marzo 2013
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Il futuro dei cereali nel mercato 2013
ATTUALITÀ
L
’elevato livello dei prezzi dei cerali ed in particolare del mais, ha
negli ultimi due anni spinto gli
agricoltori ad incrementare le semine di questi prodotti. Ciò nonostante, la siccità che nel 2012 ha colpito
Sud America e Stati Uniti ha fatto sì
che la produzione mondiale di mais
sia diminuita del 3,2% e che di conseguenza, gli stock finali si attesteranno a soli 118,04 milioni di tonnellate, con una riduzione del 9,9%
rispetto alla precedente campagna.
Se consideriamo che il mais è il cereale più utilizzato sul pianeta, le
stime dei consumi per la campagna
2012/2013 superano infatti gli 860
milioni di tonnellate, è facile intuire perché i prezzi di questo cereale
si siano mantenuti negli ultimi 12
mesi su livelli mediamente elevati
e come mai quotazioni ed future
siano costantemente in tensione.
Una “soluzione” potrebbe arrivare
dal raccolto 2013 del Sud America
poiché, i produttori brasiliani attirati
da prezzi interessanti hanno incrementato notevolmente la superficie
investita a mais e conseguentemente, rispetto al 2012 i trader si
attendono una maggiore disponibilità del prodotto con una relativa
discesa dei prezzi. Oggi i futures
del mais a 6 mesi sono dati infatti a ca. 190 euro/t contro la quotazione attuale di ca. 240 euro/t.
Questa grandi linee la situazione
mondiale, e in Italia? Da noi l’andamento del prezzo del mais sta inevitabilmente indirizzando su questo
prodotto superfici che in precedenza erano solitamente investite ad
altri cereali. A farne le spese sono
i cereali autunno-vernini, frumento e orzo, e il riso. In particolare quest’ultimo sconta anche due
anni di quotazioni assolutamente
insoddisfacenti che, non coprono neppure i costi di produzione.
Di conseguenza, dopo un calo delle
superfici investite a riso di ca. il 4%
nel 2012, ci stiamo avviando verso la
nuova campagna 2013 con una ulteriore riduzione delle superfici che,
a livello nazionale, si contrarranno
quasi certamente di ca. il 10%.
Cosa comporterà, dal punto di vista dei prezzi, questo travaso di
superfici da riso, frumento e orzo
a mais? È possibile ipotizzare che,
se si confermasse lo spostamento,
ci troveremo tra qualche mese con
livelli di prezzo del mais più bas-
si di quelli attuali e quotazioni del
riso più rispondenti al vero valore
di questo cereale. Siamo però nel
campo delle ipotesi e, se per quanto concerne il mais nel formulare
delle previsioni possiamo avvalerci
del trend dei future sul CBOT, la
Borsa di Chicago, (che per le quotazioni di questo prodotto la fa da
padrone), nel caso del riso, tenuto conto che gli scambi mondiali
sono ridottissimi, dobbiamo basarci
essenzialmente sul mercato interno che è molto influenzato dalle
politiche di acquisto del prodotto
e poi di commercializzazione delle
nostre industrie di trasformazione. Quindi, dal momento che l’industria
di trasformazione afferma che le
attuali quotazioni del risone sono
depresse per colpa della crisi, non
ci rimane che sperare in una ripresa dei consumi sia sul mercato
nazionale che su quelli comunitari
viceversa, non basterà la riduzione
delle superfici a ridare ossigeno ai
nostri risicoltori. Ci rimane però un
dubbio da sciogliere, se i consumi
sono diminuiti perché il prezzo del
riso allo scaffale è rimasto invariato?
Luigi Simonazzi
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