’avanzamento dell’età da parte delle stesse;
−la distribuzione per fasce d’età nei maschi è stata più “erratica”, evidenziando
due “picchi” di richiesta nella fascia di età compresa tra i 36 – 45 anni e tra i 5665 anni.
−non ci sono state richieste nella fascia dei maschi di età 76+ anni.
Questi dati potrebbero lasciar supporre che:
−le femmine ricorrono sempre più alle cure psicoterapiche via via che perdono le
loro autonomie;
−i maschi adulti più giovani del campione presentano più problemi di disturbo
mentale. Un’analisi più ravvicinata delle tipologie di disturbi trattati, infatti,
dimostrerebbe che molti pazienti maschi nella fascia d’età compresa tra i 36-45
anni sono figli celibi affetti da schizofrenia o da altre gravi patologie mentali e che
presentavano nella loro anamnesi familiare un rapporto di profonda e patologica
interdipendenza con la figura materna;
−la diminuita richiesta di trattamento psicoterapico da parte degli uomini nella
fascia d’età compresa tra i 46-55 anni potrebbe essere spiegata con i meccanismi
di negazione e minimizzazione altresì rilevati ai punti 1) e 11);
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−la mancanza di pazienti maschi di età superiore ai 75 anni è probabilmente
dovuta anche alla maggiore mortalità dei maschi rispetto alle femmine in questa
fascia d’età.
3) I disturbi d’ansia compaiono nel 45.3% dei casi, mentre i disturbi dell’umore
compaiono nel 71.6% dei casi
Sebbene gli studi sulla popolazione normale indichino una frequenza maggiore di
disturbi d’ansia rispetto a quelli dell’umore nella popolazione generale, pare che gli
italo-australiani ricorrono alle cure psicoterapiche più in presenza di “gravi” disturbi
mentali; una spiegazione potrebbe risiedere nella considerazione che gli italoaustraliani hanno la tendenza a non discutere dei loro problemi psichici se essi sono di
lieve entità, quasi ad avvalorare il detto che “I panni sporchi si lavano in famiglia”;
un’altra spiegazione potrebbe trovarsi nella considerazione che la popolazione oggetto
di questo studio era costituita da persone di età media elevata e, quindi, più esposta a
condizioni fisiche invalidanti e, quindi, alla depressione;
4) Le femmine presentano disturbi d’ansia con frequenza maggiore (48.3
contro 40.0%) rispetto ai maschi di questo campione
Come per alcuni aspetti della depressione (dalla quale differisce per tanti altri
meccanismi), i disturbi d’ansia sottenderebbero, dal punto di vista psicodinamico, un
conflitto intrapsichico tra i desideri inconsci sessuali o aggressivi provenienti dall’Es e
le corrispondenti minacce di punizione da parte del Super-io. In tal senso, l’ansia
verrebbe intesa come un “segnale” della presenza di un pericolo nell’inconscio.
I risultati della presente indagine potrebbero, pertanto, far supporre che le donne italoaustraliane oggetto di questo studio presentino una maggiore difficoltàrispetto agli
uomini di “presa di coscienza” delle loro pulsioni sessuali ed aggressive. È come se
avvertissero le tensioni derivanti dalle loro pulsioni interne ed allo stesso tempo li
rifiutassero per condizionamenti culturali.
5) Tra i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo è stato più frequente
tra i maschi (14.3%) che tra le femmine (5.0%)
ebbene le statistiche relative alla popolazione generale indichino che il disturbo
ossessivo-compulsivo è equamente distribuito tra maschi e femmine, nel campione di
questo studio i maschi hanno presentato una prevalenza maggiore rispetto alle
femmine.
Considerata la funzione “protettiva” (contro la disintegrazione psicotica) dei ritualismi
che spesso caratterizzano questo disturbo, si potrebbe ipotizzare che questo disturbo
si presenta con frequenza maggiore tra i maschi italo-australiani che tra le femmine
perché i maschi italo-australiani tendono a comunicare meno i loro problemi e
conflitti delle femmine (come avvalorato anche dai risultati dei punti 1), 10), e 11).
È interessante notare come Nemiah (1988) abbia considerato il disturbo ossessivocompulsivo come “regressione difensiva” in base alla quale il paziente che ne è affetto
tende a ritirarsi dalla posizione edipica per regredire lungo la via dello sviluppo
psicosessuale alla fase anale (assumendone molte delle caratteristiche e dei
comportamenti tipici); inoltre, egli ha ritenuto che ciò accadesse in alternativa alla
“rimozione” dell’impulso originale mediante conversione della stessa energia in
sintomi somatici (come avviene nell’isteria).
Pertanto, alla luce di questa ipotesi, si potrebbe inferire che gli uomini del campione
preso in esame tendono a gestire il proprio malessere psicologico derivante dal
conflitto edipico con meccanismi di “annullamento” dell’ansia (tipici del disturbo
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ossessivo-compulsivo), mentre le donne tenderebbero più a scotomizzare la stessa
ansia attraverso manifestazioni più di tipo isterico (come avvalorato dai risultati del
punto 10).
6) Le femmine presentano disturbi dell’umore con frequenza maggiore rispetto
ai maschi di questo campione (76.7% contro 62.9%)
I disturbi affettivi o dell’umore coinvolgono una molteplicità di fattori eziologici,
compresi eventi stressanti di natura psicologica, interpersonale, biologica, ed
ambientale. Inoltre, appare accertato che precoci eventi esistenziali possono dar
origine ad un’aumentata vulnerabilità a vari tipi di “stressor” ambientali.
In considerazione di ciò, e considerato che il substrato educativo-culturale delle
femmine del campione di questo studio in molti casi ha impedito la gratifica di molte
significative pulsioni personali (sessuali, all’autoaffermazione, al dominio, per citare
alcune tra le più importanti), si potrebbe ipotizzare che le femmine di questo studio
abbiano presentato una maggiore “vulnerabilità psichica” dei maschi ai vari eventi o
condizioni di vita stressanti.
Questo risultato andrebbe “letto” insieme a quelli dei punti 7) e 8) che evidenziano
una frequenza maggiore di schizofrenia tra i maschi (soprattutto quelli piu giovani) ed
una maggiore di depressione tra le femmine; in tal senso, parrebbe che i fattori
eziologici in ciascun caso siano ben diversi, con una maggiore presenza di fenomeni di
interdipendenza madre-figlio come elemento patogeno nei maschi, e maggiore
impedimento alla libera espressione della propria pulsionalità nella patogenesi psichica
femminile.
7) Il disturbo per il quale gli italo-australiani ricercano maggiormente le cure
specialistiche di tipo psicoterapico è la “schizofrenia” (nel 29.5% dei casi
totali)
Al di là dell’alta componente biologica (Schulsinger et al., 1988), la predisposizione
genetica attivata da fattori intrapsichici ed interpersonali (Robbins, 1992) starebbe alla
base della formazione di questo grave disturbo; situazioni o condizioni di vita che
creano stati di grave insicurezza personale rientrerebbero tra tali fattori.
In tal senso, Freud infatti ritenne che la schizofrenia fosse la risposta ad un’intensa
frustrazione e al conflitto con altre persone (cosa che spesso accade agli immigrati).
Tale risposta prenderebbe forma di “regressione” dalle relazioni oggettuali (col mondo
esterno) a uno stadio evolutivo autoerotico.
Come ritenne Frieda Fromm-Reichmann (1950), le persone affette da schizofrenia
sono fondamentalmente sole e non riescono a superare la loro insicurezza e la loro
sfiducia verso gli altri.
L’analisi della storia personale dei pazienti considerati in questo studio evidenzia tre
principali fattori scatenanti o precipitanti del loro disturbo:
−la grave insicurezza affettiva che può essere generata dalle condizioni di vita
dell’emigrato
−la grave insicurezza data da un rapporto di patologica dipendenza dei figli nei
confronti dei genitori (soprattutto dei figli maschi nei confronti delle loro madri)
−i gravi sensi di colpa da parte di persone che presentano notevoli
ambivalenze rispetto alla gratifica delle loro pulsioni sessuali, aggressive,
all’autoaffermazione, e al dominio (nel caso di questo studio, soprattutto donne).
Si può ben intuire come tutti questi fattori riuscirebbero a creare un vissuto di grave
insicurezza nelle persone che li sperimentano.
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8) L’incidenza di schizofrenia tra i maschi di questo campione (40.0%) e quasi
doppia di quella delle femmine (23.3%)
Il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) indica
un’incidenza lievemente maggiore di schizofrenia negli uomini che nelle donne nella
popolazione generale.
In questo studio, invece, tale incidenza è quasi del doppio.
L’analisi del “come” i pazienti siano giunti a richiedere la consulenza psicologica
potrebbe meglio spiegare i motivi di questo rsiultato. Infatti, nel caso dei maschi, molti
di loro non hanno fatto richiesta diretta di consulenza ma sono stati inviati o dai loro
genitori (spesso da una madre esasperata per la condizione del figlio) o dallo psichiatra
curante. Nel caso delle donne, invece, spesso la richiesta di consulenza è stata fatta
dallo psichiatra curante. Una possibile spiegazione per questo risultato potrebbe
risiedere nella “vergogna” che molti uomini italo-australiani hanno di avere una moglie
affetta da un simile disturbo.
Una più approfondita analisi delle dinamiche intrafamiliari delle pazienti femmine
affette da schizofrenia indicherebbe che spesso i contenuti dei loro “deliri” lasciano
supporre dinamiche di coppia nelle quali il marito tenderebbe ad esasperare i vissuti di
grave insicurezza delle mogli attraverso condotte ed atteggiamenti di
“disempowerment” nei confronti delle stesse. Alla succitata “vergogna” si
aggiungerebbero anche i sensi di “colpa” dei mariti che, a livello più o meno conscio,
sanno di aver reso le proprie mogli iperdipendenti da loro. Pertanto, l’evitamento da
parte di alcuni mariti di qualsiasi forma di terapia psicologica per le mogli gravemente
insicure potrebbe servire a mascherare le colpe frutto dei loro atteggiamenti
eccessivamente dominanti e della loro omertà.
9) L’incidenza di depressione, in tutte le sue forme, è maggiore tra le femmine
(25.0% in totale) che tra i maschi (20.0% in totale)
Nell’esame delle implicazioni di questo risultato bisognerebbe tener presente che
buona parte della popolazione di questo studio è di età media superiore ai 50 anni e di
livello socio-culturale basso. Questa considerazione è importante perchè permette
all’Autore di questo studio di supporre che, vista la cultura e la mentalità d’origine di
molte donne prese in esame, esse siano state influenzate da una ideologia preesistente
in base alla quale “la donna vive non per se stessa ma per il marito ed i figli” (quello
che Arieti nel 1977 definì come “teoria dell’altro dominante”). Nel fare ciò, la donna si
avvale molto del meccanismo di “introiezione” (che le permetterebbe di gratificare in
modo vicario molti dei suoi bisogni).
Questo atteggiamento di base pone la donna in una posizione di impotenza
relativamente alla gratificazione di molti suoi reali bisogni, non essendo la stessa
neanche in grado di immaginare o accettare quadri di riferimento alternativi.
Pertanto, si potrebbe ipotizzare che molti degli atteggiamenti “passivo-aggressivi” di
queste donne, così come molte delle loro condotte di “rivolgimento contro il sè”, non
siano altro che tentativi di distruzione dell’ “altro dominante ed introiettato”.
In parole semplici, questo risultato sembrerebbe frutto di una mentalità in base alla
quale la donna è stata maggiormente condizionata alla “rinuncia” di molte sue pulsioni
(sessuali, aggressive, all’autoaffermazione, e al dominio), favorendo invece una forma
di gratifica più vicaria e sostitutiva mediante l’introiezione dei bisogni delle altre
persone significative nella sua vita (marito e figli).
Un’altra chiave di lettura per la maggiore frequenza della depressione nelle donne
italo-australiane potrebbe risiedere nella spiegazione più generale che gli uomini
coniugati e mai divorziati (condizione preponderante in questa indagine) tendono ad
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avere tassi di depressione più bassi rispetto alle donne con figli, come rilevato da
Tansella e De Girolamo nella loro indagine del 2002.
10) Tra i casi considerati, solo le femmine hanno presentato disturbi da
somatizzazione (nel 10.0% dei casi), ed anoressia nervosa (nel 3.3% dei casi)
Le femmine di questo studio tendono a “somatizzare” i problemi psichici più dei
maschi. La psicosomatizzazione e l’anoressia nervosa possono entrambi essere
considerate come meccanismi isterici e di “comunicazione alternativa”. Questi
risultati avvalorano quanto discusso ai punti 1) e 11) in quanto avvalorano la tesi della
“propensione” nelle donne a comunicare in qualche modo il proprio malessere
psichico.
11) Le femmine richiedono sostegno psicologico per un grave disturbo
cognitivo (esempio, la demenza senile) con frequenza molto maggiore dei
maschi (11.7% contro 2.9%)
Questo risultato sembrerebbe dare supporto al risultato più generico del punto 1). La
maggiore richiesta di aiuto psicologico da parte delle donne potrebbe indicare che esse
sono meglio disposte a comunicare i loro problemi rispetto agli uomini che, invece,
sono più portati a “minimizzare” o addirittura “negare” i loro problemi psico-fisici.
Infatti, se si considera quanto sosteneva Weiner (1991) da un punto di vista
psicodinamico, la perdita delle facoltà mentali associata a un grave disturbo cognitivo
quale, ad esempio, la demenza progressiva potrebbe dar luogo ad un processo
regressivo all’interno dell’Io in base al quale la persona affetta potrebbe far ricorso a
meccanismi di difesa molto primitivi quali la “proiezione” ed il “diniego”. La maggiore
ricerca, quindi, di sostegno psicologico da parte delle femmine affette da un grave
disturbo cognitivo rispetto ai maschi, indicherebbe un minor uso di questi due
meccanismi da parte delle stesse rispetto alla controparte maschile.
Dott. Carmelo Pollicina (Ph.D)
Psicologo (Co.As.It. – N.S.W.)
Tel: (02) 95640744 Fax: (02) 95696648
Email: [email protected]
Nota: La presente e` una versione sintetica del documento originale. Chi volesse una copia
integrale puo` farlo estraendola dal sito dell’ufficio Scientifico
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A psychodynamic study of the prevalence and peculiar features of
mental disorders in a cohort of Italian-Australians undergoing
counselling
Carmelo Pollicina
Premise: general considerations on the social-economical-cultural background
of the Italian-Australians
The immigration of Italians into Australia had one of its periods of maximum
expression between the late forties and early seventies of the twentieth century.
The Italian regions mostly represented in this migratory process were mainly Sicily and
Calabria, followed by all those other regions where the level of unemployment was
highest. The condition of unemployment was often accompanied by a low level of
formal education of the immigrant. Therefore, one can well understand how the
Italian immigrant in Australia carried with him a strong compensatory motivation
towards a society that had nearly forced him/her to leave his roots. Furthermore,
Poor education (and in many cases the poor development of critical judgment and
self-awareness) was compensated by a more dogmatic and often superstitious
approach towards those psychosocial phenomena that the immigrant found
unexplainable.
Dependence first upon the extended family and then upon others in general was quite
high too. Clearly, this lead to low levels of personal autonomy both in decisionmaking and in formulating personal opinions. This would often lead to high levels of
suggestibility and gullibility.
In line with parental teachings, the immigrant of those times had a strong sense of
duty, of self-sacrifice, and of self-value based upon the commitment afforded to
his/her work.
The sense of duty, of self-sacrifice and of family was further reinforced by his
religious influences, i.e. Catholicism. Sexual morality was also heavily conditioned by
the religious prejudice whereby a woman’s sexual function was strongly connected
with her procreation one, and that the pleasure of sex was a solely male prerogative. It
therefore seems clear how eventual pleasure drives would be repressed o denied by
women of that culture in order to avoid being inundated by guilt feelings and by the
subsequent need for expiation.
The Christian saying “woman you will give birth with great pain, man you will work
with great sweat” paved the way for a role division in which the female would assume
the responsibility of child-rearing based strongly upon self-renunciation and above all
upon the renunciation of her drives (especially those for self-affirmation and
domination), while the male restricted his role to that of being a provider for his
family (that placed him in a position of greater control and autonomy with respect to
his wife).
Furthermore, the lack of financial autonomy by the housewife of those days
reinforced her position of marked dependence upon her husband for both her own
survival and that of their children. This situation gave rise to a marked inequality of
power, with the husband being the master of decisions and the wife his subordinate
and forced to second his wants and needs.
The integration of first generation Italian migrants into the Australian culture was
partial. Although the immigrants had through the years assimilated part of the way of
being and of living of the Australians, they did however maintain those ideas,
attitudes, and values more typical of their places and times of origin; ideas, attitudes,
and values that perhaps no longer exist in Italy today, and that will also surely die here
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in Australia with the dawn of new generations. In brief, it is as if for many ItalianAustralians time has remained still to what it was 50 years ago, at the moment of their
departure for that great and distant land called Australia.
They arrived here full of uncertainties but with a baggage full of hope. They took
possession of their homes that they transformed into quasi-transitional objects
representing their motherland and their home town, with furniture dubiously
replicating that of the “rich barons” of their towns in days gone by, with their cellars
full of wines self-produced according to ancient customs, and with food and pastry
recipes typical of their home towns. For the Italian-Australian the home became many
things: a symbol of revenge (towards their past), a transitional object representing their
home town and the house they lived in as children, a lair in which to seek refuge from
the perils of an outside world that at times seemed hostile, a fountain and certain
guarantee of both financial and socio-affective security.
With the dawn of the eighties, the immigration of Italians into Australia nearly totally
declined, leaving us with a people and a sub-culture that is slowly dying and that could
soon disappear forever.
Cultural influences in the expression of mental disorders
The ethnic identity of origin, besides social status, is a major contributor to the
expression of people’s psychological malaise; it is a fundamental element in both the
subjective experience of each form of mental disorder (how a person “experiences”
his/her malaise and the “way” he/she displays it) and the collective one (how other
members of the same ethnic group perceive his/her disorder).
In fact, studies conducted on “culture-bound disorders” have shown how certain
disorders (or their manifestations) are found only in certain cultures or ethno-specific
groups. Some experts have even considered them as being real “culturally bound
syndromes”, while others have limited themselves to solely evidencing their
epidemiological frequency.
The view that culture is a matrix in which biological, social, and psychological
influences operate, invariably leads to the conclusion that mental disorders are
intrinsically connected with culture too.
Typical examples of what is being stated in this article are anorexia nervosa, whose
symptoms seem to be strictly connected with the aesthetical-cultural expectations of
modern western industrial society according to which the female teenager (mainly)
has the spasmodic need to keep her weight low and her body in shape, and koro, of
Asian influence, according to which a man may present the obsessive fear that his
penis will withdraw into his abdomen, subsequently causing his death.
It must also be said that specific cultures change in time. In fact, in western culture it
can be seen how manifestations of hysterical conversion as an alternative means of
communication of psychological malaise have progressively diminished over the
centuries owing to both the growth in people’s general education and the concomitant
decrease in their suggestibility. A typical example of this is the phenomenon of mass
hysteria called tarantulism that was rather frequent in southern Italy in the fourteenth
and fifteenth centuries, and that gradually declined to the point of disappearance in
time.
For what concerns the objective of the present investigation, i.e. the frequency and the
peculiar features of mental disorders in the Italian-Australian population, one must
consider that Australian clinicians unfamiliar with the cultural nuances of ItalianAustralians may mistakenly consider as pathological those normal variations in
behaviour, beliefs or particular experiences typical of the latter’s cultural background.
A typical example of this can be seen in the fact that many Australian clinicians do not
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
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consider as being normal many attitudes of interdependence between the various
members of an Italian immigrant family, just as they often consider highly pathological
the excessive dependence and hyper protection that Italian-Australian parents display
towards their children and vice versa.
Epidemiological study of an Italian-Australian population sub-group
The sample of this study included clients that had requested (or had been referred for)
psychological counselling with the Author of this study; the clients belonging to both
genders ranged in age between 36 and 76+ years; all were first or second generation
Italian-Australians.
Their prevalent socio-cultural level was between low and medium-low (considering
educational level as the main factor of assessment).
Of the 95 total participants, 35 were male and 60 female.
Table 2 shows the distribution of the entire sample by gender and age group.
Total Clients (N) = 95 (60 Female; 35 Male)
Age
Group
Male
Female
36-45
46-55
56-65
66-75
76+
12
(34.28%)
8
(13.33%)
4
(11.43%)
7
(11.68%)
11
(31.43%)
11
(18.33)
8
(22.86%)
17
(28.33%)
0
(0%)
17
(28.33%)
N =95
(total
clients)
35
(100%)
60
(100%)
Table. 2 - Distribution of clients of this study according to gender and age group.
Most important results and relative inferences
The following table shows the total frequency and distribution according to gender of
the main mental disorders of the clients included in this study:
Disorder
Any anxiety disorder
Simple phobia
Social phobia
Agoraphobia
Generalized
anxiety
disorder
Panic disorder
Obsessive-compulsive
disorder
Post-traumatic
stress
disorder
Any mood disorder
Depression
Schizophrenia
Non-affective psychosis
Somatization disorder
Male
14 (40.0%)
Female
29 (48.3%)
Total
43 (45.3%)
3 (5.0%)
2 (3.3%)
3 (3.2%)
2 (2.1%)
3 (8.6%)
1 (2.9%)
8 (13.3%)
3 (5.0%)
11 (11.6%)
4 (4.2%)
5 (14.3%)
3 (5.0%)
8 (8.4%)
5 (14.3%)
22 (62.9%)
7 (20.00%)
14 (40.0%)
10 (15.7%)
46 (76.7%)
15 (25.0%)
14 (23.3%)
2 (3.3%)
6 (10.0%)
15 (15.8%)
68 (71.6%)
22 (23.2%)
28 (29.5%)
2 (2.1%)
6 (6.3%)
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Anti-social
personality
disorder
Anorexia nervosa
Severe cognitive disorder
(including senile dementia)
1 (2.9%)
2 (3.3%)
2 (2.1%)
7 (11.7%)
8 (8.4%)
Table 3 – Total frequency and distribution by gender of the main mental disorders of the clients in
this study.
The following inferences can be made on the basis of these results:
1) 63.2% of all clients were female, while 36.8% were male
A significantly higher number of women sought specialized treatment in
psychotherapy (or counselling); this could indicate a greater inclination in women to
talk about their problems, and a greater awareness of them. It could be hypothesized
that men either possess better “coping” mechanisms with regard to their problems, or
use mechanisms of “denial”, “repression”, and/or “minimization” more frequently
than women.
2) The distribution of clients in this study by gender and age group presents a
different pattern for the two sexes
An analysis of the distribution of the sample by gender and age group reveals that:
−the distribution of females followed a more linear pattern than that of males,
possibly indicating a higher request for psychological counselling with increase in
age by females;
−the distribution by age group in males was more “erratic”, featuring two “peaks”
of request in the 36-45 and 56-65 age groups;
−there were no requests in the 76+ male age group.
These results suggest that:
−females seek counselling more frequently as they lose their autonomies;
−the younger adult males of the sample present more mental disorder issues. A
closer analysis of the types of disorders treated, in fact, shows that many male
clients included in the 36-45 age group were single children affected by
schizophrenia or by other severe mental pathologies and that presented a family
history in which they had a deeply pathological interdependence relationship with
their mother;
−the diminished request for psychotherapeutic treatment by the men in the 46-55
age group could be explained with the denial and minimization mechanisms
evidenced in points 1) and 11);
−the lack of male clients aged over 75 is probably due to the higher mortality of
males with respect to females in this age group.
3) Anxiety disorders appear in 45.3% of cases, while mood disorders appear in
71.6% of them
Although studies on the general population indicate a higher frequency of anxiety
disorders than mood disorders, it seems that Italian-Australians seek
psychotherapeutic treatment in the presence of more “severe” mental disorders; an
explanation could be that Italian-Australians tend not to discuss their psychological
problems if they are of minor importance, lending support to the saying that “you
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don’t wash your dirty linen in public”; another explanation could be that the average
age of the people included in this study was rather high and, therefore, more prone to
physically invalidating conditions and thus to depression.
4) The females presented anxiety disorders with a higher frequency than the
males in the sample (48.3% versus 40.0%)
From the psychodynamic point of view, as for certain aspects of depression (from
which it differs for many other mechanisms), anxiety disorders might subtend an
intrapsychic conflict between the unconscious sexual and aggressive desires deriving
from the Id and the corresponding punishment threats from the Super-Ego. In this
sense, anxiety would be considered as a “sign” of a peril at an unconscious level.
The results of the present investigation could, therefore, suggest that the ItalianAustralian women in this study present greater difficulty than their male counterparts
in “being consciously aware” of their sexual and aggressive drives. It is as if they feel
the tensions coming from their inner drives but at the same time refuse them because
of cultural conditioning.
5) Among the anxiety disorders, the obsessive-compulsive one appeared more
frequently in males (14.3%) than in females (5.0%)
Although statistics in the general population indicate that the obsessive-compulsive
disorder is equally distributed between males and females, the males of this study
presented a higher prevalence than females with respect to this disorder.
Considering the “protective” function (against psychotic disintegration) of the
ritualisms that are typical of this disorder, one may hypothesize that this disorder is
more frequent in male Italian-Australians than female because these males tend to
communicate less than the females their problems and conflicts (as validated by the
results in points 1), 10), and 11).
It is interesting to note how Nemiah (1988) considered the obsessive-compulsive
disorder as a “defensive regression” according to which the affected client tends to
withdraw into an Oedipus position, regressing along the psychosexual development
path to the anal phase (assuming many of its typical features and behaviours);
furthermore, he held that this happened in alternative to the “removal” of the original
impulse through the conversion of the same energy into somatic symptoms (as occurs
in hysteria).
Therefore, in the light of this hypothesis, one may infer that the men considered in
this sample tended to manage the psychological malaise deriving from the Oedipus
conflict by using “annulment” of anxiety mechanisms (typical of the obsessivecompulsive disorder), while women tended to somatize the same anxiety through
typically more hysterical manifestations (as evidenced by point 10).
6) The females in this sample presented mood disorders with a higher
frequency than males (76.7% versus 62.9%)
Affective or mood disorders involve many aetiological factors, including stressful
events of psychological, interpersonal, biological, and environmental natures.
Furthermore, it seems certain that early existential events can lead to an increased
vulnerability to various environmental “stressors”.
In the light of this consideration and considering that the educational-cultural
substratum of the females in this sample prevented the gratification of many of their
significant personal drives (sexual, self-affirmation, domination, to mention some of
the most important), it could be hypothesized that the females in this study presented
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a higher “psychological vulnerability” than males to various stressful events and life
conditions.
One should “read” this result together with points 7) and 8) that give evidence for a
higher frequency of schizophrenia in males (especially in the younger ones) and a
higher one of depression in females; it would seem that the aetiological factors in each
case are quite different, with a greater presence of mother-son interdependence
phenomena as the pathogenic element in males, and a greater hindrance of the free
expression of personal drives in the female psychological pathogenesis.
7) The disorder for which Italian-Australians most seek psychotherapeutic
specialist treatment is “schizophrenia” (in 29.5% of total cases)
Beyond the biological component (Schulsinger et al., 1988), genetic predisposition
activated by intrapsychic and interpersonal factors (Robbins, 1992) could be at the
origin of this severe disorder; the situations that create states of severe personal
insecurity could be part of these factors.
In this sense, in fact, Freud held that schizophrenia was a reaction to an intense
frustration and to a conflict with other people (which is often the case with migrants).
This reaction would take the form of a “regression” from object relations (with the
external world) to an autoerotic developmental stage.
According to the view of Frieda Fromm-Reichmann (1950), people affected by
schizophrenia are fundamentally lonely and are unable to overcome their insecurity
and their mistrust towards others.
Analysis of the personal history of the clients considered in this study provides
evidence for three main triggering or precipitating mechanisms for their disorder:
−severe affective insecurity that may be generated by a migrant’s condition of life
−severe insecurity caused by a pathological rapport of dependence by children
towards their parents (especially of sons towards their mothers)
−severe guilt feelings experienced by people who present a marked ambivalence
toward the gratification of their sexual, aggressive, self-affirmation, and
domination drives (particularly the women in this study).
It is easy to understand how all these factors could succeed in creating a feeling of
severe insecurity in the people that experience them.
8) The incidence of schizophrenia among the males of this sample (40.0%) is
nearly double than that of the females (23.3%)
The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV-TR) indicates a
slightly higher incidence of schizophrenia among men than among women in the
general population.
In this study, however, such an incidence was nearly double.
The analysis of “how” the clients came to request psychological counselling could
better explain the reasons for this result. In fact, for what concerns the males, many of
them did not make a direct personal request for counselling but were instead referred
either by their parents (often by a mother exasperated by her son’s condition) or by
the treating psychiatrist. On the other hand, the request for the counselling of the
females was often made by the treating psychiatrist. A possible explanation for this
result could lie in the “shame” that many Italian-Australian husbands feel for having a
wife affected by such a disorder.
A deeper analysis of the intra-family dynamics of the female clients affected by
schizophrenia reveals that, often, the content of their “delusions” suggested dynamics
within the couple in which the husband tended to exasperate feelings of severe
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insecurity in his wife by adopting “disempowering” behaviours and attitudes towards
her. Besides the abovementioned “shame”, it seems that husbands also experienced
“guilt” feelings in the knowledge that, at varying levels of consciousness, they had
rendered their wives hyper dependent upon them. Therefore, the avoidance by
husbands of having their profoundly insecure wives undergo any form of
psychological therapy could serve the purpose of hiding the guilt caused by their
excessively domineering attitudes and their subsequent conspiracy of silence.
9) The incidence of depression, in all its forms, is higher among the females
(25.0% in total) than among the males (20.0% in total)
When examining the implications of this result, one should keep in mind that the
majority of the population of this study had an average age above 50 years and a low
socio-cultural level. This is an important consideration because it allows the Author of
this study to assume that, in virtue of the culture and the mentality of origin of many
of the women considered, they had been influenced by a pre-existing ideology
according to which “a woman lives not for herself but for her husband and children”
(what Arieti in 1977 defined as “theory of the dominant other”). In doing so, the
woman avails herself of the mechanism of “introjection” (that would allow her to
satisfy many of her needs in a substitutive way).
This basic attitude places the female in a position of impotence with respect to the
gratification of many of her real needs, she herself being unable to imagine or accept
alternative ways of thinking or being.
Therefore, it could be assumed that many of these women’s “passive-aggressive”
attitudes, similarly to many of their “self-aggressive” behaviours, are nothing else but
an attempt to destroy the “dominant and introjected other” within themselves.
In simple words, this result appears to be the fruit of a mentality by which the female
has been conditioned to “renounce” many of her drives (sexual, aggressive, for selfaffirmation, for domination), favouring instead a more substitutive form of
gratification through the introjection of the needs of the other significant people in
her life (husband and children).
Another interpretation for the higher frequency of depression in Italian-Australian
women could more generally be that married and never divorced men (preponderant
in this study) tend to present lower levels of depression than women with children, as
shown by Tansella and De Girolamo in their 2002 investigation.
10) Among the cases considered, only females presented somatization
disorders (in 10.0% of cases), and anorexia nervosa (in 3.3% of cases)
The females of this study tended to “somatize” their psychological problems more
than their male counterparts. Psycho somatization and anorexia nervosa could both be
considered as being hysterical mechanisms of “alternative communication”.
These results give value to what has been discussed in points 1) and 11) because they
lend support to the view that women have a greater “propensity” to communicate in
many ways their psychological malaise.
11) Females require psychological support for severe cognitive disorders (e.g.
senile dementia) with a much higher frequency than males (11.7% versus 2.9%)
This result seems to lend support to the more generic result of point 1). The higher
request by women for psychological help could indicate that they are better prepared
than men to communicate their problems; men, on the other hand, are more apt to
“minimize” or even “deny” their psycho-physical problems.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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In fact, in the light of Weiner’s (1991) psychodynamic views, the loss of mental
faculties accompanying a severe cognitive disorder such as, for example, progressive
dementia could give rise to a regressive process within the Ego according to which the
affected person could resort to very primitive defence mechanisms such as
“projection” and “denial”. Therefore, the higher request for psychological support by
those women affected by a severe cognitive disorder could indicate a lesser use of
these two mechanisms by them with respect to their male counterparts.
Dr. Carmelo Pollicina (Ph.D)
Psychologist (Co.As.It. – N.S.W.)
Tel: (02) 95640744 Fax: (02) 95696648
Email: [email protected]
Note: This is a summary of the original document (in Italian). You may download the original
version extracting it from the relevant site in this Bollettino.
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THE VENETO REGION
Veneto Region is one of the most dynamic areas in Italy and Europe. Its
unemployment rate amounts to 3,7% while the European average rate is 7,5 %. The
regional economy is based on a very special entrepreneurial attitude and, in
consequence, on a large number of Small and Medium Enterprises: about 447.000
companies, that is 1 company every 10 inhabitants
Veneto Region produces about 15% of total Italian export while its GDP and population are near 8%.
There are many industrial clusters such as:
Textile & clothing, Wood & furniture, Shoes (elegant and sporty), Tanning industry,
Electro-mechanics, Eyeglasses, Marble working, Gold and silver working, Artistic
glass, Wine and Agro – food, Industrial machinery, and many others.
R&D and Innovation are basic for regional economic growth.
To foster these factors Veneto Government set up Veneto Innovazione in 1991.
Veneto Innovazione is the regional agency promoting the collaboration between
Research and Enterprises.
Its stockholders are the Veneto Region, the Regional Enterprise Unions, the Veneto Union of the
Chambers of Commerce, and the four Veneto Universities.
Veneto Innovazione is also in charge to promote and to co-ordinate the regional
participation in the Sixth European Framework Programme on Research and
Technological Development. So it will be considered very important to find
international partnerships, both scientific and economic, with third countries in
Australia and Asia.
For further information please contact:
VENETO INNOVAZIONE SPA
REGIONE DEL VENETO
c/o VEGA SCIENCE & TECHNOLOGY
SEGRETERIA REGIONALE AFFARI GENERALI
PARK
Via della Libertà 5/12
Cannaregio, 168 Palazzo Sceriman
30175 MARGHERA VE - ITALIA
Tel. + 39 041 5093023
Fax +39 041 5093078
30123 VENEZIA - ITALIA
Tel. + 39 041/2792701
Fax +39 041/2792785
e-mail:
[email protected]
http://www.regione.veneto.it
e-mail: [email protected]
http://www.venetoinnovazione.it
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THE VENETO RESEARCH & INNOVATION SYSTEM
High educational system
4 Universities
–2 in Venice, Padua, Verona;
24 Faculties
–Economics, Law, Medicine and Veterinary Medicine, Literature and Foreign
Languages, Chemistry, Science & Mathematics, Pharmacy, Agricultural Science,
Engineering, Architecture, Psychology, Political Sciences, Statistics;
University Centres:
Venice International University – studies on management, learning , and environment.
University Consortium for Chemistry in the Environment
Consorzio Venezia Ricerche - projects on new materials, ICT, and cultural heritage.
Consorzio Padova Ricerche - projects on industrial automation, ICT, and
telecommunication.
Public Research structures
CNR - National Research Council;
ENEA - Italian National Agency for
New Technology, Energy&
Environment;
INFM - National Institute for the
Physics of Matter;
INFN - National Institute for Nuclear
Physics;
GLASS EXPERIMENTAL STATION.
VENETO AGRICOLTURA – Regional
Agency for Innovation &
Agriculture
ARPAV - Regional Agency for
Environment
CORILA – Centre for Venice
Lagoon
Science and Technology
parks
VEGA - Venice STP;
Galileo - Padua STP;
STAR - Verona SP.
Industrial SMEs and
handcrafts Associations
Confindustria del Veneto;
FederVeneto API;
Confartigianato del
Veneto;
CNA Veneto.
Innovation Centres
Politecnico Calzaturiero for the shoe
industry
Certottica for the eyeglasses industry
Ritex for Proofs for textile
Thetis for marine technology
Venezia Tecnologie
Eurobic Dolomiti – business innovation
centre
Eurobic Adriatico - business innovation
centre
Polesine Innovazione
Tecnologia & Design for Rapid prototyping
CERT for proofs on wood and textile for
furniture
Treviso Tecnologia
Centro Produttività for patent searches
Verona Innovazione for training courses
Tecnopadova for design
VENETO IS ALL THAT AND MUCH MORE………………
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Una finestra sulla Commissione Europea
A cura di Lynne Hunter
Una struttura per la Collaborazione – Una valutazione dei Nuovi
Strumenti del 6° Programma Quadro
ARTICOLO 130f del Trattato sugli stati dell’Unione Europea:
La Comunità si propone l'obiettivo di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell'industria della
Comunità, di favorire lo sviluppo della sua competitività internazionale e di promuovere le azioni di
ricerca ritenute necessarie ai sensi di altri capitoli del presente trattato.
A tal fine essa incoraggia nell'ambito della Comunità le imprese, comprese le piccole e le medie
imprese, i centri di ricerca e le università nei loro sforzi di ricerca e di sviluppo tecnologico di alta
qualità; essa sostiene i loro sforzi di cooperazione, mirando soprattutto a permettere alle imprese di
sfruttare appieno le potenzialità del mercato interno grazie, in particolare, all'apertura degli appalti
pubblici nazionali, alla definizione di norme comuni ed all'eliminazione degli ostacoli giuridici e fiscali
a detta cooperazione.
I vari Programmi Quadro hanno rappresentato l’attuazione di questi obiettivi.
FP6 è stato sviluppato per avviare il processo della creazione dello Spazio Europeo
per la Ricerca (SER). La oramai famosa dichiarazione al Meeting del Consiglio di
Lisbona, che entro il 2010 l’Europa dovrebbe mirare “a divenire l’economia più
competitiva e dinamica al mondo basata sulla conoscenza, capace di crescita
economica sostenibile con professioni migliori e più numerose e una maggior
coesione sociale”, auspicava anche politiche migliori per la Società dell’Informazione e
della RTD.
La valutazione intermedia dei Nuovi Strumenti contenuta nel FP6 è stata presentata al
Consiglio il 3 Luglio. Questo resoconto è stato atteso con ansia mentre la prima parte
della preparazione del 7° Programma Quadro è già in corso e si credeva che questa
valutazione avrebbe avuto un ruolo chiave nella formulazione del FP7.
Ed e’ quello che si è infatti verificato.
La Commissione di Esperti con il compito di svolgere la valutazione era guidata dal
Dott. Ramon Marimon, ex Segretario di Stato per la Scienza e la Ricerca in Spagna. Il
resoconto ha prodotto 12 raccomandazioni, alcune delle quali dovranno essere attuate
durante il corso del FP6 ed altre verranno incorporate nel FP7. In generale, il
Resoconto ha mostrato che i Nuovi Strumenti sono “un potente mezzo per
promuovere la ricerca collaborativa all’interno del SER” e che dovrebbero continuare
nel FP7. Tuttavia, il resoconto sottolinea che “molti aspetti della progettazione e della
realizzazione” devono essere migliorati.
Dalle numerose interviste ai coordinatori di progetti finanziati e non, è emerso che
molti di essi non avevano compreso gli strumenti o gli obiettivi che tali strumenti
dovevano raggiungere. Il resoconto pone inoltre la questione che, legando certi
strumenti a certi bandi, si incoraggiano alcuni consorzi ad adattare le loro proposte in
modo da avere maggiori probabilità di ricevere fondi. Qualcuno ha suggerito che,
anziché essere la Commissione a specificare quali strumenti debbano essere adottati
per un particolare progetto, sarebbe meglio che essa specificasse “il portfolio di
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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strumenti disponibili e gli obiettivi strategici”. Sarebbero poi i ricercatori a stabilire
quali Strumenti siano più appropriati per raggiungere gli obiettivi.
C’è stato un chiaro equivoco nel ritenere che gli Strumenti sarebbero stati molto ampi.
Questo fattore è stato sottolineato durante tutte le presentazioni iniziali del FP6.
“Massa Critica” è stata la frase ricorrente e questo ha portato i ricercatori a creare
consorzi “artificialmente grandi” credendo che, per citare Oscar Wilde, nulla ha più
successo dell’eccesso! Tuttavia gli intervistati hanno affermato chiaramente che
“progetti e consorzi più grandi” sia non riducono la competizione fra i gruppi di
ricerca e sia non necessariamente stimolano il rischio in ambito scientifico. Si è
ritenuto inoltre che le problematiche legate alla proprietà intellettuale risultano più
complesse nei consorzi più grandi. Tali questioni ed i problemi che ne derivano sono
emerse lungo tutto il corso della gestione di tali colossi. Sembra che la decisione di
creare progetti più grandi abbia causato una perdita di flessibilità e semplificazione,
due questioni che il FP6 avrebbe dovuto sollevare.
Nonostante l’idea di strutturare e rafforzare lo Spazio Europeo per la Ricerca, al fine
di minimizzare progetti molto simili ed aumentare le forze, sia stata chiaramente
compresa e applaudita, “l’integrazione durevole”, pre-requisito delle Reti di Eccellenza
(NoE) è risultata troppo difficile da definire, attuare e valutare. I loro obiettivi a lungo
termine sembravano richiamare una bassa partecipazione da parte dell’industria e delle
Piccole e Medie Imprese (PMI) – destinatari chiave nel FP6. In molti casi, le istituzioni
non erano disposte a cooperare a lungo termine “considerando che esse sono ‘in
competizione”. In futuro, le NoE dovrebbero essere ridimensionate per accogliere
consorzi più piccoli e per essere più flessibili in termini di tempo.
Lo strumento chiave del FP6 è il Progetto Integrato (IP), creato per favorire la
conoscenza e per determinare il limite della competitività. Questi obiettivi sembravano
corrispondere ad un bisogno reale. L’enfasi sulla misura era percepita come
controproducente, poiché IP più piccoli potevano realizzare gli stessi obiettivi. In
questo caso, tuttavia, sarebbe davvero difficile distinguere fra un IP ed un Progetto
Specifico Mirato nell’ambito della Ricerca (STREP). Un obiettivo chiave degli IP è
assicurare che vi sia “flessibilità nello sviluppo dei consorzi” al fine di aumentare la
potenziale partecipazione.
Ciò non significa che gli STREP debbano essere eliminati. In realtà sono stati gli
strumenti principali del FP5 e dovrebbero continuare ad essere un importante
strumento nel FP7. Tuttavia, nella prima parte del FP6, i Nuovi Strumenti hanno
beneficiato della maggior parte dei fondi lasciando ben poco agli STREP. Purtroppo è
noto che gli STREP sono particolarmente adatti “a piccoli produttori come le PMI, i
piccoli team, o le società dei nuovi Stati Membri”. Un’altra caratteristica fondamentale
degli STREP è che possono rappresentare il trampolino di lancio per i ricercatori,
preparandoli a fare il “grande salto” verso gli IP e le NoE.
Il problema nel finanziare progetti “più grandi ma meno numerosi” è che i gruppi di
ricerca già avviati su un determinato binario vengono condizionati, così come le
ricerche con obiettivi “già accettati”. “I gruppi di ricerca emergenti tendono ad essere
esclusi”. L’obiettivo di raggiungere il 3% delle spese del PIL nella RTD non può
essere raggiunto solamente attraverso ciò che è collaudato. L’accesso a gruppi di
ricerca emergenti deve essere facilitato ed incoraggiato, altrimenti essi verranno
semplicemente trascinati fuori rotta. Il resoconto ha consigliato che “come principio
generale, i migliori gruppi di ricerca e le aziende più innovative dovrebbero essere
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attratte dai FP, poiché devono svolgere un ruolo di primo piano nello strutturare lo
SER”.
Nel FP6 si mirava ad una partecipazione delle PMI del 15%. Il primo bando mostra
una partecipazione del 13%, che è buono ma non abbastanza. Le PMI, avendo un
elevato tasso di assunzione e di crescita, devono necessariamente essere uno dei
principali partecipanti nell’ultima parte del FP6 e nel FP7 per raggiungere il traguardo
del 3%. La partecipazione delle PMI nelle NoE avendo IP molto grandi è
virtualmente impossibile, ma con una certa flessibilità nella misura e nella durata dei
futuri IP, ciò potrebbe essere positivo. Una possibilità sarebbe incoraggiare l’idea di
“IP condotti dalle PMI e dagli STREP”.
La partecipazione dei nuovi Stati Membri – solo il 7% - è stata deludente ma
totalmente comprensibile. Il costo elevato della preparazione di una proposta,
l’accesso ad informazioni importanti, l’immagine e la capacità di gestione al fine di
coordinare i grandi progetti sono stati dei deterrenti per tutti i ricercatori, eccezion
fatta per i più determinati.
Nonostante il resoconto abbia riconosciuto che i Nuovi Strumenti hanno creato
ulteriori barriere per gli Stati Membri, esso ha ribadito che “l’eccellenza” deve
comunque rimanere il criterio primario. E’ stato importante che “sostenere i gruppi
emergenti, le PMI e i gruppi dei Nuovi Stati Membri non è visto come un ulteriore
criterio di valutazione da essere soddisfatto in tutti i progetti”.
Le ultime tre raccomandazioni del resoconto riguardano i fondi, la valutazione e le
procedure amministrative del FP6.
Come preannunciato, molti ricercatori hanno ritenuto che il costo per presentare la
proposta fosse troppo alto. Molti hanno inoltre avuto l’impressione che il processo di
valutazione non fosse né trasparente né consistente nell’ambito delle varie priorità
tematiche. Valutatori diversi hanno dato interpretazioni diverse su “eccellenza” ed
“integrazione” delle NoE. Una combinazione di limitazioni dei budget, l’uso dei
Nuovi Strumenti e le opportunità limitate per particolari temi di ricerca hanno fatto sì
che “il vincitore si assicurasse l’intero budget”, non considerando l’eccellenza di altre
proposte e team. Un’interessante statistica emersa dal resoconto è che la percentuale
di collaborazioni destinate a continuare, nonostante non abbiano avuto successo nei
processi della Comunità Europea, è molto alta. “Il 57 % dei consorzi creati nel
contesto di proposte senza successo continuerà in qualche modo. Questo è un effetto
incoraggiante del processo applicativo”.
La procedura di valutazione divisa in due parti non è stata sufficientemente preparata
o pienamente sfruttata e si è avuta l’impressione che ciò potesse portare ad una
riduzione dei costi della preparazione della proposta.
Il feedback sui risultati della valutazione è stato molto deludente. La maggior parte dei
ricercatori ha ritenuto che una pagina di feedback non rispecchiava la quantità di
sforzi e risorse utilizzate nel preparare le applicazioni delle proposte. Tale processo
non ha fatto emergere alcuna critica costruttiva che avrebbe permesso di migliorare la
prossima proposta. Anche quando sono state utilizzate delle udienze, i ricercatori
hanno dichiarato che il processo era troppo rigido per suscitare un dialogo vero e
costruttivo. C’erano inoltre alcuni dubbi riguardo alla qualità dei cosiddetti esperti in
molti campi e al “bisogno di valutatori appositamente preparati con abbastanza tempo
a disposizione per valutare proposte molto lunghe e complesse”.
59
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
A destare maggior preoccupazione è forse il segnale che, nonostante il ruolo chiave
dei Programmi Quadro della ricerca europei, non vi siano ancora abbastanza fondi al
fine di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi. Il resoconto afferma che “I primi
segnali mostrano che il potenziale effetto moltiplicatore e federativo del Programma
Quadro non vienea attuato con i Nuovi Strumenti”. Ciò vale soprattutto per le NoE. I
progetti che sono stati valutati positivamente ma non approvati per mancanza di fondi
perdono i loro investimenti.
Il resoconto raccomanda la necessità non solo di aumentare i fondi disponibili, ma
anche di allargare i legami con altre fonti di investimento come i fondi strutturali, la
Banca Europea degli Investimenti (EIB) o i programmi Nazionali. La Procedura di
Valutazione deve essere migliorata aumentando la trasparenza, l’efficienza e la qualità
del feedback. Inoltre, per tutti coloro che hanno avuto a che fare con una Proposta di
un Programma Quadro, “le procedure amministrative e le regole finanziarie
dovrebbero essere notevolmente semplificate ed ulteriormente migliorate per
permettere una maggiore efficienza e flessibilità nel mettere in atto strumenti di
partecipazione”.
I Nuovi Strumenti hanno beneficiato del 77% dei fondi a disposizione e nonostante il
quadro soprastante possa sembrare negativo, i Nuovi Strumenti sono unanimamente
considerati molto importanti e utili per raggiungere gli obiettivi del SER. Tuttavia, vi
sono alcune difficoltà iniziali ed è compito di questa valutazione parziale permettere al
sistema di essere ritoccato e migliorato. Il Dott. Mitsos, Direttore generale della RTD,
ha sottolineato che la Commissione ha già migliorato parecchi aspetti. ‘La seconda
parte è stata molto più chiara e i contrasti molto minori’ ha dichiarato il Dott. Mitsos.
Il Resoconto è ora nelle mani della Commissione che darà una risposta ufficiale al
Dott. Marimon. Tuttavia, sembra che la Commissione abbia già preso in
considerazione alcune delle raccomandazioni e stia apportando qualche modifica.
Vale la pena fare un’osservazione. Da nessuna parte nel resoconto, nei grafici o nel
testo ho riscontrato cenni sulla partecipazione internazionale e neppure sulle opinioni
dei ricercatori dei Nuovi Strumenti. Poiché l’inaugurazione del FP6 ha sottolineato il
bisogno e il desiderio di una maggiore e più stretta collaborazione internazionale con i
gruppi di ricerca europei, è un peccato che questo aspetto mancasse da ciò che
altrimenti sarebbe stata una completa ed onesta valutazione del Programma Quadro.
Lynne Hunter
Adviser
Delegazione della Commissione Europea in Australia
e Nuova Zelanda
60
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
A window on the European Commission
Lynne Hunter
A Framework for Collaboration – An Evaluation of the New Instruments
of the 6th Framework Programme
ARTICLE 130f of the Treaty on the European Union states:
1. The Community shall have the objective of strengthening the scientific and technological bases of
Community industry and encouraging it to become more competitive at international level, while
promoting all the research activities deemed necessary by virtue of other chapters of this Treaty.
2. For this purpose the Community shall, throughout the Community, encourage undertakings,
research centres and universities in their research and technological development activities of high
quality; it shall support their efforts to cooperate with one another, aiming, notably, at enabling
undertakings to exploit the internal market potential to the full, in particular through the opening up
of national public contracts, the definition of common standards and the removal of legal and fiscal
obstacles to that cooperation
The various Framework Programs have been the implementation of these objectives.
FP6 was designed to start the process towards creating the European Research Area
(ERA). The now famous declaration from the Lisbon Council Meeting that by 2010
that Europe should aim “to become the most competitive and dynamic knowledgebased economy in the world, capable of sustainable economic growth with more and
better jobs and greater social cohesion” also called for better policies for the
Information Society and RTD.
The mid term evaluation of the New Instruments contained within FP6 was presented
to the Council on 3rd July. This report has been anxiously awaited as the first stage of
preparation for the 7th Framework Programme is already underway and it was
expected that this evaluation would play a key role in the formulation of FP7.
This is indeed the case.
The Expert Panel charged with carrying out the evaluation was headed up by Dr.
Ramon Marimon, a former State Secretary for Research and Science in Spain. The
report came up with 12 recommendations, some of which are to be implemented
during the life of FP6 and some of which will be incorporated into FP7. Overall the
Report showed that the New Instruments are “a powerful means to foster
transnational collaborative research in the ERA” and should continue into FP7.
However, the report points out that “many design and implementation aspects” need
to be improved.
It became clear from the many interviews with successful and unsuccessful project
coordinators that many of them had not understood the instruments or the objectives
the instruments were expected to achieve. The report also raises the concern that
prescribing certain instruments to certain calls is encouraging some consortia to adapt
their proposals so that they have what they perceive to be a higher chance of receiving
funding. One suggestion was that instead of the Commission specifying which
instrument should be used for a particular project, they would be better to specify
“the portfolio of instruments available and the strategic objectives”. It would then be
up to the researchers to state the Instrument they felt would be most appropriate to
achieve the objectives.
61
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
There was a clear misunderstanding that the New Instruments were to be exceedingly
large. Indeed this factor was stressed in all the early presentations on FP6. “Critical
Mass” was the catch phrase and this has led to researchers constructing “artificially
large” consortia in the belief that, to quote Oscar Wilde, nothing succeeds like excess!
In fact the respondents were quite clear that “bigger projects and consortia” do not
result in reduced competition among research groups, nor will they necessarily
stimulate scientific risk taking. Intellectual property issues were also deemed to be
more complex with larger consortia. The issues of size and the problems associated
with it filtered all the way through to the management of such leviathans. It seems
that the decision to build bigger projects has resulted in a loss of flexibility and
simplification, two issues which FP6 was supposed to address.
Although the idea behind structuring and strengthening the European Research Area
in order to minimise duplication and build on strengths was clearly understood and
applauded, the “durable integration” prerequisite of the Networks of Excellence
(NoE) was judged too hard to define, too hard to meet and too hard to evaluate.
Their long term objectives seemed to result in poor participation by industry and
Small and Medium Sized Enterprises (SMEs) – key target groups in FP6. In many
cases institutions were unwilling to cooperate on a long term basis “given that they are
‘competitors”. NoEs in future should be scaled down to include smaller consortia
and to be more flexible in terms of timing.
The key Instrument in FP6 is the Integrated Project (IP) designed to achieve
knowledge creation and creating the competitive edge. By and large they were seen as
corresponding to a real need. Again the emphasis on size was perceived to be
counterproductive since smaller IPs could achieve the same objectives. However, if
this was to be the case, it would prove hard to differentiate between an IP and a
Specific Targeted Research Project (STREP). A key objective for IPs is to ensure that
there is “flexibility in developing the consortia” in order to increase the potential for
participation.
This is not to say that STREPS should be eliminated. Quite the opposite. They were
the major instrument in FP5 and should continue to be a major instrument in FP7.
However under the first calls of FP6, the New Instruments have taken the bulk of the
funding leaving much less for STREPS. This is unfortunately given that STREPS are
particularly suitable “for smaller players such as SMEs, small teams, as well as actors
from the new Member States”. Another key attribute of STREPS is that they can act
as a stepping stone for the researchers, preparing them for access into the “big game”
of IPs and NoEs.
The problem with funding “larger but less” projects is that a bias is created towards
research groups who already have a proven track record and towards “well accepted”
objective driven research. “Emerging research groups tend to be excluded”. The goal
of reaching 3% of GDP spending on RTD cannot be reached using only the tried and
true. Access to emerging research groups has to be facilitated and encouraged or they
will simply be driven further off shore. The report recommended that as “a general
principle, the best research groups and the most innovative firms should be attracted
to the FPs since they must play a leading role in structuring the ERA”.
The target for SME participation in FP6 was 15%. The first calls show a participation
rate of 13% which is good but not good enough. With a high proportion of
employment and growth stemming from the SME sector, it is imperative for the 3%
62
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
goal that this group is a major player in the remainder of FP6 and FP7. SME
involvement in NoEs and very large IPs is virtually impossible but if flexibility in the
size and duration of future IPs is achieved then this could be beneficial. One
possibility would be to encourage the idea of “SME-led IPs and STREPS”.
Participation from the new Member States – only 7% - was disappointing, but
entirely understandable. The high cost of preparation of a proposal, access to relevant
information, image and management capacity in order to coordinate the large projects
all serve to dissuade all but the hardiest of researchers.
Although the report acknowledged that the New Instruments had resulted in
additional barriers to the Member States, it reiterated that “excellence” must still
remain the first criterion. It was important that “supporting emerging groups, SMEs
and groups from New Member States is not seen as an additional evaluation criterion
to be satisfied within all projects”.
The last three recommendations of the report deal with the funding, the evaluation
and the administrative procedures of FP6.
Not unsurprisingly, many researchers felt that the cost of submitting the proposals
was too high. Many also felt that the evaluation process was neither transparent nor
consistent across the various thematic priorities. Different evaluators had different
interpretations on the “excellence” and “integration” of NoEs. A combination of
budget restraints, the use of the New Instruments and limited opportunities for
particular research topics resulted in the “winner taking out the entire budget”
notwithstanding the excellence of other proposals and teams. One interesting statistic
to come from the report was that the proportion of partnerships that are likely to
continue, despite being unsuccessful with the EC’s processes, is quite high. “57% of
consortia created in the context of unsuccessful proposals would continue in one
form or another. This is a high additionality effect of the application process”.
The facility of a two stage evaluation procedure had not been sufficiently prepared or
fully exploited and it was felt that this could result in a reduction in costs of proposal
preparation.
There was considerable dissatisfaction with the feedback on evaluation results. Most
researchers felt that a one page feedback hardly gave credence to the amount of time
effort and resources that went into preparing proposal applications. The process did
not allow for any constructive criticism that could be used to improve on the next
proposal. Even where hearings were used, the researchers felt that the process was too
rigid to result in real and constructive dialogue. There was also some doubt about the
quality of the so called experts in several fields and the “need for evaluators to be
properly trained and to have sufficient time to evaluate very long and complex
proposals”.
Perhaps more worrying than anything else is the signal that despite the key role of the
Framework Programmes in EU research, enough funds are still not being generated in
order to achieve our ambitious goals. The report states that “The first signs are that
the potential multiplier and federating effect of the Framework Programme is not
being realised with the New Instruments”. This is particularly the case for NoEs.
Projects which have been highly evaluated but not retained through budget
constraints lose their investment.
63
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Settembre 2004
CANBERRA
The report recommends that it is necessary not only to increase the funds available
but to increase the links with other sources of funding such as the structural funds,
EIB or National programmes.
The Evaluation Procedure is to be improved
increasing transparency, efficiency and better feedback. And of no surprise to anyone
who has ever had anything to do with a Framework Proposal, “Administrative
procedures and financial rules should be significantly simplified and further improved
to allow more efficiency and flexibility in implementing participation instruments”
The New Instruments accounted for 77% of the funds available and although the
above synopsis might seem negative, there was broad consensus that the New
Instruments were highly relevant and likely to contribute in the long run to the
objectives of the ERA. However, there are some teething troubles and it is the
objective of this mid-term evaluation to allow the system to be tweaked and improved.
Indeed, Dr. Mitsos, Director General for RTD has emphasised that the Commission
has already improved things in many regards. 'The second call was much clearer and
the opposition much less,' said Dr Mitsos.
The Report is now in the hands of the Commission who will make an official
response to the Dr. Marimon. However, it would seem that the Commission has
already taken on board at least some of the recommendations and is making some
reassessment.
One observation might be worth making. I could find no mention anywhere in the
report either within the graphs or in the text of international participation or indeed of
international researchers’ perceptions of the New Instruments. As the launch of FP6
emphasised to a great extent the need and the desire for greater and closer
international collaboration with European research teams, I think it is unfortunate that
this aspect was missing from what was otherwise a very comprehensive and honest
appraisal of the Framework Programme.
Lynne Hunter
Adviser
Delegation of the European Commission to
Australia and New Zealand
July 04
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CANBERRA
Una finestra sull’economia
A cura di Bruno Mascitelli
La sicitta’ Australiana, un grave danno economico per l’esportazione dei
prodotti agricoli
L’attuale situazione di siccita’ australiana e’ ritenuta una delle piu’ gravi registrate
nell’ultimo secolo. Dai dati rilevati dall’Australian Bureau of Statistics (ABS), l’ultima
siccita’ e’ costata al settore agricolo australiano il 71.6% dei suoi introiti negli ultimi
anni. La produzione agricola nell’anno finanziario 2001-02 ha registrato un fatturato di
22.119 milioni di dollari australiani (ovvero il 2.3% del PIL nazionale) mentre
nell’anno 2000-01 esso e’ stato di 21.647 milioni di A$ (3.2 % del PIL) con una
riduzione della crescita economica nazionale di circa l’1%.
Figura 1 Grafico dell’esportazione dei prodotti agricoli
Come si evince dalla Figura 1, se ci riferiamo a gli ultimi dati rilevabili dall’ABS, nel
2003 l’esportazione dei prodotti agricoli e’ diminuita del 23% rispetto al 2002 con una
perdita complessiva di circa 6.7 miliardi di Dollari Australiani (3.8 miliardi di Euro) in
un solo anno. In particolare, la Tabella 1 mostra una perdita di circa 2.3 miliardi A$
nell’esportazione dei cereali, di 642 milioni nell’esportazione delle carni e circa di 2.6
miliardi per prodotti in generale proveniente dal settore agricolo.
65
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
Tabella 1 Perdita nell’esportazione dei principali prodotti agricoli
Esportazione dei prodotti
Cereali
Grano
Orzo
Riso
Carne
Bovino
Altre carni
Altri Prodotti
Caseari (latte, formaggio
etc.)
Frutta
Cotone
Verdura fresca
Agricoli Totale
2002
milioni A$
5959
4136
1002
159
5951
4132
1732
13462
2882
2002
milioni A$
3651
2415
542
91
5310
3609
1595
10864
2069
Differenza
%
-39
-42
-46
-43
-11
-13
-8
-19
-28
738
1256
709
360
914
397
-51
-27
-44
29211
22559
-23
L’economia australiana dipende in misura rilevante dal settore agricolo, con la
conseguenza che nei casi di grave siccita’, l’intero sistema economico subisce gravi
danni. L’agricoltura e l’allevamento sono ovviamente i primi settori a risentirne, e i
settori su cui si verifica un danno diretto; inoltre, il rischio di danno ambientale,
soprattutto per la perdita di vegetazione e per l’erosione del suolo, ha implicazioni
negative a lungo termine per il settore agricolo. Infatti a tale riguardo, l’area nazionale
destinata all’attivita’ agricola e’ diminuita dai 462.2 milioni di ettari del 1997 (ovvero
circa il 60.1% dell’area nazionale) ai 447 milioni di ettari del 2002 (ovvero circa il
58.1% dell’area nazionale).
Tuttavia la siccita’ comporta anche degli effetti indiretti che possono essere suddivisi
in due categorie: la prima comprende gli effetti sulle industrie “a valle” del settore
agricolo, come i trasporti, le vendite all’ingrosso e la produzione di beni derivati
dall’agricoltura; la seconda attiene agli effetti multipli generati dal ridotto valore della
produzione agricola e delle industrie ad essa collegate. Al momento anche settori
come quello bancario considerano la siccita’ come elemento di rischio, in quanto le
stesse attivita’ finanziarie, fonti di reddito particolarmente nelle zone rurali, vengono
anche’esse colpite.
Nicola Sasanelli
Alessandra Iero
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
A window on the Economics
Bruno Mascitelli
The Australian drought, a serious economic damage for the export of
agricultural products
The current Australian drought situation is considered one of the worst registered in
the last century. From the data collected by the Australian Bureau of Statistics (ABS),
the latest drought has cost the Australian agricultural sector 71% of its revenues
during the last years. The agricultural production in the financial year 2001-02
registered a turnover of 22,119 million Australian dollars (that is 2.3% of the national
GDP) whereas in the year 2000-01 it was 21,647 million A$ (3.2% of GDP) with a
reduction of the national economic growth of 1%.
Figure 1 Graph of agricultural products’ exportation
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
As can be noted in Figure 1, referring to the last data obtained by ABS, in 2003
agricultural products’ exportation has decreased 23% compared to 2002, with a total
loss of 6.7 billion Australian Dollars (3.8 billion Euros) in just one year. In particular,
Table 1 shows a loss of about 2.3 billion A$ in the export of cereals, 643 million in the
export of meat and 2.6 billion for general products coming from the agricultural
sector.
Table 1 Loss in exportation of the main agricultural products
Products exportation
Cereals
Wheat
Barley
Rice
Meat
Bovine
Other meat
Other products
Dairy (milk, cheese etc.)
Fruits
Cotton
Fresh vegetables
Total agricultural products
2002
million A$
5959
4136
1002
159
5951
4132
1732
13462
2882
738
1256
709
2002
million A$
3651
2415
542
91
5310
3609
1595
10864
2069
360
914
397
Difference
%
-39
-42
-46
-43
-11
-13
-8
-19
-28
-51
-27
-44
29211
22559
-23
The Australian economy largely depends on the agricultural sector. When extreme
droughts occur, the entire economic system is heavily damaged. Agriculture and
breeding are obviously the first sectors to be affected and to experience a direct
damage; besides, the risk of environmental damage, especially for the loss of
vegetation and for soil erosion, has negative long-term consequences for the
agricultural sector. Indeed, the national area dedicated to agricultural activities has
decreased from 462.2 million hectares in 1997 (60.1% of the national area) to 447
million hectares in 2002 (58.1% of the national area).
However, the drought has also some indirect effects which can be divided into two
categories: the former includes the effects on the industries linked to the agricultural
sector such as transportation, wholesale and production of goods obtained from
agriculture; the latter refers to the multiple effects generated by the reduced value of
agricultural production and the industries connected to it. At the moment, sectors
such as banking consider the drought as a risk, because financial activities, sources of
salary especially in rural areas, are also affected.
Nicola Sasanelli
Alessandra Iero
68
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CANBERRA
NEW DIRECTIONS IN SCIENCE IN
WESTERN AUSTRALIA –
MICROELECTRONICS & MICROPHOTONICS
Dr Geoff Gallop, Premier of Western Australia and the State’s first ever Science Minister,
believes that an energetic science sector generates more jobs, tests new frontiers and
expands the State’s export potential into the future – driving economic growth for Western
Australia (WA).
State investment in scientific research is through the Centres of Excellence (COE) in
Science and Innovation Program, co-ordinated by the Office of Science and Innovation
(OSI), which aims to encourage, catalyse or leverage opportunities to expand and enhance
Western Australia's science and innovation capability and performance.
Currently, 40 COE’s are supported and operate in a wide variety of fields, including geochemistry,
nanotechnology, hydrometallurgy, the environment, telecommunications and genetic analysis.
Three of these Centres have recently been established in the field of microelectronics.
The WA Centre for Semiconductors, Optoelectronics and Microelectronics
(WACSOM) was established with State investment in 2003, to undertake fundamental and
applied research into advanced microelectronic, optoelectronic and photonic materials,
devices and systems, and micro-electromechanical systems (MEMS).
Located in the School of Electrical, Electronic and Computer Engineering at The University
of Western Australia (UWA), the Centre is lead by Professor Lorenzo Faraone.
WACSOM undertakes world-leading research in the areas of compound semiconductor
device design, simulation, fabrication and characterisation. The group has wide ranging
capabilities in the area of high performance infra-red sensors, ultraviolet sensors, highspeed high-power electronics, MEMS and atmospheric electro-optic propagation. Current
areas of research include:
§ Design and simulation of compound semiconductor devices
§ Simulation and modelling of atmospheric electro-optic propagation
§ Design, fabrication and characterisation of single-wavelength and multi-spectral
infrared photon detectors and arrays
§ Characterisation and modelling of AlGaN/GaN-based semiconductor materials and
devices for high-speed, high-power electronic devices
§ Design and characterisation of AlGaN-based ultraviolet sensors
§ Development of novel techniques for characterisation of compound semiconductor
device structures
§ Design, modelling, fabrication, and characterisation of MEMS for photonic
applications.
Major resources and facilities include a 250m2 clean room nanofabrication facility recently
upgraded with an extensive suite of semiconductor electrical characterisation equipment,
optical characterisation equipment, semiconductor modelling and device simulation
packages. For more information, see www.ee.uwa.edu.au/~mrg
The Electron Science Research Institute, located at Edith Cowan University’s Joondalup
campus, is equipped with state-of-the-art computing and research facilities. It houses the
Centre of Excellence for Microphotonic Systems (CMPS), and the National Networked
Tele-test Facility (NNTTF), both of which receive State investment, as well as the Centre
for Very High Microelectronic Systems (VHMS). The Director of the Institute is
Professor Kamran Eshraghian.
69
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CANBERRA
The NNTTF provides engineering, pre-production test and characterisation services.
NNTTF is accessible through the web with leading edge capabilities addressing the most
complex testing and IP validation challenges such as mixed signal and high-end digital
integrated circuit technologies as well as other emerging technologies. NNTTF’s charter is
to enable start-ups, fabless companies and integrated device manufacturers to access
specialised capabilities without making a huge investment in very expensive capital
equipment. See http://nnttf.ecu.edu.au/
Microphotonics is predicted to be the technology of choice for next-generation
reconfigurable, large-scale optical networks. CMPS creates the strategic and applied
research base integrating Photonics and Microelectronics as intelligent systems,
underpinning an advanced industry sector for WA. The Institute has teamed with
Universities in the UK, Germany, Israel and Korea to provide an unparalleled
Microphotonics capability.
VHMS was established in 1995 to research very high-speed microelectronic VLSI systems.
With expert personnel, quality equipment and excellent formal contacts with overseas
research organisations, the Centre has access to state of the art fabrication processes
whenever circuit fabrication is required. Projects include Smart Imager Technology, being
the development of electronic systems that are modelled on human visual systems and the
neural networks of the human brain. The sensors do not merely act as eyes but classify the
visual information as well. The Imager operates just like a regular camera, with the addition
of smart processing capabilities.
More information about the Institute and Centres is available from www.ecu.edu.au/research/
The WA Telecommunications Research Institute (WATRI) a Joint Venture Agreement
between Curtin University of Technology and the UWA, is an Institute of Excellence in
communications, networking and electronics development in areas of importance to
industry.
Led by CEO Professor Kevin Fynn and Research and Program Director Professor Antonio
Cantoni, WATRI provides an interface between university-based telecommunications
activities and external business, government and community groups. It aims to ensure that
Australian businesses have access to both fundamental technology and research and
development capability in the areas of telecommunications and electronic systems.
Particular emphasis is placed on supporting industry implementation of telecommunications
and electronic technologies to maintain their competitiveness in this global sector. Further
details are available from www.watri.org.au/
For more information please contact:
Dr Bruce Hobbs, Chief Scientist and/or in Italian to Dr Joseph Patroni, Manager - Science Capability
Development, Office of Science and Innovation
Department of Premier and Cabinet, Government of Western Australia
Governor Stirling Tower, 197 St. George’s Terrace PERTH WA 6000
Tel: +61 8 9222 9888 Fax: +61 8 9222 8888
Email: [email protected]
More information about the COE program is available at: www.scienceandinnovation.dpc.wa.gov.au/
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Conference Announcement
Pacific Rim Conference in Nano Science
Broome, Western Australia 7-11 September 2004
Nanotechnology, the creation of new devices based on materials fashioned at the
nanoscale, has huge potential for wealth creation. This has been recognised by
governments and there is now very significant investment in nanomaterials and the
creation of nanotechnologies worldwide.
This conference provides a unique opportunity to bring together scientists from all
over the world to consider developments in the sciences underpinning
nanotechnology.
Principal Aims of the conference
-To bring together the leading academic and industrial researchers in the experimental
and theoretical nanosciences.
-Showcase the role of computational science underpinning and enabling innovations.
-To consider specific applications of nanotechnology.
Nanoscience is strongly multidisciplinary and the conference will reflect this diversity
with contributions from physics, chemistry, biology and engineering. The conference
will provide a forum for jumpstarting international collaborations. Speakers will come
from Australia, Japan, China, the USA and Europe.
Speakers
N Quirke, Imperial College, London
M Lu, University of Queensland, Australia
T Becker, Universitat Ulm, Ulm
J Gale, Curtin University, Australia
C Amatore, Universite de Paris, France
F Caruso, University of Melbourne,
M Sastry, National Chemical Laboratory,
Australia
India
K Kaneko, Chiba University, Japan
M Pettitt, University of Houston, USA
P Cummings, Vanderbilt University, USA
S Chou, Princeton University, USA
A Fuchs, Universite de Paris Sud, France
M Y Simmons, University of NSW,
F Stellacci, MIT, USA
Australia
B Todd, Swinburne University of
T Turney, CSIRO Nanotechnology
Technology, Melbourne
Centre, Australia
I Snook, RMIT, Melbourne, Australia
D Evans, Australian National University
P McCormick, University of Western
J Patroni, Chief Scientist, WA
Australia, Australia
K Y Chan, University of Hong Kong,
J Schulte, Asia Pacific Nanotechnology
HK
Forum, Australia
G Parkinson, Curtin University, Australia
To get more information about the Pacific Rim Conference in Nano Science, register
or to see the complete program, please visit the conference website
http://physchem.ch.ic.ac.uk/broome/
The conference proceedings will be published in the international journal Molecular
Simulation
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La scienza: una finestra aperta sulla cultura
A cura di Stefano Girola
The Day after Tomorrow divide gli scienziati
Recentemente pochi film hanno suscitato tante reazioni da parte degli scienziati
quanto l'ultimo blockbuster diretto da Roland Emmerich, che descrive con effetti
spettacolari un’ipotetica catastrofe planetaria provocata dal cosiddetto “global
warming”.
A suscitare pareri discordi non sono state solamente le ipotesi scentifiche di cui il film
si fa portavoce, ma anche il messaggio esplicitamente politico indirizzato alla
leadership degli Stati Uniti.
In sostanza, il film è basato sull’ipotesi che il riscaldamento planetario, provocando lo
scioglimento della calotta polare, libererà ingenti quantità di acqua dolce negli oceani.
Ciò modificherà l’equilibrio dovuto alla salinità marina ed interromperà il flusso della
Corrente del Golfo, precipitando l’emisfero boreale in una nuova era glaciale. Tutto
questo potrebbe essere scongiurato se i paesi altamente industrializzati, Stati Uniti in
primis, adottassero misure urgenti per ridurre drasticamente l’emissione nell’atmosfera
dei gas responsabili dell’ “effetto serra”.
Nelle scene finali del film il vice-presidente degli Stati Uniti, impersonato da un attore
assai rassomigliante a Dick Cheney, viene costretto alla fine a recitare dal Messico –
dove si trova come profugo- un amaro mea culpa per non aver ascoltato in tempo i
moniti degli scienziati e per aver anteposto gli interessi nazionali americani al bene del
pianeta. Anche se non nominato direttamente, il riferimento alla mancata ratificazione
del Protocollo di Kyoto da parte dell’amministrazione Bush, appare molto evidente.
Le ipotesi scientifiche su cui si basa Emmerich possono essere ricondotte a varie fonti.
Innanzitutto agli studi di Wallace Broecker, che lavora presso il “Lamont-Doherty
Earth Observatory” della Columbia University. Broecker è stato il primo ad aver
identificato il legame tra le correnti oceniche ed i bruschi cambiamenti climatici.
Inoltre, studiando il fondo degli oceani, vari sedimenti lacustri e fossili, Broecker
dimostrò una decina di anni fa che nel passato “Earth’s climate system changed
frequently and often within the span of a lifetime; the shifts had global consequences”
(The Australian, 26 Maggio 2004). Fino ad allora era opinione comune fra i geologi
che i cambiamenti climatici accadessero lentissimamente, nel corso di millennarie ere
geologiche.
Nella stessa occasione in cui Broeker presentò i suoi studi ad una comunità scientifica
turbata dalle nuove scoperte, William Tanner della Florida State University mostrò
come anche nelle condizioni relativamente miti successive all’ultima era glaciale, i
livelli del mare sono aumentati e diminuiti frequentemente e rapidamente. Come
sintetizzato dall’esperto scientifico del quotidiano The Australian Leigh Dayton, “in
one such event, about 8000 years ago, sea levels rose and fell by 30m in less than four
centuries. If that occurred today every seaport would be inundated in The Day after
Tomorrow style”.
Anche uno studio allarmante presentato agli inizi di quest’anno dal Pentagono sarebbe
fra le fonti che avrebbero ispirato Emmerich. Questo studio avvertiva che in caso di
interruzione della Corrente del Golfo gli Stati Uniti “could be in the deep freezer
within 15 years”.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Le reazioni scettiche alle ipotesi raffigurate da Emmerich non si sono fatte attendere.
In particolare è stata sottolineata, da parte anche dello stesso Broecker, l’impossibilità
che un cambiamento climatico drastico possa verificarsi nel giro di poche settimane.
Tuttavia queste critiche non hanno tenuto conto, a mio giudizio, del fatto che un
regista si deve basare prima di tutto su criteri narrativi e drammatici, anche quando
affronta tematiche di carattere scientifico. È il tema centrale del film che va giudicato,
ossia il legame tra la responsabilità umana ed i cambiamenti climatici, non tanto i modi
cinematografici con cui esso è stato rappresentato.
Dopo che negli anni ‘90 sono stati resi pubblici i risultati dell’ “Intergovernmental
Panel on Climate Change” (IPCC), il più grande consesso di studiosi del clima
terrestre mai riunitosi, la maggioranza della comunità scientifica sembra concordare
che siamo attualmente in presenza di un mutamento climatico dagli esiti incerti.
Tuttavia su un’altra delle conclusioni dell’IPCC, ossia il forte peso che il fattore umano
avrebbe in questo fenomeno, non c’è affatto un’opinione condivisa. Si tratta di una
questione altamente delicata, in quanto porre l’accento o meno sulla responsabilità
degli esseri umani porta a valutare in modo completamente diverso l’importanza di
quei trattati internazionali che dipendono da scelte politiche, in particolare il
Protocollo di Kyoto.
Fra coloro che tendono a ridimensionare le responsabilità umane nell’incremento del
riscaldamento planetario vi è Andrew Weaver della canadese University of Victoria.
Weaver ha sostenuto nell’edizione di aprile di Science che l’inclinazione dell’asse
orbitale terrestre avrebbe assai maggiore importanza nel determinare i cambiamenti
climatici. Nello smontare la tesi proposta da Emmerich, Weaver rassicura che “It’s
safe to say that global warming will not lead to the sudden onset of a new ice age”.
Tra i principali critici del film vi è anche Bjorn Lomborg, direttore dell’Istituto di
Valutazione Ambientale che ha sede a Copenhagen ed autore del libro The Skeptical
Environmentalist (Cambridge University Press, 2001). Lomborg in particolare critica
coloro che vedono nella ratifica degli accordi di Kyoto un viatico per la salvezza del
pianeta. Egli sostiene che mettere in pratica le decisioni di Kyoto costerebbe 150
miliardi di dollari l’anno e rinvierebbe il riscaldamento planetario di soli 6 anni entro il
2100. Su The Australian del 27 Maggio, Lomborg ha scritto che “For the cost of
implementing Kyoto in just one year, we could permanently provide clean drinking
water and sanitation to everyone on the planet. Yet it is unlikely that Emmerich will
cast Brad Pitt creating sewerage systems in Kenya for his next glamorous movie”.
Le divisioni fra la comunità scientifica sono emerse anche nel corso di un convegno
tenutosi il 18 ed il 19 luglio di quest’anno a San Rossore, in provincia di Pisa. Insieme
a molti scienziati hanno preso la parola anche Romano Prodi e Al Gore.
Le posizioni estreme, tra i cui poli oscilla la comunità scientifica, erano rappresentate
al convegno da Edward Goldsmith, fondatore della rivista Ecologist e da Richard
Lindzen, professore del Mit di Boston (V. Repubblica, 19 Luglio 2004). Il primo ha
dichiarato che “presto avremo condizioni climatiche che non si sono mai verificate
negli ultimi 45 milioni di anni”. Dopo aver ipotizzato che le temperature medie si
alzeranno di 8 gradi in questo secolo, Goldsmith ha indicato le possibili soluzioni:
bloccare subito la deforestazione e diminuire l’emissione di gas nocivi: “I tempi di
recupero del nostro pianeta sono lenti. L’anidride carbonica che stiamo producendo
resterà nell’atmosfera per almeno un secolo e mezzo”.
La replica di Lindzen è stata di segno totalmente contrario: “La teoria della
pericolosità del fattore umano dipende dalla nostra ignoranza sugli effetti dei fattori
che influiscono sul clima. Il Protocollo di Kyoto non eviterà i cambiamenti climatici,
perché ci sono sempre stati”.
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Recentemente, anche in Australia vi sono state discussioni sull’impatto che i
cambiamenti climatici potrebbero avere su questa nazione, il cui governo si rifiuta di
ratificare gli accordi di Kyoto. Le previsioni del principale Ente scientifico nazionale
sui futuri cambiamenti climatici australiani sono elencate nel sito web del CSIRO (v.
www.dar.csiro.au/publications/gh_faq.htm). In sostanza, in futuro vi saranno più
giorni estremamente caldi e meno giorni freddi. Nella maggior parte dell’Australia,
entro il 2070 le temperature medie aumenteranno probabilmente fra 1 e 6 gradi
Celsius. Il riscaldamento e i cambiamenti nelle precipitazioni piovose non saranno
uniformi, anche se generalmente si prevede che l’Australia sarà una nazione sempre
più “secca” e arida.
Il biologo e autore Tim Flannery si è soffermato, in un discorso a Sydney nel maggio
di quest’anno (v. The Courier Mail, 26/5/04) sul sud-ovest del Western Australia,
riconosciuta come “one of the world’s first climate change regions”. In questa regione,
infatti, negli ultimi 30 anni la piovosità annuale è diminuita del 20%, mentre l’acqua
raccolta dai bacini artificiali di Perth è calata da 340 a 160: un calo di quasi il 50%! Il
risultato di questi cambiamenti, così come previsto da Flannery ha evocato paure
profondamente radicate nella psiche degli abitanti del più arido fra i continenti: “Perth
might become the world’s first ‘Ghost metropolis’ ”.
Infine, sono stati recentemente pubblicati in Australia i risultati di uno studio del
“Cooperative Research Centre for Greenhouse Accounting”. Il CRC ha sede a
Canberra ed è stato fondato nel 1999 come “unincorporated, independent
collaborative research and development venture between nine prominent Australian
institutions” (v. www.greenhouse.crc.org.au). Il comunicato diramato dagli scienziati
del CRC durante il loro raduno annuale nel giugno di quest’anno può essere
interpretato come una sintesi degli estremi opposti fra cui si divide la comunità
scientifica nel valutare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Da un lato vi si afferma risolutamente che “the climate change is real. It is already
occurring. It will continue. The make-up of the atmosphere has been changed by the
activities of people. Since the industrial revolution carbon dioxide concentrations have
risen 30 per cent and they are still rising rapidly…Other human activities causing
ozone depletion and pollution in the form of airborne microscopic particles have also
changed the atmosphere”. Tuttavia, questi studiosi hanno avanzato un’ ipotesi tanto
affascinante quanto rassicurante (almeno per coloro che non hanno dormito più dopo
aver visto The Day after Tomorrow). Ossia, secondo il centinaio di scienziati del CRC,
il nostro pianeta sarebbe capace di controbilanciare i disastri provocati dagli esseri
umani. Essi hanno notato infatti un incremento globale dell’umidità che non sarebbe
dovuto a maggiori precipitazioni, ma ad una riduzione dell’evaporazione causata
dall’aumento della nuvolosità. Studiando il comportamento e la crescita delle piante in
zone diverse del pianeta, questi scienziati hanno concluso che “the increased
cloudiness of the world allows plants to photosynthetise more effectively”. Insieme ad
altri fattori, questa fotosintesi più efficiente “removes large amounts of the
greenhouse gas carbon dioxide from the atmosphere”.
Come si vede, le opinioni degli esperti su un tema tanto vitale coprono un’ampia
gamma, capace di disorientare anche i “profani” più volenterosi. Un vero rompicapo,
che rende assai appropriata la domanda che si è posto Leigh Dayton: “If scientists
disagree on the greenhouse effect, how do laymen find the truth?” (The Inquirer, 1920 June 2004). Forse il merito principale del film di Emmerich è proprio quello di aver
stimolato l’interesse dell’opinione pubblica verso un fenomeno sinora discusso quasi
esclusivamente a livello politico o accademico.
Infine, al di là del suo esplicito appello pseudo-scientifico, è forse una immagine quella
che racchiude il messaggio profondo di questo film. In una delle scene finali, due
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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austronauti osservano la Terra dallo spazio. Nell’emisfero boreale un’imponente
macchia bianca si staglia sul blu degli oceani e dell’atmosfera. I due sembrano
sgomenti, ma anche commossi, davanti alla bellezza ed alla fragilità del pianeta. Uno
dei due abbozza una carezza verso la Terra. Sembra che gli astronauti che nel secolo
scorso osservarono per la prima volta la Terra dal cielo provarono una sensazione
simile e dovettero forse riflettere, per dirla con Dante, su “quest’aiuola che ci fa tanto
feroci”, o su “questo oscuro granel di sabbia, il qual di terra ha nome”, secondo il
Leopardi de La Ginestra.
Anche Al Gore, a San Rossore Di Pisa, commentando una foto della Terra scattata
dalla sonda Galileo ha affermato: “La Terra è l’unica casa che abbiamo, dobbiamo
mantenere la giusta prospettiva e aver ben chiaro qual è la posta in gioco”.
Stefano Girola
School of History, Philosophy, Religion and Classics
University of Queensland
[email protected]
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CANBERRA
Science: a window open on culture
Stefano Girola
Scientists divided on The day after tomorrow
Recently, few movies have attracted so much the attention of scientists as the latest
blockbuster directed by Roland Emmerich, which describes with spectacular effects a
hypothetical planetary catastrophe provoked by the so called “global warming”.
The different opinions are related not only to the movie’s scientific hypothesis, but also to
the explicit political message addressed to the United States’ leadership.
The movie is based on the hypothesis that planetary warming, causing the melting of the
polar icecap, will bring huge quantities of freshwater into the oceans. This will modify the
equilibrium of marine salinity and interrupt the flux of the Gulf Stream, throwing the
northern hemisphere into a new glacial era. All this could be avoided if the technologically
developed countries, especially the United States, adopted urgent measures to drastically
reduce the emission of gases responsible for the “greenhouse effect” in the atmosphere.
In the final scenes of the movie, the United States vice-president, played by an actor who
looks like Dick Cheney, is finally obliged to apologise from Mexico – where he is living as
a refugee – for not having listened in time to the scientists’ warnings and having placed
America’s national interests above the world’s welfare. Even if it is not mentioned directly,
this is evidently referred to the fact that the Bush administration has not ratified the Kyoto
Protocol.
The scientific hypotheses which Emmerich’s movie is based on can be linked to various
sources. Firstly to Wallace Broecker’s studies, who works at the Columbia University’s
“Lamont-Doherty Earth Observatory”. Broecker has been the first to identify the
relationship between the ocean streams and sudden climate changes. Besides, by studying
the oceans floor, various fossils and lake sediments, Broecker demonstrated about ten
years ago that in the past the “Earth’s climate system changed frequently and often within
the span of a lifetime; the shifts had global consequences” (The Australian, 26 May 2004).
Up to then, earth scientists believed that climate changes occurred extremely slowly,
during millenary geological eras.
When Broecker presented his studies to a scientific community concerned about the latest
discoveries, William Tanner of Florida State University showed that, also in the relatively
mild conditions following the last glacial era, sea levels increased and decreased frequently
and rapidly. As summarised by Leigh Dayton, scientific expert for the newspaper The
Australian, “in one such event, about 8000 years ago, sea levels rose and fell by 30m in less
than four centuries. If that occurred today every seaport would be inundated in The Day
after Tomorrow style”.
Also a very alarming study presented by the Pentagon at the beginning of this year would
be among the sources having inspired Emmerich. This study warned that, if the Current
Stream were interrupted, the United States “could be in the deep freezer within 15 years”.
Sceptical reactions to Emmerich’s hypotheses were immediate. In particular, Broecker
himself emphasised that a drastic climate change within a few weeks is unlikely to happen.
In my opinion, however, this criticism did not consider that a director has to use drama
and fiction criteria first, even when he or she is dealing with scientific subjects. It is the
movie’s central theme that has to be judged, in other words the relationship between
human responsibility and climate changes, and not the movie techniques used to represent
it.
After presenting the results of the “Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPPC)
in the ‘90s, which has been the biggest workshop of earth climate scientists ever held, the
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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majority of the scientific community seems to agree that we are currently facing a climate
change with uncertain consequences. The IPCC concluded that the human factor might
have a strong influence on this phenomenon. This opinion is nonetheless very
controversial. It is a very delicate matter because, when considering the degree of human
responsibility, there are completely different ways to deal with the importance of those
international treaties which depend on political choices, the Kyoto Protocol in particular.
Andrew Weaver from the Canadian University of Victoria is among those who believe
that humans are only partially responsible for the increase of global warming. Weaver
explained in the April edition of Science that the Earth’s orbital axis would have a much
greater impact in determining climate changes. Refusing Emmerich’s hypothesis, Weaver
reassures that “It’s safe to say that global warming will not lead to the sudden onset of a
new ice age”.
The movie was also criticised by Bjorn Lomborg, director of the Environmental
Assessment Institute in Copenhagen and author of the book The Skeptical
Environmentalist (Cambridge University Press, 2001). In particular, Lomborg criticises
those who see in the ratification of the Kyoto’s agreements a way to save the planet. He
argues that the application of Kyoto’s decisions would cost 150 billion dollars a year and
would postpone planetary warming to only 6 years by 2100. On The Australian of 27th
May, Lomborg wrote that “For the cost of implementing Kyoto in just one year, we could
permanently provide clean drinking water and sanitation to everyone on the planet. Yet it
is unlikely that Emmerich will cast Brad Pitt creating sewerage systems in Kenia for his
next glamorous movie”.
The divisions between scientific communities emerged also during a conference held on
the 18th and 19th July this year in San Rossore, Pisa. Next to many other scientists, also
Romano Prodi and Al Gore expressed their opinion.
The extreme positions, with the scientific community in the middle, were represented at
the conference by Edward Goldsmith, founder of the review Ecologist and by Richard
Lindzen, professor of Boston’s Mit (see Repubblica, 19th July 2004). The former declared
that “we will soon have climate conditions which have never occurred in the last 45
million years”. After having forecast that average temperatures will increase by 8 degrees
Celsius this year, Goldsmith indicated possible solutions, such as blocking deforestation
immediately and decreasing the emission of harmful gases: “Earth’s recovering time is
slow. The carbon dioxide that we are producing will remain in the atmosphere for at least
a century and a half”.
Lindzen’s reply was totally in contrast: “The theory of human factor’s dangerousness
depends on our ignorance about the effects of the factors influencing the climate. The
Kyoto Protocol will not prevent climate changes, because these have always existed”.
Recently, also in Australia there have been discussions on the impact that climate changes
might have on the nation, with its government refusing to ratify Kyoto’s agreements. The
CSIRO, main National scientific organisation, made predictions on future climate changes
in Australia (see www.dar.csiro.au/publications/gh_faq.htm). In the future there will be
more extremely hot days and less cold days. By 2070, in most parts of Australia
temperatures will probably increase from 1 to 6 degrees Celsius. Global warming and
rainfalls’ variations will not be uniform, even though Australia is predicted to be a much
“dryer” and arid nation.
The biologist and writer Tim Flannery, in a speech given in Sydney this year in May (see
The Couriel Mail, 26/5/04), discussed the south-west of Western Australia, known as
“one of the world’s first climate change regions”. In this region, in the last 30 years annual
rainfall has decreased 20%, whereas the water collected by Perth’s artificial basins has
decreased from 340 to 160 gigalitres: a drop of almost 50%! As predicted by Flannery, the
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result of these changes evoked extremely rooted fear among the people living in the driest
continent: “Perth might become the world’s first ‘Ghost metropolis’”.
Lastly, the results of a study carried out by the “Cooperative Research Centre for
Greenhouse Accounting” have recently been published in Australia. The CRC is located in
Canberra and was founded in 1999 as “unincorporated, independent collaborative
research and development venture between nine prominent Australian institutions” (see
www.greenhouse.crc.org.au). The announcement made by CRC scientists during their
annual meeting this year in June can be interpreted as a compromise between the two
opposites dividing the scientific community in evaluating causes and effects of climate
changes.
One the one hand scientists firmly believe that “the climate change is real. It is already
occurring. It will continue. The make-up of the atmosphere has been changed by the
activities of people. Since the industrial revolution carbon dioxide concentrations have
risen 30 per cent and they are still rising rapidly… Other human activities causing ozone
depletion and pollution in the form of airborne microscopic particles have also changed in
the atmosphere”. However, these researchers have proposed a fascinating and reassuring
hypothesis (at least for those who have not slept any more after seeing The day after
tomorrow). In other words, according to a hundred of CRC scientists, our planet would
be able to counterbalance the disasters provoked by human beings. They noted a global
increment of humidity which would not be due to increasing rainfalls, but to a decrease of
evaporation caused by more consistent cloud formation. By studying plants’ behaviour
and growth in different areas of the planet, these scientists concluded that “the increased
cloudiness of the world allows plants to photosynthesise more effectively. Together with
other factors, this more efficient photosynthesis “removes large amounts of the
greenhouse gas carbon dioxide from the atmosphere”.
As can be noted, experts’ opinions on such a vital subject vary considerably, disorientating
even the most eager “layperson”. It is a real dilemma, which makes the question asked by
Leigh Dayton very appropriate: “If scientists disagree on the greenhouse effect, how do
laymen find the truth?” (The Inquirer, 19-20 June 2004). Emmerich’s movie has effectively
drawn public attention to a phenomenon which so far has only been discussed at
academic or political level.
Lastly, besides its explicit pseudo-scientific warning, what contains the deep message of
this movie is maybe an image. In one of the final scenes, two astronauts observe the Earth
from the space. In the northern hemisphere a huge white spot stands over the oceans and
the atmosphere. The two seem dismayed, but also moved, in front of the planet’s beauty
and fragility. One of them seems to caress the Earth. It seems that the astronauts that last
century observed the Earth from the sky for the first time had similar feelings towards, as
Dante wrote, “questa aiuola che ci fa tanto feroci” or “questo oscuro granel di sabbia, il
qual di terra ha nome”, according to Leopardi in La Ginestra.
Also Al Gore, in San Rossore Di Pisa, commenting a picture of the Earth taken by the
Galileo’s probe, said: “The Earth is the only thing we have, we have to keep the right
prospective and understand very well what the risks are”.
Stefano Girola
School of History, Philosophy, Religion and Classics
University of Queensland
[email protected]
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For more information on cooperation between
Italy and Australasia, visit
www.scientific.ambitalia.org.au
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del
territorio dell’Australasia
A cura di Alessandra Iero
La gravità a Gingin
Per 20 anni, nel corso degli anni ‘80 e ’90, l’Università del Western Australia ha
sviluppato e messo in funzione un’antenna ad onde gravitazionali a massa risonante,
chiamata Niobe. Questo detector consisteva nel pezzo di niobio raffreddato a
temperature criogeniche più grande al mondo. Il detector ha battuto numerosi record
ed ha operato quasi ininterrottamente dal 1993 al 1997 e di nuovo nel 2001. Assieme
ad altri 3 detector sviluppati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Italiano e ad un
altro della Louisiana, ha posto nuovi limiti alla forza di gravità dei segnali onda, ma
nonostante qualche falso allarme, nessun segnale è apparso. I risultati finali sono stati
pubblicati nel 2003. La mancanza di segnali non è stata una vera e propria sorpresa: ci
ha semplicemente detto che la natura non è stata così gentile da fornirci un numero
inaspettato di buchi neri nella nostra galassia. La vera scoperta è che abbiamo
imparato a costruire alcuni nuovi e stupendi dispositivi…in particolar modo oscillatori
in zaffiro ed isolatori di vibrazioni.
Nel 1990 il gruppo della UWA ha preso l’importante decisione di perfezionare la
tecnica per il rilevamento di onde gravitazionali con interferometro laser. Questa
tecnologia aveva anche bisogno delle nostre tecniche di isolamento delle vibrazioni,
altrimenti sarebbe stata molto diversa. Necessitava di un grande congegno isolato per
ospitare il lungo interferometro di riferimento. Abbiamo avviato collaborazioni con
gruppi australiani, soprattutto con il progetto italiano VIRGO a Cascina, nei pressi di
Pisa e con un progetto simile chiamato LIGO, sviluppato da Caltech e MIT negli
USA.
Negli ultimi 4 anni, una zona isolata ed incontaminata a circa un’ora di macchina da
Perth, fra Yanchep e Gingin, è stata trasformata in un centro scientifico unico.
All’inizio la si considerava un luogo ideale per AIGO, l’Osservatorio Gravitazionale
Internazionale Australiano. Da allora si è sviluppata non solo in un centro che
appoggia la ricerca di onde gravitazionali, ma anche in un centro pubblico di
formazione chiamato Gravity Discovery Centre. AIGO si è sviluppato sotto gli
auspici del Consorzio Australiano per l’Astronomia Gravitazionale (ACIGA), che
coinvolge UWA, ANU, l’Università di Adelaide, Monash, ECU il Centro per l’Ottica
di Precisione del CSIRO. Il Discovery Centre è stato sviluppato dalla Gravity
Discovery Centre Foundation, con la maggior parte dei fondi provenienti
dall’industria e dal business. In tutto 100 individui hanno messo a disposizione la
propria esperienza per creare un centro scientifico stimolante. Il centro è progettato
per promuovere la fisica ed anche per mostrare che la scienza è parte di un insieme
molto più grande che comprende l’ambiente, l’universo e l’arte.
L’idea dell’intero Gravity Discovery Centre a Gingin è nata quando il premier exdeputato del WA Hendy Cowan ha suggerito al suo personale che ci dovevano essere
più benefici per il WA che solo “una banda di cervelloni che sgobbano nel bush!” Il
sogno dei fisici era di creare un detector di onde gravitazionali nell’emisfero australe,
necessario a trasformare la schiera mondiale di detector in un autentico telescopio
omnidirezionale a onde gravitazionali. Ma si desiderava inoltre contribuire
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all’educazione scolastica e, in modo più ampio, mettere un’infrastruttura al servizio del
WA ed della regione di Gingin. Recentemente, in una sola settimana quasi 500
studenti hanno visitato il centro partecipando a lezioni dal magnetismo alle onde, dai
“ripugnanti esseri striscianti” all’astronomia solare. Ulteriori informazioni sul GDC
visitando il sito www.gdc.asn.au
Detector di onde gravitazionali nel mondo
La ricerca di onde gravitazionali è gradualmente aumentata negli ultimi 30 anni. Ciò
che era iniziato come ricerca individuale da parte di un eccentrico fisico, il defunto
Joseph Weber, si è trasformato in un campo che dispone di miliardi di dollari di fondi
e che finalmente sembra sicuro di permettere il rilevamento di onde gravitazionali
nell’immediato futuro. Il detector LISA a base spaziale in progettazione, un
interferometro laser con una capacità di 5 milioni di km, possiede una sensibilità
limitata dal rumore prodotto dalle onde gravitazionali...l’ammasso confuso di segnali
dalle sorgenti prolifiche nella banda da 100 microhertz. I moderni detector terrestri
che i ricercatori stanno mettendo a punto (LIGO negli USA, VIRGO e GEO in
Europa) non saranno così fortunati. Al livello attuale di sensibilità hanno solo poche
probabilità di captare segnali conosciuti. Tuttavia, quando vengono applicate ad essi
delle tecniche avanzate, con un aumento della sensibilità pari a 10 fold, saranno in
grado di captare sorgenti prolifiche conosciute…nell’ordine di una all’ora ed una al
giorno. Centinaia di fisici nel mondo stanno lavorando verso questo emozionante
obiettivo. AIGO a Gingin e il Consorzio Australiano che lo dirige, è attualmente
impegnato nello sviluppo di alcuni aspetti fondamentali di questa tecnologia.
Il progetto High Optical Power a Gingin
Il primo obiettivo di AIGO è lo sviluppo di tecniche per permettere ad una potenza
laser nell’ordine di 1MW di essere utilizzata negli interferometri sensibili. Tale potenza
deve essere sviluppata attraverso la risonanza con una potenza di ~100W. Il bisogno
di potenza nasce poiché la sensibilità è data direttamente da costanti campionarie
fotoniche. Più fotoni significano migliori costanti campionarie e meno rumore.
Lavorare a tali livelli di potenza causa però tutta una serie di problemi, come ad
esempio il pericolo di intense radiazioni. (Abbiamo utilizzato laser a infrarossi con una
lunghezza d’onda di 1micron). Il primo problema tecnico è il riscaldamento termico
delle lenti… le distorsioni ottiche come i miraggi che sorgono a causa del
riscaldamento delle lenti da parte della luce laser assorbita. Il secondo problema è la
pressione della radiazione. A 1MW la forza della radiazione sugli specchi è di pochi
millinewton. Ma la forza agisce solamente sulla larghezza nanometrica della risonanza
ottica. Ciò provoca uno sbalzo paragonabile ad un salto dal trampolino! Gli effetti
dello sbalzo ottico possono far divenire le cavità ottiche altamente instabili. Il nostro
obiettivo è innanzitutto creare gli sbalzi ottici ed in seguito imparare a controllarli. In
maggio sono iniziati i primi esperimenti a Gingin.
Gli esperimenti ad alta potenza vengono condotti in stretta collaborazione con il
progetto statunitense LIGO. Il Dott. Bram Slagmolen è lo scienziato a capo del
progetto e la maggior parte dei membri del gruppo sono molto impegnati sul luogo in
vari modi. Recentemente il Dott. Mark Barton, uno scienziato del progetto LIGO
proveniente da Caltech, ha dedicato due mesi contribuendo agli esperimenti di Gingin.
La maggior parte dell’apparecchiatura è ormai completa.
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Settembre 2004
CANBERRA
Esperimenti di Supporto a Gingin
Sono in corso molti esperimenti per appoggiare le attività a Gingin. All’UWA è stato
sviluppato un isolatore di vibrazioni completo ed un grosso team sta lavorando per
testare e controllare il sistema. L’ultimo ostacolo importante è stato superato in
maggio ed ora gli isolatori della stazione di Gingin possono essere completati ed
installati. Crediamo di avere il miglior sistema di isolamento al mondo, ma solo gli
esperimenti finali possono confermarlo. Il Dott. Chunnong Zhao ed il Sig. John Jacob
hanno completato il sistema assieme ai loro team. Grazie a dei controller digitali
avanzati per l’elaborazione di segnali hanno permesso a dei complessi sistemi
meccanici di essere controllati digitalmente. Un altro sforzo importante compiuto dal
Dott. Ju Li riguarda lo sviluppo di masse allo zaffiro sperimentali ed i loro sistemi di
sospensione silenziosi. Abbiamo sviluppato metodi per valutare le proprietà ottiche di
masse allo zaffiro sperimentali da $50.000. Una stretta collaborazione con i progetti
europei VIRGO e GEO è stata molto importante per questo lavoro. Con VIRGO
stiamo sviluppando nuovi processori di segnali digitali più veloci, meno rumorosi e
che possiedono algoritimi dai sofisticati controlli, che risulteranno particolarmente
importanti quando saremo alle prese con i problemi relativi alle instabilità ottiche
dovute agli sbalzi. Un altro progetto riguarda il design, il perfezionamento ed il
collaudo di sistemi per masse criogeniche sperimentali. L’uso della criogenica è l’unico
sistema conosciuto per eliminare il problema delle sbalzi termici. L’associazione
giapponese TAMA è stata la prima a cimentarsi con questa teconlogia. Ora il gruppo
dell’UWA, con il suo ampio bagaglio riguardante l’isolamento criogenico delle
vibrazioni per Niobe, sta sviluppando unità criogeniche di visualizzazione dei dati per
un’attrezzatura criogenica sperimentale che la VIRGO sta costruendo. Molti altri
esperimenti di ricercatori permettono lo sviluppo di tecniche in laboratorio all’UWA,
che verranno in seguito utilizzate a Gingin. Altre parti importanti dei loro progetti
riguardano l’analisi del rumore sismico, il perfezionamento delle fonti di onde
gravitazionali e la ricerca sull’analisi dei dati. Tale lavoro è condotto dal Dott. David
Coward e dal Dott. Ron Burman.
Meeting sulla programmazione di AIGO
In aprile, i leader dei più importanti progetti mondiali sulle onde gravitazionali si sono
recati a Gingin per incontrare i membri dell’ACIGA al fine di pianificare il futuro di
AIGO. I due giorni di meeting hanno suscitato enorme entusiasmo ed un ampio
consenso. Interventi importanti sono stati effettuati dal Professor Adalberto Giazotto,
portavoce della Collaborazione VIRGO, dal Professor Jim Hough del progetto anglotedesco GEO e dal Professor Stan Whitcomb, vicedirettore di LIGO. Il Dott. Nicola
Sasanelli, l’addetto scientifico italiano, ha partecipato attivamente al meeting. Il primo
giorno dell’incontro verteva sulla schiera mondiale dei detector di onde gravitazionali.
La necessità di un detector per l’emisfero australe è stata ribadita dai partecipanti
internazionali e Gingin è considerato il luogo ideale per questo detector. Il detector
dell’emisfero australe non solo aumenta la sensibilità ed il numero delle risorse a cui
accedere, ma accresce notevolmente anche la risoluzione direzionale del telescopio ad
onde gravitazionali su scala mondiale. E’ stata inoltre discussa la recente emozionante
scoperta di una doppia pulsar, poiché l’esistenza di un singolo sistema aumenta
notevolmente la certezza di rilevare onde gravitazionali con rilevatori di onde
gravitazionali avanzati. Durante il meeting è stato stipulato un accordo per la
Collaborazione italo-australiana sull’astronomia delle onde gravitazionali. Una serie di
nuove collaborazioni sono state pianificate nelle aree fra cui laser, misurazioni
quantiche e criogenica.
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CANBERRA
Il secondo giorno del workshop è stato dedicato alla ricerca sulla tecnologia delle onde
gravitazionali. Sono state trattate numerose ricerche e si sono create molte nuove
opportunità di collaborazione fra tutti i partecipanti.
Si è trattato del primo meeting scientifico tenutosi presso il Gravity Discovery Centre.
Il meeting ha attratto un flusso continuo di visitatori, venuti per vedere il GDC. Ciò
ha dimostrato chiaramente l’interesse del pubblico verso le nostre ricerche sulla
gravità. I nostri colleghi oltreoceano erano esterrefatti dal GDC a dagli oggetti esposti:
“Incredibile! E’ qualcosa di unico al mondo!” ha esclamato un fisico.
Il Gravity Discovery Centre
E’ difficile descrivere il GDC in un solo paragrafo. Il tetto svettante della Discovery
Gallery possiede un murale di 20 metri lungo una delle pareti, opera del benamato
artista e tecnico dell’UWA Len Zuks. Molti oggetti esposti sono sculture che
riguardano la gravità, lo spazio curvo, i buchi neri e la relatività. Un giardino ad ovest
ospita “l’albero scudo”…un enorme albero di Natale che centinaia di anni fa era usato
per produrre scudi. All’esterno c’è una Bobina Temporale di 1 Km che permette di
ascoltarsi 4 secondi nel passato. Altri magnifici oggetti esposti comprendono una
stupenda antenna ad onde, un modello in scala di 1 Km del sistema solare e una torre
di 18 metri del Pendolo di Foucault. Ad est c’è il Southern Cross Cosmos Centre, che
ospita 8 telescopi fra cui il più grande telescopio pubblico in Australia. In nostri
levitatori mostrano metodi di levitazione magnetica, idrodinamica e ionica. Questi
sono solo alcuni esempi. In maggio, durante il nostro primo mese di piena attività, 900
studenti hanno visitato il centro partecipando a lezioni dal magnetismo alle onde, dai
“ripugnanti esseri striscianti” all’astronomia solare. Il centro è strutturato per
promuovere la fisica, ma anche per mostrare che la fisica e la scienza fanno parte di un
insieme molto più grande che comprende l’ambiente, l’universo e l’arte. Il centro è
costruito in modo da essere sostenibile dal punto di vista ambientale e da avere un
impatto ridotto grazie all’energia solare passiva, al raffreddamento a terra dell’acqua e
alla luce naturale. Nel 2004 una Torre Pendente di ferro verrà installata presso il GDC
per permettere agli studenti di ripetere il famoso esperimento di Galilei che ha sancito
la nascita del metodo scientifico. La torre sarà grande quanto la torre di Pisa, ma fatta
di ferro e con robuste e stabili fondamenta. Offrirà inoltre ai visitatori eccezionali
vedute della vasta pianura costiera dalle colline fino all’oceano indiano. Grazie a questa
torre e alla collaborazione scientifica con il progetto AIGO, l’intero centro scientifico
di Gingin continuerà a celebrare i forti legami culturali fra Italia ed Australia.
Si ringrazia il Professor David Blair, School of Physics, UWA, 35 Stirling Highway, Crawley
WA, 6009 , Email: [email protected], che ha gentilmnte fornito il testo.
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Journey in the Academic and Research world of
Australasia
Alessandra Iero
Gravity at Gingin
For 20 years through the 80’s and 90’s the University of Western Australia developed
and operated a resonant mass gravity wave antenna, dubbed Niobe. This detector
consisted of the world’s largest piece of niobium cooled to cryogenic temperatures.
The detector achieved several records, and operated almost continuously from 1993
to 1997 and again in 2001. With 3 other detectors operated by Italian Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare and another in Louisiana, it set new limits on the
strength of gravity wave signals, but despite a few false alarms, no signals appeared.
Final results were published in 2003. The lack of signals was not really a surprise: it
merely told us that nature was not so kind as to provide us with an unexpected
number of black holes in our galaxy. What we did discover was how to make some
beautiful new devices…especially sapphire oscillators and vibration isolators.
In the 1990 the UWA group made the strategic decision to embark on the laser
interferometer technique of gravity wave detection. This technology also needed our
vibration isolation techniques but otherwise was very different. It needed a large
isolated facility to house a long baseline interferometer. We set up collaborations with
groups across Australia especially with the Italian VIRGO project at Cascina, near
Pisa, and with a similar project called LIGO operated by Caltech and MIT in the USA.
Over the past 4 years an isolated piece of pristine bush land about one hour’s drive
from Perth, between Yanchep and Gingin, has been developed into a unique science
centre. It was first conceived as an ideal site for AIGO, the Australian International
Gravitational Observatory. Since then it has developed into a centre that not only
supports gravitational wave research, but also a public education centre called the
Gravity Discovery Centre. AIGO has been developed under the auspices of the
Australian Consortium for Gravitational Astronomy (ACIGA), which combines
UWA, ANU, the University of Adelaide, Monash, ECU and the CSIRO Centre for
Precision Optics. The Discovery Centre has been developed by the community based
Gravity Discovery Centre Foundation, with most funds coming from industry and
business donors. All told almost 100 individuals have brought special expertise to
create a most exciting science centre. The centre is designed to promote physics and
also to show that science is part of a much bigger whole which encompasses the
environment, the universe, art and science.
The concept for the entire Gingin Gravity Discovery Centre emerged when the WA
ex-deputy premier Hendy Cowan suggested to his staff that there had to be more
benefit to WA than just “a mob of boffins beavering away in the bush!” The dream of
the physicists was to create the southern hemisphere gravity wave detector that was
needed to turn the world array of detectors into a true omni-directional gravitational
wave telescope. But the demand was that we also contribute to school education and
provide a facility that would contribute to WA and to the Gingin region in a much
broader way. Recently in one week nearly 500 school students visited the centre taking
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education modules from magnetism to waves, nasty creepy crawlies to solar
astronomy. You can read more about the GDC at www.gdc.asn.au
Gravity Wave Detectors Worldwide
The quest to detect gravity waves has been gradually hotting up for the last 30 years.
What began as one-man research by an eccentric physicist, the late Joseph Weber, has
grown into a field that commands funding on the billion dollar scale and which at last
looks certain of detecting gravity waves in the foreseeable future. Indeed, the planned
space based detector LISA which will be a 5 million km laser interferometer has its
sensitivity limited by gravity wave noise….the confused clutter of signals from the
prolific sources in the 100 microhertz band. The present terrestrial detectors which are
being tuned up (LIGO in the USA, VIRGO and GEO in Europe) will not be so
lucky. At their present sensitivity they only have a small chance of detecting known
signals. However when advanced techniques are applied to them, giving them a 10fold improvement in sensitivity, they will detect prolific known sources…somewhere
between one per hour and one per day. Hundreds of physicists around the world are
working towards this exciting goal. AIGO at Gingin, and the Australian Consortium
which runs it, is currently working to develop some of the key aspects of this
technology.
The Gingin High Optical Power Project
The first goal of AIGO is to develop techniques to allow laser power of the order of
1MW to be utilised in sensitive interferometers. This power is to be built up by
resonance from an injected power of ~100W. The need for power arises because
sensitivity is set directly by photon statistics. More photons translate into better
statistics and less noise. But to work at such high power levels introduces a whole new
suite of problems, not the least being the hazard of such intense radiation. (We use
infrared lasers at 1micron wavelength). The first technical problem is thermal
lensing….optical distortions like mirages which arise because of the heating of lenses
by absorbed laser light. The second problem is radiation pressure. At 1MW the
radiation force acting on the mirrors is a few millinewtons. But the force acts only
over the nanometer width of the optical resonance. This translates into a spring which
is comparable to a trampoline spring! The optical spring effects can cause optical
cavities to become wildly unstable. Our goal is first to create the optical springs and
then to learn how to control them. In May the first optical experiments began at
Gingin.
The high power experiments are being done in a close collaboration with the US
LIGO project. Dr Bram Slagmolen is the project scientist, and most members of the
group are spending substantial time on site helping in various ways. Recently Dr Mark
Barton, a LIGO scientist from Caltech spent two months working at Gingin helping
to get the experiments going. Most of the equipment is now completed.
Gingin Support Experiments
Many experiments are underway to support the Gingin developments. At UWA a
complete vibration isolator has been developed and a big team is working on testing
and controlling the system. The last major hurdle was overcome in May so that now
the isolators for the Gingin facility can be completed and installed. We believe we
have the best isolation system in the world but only the fully operating experiments
can verify this. Dr Chunnong Zhao and Mr John Jacob and their team have been
completing the system and using advanced digital signal processing controllers to
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enable the extremely complex mechanical systems to be controlled digitally. Another
major effort led by Dr Ju Li is in the development of sapphire test masses and their
low noise suspension systems. We have developed methods of evaluating the optical
properties of the $50,000 sapphire test masses. Close collaboration with the European
VIRGO and GEO projects has been very important to this work. With VIRGO we
are developing new digital signal processors which allow faster, lower noise and have
sophisticated control algorithms, which will be especially important when we start
grappling with the problems of optical spring instabilities. Another project is the
design, modelling and testing of systems for cryogenic test masses. The use of
cryogenics is the only known way of eliminating the problem of thermal springs. The
Japanese TAMA collaboration was the first to embark on this technology. Now the
UWA group, with its strong background of cryogenic vibration isolation for Niobe, is
developing cryogenic read out systems for a cryogenic test facility being constructed
by VIRGO. Several other PhD experiments allow techniques to be developed in the
lab at UWA and then utilised at Gingin. Other important parts of the project are the
analysis of seismic noise, gravitational wave source modelling and data analysis
research. This work is led by Dr David Coward and Dr Ron Burman.
AIGO Planning Meeting
In April leaders of the major gravity wave projects in the world came to Gingin to
meet with ACIGA members to plan the future for AIGO. The 2 day meeting created
enormous enthusiasm and a very clear consensus. Particular contributions were made
by Professor Adalberto Giazotto, spokesperson of the VIRGO Collaboration,
Professor Jim Hough from the British German GEO project and Professor Stan
Whitcomb, deputy director of LIGO. Dr Nicola Sasanelli, Italian Science Attaché
participated closely in the meeting. The first day of the meeting focused on the
worldwide array of gravity wave detectors. The need for a southern hemisphere
detector was emphasised by the international participants, and Gingin was shown to
be near the optimum location for this detector. The southern hemisphere detector not
only increases sensitivity and the number of accessible sources, but it also greatly
increases directional resolution of the world wide gravity wave telescope. The recent
exciting discovery of a double pulsar was also discussed because the existence of this
single system alone greatly increases the certainty of gravity wave detection by
advanced gravity wave detectors. During the meeting an Italy-Australia Collaboration
agreement in gravitational wave astronomy was drafted. A range of new
collaborations were planned in areas including new lasers, quantum measurement and
cryogenics.
The second day of the workshop was devoted to gravity wave technology research.
This covered a huge range of research, and opened a lot of new collaborative
opportunities between all of the participants.
This was the first scientific meeting to take place at the Gravity Discovery Centre.
During the meeting a steady stream of visitors arrived to look at the GDC. This
vividly demonstrated the public interest in our gravity research. Our overseas
colleagues were astonished by the GDC and the exhibits on show: “Wow! There is
nowhere like this anywhere in the world” one physicist was heard to say.
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The Gravity Discovery Centre
It is difficult to describe the GDC in one paragraph. The high soaring roof of the
Discovery Gallery has a 20 meter mural across one wall by UWA’s much loved artist
and technician Len Zuks. Many exhibits consist of sculptures which relate to gravity,
curved space, black holes and relativity. A courtyard at the west focuses on the shield
tree…a huge Christmas tree which hundreds of years ago was used to cut shields.
Outside is the 1km Time Coil which allows you to hear yourself 4 seconds in the past.
Other outside exhibits are a wonderful wave cable, a 1km scale model of the solar
system and the 18meter Foucault Pendulum tower. To the east is the Southern Cross
Cosmos Centre which houses 8 telescopes including the largest publicly available
telescope in Australia. Our levitators display magnetic, hydrodynamic and ion drive
methods of levitation. These are just a few samples. In May, our first month of full
scale operation, 900 school students visited the centre taking education modules from
magnetism to waves, nasty creepy crawlies to solar astronomy. The centre is designed
to promote physics but also to show that physics and science is part of a much bigger
whole which encompasses the environment, the universe, art and science. The centre
is designed to be environmentally sustainable, to have low impact using passive solar
power, ground water cooling and natural light. In 2004 a steel Leaning Tower will be
installed at the GDC to allow students to repeat Galileo’s famous experiments which
heralded the birth of the scientific method. The tower will be of comparable size to
the tower at Pisa, but made of steel, and with robust stable foundations. It will also
allow visitors dramatic views over the vast coastal plain from the hills to the Indian
Ocean. Through this tower, and the scientific collaboration with the AIGO project,
the entire science centre at Gingin will continue to celebrate the strong cultural links
between Australia and Italy.
We are pleased to thank Professor David Blair, School of Physics, UWA, 35 Stirling Highway,
Crawley WA, 6009 , Email: [email protected], who kindly wrote this manuscript.
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ARIA –
Associations for Research between Italy and
Australasia
The Associations ARIA are non-profit Association aiming to:
− encourage and promote research,
− encourage, promote, facilitate and manage cooperative research in science,
technology and social science between Australasia, in particular Universities and
Research Centres, and Italy,
− facilitate the exchange of ideas, information, know-how and researchers.
The Associations have their origin in the activities promoted by the Scientific Attache'
of the Embassy of Italy in Canberra and was set up by groups of researchers and
scientists of Italian origin living and working in the Australian Institutions.
ARIA are a point of contact for establishing scientific cooperation between Australia
and Italy as well as a forum for the exchange of information. They offer a much more
effective means of collaboration which represents the needs of both the Italian and
Australian governments.
The members of all ARIAs are connected through e-groups.
More details available on the website:
http://www.scientific.ambitalia.org.au/aria/arias.htm
ARIA-Canberra - Contact points
Medical and Health Sciences
Alessandra Warren, ANU, email: [email protected]
Biological Sciences
Dr Flavia Pellerone, ANU, email: [email protected]
Economics, Commerce and Political Science
Dr Massimiliano Tani, ADFA, email: [email protected]
Prof
Franco
Papandrea,
University
of
Canberra,
[email protected]
Physical and Mathematical Sciences
Dr Tomaso Aste, ANU, email: [email protected]
Dr Lilia Ferrario, ANU, email: [email protected]
Environmental Sciences
Dr Vittorio Brando, CSIRO, email: [email protected]
Earth Sciences
Dr Daniela Rubatto, ANU, email: [email protected]
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email:
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ARIA-NSW – Contact Points
Health (telecare) amd ICT
Prof. Branko Celler, NSW University, email: [email protected]
Arts, Society, Culture and Performance,
A/Prof. Tim Fitzpatrick, University of Sydney, email: [email protected]
Environmental (Nuclear Waste Disposal)
Mr. Michael LaRobina, ANSTO, email: [email protected]
Environmental (Ocean and coastal sediment)
Dr. Xia Wang, ADFA, email: [email protected]
Molecular Biology and Genomics
A/Prof. R. Cavicchioli, UNSW, email: [email protected]
Biotechnology
Prof. Bruce Milthorpe, UNSW, email: [email protected]
Manufacturing
Prof. Eddie Leonardi, UNSW, email: [email protected]
ICT
Dr. Maurice Pagnucco, UNSW, email: [email protected]
Environment
A/Prof. Alberto Albani, UNSW, email: [email protected]
ARIA-South Australia – Contact Points
Medical Sciences
Prof. Marcello Costa, Flinders University, email: [email protected]
Dr. Giuseppe S. Posterino, The University of Adelaide, email:
[email protected]
Agriculture and Environmental Sciences
Dr Enzo Lombi, CSIRO, email: [email protected]
Engineering and Energy
Dr Daniel Rossetto, Energy SA, email: [email protected]
Molecular Biology
Dr Tina Bianco-Miotto, Hanson Institute, email: [email protected]
Humanities and Migration
Prof.
Desmond
O'Connor,
Flinders
University,
email:
[email protected]
Innovation and Commercialisation
Dr
Antonio
Dottore,
The
University
of
Adelaide,
email:
[email protected]
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ARIA-Victoria – Contact Points
Medical, Biological and Health Sciences
Prof. Mauro Sandrin, Austin Research Institute, e-mail: [email protected]
Dr.
Francesca
Walker,
Ludwig
Institute
for
Cancer
Research,
e-mail: [email protected]
Dr. Cristina Morganti-Kossman, Monash University, e-mail: [email protected]
Economics, Commerce and Political Science
Prof. Pasquale Sgro, Deakin University, e-mail: [email protected]
Mr.
Bruno
Mascitelli,
Swinburne
University
of
Technology,
e-mail: [email protected]
Engineering, Physical and Mathematical Sciences
Dr. Michael Cantoni, University of Melbourne, e-mail: [email protected]
Dr. Leone Spiccia, Monash University, e-mail: [email protected]
Environmental and Agricultural Sciences
Dr. Tony Patti, Monash University, e-mail: [email protected]
Humanities and Social Sciences
A/Prof. Rita Wilson, University of Melbourne and Monash University,
e-mail: [email protected]
ARIA-WA – Contact Points
Prof Tony Cantoni, University of Western Australia, email: [email protected]
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del
territorio italiano
A cura di Anna Maria Fioretti
Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA) del CNR
L'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA) è stato fondato
nel 2001 nell'ambito della razionalizzazione della rete degli Istituti di Ricerca del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
L'Istituto nasce dall'unione di due Reparti di altrettanti Istituti del CNR che da anni
conducono ricerche sul telerilevamento, la diagnostica dell’ambiente e del territorio,
nonché sul controllo del rischio ambientale, con particolare riferimento a quello
elettromagnetico. Essi sono il Reparto di Elettromagnetismo e Bioelettromagnetismo
dell'ex Istituto di Ricerca per l'Elettromagnetismo e Componenti Elettronici (IRECE)
di Napoli e il Reparto di Telerilevamento dell'ex Istituto di Ricerca per il Rischio
Sismico (IRRS) di Milano.
Il personale dell'Istituto e' composto da 20 ricercatori e tecnologi, 10 tecnici e
amministrativi, e 14 collaboratori scientifici a contratto (dottorandi, borse di studio,
assegnisti di ricerca, ecc.).
L'idea di mettere insieme le competenze e le esperienze maturate e consolidate nei due
Istituti, sia in ambito nazionale che internazionale, ha trovato forte stimolo nella
accresciuta attenzione per le tematiche ambientali riscontrata negli ultimi anni presso
vari soggetti. Il monitoraggio dell’ambiente è affidato sempre più spesso all’utilizzo di
sensori in grado di produrre dati e informazioni sul territorio sempre più accurate.
L’elaborazione, gestione ed interpretazione dei dati viene poi realizzata attraverso
consolidate metodologie che consentono di valutare lo stato dell’ambiente
prevedendone i possibili sviluppi e, per taluni fenomeni, gli eventuali effetti sui sistemi
biologici.
Il programma scientifico dell’Istituto mira a coprire in modo coerente e integrato gli
aspetti fondamentali del Telerilevamento e della Diagnostica Elettromagnetica, per
quanto attiene allo sviluppo e consolidamento di metodologie e tecniche per
l’acquisizione, l’elaborazione, la fusione e l’interpretazione dei dati, nonché gli aspetti
biologici ed esposimetrici del controllo del rischio elettromagnetico.
L’Istituto dispone di una notevole capacità di autofinanziamento grazie alla sua
presenza in numerosi progetti nazionali ed internazionali che lo annoverano tra i
collaboratori di Università, Ministero Università e Ricerca, ENEA, Protezione Civile,
INGV, Agenzia Spaziale Europea ed Italiana, Unione Europea, Enti locali ed altri
centri di ricerca pubblica e privata nazionali e stranieri.
Le attività dell’Istituto riguardano ricerche di base e applicate, trasferimento
tecnologico, divulgazione e formazione. In particolare, le attività di ricerca dell'Istituto
riguardano i seguenti settori:
1. telerilevamento passivo nell’ottico;
2. telerilevamento attivo a microonde;
3. diagnostica elettromagnetica;
4. modellistica dei processi di interazione elettromagnetica;
5. trattamento ed integrazione di dati spaziali multisorgente;
6. valutazione dell’esposizione e degli effetti biologici associati ai campi
elettromagnetici
7. divulgazione e formazione
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1. Telerilevamento ottico
Le attività individuate in questo tipo di linea di ricerca sono di due tipi:
−Monitoraggio ambientale da telerilevamento
−Cartografia tematica
Monitoraggio ambientale da telerilevamento
L'attività di ricerca è rivolta al controllo dell'ambiente e del territorio mediante
l'utilizzo delle informazioni acquisite da aereo e da satellite nello spettro ottico dal
visibile fino all'infrarosso termico. Le potenzialità di visione sinottica, di analisi
multispettrale e iperspettrale, di ripresa multitemporale ben si prestano alla
individuazione e mappatura di fenomeni che sono variamente distribuiti nel territorio
e presentano delle specifiche dinamiche temporali.
L'attività consiste nella pianificazione delle campagne aeree e nell'acquisizione dei dati
da satellite per lo studio di fenomeni sia su scala locale che globale.
Il monitoraggio dei fenomeni che si sviluppano con un'alta variabilità temporale su
scale continentali, come nel caso della mappatura delle superfici bruciate per diversi
ecosistemi tropicali, si basa sull'uso delle immagini del satellite Spot Vegetation in
grado di ricoprire giornalmente tutto il globo. La ricerca si inserisce nel progetto
GBA-2000 (Global Burnt Area) del JRC/EC (Ispra) che si propone di mappare le aree
bruciate a scala globale per l'anno 2000. L'area studiata è il continente africano a nord
dell'equatore. La metodologia sviluppata si basa sull’uso di reti neurali Multi-Layer
Percepron (MLP) per produrre le mappe giornaliere delle aree bruciate per tutta
l’Africa tropicale a nord dell’equatore. Ulteriori ricerche sono in corso per meglio
quantificare l'influenza della bassa risoluzione spaziale sull'accuratezza delle mappe
tematiche.
Attualmente l’IREA è coinvolto in un Progetto Integrato dal titolo “Geoland” nel
quadro dell’iniziativa GMES (products & services, integrating Earth Observation
monitoring capacities to support the implementation of European directives and
policies related to land cover and vegetation) per le tematiche di copertura del suolo e
vegetazione.
Nell’ambito dello studio dei fenomeni con alta dinamica temporale ma su scala locale,
quali l’inquinamento dovuto alla fioritura di alghe potenzialmente tossiche e ad
anomali sviluppi di vegetazione sommersa in ambienti litoranei e di acque interne, è
stato studiato il caso del lago di Garda. Questo lago ha costituito un interessante
banco di prova per valutare le potenzialità dei sensori ottici satellitari (Landsat,
MERIS, Hyperion) e aviotrasportati (MIVIS, DAIS, ROSIS) nella stima dei principali
macrodescrittori di qualità dell'acqua (es. clorofilla) mediante approcci empirici e
fisicamente basati sviluppati nel corso di diversi progetti di respiro sia nazionale che
internazionale.
Un altro ambito applicativo dello studio dei fenomeni con alta dinamica temporale ma
su scala locale, è costituito dal monitoraggio delle coperture nivali e glaciali in
ambiente alpino. Esempio di tale studio è il progetto GLASNOWMAP (GLAcier and
SNOW MAPping information Service), finanziato dall’ESA nell’ambito del
programma DUP (Data User Programme) il cui obiettivo è lo sviluppo e il
consolidamento di metodologie di analisi con integrazione dei dati acquisiti da satelliti
con diverse caratteristiche di risoluzione e di dati geografici multisorgente, dati da
campagne al suolo, dati topografici per la mappatura e il controllo della dinamica
stagionale e interannuale delle superfici nivali e glaciali. Obiettivo del lavoro è la stima
della risorsa idrica disponibile in ambiente montano attraverso lo studio della dinamica
dello scioglimento del manto nevoso.
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Cartografia Tematica
L’obiettivo di questa attività di ricerca è di definire una normativa per la produzione di
cartografia tematica da dati telerilevati (a tutt’oggi inesistente) che consenta la stesura
di capitolati d’appalto e quindi di collaudi del prodotto da parte di enti, committenti e
cartografia tematica.
2. Telerilevamento attivo a microonde
Le attività sul telerilevamento attivo a microonde sono nate nell’IRECE alla fine degli
anni ottanta e si sono concentrate sull’uso di sistemi Radar ad Apertura Sintetica
(SAR). Inizialmente la ricerca si è incentrata sulle problematiche legate alla
elaborazione (focalizzazione) dei dati grezzi registrati dai sensori SAR ed ha portato
allo sviluppo di algoritmi innovativi.
In aggiunta alle attività sulla focalizzazione, si sono poi sviluppate progressivamente
anche quelle legate all’elaborazione dei dati SAR interferometrici. Gli algoritmi messi a
punto sono stati applicati dapprima per la valutazione della topografia della superficie
terrestre. In tale ambito un notevole successo ha avuto il primo esperimento di
interferometria in banda X dallo spazio realizzato in collaborazione con l’Ente
Spaziale Tedesco (DLR) durante la missione shuttle SIR-C/ X-SAR del
1994. Successivamente è stata messa a punto una catena di elaborazione completa,
sviluppata con algoritmi originali, che consente di generare modelli digitali del terreno
a partire dai dati acquisiti dai sistemi ERS dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Sempre nell’ambito delle ricerche sulla interferometria SAR, e’ stata poi studiata ed
applicata con successo una tecnica di interferometria SAR differenziale (DIFSAR) per
la valutazione “su scala centimetrica” delle deformazioni della superficie terrestre.
E’ inoltre recente lo sviluppo di un algoritmo di elaborazione dei dati interferometrici
denominato SBAS, dall'acronimo inglese Small Baseline Subsets, che consente di
seguire l’evoluzione temporale dei fenomeni di deformazione con una precisione di
qualche millimetro all’anno. Grazie all’utilizzo della tecnica SBAS sono state
individuate le deformazioni della struttura del Vesuvio/Monte Somma; ciò ha
consentito di migliorare la comprensione delle caratteristiche del vulcano.
In linea con gli avanzamenti della tecnica di analisi degli spostamenti che prevede
l’elaborazione di un dataset di immagini relative alla stessa scena, le attività in corso
riguardano lo sviluppo di nuove tecniche di elaborazione di dati SAR su orbite
multiple.
E’ innanzitutto proseguita l'attività sull'interferometria SAR differenziale. In tale
ambito è stato perfezionato e ulteriormente validato l’algoritmo SBAS,
precedentemente messo a punto, utilizzando dati di verità a terra e dati SAR acquisiti
dai sensori ERS-1 ed ERS-2 ed ENVISAT dell'ESA. In tale ambito, sono stati
perfezionati gli algoritmi di filtraggio del rumore dovuto ai disturbi atmosferici; tali
algoritmi si basano sulle caratteristiche di correlazione spaziale ed incorrelazione
temporale dei disturbi. Grazie a tali osservazioni è possibile, pertanto, stimare il
segnale di deformazione (segnale utile).
Tali attività sono state in parte finanziate dall'Agenzia Spaziale Italiana e dal Gruppo
Nazionale di Vulcanologia (GNV) e sono state effettuate in collaborazione con
l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Politecnico di Milano ed il
Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (California); molto rilevanti sono state anche le
attività svolte nell'ambito del progetto internazionale MINERVA finanziato dall'ESA
che prevede la messa a punto di un dimostratore per il monitoraggio delle
deformazioni dell'area Flegrea mediante tecniche DIFSAR; in tale contesto il gruppo
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dell'IREA ha elaborato con successo i dati acquisiti dal sensore ASAR a bordo del
satellite ENVISAT dell'ESA, dimostrandone, fra i primi, le capacità interferometriche.
Sempre nell'ambito delle attività di elaborazione dei dati DIFSAR è stato effettuato un
ulteriore sviluppo della tecnica SBAS; tale approccio è particolarmente importante in
ambito urbano in quanto consiste nell'utilizzare i dati SAR a piena risoluzione spaziale
(circa una decina di metri) per individuare i punti che manifestano una deformazione
residua rispetto a quella media della zona. In questo caso la deformazione misurata
può essere attribuita a strutture coerenti all'interno della cella di risoluzione (quali
strutture antropogeniche) che sono soggette a movimento diverso da quello di insieme
del terreno. Gli esperimenti condotti con dati ERS-1 ed ERS-2 relativi all'area urbana
di Napoli hanno dimostrato l'efficacia della tecnica messa a punto. In tale contesto è
stata iniziata una attività di integrazione delle misure SAR in un sistema geografico
informativo (GIS) che rappresenta un elemento essenziale per semplificare l'accesso e
la piena fruizione delle misure di deformazione calcolate dal radar. La ricerca in tale
ambito ha consentito la creazione di un GIS dettagliato della città di Napoli ed ha
richiesto lo sviluppo di software avanzato.
Inoltre, è in fase di studio una nuova tecnica che consente l'integrazione di misure
puntuali nell'algoritmo di inversione multipla differenziale allo scopo di migliorare la
qualità delle ricostruzioni delle mappe storiche di deformazione. Misure puntuali
possono, infatti, essere disponibili attraverso strumenti tradizionalmente utilizzati
nell'ambito della geodesia tra i quali il GPS o mediante l'applicazione di tecniche SAR
differenziali con scatteratori permanenti che, per la loro stessa natura, si limitano alla
ricostruzione della storia deformativa di singoli punti.
E' stato poi avviato uno studio sulla elaborazione di dati DIFSAR acquisisti da
piattaforme aerotrasportate. In tal caso è stato analizzato, su dati simulati, l'effetto
delle deviazioni della piattaforma da traiettorie rettilinee percorse con moto uniforme,
valutando in particolare l'impatto di errori non compensati sull’ accuratezza di fase
delle immagini SAR. In collaborazione con la Società ORBISAT in Brasile è iniziata,
inoltre, la sperimentazione dell’applicazione della tecnica interferometrica differenziale
repeat-pass al sensore da aereo ORBISAR in banda X.
2. Diagnostica elettromagnetica
Il gruppo di Diagnostica Elettromagnetica dell’IREA nasce nel 2001 con l’obiettivo di
ampliare e completare le competenze dell’Istituto nell’ambito delle tecniche avanzate
per il monitoraggio ambientale e svolge le sue attività di ricerca nell’ambito della
tomografia a microonde e della sensoristica in fibra ottica.
Tomografia a microonde
La tomografia a microonde è una tecnica di diagnostica in grado di determinare le
proprietà morfologiche e fisico-chimiche dell’interno di una struttura, grazie
all’opportuna elaborazione del campo elettromagnetico generato dall’interazione della
struttura in esame con una radiazione elettromagnetica investigante nota.
Le intrinseche caratteristiche di non invasività e non distruttività di tale tecnica la
rendono particolarmente attraente in numerosi contesti applicativi, che spaziano dalla
diagnostica di strutture antropiche alla rilevazione e caratterizzazione di oggetti e
strutture sepolti, o in generale per quelle applicazioni nelle quali l’accesso diretto
all’obiettivo dell’indagine è precluso.
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Sensoristica in fibra ottica
Le tecniche di diagnostica basate sull’utilizzo di sensori in fibra ottica rivestono già da
tempo una particolare importanza nell’ambito del monitoraggio non invasivo. I
sensori in fibra ottica hanno, infatti, piccole dimensioni e basso costo, sono immuni
alle interferenze elettromagnetiche, sono ideali per costruire reti di monitoraggio
molto estese e sono meccanicamente e chimicamente compatibili con molti materiali.
Tuttavia, i sensori in fibra comunemente usati non consentono una misura puntuale
dei parametri di interesse. Ciò rappresenta una difficoltà allorché si voglia monitorare
una grandezza con elevata risoluzione su lunghe distanze. In questo caso, possono
essere infatti necessari anche migliaia di sensori che devono essere interrogati con
complesse reti di multiplexing, con un conseguente aumento del costo e della
complessità del sistema di monitoraggio.
Queste limitazioni possono essere superate sviluppando un diverso tipo di sensori,
chiamati “sensori distribuiti”, che consentono di effettuare misure con continuità
spaziale su tutta la lunghezza della struttura di interesse. Questo tipo di sensori sta già
trovando applicazioni nell’ambito del monitoraggio a lungo termine delle
deformazioni e nella valutazione del danno post-sismico su ponti, dighe ed edifici
storici.
Integrazione di sensoristica in fibra e tomografia a microonde
La disponibilità di metodologie innovative relative alle due diverse tecniche oggetto
delle attività di ricerca della sezione Diagnostica Elettromagnetica, ha suggerito lo
sviluppo di una tecnica integrata che sia in grado di rispondere alle esigenze presenti
nella gran varietà di applicazioni di diagnostica non invasiva, in cui è necessario
ricorrere a differenti tecniche complementari, ciascuna delle quali in grado di fornire
un particolare tipo di informazione.
In particolare, l’integrazione che si vuole perseguire ha come obiettivo lo sviluppo di
un monitoraggio multi-scala, dal momento che le tecniche sopra descritte sono capaci
di fornire informazioni su diverse scale spaziali (locale/globale). Ciò consente di
garantire la capacità di monitorare una struttura con continuità spaziale (ed
eventualmente temporale), identificando la presenza di eventuali anomalie mediante la
sensoristica in fibra ottica, ed allo stesso tempo ottenere informazioni quantitative ad
elevata risoluzione circa tali anomalie mediante il georadar.
Tale integrazione ha forti ricadute applicative nel caso in cui si sia interessati al
monitoraggio non invasivo di grandi strutture di interesse pubblico (quali grandi
edifici, viadotti stradali, dighe) per le quali, ai fini di ridurre e prevenire i rischi, c’è
bisogno di monitorare la struttura in modo continuo e puntuale.
4. Modellistica dei processi di interazione elettromagnetica
Le attività legate a questo tipo di linea di ricerca sono di due tipi:
−Modellistica dei processi di scambio fra superfici naturali
−Metodologie di calibrazione/validazione di dati telerilevati
Modellistica dei processi di scambio fra superfici naturali
L'obiettivo principale nello studio della modellistica dei processi radiativi è quello di
migliorare la capacità di estrarre dalle osservazioni spettrali e direzionali ottenute dalle
diverse piattaforme (satellite, aereo, terra), i parametri biogeofisici che caratterizzano
le superfici naturali, quali i corpi d'acqua e la vegetazione terrestre, attraverso
l'inversione di modelli di trasferimento radiativo. L'attività prevede la pianificazione
ed acquisizione di dati telerilevati, di campo e da aereo, indirizzati alla messa a punto
di metodologie per l'estrazione dei parametri biofisici e geofisici che caratterizzano
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l'interazione della radiazione con le superfici naturali. Negli ultimi anni, in particolare,
gli studi si sono rivolti alla vegetazione e all’acqua, utilizzando dati iperspettrali aerei e
satellitari combinati alla modellistica fisica del trasferimento radiativi.
hNell’ambito dello studio della vegetazione, questa modellistica è rivolta soprattutto
alle colture agricole (risaie) e ai pascoli alpini, allo scopo di determinare parametri
biofisici (es. biomassa) e stimare gli scambi di acqua e carbonio con l’atmosfera.
Nell’ambito invece dell’ecologia delle acque, le applicazioni sono rivolte alla
determinazione delle concentrazioni dei macrodescrittori (es. fitoplancton) secondo
un approccio fisicamente basato.
Metodologie di calibrazione/validazione di dati telerilevati
L’attività mira alla messa a punto di sistemi e strumenti specifici, dedicati a misure in
campo di radianza per il monitoraggio ambientale. In particolare, sono stati realizzati
strumenti e sistemi per l’acquisizione di dati e di firme spettrali in condizioni di
illuminazione differente ai fini della creazione di librerie spettrali di superfici naturali.
A tale scopo vengono organizzate delle periodiche campagne di misura a terra con
opportuna strumentazione in coincidenza di rilevamenti da aereo e da satellite. Parte
dell’attività è dedicata alla realizzazione di sistemi e di strumenti specifici per le
osservazioni iperspettrali e multi-direzionali. Uno degli ultimi apparecchi prodotti è
un goniometro da campo per misure multidirezionali iperspettrali, interamente
progettato e realizzato all'interno dell'istituto.
5. Trattamento ed integrazione di dati spaziali multisorgente
Per la soluzione di problemi di monitoraggio dell’ambiente e del territorio è spesso
necessario valutare dati eterogenei provenienti da fonti diverse. In questo ambito
l'attività di questa linea di ricerca si è focalizzata, sia dal punto di vista metodologico
che applicativo, principalmente su tre temi:
classificazione di immagini telerilevate multispettrali e iperspettrali
integrazione di dati geografici multisorgente, quali immagini telerilevate multispettrali e
iperspettrali, dati SAR, cartografia, topografia e mappe tematiche
sistemi informativi geografici
Classificazione di immagini telerilevate
Esempio di tale studio è il progetto IGMS (Italian Glacier Monitoring From Space),
finanziato dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) che si propone la definizione di una
metodologia per il monitoraggio dei ghiacciai alpini. In questo ambito vengono
sviluppati e valutati diversi algoritmi per l’individuazione di particolari zone dei
ghiacciai che presentano condizioni di prevalente mistura, quali le zone di confine tra
ghiacciaio e rocce e tra neve e ghiaccio.
Integrazione di dati multisorgente
L’utilizzo di dati provenienti da fonti diverse per ottenere una più accurata
rappresentazione della realtà territoriale e per la soluzione di problemi di monitoraggio
complessi viene affrontato mediante lo studio e la definizione di schemi di
rappresentazione della conoscenza e tecniche di fusione di dati basati su logiche non
standard (logica fuzzy, teoria di Dempster-Shafer). Questi strumenti teorici
permettono di mimare la speciale capacità umana di prendere decisioni in domini
complessi caratterizzati da incertezza e imprecisione. Le metodologie messe a punto
sono state sperimentate in vari campi di applicazione nell'ambito del monitoraggio del
rischio ambientale (incendio, frane e inquinamento).
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Sistemi informativi geografici
La gestione di informazioni geografiche è oggi sinonimo di Geographic Information
Systems (GIS): questi sistemi hanno infatti modificato, fortemente facilitato e
migliorato le applicazioni basate su dati che possono avere riferimenti di tipo spaziale.
Tuttavia restano aperte molte prospettive di ricerca, alcune delle quali sono esplorate
in questa linea.
Particolare attenzione viene attualmente dedicata all’interoperabilità nei sistemi
informativi geografici.
In questo ambito vengono progettati e realizzati prototipi software che applichino
tecnologie standard e open-source per la rappresentazione, lo scambio e la
visualizzazione di informazioni spaziali e spazio-temporali. Le tecnologie attualmente
utilizzate appartengono alla famiglia XML (GML, SVG, XSLT). Lo scopo è distribuire
e condividere in un’architettura client-server dati spaziali in ambiente Internet con
caratteristiche di interoperabilità, amichevolezza e flessibilità.
Un ulteriore campo di applicazione riguarda la visualizzazione dei fenomeni spaziali
che evolvono nel tempo al fine di aumentare la percezione dei cambiamenti. In
collaborazione con il Politecnico di Losanna e l’Istituto per la Dinamica dei Processi
Ambientali del CNR, si è definito un metodo basato sulla logica Fuzzy in grado di
generare immagini virtuali di fenomeni spaziali la cui evoluzione nel tempo non può
essere seguita per mancanza, scarsità o cattiva qualità delle immagini a disposizione. Il
metodo effettua una interpolazione temporale non lineare delle immagini disponibili
codificando la conoscenza del fenomeno, che può essere incompleta, vaga o incerta,
attraverso regole Fuzzy.
Gli ambiti applicativi in cui le metodologie relative a questa linea di ricerca sono
sperimentate sono numerosi e hanno portato alla realizzazione di alcuni progetti
finanziati da Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e da Agenzia Spaziale Europea (ESA). In
particolare un campo privilegiato di applicazione è il monitoraggio dei ghiacciai alpini,
considerati indicatori importanti del cambiamento climatico in atto e fonte possibile di
rischi e di variazioni nella disponibilità della risorsa idrica. Recentemente è stato anche
attivato un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano per definire un
sistema di supporto allo sviluppo sostenibile nell’area himalayana.
Valutazione degli effetti biologici associati all’esposizione ai campi elettromagnetici
Il Bioelettromagnetismo è stato oggetto di studio presso l’IRECE a partire dalla
fondazione dell’Istituto. La ricerca in bioelettromagnetismo include attività legate alla
valutazione degli effetti biologici indotti in colture cellulari di mammifero in seguito a
esposizioni a campi elettromagnetici di bassa e di alta frequenza. Tale argomento
riveste grande interesse sia per la comprensione dei meccanismi di interazione tra
sistemi biologici e campi elettromagnetici non ionizzanti sia per la valutazione dei
rischi per la salute dell’uomo legati a tali esposizioni.
La sperimentazione riguarda la valutazione degli effetti biologici indotti da esposizioni
a campi elettromagnetici.
La sperimentazione in bassa frequenza ha riguardato la valutazione degli effetti indotti
a carico del corredo cromosomico di cellule di mammifero e dello sviluppo
embrionale del riccio di mare. Le esposizioni sono state eseguite al variare della
frequenza (da 35 a 100 Hz), con campi magnetici sinusoidali (0.05-1.0 mT), pulsati
(1.4-2.5 mT) e campi elettrici ELF alternati (0.5-10 kV/m).
La sperimentazione in alta frequenza è stata focalizzata sugli effetti indotti a carico del
patrimonio cromosomico di cellule di mammifero e di proteine enzimatiche. Le
esposizioni sono state eseguite in guida d’onda, al variare della frequenza (da 7.0 a 10.4
GHz), in onda continua o modulata in ampiezza o frequenza, con valori di
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assorbimento specifico da 1.5 a 100 W/Kg e a diversi tempi di esposizione (da pochi
minuti a 1 ora). Anche in questo caso i risultati ottenuti hanno mostrato che in alcune
condizioni sperimentali si riscontrano effetti al variare del campione biologico
esaminato.
La sperimentazione, tuttora in corso, nell’ambito delle frequenze in uso per la
telefonia cellulare (900 e 1800 MHz), riguarda la valutazione degli effetti genotossici e
di stress ossidativo in colture cellulari di mammifero. Le esposizioni vengono eseguite
con differenti modalità (guida d’onda, cella TEM, wire patch cell) e valori di tasso di
assorbimento specifico (SAR) compresi tra 0,3 e 10 W/kg. Oltre al segnale GSM
completo, vengono anche studiate l’onda continua e i differenti tipi di modulazione
associati al segnale GSM.
Divulgazione e Formazione
Le attività svolte in tale ambito sono di diverso tipo e mirano al duplice scopo di
divulgare i risultati delle attività di ricerca presso un pubblico variegato e di diffondere
la cultura scientifica del telerilevamento nelle scuole come supporto didattico utile per
lo studio dell’ambiente e del territorio.
Tra i progetti realizzati, particolare seguito ha avuto TELEA (Telerilevamento per
l’Educazione Ambientale) in collaborazione con la Regione Lombardia, che ha portato
alla produzione di un manuale sul telerilevamento e di un sito web consultato da
studenti ed insegnanti.
Attualmente l’IREA collabora anche al progetto CARTELGIS, nell’ambito del
programma strategico Scienza e tecnologia nella Società della Conoscenza del
Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che mira a ideare e
sperimentare percorsi, contenuti e metodologie idonee a far acquisire conoscenza
critica e consapevolezza dei problemi ambientali attraverso la lettura geografica e
telerilevata del territorio, e a studiare le relazioni tra ambiente antropizzato e naturale
per promuovere un approccio globale ai problemi ambientali (sviluppo sostenibile).
Si ringraziano Alba L’Astorina e Maria Consiglia Rasulo che hanno gentilmnte fornito il testo.
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Journey in the Academic and Research world of Italy
Anna Maria Fioretti
The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA) of CNR
The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA) was founded 2001
as a result of a reorganisation process of the Italian National Research Council (CNR).
In it the scientific know how of the departments of two different Institutes of CNR
joined: the Bioelectromagnetism and Electromagnetism Research Group (Naples)
and the Remote Sensing Research Group (Milan). The staff consists of 20
Researchers, 10 Technicians and Administrative personnell, 14 researches with
temporary contracts (fellowship, joung researchers).
The scientific program of the new Institute aims to cover in a coherent and integrated
way the fundamental aspects of remote sensing and electromagnetic diagnostics, as far
as the development and consolidation of methodology and techniques for data
acquisition, elaboration, fusion and interpretation are concerned, as well as biological
and dosimetric aspects of the electromagnetic risk control.
In the last decades, it has increased the use of remote sensing sensors able to operate
in different regions of the electromagnetic spectrum for the monitoring and control of
the environment. Such use requires the consolidation and development of methods
for data elaboration, fusion and interpretation, that allow to estimate the environment
condition, in order to foresee possible evolutions and, for some phenomena, the
effects on biological systems.
The activities of the Institute are carried out in collaboration with various scientific
institutions both in Italy and abroad and include basic and applied research,
technological transfer and education. In particular, the activities of the Institute
concern following sectors:
1. optical passive remote sensing
2. active remote sensing in the microwave band
3. electromagnetic diagnostics
4. modelling of the electromagnetic interaction processes
5. processing and integration of multisource spatial data
6. evaluation of exposure and of biological effects related to electromagnetic
fields
7. divulgation and education
1. Optical passive remote sensing
The researches in the optical passive remote sensing started at IREA even before the
launch of the first satellite for Earth Observation ERTS-1 of NASA in the 70’s.
The first applications of optical passive remote sensing, from visible to thermal
infrared, regarded the Earth Science studies on geology and vulcanic risk. The
researches now deal also with other topics of Environmental Studies for the
monitoring of dynamic processes affecting water bodies and vegetation.
These researches are considered very important nowaday, due to the increasing
importance of Earth Ovservation and in particolar of Remote Sensing (both satellite
or airborne) technologies, as strategic methodology for environment monitoring.
Research activity in Remote Sensing relies on the skills of remotely sensed image
interpretation and requires interdisciplinary expertise, from Geology to Hydrology,
Agronomy, Land Planning, Computer Science, Modelling. All the researchers are
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involved in the development and use of Remote Sensing techniques for better
understanding the impact of physical, chemical and biological factors contributing to
the Earth's dynamics and environment where we live. Two activities of research are
carried out within this thematic:
−Remote sensing for environmental monitoring
−Thematic cartography
Remote sensing for environmental monitoring
The aim of the research is to monitor the environment and the territory using
airborne and satellite remotely sensed data in the optical domain from visible to
thermal infrared.
Multispectral, hyperspectral and multitemporal characteristics are suited to the
detection and mapping of phenomena that are spread on the territory and present
specific temporal dynamics. The activity consists in the acquisition of airborne and
satellite remotely sensed data in order to analyse and monitor time variable
environmental phenomena both on local and global scale.
Acquisition platforms and spatial resolution are selected on the basis of the
phenomenon under study. For mapping phenomena that show high temporal changes
and cover large areas at sub-continental level, such is the case of fires and burned
surfaces in different tropical ecosystems, coarse resolution satellite images of the
SPOT-Vegetation sensor have been selected, able to cover the entire globe. This
research is part of the GBA-2000 (Global Burnt Area) project of the JRC/EC (Ispra)
whose aim is to map burnt areas at global scale for the year 2000. Study area covers
the tropical Africa North of Equator. The methodology developed is based on the
use of a Multi-Layer Perceptron (MLP) neural network whose application in a
recursive scheme allows to exploit both temporal and spatial contextual information
to extract daily burnt maps of tropical Africa North of Equator.Further efforts have
been undertaken to better to quantify the influence of the low spatial resolution on the
accuracy of the final thematic map products.
At the moment, IREA is involved in an Integrated Project called “Geoland” within
the iniziative GMES (products & services, integrating Earth Observation monitoring
capacities to support the implementation of European directives and policies related
to land cover and vegetation) for land cover and vegetation.
A second typology of environmental process on local scale concerning the rapid
development of potentially toxic algae bloom and anomalous growth of submerged
vegetation in the lakes and coastal zones, is been studied using different data from
airborne imaging spectrometry acquired in the early summer over Lake Garda. This
lake has revealed an interessant pattern to check the potential of optic satellite sensors
(Landsat, MERIS, Hyperion) and airborne (MIVIS, DAIS, ROSIS) to assess the
chlorophyll-a concentration in the lake waters. Such activities are supported by
national (NINFA, Italian Spatial Agency) and international projects (SALMON
funded by European Union and MELINOS, European Spatial Agency).
The study of highly dynamic phenomena is also applied at a local scale to the
monitoring of snow and ice coverage on the Alps. A case test is the GLASNOWMAP
Project (GLAcier and SNOW MAPping information Service), funded by ESA in the
Program DUP (Data User Programme), aiming at develop and assess methods of
analysis integrating satellite data (at various resolutions) with multi-source geographic
data, survey and topographic data. The Project’s results are maps to control the
seasonal and interannual dynamics of snowy and icy surfaces. Furthermore, the
Project studies a method to assess the water resource available in mountain basins
with particular climatic features on the basis of snow melting.
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Thematic cartography
The project has developed the production of guidelines to supply a handbook of
reference, created on the base of the experiences matured in these last decades in the
field of the application of the Remote Sensing, for the control quality use of the data
for environmental monitoring.
2. Active microwave remote sensing
Remote sensing activities started at IRECE at the end of the eighties and were initially
focused on active microwave remote sensing, in particular on the use of Synthetic
Aperture Radar (SAR) systems. This research was centred on problems related to the
processing (focusing) of raw data recorded by the SAR sensors and led to the
development of innovative algorithms.
Following the SAR data focusing activities, the research moved to the development of
interferometric SAR (IFSAR) data processing algorithms. The obtained procedures
were firstly applied to the evaluation of earth surface topography. In this context a
notable success had the first interferometry experiment in X-band from the space,
carried out in collaboration with the German Aerospace Establishment (DLR) during
the SIR-C/ X-SAR shuttle mission in 1994.
After that, a complete interferometric SAR processing chain, based on original
algorithms, has been developed; it allows to generate digital elevation models of the
ground from interferometric SAR data pairs acquired by the ERS systems of the
European Space Agency (ESA). Within the IFSAR research activities, a differential
interferometric SAR (DIFSAR) technique for the evaluation of earth surface
deformations “on a centimetric scale” has been studied and successfully applied. One
of the first important results achieved in this field has been the detection of the
deformation pattern caused by the 1997 Umbria (Italy) earthquake.
The results on Napoli urban area have also obtained great prominence (even reported
by Science and Time); they highlighted a subsidence effect correlated to the
excavation of the subway tunnels. Besides, processing algorithm for DIFSAR data,
referred to as SBAS (Small BAseline Subsets), has been developed; it allows to
monitor the deformation phenomena evolution in time with an accuracy of few
millimetres per year. This approach allows us to minimize the noise effects present on
the DIFSAR data via an appropriate processing operation, thus allowing to increase
the number of pixels on which a reliable deformation measurement can be achieved.
Thanks to this technique, the deformations of the Vesuvio/Monte Somma structure
have been detected. This result has permitted to improve the understanding of the
volcano characteristics and, again, has aroused a notable interest by both national and
international (Science) press.
Along the same line concerning the developments for surface deformation analysis,
which considers the processing of a dataset relative to the same image, present
activities regard the development of new multipass SAR processing techniques .
In particular, it has been upgraded and validated the previously developed SBAS
algorithm. This activity has been founded by the Italian Space Agency and by the
National Volcanology Group, and it has been carried out in cooperation with National
Institute of Geophysics and Volcanology, University of Milan and Jet Propulsion
Laboratory of Pasadena (California); very relevant have been also the activities carried
out within the MINERVA project, founded by the European Space Agency, that is
focused on the development of a prototype for monitoring the deformations of the
Campi Flegrei caldera via DIFSAR techniques.
Another relevant activity has been carried out on the extension of the SBAS approach
for urban deformations monitoring. It consists on using high spatial resolution SAR
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data (about ten meters) in order to detect the points that display a residual
deformation with respect to the average one of the zone. The measured deformation
may be attributed to coherent structures in the resolution cell, like anthropogenic
structures. The use of this technique is particularly important because it allows us to
monitor single structures and buildings. In this context, some experiments have been
carried out on ERS-1 and ERS-2 data relative to the urban area of the city of Napoli,
and they confirmed the validity of the approach. It is worth to note that an activity on
the integration of the SAR-derived measurements in a GIS has been started; this
represents a key element for simplifying the access to the SAR products. In particular,
in our case it has been developed a detailed GIS of the city of Napoli that required the
implementation of advanced software tools.
In addition to this research, we have started a new activity concerning possible
application of the DIFSAR technique to data acquired by airborne SAR systems. In
particular we have analyzed, on simulated data, the effects of trajectory deviations
from an ideal uniform and rectilinear flight track, by evaluating the impact of residual
uncompensated errors on the phase accuracy of the resulting SAR images. In
cooperation with ORBISAT (Brazil) we have also started the application of the
repeat-pass differential interferometric technique to the X-Band ORBISAR airborne
sensor.
Within the objective of an ASI project, and following an activity started in the 2000 in
cooperation with the Politecnico of Milan, we have analyzed the problem of the
optimal processing of multipass SAR signals, with respect to the mitigation of spatial
decorrelation.
Moreover, we have developed a new technique for the tomographic SAR processing
data based on multipass acquisition, to recover the 3D scattering properties of the
observed scene by exploiting the observation angular diversity. This technique has
been first validated on simulated data and then applied to real ERS data. This allowed
to obtain 3D imaging, thus extending the observation possibilities of standard SAR
systems and allowing to discriminate scattering mechanism at different height that,
due to the side looking nature of the sensor and to steep topography variations (urban
and mountain areas), are imaged in the same spatial resolution cell in the SAR images.
Application of this technique to low-frequency and airborne systems could allow
interesting applications to the subsurface imaging. The activity has been carried out in
cooperation with the Department of Engineer and Information of the University of
Pisa.
Finally, it has been investigated a new approach for integrating the information
available from isolated points in the conventional DIFSAR approach, in order to
improve the performance of the algorithm especially on vegetated areas. In particular
we have addressed the problem of building new radar targets with frequency selective
response for deformation monitoring applications.
3. Electromagnetic Diagnostics
The Electromagnetic Diagnostics Group (EmDG) of IREA was born in 2001, with
the aim of enlarging and making more complete the Institute “know how” on
advanced techniques for environmental sensing. The main research topics of the
EmDG are microwave tomography and fiber optics sensing.
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Microwave tomography
Microwave tomography is a diagnostic technique which allows to determine
morphlogical and physical-chemical properties of the inner part of a probed
structrure, through a proper elaboration of the electromagnetic field arisen by the
interaction of this structure with a probing (known) electromagnetic radiation.
The intrinsic features of non-destructivity and non-invasivity of such a technique
make it particularly convenient in several application contests, ranging from the
diagnosis of antropic structures to the identification and characterization of buried
structures and objects, or even in all those applications wherein one cannot “handle”
the probed structure directly.
Fiber optic sensor
Diagnostic techniques based on fiber optic sensors have been gaining an increasing
relevance in non destructive monitoring since many years. As a matter of fact, fiber
optic sensors are small sized, slight and robust against electromagnetic interference
and aggressive environmental factors. Moreover, they are mechanically and chemically
compatible with many materials and are suitable to realize large monitoring networks.
However, fiber optic sensors usually provide local measurements of some parameters.
This is a problem whenever one is interested in monitoring a parameter with a high
resolution over a large distance. In fact, in this case, it is necessary to use even
thousands sensors that require sophisticated multiplexing schemes in the interrogation
system, with a consequent increasing of the monitoring system complexity and cost.
These limitation can be avoided by developing different type of sensors, called
“distributed sensors”, which allow to perform spatially continuous measurements over
the structure to be monitored. These sensors have been already exploited in long
range strain monitoring of bridges, dams and historical buildings.
Integration of fiber optic sensing and microwaves tomography
Finally, it is worth emphasizing that the availability of novel methodologies developed
by the EmDG naturally suggests the introduction of an integrated technique. Such a
technique would be indeed capable of fulfilling the requirements of a great variety of
non-invasive diagnostic applications, wherein it is necessary to resort to several
techniques, each of which devoted to determine a peculiar kind of information.
In particular, the integration process that will be pursued is aimed to develop a spatial
multi-scale monitoring technique. As a matter of fact, the above described techniques
appear to be complementary, since they can give information on different spatial
(local/global) scales. Indeed, by means of the fiber optic sensors, one can detect and
roughly characterize possible anomalies with space and temporal continuity whereas,
exploiting the GPR, one can obtain a quantitative and high resolution information on
the region wherein those anomalies have been localized.
Therefore, by exploiting the two techniques together, it is possible to monitor a
structure of large extent continuously. This is a feature particularly relevant in noninvasive diagnostics of structures of public concern (e.g. great buildings, roads,
bridges, dams) for which a continuous and possibly locally detailed monitoring is
required in order to reduce and prevent risks.
4. Modelling of the electromagnetic interaction processes
Two activities of research are carried out within this thematic:
−Modeling of the exchange processes between natural surfaces
−Methods for calibration/validation of remote sensing data
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Modelling of the exchange processes between natural surfaces
This research aims to better understand the capabilities of hyperspectral and
directional observations from different platforms (ground, airborne, satellite) to
retrieve geophysical parameters that characterise natural surfaces, such as water bodies
and terrestrial vegetation, through the inversion of radiation transfer models.
The research activity consists in planning and acquiring hyperspectral and directional
(satellite, airborne, in situ) measurements in order to develop methodologies that allow
to extract the biophysical and geophysical parameters that characterise the interaction
between electromagnetic ration with natural surfaces.
During the last years studies have focused on vegetation and water bodies, utilizing
satellite and airborne hyperspectral data combined with the physical based models
within the radiation transfer process.
As regards to the study of vegetation, agricultural coltures (rice) and alpine pasture
have been analyzed with the aim to determine biophysical parameters and evaluate the
carbon and water exchanges between atmosphere and vegetation ecosystems.
Within ecological study of water bodies, applications concern the determination of
fitoplancton according to a physical approach.
Calibration/validation methods for remote sensing
The activity aims at setting up methods and specific instrumentation dedicated to field
mesurements of radiance for the environmental monitoring and for the realization of
instruments and systems for the acquisition of calibration/validation data and spectral
signatures in different conditions of illumination for the creation of spectral libraries
of natural surfaces.
To this aim ground field measurements are periodically performed with suitable
instrumentation in coincidence with aerial and satellite overflights, and also for
specific targets at high dynamical processes (proximal sensing). Part of the activity was
dedicated to the realization of specific instrumentation for hyperspectral and
multidirectional observations for specific objectives and purposes, including the use of
a goniometer for acquisition of the bidirectional reflectance information by means of
portable spectro -radiometers entirely designed and realized by IREA (see figure 6).
5. Management and integration of multi-source spatial data
The monitoring of the environment and, in general, the observation of Earth often
require heterogeneous data obtained from various sources. In this framework this
research line focused on three main themes:
classification of multi- and hyper-spectral images from remote sensing
integration of multi-source data, such as remotely sensed multi- and hyper-spectral
images, SAR data, carthography, topography, and thematic maps
geographic information systems
Classification of remote sensing images
An example is the Project IGMS (Italian Glacier Monitoring from Space), funded by
the Italian Space Agency (ASI) and aiming at assessing a methodology to monitor
Alpine glaciers through remote sensing. The Project develop and validate different
algorithms to localise glacier areas presenting prevailing mixture conditions, such as
ice/ground and snow/ice borders.
Integration of multi-source data
This research issue studies methods to integrate data from heterogeneous sources in
order to better represent specific Earth surface conditions and solve complex
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monitoring problems. Knowledge representation schema and data fusion techniques
based on non-standard logic (Fuzzy logic, Dempster-Shafer Theory) are applied.
These tools allow to mime the human ability of deciding in complex domains
characterised by uncertainty and imprecision. Test cases are conducted in various
applications regarding environmental risk (fire, landslides, and pollution).
Geographic information systems
The management of geographic information is associated today to the Geographic
Information Systems (GIS), which heavily modified, eased and improved applications
based on spatially based data. Nevertheless many research perspectives are still open
and some of them are studied in this research line.
On main issue is interoperability in spatial information systems. Many software
prototypes are designed and developed applying standard and open-source
technologies (GML, SVG, XSLT) to represent, exchange and visualise spatial and
non-spatial information. The aims are: to distribute and share spatial data in the
Internet on a client-server architecture; to obtain data and interaction tools
interoperability; to enhance friendliness and flexibility.
One further issue is the representation and visualisation of spatial phenomena
evolving trough time in order to better understand and perceive changes. In
collaboration with the Swiss Federal Institute of Technology (EPFL) in Lausanne
(CH) and the Institute IDPA-CNR (Italy), a method has been defined to generate
virtual images of spatial phenomena whose evolution through time cannot be
followed due to the lacking, scarcity or low quality of available images. The method
guides the creation of a non-linear temporal interpolation of these images coding the
knowledge on the phenomenon - though incomplete, vague or uncertain – through
Fuzzy rules.
The applications of this research line are in the framework of many Projects funded
by the Italian Spatial Agency (ASI) and the . One main application field is the
monitoring of Alpine glaciers, which are considered as one main indicator of climatic
change and source of risks and variations in the water availability. One more Project is
in course to define a support system for the sustainable development of the
Himalayan area; it is funded by the Italian Ministry of Foreign Affairs.
6. Evaluation of biological effects following exposure to electromagnetic field
Bioelectromagnetics has been studied at IRECE since its foundation.
The study includes activities related to the evaluation of biological effects induced in
mammalian cell cultures following exposures to extremely low frequencies and high
frequencies electromagnetic fields. There is a growing concern on this topic related
either to the comprehention of interaction mechanisms between biological systems
and non ionising electromagnetic fields and to the evaluation of the potential adverse
effects on human health.
The experimental activity is related to the evaluation of biological effects induced by
exposures to electromagnetic fields. In particular, the effects due to exposures to
extremely low and high frequencies and at frequencies in use for mobile phones (900
MHz-2 GHz) are investigated. Moreover, the evaluation of effects induced following
exposures to 100 GHz-10 THz is also carried out since in the last years this spectral
range is of great interest for diagnostic and therapeutic purposes.
Another field of this activity is related to the teorethical study of both the field
distribution inside the exposed biological samples (dosimetry) and the development
of techniques for electromagnetic modeling to study and define the fenomena that
characterise the interaction between sach radiation and the biological systems.
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The experiments on frequencies in use for mobile phones (900 e 1800 MHz), wich is
still in progress, is related to the evaluation of genotoxic effects and induction of
oxidative stress in mammalian cell cultures. The exposures are carried out following
several protocols, (waveguide, TEM cell, wire patch cell) at SARvalues from 0,3 to 10
W/kg. Apart from the GSM signal, continuous wave and several kind of modulation
related to the GSM signal are investigate.
The induction of oxidative stress has been evaluated in murine fibroblasts (NIH-3T3)
and fibrosarcoma cells (L929) following RF exposure in a waveguide system operating
at 900 MHz with a GSM signal in presence and in absence of MX, a well known
environmental pollutant deriving from chlorination process of surface water. In
particular, 2 exposure durations (10 and 30 minutes) and 2 SAR values (0.3 and 1
W/kg) have been tested. Oxidative stress induction has been studied by evaluating
Reactive Oxigen Species (ROS) formation and Glutathione (GSH) intracellular
content at different harvesting times following RF exposure. Moreover glutathione
reductase activity has been studied as one of the key enzymes of cellular oxidative
metabolism. Although the evaluation of oxidative stress induction in murine cell lines
following exposure to 900 MHz is still in progress, the conditions tested at moment
seem to indicate absence of effects following both RF exposure alone and RF
exposure in combination with MX.
Divulgation and Education
IREA divulgation and education activities aim both at disseminating the results of the
researches carried out in the Institute and at introducing the scientific approach of
Remote Sensing in schools as a valuable educational support for the study of
environmental questions.
Within the project TELEA (Remote Sensing for Environmental Education) funded
by the Regione Lombardia many activities have been carried out in this direction, and
a handbook of Remote Sensing and a website for the consultation of students and
teachers have been developed.
At the moment IREA collaborates to the project CARTELGIS in the framework of
the strategic programm Science and Technology in the Knowledge Society funded by
the Italian Ministry of Education and Research, aiming at programming and
experimenting the use of Remote Sensing principles and methodologies so as to
enhance knowledge and awareness among students of all ages and promote a global
approach to environmental problems (sustainable development).
We are pleased to thank Alba L’Astorina and Maria Consiglia Rasulo, who kindly wrote the
manuscript.
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“Con le terre unite alla massa centrale sotto il nome comune di Australasia,
dalla Nuova Guinea alla Nuova Zelanda, la superficie emersa in questa
parte dell’Oceano Pacifico e’ di pochissimo inferiore a quella dell’Europa”
Il geografo Elisee Reclus, Parigi 1889
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Notizie flash dal mondo delle riviste
tecnico-scientifiche Australiane
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ATTUALITA’
ü Protezione per il deserto antartico
Ad un unico deserto nella zona dell’Antartico, il McMurdo nella Dry Valleys, è stato
attribuita lo stato di Specially Managed Area. I 15 mila chilometri quadrati vicini alla
Nuova Zelanda hanno affascinato gli scienziati sin dall’inizio del secolo scorso. La
decisione è stata presa all’incontro del Trattato Antartico svoltosi a Città del Capo in
giugno. Da ora in poi ogni visitatore delle Dry Valley dovrà obbedire a rigide regoli
per proteggere la zona da segni che potrebbero durare decenni. La peculiarità della
zona è legata ai forti venti che la percorrono e che fanno evaporare i ghiacciai che
scendono dalle vicine Montagne Transantartiche. Vaste aree sono completamente
desertiche e prive di ghiaccio. Ricerche condotte nell’area includono lo studio della
terra primordiale,ed il comportamento della vita in situazioni estreme. Lo stesso stato
di protezione è stato garantito a Cape Denison in Tasmania del sud, che contiene le
capanne in cui visse l’esploratore antartico Douglas Mawson.
Antartic
Treaty
XXVii
Consultative
Meeting
http://www.ats.org.ar/27atcm/e/index.htm
ü L’Università del Queensland a capo della pedologia mondiale
Due noti professori della Queensland University sono stati scelti da un pannel
internazionale come presidente e vice-presidenti dell’associazione internazionale di
pedologia (International Union of Soil Sciences, IUSS). La recente elezione di Roger
Swift e Neal Menzies sottolinea il posto prominente che l’Australia, ed in particolare la
Facoltà di Risorse Naturali, Agricoltura e Veterinaria all’Università del Queensland,
occupano in questa disciplina. L’associazione raggruppa 44 mila scienziati di 140 paesi
ed e la più grande nella sua categoria. Il prossimo evento di rilievo per la pedologia in
Australia sarà il convegno mondiale che si terra’ a Brisbarne nel 2010.
Contact: http://www.uq.edu.au/nravs/
Email [email protected]
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RICERCA, SVILUPPO, INNOVAZIONE
ü Come evitare di svegliarsi durante le operazioni chirurgiche
Su Lancet del 28 maggio sono stati pubblicati i risultati di un trial condotto in Australia,
Nuova Zelanda, Hong Kong e UK sull’uso dell’analisi delle onde cerebrali come
indicatori dell’effettivita’ dell’anestesia. Lo studio, che ha monitorato le onde cerebrali
utilizzando l’indice bispettrale (BSI) in 2500 pazienti, ha dimostrato di ridurre
l’incidenza di risveglio dell’80%.
http://www.alfred.org.au/
ü Operazioni cardiache robotizzate
I dottori Aubrey Almeida e Randall Moshinsky, della Monash university di Melbourne
hanno eseguito le prime operazioni chirurgiche cardiache con l’usilio di robot
dell’emisfero sud. Nelle operazioni e’ stato utilizzato il sistema chirurgico robotico da
Vinci, che permette di fare delle incisioni di solo 4 cm. Il sistema e’ costituito da un
telescopio 3D e due bracci meccanici che vengono inseriti nel paziente attraverso
piccole incisioni. Il chirurgo controlla piccoli strumenti alle estremita’ dei bracci
meccanici stando ad una console, mentre un secondo chirurgo sta al tavolo operatorio
per tutto il tempo. Il sistema da Vinci minimizza l’intrusione nel corpo del paziente,
migliorandone e velocizzandone il recupero post-operatorio.
Secondo il Professor Julian Smith, capo del Department of Surgery della Monash
University, questa tecnologia innovativa apre le porte ad un nuovo istituto transfacolta’ finalizzato all’ulteriore sviluppo di questa tecnologia in Australia.
Contact: [email protected]
ü Non e’ piu’ necessario distruggere il fotone per osservarlo!
Un team presso il Centre for Quantum Computer Technology della school di Physical
Sciences dell’Universita’ del Queensland ha messo a punto un metodo per misurare la
singola particella di luce, il foto, senza distruggerlo, permettendo loro di investigare il
comportamento a livello quantico. I risulati della ricerca sono stati pubblicati dai Drs
Geoff Pryde, Jeremy O’Brien, Andrew White, Stephen Bartlett e dal Prof Tim Ralph
su Physical Review Letters. Visto che l’aspetto piu’ interessante della meccanica
quantistica e’ la propensione del fotone a comportarsi sia come una particella che
come un’onda, il team, per misurare il percorso di un fotone ne ha osservato un
secondo che trasportava informazione sul primo dopo che i due avevano interagito. I
risultati hanno dimostrato che piu’ un fotone si comporta come una particella, meno
veniva osservato il comportamento di tipo onda e viceversa.
Dr Jeremy O’Brien email [email protected]
Dr Geoff Pryde email [email protected]
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NUOVE TECNOLOGIE - NUOVI MATERIALI
ü Rivoluzionario polimero per la riparazione delle ossa
Ricercatori del CSIRO Molecular Science hanno sviluppato un polimero
biodegradabile e biocompatibile che, essendo iniettabile come gel, puo’ essere usato
nel corpo umano. Il polimero permette quindi di curare in situ promuovendo la
crescita di tessuti e ossa. Tale tecnologia ha quindi molteplici applicazioni come in
ortopedia, ortodonzia, nella cura delle ferite e per la riparazione di cartilagini ecc.
Il CSIRO e Xceed Biotechnology hanno istituito una compagnia spin-off, la
Polymerco Pty Ltd per sviluppare ulteriormente questa tecnologia.
David Down, CSIRO Molecular Science, Email: [email protected]
ü Nuovo cemento high-tech, piu’ leggero e piu’ forte
Ricercatori del CSIRO Novel Materials & Processes con colleghi della CMR Energy
Technologies (CMRET), hanno sviluppato una nuova forma di cemento a basso costo
e molto leggero, che puo’ abbassare i costi di costruzione e accelerare i tempi. I
pannelli denominati HySSIL (High-Strength, Structural, Insulative, Lightweight),
vengono fabbricati con un nuovo processo a bassa energia e sono riciclabili. Il Dr
Swee Liang Mak che dirige il progetto HySSIL afferma che inoltre la nuova forma di
cemento fornisce un isolamento fino a cinque volte superiore al normale ed e’ anche
resistente all’impatto e al fuoco.
Robert Peile, CSIRO Industry Manager, Email: [email protected]
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INFORMATION TECHNOLOGY
ü Un programma per velocizzare le simulazioni al computer
Ricercatori della Scuola di Physical Sciences dell’University of Queensland hanno
creato il programma “eXtensible Multi-Dimensional Simulator (XMDS)”, che riduce
notevolmente il tempo necessario per le simulazioni matematiche. Il programma
utilizza una serie di codici standardizzati basati su un piccolo set di istruzioni scritte
nel linguaggio XML. Il programma puo’ essere adattato a qualsiasi tipo di simulazione
che utilizza funzioni matematiche, e il suo utilizzo rende piu’ facile duplicare le
simulazioni effettuate da altri gruppi. XMDS e’ un open-source program, che permette
a chiunque di modificarne la struttura ed e’ disponibile gratuita mente sul sito:
http://www.xmds.org/
Dr Paul Cochrane email: [email protected],
Professor Peter Drummond email [email protected]
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SANITA’
ü Legame tra le malattie cardiache e le infezioni cutanee
Un team di ricercatori del Cooperative Research Centre for Aboriginal Health (CRCAH)
ha dimostrato sul numero di aprile della rivista Lancet Infectious Diseases che il controllo delle
infezioni cutanee nelle popolazioni aborigine diminuirebbe l’elevato numero di malattie del
cuore e del fegato. L’evidenza raccolta infatti suggerisce chiaramente che lo streptococco,
generalmente associate alle infezioni della gola, si trova anche in casi di infezioni cutanee
che sono molto comuni presso le comunita’ aborigine. Infatti il Dr Carapetis afferma che i
morsi delle pulci della scabbia fanno si che il batterio entri attraverso la pelle e causi
l’infezione che puo’ portare alla febbre reumatica. La febbre reumatica e’ l’inizio di una
catena di conseguenze sanitarie, che possono portare a dei danni del fegato noti come
glomerulonefrite e la malattia reumatica cardiaca. Le popolazioni indigene australiane
hanno infatti i tassi piu’ alti di febbre
Dr J Carapetis: [email protected]
ü Legame tra autismo e problemi alla nascita
Una ricerca, pubblicata recentemente su Archives of General Psychiatry dalla dottoressa Emma
Glasson dell’Universita’ del Western Australia, ha collegato lo sviluppo di autismo nei
bambini con i problemi di gravidanza e di parto delle madri. Lo studio, che ha coinvolto
465 bambini diagnosticati con autismo dal 1999, 481 loro fratelli e sorelle e un gruppo di
controllo selezionato a caso di 1313 bambini non autistici, ha riscontrato che i bambini
autistici sono primogeniti, hanno madri piu’ vecchie che hanno avuto complicazioni in
gravidanza e durante e dopo il parto. Le complicazioni comprendevano il rischio di
aborto, l’induzione del travaglio, l’anestesia epidurale e il parto cesareo per emergenza o
per scelta, oltre ad un travaglio della durata minore di un’ora. I bambini che hanno
sviluppato l’autismo avevano un basso indice Apgar, un indice di stress fetale.
Dr Emma Glasson Email: [email protected]
ü Un metodo statistico per la cassificazione della leucemia
linfoblastica acuta
Statistici del CSIRO Mathematical and Information Sciences hanno sviluppato un nuovo
metodo statistico, noto come GeneRave, per classificare la sottospecie pediatrica della
leucemia linfoblastica acuta (ALL). Il metodo e’ attualmente in validazione clinica al
Children's Cancer Institute Australia for Medical Research (CCIA). I ricercatori hanno
utilizzato microarray di dati dell’espressione dei geni e il classificatore ha permesso di
riconoscere i casi si ALL con l’utilizzo di solo nove geni, facilitando notevolmente i test
diagnostici. Al momento la classificazione della malattia necessita l’esame di biopsie del
midollo osseo e i ricercatori stanno pensando di mettere a punto un classificatore che
utilizzi campioni disangue. La metodica statistica inoltre ha applicazioni in diagnostica,
tossicogenomica e farmacogenomica, permettendo di vagliare il vasto numero di misure
delle espressioni geniche che formano il miglior set predittivo.
Dr David Mitchell, CSIRO Math. and Information Sciences, Email:
[email protected]
Dr Glenn Stone, CSIRO Math. and Information Sciences, Email: [email protected]
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AMBIENTE
ü Il DNA dei delfini
Uno studio del DNA dei delfini, condotto dai ricercatori della Macquarie University di
Sydney e pubblicato su Molecular Ecology sostiene che, diversamente da come si
riteneva, i delfini maschi sono propensi ad allontanarsi dal luogo di nascita.
Lo studio, che e’ stato condotto sui delfini della specie Tursiops aduncus residenti a
Port Stephens e a Jervis Bay, circa 200 kilometri a nord e sud di Sydney, ha prelevato
un piccolo campione dei delfini ed ha utilizzato lo stesso tipo di test utilizzato per i
test di paternita’, per verificare se vi fosse una relazione tra i delfini. I risultati ottenuti
hanno dimostrato che le femmine erano piu’ strettamente correlate dei maschi per i
quali era anche piu’ probabile che provenissero da un gruppo completamente diverso.
Tali risultati sono strettamente correlati con le osservazioni che i delfini maschi si
allontanano per interagire con i gruppi vicini.
[email protected]
[email protected]
ü Il platypus ha sensori elettrici
La straordinaria capacita’ di questo animale, uno dei simboli australiani, di localizzare
prede nel buio del fango è dovuta a sensori elettrici presenti nel becco e cervello che
possono identificare i segnali elettrici delle prede, funzionando quindi come radar.
Questo è il risultato di una ricerca condotta al Dipartimento di Fisiologia
dell’Università di Monash, Melbourne. Nella storia dell’evoluzione, il radar si è
sviluppato in due sole categorie di animali: pescecani ed alcuni tipi di pesci a loro
affini, ed appunto il platypus e l’echidna. Inoltre il sistema del platypus si avvale anche
di recettori tattili, simili a quelli della pelle umana, localizzati nel becco. I segnali
elettrici e tattili che il platypus è in grado di percepire sono spesso piu’ sensibili di
quello che un uomo può riconoscere. Questo è necessario visto che sott’acqua naso,
orecchie ed occhi dell’animale sono chiusi.
Dr Uwe Prose, [email protected],
ü Frumento resistente alle erbe infestanti
Il CSIRO sta sviluppando un tipo di grano con crescita cosi’ veloce che può
competere con le erbe infestanti pur mantenendo un’alta produttività. Il controllo
chimico e meccanico delle erbe infestanti costa agli agricoltori australiani ben 4
miliardi di dollari l’anno. In prove di campo, in cui i diversi frumenti devono
competere con le erbe infestanti, il nuovo tipo di grano ha dimostrato una
produttivita’ doppia delle altre specie. Il nuovo ibrido infatti è in grado di fare ombra
al suolo, riducendo le erbe infestanti, e preserva l’acqua tramite la riduzione
dell’evaporazione. Ha inoltre radici piu’ robuste che raggiungono i nutrienti a
profondità maggiore competendo con le erbe infestanti. Lo studio, che ha messo a
confronto ben 200 varietà di frumento, ha stabilito che negli ultimi anni la selezione in
favore della resistenza ai parassiti e migliore qualità del grano, ha eliminato le qualità
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piu resistenti alle erbe infestanti. Il programma sta ora selezionando le qualità resistenti
alle erbe infestanti per produrre una qualità per la grande distribuzione.
Dr Greg Rebetzke, CSIRO Plant Industry, 02 6246 5153, [email protected]
ü Alghe simbiotiche potrebbero salvare i coralli
Un recente studio riportato dalla rivista scientifica Science del 4 giugno, ha stabilito che
le alghe simbiotiche potrebbero essere in grado di aiutare il corallo ad adattarsi ai
cambiamenti climatici. Durante lo studio, condotto dall’Australian Institute of Marine
Science di Townsville, i coralli in esame hanno favorito le alghe di tipo C rispetto a
quelle di tipo D, probabilmente in risposta ai cambi climatici e fisiologici. Coralli in
simbiosi con alghe C possono crescere molto piu’ velocemente dei coralli associati ad
alghe D. Si ritiene che il favorire le alghe C avvenga proprio nel momento in cui essi si
riproducono ed hanno bisogno di piu’ energia. Sfortunatamente le alghe D sono quelle
che favoriscono la tolleranza al caldo, suggerendo che il favorire un tipo di alghe
rispetto all’altro possa alla lunga avere effetti negativi su altri fronti.
Dr Madeleine van Oppen [email protected]
Australian Institute of Marine Sciences, http://www.aims.gov.au
ü Non piu’ targhette per i pinguini
Le targhette di riconoscimento usate per il monitoraggio dei pinguini è per ora
sospeso dopo indicazioni che potrebbero addirittura causare la morte dell’animale. A
conclusione di una ricerca in corso per determinarne il rischio, il Department of
Environment and Heritage australiano potrebbe bandire le targhette (cosiddette
flipper banding). La ricerca ha indicato che gli esemplari dotati di targhetta vengono
ricatturati solo in parte al contrario di quelli dotati di cip elettronico, un’altra tecnica di
monitoraggio, portando a concludere che tali esemplari non sopravvivano alla
targhetta. Un gruppo di ricerca francese ha recentemente riportato lo stesso problema
in un’altra specie di pinguini. Le targhette erano state introdotte perché consentono a
chiunque di contattare il centro di ricerca se un pinguino viene trovato morto.
Department of the Environment and Heritage, http://www.deh.gov.au/
ü Depositi glaciali della Nuova Zelanda per la ricostruzione del
clima
Uno studio di carotaggi di un antico ghiacciaio della Nuova Zelanda hanno rivelato
che l’atmosfera piu’ che l’oceano potrebbero essere la causa dei cambiamenti climatici.
Uno dei metodi principali per la ricostruzione del clima sono gli isotopi dell’ossigeno e
l’analisi delle carote di ghiaccio dell’Antartico e della Groenlandia. L’aria intrappolata
nel ghiaccio fornisce informazioni sulla composizione dell’atmosfera nel passato. Ciò
che resta non risolto è come, durante i cambiamenti climatici, il calore venga
ridistribuito intorno al globo, se lentamente dagli oceani o velocemente dall’atmosfera.
L’informazione ottenuta da carote di depositi glaciali alle medie latitudini, come nel
caso della Nuova Zelanda appunto, é cruciale per risolvere il dilemma. Il carotaggio ha
campionato fanghi risalenti a 4 milioni di anni che coprono 75 glaciazioni. Le
glaciazioni in Nuova Zelanda sono avvenute nello stesso periodo di quelle in
Antartico, indicando che il cambiamento climatico è stato veloce e dunque guidato
dall’atmosfera.
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James Cook University, http://www.jcu.edu.au,
Prof Bob Carter [email protected]
ü Le automobili che utilizzano gas inquinano ancora
Uno studio condotto dai ricercatori Dr Zoran Ristovski dell’International Laboratory
for Air Quality and Health alla Queensland University of Technology, e pubblicato sul
numero del 5 maggio della rivista Science of the Total Environment ha dimostrato che le
automobili che utilizzano gas naturale emettono particelle ultra sottili e altri inquinanti
come il monossido di carbonio esattamente come le automobile a benzina, pero’
emettono meno gas-serra soprattutto se guidate velocemente. I ricercaori hanno
utilizzato per gli esperimenti una Ford Falcon Futura del 1999 che inzialmente
utilizzava benzina ed e’ stata successivamente modificata per utilizzare o benzina o gas
naturale compresso. Il confronto delle emissioni e’ stato condotto prima e fino a tre
mesi dopo la modifica dell’automobile.
http://www.qut.edu.au/
Dr Zoran Ristovski: [email protected]
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SPAZIO
ü Andrew Prentice sopravvive ad un incontro con phoebe!
Il 23 giugno 2004, il Progetto Cassini ha annunciato la scoperta di un vasto deposito di
diossido di carbonio sulla superficie di Phoebe, il piu'esterno dei satelliti di Saturno, e
una stima della densita'di 1.6 g per centimetro cubo per questa antica e malridotta
luna. In precedenza, Andrew Prentice della Monash University aveva predetto tre
diverse composizioni chimiche e densita'medie di questo oggetto basate sulla sua
controversa
teoria
sull'origine
del
sistema
solare
(v.http://www.cspa.monash.edu.au/news.html).
Tre opzioni erano necessarie in quanto nessuno sapeva esattamente quale fosse
l'origine di questa luna. A differenza degli altri satelliti principali di Saturno, che
viaggiano tutti su orbite circolari vicine al pianeta e in una stessa direzione, definita
dalla rotazione stessa di Saturno, Phoebe viaggia su un'orbita molto eccentrica e la sua
direzione e'opposta alla rotazione del pianeta. Questo suggerisce che questa luna sia
stata catturata dal sistema planetario, piuttosto che essersi formata in esso.
Secondo il primo modello di Prentice, da lui pubblicato come suo modello ufficiale
pre-Cassini, Phoebe si sarebbe condensata da un anello di gas emesso 4 miliardi di
anni fa dalla nube primordiale da cui si formo'il Sole. Questo modello e'escluso dai
dati della sonda Cassini perche'prevede una densita'troppo bassa e anche perche'non
spiega la presenza del diossido di carbonio.
Il secondo e il terzo modello discutono la possibilita'che Phoebe si sia condensata
molto piu'lontano nel sistema solare di quanto sia oggi. In qualche modo
successivamente sarebbe stata mossa dal luogo di origine all'orbita di Saturno. Il
secondo modello ipotizza che Phoebe sia un planetesimo proveniente
all'orbita di Nettuno, e il terzo che sia affine all'oggetto principale
della fascia asteroidale di Kuiper, Quaoar.
Entrambi prevedono il diossido di carbonio annunciato oggi dal Progetto Cassini. Ed
entrambi ammettono il limite inferiore della densita'osservata.
Ma quando pubblico'il terzo modello, Prentice noto'che lo spostamento di Phebe dal
freddo ambiente di Quaoar a quello piu'caldo di Saturno avrebbe causato la perdita di
tutto il metano ghiacciato superficiale, e che questo avrebbe causato un incremento
della densita'media di Phoebe da 1.5 a 1.6 g/cc, proprio il valore trovato dalla sonda
Cassini!
ü I mostri quasar vivono in umili case
I quasar, fari di luce generati da mostruosi buchi neri, abitano in luoghi
sorprendentemente umili, secondo un team internazionale di astronomi.
I ricercatori, guidati dal Dott.Scott Croom dell'Anglo-Australian Observatory a
Sydney, hanno pubblicato i loro risultati nel numero del 1 maggio dell'Astrophysical
Journal.
I quasar si formano quando gas e altro materiale spiraleggia verso buchi neri massicci e
brucia a causa dell'attrito e di altri effetti. Mentre brucia, emette fasci di luce talmente
luminosi che possono essere visti attraverso tutto l'universo.
Per produrre abbastanza materiale da sostenere un quasar, gli astronomi pensavano
che essi si trovassero in galassie molto grandi, forse in una coppia di galassie in
collisione. Ma non trovarono nessuna prova di tutto questo. Invece, le galassie erano
cosi'piccole che non potevano nemmeno vederle.
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"I quasar sono dalle 50 alle 100 volte piu'brillanti nell'universo primordiale di quanto
non siano ora. Ci aspettavamo che questo comportasse una maggiore quantita'di
materia, e quindi galassie piu'grandi dietro questi quasar, e magari buchi neri
piu'massicci" dice Croon ad ABC Science Online. Ma le galassie dove vivono i quasar
sono "deboli", dice Croon, e i buchi neri che formano i quasar potrebbero non essere
cosi'grandi o attivi come previsto. Questo indica che nell'universo primordiale c'erano
piu'gas e polvere, che nutrivano i quasar al posto delle galassie.
I quasar studiati dai ricercatori erano cosi'distanti che ci sono voluti 12 miliardi di anni
perche'la loro luce ci raggiungesse. Questo vuol dire che si sono formati solo due o tre
miliardi di anni dopo il Big Bang. Allora l'universo era molto diverso, e le galassie
avevano piu' gas e altro materiale da bruciare, dice Croon.
ü Server intasati dal transito di Venere
Un assalto senza precedenti sui server di internet da parte di persone che cercavano di
osservare il transito di Venere ha colto i web manager di sorpresa, alcuni hanno
dovuto munirsi di supercomputer per gestire il carico.
Tre trasmissioni online, una dal CSIRO a Canberra, una dall'Universita'James Cook a
Townsville e un'altra dall'Osservatorio di Perth hanno tutte riscontrato un inaspettato
livello di interesse.
"A un certo punto abbiamo avuto 500 visite al secondo", dice il Dott.Graeme White,
dell'Universita'James Cook, che aggiunge che il server della JCU ha avuto tre milioni di
visite collegate alla loro trasmissione del transito di Venere.
Secondo il CSIRO ci sono state 1.9 milioni di visite sul loro sito, che era ospitato dalla
Telstra, e il loro video live e'stato trasmesso a quasi 50000 persone. "E'stato l'evento di
video-streaming piu'visto in Australia," dice Darren Osborne del CSIRO.
"Sbalorditivo".
L'Osservatorio di Perth ha provato a separare il carico spostando meta'delle immagini
su un supercomputer altrove ma anche questo non e'risultato sufficiente. "Abbiamo
dovuto trasferirci su un altro server perche'il nostro ISP stava crollando sotto il
carico," ci ha detto Peter Birch, portavoce dell'Osservatorio. "Una cosa senza
precedenti".
L'amministratore del network dell'Osservatorio, Simon Dixon, ha stimato che ci siano
state tra una e qualche milione di visite sul loro sito e preferirebbe avere un po'di
preavviso prima che qualcosa del genere accada di nuovo. Peter Birch e'd'accordo, ma
aggiunge "Non penso che gli amministratori del sistema avrebbero creduto che un
transito di Venere avrebbe generato milioni di visite".
Il problema di trasmissioni web che sovraccaricano i server non e'nuovo. White cita il
caso della trasmissione di un eclissi di Sole in cui e'stato coinvolto alla fine degli anni
Novanta, e dice che ci sono stati evidenti problemi anche durante l'eclissi totale del
2002. "So che la tecnologia e'buona e che la gente e'interessata. Il vero problema e'che
la rete semplicemente non e'grande abbastanza per questo genere di cose."
"Questo solleva alcune questioni interessanti riguardo alle trasmissioni web," dice
Darren Osborne del CSIRO. "Come si fa ad accontentare tutti? Non e'come con la
TV, dove non importa se gli spettatori siano uno o un milione".
Per quanto riguarda lo spettacolo in se stesso, le nuvole hanno oscurato parte del
transito per coloro che hanno osservato le trasmissioni live da Perth e da Canberra.
"Un enorme banco di nubi e'arrivato appena prima dell'inizio del transito," dice
Osborne. Ma alla fine le cose si sono sistemate. "Appena prima del tramonto si
e'aperto un varco nelle nubi e per il successivo quarto d'ora abbiamo osservato il Sole
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tramontare con Venere davanti ad esso." Le nubi hanno ridotto l'evento della
meta'anche a Perth. A Townsville, tuttavia, l'evento e'stato perfetto, dice White.
Secondo Osborne non e'chiaro se qualcuno abbia visto l'effetto "black drop", in cui la
forma di Venere appare distorta mentre il pianeta lascia il disco del Sole. Alcune teorie
suggeriscono che questo potrebbe essere dovuto al fatto che le ottiche sono migliori di
quando il transito e'stato osservato per l'ultima volta, 122 anni fa.
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Per le dimensioni e la posizione geografica privilegiata, alla congiunzione dei due oceani,
l’Indiano ed il Pacifico, l’Australia occupa un posto strategicamente importante in questa
parte del globo terrestre.
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Scientifica in Australasia
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News from the Italian technical-scientific
journal
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CURRENT AFFAIRS
ü The Noah’s Ark of Cultural Heritage
Scientists and decision makers are engaged in the task of forecasting the effects of
global change over the next 100 years not only on humans, but on historic structures
and monuments. Will the temples of Agrigento withstand the effects of sandstorms?
Will Prague’s Charles Bridge or central London survive the scourge of increasingly
frequent flooding? These are not scenes from an apocalyptic science fiction film, but
some of the problems to be addressed by the European project Noah’s Ark,
coordinated by the Institute of Atmospheric Sciences and Climate (ISAC) of the
Italian National Council for Research (CNR), Bologna (Italy). The project, launched
on 24 June, will benefit from the participation of prestigious European institutions
and enterprises. Like the Biblical ark, it will collect the mass of environmental data and
parameters currently available, to map future scenarios for Europe’s monumental
heritage. According to the experts, climate change will bring irreparable damage in its
wake, especially to archaeological and historical works exposed to the open air.
The project is the first in Europe to deal with the effects of global change on the
Cultural Heritage. While today’s experts are concentrating on the effects of air
pollution on monuments over the next decade, Noah’s Ark goes beyond this, and not
only in time. Its partners will evaluate numerous factors causing the deterioration of
artefacts, including future temperature, relative humidity, freeze-thaw cycles, solar
radiation, wind speeds associated with rain, concentrations of gases, atmospheric
particles, marine salt, pH of rain and biological agents. “By the end of the project,
which has a three-year duration and is supported by 1,200,000 Euros of funding from
the European Commission, we’ll have at our disposal a Vulnerability Atlas – says
Sabbioni – which will indicate the areas at greatest risk”. Finally, guidelines will be
published, addressed to all those involved in Cultural Heritage management, providing
strategies for adapting to global change over the coming years”.
Further information:
Coordinator: Cristina Sabbioni of ISAC-CNR, Italy,
[email protected]
ü News from: International Whaling Commission's annual
meeting.
The International Whaling Commission's annual meeting closed Thursday July 22nd,
with a small but significant victory for countries that want to maintain a ban on
commercial whaling well into the future. During the closing moments of the four-day
meeting, the IWC put the brakes on what had seemed unstoppable momentum to set
a deadline of June 2005 for agreeing new whaling rules which could spell the end to
the 18-year-old ban.
The scientific committee of the International Whaling Commission also said, in a
report this week, that sonar used by the military to spot enemy submarines is to blame
for increasing cases of whales being stranded on beaches and dying. The IWC report
adds weight to theories that sonar harms the giant sea mammals, a hypothesis that has
been disputed by the military and by the oil and gas industry which uses the
technology to search for energy reserves.
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ü Buon appetito: Russian cosmonauts on a Mediterranean diet
In parallel with the DELTA Mission, two Russian cosmonauts on the International
Space Station (ISS) - Alexander Kaleri and Gennadi Padalka - will perform the Mediet
(Mediterranean Diet) experiment, demonstrating the use of the Mediet food system
on board the ISS.
The Mediet food, made from top quality Mediterranean products, will serve to
demonstrate that the 'fast food' of the 21st century can be delicious and nutritious at
the same time.
The experiment demonstrates the use of the Mediet food system on board ISS. The
system consists of an ergonomic tray, made of aluminium, with five items of
Mediterranean food from Italy: dried tomatoes, mature cheese, piadina bread (special
Italian white bread), peaches and chocolate.
The food is individually packaged for convenient consumption in special space flight
qualified transparent plastic bags, and in meal-size portions. It is processed using the
High Pressure Processing (4000-6000 atu) technology, which is able to eliminate
enzymes and bacteria without altering the properties of fresh food. This new method
of preservation provides reliable long-term storage at room temperature, and at the
same time allows the food to retain nutritional values, taste, texture and colour. The
food inside the bags is either pre-cut into a bite-size pieces (cheese, bread and
chocolate), or has such a viscosity that it remains intact in weightlessness: while the
cosmonaut picks up a piece with a fork, the rest of the bag content remains in place
(tomatoes in oil and peaches in jelly).
The Mediet experiment is done within the framework of the European Space Agency
commercialisation programme of the International Space Station under a contract
between ESA and Federal Space Agency of the Russian Federation. The International
Space Centre for Space Applications (IACSA), a R&D consortium of the University
of Florence, which is dedicated to space design and architecture, has developed the
system. COOP, one of the largest retail chains in Italy, has provided food for the
experiment.
Further information: European Space Agency [email protected]
ü e-Commerce will help rationalise pharmaceutical costs
Directive by Italian Ministers Stanca, Sirchia and Tremonti defines national rules for
use of e-commerce in pharmaceuticals procurement. Healthcare is taking the ecommerce route to rationalising the cost of pharmaceuticals procurement - which
alone accounts for almost €14 billion, or 16%, of the €87 billion available to the
National Health Fund. The "State-Regions Conference" gave the green light to a
directive drawn up by the Minister for Innovation and Technologies, Lucio Stanca, in
concert with Girolamo Sirchia (Minister of Health) and Giulio Tremonti (former
Minister for the Economy), which defines rules for the management and maintenance
of the drugs classification system for the public sector e-market.
"The use of Information and Communication Technologies (ICT)," explained Mr
Stanca, "provides a national dimension and greater economic significance to a series
of e-markets developed and run by the Regions and local authorities. Until now, this
area has been characterised by different procedures and pharmaceuticals classification
systems. Uniformity, on the other hand, allows for fuller participation in e-market
platforms by suppliers and customers, who have been obliged until now to deal with
different sets of rules and procedures."
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Mr Stanca added that "a single, national classification will favour the aggregation of
demand and reduce the diseconomies caused by the current fragmentation of public
sector procurement centres. This will also foster transparent purchasing."
http://www.innovazione.gov.it/eng/comunicati/indice_eng.shtml
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RESEARCH, DEVELOPMENT, INNOVATION
ü The wind and wave atlas for the Mediterranean Sea
Wind and wave long-term climatologies are strongly requested for many different
purposes (ship design, coastal protection, design of maritime structures, etc.). Related
high-resolution information can only be obtained from the output of the operational
meteorological and wave models. However, these results are often biased for several
reasons. We have bypassed the problem making a synergetic use of model, satellite
and buoy data. The satellite data, large in number, but relatively scarce at each single
location, have been used to calibrate the model data available from the archive of the
European Centre for Medium-Range Weather Forecasts at a large number of
representative points, distributed throughout the Mediterranean Sea at one degree
intervals. The calibration coefficients, different from point to point and for wind and
waves, have allowed having available ten-year time series of wind and wave
parameters, then verified using the buoy data. From the time series extensive statistics
have been derived, both at spatial scale and for each single point. The MEDATLAS
atlas is available both in paper and CD format.
Further Information: Luigi Cavaleri ISMAR, Venice e-mail [email protected]
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NEW TECHNOLOGIES – NEW MATERIALS
ü Satellites aiding disaster relief
Recent demonstrations have shown how making use of digital processing technology
on board satellites can help emergency services share information more effectively
during natural disasters.
SkyPlexNet is a project funded by ESA Telecom. The technology that has been
developed makes it possible to access satellite resources directly and manage the
distribution of the multimedia contents to the remote users independently. It is
relatively simple, low-cost and avoids the need to centralise data management at one
location.
A demonstration took place in early June 2004. Using a satellite communications
network running SkyPlexNet, the Italian Civil Protection Authorities in Piedmont
Italy were able to receive and send information via satellite. They were also able to
coordinate operations between a central authority and emergency units based all over
the country.
The operational system is currently located on off-road vehicles. These vehicles act as
production and transmission centres. They are equipped with satellite terminals
designed to transmit and receive live images to the Fire Brigade Offices and can also
provide broadband communications within the areas of operations.
Franceso Rispoli of Alenia Spazio said, "SkyPlexNet allows coverage of the whole of
Europe and the Mediterranean basin. It is the first satellite network for emergency
applications on a global basis. The next step is to extend this experience to European
institutions."
Contact
person:
Dominique
Detain,
European
Space
Agency
[email protected]
ü Satellites are tracing Europe's forest fire scars
Last year's long hot summer was a bumper year for forest fires, with more than half a
million hectares of woodland destroyed across Mediterranean Europe. So far this year
fresh fires have occurred across Portugal, Spain and southern France, with 2500
people evacuated from blazes in foothills north of Marseille. According to the
European Commission, each hectare of forest lost to fire costs Europe's economy
between a thousand and 5000 Euros.
The distinctive 'burn scars' left across the land by forest fires can be identified from
space as a specific reddish-brown spectral signature from a false-colour composite of
spectral bands from optical sensors in the short wavelength infrared, near infrared and
visible channels.
A new ESA-backed, Earth Observation-based service is making use of this fact,
employing satellite imagery from SPOT and Landsat to automatically detect the 2004
burn scars within fire-prone areas of the Entente region of Southwest France, within
the Puglia and Marche regions of Italy and across the full territory of Spain.
"To cope with fire disasters, the most affected Departments in the south of France
have decided to join forces to ensure effective forest fire protection," explained
Nicolas Raffalli of CEREN (http://www.ceren.org/). "Within the Entente region we
have an existing fire database called PROMETHEE, which is filled out either by
firemen, forestry workers or policemen across the 13 Departments making up the
region."
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Current methods of recording fire damage vary greatly by country or region. The
purpose of this new service – part of a portfolio of Earth Observation services known
as Risk-EOS – is to develop a standardised burn scar mapping methodology for use
throughout Europe, along with enabling more accurate post-fire damage assessment
and analysis of vegetation re-growth and manmade changes within affected areas.
"We want to link up PROMETHEE with this burn scar mapping product from RiskEOS to have a good historical basis of information," Raffalli added. "The benefit is
that it makes possible a much more effective protection of the forest."
Read more at: http://www.sciencedaily.com/releases/2004/07/040728090806.htm
Contact: Mariangela D'AcuntoEuropean Space Agency mariangela.d'[email protected]
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MEDICINE, BIOLOGY AND BIOTECHNOLOGY
ü A new test for screening toxic compounds is a good alternative to
animal experimentation.
The identification of potentially hazardous chemical and physical agents for human health
is still a great challenge. However, the identification of non-toxic compounds is a timeand money-consuming process since inexpensive high-throughput assays are not yet
available. In addition, research involving living animals conflicts with the personal beliefs
of a large strata of the population. Hence there is a need for new strategies aiming at the
development of alternative models which reduce the suffering and the number of animals
involved in toxicology research.
The work performed at the Institute of Biomedical Technologies of the National Research
Council of Milan and University of Rome is a step in this direction.
In spite of many assays developed in lower organisms, mammalian hepatocytes still
represent an obligatory step in the evaluation of toxic compounds. However, their use so
far has been restricted to primary cultured hepatocytes which unfortunately must be
continuously derived from living animals (or even humans), since their functional activities
decline rapidly after a few days under conventional culture conditions. For this reason, the
Italian researchers used transgenic technology to developed immortalized hepatocyte cell
lines which retain these complex liver functions and showed that, when exposed in vitro
to various chemical compounds, they are able to correctly identify the toxic ones. These
cell lines will allow a significant reduction in the number of animals sacrificed, a very
sensitive issue shared by both public Institutions and pharmaceutical industries. Several
clones can be derived from a small number of transgenic mice and can be used for a
indefinite number of tests. Moreover, cellular clones with the best features may be selected
and different cells (from rat or fish or even humans) could be engineered, to further
exploit the potentiality of this approach.
Further Information: Paolo Vezzoni [email protected]
ü Vaccine nips breast cancer in the bud
Preneoplastic lesions, detectable by breast cancer screening, are made up of altered
cells that are not themselves cancerous but indicate an increased likelihood that a
benign or cancerous tumor may subsequently form. In the March 1 issue of the
Journal of Clinical Investigation, Federica Cavallo and colleagues from the University
of Turin, Italy, evaluated vaccine strategies for treating neoplastic lesions. The authors
designed a combined approach consisting of a primary vaccination with plasmids
encoding portions of the oncogenic protein rp185neu and a booster vaccination one
week later with cells expressing this protein and also engineered to release IFNgamma. Of mice that received the combined vaccine, 48% remained tumor free for
the duration of the study, a significant improvement over untreated mice and mice
receiving only the primary vaccine. Both morphologic analysis of the lesions and
microarray analysis of gene expression in parallel revealed that the immune reaction
halted carcinogenesis and reverted neoplastic lesions to an early stage. This study
highlights the potential of a combinatorial approach to vaccination for the prevention
and suppression of neoplastic lesions.
Further information [email protected]
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ü Italian research links diet with endometriosis risk
Women may be able to lower their risk of endometriosis by eating more fresh fruit
and green vegetables. But, eating red meat and ham appears to increase their risk,
according to a study recently published in Europe's leading reproductive medicine
journal Human Reproduction.
The researchers, from Milan in Italy, have now called for a prospective study to
investigate further the possible links between diet and endometriosis.
Endometriosis is a painful and distressing condition whereby endometrial tissue,
which under normal circumstances is found only in the lining of the womb, develops
outside the uterus and attaches itself to ligaments and organs in the abdominal cavity.
This tissue responds to the menstrual cycle as though it were still inside the uterus.
The repeated growth and disintegration of endometrial tissue in the abdomen can
cause bleeding, pain, inflammation, adhesions and infertility.
The researchers used interviews and structured questionnaires to compare the medical
and reproductive history, lifestyle and diet of over 500 women with clinically
confirmed endometriosis with a group of over 500 matched controls with no history
of the disease.
Lead researcher Dr Fabio Parazzini from the Gynaecologic Clinic of the University of
Milan, said: " What we found was that there was a 40% relative reduction in risk of
endometriosis in women with higher consumption of green vegetables and fresh fruit.
But, for those with a high intake of beef, other red meat and ham, there was an
increase of about 80-100 percent in relative risk. (News taken from
http://www.eurekalert.org/)
Further information: [email protected]
ü Weight loss, lifestyle changes associated with improved sexual
function in obese men with erectile dysfuntion.
Obese men with erectile dysfunction (ED) may be able to improve their sexual
function with exercise and weight loss, according to a study in the June 23/30 issue of
The Journal of the American Medical Association (JAMA).
Erectile dysfunction is an important cause of decreased quality of life in men, and may
affect an estimated 30 million men in the United States, according to background
information in the article.
Katherine Esposito, M.D., of the Center for Obesity Management, Second University
of Naples, Italy, and colleagues conducted a study to determine if lifestyle changes
designed to obtain a sustained and long-term reduction in body weight and an increase
in physical activity would improve erectile function and endothelial (cells lining the
inside of blood vessels) function in obese men.
"Our data demonstrate that lifestyle changes, including a reduced calorie diet and
increased exercise, improve erectile function in obese men and resulted in about onethird of men with erectile dysfunction regaining sexual function after treatment. This
improvement was associated with amelioration of both endothelial function and
markers of systemic vascular inflammation. Interventions focused on modifiable
health behaviors may represent a safe strategy to improve erectile function and reduce
cardiovascular risk in obese patients," the authors conclude.
Further information: [email protected]
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ü InterAcademy medical panel moves to Trieste
The InterAcademy Medical Panel (IAMP), a group of 45 medical academies or the
medical divisions of science academies from around the world, has announced that it will
be moving its secretariat from the US National Institutes of Health in Washington, DC, to
the Third World Academy of Sciences (TWAS) in Trieste, Italy. The announcement took
place at the headquarters of TWAS. Guy de Thé, cochair of IAMP, stated that move will
be completed by the end of this summer.
IAMP, which was created in May 2000, seeks to improve global health, especially among
the world's poorest nations; build scientific capacity for addressing health-related issues;
and provide independent scientific advice to national governments and international
bodies for the promotion of health science and health care policy.
IAMP is currently assembling the second edition of Disease Control Priorities in
Developing Countries, a comparative cost-effectiveness study examining the full range of
public health options available to developing countries in addressing their most critical
health needs. The first volume was published in 2002 by Oxford University Press. The
second volume is being funded in part by the Bill and Melinda Gates Foundation.
IAMP will be located adjacent to the InterAcademy Panel on International Issues (IAP),
an association of 90 science academies worldwide, which was also established in October
1993. Both organizations will operate under the administrative umbrella of TWAS in
Trieste.
For additional information: [email protected].
ü One glass of CNR wine drives the doctor away
Headache, erythema, prostration after one glass of wine? This is because of the histamine.
Now a new research of the Institute of Science of Food Production (ISPA) of the
National Council of Research (CNR) of Turin (Italy) is trying to avoid this problem. “By
using the proteomic tools” says Maria Gabriella Giuffrida from ISPA-CNR “we are able
to identify the enzymes coming from the fermenting flora and responsible for the amine
production. We selected some strains of Lactobacillus genus from amine containing wines
and we are testing different growth conditions to almost totally block the amine
production and its effects on the human health”. It will be possible to apply the results of
this research during wine production to obtain a product with unaltered oenological value,
but lacking of collateral effects for the health.
Further information: [email protected]
ü New vaccines from plants
European scientists expect to begin human trials using pharmaceuticals grown in
genetically modified plants within the next five years. The European Union has
awarded 12 million Euro to a network of scientists in 11 European countries and
South Africa and the aim is to use plants to produce vaccines and treatments against
major diseases including AIDS, rabies, diabetes and tuberculosis. Three Italian
research groups at the CNR (Milano), ENEA (Rome) and the University of Verona
are involved in this effort. The project will take advantage of basic research conducted
during the last 10 years, which has shown the enormous potential of genetically
modified plants for the production of vaccines that will be safer for health and much
less expensive compared to the current methods of vaccine production. This will be a
great advantage for all and especially for developing countries, which often can’t
afford current vaccines because of their high costs.
Further information: [email protected]
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ENVIRONMENT & EARTH SCIENCES
ü Oldest Antarctic ice core reveals climate history
Secrets of the Earth's past climate locked in a three-kilometre long Antarctic ice core are
revealed this week in the journal Nature. The core from Dome C, high on East Antarctica's
plateau, contains snowfall from the last 740,000 years and is by far the oldest continuous
climate record obtained from ice cores so far.
The ice has been collected in an eight year project by scientists and engineers from 10
European countries, included Italy. Analysis of ice cores shows how temperature changed in
the past, but also how the concentrations of gases and particles in the atmosphere varied.
The first results confirm that over the last 740,000 years the Earth experienced eight ice ages,
when Earth's climate was much colder than today, and eight warmer periods (interglacials).
In the last 400,000 years the warm periods have had a temperature similar to that of today.
Before that time they were less warm, but lasted longer.
By comparing the pattern of this past climate with global environmental conditions today the
scientists conclude that, without human influence, we could expect the present warm period
to last at least another 15 000 years.
The next step in the research is to extract air from tiny bubbles in the ice, and to find out
how the atmosphere's composition has varied. Preliminary analyses show that the present
carbon dioxide concentration is the highest level seen in the last 440,000 years. By
understanding what drove past changes in climate, the scientists expect to improve
predictions about future climate.
The Dome C drilling is part of the 'European Project for Ice Coring in Antarctica'
(EPICA). The team at Dome C endured summer temperatures as low as minus 40ºC at
the remote drilling site over a thousand kilometres from the nearest research station. The
consortium will continue to drill at the site from December 2004, and hopes to reach the
rocks at the base of the ice sheet. There are just 100 metres still to drill, and if all goes well,
the team will reach ice over 900,000 years old at the base.
Further information: Valter Maggi: [email protected]
ü Clouds, atmospheric pollution and climate
Clouds are composed of tiny drops of water or ice crystals, a few hundredths of a
millimetre in size. Clouds, which are present at anyone time over ca. 60% of the
Earth’s surface, are one of the steps of the hydrological cycle and from them falls the
water that we drink and that is a fundamental resource for human life. Clouds are also
one of the crucial elements of the Earth’s climate system since they cause a cooling of
climate which can partially offset the warming caused by carbon dioxide and the other
greenhouse gases. These were the subjects of the 14th International Conference on
Clouds and Precipitation which was held in Bologna from 19 to 23 July, 2004. Some
500 scientists form 39 different Countries gathered for this quadrennial meeting which
is the world forum of all cloud scientists, and the year 2004 represented the 50th
anniversary of the Conference. One of the main issues discussed within a special
session of the Conference under the auspices of the World Meteorological
Organization concerned the suppression of precipitation caused by the increasing
injection into the atmosphere of man made particulate matter. This phenomenon is
not just seen over large industrialised areas, but also in the Amazon basin when large
forest fires are used to clear land for agricultural use.
Further Information: [email protected]
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SPACE
ü An Exo-Solar Planet candidate discovered by an Italian Group.
The search for planets hosting life is one of the major goals of the astronomy of this
century. To this purpose, the European Space Agency (ESA) and the NASA have
began long term reasearch programs. The first step is the discovery of exosolar
planetary systems, and the full understanding of their formation mechanisms.
However, detection of exosolar planets requires very sophisticated techniques. It was
only in 1995 that a group of swiss astronomers, leadered by Michel Mayor and Didier
Queloz announced the discovery of the first planet orbiting around a star different
from the Sun. Since then, about one hundred exosolar planets have been discovered.
Their often surprising charactaristics require a drastic revision of current theories of
planet formation based on the knoweledge of the Solar System alone. Theorists are
then eager for new discoveries in order to improve their models, and observers are
comepeing to provide adequate data, including size, mass, and distance from the
central star for a larger and larger number of planets.
Up to now, Italian astronomy was out of this important research field. However, now
situation is changing. Thanks to Telescopio Nazionale Galileo, of the National Istitute
for Astrophysics (INAF), operating since a few years on the island of La Palma, and
of its high resolution spectrograph SARG (built by the Astronomical Observatories of
Padua, Catania, Palermo, and Trieste), a group of astronomers of Padua and Catania,
leadered by Raffaele Gratton (Padua Observatory, INAF), has found a planet
candidate orbiting the star HD219542B. This the first of a hopefully long series for
Italy. Investigations by the Gratton group are continuining: since about two years
about one hundred stars are observed in order to discover orbiting planets. New
exciting results are expected in the few years.
Further Information: Dr. Raffaele Gratton [email protected]
ü Old galaxies in the young universe: Very large telescope unravels
new population of very old massive galaxies
Current theories of the formation of galaxies are based on the hierarchical merging of
smaller entities into larger and larger structures, starting from about the size of a stellar
globular cluster and ending with clusters of galaxies. According to this scenario, it is
assumed that no massive galaxies existed in the young universe.
However, this view may now have to be revised. Using the multi-mode FORS2
instrument on the Very Large Telescope at Paranal, a team of Italian astronomers
have identified four remote galaxies, several times more massive than the Milky Way
galaxy, or as massive as the heaviest galaxies in the present-day universe. Those
galaxies must have formed when the Universe was only about 2,000 million years old,
that is some 12,000 million years ago.
The newly discovered objects may be members of a population of old massive
galaxies undetected until now.
The existence of such systems shows that the build-up of massive elliptical galaxies
was much faster in the early Universe than expected from current theory.
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at http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2004/pr-17-04.html
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PROGRAMMA DELLE CONFERENZE IN AUSTRALASIA
NEL 2004
September 5-9, 2004, Coastal Zone Asia Pacific conference, Brisbane. Contact
:www.coastal.crc.org.au
September 12-15, 2004, Hydrogen and Fuel Cell Futures, the transition to sustainable
transport energy, Burswood International Resort, Western Australia. Contact: Congress West
Pty Ltd, PO Box 1248, West Perth WA 6872, Australia, Tel: +61 8 9322 6906,
Fax:
+61
8
9322
1734,
Email:
[email protected],
web: www.congresswest.com.au/hydrogen/index.html
September 19 – 22, 2004, ISPCAN 15th International Congress on Child Abuse and
Neglect, Brisbane Convention & Exhibition Centre, Brisbane, Australia. Secretariat: ICMS Pty
Ltd, 82 Merivale Street, South Bank, Queensland 4101, Australia. Tel: +61 7 3844 1138, Fax:
+61 7 3844 0909, email: [email protected], web: www.icms.com.au/ispcan2004
September 20 – 24, 2004, International 30th Conference Australian and New Zealand
College of Mental Health Nurses, Canberra Convention Centre, Canberra, Australia.
Secretariat: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia.
Telephone: +61 3 9682 0244, Facsimile: +61 3 9682 0288, email: [email protected],
web: www.icms.com.au/anzcmhn2004
September
25-27,
2004,
Seagrass
www.tesag.jcu.edu.au/seagrass2004/
2004,
Townsville,
Australia.
Contact:
September 27 - 1 October 2004, The 12th Biennial Computational Techniques and
Applications Conference, The University of Melbourne, Vic. Contact: Conference
Management, Old Physics Building, The University of Melbourne, Victoria Australia Tel: +61
3 8344 6389, Fax: +61 3 8344 6122, Email: [email protected],
web: www.conferences.unimelb.edu.au/CTAC2004/index.html
September 28 – 2 October 2004, Creating ethical Communities now: footprints,
pathways and possibilities, organisesd by the Australian Association for Environmental
Education’s 13th biennial Conference, Adelaide, SA. Contact: SAPRO Conference
Management, PO Box 187 Torrensville, South Australia 5031, Tel +61 8 8352 7099, Fax +61 8
8352 7088, Email: [email protected], web: http://users.chariot.net.au/%7Eaaee/2004/
October 2 - 5 2004, Global Social Work 2004, Adelaide Convention Centre, Adelaide.
Contact: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, Tel: +61
3 9682 0244 , Fax +61 3 9682 0288,email: [email protected], web: www.icms.com.au/ifsw
October 25 - 29, 2004, Ocean Optics XVII Conference, Fremantle, Western Australia.
Contact:
Trudy
Lewis,
Lewis
Conferences
International
US
LLP,
e-mail: [email protected], web: www.oceanopticsconference.org/index.php
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November 9 - 12 2004, 1st National Salinity and Engineering Conference, Burswood
International Resort, Perth, Western Australia. Contact: Salinity 2004, c/- Congress West Pty
Ltd, PO Box 1248, West Perth WA 6872, Tel: +61 8 9322 6906, Fax: +61 8 9322 1734, Email:
[email protected], web: www.congresswest.com.au/salinity2004/index.html
November 30 - December 3, 2004, ICCE2004 - International Conference on Computers
in Education, Melbourne Exhibition Centre, Melbourne. Contact: ICMS Pty Ltd, 84
Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006. Tel: +61 3 9682 0244 , Fax: +61 3 9682 0288,
email: [email protected], web: www.icms.com.au/icce2004
December 6-8, 2004, Education And Social Action Conference, University of Technology,
Sydney. Contact: email: [email protected]
December 6 - 10 2004, SuperSoil 2004, University of Sydney, Sydney, Australia. Contacts ICMS
Pty Ltd, 3rd Floor, 379 Kent Street, Sydney, NSW 2000, Australia. Telephone: +61 3 9290 3366,
Fax: +61 3 9290 2444, email: [email protected], web: www.icms.com.au/supersoil
PROGRAMMA DELLE CONFERENZE IN AUSTRALASIA
NEL 2005
January 18th-20th, 2005, Asia Pacific Symposium on Environmental Geochemistry, Perth,
Western Australia. http://www.apseg4.curtin.edu.au/, http://www.apseg4.curtin.edu.au
Jan 30 - 3 February, 2005, ANZIAM 2005, the Australia – New Zealand Apllied
Mathematics Conference, Napier, New Zealand contact Alfred Sneyd, email:
[email protected], web: www.math.waikato.ac.nz/anziam05/index.html
May 5 - 8 2005, 6th World Congress on Brain Injury, Melbourne Exhibition and
Convention Centre, Melbourne. Contact: c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street,
Southbank, Victoria 3006, Australia, Tel: +61 3 9682 0244 , Fax: +61 3 9682 0288, email:
[email protected], web: www.icms.com.au/braininjury
August 20 - 24 2005, 7th World Congress on Inflammation, Melbourne Exhibition and
Convention Centre, Melbourne. Contact: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank,
Victoria 3006, Australia, Tel +61 3 9682 0288, Fax +61 3 9682 0244, email:
[email protected], web: www.inflammation2005.com/
September 26-30, 2005, The 49th Annual Meeting of the Australian Mathematical
Society, Perth, WA. Contact: Prof. Lyle Noakes, [email protected],
web: www.maths.uwa.edu.au/~ams05/index.html
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PRINCIPALI SITI WEB
Siti d’interesse scientifico
Anglo-Australian Observatory
www.aao.gov.au/
AusIndustry
www.ausindustry.gov.au\
Australian Antarctic Division
www.antdiv.gov.au
Australian Institute of Marine Science
(AIMS)
Australian Nuclear Science and
Technology Organisation (ANSTO)
Australian Academic and Research
Network
www.aims.gov.au
www.ansto.gov.au/
www.aarnet.edu.au/
Australian Research Council
www.arc.gov.au/
Bureau of Meteorology
www.bom.gov.au/
CSIRO
www.csiro.au/
Cooperative Research Centres
www.crc.gov.au
Defence Science and Technology
Organisation (DSTO)
Department of Industry, Tourism and
Resources
Department of Agriculture, Fisheries and
Forestry – Australia
www.dsto.defence.gov.au/
www.industry.gov.au/
www.affa.gov.au/
Department of Education Science and
Training (DEST)
Environment Australia
www.dest.gov.au
www.ea.gov.au
EPA New South Wales
www.epa.nsw.gov.au
EPA Queensland
www.epa.qld.gov.au
EPA Western Australia
www.epa.wa.gov.au
EPA South Australia
www.epa.sa.gov.au
EPA Northern Territory
www.epa.nt.gov.au
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EPA Victoria
www.epa.vic.gov.au
www.feast.org
Feast (Forum for European-Australian
Science and Technology cooperation)
Geoscience Australia
Great Barrier Reef Marine Park Authority
(GBRMPA)
IPAustralia
www.ga.gov.au/
www.gbrmpa.gov.au/
www.ipaustralia.gov.au/
Land and Water Australia
www.lwa.gov.au/
National Environment Protection Council
National Health and Medical Research
Council (NHMRC)
www.ephc.gov.au/
www.health.gov.au/nhmrc/
National Standards Commission
www.nsc.gov.au/
Informazioni generali sull’Australia
Australian Bureau of Statistics
www.abs.gov.au
Australian Federal Government
Entry Point
www.fed.gov.au
Australian Universities
www.detya.gov.au/highered/ausunis.htm
Principali fonti d’informazione australiane
Australian Financial Review
www.afr.com.au
Sydney Morning Herald
www.smh.com.au
The Age
www.theage.com.au
www.theaustralian.com.au
The Australian
Australian Broadcasting
Corporation, Science Programs
www.abc.net.au/science
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