Il nomadismo nell’arte contemporanea.
Nomas Foundation tra MACRO e MAXXI
Nomas non solo come nomade, mobile, flessibile, indipendente, ma anche come Nomas Foundation,
innovativa e indipendente fondazione romana, con una fitta programmazione articolata tra mostre,
eventi e attività sperimentali. Unico obiettivo: promuovere la giovane arte contemporanea,
soprattutto in un’epoca in cui, come sottolinea anche Bice Curiger, curatrice della 54 Biennale di
Venezia, “gli artisti hanno un’identità poliedrica e sono diventati migranti consapevoli e turisti della
cultura”.
Alternando l’indagine del panorama romano tra istituzioni pubbliche e fondazioni private, abbiamo
scoperto e visitato questa Fondazione, indirizzando la nostra attenzione anche sui rapporti,
consolidati o “in itinere”, tra la Nomas Foundation e i musei di arte contemporanea di Roma, come il
MACRO (Museo d’Arte Contemporanea Roma) e il MAXXI (Museo delle Arti del XXI secolo).
Nina Beier, The complete
works, 2009
Nomas è giovane e agguerrita, come tutto il suo staff. Nasce infatti a Roma nel 2008, in una
congiuntura storica non molto favorevole all’arte contemporanea della Capitale: come non ricordare
la chiusura del MACRO e l’interminabile gestazione del MAXXI di Zaha Hadid?
Nonostante la giovane età, Nomas ha le idee chiare sul futuro, come ci confida una delle due giovani
curatrici intervistate, Ilaria Gianni, che con Cecilia Canziani cura la direzione artistica della
Fondazione. Alla base di Nomas c’è la volontà di promuovere gli artisti emergenti e guidarli nella
costruzione di un progetto espositivo che rappresenti un momento di svolta nella loro ricerca: sono
privilegiati i giovani che non hanno mai avuto la possibilità di esporre a Roma. Una scelta coraggiosa
al di fuori dei facili e più consolidati schematismi: Nomas è nomade, anche perché accoglie e
valorizza la diversità.
Anche la location è atipica: non un edificio in una delle nevralgiche art-street del centro storico
capitolino, ma la scelta “povera” e minimalista di un ex garage, elegantemente ristrutturato.
La prima e superficiale impressione, se non si avesse la consapevolezza di varcare la soglia della
Fondazione, sarebbe quella di un anonimo e neutrale involucro. La visione interna rivela invece, fin
da subito, la suggestione di uno spazio espositivo dove nulla è lasciato al caso e dove il materiale
esalta e valorizza l’architettura.
Chiediamo a Ilaria Gianni come dialoga la Fondazione Nomas con le altre collezioni pubbliche di
Roma. Ci sarà spazio nel panorama romano dominato dai pianeti MAXXI e MACRO anche per queste
realtà satellite, finanziate interamente da privati? Possono esistere progetti condivisi tra pubblico e
privato, oppure i musei delle archistar vivono isolati nelle loro torri d’avorio, senza un fecondo
interscambio con il territorio e le altre fondazioni che promuovono e sostengono l’arte
contemporanea a Roma? Già nel 2009, quando il MAXXI non aveva ancora visto la luce, Nomas
aveva dialogato, anche se a distanza, con il MACRO, condividendo non solo progetti, ma anche
semplicemente spazi museali. Era nata così The complete works, la prima mostra delle artiste danesi
Nina Beier e Marie Lund in Italia, presentata dalla “Nomas Foundation” in un programma espositivo
articolato in tre sedi differenti: dalla stessa Fondazione, al Caffè Greco e al MACRO, le cui sale erano
completamente “attraversate” dalle installazioni, in un gioco ambiguo e suggestivo tra concezione,
percezione e interpretazione.
Recente e ancora “in progress”, è il progetto AIR, di cui diamo notizia in anteprima. Questa volta, è
stato il MAXXI a coinvolgere Nomas Foundation.
Micheal Dean, La nostra
permanenza quotidiana
AIR è l’acronimo di “Art in Rome”: hanno aderito il MAXXI e il MACRO e le cinque fondazioni no
profit della Capitale, Nomas Foundation, la Fondazione Volume, la Fondazione Giuliani, il Pastificio
Cerere, la Depart Foundation. L’obiettivo immediato è la promozione dell’immagine di Roma
contemporanea attraverso la partecipazione alle medesime campagne pubblicitarie e di
comunicazione, a livello nazionale e internazionale. Un primo passo importante non solo perchè
testimonia l’attenzione che i musei dimostrano nei confronti delle iniziative artistiche del territorio
cittadino, in un legame sempre più stretto tra le istituzioni e le altre realtà che a Roma promuovono
la ricerca contemporanea, ma anche perché in futuro AIR potrebbe prevedere l’ideazione e la
condivisione di ulteriori, nuove iniziative.
Ci auguriamo infatti che sia solo l’inizio di un lungo e fecondo percorso: il museo in fondo chiede
solo di essere vissuto, oltre gli spazi, oltre il tempo, oltre i confini di inutili e restrittive barriere, non
solo fisiche ma anche ideologiche.
Isabella de Stefano
D’ARS year 51/nr 206/summer 2011
Scarica

Il nomadismo nell`arte contemporanea. Nomas Foundation tra