Viaggi, mète e attrazioni
turistiche
Viaggiare si può
Polibio, Storie, III 59
Ai giorni nostri…in Asia, per merito della conquista di
Alessandro, negli altri luoghi, grazie al dominio dei
Romani, quasi tutte le regioni sono divenute
accessibili, per mare o per terra: gli uomini d’azione
sono liberi ormai dall’ambizione di una carriera
militare o politica, quindi dispongono di ogni
possibilità di dedicarsi allo studio e alla ricerca
Viaggi “istruttivi”
• Seneca, Lettere, 104, 15.
• Il viaggiare ti farà conoscere i popoli, offrirà al tuo sguardo monti
dall'aspetto insolito, pianure di straordinaria estensione e valli
bagnate da acque perenni;
• presenterà alla tua attenzione le caratteristiche di qualche
fiume, ora mostrandoti come il Nilo si gonfi per il crescere,
durante l'estate, delle sue acque, ora come il Tigri scompaia
dallo sguardo e dopo aver compiuto un lungo cammino
sottoterra ritorni conservando intatta la sua grandezza, ora
come il Meandro, argomento di esercitazioni e motivo di
passatempo per tutti i poeti, si intrichi in frequenti tortuosità e
sovente già vicino al suo letto, prima di scorrervi dentro, si
allontani: ma non ti renderà né più onesto né più saggio
Viaggiare, perché mai?
• Orazio, Epistole, 1, 11
• Che t’è parso, o Bullazio, di Chio e della famosa Lesbo? Coas
dell’adorna Samo, di Sardi, già reggia di Creso, di Smirne e di
Colofone?
• Son esse maggiori o minori della fama loro?
• Forse tutte a confronto del nostro campo di Marte e del fiume
Tevere impallidiscono, o t’è rimasta in cuore qualcuna delle città
di Attalo?
• Oppure stanco dei viaggi per mare e per terra, tu preferisci
Lebedo? Sai bene quello che è Lebedo: un villaggio più deserto
di Gabii e di Fidene.
• Pure vorrei vivere colà e, dimentico dei miei, sperando anche di
esser dimenticato da loro, osservare da un punto remoto della
costa le tempeste del mare.
• Ma non vorrà il viaggiatore diretto da Capua a Roma, fradicio
dalla pioggia e pieno di zacchere, rimanere tutto il tempo
all’osteria; né chi soffre di reumi loderà i bagni e le terme, come
se quelle potessero apprestargli la vita beata in tutto e per tutto;
• né tu, se il violento scirocco ti abbia sballottato in alto mare,
venderai per questo la nave, trovandoti ancora oltre l’Egeo.
• All’uomo sano, per quanto belle, Rodi e Mitilene si confanno,
come d’estate un tabarro, alle brezze invernali una maglietta, un
bagno in dicembre e il caminetto in agosto.
• Finchè ci è dato e la fortuna ci fa buon viso, si lodino, rimanendo
a Roma, Samo e Chio e Rodi, di lontano.
Viaggiare per “dovere”
•
•
Orazio, Satire, I 5
Iter Brundisinum (37 a.C.)
Viaggi, divertimenti e il “male di vivere”
• Seneca, Consolazione alla madre Elvia, 17, 3.
• …cerchiamo a volte di non pensarci assistendo a giochi e a
incontri di gladiatori, ma fra gli stessi spettacoli che ci
distraggono si fa sentire una lieve fitta di dolore.
• Perciò è meglio vincerlo che ingannarlo: se è eluso e distratto
da piaceri e occupazioni, rinasce più virulento di prima; ma la
calma della ragione è una conquista per sempre.
• Non ti indicherò dunque i mezzi a cui ricorrono molti, fare lunghi
viaggi o gite turistiche, dedicare molto tempo alla contabilità e
all’amministrazione dei tuoi beni, passare da un’attività all’altra:
tutti sollievi momentanei, più pastoie che rimedi al dolore;
• io invece voglio che sia estirpato, non raggirato, e perciò ti
indirizzo al rifugio di tutti quelli che fuggono alla fortuna,
• gli studi: saranno essi a guarire la tua ferita, a sradicare ogni
afflizione
Il viaggio “lenimento illusorio”
• Seneca, La Tranquillità dell’ anima, 2, 13-14 .
• … intraprendere viaggi senza meta e il lungo errare
in giro per i litorali e il cimentarsi, ora per mare, ora
per terra, di un’instabilità che sempre ha in odio
quanto le sta davanti.
• Ora andiamo in Campania.
• Subito i posti eleganti danno la nausea: - andiamo a
vederne di incolti, percorriamo il Bruzio e le balze
boscose della Lucania .
• Pur tuttavia si sente la mancanza, tra quei posti
desolati, di qualcosa di ridente, in cui gli occhi, che
amano i paesaggi rigogliosi, abbiano sollievo dallo
squallore disteso per le irte contrade.
• Andiamo a Taranto e al suo porto celebrato e ai suoi
inverni di clima più mite e alle sue terre ricche a
sufficienza persino per la gran popolazione del tempo
passato.
• Presto, cambiamo direzione, a Roma - : per troppo
tempo le orecchie sono rimaste prive di applausi e di
fragore e poi si ha piacere anche di provare il
godimento del sangue umano.
• S’intraprende un viaggio dopo l’altro e si cambiano
spettacoli con altri spettacoli.
• Come dice Lucrezio, in questo modo sempre fugge,
ciascuno, se stesso”
Viaggi sicuri in tutto il mondo
• Aristide, Encomio a Roma, 100-101
• “Non fanno più paura le porte Cilicie e gli stretti passaggi
attraverso il deserto arabico verso l’Egitto, né monti
inaccessibili, né ampiezza di fiumi sconfinati, né tribù inospiti di
barbari; per passare incolumi dappertutto basta essere Romani,
anzi basta appartenere al vostro impero. Il detto omerico: - la
terra è comune a tutti - oggi per opera vostra è realtà. Voi avete
misurato tutta la terra abitata, avete gettato ponti di ogni genere
per congiungere le opposte rive dei fiumi, avete tagliato i fianchi
dei monti per aprire strade carrozzabili, avete riempito le regioni
deserte di stazioni di rifornimento; avete incivilito il mondo
portando dappertutto ordine e un più alto tenore di vita.
Prima del vostro governo, la vita doveva essere, io
penso, analoga alla vita prima di Trittolemo: dura,
selvaggia, non molto diversa da quella che si fa sulle
montagne…l’ordinata vita civile, i cui Atene ha gettato le
basi, è stata durevolmente stabilita da voi, venuti dopo,
ma, come si dice, migliori dei predecessori. Non occorre
più scrivere guide per viaggiare il mondo, né compilare
manuali che illustrino e leggi vigenti presso i singoli
popoli; per tutti i viaggiatori la guida siete voi, perché
avete spalancato le porte di tutta la terra, avete dato la
possibilità di vedere tutto con i propri occhi a quanti lo
desiderano; avete ordinato tutto il mondo con le stesse
leggi”
Ma le cose non stanno proprio così…
il travagliato viaggio di Elio Aristide
Aristide, Discorsi sacri, II 60-70
Mi misi in viaggio per Roma nel cuore dell'inverno, ammalato già al momento di
partire a causa dei bagni e del raffreddore, ma incurante dello stato in cui mi
trovavo, e fiducioso nella mia resistenza fisica e nella buona stella che sempre mi
accompagnava. Quando giunsi all'Ellesponto avevo un mal d'orecchi straordinario,
e non stavo affatto bene neppure per il resto, e solo dopo una breve tregua potei
riprendere il viaggio
Dopodiché, piogge, gelate, ghiaccio, e tutti i venti; il fiume Ebro (od. Evros in Tracia)
una compatta massa di ghiaccio che si poteva traghettare soltanto perché era stata
tagliata poco prima; i campi a perdita d'occhio sommersi dalle acque; le scarse
locande, dai cui tetti l'acqua veniva giù assai più copiosa che fuori dal cielo aperto:
e in tutto questo la mia fretta, e un’urgenza non adeguata a quella stagione, e alle
mie forze. Non ci superarono neppure i corrieri militari per non dire altro… Le guide,
se ce n'era bisogno, le andavo a cercare io stesso, e neppure questa era
un'impresa facile, perché sfuggivano come barbari, e dovevo trascinarli un po' con
le buone, talvolta anche con le maniere forti. Per tutti questi motivi la mia malattia
continuava ad aggravarsi....Rimasi a riposarmi presso le cascate di Edessa (in
Macedonia) e solo dopo cento giorni che ero partito da casa giunsi finalmente a
Roma.
Fu deciso che dovevo essere riportato in patria, se mai potevo farcela. Per via di terra
era impossibile, non essendo il mio corpo in grado di esistere a quello sballottamento, e
perciò affrontammo la navigazione. Degli animali da soma che avevamo portato con noi,
alcuni erano morti a causa delle intemperie, quelli sopravvissuti li vendemmo. Fu una
specie di Odissea. Appena nel mare Tirreno, bufera e tenebre e libeccio, e uno
sconvolgimento incontenibile del mare, e il timoniere abbandonò il timone, e l'armatore e
i marinai con il capo cosparso di cenere piangevano accoratamente se stessi e la nave.
L'acqua marina a dirotto irrompeva a prua e a poppa, ed io venivo sommerso
continuamente dai flutti e sferzato dal vento, per tutto il giorno e la notte. Era già quasi
mezzanotte quando ci accostammo al Capo Peloro, in Sicilia. Poi, nello stretto, la nave
vagò senza direzione avanti e indietro. Il mare Adriatico lo attraversammo in due notti e
un giorno, sospinti da una leggera corrente. Al momento di attraccare a Cefalonia, di
nuovo mare grosso, e il vento che non tirava, per cui vagammo a lungo su e giù… Quel
che accadde poi nello stretto Acaico, … - era esattamente l'equinozio d'autunno - …non
si può veramente narrare: …Non diversamente andarono le cose nel mare Egeo…
Furono quattordici giorni e notti di intemperie, sballottati qua e là in mare aperto, e
costretti a frequenti digiuni; e finalmente riuscimmo ad approdare a Mileto. … a piccole
tappe, giungemmo a Smirne quando ormai non ci speravamo più. Ed era ormai
l'inverno. … medici e maestri di ginnastica … convennero sulla necessità che mi
portassero alle sorgenti termali, perché proprio non potevo sopportare il clima della città.
... dopo un anno e alcuni mesi venni alla dimora di Pergamo.
I pericoli del viaggio
Le navi di Pisa
Una intrepida viaggiatrice
CIL VI I2072=CLE 546 (Roma)
…ANTONIAE SEVERAE CONIVGI.
Me propter maria, terras atque aspera caeli
sidera trasisti mediosque timenda per h[ostes
inuenisti uiam, hiemis nefanda tulisti,
o dulcis coniunx animo gratissima nos[tro.
Nomine consimilis, iugali flore beata,
casta pu[di]ca meos thalamos ac fomite a[moris
nondum suppleta cubilia sancta liquisti.
Saltem quod superest oro, scio namque [fauebis,
funde preces subolum ac uotis utere nostri [s,
ut longum uitae liceat transducere tempus.
ALLA MOGLIE ANTONIA SEVERA.
Per amor mio, hai attraversato mari e terre e cieli inclementi; attraverso i nemici trovasti arditamente
la via; hai sopportato indicibili rigori del cielo, o dolce sposa, diletta all'anima mia. Simile a un fiore
nel nome, felice nel fiore del nostro legame, casta e pudica, non avevi ancora saziato il fuoco del
mio amore, poiché lasciasti prima del tempo il talamo consacrato.
Prego almeno ciò che di te sopravvive, poiché so che ci sarai benigna, di accogliere le preghiere dei
figli e trasmettere i voti nostri agli Dei, affinché ci sia concesso di vivere una lunga vita.
Un viaggiatore instancabile
• Storia Augusta, vita di Adriano, 13, 1, 6.
• Ritornato infine dopo l'Africa a
Roma,immediatamente partì per l'Oriente. Passando
per Atene, ove inaugurò le opere che aveva iniziato
presso gli Ateniesi, come il tempio di Giove Olimpio e
un altare dedicato a se stesso, e, analogamente,
proseguendo il viaggio attraverso l'Asia, consacrò dei
templi intitolati al suo nome
Il fascino dell’esotico
• Plinio il Giovane, Epistole, VIII, 20
• “Noi viaggiamo per strade e mari al fine di vedere ciò che non
degniamo di uno sguardo quando si trova sotto i nostri occhi. ciò
accade perché la natura ha così fatto le cose: che noi
prediligiamo ciò che è lontano e restiamo indifferenti a ciò che è
vicino, oppure perché ogni desiderio perde di intensità quando è
facile soddisfarlo, o perché ci disinteressiamo di ciò che
possiamo vedere quando ci piace, sicuri che ben presto avremo
l’occasione di capitarci davanti. Quale che sia la ragione, vi è
una infinità di cose in questa nostra città e nei suoi dintorni di cui
non abbiamo mai sentito parlare e ancora di più che non
abbiamo mai visto; se si fossero invece trovate in Grecia o in
Egitto o in Asia, noi avremmo saputo tutto di esse, letto tutto su
di esse, visto tutto quello che c’era da vedere”
Viaggio in Egitto
Le meraviglie dell’Egitto
• Erodoto, Storie, II, 31
• “l’Egitto è quello che possiede più meraviglie e che
presenta più opere superiori a ogni descrizione”.
• Ammiano Marcellino, XXII, 16, 12
• Si aggiungono a queste opere templi che si spingono
al cielo con alti fastigi, fra i quali spicca il Serapeo
che…è così adorno di atri con amplissimi colonnati,
di statue, che sembrano vive, e d’opere d’arte d’ogni
genere, che nulla vi è sulla terra di più fastoso
all’infuori del Campidoglio, di cui va in eterno superba
la venerabile Roma
•
Le sorgenti del Nilo
Lucano, La guerra civile, X, 189-192
…non c’è nulla che io vorrei conoscere
maggiormente dei motivi – rimasti sconosciuti
per un così gran numero di secoli – che
provocano le piene del Nilo, e della questione
della sua fonte ignota: se mi fornirai la sicura
speranza di vedere le sorgenti del fiume, io
abbandonerò il conflitto civile
Paesaggi nilotici
da el Alia
Tunisi, Museo del Bardo
Da El Alia
Sousse, Museo
Alessandria
• Filone, Legatio ad Gaium, 151
Non esiste infatti in nessun altro luogo un recinto come
quello che va sotto il nome di Sebasteum, e che è un
tempio a Cesare “nauta”, collocato su un’altura di
fronte a porti noti per gli ottimi ancoraggi. Questo
tempio è grande e magnifico, decorato con offerte
votive di una ricchezza senza pari, circondato da una
corona di pitture e di statue d’oro e d’argento che
formano un recinto di immensa ampiezza, abbellito
da portici, biblioteche, sale, boschetti, passaggi, viali
e cortili, e adorno delle più stravaganti finiture
•
Canopo
• Strabone, Geografia, XVII, 1, 17
• Canopo è una città distante da Alessandria 120 stadi. Essa
prende nome da Canobus, pilota di Menelao, che vi morì. Vi
sorge il tempio di Serapide, tenuto in grande venerazione e
celebrato per la cura delle malattie. Persone anche di altissimo
rango confidano in lui…
• Ma rimarchevole sopra ogni altra cosa è la folla che vi si riversa
in occasione delle feste pubbliche e giunge da Alessandria
attraverso il canale. Per giorni e notti ci sono frotte di uomini e
donne in battello che cantano e danzano senza ritegno e con la
più sfrenata licenziosità. Altri, a Canopo stesso, gestiscono
alberghi situati sulle rive del canale, che sono ben attrezzati per
questo tipo di svago e baldoria.
• Ammiano Marcellino XXII, 16,14
• Da Alessandria dista dodici chilometri Canopo…
• La città è assai amena ed è dotata di piacevoli luoghi
di ritrovo; è esposta a brezze e gode di un clima
salubre, cosicché uno potrebbe credere di trovarsi
fuori dal nostro mondo allorché, mentre dimora in
quelle zone, sente spesso i venti mormorare con
tiepidi soffi
• Giovenale, VI, 82-84
• Eppia, moglie di un senatore, ha seguito
una compagnia di gladiatori sino a Faro,
al Nilo e alle malfamate mura dei Lagidi,
sì che la stessa Canopo ha dovuto
condannare l’incredibile immoralità di
Roma
Le piramidi
Il giudizio di Plinio
• Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 75-76
• E' necessario parlare di passaggio anche delle piramidi
Egiziane, vana e stolta ostentazione di ricchezza di quei re, in
quanto la causa della loro costruzione fu, come da molti si
racconta, di non voler serbare il denaro agli eredi, o agli insidiosi
rivali, oppure di non lasciare il popolo ozioso. La vanità di quegli
uomini per le piramidi è stata straordinaria; molte di esse furono
incominciate e ne restano le vestigia … Le altre tre, le quali
riempirono della loro fama il mondo, e che sono visibili da ogni
parte ai naviganti, sono situate nella parte Africana, verso sud
cioè, sopra un ripiano roccioso e sterile, tra la città di Menfi e il
Delta, a meno di quattro miglia dal Nilo, a sette miglia e mezzo
da Menfi; c'è vicino un villaggio chiamato Busiris, dove si
trovano le guide per la salita.
Il labirinto
• Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 88.
• Già stanchi dal camminare arrivano i passeggeri a quel groviglio
inesplicabile di vie; e per di più si trovano sale altissime in cima
a salite, e portici che scendono ciascuno per novanta scalini, e,
dentro, colonne di porfido, simulacri di dei, statue di re, e effigie
mostruose. Taluni palazzi sono così disposti che, aprendosi le
porte, si scatena nell’interno un tuono terribile; però per la
maggior parte il passaggio avviene al buio. Fuori dal muro del
labirinto vi sono altre costruzioni che chiamano “pteròn”; e infine
anche palazzi sotterranei, cui si accede per corridoi scavati nel
sottosuolo
La valle dei Re
Il viaggio di Germanico
•
•
•
•
Tacito, Annali, II, 60-61
Germanico, prima di aver saputo che quella partenza era incriminata, già risaliva il Nilo,
partendo dalla città di Canopo, fondata dagli Spartani a ricordo del pilota Canopo …. Non
lontana di là è l’imboccatura del fiume dedicata ad Ercole, che gli indigeni dicono nato nel
loro paese e citano come il più antico, e dicono che ha dato il suo nome a quanti più tardi
lo uguagliarono in valore.
Visitò poi le grandiose rovine dell’antica Tebe. Sui giganteschi monumenti si leggevano
ancora iscrizioni egiziane, che ne riassumevano il passato splendore, e uno dei sacerdoti
più anziani, pregato di interpretare il linguaggio patrio, spiegava che un tempo vi
abitavano settecentomila uomini in età di portar le armi, e che il re Ramsete,
impadronitosi con quell’esercito della Libia, dell’Etiopia, della Media, della Persia, della
Battriana e della Scozia, tenne sotto il suo comando tutte le terre abitate dai Siri e dagli
Armeni e dai confinanti Cappadoci, sino al mare Bitinico da un lato ed al mare Licio
dall’altro.
Vi si leggevano anche i tributi imposti alle popolazioni, il peso dell’argento e dell’oro, il
numero delle armi e dei cavalli e le offerte ai templi, in avorio ed in profumi, e la quantità
di frumento e di derrate alimentari d’ogni genere che ciascun popolo pagava; tributi non
meno grandiosi di quelli che oggi può imporre la forza dei Parti o la potenza dei Romani.
• Del resto, altre meraviglie ancora attirarono l’attenzione di
Germanico: notevoli specialmente la statua in pietra di
Memnone, che, colpita dai raggi solari, manda un suono come
di voce umana, e le piramidi, innalzate a gara dall’opulenza dei
re, quasi montagne, fra sabbie disgregate ed a stento praticabili,
ed un lago ottenuto collo scavare il terreno, per raccogliervi
l’eccesso delle acque durante le piene del Nilo; ed altrove le
strette del fiume, di una profondità inaccessibile ad ogni sforzo
per misurarla.
• Si venne poi ad Elefantina ed a Siene, confine un tempo
dell’impero romano, che ora si estende fino al mar Rosso
Altri visitatori
• Plinio, Storia naturale, XIX, I
• […] Galerius a freto Siciliano Alexandriam septimo
die pervenerit, Balbillus sexto, ambo praefecti,
aestate vero proxuma Valerius Marianus ex praetoriis
senatoribus a Puteolis nono die lenissumo flatu.
•
•
“[…] Galerio e Balbillo, entrambi prefetti, sono
arrivati dallo stretto di Sicilia ad Alessandria: l’uno in
sei giorni, l’altro in cinque, e l’estate scorsa Valerio
Mariano, senatore di rango pretorio, vi è arrivato da
Pozzuoli in otto giorni con un vento debolissimo
Il pasto del coccodrillo
• Lucio Memmio, un senatore romano molto importante e degno
di tutti gli onori sta navigando [lungo il Nilo] da Alessandria al
distretto di cui Arsinoe è capoluogo in visita turistica. Ricevilo
nel migliore dei modi e provvedi affinché, nei soliti posti, gli
siano messi a disposizione gli alloggi e gli vengano fornite tutte
le possibilità di sbarco… e anche che, dove decide di sbarcare,
gli siano offerti i regali, di cui segue un elenco. Rifornisci bene
gli alloggi, provvedi al cibo speciale per nutrire Petesouchos [il
dio coccodrillo] e i coccodrilli, e a tutto ciò che gli sarà
necessario per visitare il Labirinto: offerte, sacrifici… In
generale, ricordati di fare il possibile per compiacerlo; fai ogni
sforzo per questo”
Tristezza di una viaggiatrice
Vidi pyramidas sine te, dolcissime frater,
et tibi quod potui, lacrimas hic maesta profundi
et nostri memorem luctus hanc sculpo querelam.
Sic nomen Decimi Gentiani pyramide alta
pontificis comitisque tuis, Traiane, triumphis,
lustra[que] sex intra censoris consulis exst[et.
Vidi le piramidi senza di te, fratello diletto, e qui mesta per te versai
lacrime copiose: null’altro potevo. E qui incido un lamento in
memoria del nostro lutto, affinché sull’alta piramide risalti il nome di
Decimo Genziano, Pontefice e compagno, o Traiano, dei tuoi
trionfi, censore per sei lustri e console”.
Il tour di Apollonio di Tiana
• Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, V,
43
• Più volte ebbero ad attraversare il
fiume, per visitare tutto ciò che si
trovava nella zona. Non lasciarono
indietro né una città, né un tempio, né
un sacro recinto tra quanti si trovavano
in Egitto, senza discorrerne
Statue parlanti
I colossi di Memnone
I colossi di Memnone
• Strabone, XVII, 1, 46
• Si crede che, una volta al giorno, un rumore simile a un sibilo
non troppo intenso venga emesso dalla parte di statua che resta
sul trono. Io stesso mi recai sul luogo assieme a Elio Gallo e a
un gruppo di suoi amici e soldati. Un’ora dopo l’alba udii il
suono; non posso dire con sicurezza se provenisse dalla base
della statua o fosse emesso a bella posta da qualcuno che
stava intorno o presso la base. È però certo che, dal momento
che non si riesce a determinarne l’origine, qualsiasi spiegazione
logica è più facile da credere, piuttosto che pensare che il suono
sia emesso da quelle pietre
Graffiti “imperiali”
•
cf. A. e E. Bernand, Les inscriptions grecques et latines du colosse de Memnon, Parigi,
1960, pp. 25-30; A. Bataille, Les Memnonia, Institut Français d’archéologie orientale.
Recherches d’archéologie, de philology et d’histoire, tome XXIII, Cairo, 1952, pp. 153-168
 
´

•
“Sabina Augusta, moglie dell’imperatore Adriano,
durante la prima ora ha sentito Memnone due volte”
L’attesa di Adriano
• Ieri Memnone ha osservato il silenzio per ricevere lo
sposo, affinché la bella Sabina ritornasse qui. Poiché
tu sei bello per l’amabile bellezza della nostra regina.
Ma al suo arrivo getta un grido divino, per paura che
il re si adirasse contro di te: molto a lungo, con la tua
audacia, tu avevi trattenuto il suo augusto legittimo
sposo. Anche Memnone teme la potenza del grande
Adriano, se inizia improvvisamente a proferire un
grido che ella sente senza gioia
Voto esaudito
• Di Giulia Balbilla, quando l’Augusto Adriano sentì Memnone:
“Memnone l’Egiziano, io avevo sentito dire, riscaldato dai raggi
del sole, fa ascoltare una voce che nasce dalla pietra texana.
Egli vede Adriano, re sovrano, prima che brillasse il sole e lo
saluta come autorità. Ma quando Titano si eleva nei cieli con i
suoi bianchi capelli, mantiene nell’ombra la seconda divisione
dell’ora, in cui si può dire che colpisce uno strumento di corde, e
Memnone emette di nuovo un grido acuto; come saluto, egli
stesso emette un suono per la terza volta. Allora l’imperatore
Adriano rivolge i saluti, lui stesso a Memnone e, sulla pietra, egli
lascia per i posteri dei versi che mostrano tutto quello che egli
aveva visto e sentito
Altri ascoltatori
• CIL, III, 30 = ILS 8759a
• A. Instuleius Tenax primipilaris leg. XII | Fulminatae et C.
Valerius Priscus y leg. XXII | et L. Quintius Viator decurio
audivimus Memnonem | anno XI Neronis imp. n., XVII k. April.
hora …
•
• Io Aulo Instuleio Tenace primipilo della dodicesima legione
Fulminata e io Caio Valerio Prisco centurione della
ventiduesima legione e io Lucio Quinzio Viatore decurione
abbiamo udito Memnone nell’undicesimo anno dell’imperatore
Nerone, il 16 marzo, nell’ora
• CIL III, 34 = ILS 8759b.
•
• L. Tanicius L. f. Vol. Verus Viennae | y leg. III Cyr. audi
Memnonem VII idus | Novembr. ann[o] III T. imp. n., et VII k.
Ianuar. | et XVIII k. Febr. et IV non. easdem et V idus Ian. bis
anno III T. imp. Aug. | et XV k. Mart. et VII idus easdem h. II | et
VIII idus Apriles ann. eiusdem, item IV non. Iunias anni eiusdem
h. I.
•
• Io Lucio Tanicio Vero figlio di Lucio della tribù Voltinia, di
Vienna, centurione della terza legione Cirenaica ascoltai
Memnone il 7 novembre del terzo anno dell’imperatore Tito e il
26 dicembre e il 15 gennaio e il 2 febbraio e il 9 febbraio
medesimo e il 17 febbraio e il 22 febbraio e il 9 marzo e il 7
gennaio due volte nel terzo anno dell’impero di Tito Augusto e il
15 febbraio e il 9 marzo all’ora seconda e il 6 aprile dello stesso
anno, egualmente il 2 giugno dello stesso anno all’ora prima”.
Cf.
• CIL III 42 = ILS 8759e.
• C. Maenius Haniochus | domo Corinthi y leg. XI Cl. p.
f., item I | Ital., item II Tr. f., audivi Memnonem ante
semihoram | XII k. Mai. Gallicano et Titiano cos.,
eodem die | hora prima et dimidia.
•
• Io Caio Menio Anioco abitante a Corinto centurione
dell’undicesima legione Claudia Pia Fedele, della
legione I Italica e della II Traiana fortis ascoltai
Memnone prima della mezz’ora il 19 maggio sotto il
consolato di Gallicano e Tiziano, nello stesso giorno
all’ora prima e mezza.
• CIL III 35 = ILS n. 8759c
• Funisulana Vetulla | C. Tetti Africani praef. Aeg. |
uxor audi Memnonem | pr. id. Febr. hora IS | anno I
imp. Domitiani Aug., | cum iam terbio venissem.
•
• Io Funisolana Vetulla moglie di Caio Tettio Africano
prefetto dell’Egitto ascoltai Memnone il 31 gennaio
nell’ora prima nell’anno primo dell’imperatore
Domiziano Augusto essendo giunta ormai per la
terza volta.
Turista d’eccezione
• Storia Augusta, vita di Settimio Severo, 17
• Severo stesso in seguito dichiarò sempre che
questo viaggio era stato per lui piacevole, per
la possibilità di conoscere il culto del dio
Serapide, di visitare gli antichi monumenti e
di vedere animali e luoghi sconosciuti; infatti
visitò con attenzione Menfi, il Memnone, le
piramidi e il labirinto
Viaggio in Grecia
Pausania
(110 - 180 d.C. circa)
Perièghesis thes
'Hellàdos
Viaggio di Emilio Paolo
• Livio, 45, 3, 27-28.
• (Lucio Emilio Paolo) decise di visitare la Grecia per vedere
quelle cose che, grazie alla loro fama e rinomanza, erano state
magnificate alle sue orecchie come qualcosa di superiore a
quanto l’occhio umano potesse contemplare…
• Senza un gran seguito… attraversò la Tessaglia e giunse a
Delfi, il famoso oracolo. Qui sacrificò a Apollo…. Poi si recò al
tempio di Zeus Trofonio e vide la bocca della caverna dove gli
interroganti entrano per sottoporre le loro domande agli dei.
Andò poi a Calcide per vedere l’Euripo e l’Eubea, un’isola di
enormi dimensioni ora unita al continente con un ponte.
• Da Calcide passò ad Aulide, tre miglia distante il famoso porto
dove una volta si raccolsero le mille navi della flotta di
Agamennone e dove si trova il tempio nel quale il re dei re
implorò un vento favorevole per andare a Troia, sacrificando la
figlia sull’altare della dea.
• Di qui andò a Oropos in Attica, dove un antico vate è onorato
più di qualsiasi divinità; il santuario è antichissimo e situato in un
luogo delizioso per le sorgenti e i ruscelli che lo circondano.
• Andò poi ad Atene, famosa per la sua veneranda antichità e
piena di molte cose importanti da vedere: l’Acropoli, la città
portuale, le mura che uniscono il Pireo alla città, la base
navale… le statue sia di dei sia di uomini scolpite in molti stili e
materiali.
• Lasciò la città dopo aver sacrificato a Atena, la dea protettrice
dell’Acropoli e si diresse a Corinto, dove arrivò il giorno
seguente.
•
• La città era allora splendida, ciò infatti accadeva prima che
fosse distrutta. L’Acropoli e l’Istmo erano i luoghi da visitare;
l’Acropoli cinta di mura e disseminata di sorgenti, posta su un
rilievo altissimo; l’Istmo che con una stretta lingua di terra divide
il mare orientale da quello occidentale.
• Visitò poi le splendide città di Sicione e Argo, in seguito
Epidauro, città molto meno importante, ma celebre per lo
splendido tempio di Asclepio; esso dista cinque miglia dalla città
e ora restano solo le tracce dei doni votivi che furono rubati nel
corso di un saccheggio; un tempo la città era ricca per quei doni
offerti dai malati al dio in pagamento delle cure prestate.
• Andò a Sparta, priva di monumenti notevoli, ma degna di
memoria per le sue istituzioni e i metodi educativi e poi a
Pallantio.
• Passò per Megalopoli mentre si recava a Olimpia. Qui vide
molte cose notevoli ma ciò che lo toccò profondamente fu la
statua di Zeus: gli sembrava di vedere il dio in persona
“turismo” e sadismo
Sparta, Santuario
di Artemide Orthia
Cicerone, Dispute a Tuscolo,
II 34
Spartae vero pueri ad aram
sic verberibus accipiuntur, ut
multus e visceribus sanguis
exeat, non numquam etiam,
ut, cum ibi essem, audiebam,
ad necem
Visita a Cnido
• Ps.Luciano, Amori, 10 ss.
…avendo deciso di sostare a Cnido per vedere il santuario di Afrodite, del
quale è celebrata l'opera veramente incantevole uscita dalle mani esperte
di Prassitele, ci accostammo piano piano a terra, poiché la stessa
Afrodite, io penso, con una splendente bonaccia guidava la nave come in
processione.…Passammo all'interno del tempio. La dea si erge nel centro –
bellissima è la statua di marmo pario - schiudendo le labbra in un
sorriso altero. Tutta la sua bellezza, nessuna veste avvolgendola, è
completamente nuda, salvo che ella con una mano, senza parere, copre il
sesso. E tanto poté la perizia dell'artista…
Il tempio è a due porte in favore di chi voglia guardare la dea
minuziosamente anche di spalle, perché nulla di lei sia sottratto all'
ammirazione: è dunque agevole per quanti passano per l'altra porta
osservarne la bellezza che è dietro. Presa la decisione di guardare la
dea tutta intera, facemmo il giro fino a raggiungere la parte posteriore del
recinto. Poi, quando ci fu aperta la porta dalla donna cui è stata affidata la
custodia della chiave, uno sbigottimento ci colse improvviso di fronte a
quella bellezza
Sindrome di Stendhal
Johan Sodermark,
Stendhal (1840)
Ps.Luciano, Amori, 15 ss.
La custode del tempio, che stava vicino a noi, ci fece il racconto,
mai udito, di una storia incredibile. Disse che un giovane di non
oscura famiglia - il fatto impedì che il nome si conoscesse –
venendo spesso al santuario s'innamorò, per sua disgrazia,
della dea e, poiché trascorreva nel tempio l'intera giornata, in
principio fece pensare a una devozione superstiziosa: ci andava,
infatti, dopo aver lasciato il giaciglio mattutino molto prima dell'alba
e tornava a casa contro voglia dopo il tramonto; seduto tutto il
giorno di fronte alla dea, teneva in continuità lo sguardo puntato su
di lei
Alla fine i violenti attacchi delle sue brame sfuggirono al controllo
della ragione e la passione trovò quale mezzana l'audacia.
E infatti già al calar del sole piano piano, senza farsi
notare dai presenti, scivolò dietro la porta e postosi, in
modo da non essere visto, nella parte più interna, restò
immobile quasi fermando il respiro e, quando i
sacrestani, come al solito, si tirarono dietro la porta dal
di fuori, il novello Anchise era chiuso dentro.
E perché raccontarvi io con troppe parole ed esatti
particolari l'audacia di una notte nefanda? Si videro di
giorno le tracce, queste appunto, dell'amoroso
amplesso e la dea portò su di sé la macchia come
prova dell'offesa patita. Il giovane - come vuole il
racconto popolare -, precipitato da una roccia o nelle
onde del mare, scomparve per sempre
Viaggi della memoria
• Troia patria di Enea
• Tomba di Alessandro
• Case di uomini illustri
La tomba di Alessandro
Il pellegrinaggio di Cesare
• Lucano, Farsaglia, X 15 ss.
• (Cesare)…visita intrepido i sacrari dei Celesti e i
templi di antica devozione che attestano la trascorsa
potenza dei Macedoni, senza che lo attiri la bellezza
delle cose, dell’oro, degli oggetti del culto divino,
delle mura della città, e discende con impazienza
nell’antro scavato nel sepolcreto. Vi riposa il
dissennato figlio del pelleo Filippo…
La visita di
Ottaviano
• Svetonio, vita di Augusto, 18
• …fatta tirare fuori dalla tomba l’arca con
il corpo di Alessandro Magno, lo guardò
a lungo; vi pose una corona d’oro e vi
sparse fiori; poi interrogato se volesse
vedere anche quella di Tolemeo,
rispose che «aveva voluto vedere un re
non un morto».
Cesare a Troia
• Luc., Bell. civ., 9, 961-979
• “Cesare, innamorato di ricordi, …si aggira per le rovine memorabili
dell’arsa Troia e cerca le grandi vestigia delle mura di Febo. Ma ora
sterili arbusti e tronchi imputriditi di quercia crescono sul palazzo di
Assaraco e occupano con stanche radici i templi degli dei, sterpaie
riempiono l’intera Pergamo; ormai anche le rovine sono perite. Visita
le rocce di Esione, la selva che celò gli amori di Anchise, l’antro dove
sedette il giudice, il luogo di dove il giovinetto fu rapito in cielo, la
vetta che vide il pianto della naiade Enone; non c’è pietra priva di un
nome. Varca inconsapevolmente un ruscello serpeggiante su
asciutta rena: era lo Xanto; pone distrattamente il piede su un rialzo
erboso: un Frigio gli vieta di calpestare i Mani di Ettore; giacevano
sparse in terra pietre che non serbavano l’aspetto di nulla di sacro:Non vedi - gli dice la guida - l’ara di Giove Erceo - ?”
Viaggio in Italia
Matteo Bolognini, John Bargrave tra Alexander Chapman e John
Raymond mentre osservano una carta dell'Italia, 1647
La villa di Scipione
• Seneca, Lettere a Lucilio, 86
• Proprio dalla villa di Scipione l’Africano, dove me ne
sto in riposo, ti scrivo, dopo aver venerato i suoi mani
e l’altare, che penso sia la tomba d’un così grande
uomo...Vidi la villa costruita con pietre quadrate, un
muro tutt’attorno alla selva, anche torri erette da una
parte e dall’altra a difesa della villa, una cisterna
coperta di edifici e di verzura, che potesse bastare
anche ad un esercito, una piccola stanza da bagno,
oscura, secondo l'antica consuetudine: ai nostri
antenati non sembrava calda se non era buia.
Una gita al Clitunno
• Plino, Lettere, VIII, 8
Hai mai visto la fonte del Clitumno? Se non ancora (e penso di
no, diversamente me lo avresti raccontato), va’ a vederla; io l’ho
vista solo di recente e mi spiace il ritardo.
Si erge un piccolo colle, boscoso e ombreggiato da antichi
cipressi. Ai suoi piedi sgorga la fonte e scorre in molti corsi
irregolari; dopo aver sopraffatto il giogo da sé creato, si spande
in un’ampia polla, pura e così trasparente che potresti contarvi
le monete gettate e i sassolini rilucenti. Da essa, non per la
pendenza del suolo, ma per la sua stessa copiosità e quasi per
la forza del suo peso, l’acqua si propaga. Ancora è fonte e al
contempo fiume assai ampio e capace di navi che fa transitare
insieme anche in direzione contraria…Dilettevole in entrambi i
casi per coloro che vogano a fine di svago e piacere, mutando
direzione, alternando la fatica al riposo, il riposo alla fatica.
•
Le rive sono rivestite da molti frassini e molti pioppi, numerabili nell’
immagine verde che la trasparenza del fiume riflette, quasi fossero
sommersi. La freschezza dell’acqua potrebbe competere con le nevi e
neppure la sua brillantezza è ad esse inferiore.
Si eleva nei pressi un tempio antico e sacro. Lo stesso Clitumno si
erge, avvolto e ornato dalla toga pretexta. Le sorti indicano la presenza
del dio ed anche il suo vaticinio. Attorno stanno numerosi sacelli di
altrettante divinità; ciascuna ha il corrispondente culto, il nome e alcuni
anche un proprio fonte. Infatti accanto al corso principale, quasi padre
degli altri, se ne diramano altri e poi confluiscono nel fiume,
attraversabile grazie ad un ponte, che segna il confine tra zona sacra e
profana. Nella parte superiore rispetto al ponte è possibile soltanto
navigare, nella sottostante si può invece anche nuotate.
Gli abitanti di Spello, ai quali il divo Augusto donò tale luogo, offrono il
bagno ed anche l’ospitalità a spese pubbliche. E non mancano le ville,
che ornano le rive, come conseguenza della bellezza del fiume.
Insomma non vi sarà nulla da cui non trarre piacere. Infatti studierai
persino e leggerai molte frasi di molte persone, scritte su tutte le
colonne e su tutte le pareti, frasi mediante le quali quella fonte e il dio
sono celebrati. Ne apprezzerai molte, certe ti faranno ridere, benché tu,
data la tua umanità, non ne deriderai alcuna. Stammi bene.
Viaggio a Roma
Virgilio, Eneide, VIII 304 ss
Andava l’annoso re, e durante il cammino
teneva Enea vicino a sé per compagno ...
Enea ammira, e muove gli agili occhi
su tutte le cose all’intorno ed è conquistato dai luoghi
e lieto chiede ed ascolta i ricordi degli antichi ...
(Evandro)... avanzando mostra l’ara
e la porta che i Romani chiamano Carmentale ...
di qui mostra un ampio bosco che l’aspro Romolo
rese Asilo, e il Lupercale sotto la gelida rupe ...
poi lo guida alla sede Tarpea e al Campidoglio,
aureo oggi irto un tempo di silvestri cespugli ...
Con tali discorsi tra loro s’avvicinavano alle case
dell’umile Evandro...(Questi) al riparo del tetto dell’angusta dimora
condusse il grande Enea e lo fece adagiare
su un letto di foglie e su una pelle di libica orsa
Turismo di massa
Seneca, Consolazione alla madre Elvia, 6, 2
Sono confluiti (a Roma) dai loro municipi, dalle loro
colonie, insomma da tutto il mondo: chi condotto
dall’ambizione, chi dagli obblighi di un pubblico
impiego, chi dal mandato di un’ambasceria, chi dal
richiamo della dolce vita, chi da motivi di studio, chi
dagli spettacoli; alcuni mossi dall’amicizia, altri in
cerca di migliori opportunità.
Viaggi d’istruzione
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Cicerone, Bruto, 313-316
In quel tempo io ero assai gracile e di debole salute, con un collo lungo
e magro. E' opinione comune che con una tale costituzione fisica un
uomo rischia di morire, se si aggiunge la fatica e un poderoso sforzo di
polmoni.. Pensavo che, usando un tono di voce calmo e moderato e un
diverso genere di eloquenza, avrei potuto evitare il pericolo e parlare in
forma più garbata;
questo fu appunto il motivo che mi spinse a partire per l'Asia. Giunto ad
Atene, ascoltai per sei mesi Antioco, il famosissimo e dottissimo
filosofo dell'antica Accademia.
Poi viaggiai per tutta l'Asia in compagnia dei retori più illustri...
Non contento…passai a Rodi e mi affidai all'insegnamento di Molone
ascoltato già a Roma...
Così due anni dopo feci ritorno a Roma non solo più esercitato, ma
anche in certo modo cambiato.
Le regole dell’”Erasmus”
Codice Teodosiano 14, 9
Coloro che affluiscono in questa città per studiare devono essere muniti
del permesso del magistrato della provincia di provenienza e farsi
iscrivere all’ufficio del censimento incaricato di tenere il registro degli
studenti; la dichiarazione deve contenere il nome del paese di
provenienza, quello dei genitori, la classe e la professione di questi
ultimi, il corso di studi cui intendono partecipare, la località in cui si
propongono di abitare, al fine di poter essere controllati dagli impiegati
del censimento. Gli stessi incaricati devono controllare che gli studenti
si comportino correttamente, evitando amicizie pericolose, non
frequentando eccessivamente gli spettacoli, e non partecipando a
banchetti sfrenati.
Visita di un’imperatore
Ammiano Marcellino 16, 10, 14-17
(Costanzo II) Visitando le diverse parti della città, poste sulle cime, sui
pendii dei sette colli o in pianura, ed i quartieri suburbani, tutto ciò che
vedeva per la prima volta riteneva insuperabile per magnificenza. Così
il tempio di Giove Tarpeo gli sembrava più bello degli altri monumenti...;
le terme gli apparivano grandi come province; ammirava la mole
dell’Anfiteatro, salda nella struttura di travertino, alla cui sommità a
fatica sale lo sguardo umano; il Pantheon... il tempio dell’Urbe [il tempio
di Venere e Roma], il foro della Pace, il teatro di Pompeo, l’Odeum, lo
Stadio [Piazza Navona] ed altri insigni monumenti della città eterna. Ma
quando giunse al Foro di Traiano, costruzione, a nostro avviso, unica
nel suo genere ed ammirabile anche a giudizio degli dei, rimase
attonito e volse gli sguardi a quel gigantesco complesso di edifici che
non può essere descritto con parole umane né imitato da un mortale.
…casa, dolce casa…
• Catullo, Carmi, 31
• Quale gioia è più grande che liberarsi di
ogni pena quando l’animo depone ogni
suo peso e ritorniamo a casa nostra
stanchi di fatiche e di viaggi e riposiamo
nel letto a lungo sospirato…
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