RICERCA BERE MODERATO
Sintesi dei risultati della ricerca
L’ultimo allarme sull’abuso di alcol da parte dei giovani è stato lanciato nel mese di aprile 2006 dall’Istat, in
occasione della presentazione dell’indagine Multiscopo su “Aspetti della vita quotidiana”.
Nella parte dell’indagine volta a rilevare “L’uso e l’abuso di alcol in Italia”, il dato che colpisce di più è che, di
fronte a un andamento sostanzialmente stabile del consumo di bevande alcoliche da parte della popolazione italiana
negli ultimi 8 anni, si rileva un incremento significativo e preoccupante del consumo da parte dei giovani, in particolare
dei ragazzi della fascia di età tra gli 11 e i 19 anni e delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni. Questo anche a causa del
diffondersi di modelli di consumo di alcol tipici dei paesi del Nord Europa e dei paesi del terzo mondo, quali l’happy
hour (aperitivi a base di vivande e alcolici che spesso sostituiscono la cena) e binge drinking (fenomeni di ubriacatura
dovuti all’abitudine di consumare eccessive quantità di alcol in una sola occasione, cioè in una stessa serata o ad una
festa).
All’interno degli obiettivi generali del progetto, che riguardano l’attivazione di azioni volte a informare i giovani sui
rischi del consumo di alcol e a proporre un comportamento corretto che si può definire del “bere moderato”, è stata
prevista una ricerca sul consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani, i cui risultati hanno permesso di individuare
alcuni punti chiave per l’attivazione di campagne di prevenzione efficaci.
Gli strumenti utilizzati sono stati 3: analisi della letteratura; focus group con giovani; interviste a testimonial
significativi.
Dall’analisi della letteratura sono emersi come particolarmente utili i concetti di:
Cultura
Atteggiamenti
Bere
moderato
Epidemiologia
Funzione
Identikit
cultura anglosassone: non vengono bevuti alcolici nel corso della settimana se non in quantità
minima salvo abbandonarsi a larghe bevute durante il weekend;
cultura mediterranea: tendenza a bere sia a pranzo che a cena che all’aperitivo in modo omogeneo
per tutta la settimana, con una lieve tendenza ad accentuare il consumo nel weekend.
posizione analcolica: l’uso di alcol non è né ammissibile, né raccomandabile; l’alcol è sempre e
comunque una sostanza tossica;
posizione preventiva in senso lato: bere meno è meglio;
posizione tecnicista: l’uso moderato di alcol, essendo l’alcol stesso scarsamente tossico a bassi
dosaggi può essere ammissibile;
posizione alcolica: l’uso moderato di alcol è promosso (a bassi dosaggi si evidenziano effetti
protettivi sulla salute).
L’OMS sostiene che non esiste un limite minimo sotto il quale l’alcol può essere consumato senza
alcun rischio, ma poi definisce in 40 gr/die per i maschi (2-3 bicchieri di vino, 4-6 di birra) e 20-25
gr/die per le femmine (1-2 bicchieri di vino, 2-3 di birra) il livello soglia al di sotto del quale si può
parlare di bere moderato.
Aumento dei danni fisici, emotivi e sociali nei giovani. Incidenti stradali mortali dovuti all’alcol sono
il 25% delle cause di morte tra i giovani (55.000 decessi all’anno in Europa). Alla birra si sono
affiancati in modo consistente gli “alcolpops” (bevande alcoliche premiscelate con bibite a base di
zucchero e anidride carbonica, sostanze che accelerano il passaggio di alcool nel sangue, e che hanno
una gradazione alcolica di 5° circa, in bottiglie dal packaging originale e promosse da pubblicità
ammiccanti).
Il consumo di alcolici tra i giovani europei riguarda l’82% dei soggetti, per cui è più “normale” bere
che non bere. In Italia percentuale di 37% (contro il 53% in Europa) di ubriacature, ma triste primato
della precocità etilica (primo bicchiere anche a 11 anni! Contro i 14 della media europea).
Per i giovani l’alcol è: un rito di legame (“lubrificante sociale”); uno strumento di costruzione e
rafforzamento dell’identità, di partecipazione sociale; sperimentazione di sé, attraverso la ricerca del
limite; fuga ed evasione dalle difficoltà e responsabilità.
Frutto di abbandono educativo-affettivo da parte dei genitori, con i quali non hanno dialogo e
confronto. Bassa autostima e sfiducia nelle proprie capacità scolastiche. Fanno parte di gruppi che
abusano con l’alcol. I giovani lombardi hanno percentuali superiori rispetto al resto d’Italia sull’uso e
l’abuso.
Dai focus group con i giovani sono emerse le seguenti indicazioni:
Alcol
Bevande
preferite
Contesti
Droghe
Riconoscimento
avvisaglie
Bere moderato
Soglia
= divertimento, assenza di pensieri, la compagnia, il gruppo, la discoteca… solo in seconda
battuta gli incidenti, la dipendenza, ecc.
Birra, cocktail, soft drink. Gli alcolpops sono le bevande preferite dalle ragazze, e in generale
sono preferiti perché ammorbidiscono il gusto forte dell’alcol. Il vino è considerato una “bevanda
da vecchi”.
Bevono in compagnia, nelle discoteche e nei pub, agli aperitivi e in occasioni particolari (dal
weekend a party). Quasi mai da solo o durante i pasti.
Alcol e droghe sono diversi e la loro associazione non è automatica. Questa avviene solo quando
entrambi sono utilizzati abitualmente.
I giovani riconoscono gli effetti immediati del bere, ma non sanno identificare i segnali che
preludono ad un uso eccessivo, per cui non sanno, anche nei casi in cui lo vogliono, quando
fermarsi.
Questo argomento ha creato immediatamente delle resistenze: “I giovani vanno avanti finchè non
li fermi!”. Poi propongono le seguenti definizioni:
1) bere fino a che si ha piacere, ci si diverte e non si fa del male a sé e agli altri;
2) essere “brilli” ma ancora consapevoli, in grado di riprendersi;
3) fermarsi prima di essere “brilli”;
4) bere non frequentemente (per cui ubriacarsi solo il sabato sera va bene);
5) saper “bere bene” all’interno di un gruppo (soprattutto studenti universitari e lavoratori).
Esiste ma è soggettiva: dipende dal fisico e dalla capacità di reggere l’alcol.
Dalle interviste ai testimonial:
Ruolo
Tecniche
Disponibilità
I gestori dei locali non intendono prendersi le colpe dei comportamenti devianti, e tanto meno
ricoprire un ruolo “educativo” che spetta ad altre istituzioni (famiglia, scuola, ecc.).
Quello che possono fare è ridurre la percentuale di alcolico, soprattutto verso la parte finale della
serata, e rifiutare di dare alcol a soggetti vistosamente su di giri.
Si dichiarano disponibili ad appoggiare le iniziative che possano favorire un uso più consapevole
dell’alcol (es. con scritte nei locali).
I suggerimenti emersi per l’impostazione di una campagna di comunicazione sull’uso consapevole dell’alcol,
quindi, sono i seguenti:
Approccio multifattoriale
Agire sulle 3 componenti
dell’atteggiamento
Attenzione ai meccanismi
di difesa dell’Io
Puntare sui danni?
Ricordarsi degli obiettivi
per cui i giovani bevono
Attivare il concetto di
“benessere”
Contrastare la pubblicità
Nel pub? Troppo tardi
Rivolgersi anche
famiglie
Usare il gruppo
alle
Bisogna considerare fattori socio-culturali, relazionali e soggettivi.
Cognitiva (ciò che si pensa, le informazioni che si hanno);
Affettiva (ciò che si sente a livello emotivo);
Conativa (ciò che si fa, i comportamenti che sono più normali).
Un approccio aggressivo e colpevolizzante quasi sempre produce, come reazione, una non
accettazione del messaggio e una reiterazione più intensa del comportamento scorretto.
È poco utile far notare i danni, perché nel momento in cui un ragazzo beve pensa solo al
benessere (che è sicuro e immediato), mentre gli effetti negativi sono solitamente
“probabili e lontani”: puntare cercare di puntare sul fatto che bere troppo ha conseguenze
negative anche immediate (ti rovini la serata).
1) Rito di legame
2) Costruzione e rafforzamento dell’identità
3) Sperimentazione di sé
4) Fuga ed evasione dalle difficoltà e responsabilità
In generale non siamo abituati a pensare in termini di “benessere” alla nostra vita ma,
nelle migliori delle ipotesi, all’assenza di situazioni di “malessere”.
Studiare e agire sulle stesse leve su cui agiscono le pubblicità degli alcolici.
La scelta di ubriacarsi di solito è fatta ben prima di entrare in un locale: è importante agire
in precedenza affinché i giovani sviluppino un atteggiamento corretto verso l’alcol e
abbiano strumenti per conoscere i propri limiti e per saper stare bene con gli altri senza il
bisogno dell’aiuto di sostanze esterne.
È un cattivo maestro sia il genitore che beve in modo eccessivo, sia quello che non
affronta minimamente il discorso.
Se è il gruppo il contesto in cui viene favorito lo sviluppo di certi comportamenti, può
essere utile utilizzare un contesto di questo tipo per fare sperimentare comportamenti
alternativi e più sani.
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