Scuola Interuniversitaria Campana di
Specializzazione all’Insegnamento
Indirizzo Fisico, Informatico e Matematico -mail [email protected]
Gruppo di lavoro per il tirocinio
(Supervisore prof. Francesco Valerio)
Tema: attività, sperimentazione e ricerca
didattica, progetti speciali e… Scuole di
Specializzazione.
Due domande con cui possiamo evidenziare il
problema centrale che nella fase attuale investe la
didattica sono le seguenti:
Quarant’anni di attività, sperimentazione e
ricerca in didattica hanno portato a risultati
utilizzabili direttamente nella pratica
didattica, ovvero sono state prodotte
metodologie e materiali riconoscibili e
utilizzabili da tutti i docenti?
Esiste un percorso di formazione per i
docenti che possa assicurare risultati in tal
senso?
Allo stato attuale è possibile differenziare
le attività che coinvolgono la didattica in:
- la pratica della disciplina;
- l’insegnamento della disciplina;
- la ricerca sull’insegnamento e
l’apprendimento ;
- la ricaduta della ricerca di base sulla
didattica, accorciare le distanze fra
obiettivi didattici e obiettivi della ricerca.
Per queste attività, tutte determinanti ai fini
dell’individuazione di percorsi didattici efficaci
ed efficienti, ……
….non esiste attualmente una struttura nazionale o
regionale che assicuri istituzionalmente
un’interazione fra le sopracitate attività: un
momento essenziale per documentare e, quindi,
rendere fruibili le esperienze fatte a tutto il corpo
docente.
Esistono, invece, esperienze locali, di singoli
specialisti, di associazioni di docenti, di singole
scuole o università che, come abbiamo già detto,
hanno maturato esperienze in almeno una della
sopracitate attività inerenti la didattica.
Nonostante l’impegno di singole scuole, università e
associazioni, la mancanza di un momento di “validazione
istituzionale” delle diverse esperienze di sperimentazione
e ricerca didattica ha avuto conseguenze soprattutto per:
- la mancata realizzazione del feed-back necessario
tra scuola, sperimentazione e ricerca didattica per
l’innovazione dei curricula in “tempo reale”;
- la difficoltà nella progettazione e attuazione di
percorsi validi da destinare alla formazione degli
insegnanti.
Possiamo considerare il progetto delle SSIS un primo tentativo
di realizzare una struttura istituzionale nel senso sopraespresso.
E l’esperienza messa in campo dalle SSIS, ha, in particolare
evidenziato che:
- nel programma di formazione manca soprattutto il
collegamento tra esperienza in classe e preparazione
universitaria. Gli specializzandi, infatti, trovano difficile
costruire sulla base della loro esperienza accademica un
modo di procedere efficace quando sono alle prese con la
realtà complessa della classe;
- chi ha il compito di formare gli insegnanti dovrebbe tener
presente l’esperienza pratica che essi dovranno avere a
scuola e favorire lo sviluppo di un ambiente collaborativo
che valorizzi sia la teoria, cioè la riflessione e la ricerca
svolta nell’università, sia la pratica, cioè l’esperienza che si
svolge in classe;
- il raccordo tra scuola e università è un elemento decisivo
per costruire “un ambiente collaborativo”. In particolare è
necessaria una definizione chiara dei ruoli di ogni partner,
ruoli che devono essere sostenuti da una comunicazione
effettiva e stabile e da rispetto reciproco.
Questi aspetti sono comuni ad esperienze analoghe di altri
paesi europei e non (“Secondary Science Student Teaching
Assessment Model” , indagine condotta negli Stati Uniti (Oklaoma State
University) e nel Regno Unito (Sheffield Hallam University)
In definitiva, le esperienze maturate indicano che il
nodo centrale da sciogliere resta quello relativo alla
formazione degli insegnanti , che si evidenzia
sempre di più come un momento cruciale per
l’acquisizione della competenze didattiche e
disciplinari indispensabili a realizzare una effettiva
innovazione didattica nelle scuole di ogni ordine
grado: innovazione didattica che deve essere
sostenuta anche da possibili “ricadute” della ricerca
di base.
È opportuno, a questo punto, fare qualche esempio
relativo alla sperimentazione e alla ricerca didattica
svolta, tanto per evidenziare le risorse, sicuramente
non trascurabili, che sono state messe in campo
prima, durante e “dopo” l’avvento delle SISS.
Progetti a livello di comunità europea
- STISS: Science Teacher Training in an Information
Society;
- STEDE: Science Teacher Education Development in
Europe
In Italia:
- FISISS: Formazione in Servizio per Insegnanti della Scuola
Secondaria - 1996, MURST;
- SeCiF: Spiegare e Capire in Fisica – 1999, MURST;
coordinati da P.Guidoni – Gruppi di ricerca: Università di
Milano, Modena, Napoli, Palermo, Pavia, Torino, Udine
- TIDIFI: Tecnologie dell’Informazione nella Didattica del
Fisica e nella formazione dei docenti – 1996, CNR
coordinato da G. Vegni - Gruppi di ricerca: Università di Ferrara,
Milano, Napoli, Palermo, Pavia, Torino, Udine
- ORA: Osservazione Riflessione Apprendimento – Strumenti
per la formazione scientifica di base
coordinato da Maria Grazia Dondi - Gruppi di ricerca: INFM,
Università e ITD del CNR di Genova, Università di Milano
Bicocca, Napoli, Palermo, Pavia, Torino, Udine, Parma.
- LE SCUOLE DI FORMAZIONE ISTITUITE DA
ASSOCIAZIONI DI DOCENTI (aif – umi- amathesis, cidi,
ecc.)
E, in particolare, nelle scuole…
- LE SPERIMENTAZIONI NAZIONALI (pni, brocca,
leonardo, le diverse maxi e mini sperimentazioni, progetti
regionali IRRSAE ecc.);
- IL PROGETTO SET: PROGETTO SPECIALE PER
L'EDUCAZIONE SCIENTIFICO-TECNOLOGICA
( il Progetto Set, finanziato con i fondi M.P.I. vuole favorire la crescita
complessiva della cultura scientifico-tecnologica nella scuola
migliorando la qualità dell'insegnamento. In particolare, le scuole che
partecipano al progetto ricevono risorse per:
• migliorare le strutture e l'organizzazione didattica dell'insegnamento
scientifico-tecnologico;
• creare servizi, azioni di sostegno e opportunità formative per gli
insegnanti;
• coinvolgere le diverse organizzazioni interessate allo sviluppo della
scienza e della tecnologia: istituti di ricerca, musei, enti e servizi
destinati alla protezione dell'ambiente e della salute, imprese
industriali).
questo tipo di attività di sperimentazione, ricerca e
formazione didattica hanno consentito:
• di elaborare prototipi di intervento sperimentati su scala
locale e nazionale con insegnanti in servizio e in fase di
formazione;
• di produrre un insieme di materiali adatti ad essere
utilizzati direttamente sia per l’innovazione dei
curricula, sia per la formazione degli insegnanti;
•
di mettere a fuoco l'importanza della rete telematica
per consentire una stretta interazione tra ricercatoriinsegnanti-studenti durante lo sviluppo delle varie
attività;
E in merito a tali materiali l’esperienza delle
SSIS ha evidenziato che:
 Nei corsi di Didattica del Laboratorio e/o di Laboratorio
di Didattica sono stati utilizzati materiali elaborati e
sperimentati nell’ambito di progetti di ricerca: i materiali
funzionano, almeno con gli specializzandi. Funzionano
perché servono a mettere in evidenza aspetti disciplinari
importanti, perché pongono problemi che suscitano
interesse, perché aiutano ad individuare le difficoltà degli
studenti , ma tuttavia ………..
 Manca ancora:
a) la sperimentazione e la verifica in classe dei percorsi
costruiti a partire dai materiali elaborati nella ricerca e
attuati dagli specializzandi (in questa fase il ruolo dei
supervisori e dei tutors è fondamentale);
b) il collegamento fra ricerca di base e didattica.
Pertanto le SSIS, e in generale le scuole di
specializzazione, possono essere un momento
istituzionale per:
- un lavoro di ricerca volto alla progettazione e
sperimentazione di moduli relativi a percorsi di
apprendimento disciplinare disponibili sia per insegnanti
in fase di prima formazione sia per insegnanti in servizio.
In questo modo è possibile attivare il feed-back per
correlare strettamente la formazione degli insegnanti
all’innovazione curricolare in riferimento ai diversi gradi
di scolarizzazione, ovvero alle esigenze dei POF delle
singole scuole.
In questa prospettiva possiamo ritenere valide anche le
diverse modalità che si vanno affermando relativamente
alla formazione dei docenti:
• formazione in presenza (docenti dei corsi, dei lab.
didattici, supervisori e/o tutors, specializzandi);
• formazione in rete (docenti dei corsi, dei lab.
didattici, supervisori , tutors e specializzandi anche
di sedi diverse);
• sperimentazione in classe di percorsi messi a punto
in base al lavoro sviluppato nelle modalità precedenti
o in progetti di ricerca per una valutazione dei
risultati (docenti dei corsi, dei lab. didattici,
supervisori, specializzandi, tutors, studenti).
Le modalità indicate possono anche essere viste
come fasi di un medesimo percorso formativo.
Quarant’ anni di attività, sperimentazione e ricerca didattica
hanno portato a risultati utilizzabili direttamente nella pratica
e quindi riconoscibili anche dai non specialisti?
La risposta, almeno per le ragioni fin qui illustrate,
non può essere affermativa, ma dovrebbe essere
ormai a tutti chiaro che l’esperienza delle Scuole di
Specializzazione e la collaborazione che tale
esperienza impone tra Università e Scuola è
sicuramente una strategia valida per costruire
un’istituzione autorevole al servizio della didattica
che sia, al tempo stesso, visibile e presente sul
territorio e che, inoltre, presti la dovuta attenzione a
possibili ricadute della ricerca di base sulla didattica
(settore in cui imperversa spesso una dannosa “divulgazione”).
Spero di aver contribuito a fornire agli
specializzandi (e non ) qualche ulteriore e
valido elemento finalizzato a maturare il
coinvolgimento necessario per svolgere il
lavoro, affatto banale, che essi sono
chiamati a svolgere (coscienza degli
obiettivi), soprattutto nell’ambito del
tirocinio diretto e indiretto
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Quarant`anni di attività, sperimentazione e ricerca in didattica hanno