Zineb Sedira: l’arte dello sconfinamento
Lara Baladi: l’arte del nomadismo
Mona Hatoum: l’arte dell’estraneità
Emily Jacir: l’arte della riappropriazione
•  Forte interesse per i confini/Poli0ca di vigilanza •  “domopoli0ca”(Sandro Mezzadra) e ”necropoli0ca” (Achille Mbembe) •  Egemonia e unità culturale del SoggeCo europeo •  Volontà di inquadramento/principio della trasparenza •  soggeF fuori-­‐luogo -­‐ “L’Altro dell’Europa”, coloro contro i quali si definisce la “comunità”. (Wendy Brown). •  Dall’universale astraCo •  Alle singolarità incarnate (teoria femminista) Adrienne Rich, “Notes Towards A Poli0cs of Loca0on” (1984) “scrivo per sostenere la visuale che proviene da un corpo, un corpo sempre complesso, contraddiCorio e struCurato, scrivo contro la visuale dall’alto, da nessun luogo, dalla semplicità … il femminismo ama le scienze e le poli0che dell’interpretazione, traduzione, del balbeFo, e della comprensione parziale … le scienze del soggeCo mul0plo, che possiede una visione (almeno) doppia … in uno spazio sociale non omogeneo e sessuato. … Il prendere corpo femminista resiste al fissaggio e possiede una curiosità insaziabile per le re0 di posizionamento differenziato.” Donna Haraway, Simians, Cyborg and Women. The Reinven=on of Nature, London and New York, Routledge,1991. SoggeF minoritari, iden0tà mul0ple, transculturali, migran0 non come luoghi dell’auten0cità dell’esperienza, ma come esperienze della differenza. •  Cri0ca alla poli0ca dell’iden0tà. •  Approccio postcoloniale: “Racconto, raccontato, essere raccontato/ stai dicendo la verità? Riconoscere le complessità di ogni aCo di parola non significa necessariamente abolire o comprendere le qualità di una bella storia …. Chi parla? Cosa parla? La domanda è implicita e la funzione definita, ma l’individuo non domina mai, e il soggeCo scivola via senza naturalizzare la sua voce. Colei o colui che parla, parla al racconto e lo comincia a raccontare, e ri-­‐raccontare. Ma non ne parla a proposito. Perché senza un certo lavoro di spostamento, ‘parlare a proposito di qualcosa’ riguarda ancora il mantenimento di un insieme di opposizioni binarie (soggeCo/oggeCo, io/esso, noi/loro) su cui si basa il sapere territorializzato.” Trinh Min-­‐ha, in Co?on and Iron, eds, R. Ferguson, M. Grever and Min-­‐ha; Cambridge (MA), The MIT Press, 1992. L’este0ca postcoloniale e la ques0one della rappresentazione •  “The difficulty lies in establishing what is ‘representable’ and how this can be proposed when, as postcolonial aesthe0cs underlines, images and sounds do not simply stand for life but rather can themselves be considered as life. They emerge as a force that exceeds the status of representa0on and visuality itself.” (De Angelis, Ianniciello, Orabona, Quadraro 2014). •  “Art history and artworks could be understood as experimenta0ons with the real, with the material forces found in the world, rather than representa0ons of the real.” (Grosz, Chaos, Territory, Art, 2009) Zineb Sedira Arte come esempio di sconfinamento (auto)biografico che, assumendo una visione opaca, indis0nta, e pertanto aperta, plurale, meCe in discussione l’inquadramento del sé e dell’altro, del proprio e dell’estraneo, interrogando i limi0 culturali, geografici e storici degli spazi aCraversa0 e dello spazio del sé. •  “Arte segreta dell’invisibilità” •  “the migrant woman can subvert the perverse sa0sfac0on of the racist, masculinist gaze that disavowed her presence, by presen0ng it with an anxious absence, a counter-­‐gaze that turns the discriminatory look, which denies her cultural and sexual difference, back on itself.” Homi Bhabha, The Loca=on of Culture, London, Routledge, 1998, p. 47. Self-­‐Portrait, or the Virgin Mary (2001) Transi=onal Landscape (2006) Framing the View (2008) Haunted House (2006) MiddelSea MiddleSea (2008) Floa=ng Coffins (2009) “to consider the Mediterranean before, between, and beyond the self-­‐serving objec0fying logic of European humanism, its modernity and its na0onalisms. It is to register, even if it cannot fully recover or remember, the interroga0ve complexity of a diversified and mul0lateral space. … Here a richer, more uncertain sense can be taken up in receiving and responding to the histories deposited in an always imperfect archive that recognize a complex and unfinished modernity that is always in the making.” Iain Chambers, Mediterranean Crossings. The Poli=cs of an Interrupted Modernity, Duke University Press, 2008) Sugar Routes, 2013 Spazi Eterotopici I collages di Lara Baladi – le mappe di Mona Hatoum Eterotopia – Michel Foucault •  “contro-­‐spazi”, “luoghi reali fuori da tuF i luoghi” •  “spazi diversi, altri luoghi, contestazioni mi0che e reali dello spazio in cui viviamo” “spazi assolutamente altri” (Utopie, Eterotopie, 1966) •  “Le utopie consolano: se infaF non hanno luogo reale si schiudono tuCavia in uno spazio meraviglioso e liscio; aprono ciCà dai vas0 viali, giardini ben pianta0, paesi facili, anche se il loro accesso è chimerico. Le eterotopie inquietano, probabilmente perché minano segretamente il linguaggio, perché vietano di nominare questo e quello, perché spezzano e aggrovigliano i nomi comuni, perché devastano anzitempo la ‘sintassi’ e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma anche quella meno manifesta che fa ‘tenere insieme’ le parole e le cose” (Le parole e le cose, 1966) I collages di Lara Baladi •  Arte come movimento, relazionalità, aCraversamento di differen0 spazi e territori – “deterritorializzazione”, “estrazione di una parte di caos dal caos” (Elizabeth Grosz) •  “EffeCo Carroll” (Gilles Deleuze, Logica del senso, 1969): il senso si dà nel paradosso, non nel senso comune. Esplosione del senso comune. •  “il senso smeCe di essere Principio, Serbatoio, Riserva, Origine.” Il senso non è, quindi, alterità assoluta, ma alterità rela0va e relazionale; con0nuità del dentro e del fuori, del sopra e del soCo, del driCo e del rovescio; con0nuo passaggio da una superficie all’altra, alla maniera di Alice, quando si rifleCe nello specchio non ritrovando più se stessa. Il capitombolo di Alice nel paese delle Meraviglie consiste in un’ascesa alla superficie, in una sconfessione della profondità: “la profondità si dispiega in larghezza, il profondo smeCe di essere un complimento”; e nella scoperta che tuCo accade alla fron0era delle cose e del senso comune. “EffeCo Alice” e arte •  “art is the way the universe most directly intensifies, enervates organs, mobilizes forces. It is the passage from the house to the universe. … what art and philosophy share in common [is] their rootedness in chaos, their capacity to ride the waves of a vibratory universe without direc0on or purpose, in short, their capacity to enlarge the universe by enabling its poten0al to be otherwise.” (Grosz) •  Alice infaF si contrae, si espande, si altera, è una mutante, si trasforma con0nuamente per entrare in contaCo con i tan0 altri significan0 che segnano il territorio della sua esistenza. “Logica del senso” e arte come “figurazione nomadica”, con0nuo passaggio tra spazi e territori differen0, tra generi e tecniche. Mito della creazione e storia di Alice Oum el Dounia (2000) Turkey Mermaid Shellman Madgician “A breach into the familiar”
•  L’opera d’arte entra in quello che Iain Chambers definisce come “language of mobile constella0ons” che caraCerizza la metropoli moderna e postcoloniale, ovvero nei “paesaggi migratori” che investono e riconfigurano il senso del quo0diano…. “thus opening a breach into the familiar.” (I. Chambers, Migrancy, Culture, Iden=ty, London and New York, Routledge, 1997.) Oum el Dounia, Tapestry (2007) La poe0ca della relazione – édouard Glissant •  La poe0ca della relazione è una forma di nomadismo filosofico che soColinea l’importanza dell’ “essere nel mezzo” come ontologia della non unità, non purezza, non origine, essa ci riconneCe al caos vivente del mondo e alle possibilità di trasformazione che in esso sono inscriCe. In essa risuonano “gli echi del mondo”. La mappe alterate di Mona Hatoum •  I “luoghi” che l’ar0sta crea evocano la natura eterogenea, differenziale, ambigua dell’essere in-­‐between e insieme il rischio, come osserva Edward Said, dell’essere troppo saldamente lega0 alla propria casa: •  “borders and barriers, which enclose us within the safety of our familiar territory, can also become prisons.” Edward Said, Reflec=ons on Exile, London, Granta Books, 2001 “La geografia più vicina” (Adrienne Rich) Corps ètranger (1994) •  “the body is no less alien, unstable, and insecure than the world itself; an inexplorable landscape, a bounded space that is both protec0ve shell and inescapable prison, a boundless expanse that is both libera0ng and frightening.” (Volker Adolphs) •  “I’m owen asked the same ques0on, ‘what in your works come from your culture?’ As if I have a recipe and I can actually isolate the Arab ingredient, the woman ingredient, the Pales0nian ingredient. People owen expect 0dy defini0ons of otherness, as if iden0ty is something fixed and easily definable.” (Mona Hatoum) Present Tense (1996) •  “[Israel and The US] transform geography into their vision of what geography should be … so the drawing and re-­‐drawing of the land is the endless transforma0on not only of the land but also of the possession of the land.” intervista a Edward Said (in Mona Hatoum: The En=re World as a Foreign Land Tate Gallery Publishing, London, 2000). “Maps make property – they do so through … laws, contracts, trea0es, indices, covenants as well as plain old deals. Following on this same logic maps produce the ‘Law’… through the establishment of such parameters as ‘the border’ which sustains division between those privileged with rights and those outside of them.” Irit Rofoff, Terra Infirma: Geography’s Visual Culture, London and New York, Routledge, 2000, p. 75 Map (1998) Con0nental Driw (2000) •  Hatoum crea una visione “geosismica” della realtà, faCa di con0nen0 in movimento, di zone fraCali che scivolano una sull’altra rendendo precaria la solidità della terra su cui camminiamo e in cui sembra dunque impossibile piantare troppo in profondità le radici dell’appartenenza. La realtà di Mona Hatoum si potrebbe definire, prendendo in pres0to una figura cara a Deleuze e GuaCari, rizoma0ca: una realtà che sconfina, cresce nel mezzo, strappa le radici, scuote i codici, è faCa di spazi di dispersione ma anche di convergenza, di territorializzazione e deterritorializzazione, di pieghe, flussi, corren0, vapori, non di pun0 fissi. •  Una realtà, dunque, che sfugge alla poli0ca del controllo, debilitando il suo sistema basato sulla collusione tra iden0ficazione, riconoscimento e delimitazione e sulla contemporanea azione di esclusione ed estraneazione. Essa si colloca esaCamente sulla soglia tra il riconoscibile e l’ignoto, tra il domes0co e l’indomito, oltre le dis0nzioni tra il proprio e l’improprio, sconfessando i paradigmi con cui la sovranità statale vorrebbe costruire e “contenere” l’iden0tà personale. •  Le mappe formulate da Mona Hatoum sono delle car0ne personali che rendono visibile e tangibile ciò che è impossibile vedere sulle car0ne ufficiali: la permeabilità dei bordi e la scomponibilità degli spazi provocate dal percorso biografico, dimostrando come l’esilio e l’espropriazione da condizioni di subordinazione e oppressione possono trasformarsi in condizione cri0ca di resistenza. Projec=on (2006) Blood drawing Skin, Nail, Hair Hot Spot (2006) Recollec0on (1994) Interior Landscape (2009) 3D Ci0es Shiw (2012) Ex libris – Emily Jacir, 2012 Ex libris – Emily Jacir, 2012 
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