ATTUALITÀ
Obiettivo +3%
Ma vale solo
per i donatori?
F
inito il 2009 si fanno come sempre i conti; poi si
guarda avanti cercando di capire cosa ci possiamo
attendere nel 2010 e quindi come attrezzarci meglio.
Ma è sempre più difficile! Le difficoltà non vengono
solo dall’oggettiva possibilità di azzeccare le previsioni, ma anche dalla sensazione che siamo lasciati sempre più soli a pensare agli ammalati, ad evitare di finire senza scorte in mezzo a drammatiche emergenze.
La dura lezione del 2009
A
bbiamo tenuto, ma… Come si vede dai diagrammi i consumi sono schizzati in modo
imprevisto e imponente: +6,3%, pari a 13.834 unità
di emazie in più. È il maggior incremento annuale
dal 1996. Le donazioni sono aumentate di 4.013
unità di sangue, +1,6% rispetto al 2008! E pensare
che all’inizio del 2009 avevamo dato l’indicazione
che bastava l’incremento di solo +1%. Cilecca!
Punto. In effetti non era prevedibile un incremento
di tali proporzioni, al massimo un +3%. Sta di fatto
che ora ci ritroviamo con un margine operativo
ridotto di quasi 10.000 unità, che rischia di scomparire se nel corso del 2010 ci sarà un ulteriore analogo
incremento dei consumi. E allora sarà piena emergenza! Perché i dati ci dicono che l’incremento medio
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dei consumi di sangue in Veneto negli ultimi 10 anni
sta passando da circa il +3% a quasi il +4% annuo.
L’incremento medio delle donazioni sta compiendo il
percorso inverso: dal +3% annuo sta riducendosi
verso il +2%. E questo getta un’ombra lunga sui
prossimi anni; saranno anni difficili.
Obiettivo 2010: +3,1%, sperando basti
N
ella riunione del 24 novembre 2009 la CRST
(Commissione Regionale per il Servizio trasfusionale) ha fissato l’obiettivo 2010 al +3,1%, pari a
circa 7.700 donazioni in più rispetto al 2009. E’ un
obiettivo assai impegnativo, ma necessario; anzi alcuni incrociano le dita mormorando “speriamo che
basti”. Certamente va considerato “obiettivo minimo!”. E dunque rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare. Andiamo a donare! Facciamo campagne promozionali per trovare nuovi donatori, sia
“nostrani” che “foresti”, cioè lavoratori immigrati.
Campagne per convincere i nostri donatori ad
Non basta l’impegno di volontari e Avis
P
er raggiungere l’obiettivo è però necessario anche
l’impegno di tutti gli altri attori del sistema, dai
sanitari che operano nei Centri trasfusionali ai dirigenti delle aziende sanitarie. Per una serie di fattori sive attese e perdite di tempo prima di rilasciare l’idopolitici ed economici, sono proprio le aziende sanita- neità a donare. Abbiamo chiesto maggiori aperture
rie a ridurre gli investimenti nelle strutture trasfusio- domenicali e prefestive e di ridurre i tempi per rilanali, in particolare nel personale che materialmente è sciare l’idoneità ai nuovi donatori entro il mese dalla
addetto alla selezione dei donatori e alle donazioni. presentazione. Abbiamo inoltre chiesto che le azienViene ridotto il numero
de sanitarie e i loro
degli operatori e vengono
Direttori Generali si comImpegno di tutti gli attori
ridotte le ore di lavoro
portino con coerenza
extraorario per gli operadel sistema, oppure si rischia rispetto alle indicazioni
tori che ci sono e che le
del 4° Piano Sangue e
fanno per garantire l’agiPlasma Regionale, procebilità delle sale prelievo. Il risultato è un irrigidimen- dendo speditamente verso la costruzione dei
to sugli orari di apertura dei Centri trasfusionali, con Dipartimenti Provinciali strutturali, senza creare tenriduzione delle aperture domenicali e allungamento sioni, anzi risolvendole. L’opposto di quello che
dei tempi già ora eccessivi per rilasciare l’idoneità ai avviene ad esempio in provincia di Vicenza dove
nuovi donatori. In pratica un servizio trasfusionale alcuni Direttori Generali emanano proclami sulla
meno amichevole e sempre più stressato... L’opposto stampa in aperto contrasto con le norme emanate dal
di quello di cui avremmo bisogno! E già qualcuno si Consiglio regionale veneto, pur essendo solo dei dirichiede a che gioco giochiamo; ma non è affatto un genti dipendenti della Regione stessa e non i propriegioco. Quando un ammalato ha bisogno di sangue tari delle aziende sanitarie pubbliche, e dopo essersi
significa che è in pericolo di vita; e se c’è bisogno di impegnati con Avis e Fidas a risolvere i dissidi interasangue non possiamo dargli altro che il sangue di un ziendali in modo riservato senza coinvolgere l’opiniodonatore, altrimenti rischia drammatiche conseguen- ne pubblica. L’assessore Sandri ci ha apertamente rinze, anche fatali. Tutti dobbiamo sentire l’imperativo
di fare tutto ciò che è possibile per evitare di trovarci
con le emoteche vuote in emergenza.
ATTUALITÀ
aumentare la frequenza delle donazioni. Lavoro promozionale nelle scuole con i giovani sia per indurli a
non cedere sui comportamenti a rischio, sia per invogliarli già a diventare i futuri donatori. Ma non basta.
È necessario attivare in tutto il Veneto gli Uffici di
Chiamata Avis abituando i donatori a rispondere alla
chiamate telefoniche o via sms, anche con attivazione delle agende elettroniche per ridurre le inutili attese al Centro Trasfusionale. Bisogna cambiare passo!
L’incontro urgente con l’Assessore
R
ichiesto da Avis, martedì 23 febbraio c’è stato un
incontro pacato e spassionato in Palazzo Balbi a
Venezia fra i nostri dirigenti regionali e provinciali
con l’ing. Sandro Sandri, Assessore regionale alle
Politiche sanitarie, affiancato dal dott. Francesco
Pietrobon, dirigente dell’Agenzia Regionale Sociosanitaria, e dal dott. Antonio Breda, direttore del
Coordinamento regionale per le attività trasfusionali
(CRAT). E’ stato un coro unanime: il problema non
sono i donatori e le loro associazioni, ma l’insufficiente accoglienza dei Centri trasfusionali, carenti di
personale, che obbligano a lunghe attese e talora
respingono i nuovi donatori costringendoli ad ecces7
ATTUALITÀ
graziato per il lavoro che stiamo compiendo, prezioso ed insostituibile, ma dopo averci spiegato le evidenti difficoltà normative ed economiche che provengono anche dal governo nazionale non ci ha in
definitiva rassicurato sull’incremento del personale
nei Centri trasfusionali, né sull’utilizzo di istituti contrattuali che potrebbero aumentare l’impegno professionale dei sanitari già in servizio. Inoltre ci ha fatto
presente che la scadenza del mandato, con il rinnovo
elettorale, non gli consente di costruire progetti per
l’intero anno. Al di là del giusto e doveroso riconoscimento per la leale e positiva collaborazione, la delusione nei nostri dirigenti associativi per il sostanziale
nulla di nuovo è palpabile. Avis non è il sindacato dei
donatori, ma un’associazione di Volontariato nata per
garantire l’autosufficienza di sangue, emocomponenti e plasmaderivati. Non è l’Avis ad avere il problema
del sangue, anzi è l’associazione che volontariamente
e gratuitamente se ne fa carico per risolvere il problema a chi ce l’ha davvero: i nostri ammalati. Per far
questo collabora pienamente con le autorità politiche
e sanitarie che hanno lo scopo istituzionale di provvedere alle cure degli ammalati. Ma non nascondiamo
le nostre perplessità: l’impressione di un insufficiente
impegno, di una inadeguata attenzione alle problematiche trasfusionali, di fronte ad un incremento
importante delle necessità di trasfusioni, ci fa temere
l’arrivo di una seria emergenza sangue e ci impone
un’approfondita riflessione.
L’accreditamento della raccolta Avis.
Difficoltà, ma pure grande opportunità
L
a raccolta del sangue gestita direttamente da Avis,
che vale circa il 13% delle donazioni fatte in
Veneto, viene gestita dalle Avis provinciali di Treviso,
Venezia e Padova. La raccolta domenicale sul territorio, fuori dalle sedi dei Centri Trasfusionali, viene in
questi mesi per la prima volta in assoluto sottoposta
ad un rigoroso processo ispettivo-prescrittivo regionale, per verificare il rispetto delle norme tecnichesanitarie da poco emanate. Si tratta di una doverosa
verifica e messa a punto che comporta però un notevole dispendio di energie per i dirigenti associativi e
di risorse economiche per le obbligatorie azioni di
messa a norma dei punti di raccolta. Alcune sedi
inoltre, non di proprietà Avis, risultano impossibili
da essere messe a norma e vengono proprio in queste
settimane definitivamente precluse a questa attività
dagli ispettori regionali.
Questo comporta reazioni negative da parte dei
donatori, abituati a donare all’ombra del proprio
campanile; basta parlare con i presidenti delle Avis
comunali e provinciali coinvolte. Tuttavia il percorso
dell’accreditamento ci sta obbligando a rivedere tutta
la nostra organizzazione tecnica-amministrativa,
dalle strumentazioni ai trasporti al personale; ci sta
facendo costruire un approccio più moderno e razionale; alla fine questo faticoso e difficile processo si
può tramutare in una grande ed inedita opportunità.
Se le autorità si dimostrano non all’altezza della
situazione, il Volontariato del Sangue, in primis Avis,
è chiamato a riprendere le redini della gestione della
raccolta del sangue proponendosi quale alternativa
credibile nella gestione delle Unità di raccolta territoriali, senza abbandonare l’impegno a sostenere i
Centri Trasfusionali pubblici, più dedicati tuttavia
alla medicina trasfusionale verso gli ammalati, sempre più complessa e specializzata; ai SIT pubblici
comunque spetta il controllo tecnico-organizzativo
della raccolta Avis e ad essi deve comunque essere
conferito il sangue raccolto da Avis.
L’estensione della raccolta diretta in convenzione,
una volta ultimati i percorsi dell’accreditamento, può
anche portare ad una vera azienda sociale Avis, non
profit, unica regionale, che occupi gli spazi abbandonati dal servizio pubblico, qualora questi non si
dimostrasse più interessato a gestirli, appunto concentrandosi sulla Medicina Trasfusionale più complessa e specialistica.
Conclusioni
Non ci sono dubbi: donare, donare, donare… e far
donare. Portare nuovi donatori. Rispondere alle chiamate, perché se arrivano vuol dire che c’è qualcuno/a
che ha bisogno, un grande bisogno di vita. Seguire
con pazienza e fiducia il difficile lavorio dei nostri
dirigenti comunali, provinciali e regionali. Stiamo
davvero traghettando la nostra associazione dal vecchio al nuovo secolo; non è affatto facile, ma avvincente… se riusciamo a far bene il risultato sarà splendido prima di tutto per i nostri ammalati.
Bernardino Spaliviero
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