ADDIO, FRATEL ERIBERTO (di Aldo Maria Calandra) Con la recente scomparsa di Fr. Eriberto, il caro, carissimo professore di lettere degli anni ’43 e ’44 in quel di via Mazzini a Tripoli, l’Istituto dei Fratelli Cristiani che ha iniziato alla vita e agli studi tanti alunni tripolini, si dissolvono la figura di un caro e valido professore ma anche tanti dolci ricordi della nostra gioventù. E’ stato tutto un sogno? Si direbbe di sì! La mia Classe anni ’43-‘44: a sinistra il direttore Fr. Flaviano, a destra Fr. Eriberto. Prima fila in alto: Spanalatte Antonio, Bellassai Biagio, Di Maio Giorgio, Gasparro Giuseppe, Cinnirella Salvatore, Pittera Mario. Seconda fila: Viola Carmelo, Gerosa Gianfranco, Nicosia Giovanni, Pozza Ortensio, Pugliese Raffaele. Terza fila: Amirante Silvano, Arrao, Marchiafava Aurelio, Santuccio Ugo, Calandra Aldo Maria. Quarta fila. De Vita Espedito, Basile Giovanni, Sardina Francesco, Rizzo Giovanni. (Foto da: l’Oasi, Anno X, N° 3). A vent’anni non si sogna; non c’è il tempo di sognare. Si vive la gioventù! E nella nostra amata Tripoli italiana è stata vissuta la migliore gioventù di tutti i tempi. A ottantuno anni, però, di quella lontana gioventù i bei sogni si rinnovano. Ed uno tra questi è l’immagine indimenticabile di Fr. Eriberto. “Carissimo Aldo – mi scrisse in una sua lettera – ho letto con intensa emozione, la tua affettuosa lettera. Ti sono grato per i dolci ricordi che hai saputo evocare di quei lontani anni passati insieme. Erano tempi difficili, ma la vostra voglia di amicizia, la vivacità, la vostra voglia di vivere ne attenuava le durezze e rievocarli oggi ha il sapore di un ricordo di vittorie. Con Fr. Flaviano, che è qui con me, ricordiamo spesso le vecchie vicende e il ricordo del vostro gruppo è sempre vivissimo e ci rallegriamo per i vostri successi. Fr. Flaviano che ti ricorda molto bene ha compiuto ieri (27 settembre 1995, ndr) il suo 95° anno; è lucidissimo, energico e autoritario come sempre. Ti saluta e porge auguri. …E’ l’ora dei ricordi quelli che neanche gli acciacchi riescono a cancellare. Ben vengano dunque i ricordi quelli come il tuo che aiutano a tenere… su il morale. Ti saluto caramente. Fr. Eriberto.” Dopo che con la famiglia abbandonai Tripoli nel 1950, non vidi più Fr. Eriberto e nessuno del sodalizio dei compagni e degli amici insieme ai quali ero cresciuto. Il rientro in Italia, a Roma, costituì un vero e proprio sradicamento dai luoghi dove eravamo cresciuti e dalle agiatezze in cui eravamo vissuti. Tempi difficili. La guerra insegna! Ma quegli anni vissuti nella nostra Tripoli non si spensero né nella mente né nel cuore. Fu nel 1995, che saputo di un Raduno di exlali a Torino, decisi di andare per rivedere il mio professore Fr. Eriberto. L’emozione di quell’incontro, dopo cinquant’anni, fu immensa. La sua figura mi fece tornare subito tutto alla mente: il Fr. Eriberto serio ma sempre paziente; il Fr. Eriberto che, dinanzi alla lavagna, spiegava tenendo il gessetto con la mano a mezza altezza; il Fr. Eriberto che puniva se non si studiava, ma che nello stesso tempo emanava dal viso bontà e comprensione. Sì, Fr. Eriberto aveva insito nella sua natura il pregio di farsi amare da tutti. Il suo insegnamento, il suo comportamento, la sua comunicativa, i suoi sforzi erano tutti per noi; e noi, forse, molte volte, non lo abbiamo apprezzato. Adesso, a 98 anni, Fr. Eriberto ci ha lasciato per sempre. Le telefonate e la continua corrispondenza che coltivavo con lui si erano già allentate perché i suoi gloriosi, faticosi anni che gli gravavano sulle spalle, non gli permettevano l’appercezione di ciò che lo circondava. “Ho lavorato nella scuola fino a ottant’anni - scriveva - ora debbo… segnare il passo”. La commozione mi travolge. Per l’alunno che fui, il mio ricordo, oltre all’esperienza di ieri, è la pena di oggi. Grande, amato Fr. Eriberto! Da lassù, nella immensa Oasi dove certamente Iddio Onnipotente ti ha accolto tra luci e canti, ricordati di tutti noi. Le nostre preghiere saranno per te apporto di luce e calore come lo zampillare di una sorgente che feconda il terreno e disseta gli uomini: realtà che è la prova dell’amore oltre il tempo. Addio, Fratel Eriberto!