di Mauro Colombo
Nell’oscurità, la donna non sa se soffre più
per il dolore del parto o per la paura che
viene della solitudine. Il bimbo piange e
lei si chiede come è finita in quella situazione. Tutta la vita le corre davanti. Stava
nell’interior - come in Brasile chiamano
tutto ciò che non è sul mare o sul fiume -,
con il marito, i sette figli e l’ottavo in arrivo. Quando la tubercolosi l’ha aggredita, il
suo uomo è fuggito, non sapendo più che
farsene di una donna incinta e gravemente malata: due tradimenti in un colpo solo.
Allora un’idea, nata dalla disperazione:
«Io sto morendo - aveva scritto a uno zio
che abitava a Marituba, a pochi chilometri
da Belém -. Ti affido i miei figli: vieni a
prenderli». Lo zio, però, non l’aveva abbandonata. Se li era portati a Marituba tutti, anche la vecchia nonna, che con la sua
pensione manteneva l’intera famiglia. Lei
era stata curata e guarita, ma le terapie avevano procurato al nascituro danni irreparabili e il destino, già segnato, a un’esistenza breve. Qualche mese dopo, un amore rubato, un’altra gravidanza inattesa.
Rifiutando l’idea di una bocca in più da
sfamare, la nonna - sua madre - l’aveva respinta, allontanata. Ma lei “voleva” quel
figlio. Così, quando le doglie si sono fatte
sentire, non ha trovato di meglio che fingere di nulla, uscire nell’orto e partorire
tutta sola: non c’era posto per lei in quella
capanna. Ma adesso è lì, con il bambino
che continua a lamentarsi, e non sa che fare. Allora prende coraggio, raccoglie il piccolo con una mano, la placenta ancora at-
ADOZIONI A DISTANZA
Ci è stato
dato
un
36
figlio
Natale è la festa che,
più di ogni altra, richiama
tutti attorno al focolare.
Quel giorno molte famiglie
italiane penseranno anche
ai piccoli dei Paesi del Sud
del mondo che aiutano
con contributi economici
destinati al sostentamento
e all’attività educativa.
Esemplare, in tal senso,
l’impegno svolto da anni
a favore dei bambini
di Marituba (Brasile), di cui
si parla in queste pagine.
taccata con l’altra e si presenta barcollante
sulla soglia. Vedendola in quello stato, la
nonna ascolta la voce del cuore e si prende
cura di figlia e nipote.
Non è facile nascere, a Marituba, e
neppure vivere. Dopo il primo ostacolo,
il piccolo Rafael ha dovuto superarne
molti altri. Durante i primi mesi di vita
era costantemente sottopeso, denutrito,
il corpo cosparso di eruzioni cutanee. A
chi ne consigliava l’adozione, però, la
nonna rispondeva invariabilmente: «È
sangue mio, ci penso io». A Rafael mancavano molte delle cose che un bambino
può desiderare, ma non è mai mancato
l’affetto. Oggi ha otto anni, è un bel moretto sano e sviluppato.
In queste pagine abbiamo pubblicato
le foto di alcuni bambini di Marituba,
nell’Amazzonia brasiliana, che sono
stati adottati a distanza nell’ambito
del progetto curato dai Poveri
Servi della Divina Provvidenza
di Don Calabria e dall’Associazione
Amici di Monsignor Aristide Pirovano.
Nella storia di Rafael la famiglia ha un
ruolo centrale. Un vincolo d’amore posto
sempre davanti all’interesse della singola
persona. Se la madre non fosse stata disposta a sacrificarsi, scrivendo allo zio... Se
lo zio non si fosse accollato il peso di tutti
quei parenti... Se la madre non avesse voluto portare a termine l’ennesima gravi-
il miracolo Marituba
M
arituba (a una ventina di chilometri da Belém, nello Stato brasiliano del Parà) è stato il teatro della grande azione missionaria di Marcello Candia e monsignor Aristide Pirovano. In questa località ai margini dell'Amazzonia, negli anni Quaranta il Governo aveva costruito un lebbrosario per seppellirvi centinaia di hanseniani. Candia (19161983), l'industriale milanese che aveva deciso di investire i suoi beni nella promozione umana e sociale degli indios, cominciò a operare lì dai primi anni Settanta. Nel 1978 lo raggiunse monsignor Pirovano (1915-1997), vescovo erbese, missionario in Brasile fin dal dopoguerra e già Superiore generale del Pime (a destra). Insieme si prodigarono per risollevare
quei reietti dall'abisso di degradazione a cui erano condannati. Le fatiscenti strutture del
lebbrosario lasciarono progressivamente spazio a nuovi padiglioni e ad altri servizi a favore della popolazione. L'ex ghetto dei lebbrosi cominciò a richiamare migliaia di famiglie dalle foreste: oggi Marituba è una città di 90 mila anime. Dal 1991 il complesso di opere sanitarie, sociali ed educative esistenti fa capo alla Società dei Poveri Servi della Divina Provvidenza di Don Calabria, con cui l'Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano,
onlus nata nel 1997 a Erba (via S. Bernardino 54 - tel. 031.3338224), collabora alla realizzazione di vari progetti e alla gestione delle adozioni a distanza.
37
Un nido nella foresta
«P
ensate che molti bambini in tenera età vengono lasciati soli nelle loro
capanne per tutto il giorno e che non molto tempo fa, a causa di un incendio, alcuni di loro sono bruciati in quelle baracche...». È il drammatico
stralcio di una lettera che padre Amadio Bortolotto, missionario del Pime,
parroco a Santana nell’Amapà (Stato del Brasile equatoriale), indirizzava due
anni fa a parenti e amici di Lilia Miotto, da poco scomparsa ancora giovane a
causa di un male incurabile. Per ricordarla, i famigliari intendevano finanziare la realizzazione di un’opera
a favore della comunità di padre Amadio, a suo tempo amico e compagno di missione dell’altro loro congiunto padre Silvio Miotto. In quella
lettera il parroco di Santana evidenziava la necessità di un asilo-nido che
si prendesse cura di quei bambini abbandonati a se stessi per troppe ore
della giornata. Partita immediatamente, la raccolta di contributi ha in
breve raggiunto lo scopo: il 5 ottobre
scorso è stato inaugurato l’asilo-nido
“Lilia Miotto”, che accoglie circa sessanta bambini dai pochi mesi ai cinque anni, provvedendo all’alimentazione, alla assistenza igienico-sanitaria e all’istruzione. Mentre si vanno
completando le strutture di supporto
del nido, l’impegno dei donatori non
si esaurisce. Per sostenere i costi di
gestione dell’asilo, infatti, si pensa a
un progetto di adozioni a distanza dei
bambini, coordinato dal Centro missionario Pime di Milano (per ulteriori informazioni si può contattare Ezio
Miotto, tel. 031.611031).
danza... Se la nonna non si fosse votata alla causa dell’ultimo nipotino... Nella storia
di Rafael la famiglia “c’è”, sicuramente.
Da qualche anno, tuttavia, Rafael ha
un’altra “famiglia” in Italia, che lo aiuta a
crescere sereno. È una delle famiglie adottive che contribuiscono al sostentamento
e all’educazione di centinaia di meninhos
negli asili e nelle scuole gestiti a Marituba
dall’Opera Don Calabria (si veda il box a
pagina 37, ndr). In una realtà difficile come
l’Amazzonia brasiliana, il futuro si costruisce con i bambini, difendendoli con
l’igiene e l’alimentazione dall’insidia latente della lebbra, progettando la loro formazione, facendo in modo - per quanto
possibile - che sul loro domani non pesi
eccessivamente il fatto di essere nati in una delle terre più disgraziate del globo.
In collaborazione con l’Opera Don Ca38
labria, è l’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano di Erba a regolare
il flusso delle adozioni, aggiornando periodicamente i genitori adottivi con lettere, foto, scritti e disegni dei bambini. La
presidente Enrica Cavenaghi, poi, due o
tre volte all’anno si reca in Brasile per avere un riscontro personale e immediato
della situazione. In queste occasioni visita
numerose famiglie, a tutti i piccoli porta
qualche regalo ed è sempre gran festa.
«L’adozione a distanza è finalizzata alla
crescita del bambino - spiega la presidente -, ma incide positivamente su tutta la
famiglia. Questi sopralluoghi sono necessari per verificare le condizioni di vita e
valutare nuove emergenze».
Come quella di Gabriel, per esempio. È
un ragazzino vispo, affettuoso, sollecito
verso i compagni e pronto a recepire gli
Nel box, due bambini dell’asilo-nido
di Santana, località a pochi chilometri
dall’equatore. Nelle altre foto, ancora
immagini dei bambini di Marituba
e delle loro famiglie: da notare
l’allegria e la serenità dei volti,
che fa da contraltare alle difficilissime
condizioni di vita in cui versano, in
una delle terre più povere del mondo.
stimoli della maestra, anche se a scuola lo
vedono poco perché l’asma di cui soffre lo
costringe a numerose assenze. Un percorso travagliato, quello dei suoi sette anni.
La madre ha avuto tre figli da un primo
uomo e quattro da un secondo, il padre di
Gabriel, invalido, con trascorsi di droga.
Tirano avanti grazie a lavori occasionali.
Come gran parte della popolazione a Ma-
rituba, vivono in una baracca di legno, un
solo locale senza pavimento, con condizioni igieniche che nuociono alla salute
dei piccoli. Ora, con l’aiuto dei genitori adottivi e degli Amici di Monsignor Pirovano, verrà costruita per loro una casetta
in muratura. E nel “Villaggio Italia” in fase di edificazione altre venti famiglie potranno avere una vera abitazione.
Oltre a migliorare la qualità della vita, una casa costruita con l’aiuto delle adozioni
a distanza contribuisce anche a rasserenare
le relazioni familiari. Così è stato per Macileni, dopo un’infanzia segnata dal rapporto difficile tra il padre anziano e la madre
molto più giovane. Così è stato per Joelma
e Josielma, dai capelli incredibilmente
biondi, abbandonate dal padre insieme a
Indirizzi utili
Barabba‘s clowns (via Gran Sasso 4, Arese
tel. 0293772225 - fax 029385378
[email protected])
Centro aiuti per l’Etiopia
(Casa San Giuseppe, Albo di Mergozzo
tel. 0323880216 - fax 0323880707)
Comunità Sant’Egidio (piazza Sant’Egidio 3,
Roma - tel. 06585661 - fax 065800197
[email protected])
Cuore Amico Fraternità (viale Stazione 63,
Brescia - tel. 0303757396
fax 0303771834 - [email protected])
Fondazione Padre Alessi (via Indipendenza 30,
Cittadella - tel. 0499401105
fax 0499400913 - [email protected])
Gruppo India (via Degli Astalli 16, Roma
tel. 0669700276 - fax 0669700320
[email protected])
Mam (via Colli Aminei 36, Napoli
tel. 0817410296 - fax 081746010
[email protected])
Mani Tese (piazza Gambara 7, Milano
tel. 024075165 - fax 024046890
[email protected])
Missioni Estere Cappuccine
(piazzale Cimitero Maggiore 5, Milano
tel. 023088042 - fax 0233402164
[email protected])
Pime (via Mosè Bianchi 94, Milano
tel. 0243820322 - fax 024695193
[email protected])
Progetto Adozioni
dei Salesiani di Milano
(via Tonale 19, Milano
tel. 0267072203 - fax 0267074134
[email protected]).
Realtà attive nell’ambito delle adozioni
a distanza (per ulteriori informazioni:
www.adozioniadistanza.com).
Agata Smeralda (via Cavour 92, Firenze
tel. 055585040 - fax 055583032
[email protected])
Aifo (via Borselli 4, Bologna
tel. 051433402 - fax 051434046
[email protected])
Amani (via Gonin 8, Milano
tel. 0248951149 - fax 0248302707
[email protected])
Avsi (via Carducci 85, Cesena
tel. 054724054 - fax 0547611290
[email protected])
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Una scuola di mondialità
«E
quattro fratelli, con la pena supplementare
di vederlo andare ad abitare poco distante,
con una donna che non era la loro madre.
Così è stato anche per Edilson: a scuola ricordano ancora le sue calzette bianche,
sorprendenti in un contesto in cui tutti vivono a piedi nudi, ma nessuno sapeva che
lui e il suo patrigno - la madre era morta -,
apparentemente puliti e inappuntabili, in
realtà vivevano tra pulci e scarafaggi. Storie di povertà materiale e morale, a Marituba, dove le rose non sono mai senza spine, ma dove la solidarietà che arriva dall’altra parte dell’oceano può rappresentare
la base per un avvenire meno difficile.
Poi, talvolta, la mentalità locale non aiuta a comprendere il vero valore delle cose.
Anche la famiglia di Cristiano, un altro
bambino adottato, ha potuto costruirsi una
casa. Ora però un’ernia del disco permette
al padre, muratore, solo lavori saltuari, e la
madre sembra intenzionata a vendere l’abitazione per trasferirsi nell’interior, dove
la natura è più ricca di risorse, ma dove i
suoi figli non troverebbero scuole e servizi.
Sarebbe un autentico salto nel buio.
Melquezedeque, invece, la sua nuova
casa se la tiene stretta. Melquezedeque,
detto Melchì, 11 anni, è il bambino adottato dalla nostra redazione nel 1999. Anche la sua famiglia arriva dalla foresta,
nel corso di una di quelle “invasioni” che
hanno moltiplicato la popolazione di
Marituba: il padre lavora periodicamente, la madre ha un piccolo banco dove
vende frutta e verdura. Melchì e i suoi
quattro fratelli sono cresciuti tra stenti e
difficoltà. Come tanti altri bambini del
posto, ha sofferto di verminosi e di anemia, oltre che di alcune infezioni alla pel40
gregio signore, non mi mandi al diavolo, perché sono un prete. Ci potrei andare, ma non è un’operazione così semplice e scontata. Sono un padre salesiano di Milano. Da anni ho fondato le adozioni a distanza per i bambini bisognosi. Un
lavoro impegnativo che mi appassiona e mi riempie il cuore di gioia per le belle cose
che riusciamo a realizzare con il vostro aiuto». Così inizia una lettera che diverse migliaia di lombardi hanno ricevuto nelle scorse settimane. È firmata da don Arturo Lorini, responsabile del Progetto adozioni del salesiani di Milano, tra i più attivi nel proporre il sostegno a distanza per i bambini di Ecuador, Etiopia e Brasile.
Il mondo dell’adozione a distanza, da qualche anno a questa parte, è in tumultuosa
crescita. Istituti religiosi, missionari e organizzazioni impegnate nella solidarietà
con il Sud del mondo propongono con successo questa forma di sostegno. Tanto che
certamente l’adozione a distanza è oggi la formula di aiuto ai Paesi in via di sviluppo più diffusa tra le famiglie italiane (si stima siano oltre due milioni quelle
coinvolte in un progetto d’adozione a distanza). Grazie alle associazioni che promuovono il sostegno, milioni di bambini in Africa, Asia, America Latina ed Europa dell’Est possono frequentare una scuola, imparare un mestiere, avere buon cibo
e cure sanitarie. In poche parole, sperare in un futuro migliore per sé e per il proprio
Paese. È una verità incontrovertibile, infatti, che l’educazione e la promozione umana siano i primi motori dello sviluppo per tante realtà del Sud del mondo.
Si parla spesso, e giustamente, dell’importanza dell’adozione a distanza per intere
comunità e per i minori in difficoltà, ma ciò che non viene messo abbastanza in luce è lo “scambio” che si realizza. Qualcuno ha paragonato questo fenomeno a un
ponte che unisce due sponde distanti e che apre varchi impensati al dialogo tra
mondi e culture. Adottare un bambino a distanza in India o in Brasile vuol spesso
dire prendersi cura anche della realtà in cui vive: cioè informarsi e capire... Non è
raro allora incontrare persone che, oltre alla normale corrispondenza con il missionario o il volontario, sentono il bisogno di vedere e di conoscere in prima persona...
Ma c’è un altro aspetto che vale la pena ricordare: in un’epoca segnata (nel bene e
nel male) dalla mondializzazione dell’economia e dal dibattito sull’ingiustizia e
sulle violazioni dei diritti della persona, l’adozione a distanza, nel suo piccolo, contribuisce a realizzare una sorta di globalizzazione solidale dal basso.
Nel mondo aumentano i flussi di capitali, le tecnologie rendono possibili cose fino a
pochi anni fa impensabili, Internet collega tra loro milioni di persone in tutto il
mondo... Ma accanto all’incremento di ricchezza, sappiamo in crescita la disuguaglianza e l’esclusione. E per invertire questa tendenza, alcuni studiosi individuano
necessaria una nuova globalizzazione: quella appunto della solidarietà, da realizzarsi attraverso l’impegno per la pace, la difesa della vita e dell’ambiente. Un obiettivo che l’adozione a distanza persegue nei fatti, offrendo una possibilità di vita a
milioni di bambini, sostenendo la loro formazione scolastica e rendendoli agenti di
sviluppo e cambiamento sociale all’interno dei rispettivi Paesi. Ma anche propiziando, nelle nostre famiglie e, di conseguenza, nelle nostre società opulente, una
revisione degli stili di vita (spesso improntati al più meschino consumismo) e la
presa di coscienza della necessità di una maggior condivisione tra Nord e Sud del
mondo. E scusate se è poco.
Giuseppe Caffulli
le. Frequenta la terza elementare. «È educato e partecipa vivacemente alle attività - dicono di lui -. Frequenta la biblioteca. Il suo apprendimento è lento, ma
progressivo». Divide il tempo libero tra
la tv e il pallone. L’ho incontrato a ottobre, accompagnando la presidente degli
Amici di Monsignor Pirovano nel corso
di una delle sue trasferte a Marituba. Era
appena rientrato da una partita di
futebol. Gioca nel ruolo di terzino destro.
«Vuoi diventare il nuovo Cafù?», gli ho
chiesto, e lui ha abbassato gli occhi, timido di fronte alla prospettiva di emulare
le gesta del capitano della seleçao campione del mondo. Poi gli ho dato i regali
che avevo portato - una calcolatrice e una confezione di pennarelli e pastelli - e
allora il suo sguardo si è allargato in un
sorriso. Buon Natale, Melchì.
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