Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
LE ORIGINI FILOGENETICHE
DELLA CULTURA
1
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Per studiare le origini della cultura nell’evoluzione della
specie umana si fa riferimento:
• alla preistoria: studia gli aspetti culturali dell’umanità
anteriori ai tempi storici
• alla paleoantropologia: studia la morfologia degli
ominidi fossili e del loro habitat ecologico
• alla psicologia evoluzionista: considera fondamentali
le esperienze ancestrali e i meccanismi remoti nel
tempo per comprendere la configurazione e i modelli
della condotta umana attuale
2
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le origini della specie umana
Si ritiene che i primati superiori abbiano fatto la loro
comparsa tra le foreste africane circa quaranta milioni di
anni fa
• Camminavano su tutti e quattro gli arti
• Avevano una visione binoculare stereoscopica
• Avevano una forte prensione manuale a uncino
• Avevano un’agile locomozione
• Comunicavano attraverso un sistema di richiami vocali
3
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
La formazione di una specifica linea
ominide si colloca nel corso del pliocene,
fra otto e sei milioni di anni fa
4
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Gli ominidi si differenziano in modo radicale dalle
scimmie antropomorfe per:
• differente architettura della scatola cranica
• posizione centrale del foro occipitale
• testa eretta sopra la colonna vertebrale
• la presenza del mento
• arcata dentaria con forma parabolica
• molari e premolari allineati
• assenza di dismorfismo sessuale per i canini
5
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Circa due milioni e mezzo fa si è verificato un
bivio nella linea degli ominidi: un segmento
cominciò a evolvere verso il genere Homo, l’altro
condusse a specie derivate di austrolopitechi,
destinate nel tempo a estinguersi
6
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Albero filogenetico umano
Fonte: Ehrlich [2000]
modificato
7
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’Homo Erectus, durante il pleistocene
medio (fra un milione e 300.000 di anni fa)
fu il primo a migrare fuori dall’Africa,
arrivando fino a Giava, Indonesia, Europa
(Spagna, Italia, Ungheria) (out of Africa I)
8
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’uomo di Neanderthal comparve in Europa circa 300250.000 anni fa
• Presenta una particolare morfologia del cranio
• Ha una potente muscolatura corporea
• Vive in ambienti freddi
• Ha stress nutrizionali per carenza di cibo (dieta a base
di carne)
• Si occupa dei propri simili
• Seppellisce i morti
• Ha capacità linguistiche differenti dall’uomo moderno
(faringe più corta)
9
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I primi reperti fossili dell’Homo Sapiens
risalgono a oltre 200.000 anni fa e
appartengono a siti africani.
L’Homo Sapiens arriva in Europa più tardi, a
causa delle glaciazioni (circa 35.000 anni fa)
10
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Per spiegare il passaggio da una varietà di
ominidi nel Vecchio Continente (fra 200 e
100.000 anni fa) alla presenza del solo
Homo Sapiens, circa 30.000 anni dopo,
sono state elaborate due teorie:
11
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
1) Modello della continuità multiregionale o teoria
del candelabro: l’Homo Erectus, diffusosi nelle
varie regioni a partire da 2,5 milioni di anni fa,
avrebbe dato origine alle diverse variazioni razziali
attuali (la comparsa dell’Homo Sapiens si sarebbe
verificato a livello regionale)
2) Teoria dell’eva africana o eva mitocondriale:
l’Homo Sapiens sarebbe comparso in Africa per
evoluzione dell’Homo Erectus e poi si sarebbe diffuso
in Europa e Asia, sostituendo le popolazioni locali di
ominidi (ipotesi dell’arca di Noè, Howells)
12
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
A sostegno della teoria dell’eva africana vanno
menzionati gli studi sul DNA mitocontriale:
Gli studi indicano che esiste un livello molto alto di
omogeneità con scarse variazioni genetiche e che il
tasso di variazione relativamente più alto, si è
registrato nelle popolazioni africane a sud del Sahara
Sono stati condotti anche studi sul cromosoma Y che
permettono di stimare che l’antenato comune risale a
188.000 o a 155.000 anni fa
13
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Secondo gli studi del dna mitocondriale, si può
affermare che le popolazioni africane hanno
avuto più tempo per accumulare variazioni e
quindi che l’uomo moderno è originato a
partire dall’Africa
14
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Secondo il modello Out of Africa II (seconda
migrazione) l’Homo Erectus iniziò a migrare fuori
dall’Africa tra 100 e 50.000 anni fa:
a) le popolazioni di Homo Sapiens diffusesi in Asia ed
Europa rimasero geneticamente isolate e diedero
vita all’uomo di Neanderthal in Europa e a nuove
forme evolute di Sapiens in Asia
b) l’Homo sapiens è comparso in Africa
c) l’Homo Sapiens è migrato nel Vecchio Continente
sostituendo le popolazioni locali senza forme
d’ibridazione
15
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Esistono le razze umane?
Con razza umana si intende un gruppo d’individui che
può essere identificato come unità distinta per la
presenza di caratteristiche biologiche secondarie
Le variazioni tra le popolazioni sono di tipo superficiale,
poiché sono indipendenti l’una dall’altra e non
covariano tutte insieme
16
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’ipotesi più accreditata è che queste differenze siano
la risposta degli organismi alle condizioni ambientali
Es. il colore della pelle nera è connesso all’esposizione
all’irraggiamento solare; il colore chiaro della pelle
favorisce la produzione della vitamina D
17
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Nella prospettiva della psicologia della cultura l’idea di
razza sostiene la convinzione della “verità” della propria
concezione del mondo e della certezza che la propria
soluzione per l’esistenza sia l’unica accettabile
Ne deriva l’ETNOCENTRISMO, assolutizzazione del
proprio punto di vista, ritenenuto di per sé quello
oggettivo e vero
18
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Il processo di confronto fra le diverse “razze” e la
competizione che ne scaturisce, induce a stabilire una
graduatoria tra di esse. Da ciò ne discende la convinzione
della superiorità della propria razza
Il razzismo è inteso come l’atteggiamento globale di
superiorità e di autoriferimento esclusivo, associato al
sentimento di xenofobia e di rifiuto di soggetti
appartenenti ad altre razze
19
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’eugenetica si pone l’obiettivo di raggiungere la
“purezza di razza”, quale omogeneità genetica
La legge di sterilizzazione obbligatoria, ad esempio,
si rivolgeva a tutte le persone ritenute “inadatte”,
come gli schizofrenici, i ritardati mentali, gli
epilettici, i perversi, i delinquenti ecc. (ad esempio,
in epoca nazista si parlava di razza ariana)
20
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
La purezza della razza è inesistente,
impossibile e indesiderabile (Cavalli, Sforza).
Esiste una grande eterogeneità genetica
dettata da diversi dispositivi, quali la deriva
genetica, le migrazioni, le mutazioni, la
selezione sessuale e naturale
21
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Dalla protocultura alla cultura
• Homo habilis  industria litica olduvaiana (2 milioni
di anni fa). Pietre scheggiate su un solo lato (choppers).
Stabile per più di 800 mila anni.
• Homo erectus  industria acheuleana (paleolitico
inferiore). Lavorazione della pietra su due lati (chopping
tools), raschiatoi, schegge. Stabile per oltre 1 milione di
anni
22
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Dalla protocultura alla cultura (continua)
• Uomo di Neanderthal  industria musteriana
(paleolitico medio). Produzione di raschiatoi, punteruoli,
lance e confezionamento di indumenti con le pelli di
animali
• Homo sapiens  cultura aurignaziana (paleolitico
superiore). Invenzione di tecniche innovative per
lavorare la pietra ottenendo lame sottili e leggere; uso di
diversi tipi di materiali, come pietra, osso e avorio
23
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Dalla protocultura alla cultura (continua)
• Homo sapiens  cultura solutreana (fra 20 mila e 17 mila
anni fa). Uso di arco, punte di lancia sottili, frecce e coltelli
• Homo sapiens  cultura magdaleniana (fra 18 mila e 10
mila anni fa). Costruzione di ami, punte arpionate, aghi di
osso, collane di conchiglie e denti di animali. Realizzazione
delle prime forme di opere d’arte, come graffiti e pitture
rupestri (dipinti di Altamira)
24
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Dalla protocultura alla cultura (continua)
Emerge la sostanziale stasi culturale dell’Homo habilis e
dell’Homo erectus, che hanno continuato a utilizzare gli stessi
tipi di manufatti per 1 milione circa di anni
Si tratta di forme primitive di una protocultura che ha
continuato a ripetere in modo fisso modelli di vita, pur facendo
fronte a condizioni ambientali ed eventi geologici imponenti
25
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Dalla protocultura alla cultura (continua)
Per contro, con la comparsa dell’Homo sapiens ha avuto
inizio un’accelerazione dei cambiamenti e dei progressi
degli esseri umani, che ha reso evidente e
incommensurabile la distinzione nei confronti delle
scimmie antropomorfe rispetto alle capacità cognitive
Capacità degli esseri umani di inventare
e produrre cultura
26
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
La nascita della cultura
• Capacità specie-specifica in grado di favorire un’elevata
adattabilità a un’estesa gamma di condizioni
• Richiede la capacità di comprendere i simili come dotati di
autocoscienza, intenzionalità e libero arbitrio (teoria della
mente), oltre che di rappresentarsi le rappresentazioni
mentali altrui (metarappresentazione)
27
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
La nascita della cultura (continua)
La nascita della cultura coincide con la nascita
della capacità simbolica degli esseri umani
Simboli = rappresentazioni mentali che in modo
convenzionale consentono di “raffigurare” situazioni
percettive della realtà, anche in assenza dei corrispettivi
stimoli sensoriali
28
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura
• Il bipedismo e la stazione eretta:
 è reso possibile dalla differenziazione del piede dalla mano
 comporta una forte specializzazione: la mano si specializza per
la presa, il piede per la marcia in stazione eretta
 l’opponibilità del pollice attribuisce alla mano maggiore
destrezza e plasticità
 svantaggi evolutivi: difficoltà del parto, affaticamento della
colonna vertebrale, peso degli intestini sull’addome con
conseguente ernia inguinale…
29
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura (continua)
• L’aumento del quoziente di encefalizzazione:
 rapporto delle dimensioni del cervello umano rispetto a quelle
di una scimmia di pari peso
 passa da 3,1 per i primi uomini a 5,8 per quelli contemporanei
 sviluppo della superficie neocorticale (fino al 70-80% del totale),
che è alla base dei processi mentali superiori e del linguaggio
perché consente l’elaborazione computazionale delle informazioni
ambientali e l’esecuzione accurata di compiti complessi
30
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura (continua)
• L’ovulazione nascosta:
 si sarebbe verificata a seguito delle pressioni della selezione
naturale per rendere difficile l’identificazione della paternità e
impedire l’infanticidio (teoria dei molti padri)
 favorisce il passaggio da un’attività sessuale periodica a una più
distribuita nel tempo per avere garanzia della fecondazione
 è alla base del rafforzamento del desiderio e dell’attrazione
reciproca, favorisce legami stabili di coppia e il coinvolgimento del
maschio nell’allevamento condiviso della prole
31
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura (continua)
• L’apparato vocale:
 è piuttosto recente a livello evoluzionistico, poiché se ne ha
evidenza solo con l’uomo di Neanderthal
 nell’Homo sapiens la stazione eretta ha prodotto processi di
ristrutturazione delle ossa craniche che hanno provocato anche
un’estensione della cavità faringea
 capacità di produrre una gamma estesa e fine di suoni vocalici
 oggi l’apparato fonatorio è in grado di produrre circa 120 fonemi
con cui si possono parlare tutte le lingue esistenti
32
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura (continua)
• La capacità di progettazione:
 capacità di compiere una sequenza coordinata di azioni
intenzionali per raggiungere uno scopo e di fare previsioni per
anticipare a livello cognitivo il possibile svolgimento di accadimenti
futuri
 sviluppata a partire dall’Homo habilis
 esempi: reperti monofacciali dell’industria litica olduvaiana,
attività di caccia…
33
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le premesse della cultura (continua)
• La cooperazione e il reciproco altruismo:
 le attività di caccia, raccolta o difesa del gruppo hanno richiesto
un elevato grado di cooperazione per formare coalizioni e alleanze
contro gli avversari
 la cooperazione pone le condizioni per lo sviluppo di aspetti
simbolici fra gli individui attraverso reti di interazioni e favorisce la
comparsa di categorie cognitive
 emergono forme di altruismo reciproco, inteso come
comportamento vantaggioso per i propri simili ma immediatamente
svantaggioso per sé. Ad esempio, i richiami di allarme e i richiami
per il cibo
34
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’avvento dell’agricoltura
• Comparsa circa 10 mila anni fa in Medio Oriente nella regione
della “mezzaluna fertile”
Passaggio dalla raccolta del cibo alla sua produzione
Nascita della cultura contadina
• Diffusione demica dell’agricoltura con spostamento geografico
progressivo di agricoltori che, grazie alla loro tecnologia e cultura
più avanzata avrebbero sostituito i gruppi di cacciatori e
raccoglitori (ipotesi della sostituzione)
• L’agricoltura assicura il cibo in modo permanente e ne permette la
conservazione (accumulazione di risorse)
35
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
L’avvento dell’agricoltura (continua)
• Rivoluzione del neolitico: insieme dei cambiamenti culturali
provocati dall’avvento dell’agricoltura
 Formazione di insediamenti stanziali che implicano la suddivisione
dei compiti e delle attività lavorative (specializzazione del lavoro)
 Sviluppo di nuove tecniche di lavorazione della pietra e comparsa
della lavorazione della ceramica
 Sviluppo di un’organizzazione sociale più differenziata e gerarchica
(stratificazione sociale), premessa per la nascita dello stato
36
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Le origini del linguaggio
Fattore principale per la comparsa e lo sviluppo della cultura
nella specie umana.
Probabile comparsa circa 150 mila anni fa
Teorie sulle origini del linguaggio:
a.
b.
c.
d.
e.
teoria della discontinuità (Chomsky, 1988)
ipotesi del protolinguaggio (Bickerton, 1990)
ipotesi dell’istinto linguistico (Pinker, 1994)
teoria della continuità (Jackendoff, 2002)
teoria del linguaggio come grooming e pettegolezzo (Dunbar,
1993)
f. teoria motoria (Corballis, 2002)
37
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
a.
La teoria della discontinuità
• Esistenza di una dotazione biologica innata (organo del linguaggio)
e di una grammatica universale che spiega l’apprendimento
rapido della lingua materna da parte del bambino
• L’origine del linguaggio risiede nei processi fisici e chimici
dell’organismo e non nell’evoluzione, poiché il linguaggio è
differente da qualsiasi caratteristica degli altri primati non umani
(rifiuto di una spiegazione evoluzionista del linguaggio)
• Ipotesi del salto linguistico: la comparsa del linguaggio sarebbe
avvenuta all’improvviso, attraverso una mutazione genica unica
(evoluzione cladogenetica o ipotesi dell’evoluzione unica)
38
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
b.
L’ipotesi del protolinguaggio
• Protolinguaggio parlato dall’Homo erectus: linguaggio telegrafico,
composto solo da parole, privo di una grammatica sistematica, la
cui comprensione era basata sugli aspetti pragmatici del contesto
• Presenza di “fossili del linguaggio” nel linguaggio contemporaneo
(pidgin, bambini selvatici, afasici grammaticali, linguaggio dei bambini,
insegnamento del linguaggio alle scimmie)
• Ipotesi del grande salto in avanti: il passaggio dal
protolinguaggio al linguaggio sarebbe avvenuto all’improvviso, in
concomitanza con la comparsa dell’Homo sapiens (ipotesi
catastrofica)
39
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
c.
L’ipotesi dell’istinto linguistico
• Il linguaggio è un istinto specie-specifico e universale che ha una
sede identificabile nel cervello e probabilmente nel genoma
• La base biologica del linguaggio spiega il rapido apprendimento da
parte dei bambini
• Concezione gradualistica dell’evoluzione del linguaggio: il
linguaggio sarebbe comparso come forma di adattamento evolutivo
sotto la spinta della selezione naturale, attraverso una graduale
accumulazione di mutazioni genetiche casuali
40
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
d.
La teoria della continuità
• Il linguaggio è articolato in sottosistemi parzialmente indipendenti,
ciascuno dei quali ha seguito una propria linea evolutiva in modo
progressivo
• Il linguaggio è un insieme di sistemi più semplici e, in quanto tale,
esistono progressi in grado di affinare le singole componenti
(ipotesi incrementalista)
Teoria gradualistica del linguaggio
41
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
e. La teoria del linguaggio
come grooming e pettegolezzo
• Origine sociale del linguaggio come sostituto del grooming a causa
dell’aumento della numerosità dei gruppi sociali
• Vantaggi del linguaggio rispetto al grooming: permette di svolgere
parallelamente altre attività e si può esercitare con diversi
interlocutori contemporaneamente
• La maggior parte della comunicazione è destinata al pettegolezzo
• Il pettegolezzo contribuisce a definire le appartenenze, a rinsaldare
le alleanze, a ravvivare sentimenti di amicizia, a ribadire una
gamma di valori e norme…
42
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
f.
La teoria motoria
• Origine sociale del linguaggio come evoluzione dei sistemi gestuali
e mimici di comunicazione impiegati dagli ominidi
• Tali sistemi andrebbero considerati come forme di protolinguaggio
attraverso l’impiego di segni comunicativi convenzionali sotto
forma iconica e spaziale
• Il linguaggio si innesterebbe in modo graduale e incrementale su
moduli cognitivi preesistenti, rispetto ai quali costituirebbe
un’integrazione e un avanzamento
43
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
Nell’ambito della psicologia della cultura, nessuna delle ipotesi
precedenti appare soddisfacente, in quanto le origini del linguaggio
non sono riconducibili a una verifica sperimentale
Ipotesi di una possibile lingua-madre (nostratico), all’origine di tutti
i linguaggi, nata circa 15 mila anni fa nella “mezzaluna fertile”, in
concomitanza con l’avvento dell’agricoltura
Col linguaggio la specie umana è diventata
una specie simbolica
44
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I primati non umani hanno cultura?
 Nel 1953, Imo, una femmina macaco giapponese, fu osservata a
pulire le patate dalla sabbia prima di mangiarle: dopo 3 anni il 40%
del gruppo aveva lo stesso comportamento
 Gli scimpanzé hanno una serie di comportamenti condivisi che
includono l’uso di strumenti: sono stati individuati 39
comportamenti che possono essere classificati come “culturali” per
la loro flessibilità, variabilità, apprendimento
Come devono essere interpretati questi comportamenti?
45
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
• Secondo una prospettiva conservativa, i suddetti comportamenti
sono esempi di un apprendimento individuale per emulazione, in
assenza di comprensione della distinzione tra mezzi e fini
• Secondo una prospettiva più permissiva, i suddetti comportamenti
indicano la presenza di forme incipienti di cultura anche nei primati
non umani, che sarebbero in grado di scambiarsi informazioni tra
loro e di riconoscere le intenzioni comunicative e relazionali dei
consimili
46
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I sistemi di comunicazione dei primati non umani
• La comunicazione referenziale
- È la capacità di riferirsi a un oggetto o a un evento esterno in modo
da identificarlo con precisione rispetto a possibili alternative
- Il segnale “sta per” l’oggetto o l’evento dell’ambiente e ha un valore
funzionalmente referenziale
47
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I sistemi di comunicazione dei primati non umani (continua)
- Esempio di comunicazione referenziale: il sistema di richiami di
allarme dei cercopitechi
Essi manifestano richiami di allarme distinti e discreti in riferimento
al tipo di predatore che li minaccia in quel dato momento
I segnali vengono appresi durante il primo anno e mostrano
un’elevata flessibilità
Uso sociale di questi segnali che vengono emessi solo in presenza
di compagni (effetto audience)
48
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I sistemi di comunicazione dei primati non umani (continua)
• La comunicazione intenzionale
Il segnale inviato dall’emittente implica uno scopo e un certo grado
di flessibilità nei mezzi espressivi per raggiungerlo
 I gesti:
gli scimpanzé presentano una dozzina di gesti di natura diadica,
prodotti con l’intenzione di ottenere qualcosa (natura richiestiva) e
secondo un’organizzazione schematica e ricorrente (processo di
convenzionalizzazione)
Esempio: il gesto delle “braccia in alto” da parte di un piccolo per iniziare
un’attività di gioco con l’adulto
49
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I sistemi di comunicazione dei primati non umani (continua)
 Le vocalizzazioni:
Gli scimpanzé hanno tre distinti richiami in caso di scoperta di
cibo: il pant-hoot, il grugnito per il cibo (food grunt) e il “cibo-aaa”
Sia la comunicazione referenziale che quella intenzionale non
sono in grado di generare da sole la produzione di simboli
tipica del linguaggio, che è alla base della comparsa della
cultura
50
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I primati non umani sono capaci d’imparare il linguaggio?
• La comunicazione gestuale con gli esseri umani
Gli scimpanzé allevati in ambiente umano apprendono il gesto deittico di
indicare, che eseguono estendendo il braccio intero e la mano
• L’apprendimento di simboli linguistici
Un esemplare di bonobo nato in cattività ha appreso il sistema dei simboli
linguistici osservando l’addestramento di sua madre
Tuttavia, nell’apprendimento della sintassi, i primati non sono in grado di
imparare e usare marcatori e connettivi sintattici di secondo ordine
 La comunicazione dei primati è di natura richiestiva
e non dichiarativa
51
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I primati non umani hanno una teoria della mente?
• Teoria della mente (theory of mind, ToM): capacità di “leggere”
la mente dei consimili (mindreading) e di interpretare, spiegare e
prevedere le loro azioni, attribuendo a essi stati mentali non
direttamente osservabili come desideri, intenzioni e credenze
• Ipotesi della reinterpretazione: scimpanzé e umani
condividono numerosi modelli di condotta, ma impiegano percorsi
mentali differenti per comprenderli e interpretarli
I primati non umani non posseggono le rappresentazioni
secondarie (metarappresentazioni) dei comportamenti degli altri,
ossia non sono in grado di rappresentarsi mentalmente le
rappresentazioni mentali altrui
52
Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004
Capitolo 3. LE ORIGINI FILOGENETICHE DELLA CULTURA
I primati non umani hanno a loro disposizione solo una
forma rudimentale e incompleta di teoria della mente
Prototeoria della mente
La cultura come attività simbolica resta
una realtà esclusiva della specie umana
53
Scarica

filogensi cultura