IMPIANTO IDROELETTRICO DI ROSAZZA
Oggetto:
DOMANDA DI CONCESSIONE DI DERIVAZIONE DI ACQUE SUPERFICIALI
DAL TORRENTE CHIOBBIA
Regione Piemonte – Provincia di Biella
Comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
Documentazione di progetto:
Elaborato:
RIG.02
Autorizzazione per interventi di modifica e /o trasformazione del
suolo in zone sottoposte a vincolo idrogeologico.
RELAZIONE GEOLOGICO-TECNICA: potenziamento
linea MT esiste
EMISSIONE
COMMESSA
PRESENTAZIONE
Rosazza_RIG
Data
Redazione
Sigla
REVISIONE 1
Data
Settembre 2013
Verifica
Controllo
Timbro e firma dei professionisti responsabili:
SIPEA srl
REVISIONE 2
Sigla
Data
Sigla
SOMMARIO
1
OBIETTIVI DELLA RELAZIONE ............................................................................................ 3
2
NORMATIVA DI RIFERIMENTO............................................................................................. 4
3
INQUADRAMENTO DELLE OPERE DI PROGETTO ............................................................. 5
4
DESCRIZIONE DEI MANUFATTI E ATTIVITA’ DI CANTIERE .............................................. 9
5
BILANCIO DEL MATERIALE SCAVATO ............................................................................. 14
6
QUADRO AMBIENTALE ...................................................................................................... 16
6.1
Geologia ............................................................................................................................................. 16
6.2
Pericolosità geomorfologica e classe di idoneità all’utilizzazione urbanistica ............................... 21
6.2.1
P.A.I. (Piano Stralcio per l' Assetto Idrogeologico del bacino del Po) ................................... 21
6.2.2
Piano Territoriale Provinciale (PTP).......................................................................................... 22
6.2.3
Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) ........................................................................ 24
6.3
Acque sotterranee ............................................................................................................................. 27
6.4
Caratterizzazione geologico-tecnica dei materiali ........................................................................... 29
7
ULTERIORI VINCOLI AMBIENTALI E DESTINAZIONE DA PRGC ..................................... 31
8
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ....................................................................................... 33
2
Relazione Idrogeologica
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
OBIETTIVI DELLA RELAZIONE
Il presente documento, quale parte integrante del progetto denominato “Impianto Idroelettrico di
Rosazza” nei Comuni di Rosazza e Piedicavallo (BI) per derivazione di acque del Torrente
Chiobbia presentato da SIPEA s.r.l. nell’ambito dell’avvio delle procedure di Valutazione di Impatto
Ambientale e di Autorizzazione Unica ai sensi del D.Lgs. 387/03 ss.mm.ii., è stato redatto a
supporto dell’istruttoria per il rilascio dell’autorizzazione allo svincolo idrogeologico relativamente
alla realizzazione di nuova linea esercita alla tensione nominale di 15 kV in cavo cordato aereo ed
in cavo sotterraneo fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca (BI) per il
potenziamento della capacità della rete MT di Enel Distribuzione, in quanto parte del tracciato
dell’elettrodotto di progetto insiste su aree sottoposte a vincolo ai sensi del R.D.L. 30 dicembre
1923, n.3267.
Sulla base dei contenuti di cui all’art. 1 del su citato decreto-legge e del successivo regolamento di
applicazione approvato con R.D.L. 16 maggio 1926, n. 1126 che sottopongono a tutela ‘le aree
territoriali che per effetto di interventi quali, ad esempio, "disboscamenti o movimenti di terreno"
possono, con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle
acque’ ne deriva che il vincolo, in generale, non preclude la possibilità di eseguire interventi sul
territorio, ma è cogente in quanto subordina l'intervento all'ottenimento di una specifica
autorizzazione da parte dell’Autorità competente che nel caso in questione, svolgendosi il progetto
sul territorio di tre distinti comuni, è l’Ente Provinciale.
Obiettivo della relazione sarà pertanto quello di procedere ad una disamina dettagliata del locale
assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e idraulico al fine di valutare la compatibilità degli
interventi di progetto con la stabilità complessiva dell’area e le matrici ambientali.
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Relazione Idrogeologica
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Si riporta di seguito un elenco non esaustivo dei principali riferimenti normativi in materia di vincolo
idrogeologico:
Regio Decreto-Legge 30 dicembre 1923, n. 3267 - Riordinamento e riforma della
legislazione in materia di boschi e di terreni montani (G. U., 17 maggio, n. 117)
Regio Decreto-Legge 16 maggio 1926, n. 1126 - Approvazione del regolamento per
l'applicazione del R.D.L. 30 dicembre 1923, n. 3267 concernente il riordinamento e la
riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”
Legge Regionale 9 agosto 1989, n. 45 - Nuove norme per gli interventi da eseguire in
terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici - Abrogazione legge regionale 12 agosto
1981, n. 27 (B.U. 23 agosto 1989, n. 34)
D.G.R. del 3 ottobre 1989, n. 112-31886 L-R. 9 agosto 1989, n. 45 - “Nuove norme per gli
interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici – Abrogazione
della L.R. 12 agosto 1981, n. 27. Definizione della documentazione (art. 7)” (B. U. 15
novembre 1989, n. 46)
L.R. 26 aprile 2000, n. 44 – “Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo
31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle
Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59 '” (B.U.
3 maggio 2000, n. 18)
L.R. 10 febbraio 2009, n. 4. (Testo coordinato) – “Gestione e promozione economica
delle foreste” (B.U. 12 febbraio 2009, suppl. al n. 6) modificata da L.R. 22/2009, L.R.
30/2009, L.R. 14/2010, L.R. 09/2011
L.R. 4 dicembre 2009, n. 30 – “Assestamento al bilancio di previsione per l'anno
finanziario 2009 e disposizioni di natura finanziaria” (B.U. 7 dicembre 2009, n. 48)
Circolare Regione Piemonte n. 4/AMD del 3 aprile 2012 - Legge Regionale 9 agosto
1985, n. 45 (Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per
scopi idrogeologici). Note interpretative e indicazioni procedurali.
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
INQUADRAMENTO DELLE OPERE DI PROGETTO
L’elettrodotto di progetto, realizzato per il potenziamento della capacità di rete di ENEL
Distribuzione nel tratto di valle Cervo compreso fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e
Sagliano Micca (BI) nell’ambito del progetto di realizzazione dell’impianto di produzione di energia
da fonte rinnovabile (idraulica) che la società SIPEA s.r.l. intende attivare in destra idrografica del
Torrente Cervo in comune di Rosazza (Provincia di Biella), seguirà il tracciato indicato nella
planimetria di figura 1 di seguito proposta.
Sarà costituito da un primo tratto in cavo sotterraneo, di lunghezza circa 36,5 m in comune di
Sagliano Micca lungo il tratto in sponda sinistra del T. Cervo antistante la centrale idroelettrica a
sud della frazione Bogna, e da un tratto in cavo cordato aereo (lunghezza circa 2.430 m) che si
svilupperà lungo il fondovalle del T. Cervo, fra i comuni di Quittengo e San Paolo Cervo, in
parallelismo con la linea aerea MT a cavi nudi esistente e la carreggiata della S.P. 100 fino alla
centrale idroelettrica in loc. Mulino Pianelli a NE della frazione Driagno.
Figura 1 – Corografia generale di inserimento nuovo tracciato linea MT (base topografica CTR Regione
Piemonte – Sezioni 093090-093130)
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
Nelle successive figure 2 e 3 si propone l’inserimento delle opere di progetto su planimetria di
individuazione delle aree in vincolo idrogeologico estratta dal SIT della Provincia di Biella.
Figura 2 – Inquadramento elettrodotto di progetto su cartografia vincolo idrogeologico (estratto SIT Provincia
di Biella) (tratto compreso fra i pali di sostegno n. 26 e n. 12)
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
Figura 3 – Inquadramento elettrodotto di progetto su cartografia vincolo idrogeologico (estratto SIT Provincia
di Biella) (tratto compreso fra i pali di sostegno n. 13 e n. 1)
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Come emerge dall’esame delle figure 2 e 3 su citate il tracciato della linea di potenziamento
prevista insiste per la quasi totalità del suo sviluppo planimetrico su aree gravate da vincolo
idrogeologico; sono esclusi dal vincolo i tratti sotto indicati:
I.
tutto il tratto iniziale in cavo sotterraneo fra il punto di connessione alla rete MT esistente ed
il palo di sostegno di progetto n. 1 a margine della carreggiata della S.P. 100 in comune di
Sagliano Micca (lunghezza circa 36,5 m);
II. la prima campata del tratto aereo dal palo di sostegno di progetto n. 1 alla sponda destra
del T. Cervo (lunghezza circa 63,0 m);
III. la campata del tratto aereo fra i pali di sostegno di progetto n. 16 e n. 17 (lunghezza circa
68,0 m);
IV. la campata del tratto aereo fra i pali di sostegno di progetto n. 17 e n. 18 (lunghezza circa
58,0 m);
V. il tratto finale aereo dal palo di sostegno di progetto n. 26 all’innesto sul palo esistente a
monte della centrale idroelettrica in loc. Mulino Pianelli (comune di San Paolo Cervo).
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DESCRIZIONE DEI MANUFATTI E ATTIVITA’ DI CANTIERE
Si propone di seguito una descrizione semplificata delle principali caratteristiche tecnico-costruttive
dei manufatti di progetto e delle attività di cantiere prevedibili al fine di poter meglio valutare la loro
compatibilità con il locale assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e idraulico oltre che
con la stabilità generale dei siti e con le matrici ambientali.
Il potenziamento della rete elettrica nazionale avverrà tramite realizzazione di nuova linea esercita
alla tensione nominale di 15 kV in cavo cordato aereo ed in cavo sotterraneo secondo il tracciato
identificato in figura 1.
Tale soluzione prevede la realizzazione di:
- linea in cavo sotterraneo Al 150 mm2 su terreno naturale/rimaneggiato: lunghezza circa 36,5 m;
- linea in cavo cordato ad elica aereo Al 150 mm2, comprensiva di sostegni e relative fondazioni:
lunghezza circa 2.430,0 m
- installazione n. 1 dispositivo di sezionamento motorizzato da palo su linea aerea esistente.
Sono altresì previsti interventi sulla rete esistente consistenti in:
- MT-modifica palo di derivazione;
- MT-modifica palo derivazione per potenziamento.
Il sostegno della linea aerea sarà garantito dalla realizzazione di 26 nuovi pali in lamiera saldata a
sezione poligonale di altezza fuori terra 12 m (con possibile impiego eccezionalmente di pali fino a
16 o 18 m) infissi nel terreno con idoneo blocco di fondazione in calcestruzzo armato.
Per quanto concerne l’accessibilità alle aree di lavorazione verrà utilizzata la rete viabilistica
esistente interpoderale, comunale e sovracomunale; per le operazioni di allestimento del nuovo
elettrodotto non è quindi richiesto né prevedibile il supporto e la predisposizione di un’area di
cantiere vera e propria.
Infatti, dato che i sostegni saranno del tipo monostelo tubolare, la trasmissione dei carichi
strutturali (di compressione e trazione) dal sostegno al sottosuolo e l’immorsamento del palo
stesso al terreno saranno adeguatamente garantiti da fondazione a blocco unico (utilizzabile su
terreni normali di buona o media consistenza) costituita da un blocco di calcestruzzo armato a
base quadrata, simmetrica rispetto al proprio asse verticale, poggiante direttamente sul fondo dello
scavo.
All’interno della fondazione verranno posti dei tirafondi atti ad ancorare il tronco di base del
sostegno tubolare.
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Sulla base di quanto detto appare evidente che per la formazione di ogni singolo palo di sostegno
la fase cantieristica è limitata, di fatto, all’apertura del catino di scavo per l’alloggiamento del
monoblocco di fondazione; durante tale fase il materiale inerte movimentato verrà depositato nei
pressi dei singoli sostegni, in forme di cumuli separati per lo scotico vegetale e per il materiale
inerte granulare, per il tempo strettamente necessario al montaggio della base e getto delle
fondazioni.
Dopo la formazione dell’impronta di scavo si procede con il montaggio delle casserature, il loro
accurato livellamento, la posa dell'armatura di ferro di base e il getto del calcestruzzo.
Trascorso il periodo di stagionatura del getto, che a seconda del tipo di calcestruzzo impiegato può
variare tra 36 e 72 ore, si procede al disarmo delle casserature, al montaggio del sostegno
(composto, oltre che dalla fondazione, da vari tronchi, dalla testa – della quale fanno parte le
mensole a trave e gli armamenti, cioè l’insieme di isolatori e morsetteria che consentono di
ancorare meccanicamente i conduttori al sostegno pur mantenendoli elettricamente isolati da esso
- e dal cimino) e al rinterro con il materiale proveniente dagli scavi, ripristinando, a fine lavori, il
preesistente andamento naturale del piano campagna.
Per quanto concerne le operazioni di posa dell’elettrodotto in cavo sotterraneo (che, come
anticipato avverrà in aree non in vincolo idrogeologico) sono previste operazioni di scavo secondo
la sezione tipologica di figura 4 di seguito riportata.
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Figura 4 – Sezione tipo trincea a sezione ridotta per posa cavo in sotterraneo
Le operazioni di apertura della trincea in sezione ristretta per l’alloggiamento del conduttore
verranno condotte con metodologie tradizionali, cioè mediante l’utilizzo di mini escavatore
cingolato che procederà al lavoro di scavo per postazioni fisse (i movimenti del braccio – rotazione,
estensione o rientro – ed i movimenti della macchina – traslazione – non avverranno
contemporaneamente).
Lo scotico vegetale rimosso prima delle operazioni di scavo (ove presente, in quanto gran parte
della posa verrà eseguita a margine di pista di servizio sterrata) ed il materiale di scavo verranno
accantonati a margine della trincea in modo tale da rimanere comunque costantemente separati
l’uno dall’altro; dopo posizionamento del conduttore, tesato entro tubo protettivo in PVC, si
provvederà al tombamento dello scavo con il materiale precedentemente accantonato ed
opportunamente costipato, quindi al ricollocamento dello scotico vegetale.
Il materiale scavato, non direttamente riutilizzato per interventi di riempimento, sarà conferito a
discarica o ad impianto di recupero autorizzati.
Come risulta dallo schema proposto le operazioni di scavo necessarie per l’allestimento
dell’elettrodotto in sotterraneo sono di dimensioni contenute ed hanno carattere di superficialità
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
(profondità di scavo contenuta entro 150 cm p.c.) quindi tali da non determinare rilevanti interazioni
negative con lo stato attuale dei luoghi, anche in considerazione del fatto che avverranno in
corrispondenza o in adiacenza a settori già parzialmente modificati dall’intervento antropico
(margine della pista di servizio sterrata e porzione di banchina a margine carreggiata S.P. 100).
Come detto il tratto sotteso dall’elettrodotto in cavo sotterraneo insiste su aree non in vincolo,
tuttavia la tipologia di operazioni previste conferma il carattere non invasivo delle stesse a livello
della stabilità globale delle aree interessate dalle lavorazioni.
Considerando una altezza media fuori terra dei sostegni pari a 12,0 m (con possibile ricorso,
localmente, a sostegni di 16,0 o 18,0 m), secondo le unificazioni ENEL per pali in lamiera saldata a
sezione poligonale è prevedibile l’impiego di pali di tipo ‘F’ (due tronchi innestabili) (rif. Scheda
‘sostegni S.2’ e ‘scavi e fondazioni B.2’) con fondazioni di tipo ‘M1’ (fondazioni per terreni ‘asciutti’ e
‘compatti’ in cui in nessuna stagione dell’anno la falda freatica si porta a meno di 1,5-2,0 m dal
piano campagna).
Dai parametri della scheda B.2 delle unificazioni ENEL (figura 5) per pali di altezza fuori terra
variabili fra 12,0 e 18,0 m il monoblocco, interrato, avrà lato di base variabile fra 120 e 90 cm e
altezza variabile fra 160 e 210 cm (per un volume complessivo variabile fra 1,94 e 2,30 mc).
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Figura 5 – Dimensione scavi e fondazioni per sostegni in lamiera a sezione poligonale in tronchi innestabili
In tal senso per la formazione del monoblocco di sostegno sarà prevedibile, per ogni singolo palo,
uno scavo di profondità variabile fra 200 cm (per pali di 12,0 m fuori terra) e 280 cm (per sostegni
da 18,0 m) e larghezza 200 cm.
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BILANCIO DEL MATERIALE SCAVATO
La produzione di ‘terre e rocce da scavo’ sarà in questo caso correlabile alle operazioni di scavo
meccanico per la formazione della trincea per l’alloggiamento del cavo in sotterraneo e dei
basamenti dei pali di sostegno del cavo aereo; dal momento che il tracciato si snoda
principalmente in corrispondenza o a margine del fondovalle del T. Cervo (parallelamente a linea
MT esistente) il materiale movimentato sarà costituito da depositi incoerenti di natura alluvionale;
localmente sarà possibile l’intercettazione di depositi di copertura morenica e del substrato
roccioso nei passaggi a lato della strada provinciale (presso loc Balma).
Il materiale proveniente dallo scavo per la formazione della trincea per la realizzazione del primo
tratto interrato fino alla strada provinciale (lunghezza circa 36,5 m) verrà impiegato pressoché
integralmente per il rinfianco dello scavo e la colmatazione della trincea di alloggiamento del
cavidotto.
Considerando quale tipologia standard di sostegno pali di altezza variabile fra 12,0 m e 16,0-18,0
m il monoblocco di fondazione, interrato a circa 40 cm p.c., potrà avere ragionevolmente base
quadrata di lato 100 cm ed altezza 210 cm per un volume medio complessivo pari a 2,10 mc (rif.
unificazioni ENEL per pali poligonali in lamiera a tronchi sovrapposti).
La stima del volume di materiale in banco movimentato è indicata nella tabella 1 seguente:
Opera di progetto
Formazione
trincea
a
sezione
ridotta
per
alloggiamento cavo in sotterraneo
Formazione basamenti per nuovi pali linea MT in
cavo aereo
TOTALE
Utilizzo in
Volume
“Terreno”
Roccia
(m3)
(m3)
(m3)
23,5
23,5
--
16,0
260,0
230,0
30,0
205,5
283,5
253,5
30,0
221,5
cantiere
(m3)
Tabella 1 – Calcolo dei volumi in banco movimentati relativi alle operazioni di formazione nuova linea MT
Dalla tabella 1 si stima un volume di scavo pari a 283,5 mc ed un riutilizzo del materiale scavato
per circa 221,5 mc; per l’eccedenza, pari a 62,0 mc, è previsto il conferimento ad impianto di
recupero autorizzato o, in alternativa, smaltimento a discarica autorizzata come rifiuto speciale non
pericoloso.
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I bilanci proposti si riferiscono come precisato al volume in banco da scavare relativamente
all’insieme delle opere di progetto funzionali alla realizzazione del tratto in sotterraneo e dei pali di
sostegno dell’elettrodotto aereo; tuttavia, dal momento che solo parte delle opere di progetto
insistono su aree sottoposte a vincolo idrogeologico, tale bilancio deve essere rivisto in conformità
ai contenuti della Circolare Regione Piemonte n. 4/AMD del 3 aprile 2012 “Legge Regionale 9
agosto 1985, n. 45 (Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per
scopi idrogeologici). Note interpretative e indicazioni procedurali” in particolare a quanto stabilito ai
punti 3.1 e 3.2.” Secondo i criteri espressi ne deriva:
Opera/intervento di progetto
Superficie coinvolta
(mq)
Superficie in vincolo idrogeologico
(mq)
Formazione nuovo elettrodotto MT
9.872,0*
9.076,0*
9.872,0
9.076,0
TOTALE
(*) il valore indicato si riferisce alla superficie comprensiva della fascia di servitù di larghezza 4,0 m (rif. ‘Larghezza delle
fasce da asservire in presenza di campate di lunghezza ricorrente’ ENEL Distribuzione)
Tabella 2 – Confronto superficie totale interessata dai lavori e superficie in vincolo idrogeologico
Conseguentemente (tabella 3) sono stimati i seguenti movimenti terra:
■
movimento terra complessivo opere di progetto: circa 283,5 mc ;
■
‘volume di scavo’ per aree in vincolo idrogeologico ai sensi Circolare Regione Piemonte
n. 4/AMD del 3 aprile 2012: 429,6 mc così suddivisi
Sterro
(mc)
Riporto
(mc)
240,0
189,6
TOTALE 240,0
189,6
Opera/intervento di progetto
Formazione basamenti per nuovi pali linea MT in cavo aereo
Tabella 3 – Volumi di scavo su superficie in vincolo idrogeologico
Riassumendo, in conformità ai contenuti della Circolare Regione Piemonte n. 4/AMD del 3 aprile
2012 “Legge Regionale 9 agosto 1985, n. 45, sono indicati i seguenti valori:
•
superficie in vincolo idrogeologico interessata dalle lavorazioni (compresa fascia da
asservire a servitù): 9.076,0 mq;
•
‘volume di scavo’ ai sensi Circolare Regione Piemonte n. 4/AMD del 3 aprile 2012:
429,6 mc (240,0 mc di sterro e 189,6 mc di riporto).
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QUADRO AMBIENTALE
6.1 Geologia
L’area di indagine, situata nell’alta valle del Torrente Cervo, appartiene dal punto di vista
geologico-strutturale al settore delle Alpi Occidentali; più precisamente si colloca pochi Km a NE
della Linea del Canavese, importante elemento tettonico a direzione media NNE-SSW che separa,
con l’interposizione di una scaglia di coperture vulcaniche e vulcanoclastiche tettonizzate nota in
letteratura come “Zona del Canavese”, la Zona Sesia–Lanzo (dominio Austroalpino), allungata in
direzione SW-NE, dalla Zona Ivrea-Verbano (Alpi Meridionali o Sudalpino) (Biino e Compagnoni,
1989).
Il tracciato della linea elettrica MT, fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca, si
sviluppa nella porzione sud orientale del Plutone della Valle del Cervo (o Plutone della Balma) (rif.
figura 6), dal limite fra il nucleo granitico e l’anello intermedio sienitico fino al contatto fra l’anello
esterno monzonitico e l’aureola metamorfica del Complesso dei Micascisti eclogiciti che costituisce
l’incassante del plutone, legato all’evoluzione tardo-collisionale delle Alpi Occidentali (magmatismo
collisionale periadriatico) che si è messo in posto a livelli crostali relativamente superficiali in epoca
oligocenica (30-31 M.a. da datazione Rb/Sr su biotite - Bigioggero et al., 1994 - e U/Pb su zircone Romer et al., 1996).
Il plutone, che si estende grosso modo fra gli abitati di Rosazza e Bogna lungo la Valle del Cervo e
fra Oropa e Alpe Piovale da SW verso NE, presenta una caratteristica struttura ad anelli sub
concentrici per intrusioni successive, con un nucleo granitico-granodioritico (Complesso Granitico),
una fascia mediana di sienite (Complesso Sienitico) e un anello esterno di monzonite (Complesso
Monzonitico) (Fiorentini-Potenza, 1959; Bigioggero et al., 1994).
L’aureola di contatto ben sviluppata è dovuta a una marcata differenza di temperatura tra magma
in cristallizzazione e roccia incassante durante il magmatismo, a indicazione del fatto che
l’intrusione è avvenuta a profondità relativamente basse; l’estensione piuttosto limitata al margine
NW del plutone è espressione di una maggiore profondità dell’intrusione (stimabile intorno a 7-10
km dalla superficie) rispetto, ad esempio, a quanto si può riconoscere presso Passobreve (lungo la
valle del Cervo in prossimità della Linea del Canavese) dove l’aureola metamorfica appare molto
più sviluppata ed evidente in ragione di una profondità più ridotta dell’intrusione (4-7 Km).
Al plutone sono associati innumerevoli filoni di porfiriti (daciti, andesiti, andesiti basaltiche) e
diverse mineralizzazioni di origine idrotermale, a molibdeno, tungsteno, rame, piombo, argento e
oro occasionalmente sfruttate in epoca preindustriale.
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Relazione Idrogeologica
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
Figura 6 – Schema geologico (da: “Itinerari geologici in Piemonte – La Valle Cervo”; ARPA Piemonte-Centro
regionale per le ricerche territoriali e geologiche, gennaio 2010) (l’ovale nero individua indicativamente l’area
entro cui ricade il tracciato della linea MT di progetto)
Le coperture quaternarie sono costituite da depositi continentali incoerenti che ricoprono con
spessori fortemente eterogenei e continuità variabile porzioni più o meno estese del territorio
indagato; in particolare si può distinguere l’area di fondovalle del Torrente Cervo caratterizzata da
depositi alluvionali attuali e recenti, mentre sulle aree di versante prevalgono depositi glaciali s.l. e
coltri discontinue di origine gravitativa che interrompono localmente l’affioramento del substrato
roccioso.
Con riferimento alla specifica collocazione delle opere di progetto si riportano di seguito i principali
caratteri diagnostici delle formazioni rocciose riconoscibili.
FORMAZIONI DEL SUBSTRATO ROCCIOSO
Graniti porfirici alcalini: graniti alcalini con grossi individui di ortoclasio roseo o
biancastro (“megacristalli”) di dimensione centimetrica e scarso anfibolo e graniti
biancastri e grigi a grana medio-fine, con quarzo, biotite e talora orneblenda. In genere
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Potenziamento della rete MT esistente fra i comuni di San Paolo Cervo, Quittengo e Sagliano Micca
si presentano compatti anche se localmente, soprattutto in corrispondenza di zone
molto fratturate, il granito alterato e idrolizzato produce i caratteristici “sabbioni”, con
aspetto di terre pseudo-coerenti in cui spiccano i grandi cristalli prismatici di feldspato
potassico (es. presso bivio per la frazione Bariola in Comune di S. Paolo Cervo o,
superata Oretto, lungo la strada che scende verso Campiglia). I litotipi granitici
costituenti il nucleo centrale del batolite definiscono nella loro estensione una superficie
sub ellissoidale centrata lungo l’alveo del T. Cervo, da Valmosca a Quittengo in sponda
sinistra e da loc. Migliacco a S. Paolo Cervo in sponda destra.
Sieniti: rocce compatte, equigranulari, a grana media, prive o poverissime di quarzo, i
cui componenti mineralogici essenziali sono feldspato potassico, plagioclasio sodico,
anfibolo e biotite; presentano una tipica tonalità cromatica tendente al violaceo; di
origine eruttiva intrusiva costituiscono l’anello intermedio nella struttura sub-concentrica
del Plutone della Valle del Cervo, a diretto contatto con il nucleo centrale graniticogranodioritico.
Monzoniti: rocce a grana minuta di colore grigio-violaceo prevalente i cui componenti
mineralogici essenziali sono biotite, plagioclasio, feldspato potassico, anfibolo e/o
pirosseno; di origine eruttiva intrusiva costituiscono l’anello esterno del Plutone della
Valle del Cervo, a contatto con i termini cristallini della Zona Sesia-Lanzo attraverso
l’aureola metamorfica.
Micascisti eclogitici e gneiss quarzitici minuti con subordinati ortogneiss e gneiss
biotitico-granatiferi a metamorfismo eoalpino in affioramenti discontinui con lenti di vere
eclogiti con granato, pirosseni sodici, glaucofane, con tipici gneiss minuti a bande con
alternanze di letti leucocratici, gneiss grafitici e gneiss tabulari occhialini, talora
prasinitici; definiscono la roccia incassante appartenente alla Zona Sesia-Lanzo entro
cui si è intruso il Plutone della Valle del Cervo.
I litotipi descritti si presentano in genere compatti, solo localmente caratterizzati da marcati
fenomeni di alterazione limitati generalmente alla porzione più superficiale degli ammassi rocciosi i
quali, in seguito a fenomeni di alterazione chimico-fisica, presentano struttura da pseudocoerente
a incoerente; generalmente da un punto di vista litologico si nota un passaggio graduale tra la
roccia alterata/fratturata (cappellaccio) ed i sovrastanti terreni eluviali sabbioso-ghiaiosi;
ovviamente fasce cataclasate maggiormente erodibili possono essere presenti in corrispondenza
di linee di deformazione fragile (faglie).
DEPOSITI CONTINENTALI QUATERNARI DI COPERTURA
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Depositi glaciali s.l. (età: Pleistocene superiore - Pleistocene medio): costituiscono in
genere fasce piuttosto continue lungo i settori medio-bassi dei versanti, o si rinvengono
in lembi isolati, generalmente stabili in virtù dell’elevato addensamento. Nel settore
indagato le facies glaciali s.l. sono riferibili a depositi di morena laterale, morena di
fondo o till di ablazione; dal punto di vista litologico-composizionale si presentano in
genere come depositi caotici scarsamente selezionati caratterizzati di ciottoli e grossi
blocchi poligenici immersi in matrice sabbioso-limosa, con intercalazioni sporadiche e
irregolari di livelli metrici o sub-metrici a supporto clastico, variamente alterati in
superficie o coperti da un orizzonte pedogenizzato di spessore fino a metrico o da coltri
detritico-colluviali. Lo spessore è variabile anche in virtù delle locali condizioni
morfologiche e di acclività; ragionevolmente, in considerazione dei limitati spaccati
naturali, può essere stimato variabile fra 2-6 m e massimi dell’ordine di 10-20 m;
Depositi alluvionali s.l. in genere costituiti da ciottoli poligenici eterometrici e blocchi, in
matrice prevalentemente ghiaioso-sabbiosa associati a livelli più francamente ghiaiososabbiosi. Sulla base di criteri essenzialmente morfologici è possibile distinguere le
alluvioni attuali da quelle recenti (talora terrazzate). I depositi alluvionali attuali (età:
Olocene) occupano l’alveo attuale e come tali sono in evoluzione e soggetti ai processi
ordinari e straordinari della dinamica torrentizia e fluviale; tipico di tali depositi è
l’assenza di un vero e proprio strato superficiale pedogenizzato e di copertura vegetale
stabile (eccezion fatta per alcune barre e isole fluviali coperte da vegetazione pioniera
che suddividono l’alveo monocursale in rami attivi e riattivabili); trattasi di depositi sciolti
prevalentemente grossolani costituiti da ciottoli e blocchi eterometrici, con volume
anche di diversi mc, con ghiaie grossolane, raramente a matrice sabbiosa. Lo spessore
è difficilmente valutabile, variabile di zona in zona a seconda della prevalenza di
processi di erosione su quelli di deposizione; dalle risultanze a seguito dei sopralluoghi
esperiti è ragionevole stimare valori compresi fra 0 (substrato roccioso affiorante) a 2-5
m. I depositi alluvionali recenti (localmente debolmente terrazzati) (età: Olocene
inferiore) occupano le fasce perimetrali dei corsi d’acqua esternamente all’alveo attivo
fino al raccordo con i versanti vallivi, ed in genere risultano interessabili solo
marginalmente dai processi eccezionali legati alla dinamica torrentizia e fluviale. Sono
riconoscibili lungo tutto l’alveo del T. Cervo dove individuano lembi stretti ed allungati
più o meno estesi e continui. Dal punto di vista litologico prevalgono ghiaie e ciottoli
subarrotondati con occorrenza di blocchi sparsi a supporto di matrice sabbiosa da
media a grossolana con irregolare distribuzione di livelli decimetrici e/o tasche più
francamente ghiaioso-ciottolose a supporto clastico. Indicativamente lo spessore
massimo può essere stimato intorno alla decina di metri (10-15 m).
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6.2 Pericolosità geomorfologica e classe di
idoneità all’utilizzazione
urbanistica
L’area di indagine si inquadra nell’ambito del sistema di fondovalle del Torrente Cervo e delle
relative conoidi intravallive circondate sia da forme aspre e ripide del rilievo montano, in gran parte
condizionate dall’assetto tettonico-strutturale, dalle condizioni di giacitura dei piani di foliazionescistosità del basamento cristallino e dalle caratteristiche litologiche delle formazioni rocciose
affioranti, sia da forme relitte correlabili al glacialismo di alta montagna che da forme attive dovute
a fenomeni di tipo gravitativo o all’azione modellatrice delle acque superficiali.
Avendo il Proponente verificato presso i locali U.T. che il Comune di Quittengo è dotato di
P.R.G.C. (approvato con D.G.R. 52/2618 del 28 gennaio 1991) e che il Comune di San Paolo
Cervo è dotato di P.R.G.C. (approvato con D.G.R. 49/32977 del 2 maggio 1994) ma che tali
strumenti non sono adeguati a verifica di compatibilità idrogeologica ai sensi del Piano di Assetto
Idrogeologico (PAI) ne deriva che la cartografia di riferimento per il quadro del dissesto e della
pericolosità idraulica risulta essere quella degli strumenti di pianificazione sovraordinata (PAI e
PTCP).
6.2.1
P.A.I. (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del Po)
Dalla consultazione dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Delimitazione delle aree in
dissesto foglio 093 Sez. III – Trivero scala 1:25.000 (di cui si riporta uno stralcio in figura 7) si
osserva come per l’area di indagine non sono previste limitazioni.
Sulla base di quanto esposto ne deriva che il tracciato dell’elettrodotto ricade in aree esterne a
quelle sottoposte a vincolo PAI; il solo alveo del Rio Rialmosso viene indicato come ‘area a
pericolosità molto elevata non perimetrata per esondazioni e dissesti morfologici di carattere
torrentizio’. Non sono comunque prevedibili interferenze in quanto l’intersezione è con elettrodotto
aereo e la posa dei sostegni è prevista a distanza non inferiore di 10 m dal ciglio di sponda in aree
non interessabili da forme di dissesto.
20
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Figura 7 – Sovrapposizione del tracciato della linea MT di progetto su estratto cartografia PAI foglio 093 Sez.
III – Trivero scala 1:25.000 dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Delimitazione delle aree in
dissesto
6.2.2
Piano Territoriale Provinciale (PTP)
Relativamente alla tematica del dissesto è stata consultata la Carta IGT-S ‘Inventario degli
elementi normativi’ (Sezione IGT-S 093SO – Camandona) (figura 8) dalla cui analisi si evince che
non vi sono interferenze apprezzabili fra l’elettrodotto di progetto con dissesti o, più in generale,
aree vulnerabili dal punto di vista idraulico e/o idrogeologico, dato che solo alcuni pali di sostegno
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previsti insistono a margine di ‘superfici esondabili’ (art. 4.1 comma 3) per eventi di piena con
periodo di ritorno duecentennale.
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Figura 8 – Sovrapposizione del tracciato della linea MT di progetto su estratto Carta IGT-S ‘Inventario degli
elementi normativi’ (Sezione IGT-S 093SO – Camandona)
6.2.3
Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC)
P.R.G.C. Comune di Quittengo
Relativamente al territorio comunale di Quittengo è stata reperita presso l’U.T. comunale la
seguente documentazione di P.R.G.C. (approvato con D.G.R. 52/2618 del 28 gennaio 1991):
■ Tavola 7 ‘Caratteristiche geomorfologiche, dissesti dei corsi d’acqua e uso del suolo’ e
relativa normativa geologica. Con riferimento ai contenuti dell’elaborato la formazione dei pali di
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sostegno della nuova linea interessa aree in classe III ‘a vincolo geologico relativo’; localmente, fra
il Rio Rialmosso e la frazione Balma, aree in classe II ‘a vincolo geologico’ o ‘aree esterne ai nuclei
abitati non classificate’ in cui ‘ogni intervento antropico presuppone un esame geologico generale
della zona circostante e accertamenti geognostici particolareggiati sull’area dell’intervento’. Per
quanto concerne le intersezioni con i corsi d’acqua e porzioni attive dei relativi alvei ricadenti in
classe I ‘aree a vincolo geologico assoluto’ non sono prevedibili interferenze essendo l’elettrodotto
aereo ed i pali di sostegno sono previsti a distanza non inferiore a 10 m dal ciglio di sponda. In tal
senso non sussistono elementi di incompatibilità con le classi di fattibilità geologica. In ogni caso
nelle aree in vincolo assoluto ‘… non sono ammesse nuove opere o nuove edificazioni ad
eccezione degli interventi di cui all’art. 31 della L.R. 56/77 e precisamente […] elettrodotti, impianti
per telecomunicazioni […] comunque subordinati ad accertamenti geognostici atti a stabilire la
fattibilità delle opere e gli accorgimenti tecnici da adottare’.
P.R.G.C. Comune di San Paolo Cervo
Relativamente al territorio comunale di San Paolo Cervo è stata reperita presso l’U.T. comunale la
seguente documentazione di P.R.G.C. (approvato con D.G.R. 49/32977 del 2 maggio 1994):
■ Tavola 7 ‘Caratteristiche geomorfologiche, dissesti dei corsi d’acqua e uso del suolo’ e
relativa normativa geologica. L’esame dell’elaborato mostra come, per la porzione ricadente entro
il territorio comunale, vengono interessate aree in classe III ‘a vincolo geologico relativo’ e in
classe I ‘aree a vincolo geologico assoluto’ oltre ad ‘aree esterne ai nuclei abitati non classificate’.
Si specifica comunque che nelle N.t.A. (Elaborato P.R.G.6) all’art. 2 ‘Vincolo assoluto’ viene
espressamente specificato che ‘… non sono ammesse nuove opere o nuove edificazioni ad
eccezione degli interventi di cui all’art. 31 della L.R. 56/77 e precisamente […] elettrodotti, impianti
per telecomunicazioni […] comunque subordinati ad accertamenti geognostici atti a stabilire la
fattibilità delle opere e gli accorgimenti tecnici da adottare’. In tal senso l’opera di progetto appare
coerente con le indicazioni delle N.t.A.
Per quanto non determinante a livello di vincolo e pianificatorio è stato consultato anche il quadro
del dissesto del progetto IFFI/SIFRAP - Sistema informativo dei fenomeni franosi in Piemonte e
RERCOMF – Rete Regionale Controllo Movimenti Franosi (Servizio ARPA Piemonte - AFT
Sistema Informativo Ambientale), di cui si riporta uno stralcio in figura 9, e il documento ‘Evento
alluvionale del 4-6 giugno 2002 nel territorio biellese’ (a cura del Settore Studi e Ricerche
Geologiche Sistema Informativo Prevenzione Rischi)
24
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Figura 9 – Sovrapposizione del tracciato della linea MT di progetto su estratto Geoportale ARPA Piemonte
SIFRAP - Sistema informativo dei fenomeni franosi in Piemonte
Come si evince dall’esame della figura e dalla consultazione della documentazione su citata nei
territori di Quittengo e San Paolo Cervo i principali dissesti, sviluppatisi come colamenti rapidi per
fluidificazione della coltre superficiale lungo i versanti e trasporto in massa su conoide nelle
principali aste idriche afferenti al T. Cervo e lungo la rete idrografica minore, hanno coinvolto e
danneggiato largamente soprattutto la rete viabilistica di versante di collegamento fra il fondovalle
e le frazioni principali. Fra i fenomeni più rilevanti lungo il fondovalle in prossimità del tracciato
dell’elettrodotto di progetto si ricorda quello in frazione La Fucina (a monte del palo di sostegno n.
13) dove la violenta attività torrentizia del Rio Rialmosso provocò un’erosione in destra idrografica
con parziale distruzione di un muro di difesa e una più profonda erosione in sinistra che causò
l’asportazione delle pertinenze di una casa (ex mulino), la distruzione delle difese spondali e il
danneggiamento della spalla sinistra del ponte. In comune di San Paolo Cervo l’ingente apporto di
materiale negli impluvi provocò più a valle violenti processi di trasporto in massa lungo l’asta e sui
conoidi. In particolare alla confluenza del rio Driagno nel T. Cervo si verificò una estesa erosione
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laterale destra prodotta dal T. Cervo e un ingente fenomeno di trasporto solido/colata detritica
lungo la conoide del rio Driagno (presso il palo di progetto n. 25).
Nel complesso la figura mostra come il tracciato scelto per la posa dell’elettrodotto non rilevi gravi
interferenze con le innumerevoli frane che hanno coinvolto i comuni di Quittengo e San Paolo
Cervo e con il quadro del dissesto generale.
6.3 Acque sotterranee
Sotto il profilo geoidrologico il settore di indagine può essere suddiviso in linea del tutto schematica
ed indicativa in due domini con caratteristiche significativamente differenti:
– Complesso Superficiale (Acquiferi a permeabilità primaria), costituito da depositi di ambiente
continentale (depositi alluvionali e glaciali s.l.) di età Pleistocene medio-Olocene;
– Substrato cristallino alpino (Acquiferi a permeabilità secondaria), caratterizzato dalla
presenza di rocce cristalline con ruolo idrostrutturale di substrato impermeabile contraddistinto
dalla presenza di complessi litoidi a permeabilità primaria praticamente nulla, entro i quali possono
essere ospitati circuiti idrici locali confinati alle sole zone di fratturazione la cui manifestazione in
superficie è legata alla presenza di sorgenti.
I depositi alluvionali costituiscono fasce nastriformi di larghezza variabile nel settore di fondovalle
in fregio alle principali aste idriche attuali; trattasi di materiali incoerenti prevalentemente grossolani
(essenzialmente ciottoli e blocchi con ghiaie e sabbie con possibile occorrenza di subordinate
intercalazioni limoso-sabbiose) ad elevata conducibilità idraulica. Il materasso alluvionale ospita in
genere falde idriche a superficie libera in condizioni di subalveo, in rapporto diretto di
interdipendenza idraulica con i corsi d’acqua, con oscillazioni dovute alle variazioni stagionali di
piovosità e di portata del corso d’acqua, con prevedibile massima depressione del livello
piezometrico durante la stagione invernale, in corrispondenza del periodo di minimi apporti
pluviometrici e idrologici ed il massimo innalzamento in primavera ed in autunno in coincidenza
con notevoli apporti di infiltrazione (precipitazioni) e consistenti portate dei corsi d'acqua.
L’eventuale (per quanto poco probabile) occorrenza di intercalazioni sabbioso-limose (argillose)
non costituisce elemento di compartimentazione della falda che rimane unitaria. A motivo della loro
tessitura prevalentemente grossolana questi depositi non possiedono alcuna protezione naturale
nei confronti di apporti inquinanti, sia provenienti dall’alto, sia veicolati dai corsi d’acqua stessi. La
ricarica della falda è essenzialmente legata all’infiltrazione efficace degli apporti meteorici oltre che
dalle ingenti perdite di subalveo dei corsi d’acqua principali o da travasi dalle idrostrutture adiacenti
in rilievo morfologico.
26
Relazione Idrogeologica
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Per quanto concerne l’insieme dei depositi morenici, fasce e coni detritici e conoidi distribuiti
all’interno delle vallate alpine, in virtù delle caratteristiche di permeabilità variabili che li
contraddistinguono (da scarse a discrete o buone) possono rappresentare dei piccoli serbatoi idrici
locali nei quali, generalmente, è presente una falda idrica, talora temporanea; la falda può
manifestarsi con sorgenti laddove questi depositi risultino incisi da qualche scarpata morfologica.
I depositi morenici compresi all’interno delle vallate alpine sono, di regola, molto più grossolani e,
soprattutto, caratterizzati da una frazione fine maggiormente ridotta rispetto a quelli formanti gli
anfiteatri oltre lo sbocco vallivo. Anch’essi possono rappresentare dei serbatoi idrici di una certa
importanza per l’economia locale in quanto pur essendo di spessore modesto (da pochi metri a
poche decine di metri come regola), sono talora distribuiti su superfici notevoli. Le falde idriche
impostate in questi depositi non hanno protezione nei confronti dei fenomeni di inquinamento.
Con riferimento al substrato cristallino alpino è costituito da materiali litoidi praticamente insolubili,
impermeabili o con locale permeabilità secondaria in gran parte legata alla presenza di sistemi di
fratture e/o discontinuità di origine tettonica, alla densità di fratturazione e al grado di allentamento
delle fratture stesse che consentono l’instaurarsi di una limitata circolazione idrica sotterranea resa
manifesta in superficie dalla presenza di sorgenti. In prossimità della superficie topografica i
sistemi di fratture possono essere rilasciati per cui si possono creare degli acquiferi limitati che
possono avere comunicazioni con quelli superficiali in mezzi porosi; quando i sistemi di
fratturazione sono invece associati a fasci cataclastici e/o faglie di notevole estensione
longitudinale, si possono formare acquiferi a caratteristiche geometriche tali da indurre circolazione
di acque su lunghe distanze. Tali acquiferi, ove sede di falda, possono alimentare sorgenti
principali.
Sulla base di quanto esposto si possono quindi formulare le seguenti valutazioni di carattere
generale:
a)
le interferenze sulle acque sotterranee durante le operazioni di realizzazione del nuovo
elettrodotto di connessione si possono considerare ragionevolmente nulle sia con riferimento al
tratto interrato data la superficialità dello scavo (trincea di profondità non superiore a 150 cm), sia
con riferimento al tratto aereo per cui sono previsti scavi puntuali di profondità massima non
superiore a 280 cm per la formazione del blocco di fondazione dei pali di sostegno (infatti proprio
la natura ‘puntuale’ del disturbo arrecato in fase di apertura del catino di scavo è garanzia di
mancata interferenza con la circolazione subsuperficiale delle acque, impatto ulteriormente
mitigato tenendo in considerazione il fatto che lo scavo verrà poi colmato con il medesimo
materiale di risulta opportunamente compattato meccanicamente al fine di ripristinare lo stato di
addensamento del materiale ante operam quindi, indirettamente, la conducibilità idraulica del
medesimo e ricostituire l’andamento originario del profilo topografico);
27
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b)
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non sono prevedibili modificazioni nemmeno in forma temporanea del rapporto fiume-falda
e del regime di filtrazione delle acque nel sottosuolo (quindi del processo di alimentazione della
falda o di ricarica delle zone di alimentazione di sorgenti);
c)
per quanto concerne l’eventuale influenza su captazioni ad uso idropotabile (sorgenti) non
sono prevedibili modificazioni dei flussi sotterranei (né in termini quantitativi, quindi del regime di
portata, né per quanto riguarda il chimismo delle acque) dato che, come detto al punto a) il
disturbo potenziale è limitato alla sola fase di scavo per la formazione del blocco di fondazione del
palo di sostegno e comunque la profondità limitata dello scavo stesso circoscrive il disturbo al solo
punto di esecuzione dello scavo e alla sola porzione superficiale della copertura di versante.
6.4 Caratterizzazione geologico-tecnica dei materiali
Ai fini della caratterizzazione geotecnica dei terreni di sedime vengono di seguito forniti in via
preliminare i range di variabilità dei parametri rappresentativi; in considerazione dell’ubicazione
prevista dei pali di sostegno dell’elettrodotto di progetto verranno interessati depositi alluvionali
recenti della piana del T. Cervo, depositi detritici e di copertura morenica (con possibile occorrenza
di coltri eluvio-colluviali) e substrato roccioso (presso la frazione Balma).
con depositi alluvionali recenti del fondovalle
ciottoli/blocchi sparsi e matrice fine limoso- del T. Cervo
Ghiaie
e
sabbie
eterometriche
sabbiosa generalmente scarsa
INDICE
SIMBOLO
VALORE
U.M.
γNAT
18,0-20,0
KN/m3
Angolo di resistenza al taglio (di picco)
ϕ’
34-38
°
Angolo di resistenza al taglio (valore caratteristico)
ϕk
30-34
°
Coesione efficace
c’
--
kPa
Modulo elastico
E
58,0-85,0
MPa
Peso di volume naturale
Classificazione USCS
Ciottoli,
SW-SP, GM, GW-GP
blocchi/trovanti
eterometriche
in
e
abbondante
ghiaie depositi di copertura morenica e detritici di
matrice versante
limoso-sabbiosa-argillosa
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Relazione Idrogeologica
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INDICE
SIMBOLO
VALORE
U.M.
γNAT
17,0-19,0
KN/m3
Angolo di resistenza al taglio (di picco)
ϕ’
30-34
°
Angolo di resistenza al taglio (valore caratteristico)
ϕk
26-28
°
Coesione efficace
c’
0,0-10,0
kPa
Modulo elastico
E
20,0-95,0
MPa
Peso di volume naturale
Depositi eluviali e detritico-colluviali
limi sabbiosi inglobanti ghiaie e scarsi
ciottoli
INDICE
SIMBOLO
VALORE
U.M.
γNAT
16,0-18,0
KN/m3
Angolo di resistenza al taglio (di picco)
ϕ’
26-28
°
Angolo di resistenza al taglio (valore caratteristico)
ϕk
22-26
°
Coesione efficace
c’
5-10
kPa
Modulo elastico
E
6,5-10,0
MPa
Peso di volume naturale
Substrato roccioso
INDICE
Peso di volume naturale
Indice Rock Mass Rating di base1
Resistenza a compressione monoassiale
Gneiss e granitoidi
SIMBOLO
VALORE
U.M.
γNAT
25,0-28,0
KN/m3
RMRb
50 - 80
σc
160-190
MPa
(roccia sana)
50-100 (roccia
alterata)
1
secondo Bieniawski, 1989
29
Relazione Idrogeologica
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ULTERIORI VINCOLI AMBIENTALI E DESTINAZIONE DA PRGC
Il P.R.G.C. del Comune di Quittengo (Piano Regolatore approvato con D.G.R. 52/2618 del 28
gennaio 1991) e di San Paolo Cervo (approvato con D.G.R. 49/32977 del 2 maggio 1994)
individuano la destinazione d’uso urbanistica in “aree agricole”.
Relativamente al territorio comunale di Sagliano Micca questo è interessato dal primo tratto in
sotterraneo dell’elettrodotto di progetto, precisamente dall’innesto sul palo in amarro sulla sponda
idrografica sinistra del T. Cervo antistante la centrale idroelettrica fino all’altezza della S.P. 100 per
una lunghezza complessiva pari a circa 36,5 m e dalla posa del primo sostegno di nuova
formazione in fregio alla strada provinciale, su area esterna al limite del vincolo idrogeologico.
Il Comune di Sagliano Micca è dotato di Piano Regolatore vigente adottato con D.C.C. n. 18 del
29.04.2009 approvato con D.G.R. 11-425 del 02/08/2010 con le relative Norme Tecniche di
Attuazione e di Variante Parziale di P.R.G.C. approvata con D.C.C. n. 16 del 22/04/2013.
Di seguito si propone l’elenco della documentazione consultata.
■ Elaborato 3P1 ‘Azzonamento generale del territorio comunale’: dalla consultazione
dell’elaborato emerge come il tracciato dell’elettrodotto di progetto insiste su ‘aree agricole di tutela
ambientale-E2’ (art. 64 N.t.A.), mentre cade all’esterno del ‘perimetro unità di rispetto
paesaggistico’ e delle ‘aree boscate’.
Relativamente alle limitazioni di cui all’art. 64 ‘aree agricole di tutela ambientale – E2’ l’intervento si
ritiene comunque compatibile in quanto il tratto interrato di elettrodotto sarà realizzato lungo pista
di servizio esistente a fondo naturale, mentre per il tratto aereo è prevista la formazione di un solo
palo di sostegno in zona di banchina a lato della S.P. 100; pertanto in alcun modo verranno
modificate in via permanente le caratteristiche ambientali e naturalistiche né verrà in alcun modo
interrotta la continuità delle aree stesse.
■ Elaborato 3P2 ‘Pericolosità geomorfologica e idoneità all'utilizzo urbanistico su
azzonamento generale del territorio’: oltre alle indicazioni già emerse a commento nel punto
precedente si osserva come le opere di progetto risultino esterne al perimetro delle ‘aree soggette
al vincolo idrogeologico’ e al perimetro delle aree di ‘dinamica idrica EeA’ derivate dall’inviluppo
delle fasce PTP. La classe di idoneità all’utilizzazione urbanistica
è la 3A ‘pericolosità
geomorfologica elevata’ comprendente le ‘aree ad elevata acclività o con condizioni predisponenti
a fenomeni di instabilità. Aree in fregio a corsi d'acqua o assoggettabili ad attiva dinamica idrica’
nelle quali ‘non sono ammesse nuove edificazioni e l'utilizzo urbanistico non è consentito o legato
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ad interventi di riassetto territoriale’. All’art. 41 delle N.t.A. è comunque espressamente indicato
che ‘Non sono ammesse nuove edificazioni, mentre sono possibili, sulla base di indagine
geologica, interventi relativi ad infrastrutture di interesse pubblico non altrimenti localizzabili’.
Sulla base dei disposti del D.lgs.42/2004 Beni culturali e del paesaggio (e della Carta CTP-PAE
‘Sensibilità paesistiche e ambientali’ del Piano Territoriale Provinciale (PTP)):sussistono vincoli
relativi a:
•
torrenti e corsi d’acqua iscritti negli elenchi di cui al r.d. n°1775/33 e relative sponde (art.
2.3 N.t.A. PTP Biella e Variante n. 1 al Piano e art. 12 N.t.A. PRGC);
•
territori coperti da foreste e boschi (art. 2.2 N.t.A. PTP Biella e Variante n. 1 al Piano e art.
12 N.t.A. PRGC).
Sulle aree interessate dalle opere di progetto non sussistono vincoli connessi alla presenza di
zone di tutela delle sorgenti e dei pozzi ad uso idropotabile né per presenza di aree protette (il Sito
di Importanza Comunitaria SIC IT1130002 “Val Sessera” vincola infatti aree esterne rispetto a
quella di indagine).
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Nell’ambito della presente documentazione sono stati presi in considerazioni gli aspetti relativi al
contesto geologico, litologico, geomorfologico ed idrogeologico, valutando le potenziali interferenze
negative su di essi indotti dalla realizzazione del nuovo elettrodotto di potenziamento della rete MT
esistente di ENEL Distribuzione.
L’area d’intervento interessa prevalentemente il settore di fondovalle del T. Cervo caratterizzato da
una successione di terrazzi alluvionali di vari ordine fino ai primi contrafforti collinari/pedemontani,
presso i quali si riconoscono i primi affioramenti del substrato roccioso riferibili al Plutone della
Valle del Cervo (o della Balma) di natura granitico-sienitica.
La copertura continentale è rappresentata da depositi glaciali s.l. e di origine gravitativa postglaciali e coltri detrico-colluviali di spessore eterogeneo sul substrato roccioso.
Dai rilievi in situ e dalla consultazione della cartografia tematica e di pianificazione a livello
comunale e sovraordinato non sono emerse situazioni ad evoluzione regressiva in atto o potenziali
tali da poter determinare rilevanti problematiche a carattere geologico e geotecnico.
Con riferimento alle operazioni di posa dell’elettrodotto si ricorda che è previsto un primo tratto in
cavo sotterraneo (lunghezza circa 36,5 m) con conduttore alloggiato in trincea di profondità non
superiore a 150 cm p.c. realizzata in fregio a pista di servizio e in area di banchina a lato S.P. 100
esterna al vincolo idrogeologico; il rimanente tracciato dell’elettrodotto, in cavo aereo, prevede la
posa di complessivi 26 nuovi sostegni per la formazione di ciascuno dei quali è previsto un
‘disturbo’ puntuale legato all’apertura di scavo (profondità non superiore a 280 cm e larghezza 200
cm) per l’alloggiamento del blocco di ancoraggio, che verrà in seguito ricoperto con il medesimo
materiale di risulta opportunamente costipato per ripristinare il grado di addensamento del
materiale ante operam. Pertanto non sono prevedibili incidenze negative rilevanti né sulla
conducibilità idraulica dei materiali in situ, né sulle modalità di circolazione delle acque
subsuperficiali, né, infine, sulla topografia del terreno dato che il monolite di fondazione risulterà
completamente interrato ed il riporto del terreno movimentato in fase di scavo garantirà la
ricostituzione della originaria morfologia del terreno. Inoltre considerata la massa del singolo palo e
quella del blocco di fondazione sono prevedibili carichi totale di esercizio pari a 3.000 Kg/mq (eq.
0,3 Kg/cmq o 30,0 KPa) esigui anche per impianto su area di versante debolmente acclive. La
prossimità a percorrenze carrabili interpoderali, comunali e sovracomunali garantisce inoltre una
facile accessibilità alle aree di lavoro, non richiedendo una cantieristica di appoggio e rendendo
praticamente trascurabili i disturbi indotti sulla componente geomorfologica.
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Ad ulteriore garanzia per un corretto inserimento delle opere di progetto nel locale assetto
geologico-geomorfologico, nei terreni vincolati (e non) durante l’esecuzione di opere e movimenti
di terreno:
a)
sarà fatto obbligo di garantire l’allontanamento delle eventuali acque provenienti dalle aree
a monte o adiacenti i lavori, siano esse di corrivazione o di filtrazione legata a circolazione
subsuperficiale (per quanto quest’ultima sia poco probabile), ed il loro recapito a valle secondo le
linee naturali di sgrondo, senza determinare fenomeni di erosione in forma concentrata o diffusa o
di ristagno anche a carattere temporaneo, specialmente se in presenza di opere e/o manufatti
antropici a valle;
b)
le lavorazioni dovranno essere condotte secondo modalità tali da non creare ostacoli al
normale deflusso delle acque meteoriche o fenomeni di deviazione o diversione delle naturali linee
di drenaggio;
c)
durante l’esecuzione dei lavori deve essere accertata in loco la rispondenza delle previsioni
di progetto delle caratteristiche dei materiali con lo stato effettivo dei terreni ed adottato di
conseguenza, se necessario, ogni ulteriore accorgimento che assicuri la stabilità dei terreni stessi
e la corretta regimazione delle acque;
d)
durante la realizzazione degli scavi non devono essere create condizioni di rischio per il
verificarsi di smottamenti, franamenti od altri movimenti gravitativi del materiale eventualmente
accumulato a bordo scavo e non direttamente conferito ai siti di riutilizzo; a tal fine sarà preferibile
l’apertura degli scavi nei periodi in cui più basso è il rischio di precipitazioni;
e)
il rinfianco degli scavi dovrà avvenire esclusivamente con il medesimo materiale
movimentato ed essere eseguito per strati, assicurando il graduale compattamento dei materiali
granulari e terrosi (dai quali dovranno essere alienate le frazioni litoidi di maggiori dimensioni) al
fine di conseguire lo stato di addensamento dei materiali ante-operam;
f)
a fine lavori, compatibilmente con la funzione delle opere e le caratteristiche costruttive
delle medesime, dovrà essere garantita la ricostituzione del profilo topografico esistente prima
dell’intervento.
Sulla base delle indagini svolte si ritiene che l’area indagata sia idonea dal punto di vista
geologico-tecnico, geomorfologico e idrogeologico ad ospitare le opere di progetto.
Per quanto relazionato nella presente documentazione dal punto di vista geologico si esprime un
giudizio di compatibilità degli interventi di progetto nel rispetto delle prescrizioni minime elencate; in
ogni caso si ritiene che la realizzazione a regola d’arte dell’impianto non determinerà un
peggioramento delle attuali condizioni di stabilità delle aree, così come non saranno prevedibili
alterazioni significative e irreversibili delle locali caratteristiche idrogeologiche e, più in generale,
delle matrici ambientali.
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IMPIANTO IDROELETTRICO DI ROSAZZA RIG.02