Classe 5dl
A.S.i 2002-05
area di progetto:
“Coste ed Isole”
Introduzione
Questo Progetto (Comenius 1) si prefigge lo studio delle coste e delle
isole in una prospettiva pluridisciplinare ed il conseguente scambio di
materiale tra le scuole partecipanti, provenienti da paesi diversi.
Le scuole con cui abbiamo collaborato sono dei licei simili al nostro ed
appartengono a nazioni quali l’Olanda, la Finlandia, la Francia e la
Germania, per le quali il mare, le coste e le isole hanno sempre
rappresentato, così come per noi, una risorsa importantissima sia per lo
sviluppo della storia, sia per quello dell’economia del paese.
I punti d’incontro con questi istituti erano dunque innumerevoli, per cui è
stato necessario operare una scelta, a seconda degli indirizzi di studio
che ci caratterizzavano.
Alla nostra scuola è toccato il coordinamento di ciò che è chiamato
Creative Writing, cioè l’abilità d’inventare storie, racconti, poesie e
quant’altro nelle lingue moderne studiate da tutte e cinque le scuole
partecipanti.
Nel far ciò, abbiamo collaborato fattivamente con i docenti e gli studenti
degli altri istituti, talvolta scrivendo racconti a più mani, talvolta
traducendo, altre volte illustrando ciò che i nostri amici avevano scritto.
Ciò che vedete è il risultato di una collaborazione durata tre anni e, in molti
casi, di un’amicizia nata virtualmente e poi concretizzatasi nei diversi
incontri di progetto.
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Gli incontri di progetto:
– Nastola 2003
– Follonica 2004
– Rochefort 2005
Le nostre storie:
– L’arrivé sur l’ile du mistére
– One day miss sandy caost met mr. Rocky island and…
– In the summer of 1988…
L’isola nella letteratura italiana:
– “A Zacinto”
– “L’isola di Arturo”
– “Isole” di Tabucchi
– L’Isola di Ungaretti
L’isola in filosofia
Le coste e le isole nella storia:
– Lo sbarco in Normandia
– Cuba
• La musica
• La rivoluzione
Incontro di progetto a Nastola
Due anni fa (2003), noi due, Barbara e Dario, studenti dell’allora 3D,
insieme ad altre due ragazze dell’ITC ed accompagnati dalla nostra
insegnante di inglese e dalla loro insegnante di francese, siamo stati scelti
per rappresentare il nostro istituto all’incontro di progetto che si teneva
a Nastola, in Finlandia.
Abbiamo soggiornato per una settimana presso le famiglie di studenti
finlandesi, che ci hanno fatto da tutor per tutta la durata del soggiorno.
Abbiamo visitato la loro scuola, frequentato le loro lezioni, partecipato a
visite guidate nei boschi limitrofi e lungo le coste, apprezzato città come
Lahti ed Helsinki. Qui, siamo stati anche ricevuti in Parlamento e
abbiamo conversato con uno degli onorevoli deputati eletti nel collegio
di Nastola.
Durante la nostra permanenza in Finlandia abbiamo lavorato con i
rappresentanti dei ragazzi e degli insegnanti delle altre scuole olandesi,
francesi e tedesche partecipanti al progetto. Insieme abbiamo deciso
che la nostra scuola sarebbe stata la coordinatricedella parte del
creative writing, cioè dei materiali rigurdanti la stesura di stori, poesie, e
testi di vario tipo aventi per comune
denominatore le coste e le isole, da redigere nelle tre lingue studiate nella
nostra scuola, per poi tradurle in italiano.
Questa parte di lavoro è diventata area di progetto della nostra classe.
Dario Gavini & Barbara Filippi
Il secondo incontro di progetto: Follonica
2004
Nel maggio 2004, alcuni rappresentanti di studenti e docenti delle scuole
che partecipano a questo progetto sono venuti a visitare il nostro
Istituto. Ciò ha dato la possibilità a noi due di poter ospitare dei ragazzi
olandesi e di poter conoscere quelli ospitati dai nostri amici. Abbiamo
trascorso una settimana in cui abbiamo mostrato loro la nostra scuola,
abbiamo discusso e lavorato al progetto di creative writing
iniziato
l’anno precedente. Siamo stati divisi in gruppi di tre o quattro persone
appartenenti ad una diversa nazionalità. Dovevamo scrivere delle storie
in inglese ed in francese. Abbiamo parlato tantissimo ed abbiamo
lavorato divertendoci. Così, abbiamo migliorato la nostra competenza
comunicativa nelle lingue straniere che studiamo e lo abbiamo fatto nel
modo più naturale e proficuo.Peccato che una settimana voli in fretta: è
un tempo troppo breve perché, nel momento in cui eravamo diventati
davvero amici… abbiamo dovuto salutarli… In ogni caso, è stata
un’esperienza positivissima indimenticabile.
Chiara Bandini & Giulia Bucci
Incontro di progetto a Rochefort, 2005
L’ultimo anno del progetto COMENIUS è stato realizzato a Rochèfort,
un piccolo paese sulla costa Atlantica, nel nord della Francia, dove
alcune famiglie ci hanno ospitato per tutto il nostro soggiorno
durato una settimana.
La visita era organizzata così:
24/04/2005: Partenza per Parigi.
25/04/2005: Arrivo a Rochèfort.
26/04/2005: La mattina, dopo aver seguito le lezioni scolastiche dei
nostri corrispondenti, ci siamo riuniti insieme agli altri studenti
europei per presentare le diverse scuole e i lavori, svolti durante gli
scorsi anni e soprattutto questo ultimo, inerenti e previsti nel
progetto COMENIUS. Nel pomeriggio abbiamo partecipato ad una
visita guidata sul battello per ammirare flora, fauna e fortezze in
mezzo all’Oceano; dopodiché ci ha accolto il sindaco del paese per
darci il benvenuto.
27/04/2005: La mattina abbiamo preso parte a varie lezioni e ci siamo
resi
conto del funzionamento di altri sistemi scolastici. Durante il
pomeriggio abbiamo invece visitato il paese spostandoci con le
biciclette ed attraversando il caratteristico ponte che collega le
due coste della città separate dal fiume.
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28/04/2005: La mattina era prevista la preparazione di dolci
caratteristici dei vari paesi europei, che ci ha permesso di
entrare a contatto con le diverse culture straniere.Il pomeriggio
ci siamo recati alla Rochelle, un paese molto caratteristico della
zona, dove abbiamo potuto visitare la costa, le torri costiere ed
il centro storico. Per la sera era stata organizzata una cena al
Mc Donald’s seguita da una partita a bowling.
·
29/04/2005: Abbiamo trascorso l’intera giornata sull’Ile de Ré.
La mattina ci siamo recati al parco naturale dove viene
·
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fabbricato il sale.
Dopo una spiegazione del procedimento con cui questo viene estratto,
abbiamo potuto ammirare animali tipici del paesaggio. In seguito
abbiamo pranzato sulla spiaggia dove si è potuto visitare il
caratteristico faro dell’isola.
30/04/2005: Ritorno a Parigi.
01/05/2005: Ritorno a Follonica.
Chiara Bandini & Giulia Bucci
L’ARRIVÉE SUR L’ÎLE DU MYSTÈRE
L'inspecteur Caponi n'aurait jamais pensé devoir aller sur l' île du
mystère.
Après avoir debarqué, il s'est aperçu que la description de l' île,
qu'on lui avait donnée, était juste: un petit village avec peu de
maisons, quelques hôtels pour les touristes en été, pas de
magasins.
Si d'un côté il savait que le cas était facile à resoudre, il savait
aussi que les autorités locales étaient en difficulté et il fallait
resoudre le cas avant l'arrivée des journalistes.
D'ailleurs la nouvelle était sensationelle: "Veuve âgée disparaît en
laissant dans sa maison une lettre et une main"
L'inspecteur demanda tout de suite aux policiers à voir les indices.
" On a trouvée cette main à la maison de Madame Spagnulo.
Dans la cuisine, sur cette table était posée une lettre et sur la
lettre cette main".
L'officier de police examina la main qui rassemblait à un vieux
guant en
cuir tout desseché et auquel il manquait l'index.
Une grosse bague ornait l'anulaire.
Dessus il y avait des dessins bizarres.
"Mais on dirait l'île de mystere"
"C'est l'île d'Ahmada“
À l'intérieur de l'anneau se trouvait la phrase "Cui insida fugiet
fortuna erit"
Il y avait une lettre: "je reviendrai bientôt, tout va bien"
une tache rouge couvrait la fin du texte.
Hors de la maison, M. Caponi fumait une sigarette, l'île d'Ahmada
l'unique indice comprenable.
"Cette île n'est pas très loin Jean?" "Non" "qui est la victime?"
"Madame Spagnulo, 66 ans veuve depuis 6 ans, pas d'enfants, elle
était seule"
"Denonçons la disparution, demain on commence à travailler"
Le lendemain Caponi arriva à la station de police, il était
serein, il avait dormi pas du tout préoccupé.
"As-tu fait ce que je t'avais dit Jean?"
"Oui tout le monde la connaissait, elle vivait seule dans sa maison,
les dernières personnes qui l'ont vue sont monsieur Legrand,
madame Dabrowska et monsieur Lefèvre qui a denoncé la
disparution.""Enregistrez-les dans la liste des soupçonnés"
"Le commissaire, M. Legrand a une paralyse aux jambes, madame
Dubrowska est sa servante et elle avait
pris le bateau pour Ahmada à l'heure de la disparution"
Il fallait suivre l'indice de l' île d'Ahmada.
l'île d'Ahmada et l'île de Moussuilou ou l'île du mystère étaient presque
égales, deux îles joumelles, peu de maisons, le même vent qui brisait sur
les vagues frappant des côtes desertes.
La maison de Dubrowska n'était pas si mal, peu d'immeubles, une maison en
ordre mais vide et froide.
"Connaissez-vous madame Spgnulo?"
"Oui Ovide Legrand était son ami, il lui rendait visite et il voulait apprendre
la langue et la littérature latines, d'ailleurs elle était professeur. Peutêtre la phrase peut nous indiquer l'assasin".
Caponi avait 3 indices le latin, la main sans index, la phrase je reviendrai tôt,
mais il n'en avait compris aucun.
La maison Lefèvre fut le lieu clé des indages, un chien retrouva l'index de la
main près du jardin de M. Lefèvre
VERBALE DU COMMISSAIRE CAPONI
21-11
Madame Spagnulo est restée comme toujours à la maison, les voisins ont
temoigné.
22 heures: M. Legrand va chez elle avec Dubrowska et ils laissent la maison
à 22.15.
23 heures M. Lefèvre rend visite à Madame Spagnulo, il la tue et il jette le
corps, qu'on n'a pas encore trouvé, dans la mer en prenant l'index pur se
faire accuser.
Il était son amant depuis longtemps mais elle voulait la quitter, elle était en
train de partir, c'est pourquoi elle a écrit qu'elle serait retournée.
Il voulait être accusé, il nous a laissé la bague, un cadeau à son amant
comme épreuve.
Le bateau était en train de partir M. Caponi est en train de laisser l'ile
maudite mais il y avait une vieille connaissance: "Madame Dubrowska
que faites-vous ici?"
"Je n'ai plus mon travail, M. Legrand m'a licenciée,.quand l'après midi je le
menait chez madame Spagnulo, il était hereux mais le jour après la mort de
sa si chère amie il a changé.
Les voisins disent qu'ils ne voient que son ombre et celle de la nouvelle
servante. Il est plus seul et mysterieux"
M. Caponi comprena qu'il y avait des éléments nouveaux et
descenda du bateau.
Il se promenait devant la maison de Mme Spagnulo. 22 heures M. Lagrande
arrive, 23 h Lefèvre "cui fortuna..." c'est Ovide un moment l'après midi.
En arrivant devant la maison de Lagrande il trouva Ovide Lefrand et
dans sa chaise d'handicappé, le corps mort
de Mme Spagnulo, voilà la nouvelle servante avec l'ombre, il guidait sa chaise
pour faire se voir par les voisins avec une servante.
M. Caponi était encore en train de partir, tous les éléments étaient clairs,
l'index était un indice laissé pour blâmer M. Lefèvre, la phrase laissée en
latin par Mme Spagnulo pour indiquer l'assasin.
Au procès il a confessé mais il n'avait pas de motif pour tuer Spagnulo.
"Heuresement on a trouvé le vrai coupable" disaient deux pesonnes près de
M. Caponi "Pauvre Lefèvre il avait aussi perdu son travail au bureau
d'invalidité"
M. Capoin entenda tout et fuma une sigarette.
Dario Gavini
ONE DAY MISS SANDY COAST MET MR.
ROCKY ISLAND…
They were on an exotic island in the Pacific Ocean. She was a marine
biologist, who was there for some research. Like Sandy, Rocky was on
that island because of his job.
When they met, they didn’t like each other at all. Later on, one day their
boss suggested them to go on a cruise around the island to watch the
environment. They saw such a wonderful landscape, lots of fish,
dolphins, colourful sea creatures, transparent and clean water, white
sand… everything there made the environment so romantic… so that
they fell in love and stayed there for ever.
Alice Benini & Sara Lorenzelli
ONE DAY MISS SANDY COAST MET MR.
ROCKY ISLAND…
And they fell in love immediately, but they were so different that it was very
hard for them to get on well together. One of them had to change his or
her behaviour. Sandy went to a witch who might have helped them, Miss
Wet Sea. Unluckily, Miss Sea was really wicked and hated people in love.
So… with her powers, she made a potion for the couple and they started
changing… not in their behaviour but in their physical appearance…
Rocky became an elephant and Sandy became a butterfly.
When they realized it, they started crying but they still loved each other…
Now you can see them together: he carries her on his left ear, where she
sings for him…
Martina Cenerini & Julia Ann Cook
ONE DAY MISS SANDY COAST MET MR.
ROCKY ISLAND…
Miss Sandy was on the beach and she was looking at the sea, when she realized
she was not alone. Mr. Rocky Island was sitting near her on the sand.
Her holiday was almost over and she hadn’t visited any particular places yet, so
she asked the young man about the island and its coasts. He was surprised
by the questions she asked, but very happy of it and wanted to show her
the beauties of his island. She understood he was a special person for her,
somebody very different from the common people she met every day in her
town.
In those few days she visited wonderful places, something she had never
thought they could exist in the world, so peaceful and colourful, she was
in Heaven! She felt like that!
But then she had to leave and go back to reality. Rocky gave her a present on
the day she left: a small box with sand and shells in it…
Now she is in New York, watching it, smelling it, thinking of it…
Rachele Micheli & Lucia Capanni
ONE DAY MISS SANDY COAST MET MR.
ROCKY ISLAND AND…
(beginning given by the English teacher and to be continued…)
it was love at first sight. They met on the beach when the sun went
down. They were walking with their dogs. The dogs liked each other, so
the owners met each other too. They walked for a long time along the
beach. What did they see there? It was a door. What was a door doing
there?
The two of them were very curious so they went to it, walked around it and
opened it. There was a cave, but they couldn’t see through. The cave
was very dark, Sandy was frightened but Rocky went in. When he said it
was safe, Sandy followed him. They couldn’t see anything till Rocky
turned his flashlight on. Then they looked up: thousands of bats, that’s
what they saw.
They wanted to go back but the door wasn’t there anymore. Sandy began to
scream but she’d better not because she woke up all the bats which
started flying all around them. The dogs tried to bite the bats, but they
didn’t manage. Sandy and Rocky started running and the dogs followed
them.
The cave looked like a labyrinth to them, when they saw a light, a big light
and they walked towards it.
Rocky saw a house, and there was something written on the carpet in front
of the door: YOU ARE NOT WELCOME HERE.
Then, sandy used her magic powers to link Rocky with a rope.
“What’s going on?” Rocky thought.
The house was very old and it had spiders all over it.
“Jimmy… prepare the potions… I have another one… Do what I’ve just told
you, please…” Sandy said to a sort of dwarf which was coming out of a
hole.
“What are you going to do, Sandy?” Rocky asked Sandy, but before she could
answer, he shouted in horror… Her face had become green and her skin
old and wrinkled…
“Don’t you like my new look? I need you blood… If I don’t suck it, I’ll
die…But don’t worry… it is not so bad…”
“Are you adjusting your aspect for the dwarf?” said he laughing, but she
answered: “No… Would you like to hear my story?
Many years ago I was a common human being, as you are, but I behaved
badly and I met a witch. She liked me because of my bad behaviour
towards the other people and put a spell on me. I would be a witch too,
like her, with special powers. At the beginning I liked it… it was fun, but
when I realized I had to suck blood to go on living… then I didn’t like it
anymore. Blood makes me immortal. If I want to be a mortal human being
again I have to find someone who kisses me when I show him my ugly
appearance…but as soon as I become green and old and wrinkled…
nobody wants to kiss me anymore…”
Rocky saw a tear coming down her cheek and kissed her. He kissed her in
spite of her appearance, her green colour and her wrinkles, he kissed her
because of the sweetness he saw in her eyes and she turned as she was
when they had met on the beach… the dwarf disappeared and the dogs
came to live again, from the stoned immobility they had experienced
when they entered the house.
Giulia Bucci from Follonica and Martine Niezink from Groningen)
TRADUZIONE di Serena Peruzzo e Naima Cantini.
Un giorno, la signorina Sandy Coast incontrò il Signor Rocky Island e… fu
amore a prima vista! S’incontrarono su una spiaggia, al tramonto. Stavano
passeggiando con i loro cani. I cani si piacquero, così anche i loro
padroni s’incontrarono. Camminarono a lungo sulla spiaggia. Cosa videro?
Una porta. Che ci faceva lì una porta?
I due erano molto incuriositi, così andarono verso quella porta, le girarono
attorno, poi l’aprirono. C’era una caverna, ma non riuscivano a vedere
niente. La grotta era molto buia. Sandy era terrorizzata, ma Rocky entrò.
Quando lui disse che il posto era sicuro, Sandy lo seguì. Non riuscivano a
vedere nulla, ma poi Rocky accese l’accendino. Guardarono in alto:
migliaia di pipistrelli fu ciò che videro.
Volevano tornare indietro ma la porta era sparita. Sandy cominciò ad urlare,
ma, così facendo, svegliò tutti i pipistrelli che ora volavano attorno a
loro. I cani tentarono di morderli, ma non vi riuscirono. Sandy e Rocky
cominciarono a correre, seguiti dai cani. La caverna pareva un labirinto,
quando, ad un tratto, videro una grande luce e vi corsero incontro.
Rocky vide una casa, sul cui zerbino era scritto: Qui non siete i
benvenuti!
Allora Sandy usò i suoi poteri magici per legare Rocky con una corda.
“Che succede?” pensò Rocky.
La casa era vecchia e piena di ragnatele.
“Jimmy… prepara la pozione… ne ho un altro… fa’ ciò che ti ho detto, per
favore…”disse Sandy ad una specie di gnomo che uscì da un buco.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Rocky, ma prima che lei potesse
rispondere urlò d’orrore. La faccia della sua amica era diventata verde e
la sua pelle vecchia e rugosa.
“Non ti piace il tuo nuovo aspetto? Ho bisogno del tuo sangue per vivere…
se non lo succhio… muoio… ma non preoccuparti… non è così male…”
“Cambi il tuo aspetto per uno gnomo?” disse lui ridendo, ma lei rispose “No…
Vuoi conoscere la mia storia?
Molti anni fa ero un essere umano come te, ma ero malvagia ed incontrai
una strega alla quale piacque la mia malvagità verso le altre persone, così
mi fece un incantesimo. Sarei anche io diventata una strega, come lei,
con poteri speciali.
All’inizio mi piacque, era divertente, ma quando capii che per vivere dovevo
succhiare sangue non mi piacque più. Il sangue mi rende immortale. Se
voglio tornare ad essere umana devo trovare qualcuno che mi baci
quando gli mostro la mia bruttezza… solo che, appena divento verde,
vecchia e piena di rughe… nessuno vuole più baciarmi…”
Rocky vide una lacrima scendere dalla sua guancia e la baciò; lo fece,
nonostante il colore e le rughe del suo viso; la baciò per la dolcezza che
vide nei suoi occhi e lei tornò ad essere quella che aveva incontrato sulla
spiaggia… Lo gnomo sparì e i cani, che erano rimasti pietrificati
entrando nella casa, ripresero a muoversi.
In the summer of 1988, four kids, Will, Grace, Karen and George
decided to go sailing to have a quiet week. So they travelled along the
British coast. They spent some days enjoying themselves and relaxing.
One night, while they were all sleeping, a storm started and the boat
changed its course. Karen woke up but she didn’t know what to do
and she called her friends. Everybody tried to stand the boat on the
right course. The storm was so violent that the boat wrecked, but they
saved themselves using a lifeboat. Next morning they landed on the
coast of a desert island…
(One class from Follonica)
Grace was the first one who woke up. She didn’t remember how she got
there. Then she remembered the storm and the wrecked boat, but
where were her friends? She stood up and looked around, she saw Karen
and George, but where was Will? She ran to Karen and George. She
shook them awake.
“Karen! George!” George opened his eyes first.
“What happened?” he asked.
“We are washed ashore!” Grace screamed.
Karen woke up too.
“What?” she asked.
“We are washed ashore!” Grace screamed again “but that doesn’t matter,
now… I can’t see Will…”
“Don’t panic!” George said “we will find him… Let’s take a look at the island…
“George went on.
They walked along the water. Then Karen shouted: “There he is…”
Eline Groenewold from Groningen
He was on the beach and looked like dead. He didn’t move and the water was
covering him. His friends quickly went to his body to try to wake him up
but they couldn’t. “Look!” George said “He’s still breathing!” So they
decided to take him with them to a safer place and they built a sort of
hut on the island. They looked for some food and anything which could
help them to keep their friend alive. Grace spent most of her time with
Will, she spoke to him even if he was not hearing her.
One day, while she was talking to him, he uttered her name… it was love…
The four youngsters became accustomed to the island and started enjoying
themselves there, like in a sort of wonderful paradise but gradually they
began homesick and wanted to see their families again.
One day they were all walking on the island when they saw a building which
they had never seen before and a man on its roof. They went to that
house and knocked on its door. No answer…
“Look! The window on the right is open! Let’s jump into!”
They were in the living room. Everything there had no sign of life… till they
saw… some blood dropping down from the table onto the floor…
George went to it and tasted it… it was human blood… Just in that
moment the window closed and Grace shouted. The door was locked
and there was no other way out of the house.
“Let’s go upstairs!” Will said. But there was even more blood coming down
from the stairs…
“Maybe the man who was on the roof needs a help… he hurt himself… he is
wounded!!!” said Karen.
So she entered the bedroom where all the blood was coming from and she
saw a young man, his face was bleeding badly but he could breathe and
even talk…
He showed the four youngsters the way to go out of the house and they
went to the hut.
“There is a strange monster on the island” said the young man “he comes at
night… and hurt people on their face… He looks like a man but has long
nails and long hairs on his arms…”
“We must escape then… and look for someone who can help us… how can
we leave the island?” Karen said.
“I know how to escape, even if it is very dangerous. There is a boat, the
monster’s boat It is in the forest, near its cave.” Said the young man.
“OK. Let’s go then.”
They took some food and started walking. It was a long way to the cave:
they were attacked by a tiger, a monkey tried to steal their food, lots of
poisonous snakes around… but the young man was brave and clever, he
knew how to cope with wild animals and they succeeded in finding the
cave and the boat. They even killed the monster and were able to go
back to the continent, where they were celebrated as heroes.
VD from Follonica
Traduzione di Sara Bartalucci, Filippo Galli, Caterina Madeo.
Nell’estate del 1988, quattro ragazzi, Will, Grace, Karen e Gorge,
decisero di andare in barca a vela per trascorrere una settimana in
pace. Così, viaggiarono lunga le coste britanniche. Passarono alcuni
giorni divertendosi e rilassandosi. Una notte, mentre tutti dormivano,
ci fu una tempesta, e la barca cambiò rotta. Karen si svegliò, ma non
sapeva cosa fare, così chiamò i suoi amici. Tutti provarono a riportare
la barca sulla giusta rotta… ma la tempesta era così violenta che la
barca fece naufragio… si salvarono con una scialuppa di
salvataggio… La mattina seguente approdarono sulla costa di un’isola
deserta…
Grace fu la prima a svegliarsi. Non si ricordava come fosse finita lì. Così si
ricordò della tempesta e della nave affondata… ma dove erano i suoi
amici? S’alzò in piedi e si guardo attorno… vide Karen e George, ma dove
era Will? Corse dagli altri e li scosse con forza per svegliarli.
“Karen! George!” George aprì gli occhi per primo.
“Che è successo?” chiese.
“Le onde ci hanno sospinto sulla spiaggia!” gridò Grace.
Karen si svegliò. “Cosa?” chiese.
“Le onde ci hanno sospinto sulla spiaggia!” Grace gridò di nuovo.
“Ma questo adesso non ha importanza… non riesco a vedere Will…”
“Niente panico!” disse George “lo troveremo… Diamo un’occhiata all’isola…”
George s’incamminò. Camminarono lungo la riva.
Improvvisamente, Karen gridò: “Eccolo! E’ qua…!”
Era sulla spiaggia e pareva morto. Non si muoveva e l’acqua lo ricopriva.
Velocemente, i suoi amici accorsero attorno al suo corpo esanime, per
provare a rianimarlo, ma non ci riuscirono.
“Guardate!” disse George “respira ancora!”
Così decisero di portarlo con loro in un posto più sicuro e costruirono una
specie di capanna sull’isola. Cercarono del cibo e tutto quel che li
poteva aiutare a tenere in vita il loro amico. Grace passò molto tempo
con Will, parlandogli anche se lui non riusciva a sentirla.
Un giorno, mentre lei gli stava parlando, il ragazzo invocò il suo nome… era
amore…I quattro ragazzi si abituarono all’isola e cominciarono a
divertirsi, come in una sorta di paradiso meraviglioso, ma, poco a poco,
cominciarono ad avere nostalgia. I quattro ragazzi si abituarono all’isola
e cominciarono a divertirsi, come in una sorta di paradiso meraviglioso,
ma, poco a poco, cominciarono ad avere nostalgia di casa e a desiderare
di vedere ancora le loro famiglie.
Un giorno, mentre stavano camminando sull’isola, videro un edificio che non
avevano mai visto prima, ed un uomo sul tetto.
S’avvicinarono alla casa e bussarono alla porta. Nessuna risposta…
“Guarda… la finestra sulla destra è aperta… saltiamoci dentro!”
Si trovarono nel soggiorno, niente, lì, dava segni di vita… finchè videro… del
sangue gocciolare dal tavolo sul pavimento…
George s’avvicinò e l’assaggiò… era sangue umano… Proprio in quell’istante
la finestra si chiuse e Grace fece un urlo, la porta era chiusa a chiave e
nella casa non c’erano altre uscite…
“Andiamo di sopra!” disse Will. Ma ancora più sangue scorreva dalle scale…
“Forse l’uomo che abbiam visto sul tetto ha bisogno d’aiuto… s’è fatto
male… è ferito…!!!” disse Karen.
Così entrò nella stanza da letto da dove veniva tutto quel sangue e vide un
ragazzo, la sua faccia sanguinava gravemente, ma riusciva ancora a
respirare ed a parlare…
Mostrò ai quattro ragazzi il modo di uscire dalla casa e loro andarono alla
capanna.
“C’è uno strano mostro sull’isola – disse il ragazzo – viene di notte e colpisce
le persone in faccia… sembra un uomo ma ha lunghe unghie e lunghi peli
sulle braccia…”
“Allora dobbiamo fuggire… e cercare qualcuno che ci aiuti… come si può
lasciare l’isola?” disse Karen.
“Io so come fugire, anche se è molto pericoloso. C’è una barca, la barca del
mostro. E’ nella foresta, vicino alla caverna.” Disse il ragazzo.
“Ok. Andiamo, allora!” Presero del cibo e cominciarono a camminare.
La caverna era molto lontana, furono attaccati da una tigre, una scimmia
provò a rubargli il cibo, stanti serpenti attorno… ma il ragazzo era
coraggioso, sapeva come trattare gli animali selvaggi ed infine riuscirono
a trovare la caverna, e la barca.
Uccisero anche il mostro e ce la fecero a tornare sul continente, dove
vennero trattati come eroi.
L’ISOLA DI ARTURO
“L’ Isola di Arturo” di Elsa Morante, scritto nel 1957, è un romanzo
ambientato nell’isola di Procida, nel golfo di Napoli, dove Arturo, il
protagonista, trascorre la sua infanzia e adolescenza, ed è proprio lui
che, ormai adulto, rivive con un misto di nostalgia ed ironia quel periodo
magico della sua vita e lo narra in prima persona.
Orfano della madre, e con il padre continuamente assente per misteriosi
viaggi, Arturo trascorre un’infanzia solitaria, ma allo stesso tempo libera
e felice, accompagnato dalla sua unica amica, la cagnolina Immacolatella,
e dalla letture di grandi opere che accrescono la sua fantasia e la sua
voglia di viaggiare per il mondo. Tutta la sua esistenza ruota attorno alla
figura idealizzata del padre che, proprio per il suo freddo distacco,
assume agli occhi del bambino un’aura mitica, quasi divina. A rompere
questo equilibrio e a dare una svolta irreversibile alla vita di Arturo sarà
l’arrivo di Nunziatina, la nuova e giovanissima moglie del padre, per la
quale il ragazzo proverà sentimenti contrastanti: prima una forte gelosia,
dettata dalla perdita di attenzione da parte del padre, in seguito
attrazione.
Tra loro non ci sarà niente di più che un unico “fatale bacio”, ma Arturo
porterà con sé questo amore, dapprima reputato materno, fino al
momento della sua partenza.
Ormai cresciuto, Arturo ha conosciuto la morte (la sua cagnetta), il sesso,
l’amore e soprattutto il sentimento più doloroso: la triste scoperta che il
padre non è affatto l’eroe mitico da lui sempre divinizzato, ma un uomo
squallido e debole, succube di alcuni delinquenti.
E’ questa l’ultima tappa che porta Arturo a lasciare la sua amata isola, quel
rifugio sicuro che aveva rappresentato il mondo intero, per seguire il suo
vecchio balio Silvestro verso la guerra.
L’isola ha un ruolo predominante nel romanzo, è una costante nei ricordi del
giovane protagonista, e si carica di significati profondi e nascosti; il
topos dell’isola diviene qui il simbolo dell’infanzia, delle certezze, del nido
materno all’interno del quale Arturo cresce. L’isola rappresenta inoltre il
momento della scelta: il passaggio dalla dimensione infantile alla maturità,
la partenza verso l’ignoto, la fine di quel paradiso spensierato di giochi,
gite in barca e avventure in giro per Procida e la presa di coscienza della
realtà, gettandosi ad occhi chiusi nella vita.
“L’isola di Arturo” è quindi un romanzo di formazione, e la scelta finale del
protagonista di lasciare l’isola avventurandosi nel mondo non è che il
punto di arrivo di tutte quelle prove che l’eroe-ragazzo Arturo ha
dovuto superare, da solo, sin dall’infanzia
Sara Lorenzelli & Sara Bartalucci
Isole
Questo è il racconto di due uomini dalle vite opposte, inconsapevoli del
destino, molto simile, che segna le loro esistenze.
Un agente di custodia prossimo al pensionamento, come ultimo servizio, ha il
compito di scortare un carcerato affetto da un male incurabile, il quale
è consapevole che la traversata per mare verso l’ospedale sarà il suo
ultimo viaggio.
I brevi ed improvvisi dialoghi tra i due personaggi, volutamente inseriti nel
racconto senza ricorrere alle virgolette, non ci informano sulla loro vita
privata, la quale invece emerge da monologhi interiori e incessanti flussi
di pensieri che lasciano trapelare emozioni, sentimenti e timori.
Dai loro pensieri emerge un senso di solitudine, malinconia e angoscia
dovuto alla consapevolezza di ciò che li aspetta, infatti, entrambi
percepiscono che qualcosa di grande e temibile sta per cambiare le loro
vite.
I due protagonisti hanno in comune un ultimo viaggio che li porterà verso
due realtà finora a loro sconosciute: la vecchiaia per il carceriere
pensionando e la morte per il detenuto. L’agente di custodia teme la
vecchiaia perché rappresenterebbe una totale solitudine per lui. Fino a
quel momento il suo lavoro gli aveva permesso di stare a contatto
con le persone, ma il pensionamento lo lascerà solo con la sua malinconia,
dato che la moglie amata è morta da molto tempo e la figlia vive lontano
con la propria famiglia.
E’ proprio alla sua Maria Assunta che affida i suoi pensieri, tramite una
lettera nella quale descrive la sua idea di allevare cincillà, un progetto
con il quale spera di colmare il vuoto e la grande solitudine ormai
prossimi.
Anche il detenuto, cosciente della morte che sta per raggiungerlo, sente il
bisogno di affidare i suoi pensieri, in questo caso sconosciuti al lettore,
ad una donna (questo è uno dei parallelismi tra i due personaggi, presenti
nel racconto).
I due uomini si scambiano qualche parola proprio quando il carcerato
chiede all’agente di custodia di inviare la sua lettera senza farla passare
dall’ufficio della censura.
In questa occasione avviene una sorta di scontro tra i due, che cercano
entrambi di far valere la propria presenza l’uno sull’altro ottenendo solo
un po’ di imbarazzo.
I due, infatti, riconoscono di essere due persone totalmente diverse per
quanto riguarda la vita “professionale”, ma ignorano le analogie tra le
loro esistenze.
Entrambi sono soli, e proprio la profonda solitudine che incombe sull’uomo è
il tema centrale del racconto.
L’analogia più importante tra i due protagonisti è il loro ultimo
viaggio: una traversata per mare che va da un penitenziario di un’ isola
dell’arcipelago toscano ad un ospedale sulla costa di Livorno.
Sullo sfondo, quindi, il mare, spazio immenso e aperto che contribuisce a
rendere l’atmosfera del racconto “sospesa”.
Tabucchi, come lascia intendere dal titolo, considera i protagonisti due
isole, piccole, sole ed inermi nei confronti dello sconfinato mare, ignoto
e misterioso come il destino che li attende.
(ISOLE, tratto da PICCOLI EQUIVOCI SENZA IMPORTANZA di A.
TABUCCHI, Feltrinelli, Milano, 1986)
Michela Iseppi
A Zacinto
L’Autore del sonetto “A
Zacinto” è Ugo Niccolò Foscolo,
massimo rappresentante della
letteratura italiana alle soglie del
romanticismo. L’opera, del 1803,
appartiene alla linea romanticoautobiografica della sua
produzione letteraria,la quale
comprende le “Ultime lettere di
Jacopo Ortis” (1798,1802,1816), i
sonetti “ In morte del fratello
Giovanni” e “ Alla sera”(1803), ed
infine il carme “Dei
Sepolcri”(1807).
A Zacinto
Ne più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia , che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere , e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso , onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclinto verso di colui che l’acque
Cantò fatali , ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse
Tu non altro che il canto avrai del figlio ,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Ugo Foscolo 1803
Nel sonetto, Foscolo riflette sul fatto che non riuscirà mai più a “toccare le
sacre sponde”, cioè a ritornare nella sua isola natia, Zacinto, dalle cui
acque nacque Venere che,con un solo suo sorriso, riuscì a rendere
fertili le sue terre. Foscolo paragona il suo errare a quello dell’eroe greco
Ulisse, sottolineando , però , la differenza fondamentale: mentre il fato
consentirà all’eroe di ritornare alla sua “petrosa Itaca”, Foscolo avrà
soltanto una sepoltura illacrimata.
Foscolo prevede infatti che , a causa della sua condizione di esule, non
potrà tornare neanche dopo la morte nella sua terra, alla quale potrà
dedicare solo il suo canto, dal momento che il destino gli ha predetto
una sepoltura in terra straniera, dove nessuno potrà piangere sulla sua
tomba. La poesia è un sonetto composto da due quartine e due terzine.
I versi sono degli endecasillabi formati da un settenario ed un quinario
divisi dalla cesura.
Lo schema delle rime è ABAB, cioè alternato.
Vi è un unico blocco sintattico composto da 11 versi che comprende le due
quartine e la prima terzina,a cui segue un enunciato che occupa solo
l’ultima terzina .
La divisione tra le strofe è caratterizzata dalla presenza di enjambements
(nacque // Venere; l’acque // cantò;ecc..), che legano semanticamente
l’ultimo verso di una strofa, con il primo verso della strofa successiva.
Tale schema ritmico viola lo schema tradizionale del sonetto, il quale
vorrebbe coincidenza di periodi sintattici e strofe.
Il poeta mira a costruire un discorso lirico che si modelli sull’andamento
inquieto della passione soggettiva, non sui canoni istituzionali della
forma metrica imposti dalla tradizione. L’opera, ricca di congiungimenti
sintattici (ove, che, e, ecc..), risulta ininterrotta. Vi troviamo anche un
impianto sintattico circolare che occupa le prime tre strofe: il concetto
del primo verso viene ripreso dall’ultimo. La circolarità della struttura è
omologa al ritorno dei due personaggi al punto di partenza: il ritorno a
Itaca di Ulisse è reale, mentre quello di Foscolo è ideale, ed avviene
soltanto mediante il canto.
A livello retorico possiamo osservare la presenza di molti enjambements che
spezzano il discorso anche nella strofa successiva. È presente una forte
ripetizione della parola ONDE,che compare anche all’interno di altre
parole (spONDE, ONDE,fecONDE,frONDE, ecc..). molti termini si
riferiscono all’acqua, intesa come elemento primordiale.
La meditazione sull’uomo e sul significato della vita,ci riconduce ad un altro
elemento primo,complementare a quello dell’acqua, la TERRA. Lo
possiamo vedere nelle immagini dell’isola ricoperta di fronde, nella ”Itaca
petrosa”.
L’acqua , Zacinto, la terra , la poesia , vengono unite tra loro nella
rappresentazione.
Ci sono poi alcuni esempi di sineddoche: le onde lasciano intravedere la
superficie marina increspata ricoperta dalla schiuma da cui nascerà
Venere. Le fronde degli alberi sembra che moltiplichino la vegetazione
dell’isola, fino a portarla ad essere selvosa (più suggestiva della petrosa
Itaca). Le stesse acque diverranno poi fatali perché da esse nascerà la
dea della bellezza,Venere. Il registro lessicale è alto, letterario, in
sintonia con i contenuti. Alcune scelte lessicali fanno trasparire il
legame con il mondo classico: Zacinto = Zante; fea = faceva; diverso :
puro latinismo(allude alle continue peregrinazioni che hanno portato
Ulisse e Foscolo lontani dalla terra natia).
APPROFONDIMENTI LESSICALI
VENERE
Venere è le Dea dell’amore, della bellezza e della fecondità, chiamata presso
i greci Afrodite, nome il cui significato è “nata dalla spuma delle onde”.
Secondo il mito, infatti, la figlia del Mare e del Cielo nacque dalla
schiuma delle acque del Mar Ionio in un luminoso mattino di primavera.
La Dea emerse in posizione eretta all’interno di una conchiglia, i biondi e
i lunghi capelli e i candidi veli , le venivano scompigliati dalla brezza,
mentre due Zefiri la sospingevano delicatamente verso la riva, perché le
Ore la detergessero dalla salsedine. Infine un carro di alabastro, trainato
da colombe, la trasportò nella sede dei celesti. Questa magica
apparizione che induce al sogno, è stata perfettamente riprodotta da
Botticelli in un celebre quadro intitolato “La nascita di Venere”.
Tale è stato il fascino esercitato da questa figura su artisti, poeti e uomini
comuni che ne è stato perfino coniato il verbo. Il verbo venerare indica
infatti riverenza e rispetto, come quello dovuto ad una cosa sacra,
perché la bellezza di una donna è stata sempre talmente avvincente da
essere considerata alla stregua del sacro.
ULISSE
Ulisse non è, come Venere, una figura mitologica, bensì una figura epica.
Egli infatti è il protagonista del poema omerico l’ ”Odissea”. Ulisse è il re
di Itaca, figlio di Laerte, marito della fedele Penelope e padre del
coraggioso Telemaco. Egli è l’Eroe greco più astuto, l’ideatore del
gigantesco cavallo di legno con il quale riuscì ad espugnare Troia.
Foscolo lo ha citato perché entrambi hanno un elemento in comune:
entrambi amano la propria patria e sono costretti a starne lontani.
Il poeta, quando nel 1814 cadde il regno italico, decise di non prestare
giuramento alle autorità austriache, che gli avevano offerto la direzione
di una nuova rivista letteraria, e fuggì in Svizzera. Ricercato dal governo
austriaco,due anni dopo, cercò riparo in Inghilterra fino al 1827, anno
della sua morte. L’eroe omerico, invece, non riesce a tornare in patria a
causa delle avversità causategli dagli dei, primo tra tutti Nettuno, il dio
del mare. Il lungo naufragare di Ulisse nell’oceano, le sue molteplici
peripezie durante il viaggio di ritorno a Itaca contribuiscono a far
incarnare in questa figura epica, valori come la forza, l’astuzia, la
fedeltà, la pietà e l’amicizia. Grazie ai suddetti valori, infatti, l’eroe è
riuscito a far ritorno alla sua adorata Itaca e dalla sua amata famiglia. È
questa la differenza tra le due personalità: Foscolo prova un sentimento
di invidia nei confronti di Ulisse in quanto quest’ultimo è riuscito a
tornare in patria e , così facendo, ha l’opportunità di esservi sepolto,
destino che non tocca il poeta, il quale verrà sepolto in Italia soltanto
quarant’anni dopo la sua morte. Il riferimento ad un protagonista epico
testimonia l’ammirazione del poeta italiano nei confronti della
letteratura classica e dello scrittore che avviò il processo inarrestabile di
approfondimento della conoscenza psicologica, sociale e fantastica
dell’uomo.
Alessandra Deluca & Francesca Tomaselli
L’isola
1 A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte, scese,
e s’inoltrò
e lo richiamò rumore di penne
5 ch’erasi sciolto dallo stridulo
batticuore dell’acqua torrida,
e una larva (languiva
e rifioriva) vide;
ritornato a salire vide
10 ch’era una ninfa e dormiva
ritta abbracciata a un olmo.
In sé da simulacro a fiamma vera
errando,giunse a un prato ove
l’ombra negli occhi s’addensava
15 delle vergini come
sera appiè degli ulivi;
distillavano i rami
una pioggia pigra di dardi,
qua pecore s’erano appisolate
20 sotto il liscio tepore,
altre brucavano
la coltre luminosa;
le mani del pastore erano un vetro
levigato da fioca febbre.
Giuseppe Ungaretti,
(Vita d’un uomo)
ANALISI DEL TESTO:
La poesia fa parte della raccolta “Sentimento del tempo” è stata scritta nel
1925, momento in cui Ungaretti decide di tornare alle forme metriche
tradizionali, ed è costituita da versi liberi, con prevalenza di settenari,
novenari ed endecasillabi. L’elemento che la caratterizza è il senso di
immaterialità, che percorre tutto il testo fino alla fine.
Un soggetto indeterminato si muove all’interno del testo risalendo da una
riva avvolta in un’oscurità infinita, ad un prato accarezzato dal tepore
del sole, per poi infine essere catturato dall’immagine delle mani di un
pastore imperlate da un velo di sudore. Le mani del pastore,che possono
rimandare a qualcosa di materiale, sono identificate in un “vetro
levigato”, che dà comunque il senso di immaterialità.
La prima parte della poesia trasmette al lettore un’idea di agitazione,
caratterizzata dal rumore dell’uccello che si alza impetuosamente
dall’acqua; la seconda parte comunica, invece, uno stato di serenità
dovuta soprattutto alla luminosità delle immagini. La struttura lessicale
è caratterizzata dalla ricerca di un periodare più complesso rispetto a
quello delle precedenti esperienze poetiche dell’autore, addirittura
lussureggiante, raffinato e prezioso, che recupera i moduli della
tradizione, rinnovandone tuttavia i
risultati. Il procedimento di astrazione riguarda il riferimento a elementi
tipici della letteratura arcadica e neoclassica: le ninfe, il prato, le greggi,
il pastore.
La figura retorica più evidente nel testo è la sinestesia che si rintraccia al
v.20 “liscio tepore”, al v. 23 con le mani del pastore di vetro “levigato da
fioca febbre”. La parola “simulacro” con la sua molteplicità di significati
(ritratto, immagine lontana, ombra, larva, spettacolo) riesce quasi a
riassumere in sé tutte le immagini dell’intera poesia.
L’immagine dell’isola, cui rimanda il titolo della poesia, è irreale: non ci sono
riferimenti geografici e spaziali che possano renderla riconoscibile o
rintracciabile. Ungaretti stesso ha dichiarato che “il paesaggio è quello
di Tivoli. Perché L’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono
solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in
realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene”.
Irene Bartoli & Elisa Fabbretti
“Questo territorio è un’isola che la natura ha racchiuso in confini
immutabili. E’ il territorio della verità (nome seducente), circondata da
un ampio e tempestoso oceano, in cui ha la sua sede più propria la
parvenza, dove innumerevoli banchi di nebbia e ghiacci creano ad ogni
istante l’illusione di nuove terre e, generando sempre nuove ingannevoli
speranze nel navigante che si aggira avido di nuove scoperte, lo sviano
in avventurose imprese che non potrà né condurre a buon fine né
abbandonare una volta per sempre.”
[Kant, Critica della Ragion Pura, B 294-295]
Kant fu il filosofo della ricerca del “fondamento della scienza” nel 1700 e
l’isola descritta in questo frammento rappresentava proprio la
conoscenza scientifica certa e fonte di verità assolute, la quale, in
quanto certa possiede dei “limiti”, vale a dire dei confini di validità,
immutabili e prestabiliti.
L’oceano che la circonda non era altro che la metafisica, opposta alla
scienza e dominata dalla parvenza, dalle illusioni che questa crea per
dare all’uomo l’impressione d'essere anch’essa una conoscenza certa.
Tuttavia, nonostante le immagini illusorie create dal mare si rivelino
sempre per ciò che sono, l’uomo non riesce a distaccarsi completamente
dalla metafisica.
Il primo obiettivo dell’indagine filosofica kantiana fu proprio quello di
verificare se la metafisica potesse essere annoverata fra le scienze. Per
raggiungere
questo scopo Kant dovette fare un'analisi critica della conoscenza, dovette
in altre parole, stabilire i suoi limiti di validità. Da quest'analisi risultò
che la conoscenza umana è il risultato della sintesi tra materia e forma,
dove la
materia è la molteplicità caotica e mutevole delle intuizioni che provengono
dall’esperienza, e la forma è l’insieme dei criteri fissi e a priori secondo i
quali la mente umana determina i rapporti delle percezioni. Nella “Critica
della ragion pura” Kant identificò tre facoltà: a)sensibilità, per cui gli
oggetti sono dati intuitivamente tramite i sensi e le forme a
priori;b)intelletto, per cui i dati sensibili sono pensati tramite i concetti
puri, o categorie;c)ragione,per cui la spiegazione della realtà avviene
attraverso le tre idee di anima, mondo e Dio al di là dell’esperienza. Al
termine della “Critica della Ragion Pura” la ragione fu riconosciuta come
lo strumento della metafisica che Kant esclude dalle discipline
scientifiche, pur riconoscendo la sua importanza nella storia e nella
cultura dell’uomo.
Due secoli più tardi la legge della relatività di Albert Einstein
capovolge la visione del mondo e della scienza, che da verità assoluta
divenne probabile.
Il punto di partenza filosofico della rivoluzione scientifica del ‘900 è la
critica al principio di causalità fatta da Hume nel 1700 che ebbe come
conseguenza la messa in discussione dell’uniformità della natura
sostenendo che la necessità del rapporto causa\effetto è in realtà data
dall’abitudine. Ora, negare l’uniformità della natura equivale a negare
uno dei presupposti filosofici del metodo Galileiano e quindi alla
negazione della certezza assoluta in campo scientifico.
Karl Popper è per Einstein quello che Kant era stato per la scienza
newtoniana e la sua filosofia parte proprio dalla ricerca di una linea di
demarcazione tra scienza e non scienza.
In contrapposizione con il neopositivismo del circolo di Vienna, per il quale
un enunciato può essere considerato scientifico nella misura in cui
può essere verificato ( principio di verificabilità o verificazione), Popper
introduce come criterio di demarcazione il principio di falsificabilità per
cui una teoria può dirsi scientifica nella misura in cui può essere
confutata, vale a dire solo se esiste un falsificatore potenziale. Non si
tratta tuttavia di un falsificazionismo ingenuo o dogmatico: nell’ottica
della ricerca, infatti, nessuna smentita può essere considerata definitiva
o certa e una teoria confutata non è automaticamente espulsa dal corpo
scientifico, ma vi rimane fino al momento in cui non è sostituita da una
teoria più utile.
E' questo l’elemento caratterizzante della scienza dopo la seconda
rivoluzione scientifica: l’utilità alla comprensione della realtà.
Sempre in linea con la critica al neopositivismo, inoltre, Popper precisa che
la falsificabilità non è un criterio “di senso” per distinguere le teorie che
ne hanno da quelle che non ne hanno, bensì un mezzo per distinguere,
all’interno delle teorie significanti, quali siano scientifiche e quali no,
rivalutando in questo modo la metafisica relegata in secondo piano dai
positivisti prima ancora che dal circolo di Vienna.
Per Popper e l’epistemologia del ‘900 l’isola diventa il regno dell’incertezza e
della possibilità; i suoi confini ora sono mutabili; non costituisce più il
“porto sicuro” per il navigante poiché l’oceano stesso perde quei
connotati che lo rendevano pericoloso e ingannevole diventando uno
spazio ampio dove regnano la verità assoluta e la certezza.
Serena Peruzzo
Lo sbarco in Normandia
A causa della politica espansionistica di Hitler, nel 1943, gran parte
dell’Europa era sotto il suo dominio. In modo particolare l’Italia di
Mussolini e la Francia di Petain erano soffocate dalla presenza
tedesca.
Le forze alleate, tra cui gli Stati Uniti, dovevano intervenire. Nel ’43
durante l’incontro di TEHERAN Churchill e Roosvelt iniziarono a
progettare un piano di liberazione del territorio francese: LO
SBARCO IN NORMANDIA.
L’operazione, nome in codice OVERLORD, iniziò con lo sbarco anfibio
Alleato sulle spiagge della costa normanna all’alba del 6 giugno 1944,
una data nata come D-DAY, e continuò nelle settimane seguenti
con una campagna terrestre che aveva lo scopo di stabilire ed
espandere la testa di ponte in Normandia.
Inizialmente, però, il raggio d’azione degli Alleati prevedeva l’attacco
sulle spiagge del Pas de Calais (le caratteristiche geografiche ne
avevano ridotto le scelte). Ma nonostante
offrisse spiagge migliori rispetto alla Normandia e un facile accesso alla
Germania, era il punto più probabile dove ci si sarebbe aspettata
un’invasione e quindi vi si trovava una difesa tedesca efficiente.
Di conseguenza l’attenzione degli Alleati si rivolse verso la costa nord della
Francia.
Le aree geografiche interessate vennero accuratamente mappate e testate,
facendo particolare attenzione anche alle condizioni meteorologiche:
Tempo sereno, periodo di luna piena e alta marea. Inoltre gli
angloamericani per attaccare i tedeschi di sorpresa cercarono di
simulare un’invasione al famoso Pas de Calais attuando un piano
chiamato operazione Fortitude. Venne creato un fittizio first US Army
Group con falsi edifici ed equipaggiamenti, che inviavano falsi messaggi
radio. I tedeschi erano ansiosi di scoprire il luogo dello sbarco; a questo
proposito si procurarono un’estesa rete di agenti che operava in tutta
l’Inghilterra meridionale. Sfortunatamente per loro, ogni singolo
collaboratore era stato “raggirato” dagli Alleati e stava diligentemente
inviando informazioni che confermavano il Pas de Calais come probabile
punto di attacco.
Contemporaneamente il vero piano aveva preso inizio: le armate
angloamericane sbarcavano sulle spiagge della Normandia, tra le quali
quella di SWORD, di JUNO, GOLD, di OMAHA e di UTAH.
La prima divisione aerotrasportata, che entrò in azione subito dopo la
mezzanotte, fu quella britannica. L’operazione, considerata uno degli
interventi più importanti per l’andamento della seconda guerra
mondiale, non è stata, però, caratterizzata solo da sbarchi via mare,
anzi numerosi militari delle truppe alleate vennero paracadutati sul
territorio francese e non mancarono flotte aeree di sostegno.
In breve tempo, grazie a questi massicci interventi, la Francia era stata
liberata dalla presenza tedesca: era il settembre del 1944.
Alice Benini & Julia Cook
La battaglia delle spiagge normanne (giugno – luglio 1944)
LA RIVOLUZIONE CUBANA
Alla fine degli anni cinquanta, l'isola aveva quasi raggiunto i sette
milioni di abitanti, di cui oltre la metà viveva nei centri urbani,
anche se le forti migrazioni dalle campagne si traducevano in
occupazioni marginali nel territorio o in mendicità. Cuba si
collocava al terzo posto in America Latina quanto a reddito
procapite e fra i primi tre sul piano dell'istruzione, della sanità e
della previdenza sociale. Il 30% della forza lavoro era
disoccupata o sottooccupata e tale percentuale cresceva
durante la stagione morta della produzione saccarifera. Le
condizioni della popolazione urbana erano di gran lunga migliori
di quelle della popolazione rurale sotto molti aspetti, primo fra
tutti quello abitativo, dal momento che in campagna il 75% della
popolazione viveva in capanne di legno e fango con pavimento in
terra battuta. Cuba poteva contare su quattro letti ed un
medico per ogni 1000 abitanti, ma la metà dei laureati in
medicina esercitava all'Avana. La mortalità infantile nelle
campagne era molto superiore alla media nazionale del 6%. Lo
stesso analfabetismo, contenuto a meno
del
12% nei centri urbani, balzava al 42% nelle aree agricole.
L'accaparramento di risorse da parte della città era ben esemplificato
dalla capitale, dove viveva oltre un sesto dei sei milioni e mezzo di
abitanti dell'isola. Era lì che si riversava la maggior parte dei 250-300000
turisti che annualmente
approdavano a Cuba. La presenza così massiccia di visitatori,
prevalentemente statunitensi, ebbe due conseguenze di pari importanza:
l'assenza da parte della borghesia e del ceto medio di modelli di consumo
e valori caratteristici della società nordamericana e la diffusione di
locali notturni, case da gioco, prostituzione e tutto un sottobosco ai
limiti della legalità. Convinto che la lotta contro Batista non potesse
essere condotta all'insegna del legalitarismo, Castro era partito per
l'esilio messicano fermamente intenzionato a preparare uno sbarco a
Cuba e intraprendere azioni di guerriglia. Allo scopo di trovare fondi per
l'impresa e di illustrare il suo programma, Fidel fece un lungo giro di
conferenze presso le comunità cubane negli Stati Uniti ottenendo
finanziamenti da più parti. L'addestramento dei ribelli venne realizzato in
una tenuta agricola poco fuori Città del Messico, dove giunse, tra gli
altri, l'argentino Ernesto Guevara, detto "Che". Guevara era approdato
in Messico ricco di un lunga esperienza di viaggi in America latina e
immediatamente dopo aver vissuto il fallimento dell'esperienza riformista
del governo di Jacobo Arbenz in Guatemala, che fece maturare in lui
una tenace ostilità nei confronti degli Stati Uniti. Un'incursione della
polizia messicana, che arrestò e poi rilasciò i rivoluzionari a patto che
lasciassero il paese, costrinse ad anticipare i tempi della spedizione e
così la notte fra il 24 e il 25 novembre del 1956 uno yacht di una ventina
di metri, il Granma, salpò sovraccarico alla volta di Cuba. Una serie di
contrattempi impedì di realizzare il piano d'azione. lo sbarco avvenne
con due giorni di ritardo, rendendo inutile la mobilitazione del fronte
interno alla data convenuta che avrebbe dovuto distogliere l'attenzione
delle forze di repressione. Inoltre i rivoluzionari vennero subito
individuati e quindi costretti a dividersi. Solo una ventina di essi riuscì,
alla fine, a far perdere le proprie tracce sulla Sierra
Maestra, abitata all'epoca da 70-100000 persone, in prevalenza precariato,
cioè contadini poveri che quasi sempre occupavano le terre senza titoli
di proprietà. In quest'area montagnosa fu organizzato il primo focolaio
guerrigliero. Sin dall'inizio i combattenti cercarono di prefigurare il
futuro assetto della società cubana attraverso l'autogoverno delle zone
controllate militarmente. Grazie alla creazione di "territori liberi" i ribelli
cominciarono a esercitare funzioni statali, sia pure in misura ridotta,
riscuotendo imposte, amministrando la giustizia, provvedendo
all'istruzione, aprendo ambulatori e gestendo la sanità. Tutto ciò
attrasse militanti di provenienza rurale, sia contadini che salariati, anche
se i quadri dirigenti e intermedi appartenevano quasi esclusivamente alla
piccola e media
borghesia urbana. L'immediata caratterizzazione rurale avrà un peso
determinante nel segnare la futura evoluzione della rivoluzione stessa. Il
piccolo gruppo di "barbudos" che agiva sulle montagne risultò dotato di
una forte capacità di attrazione, che dipendeva non tanto dalla
nitidezza del loro messaggio politico o dalla capacità di stringere
alleanze, quanto dalla apparente ineluttabilità della via insurrezionale, a
causa degli insoddisfacenti risultati con il ricorso alla via pacifica, e del
rifiuto di ogni compromesso. La stessa assenza di un preciso modello cui
tendere impedì che emergessero contrasti interni significativi e,
unitamente alle operazioni militari incalzanti e alla esiguità del gruppo
combattente, finì per concentrare in breve tempo il potere decisionale
nelle mani di Fidel. A favore dei ribelli giocò anche una scarsissima
motivazione a combattere da parte delle truppe regolari. A difendere il
mito dei guerriglieri ed a suscitare simpatie per la loro causa intervenne
in buona misura la stampa, specie dopo l'intervista concessa da Castro a
Herbert Matthews, giornalista del New York Times nel febbraio del 1957.
La coerenza e il rigore dei rivoluzionari non impedì loro di avere
contatti con altre forze. Una delegazione del Partito ortodosso si recò sulla
sierra nel luglio del 1957 e dall'incontro emerse un comunicato congiunto
meno avanzato dello stesso programma del 1953. La minor radicalità delle
richieste non era perciò indice di un ammorbidimento tattico volto ad
ampliare il fronte antibatistiano e ciò trovò conferma, meno di tre mesi
dopo,
nella denuncia del cosiddetto patto di Miami, un documento firmato negli
Stati Uniti da vari gruppi di opposizione, fra cui gli stessi rappresentanti
del Movimento del 26 luglio. Fidel respinse tale fatto perché giudicato
troppo moderato ed incline al compromesso, nonché sostenuto da una
ispirazione filostatunitense, mentre nazionalismo ed antiimperialismo
rappresentarono principi sui quali i combattenti della sierra non furono
mai disposti a transigere. All'interno del fronte castrista le divisioni pur
esistenti riguardavano sostanzialmente questioni di strategia, con il
fronte impegnato sulla Sierra Maestra che insisteva sulla assoluta
priorità della guerriglia e l'ala urbana del movimento che appariva restia
ad abbandonare i vecchi sistemi di lotta, forte di una tradizione politica
che veniva dagli anni venti. I contrasti fra i due schieramenti esplosero
nell'aprile 1958 a causa della decisione del fronte urbano di proclamare
uno sciopero generale. L'agitazione fallì clamorosamente anche per la
caparbietà con cui fu evitato ogni tipo di accordo con i comunisti. La
preminenza della via insurrezionale rurale venne sancita dall'apertura, da
parte del Direttorio e dei comunisti, di nuovi focolai guerriglieri sulla
sierra Escanlray. Gli studenti giunsero a questa decisione dopo il
fallimento dell'attacco al palazzo presidenziale del marzo 1957,
conclusosi con la morte di parecchi militanti; i comunisti, tra la cui base
già da tempo si erano levate voci favorevoli alla collaborazione con i
guerriglieri della sierra, a partire dal 1958 abbandonarono le
ipotesi di formare un vasto fronte antibatistiano
e la diffidenza nei confronti di Castro per ammettere la possibilità. di una
lotta armata rurale, sia pure a condizione che fosse accompagnata da
mobilitazioni urbane. L'alleanza con il Movimento 26 luglio, sancita dalla
presenza di militanti comunisti tra la file castriste, fu perfezionata
nell'ottobre del 1958 con la stipula di un patto di unità sindacale. A
quell'epoca, Castro era già riuscito a stabilire la propria egemonia sulle
forze antibatistiane grazie ai successi militari, in particolare dopo
l'apertura di un secondo fronte sulla sierra Cristal ed il fallimento della
grande offensiva governativa tra aprile e giugno. Tale sconfitta andava
certo attribuita alla capacità militare dei guerriglieri, ma soprattutto al
crollo morale dei soldati ed alle crepe registratesi nella compattezza del
corpo degli ufficiali. Nel marzo 1958, inoltre, gli Stati Uniti avevano
sospeso le forniture militari a Batista, anche in seguito alla cattura ed al
successivo rilascio di cittadini nordamericani da parte dei guerriglieri.
Nella seconda metà dell'anno, infine, le file dei ribelli crebbero di numero
grazie all'arrivo di disertori e lavoratori agricoli, fortemente motivati
dalla legge di riforma agraria, emanata ad ottobre nei territori liberati,
che prevedeva la concessione di terre a chi non ne possedeva o ai piccoli
proprietari, vale a dire alla stessa base sociale della guerriglia (questa
riforma era elaborata in modo che non potesse essere ripresa in mano dai
gruppi finanziari che sostenevano la monocoltura zuccheriera, né da
altri
sistemi di consorzi agrari).
Le elezioni presidenziali fissate per il novembre 1958 da Batista si tennero in
una situazione ormai ampiamente compromessa. Il tasso di astensione fu
impressionante e la Casa Bianca avvertì il presidente uscente che non
avrebbe fornito nessun appoggio al nuovo ed amorfo capo dell'esecutivo,
invitando anzi l'ex sergente ad uscire di scena. All'alba del primo gennaio
1959, dopo che le forze armate si erano praticamente sfaldate, Batista
lasciò l'isola in mano ad una giunta militare che propose inutilmente un
armistizio ai ribelli. Il 2 gennaio le colonne di Ernesto "Che" Guevara e di
Camillo Cienfuegos entrarono nell'Avana paralizzata da uno sciopero
generale e l'8 gennaio vi faceva il suo ingresso trionfale Castro. La
vittoria di Fidel e dei suoi uomini appariva come il primo successo della
nuova strategia guerrigliera teorizzata da "Che" Guevara. sistemi di
consorzi agrari).
Le elezioni presidenziali fissate per il novembre 1958 da Batista si tennero in
una situazione ormai ampiamente compromessa. Il tasso di astensione fu
impressionante e la Casa Bianca avvertì il presidente uscente che non
avrebbe fornito nessun appoggio al nuovo ed amorfo capo dell'esecutivo,
invitando anzi l'ex sergente ad uscire di scena. All'alba del primo gennaio
1959, dopo che le forze armate si erano praticamente sfaldate, Batista
lasciò l'isola in mano ad una giunta militare che propose inutilmente un
armistizio ai ribelli. Il 2 gennaio le colonne di Ernesto "Che" Guevara e di
Camillo Cienfuegos
entrarono nell'Avana paralizzata da uno sciopero generale e l'8 gennaio vi
faceva il suo ingresso trionfale Castro. La vittoria di Fidel e dei suoi
uomini appariva come il primo successo della nuova strategia guerrigliera
teorizzata da "Che" Guevara.
Le decisioni iniziali, prese dal nuovo governo di Fidel, furono inizialmente di
componente etica: chiusura delle case da gioco e di tolleranza, lotta
senza quartiere al traffico di droga, liberalizzazione degli accessi agli
alberghi, spiagge, locali sino ad allora riservati a circoli esclusivi. Tutto
questo affascinò la maggioranza della popolazione e il nuovo governo
ebbe grande consenso.
Nel marzo del 1959 fu imposta una diminuzione dei canoni d'affitto del 3050% accompagnata da una riduzione del prezzo di medicinali, libri
scolastici, tariffe elettriche, telefoniche e dei trasporti urbani. Dopo
aver ridotto gli affitti, si varò una riforma che mirava a trasformare gli
inquilini in veri e propri proprietari attraverso il pagamento degli alloggi
con rate mensili proporzionali al reddito.
Ma le proteste interne iniziarono dopo l'emanazione, nel maggio1959, della
prima riforma agraria, che fissava per le tenute agricole un limite
massimo di 402 ettari. La superficie coltivabile veniva assegnata a
cooperative oppure distribuita a proprietà individuali di un minimo di 27
ettari. Il governo, per impedire il minifondo, proibiva la vendita delle
vendite delle terre ricevute e il loro frazionamento.
Con la nuova riforma agraria fu istituito l'INRA (Istituto nazionale di
riforma agraria).
La riforma agraria suscitò forti reazioni nelle campagne ma anche presso le
classi alte e i ceti medi urbani. Le manifestazioni più clamorose di
dissenso furono rappresentate dalla fuga, negli Stati Uniti, del
comandante delle Forze armate Pedro Diaz Lanz, e dall' arresto di Huber
Matos, governatore della provincia di Camarguey, accusato di
cospirazione per essersi opposto alla riforma agraria.
Dario Gavini & Marta Periti
Cuba : “Isla de musica”
Il maggior apporto di Cuba alla cultura mondiale, lo si trova in campo
musicale ove l’ incrocio tra cultura spagnola, africana e creola ha
definito, quelli che sono i balli, gli stili, i ritmi e i suoni di un’ isola che ha
davvero una lunga e sofferta storia.
Quella della musica inizia nei primi anni del ‘900, periodo in cui avvenne la
fusione fra ritmi cubani ed il jazz dei neri nordamericani. La musica
cubana, è plurale contraddittoria e soprattutto in continua evoluzione.
Negli ultimi anni sono riemersi alcuni straordinari personaggi dei percorsi
musicali cubani del ‘900.
Il fenomeno più conosciuto è sicuramente quello della Buena Vista Social
Club, ensamble di musicisti cubani che grazie all’ aiuto del celebre
chitarrista jazz Ry Cooder , ha riscosso grande successo in Europa e
negli stati Uniti, attraverso la produzione dell’ album che prende il titolo,
dal nome del gruppo.
L’ ensamble è composta da :
Il celebre cantante e chitarrista Francisco Repilado, in arte Compay
Segundo, il cantante Ibrahim Ferrer, il chitarrista Juan de Marcos
Gonzàlez, il pianista Rubén Gonzàlez, il percussionista Pio Leyva, il
trombettista Manuel “guajiro”
Mirabal, la cantante Omara Portuondo e dal batterista Joachim Cooder.
Ad essi si affiancano numerosi session man, che hanno contribuito anche
alla formazione dell’ album.
I generi musicali
Esistono tantissimi generi musicali nella musica cubana. Fra i più importanti,
dobbiamo ricordare il Son, il Danzon, il Mambo, il Cha cha chà e la Salsa.
SON
Il Son, nasce alla fine del diciannovesimo secolo come canzone aneddotica
composta e interpretata da gruppi di bongo, botija, tres, e chitarra,
accompagnati da due cantanti con maracas.
Due sono i gruppi che hanno reso famoso il Son nel panorama musicale
mondiale : il Septeto nacional e il trio Matamoros.
DANZON
È uno dei contributi europei alla musica cubana. Si tratta infatti dell’
evoluzione della contraddanza francese che consiste nell’ aggiunta di
sincopi, di spazi musicali e di ballo.
MAMBO
Un Danzon del 1939, composto da Oreste Lopez, denominato “Mambo” fissa
le origini del nuovo genere.
Nel 1950 il pianista Perez Prado, fonda una grande orchestra latina, che
avrà l’ onore di divenire una dell più famose orchestre negli Stati Uniti.
CHA CHA CHà
Evoluzione, fusione, integrazione : queste parole sono il filo conduttore
della musica di Cuba.
Ed è proprio l’ evoluzione di un mambo a creare una sera del 1952 il nuovo
genere. Durante l’ esecuzione di un danzon, i musicisti ispirati dal
rumore del movimento dei piedi dei ballerini si mettono a cantare :
“ cha cha chà es un baile original” creando cosi un onomatopea che darà il
nome al Cha cha chà.
SALSA
La Salsa è uno sviluppo accurato del Son, è un fenomeno latino. Genere
musicale che esalta l’ amore, la bellezza di cuba e la musicalità nera, ha
radici fondate negli anni ’30, dove lo spagnolo, diventava una lingua
diffusa come l’ inglese ed è proprio per questo che la Salsa verrà lanciata
da un gruppo di origine portoricana chiamati Lebron Brothers, a New
York.
L’ evoluzione della Salsa segue due vie :
ricerca di nuovi generi musicali e la diffusione commerciale, sostenuta
anche dall’ afflusso di turismo vero Cuba e paesi caraibici.
Nico Pistolesi
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