I rischi per la
movimentazione del
paziente
Quali sono i rischi da movimentazione di un carico per gli infermieri? ...................................................2
Quali fattori contribuiscono al rischio di lesioni?
............................................................................................4
Come si possono prevenire i disturbi muscolo-scheletrici nella movimentazione dei pazienti? . . .6
Quali tecniche riducono il rischio per gli operatori? ........................................................................................8
Gli ausili sono utili per lo spostamento manuale dei pazienti? .................................................................11
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Quesiti Clinico-Assistenziali – anno 5, n.15, dicembre 2013
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Redazione::Nicoletta Scarpa
Autore dossier: Paola Di Giulio
I rischi per la movimentazione del paziente
1.
Quali sono i rischi da movimentazione di un carico
per gli infermieri?
Punti chiave
● Quali sono i possibili danni per gli infermieri
● Le principali cause dei rischi
In sintesi
Gli infermieri sono una categoria ad alto rischio, indipendentemente dai contesti di
lavoro, per quanto riguarda i danni da movimentazione dei pazienti, che incidono
sulla salute fisica degli operatori, ma anche sul burnout e la permanenza al lavoro e
in reparto. Gli ausili manuali per la movimentazione vengono utilizzati in numerosi
contesti per ridurre il rischio da sovraccarico determinato dalle manovre di
movimentazione manuale del paziente. Data la vastità dell’argomento, in questo
dossier saranno presentate le prove a sostegno delle strategie per la prevenzione
dei disturbi muscolo-scheletrici legati alla movimentazione dei pazienti e i principali
ausili minori.
Il rischio di danni muscolo-scheletrici secondari è comune a tutti gli infermieri, indipendentemente dai con testi di lavoro e le conseguenze sono molto importanti sia per la salute personale degli operatori sia a livello
organizzativo, per l’aumento dell’assenteismo, la perdita di giorni lavorativi, il burnout e l’aumento del turnover.1 Tutti gli infermieri sono a rischio. I traumi da manipolazione e spostamento del paziente peggiorano
altri problemi emergenti, legati all’invecchiamento della forza lavoro infermieristica. Alcuni studi illustrano
l’impatto delle alterazioni muscolo-scheletriche sulla carenza di infermieri: il 12% degli infermieri lascia il lavoro per i problemi alla schiena come causa principale; 2 il 20% per lo stesso motivo ha chiesto il trasferimento di reparto o il cambio di mansioni e il 12% ha pensato di lasciare la professione. 3 In altri studi più recenti
dal 6 all’11% degli infermieri ha riferito di voler cambiare lavoro per problemi a collo, spalla e schiena (rispet tivamente 6, 8 e 11%).4 Gli infermieri sono infatti tra le categorie più a rischio di problemi muscolo-scheletrici. Negli Stati Uniti negli anni 2000 sono stati persi 181,6 giorni per problemi muscolo-scheletrici su 10.000
per chi lavora in una RSA e 90,1 su 10.000 per chi lavora in ospedale. 6
I danni derivano da un insieme di fattori legati al paziente, all’infermiere e al contesto: conoscerli e identifi carli consente di comprenderli e capire il contributo ai problemi muscolo-scheletrici.
Nell’assistenza in numerose situazioni l’infermiere è esposto a compiti che prevedono il sollevamento di pesi,
oltretutto in situazioni poco sicure: sollevare, trasferire, spostare e riposizionare il paziente. Questi spostamenti vengono fatti spesso in condizioni incongrue e usando posture scorrette (schiena piegata, corpo sbilan ciato, braccia lontane dal corpo) e questo aumenta il rischio di danni muscolo-scheletrici. 4 Agli infermieri
vengono insegnate lo posture da adottare durante i sollevamenti con corsi di formazione, la cui efficacia è stata però messa in discussione.5
Il NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) ha stabilito che un operatore non dovrebbe
sollevare più di 23 kg in circostanze controllate e limitate. Questo riferimento però non può essere applicato
all’assistenza perché è stato ricavato in base al sollevamento di una scatola con manici, dal pavimento a livello dei fianchi, sforzo e carico per la schiena per nulla paragonabile al sollevamento di un paziente e in situa zioni non sempre idonee. Per ridurre il problema il principio generale da seguire è la limitazione, il più possi bile, delle movimentazioni manuali: quando necessarie, dovrebbero sempre essere eseguite con ausili.
Gli ausili manuali per la movimentazione vengono utilizzati in numerosi contesti per ridurre il rischio degli
operatori sanitari da sovraccarico determinato dalle manovre di movimentazione manuale del paziente, sono
efficaci e, adottati assieme ad altre strategie, migliorano la salute occupazionale degli infermieri.
Bibliografia
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-2-
I rischi per la movimentazione del paziente
103:32-40.
6. De Castro AB. Handle With Care®: The American Nurses Association’s Campaign to Address Work-Related Muscu loskeletal Disorders. Online Journal of Issues in Nursing 2004;3.
-3-
I rischi per la movimentazione del paziente
2.
Quali fattori contribuiscono al rischio di lesioni?
Punti chiave
● Caratteristiche del paziente
● Ambiente di lavoro
In sintesi
Le situazioni che mettono a rischio gli infermieri sono numerose e vi concorrono
numerosi fattori che a volte rendono difficile l’adozione di una postura corretta. I
fattori sono legati al paziente,”carico” instabile e complesso da spostare, ma anche
all’ambiente di lavoro, che spesso costringe a lavorare in posizioni difficili, facendo
torsioni per l’impossibilità di adottare una posizione ergonomica, anche per
mancanza di spazi. A questo si aggiunge il rischio di scivolare, inciampare e cadere.
In linea di massima lo spostamento manuale del paziente non è sicuro ed espone a
rischio. Usare i presidi aumenta la sicurezza per l’infermiere e per il paziente.
Le situazioni che mettono a rischio gli infermieri sono numerose e vi concorrono molti fattori, che a volte
rendono difficile l’adozione di una postura corretta. Per esempio lo spostamento manuale di un paziente è
fortemente influenzato dalle sue caratteristiche: peso, altezza, conformazione corporea e condizioni particolari (per esempio contratture, fleboclisi in corso, drenaggi e ferite) influenzano le modalità e le tecniche di
spostamento. Spesso i pazienti sono troppo deboli per aiutare o non riescono a comprendere le istruzioni che
vengono date loro su come poter collaborare durante lo spostamento. 1 Altri hanno dolore o hanno paura di
provare dolore, o paura di essere spostati, quindi possono avere movimenti inconsulti o resistere allo spostamento, aggrapparsi alle spondine del letto se presenti, al materasso o agli operatori durante lo spostamento,
sbilanciandosi e sbilanciando anche gli operatori.1
Non va poi sottovalutato che è in costante aumento la popolazione delle persone sovrappeso e dei grandi obe si. La conformazione del paziente rende difficile rispettare alcuni dei principi di un corretto spostamento: i
pazienti non possono essere mantenuti vicini al corpo di chi li sta spostando e spesso non è possibile prevedere quello che succederà durante la movimentazione.
Anche l’ambiente in cui si lavora spesso non è pensato per gli operatori. Nonostante si sappia che i pazienti in
ospedale vanno sollevati e mobilizzati, l’ambiente ospedaliero spesso costringe a lavorare in posizioni difficili,
per mancanza di spazi, con il rischio di scivolare, inciampare e cadere o fare torsioni per l’impossibilità di
adottare una posizione ergonomica. 2 In ospedale, ma anche a domicilio, spesso si deve lavorare su superfici
di lavoro irregolari, o in spazi limitati: stanze piccole, presenza di altri operatori, numerose apparecchiature,
o in una stanza con altri mobili se si lavora a domicilio e questo limita gli spazi e porta ad adottare posture
scorrette.3
I rischi dipendono anche dal tipo di mansione: la forza/sforzo fisico necessari per svolgere la mansione (per
esempio sollevamento di pesi consistenti, trascinamento e spinta) o per mantenere il controllo di apparecchi
e strumenti. Durante il lavoro si deve più volte eseguire lo stesso movimento o serie di movimenti, in posizio ni spesso scomode che mettono il corpo sotto sforzo, per esempio chinarsi su un letto, inginocchiarsi o sollevare un peso con il busto in torsione.
Non va trascurato anche il fatto che ci si può trovare a eseguire alcune attività da soli, perché è necessario intervenire in quel momento o perché manca personale che possa fornire un aiuto. Inoltre non solo in alcuni
contesti le attrezzature non sono adeguate, ma a volte non è adeguato neanche l’abbigliamento: per esempio,
si dovrebbero usare calzature ben salde, che garantiscano un buon appoggio, sono quindi sconsigliate scarpe
con i tacchi alti, zoccoli o pantofole. Anche gli indumenti non devono limitare i movimenti dell’operatore o
costituire un ostacolo: per esempio le spille possono impigliarsi negli indumenti del paziente; oggetti che ca dono dal taschino possono sbilanciare l’operatore che istintivamente cerca di raccoglierli.
Nonostante gli operatori vengano formati su come mobilizzare correttamente i pazienti, alcuni, anche per carenza di conoscenze e addestramento, continuano a utilizzare movimenti e posture scorrette.
Sono a rischio sia gli ambienti geriatrici sia quelli di terapia intensiva: per esempio nelle geriatrie sono state
identificate almeno 19 attività a rischio, relative ai trasferimenti verticali dei pazienti, riposizionamento a letto e sulla sedia, movimenti eseguiti durante le attività di igiene. 4-5 Sono a rischio anche i reparti intensivi,
dove alle attività a rischio citate si aggiunge anche il frequente trasferimento dei pazienti dalla barella al letto
e viceversa; lo stesso vale anche per le camere operatorie. 6-7 In realtà sono a rischio non solo le manovre legate allo spostamento del paziente ma anche rimanere in piedi a lungo, sollevare e tenere le estremità di una
-4-
I rischi per la movimentazione del paziente
persona (per esempio durante una manovra o un intervento chirurgico) o aiutare a indossare le calze elasti che.8
Personale diverso ha rischi diversi in base alle mansioni e alle attività che svolge e non esiste un approccio
standard. In linea di massima lo spostamento manuale del paziente non è sicuro ed espone a rischio; si può
eseguire in sicurezza usando i presidi disponibili: l’uso dei presidi per lo spostamento aumenta la sicurezza
per l’infermiere e per il paziente.
Bibliografia
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-5-
I rischi per la movimentazione del paziente
Come si possono prevenire i disturbi muscoloscheletrici nella movimentazione dei pazienti?
Punti chiave
● Principi generali di ergonomia
In sintesi
Per eseguire qualsiasi tipo di operazione di movimentazione, anche se si usano
ausili di movimentazione, vanno rispettati diversi principi di base quali coinvolgere il
paziente, chiedere sempre l’aiuto di un collega, evitare torsioni o posture incongrue.
Purtroppo questi principi non vengono sempre applicati (né sono applicabili) in tutte
le situazioni. Per la sicurezza del paziente e dell’operatore va sempre garantita una
buona presa: in genere i pazienti sono un “carico ingombrante” o comunque difficile
da afferrare.
Qualsiasi tipo di operazione di movimentazione, anche se si usano ausili di movimentazione, va eseguita rispettando alcuni principi di base:
 quando necessario, richiedere sempre l’aiuto di un collega o di un altro operatore;
 prima della manovra informare il paziente, se in grado di comprendere, e spiegare come collaborare così
da ridurre lo sforzo dell’operatore e aiutare il paziente ad acquistare autonomia.
Le operazioni di movimentazione che coinvolgono pazienti immobilizzati vanno eseguite almeno da due operatori e utilizzando presidi (da un lenzuolo steso sotto il paziente ad ausili specifici, per esempio lenzuola
scorrevoli).1-3
I principi generali sono quelli ormai noti,ma sempre da rammentare, di ergonomia: 1-3
 durante il sollevamento o il trasferimento, posizionarsi il più vicino possibile al paziente, se necessario
inginocchiandosi sul letto per evitare di chinarsi o allungarsi sul letto durante il trasferimento. Questo
evita sforzi con la schiena in tensione o torsione;
 per una postura corretta, prima di iniziare il sollevamento o il trasferimento del paziente, l’operatore deve
tenere le gambe leggermente divaricate con un piede leggermente in avanti per avere una base di
appoggio più ampia;
 durante il sollevamento del paziente, bisogna usare i muscoli delle gambe e dei fianchi invece di quelli della
parte superiore del corpo, piegando e poi raddrizzando lentamente le ginocchia mentre si solleva il paziente;
 la posizione della colonna vertebrale deve seguire la sua curva naturale, evitando di sovraccaricarla
quando ci si allunga o ci si china;
 l’operatore deve cercare di spostare il suo peso seguendo la direzione del movimento che sta facendo;
 particolare attenzione va dedicata a come si afferra il paziente: mai solo con le dita. Si deve usare sempre
tutta la mano, identificando le aree che consentono una presa salda, per esempio a livello della zona
pelvica, della vita, delle scapole e mai per le braccia o per le gambe. Per migliorare la presa, alcuni
operatori potrebbero aver bisogno di afferrare il paziente per i pantaloni del pigiama o, ancora meglio,
usando ausili specifici come le cinture con maniglie;
 se il paziente va movimentato in una posizione tale per cui deve essere a una certa distanza dal tronco o
con movimenti che prevedono una torsione o inclinazione del tronco, ci si deve posizionare il più vicino
possibile al paziente;
 si deve cercare il più possibile di mantenere una postura corretta: se il posto o l’ambiente di lavoro non
consentono la movimentazione manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione, si deve
cercare di regolare l’altezza del letto e cercare sempre di usare ausili che riducano lo sforzo dell’operatore.
Si tratta di principi fondamentali, tuttavia non sempre seguiti né utilizzabili in alcune occasioni. 1-3
Bibliografia
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2. OSHA. Guidelines for Nursing Homes – Ergonomics for the Prevention of Musculoskeletal disorders, 2003.
http://www.osha.gov/ergonomics/guidelines/nursinghome/index.html
3. Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Position Statement on Elimination of Manual Patient Hand ling to Prevent Work-Related Musculoskeletal Disorders, Nursing World. https://osha.europa.eu/it/publications/efacts/efact28
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I rischi per la movimentazione del paziente
3.
Quali tecniche riducono il rischio per gli operatori?
Punti chiave
● Principi generali di ergonomia
In sintesi
Gli interventi con i risultati più promettenti sono: l’uso di ausili per la
movimentazione; i protocolli di valutazione ergonomica dei pazienti per definire il
rischio e i presidi migliori per quel paziente; le politiche che limitano gli spostamenti
manuali, ormai adottate in numerosi contesti e che hanno ridotto i disturbi muscoloscheletrici e i problemi per gli operatori; i team per la movimentazione dei pazienti,
anche se non sempre l’adozione di questo intervento è semplice o possibile.
Interventi inefficaci sono invece la formazione tradizionale sulla meccanica corporea
e le tecniche di spostamento manuale, e l’uso di corsetti o cinture ergonomiche per
gli operatori.
Data la rilevanza del problema legato ai disturbi muscolo-scheletrici per gli operatori, sono state adottate numerose strategie di riduzione e prevenzione del danno. Per molte è stata valutata l’efficacia e alcune tra le più
praticate si sono rivelate inefficaci. Vengono di seguito presentate le strategie per le quali sono state raccolte
prove di efficacia che ne hanno valutato l’impatto.
Uso di algoritmi e protocolli di valutazione del paziente
I materiali disponibili in reparto per la movimentazione del paziente sono spesso limitati e non sempre esiste
l’ausilio adatto per le caratteristiche del paziente da spostare. L’uso di protocolli di valutazione e di algoritmi
può essere utile per standardizzare la valutazione del paziente e decidere come eseguire alcuni spostamenti
ad alto rischio.1 Esistono numerosi protocolli di valutazione che aiutano a scegliere i materiali e le tecniche
adeguate al singolo caso, il numero di persone da coinvolgere nello spostamento, in base alle caratteristiche
del paziente.2 Gli aspetti salienti nella valutazione del paziente comprendono: la capacità di collaborare, la
forza che ha nelle estremità superiori e inferiori, la capacità di comprendere le istruzioni, peso e altezza, cir costanze specifiche quali ferite, drenaggi, linee venose, eventuali restrizioni (per esempio divieto di caricare
peso, muovere alcune articolazioni eccetera). Nella figura 1 viene illustrato un esempio di algoritmo. 3
Figura 1 Algoritmo per lo spostamento del paziente
*
Ausilii per lo spostamento laterale del paziente. Attenzione a non esercitare frizione nei pazienti con lesioni da decubito
Politiche che limitano al massimo le movimentazioni manuali
Le movimentazioni manuali dovrebbero essere l’eccezione. I pazienti vanno stimolati a collaborare e tutte le
volte che è possibile vanno usati gli ausili per lo spostamento. Il sollevamento manuale non dovrebbe consi stere nello spostamento di tutto il peso del paziente, ma solo di una parte. In numerose nazioni in ospedale
sono state istituite “politiche di non sollevamento” (no-lift policy), per intervenire in tutti i modi possibili per
limitare o ridurre gli spostamenti manuali. Nonostante l’impegno e l’istituzione di questi programmi da quasi
-7-
I rischi per la movimentazione del paziente
due decenni è ancora problematico trovare in tutti i reparti il materiale necessario e far utilizzare agli infer mieri tecniche diverse da quelle imparate durante la formazione, dove si insegnano soprattutto gli spostamenti manuali e molto meno quelli con ausili. I dati dimostrano però che i disturbi muscolo-scheletrici nei
lavoratori sono notevolmente diminuiti.4
Nel 2004 l’American Nurses Association ha lanciato il programma Handle with care, per promuovere le ma novre sicure per lo spostamento dei pazienti. L’efficacia di questi programmi che consistono in modifiche organizzative, fornitura di presidi, modifiche dei protocolli di reparto e formazione è stata già dimostrata in alcune ricerche,1 sia in contesti per acuti sia per cronici e anche in numerosi studi condotti dal NIOSH.
Team per la movimentazione
Sono stati condotti numerosi studi sui team per il sollevamento manuale dei pazienti, con risultati molto po sitivi sulla riduzione del numero di giorni di lavoro per mal di schiena e del numero di operatori con inabilità
o limitazione delle mansioni.5 Dopo un anno di sperimentazione in un reparto per acuti di 220 letti era notevolmente ridotto il numero di operatori con problemi alla schiena. 6
Il team dovrebbe essere composto da persone competenti nelle tecniche di sollevamento, che lavorano insie me ed eseguono movimentazioni ad alto rischio. Le movimentazioni dei pazienti dovrebbero essere assegnate
a poche persone competenti e selezionate, che non abbiano avuto problemi muscolo-scheletrici e che abbiano
forza fisica e capacità, oltre a un’adeguata formazione all’uso di strumenti per la movimentazione meccanica
e con caratteristiche fisiche simili (altezza e struttura fisica analoga). Questo riduce una serie di fattori critici
quali manipolazioni e spostamenti non coordinati, movimentazioni manuali fatte da coppie di persone con
caratteristiche fisiche diverse, affaticamento degli infermieri di reparto (che devono poi eseguire altre mansioni oltre alla movimentazione manuale dei pazienti). Inoltre aumenta il ricorso a mezzi di sollevamento
meccanici, si riducono le movimentazioni fatte da personale non addestrato o senza la necessaria preparazio ne. Purtroppo questa soluzione non è di facile realizzazione per la carenza di personale e il numero relativa mente limitato di operatori con i requisiti idonei. Un altro problema è che il team riesce a garantire un numero limitato di movimentazioni (rischia di essere impegnato nel reparto per anziani e non autosufficienti, dove
tutti i pazienti vanno movimentati almeno due volte al giorno) e non è disponibile sulle 24 ore. Inoltre, prati che quali l’igiene o gli spostamenti nel letto per esempio per la prevenzione delle lesioni da decubito, che
sono pratiche a rischio, continuano a essere eseguite dagli infermieri.
Interventi meno efficaci o addirittura inefficaci
Corsetti o cinture addominali per gli infermieri
L’uso di corsetti o cinture addominali è stato a lungo oggetto di dibattito. Negli anni ‘90 si raccomandava l’u so di questi ausili per prevenire i danni da mal di schiena, ma non ci sono a tutt’oggi prove della loro utilità. 7
Le cinture o corsetti addominali sono delle bande leggere (figura 2), con due fasce estensibili, che assicurano
diversi livelli di pressione e rinforzo alla colonna.
Figura 2. Esempio di cintura/corsetto
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I rischi per la movimentazione del paziente
Non tutti gli studi sono a favore delle cinture. Se da una parte si sostiene che riducano il carico e le forze di
torsione sulla colonna durante l’estensione forzata della schiena, aumentino la pressione intraddominale per
contrastare le forze di torsione, rinforzino la colonna aumentandone la resistenza, riducano i piegamenti e ricordino a chi le indossa di sollevare correttamente i pesi, 2 dall’altra alcuni studi indicano che la pressione intraddominale non ha un ruolo importante sulla riduzione della pressione a livello discale o la tensione dei
muscoli estensori della schiena. 8 Inoltre non sembra esserci una relazione tra pressione intraddominale e
muscolatura addominale.9 In due studi (di laboratorio) l’uso delle cinture addominali riduceva il consumo
medio di ossigeno ma non aveva alcun effetto sulla pressione sanguigna, la frequenza cardiaca o respirato ria.10 In un altro studio non è stata riscontrata alcuna associazione tra uso dei corsetti/cinture addominali e
riduzione dell’incidenza di dolore o lesioni alla schiena. 7 Quindi l’uso di questi presidi non è raccomandato.
Formazione sulla meccanica corporea e sulle tecniche di movimentazione manuale
In tutti i corsi per infermieri (e anche nei corsi di formazione permanente) vengono insegnate le tecniche per
lo spostamento manuale dei pazienti, e si fa poca attenzione – e formazione – sull’uso di mezzi meccanici. 11
Nonostante ci sia un diffuso consenso che la formazione sulle meccaniche corporee e sulle tecniche di manipolazione riduca i problemi muscolo-scheletrici, 35 anni di ricerca dimostrano il contrario, 10 e che questo tipo
di formazione non modifica le pratiche12 ma continua a essere utilizzata come la principale soluzione al problema. Un approccio più efficace è la formazione all’uso degli ausili meccanici. Continuano a esserci prove sul
fatto che i mezzi meccanici non vengano usati, in particolare nei reparti dove manca una formazione ad hoc e
dove c’è un turnover elevato, 13-14 e che la formazione all’uso degli ausili meccanici sia fondamentale per la
prevenzione dei danni muscolo-scheletrici per gli operatori. 1,15 Quindi occorrono nuovi modelli formativi per
assicurare competenza nella movimentazione dei pazienti con ausili meccanici. La formazione continua è
fondamentale per garantire abilità e migliorare l’uso degli ausili. 2
Bibliografia
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I rischi per la movimentazione del paziente
4.
Gli ausili sono utili per lo spostamento manuale dei
pazienti?
Punti chiave
● Efficacia degli ausilii
In sintesi
Gli ausili meccanici quali sollevatori trasportabili o a soffitto sono indubbiamente utili,
ma purtroppo non disponibili in tutti i contesti. Gli ausili minori sono attrezzature che
consentono di spostare più facilmente il paziente, riducendo le sollecitazioni
meccaniche per il rachide dell’operatore. Gli ausili minori comprendono
principalmente teli ad alto scorrimento, tavole a rullo, dischi girevoli, cinture
ergonomiche, trapezi. Gli operatori devono sempre essere formati al loro uso.
Per comprendere l’efficacia degli ausili sulla riduzione del rischio di lesioni muscolo-scheletriche per gli operatori li si deve considerare dal punto di vista dell’ingegneria dell’automazione, che è una branca che control la l’esposizione dei lavoratori modificando la fonte o riducendo l’agente. Nello spostamento l’agente è la forza/energia imposta agli infermieri durante il sollevamento, trasferimento o riposizionamento del paziente,
che crea un rischio ergonomico. Gli ausili controllano questo rischio riducendo o eliminando l’energia neces saria all’infermiere per eseguire l’attività.
L’uso dei presidi non va considerato la soluzione per la prevenzione dei danni muscolo-scheletrici ma una
componente di un programma per lo spostamento sicuro che vede la massima limitazione possibile degli spostamenti manuali del paziente, una valutazione ergonomica dei rischi, un investimento da parte dell’organizzazione negli ausili per la movimentazione, la pianificazione delle movimentazioni e la formazione del perso nale
L’uso degli ausili non aumenta i costi, purtroppo molte amministrazioni non li acquistano proprio per il loro
costo. Si tratta piuttosto di un ottimo investimento costo/efficacia perché riduce i costi legati al trattamento
dei problemi muscolo-scheletrici, e delle giornate di lavoro perse per il mal di schiena. 1
Ausili maggiori
Molti studi hanno documentato l’efficacia dei mezzi meccanici sulla salute degli operatori e le lesioni da lavoro.2 Viene a essere ridotto il rischio da trasferimento verticale e si sono rivelati particolarmente utili i sollevatori montati sul soffitto (figura 3), utili soprattutto per prevenire il danno da sollevamenti verticali. Un solle vatore di questo tipo consente il trasferimento verticale del paziente (dal letto alla sedia, dal pavimento al letto), senza sollevamenti manuali. Il paziente viene sollevato da un sistema di cinghie attraverso un binario a
soffitto: in questo modo si possono eseguire le attività assistenziali. Ovviamente il sistema è più veloce che
non dover trasportare i sollevatori portatili, e ha un buon rapporto costo-efficacia. 3
Figura 3. Sollevatore a soffitto
- 10 -
I rischi per la movimentazione del paziente
Ausili minori8-9
Gli ausili maggiori sono indubbiamente utili, ma purtroppo non disponibili in tutti i contesti. Gli ausili minori sono attrezzature che consentono di spostare più facilmente il paziente, riducendo le sollecitazioni meccaniche per il rachide dell’operatore. Tutti gli studi concordano che il sollevamento sia un’attività a rischio a
causa del carico a livello della colonna dorsale. Anche se sollevare in due una persona con la traversa comporta un basso rischio di danni alla schiena, i carichi a livello della colonna sono elevati e quindi il rischio in ogni
caso aumenta.4 Esistono molti ausili per il riposizionamento ma il personale sanitario spesso non ne conosce
l’esistenza. Gli ausili minori, per esempio per i trasferimenti laterali dei pazienti, dovrebbero essere impiegati
regolarmente perché è stato dimostrato che queste movimentazioni aumentano il rischio per l’operatore. 5 Le
ragioni per l’aumento del rischio sono numerose: chi esegue lo spostamento deve piegarsi orizzontalmente
per poter afferrare la traversa, prima di spostare il paziente; quindi la postura non è ottimale. Oltretutto il paziente spesso è pesante, si deve fare un certo sforzo per afferrare la traversa (che non ha maniglie) e i due
operatori devono essere ben coordinati. I problemi aumentano quando si deve aiutare un paziente ad alzarsi
da una sedia o a sedersi. Muovere il paziente nel letto è un’altra attività problematica, nonostante alcuni letti
siano ad altezza regolabile.
Nonostante l’accordo su utilità, efficacia e necessità degli ausili per il trasferimento dei pazienti, 7 sono usati
poco per numerosi motivi: gli operatori non sono stati formati a usarli – spesso anche per il rapido turnover,
e alcuni presidi sono oggettivamente ingombranti e non semplici da usare; spesso vengono tenuti in posti
scomodi, e quindi andarli a prendere richiede tempo; richiedono manutenzione (anche il semplice lavaggio)
che spesso non viene garantito. In alcuni contesti non c’è lo spazio fisico per usarli; i limiti di peso sono in alcuni casi incompatibili con il peso dei pazienti e i pazienti non sempre li gradiscono.
Di seguito vengono illustrati alcuni degli ausili minori.
Teli ad alto scorrimento
Sono teli, di diverse misure, realizzati in materiale a basso attrito, che possono rendere più facile il passaggio
del paziente da un piano a un altro in assenza di dislivello (per esempio trasferimento letto-barella) oppure lo
spostamento del paziente al letto. Sono composti da materiale microporoso che permette la traspirazione. La
distanza tra le superfici non dovrebbe superare i 5 cm. I teli generalmente non sono indicati per il trasferimento di pesi superiori ai 135 kg.
I teli ad alto scorrimento delle misure “large” e “medium” sono usati per trasferimenti tra letto e poltrona/sedile doccia e per la rotazione a letto. Il paziente va ruotato su un fianco utilizzando preferibilmente il lenzuolo, per poter posizionare il telino scorrevole sotto metà corpo. Per la movimentazione, l’intero peso del corpo
del paziente viene fatto scorrere sul telino. Il telino va rimosso solo a trasferimento completato, tirandolo dalla parte inferiore.
Il paziente che giace sul telino non deve mai essere lasciato solo, in particolare se seduto sul bordo del letto
poiché il telino potrebbe farlo scivolare giù dal letto.
Cinture ergonomiche
Sono cinture di diverse taglie rivestite da materiale antiscivolo e dotate di maniglie laterali e posteriori che
possono essere applicate alla vita del paziente parzialmente collaborante e consentono all’operatore, nei passaggi da seduto a stazione eretta di guidarne il movimento senza sollevarlo (figura 4). la cintura può essere
applicata oltre che al paziente anche all’operatore offrendo un sostegno al paziente. E’ comunque sempre preferibile far aggrappare il paziente a superfici di appoggio fisse per esempio il bracciolo della carrozzina, il pia no del letto o idonee maniglie e corrimano.
Figura 4. Cintura ergonomica
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I rischi per la movimentazione del paziente
La faccia interna della cintura ha una superficie ruvida, perché non scivoli. Le maniglie consentono una buo na presa e all’operatore di regolare l’impugnatura per poter lavorare più comodamente. In genere sono indi cate per spostare il paziente verso la testiera del letto, ruotarlo, aiutarlo a mettersi seduto o stendersi sul let to. Con questo ausilio si riesce a sollevare anche da terra una persona non troppo pesante, trasferirla dal letto
alla sedia o sulla carrozzina.
Da valutare:
 comodità di presa: maniglie posizionate sia orizzontalmente sia verticalmente;
 regolazione come misure di circonferenza con doppia chiusura (velcro);
 misure (disponibilità almeno di taglie S, M, L);
 sistema di lavaggio e disinfezione.
Alcuni studi suggeriscono che è preferibile non usare le cinture ergonomiche nei trasferimenti verticali di pazienti in grado di caricare il proprio peso.6
Tavoletta per gli spostamenti
E’ un asse in materiale rigido che in assenza di dislivelli consente di non sollevare il paziente durante il tra sferimento letto/carrozzina. E’ provvista di adesivo antiscivolo sulla parte inferiore per un sicuro posizionamento. Le tavole sono resistenti agli acidi, facili da pulire e da disinfettare. La maggior parte dei modelli sono
a basso attrito, ignifughi, latex free.
La rigidità dell’asse consente lo spostamento del paziente anche in presenza di un vuoto o di un dislivello tra
le due superfici (quella di appoggio e quella su cui verrà trasferito). Possono essere usate per i trasferimenti
orizzontali (letto-barella, barella-lettino operatorio eccetera). Se lo spazio tra le due superfici è superiore a 20
cm, lo spostamento non è sicuro, in particolare se il peso del paziente supera i 120 kg.
Da valutare:
 misure (i teli lunghi devono garantire la possibilità di alloggiare il paziente in tutta la sua altezza);
 materiale impiegato ad alto scorrimento che riduca l’intensità dello sforzo per l’operatore;
 sistema di lavaggio e sterilizzazione dei teli di rivestimento.
Tavole a rullo
Si tratta di assi asse lunghe almeno 175 cm, ricoperte da telo rotante ad alto scorrimento. Come i teli ad alto
scorrimento, consentono la traslazione del paziente fra superfici situate alla stessa altezza (o con un lieve di slivello); sfruttando la riduzione di attrito consentono i trasferimenti del paziente in posizione supina per
esempio dal letto a barella, senza necessità di sollevamento superando anche piccoli dislivelli (10-15 cm.)
Da valutare:
 tipologie (es. radiotrasparenti per utilizzi in radiologia, tavole pediatriche di dimensioni ridotte…)
 sistema di lavaggio e sterilizzazione dei teli di rivestimento (possibilità di teli monouso che a volte però
risultano a scorrimento non sufficiente, quindi verificare prima dell’acquisto)
 materiale impiegato ad alto scorrimento che riduca l’intensità dello sforzo per l’operatore
 Carico.
Disco girevole
E’ una pedana costituita da due dischi sovrapposti che consentono la rotazione in stazione eretta del paziente
con appoggio monopodalico. La superficie, antiscivolo su entrambi i lati, rende il presidio sicuro e stabile. Va
usato per i pazienti che riescono a mantenere una stazione eretta ma non sono in grado di muovere i piedi.
Può essere usato per lo spostamento dal letto alla carrozzina o viceversa, o dalla carrozzina alla sedia
Ovviamente dopo l’uso va rimosso dal pavimento, per motivi di sicurezza.
Da valutare:
 piastra d’appoggio a contatto con il pavimento che deve avere superficie antiscivolo;
 piastra d’appoggio sovrapposta girevole a 360°;
 attrito tra le due piastre sotto carico;
 sistema di lavaggio e disinfezione.
Barelle regolabili in altezza
Molti ospedali sono ancora dotati di antiquate barelle ad altezza fissa e ciò rende i frequenti trasferimenti laterali letto/barella in reparto e i trasferimenti barella/tavolo operatorio estremamente impegnativi sia dal
punto di vista fisico sia da quello logistico. La barella ad altezza variabile tra i 50 e i 90 cm tramite un disposi- 12 -
I rischi per la movimentazione del paziente
tivo che viene azionato mediante pedale posto a lato piedi, è un presidio fondamentale per rendere tali operazioni meno traumatiche per operatore e paziente. La barella deve avere freni per bloccare le ruote durante il
trasferimento del paziente, essere dotata di sponde laterali abbattibili e che non sporgano rispetto al piano
della barella durante la movimentazione dei pazienti.
Da valutare:
 dimensioni: in relazione a spazi, arredi e percorsi (larghezza di massimo ingombro preferibilmente non
superiore a 65 cm);
 sistema meccanico almeno oleodinamico;
 pedale facilmente azionabile (massimo a 30 cm da terra) e che non induca ingombro per l’avvicinamento
al letto;
 presenza di 4 ruote bloccabili simultaneamente di cui una con bloccaggio direzionale o almeno di 2 ruote
bloccabili simultaneamente e 2 ruote direzionali;
 escursione di movimento (indicativo da 55 cm a 92 cm);
 schienale inclinabile meccanicamente;
 spondine laterali a scomparsa;
 maniglie di spinta che non creino ingombro laterale;
 possibilità se necessario di posizione Trendelenburg e antiTrendelenburg;
 materasso in materiale lavabile e disinfettabile;
 presenza di accessori: aste portaflebo, portabombole, supporto portamonitor, piano di appoggio
radiotrasparente, eccetera.
Carrozzine/comode
Per quanto riguarda carrozzine e comode, è bene che:
 i braccioli possano essere tolti per facilitare il trasferimento letto/carrozzina e carrozzina/wc;
 i poggiapiedi siano estraibili o ripiegabili all’esterno ;
 le ruote siano dotate di freni facilmente azionabili;
 lo schienale non sia troppo ingombrante.
Gli operatori vanno sempre formati all’uso di tutti i presidi disponibili.
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