Presidenza del Consiglio dei Ministri
DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE
M O NI T O RA GGI O
E AP P R O FO ND I M E NT O
D E I F E NO M E NI D I SC R I M I NAT O R I NE I M E DI A E S UL W E B
A cura di
Fernando FRACASSI
Resp. Comunicazione
Contact Center
Anno IV - Roma, 21-25 Ottobre 2013
Collaborazione
Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
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FRASI
XENOFOBE
INSULTI
ASSISTENTE
AL
CONTRO
MINISTRO
ONOREVOLE
21-25/10/2013
ROM E
KYENGE:
MORGANTI
I
PERDE IL CONTROLLO SU FACEBOOK
(25 ottobre 2013)
Frasi e accuse sia sul popolo di etnia Rom che sul ministro all’integrazione Cecile Kyenge.
E’ quanto scritto sulla propria pagina Facebook da Aglaia Cipriani, ex candidata nelle fila
del Pd al consiglio comunale, ex esponente leghista e oggi assistente dell’europarlamentare
Claudio Morganti, nonché presidentessa dell’Apici (associazione provinciale invalidi civili e
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21-25/10/2013
cittadini anziani). “Rom popolo di m….. – scrive su Facebook, senza censura,
commentando la notizia di alcuni nomadi che si lavano alla fontanina del Tabernacolo
delle Fonticine dei Della Robbia – Sono razzista? Sì e me ne vanto! Solo contro i Rom
popolo inutile e dannoso”. Cipriani poi estende le accuse anche al ministro Kyenge.
“Ministra sei una m…. come i Rom” scrive facendo riferimento alla vicenda della bambina
di quattro anni trovata in un campo nomadi in Grecia.
Lo sfogo di Cipriani su Facebook termina con altri due post contro i nomadi. Nel primo si
domanda chissà “quante case hanno svaligiato i Rom per comprarsi questa macchina”
riferendosi ad una limousine utilizzata ad un matrimonio Rom. E poi chiede al ministro
Kyenge di “non dare più soldi ai Rom”.
A segnalare lo sfogo su Facebook di Aglaia Cipriani è Marco Ruggiero, portavoce del
circolo Primo Maggio di Sel: “Queste affermazioni – scrivono – dimostrano il livello
culturale di certi soggetti politici che fanno del razzismo la loro ragione sociale. E’ troppo
facile prendersela sempre con gli stessi, quando in Italia non ci sono le condizioni
legislative per facilitare l’integrazione di chi sta peggio”.
Sull’argomento interviene lo stesso Morganti. “Difendo a spada tratta la mia assistente –
dice – dove ci sono i Rom aumentano furti, sono una etnia che non si vuole integrare.
Inutile spendere soldi in villette e case se poi tanto continuano nelle loro attività illegali. Gli
si dà soltanto la base per rubare. Io stesso ho rischiato l’espulsione dal Parlamento
Europeo per frasi contro i Rom. Mi hanno chiesto di scusarmi ma non l’ho fatto e
nonostante ciò non mi hanno cacciato. Quindi non avevo tutti i torti, anzi si sono accorti
che avevo detto la verità”.
Poi il commento di Aglaia Cipriani. “Mi sono sfogata – dice – ma è quello che penso,
soprattutto dopo la storia della bambina in Grecia. Dal 1997 sono presidentessa di
un’associazione che si occupa di anziani e persone con disabilità. Io proteggo la nostra
gente e non i Rom. A quelli di Sel dico di occuparsi dei problemi veri della città. Casa mia è
già stata svaligiata due volte dai Rom, se vogliono quelli di Sel li prendano in casa loro.
Quello che ho scritto è il sentimento condiviso dalle persone comuni. Su facebook ho
visto commenti ben peggiori”.
Stefano De Biase
(fonte http://www.notiziediprato.it/)
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21-25/10/2013
OSPITALETTO: PICCHIANO DIPENDENTE,
CONDANNATI A 4 MESI DI CARCERE
(25 ottobre 2013)
Confermata in appello la sentenza di primo grado: quattro mesi di
reclusione per due impresari edili (padre e figlio) di Ospitaletto,
che nel 2006 presero a sberle un loro operaio a seguito di una
discussione
Condanna confermata per i due imprenditori, padre e figlio, che sette anni fa picchiarono
un loro dipendente a seguito di un’accesa discussione in un cantiere edile a Ospitaletto.
I due titolari, impresari nell’edilizia, raccontarono di aver risposto con le mani alle offese
del lavoratore, un immigrato da anni in Italia ma nato e cresciuto a Santo Domingo.
Dalle parole ai fatti il passo è spesso fin troppo breve, e il giovane operaio venne
malmenato, prima con paio di ‘sberloni’, poi anche con un ‘destro’ ben assestato.
Il Palazzo di Giustizia ha comunque confermato la condanna di primo grado anche in
appello: quattro mesi di carcere per entrambi, in attesa di un eventuale ricorso alla
Cassazione.
Rigettata l’accusa di razzismo, rimane comunque quella (non meno pesante)
di percosse e
(fonte http://www.bresciatoday.it)
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MODENA,
LITE SU
KYENGE
21-25/10/2013
E STRANIERI:
CONSIGLIO COMUNALE SOSPESO
Garanzia di accesso ai migranti nella pubblica amministrazione". E' questa la frase
pronunciata durante la campagna elettorale dall'attuale ministro Cecile Kyenge che
ha creato lo scompiglio oggi in consiglio comunale offese reciproche tra gli
schieramenti
(25 ottobre 2013)
"Garanzia di accesso ai migranti nella pubblica amministrazione". E' questa la frase
pronunciata durante la campagna elettorale dall'attuale ministro Cecile Kyenge che ha
creato lo scompiglio oggi in consiglio comunale a Modena: seduta sospesa, offese
reciproche tra gli schieramenti e i consiglieri del Pd che minacciano di abbandonare l'aula.
Ad accendere la miccia è stato Michele Barcaiuolo, capogruppo Fratelli d'Italia che ha
presentato un ordine del giorno, che ha fatto alzare la temperatura nel civico consesso
modenese.
"Quando il ministro esprime opinioni che mi vedono avverso, siamo nell'ambito del
normale confronto- spiega Barcaiuolo-, ma quando si dice che nell'amministrazione
pubblica devono essere garantite le assunzioni degli stranieri, si mettono in gioco le regole
minime che uno stato sovrano si deve dare". Per Barcaiuolo la frase pronunciata da
Kyenge in campagna elettorale diventa preoccupante in quanto la stessa è diventata
ministro". Quando "sento ipotizzare l'applicazione dello ius soli, della cittadinanza basata
sull'atto di nascita, non sono d'accordo e ci sarà un confronto", chiarisce Barcaiuolo, "ma
una persona che occupa un dicastero e fa dichiarazioni dei questo tipo e ha la possibilità di
metterle in atto, spaventa".Secondo Barcaiuolo la frase «una delle proposte che intendo
portare avanti sarà la garanzia di accesso per i migranti ai posti nella pubblica
amministrazione su esempio di ciò che furono le americane affermative action",
pronunciata dal ministro Kyenge sarebbe ancora sul sito www.Cecilekyenge.It e "posto che
le assunzioni nella pubblica amministrazione sono particolarmente ridotte e comunque
legate a selezioni pubbliche", il capogruppo di fdi ha chiesto un impegno presso il governo
per "garantire il merito come unico criterio di selezione nell'accesso ai posti di lavoro nella
pubblica amministrazione".
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21-25/10/2013
Il dibattito in consiglio è degenerato in offese fino a quando la presidente Caterina Liotti è
stata costretta a sospendere la seduta, ripresa poi con la votazione che ha bocciato a
maggioranza la proposta di Barcaiuolo. (dire)
(video
http://video.gelocal.it/gazzettadimodena/locale/si-parla-di-kyenge-e-stranieri-
tensione-in-consiglio/19993/20142)
(fonte http://gazzettadimodena.gelocal.it)
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21-25/10/2013
“MIA MADRE ERA ROM”
(25 ottobre 2013)
A Roma e nel Lazio le politiche abitative nei confronti delle comunità rom incidono
fortemente sui diritti dell’infanzia. Ma quale impatto hanno tali politiche sulle probabilità
che un bambino rom, rispetto a un proprio coetaneo, venga segnalato alla Procura per i
minorenni, allontanato dalla propria famiglia e dichiarato adottabile? Quanti sono i minori
rom dichiarati in adozione ogni anno, a Roma e nel Lazio?
Sono questi gli interrogativi alla base di “Mia madre era rom”, il nuovo rapporto
dell’Associazione 21 luglio che sarà presentato martedì 29 ottobre alle ore 17, a Roma,
presso la sede della Regione Lazio (Sala Tirreno, via Rosa Raimondi Garibaldi 7,
Palazzina C).
La ricerca, realizzata dall’Associazione 21 luglio in collaborazione con la Facoltà di
Antropologia culturale dell’Università di Verona, analizza la situazione dei minori rom
che oggi non vivono più presso le proprie famiglie, perché da queste allontanati e perché
adottati dalle famiglie della società maggioritaria. In particolare, il rapporto si sofferma sulla
presenza dei minori rom nelle storie che il Tribunale per i Minorenni di Roma ha
affrontato dal 2006 al 2012.
Interverranno alla presentazione del rapporto:
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21-25/10/2013
Angela TULLIO CATALDO, autrice della ricerca – Associazione 21 luglio
Rita VISINI, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio
Melita CAVALLO, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma
Edoardo TRULLI, Vice Presidente dell’Ordine Assistenti Sociali della Regione Lazio
Vito SAVASTA, Mediatore sociale
Ai partecipanti sarà distribuita copia gratuita del rapporto “Mia madre era rom”
Per maggiori informazioni:
email: [email protected]
www.21luglio.org
(fonte http://www.21luglio.org/)
ALLERTA
ROM
NEL
VARESOTTO
«FACCIAMO COME GLI SVIZZERI»
(25 ottobre 2013)
SUMIRAGO - «Contro i nomadi che da un paio di
mesi stanno occupando abusivamente prati e
parcheggi del Varesotto serve tolleranza zero». A far
suonare l’allarme, all’indomani della levata di scudi
delle mamme di Sumirago per l’arrivo di un campo
rom proprio di fronte alle scuole del paese, sono gli
esponenti provinciali della Lega Nord. Se nelle ultime ore la carovana è stata allontanata da
Sumirago, il problema si sta discutendo a livello provinciale considerando che a macchia di
leopardo sono ormai diversi i comuni, soprattutto nella zona della Valle Olona e del
Gallaratese, che nelle ultime settimane hanno dovuto fare i conti con il passaggio dei rom.
«Dobbiamo smetterla con l’ipocrisia mediatica - dice l’ex sindaco leghista di Buguggiate ed
ex senatore Alessandro Vedani - i problemi non si risolvono facendo lo struzzo, con il
buonismo intriso a ipocrisia. Dobbiamo fare come in Svizzera: lì certe cose non
succedono. Le mamme di Sumirago hanno fatto bene». Sulla stessa lunghezza d’onda
anche il segretario del Carroccio Matteo Bianchi. Ma le associazioni avvertono: «Per
risolvere il problema servono aree attrezzate».
(fonte http://www.laprovinciadivarese.it)
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LA
21-25/10/2013
CASAPOUND PER
STRANIERI” DA METÀ
MANIFESTAZIONE DI
CACCIARE
“GLI
ESQUILINO
Bizzarra espressione "d'italianità" degli estremisti di destra
(25 ottobre 2013)
Mini-manifestazione con bandiere italiane per proporre che nella zona possano stare solo
attività commerciali italiane. Come al solito buio pesto sul come.
IL PROCLAMA - Una piccola e rumorosa manifestazione, qualche decina di
persone a spasso per il quartiere con bandiere dell’italia e cori da stadio, chissà se
gli abitanti dell’esquilino ne avranno capito il senso. Dicono quelli di Casapound
che “ vogliamo che la parte dell’Esquilino tra Piazza Vittorio e Via Merulana sia
esclusivamente italiana e che sia interdetta a attività commerciali dozzinali in
mano straniera. Vogliamo che l’Esquilino italiano si tramuti in un esempio: cultura
e tradizione romana.”
IDEONA - Poi però non dicono come fare, eppure di tempo per studiare la
situazione ne hanno avuto, visto che proprio all’Esquilino, nel pieno della china
town romana, occupano da anni un palazzo nel quale l’ingresso è riservato ai soli
italiani. Ci penseranno i camerati a rilevare di tasca loro le attività aperte in zona da
stranieri? Oppure l’idea inconfessabile è quella di ricorrere allo squadrismo per
cacciarli? Non si sa, spararla grossa non costa niente e alle rodomontate
imbadierate sono abituati, non è passato molto tempo da quanto lo stesso Simone
di Stefano ha proposto di attaccare l’India e liberare i nostri marò con un blitz
militare. Ora arriva il più modesto attacco alla Chinatown romana, che per fortuna
appare
ancora
molto
al
di
là
delle possibilità
di
Casapound.
(fonte
http://www.giornalettismo.com)
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21-25/10/2013
Scritte inneggianti a Priebke, parte la
caccia ai responsabili
(25 ottobre 2013)
LUGAGNANO. Frasi razziste e favorevoli al capitano nazista sono comparse in diverse
strade e subito cancellate. Sembra che ad agire con lo spray rosso siano stati ragazzi
minorenni. Bianco: «Manca la capacità di ragionamento su cosa si può e non si può fare»
Nei giorni scorsi, il centro di Lugagnano è stato imbrattato di scritte inneggianti ad Erich
Priebke, il capitano delle SS che, nel 1944, partecipò alla pianificazione e alla realizzazione
dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e che è morto a Roma l'11 ottobre scorso, all'età di cento
anni. In concomitanza con la polemica che si è accesa in merito alla celebrazione del suo
funerale - giorni per decidere di trasportare la salma in una località segreta per essere
tumulata dopo i rifiuti alla sepoltura espressi da molte realtà locali italiane e dalla prefettura
della capitale - alcuni muri della frazione di Sona sono stati deturpati con messaggi
nostalgici, tutti riportanti il nome di Priebke. Sul palazzo dell'anagrafe, qualcuno ha scritto
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21-25/10/2013
«Priebke vive» con una bomboletta spray di colore rosso. Scritte simili sono apparse anche
in via Monte Grappa e in via Della Concordia. Alcune di esse riportavano anche
affermazioni a sfondo razzista. La prima ipotesi fatta dall'amministrazione è stata che i
responsabili dell'imbrattamento fossero esponenti di estrema destra, appartenenti a qualche
gruppo neonazista. Le testimonianze di alcuni abitanti della frazione, però, vanno in una
direzione diversa. Sembra che si tratti di atti di vandalismo messi a segno da alcuni
ragazzini, forse addirittura minorenni. L'amministrazione comunale sta vagliando le
immagini delle telecamere di sorveglianza per fare chiarezza sull'accaduto e scoprire chi
sono i veri responsabili delle scritte. Il 24 marzo 1944, alle Fosse Ardeatine, furono
trucidate 335 persone. Hitler aveva dato l'ordine di uccidere, a titolo di rappresaglia, 10
ostaggi italiani per ognuno dei 33 soldati dell'esercito tedesco morti nell'attentato
partigiano di via Rasella. Le persone fucilate alle Fosse Ardeatine, però, furono addirittura
di più rispetto al numero stabilito dallo Stato maggiore tedesco. Oltre a pianificare
l'eccidio, stilando la lista degli italiani destinati a morire, Erich Priebke partecipò
personalmente anche alla fucilazione. Per questi crimini, nel 1998, è stato condannato
all'ergastolo dalla Corte di cassazione italiana. Le scritte sono già state eliminate dai tecnici
del Comune, in un caso con qualche difficoltà. Per cancellare certi messaggi, però, non
basta una mano di vernice. Probabilmente, occorre innanzitutto una formazione morale,
che passi attraverso un'adeguata conoscenza della storia. Questa è anche l'opinione
dell'assessore alla cultura Gianmichele Bianco, che commenta: «Le scritte che sono apparse
sono assolutamente demenziali. Dimostrano che manca tutto uno strato culturale capace di
irrobustire il ragionamento su cosa si può e cosa non si può fare». «Se è vero, come
sembra, che i responsabili di questi atti sono dei ragazzini», conclude l'assessore, «significa
che nella rete educativa e sociale qualcosa deve essere andato storto. Dobbiamo
impegnarci ancora di più per far capire la gravità di certi messaggi e per far conoscere gli
eventi orribili a cui queste affermazioni rimandano. Anche il Comune deve fare la sua
parte».
(fonte http://www.larena.it)
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21-25/10/2013
La super-bufala degli immigrati che
bruciano la bandiera italiana
(25 ottobre 2013)
È un blog contro gli immigrati travestito da
sito meteo? O un sito dedicato al meteo nel
quale per intrattenere i visitatori si offrono
“notizie” sull’immigrazione confezionate per
attirare una certa attenzione? O forse,
semplicemente, l’ultimo di una lunga serie di siti caduti nella trappola delle bugie razziste?
LA PATACCA - La decisione ai lettori, però la
fotografia pubblicata qui sopra con il titolo
IMMIGRATI,
BRUCIANO
LA
BANDIERA ITALIANA è un falso, visto
che la foto è stata scattata a Malta il 22
febbraio 2011 e rappresenta dei libici che
bruciano la nostra bandiera per protestare
contro la vicinanza di Silvio Berlusconi e Gheddafi, niente che abbia minimamente a che
fare con l’immigrazione o che veda protagonisti degli immigrati in Italia.
FOTO ORIGINALE, MALTA 22 FEBBRAIO 2011
http://darrinzammitlupi.photoshelter.com/image/I0000p.FoRq2uG6A
(Fonte http://www.giornalettismo.com/
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21-25/10/2013
RAPINA DUE RAGAZZI CON UNA SCIABOLA
ARRESTATO UN TUNISINO A B ALLARÒ
(25 ottobre 2013)
La specificazione della nazionalità nel titolo dell’articolo risulta irrilevante ai
fini informativi e in contrasto con il codice deontologico ricordato anche
nella Carta di Roma
Palermo - Armato di sciabola e spalleggiato da un
complice un tunisino ha rapinato per strada due giovani
a Palermo ed è stato poi arrestato dalla polizia, mentre
l'altro malfattore è riuscito a fuggire. Alì Abdel, 23 anni,
dovrà rispondere di rapina aggravata e di lesioni, violenza
e resistenza a pubblico ufficiale. L'aggressione è avvenuta in piazza Porta Sant'Agata, nei
pressi del mercato di Ballarò, dove le vittime sono state derubate delle borse contenenti
cellulari ed effetti personali. I due rapinatori sono stati poco dopo intercettati nei vicoli
della zona dalla polizia e il tunisino è stato bloccato dopo un inseguimento.
(fonte http://palermo.repubblica.it/)
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DAL C OMUNE
DI
ROMA
21-25/10/2013
UNA GUIDA PER
GLI IMMIGRATI DELL’EST EUROPEO.
“NOI DELL’E UROPA DELL’EST” VERRÀ
PRESENTATA OGGI
(25 ottobre 2013)
Noi dell’Europa dell’Est è la guida per migliorare il dialogo e l’integrazione con i cittadini
dell’Europa orientale immigrati a Roma. È l’iniziativa promossa dalla consigliera aggiunta
di Roma Capitale per il Continente Europa non comunitaria, Tetyana Kuzyk, in
collaborazione con le comunità di cittadini dell’est e che verrà presentata oggi.
La guida è uno strumento che ha lo scopo di migliorare il dialogo tra le culture dei cittadini
provenienti da Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Federazione Russa, Moldavia ed
Ucraina e di favorire la loro integrazione nel tessuto della Capitale. “La brochure – spiega
la Kuzik – racconta trasversalmente le diverse realtà europee non comunitarie, le loro
dinamiche migratorie, avvenute per cause e in tempi diversi, di cui si evidenziano gli aspetti
più costruttivi”.
La pubblicazione si presenta come una road map della città, con indirizzi e indicazioni utili
su istituzioni culturali, associazioni di volontariato, chiese, ambasciate, scuole di lingua che
fanno riferimento alle diverse comunità straniere e fornisce anche l’elenco dei servizi di
Roma Capitale per tutti gli stranieri (Municipi, registro Mediatori interculturali, Centri
territoriali permanenti, rete delle scuole migranti, Biblioteche di Roma, Centri per
l’impiego).
Scarica la guida
http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Guida_dellest.pdf
(fote http://www.immigrazioneoggi.it)
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RAI
SCUOLA:
LO
SPORT
21-25/10/2013
E
IL
RAZZISMO A "NAUTILUS"
(25 ottobre 2013)
Roma (Adnkronos) - Rai Educational presenta Nautilus Connessioni. Visioni.
Condivisioni., di Federico Taddia, regia di Piccio Raffanini. In onda lunedi' 28
ottobre alle 19.30, e in replica ogni 4 ore, su Rai Scuola ch. 54 del Digitale terrestre
e ch.33 Tivu'Sat.
Ospite fisso della nuova settimana l'ex calciatore campione del mondo Lilian Thuram, in
studio insieme a Federico Taddia, in veste di Presidente della Fondazione "Educazione
contro il razzismo", la cui attivita' principale e' quella di andare nelle scuole per parlare agli
studenti, confrontandosi con loro sul tema delle discriminazioni razziali. Insieme a loro si
alternano durante la settimana, Mauro Valeri, responsabile dell'Osservatorio su
razzismo e antirazzismo nel calcio, Stefano Catucchi, docente di Estetica presso
l'Universita' degli Studi di Roma ''La Sapienza'', Daniele Passero dell'Associazione Bereshit,
Esmehen Hassen, redattrice di "Yalla Italia" il blog delle seconde generazioni, Elena
Pulcini, docente di Filosofia Sociale presso l'Universita' degli Studi di Firenze e Igiaba
Shebo, scrittrice.Nella puntata del lunedi', si parte dallo sport e dai personalissimi ricordi
del calciatore, per introdurre il tema cardine della settimana: ''Il razzismo e' un modo di
vedere il mondo. - racconta Thuram - In Francia, all'eta' di 9 anni, sono diventato nero.
Quando giocavo non mi sentivo toccato dai cori razzisti, pensavo che quella gente aveva
un problema e bisognava aiutarli. In Italia le cose stanno cambiando, quando giocavo io
non se ne parlava, oggi si' ed e' la direzione giusta''.
Mauro Valeri, responsabile dell'Osservatorio su razzismo e
antirazzismo nel calcio prosegue ''il razzismo c'e' in tutti gli
sport. Diverso e' quello legato al tesseramento, di cui si parla
poco. La gente ha un'idea dello stadio come di uno
sfogatoio, perche' quello che accade li' dentro e' meno grave di quello che accade
fuori, nella societa'''.
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21-25/10/2013
Lo stesso Valeri, sul personaggio controverso di Balotelli dice ''contribuisce prima di
tutto come giocatore, poi c'e' il personaggio che - pur essendo nato in Italia - ha
vissuto diciotto anni come ghanese. E' comprensibile la sua voglia di rivalsa''.
Parlando di razzismo non si puo' prescindere dal ruolo della scuola, ''non serve la
repressione ma l'educazione'', continua Valeri. E Thuram aggiunge ''ho capito che
sono gli adulti a dare le definizioni che influenzano i piu' piccoli. Bisogna
cominciare dai giovani, per demolire questa cultura di gerarchia fondata sul colore
della pelle. Bisogna spiegare le cose ai bambini per uscire da questo modo di
pensare, e cioe' che colore della pelle, religione e sessualita' non determinano le
caratteristiche della persona''.
Gli altri punti di osservazione da cui guardare al fenomeno del razzismo riguardano il
rapporto con le periferie, a parlarne in studio il professor Stefano Catucci e Daniele
Passero dell'associazione
"Bereshit"; la questione delle seconde generazioni con
Esmeralda Esmehen Hassen la giovane tunisina di Caserta redattrice di "Yalla Italia"; e
ancora il tema dell'integrazione e dei pregiudizi affrontati con la professoressa Elena
Pulcini e la scrittrice di origine somala Igiaba Shego. Infine, ma non meno importante, il
prezioso contributo dei ragazzi dell'associazione "Occhio ai media", una rete di volontari
impegnati nel segnalare la cosiddetta ''comunicazione avvelenata", quel tipo di
comunicazione fatta di articoli di giornali e riviste italiane di carattere razzista o
offensivo contro le minoranze etniche in Italia.
(fonte Adnkronos)
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21-25/10/2013
Razzismo:Toure', Russia agisca o neri
boicotteranno Mondiali
Calciatore ivoriano dopo cori Mosca,pronti a non andare nel 2018
(25 ottobre 2013)
(ANSA-REUTERS) - LONDRA, 25 OTT - I calciatori di colore potrebbero boicottare i
Mondiali 2018 in Russia se il Paese di Vladimir Putin non prendera' una posizione forte
contro il razzismo. Cosi' il centrocampista ivoriano del Manchester City Yaya Toure oggetto di cori razzisti a Mosca nell'ultimo turno di Champions - secondo quanto riportato
dai media britannici. "E' una questione molto importante - le parole del calciatore riportate
dai media - altrimenti non siamo sicuri di partecipare alla Coppa del Mondo in Russia. Noi
non verremo". Toure , che parla russo dopo aver trascorso due anni a giocare in Ucraina
nel Metalurg Donetsk ha detto che gli insulti sentiti a Mosca sono stati i peggiori di
qualsiasi altro epiteto mai sentito in Ucraina: "Ho avuto modo di sperimentare un po' di
razzismo in Ucraina, ma si trattava di poche pwersone e non di gruppi organizzati comee'
successo mercoledi' a Mosca"", ha aggiunto Toure'. Il CSKA ha invece smsntito le accusa
dell'ivoriano, dicendosi "sorpreso e deluso" dal suo atteggiamento. (ANSA).
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21-25/10/2013
AL VIA IL 26 OTTOBRE
FESTIVAL IDENTITÀ DI GENERE
A BOLOGNA LA NUOVA EDIZIONE.
(25 ottobre 2013)
BOLOGNA – Teatro, danza, musica, fumetto, letteratura. Ma anche feste, incontri e
mostre. Non si fa mancare niente il festival internazionale Gender Bender, che prenderà il
via il 26 ottobre, dedicato alle rappresentazioni del corpo e delle identità di genere e
orientamento sessuale nella cultura e nelle arti contemporanee. L’undicesima edizione del
festival si intitola “Il pelo nell’uovo” perché, spiega Daniele Del pozzo, direttore di
Gender Bender, “l’identità di genere può diventare un tema fastidioso, come un pelo
nell’uovo ma noi, come sempre, l’abbiamo inteso come un’immagine di bellezza. Inoltre,
l’uovo rappresenta un momento di cambiamento”.
Ed è proprio il cambiamento il tema di alcuni spettacoli messi in scena come
“L’adolescenza di Victor” (rappresentazione di danza) e “La bella Rosaspina
addormentata” di Emma Dante, che con la sua Rosaspina che si sveglia e si scopre
innamorata di una donna, ha sollevato non poche polemiche a Bologna. “Il festival vanta
un programma molto ampio e trasversale di appuntamenti – spiega Alberto Ronchi
assessore comunale alla Cultura – che non solo approfondisce in modo intelligente queste
tematiche ma permette al pubblico di incontrare anche artisti nazionali e internazionali. Le
critiche sullo spettacolo di Emma Dante – conclude – sono assurde nel 2013 e in un Paese
laico”. La critica sollevata, – spiega il presidente del Cassero Vincenzo Branà, “merita
molto leggerezza ma ci riguarda. Non è un problema prettamente culturale ma strutturale e
sul palco non portiamo solo teorie ma spunti per dibattiti”. Nel suo rinnovarsi, aggiunge
l’assessore regionale alla Cultura e e allo Sport Massimo Mezzetti, “il Gender Bender, con
l’offerta culturale a tutto tondo proposta, contribuisce ad abbattere il pregiudizio”. Lo
spettacolo di Emma Dante, tra l’altro, aprirà anche il progetto Teatro Arcobaleno: un
progetto che durerà un anno e vedrà la messa in scena di spettacoli tutti dedicati ai ragazzi
e alle famiglie, promosso da Gender Bender in partnership con Teatro Testoni Ragazzi /
La Baracca, Fondazione Ert Emilia-Romagna Teatri, Pubblico Teatro di Casalecchio e
Famiglie Arcobaleno.
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Ed ancora, per la danza, “Parkinson”, in scena all’Arena del Sole, lo spettacolo teatrale “Se
la mia pelle vuoi” sul palco del Mambo, le proiezioni del documentario “Queen of the
desert” e della commedia “Dual” (entrambe in prima nazionale), il concerto della rapper
Sookee al Tpo il 30 ottobre, i party e i congressi. Un cartellone ricco che conta, fino al 2
novembre, 25 prime nazionali, 23 film e documentari, 22 repliche di spettacoli, 3 mostre, 5
party, 19 incontri, 6 concerti, 102 ospiti, 30 volontari, la collaborazione di 50 soggetti tra
pubblici e privati e 1 progetto europeo. Alla manifestazione si affianca anche la settima
edizione di Soggettiva, il festival di cultura lesbica che intreccia il suo programma con
quello del Gender Bender” in un incastro perfetto. “Il titolo di quest’anno è “Cerca il beat”
– spiega la curatrice del festival Antonia Ciavella – L’invito è rivolto a tutti gli omofobi
affinchè vengano a vedere dove batte il cuore di una lesbica, senza rinchiudere le nostre
vite in etichette o in climi asfissianti, d’altronde, la cultura ha questo compito”.
Unica nota stonata l’annullamento dello spettacolo “Lolita”, previsto il 30 e il 31 ottobre
all’Arena del Sole, sospeso poiché la direzione territoriale del lavoro di Bologna –
ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – ha chiesto una variazione del copione dello
spettacolo per garantire la salute fisica e salvaguardare la moralità della minore nella parte
di Lolita, interpretata da Olga Bercini che ha 11 anni. Da Babilonia Teatri, scrivono, che “il
lavoro svolto con Olga in questi mesi va ben oltre lo spettacolo. È un lavoro che riflette
sull'immagine di bambini-adulti, bambini-sexy e bambini di successo che tutti i giorni i
media ci propongono. Un lavoro che si interroga su cosa significhi essere bambino oggi,
che modello venga loro proposto e cosa loro introiettino. Per questi motivi non
acconsentiamo a cambiare il copione dello spettacolo perchè avvertiamo questa richiesta
come una forma di censura del nostro lavoro e dello spettacolo”.
(fonte http://www.affaritaliani.)
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MESSINA:
IL
CESV
21-25/10/2013
PRESENTA IL LIBRO
"PARLARE CIVILE"
Per una comunicazione che non discrimina.
Venerdì 25 ottobre, alle 18.00, presso la Feltrinelli Point di Messina, il Cesv – Centro
Servizi per il Volontariato presenta il libro “Parlare civile”, un progetto di comunicazione
sociale a cura di Redattore Sociale. Interverranno Santi Mondello, presidente del Cesv
Messina, Antonio D'Alessandro, presidente di Parsec Consortium, in qualità di
coordinatore (con Stefano Trasatti) del progetto editoriale, e Raffaella Cosentino, tra le
autrici del libro (con Giorgia Serughetti e Federica Dolente), l'assessore alle Politiche
sociali del Comune di Messina, Antonino Mantineo, Fabio Rossi, docente di Linguistica
italiana (Università di Messina), ed Elisabetta Raffa, direttore responsabile della testata
www.messina.sicilians.it. Coordina l’incontro l’addetto stampa del Cesv Marco Olivieri.
Già presentato a Roma dalla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, "Parlare
civile" è un manuale ma anche un blog e un sito web, dedicato ai principali temi a rischio
discriminazione e al linguaggio per parlarne.
Non esistono parole sbagliate, esiste un uso sbagliato delle parole. Questo lo slogan che ha
scandito la presentazione del libro. Un viaggio in 8 capitoli alla ricerca della comunicazione
più precisa e accurata su temi come Disabilità, Genere e orientamento sessuale,
Immigrazione, Povertà ed emarginazione, Prostituzione e tratta, Religioni, Rom e Sinti,
Salute mentale; un minidizionario di 25 parole chiave a cui se ne legano quasi 350.
Parlare civile non è una nuova opera di denuncia della cattiva informazione, né uno
strumento di censura o di intralcio al lavoro giornalistico e neppure un repertorio del
politically correct. È un libro di servizio, come si può leggere nella quarta di copertina, che,
senza ideologia e attraverso opinioni diverse, cerca di indicare una direzione responsabile
alla comunicazione pubblica, giornalistica e politica, di chiarire i dubbi e contestualizzare
l'uso di termini spesso abusati nelle cronache quotidiane. Un aiuto, insomma, per quella
manutenzione delle parole che dovrebbe essere costante e "naturale" per ogni
comunicatore.
"Penso che non si debba aver paura delle parole, che vanno usate bene e trattate bene,
perché sono convenzioni che danno una forma alla realtà - ha sottolineato Stefano
Trasatti, direttore dell'agenzia Redattore Sociale -, ma allo stesso tempo non bisogna essere
integralisti ma consci dei limiti del linguaggio". Per Antonio D'Alessandro, presidente di
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
21-25/10/2013
Parsec consortium che ha curato insieme a Redattore la realizzazione del progetto, il
volume ha un'incubazione di almeno 30 anni, "il problema della poca attenzione alle
tematiche sociali il nostro mondo se lo è posto più di 30 anni fa e un'agenzia come
Redattore Sociale nasce da queste esigenze e per rafforzare la possibilità comunicare in
maniera corretta le nostre problematiche".
Tra gli esperti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto, come Comitato
scientifico, anche il sociologo Enrico Pugliese che rispetto al volume ha parlato di un
"lavoro eccellente". La presentazione ha visto anche i contributi di Enzo Iacopino,
presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, del direttore nazionale dell'Unar
Marco De Giorgi e della giornalista Rai Daniela De Robert.
Tutte le informazioni, i video, e interviste della giornata e molti approfondimenti al
contenuto del libro sono disponibili sul sito http://www.parlarecivile.it/.
Antonio D'Alessandro, presidente di Parsec Consortium. Psicologo e giornalista
pubblicista dal 1990, esperto di problematiche sociali, ha contribuito a progettare e
realizzare alcuni servizi innovativi nel settore delle tossicodipendenze; ha promosso alcune
esperienze di economia sociale occupandosi anche di volontariato e sviluppo locale.
Raffaella Cosentino, giornalista freelance e videomaker. Si occupa di immigrazione, mafie e
diritti umani, privilegiando i canali web e video. Collabora con l’agenzia di stampa
Redattore Sociale, con il sito di inchieste RE – Repubblica – Espresso, Repubblica.it e Il
Venerdì di Repubblica, Narcomafie. Ha lavorato anche per Radio Città Futura di Roma,
per Il Manifesto e per il Corriere.it. Con l'inchiesta “Guantanamo Italia” sulla tendopoli –
Cie di Palazzo San Gervasio (Pz) ha vinto il premio “Gruppo dello Zuccherificio 2012”
per giovani under 35 (secondo posto). Nel 2011 ha vinto il Premio giornalistico Ivan
Bonfanti con un reportage su “Gli indiani di Locri, vivere e lavorare a casa della
‘ndrangheta”. Con la casa editrice Terrelibere.org ha pubblicato due eBook: “Quattro per
cinque. Quattro centesimi per cinque pallottole. Vi raccontiamo i giornalisti, tra minacce e
sfruttamento” (2010) e “Facebook Revolutions. Dalla Tunisia all`Egitto, le nuove ribellioni
nate con la Rete” (2011). E' tra i fondatori della campagna “LasciateCIEntrare”, premiata
nel 2012 da Articolo 21 con la targa “Giuntella” per la libertà di informazione. Ha curato i
capitoli Disabilità, Immigrazione, Povertà e emarginazione, Rom e Sinti, Salute mentale.
(fonte http://www.strill.it)
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RAZZISMO:KYENGE,PATTO
21-25/10/2013
CONTRASTO
PRIMA ELEZIONI PARLAMENTO UE
(24 ottobre 2013)
ROMA - L'obiettivo e' adottare il "Patto 2014-2020 per un'Europa della diversita' e per la
lotta al razzismo" prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo, affinche' esso
divenga argomento nelle campagne elettorali dei Paesi membri. Lo ha assicurato il ministro
per l'Integrazione, Cecile Kyenge, rispondendo a un'interrogazione riguardante il modo in
cui il Governo intende attuare gli impegni degli Stati europei che hanno sottoscritto la
Dichiarazione di Roma sulla lotta all'intolleranza, al razzismo e a ogni forma di
discriminazione.
Tutti i colleghi europei "mi hanno confermato la loro adesione alla Dichiarazione di Roma
e molti altri - ha osservato il ministro - mi hanno espresso preoccupazione per l'aggravarsi
del fenomeno nei rispettivi Paesi e la necessita' di prevedere iniziative concrete a livello
nazionale ed europeo".
A breve - ha aggiunto il ministro - sara' organizzata un' ulteriore riunione informale dei
Ministri per l'Integrazione per prendere atto dello stato di avanzamento dei lavori. "Il patto
si configurera' come una sorta di appello alla Commissione, al Parlamento e ai vertici
dell'Ue affinche' adottino - ha spiegato Cecile Kyenge - le misure e le linee guida da noi
immaginate, con il coinvolgimento attivo della societa' civile, dell' associazionismo e del
volontariato. La parola d'ordine e' concretezza". Per il ministro "occorre concentrarsi su
misure e strumenti concreti capaci di interferire efficacemente con una mentalita' che
alimenta il discorso razzista e discriminatorio in tutti gli ambienti, dal lavoro allo sport, alla
scuola, alla vita politica". (ANSA).
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“RAZZISMO
E
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DISCRIMINAZIONE”,
DENUNCIA DEI ROM IN PROCURA
Nel documento si parla di "illegalità, aggressioni, minacce, istigazione all’odio
razziale, evasioni fiscali, e discriminazioni sistematiche"
(24 ottobre 2013)
Con un doppio esposto ratificato dalla Stazione dei Carabinieri
di Marina di Massa il 21 ottobre 2013 e dalla Questura di
Massa – Carrara il 22 ottobre 2013, indirizzato al capo
procuratore di Massa dott. Aldo Giubilaro, l’associazione
nazione rom ha denunciato una lunga catena di eventi,
fortemente intrecciati: illegalità, aggressioni, minacce, istigazione all’odio razziale, evasioni
fiscali, e discriminazioni sistematiche ai danni della minoranza ROM ed alla sua
rappresentanza legalmente istituita. Gli ultimi episodi sono avvenuti ieri all’interno ed
all’esterno del consiglio comunale di massa, durante ed al termine di un pubblico
confronto tra le istituzioni e la società civile sulla questione della ztl. L’Associazione
Nazione Rom, tramite i propri rappresentanti è intervenuta nel merito del dibattito
chiedendo al Comune di ratificare una ZTL integrale nel centro della città estendendo il
provvedimento amministrativo anche alla zona centrale di Marina di Massa nei mesi estivi.
Proposto un servizio di educativa di strada per la prevenzione dell’abuso di alcool e
droghe, rivolto con particolare attenzione alla fascia adolescenziale 13-16 anni, sempre più
vittime dell’irresponsabilità degli adulti: alla cronaca frequentissimi casi di interventi di
emergenza sanitaria per casi di coma etilico generati dall’illegale somministrazione di alcool
da parte di esercenti commerciali a minori di anni 16. Prevenzione all’ in-cultura del
razzismo, diffusione di buone prassi volte ad affermare una cultura del benessere umano.
Questi i termini posti dall’intervento della società civile rom all’interno del consiglio
comunale di massa aperto. Chiesta inoltre una maggiore collaborazione tra gli
amministratori ed i militari del corpo della guardia di finanza per arrestare un rilevante
fenomeno di evasione fiscale nella zona di marina di massa relativamente agli affitti a nero
degli appartamenti durante il periodo estivo. Fenomeno stimato intorno al 75-80 % del
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
21-25/10/2013
totale della mancata registrazione di contratti, mancato pagamento di introiti fiscali e
conseguente povertà per le casse del comune. Da qui la mancata erogazione di servizi
pubblici essenziali come il trasporto pubblico. Al termine dell’intervento dell’associazione
nazione rom sono cominciate aggressioni verbali, gesti intimidatori, all’interno del
consiglio comunale da parte di alcuni cittadini-commercianti che criticavano l’istaurazione
della ztl. Le aggressioni sono proseguite anche nella zona esterna del comune tanto da
dover richiedere l’intervento della polizia di stato e dei carabinieri. Questa alcune delle frasi
incriminate ed oggetto di denuncia: “andate via zingari di merda” – “hitler non vi ha
sterminato abbastanza, doveva uccidervi tutti”. Le intimidazioni sono proseguite nel corso
della notte, tanto da dover richiedere un secondo intervento di una pattuglia dei carabinieri
nella sede nazionale dell’associazione nazione rom in via ricortola 166. Un foglio formato
a4, raffigurante il simbolo del partito politico forza nuova, è stato depositato, come
ulteriore fonte di intimidazione, nella cassetta postale dell’associazione. Il gesto giunge al
termine di due settimane durante le quali, il profilo facebook di nazione rom è stato sotto
bersaglio di esponenti della nota organizzazione razzista, tanto da dover richiede
l’intervento dell’unar – ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del
consiglio dei ministri che ha aperto una indagine.
Tra i commenti postati, sotto la denuncia dell’aggressione subita da un piccolo bambino
rom, colpito dal lancio di acido corrosivo nella città di napoli e conseguente ricovero
ospedaliero per ustioni sulle manine, sulle braccia, sul corpo e sul viso, la frase “tanto
pulisce”
La polizia scientifica ha messo sotto “sequestro” il foglio a4 con il simbolo di forza nuova
per il rilevamento delle impronte digitali e chiesto, alla procura della repubblica
l’acquisizione dei filmati video registrati all’interno dello stesso comune, durante lo
svolgimento del dibattito pubblico nella serata del 21 ottobre, al fine di identificare
visivamente gli autori delle aggressioni ed eventuali complici. L’associazione nazione rom è
fortemente impegnata da anni, insieme alle massime istituzioni europee ed allo stesso
governo – ministero per l’integrazione, nell’implementazione territoriale della strategia
nazionale di inclusione dei rom, dei sinti e dei caminanti al fine di produrre opportunità
lavorative sia per gli autoctoni che per la società civile rom, aumento delle entrate fiscali,
conseguente aumento dei servizi di pubblica utilità, si appella alla città di massa al fine di
isolare e denunciare ogni episodio di razzismo, di degrado morale ed etico, di evasione, di
illegalità.
Fonte: Associazione nazione Rom
(fonte http://www.gonews.it)
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21-25/10/2013
accusati di «furia razzista»
PESTARONO
UN
SENEGALESE,
OTTO
GIOVANI DAVANTI AL GUP
(24 ottobre 2013)
SASSARI. In otto – tutti sassaresi e tutti molto giovani – sono comparsi ieri davanti al gup
Antonello Spanu con l’accusa di lesioni aggravate dai futili motivi e dalla discriminazione
razziale. A maggio del 2012 avevano aggredito e pestato un ambulante senegalese in piazza
d’Italia, poi si erano scagliati anche contro due sassaresi intervenuti in soccorso
dell’extracomunitario. E come se non bastasse avevano “esaltato” il raid notturno su
Facebook ma le indagini dei carabinieri avevano permesso di individuare i presunti
responsabili. Il pubblico ministero Elena Loris li ha tutti indagati in concorso per quella
selvaggia aggressione indicando anche la furia razzista. Dell’ambulante senegalese, che era
riuscito a scappare, nel frattempo si sono perse le tracce. I due sassaresi intervenuti in suo
soccorso - un militare della Brigata Sassari e un commesso - erano finiti all’ospedale. Il
primo, purtroppo, è morto a gennaio per un male incurabile. Ieri si sono costituite le parti
civili con gli avvocati Claudio Mastandrea, Antonio Secci e Salvatore Galleri.
(fonte http://lanuovasardegna.gelocal.it)
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LA
PAZ!
CONTRO
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RAZZISMO
E
DISCRIMINAZIONE
La squadra di calcio ducale sarà tra i protagonisti della mobilitazione promossa
dalla rete europea FARE.
(24 ottobre 2013)
Anche quest’anno La Paz!, squadra di calcio antirazzista, sarà tra i
protagonisti delle settimane di mobilitazione promosse dalla rete
europea FARE (Football Against Racism in Europe) con una serie di
eventi volti a sensibilizzare la cittadinanza ai temi di razzismo e
discriminazione.
L’edizione 2013 di questa manifestazione, denominata “settimana del FARE”, si inserisce
in un periodo caratterizzato da episodi di discriminazione non solo all’interno degli stadi,
basti pensare alla polemica della chiusura delle curve per cori razzisti, ma, soprattutto, da
parte delle istituzioni politiche del nostro Paese e dell’Europa intera.
Stiamo parlando della strage avvenuta nel Mediterraneo, a pochi metri dalle coste di
Lampedusa, a seguito della quale centinaia di esseri umani che viaggiavano attraverso il
mare inseguendo un futuro diverso nella civile Europa hanno trovato la morte e le
“lacrime di coccodrillo” che un’intera classe politica, prima colpevole di quanto accaduto,
ha versato a cascate a favore di telecamera. Con l’iniziativa di sabato 26 ottobre 2013,
presso il campo sportivo di via Strobel (di fronte la sede di Uisp e Arci), vogliamo ribadire,
dal campo e dagli spalti del nostro campo sportivo, quanto sia importante per noi lo sport
come mezzo di aggregazione e di lotta al razzismo in tutte le sue forme, siano esse verbali ,
fisiche o legislative. Per l’occasione lanciamo una conferenza stampa prima della partita
alle ore 15:30 promuovendo le due settimane di azione del FARE e invitiamo tutti e tutte a
vedere la partita alle ore 16:30 La paz! antirazzista – Sporting San Leonardo e, soprattutto,
a godersi il consueto terzo tempo dopo il match.
(Fonte http://www.parmadaily.it)
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PORTE APERTE: L'ITALIA SI SALVERÀ SOLO
CON GLI STRANIERI
"Accogliamoli tutti", il pamphlet di Manconi e Brinis. Viaggio senza retorica nelle
politiche dell'immigrazione
di GAD LERNER
(24 ottobre 2013)
Accogliamoli tutti, gli immigrati. Ma siamo matti? Il titolo
del pamphlet di Luigi Manconi e Valentina Brinis a prima
vista sembrerebbe un'astuzia dell'editore, escogitato per
turbare i benpensanti: Accogliamoli tutti. Una ragionevole
proposta per salvare l'Italia, gli italiani e gli immigrati (il
Saggiatore, pagg. 115, euro 13).
Gli autori stessi, però, ci invitano a non cadere nella
trappola. Accogliamoli tutti, con le dovute precauzioni, va preso alla lettera. La loro è
tutt'altro che una provocazione estremista: si tratta di governare un flusso epocale,
altrimenti lacerante. Tanto meno è un richiamo ai buoni sentimenti. Anzi. Se una
precauzione innerva il saggio di Manconi e Brinis, non è certo quella di solleticare l'ostilità
dei prevenuti, ma semmai di non figurare predicatori di bontà o, peggio, "buonisti":
l'orrendo neologismo abusato da anni nel dibattito pubblico sull'immigrazione, funestato
dalla diffidenza e dal rancore. Manconi e Brinis enumerano le cifre avvilenti di una
demografia che sembra destinare inevitabilmente l'Italia a trasformarsi in "una comunità
sfilacciata e depressa, bolsa e senescente, incapace di innovazione e di invenzione". Fanno
impressione, queste cifre: il censimento del 2011 registra circa 15.000 persone che si
trovano nella fascia d'età 100-105 anni. Sono più di mezzo milione gli ultranovantenni.
Complessivamente, gli italiani con più di 65 anni rasentano i 13 milioni. Invece i nostri
vicini di casa, le popolazioni che abitano la sponda Sud del Mediterraneo, sono composte
per quasi la metà di giovani al di sotto dei 25 anni. Prescindere da tale contrasto oggettivo
sarebbe solo un'ingenua rimozione: qualsiasi modello di società futura implica un governo
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razionale dei flussi migratori, finalizzato, per quanto ciò sia possibile, a una loro ordinata
integrazione. Nessuna "mielosa retorica" dell'accoglienza, dunque. Anche perché gli
immigrati "non mostrano alcuna voglia di correre in nostro soccorso". Gli ostacoli
frapposti in Italia all'instaurazione di contratti di lavoro regolari, ai ricongiungimenti
familiari e alla continuità dei permessi di soggiorno, perpetuano una condizione servile e ne
scoraggiano la stabilizzazione. Li abbiamo incoraggiati a sentirsi estranei. Più
realisticamente, si tratta quindi di disinnescare il cortocircuito tra lo stato di marginalità in
cui sono ridotti troppi immigrati; e la reazione deviante, irregolare, talora criminale che
questa loro marginalità provoca. La ministra dell'integrazione Cécile Kyenge, che firma
l'introduzione del pamphlet, trae la conseguenza politica di questo ragionamento: "Ai fini
della sicurezza, fanno più i diritti della repressione". In altre parole, come scrivono
Manconi e Brinis, "un'accoglienza dignitosa riduce significativamente insidie e minacce".
Dunque è a fini utilitaristici - per il "nostro" bene - e non sulla base di un impulso di
generica solidarietà, che va radicalmente capovolta la politica fin qui seguita in materia di
immigrazione. Assumere come prima finalità dell'esecutivo il presidio delle frontiere, il
respingimento o l'espulsione degli irregolari, è risultato miope oltre che velleitario. Ormai
lo sappiamo. L'Italia, d'intesa con l'Unione Europea, deve pianificare con lungimiranza
quegli ingressi che finora si è limitata a subire.
Da sei mesi Manconi è presidente della Commissione diritti umani del Senato, ma gli
argomenti proposti sotto la voce Accogliamoli tutti sono di natura empirica, piuttosto che
giuridica. Comunque mai ideologici. Qui si esprime il sociologo da vent'anni impegnato
nella rilevazione dei comportamenti delle comunità locali costrette a fare i conti con
l'immigrazione. Siamo un paese che già oggi non potrebbe fare a meno dei suoi quasi 5
milioni di stranieri residenti, l'8% della popolazione. Basti pensare che vengono dall'estero
il 77,3% dei (delle) badanti. Più della metà degli addetti alle pulizie. Più di un quarto dei
lavoratori edili. Quasi un terzo dei braccianti agricoli.
Se dunque possiamo considerare paradossali, retoriche, le domande poste da Manconi e
Brinis - ci conviene espellerli? E se andassero via tutti? E se non venissero più? - ben più
concreta appare l'incognita che pende sul nostro futuro: è proprio inevitabile che ha pagare
il prezzo della faticosa integrazione degli stranieri debbano essere sempre e comunque i più
poveri fra gli italiani?
Benché il libro sia disseminato di numerosi esempi di integrazione riuscita nelle comunità
locali, avvenuta spontaneamente o più di rado guidata da amministratori capaci, non c'è
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dubbio che il non governo del flusso migratorio ha alimentato un contrasto fra
svantaggiati. Risultato peraltro conveniente ai soliti ben noti attori politici. Né la legge
Turco-Napolitano del 1998, né tanto meno la Bossi-Fini del 2002 hanno consentito la
pianificazione armonica dei flussi d'ingresso, orientandoli nella ricerca di lavoro regolare e
di soluzioni abitative razionali. Per questo Accogliamoli tutti si conclude proponendo non
solo l'abrogazione del reato di clandestinità, ma anche l'introduzione del visto d'ingresso
per ricerca di occupazione; in luogo dell'irrealistica pretesa della normativa vigente,
secondo cui l'incontro fra domanda e offerta di lavoro dovrebbe realizzarsi (chissà come)
nei paesi d'origine.
Nessuna faciloneria. Nessuna celebrazione delle virtù del multiculturalismo. Il libro prende
in esame anche i nodi più difficili da sciogliere in materia giuridica, come la poligamia e la
mutilazione genitale femminile. Fenomeni certo ultraminoritari che necessitano di una
gestione coerente con il nostro diritto, ma al tempo stesso finalizzata alla riduzione del
danno. Per esempio la Coop ha risolto il problema della macellazione rituale della carne
halal dopo un confronto con la Lega italiana antivivisezione: d'intesa con le comunità
islamiche, si procede allo stordimento elettrico preventivo dell'animale da macellare,
garantendo così la "convivenza dei valori". Con la buona volontà, le mediazioni si trovano.
Purché si riconosca che stiamo costruendo un nuovo modello sociale di cui l'immigrazione
sarà componente vitale, non marginale.
Lo Stato moderno europeo costruì quattro secoli fa il suo apparato repressivo nella lotta al
vagabondaggio e nel contenimento dei pericoli sociali della miseria. Ma la distinzione
fondata allora fra i "nostri" poveri da segregare e/o proteggere, mentre i poveri "forestieri"
erano semplicemente da cacciare, non regge più le dinamiche della geopolitica e della
demografia. Ne consegue, come scrive la Kyenge, che l'immigrazione deve farsi
"progetto"; perché senza di essa non c'è ripresa né "risorgimento".
Accogliamoli tutti è proposta che sgomenterà una classe politica sprovvista di visione
storica, sballottata negli anni scorsi nell'oscillazione fra la pietà e lo spavento delle
emozioni popolari. Temo che non sia pronta a discutere queste ragionevoli proposte per
salvare gli italiani e gli immigrati. Perfino dopo la tragedia di Lampedusa abbiamo sentito
ministri riproporsi portavoce di una funzione di mero contenimento; fingendo di ignorare
che, mentre loro facevano la faccia feroce, in Italia si estendevano aree di irregolarità e
marginalità. Inutili sentinelle di guardia a un bidone.
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MOSTRA “FACE2FACE. INTERAZIONE PER
L’INTEGRAZIONE”
Inaugurazione venerdì 25 ottobre alle ore 18.00
“Face2Face. Interazione per l’Integrazione”, collettiva fotografica prodotta da Cesvi
nell’ambito del progetto “Face2Face. Facilitating dialogue between migrants and European
citizens”, grazie al sostegno del Fondo Europeo per l’integrazione.
Autori degli scatti un gruppo di migranti, seconde generazioni e italiani che hanno
partecipato al corso di reportage comunitario condotto nei mesi scorsi dal fotografo
Giovanni Diffidenti.
La mostra sarà ospitata dall’Ambasciata Culturale Europea inaugurata recentemente
dall’amministrazione comunale
di Bergamo in sostegno alla candidatura della città a
Capitale Europea della Cultura 2019.
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I
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MASS MEDIA E LE DISCRIMINAZIONI: A
FOGGIA “TELL ME MORE”
(24 ottobre 2013)
Foggia – ARCIGAY Foggia “Le Bigotte” in collaborazione con
UNAR
(Ufficio
Nazionale
Antidiscriminazioni)
ha
organizzato per venerdì 25 ottobre, alle 17.30, nei locali del Museo
Civico di Foggia (piazza Vincenzo Nigri) il convegno “Tell me
more, parliamone di più, parliamone meglio”, strumenti per
comunicare senza discriminare media e tematiche lgbt.
La Presidenza del Consiglio, dipartimento per le pari opportunità,
ufficio antidiscriminazioni, ha concesso il patrocinio all’iniziativa
definendola: “iniziativa di rilievo nell’ambito della rimozione e
contrasto alla discriminazione”. Perché non sono solo parole. Il
motto, quasi un mantra, che ha accompagnato le attività di
quest’anno di Arcigay Foggia “Le Bigotte” è stato: “Cambia il tuo sguardo, cambia le tue
parole: cambierai il mondo”. La percezione e la costruzione del mondo che ci circonda
passa attraverso le modalità con le quali lo raccontiamo perché il mezzo è il messaggio,
concordando con McLuhan, e nella forma c’è l’essenza delle cose, scomodando Pirandello.
Così, se vogliamo combattere forme di avversione irrazionali, “analoghe al razzismo, alla
xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo” secondo la definizione del Parlamento
Europeo, come l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia c’è bisogno che si utilizzi un
linguaggio rispettoso e includente delle persone lgbt, che non fiancheggi una società
eterosessista, maschilista e discriminante.
Per questo è necessaria una continua formazione per mettere in guardia dai rischi di un
cattivo uso delle parole e indichi la via per un’informazione corretta su i temi lgbt. Con
questa finalità è stato pensato “Tell me more” voluto a Foggia dove durante l’anno appena
trascorso UNAR ha predisposto un’antenna per la raccolta di episodi di discriminazione
per identità di genere e orientamento sessuale. Il convegno è rivolto a tutti e a tutte e, in
particolare, ai comunicatori in formazione e a coloro che svolgono già la professione,
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soprattutto con ruoli di responsabilità nella selezione delle notizie e nell’impostazione dei
titoli.
All’incontro, moderato dal giornalista Luigi Lioce, vicepresidente e addetto stampa di
Arcigay Foggia, interverranno: Agnese Canevari, Coordinatrice Strategia Nazionale
LGBT – UNAR; Flavio Romani,Presidente Nazionale Arcigay; Paolo Patanè, Presidente
Onorario Arcigay Foggia “Le Bigotte”; Natale Labia,Vicepresidente Ordine dei Giornalisti
della Puglia; Matteo Ricci, Formatore e attivista LGBT Presidente di Orbita Diversa –
Madrid; Rosario Murdica Comitato Scientifico del Progetto; Bruno Colavita, Coordinatore
del Progetto. (fonte http://www.statoquotidiano.it/)
TERNI,
GIOVANE
TRANS
TERNANO
AGGREDITO DA GRUPPO DI RAGAZZI PER
OMOFOBIA
(24 ottobre 2013)
Una decina di giorni fa era già stato minacciato dalle
stesse
persone
ma il
padre
aveva
fermato
l’aggressione. Purtroppo ieri non c’era nessuno a
difendere un giovane transessuale ternano che è
stato riempito di botte, con tutta probabilità solo
perché diverso, per omofobia. E’ accaduto martedì sera intorno alle ore 20 in zona Staino:
il ragazzo di 22 anni, dopo essere uscito da un noto negozio di elettronica della città ha
imboccato un vicolo e si è imbattuto in tre giovanissimi, probabilmente stranieri (in base a
quanto riferito dal 22enne), che lo hanno scaraventato a terra riempendolo di calci, pugni
e, allo stesso tempo di insulti. Dopo essere stato aggredito, il giovane ha chiamato al
cellulare una sua amica riferendogli quanto accaduto; la ragazza ha immediatamente
contattato i famigliari del giovane: il padre e il fratello sono così giunti sul posto, hanno
caricato il 22enne in auto e lo hanno portato al pronto soccorso del Santa Maria.
I medici hanno prestato le cure necessarie al giovane riscontrando ferite al volto, numerosi
lividi e un taglio al braccio. Sono subiti stati avvertiti polizia e carabinieri ai quali, nei
prossimi giorni, verrà sporta denuncia da parte della vittima in modo tale da permettere alle
forze dell’ordine di dare via alle indagini. (fonte http://www.ternioggi.it)
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
21-25/10/2013
INTERVISTA AL PRIMO CITTADINO
COPPIA GAY SI “SPOSA” A ENNA
GAROFALO:
“PIÙ
ATTENZIONE
AL
SOCIALE”
(24 ottobre 2013)
La Sicilia si conferma terra di integrazione, dove la diversità diventa un arricchimento per
l’intera comunità. Questo dato non riguarda soltanto i paesi lungo la costa, abituati
all’arrivo di razze e culture diverse, ma anche delle città dell’entroterra. Enna, seconda
solo a Palermo, in questo senso si conferma all’avanguardia sul tema della lotta contro
ogni forma di discriminazionee in particolare contro l’omofobia. Proprio ieri c’è stata
la prima unione omosessuale con l’iscrizione nel registro delle unioni civili di due
donne. Un rito privato, celebrato nel giorno del compleanno di una delle “spose”.
“Questa iniziativa arriva da una scelta precisa della mia amministrazione che sta dedicando
un’attenzione particolare ai temi del sociale – spiega il sindaco Paolo Garofalo – con
campagne di sensibilizzazione anche su altri temi come quella contro il femminicidio”.
La scelta di adottare il registro delle unioni civili è stata approvata in Consiglio comunale
all’unanimità “cosa che mi rende estremamente soddisfatto – continua il sindaco –
abbiamo ricevuto già quattro o cinque richieste”. Il prossimo passo è un osservatorio
sulle discriminazioni “di ogni tipo. Sia nei confronti degli omosessuali, che dei disabili o
dei tossicodipendenti”. Sarà realizzato in sinergia con le associazioni del territorio.
Un segnale politico in direzione della tutela dei diritti non solo delle coppie gay ma in
generale “di chi convive per decenni prendendosi cura di un’altra persona, come ad
esempio due fratelli o le coppie di fatto – sottolinea Garofalo – anche se ancora oggi
manca una legge che consenta la reversibilità della pensione al convivente”.
Moltissime persone hanno scritto al primo cittadino, anche su Facebook, per esprimere il
proprio apprezzamento all’iniziativa: “Dopo un commento negativo, ne arrivano altri
cento positivi”. Inoltre Garofalo ha ricevuto numerose telefonate da parte degli
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21-25/10/2013
amministratori pubblici intenzionati ad adottare lo stesso provvedimento, dalla provincia
ennese ma anche dal sindaco di Siracusa.
Enna è sempre stata una città accogliente. “Pensi che – continua Garofalo – già 500 anni
fa gli stranieri che risiedevano nella città per almeno cinque anni avevano diritto anche a
diventare amministratori”.
Ultimamente la città ha preso parte anche al premio contro la discriminazione“Immagini
amiche”, arrivando in finale insieme a Parma e Milano, “all’avanguardia in tema del
rispetto dei diritti”.
Il sindaco non si era reso conto dell’effettiva portata della piccola rivoluzione in atto nella
sua città: “Non credevo di avere fatto nulla di straordinario, sapevo solo che Palermo
aveva già adottato questo provvedimento – conclude Garofalo – i riscontri che ho avuto
indicano però che c’è un crescente bisogno di iniziative come questa”.
(fonte http://www.si24.it)
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21-25/10/2013
CALCIO: CORI RAZZISTI A MOSCA CONTRO
TOURE',STAMPA GB FURIOSA
(24 ottobre 2013)
ROMA - I cori razzisti fanno arrossire l' Uefa. Stavolta la vittima e' stato Yaya Toure',
giocatore nero del Manchester City preso di mira dal pubblico a Mosca ieri sera durante la
partita di Champions contro il Cska.
L'incidente e' stato particolarmente imbarazzante per la Uefa che ha appena proclamato la
''settimana del calcio contro il razzismo in Europa''. L'Uefa ha fatto sapere che attende un
rapporto sui fatti di Mosca. Resta il fatto che nonostante i capitani indossino bracciali con
scritte antirazziste e lo scambio di gagliardetti, il messaggio di tolleranza e rispetto non ha
raggiunto una parte dei tifosi del Cska.
Sulla vicenda oggi i giornali inglesi hanno commenti molto duri: sul Daily Mirror si
propone la chiusura degli stadi, anche per un paio d'anni, finche' il fenomeno dei cori
razzisti non venga sradicato completamente. Mentre il Daily Telegraph si interroga sul
fenomeno razzismo nel Paese, la Russia, che ospitera' i mondiali nel 2018.
(ANSA).
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21-25/10/2013
«NEGRO DI M...» ALL'AVVERSARIO
18ENNE FUORI PER 10 GIORNATE
(23 ottobre 2013)
Non sembra avere pace il mondo del calcio in quello che è
diventato il problema dell'ultimo mese, le tematiche della
discriminazione territoriale e del razzismo. Anche in
provincia di Bergamo c'è da segnalare un episodio poco
edificante, che vede coinvolto uno juniores del Clusone,
M.S., quasi 18enne, impegnato nel campionato Juniores
Regionale B girone D.
Dopo la sfida in trasferta contro la Pontirolese, il giocatore del Clusone è stato squalificato per dieci
turni per “per aver pronunciato frase offensiva e discriminatoria, per motivo del colore della pelle di
un calciatore avversario. art. 11 c. 2º”, come riportato nel comunicato della Figc lombarda del 17
ottobre. M.S. ha reagito dopo un duro intervento di un giocatore di colore, in un momento concitato,
quando diventa più difficile controllarsi, a qualsiasi età, figuriamoci per uno juniores.
Questa linea difensiva si va però a scontrare con la frase detta: “negro di m….”, che ha avuto come
conseguenza l'espulsione del giocatore e la seguente decisione del giudice sportivo. A nome della
società ha parlato il presidente Valter Pianezzi, che chiede però rispetto verso un ragazzo perbene
che ha avuto un momento di “sbandamento” e che in passato non ha mai creato problemi.
“Il gesto è da condannare, ma non dobbiamo criminalizzarlo. E' una squalifica esagerata per un
ragazzo della sua età che si è pentito e ha chiesto scusa, ma è stata applicata la nuova direttiva
arrivata dal Coni e gli è stata data la squalifica minima, motivo per il quale non si può fare ricorso.
Una cosa del genere dà fastidio a una società che inculca nella testa dei suoi ragazzi principi e
regole precise, ma nessuna caccia alle streghe: tuteleremo il ragazzo e se ci sarà bisogno anche la
società”.
(fonte http://www.ecodibergamo.it/)
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21-25/10/2013
KYENGE: "SUPERARE DISEGUAGLIANZE IN
TEMA
DI
SANITÀ
TRA
ITALIANI
E
STRANIERI"
(23 ottobre 2013)
"Utilizzare al meglio i canali offerti da un'attenta mediazione culturale che possa
supportare gli operatori nel confronto con le diversità"
Roma - ''Le diseguaglianze di salute fra italiani e stranieri
devono superarsi affrontando quegli elementi comuni
individuabili nella marginalita' sociale unita a una
condizione di solitudine, isolamento e sradicamento dal
proprio contesto tipica del non italiano''.
Lo ha dichiarato il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, intervenendo al convegno
per la firma del protocollo d'intesa con il policlinico Gemelli per l'assistenza, la ricerca e la
formazione ai gruppi piu' svantaggiati ed emarginati, richiedenti asilo e rifugiati.
''E' necessario pensare ad un nuovo approccio - ha specificato il ministro - utilizzando al
meglio i canali offerti da un'attenta mediazione culturale che possa supportare gli operatori
nel confronto con le diversita'''. Per la Kyenge, ''sono anche necessarie forme specifiche
d'intervento che si declinino dentro l'esperienza quotidiana di chi e' malato, in luoghi non
distanti dal contesto di vita ma ad essi contigui''.
In questo momento - ha spiegato Kyenge - ''la priorita' e' superare la logica emergenziale
che spesso ha accompagnato la gestione dell'asilo e dell'immigrazione. L'indirizzo da
perseguire - per il ministro - e' una gestione ordinaria e strutturale, che tenga presente
l'elemento 'persona'''e il contesto in cui vive, in cui e' vissuta e in cui vivrà".
(fonte http://www.stranieriinitalia.it)
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PARERE FRA
RELATIVA
21-25/10/2013
SULLA DECISIONE QUADRO
ALLA
LOTTA
CONTRO
IL
RAZZISMO E LA XENOFOBIA
(23 ottobre 2013)
L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (
FRA) ha presentato un parere sulla decisione quadro sul
razzismo e la xenofobia – con particolare attenzione ai
diritti delle vittime dei crimini . Questa analisi è stata
sviluppata in risposta alla richiesta del Consiglio dell’Unione
europea, gruppo di lavoro su diritti fondamentali , diritti dei cittadini e libera circolazione
delle persone ( FREMP ).
Il parere valuta l’impatto della decisione quadro sui diritti delle vittime di reati motivati da
odio e pregiudizi , compresi il razzismo e la xenofobia . Sulla base delle prove raccolte e
analizzate da FRA , incluse indagini su larga scala così come i suoi report tematici ed i
rapporti annuali , il parere illustra come i crimini dell’ odio (hate crimes) possono variare
da atti quotidiani commessi da individui sulla strada o su Internet, a crimini su larga scala
ad opera di gruppi estremisti o regimi totalitari. La FRA incoraggia l’ UE e gli Stati membri
ad affrontare questi crimini con azioni mirate in una serie di settori. Tra le azioni suggerite
ci sono la raccolta dei dati , la sensibilizzazione, aumentare le sanzioni e il controllo
giurisdizionale.
Leggi il parere della FRA
(http://fra.europa.eu/en/opinion/2013/fra-opinion-framework-decision-racism-and-xenophobiaspecial-attention-rights-victims)
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21-25/10/2013
LA UEFA DICE "NO AL RAZZISMO"
Dal 22 al 24 ottobre, la UEFA Champions League e la UEFA Europa League
daranno risalto alla lotta contro le discriminazioni nel calcio grazie alle FARE
Action Week appoggiate dalla UEFA.
La campagna per eliminare il razzismo, la discriminazione e l'intolleranza dal calcio sarà la
vera protagonista di questa settimana, quando tutta Europa si unirà per dire “No al
razzismo”.
La UEFA sfrutta le sue competizioni per club per dare il massimo sostegno alle Action
Week della rete FARE, partner di lungo corso nella lotta al razzismo. Milioni di tifosi allo
stadio, davanti alla TV e online vedranno il messaggio antirazzista che accompagnerà tutte
le partite di UEFA Champions League e UEFA Europa League.
Come ogni anno, le attività delle FARE Action Week intendono sensibilizzare il pubblico
sull'intolleranza e la discriminazione nel calcio, sviluppando idee e strategia per
combatterle. Lionel Messi, Johan Cruyff e Franck Ribéry sono solo alcuni dei nomi
leggendari che hanno dato sostegno alla campagna.
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21-25/10/2013
Durante gli incontri delle competizioni UEFA per club, i capitani indosseranno la fascia
“No to Racism”, mentre gli altoparlanti allo stadio diffonderanno un messaggio
antirazzista e i maxischermi trasmetteranno un video con le testimonianze dei giocatori.
Inoltre, i giocatori si passeranno il gagliardetto “No to Racism” e gli stessi striscioni
verranno esposti visibilmente in campo prima del fischio d'inizio.
(link video
http://it.uefa.org/socialresponsibility/antiracism/news/newsid=2011216.html#piattafor
ma+uefa+campagna+antirazzista)
Lo scorso maggio, al congresso UEFA di Londra, la UEFA e le federazioni nazionali si
sono impegnate per dare maggiore impeto alla lotta al razzismo nel calcio. Il segretario
generale UEFA, Gianni Infantino, accoglie con benevolenza l'unità dimostrata da tutto il
calcio europeo. "Tutte le 54 federazioni sono unite - ha commentato a UEFA.com -. Al
congresso c'è stata una decisione unanime; tutti ci hanno incoraggiato e applaudito e ora
adottano misure identiche o simili alle nostre".
"In alcuni paesi dove si sono verificati incidenti, abbiamo già visto che le federazioni
hanno assunto la stessa posizione della UEFA nella lotta al razzismo".
Gianni Infantino sottolinea la politica di tolleranza zero contro il razzismo e le
discriminazioni di qualsiasi tipo. Quest'atteggiamento è ribadito dalle nuove norme
disciplinari UEFA, con le quali le sanzioni contro il razzismo, la discriminazione e
l'intolleranza sono state inasprite significativamente.
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21-25/10/2013
“Ritenevamo importante trasmettere un messaggio chiaro per dire che quando è troppo è
troppo, e per ribadire l'intolleranza e il nostro no al razzismo - ha spiegato il segretario
generale UEFA -. In quest'ottica, il congresso UEFA ha deciso di inasprire le pene
cambiando le regole. Da quest'anno, i giocatori o i funzionari colpevoli di razzismo
verranno squalificati per almeno 10 partite o un periodo equivalente".
“Se i tifosi di un club o una nazionale sono colpevoli di razzismo, la prima sanzione non
sarà più pecuniaria come in passato, ma sarà la chiusura parziale dello stadio. In caso di
recidiva, lo stadio sarà chiuso completamente e al club sarà comminata una sanzione
pecuniaria. Naturalmente, ai colpevoli deve anche essere proibito l'accesso allo stadio".
Questa settimana dimostrerà l'impegno del calcio contro il razzismo e Gianni Infantino è
lieto di vedere che tante figure di alto profilo si uniscono alla UEFA, alla rete FARE e alla
comunità calcistica europea per dare sostegno alla campagna.
“Dall'inizio della nostra lotta al razzismo, è stato straordinario vedere quanti campioni ci
hanno incoraggiato e hanno partecipato attivamente a questa campagna - ha concluso -. Lo
vedremo nei tanti spot pubblicitari che verranno trasmessi in tutta la stagione. Tutti
potranno vedere che i più grandi campioni dicono no all'unisono. È molto importante in
termini di sensibilizzazione". Le attività della prossima settimana saranno la prova evidente
che il razzismo non ha assolutamente posto nel calcio.
(fonte http://it.uefa.org/)
COMMISSIONE
DIRITTI DEL
SENATO
NEI
CAMPI ROM. “UN LIMBO INACCETTABILE”
Accompagnati dalla 21 luglio e dalla stampa, i senatori Francesco Palermo e
Daniela Donno hanno visitato due strutture di accoglienza della capitale. Critiche
le condizioni di vita riscontrate, nonostante gli ingenti fondi spesi dal comune: “Un
paradosso assoluto”
(23 ottobre 2013)
ROMA – “Un vero e proprio limbo con condizioni di vita inaccettabili nel 2013”. Quella
di ieri, per i senatori della Commissione diritti umani del Senato Daniela Donno (M5s) e
Francesco Palermo (Gruppo per le autonomie) è stata una giornata difficile da dimenticare:
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21-25/10/2013
nel pomeriggio, infatti, sono stati i protagonisti del blitz della Commissione in un centro
“raccolta rom” e in un campo attrezzato della capitale, per accertarsi delle condizioni di
vita della comunità rom. Una visita a sorpresa che ha permesso i senatori, accompagnati
dall’associazione 21 luglio e dalla stampa, di rendersi conto in prima persona di quel che
succede nei campi.
Il blitz nell’ex cartiera. La visita a sorpresa è partita dall’ex cartiera sulla via Salaria. Una
struttura che ad oggi accoglie circa 380 persone, tra cui 200 minori. All’arrivo, però, ai
senatori è stata chiesta l’autorizzazione ad entrare e c’è stato bisogno di una telefonata da
parte del senatore Palermo all’assessore al Sostegno sociale e Sussidiarietà, Rita Cutini, per
sbloccare la situazione. All’interno della struttura era evidente lo stato di abbandono,
sporcizia nei luoghi comuni e nei servizi igienici. I rom ospitati nella struttura, destinata a
questo scopo dal novembre 2009, vivono in capannoni in muratura dove sono state
ricavate “stanze” a cielo aperto e con spifferi ovunque: circa 12 mq per 4 o 5 persone.
All’interno una gran quantità di mosche e scarafaggi, fornetti accesi nei corridoi e
posizionati a terra a poca distanza dai bambini, servizi igienici rotti, con gli scarichi che
riversano l’acqua dei lavandini direttamente sul pavimento. All’esterno la situazione non è
migliore. I bambini giocano tra i rifiuti, anche di attrezzature elettroniche, e a due passi da
un centro di smistamento rifiuti della capitale, di cui si avverte distintamente l’olezzo. “La
struttura non risulta conforme ai criteri previsti dalla normativa – denuncia l’associazione
21 luglio – e dagli standard internazionali in materia di alloggio adeguato”. Eppure, spiega
l’associazione, “la spesa annua stimata per la gestione della struttura è di 2,5 milioni di
euro, con una spesa pro capite di circa 18 euro al giorno”.
Il limbo della Cesarina. Il tour dei due senatori ha fatto tappa anche in un’altra struttura
della capitale dove risiedono i rom. Si tratta del “villaggio attrezzato” di via della Cesarina,
dove risiedono circa 181 persone, di cui la metà bambini. Nel campo, i rom alloggiano in
40 tra container, roulotte e case mobili di circa 13 mq ciascuna. Contrariamente a quanto
accaduto nell’ex cartiera, i senatori non hanno dovuto attendere autorizzazioni per visitare
il campo. La struttura, tuttavia, è parsa immediatamente in pessime condizioni, con servizi
carenti, bagni chimici o senza luce e acqua. “Gli abitanti sono costretti a pagare 50 euro al
mese a container – spiega l’associazione –, senza che tale versamento sia previsto dal
Comune e soprattutto senza fattura. I rom qui vivono in perenne stato di paura e ricatto”.
Denuncia dell’associazione confermata dagli stessi rom ai due senatori. “Paghiamo 50 euro
al mese – spiega un’abitante del campo – e se non lo facciamo ci staccano la corrente. Ho
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21-25/10/2013
chiesto la ricevuta, ma niente. Sono andato al comune, anche dai carabinieri, ma non c’è
stato nulla da fare”. Tuttavia, spiega la 21 luglio, anche in questo caso i costi a carico del
comune non sono indifferenti. “Per la gestione del villaggio attrezzato di via della Cesarina
è prevista una spesa annuale di 587 mila euro, pari da una spesa mensile di circa 1.300 euro
a famiglia”.
Le reazioni dei senatori. “Abbiamo trovato situazioni allucinanti – racconta Parlermo al
termine della visita -, anche peggio di come l’avevo immaginate. Ho visto campi rom in
giro per l’Europa, ma a questo livello no. Ne ho visti diversi anche nell’Europa dell’est, in
Moldova, in Albania, in Serbia, in Bosnia, Romania, ma così no. Soprattutto perché non c’è
nessuna attenzione istituzionale, sono buttati lì in un limbo e lasciati là a se stessi. Almeno
altrove c’è una parvenza di un intervento. La situazione è veramente disperante”. Per
Daniela Donno, le condizioni di vita sono “assurde”. “Siamo nel 2013 e vediamo persone
che vivono in queste condizioni – spiega -. Il comune di Roma spende un tot di euro al
giorno per non dare tutti i servizi che occorrono a queste persone. Come a Cesarina, dove
gli stessi abitanti del campo pagano 50 euro ad un privato che è il proprietario del terreno
sul quale ci sono queste roulotte, è una cosa assurda. Queste persone sono al limite della
disperazione, sono molto disagiate e a rischio malattie”. Per Palermo, le amministrazioni
devono uscire allo scoperto e “invece di gestire l’emergenza in silenzio, bisognerebbe che
facessero rete fra di loro e pressione in Parlamento affinché dia quella base giuridica
minima per poter fare delle azioni che abbiano un senso. Altrimenti si buttano soldi per
ottenere questi risultati. Sembra un paradosso assoluto: si spendono soldi per trovarsi in
queste condizioni”.( http://www.redattoresociale.it/ )
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COMMISSIONE
21-25/10/2013
STRAORDINARIA PER LA
TUTELA E LA PROMOZIONE DEI DIRITTI
UMANI
Indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani, vigenti in
Italia e nella realtà internazionale: audizione di Maria Cecilia Guerra, viceministro
del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, sulla strategia
italiana contro le discriminazioni subite dalla comunità lgbti
(23 ottobre 2013)
Presentato (ieri 22 ottobre )alla Commissione Diritti
Umani del Senato il documento del Viceministro al lavoro
con delega alle Pari Opportunità. Lo Giudice: "impegno
delle istituzioni senza precedenti".
La Commissione Diritti Umani del Senato ha audito la presentazione della "Strategia
nazionale LGBT 2013-2015" del Viceministro al lavoro con delega alle Pari Opportunità
Cecilia Guerra. Il documento approvato con decreto ministeriale lo scorso 16 aprile in
attuazione di una raccomandazione del consiglio dei ministri dell'Unione europea impegna
il dipartimento delle Pari opportunità a fare da stimolo lungo quattro assi principali:
educazione, lavoro, carceri e comunicazione. «Si tratta di un livello di impegno da parte
delle istituzioni italiane senza precedenti - spiega il senatore del PD Sergio Lo Giudice -.
Per la prima volta si prevede un piano d'azione articolato per contrastare le discriminazioni
nei confronti delle persone lesbiche, gay bisessuali e trans. La commissione diritti umani si
è impegnata a sostenere l'azione del Viceministro per una corretta realizzazione della
strategia. Oggi in Italia resistono ancora forti discriminazioni verso le persone Lgbt sul
lavoro, a scuola, nella società rispetto a cui l'intervento delle istituzioni rimane fortemente
carente. Mentre il parlamento sta lavorando per dare al paese una legge efficace contro
l'omofobia e la transfobia, sarà molto importante che si metta in campo un lavoro comune
fra le istituzioni, le parti sociali e la comunità Lgbt con l'obiettivo del riconoscimento dei
diritti fondamentali di chi da troppo tempo aspetta risposte dalla politica».
(fonte http://www.gay.it)
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SCUOLA,
DISABILI
NIENTE
A
ASSISTENZA
RAGUSA:
21-25/10/2013
PER
MAMME
INCANTENATE
(23 ottobre 2013)
Palermo (Adnkronos) - Incatenate da sette giorni
davanti alla sede della Provincia di Ragusa. Così le
mamme di alcuni alunni disabili protestano contro
la mancanza di assistenza a scuola nei confronti dei
loro figli. "Dall'inizio dell'anno scolastico - dice
Roberto Roccuzzo, presidente provinciale di
Legacoop Ragusa - circa 150 disabili sono senza
assistenza igienico personale, né specialistica (riservata a sordi e ciechi) e centinaia di
operatori di coop sociali, senza alcuna certezza sul futuro occupazionale. Una situazione
paradossale determinata dalla soppressione delle Province che a Ragusa, dove l'Ente è
commissariato da tre anni, ha toccato i livelli più estremi gettando nello sconforto centinaia
di famiglie''.
Per oggi le ''mamme coraggio'' di Ragusa hanno organizzato una marcia di protesta che
partirà da Piazza Poste alle 19. I genitori hanno anche aperto una pagina su Facebook,
all'indirizzo Pro diritti H.
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«RUBI
IL
LAVORO
A
NOI
21-25/10/2013
INGLESI»
RAGAZZO LECCHESE UCCISO NEL KENT
Pestaggio mortale, solo perché era italiano
Nibionno (Lecco), 23 ottobre 2013 - Massacrato di botte fino ad ammazzarlo. Solo
perché italiano.Una storia di emigrazione e razzismo che non ha come teatro uno slum di
una megalopoli del terzo mondo ma Maidstone, la capitale del Kent, il Giardino
d’Inghilterra, appena una cinquantina di chilometri a sudest di Londra. A essere ucciso,
«perché rubava il lavoro agli inglesi» — sarebbe il motivo che ha scatenato la violenza degli
assassini — Joele Leotta, un diciannovenne di Nibionno,piccolo centro della provincia
di Lecco. Nove persone sono già state arrestate
Un teenager italiano partito col solo obiettivo di imparare l’inglese, pestato e
pugnalato da almeno otto persone che volevano dare a lui e all’amico—un coetaneo di
Sirtori, sempre nel Lecchese, anch’egli massacrato— una pesante lezione. La polizia del
Kent ha arrestato già ieri gli otto presunti colpevoli del massacro: tutti ragazzi tra i 21 e i 25
anni. Una nona persona è stata arrestata questa mattina. La tragedia si è consumata
domenica sera, poco dopo le 23, in un appartamento della cittadina in Lower Stone Street,
dove vivono diversi stranieri e dove i ragazzi brianzoli si erano trasferiti da appena una
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21-25/10/2013
decina di giorni. I due avevano trovato impiego come camerieri in un ristorante della zona
per mantenersi il soggiorno.
Ed è proprio all’interno del locale che la tragedia ha avuto il suo prologo: alcuni clienti li
avrebbero a più riprese importunati, accusandoli di aver occupato il letto di un loro
connazionale e soprattutto di rubare il lavoro ai sudditi di Sua Maestà. Sembrava che la
discussione fosse destinata a concludersi tra i tavoli del ristorante, invece, mentre i due
giovani lecchesi, terminato il turno di servizio, si apprestavano ad andare a letto, gli otto
hanno fatto irruzione nella stanza che i due amici condividevano e li hanno picchiati a
sangue. Qualcuno avrebbe anche estratto un coltello e colpito Leotta.
Quando alcuni residenti hanno allertato le forze dell’ordine e i soccorsi, le
condizioni del ragazzo erano già disperate: trasferito d’urgenza in elicottero al King College
di Londra è spirato poco dopo il ricovero. L’amico, ricoverato invece all’ospedale
Tunbridge Wells a Pembury con lesioni al collo, alla testa e alla schiena, è invece fuori
pericolo. Tramite i funzionari dell’ambasciata italiana i genitori della vittima sono stati
avvisati di quanto accaduto solo lunedì e ieri si sono imbarcati sul primo aereo utile.
Nel frattempo sono scattate le manette ai polsi dei presunti assassini: sette sono stati
fermati subito dopo la spedizione punitiva, mentre si apprestavano a ordinare la cena in un
ristorante, un altro la notte seguente (il nono nelle ultime, ndr). Interrogati dagli
investigatori altri sei uomini di 21, 23, 27 e 30 anni, più un 45enne rilasciato su cauzione.
(fonte http://www.ilgiorno.it/lecco/)
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STAMPACE,
21-25/10/2013
ASSURDE SCRITTE RAZZISTE:
"FINIRE UN NERO NON È UN PECCATO"
Cagliari città multietnica, ma in via Porto Scalas spunta una scritta
vergonosa denunciata dagli abitanti su WhatsApp
(22 ottobre 2013)
Cagliari - Scritte razziste nel quartiere di Stampace. "Finire un nero non é mai un peccato",
recita la scritta razzista comparsa sul muro di un palazzo di via Porto Scalas, al numero
civico 55. La foto ci é stata inviata da Serena al numero di whatsapp 3420428755, che dice:
"Mi preoccupa che nel 2013 ci siano ancora persone che alimentano l'odio nei confronti
del 'diverso', causato dall'assenza di cultura e un basso livello di istruzione. Questo gesto
incivile dimostra l'incapacità di vivere all'insegna dell'integrazione. Le istituzione, e chi di
dovere, non deve sottovalutare questi avvenimenti"
(fonte http://www.castedduonline.it)
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21-25/10/2013
INVOCÒ IL KU KLUX KLAN. ASSOLTO IL
PROFESSORE DI FORZA NUOVA
Secondo il tribunale di Venezia Sebastiano Sartori non ha commesso un reato.
“Lotto contro il precariato, non contro gli stranieri”
(22 ottobre 2013)
Roma – “Ku klux Klan unica via”. Lo scorso
agosto Sebastiano Sartori, professore veneziano e
segretario
provinciale
di
Forza
Nuova,
ha
commentato così la notizia dell’apertura dei
concorsi pubblici agli immigrati titolari di carta di
soggiorno.
“Gli amici degli allogeni – ha argomentato
condividendo su Facebook un articolo di Stranieriinitalia.it - li avete votati voi ed ora ce la
mettono nel culo. Il cavallo di troia lo avete trascinato voi dentro la città ora siamo finiti”.
La soluzione sarebbe quindi nella setta di incappucciati razzisti che in America linciava i
neri.
Quel post ha scatenato un polverone. Per l’atrocità della tesi sostenuta, ma anche per il
fatto che Sartori lavora in una scuola, l'istituto Barbarigo di Venezia, tra ragazzi che magari
potrebbero iniziare a pensarla come il loro professore.
Lui non ha fatto una piega. “Non vedo perchè dovrei pentirmi di quello che e' scritto, nel
contesto in cui l'ho scritto” ha sostenuto, parlando di “un commento ironico di fronte a
una legge che rappresenta il peggiore degli incubi possibili, contro il quale tutti dovremmo
scendere in strada".
Intanto, però, si è mossa la magistratura e Sartori è stato rinviato a giudizio per istigazione
alla violenza e all’odio razziale. Come è andata a finire? Ha vinto lui. Il pubblico ministero
aveva chiesto otto mesi di reclusione, ma secondo il collegio del Tribunale di Venezia il
professore non ha commesso un reato e quindi è stato assolto.
Si attendono le motivazioni della sentenza, ma l'avvocato Federica Bertocco, legale di
Sartori, dice alla stampa locale che “non c'è stata alcuna istigazione”. Quelle parole erano
“una critica fatta come insegnante precario, e il tribunale l'ha riconosciuto. La sua frase
non istigava alla violenza, non conteneva riferimenti violenti. Era un'iperbole provocatoria,
aberrante se vogliamo, per richiamare l'attenzione su una certa notizia”.
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21-25/10/2013
Sartori, manco a dirlo, è felicissimo e ritiene che i giudici abbiano colto il senso di quella
che continua a definire una “provocazione”. Dice di portare avanti “una lotta contro il
precariato, non certo contro gli stranieri”. E promette: “continuerò a fare il mio lavoro,
come ho sempre fatto”.
(fonte http://www.stranieriinitalia.it/)
CORI RAZZISTI, 4 CURVE CHIUSE, MA CON
SOSPENSIVA
(22 ottobre 2013)
Discriminazione territoriale: Roma, Milan, Inter e Torino condannate dal Giudice sportivo.
Alla prima reiterazione del fatto saranno chiusi i settori dei tifosi
Eccola, la sospensiva, applicata per la prima volta dopo la sua introduzione. Parliamo della
chiusura per cori di discriminazione territoriale. A farne le spese sono Roma, Milan, Inter,
Torino. Tutte con le curve condannate alla chiusura, ma la pena è sospesa e sarà applicata
solo in caso di reiterazione.
L'AVVERTENZA
Il Giudice sportivo, nel dispositivo, ha "avvisato" le società coinvolte che "tali sanzioni
sono sospese per un anno con l'avvertenza che, nel caso di recidività nell'ambito di tale
periodo, la sospensione verrà revocata e la sanzione si aggiungerà a quella deliberata per la
nuova violazione". Sempre per le società, il Giudice ha multato di 50mila euro Juventus,
Napoli e Roma per lancio di oggetti in campo da parte dei propri tifosi.
(fonte http://www.gazzetta.it)
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INSULTI AL MINISTRO KYENGE
NESSUNA INCHIESTA DELLA PROCURA
(22 ottobre 2013)
Cadorago -
Dopo i pesanti insulti dell’assessore nei
confronti del ministro Kyenge, la Procura della
Repubblica non ha preso ancora nessuna iniziativa. Per
Ardjan Pacrami della Cgil gli stremi ci sono: «Dal mio
punto di vista l’assessore è passibile di multe. Non sono
più moralmente sostenibili comportamenti simili. E’
accaduto a Cadorago ma in precedenza anche a Cantù e a
Como».
Per oltraggio ad un corpo politico o amministrativo si
può incappare in una multa dai 1000 ai 5000 euro. Per
odio e discriminazione razziale si rischia un anno e sei mesi di reclusione e 6000 euro di
multa. I precedenti del resto esistono. Il leghista Roberto Calderoli questa estate è stato
indagato dalla Procura di Bergamo, per diffamazione aggravata dalla discriminazione
razziale, etnica o religiosa. Calderoli, a proposito della Kyenge avevo detto: «Quando la
vedo non posso non pensare ad un orango». Frase del tutto simile a quella pronunciata
dall’assessore Paolo Pagani: «Mettetela su un barcone, assicuratevi che non affondi. Deve
tornare in Africa da dove è venuta. Poi saranno gli oranghi e le scimmie a stabilire se la
riprendono o meno in casa loro».
Intanto il sindaco Franco Pagani, prende tempo rispetto all’ipotesi di chiedere le dimissioni
del suo assessore. Per questa sera è annunciata una conferenza stampa nella sede
comunale, in pubblica seduta. Sono annunciate decisione. Staremo a vedere.
(fonte http://www.laprovinciadicomo.it)
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ACTION WEEK2013
Dal 25 al 27 ottobre a Roma
(22 ottobre 2013)
Tornano le settimane di azione Fare: fino al 29 ottobre in Europa calcio sarà sinonimo di integrazione,
accoglienza e amicizia. Infatti l’Action Week, organizzata dalla rete Fare, unisce tifosi, club sportivi,
minoranze etniche e comunità colpite da diverse forme di discriminazione in una battaglia per far diventare
il razzismo solo un ricordo del passato. L’iniziativa intende unire sotto un unico slogan eventi sportive
diversi che si svolgono in Europa, per fare fronte uniti contro la discriminazione.
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IL
NEGAZIONISMO
DA
21-25/10/2013
BLOG
DEL
MATEMATICO VANESIO
LE
FRASI
SULLE CAMERE
A
GAS
E
CHI
MARTELLA LA VERITÀ
(21 ottobre 2013)
Chi ha un pensiero è parco di opinioni, chi ha solo opinioni pretende di avere un pensiero.
Al matematico Piergiorgio Odifreddi piace interpretare il ruolo di martellatore di verità.
Non gli è bastata la lettera che un fin troppo generoso Joseph Ratzinger gli ha scritto per
contestare le tesi del suo libro Caro Papa ti scrivo , edito nel 2011. Ci voleva qualcosa di
più forte che lo restituisse alla ribalta. Così, sul suo blog, rispondendo a un lettore
sull’esistenza delle camere a gas, è andato giù pesante: «Non entro nello specifico delle
camere a gas perché di esse so appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero
della propaganda” alleato nel dopoguerra, e non avendo mai fatto ricerche, e non essendo
uno storico, non posso fare altro che “uniformarmi” all’opinione comune; ma almeno
sono cosciente del fatto che di opinione si tratti, e che le cose possano stare molto
diversamente da come mi è stato insegnato».
Siccome Odifreddi non ha fatto ricerche personali, è razionalmente possibile che qualcuno
abbia mentito. Magari Primo Levi, magari i sopravvissuti ai campi di sterminio, magari le
testimonianze e gli studi che esistono in proposito. Se non è negazionismo questo, poco ci
manca. Ma al pretenzioso Odifreddi piace «épater le bourgeois », stupire. Come è facile
immaginare, essendo la memoria del trauma della Shoah il fondamento stesso della
costruzione dell’identità europea, le sue provocazioni non sono passate sotto silenzio.
Già lo scorso anno, sempre per un testo scritto sul sito de la Repubblica e poi rimosso, il
matematico cuneese si era applicato alla contabilità funebre: i morti causati dai raid
israeliani erano «dieci volte superiori» a quelli delle Fosse Ardeatine. Anni fa, nel suo libro
Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) con piglio illuministico
sosteneva questa tesi: «La critica al Cristianesimo potrebbe ridursi a questo: che essendo
una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono
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stati condannati a non esserlo». Ai martellatori di verità, ultimi eredi del positivismo
ottocentesco, mentre si aggrappano alle loro opinioni capita spesso di martellarsi le dita.
(Fonte www.corriere.it)
IL FATTO
ABRUZZO.
SFRATTATO
DALLA
POPOLARE, IL
‘CAPO
CASSAZIONE.
«SENTENZA
CASA
DEI ROM’ VA IN
D’APPELLO
ABNORME E PALESEMENTE NULLA»
(21 ottobre 2013)
GIULIANOVA. Achille Di Rocco non si arrende e tramite il suo difensore, l’avvocato
Vincenzo di Nanna propone ricorso per Cassazione.
Il 29 novembre dell’anno scorso la Corte di Appello di L’Aquila ha confermato
integralmente la sentenza emessa dal Tribunale di Teramo (sezione di Giulianova) che
aveva ritenuto valida e legittima l’ordinanza con la quale il sindaco di Giulianova aveva
dichiarato la decadenza dell’uomo dal diritto all’alloggio popolare nel quartiere
“Annunziata”, in via Lombardi.
«E' stata ripristinata la legalità», commentò soddisfatto il sindaco Francesco Matromauro
mentre Di Rocco poco dopo ha annunciato anche una denuncia per discriminazione
razziale proprio nei confronti del primo cittadino
A giudizio del difensore dell’uomo ad oggi ci sarebbero gli elementi per tornare a vivere
nuovamente nel quartiere: «la singolare e bizzarra decisione adottata dalla Corte d’Appello
abruzzese», spiega l’avvocato Di Nanna, «rappresenta un’autentica e pericolosa novità
rispetto ad un orientamento giurisprudenziale sinora univoco e mai contestato, secondo il
quale un provvedimento di tipo squisitamente amministrativo, quale la decisione di revoca
dell’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare, non poteva, e non doveva, esser
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legittimamente adottato da un organo di indirizzo politico quale il sindaco della città di
Giulianova, in funzione di Ufficiale di Governo».
«La Corte d’appello, in effetti», va avanti l’avvocato, «per “convalidare” (sanare?) la palese
nullità del provvedimento di decadenza, è stata costretta ad ipotizzare, con grande sforzo
di fantasia ed innovativa forzatura, che il sindaco di Giulianova per eseguire lo "sfratto" di
un bimbo di soli 10 anni ed una nonna di oltre 80, avrebbe agito nell’improbabile (e
grottesca) veste di “Ufficiale del Governo”, quindi allo scopo di prevenire e di eliminare
gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, in realtà neppur
ipotizzati (ed ipotizzabili) nel provvedimento impugnato».
La difesa di Di Rocco si affida invece al granitico orientamento del Consiglio di Stato
(sentenza n. 5073/2006) secondo cui è da escludere che il sindaco, quale organo di
governo al quale spettano, perciò, poteri di controllo politico-amministrativo, «possa porre
in essere atti, quale quello di revoca di un alloggio popolare, che rientrano nell’ambito della
gestione amministrativa, finanziaria e tecnica», e pone inoltre in rilievo «l’assoluto difetto
dei presupposti di legge per la pronunzia della decisione di decadenza, posto che l’unica
condotta rilevante a tal fine non può non esser individuata nel venir meno della
destinazione ad uso abitativo».
«È questo, a nostro giudizio», spiega Di Nanna, «l’unico senso logico da conferire
all’espressione “adibito l’alloggio ad attività illecite, rilevate in flagranza di reato”. Sono
fiducioso nel buon esito del ricorso, considerata la palese nullità e abnormità della sentenza
impugnata». Achille Di Rocco tornerà dunque all'Annunziata?
(fonte http://www.primadanoi.it)
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RAZZISMO, RIOVEGGIO
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IN CAMPO COL
VOLTO DIPINTO DI NERO
(21 ottobre 2013)
Solidarietà al compagno di squadra Teibou Koura,togolese, durante la partita di Terza
Categoria contro il Casalecchio. Il giocatore domenica scorsa a Lizzano era stato
oggetto di discriminazione da parte degli avversari, ed espulso dopo la sua reazione
Una squadra intera in campo col volto
dipinto di nero, per dire ora basta. Ora
basta con razzismo e ignoranza, nel
calcio e fuori. Non è solo una partita
d’alta classifica della Terza Categoria
bolognese, Rioveggio-Casalecchio. È
una partita contro l’avversario più
odioso di tutti, il pregiudizio.
“Stai zitto, negro”. Parole che feriscono, quelle che si è sentito rivolgere contro il calciatore
togolese del Rioveggio Teibou Koura, domenica scorsa durante la partita di campionato di
Lizzano in Belvedere. La reazione stizzita, uno spintone, l’arbitro che gli mostra il rosso.
Oggi, al ritorno in campo, i suoi compagni hanno voluto mostrargli solidarietà
dipingendosi tutti il volto di nero prima del match col Casalecchio, e appendendo uno
striscione di no al razzismo nel piccolo stadio della cittadina bolognese. “Stavolta
bisognava reagire e far vedere che siamo contro il razzismo”, racconta Vanessa Venturi,
presidente del Rioveggio.
Già, perché ci sono precedenti. “L’anno scorso è successa la stessa cosa – racconta Koura
–. Ho sentito un avversario insultare un mio compagno di colore, e l’arbitro che non
diceva nulla. Mi sono arrabbiato, che gli arbitri non reagiscano è una brutta cosa”. Ecco
spiegata l’iniziativa di oggi pomeriggio, che ha un precedente in Serie B. Nel 2001,
Omolade, allora diciottenne attaccante nigeriano del Treviso, subì i fischi razzisti da parte
dei suoi stessi tifosi. La settimana dopo, i giocatori della squadra veneta scesero in campo
col volto dipinto di nero. E nell’aprile 2011 in tutti i campi di basket italiani ci si tinse la
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faccia per protestare contro gli insulti ricevuti da Abiola Wabara, azzurra della Bracco
Geas.
“È giusto cercare di cambiare qualcosa partendo dal basso – dice l’allenatore del Rioveggio,
Claudio Alvisi –, ma non possiamo riuscirci da soli. La classe arbitrale dovrebbero aiutarci,
invece non c’è dialogo”. Un punto su cui torna anche Koura: “Ho cercato di spiegare
all’arbitro l’accaduto, ma non mi ha ascoltato. Parigino (il giocatore del Lizzano autore
dell’insulto) mi ha chiesto subito scusa, e lì mi sono tranquillizzato perché aveva
riconosciuto l’errore, ma ormai il rosso era stato dato”. Il togolese ha preso due giornate di
squalifica per la reazione (“Va bene così, devono comunque sapersi controllare”, dice la
Venturi), e l’iniziativa non è certo per accusare Parigino. “È uno corretto, era mortificato –
conferma il capitano del Rioveggio Eros Nencini -, ci sono stati episodi ben più gravi. Ma
bisognava dare un messaggio per dire che è ora di farla finita, non se ne può più”.
Inutile nascondersi, anche nello sport il razzismo è un cancro ancora da debellare. Come
riuscirci è tema spinoso. “Bisogna intervenire e trovare soluzioni – intima Koura –. In
campo noi dobbiamo usare la testa, se no si passa dalla parte del torto. Si può fermare la
partita, ma deve deciderlo la squadra”. E Nencini è scettico riguardo la soluzione porte
chiuse. “Se gli insulti arrivano dal campo, vanno squalificati i giocatori. Se arrivano dagli
spalti, non è giusto punire la squadra: è la testa della gente che deve cambiare”.
Per la cronaca il match è finito 1-0 per il Rioveggio.
(fonte http://bologna.repubblica.it)
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VARESE, UN CAPO ULTRÀ DALL'ALBANIA
PER LA CURVA XENOFOBA E NEONAZISTA
Gjoni Landi, 39 anni e vari precedenti per droga, estorsione e sfruttamento della
prostituzione, è una presenza fissa allo stadio e al palazzetto dello sport. Sul suo profilo
Facebook è ritratto con un mitra in mano e mentre si esibisce in un saluto romano
davanti a un busto di Mussolini
(21 ottobre 2013)
Gjoni Landi VARESE - Il capo degli ultrà neonazisti e xenofobi di Varese? E’ un albanese.
Se vi sembra strano, o se qualcosa non vi torna, chiedete direttamente al protagonista. Lo
potete trovare la domenica in curva al Franco Ossola - lo stadio dove gioca il Varese di cui
è tifosissimo, così come dell’Inter - e la sera sulle gradinate del Palawhirpool, il palazzetto
della Pallacanestro Varese. Lui si chiama Gjoni Landi, 39 anni, da Tale, località costiera
del Paese delle aquile, vari precedenti per droga, estorsione e sfruttamento della
prostituzione. E’ un energumeno tatuato con Aquile del Terzo Reich e Croci di ferro, oltre a
scritte che inneggiano agli “Arditi” - il gruppo ultrà del basket di cui è leader indiscusso - e
ai Blood and Honour, la tifoseria neoneonazista del Varese calcio, emanazione italiana
dell'omonima rete internazionale (Blood&Honour), razzista, xenofoba e antisemita.
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Saluti romani e pistole, l'album su Facebook
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/10/19/foto/varese_il_capo_ultr_albanese_della_cur
va_neonazista-68900870/1/#1
Guanti neri di pelle, t-shirt nera e saluto romano: Landi, diciamo così, durante le partite, in
casa e in trasferta, non passa inosservato. Già buttafuori nel giro dei locali notturni, fino a
due anni faceva parte degli uomini che curavano la sicurezza dell’ormai ex presidente
dell’Inter, Massimo Moratti. Oggi gestisce una carrozzeria a Cantello, nel Varesotto, vicino
al confine con la Svizzera. Ma gli interessi del “capo” albanese sono legati soprattutto a
quelle che sono considerate due tra le tifoserie più politicizzate ed estremiste nel
panorama ultrà italiano: i Blood and Honour e gli Arditi. Nel repertorio dei curvaioli varesini
ci sono svastiche, croci celtiche, saluti romani, insulti a ebrei, comunisti, e immigrati.
Immigrati come Landi, che vent’anni fa ha lasciato le coste albanesi per l’Italia. Sul suo
profilo Facebook posta foto che lo ritraggono con un mitra in mano, in balconata al
Palazzetto dello sport, mentre fa il saluto romano davanti al busto del Duce, e sanguinante
in volto fra due carabinieri. In altre immagini pubblicate si vede un arsenale di pistole
automatiche e un’amica, anche lei con in mano un revolver. Blood and Honour: sangue e
onore. Le cronache riportano all’estate del 2005, quando Claudio Meggiorin, ultrà e
militante di estrema destra, fu ucciso a coltellate nel suo bar a Besano da due ragazzi
albanesi (aveva cercato di sedare una rissa nel locale).
Dopo l’omicidio i camerati varesini scesero in piazza per ricordare Meggiorin e in
quell’occasione si scatenò una vera e propria caccia all’albanese. Risultato: un 21enne
con regolare permesso di soggiorno fu aggredito selvaggiamente da una decina di
skinhead. In manette finirono due militanti dei Blood and Honour. Lo stesso gruppo di cui
Landi - anche lui albanese e ai vertici degli Arditi - è fra i leader. Scherzo del destino, o
triste casualità.
(fonte http://milano.repubblica.it/)
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CERIMONIA
CRICKET,
AL
CONI
LO
21-25/10/2013
IN ONORE DEL
SPORT
MULTIETNICO
D’ITALIA
(21 ottobre 2013)
Malagò: “non c’è futuro se non si crea integrazione”
“Il cricket è clamorosamente di attualità, è la constatazione di una realtà: ha anticipato dieci anni fa i
tempi volendo fortissimamente giocarsi la carta sportiva dello ius soli di cui oggi tanto si
dibatte per la questione relativa alla cittadinanza. Non c’è futuro se non si crea
integrazione”.
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si è rivolto così al mondo del cricket in
occasione, lo scorso 18 ottobre, della presentazione del libro Italian Cricket Club, presso il
Salone d’onore del Coni al Foro Italico a Roma. L’appuntamento è stata un’opportunità
per parlare assieme al presidente della Federcricket, Simone Gambino, di uno sport in
grande crescita: 1.500 tesserati, in maggioranza stranieri provenienti da Sri Lanka, Pakistan,
India e Bangladesh.
Una realtà in espansione che dà lustro allo sport italiano: la Nazionale azzurra detiene il
titolo europeo maschile e femminile. “Oggi l’Italia è un Paese multietnico e multirazziale e
il cricket è la cartolina per antonomasia di tutto questo, – ha detto Malagò. – Il Comitato
olimpico nazionale non legifera sulla cittadinanza, ma quello che può fare è un’opera
di moral suasion verso il legislatore”.
(fonte http://www.immigrazioneoggi.it)
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LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE
VINCE SU GOOGLE: LA CAMPAGNA DELLE
NAZIONI UNITE
(21 ottobre 2013)
Banalità, luoghi comuni o frasi fatte un po’ offensive sulle donne riempiono
letteralmente la bocca e le conversazioni e spesso diventano anche parte del
suggeritore automatico di Google. Per questo è scesa in campo UN Women.
UN Women è l’ agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei diritti delle donne e che
da anni lotta per raggiungere la parità di genere. Purtroppo in questo campo c’è ancora
molto da lavorare e anche nell’evoluto occidente alcuni dettagli fanno capire come la
nostra società sia ancora in balia di luoghi comuni e frasi fatte discriminatorie. Quali? Per
verificarlo non c’è bisogno di ascoltare le chiacchiere della gente agli angoli delle strade, ma
utilizzare il suggeritore automatico di google.
Le donne non dovrebbero… avere diritti, votare, lavorare, guidare oppure le
donne dovrebbero… essere schiave. Partendo proprio dalle risposte di Google, che
tra l’altro non le ha impostate per discriminare il gentil sesso ma per rispondere alla logica
delle parole più ricercate, la designer Chris Hunt del network di comunicazione e
marketing Ogilvy e Mather ha creato una campagna di grande effetto.
Potete vedere i volti di alcune donne, provenienti da zone diverse del paese, con il classico
menù a tendina o stringa di Google che suggerisce le parole chiave più ricercate nelle
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diverse parti del mondo. E’ dura sconfiggere i luoghi comuni (come donna al volante,
pericolo costante), perché fanno parte della quotidianità e in alcuni casi possono anche far
sorridere, ma per iniziare a muovere i primi passi nella direzione giusta è bene prendere
consapevolezza del valore di alcune cose.
La diseguaglianza corre nelle nostre case come nel web, questa è la dura realtà. La
campagna accompagna anche un altro importante evento: il 25 novembre ricorre la
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
(fonte http://www.pinkblog.it)
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STAMPA ESTERA
IRISH
COURT ORDERS BLONDE-HAIRED
GIRL TAKEN FROM
ROMA
FAMILY TO BE
RETURNED
(24 ottobre 2013)
An Irish court has been ordered that a blonde, blue-eyed girl who was taken from a
Roma family should be returned, after DNA tests proved that she was the parents’
daughter
The seven-year-old was removed from her home in a Dublin suburb and placed in
temporary care on Monday after police received a tip-off from a neighbour concerned that
she bore no resemblance to her siblings.
The neighbour had seen reports of a blonde girl who was found living with a Roma couple
in Greece who were not her parents.
The Irish child’s parents, who are in their thirties, produced a birth certificate and passport
for their child, but neither was accepted as conclusive proof of her identity and police
could find no relevant records at the hospital where she was born.
DNA tests on Wednesday confirmed that the girl was their daughter and the Dublin family
court ruled that she should be reunited with her parents.
Speaking at the family home, the girl’s 18-year-old sister said that the family had been
“traumatised” by the ordeal and accused the police of racism.
She said: “They took her just because she had blue eyes and blonde hair. Most Romanian
people have blue eyes.
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“We were all traumatised. I used to be blonde when I was little and my mum was blonde
when she was little.”
The sister said that her parents had not been able to speak to their child until Wednesday,
and were not told that she had returned to her primary school on Tuesday. “She seemed
sad, very traumatised, very angry. This is the first time she’s been without us for three
days,” she said.
The sister alleged that her family had been on the receiving end of prejudicial treatment
from police because they were Roma. They have threatened to sue over the forced
removal of their child. “The police were not aggressive, but they were racist,” she said. The
child is one of six brothers and sisters who live with their parents in the working-class
suburb of Tallaght. The family are originally from Romania but have lived in Ireland for
about 12 years.
Meanwhile, Irish police removed a second blond child from a Roma family on Tuesday
after concerns were raised about whether he belonged to them. The two-year-old boy was
taken into care overnight before being returned to his parents in Athlone on Wednesday.
Þ There is a “really good chance” that Madeleine McCann could still be found, Britain’s
most senior policeman has said.
Sir Bernard Hogan-Howe said the discovery of the girl living with a Roma family in
Greece has not had any “direct impact” on the investigation.
But he said: “It looks like there’s a possibility that there are occasions when people steal
children and keep them.
“And I’m sure that’s what the McCanns must be hoping.”
(fonte The Telegraph)
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DROIT
LA
DU SOL,
FRANCE :
AME,
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ATTRACTIVITÉ DE
QUATRE QUESTIONS SUR
L'IMMIGRATION
(24 ottobre 2013)
L'immigration et les problèmes qui y sont liés seraient l'une des
préoccupations principales des Français. C'est en tout cas ce que
semble croire l' UMP, qui a fait de cette thématique l'axe majeur de sa
stratégie ces dernières semaines. Le principal parti d'opposition a durci sa
ligne, n'hésitant plus à remettre en cause le droit du sol, ou à réiterer des
propos plus ou moins vrais sur ce dont bénéficient les étrangers en
situation irrégulière.
1/ Droit du sol, droit du sang, quelles différences ?
Ce qu'on entend : "Il ne s'agit pas de remettre en cause le droit du sol. Mais
quand on est né en France de parents étrangers en situation irrégulière, on
n'a pas vocation à y rester et il n'est pas possible d' obtenir la nationalité
française" (Jean-François Copé, 22 octobre, conférence de presse)
Ce qu'il en est : "Droit du sol", le terme revient sans cesse dans tous les débatssur
l'immigration. Que signifie-t-il ? Il existe deux manières d'envisager l'acquisition de la
nationalité. L'une est de considérer que l'on a la citoyenneté d'un pays lorsqu'on descend
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21-25/10/2013
de citoyens de ce pays. C'est le droit du sang : je suis Français car mes parents sont
Français. Le droit du sang s'exerçait en France jusqu'au milieu du XIXe siècle. La France a
depuis opté pour le droit du sol : est Français celui qui est né sur le territoire français,
quelle que soit la nationalité de sesparents. Ce qui n'empêche pas la nationalité par filiation,
qui est une forme de droit du sang : une personne née à l'étranger d'un parent français est
Français.
Voilà pour la théorie. En pratique, les choses sont plus complexes. Comme
lerappelait au Monde en 2005 le chercheur Patrick Weil, depuis 1803, une personne
née sur le sol français de parents étrangers n'est pas automatiquement française à
la naissance, sauf si l'un de ses parents est français. Elle peut en faire la demande
à partir de 13 ans avec l'accord de ses parents si elle réside en France depuis cinq
ans. Cette même demande peut être faite sans leur accord à partir de 16 ans, là
encore si la personne peut justifier de cinq années de résidence depuis l'age de 11
ans.
Il faut attendre la majorité de la personne, à 18 ans, pour que la nationalité devienne "de
plein droit" et automatique, si la personne réside en France depuis suffisament
longtemps. Une règle en vigueur depuis la fin du XIXe siècle, maisobtenir des papiers
d'identité
reste
une
démarche
que
doit accomplir le
requérant,
qui
doit
notamment demander un certificat de nationalité.
Jean-François Copé évoque en partie le retour à la loi Pasqua qui fut en vigueur entre 1993
et 1998. Elle prévoyait qu'il fallait que le jeune né en France de parents étrangers fasse une
démarche volontaire, dite de "manifestation de volonté" derequérir la nationalité
pour l'obtenir. Mais la loi Pasqua concernait les jeunes nés de parents étrangers et en
possession d'une carte de séjour, ce qui excluait de fait les immigrés en situation irrégulière.
Or, explique M. Copé, "quand on est né en France de parents étrangers en
situation irrégulière (...) il n'est pas possible d' obtenir la nationalité
française". Une phrase qu'on retrouve mot pour mot dans le programme du Front
national, qui propose la "supression, dans le droit français, de la possibilité
de régulariser des clandestins".
Seulement ce n'est pas si simple. Un enfant né en France de parents étrangers pourrait
ainsi, suivant le droit du pays d'origine de sa famille, se retrouver sans nationalité, si la
France la lui refuse. Or plusieurs conventions internationales, dont la France est signataire,
interdisent de créer des apatrides.
2/ La France, paradis des migrants ?
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Ce qu'on entend : La France est "le plus attractif socialement en Europe pour les
immigrés" (Jean-François Copé, AFP 22 octobre)
Ce qu'il en est : Selon l'organisme européen d'Eurostat, en 2010, la France est loin
d'être le pays qui accueille le plus de migrants : 149 500 étrangers, contre 497 000 au
Royaume-Uni, 430 400 en Espagne, ou 317 200 en Allemagne. La population nonnationale vivant sur le sol Français représentait, toujours en 2010, 5,9% de
la population totale, contre 8,8% en Allemagne, 12,3% en Espagne, ou 7,2% au RoyaumeUni.
(fonte http://www.lemonde.fr)
LA
DERECHA FRANCESA CLAMA POR UN
ENDURECIMIENTO DE
LA
LEY
DE
CIUDADANÍA
(23 ottobre 2013)
La UMP usa el ‘caso Leonarda’ para tratar de restringir el acceso a la nacionalidad
La derecha francesa va a aprovechar el caso Leonarda Dibrani para dinamitar uno de los
cimientos del pacto republicano: el ius solis, el derecho a obtener la nacionalidad de los
que nacen en el país. Usando la controversia creada por la detención y la deportación a
Kosovo de la adolescente romaní nacida en Italia y de su familia, varios dirigentes de la
UMP proponen suprimir el acceso a la nacionalidad francesa “a los hijos de los
clandestinos”.
El líder del principal partido de oposición, Jean-François Copé, ha anunciado que su grupo
presentará antes de fin de año una propuesta de ley para abolir la concesión de la
nacionalidad a los niños nacidos en Francia de padres extranjeros. “¿Es normal que un
niño nacido en Francia de padres llegados irregularmente al país se convierta
automáticamente en francés?”, se preguntó Copé. “Mi respuesta es no”, respondió.
El movimiento de la UMP, que aproxima a los exgaullistas a las ideas del Frente Nacional
—la familia Le Pen propone esta idea desde hace 25 años—, había sido esbozado en mayo
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por Copé en una entrevista a la revista de ultraderecha Valeurs Actuelles, cercana a Nicolas
Sarkozy, diciendo que ayudará a reducir la inmigración clandestina y la legal.
El caso Leonarda es solo un síntoma más, y ahora un nuevo motor, de la deriva
emprendida hace algunos años por los políticos conservadores para limitar los derechos de
los inmigrantes, los refugiados y los peticionarios de asilo político, metiendo a los tres
grupos bajo un mismo saco, la “inmigración ilegal”.
La deportación de la familia Dibrani ha mostrado que el contagio y la legitimación de las
ideas de la extrema derecha ha llegado ya hasta los socialistas. El ministro del Interior
socialista, Manuel Valls, no ha dudado en abrazar las tesis xenófobas y racistas que
defiende Marine Le Pen sobre los gitanos y los inmigrantes rumanos y búlgaros ante el
avance electoral del Frente Nacional.
Irónicamente, Valls ha salido reforzado del asunto, según indican los sondeos, mientras en
el Elíseo un consejero admite que el presidente, François Hollande, ha quedado en
“situación difícil” tras exponerse personalmente, contra la opinión de algunos de sus
asesores, y ofrecer a la joven romaní que volviera a Francia sin su familia.
Tras una semana de bronca, los socialistas se han impuesto la ley del silencio, en una
muestra de la fractura creada en la mayoría, mientras en el Gobierno se ha abierto una
brecha irreconciliable entre el primer ministro, Jean-Marc Ayrault, y el ministro del
Interior, Valls.
El portavoz del PS David Assouline criticó la propuesta de Copé, olvidando que entre los
hermanos de Leonarda Dibrani recién deportados a Kosovo, la menor, Medina, nació en
Pontarlier (Francia) en junio de 2012, y tendría derecho a ser ciudadana francesa a los 18
años si hubiera podido pasar cinco en el país.
Aunque el caso de los Dibrani ha recorrido toda Europa y refleja el desprecio de muchos
países de la UE a los derechos de la minoría romaní, Bruselas evita entrar en el debate con
el argumento de que se trata de un caso individual. “No nos pronunciamos sobre casos
concretos”, alega un portavoz de la Comisión Europea. Las instituciones comunitarias,
asegura este responsable, no tienen competencias para pronunciarse sobre política de
inmigración. Por tanto, traslada a Francia la responsabilidad de decidir.
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A la Comisión le corresponde asegurarse, eso sí, de que Francia cumple las leyes y de que
estas se ajusten a la normativa europea. Ambas condiciones se cumplen en este caso, según
el diagnóstico comunitario. Bruselas recuerda que las personas afectadas por una medida
migratoria que consideren desfavorable pueden dirigirse a la justicia del país y es ahí donde
reside la decisión definitiva.
Con esta interpretación, el Ejecutivo comunitario ve en este episodio un asunto
exclusivamente de inmigración sin papeles, no de demanda de asilo. La familia lo pidió
hasta tres veces en Francia, pero no les fue concedido, con lo que no gozaban ya de la
protección que se otorga a quienes solicitan ese estatus. Así que más allá del rechazo que
genera la imagen de una niña a la que se obliga a abandonar un autobús escolar para
enviarla de vuelta a un país en el que nunca vivió, Bruselas no tiene nada que objetar a la
ley francesa ni al modo en que la ha aplicado en este caso.
(fonte El PAis)
L’AFFAIRE LEONARDA ET SON FLOT DE
DÉCLARATIONS INEXACTES
(22 ottobre 2013)
En prenant la parole, samedi 19 octobre, François Hollande a souhaité mettre un terme à
la polémique née du renvoi de la jeune Leonarda et de sa famille au Kosovo, dix jours plus
tôt. Las, loin de tarir le flot des commentaires, les critiques sont reparties de plus belle
après l'intervention du chef de l'Etat, charriant leur lot d'affirmations inexactes ou
approximatives.
•
Jean-Luc Mélenchon et la légalité d'un éventuel retour
Ce qu'il a dit : La proposition de François Hollande de "faire rentrer un adolescent
mineur
sur
le
territoire
sans
ses
parents
(...) n'a
aucune
base
légale". (Emission "Tous politiques", France Inter et France 24, le 20 octobre.)
Pourquoi c'est faux : Aussi "cruel",
"inhumain" et "monstrueux" que ce
dilemme entre famille et études proposé par le président à la jeune Leonarda puisse
paraître à Jean-Luc Mélenchon, il n'a rien d'illégal.
Si Leonarda souhaite revenir en France pour terminer ses études, elle pourra bénéficier
d'un visa de retour, délivré à titre exceptionnel par le chef de l'Etat pour des raisons
humanitaires. "A partir du moment où ses parents en sont d'accord, il est
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parfaitement
envisageable
qu'elle
revienne
en
France
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sans
eux ", expliquait au Monde Pierre Henry, le directeur général de France terre d'asile,
ajoutant : "Elle peut être confiée à l'aide sociale à l'enfance, être placée dans
une famille d'accueil ou en internat. C'est juridiquement comme si on
envoyait son enfant dans un collège à l'étranger à des fins de séjour
linguistique."
Si elle est légale, cette situation serait, il est vrai, complexe. Il est arrivé que des militants
des droits des étrangers parviennent à faire revenir en France des personnes expulsées mais
le cas des enfants mineurs sans leurs parents est, lui, exceptionnel.
•
Jean-François Copé et le regroupement familial
Ce qu'il a dit : "Si la jeune Leonarda revient en France, elle pourrait alors
demander automatiquement le regroupement familial pour l'ensemble de sa
famille." (France Inter, le 21 octobre.)
Pourquoi c'est faux : Si la jeune fille acceptait la proposition du chef de l'Etat, Leonarda
n'aurait aucun moyen de faire venir en France sa famille grâce au regroupement familial.
D'abord parce qu'elle n'a que 15 ans et qu'il faut, pour y prétendre, être majeur.
Ensuite parce que, même si elle était majeure, ce dispositif permet à un individu de faire
venir en France son conjoint et ses enfants mais pas ses parents ou ses frères et sœurs,
comme le fait d'ailleurs remarquer durant l'interview le journaliste Patrick Cohen. JeanFrançois Copé tente alors de se rattraper en invoquant l'exception de la situation : "et
pour cause, puisqu'il n'y a jamais eu de situation comme celle-là".
Enfin parce que, même si toutes ces conditions étaient remplies, prétendre au
regroupement familial requiert de nombreux critères : habiter en France depuis au moins
18 mois de façon légale – il faut donc être titulaire au moment de sa demande d'une carte
de séjour ou d'une carte de résident –, avoir des revenus de 1 800 euros minimum (hors
prestations sociales), bénéficier d'un logement d'au moins 18 m² pour un couple, 32 m²
pour une famille avec un enfant et 5 m² en plus pour chaque enfant supplémentaire.
En aucun cas Leonarda n'aurait donc pu faire venir sa famille au titre du regroupement
familial.
•
L'école sanctuarisée ?
Ce qu'ils ont dit : Ils sont nombreux, à gauche, à avoir évoqué l'école comme un lieu où
la police n'avait pas le droit d'intervenir afin de chercher un étranger en situation
irrégulière."Sanctuarisation de l'école" , la formule, d'abord évoquée par Vincent
Peillon sur Europe 1, est devenue pour ainsi dire virale : Jean-Marc Ayrault, Najat Vallaud-
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Belkacem, Cécile Duflot et même Valérie Trierweiler ont tous évoqué ce principe qui
n'existe pas vraiment.
Pourquoi l'école n'est pas un "sanctuaire" : Si les interpellations au sein
d'établissements scolaires ont toujours choqué l'opinion, il faut rappeler qu'elles ne sont en
rien illégales.
Contrairement aux universités, les écoles, collèges et lycées ne bénéficient pas
d'exemptions particulières ou d'un statut juridique à part qui les rendraient inaccessibles à
la police. Etre scolarisé n'empêche en rien d'être expulsé. Si le gouvernement s'est engagé,
en novembre 2012, à régulariser les familles d'enfants scolarisés depuis trois ans en France,
il l'a fait par circulaire, et avec des critères restrictifs, notamment cinq ans de présence sur
le territoire et des parents parlant français.
L'autorisation de séjour concerne les parents des mineurs, et non ces derniers. Et la loi
interdit de séparer un enfant de ses parents. Si ces derniers sont expulsés, l'enfant l'est
donc aussi, même si cela aboutit à le déscolariser.
Les conclusions du rapport commandé par le ministère de l'intérieur mercredi à
l'Inspection générale de l'administration (IGA) pourraient toutefois conduire à une
sanctuarisation de l'école en droit et en pratique puisque les inspecteurs demandent à ce
que cette interpellation en milieu scolaire demeure "exceptionnelle" :
"Pour éviter qu'elle se reproduise, les instructions déjà anciennes relatives aux espaces
scolaires et aux interventions proches de cet espace mériteraient d'être précisées, de façon
à proscrire plus explicitement toute intervention dans les espaces et le temps scolaires et
périscolaires."
Une recommandation dont a immédiatement pris acte Manuel Valls, envoyant aux
préfets dès samedi soir une circulaire durcissant l'interdiction faite aux forces de l'ordre
d'intervenir "dans le cadre scolaire" lors des expulsions d'étrangers en situation
irrégulière. Désormais, la "protection" du cadre scolaire "s'étend au temps
périscolaire et aux activités organisées par les structures destinées à
l'accueil collectif des mineurs", et "concerne donc l'ensemble des activités
placées sous l'autorité de l'institution scolaire", précise la circulaire.
•
Nicolas Dupont-Aignan et l’assistanat
Ce qu'il a dit : "Ce qui est scandaleux, c'est que ce sont les Français qui ont
nourri, logé, cette famille pendant quatre ans." (France Info, le 21 octobre.)
Pourquoi ce n'est que partiellement vrai : Si cette déclaration est exagérée, elle est
partiellement vraie puisque par "Français", Nicolas Dupont-Aignan pense aux prestations
sociales.
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Or, le rapport de l'IGA est revenu avec précision sur le manque d'une "réelle
volonté" d'intégration de la famille Dibrani. Un fait déjà souligné à plusieurs reprises par
le préfet du Doubs pour justifier son refus d'admission au séjour à cette famille alors que
dans le même temps deux autres familles sans papiers y ont eu droit.
Le père de Leonarda concentre le gros des critiques : le rapport mentionne qu'il n'a pas
recherché activement un emploi et "n'a jamais caché attendre le versement des
prestations familiales qui suivraient sa régularisation pour assurer un
revenu à sa famille" . Il a insulté et menacé plusieurs fonctionnaires des services
sociaux et l'ancien maire de sa commune.
Par ailleurs, la famille Dibrani a laissé se dégrader le logement qui leur avait été prêté et des
travaux conséquents pour le remettre en état vont être nécessaires. Concernant Leonarda,
si elle avait fait des progrès à l'école et se montrait déterminée, le rapport mentionne que
depuis le début de cette année scolaire, elle a manqué vingt et un jours et demi de cours et
qu'elle découchait fréquemment de chez elle. Elle et sa sœur ont été prises en charge par
les services sociaux après avoir subi des violences de la part de leur père mais elles se sont
ensuite rétractées. Le rapport note qu'elles ne sont pas restées dans le foyer qui les a
accueillies.
Camille Bordenet
(fonte Le Mond)
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Rassegna settimanale 25 ottobre 2013 Documento Adobe