GHIOZZETTO DI RUSCELLO
CLASSE: Osteichthyes
ORDINE: Perciformes
FAMIGLIA: Gobidae
GENERE: Padogobius
SPECIE: Padogobius nicricans
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Distribuzione
È una specie endemica ed autoctona dell'Italia, la cui diffusione è limitata ad alcune zone di Toscana,
Umbria e Lazio settentrionale.
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Descrizione
Il ghiozzo etrusco ha corpo allungato, ricoperto di scaglie ctenoidi, con testa grande e tozza e gli occhi
piccoli che sporgono dal profilo dorsale del capo. Le zone opercolari sono arrotondate e sporgenti. La
bocca è grande e obliqua, con labbra spesse, in posizione terminale e mascelle provviste di piccoli denti
robusti, conici e disposti in serie. Nello scheletro sono presenti da 30 a 32 vertebre. Il numero delle
scaglie disposte in serie longitudinale varia da 44 a 49. Un breve spazio separa la prima pinna dorsale,
formata da 6 raggi spiniformi, dalla seconda che presenta un raggio spiniforme e da 11 a 13 raggi molli.
La pinna anale è formata da un raggio spiniforme e da 6 a 8 raggi molli. La pinna caudale ha margine
arrotondato. Le pinne pettorali sono ben sviluppate.
La colorazione è scura o bruno chiara e sfumata verso il ventre che è biancastro. Sul dorso si notano
cinque fasce brune disposte a sella e la parte superiore della testa e del dorso marmoreggiate di nero o
bruno. Una macchia scura è più o meno visibile sull'opercolo. Alla base della pinna caudale è presente
una banda scura, mentre le pinne dorsali mostrano bande orizzontali grigio chiaro alternate a fasce grigio
scuro. La prima pinna dorsale ha il bordo superiore di colore giallo arancio. Nella prima pinna dorsale
del maschio e presente una macchia ocellare. Durante il periodo di frega i maschi dominanti assumono
una colorazione molto scura e tinte più accese.
Il ghiozzo etrusco nei maschi può raggiungere la lunghezza massima di 10 cm, mentre le femmine sono
poco più piccole.
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Habitat e abitudini
Il ghiozzo etrusco popola fiumi e torrenti, fino ad una quota di circa 600-700 m, preferendo acque
limpide e ben ossigenate. Nei fiumi si stabilisce nei tratti poco profondi e a corrente moderata, con letto
fangoso frammisto a sabbia, ciottoli e ghiaia. Nei torrenti si rinviene fino alla zona della trota, habitat
dove vive associato al vairone ed al barbo tiberino. Ha abitudini sedentarie e territoriali, colonizza buche
e tane sotto le pietre, compiendo brevi spostamenti. La specie è poco tollerante a qualunque forma
d'inquinamento e di alterazione, come abbassamento delle falde e scavi in alveo; per questo motivo, la
specie, rappresenta un efficace indicatore biologico.
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Alimentazione
La dieta del ghiozzo etrusco è analoga a quella del ghiozzo padano e comprende insetti, come larve di
chironomidi, tricotteri, ninfe e neanidi di efemerotteri, crostacei gammaridi e cladoceri, vermi oligocheti.
Le forme giovanili si alimentano di organismi planctonici come dafnie, crostacei copepodi e rotiferi.
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Riproduzione
Il ghiozzo etrusco raggiunge la maturità sessuale alla fine del primo anno di vita e svolge la sua attività
riproduttiva in primavera, da maggio a giugno, quando la temperatura dell'acqua è compresa tra i 15 e i
18°C. Il maschio, territoriale, difende il rifugio, utilizzato come nido e ricavato sotto un sasso, da tutti i
potenziali rivali.
La riproduzione è preceduta da un rituale di corteggiamento, durante il quale il maschio produce suoni
per attirare la femmina. Dopo l'ingresso nella tana, la femmina si ribalta ed aderisce alla volta con il
disco pelvico, iniziando la deposizione subito seguita dalla fecondazione da parte del maschio.
L'emissione delle uova avviene a più riprese, con brevi pause durante le quali la femmina esce dal nido.
Il maschio corteggia ogni femmina che entra nel suo territorio, spingendola ad entrare nella tana per
deporre le uova. Nei nidi sono state contate oltre 1500 uova, a stadi di sviluppo diversi. Ogni femmina
depone da 100 a 200 uova che aderiscono alla volta del nido mediante un peduncolo adesivo ed il
maschio le sorveglia fino alla schiusa, provvedendo a pulire ed ossigenare la covata. La nascita delle
larve avviene dopo circa 15-17 giorni ad una temperatura di 22-23°C. Alla schiusa le larve misurano da
2,2 a 2,3 mm e svolgono vita pelagica per alcuni giorni. Al riassorbimento del sacco vitellino, gli
avannotti misurano circa 6 mm e conducono vita bentonica come gli adulti.
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