SELEZIONE DELLA
RASSEGNA STAMPA GARDESANA
Dal 10 al 16 ottobre 2015
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da BRESCIA OGGI
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dal GIORNALE DI BRESCIA
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da L’ARENA
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da L’ADIGE
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dal TRENTINO
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dalla GAZZETTA DI MANTOVA
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dal CORRIERE DELLA SERA
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ALTRE FONTI
da BRESCIA OGGI
venerdì 16 ottobre 2015 – PROVINCIA – Pagina 24
DESENZANO. Domani per 5 chilometri a partire dalla stazione si terrà la manifestazione nazionale dei Comitati
La lunga marcia dei «No Tav»
Invitati sindaci e imprenditori
Flavio Marcolini
«Tutto il territorio deve aderire alla mobilitazione: i cantieri devasteranno anche economia e turismo» La
controproposta: «Investire sulla ferrovia storica»
Rassegna stampa gardesana
Mentre veleggia verso quota duemila il numero delle firme raccolte in 15 giorni sul Benaco, in calce a una petizione
popolare per chiedere al governo il ritiro del progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità sulla tratta BresciaVerona, il movimento No Tav intensifica la mobilitazione verso la manifestazione nazionale di domani a Desenzano.
L'altra sera a San Martino si è svolta una rinione preparatoria: previsto un corteo di migliaia di persone.«L'INIZIATIVA scrivono i No Tav ai sindaci, ai parlamentari e alle realtà economiche del territorio - vuole sostenere la richiesta di
ritiro del progetto, da sostituire con interventi di miglioramento della linea ferroviaria esistente».Considerando che ci
siano «le condizioni per una forte pressione sul Governo e sulle Regioni Lombardia e Veneto per farlo ritirare», i No
Tav incoraggiano una forte partecipazione alla marcia di Desenzano, ritenendo che il suo successo sarebbe «un
segnale difficile da trascurare». «La costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità qui arrecherà alla terza località
turistica più frequentata d'Italia, Il lago di Garda, immensi danni - osservano i No Tav -. Saranno demolite cascine
secolari, stalle, cantine, agriturismi, estirpati pregiati vigneti, la viabilità sarà sconvolta, il paesaggio deturpato». E si
chiedono: «Quale panorama verrà offerto allo sguardo di chi salirà sulla torre monumentale di San Martino, quando il
cantiere sarà aperto? Quali danni saranno arrecati al delicato sistema idrico dagli scavi?».Domani la manifestazione
partirà alle 14.30 dal piazzale Einaudi, davanti alla stazione ferroviaria. Il corteo (poco meno di 5 chilometri) percorrerà
le vie a nord attraversando anche un tratto della ex Statale 11 per giungere poi nel centro storico e concludersi in
piazza Malvezzi.
giovedì 15 ottobre 2015 – PROVINCIA – Pagina 25
POLITICA & AMBIENTE. I nuovi presidenti della Comunità del Garda e dell'Ats saranno designati il 26 ottobre, sullo
sfondo di una importante partita finanziaria
Luciano Scarpetta
I due eletti dovranno gestire il rifacimento di depuratori e collettori I bresciani candidano l'ex ministro Gelmini e il
sindaco Cipani di Salò
È per 220 milioni di validi motivi che i sindaci del lago stavolta non possono sbagliare, nè perdere altro tempo: sarà
infatti quella ragguardevole somma, 220 milioni di euro, a dover essere procurata e gestita oculatamente dai nuovi
presidenti della Comunità del Garda e dell'Ats, l'Associazione temporanea di scopo che riunisce i Comuni rivieraschi
per realizzare il nuovo sistema di depuratori e di collettori fognari del Garda.L'ELEZIONE dei due presidenti è fissata
per il 26 ottobre, ed è già totonomi: da una riunione dei sindaci bresciani, l'altroieri, sono trapelate le candidature di
Gianpiero Cipani, sindaco di Salò, e a sorpresa di Maria Stella Gelmini, ex ministro, ex assessore regionale e
coordinatore lombardo di Forza Italia. Entrambi bresciani, sarebbero Gelmini e Cipani i papabili per la Comunità del
Garda. La presidenza dell'Ats invece, secondo le indiscrezioni, andrebbe a un veronese.Nel frattempo l'importante
partita è andata ai supplementari: l'11 settembre doveva costituirsi ufficalmente l'Ats, ma l'assenza di tutti i sindaci
della sponda veronese ha fatto saltare il tavolo. Erano seguite le dimissioni dei due presidenti, Giorgio Passionelli e
Aventino Frau dell'Ats, che avevano lasciato la poltrona pronunciando parole amare: «Avverto con disagio la
mancanza di serenità e fiducia tra gli enti delle due sponde del Garda, quasi se i personalismi impedissero approcci
costruttivi», aveva detto Passionelli.Personalismi, ma anche una sfiducia reciproca tra bresciani e veronesi. Non solo
su questioni di poltrone, ma anche di priorità nell'assegnazione di fondi e lavori.SUI FONDI si parla di una prima
tranche già sicura di 85 milioni di euro sul totale di 220, concessa dal Governo italiano. Sembra che tra i motivi della
diserzione in dei sindaci veneti alla costituzione dell'Ast, ci fosse il timore che quella prima tranche di finanziamenti
fosse utilizzata tutta nel bresciano, per realizzare la nuova condotta tra Maderno-Visano, dove sorgerà un nuovo
depuratore per la sponda lombarda.Qualche giorno dopo anche tutti i membri del direttivo in carica composto dai
sindaci di Gargnano, Tignale, San Felice, Puegnago, Gardone Riviera, Brenzone, Costermano, Arco e Cavriana, rimisero
Rassegna stampa gardesana
il mandato per consentire una più ampia condivisione degli obiettivi.In attesa del 26 ottobre, giorno delle nuove
nomine, gli incontri tra sindaci sulle toto-nomine alla presidenza dell'ente comprensoriale, pare convergano
sull'onorevole bresciana Mariastella Gelmini, ex ministro.Nei prossimi giorni sapremo se, oltre le indiscrezioni di
corridoio filtrate in queste ore, sul nome Gelmini ci sia davvero un compatto consenso bresciano, e anche come la
prenderanno i veronesi.
mercoledì 14 ottobre 2015 – PROVINCIA – Pagina 25
GARDONE. Per la presidenza dell'ente scatta il toto-nomi: si profila una testa a testa tra l'ex ministro e il sindaco di
Salò
Comunità del Garda, spunta la Gelmini
Al termine dell'incontro di ieri sera in municipio a Gardone Riviera, c'erano volti distesi tra i sindaci della sponda
bresciana del lago aderenti alla Comunità del Garda, ovvero Limone, Magasa, Valvestino, Gargnano, Tignale,
Toscolano Maderno, Gardone Riviera, Salò, San Felice del Benaco, Puegnago, Polpenazze e Soiano.Vuol dire che ci
sono stati segnali di unità nel summit, organizzato da Giampiero Seresina, vice presidente della Comunità del Garda e
vice sindaco di Gardone Riviera, per concordare una linea d'azione sulle elezioni del nuovo presidente della Comunità
del Garda e dell'Ats, fissate il 26 ottobre.«Abbiamo discusso su una rosa di possibilità - ha spiegato Seresina -: anche se
è prematuro rivelare il nome, devo dire che l'accordo è stato raggiunto su una persona prestigiosa e di altro profilo
che sarà proposta nei prossimi giorni ai colleghi veronesi, trentini e mantovani negli incontri già programmati; siamo
fiduciosi che troverà il consenso anche da loro».Saresina di nomi non ne fa, osservando il «bon ton» istituzionale e la
riservatezza del caso. Ma nell'ambiente le voci non mancano. Nei giorni scorsi, come sempre accade in casi del genere,
il toto nomine era già iniziato: i soliti bene informati citavano il nome di Giampiero Cipani, sindaco di Salò. Altri invece
lasciano trapelare che alla presidenza della Comunità del Garda potrebbe salire l'onorevole bresciana Mariastella
Gelmini, ex ministro, definita da alcuni «la personalità più adatta per ricoprire questa carica». Ovvero quella di
presidente di un ente comprensoriale come la Comunità del Garda, che nei prossimi mesi dovrà giocare
un'importantissima partita con il Ministero per ottenere i finanziamenti necessari, 220 milioni, al nuovo piano di
depurazione delle acque del lago di Garda.
martedì 13 ottobre 2015 – PROVINCIA – Pagina 18
L'INIZIATIVA. Nove Comuni da Sirmione a Riva concordi nel ridare slancio all'ambizioso progetto di tutela
Il lago di Garda si candida Patrimonio dell'umanità
Alessandro Gatta
L'Unesco potrebbe accogliere il Benaco nella lista per la categoria «Paesaggi culturali» Il sindaco di Desenzano: «La
procedura è lunga e la selezione è dura, ma ci proveremo»
Firenze e l'Etna, Pompei e le Dolomiti, Roma e le Cinque Terre: meraviglie della natura e tesori dell'umano ingegno.
Che cosa hanno in comune? Sono solo alcuni dei siti italiani nella lista dell'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite
per la scienza e la cultura, tutelati come Patrimonio dell'umanità.Una lista che è un concentrato di meraviglie naturali
e di magnificenza artistica, ma che non sarà mai completa finchè non ne farà parte anche il Garda, il più grande lago
d'Italia, un angolo di Mediterraneo ai piedi della Alpi, un ambiente unico al mondo che fu cantato da Catullo e dipinto
da Klimt.Il lago di Garda patrimonio Unesco è insomma il tema del giorno. A ridare slancio a questo grande sogno, su
spinta del Comune di Desenzano, sta unendo le forze una decina di sindaci delle tre sponde: Sirmione, Lonato,
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Padenghe, Manerba, Toscolano, Lazise, Castelnuovo e Riva.I SINDACI sono i protagonisti dell'incontro andato in scena
un paio di giorni fa, in cui si è deciso una volta per tutte di «predisporre una proposta di candidatura del più grande
lago italiano tra i siti del patrimonio naturale e culturale Unesco».Il Garda potrebbe inserirsi nella lista dell'Unesco alla
categoria dei «Paesaggi culturali», sezione che riunisce «quei luoghi per i quali si riconoscono opere di pregio sia
dell'uomo che della natura». E in questo il lago ci sta tutto: fermo restando - perché così recita la Convenzione Unesco
- di riuscire a soddisfare uno dei dieci criteri che dal 1972 decidono delle candidature e delle assegnazioni. Di
possibilità ce ne sono parecchie: bisogna dimostrare di essere portatori di «aree di eccezionale bellezza naturale»,
oppure essere «esempio eccezionale dell'interazione dell'uomo con l'ambiente», o ancora «presentare habitat
naturali e significativi».«GLI ELEMENTI a sostegno di una candidatura sono molteplici - spiega l'assessore
all'Urbanistica di Desenzano, Maurizio Tira - e tra questi la peculiarità dell'insediamento umano sulle sponde lacustri,
la presenza di paesaggi di singolare bellezza, la particolare formazione geologica del sistema morenico».Un'occasione
da non perdere: secondo il sindaco Rosa Leso «il riconoscimento Unesco potrebbe favorire una gestione comune del
territorio gardesano, incentivando una governance attenta allo sviluppo e alla tutela del paesaggio, in modo unitario,
per uno sviluppo urbanistico intelligente. Oltre ovviamente alla promozione turistica, che ne beneficerebbe».La
candidatura prevede un iter di circa tre anni: il primo passo è riuscire a entrare nella «Tentative list», l'elenco dei
candidati ammissibili.Lo scorso anno di candidature italiane ce n'erano ben 40: solo una ce l'ha fatta, la Palermo araba
e normanna con le cattedrali di Cefalù e Monreale. Era in lista dal 2010, ma altre aspettano sin dal 2006: «Per il lago di
Garda natura, cultura e turismo potrebbero essere l'anticamera del paradiso - fanno sapere Beatrice Guerrini e Irene
Bonera, presidente e vice del Club Unesco di Brescia Santa Giulia - ma le istituzioni che sono interessate alla
candidatura del Garda, Comuni in primis, devono far sì che sia tecnicamente formalizzata. Fino ad allora è tutto molto
prematuro».IL SOSTEGNO istituzionale non dovrebbe mancare: «La Regione Lombardia se n'è interessata per la prima
volta più di un anno fa - commenta l'assessore regionale al Turismo, Mauro Parolini, che fra l'altro è di casa a
Desenzano -. Mi fa piacere che i Comuni si muovano, ma serve un lavoro di concerto con i tre consorzi del Garda
Unico. Il lago patrimonio Unesco sarebbe l'atto pratico per la conservazione e la valorizzazione di quello che
abbiamo».Anche la Comunità del Garda nel 2014 aveva già annunciato l'avvio dell'iter per la candidatura, ma la
proposta ufficiale non è ancora stata inoltrata: ora i sindaci spingono, è il tempo dell'azione.
martedì 13 ottobre 2015 – PROVINCIA – Pagina 25
IL CASO. Futuro sempre più incerto per la cooperativa che nel 2006 si è presa in carico l'onere della riedificazione in
chiave turistica della frazione a lago di Tremosine
Campione, la ricostruzione è un miraggio
Luciano Scarpetta
Un piano lacrime e sangue per salvare Coopsette: tagli e cessioni per far fronte a 600 milioni di debiti per l'azienda che
ha cantieri aperti in mezzo paese
Plinti e tondini in vista a Campione: la ricostruzione segna il passo
Nubi nere, nerissime sul futuro di Campione del Garda. Non bastava la tegola giudiziaria (19 rinvii a giudizio tra
costruttori, progettisti ed ex amministratori locali) e nemmeno quella naturale (la frana del novembre 2014). Ora è
l'azienda costruttrice, la Coopsette di Reggio Emilia, a lottare per la sua stessa sopravvivenza.All'assemblea dei soci di
Coopsette, la scorsa settimana, è stato presentato il piano di salvataggio della società per rientrare dai 600 milioni di
euro di debiti (metà dei quali con le banche) da depositare entro fine mese al tribunale. Tra le procedure di
risanamento, oltre alla volontà di affittare o cedere rami d'azienda (tra cui proprio quello delle costruzioni), si parla
anche di 250 esuberi sui 548 dipendenti.SCENARIO DA INCUBO anche per Campione, che Coopsette acquistò in blocco
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nel 2002, e che nel 2006 iniziò a ricostruire quasi ex novo come borgo turistico investendo 200 milioni di euro. Una
ricostruzione che in buona parte è ancora in alto mare.Allo stato attuale sono terminati nella zona nord i lavori di
recupero che comprendono le storiche case operaie ristrutturate, tre nuovi edifici per circa 200 appartamenti (prima
della frana e dei sequestri, una quindicina erano quelli venduti e una trentina quelli affittati o da affittare) e il
parcheggio da 700 posti, inagibile dal dopo frana. Nella zona sud invece, quella che in passato ospitava l'ex opificio e
ora immenso cantiere a cielo aperto, il progetto prevede la realizzazione di altri appartamenti, spazi commerciali, un
albergo con spa a cinque stelle e un porto turistico per 170 barche. Ma la domanda non è più «quando»: la domanda
ora è «se».In questi malinconici scenari, iniziano in questi giorni i lavori di messa in sicurezza della parete rocciosa
interessata dalla frana finanziato per un importo di 250mila euro: «Non saranno in ogni caso interventi risolutivi precisano dal Municipio - ma consentiranno di gestire l'ordinaria emergenza». Ma il «macigno» più minaccioso,
adesso, è quello in bilico su Reggio Emilia.
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dal GIORNALE DI BRESCIA
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13.10.15 - Lettere
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Rassegna stampa gardesana
da L’ARENA
«La Gelmini? Noi rilanceremo con nomi veronesi di spessore»
LA SCELTA. I sindaci scaligeri reagiscono alla candidatura dell'ex ministro alla presidenza della Comunità del Garda
«La Gelmini? Noi rilanceremo con nomi veronesi di spessore»
Si susseguono gli incontri per trovare il nome: il 21 sarà deciso
Passarini: «Sarà un sindaco» - De Beni: «Presidenza veneta»
Aperta la partita per la presidenza della Comunità del Garda. Al centro l'ex ministro Mariastella Gelmini, attuale
coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, e il primo cittadino di Salò Gianpiero Cipani. Sono le candidature avanzate
dai sindaci bresciani per la presidenza della Comunità del Garda, dopo le dimissioni rassegnate nelle scorse settimane
dal presidente uscente Giorgio Passionelli (ex sindaco di Torri) cui erano seguite quelle dei nove membri del direttivo.
A ruota anche il «padre fondatore» della Comunità Aventino Frau aveva lasciato le redini appena impugnate
dell'Associazione temporanea di scopo (Ats), ente costituito lo scorso 11 settembre per essere il braccio operativo
della Comunità e per coordinare i finanziamenti che si spera possano arrivare presto per il collettore (il progetto parla
di 220 milioni di euro tra sponda veronese e bresciana). Un terremoto politico ma anche territoriale, nato dal braccio
di ferro tra le due riviere gardesane: erano stati i sindaci scaligeri aderenti alla Comunità (Malcesine, Brenzone, Torri,
Garda, Bardolino, Costermano, San Zeno di Montagna, Pastrengo, Cavaion e Affi) a manifestare il loro malumore
paventando un possibile monopolio della parte bresciana, con il timore che le eventuali risorse rese disponibili
venissero impiegate in modo impari e la conseguente decisione di non partecipare all'atto costitutivo di Ats. SI
RIPARTE DA ZERO. L'elezione del presidente della Comunità e del nuovo direttivo è fissata per il 26 ottobre. Nel
frattempo si stanno rincorrendo gli incontri tra i sindaci, coordinati nel Veronese dal primo cittadino di Costermano
Stefano Passarini e nel Bresciano dallo stesso Cipani, risultato tra i papabili per la presidenza con Gelmini. Tre gli
incontri tenuti finora nel Veronese (l'ultimo ieri a Torri) sia per ragionare sulla Comunità che sull'Ats. Un altro è in
programma il 21 ottobre e sarà quello decisivo per arrivare alla proposta veronese. «Negli incontri avuti finora
abbiamo ribadito che il nome dovrà essere quello di un sindaco», conferma Passarini, dicendosi sorpreso delle
candidature bresciane ma ammettendo che «sono nomi importanti, è stata fatta una scelta di qualità e valore. Anche
noi dovremo dimostrare di avere idee e proposte di qualità: il nuovo presidente dovrà essere al di sopra delle parti,
avrà un ruolo politico, di intermediazione con il ministero dell'Ambiente e dovrà dimostrare di avere la capacità di
portare a casa i risultati». Ovvero i finanziamenti che saranno poi gestiti da Ats, il cui presidente (e direttivo) saranno
designati dopo il 26 ottobre. È stato stabilito che se il presidente della Comunità sarà espressione bresciana, quello di
Ats dovrà essere veronese e viceversa.LE ALTRE REAZIONI. «Sono candidature di tutto rilievo, ma mi piacerebbe che la
presidenza rimanesse veneta», nota il sindaco di Bardolino Ivan De Beni auspicando, qualunque sia il risultato, «un
modo equo di dividere ruoli e responsabilità per rappresentare tutto il Garda». Il sindaco di Lazise Luca Sebastiano è
schietto: «Sono nomi autorevoli e credo li avrà anche la sponda veronese, ma è più importante concentrarci sui
problemi del lago». Lazise, come Peschiera e Castelnuovo, non fa parte della Comunità del Garda e Sebastiano rimarca
la decisione: «Non è scritto da nessuna parte che la Comunità debba avere il ruolo di coordinamento per il collettore,
siamo usciti anni fa e non vogliamo rientrare. Se questa è la scelta l'accettiamo, avremo lo stesso l'opportunità di
essere rappresentati». Più diplomatica Orietta Gaiulli, sindaco di Peschiera: «Eravamo usciti anni fa, ma se fosse
necessario sarei pronta a rientrare», considera. «Anche perché Peschiera è il paese che subisce di più, avendo sul suo
territorio il depuratore».
15/10/2015
«Ridate la Raff 06 ai Vigili del Fuoco»
BARDOLINO. Sindaci, operatori turistici e commerciali fanno il punto sulla sicurezza sul lago dopo il dislocamento
dell'imbarcazione di soccorso «Ridate la Raff 06 ai Vigili del Fuoco»
Rassegna stampa gardesana
Amministratori «pronti ad aiutare e a pagare».
Il comandante: «Spero in un rapido rientro del natante» 16/10/2015 «Ridate la Raff 06 ai Vigili del Fuoco»
I sindaci dei paesi lacustri, da Peschiera a Malcesine, uniti oggi più che mai al Comando provinciale dei Vigili del fuoco
nel chiedere il rientro al distaccamento di Bardolino dell'imbarcazione RAFF 06 (Rescue and Fire Fighting, soccorso e
anticnedio) con tutta la sua dotazione tecnica. La decisione di rinnovare la richiesta al Ministero degli interni per il
riaffidamento del mezzo al lago più grande d'Italia è stata presa ieri dagli amministratori gardesani insieme ai vertici
provinciali dei Vigili del fuoco e ai rappresentanti di categorie produttive e turistiche. Sindaci e assessori hanno
incontrato, nella sede dei pompieri a Bardolino, il comandante provinciale, l'ingegner Michele De Vincentis, e il
funzionario responsabile del distaccamento, Rodolfo Ridolfi. LA RIUNIONE. È stata convocata dal sindaco bardolinese
Ivan De Beni. Hanno risposto all'appello i colleghi di Torri Stefano Nicotra, di Garda Antonio Pasotti, di Castelnuovo
Giovanni Peretti. Per Lazise c'era l'assessore Barbara Zanetti. Inoltre, hanno partecipato il presidente del Consorzio
«Lago di Garda è» e vicepresidente provinciale di Confcommercio, Paolo Artelio, e il presidente di Federalberghi Garda
Veneto, Marco Lucchini. Insieme ai Vigili del fuoco hanno fatto il punto sulle strategie per migliorare la sicurezza e gli
interventi in acqua. Ma tutto dipende dai mezzi, e da quali mezzi, sono a disposizione. Il comandante De Vincentis si è
detto fiducioso sul «ritorno a casa» della RAFF 06, «idonea e all'altezza del soccorso nelle acque del 16/10/2015 e ha
ipotizzato tre o quattro mesi per concludere l'operazione. Necessario però intanto, dice, «stabilire le competenze tra
le varie forze operative per soccorso e sicurezza». I Comuni si sono impegnati a sostenere le spese di trasporto e
collaudo della RAFF 06, circa 35mila euro. Ma anche a trovare strade alternative, come l'acquisto di un'imbarcazione
che rimanga per sempre in dotazione ai pompieri di Bardolino. In questo senso, su proposta di Nicotra, valuteranno
quanto previsto dalla Finanziaria per le spese relative alla sicurezza. PASSATO E PRESENTE. Nel novembre 2014, dopo
sette anni di onorato e utile servizio, l'imbarcazione RAFF 06 è stata trasferita al porto di Savona. In cambio sono
arrivati a Bardolino prima un RIB 02, che ha presto evidenziato una serie di problemi e guasti, e poi un RIB M10, da
mesi è fermo in cantiere per riparazioni e controlli. Ai pompieri in servizio sul Lago, in pratica, non rimane oggi che un
battello pneumatico a chiglia rigida (un gommone, in pratica) senza alcuna dotazione antincendio. Per i sindaci, a
partire da De Beni, non ci sono dubbi: «La sicurezza non è garantita, tanto ai residenti che ai milioni di turisti che
affollano le nostre coste», afferma. Urge per i primi cittadini correre ai ripari. Verificare una volta per tutte se la RAFF
06 può tornare o se i Comuni dovranno seguire altre strade per garantire un adeguato servizio in caso di emergenze.
«Troppi disagi, non possiamo pensare di affrontare un'altra estate come quella appena trascorsa». CAMPANELLI
D'ALLARME. Parla di «vari campanelli d'allarme», di situazioni che quest'anno avrebbero messo in ginocchio il sistema
sicurezza sul Lago. Cita il caso del surfista finito alla deriva, Massimo Caurla. In quel caso i pompieri erano usciti per le
ricerche, ma sono dovuti rientrare dopo alcune ore. «Se avessimo avuto la RAFF 06 avremmo potuto continuare e lo
avremmo magari trovato», sottolinea il capo distaccamento di Bardolino, Stefano Marchesini. Ma le onde erano alte, il
vento forte e il loro gommone non poteva reggere. La storia, fortunatamente, è finita bene. Poi c'è stata l'avaria di una
motonave della Navigarda, ad agosto. Destino benevolo: il guasto è avvenuto vicino alla riva, prontamente risolto.
«Non vogliamo che accada il fattaccio», conclude De Beni, «perché qualcuno si convinca che così non possiamo
andare avanti».
15/10/15
Petizione al Governo e alle Regioni sull'Alta velocità: sabato a Desenzano torna la marcia di protesta Percorso della
Tav al Frassino i frati di nuovo in prima linea
Nel basso lago raccolte 600 firme fra il Bresciano e il Veronese Botta e risposta sui finanziamenti
Gli oppositori attendono Delrio
Più di seicento veronesi nel primo fine settimana di ottobre hanno sottoscritto la petizione lanciata dal coordinamento
No Tav BresciaVerona per chiedere al governo, in particolare al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro
delle Infrastrutture Graziano Delrio, oltre ai presidenti della Regione Veneto Luca Zaia e Lombardia Roberto Maroni, il
ritiro del progetto della linea ferroviaria ad alta velocità sulla tratta tra Brescia e Padova. La 16/10/2015 Percorso della
Rassegna stampa gardesana
Tav al Frassino i frati di nuovo in prima linea maggior parte delle firme è stata raccolta a Peschiera davanti al santuario
della Madonna del Frassino, dove è previsto che la Tav passi in galleria a poche decine di metri dall'edificio religioso.
Altre sottoscrizioni sono arrivate dai banchetti dislocati nella provincia bresciana.Tra le firme raccolte spiccano quelle
dei frati del santuario, che durante le celebrazioni hanno invitato i fedeli a condividere l'iniziativa. Nella petizione,
oltre al ritiro del progetto Tav, si chiede di migliorare e riqualificare la linea ferroviaria storica, «l'aumento e la
modernizzazione dei treni regionali presi dalla gran parte dei viaggiatori». «Ulteriori firme saranno raccolte durante la
marcia No Tav in programma sabato 17 ottobre a Desenzano», spiega Daniele Nottegar del comitato No Tav di
Verona, «dopodiché invieremo la petizione». Nottegar interviene sulle polemiche mai sopite in merito alla copertura
finanziaria dell'opera (circa 4 miliardi di euro preventivati per la BresciaVerona) e riacutizzate in seguito
all'interrogazione dell'eurodeputato Marco Zanni (M5S), che ha chiesto alla Commissione europea se la Banca
europea per gli investimenti (Bei) avesse deciso di anticipare all'Italia parte del denaro necessario (la copertura
finanziaria sarebbe garantita per 768 milioni di euro, con altri 1.500 milioni inseriti nella legge di stabilità 2015), come
aveva sostenuto l'ex ministro Maurizio Lupi. La risposta ottenuta da Zanni è che la Bei non ha deciso di finanziare
l'opera. Nei giorni scorsi i deputati veronesi del Pd Vincenzo D'Arienzo e Alessia Rotta hanno risposto che i soldi non
sono stati stanziati semplicemente perché non ancora chiesti dallo Stato italiano, mancando il progetto definitivo
approvato dal Cipe. Approvazione che, secondo i No Tav, non basterebbe: il commissario europeo ai Trasporti, Violeta
Bulc, ha infatti precisato che «se è coinvolta nel finanziamento dei progetti, la Bei verifica il rispetto delle norme Ue in
materia di appalti». Negli anni Novanta i consorzi di imprese Cepav2 e Iricav2 ottennero gli appalti per le tratte
BresciaVerona e VeronaPadova con trattativa privata, senza gara pubblica, in base a presupposti rivelatisi poi
infondati. Motivo per cui, dicono i No Tav, «la Bei non potrà mai concedere questi fondi». «Con i soldi disponibili
inizieranno i lavori per le gallerie di Lonato e del Frassino, poi si fermeranno lasciando queste due cattedrali nel
deserto», incalza Nottegar, una priorità per far ripartire l'economia italiana: anche se la Bei fosse pronta a finanziarla,
non sarebbero soldi a fondo perduto, lo Stato e i cittadini dovrebbero restituirli. Il tutto mentre assistiamo ai tagli
degli esami nella sanità». E visto che da settimane si parla della prossima visita in città di Delrio, i comitati chiedono di
avere un colloquio con lui «così come negli anni Novanta riuscimmo ad ottenerlo con l'allora ministro Burlando».
15/10/15
«Funivia a Prada, basta con le perdite di tempo»
SAN ZENO DI MONTAGNA BRENZONE . Dopo l'azzeramento della società sale la preoccupazione
«Funivia a Prada, basta con le perdite di tempo» Albergatori ed operatori «aprono» all'ingresso di Atf di Malcesine
«Danni per tutti, l'importante è riprendere il servizio e gestire bene»
La funivia di Prada va riaperta, al più presto, e con un piano a lungo termine. L'appello arriva dagli albergatori che
gestiscono gli hotel vicini all'area attorno alla stazione di partenza degli impianti, chiusi dall'agosto 2013. Gli esercenti
inoltre sono concordi su un fatto: se davvero «s'ha da fare», ben venga il prospettato piano della funivia di Malcesine,
che sta studiando un progetto per prendere in gestione la struttura del basso Baldo situata al confine tra i Comuni di
San Zeno di Montagna e Brenzone. L'importante è. a detta di tutti, riaprire e avere certezze sul futuro, senza ritrovarsi
periodicamente con nuovi interrogativi su quale sarà il destino di Prada. Oggi come oggi un «angolo buio» e
dimenticato del turismo baldense.FARE PRESTO E BENE. Dopo oltre due anni di purgatorio con gli impianti chiusi, i
ristoranti e hotel della zona, sebbene costretti a stringere i denti, portano avanti con tenacia le proprie attività. E ora
chiedono certezze. «È innegabile che senza funivia abbiamo avuto un calo di presenze, specialmente quelle
giornaliere, "mordi e fuggi", e di stranieri», premette Pietro Zamperini, gestore dell'hotelristorante Edelweiss, situato
a pochi passi dalla stazione di partenza di Prada. «Tutte le attività della zona, dai bar ai ristoranti al campeggio, ne
hanno risentito notevolmente. Fortunatamente c'è ancora una parte di persone, seppur molto ridotta, che sale sul
Baldo a piedi lungo i sentieri o che viene qui per fermarsi a Prada, ma è sicuramente meno di quanti ne potrebbero
salire con la funivia», spiega Zamperini. TURISTI DELUSI E DISINFORMATI. Sul futuro della bidonvia il titolare
dell'Edelweiss spera in una riapertura a breve, «a prescindere da chi sia gestita. L'importante», aggiunge, «è che sia
funzionante e venga diretta in modo intelligente. L'indotto che porta questa struttura è notevole, anche ai paesi
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limitrofi. Serve un cambio di passo: il danno di immagine è elevato. I turisti, specie stranieri, che vengono a Prada per
salire in funivia, e che, quando arrivano qui, si trovano gli impianti chiusi, cercano informazioni in loco sul motivo della
chiusura e mostrano tutto il loro disappunto perché non viene comunicato nei vari uffici turistici. È innegabile che
questi clienti difficilmente potranno ritornare qui». LA «PROSPETTIVA MALCESINE». Alessandra Truschelli, in doppia
veste di titolare dell'albergo «Il Cacciatore» da una parte e consigliere comunale di maggioranza a San Zeno di
Montagna dall'altra, ammette la situazione di difficoltà, specialmente per il comparto ricettivo, ma vuole essere
ottimista: «È chiaro che la chiusura degli impianti ha creato problemi ma ci si sta dando da fare per riaprire. La
collaborazione con la funivia di Malcesine per un progetto di risistemazione della struttura esistente e il futuro
consiglio di amministrazione della Prada Costabella sono elementi che fanno comunque ben sperare». Anche
Massimiliano Pret, presidente degli albergatori di San Zeno di Montagna, è favorevole all'entrata in campo di Atf,
Azienda Trasporti Funicolari di Malcesine delineando i vantaggi di questo ingresso: «Con quest'operazione», sottolinea
Pret, «da una parte si porterebbe di certo ad un aumento del turismo a Prada e dintorni e ad una valorizzazione del
territorio. Dall'altra, con una redistribuzione delle affluenze tra i due impianti, si diminuirebbero le lunghe code che si
formano alle stazioni della funivia di Malcesine. Infine si toglierebbe una fetta del traffico che in estate intasa la
Gardesana». Nel frattempo sale l'attesa per conoscere da chi sarà formato il nuovo Consiglio di amministrazione della
Prada Costabella srl, dopo le dimissioni in blocco del cda presieduto da Giuseppe Adami. I Comuni di San Zeno di
Montagna e Brenzone, proprietari degli impianti di Prada al cinquanta per cento ciascuno, a giorni dovrebbero fissare
il giorno dell'assemblea dei soci da cui usciranno i nuovi vertici della società. 14/10/2015
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da L’ADIGE
Merito civile, medaglia d'oro per Ballardini
Esattamente ventiquattr'ore prima del suo ottantottesimo compleanno, mercoledì prossimo 21 ottobre, il consiglio
comunale di Riva dovrebbe dare il via libera alla giunta Mosaner affinché avvii le necessarie procedure per il
conferimento della «medaglia d'oro al merito civile» all'avvocato Renato Ballardini, giurista, partigiano, già consigliere
comunale negli anni della ricostruzione e deputato alla Camera dove per tre anni, dal 1965 al 1968, è stato anche
presidente della Commissione Affari Costituzionali, nonché vicepresidente della Commissione parlamentare per le
questioni regionali nel biennio 1970-1972.
Un riconoscimento sentito prima che dovuto, per un uomo che ha sempre fatto del confronto, del dialogo,
dell'affermazione della libertà e della democrazia i suoi valori essenziali, nella professione di avvocato, nella sua vita
comune, nel suo impegno politico e culturale.
Proprio dalle colonne de «l'Adige» , il sindaco Adalberto Mosaner aveva annunciato già in campagna elettorale la sua
ferma intenzione di arrivare a questo riconoscimento considerato che, come si legge nella delibera che la prossima
settimana verrà portata all'attenzione del consiglio (è necessario il consenso di due-terzi dell'aula), «l'avvocato
Ballardini ha acquisito meriti speciali per il suo impegno civico nonché nei campi della cultura e della convivenza».
Senza dimenticare che lo stesso Ballardini è stato insignito nel 2011 con l'Ordine di merito della Provincia di Bolzano e
l'anno successivo, a conclusione delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del secondo Statuto d'Autonomia,
il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti gli ha conferito l'Aquila di S. Venceslao da parte del consiglio
provinciale di Trento.
«Quel giorno - ricorda ancora la delibera comunale - Franco De Battaglia aveva pronunciato la laudatio in onore di
Renato Ballardini mettendone in risalto il protagonismo in una stagione storica cruciale ed incandescente per
l'autonomia che ha affrontato da vero erede dei grandi valori del socialismo di Cesare Battisti, non ideologico perché
calato nel territorio».
Nel ripercorre la storia e l'impegno su più fronti affrontato sin da giovanissimo (a soli 16 anni, durante la Seconda
Rassegna stampa gardesana
Guerra Mondiale, entrò in quel gruppo clandestino di giovani resistenti e solo per casò sfuggì alla strage nazi-fascista
del 28 giugno 1944), la relazione storica predisposta dal sindaco Mosaner ricorda come Ballardini fu anche nel 1961 il
promotore in consiglio comunale di una mozione poi votata all'unanimità che mirava a portare nelle mani dell'ente
pubblico tutto il litorale di Riva, da Punta Lido a Porto S. Nicolò, «costruendo - come lui stesso poi scrisse - un
lungolago con periodici allacciamenti alla spiaggia onde mettere a disposizione di tutta la popolazione turistica detta
parte del nostro comune che è per natura ed esposizione la più confacente alle esigenze del turismo moderno».
Oltre che consigliere comunale e deputato alla Camera, Renato Ballardini è stato anche autorevole componente della
Commissione dei Diciannove, della Commissione dei Dodici e del Parlamento Europeo.
14/10/15
È tempo di maratona. Duemila al via
Domenica si corre l'International Garda Lake Marathon, corsa competitiva che porterà circa duemila runners (iscritti
oltre 1.600 a ieri in rappresentanza di 31 nazioni) a cimentarsi su tre diversi livelli di difficoltà per chilometraggio: 15,
30 e i classici 42.195 della maratona, distanza olimpica. L'evento è stato presentato ieri ufficialmente dai vertici di
«Garda Supersport», soggetto sportivo di recente costituzione presieduto da Franco Gamba.
«Prima di tutto ci teniamo a dire - ha esordito il presidente Gamba - che la maratona ha cambiato faccia e che sono
onorato di essere stato chiamato a svolgere il ruolo di presidente di Garda Supersport, società che non si occupa
soltanto di maratona ma anche degli sport outdoor che sono praticati nel Garda trentino. Il consiglio direttivo è
formato da tre persone: Stefano Chelodi e Vittorio Dapretto, nomi già conosciuti al nostro interno, ai quali si aggiunge
Andrea Carpentari».
Obiettivo societario è arrivare a 5.000 iscritti tra 3/4 anni. Chelodi ha illustrato i dettagli del "contorno" dell'evento, tra
cui il Pasta Party e il concerto degli MG Projects di sabato 17 (pasta party ore 18.30, concerto 20.30) all'interno del
«Village» che sarà allestito nel Parco dell'ex Colonia Pavese a Torbole, e aperto da venerdì alle 14.30. Chelodi ha poi
spiegato la novità della «Torbole Night Run», corsa che scatterà alle 19.30 di sabato da Piazzetta Lietzmann, sempre a
Torbole, sul percorso di undici chilometri verso Tempesta e ritorno.
«Speravamo in almeno un centinaio d'iscritti - ha spiegato Chelodi - ma siamo già oltre 150, dunque risultato centrato.
Forniremo ai concorrenti un frontalino con luce led per la visione stradale, con il percorso che da Torbole prosegue
fino a Tempesta lungo la Gardesana, e da qui prosegue svoltando sulle scalinate del percorso Busatte-Tempesta
nuovamente in direzione Torbole per il ritorno». La maratona, invece, scatta da Malcesine alle 9.30 di domenica
(statale chiusa dalle 7.45). La 15 chilometri parte da Malcesine e si ferma a Torbole, la 30 e la maratona classica
proseguono scendendo verso sud fino a Brenzone, girano la boa e risalgono in direzione nord verso Torbole. Qui
termina la trenta chilometri, mentre la classica prosegue verso Riva sulla ciclabile fino Porto San Nicolò, torna indietro
in direzione di Arco zona industriale lungo la statale che sarà occupata solo per metà carreggiata, torna ancora
indietro e termina in piazzetta Lietzmann. L'evento sarà trasmesso da un centinaio d'emittenti italiane.
«Sottolineo la collaborazione tra i comuni - ha aggiunto Gamba - una vera sinergia per un unico obiettivo, il Garda, il
territorio, le sue eccellenze». Eccellenze che Andrea Carpentari ha spiegato essere in mostra nel Village alla Pavese.
Un battello di Navigarda (partenza alle ore 7) porterà i concorrenti a Malcesine, mentre le limitazioni al traffico sono
state limitate al massimo per non intralciare le attività commerciali e produttive interessate dal passaggio degli atleti.
E' stata data, infine, una grande anticipazione di Garda Supersport, quella di una Granfondo in bici da strada per aprile
2016. Una corsa Memorial Gianni Carpentari di 132 chilometri e quasi 1.700 metri di dislivello già «testata» domenica
scorsa da oltre cento ciclisti tra cui Moreno Moser e l'ex professionista Walter Proch. I social, infine avranno grande
spazio, tanto che è stato lanciato l'hastag #lakegardamarathon per scattarsi del selfie al Village con tanto di cornice
dedicata. Per saperne di più www.lakegardamarathon.com
14/10/15
«Alto Garda unito o non c'è futuro»
Rassegna stampa gardesana
Allarme De Laurentis
«Qui solo le briciole»
Investimenti promessi e rimasti da anni solo sulla carta, salvo procrastinarli quando fa comodo. Carenze
infrastrutturali che si trascinano da decenni. Insidie più o meno esplicite che potrebbero mettere a rischio anche
decisioni assunte da tempo (vedi polo fieristico del Trentino). Risorse che per altri territori in qualche modo si trovano
ma che difficilmente raggiungono il Basso Trentino e l'Alto Garda in particolare.
«Rispetto a quello che il territorio produce a beneficio del Pil provinciale qui non arriva quasi niente. Perché c'è un
problema di rappresentatività e di peso politico a Trento che solo l'Alto Garda può risolvere». Il grido di allarme arriva
dal presidente dell'Associazioni Artigiani del Trentino Roberto De Laurentis, arcense, uno che l'Alto Garda lo conosce
bene e conosce bene la politica anche locale. Il mondo dell'artigianato, anche qui, ha pagato e paga la crisi globale
«ma tutto sommato - osserva De Laurentis - il nostro ambito tiene sostanzialmente bene grazie soprattutto al volano
del turismo e ad un sistema a più voci».
Presidente De Laurentis, a suo avviso l'Alto Garda dove sta andando?
In questo momento non è facile capirlo anche perché la politica e i nostri amministratori non danno la sensazione di
avere una visione di prospettiva quanto piuttosto di navigare a vista. Non c'è un disegno del futuro e quel che è peggio
non c'è un disegno di insieme, un'unità che possa diventare elemento di pressione nei confronti del governo centrale.
Se le chiedo di citarmi un esempio e un problema assolutamente da risolvere, scommetto che cita il collegamento con
l'asta dell'Adige...
Del resto il problema è rimasto lì insoluto per decenni e non si intravvedono prospettive a breve termine. Fa bene
l'assessore Olivi a sottolineare che l'Alto Garda ospita forse il distretto industriale più importante del Trentino, con
Aquafil, Cartiere del Garda e Fedrigoni, Dana e quant'altro. E io ovviamente non dimentico tutte le imprese artigiane
che quotidianamente devono convivere con un problema che non si è ancora stati capaci di risolvere. Non si
raccontino le palle del treno e si vada avanti seriamente coi progetti, magari pensando anche solo ad un allargamento
dell'attuale sede stradale. Dopodiché il problema è politico.
In che senso?
La politica non è capace di dire di sì ma nemmeno di no e allora fa promesse e le sposta nel tempo a proprio
piacimento. Non credo si tratti di un problema di soldi perché il costo di quest'opera va spalmato nel tempo, tenendo
conto di quanto durerà e dei benefici che porterà al territorio.
Ma annunci a parte, la Provincia riserva il dovuto ad un territorio come l'Alto Garda?
A mio giudizio no. Rispetto a quanto viene portato al Pil provinciale, riceviamo poco o niente. Ma questo prima di
tutto è un problema del territorio connesso alla mancanza di rappresentatività e di peso politico. Qui, ma non solo qui,
la politica naviga a vista, è burocrazia, ordinaria amministrazione, senza una visione di prospettiva e di insieme.
In questo senso le viene in mente qualche esempio eclatante?
Quanto accaduto in sede di consiglio delle autonomie, con la contrapposizione tra Arco e Riva, è stato sicuramente
poco edificante. Ci si è affidati all'uomo contro uomo e si è andati al massacro invece di pensare in una logica di
sistema.
Intanto però ciclicamente si torna a parlare di Comune unico...
Qui il Comune unico lo hanno fatto solo i costruttori.
Sotto traccia, ma non troppo, starebbero maturando anche insidie trentine sul Polo Fieristico provinciale di Riva del
Garda...
Se l'ente Fiere a Trento alza la testa è perché qualcuno asseconda questo disegno e l'Alto Garda non ha la forza di far
sentire la propria voce. E qui torniamo al nocciolo della questione...
La mancanza di rappresentatività?
Esatto. L'Alto Garda, a cominciare dai Comuni più grandi, deve imparare a lavorare assieme e proporre una visione di
futuro. La politica, quella vera, non la si fa suonando ai campanelli di casa e regalando bottiglie.
Altrimenti il rischio maggiore qual'è?
Di non far capire i propri progetti e la propria forza. E di non ottenere nulla.
Rassegna stampa gardesana
13/10/15
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dal TRENTINO
Avviato un comitato promotore, Riva in prima linea. Mosaner: «Aderiamo convinti al progetto»
Garda Patrimonio Unesco, sindaci schierati
di Matteo Cassol wALTO GARDA Parole, intenzioni, mozioni e bei proponimenti, però finora niente si è mosso dal
punto di vista sostanziale per candidare il lago di Garda a Patrimonio dell'umanità Unesco. Per questo una decina di
sindaci rivieraschi ha scelto di rompere gli indugi e dar vita a un comitato promotore per la "nomination", per provare
a far sì che il Benaco possa un giorno affiancare a tutti gli effetti il proprio nome alle Dolomiti e alle altre meraviglie
della natura o tesori dell'ingegno umano che compongono la lista dei siti valorizzati dall'organizzazione delle Nazioni
Unite per la scienza e la cultura, tutelati appunto come Patrimonio dell'umanità. Il primo incontro in tal senso è
avvenuto a Desenzano, su spinta del Comune locale, con il coinvolgimento anche di Riva, rappresentata dall'assessore
all'ambiente Massimo Accorsi (il sindaco Adalberto Mosaner era indisponibile per malattia). Presenti anche Sirmione,
Lonato, Padenghe, Manerba, Toscolano, Lazise, Castelnuovo e Gargnano. In occasione di questo appuntamento si è
deciso - che sia la volta buona? - di predisporre a tutti gli effetti una proposta di candidatura del più grande lago
italiano tra i siti del patrimonio naturale e culturale Unesco. Il Garda potrebbe inserirsi nella lista dell'Unesco alla
categoria dei "Paesaggi culturali", sezione che riunisce quei luoghi per i quali si riconoscono opere di pregio sia
dell'uomo che della natura. La convinzione è che il riconoscimento – tutt'altro che facile da ottenere, va detto, anche
solo per l'affollamento di richieste da parte dei pretendenti e per l'esclusività del titolo - potrebbe favorire una
gestione unitaria del territorio gardesano, attenta allo sviluppo e alla tutela del paesaggio e uno sviluppo urbanistico
intelligente. Inoltre, per la promozione turistica del territorio il marchio Unesco sarebbe un grande valore aggiunto. Lo
scopo del primo incontro tra i sindaci rivieraschi era di sondare l’interesse degli enti più direttamente coinvolti, per poi
estendere la proposta ad altri comuni dell’area gardesana con l'obiettivo di identificare l’identità e i confini
dell’eventuale sito Unesco. Il passo successivo dovrebbe essere quello di creare un tavolo di lavoro tecnico per il
dialogo con i ministeri italiani e l’Unesco. «Si è trattato - il commento del primo cittadino rivano Mosaner - di una
prima partenza. Proprio oggi (ieri, ndr) l'assessore Accorsi ne ha relazionato in Giunta e abbiamo intenzione di andare
avanti. Da parte nostra aderiamo quindi al percorso all'interno del comitato promotore a cui abbiamo deciso di
partecipare. Un percorso che va costruito e che non può avere la certezza di andare a buon fine. Partiamo dai comuni,
dopodiché vedremo chi tra i comuni stessi aderirà e - conclude il sindaco - se ci sarà la volontà condivisa di estendere il
tutto anche alla Provincia di Trento e alle Regioni Veneto e Lombardia».
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dalla GAZZETTA DI MANTOVA
All’assemblea in Provincia sindaci d’accordo con il Pirellone
«Fondere i tre esistenti è l’unico modo per avere altri aiuti»
Spunta il progetto di un Gal unico per il Mantovano
Rassegna stampa gardesana
MANTOVA Questione Gal ancora al centro dell’agenda politica provinciale. La Regione ha emanato la norma in base
alla quale entro fine anno i Gruppi di azione locale già costituiti dovranno essere sciolti e poi riformati in base a nuove
regole di erogazione dei fondi europei per l’agricoltura. La risposta locale non si era fatta attendere. Da parte del Gal
Oglio Po, uno dei tre operanti nel mantovano, si è dato incarico ad un legale di verificare la possibile continuazione,
con aggiustamenti, dell’attuale configurazione. Per quello dell’Alto Mantovano (Colline moreniche del Garda) la strada
percorribile potrebbe essere la fusione con il vicino Gal del Garda, in modo da creare una entità territoriale più vasta.
Per quanto riguarda infine quello dell’Oltrep Mantovano, il futuro non è ancora stato delineato con precisione. Per
fare il punto della situazione, ieri pomeriggio il presidente della Provincia Alessandro Pastacci ha convocato i sindaci
coinvolti di tutta la provincia. L’incontro è stato fissato a poche ore dall’assemblea del Gal Oglio Po nel quale si deve
decidere se partecipare lo stesso ai bandi europei, e quindi “forzare” contro l’interpretazione regionale, oppure no.
Dagli interventi dell’assemblea dei sindaci è spuntata l’idea, come unico obiettivo percorribile, di fare un Gal unico
della provincia di Mantova. Un progetto sostenuto da diversi sindaci che hanno anche chiesto all’amministrazione
provinciale di fare da guida per il futuro Gal. La Regione ha indicato in un numero ridotto, forse 10 ai posti degli attuali
16, i futuri Gal. Inoltre i contributi che saranno distribuiti, quelli derivanti dal programma di sviluppo rurale 2014-2020
“Sostegno allo sviluppo locale” non potranno essere destinati ai “vecchi Gal”, ma solo alle nuovi gruppi che si
riformeranno. Per questo, di fronte alla resistenza del presidente del Gal Oglio Po, Giuseppe Torchio, una parte dei
sindaci della zona (vicini alla Lega) si è dichiarata disposta a creare un Gal sulle nuove basi regionali. «Non ci sono
ragioni perché i territori dell’Oglio Po debbano perdere possibili risorse economiche – ha commentato il sindaco di
Commessaggio Alessandro Sarasini –. Questo Gal non può proseguire. Per questo abbiamo delineato una proposta
alternativa grazie all’aiuto del professor Pieretti, luminare dell’Università di Bologna». 16/10/15
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dal CORRIERE DELLA SERA
Venerdì 16 Ottobre, 2015
BRESCIA
Spettacolo «filofascista» al Musa L’Anpi attacca: si vuol rinverdire la Rsi
Comini: «Ho chiesto al presidente Guerri di spiegare come si utilizza la struttura»
«Voglio esprimere tutto il disappunto mio e dell’Anpi per quanto avvenuto sabato scorso 10 ottobre, quando il
presidente del Musa di Salò, Giordano Bruno Guerri, ha concesso che lì si svolgesse una rappresentazione teatrale dal
nome “Ignoto Militi” di Umberto Fabi del Lab Area 27, legato all’estrema destra. Alla rappresentazione, peraltro a
inviti personali in una struttura pubblica, era prevista la presenza di Ignazio La Russa e Alfredo Mantica. Una iniziativa
di chiaro orientamento parafascista seppur camuffata come una delle tante riconducibili alle celebrazioni per la prima
guerra mondiale. Il tutto in un territorio che non ha certo bisogno – anche per il turismo straniero – di rinverdire con
artifici furbeschi stagioni politiche condannate dalla Storia». Questa dichiarazione di Paolo Canipari, responsabile
dell’Anpi di Salò, è conseguente a quanto accaduto al Musa sabato scorso: una rappresentazione scenica, ispirata al
milite ignoto e messa a punto da un’organizzazione politica di destra.
Ed è proprio su questo punto che si scalda Gianpaolo Comini, che fa parte del consiglio di amministrazione del Musa:
«Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) invio una lettera al presidente Guerri in cui chiedo precise spiegazioni sull’uso
privato di una struttura pubblica senza il preventivo passaggio dal consiglio di amministrazione. Peraltro avevo già
segnalato l’inopportunità della doppia presidenza da parte di Guerri, relativamente al Musa e alla Fondazione Opera
pia Carità laicale. Senza nemmeno, non dico una consultazione, ma una comunicazione al Cda, Guerri ha aperto le
Rassegna stampa gardesana
porte a chi professa orientamenti smaccatamente filofascisti, come è facilmente verificabile su Facebook attraverso il
nome di Umberto Fabi, autore di questa messa in scena. Il mio disappunto mi aveva portato in un primo momento a
ipotizzare le mie dimissioni, ma sono tornato sui miei passi per non lasciare campo totalmente libero a chi si sta
muovendo in una direzione che va perlomeno monitorata con costante attenzione, e dopo questo “scivolone”,
chiamiamolo così, questa attenzione garantisco che aumenterà. Intanto, annuncio che mi opporrò energicamente
all’idea ventilata da Guerri di ottenere da suoi amici collezionisti materiale di vario genere riconducibili al duce e alla
Rsi. Se si vuole utilizzare il Musa come cavallo di Troia per certi sdoganamenti politici – vedi quanto sta accadendo a
Predappio – è bene che si sappia che le mura della città di Salò sono ben più alte di quelle di Priamo, anche se Cipani
non ne è il monarca. Anzi, il sindaco deve delle spiegazioni». Chiamato in causa, Gianpiero Cipani risponde che: «tanto
per cominciare, non ne sapevo niente».
Poi? «Poi non potevo in alcun modo interferire con una iniziativa che non coinvolgeva in alcuna maniera il comune».
Possibile che non le sia arrivato l’invito? «Di inviti ne ricevo a centinaia ogni anno. Questo non l’ho ricevuto, ma dico di
più: se mi fosse arrivato, avrei fatto dire dalla segretaria che non avrei partecipato, perché non voglio avere nulla a che
fare con personaggi come Gianluca Bonazzi. Tirarmi in ballo è assolutamente pretestuoso. Ma di che stiamo
parlando?». «Dovrà parlarne eccome, il sindaco, in consiglio comunale – dice Giovanni Cigognetti del Pd – perché
dovrà rispondere a una interpellanza». Dal suo buen retiro gardesano, Giordano Bruno Guerri minimizza il tutto,
qualificando senza senso la polemica sorta attorno a questa vicenda. «Premetto che non ho partecipato. A me è
arrivata la richiesta da parte di una associazione culturale chiamata Scenari armonici, che aveva messo in scena Ignoto
Militi con il patrocinio del Comitato nazionale per le commemorazioni del centenario della prima guerra mondiale.
Prima di dare il mio assenso mi sono fatto mandare il testo, in cui non ho trovato nulla di eccepibile sotto nessun
profilo. Per quanto riguarda poi l’accusa che non avrei convocato il Cda del Musa, credo sia perlomeno risibile. Che il
Lab 27 abbia utilizzato l’evento per scopi di altra natura è una responsabilità che non mi compete: compresi gli inviti –
peraltro disattesi – agli onorevoli La Russa e Mantica. Aggiungo che io amo i partigiani e la Resistenza, prova ne sia che
invito l’Anpi a proporre a sua volta iniziative culturali al Musa». Tutto finito, quindi? Nemmeno per idea. Se per
Canipari «Il Musa si è già distinto negativamente per i pulsanti che propongono due versioni sulla Rsi, come se possa
esserci una versione diversa da quella che ha condannato senza se e senza ma il fascismo», Cigognetti dà
appuntamento al prossimo consiglio comunale, invitando tutta la cittadinanza «perché è bene che si sappia che Salò
non è né sarà terra di conquista e riconquista da parte di nessuno».
Pino Casamassima
Venerdì 16 Ottobre, 2015
CORRIERE DEL VENETO – VERONA
Prefetture, stop al taglio Nuovo caso per le Province «Si riprendano le strade»
Intanto il consiglio mette sotto la lente Arpav e Veneto Agricoltura
venezia Chiudiamo gli enti inutili, viva gli enti inutili! Di cui pareva si potesse fare tranquillamente a meno, ma poi...
Accade con le Province e, a quanto pare, anche con le prefetture. È infatti di ieri la notizia, diffusa dal deputato
polesano del Pd Diego Crivellari, del ripensamento del governo circa la chiusura dei suoi uffici territoriali, a Rovigo
(ipotesi di fusione con Padova) come a Belluno (fusione con Treviso): «Non è stata formalizzata alcuna lista - ha scritto
Crivellari dopo un incontro con i ministri dell’Interno e della Funzione pubblica Alfano e Madia - le voci girate nei giorni
scorsi non hanno alcun fondamento». Voci uscite proprio dal ministero dell’Interno, confermate poi dai sindaci, dai
sindacati e dalle associazioni dei prefetti. E quindi? Marcia indietro? Raccontano che in corso d’opera il Viminale si
sarebbe accorto che la chiusura delle prefetture è in contrasto con i decreti attuativi della riforma Madia, quelli che
fanno proprio delle prefetture i futuri centri unici delle amministrazioni periferiche dello Stato. «È possibile valutare
eventuali tagli all’amministrazione centrale e non nei territori - continua Crivellari -, garantendo allo stesso tempo le
esigenze di riorganizzazione e quelle di spendig review . Il taglio delle sedi di cui era stata ipotizzata la chiusura
comporterebbe un risparmio di appena 6 milioni...». In attesa che i due ministeri chiariscano, si resta nel limbo.
Rassegna stampa gardesana
Un po’ come sta accadendo alle Province, chiuse sui giornali, poi riaperte ma senza politici, in via di svuotamento
(quanto alle casse di sicuro) ed ora riempite nuovamente di competenze dalla Regione, nel nome dell’autonomia.
Basti pensare che il governatore Luca Zaia vorrebbe andare perfino oltre quelle che erano le deleghe di un tempo,
restituendo agli «enti di mezzo» la gestione delle strade da anni affidate (con la sola eccezioni di Vicenza) a Veneto
Strade: «Tra poco scadranno le convenzioni, la prima è quella con Verona - spiega Zaia - a mio avviso Veneto Strade
dovrà continuare ad occuparsi delle strade regionali e del dissesto idrogeologico mentre le arterie provinciali devono
tornare in toto in capo alle Province, ovviamente con le risorse necessarie per gestirle». Sicuri che le Province le
rivogliano? Non è l’unico fronte aperto in vista dell’approvazione della legge di riordino in consiglio regionale (il
termine è il 31 ottobre), legge che ieri ha iniziato il suo iter in commissione Affari istituzionali (Zaia ha chiesto di «fare
in fretta») e che stanzia per l’esercizio delle funzioni fondamentali e di quelle delegate 28 milioni per quest’anno e 40
milioni all’anno per il 2016 e il 2017. «Tutti gli stipendi sono garantiti» assicura il vice presidente Gianluca Forcolin ma
la vicepresidente di Anci Elisa Venturini chiede anche garanzie per il Sociale: «Servono 7,5 milioni per quest’anno e
13,5 milioni per il 2016 e per il 2017». Cgil, Cisl e Uil invocano invece «un ridisegno organico degli assetti istituzionali e
un’attenzione particolare per i lavoratori delle Apt, della polizia provinciale e dei centri per l’impiego».
Sempre in tema enti «inutili» (o presunti tali), si segnala infine la decisione assunta in serata dalla Commissione di
controllo e vigilanza del consiglio di avviare una due diligence su Veneto Agricoltura, Arpav, Istituto Zoo Profilattico,
Parco Colli Euganei e Parco del Sile e sulle Ater. Guarda caso, proprio gli enti ufficiosamente citati nella legge voluta da
Zaia per facilitare i commissariamenti.
Ma.Bo.
Venerdì 16 Ottobre, 2015
CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO
Tassa di soggiorno, sì all’aumento Dallapiccola: richiesta dei territori
Impianti funiviari, via libera alla permuta delle azioni con asset
TRENTO Aumenta la tassa di soggiorno in cinque territori della provincia: Giudicarie esteriori (1,50 euro), Altopiano di
Pinè e valle di Cembra, valle di Non (un euro nei campeggi, 1,50 euro altrove), valle di Fiemme (2 euro), Trento monte
Bondone
e
valle
dei
Laghi
(1,5
euro).
Il via libera alla delibera sull’incremento dell’imposta è arrivato ieri dalla seconda commissione provinciale (contrari i
membri di minoranza), dopo l’illustrazione da parte dell’assessore al turismo Michele Dallapiccola. «L’aumento — ha
spiegato Dallapiccola — è consentito dalla legge ed è frutto della volontà dei territori». E ha aggiunto: «Le proposte di
incremento sono sostenute dai rappresentanti territoriali delle associazioni di categoria, contro la posizione dei loro
vertici provinciali, che giudicano molto negativamente questo aumento di imposta». Un riferimento, in particolare, al
caso di Trento, dove l’aumento dell’imposta per finanziare la gratuità della guest card ha provocato in queste
settimane più di un mal di pancia (con Dallapiccola che, nei giorni scorsi, si era schierato dalla parte degli albergatori).
Favorevoli i giudizi degli esponenti di maggioranza. De Godenz (Upt) ha promosso la differenziazione dell’imposta per
ogni ambito, «perché i territorio possono offrire servizi che hanno costi diversi». Giusto lasciar decidere i territori,
secondo Manica (Pd), così come per Ossanna e Giuliani (Patt). Tonina (Upt) ha ribadito l’importanza di «rispettare le
scelte compiuto dai territori su quest’imposta». Critico invece Degasperi (5 Stelle), contrario alla tassa di soggiorno,
mentre Fasanelli (Gruppo misto), pur apprezzando la decisione lasciata ai territori, ha bocciato la tassa: «Il Trentino
avrebbe
potuto
distinguersi».
Da parte sua, Dallapiccola ha chiarito che le risorse sosterranno le Apt di ambito e ha assicurato che nel 2016 il
finanziamento provinciale alle aziende turistiche diminuirà in maniera minore rispetto ai tagli subiti da tutti gli altri
capitoli
di
bilancio.
Via libera della commissione anche alla delibera della giunta sulle «nuove prospettive per gli interventi di Trentino
Sviluppo nel settore delle funivie». «I nuovi indirizzi provinciali — ha sottolineato Dallapiccola — mirano a distinguere
gli interventi di Trentino Sviluppo per le stazioni sciistiche di interesse locale e per le stazioni considerate strategiche.
Rassegna stampa gardesana
In sostanza, Trentino Sviluppo avvierà un percorso che sfocerà nella riduzione delle partecipazioni azionarie attraverso
la permuta delle azioni con asset infrastrutturali». Una mossa, ha proseguito l’assessore, «per contribuire a migliorare
le situazioni di bilancio delle società, in quanto vengono meno le componenti di ammortamento degli impianti e una
parte degli oneri finanziari a fronte di un canone di utilizzo che la gestione dell’azienda potrà fronteggiare meglio».
Definiti anche «degli indirizzi specifici per identificare, laddove possibile, i bacini di accumulo di acqua e i relativi
sistemi e reti di adduzione e distribuzione dell’acqua sul territorio quali beni strategici di cui la Provincia promuoverà
l’acquisizione tramite Trentino Sviluppo per prevederne una utilità non solo per il turismo». Soddisfatto De Godenz,
mentre Degasperi ha detto «no»: «Si tratta di risorse che non torneranno indietro».
Ma. Gio.
Mercoledì 14 Ottobre, 2015
CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO
Enti fieristici, «piccoli» uniti
Laezza guida la categoria: «Rete, strategia vincente»
trento La collaborazione in un’ottica di rete è ciò a cui devono puntare gli enti fieristici di dimensioni contenute in
Italia. È la riflessione di Giovanni Laezza, direttore generale di Riva del Garda Fierecongressi e coordinatore delle
piccole fiere italiane nell’ambito dell’Associazione italiana esposizioni. L’organismo nazionale ha fatto il punto
sull’attività
2015
e
presentato
le
iniziative
per
il
2016
nell’appuntamento
a
Roma.
Laezza rappresenta una categoria costituita da una ventina di enti fieristici, che schierano 500.000 metri quadrati
espositivi visitati nell’ultimo anno da più di un milione di visitatori. Ne fanno parte i poli di Riva, Bolzano, Bergamo,
Ferrara, Firenze, Sardegna, Sicilia, Genova, Forlì, Como, Pordenone, Longarone, Modena, Arezzo, Bastia Umbra.
«Abbiamo progettualità comuni — afferma il manager —. E confidiamo l’anno prossimo nel finanziamento del
governo, che sostiene gli enti fieristici italiani». La categoria, prosegue, mette in campo alleanze e economie di scala.
«Cerchiamo di evitare sovrapposizioni di date e merceologie che caratterizzano il mondo fieristico italiano.
Sviluppiamo in modo congiunto progetti interessanti e procediamo assieme, ad esempio per gli acquisti. Per la
moquette ad esempio». Riguardo alle sinergie, a maggio si terrà la Fiera dell’artigianato a Firenze. Ci saranno
partecipazioni dagli altri territori. Fierecongressi sta coinvolgendo l’Associazione degli artigiani trentini per portare una
rappresentanza locale.
Sabato 10 Ottobre, 2015
CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO
Turismo, tassa unica di 1,5 euro
Un’imposta di soggiorno unica per tutte le strutture ricettive sul territorio d’ambito, pari a un euro e mezzo a persona
per pernottamento. È la proposta condivisa dai Comuni rappresentati nell’Azienda di promozione turistica Trento,
monte Bondone e valle dei Laghi: oltre al capoluogo sono Aldeno, Cimone, Garniga, Vezzano, Terlago, Padergnone,
Lasino, Calavino e Cavedine. Il suggerimento, avallato tramite delibera dalla giunta del Comune di Trento, è rivolto alla
Provincia a cui spetta la decisione in base alla legge che istituisce la tassa, che decorrerà dal primo novembre. Il
progetto, licenziato all’unanimità dai municipi e con una sola astensione dal cda dell’Apt, prevede l’utilizzo dei
proventi per concedere la guest card agli ospiti. «L’idea è stata condivisa con gli operatori» afferma Roberto
Stanchina, assessore al turismo di Palazzo Thun. «La carta dà diritto a trasporti pubblici e entrate nei musei gratuiti
oltre ad altri vantaggi. Si tratta di una risorsa di sistema che va fatta conoscere e che porta sviluppo alla rete turistica
trentina».
La
decisione
L’esecutivo guidato dal sindaco Alessandro Andreatta ha ritenuto «opportuno — si legge nella delibera —, in accordo
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con l’Azienda per il turismo, richiedere l’aumento dell’imposta provinciale passando dalle misure citate dal
regolamento di esecuzione a una misura unica di 1,5 euro per pernottamento, uguale per tutte le strutture ricettive».
Si chiede quindi di superare le tariffe modulari previste dal regolamento: da 0,70 a 1,30 euro a persona per
pernottamento. L’importo varia in base alla categoria della struttura (bed&breakfast, hotel di due, tre, quattrocinque stelle). La legge permette in teoria una modulazione che parte da 0,50 e arriva a 2,50. I municipi del territorio
Trento-Bondone-valle dei Laghi hanno optato per una soluzione mediana. Come prevede la normativa, la tassa si
applica fino alla decima giornata del soggiorno. La proposta d’ambito passa ora a Piazza Dante. L’ultima parola spetta
alla
giunta
provinciale.
I
vantaggi
«La tariffa unica è un valore aggiunto» precisa Stanchina. «In questo modo, tutti gli albergatori potranno offrire senza
oneri la guest card ai loro ospiti. Questi ultimi avranno a disposizione tutti i vantaggi della carta. Musei gratis, a partire
da Muse e Mart. Idem per i castelli. E viaggi gratis su tutti i trasporti pubblici in Trentino, treni compresi, e perfino sui
traghetti sul Garda». L’assessore pensa che l’impostazione decisa dall’ambito sia una strategia vincente per il turismo.
«Per la città, il monte Bondone e la valle dei Laghi l’offerta è molto importante». Utile anche a limitare la concorrenza
data dal sito Airbnb, che sta spopolando in provincia (Corriere del Trentino di giovedì). «Le medie di soggiorno con
Airbnb sono basse. E con solo 1,5 euro il turista paga ad esempio l’entrata al Muse. È molto più conveniente l’offerta
tradizionale»,
conclude.
Stefano Voltolini
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ALTRE FONTI
Prosegue il ciclo di eventi programmati per i 450 anni dell’Ateneo di Salò.
Ateneo di Salò: 450 anni di storia “Il Garda e il cinema”
15/10/2015 in Attualità
A Salò
Parole chiave: Ateneo di Salò - Comunità del Garda
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Di Redazione
In collaborazione con il Liceo “E. Fermi” di Salò, che celebra il suo 50° Anniversario, e la Comunità del Garda, segreteria
organizzativa, Nino Dolfo (Corriere della Sera, Brescia) animerà per studenti e i graditi ospiti che vorranno intervenire
un’interessante conversazione sul “Il Garda e il cinema”.L’appuntamento è fissato nella sede del Liceo “E. Fermi” per
sabato 17 ottobre prossimo, alle ore 10:00. L’entrata è libera, sino ad esaurimento posti.Semplice quinta scenografica
o paesaggio dell’anima? Lo spazio è protagonista del racconto e interloquisce con i personaggi, restituendo temperature emotive individuali e memorie collettive. Possiamo dire che il Garda è un luogo del cinema, un set a cielo aperto
che ha contribuito alla costruzione di un immaginario e magari può diventare meta di movie tourism? Attorno al lago,
o nell’immediato entroterra, il grande circo del cinema (intellettuali e scribi, attori, registi e maestranze, ciak…) hanno
lasciato il segno di una presenza visibile o fuori testo: da D’Annunzio sceneggiatore a Luigi Comencini, nativo salodiano; da Visconti (“Senso”) a Olmi (“Un certo giorno”), da Gianni Serra a Franco Piavoli a Silvano Agosti, senza dimenticare la “Claretta” di Pasquale Squitieri, la grande fiction Rai di Alberto Negrin (“Io e il Duce”), l’avventura pionieristica,
sia creativa che imprenditoriale, di Angio Zane che, oltre a giare i noti caroselli, ebbe il merito di progettare e realizzare un cinema per ragazzi. Una storia di passaggi furtivi, di occasioni mancate e di oblio, ma anche di risorse umane e
del territorio. Che non è mai stata completamente scritta e che forse ha una chance di futuro.
M5S: quel silenzio sugli ordigni in fondo al lago
Scritto da: redazione
2015/10/15 10:12 AM
LAGO DI GARDA – I deputati bresciani del Movimento 5 Stelle presentano un’interrogazione parlamentare al Ministro
della Difesa sulle bombe Nato sganciate nel lago nel 1999 durante la guerra nei Balcani.
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«Da ben 16 anni, vale a dire da quando, durante la guerra dei Balcani, un velivolo militare americano diretto a Ghedi
sganciò alcuni ordigni all’interno del lago di Garda, sui fondali del lago permangono reperti e materiali di incerta
composizione, tanto da indurre alcuni esperti ad ipotizzare anche la presenza di uranio impoverito ed altri metalli
altamente nocivi per la salute e l’ambiente».
Lo affermano i deputati bresciani del Movimento 5 Stelle Tatiana Basilio, Ferdinando Alberti, Claudio Cominardi e
Giorgio Sorial, commentando la presentazione di una interrogazione parlamentare, a prima firma Basilio, diretta
al Ministro della Difesa Pinotti ed avente ad oggetto la presenza sui fondali del Lago di Garda di ordigni bellici risalenti
al 1999.
Gli ordigni furono sganciati nel lago il 16 aprile 1999, in piena guerra del Kosovo, da un F-15 Nato in emergenza
carburante diretto all’aeroporto militare di Ghedi.“Già il 17 giugno scorso – prosegue la deputata Basilio – presentai
una interrogazione parlamentare diretta ai Ministri dell’Ambiente e della Difesa, senza ricevere alcuna risposta da
parte dei rappresentanti del Governo interpellati. Oggi, a distanza di circa quattro mesi da tale iniziativa, abbiamo
ritenuto opportuno sollecitare nuovamente il dicastero della Difesa con un secondo atto di sindacato ispettivo,
affinchè il Ministro Pinottifornisca finalmente risposte esaurienti su avvenimenti che attendono chiarezza da 16
anni e che possono risultare particolarmente nocivi per l’ambiente e per la salute dei nostri concittadini”. Così
concludono i parlamentari.
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Area Blu – 09.10.15
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A cura dell’Ufficio Stampa della
COMUNITÀ DEL GARDA
Villa Mirabella
Via dei Colli 15
25083 Gardone Riviera (BS)
Tel. +39 0365 290411 - Fax +39 0365 290025
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Rassegna stampa 10 - 16 ottobre 2015