#21
riscaldamentoenergia
ISSN:2038-2723
condizionamento
ambienterefrigerazi
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enerambiente
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La rivista PER i professionisti DEGLI IMPIANTI HVAC&R
ANNO 4 - settembre 2013
LA DICHIARAZIONE DI PRESTAZIONE
ANCHE PER GLI IMPIANTI
IL RUOLO DEL TERMOTECNICO
DOPO IL DECRETO 63
FOCUS NET ZEB
L’EDIFICIO A ENERGIA QUASI ZERO
SECONDO L’UE
PROGETTARE I NET ZEB
SPECIALE FILTRAZIONE
COME SCEGLIERE I SISTEMI FILTRANTI
IL PUNTO SULLA NORMATIVA
COME CALCOLARE IL LIFE CYCLE COST
DIRETTIVA 2010/31/UE
POSTE ITALIANE SPA – Posta target magazine - LO/CONV/020/2010.
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Organo Ufficiale AiCARR
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· Facile manutenzione e veloce avviamento
· Semplice progettazione grazie al nuovo software VRF compatibile con il programma AutoCAD
Panasonic utilizza le tecnologie più avanzate al fine di soddisfare esigenze applicative di ogni tipo.
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IMPOSTANDO
IL LAVORO FUTURO
Allarme rientrato: le pompe di calore sono
state incluse nuovamente nella detrazione fiscale
del 65%. L’effetto è più psicologico che pratico: dai primi
di agosto a fine anno non saranno tante le pompe di
calore vendute. Piuttosto gli ultimi governi e quello in
carica hanno più volte promesso di rendere strutturali gli
incentivi fiscali, almeno per qualche anno. Se così fosse, si
spera che le pompe di calore non siano più escluse.
E’ una vittoria cui Aicarr ha contribuito.
Siamo ormai riconosciuti dal mondo politico come
una associazione super partes, cui poter chiedere un
parere: infatti, siamo stati contattati al momento della
presentazione degli emendamenti al decreto iniziale.
Di certo non siamo stati gli unici a sostenere la
causa delle pompe di calore, né il nostro intervento è stato
decisivo, ma è una soddisfazione toccare con mano come
stia pagando il lavoro compiuto in questi anni.
Molto importanti saranno i prossimi impegni.
A fine febbraio a Roma si svolgerà il Convegno
Internazionale dal titolo “Edifici di valore storico:
progettare la riqualificazione”, organizzato assieme
ad Ashrae. La riqualificazione del patrimonio esistente
rappresenterà la grande sfida energetica del futuro,
perché il mercato delle nuove costruzioni diventerà
sempre più marginale. I nostri centri storici sono pieni di
edifici di pregio architettonico nei quali un intervento di
riqualificazione energetica è sempre molto complesso.
Al Convegno parteciperanno i maggiori
esperti mondiali del settore con un’attesa di oltre 100
relazioni sulle varie problematiche. Aicarr sta cercando di
coinvolgere il più possibile tutte le istituzioni, dal Ministero
dei beni Culturali alle varie sopraintendenze, perché si
tratta di un’occasione unica per presentare delle linee
guida in grado di aiutare tutti gli operatori coinvolti a
raggiungere i risultati sperati.
Per i soci Aicarr l’autunno porterà due
importanti scadenze elettorali. La prima si terrà
ai primi di settembre e riguarderà il referendum per la
modifica dello Statuto. La nostra associazione è cresciuta
sia in termine di numero di soci che di attività e, di
conseguenza, anche le proprie regole si devono adattare.
In particolare, l’esigenza primaria è quella di diventare
un’Associazione riconosciuta ai sensi della legislazione
vigente, condizione fondamentale per poter compiere
tutta una serie di attività a livello locale, in primis i corsi
di formazione. Per raggiungere questo scopo è stata
necessaria una revisione dello Statuto, che deve essere
approvato tramite un referendum.
La seconda scadenza, che si terrà a fine
novembre, è altrettanto importante e riguarda il
rinnovamento delle cariche elettive dell’associazione.
Si deve eleggere il nuovo Consiglio Direttivo che dovrà
affiancare il Presidente Eletto Livio De Santoli nel triennio
2014 – 2016. Personalmente mi aspetto un elevato
numero di candidature, soprattutto tra i soci più giovani:
Aicarr ha bisogno di nuove energie per affrontare i propri
impegni istituzionali, tanto più importanti in un periodo
di grandi cambiamenti come questo. Dedicare del tempo
all’associazione è sempre gravoso, ma porta anche a
grandi soddisfazioni.
Michele Vio, Presidente AiCARR
Editoriale 1
10
Novità prodotti 4
25
26
Periodico
Organo ufficiale AiCARR
REGOLAMENTO UE 305/2011
Anche per gli impianti servirà la DoP
Con il nuovo regolamento sui prodotti da costruzione, l’attestato di conformità previsto
dalla Direttiva 89/106 è sostituito dalla dichiarazione di prestazione, accompagnata
dalla marcatura CE che prevede la verifica in laboratorio di alcuni valori prestazionali
a cura della Redazione
14
AiCARR Informa 59
LE LEGGI SULLA PROGETTAZIONE ENERGETICA
Il professionista e la progettazione
energetica: amore o odio
di Francesca R. d’Ambrosio Alfano e Luca A. Piterà
Direttore responsabile ed editoriale Marco Zani
Direttore scientifico Michele Vio
Consulente scientifico Renato Lazzarin
Consulente tecnico per il fascicolo Natale Foresti
Comitato scientifico
Paolo Cervio, Sergio Croce, Francesca Romana d’Ambrosio
Alfano, Livio de Santoli, Renato Lazzarin, Luca Alberto
Piterà, Mara Portoso, Michele Vio, Marco Zani
Redazione Alessandro Giraudi, Silvia Martellosio,
Marzia Nicolini, Erika Seghetti
[email protected]
Art Director Marco Nigris
Intervista ad Armando Zambrano (CNI)
a cura di Francesca R. d’Ambrosio Alfano
FOCUS NET ZEB
Nzeb, nella lingua (e mente) della UE
È possibile definire in maniera chiara e univoca l’edificio a energia quasi zero,
NZEB, così come richiesto dalla direttiva EPBD, solo attraverso la definizione
dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale edificio, per essere univoco, coincide
con l’edificio autarchico e non con il net Zero Energy Building, nNZEB
di Livio Mazzarella
Grafica e Impaginazione Fuori Orario - MN
Hanno collaborato a questo numero
Maurizio Cellura, Francesca R. d’Ambrosio Alfano, Francesco Guarino,
Livio Mazzarella, Luca A. Piterà, Riccardo Romanò, Christian Rossi,
Igor Sartori, Alessandra Scognamiglio, Paolo Tronville
Pubblicità Quine Srl
20122 Milano – Via Santa Tecla, 4 – Italy
Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 72016740
Traffico, Abbonamenti, Diffusione
Rosaria Maiocchi
Editore: Quine srl www.quine.it
Presidente Andrea Notarbartolo
36
Amministratore Delegato Marco Zani
Progettare i Net Zeb
Sebbene non esista ancora una definizione precisa e condivisa a livello
internazionale, è possibile rintracciare alcuni indicatori che contraddistinguono
una progettazione a “energia netta zero”. Vediamoli nel dettaglio
di Maurizio Cellura, Francesco Guarino, Igor Sartori, Alessandra Scognamiglio
46
SPECIALE FILTRAZIONE
Impianti di climatizzazione, come
scegliere i sistemi filtranti
La norma EN 13779 fornisce alcune indicazioni per la scelta dei filtri ma è lacunosa
perché non considera le reali prestazioni degli elementi. Soltanto con il contributo di
utenti e progettisti ai lavori normativi si potrebbero fare dei reali passi in avanti
di Paolo Tronville
50
Filtri e normativa. A che punto siamo?
A livello mondiale non esiste ancora una normativa condivisibile per i sistemi filtranti ma, anche
grazie all’intervento dell’UNI, è in corso un’opera di revisione delle norme europee (in particolare
della EN779) attraverso lo sviluppo di nuove norme ISO. Vediamone gli aspetti fondamentali
di Riccardo Romanò
55
Life Cycle Cost dei sistemi filtranti:
calcolo ed esempi applicativi
Per effettuare la scelta della tipologia ottimale dei sistemi di filtrazione
non si deve considerare solo il costo iniziale del materiale, ma anche
calcolare il costo del ciclo di vita delle diverse soluzioni
di Christian Rossi
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Gli abbonamenti decorrono dal primo fascicolo raggiungibile.
Stampa CPZ spa - Costa di Mezzate -BG
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Riscaldamento e Refrigerazione
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rappresentano una valida scelta. Con prodotti di alta qualità e una gamma completa di servizi, come ci si
può aspettare da BITZER, i Vostri sistemi di refrigerazione vengono serviti da un cuore forte per assicurare
una migliore durata. Per saperne di più sui nostri prodotti consulta il nostro sito alla pagina: www.bitzer.it
Novità Prodotti
CONDIZIONATORI RESIDENZIALI
CON SISTEMA PURIFICANTE
LG Electronics presenta la nuova serie di condizionatori residenziali Prestige Plus. Oltre a
rispettare le caratteristiche necessarie per ottenere gli ultimi Ecobonus approvati dal Governo, che prevedono spese detraibili al
65% per l’installazione di un nuovo climatizzatore che includa la pompa di calore, la gamma ha un design moderno
che ne permette l’applicazione in ogni
contesto.
LG Prestige Plus garantisce, come riferito dall’azienda, un elevato coefficiente di prestazione (S.C.O.P. pari a
5,2 e S.E.E.R. paria a 9,1 per il modello
H09AK) e, rispetto ai modelli precedenti, i consumi sono ulteriormente ridotti
grazie all’adozione di uno scambiatore
di calore cui è stato aggiunto un nuovo rango e di un compressore. La rumorosità delle unità prestige Plus inoltre è
stata ridotta al minimo: 17dB(A).
Purificazione dell’aria
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Il sistema di ionizzazione Plasmaster
consente di purificare l’aria, eliminando, stando alle stime, fino al 99.9% di
sostanze nocive, batteri, germi e allergeni. Inoltre la funzione Auto Clean al
termine dell’utilizzo dell’unità in modalità raffreddamento provvede all’asciugatura delle parti interne al prodotto
per prevenire la proliferazione di muffe e batteri. Il filtro 3M Multiprotezione
è costituito dalla combinazione delle diverse tecno- logie di rimozione dei microrganismi sviluppate da LG, applicate al supporto filtrante prodotto da 3M
con elevate portate d’aria e ridotte perdite di carico. Questo elemento filtrante rimuove dall’aria anche le polveri più
sottili, rendendo inattivi virus e batteri
eventualmente presenti nell’ambiente,
ed elimina gli odori.
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CLIMATIZZATORE MONOBLOCCO
CON RICAMBIO D’ARIA
Bastano due fori da 16 cm su una parete e un attacco alla rete elettrica. Il nuovo climatizzatore monoblocco Emmeti X-ONE è stato pensato per l’installazione in ambienti in cui non è
possibile montare l’unità esterna o in affiancamento a un sistema centralizzato. Disponibile
in due modelli di diversa potenza, è una soluzione facile da installare sia nei locali a uso residenziale sia nelle piccole attività commerciali.
Ricambio d’aria con recupero energetico
Mentre gli elettroventilatori garantiscono — come riferisce l’azienda — efficienza e silenziosità, le bocchette di cui sono dotate le aperture si chiudono quando la macchina è spenta: in questo modo si riduce l’impatto ambientale, si eliminano
le correnti d’aria e si evita l’intrusione di insetti. È possibile inoltre attivare un ricambio d’aria
con il recupero energetico dell’aria espulsa dall’interno.
www.emmeti.com
RADIATORI AD ALTA EFFICIENZA
Con un layout innovativo dell’unità di ventilazione e di scambiatore di calore, dal design
molto sottile, Aquarea
Air è la nuova gamma
di radiatori lanciata da
Panasonic. La ventola
Aquarea Air è di tipo tangenziale con pale asimmetriche, mentre l’ampia superficie
dello scambiatore consente ai flussi d’aria, come riferisce l’azienda, di lambirlo senza
perdite di pressione e con bassi livelli di rumorosità. Diversamente dai tradizionali radiatori in ghisa, Aquarea Air richiede una temperatura di 35°C dell’acqua in circolo. Disponibile in tre misure, Aquarea Air è facile da installare e non necessita di alcuna valvola di pieno eccessivo, dal momento che è dotato di una valvola a tre vie. Il radiatore
ha tre funzioni operative: modalità in riscaldamento con il solo effetto radiante, modalità in riscaldamento con effetto radiante più ventilazione e modalità raffrescamento con ventilazione.
www.panasonic.it
Efficienza ed eleganza
• Umidostato elettronico.
• Vasca raccolta condensa da 6 litri.
• Uscita dell’aria verso l’alto.
• Filtro dell’aria
• Spia di vasca piena o mancante.
• Spia sbrinamento.
• Predisposto per lo scarico continuo.
• Galleggiante di troppo-pieno attivo
anche con lo scarico continuo.
• Quattro ruote pivottanti.
• Alta efficienza di deumidificazione.
• Tre potenze disponibili.
• 5 anni di garanzia senza costi
aggiuntivi.
Deumidificatori serie Nader midi
CUOGHI s.r.l.
via Garibaldi, 15
35020 Albignasego (PD) - Italia
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I deumidificatori NADER Midi sono equipaggiati con compressori rotativi ad
alta efficienza che riducono sensibilmente l’assorbimento di energia rispetto ai
modelli tradizionali. Ciò significa un costo di esercizio ridotto e maggior rispetto per l’ambiente. Su tutta la serie filtro dell’aria, nuovo controllo e umidostato
elettronici. NADER Midi: il deumidificatore professionale per uso domestico.
Novità Prodotti
CONTROLLARE IL
RENDIMENTO DELLE CALDAIE
A CONDENSAZIONE
Casper 201 è il nuovo analizzatore di combustione compatto e maneggevole di Seitron. Dotato di due celle di misurazione dei gas (O2 e CO), precalibrate e intercambiabili, l’analizzazore è in grado di calcolare il rendimento delle caldaie a condensazione e di misurare la temperatura dei fumi
di combustione, dell’aria esterna e dell’ambiente. Tra le caratteristiche del
nuovo prodotto, oltre le misure compatte e il display LCD retroilluminato,
troviamo un guscio di protezione in neoprene con tre magneti e una memoria in grado di registrare 300 analisi complete. Le batterie agli ioni di litio consentono una lunga autonomia (fino a 12 ore di funzionamento continuo) e con l’uscita mini USB è possibile collegare l’analizzatore al pc e
scaricare i dati raccolti.
Tre analisi dei fumi e undici combustibili
Con Casper 201 è possibile fare tre analisi dei fumi in sequenza e calcolare automaticamente la media con un solo comando. Ci sono undici combustibili preprogrammati, compresi legno, pellets, cippato e biogas; inoltre, grazie a un software l’analizzatore effettua misurazioni del livello di CO
nell’ambiente, calcola il CO2 e rileva le perdite al camino e l’eccesso d’aria.
La stampa dei risultati avviene grazie alla stampante termica IR collegata
tramite infrarossi.
www.seitron.it
MONITORARE I CONSUMI
IN TEMPO REALE
Con l’obiettivo di controllare tutti gli ambienti e fornire una conoscenza puntuale del
profilo energetico dell’abitazione, il sistema domotico By-me di Vimar ha sviluppato
la funzione “Energy Guard”, che registra informazioni precise sul consumo istantaneo o relativo a una determinata fascia temporale, monitorando in tempo reale i consumi. Il tutto tramite
l’interfaccia grafica, intuitiva e userfriendly, di touch screen da 4,3 pollil i nda b | we si mpl i f y c onst ruc t i on
ci (della nuova serie civile Arké) o da
10 pollici (il Multimedia Video touch
screen di Eikon Evo).
Lindab Inside
Due contratti
Due sono i tipi di contratti di energia elettrica che si possono gestire:
a fasce orarie oppure di tipo a soglia,
per il quale è previsto un massimo di
consumo energetico mensile. I dati
necessari per fare riferimento alla
tipologia di contratto che si è scelta
possono essere inseriti attraverso un
menù di configurazione chiaro e facile da impostare.
Lindab Inside
Lindab Inside
Lindab Inside
Visualizzazione
giornaliera,
settimanale,
mensile o annuale
La visualizzazione del consumo di
energia, invece, può essere giornaliera, settimanale, mensile o annuale a
seconda della scala di tempo impostata (ore, giorni, settimane, mesi).
In questo modo si avrà uno storico
completo dell’utilizzo di energia nella propria abitazione e un’idea precisa dei picchi di prelievo. E se si sfora la
soglia prevista un’icona di colore rosso lo segnala subito.
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La soluzione su misura per la
ventilazione residenziale
Puoi evitare inutili sprechi di energia, migliorare la qualità dell’aria e ridurre i costi di
climatizzazione della tua abitazione!
Tutto grazie al controllo e all’impiego dell’energia contenuta nell’aria indoor: sistema di
distribuzione Lindab Safe® ad elevata classe di tenuta, recuperatori di calore ad alto rendimento,
report di progetto dettagliato con layout dell’impianto, valutazione delle prestazioni e specifiche
tecniche dei componenti.
Lo chiamiamo semplicemente Lindab Inside, per un miglior standard della tua abitazione!
Novità Prodotti
UNITà DI CONTROLLO PER
LA VENTILAZIONE CON
MONITORAGGIO A DISTANZA
Sempre più impianti utilizzati in ambito domestico vengono integrati in un’unica rete e possono
essere controllati attraverso una singola unità di controllo. Lodam Electronics, società del gruppo
Bitzer, ha presentato la sua nuova unità di controllo per la ventilazione che combina opzioni per il funzionamento e il monitoraggio a distanza.
Il sistema può essere combinato con una pompa di calore, pannelli solari e impianti fotovoltaici ed èprovvisto di un modulo Ethernet con web server integrato per consentire la comunicazione esterna. La soluzione web
server non solo permette agli utenti finali di accedere al loro sistema da remoto tramite computer o smartphone, ma assicura anche ai produttori di pompe di calore e sistemi di ventilazione la possibilità di rendere i loro prodotti compatibili con Smart Grid.
Oltre all’accesso remoto, l’estensione dell’interfaccia in internet consente di gestire un web server in linea con l’immagine aziendale specifica di
un produttore, offrendo ai clienti finali un’interfaccia pratica e facile da utilizzare.
www.lodam.com
POMPA MULTISTADIO ORIZZONTALE
Lowara e-HM è la nuova gamma di pompe per soluzioni di pressurizzazione idrica in ambito residenziale prodotta da Xylem. Caratterizzata da valori di portata fino a 29 m³/h e pressione massima fino a 16 bar,
la gamma ha un numero di configurazioni che permette all’utente di incontrare esigenze specifiche come, ad esempio, nell’ambito di alimentazione idrica e impianti di pressurizzazione per
riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria. Inoltre, abbinato a Hydrovar, sistema di controllo intelligente della velocità, il prodotto, secondo quanto dichiarato dall’azienda, è in grado di generare livelli di risparmio energetico fino al 30% superiori rispetto all’edizione precedente.
Versioni
Lowara e-HM è disponibile come pompa compatta o come parte di un sistema “plug & pump” dotato di serbatoio e controlli di velocità fissa o variabile, per soluzioni “chiavi in mano”. Nella modalità a velocità fissa, il prodotto offre una soluzione base con un serbatoio più capiente. L’opzione a velocità variabile consente di regolare la velocità della
pompa in funzione della richiesta, riducendo notevolmente il consumo di energia, mentre l’opzione a velocità variabile previene lo sviluppo di colpi d’ariete durante la fase di spegnimento dell’impianto.
www.lowara.it
COMPRESSORI SCROLL PER APPLICAZIONI IN BASSA TEMPERATURA
Danfoss estende la propria gamma di compressori scroll
MLZ progettati per media temperatura, con la gamma LLZ
per bassa temperatura. La nuova gamma, composta da 4
modelli, offre una capacità di raffreddamento da 2,7 a 7 kW
(da 4 a 10 HP) come standard e 3,9-9,9 kW con il kit economizzatore - iniezione di vapore - con refrigerante R404A.
8
#21
Campi di applicazione
Il prodotto è particolarmente adatto per applicazioni di refrigerazione a bassa temperatura per: celle frigorifere, macchine per il ghiaccio e spazi di stoccaggio a freddo in mini-markets/supermarkets, ristoranti, negozi, stazioni di servizio, catena del freddo.
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Comfort ed efficienza tutto l’anno.
Per ogni tipo di impianto.
I sistemi ibridi ELCO integrano i vantaggi
della pompa di calore e della caldaia a condensazione.
Le migliori prestazioni nel riscaldamento, il raffrescamento
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due tecnologie e un solo dispositivo di integrazione e regolazione.
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la pompa di calore reversibile con compressore inverter che offre
compattezza, versatilità ed elevate prestazioni. Tutto l’anno.
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la caldaia a condensazione con rendimento 4 stelle, modulazione
di potenza 1:10 e circolatore modulante a basso consumo.
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il modulo che integra le fonti, assicurando la distribuzione sulle zone
e la produzione di acqua calda tramite la propria regolazione di sistema.
Regolamento Ue 305/2011
Anche per
gli impianti
servirà la DOP
Con il nuovo regolamento sui prodotti da
costruzione, l’attestato di conformità previsto
dalla Direttiva 89/106 è sostituito dalla
dichiarazione di prestazione, accompagnata
dalla marcatura CE che prevede la verifica
in laboratorio di alcuni valori prestazionali
a cura della Redazione
I
l 24 aprile 2011entra in vigore del regolamento
europeo n. 305/2011 “Construction Production
Regulation” (CPR) che abroga la Direttiva 89/106/
CEE Prodotti da Costruzione (CPD) e fissa le condizioni armonizzate per la commercializzazione
degli stessi. Lo scorso 1° luglio 2013 sono diventati cogenti anche gli articoli da 3 a 28, da 36 a 38,
da 56 a 63, l’articolo 65 e l’articolo 66 nonché gli
allegati I, II, III e V di questo regolamento che interessa l’immissione sul mercato.
10
#21
Sette requisiti di base
Come già la CPD il CPR considera che siano
le costruzioni nel loro insieme ad essere adatte
all’uso cui sono destinate e debbano soddisfare una serie di requisiti di base. Il CPR elenca
e descrive sette requisiti di base (si veda Tabella 1)
delle opere di costruzione (RBC, citati spesso con
la sigla inglese BWR basic works requirements)
che “devono” essere soddisfatti:
• BWR 1 Resistenza meccanica e stabilità;
• BWR 2 Sicurezza in caso di incendio;
• BWR 3 Igiene, salute e ambiente;
• BWR 4 Sicurezza e accessibilità
nell’uso;
• BWR 5 Protezione contro il rumore;
• BWR 6 Risparmio energetico e
ritenzione del calore;
• BWR 7 Uso sostenibile delle risorse
naturali.
Nonostante venga riconosciuto ai
Direttiva sui Prodotti da Costruzione 89/106/CEE (CPD)
Regolamento sui Prodotti da Costruzione No 305/2011 (CPR)
➔
➔
Requisiti Essenziali (ERs)
1 Resistenza meccanica e stabilità
L’opera deve essere concepita e costruita in modo che le azioni cui può essere
sottoposta durante la costruzione e l'utilizzazione non provochino:
• il crollo dell'intera opera o di una sua parte;
• deformazioni di importanza inammissibile;
• danni ad altre parti dell'opera o alle attrezzature principali o accessorie in seguito a una deformazione di primaria importanza degli elementi portanti;
• danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati.
2 Sicurezza in caso di incendio
L’opera deve essere concepita e costruita in modo che, in caso di incendio:
• la capacità portante dell'edificio possa essere garantita per un periodo di tempo determinato;
• la produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all'interno delle opere siano limitate;
• la propagazione del fuoco ad opere vicine sia limitata;
• gli occupanti possano lasciare l'opera o essere soccorsi altrimenti;
• sia presa in considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.
3 Igiene, salute e ambiente
L'opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l'igiene o la salute degli occupanti o dei vicini e in particolare in modo da non provocare:
• sviluppo di gas tossici;
• presenza nell'aria di particelle o di gas pericolosi;
• emissione di radiazioni pericolose;
• inquinamento o tossicità dell'acqua o del suolo;
• difetti nell'eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi;
• formazione di umidità su parti o pareti dell'opera.
4 Sicurezza nell'impiego
L'opera deve essere concepita e costruita in modo che la sua utilizzazione non comporti rischi di incidenti inammissibili, quali scivolate, cadute, collisioni, bruciature, folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosioni.
5 Protezione contro il rumore
L'opera deve essere concepita e costruita in modo che il rumore cui sono sottoposti gli occupanti e le persone situate in prossimità si mantenga a livelli che non
nuocciano alla loro salute tali da consentire soddisfacenti condizioni di sonno, di
riposo e di lavoro.
6 Risparmio energetico e ritenzione di calore
L'opera ed i relativi impianti di riscaldamento, raffreddamento ed aerazione devono
essere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia durante l'utilizzazione dell'opera sia moderato, tenuto conto delle condizioni climatiche del luogo,
senza che ciò pregiudichi il benessere termico degli occupanti.
Requisiti di base delle opere di costruzione (BWRs)
I 6 REQUISITI ESSENZIALI
SONO MANTENUTI
E PRENDONO IL NOME
DI
“REQUISITI DI BASE
DELLE OPERE DI COSTRUZIONE”
il risultato del processo di valutazione e verifica
della costanza di prestazione del prodotto medesimo ed è fornita dal fabbricante in una copia per
ciascun elemento commercializzato.
La dichiarazione di prestazione descrive la prestazione dei prodotti da costruzione in relazione
alle loro caratteristiche essenziali, conformemente
alle pertinenti specifiche tecniche armonizzate o
in presenza di una valutazione tecnica europea.
Pertanto i prodotti che non sono regolati da norme
armonizzate non sono toccati dal regolamento.
I contenuti della dichiarazione di prestazione
sono riportati nell’Allegato III al Regolamento e
comprendono, tra l’altro:
• il riferimento del prodotto-tipo;
• il sistema di valutazione delle prestazioni (1+, 1,
2+, 2, 3 o 4) e i riferimenti delle specifiche tecniche armonizzate applicabili;
• l’uso previsto del prodotto;
• l’elenco delle caratteristiche essenziali, di cui
almeno una deve essere dichiarata;
• le lettere NPD laddove la prestazione non sia
determinata.
Un documento che accompagna
sempre il prodotto
7 Impiego sostenibile delle risorse naturali
Tale requisito prevede che un’opera debba essere progettata,
costruita, gestita e demolita in modo che l’impiego delle risorse naturali sia sostenibile e al tempo stesso assicurando
la riciclabilità dell’opera e dei materiali dopo la demolizione,
la durabilità, nonché che le materie prime e secondarie utilizzate siano compatibili dal punto di vista ambientale. Si prende pertanto in considerazione l’intero ciclo di vita dell’opera.
Tabella 1 – Quadro legislativo di riferimento e i requisiti
di base che i prodotti da costruzione devono rispettare
Per quanto riguarda la sua redazione e distribuzione, accanto alla conferma di regole già previste per la Dichiarazione di conformità (redatta dal
fabbricante prima dell’immissione del prodotto
sul mercato, contiene le informazioni sulla prestazione del prodotto come definite nella specifica
tecnica armonizzata di riferimento, fornita nella
soli Stati Membri il potere di specificare i requisiti applicabili alle costruzioni, lo scopo di elencare e descrivere
questi BWR nel CPR è quello di mettere in luce che i requisiti legali che
si applicano alle costruzioni e che
restano di competenza degli Stati
Membri hanno una diretta correlazione con i requisiti dei prodotti da
costruzione. Questo significa che per
progettare e costruire un edificio in
modo tale che soddisfi la stabilità
strutturale minima definita a livello
nazionale, gli architetti, gli ingegneri
e le imprese debbono conoscere, per
esempio, la resistenza meccanica dei
prodotti da usare. A tale fine il CPR
usa i BWR come riferimento ausiliario
ed introduce il termine caratteristiche
essenziali, che sono quelle “caratteristiche del prodotto da costruzione
che si riferiscono ai requisiti di base
delle opere di costruzione”.
Questa definizione implica che i
prodotti possono avere altre caratteristiche “non essenziali” che possono
La CPD, in vigore da 22 anni, necessitava una riformulazione e un aggiornamento. Era ormai unanimamente sentita
l’esigenza di definire con maggior evidenza gli obiettivi e
facilitarne l’applicazione, semplificare le procedure e sopratutto di accrescere la credibilità della marcatura CE. Questi
i principali obiettivi che il Cpr si è posto:
Chiarezza
• non ci sarà più bisogno di linee guida perché il regolamento
non deve essere recepito a livello nazionale, con possibilità di interpretazioni differenti, ma è immediatamente
operativo in tutti gli Stati Membri, nello stesso modo;
• sono garantite informazioni precise e affidabili relative
alle prestazioni dei prodotti;
• l’apposizione della marcatura CE attesta che il prodotto
è conforme alle prestazioni dichiarate;
• sono definiti i diversi operatori (fabbricanti, importatori, mandatari, distributori) e sono chiarite le relative
responsabilità.
Credibilità
• è stata migliorata la sorveglianza sul mercato tramite
l’istituzione di organismi di controllo a livello nazionale;
• sono stati rafforzati e chiariti i criteri per la designazione
degli enti notificati, coinvolti nella valutazione e verifica dei prodotti da costruzione.
IL NUOVO 7° REQUISITO DI BASE PREVISTO DAL CPR
➔
comunque essere importanti (per esempio il colore)
ma non comportano implicazioni legali e pertanto non possono costituire barriera legale alla
libera commercializzazione.
Il CPR conseguentemente limita strettamente
la Dichiarazione di Prestazioni e la marcatura CE
alle sole caratteristiche essenziali del prodotto.
La dichiarazione di prestazione
sostituisce l’attestato di conformità
Oltre all’introduzione del settimo requisito, quello
inerente l’ “uso sostenibile delle risorse naturali” —
che però necessita di alcuni chiarimenti da parte
del CEN (Comitato Europeo di Normazione) per
capire come potrà essere trasferito alle prestazioni dei prodotti da costruzione — la seconda e
più importante novità del Regolamento 305/11 è
l’introduzione della Dichiarazione di Prestazione
(DoP) che va a sostituire la dichiarazione di conformità prevista dal CDP.
Mentre l’attestato di conformità poteva consistere, a seconda della classe di rischio del prodotto,
in una dichiarazione di conformità del fabbricante
oppure in un certificato di conformità rilasciato
da un organismo riconosciuto, la dichiarazione di
prestazione è, per qualsiasi tipologia di prodotto,
Perché un nuovo Regolamento
#21
11
Immissione vs Messa a disposizione sul mercato
Non è stato previsto un periodo di coesistenza durante il quale i prodotti possano
essere immessi sul mercato sia sotto la CPD che sotto il CPR, tuttavia i prodotti da
costruzione che sono stati immessi sul mercato da un fabbricante o da un importatore in accordo alla CPD prima del 1 luglio 2013 sono considerati, dopo tale data,
anche conformi al CPR. Ciò significa che gli operatori economici che hanno ricevuto
forniture di prodotti da parte di fabbricanti o importatori prima del 1 luglio 2013 con
riferimento alla Direttiva possono distribuire tali prodotti anche dopo il 1 luglio 2013.
Il CPR non ha impatto sul contenuto tecnico dei metodi di valutazione delle prestazioni che sono esclusivamente contenuti nelle specifiche tecniche armonizzate, quindi le prove o i calcoli per la definizione del prodotto-tipo non devono
essere ripetuti fintantoché i metodi di prova e di calcolo indicati nelle norme
armonizzate di prodotto non cambiano. I fabbricanti possono quindi redigere le
Dichiarazioni di Prestazione per i loro prodotti sulla base di certificati rilasciati ai
fini delle dichiarazioni di conformità che sono stati emessi prima del 1 luglio 2013.
Il CPR definisce inoltre i termini “immissione sul mercato” e “messa a disposizione
sul mercato”, che corrispondono a precisi momenti nel tempo nella fornitura di
prodotti per costruzioni.
lingua o nelle lingue richieste dallo
Stato membro in cui il prodotto è
messo a disposizione) ne vengono
introdotte di nuove:
• deve essere redatta in base al
modello di cui all’allegato III del CPR;
• deve essere accompagnata
dalle informazioni sulle sostanze
pericolose
• e, soprattutto, deve essere distribuita ogni volta che il prodotto è
messo a disposizione del mercato,
in formato cartaceo o elettronico.
Al contrario di quanto previsto
dalla CPD, per cui la Dichiarazione di
conformità rimane al fabbricante e
deve essere consegnata solo dopo
richiesta, la DoP è un documento
che accompagna sempre il prodotto.
Il fabbricante può fornire la DoP in
modo attivo (cioè senza che sia il
cliente a richiedergliela) in forma cartacea o tramite mezzi elettronici (fax,
email, supporto dati, ecc.), in alternativa il fabbricante può fornire una
copia della DoP (in modo passivo e
sarà il cliente a scaricarla) su un sito
web in conformità con le condizioni
che sono in fase di definizione da
parte Commissione Europea con un
cosiddetto “atto delegato”.
Deroghe alla dichiarazione
di prestazione
Il Regolamento prevede delle
deroghe alla dichiarazione di prestazione. Tali deroghe, indicate all’articolo 5, intervengono quando un
prodotto è fabbricato in esemplare
unico o su misura in un processo
12
#21
Messa a disposizione sul mercato
La messa a disposizione sul mercato significa qualsiasi “fornitura, a titolo oneroso o gratuito, di un prodotto da costruzione perché sia distribuito o usato sul
mercato dell’Unione nel corso di un’attività commerciale”. Mettere a disposizione
sul mercato in altre parole indica quel momento nel tempo in cui un prodotto da
costruzione cambia di proprietà.
Immissione sul mercato
L’immissione sul mercato, significa “la prima messa a disposizione di un prodotto
da costruzione sul mercato dell’Unione”. Questo significa che i patti che si applicano nel momento in cui un prodotto è messo a disposizione sul mercato si applicano anche al momento in cui è immesso sul mercato ma non viceversa.
Di conseguenza solo i fabbricanti o gli importatori possono immettere un prodotto sul mercato mentre ogni altro operatore economico lungo tutta la catena
di fornitura mette a disposizione il prodotto al successivo operatore o al cliente
finale. Secondo il CPR un operatore economico è “il fabbricante, l’importatore, il
distributore o il mandatario del fabbricante”.
Tabella 2 – PROGRAMMI DI LAVORO DEI CEN/TC SOTTO CPD/CPR. Per la trasformazione
delle norme europee in norme europee candidate armonizzate il CEN e la Commissione hanno
lavorato congiuntamente nell’arco degli anni alla preparazione di un modello di appendice
ZA, che stabilisce quali punti della norma devono essere utilizzati per la marcatura CE. Con
l’approvazione del Nuovo Regolamento Europeo sui Prodotti da Costruzione, i comitati tecnici
e i consulenti del Cen stanno cercando di risolvere le principali problematiche Fonte: U&C luglio 2013, UNI
PROGRAMMI DI LAVORO DEI CEN/TC SOTTO CPD/CPR
CEN/TC 33
CEN/TC 38
CEN/TC 46
CEN/TC 50
CEN/TC 51
CEN/TC 67
CEN/TC 69
CEN/TC 72
CEN/TC 88
CEN/TC 89
CEN/TC 92
CEN/TC 99
CEN/TC 104
CEN/TC 112
CEN/TC 121
CEN/TC 124
CEN/TC 125
CEN/TC 126
CEN/TC 127
CEN/TC 128
CEN/TC 129
CEN/TC 130
CEN/TC 132
CEN/TC 133
CEN/TC 134
CEN/TC 135
CEN/TC 154
CEN/TC 155
CEN/TC 156
CEN/TC 163
CEN/TC 164
CEN/TC 165
CEN/TC 166
CEN/TC 167
CEN/TC 175
CEN/TC 177
CEN/TC 178
CEN/TC 185
CEN/TC 189
Doors, windows, shutters, building hardware and curtain walling
Durability of wood and derived materials
Oil stoves
Lighting columns and spigots
Cement and building limes
Ceramic tiles
Industrial valves
Automatic fire detection systems
Thermal insulating materials and products
Thermal performance of buildings and building components
Water meters
Wallcoverings
Concrete and related products
Wood-based panels
Welding
Timber structures
Masonry
Acoustic properties of building products and of buildings
Fire safety in buildings
Roof covering products for discontinuous laying and
products for wall cladding
Glass in building
Space heating appliances without integral heat sources
Aluminium and aluminium alloy
Copper and copper alloys
Resilient, textile and laminate floor coverings
Execution of steel structures and aluminium structures
Aggregates
Plastic piping systems and ducting systems
Ventilation for buildings
Sanitary appliances
Water supply
Waste water engineering
Chimneys
Structural bearings
Round and sawn timber
Prefabricated reinforced components of autoclaved
aerated concrete or light-weight aggregate concrete
with open structure
Paving units and kerbs
Fasteners
Geosynthetics
CEN/TC 191
CEN/TC 192
CEN/TC 193
CEN/TC 203
CEN/TC 208
CEN/TC 217
CEN/TC 226
CEN/TC 227
CEN/TC 229
CEN/TC 236
CEN/TC 241
CEN/TC 246
CEN/TC 249
CEN/TC 250
CEN/TC 254
CEN/TC 266
CEN/TC 277
CEN/TC 295
CEN/TC 297
CEN/TC 298
CEN/TC 303
CEN/TC 312
CEN/TC 336
CEN/TC 339
CEN/TC 340
CEN/TC 342
CEN/TC 349
CEN/TC 350
CEN/TC 351
CEN/TC 357
CEN/TC 361
CEN/TC 393
ECISS/TC 103
ECISS/TC 104
ECISS/TC 105
ECISS/TC 109
ECISS/TC 110
ECISS/TC 111
Fixed firefighting systems
Fire service equipment
Adhesives
Cast iron pipes, fittings and their joints
Elastomeric seals for joints in pipework andpipelines
Surfaces for sports areas
Road equipment
Road materials
Precast concrete products
Non-industrial manually operated shut-off valves for
gas and particular combinations valves- other products
Gypsum and gypsum based products
Natural stones
Plastics
Structural Eurocodes
Flexible sheets for waterproofing
Thermoplastic static tanks
Suspended ceilings
Residential solid fuel burning aplliances
Free-standing industrial chimneys
Pigments and extenders
Floor screeds and in-situ floorings in buildings
Thermal solar systems and components
Bituminous binders
Slip resistance of pedestrian surfaces - Methods of
evaluation
Anti-seismic devices
Metal hoses, hose assemblies, bellows and expansion
joints
Sealants for joints in building construction
Sustainability of construction works
Construction Products - Assessment of release of dangerous substances
Project Committee - Stretched ceilings
Polymer modified bituminous thick coatings for waterproofing - Definitions/requirements and test methods
Equipment for storage tanks and for filling stations
Structural steels other than reinforcements
Concrete reinforcing and prestressing steels
Steels for heat treatment, alloy steels, free-cutting steels
and stainless steels
Coated and uncoated flat products to be used for cold
forming
Steel tubes and iron and steel fittings
Steel castings and forgings
non di serie, su ordine specifico di un
committente, ed è installato in un’opera singola ed identificata; oppure
quando un prodotto è fabbricato sul
cantiere dell’opera cui è destinato;
oppure ancora quando il prodotto
è fabbricato con metodi tradizionali
o con metodi atti alla conservazione
del patrimonio storico-architettonico e mediante un processo non
industriale per il restauro di opere
di rilevanza storica o architettonica.
Per i prodotti da costruzione per
i quali era stato emanato un decreto
di attuazione della Direttiva, ovvero:
accessori per serramenti (D.M. 5 marzo
2007); isolanti termici (D.M. 5 marzo
2007); aggregati (D.M. 11 aprile 2007);
appoggi strutturali (D.M. 11 aprile 2007
e D.M. 16 novembre 2009); geotessili
e prodotti affini (D.M. 11 aprile 2007);
aggregati per conglomerati bituminosi (D.M. 16 novembre 2009), si
deve intendere che rimane valido l’elenco delle caratteristiche essenziali
da dichiarare obbligatoriamente, specificato per ciascun prodotto nel corrispondente decreto (per le
caratteristiche essenziali non obbligatorie il fabbricante può riportare la dicitura NPD).
La marcatura CE
La dichiarazione di prestazione è accompagnata dalla marcatura CE, l’unica marcatura che
attesta la conformità del prodotto da costruzione
alla prestazione dichiarata in relazione alle caratteristiche essenziali.
La marcatura CE è apposta in modo visibile,
leggibile e indelebile sul prodotto, su un’etichetta
ad esso applicata, oppure, se ciò fosse impossibile
o ingiustificato a causa della natura del prodotto,
sull’imballaggio o sui documenti di accompagnamento. Essa è seguita da:
• ultime due cifre dell’anno in cui è stata apposta per la prima volta;
• nome e indirizzo del fabbricante;
• riferimento del prodotto-tipo;
• numero di riferimento della dichiarazione di
prestazione;
• livello o classe della prestazione dichiarata;
• riferimento alla specifica tecnica armonizzata
applicata;
• numero di identificazione dell’organismo notificato, se del caso;
• uso previsto del prodotto.
La marcatura CE (come recita l’articolo 30 del
regolamento (UE) n. 765/200813 che costituisce
il riferimento principale per la commercializzazione di tutti i prodotti sul mercato Interno UE
ed cui il CPR si adegua) deve essere la sola marcatura che attesta la conformità del prodotto ai
requisiti applicabili della legislazione di armonizzazione comunitaria che ne richiede l’apposizione.
Altre marcature o marchi diversi dalla marcatura CE possono essere usati solo se aiutano a
migliorare la protezione dell’utilizzatore del prodotto da costruzione e forniscono informazioni
aggiuntive non coperte dalla marcatura CE.
Gli Stati Membri non possono proibire o impedire la messa a disposizione di prodotti marcati
CE. Inoltre uno Stato Membro non può proibire o
impedire l’uso di un prodotto marcato CE nel proprio territorio o sotto la propria responsabilità fintanto che la prestazione dichiarata corrisponde al
requisito nazionale per tale uso sempre che siano
definiti dei requisiti per il prodotto.
n
Esempio di DoP per le serrande tagliafuoco
QUALI PRODOTTI DOVRANNO AVERE LA DOP?
L’elenco sempre aggiornato delle norme armonizzate, quindi dei prodotti toccati dal regolamento 301/11, citate in Gazzetta Ufficiale Europea si trova a questo indirizzo:
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/european-standards/harmonised-standards/construction-products/index_en.htm
#21
13
Le leggi sulla progettazione energetica
?
Il professionista
e la
progettazione
energetica:
amore o odio
di Francesca R. d’Ambrosio Alfano e Luca A. Piterà*
1
Dalla Legge 10/91
al Decreto 63/2013
Cosa cambia e cosa non cambia nel valzer della
legislazione sull’efficienza energetica in Italia
I
l 6 giugno scorsoè entrato in vigore il Decreto
Legge 63, recante “Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla
prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla
Commissione europea, nonché altre disposizioni in
materia di coesione sociale”. Come suggerito nella
presentazione del Decreto, apparsa nel numero
di giugno di questa rivista, a dispetto dell’altisonante titolo si tratta dell’ennesimo “decreto pezza”
messo su in fretta per rispondere alle procedure di
infrazione aperte dalla Commissione nei confronti
del nostro Paese per il mancato recepimento della
Direttiva e per problematiche legate all’attestato
14
#21
di certificazione energetica e all’informazione al
pubblico in caso di trasferimenti e locazioni. Se si
pensa che l’Italia ha avuto tre anni per recepire la
Direttiva Europea, viene da chiedersi perché si sia
atteso tanto tempo, riducendosi all’istante successivo all’ultimo momento utile.
Il Decreto 63/13 si inserisce nella scia dei tanti strumenti legislativi che si sono susseguiti dal 2005 ad
oggi, a partire dal DLgs 192/05 fino al DM 26/06/09
(le cosiddette Linee Guida), e segna la strada per
decreti a venire. Infatti, la storia infinita della legislazione italiana sul risparmio energetico in edilizia
non finirà qui, nel senso che la grande novità della
Direttiva 31 sta nel fatto che da qui a qualche anno
gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a
energia quasi zero (dal 2018 gli edifici
pubblici, di proprietà o comunque
occupati da enti pubblici, dal 2020
tutti gli altri): di tutto ciò nel DL 63/13
non vi è traccia, ma si demanda a
decreti successivi. Inoltre, il Decreto
63/13 non ha chiarito le idee, anzi ha
contribuito a confonderle ulteriormente, come ampiamente testimoniato dal fatto che già il 25 giugno il
MSE ha dovuto inviare una circolare
di chiarimenti della quale si parlerà in
seguito. Inoltre, il 3 luglio il Senato ha
approvato in prima lettura il documento “Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 4
giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della
direttiva 2010/31/UE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione
delle procedure d’infrazione avviate
dalla Commissione europea, nonché
altre disposizioni in materia di coesione sociale” che appunto modifica il 63/13, a solo un mese dalla
sua pubblicazione, e lo integra nel
processo di conversione. Sembra un
remake della L.10/91, che prevedeva
a 180 giorni l’emanazione di Decreti
attuativi, uno dei quali pubblicato
in Gazzetta Ufficiale solo il 2 agosto
2005, con circa 14 anni di ritardo sulla
data prevista e circa 2 mesi prima
della pubblicazione del DLgs 192/05,
attuativo della Direttiva 2002/91, sulla
Gazzetta Ufficiale del 23 settembre
2005. Per non parlare proprio del
192/05: sul S.O. alla Gazzetta Ufficiale
15/10/2005 (circa 20 giorni dopo l’uscita del Decreto) è stato pubblicato
il testo aggiornato, corredato delle
relative note; il regime transitorio, la
cui durata era prevista in 120 giorni,
è stato interrotto solo ad aprile 2009
(con più di 4 anni di ritardo), con la
pubblicazione del DPR59/09 il quale,
a sua volta, faceva riferimento alle linee guida che
sono state pubblicate a giugno 2009. Se poi si
pensa che la L.10/91 per molti versi anticipava di
11 anni la Direttiva Europea 2002/91/UE, per esempio prevedendo il calcolo del fabbisogno energetico e il certificato energetico, e che non è mai
stata fatta rispettare seriamente viene da chiedersi se si è in un incubo o su “scherzi a parte”.
Sulla Gazzetta Ufficiale del 27 giugno 2013 sono
stati pubblicati il DPR 16 aprile 2013, n. 75, attuativo del DLgs 192/05, che finalmente definisce i
requisiti professionali e i criteri di accreditamento
per assicurare la qualificazione e l’indipendenza
degli esperti e degli organismi cui affidare la certificazione energetica degli edifici, e il DPR 74, che
regola i criteri generali per l’esercizio, la conduzione, il controllo, la manutenzione e le ispezioni
agli impianti per la climatizzazione. Ambedue i
DPR erano previsti entro il mese di gennaio 2006
dal 192/05, ma addirittura entro il mese di aprile
1991 dalla L. 10/91, in attuazione della quale fu
emanato il DPR 412/99, successivamente modificato e attualmente ancora in vigore in alcune sue
parti; finalmente sono stati pubblicati, in risposta a una procedura di infrazione aperta contro
l’Italia nel lontano 2006. Verrebbe da dire “meno
male che c’è la Commissione Europea”, se non
fosse che il ritardo nella risposta alla procedura
ha determinato il deferimento dell’Italia alla Corte
di Giustizia nel 2012 e non è facile capire se il
nostro Paese sia stato condannato alla sanzione
pecuniaria, che consiste nel pagamento di circa
10 mila euro con una penalità di mora che può
oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno
di ritardo nel pagamento, a seconda della gravità dell’infrazione a monte. Ovviamente, paga
Pantalone. È forse il caso di ricordare, a questo
proposito, che anche il ritardo nel recepimento
della EPBD recast, poi risolto formalmente con la
pubblicazione del 63/13, ci è costato un procedimento di infrazione.
In tutto ciò, si inseriscono i dispositivi legislativi
riguardanti l’utilizzo delle fonti rinnovabili, in particolare il DLgs 28/11 e quelli riguardanti gli incentivi, ad esempio il Decreto MSE 28.12.2012, noto
come Conto Termico, che a loro volta presentano
luci e ombre, come evidenziato dai position paper
di AiCARR disponibili sul sito dell’Associazione, e
che non sempre sono coerenti con i vincoli dettati
da altre norme o leggi, come si dirà nel seguito.
Altro aspetto da non trascurare è quello normativo: le norme a corredo della Direttiva 2002/91
sono tantissime e molte sono in revisione per renderle conformi alle novità introdotte dalla Direttiva
2010/31; in attesa della versione aggiornata, il
Decreto prevede che le metodologie di calcolo
delle prestazioni energetiche degli edifici siano la
raccomandazione CTI 14/2013 “Prestazioni energetiche degli edifici – Determinazione dell’energia primaria e della prestazione energetica EP per
la classificazione dell’edificio” (in alternativa alle
norme UNI sullo stesso argomento e alle norme
che verranno) e le specifiche tecniche della serie
UNI TS 11300: le parti 1 e 2 sono già disponibili
nella versione aggiornata, la 3 è in revisione e la
4 richiederebbe una revisione seria.
n
#21
15
Il ruolo e
i problemi del
progettista termotecnico
2
Non solo è necessario un costante aggiornamento,
ma il progettista termotecnico deve fare i conti anche
con l’integrazione architettonica delle rinnovabili,
le prestazioni energetiche e la committenza
I
l professionista,a meno che non decida di subire
passivamente quanto succede e di utilizzare i
software a prescindere dalla conoscenza del problema (atteggiamento assolutamente sbagliato,
comprensibile data la complessità della situazione ma
comunque non giustificabile), deve tenersi costantemente aggiornato su ciò che succede, non solo
16
#21
dal punto di vista tecnico e tecnologico, ma anche
da quello legislativo-normativo. Gli strumenti per
informarsi non mancano: portali e riviste tecniche,
bollettini legislativi; purtroppo, però, l’informazione
in genere non è integrata, nel senso che le novità
vengono pubblicizzate ma non sempre contestualizzate nel quadro generale. La conseguenza è che
alla fine ci si affida al programma di
calcolo, i cui aggiornamenti spesso
hanno un costo (come d’altra parte
è giusto che sia, considerato che le
case di software non sono enti di
beneficenza) e si rischia di perdere
il controllo sul risultato finale del
calcolo, che si può avere solo se si
ha la padronanza del processo. Ma
i problemi non finiscono qui, anzi.
Qui di seguito proviamo a dare degli
esempi di come la vita di un progettista termotecnico sia dura.
Il progetto termotecnico
Probabilmente uno dei problemi
maggiori è relativo al fatto che un
corretto progetto termotecnico prevede la perfetta osmosi tra il progetto dell’involucro e quello degli
impianti: ciascuno dei due aspetti
diventa complementare per l’altro
e la sempre più stringente necessità
di integrazione architettonica delle
fonti rinnovabili non fa che esaltare
questa esigenza. A questo punto
intervengono le competenze, nel
senso che il progettista termotecnico viene generalmente coinvolto
nel processo progettuale solo se si
tratta di edifici di certe dimensioni e,
talvolta, se si prevede un impianto
HVAC che non sia quello a caldaia a
condensazione con termosifoni. Ma
anche in questo caso, la disponibilità di software fa pensare a tutti di
essere in grado di affrontare il fai da
te. Infatti, per progetti di edifici di piccole dimensioni, soprattutto destinati
al monoresidenziale, generalmente
il progettista delle strutture tende
a non coinvolgere il termotecnico,
affidando all’idraulico il dimensionamento dell’impianto di riscaldamento, e ormai anche quello di
climatizzazione estiva, e a un qualunque tecnico abilitato la redazione
del certificato energetico. Nel caso
dei grandi edifici e di quelli destinati
a terziario per fortuna la sensibilità
sui problemi energetici va aumentando e il termotecnico viene spesso
chiamato ad affrontare la progettazione energetica in maniera olistica, come è giusto che sia.
Le fonti rinnovabili
L’integrazione architettonica delle
fonti rinnovabili è un altro problema.
Si parta con il fotovoltaico: purtroppo
non sempre è possibile sfruttarlo a
dovere per esempio per mancanza
di spazio in copertura, per vincoli
architettonici e paesaggistici e per
questioni legate alle ombre portate,
in copertura o in facciata. Per il solare
termico tradizionale sussistono più
o meno gli stessi problemi che per
il fotovoltaico, generalmente aggravati dalla presenza degli accumuli e della rete idronica di collegamento. L’eolico, recentemente introdotto
in edilizia nella versione ad asse verticale, pone
anch’esso problemi di spazio, raramente risolti.
Le biomasse richiedono spazi esterni per l’approvvigionamento e deposito, ma soprattutto
pongono problemi di qualità dell’aria legati alla
emissione di polveri. Per quanto riguarda invece
il calcolo dell’energia ricavabile da fonte rinnovabile così come previsto dal DLgs. 28/11, le cose si
complicano ulteriormente. Nel caso delle pompe
di calore, si rimanda al position paper di AiCARR
sull’argomento (AiCARR, 2012), nel quale questo
argomento è approfonditamente discusso. A questo proposito, si vuole sottolineare l’impossibilità
pratica di applicare la UNI TS 11300-4 in quanto i
dati prestazionali delle pompe di calore, in termini
di valori del COP alle varie temperature, sono stati
resi disponibili solo da alcuni costruttori.
Sempre in riferimento al DLgs 28/11, la sua
applicazione è spesso complicata nel caso delle
ristrutturazioni, a causa dell’impossibilità di utilizzare tecniche e tecnologie, per esempio per
vincoli architettonici.
Anche nel caso degli edifici industriali, dove in
genere non c’è problema di integrazione architettonica, il discorso è complesso, se non altro per i
vincoli logistici imposti dal layout dell’impianto
produttivo, che spesso impedisce l’utilizzo di vettore termico a bassa temperatura.
È vero che il Decreto parla espressamente di
Per applicazioni di sicurezza in zone
a rischio di esplosione per polveri e gas
Manometri Digitali
Manometri digitali a sicurezza intrinseca
Trasmettitori di Pressione
Trasmettitori di pressione a sicurezza
antideflagrante
Trasmettitori di pressione a sicurezza intrinseca
per applicazioni industriali
www.keller-druck.com
impedimento tecnico, il che mette il progettista
al riparo da sanzioni nel caso in cui non riesca a
rispettare le prescrizioni di legge, ma è altrettanto
vero che spesso l’impedimento viene invocato
(ovviamente giustificandolo in qualche modo)
anche quando non necessario e ciò penalizza
i professionisti seri. Qui intervengono poi i controlli, dei quali si parlerà in seguito.
Il calcolo delle prestazioni
energetiche
Passando poi al calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio, il DL 63/13 prevede la pubblicazione di uno o più decreti del Ministro dello
Sviluppo Economico che definiranno la metodologia di calcolo della prestazione energetica e le
sue modalità di applicazione, l’utilizzo delle fonti
rinnovabili negli edifici e la prestazione energetica degli edifici, le prescrizioni e i requisiti minimi
riferiti alle prestazioni energetiche degli edifici e
delle unità immobiliari, di nuova costruzione o
oggetto di ristrutturazioni importanti o di riqualificazioni energetiche, determinati con l’utilizzo
dell’edificio di riferimento (del quale non si sa
ancora nulla), in funzione della tipologia edilizia
e delle fasce climatiche. Come detto a proposito degli aspetti normativi, il Decreto riporta le
norme transitorie rispetto alle quali la circolare 25
giugno n. 12976 precisa che “nelle more dell’aggiornamento tecnico, le norme transitorie contenute all’articolo 9 del decreto legge 63/2003 per il
calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici
fanno riferimento al DPR 59/2009 e a specifiche
norme tecniche (UNI e CTI) già note”.
Va poi ricordato che alcune Regioni hanno
deliberato valore limite degli indicatori diversi da
quelli previsti a livello nazionale. Questo comporta
che il progettista ha l’obbligo di conoscere tutte
le disposizioni regionali per poter lavorare al di
fuori dei confini in cui abita, e fin qui nulla quaestio, ed è spesso costretto a “scambi” di piaceri
(e di file) con colleghi delle regioni interessate
o ad adeguare il proprio software di calcolo ai
differenti dispositivi regionali, attraverso l’acquisto dei vari pacchetti applicativi (sulla qualcosa
ci sarebbe da impostare una discussione con le
case di software). Il tutto in barba alla libera circolazione dei professionisti.
Altro bel problema è il rispetto delle norme
tecniche, che talvolta sono in contrasto tra loro e
spesso lo sono con i regolamenti di igiene comunali.
La committenza
Può sembrare una stupidaggine, ma anche la
committenza, soprattutto quella privata, può costituire un problema. Molte volte il committente, per
quanto illuminato, non accetta di dover rispettare
i vincoli di legge, sia in riferimento al fabbisogno
di energia che all’uso di fonti rinnovabili. Questo
atteggiamento, che può costituire un ostacolo formidabile, è dovuto a varie cause che vanno dagli
18
#21
aspetti economici (perché devo spendere oggi
tanto denaro per ridurre le spese di gestione) a
quelli estetici (non mi piacciono le schermature;
gli schermi li voglio all’interno; non mi piacciono
i pannelli sul tetto). Tristemente, molto spesso la
committenza meno sensibile a questi problemi
è proprio quella Pubblica Amministrazione che
invece dovrebbe costituire un esempio virtuoso
per il cittadino.
Gli stessi costruttori, in molti casi, non sono
ancora entrati nell’ordine di idee che gli edifici
devono autoprodurre energia. E a questo proposito, viene da parlare di nZEB.
Gli nZEB
Il 31 dicembre 2018 si avvicina a grandi passi. A
partire da questa data, gli edifici di nuova costruzione
che sono di proprietà delle pubbliche amministrazioni o comunque da queste occupati dovranno
essere edifici a energia quasi zero. Questa disposizione si applica a tutti gli edifici costruiti a partire dall’1 gennaio 2021.
È vero che la discussione sugli nZEB è ancora
vivace, si pensi alla questione ZEB/nZEB ampiamente discussa in un articolo del prof. Mazzareella
in questo stesso numero di AiCARR Journal, per
cui i progettisti sono un po’ disorientati, ma è
altrettanto vero che qualcosa a livello legislativo
dovrebbe cominciare a muoversi. E qui iniziano
(o ricominciano) le dolenti note cui si è già accennato nella storia di questa vicenda. La Direttiva
2010/31/UE e il Regolamento delegato 244/2012
introducono alcuni concetti nuovi rispetto alla
EPBD, in particolare l’obbligo di progettare edifici nZEB. Il Decreto, che sulla carta è il decreto
di recepimento della Direttiva, si limita all’art. 5
a rinviare a un decreto da pubblicare entro il 31
dicembre 2014, contenente il Piano d’azione destinato ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero: nessuna traccia di cosa si dovrà
fare per rispettare la scadenza del 2018. Il rischio
è che a fine anno 2018 venga pubblicato l’ennesimo strumento legislativo improvvisato e da
modificare subito, al quale professionisti e case
di software dovranno adeguarsi nel giro di brevissimo tempo. Tutto ciò, come sempre, a discapito della qualità del progetto.
I controlli
Altra spina dolente. Come spesso accade, i
controlli previsti dalla legge non vengono effettuati e ciò spinge alcuni progettisti a non rispettare gli obblighi nella certezza che non saranno
soggetti alle sanzioni previste. Tutto ciò penalizza coloro che operano eticamente, in quanto
il loro comportamento comporta tempi e costi
aggiuntivi.
La responsabilità è evidentemente da imputare
agli enti quali i Comuni, che si trincerano spesso
dietro la scusante della mancanza di personale da
dedicare a questa attività. Peccato che i controlli
sui progetti energetici degli edifici
erano previsti già nel 1976 dalla L.
373, per cui gli uffici tecnici hanno
avuto tutto il tempo di organizzarsi, e
che il risparmio energetico in edilizia
dovrebbe costituire una delle priorità della Pubblica Amministrazione.
Al solito, sembra un remake del film
visto proprio alla fine degli anni ’70,
quando le relazioni previste dalla L.
373 e consegnate ai Comuni erano
una raccolta di fogli più o meno
bianchi con la copertina che recava
la scritta “proprietario: Mario Rossi,
località: Carugate”: si trattava della
stampa della demo del programma
di calcolo di una nota casa produttrice di isolanti.
Miscellanea
Val la pena ricordare qualche altra
difficoltà cui va incontro il professionista. Per esempio, l’applicazione
dei protocolli di sostenibilità, che in
alcuni casi sono imposti dalla committenza e/o dai regolamenti regionali. In particolare, a creare problemi
talvolta è la differenziazione regionale di ITACA, il cui schema varia
appunto da regione a regione, che
comporta problemi simili a quelli
visti per il calcolo delle prestazioni
energetiche.
Un’altra attività che in questo
momento comincia a prendere piede,
ma che ci si augura si diffonda sempre più, è il commissioning, noto in
Italia dagli inizi degli anni ’90 ma
finora poco considerato, se non da
alcuni progettisti illuminati, e completamente ignorato dalla legislazione
vigente. Il commissioning, se fatto
con coscienza e accuratezza, è un
processo di qualità di grande importanza che, seppure comporti costi
per la sua applicazione, determina
una serie di risparmi sia di investimento sia nella vita utile dell’edificio.
Purtroppo non è facile farne capire
il valore e le potenzialità alla committenza, per cui i professionisti che
dispongono delle capacità per portarlo avanti spesso sono costretti a
non applicarlo.
n
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può risparmiare?
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N. 07
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7
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3
L
a prima cosa che viene da chiedersi,
a valle della pubblicazione del
DPR 75/13 è il significato del certificato energetico, anzi, dell’attestato
di prestazione energetica, visto che
siamo passati dall’ACE all’APE: il primo,
secondo la definizione riportata nel
DLgs 192/05, è il “documento redatto
nel rispetto delle norme contenute
nel presente decreto, attestante la
prestazione energetica ed eventualmente alcuni parametri energetici
caratteristici dell’edificio”; il secondo,
per il DPR 75/13, è il “documento,
redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto e rilasciato
da esperti qualificati e indipendenti
che attesta la prestazione energetica
di un edificio attraverso l’utilizzo di
specifici descrittori e fornisce raccomandazioni per il miglioramento
dell’efficienza energetica”. Questa questione, che potrebbe sembrare solo
formale, nasconde invece qualcosa
di ben più sostanziale. Innanzitutto
va detto che già la Direttiva 2002/91
prevedeva l’“energy performance certificate of a building” che in italiano
è stato tradotto “attestato del rendimento energetico di un edificio”
e nel 192/05 “attestato di certificazione energetica o di rendimento
energetico dell’edificio”. Quindi,
in qualche modo si può dire che
è stato sanato un errore iniziale di
traduzione. Fatto è che le case di software hanno dovuto modificare tutti
i modelli sostituendo “prestazione” a
“certificazione”; fin qui il fatto formale,
rispetto al quale sono comunque
sorti alcuni dubbi che la Circolare del
25 giugno n. 12976 ha fugato, precisando che in attesa che vengano
pubblicati i decreti di cui si è parlato
a proposito del calcolo delle prestazioni energetiche, bisogna redigere
l’APE “secondo le modalità di calcolo di cui al decreto del Presidente
20
#21
Siamo tutti (bravi)
certificatori
Come si può pensare di affidare una certificazione
energetica a professionisti che non hanno nemmeno idea
di come si affronta lo studio del sistema edificio-impianto?
della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, fatto salvo
nelle Regioni che hanno provveduto ad emanare
proprie disposizioni normative in attuazione della
direttiva 2002/91/CE”. Il fatto sostanziale è che il DL
63/11 definisce la prestazione energetica specificando, e questa è la novità, che è “la quantità annua
di energia primaria effettivamente consumata o
che si prevede possa essere necessaria per soddisfare, con un uso standard dell’immobile, i vari
bisogni energetici dell’edificio” e che “può essere
espressa in energia primaria non rinnovabile, rinnovabile, o totale come somma delle precedenti”.
Evidentemente nella definizione ci sono due errori:
il primo consiste nel fatto che una quantità di energia non rappresenta una prestazione, ma al limite
è un indicatore di una prestazione; il secondo è
legato al concetto di prestazione energetica di un
sistema edificio-impianto, che deve tener conto
solo dell’energia primaria non rinnovabile. Inoltre
tutto ciò comporta una novità importante sia a
livello di procedura di calcolo, che va modificata,
sia di verifica dei risultati per il rispetto dei vincoli
di legge, soprattutto se si considera che i limiti
del valore del fabbisogno non sono stati cambiati. A questo proposito, è significativo che il DPR
75/13, approvato il 16 aprile scorso e pubblicato
in Gazzetta Ufficiale il 27 giugno, agli articoli 3 e
6 parli di attestato di certificazione energetica: è
la conferma che l’iter dei provvedimenti legislativi italiani è caratterizzato da un forte comportamento autistico e/o schizofrenico.
Tornando alla domanda formulata all’inizio di
questo paragrafo, l’art. 2 del DPR sancisce che sono
abilitati ai fini dell’attività di certificazione energetica, e quindi riconosciuti come soggetti certificatori, i tecnici abilitati, gli Enti pubblici e gli organismi
di diritto pubblico operanti nel settore dell’energia
e dell’edilizia, gli organismi pubblici e privati qualificati a effettuare attività di ispezione nel settore
delle costruzioni edili, opere di ingegneria civile in
generale e impiantistica connessa, accreditati presso
l’organismo nazionale italiano di accreditamento, e
Il DPR 75/13 riporta i requisiti necessari per essere abilitati alla certificazione energetica degli edifici.
Esistono due possibilità di abilitazione, come dettagliato
nel seguito. L’elenco è abbastanza complesso, in quanto
negli ultimi anni i percorsi formativi universitari sono stati
più volte modificati, passando attraverso i cosiddetti vecchio e nuovo ordinamento per giungere al nuovissimo.
Per consentire al lettore interessato di orientarsi, oltre
alla denominazione del titolo sono state riportate anche
le indicazioni sulle corrispondenti classi di laurea e sui
regimi legislativi cui fare riferimento.
La prima categoria comprende i professionisti in possesso
dei titoli che seguono, che abbiano conseguito l’abilitazione all’esercizio e che siano iscritti agli ordini professionali o ai collegi di riferimento.
1. laurea magistrale in (in parentesi la classe di laurea
come da DM 16 marzo 2007):
architettura e ingegneria edile – architettura (LM-4),
ingegneria chimica (LM-22)
ingegneria civile (LM-23)
ingegneria dei sistemi edilizi (LM-24)
ingegneria della sicurezza (LM-26)
ingegneria elettrica (LM-28)
ingegneria energetica e nucleare (LM-30)
ingegneria gestionale (LM-31)
ingegneria meccanica (LM-33)
ingegneria per l’ambiente e il territorio (LM-35)
scienza e ingegneria dei materiali (LM-53)
scienze e tecnologie agrarie (LM-69)
scienze e tecnologie forestali ed ambientali (LM-73)
2. laurea specialistica in (in parentesi la classe di laurea
come da DM 28 novembre 2000):
architettura e ingegneria edile (4/S)
ingegneria chimica (27/S)
ingegneria civile (28/S)
ingegneria elettrica (31/S)
ingegneria energetica e nucleare (33/S)
ingegneria gestionale (34/S)
ingegneria meccanica (36/S)
ingegneria per l’ambiente e il territorio (38/S)
scienza e ingegneria dei materiali (61/S)
scienza e gestione delle risorse rurali e forestali (74/S)
scienze e tecnologie agrarie (77/S)
3. diploma di laurea in (secondo equipollenza come da
DM 5 maggio 2004):
architettura
ingegneria edile – architettura
ingegneria chimica
ingegneria civile
ingegneria edile
ingegneria elettrica
ingegneria nucleare
ingegneria gestionale
ingegneria meccanica
ingegneria industriale
ingegneria per l’ambiente e il territorio
ingegneria dei materiali
scienza dei materiali
scienza forestali e scienze forestali e ambientali
scienze agrarie
scienze agrarie tropicali e subtropicali
scienze e tecnologie agrarie
4. laurea in (in parentesi la classe come da DM 16 marzo
2007 e da DM 4 agosto 2000):
ingegneria civile e ambientale (L-7)
ingegneria industriale (L-9); comprende le aree dell’ingegneria aerospaziale, dell’automazione, biomedica, chimica,
elettrica, energetica, gestionale, dei materiali, meccanica,
navale, nucleare, della sicurezza e protezione industriale
scienze dell’architettura (L-17)
scienze e tecniche dell’edilizia (L-23)
scienze e tecnologie agrarie e forestali (L-25)
scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile (4)
ingegneria civile e ambientale (8)
ingegneria industriale (10); comprende le aree dell’ingegneria aerospaziale, dell’automazione, biomedica, chimica,
elettrica, energetica, gestionale, dei materiali, meccanica,
navale, nucleare
scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali (20)
5. diploma di (come da DPR 15 marzo 2010 n.88 e da DPR
30 settembre 1961, n.1222 e smi):
Istruzione tecnica
Settore tecnologico
Indirizzo C1
(meccanica)
Indirizzo C3
(elettronica ed
elettrotecnica)
Articolazione
energia
Articolazione
elettrotecnica
Indirizzo C9
(costruzioni
ambiente e
territorio)
Perito industriale
Indirizzi specializzati: edilizia, elettrotecnica,
meccanica, termotecnica
Geometra
Perito agrario o agrotecnico
I professionisti che rispondono a uno dei requisiti riportati
nei punti da 1 a 5, ma non hanno conseguito l’abilitazione
professionale in tutti i campi concernenti la progettazione
di edifici e impianti asserviti agli edifici stessi, e quelli
dell’elenco che segue possono essere abilitati esclusivamente in materia di certificazione energetica degli edifici
se hanno frequentato un corso di formazione per la certificazione energetica degli edifici e superato l’esame finale.
b. laurea magistrale in (in parentesi la classe di laurea
come da DM 16 marzo 2007):
fisica (LM-17)
ingegneria aerospaziale e astronautica (LM-20)
ingegneria biomedica (LM-21)
ingegneria dell’automazione (LM-25)
ingegneria delle telecomunicazioni (LM-27)
ingegneria elettronica (LM-29)
ingegneria informatica (LM-32)
ingegneria navale (LM-34)
matematica (LM-40)
modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (LM-44)
pianificazione territoriale urbanistica e ambientale (LM-48)
scienze chimiche (LM-54)
scienze della natura (LM-60)
scienze e tecnologie geologiche (LM-74)
scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio (LM-75)
scienze geofisiche (LM-79)
c. laurea specialistica in (in parentesi la classe di laurea
come da DM 28 novembre 2000):
fisica (20/S)
ingegneria aerospaziale e astronautica (25/S)
ingegneria biomedica (26/S)
ingegneria dell’automazione (29/S)
ingegneria delle telecomunicazioni (30/S)
ingegneria elettronica (32/S)
ingegneria informatica (35/S)
ingegneria navale (37/S)
matematica (45/S)
modellistica matematico-fisica per l’ingegneria (50/S)
pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale (54/S)
scienze chimiche (62/S)
scienze naturali (68/S)
scienze ambientali (82/S)
scienze geofisiche (85/S)
scienze geologiche (86/S)
d. diploma di laurea (secondo equipollenza come da DM
5 maggio 2004):
ingegneria aerospaziale e astronautica
ingegneria biomedica
ingegneria medica
ingegneria delle telecomunicazioni
ingegneria elettronica
ingegneria informatica
ingegneria navale
matematica
pianificazione territoriale e urbanistica
pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale
politica del territorio
urbanistica
chimica
scienze naturali
scienze ambientali
e. laurea in (in parentesi la classe come da D.M. 16 marzo
2007 e da DM 4 agosto 2000):
ingegneria dell’informazione (L-8)
scienze e tecnologie fisiche (L-30)
scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica e ambientale (L21)
scienze e tecnologie chimiche (L27)
scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (L32)
scienze geologiche (L34)
scienze matematiche (L35)
urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e
ambientale (7)
ingegneria dell’informazione (9)
scienze della terra (16)
scienze e tecnologie chimiche (21)
scienze e tecnologie fisiche (25)
scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (27)
scienze matematiche (32)
f. diploma di (come da DPR 15 marzo 2010 n.88 e da DPR
30 settembre 1961, n.1222 e smi)
Istruzione tecnica
Settore tecnologico
Indirizzo diverso da C1, C3, C8 e C9
Articolazione tutte
Perito industriale
Indirizzi specializzati: diversi da edilizia,
elettrotecnica, meccanica, termotecnica
#21
21
il freddo a noleggio
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infine le società di servizi energetici (ESCO). Il problema riguarda
i tecnici abilitati: nel momento in cui si legifera che l’APE può
essere elaborato e firmato non solo da ingegneri, architetti, geometri, periti tecnici e agronomi, ma anche da chimici, geologi,
fisici, matematici e altri laureati che possono essere considerati
tecnici abilitati secondo quanto riportato nel box 1, si sta affermando in maniera inconfutabile che si tratta di un documento
praticamente inutile. Facendo un paragone di tipo sanitario,
un medico, eventualmente assistito da personale paramedico,
quando si trova di fronte a un paziente innanzitutto fa l’anamnesi, poi passa alla visita, elabora le informazioni, formula una
diagnosi e propone una cura, firmando poi tutti i certificati e
le prescrizioni del caso. L’esempio è perfettamente calzante nel
caso di edifici esistenti, ma funziona anche nel caso di edifici
nuovi, se all’anamnesi si sostituisce la fase di concept del progetto, alla visita l’esame delle diverse possibilità progettuali,
alla diagnosi la scelta della soluzione progettuale e alla cura
la proposta di ulteriori possibili miglioramenti. Probabilmente
non tutte le figure professionali considerate dal DPR hanno
davvero le competenze per firmare un APE. È vero che il DPR
prevede che i professionisti che non hanno competenze nel
settore della termofisica dell’edificio debbano seguire un corso
di formazione, superandone l’esame finale, ma resta da capire
come un laureato per esempio in matematica possa diventare
competente seguendo un corso di circa 64 ore, in cui viene
insegnato di tutto, come risulta evidente ad una semplice lettura dei contenuti minimi, riportati nel box 2. Dividendo più o
meno equamente le ore per il numero di moduli, si ricava che
in 8 ore il laureato di cui sopra deve poter essere messo in condizione di poter gestire argomenti complessi quali “Impianti
termici: fondamenti e prestazione energetiche delle tecnologie
tradizionali e innovative; soluzioni progettuali e costruttive per
l’ottimizzazione dei nuovi impianti e la ristrutturazione degli
impianti esistenti”. Se non si trattasse di un problema serio, ci
sarebbe davvero da pensare a uno scherzo. Tra l’altro, come
detto, sulla base del 63/13 l’attestato deve fornire anche raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica,
che possono essere suggerite solo da chi ha piena padronanza
dei fenomeni energetici coinvolti.
Viene da chiedersi e da chiedere come si possa pensare
di affidare una certificazione energetica a professionisti che
non hanno neanche idea di come si possa affrontare seriamente lo studio del sistema edificio-impianto e come si possa
banalizzare e ridicolizzare la professione del termotecnico
fino a questo punto.
Ovviamente, il DPR presenta anche degli aspetti positivi:
innanzitutto prevede che qualora il tecnico abilitato non abbia
competenza specifica in uno degli aspetti tecnici previsto dal
processo di certificazione debba cooperare con un altro tecnico abilitato competente in materia, il che è certamente a
favore del progettista termotecnico.
Il DPR affronta anche in maniera dettagliata il problema
della terzietà del certificatore, stabilendo che, sia nel caso di
edifici nuovi che in quello di edifici esistenti, questi non debba
essere in rapporti con i produttori dei materiali e dei componenti utilizzati nell’edificio e che non debba procurare vantaggi al richiedente, che in ogni caso non deve essere né il
coniuge né un parente fino al quarto grado. Inoltre, nel caso
di edifici nuovi, il certificatore non deve essere coinvolto, direttamente o indirettamente, nel processo di progettazione e
realizzazione dell’edificio da certificare.
Nota generale: le norme transitorie contenute nel DLgs 192/05 sono state abrogate dal DPR 59/09, le cui norme sono a loro volta
transitorie a seguito della pubblicazione del DL 63/03.
EDIFICI PRIVATI E PUBBLICI – Art. 3 c2bis DLgs. 192/05 e smi
Riferimento
all’articolo 4 del
DPR 59/09:
Criteri generali e
requisiti delle
prestazioni
energetiche degli
edifici e degli
impianti
[4.1]
[4.2]
[4.8]
(eccezioni al [4.2])
SPECIFICHE
CONTENUTI
I criteri generali e i requisiti della
prestazione energetica per la
progettazione degli edifici e per la
progettazione ed installazione degli
impianti sono fissati da:
L 10/91 - DPR 412/93 – DPR 551/99
Verifica del fabbisogno di energia per
il riscaldamento invernale
Verifica del fabbisogno di energia per
il riscaldamento invernale
[4.3]
Verifica del Fabbisogno di Energia
per il raffrescamento estivo
[4.4.a]
Verifica del valore di trasmittanza
termica
[4.4.b]
[4.4.c]
[4.5]
Verifica del valore di rendimento
[4.6.a]
Obblighi da rispettare nel caso di
sostituzione di generatori di calore
[4.6.b]
[4.6.c]
[4.6.d]
[4.6.e]
[4.6.f]
RIFERIMENTI
APPLICAZIONE
INTEGRALE MA
LIMITATA
ALL’INTERVEN
TO
APPLICAZIONE INTEGRALE
Nuova
installazione di
impianti termici in
edifici esistenti e
loro
ristrutturazione.
(Art.3 comma 2 lett
c.2)
Tutte
Sostituzione di
generatori di
calore.
(Art.3 comma
2 lett c.3)
-
-
-
Tutte
-
-
-
Tutte
Tutte
-
-
-
Tutte
Tutte
Tutte
-
-
-
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
-
-
-
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
-
-
-
Esclusa la
categoria E.8
Esclusa la
categoria E.8
Esclusa la
categoria E.8
Esclusa la
categoria E.8
-
-
-
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
-
-
-
DLgs 192/05 All. C.2
-
-
-
-
Tutte
DLgs 192/05 All. C.3
-
-
-
-
Esclusa E.8
-
-
DLgs 192/05 All. C.4
-
-
-
-
Esclusa E.8
DLgs 192/05 All. C.5
DLgs 192/05 Art. 8
-
-
-
-
-
Tutte
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
-
-
-
-
-
-
Tutte
Nuovo edificio, nuovi
Impianti in edifici
esistenti e
ristrutturazione edifici
ad eccezione dei
commi 2 e 3
(Art. 3 comma 1 lett, a)
Edifici esistenti
ristrutturazione
integrale con
Sutile > 1000 m2
(Art.3 comma 2
lett a.1)
Tutte
Tutte
Edifici esistenti
demolizione e
ricostruzione in
manutenzione
straordinaria con
Sutile > 1000 m2
(Art.3 comma 2 lett
a.2)
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
Tutte
- sia installata almeno una centralina di
termoregolazione in ogni unità immobiliare
Tutte
- siano installate pompe di calore con ηu ≥ (90
+ 3 log Pn)% . Si utilizza un fattore di
conversione tra Eelettrica e Eprimaria definito dalla
Autorità Energia Elettrice Gas
- sia verificata la condizione U ≤ Ulim con il
valore di Ulim riportato nelle tabelle 2.1
dell’allegato C del DLgs 192/05 per le
strutture opache verticali;
- sia verificata la condizione U ≤ Ulim con il
valore di Ulim riportato nelle tabelle
dell’allegato C del DLgs 192/05:
3.1 e 3.2 per le strutture opache orizzontali
4.a per le chiusure trasparenti
4.b per i vetri.
Calcolo di Epe,invol
Verifica che sia Epe,invol ≤ Epe,invollimite
con Epe,invollimite pari a:
- per edifici di categoria E.1,
40 kWh/m2 anno (zone climatiche A e B)
30 kWh/m2 anno (zone climatiche C,D,E e F)
- per tutti gli altri edifici
14 kWh/m2 anno (zone climatiche A e B)
10 kWh/m2 anno (zone climatiche C,D,E e F)
Pareti verticali opache:
- U ≤ Ulim a ponte termico corretto
- U ≤ Um se non viene considerato il ponte
termico o se il ponte termico non è corretto, con
Um trasmittanza media parete corrente più ponte
termico
Calcolo di EPi
Verifica che sia EPi ≤ EPi lim
DLgs 192/05 All. C.1
Se è Strasp comp/Sutile < 0,18 si può omettere il
calcolo di EPi
Se sono rispettati i limiti imposti sull’involucro in
[4.4.a,b,c] e le prescrizioni impiantistiche in
[g.8.a,b,c,d], si può assumere EPi = EPlim purché:
- siano installati generatori con
ηtu 100% ≥ (X + 2 log Pn), con X=90 per zone
A,B,C e X=93 per le zone D,E,F.
Per Pn > 400 kW si pone Pn =400 kW
- la temperatura media del fluido in
Corrispondenza delle condizioni di progetto
sia non superiore a 60°C.
Pareti opache orizzontali e inclinate ponte
termico corretto:
- U ≤ Ulim
- U ≤ Um se non viene considerato il ponte
termico o se il ponte termico non è corretto, con
Um trasmittanza media parete corrente più ponte
termico.
Pareti orizzontali su terreno:
va considerata la U media tra struttura e terreno.
La verifica non va fatta per gli edifici di categoria
E.8.
Chiusure trasparenti:
- U ≤ Ulim e Uvetro ≤ Uvetrolim.
Riferito a porte, finestre vetrine anche
se non apribili. Sono esclusi gli ingressi pedonali
automatizzati.
Calcolo di ηg
Verifica che sia ηg < ηglim
con ηglim = (75 + 3 log Pn)
ηglim = 84% per Pn > 1000 kW
per Pn > 100 kW è obbligatorio allegare una
diagnosi energetica alla relazione di cui all’Art.8
del DLgs 192/05
I nuovi generatori devono avere un rendimento
ηtu 100% ≥ (90 + 2 log Pn). Per valori maggiori di
400 kW si applica il limite max a 400 kW (95%).
Le pompe di calore devono avere un rendimento
utile in condizioni nominali riferito all’energia
primaria ηu ≥ (90 + 3 log Pn). Il fattore di
conversione da kWhel a MJ è definito dall’AEEG.
Deve essere installata una centralina di
termoregolazione programmabile per ogni
generatore di calore e dispositivi modulanti per la
regolazione automatica della temperatura
ambiente nei singoli locali o nelle singole zone
che, per le loro caratteristiche di uso ed
esposizione possano godere, a differenza degli
altri ambienti riscaldati, di apporti di calore solari
o comunque gratuiti.
L’eventuale aumento di potenza del nuovo
generatore di calore rispetto a quello esistente
deve essere motivato.
Se i generatori di calore sono a servizio di più
unità immobiliari, deve essere verificata la
corretta equilibratura del sistema di distribuzione.
Nel caso di sostituzione del generatore di calore
con Pn < 35 kW, le autorità locali competenti
possono richiedere la relazione tecnica di cui al
comma 19 oppure la dichiarazione ai sensi della
46/90 e smi.
APPLICAZIONE LIMITATA AL RISPETTO DI SPECIFICI PARAMETRI,
LIVELLI PRESTAZIONALI E PRESCRIZIONI
Ampliamento
edifici esistenti per
una volumetria
maggiore del 20 %
dell’intero edificio
(Art.3 comma 2 lett
b)
Tutte
Ristrutturazione totale o
parziale, manutenzione
straordinaria dell’involucro
edilizio ed ampliamenti
volumetrici all’infuori dei casi
previsti nelle 3 colonne
precedenti
(Art.3 comma 2 lett c.1)
Tutte
Tutte
Tabella 1 – Acune prescrizioni legislative relative a edifici privati e pubblici
Cosa fare
Per cominciare, bisognerebbe
esercitare controlli seri sull’attività
dei professionisti. Non si può aspettare che un certificato energetico
venga messo in vendita a 39,00 euro
su Groupon per gridare allo scandalo.
Poi sarebbe importante avere
una legislazione chiara, che non
costringa il professionista a fare
salti mortali da un decreto a una legge a una
circolare per mettere insieme le informazioni. In
Tabella 1 sono raccolte alcune prescrizioni legislative relative a edifici privati e pubblici. Sul sito
di AiCARR, nella sezione normativa (riservata ai
soli Soci) è riportato uno strumento da cui è stata
tratta questa tabella, che comprende tutti i casi
previsti dalla legislazione vigente. Utilizzando lo
strumento realizzato da AiCARR è possibile, una
volta definito se il progetto di interesse riguarda
un edificio nuovo o una ristrutturazione, interrogare il sistema per sapere cosa si deve fare nelle
diverse situazioni per rispettare i vincoli di legge.
Sempre in termini di legislazione, sarebbe fondamentale che il legislatore si impegnasse a produrre documenti definitivi, nel senso che non è
più pensabile avere un documento pubblicato in
gazzetta che dopo pochi mesi deve essere modificato perché, nel migliore dei casi, incompleto.
Non è più pensabile che ci si riduca all’ultimo
#21
23
Contenuti minimi del corso di formazione
per tecnici abilitati alla certificazione energetica degli edifici
I corsi possono essere svolti, a livello nazionale, da università, organismi ed enti di ricerca, da consigli, ordini
e collegi professionali autorizzati dal Ministero dello
Sviluppo Economico, di intesa con il Ministero delle
infrastrutture e quello dell’ambiente. A livello regionale i corsi possono essere svolti dalle Regioni e dalle
Province autonome o da altri soggetti, con competenza
specifica, autorizzati dalle predette amministrazioni.
Durata minima 64 ore
I Modulo
La legislazione per l’efficienza energetica degli edifici.
Le procedure di certificazione.
La normativa tecnica.
Obblighi e responsabilità del certificatore.
II Modulo
Il bilancio energetico del sistema edificio impianto.
Il calcolo della prestazione energetica degli edifici.
giorno, e anche dopo, per rispondere a direttive
europee quando il tempo concesso è tre anni.
Ancora, potrebbe essere molto utile iniziare un
dibattito tra professionisti, per definire problematiche e istanze comuni da portare con forza sui
tavoli legislativi e normativi. Questo ruolo è indubbiamente degli Ordini professionali, che però raccolgono solo le opinioni dei propri iscritti.
Le proposte di AiCARR
AiCARR, come tutti sanno, è un’associazione
che raccoglie tutti gli operatori del settore del
risparmio energetico: produttori, installatori, progettisti, studenti, professori universitari. In questo
senso, l’associazione si pone come interlocutore
competente per tutti i problemi relativi al risparmio energetico, dall’isolamento termico dell’involucro ai sistemi HVAC alla qualità dell’ambiente
interno in riferimento all’edilizia, alle apparecchiature termiche e ai grossi impianti utilizzati nell’industria, all’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia,
Analisi di sensibilità per le principali variabili che ne
influenzano la determinazione.
III Modulo
Analisi tecnico economica degli investimenti.
Esercitazioni pratiche con particolare attenzione agli
edifici esistenti.
IV Modulo
Involucro edilizio:
• le tipologie e le prestazione energetiche dei
componenti;
• soluzioni progettuali e costruttive per l’ottimizzazione: dei nuovi edifici;
• del miglioramento degli edifici esistenti.
V Modulo
Impianti termici:
• fondamenti e prestazioni energetiche delle tecnologie tradizionali e innovative;
fino ai sistemi di conversione dell’energia.
Per questi motivi AiCARR ritiene di poter fare
alcune proposte. La prima riguarda il coinvolgimento dei professionisti: la trasversalità delle professionalità coinvolte nell’associazione può essere
utile per superare le ancestrali difficoltà tra linguaggi diversi, quali quelli degli architetti e degli
ingegneri. L’Associazione avrebbe piacere di ricevere dai progettisti, soci e non, contributi, consigli,
sfoghi che raccoglierebbe, sintetizzerebbe e proporrebbe sulle pagine di questa rivista offrendo
a sua volta commenti e possibilmente soluzioni.
La seconda parte dal fatto che AiCARR ritiene
indispensabile che si giunga alla definizione di
un quadro legislativo chiaro ed efficace. In particolare, auspica uno strumento legislativo sull’efficienza energetica in edilizia che raccolga tutti i
contenuti delle diverse leggi attualmente in vigore,
dalla relazione ex L 10/91, prevista dal 311/06 ai
vincoli sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, e abroghi
tutto ciò che finora è stato pubblicato. I vantaggi
LE NOVITà INTRODOTTE DALLA LEGGE DI CONVERSIONE
Al momento di andare in stampa è arrivata la notizia della conversione in Legge del
DL 63, che ha subito alcune variazioni durante l’iter parlamentare. Qui di seguito
sono riportate alcune delle modifiche principali riguardanti il ruolo e i problemi
del progettista.
Attestato di prestazione energetica
1.Deve essere prodotto non più al termine dei lavori, ma entro 15 giorni dalla
data di richiesta del rilascio del certificato di agibilità.
2.Va prodotto anche in caso di trasferimento di immobili a titolo gratuito.
3.Se non viene allegato al contratto di vendita, agli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o ai nuovi contratti di locazione, questi contratti sono nulli.
4.Può essere riferito a più immobili serviti dallo stesso impianto non più solo a
parità di destinazione d’uso, ma anche a parità di situazione al contorno, orientamento e geometria.
5.La sua validità temporale massima dipende dalle operazioni di controllo di
efficienza energetica non più del solo impianto termico, ma in generale dei
24
#21
• soluzioni progettuali e costruttive per l’ottimizzazione: dei nuovi impianti;
• della ristrutturazione degli impianti esistenti.
VI Modulo
L’utilizzo e l’integrazione delle fonti rinnovabili.
VII Modulo
Comfort abitativo.
La ventilazione naturale e meccanica controllata.
L’innovazione tecnologica per la gestione dell’edificio e degli impianti.
VIII Modulo
La diagnosi energetica degli edifici.
Esempi applicativi.
Esercitazioni all’utilizzo degli strumenti informatici
posti a riferimento dalla normativa nazionale e predisposti dal CTI
sarebbero quello di avere un unico
riferimento e il fatto che, scrivendo ex
novo il documento, sarebbero automaticamente evidenziate e quindi
facilmente eliminabili le discrasie
e le incoerenze attualmente esistenti. Ovviamente, AiCARR, con i
suoi esperti, si propone come interlocutore qualificato per la realizzazione di questo progetto ed è a
disposizione degli esperti ministeriali per qualunque tipo di collaborazione.
n
*Francesca R. d’Ambrosio Alfano,
Dipartimento di Ingegneria
Industriale, Università
degli Studi di Salerno
Luca A. Piterà, Segretario
Tecnico AiCARR
sistemi tecnici dell’edificio.
6.Per gli edifici utilizzati dalla pubblica amministrazione e aperti al pubblico che
non ne sono ancora dotati, va prodotto entro 180 giorni, non più 120, dalla data
di pubblicazione della legge.
Fonti rinnovabili
7.Per gli edifici di nuova costruzione deve essere fatta uno studio di fattibilità
tecnica, ambientale ed economica, opportunamente documentato, dell’inserimento di “sistemi alternativi ad alta efficienza, tra i quali sistemi di fornitura
di energia rinnovabile, cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento,
pompe di calore e sistemi di monitoraggio e controllo attivo dei consumi”.
Calcolo
8.Nel calcolo della prestazione energetica degli edifici non residenziali sono stati
esclusi i consumi di energia dovuti agli ascensori e alle scale mobili.
9.Tra le norme da rispettare è stata inserita la UNI EN 15193 - Prestazione energetica degli edifici - Requisiti energetici per illuminazione.
INTERVISTA A…
Armando Zambrano,
Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri
Rivalutiamo la
diagnosi energetica
F.D. Il decreto legge 63 prevede una serie di passaggi intermedi
per arrivare all’obiettivo di edifici ad energia quasi zero in funzione dei
livelli ottimali di costo. Il Consiglio nazionale degli Ingegneri ha previsto qualche iniziativa per seguire l’evoluzione della legislazione e della
normativa in materia?
A.Z. Il CNI nell’ambito di un protocollo d’intesa recentemente stipulato con il CTI (Comitato
Termotecnico Italiano) ha dato la propria disponibilità a collaborare e dare un contributo di
professionalità su tale importantissimo tema.
In particolare è stato proposto al CTI di creare
un gruppo di lavoro ad hoc che possa dialogare
in maniera fattiva anche con il Ministero dello
Sviluppo Economico (MISE), in particolar modo
sulle caratteristiche degli edifici di riferimento e
sugli NZEB. È stata già trovata una prima intesa
con il CTI e si sta cercando di trovare l’ulteriore
sinergia con il MISE.
Tra gli aspetti più impattanti sulla professione del nuovo Attestato
di Prestazione Energetica ci sono gli interventi migliorativi che il professionista dovrebbe suggerire al proprietario, unitamente agli strumenti
finanziari per attuarli. Considerato che, visti i requisiti richiesti al professionista abilitato, potrebbe mancare il valore aggiunto dal professionista nell’identificazione degli interventi migliorativi, per quale motivo un
utente dovrebbe spendere più dei 39 euro proposti dai siti on line visto che
la certificazione è redatta con uno dei software certificati CTI, commercializzati in tutta Italia o con software messi a disposizioni dalle Regioni?
Il CNI ha sempre sostenuto, e continua a sostenere, che, visto l’impalcato di leggi e decreti in materia, l’ACE (oggi APE) non avrebbe mai contribuito
a realizzare effettivi risparmi energetici: infatti non
si ha il coraggio di chiamarla con il suo nome più
appropriato e tecnicamente corretto e cioè “diagnosi energetica”, relegandola al ruolo secondario (ed ipocrita) di “raccomandazioni”. Stante così
le cose, non c’è nessun motivo per cui un utente
debba spendere più dei 39 euro proposti dai siti
on line per tali prestazioni! Il CNI pertanto propone di rivalutare la diagnosi energetica, che è
cosa diversa dalla certificazione energetica, e per
la quale sono richieste indiscusse e precise competenze professionali. In tal senso si segnala l’esistenza della norma “UNI CEI 11339:2009. Gestione
dell’energia – Esperti in gestione dell’energia –
Requisiti generali per la qualificazione”.
Il decreto 63 introduce controlli e sanzioni per comportamenti scorretti del professionista. In quale maniera gli Ordini e i Collegi potrebbero
supportare la pubblica amministrazione nella verifica della regolarità operativa dei propri iscritti? Chi potrebbe svolgere questo ruolo di
supporto nel caso di tecnici abilitati che non hanno albo professionale
di riferimento, quali i laureati in matematica e fisica?
Le sanzioni c’erano anche prima, ma le Regioni
non hanno applicato le procedure in maniera
adeguata. Se le Regioni avvisassero in maniera
puntuale e circostanziata gli Ordini dei comportamenti scorretti dei colleghi, certamente verrebbero intraprese le dovute azioni disciplinari,
ancor più oggi in forza dell’istituzione dei collegi
disciplinari voluti dalla recente riforma. Quanto ai
certificatori senza albo rimandiamo al mittente
(Governo e Ministero) il problema, magari rimodulando la norma che prevede in atto che si può
diventare esperto in materia semplicemente frequentando un corso, senza una preparazione di
base che può essere acquisita esclusivamente
attraverso un percorso universitario, o di scuola
superiore, che porti all’acquisizione di un titolo
professionale di area tecnica.
Per una maggiore chiarezza della legislazione tecnica sarebbe importante che il legislatore si impegnasse a produrre documenti definitivi e
non norme parziali che rimandano a norme successive con il solo intento
di evitare procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea. Tuttavia,
all’estero molte leggi tecniche vengono elaborate con l’aiuto delle parti,
anzi, spesso il legislatore ha solo un ruolo di mediazione o guida. Non
pensa che questo ruolo debba essere degli ordini professionali che invece
per ora si stanno limitando a raccogliere le opinioni degli iscritti?
Assolutamente d’accordo. Il CNI si sta muovendo negli ultimi mesi affinchè i nostri rappresentanti siano presenti nei tavoli di lavoro presso
i Ministeri competenti nella fase in cui le leggi, le
norme, i regolamenti, i decreti vengono elaborati e discussi, affinchè il nostro contributo possa
essere utilizzato nella fase propedeutica e non a
norma varata, dove gli interventi possono essere
solo di dissenso e quindi privi di contributi positivi.
In alcuni ambiti queste iniziative hanno trovato
già riscontro. La linea del CNI è quella di produrre
norme, leggi e decreti a carattere definitivo, dopo
gli approfondimenti con tutte le forze sociali interessate e competenti in materia, evitando il più
possibile norme transitorie volte a rispondere ad
infrazioni imposte dall’Unione Europea.
Un nuovo rapporto pubblicato recentemente da Global Construction
Perspectives e Oxford Economics prevede che il volume di produzione
edilizia crescerà di oltre il 70% in tutto il mondo entro il 2025, con un giro
d’affari pari a 15.000 miliardi di dollari. Questo boom delle costruzioni
interesserà prevalentemente tre paesi, vale a dire Cina, Stati Uniti e India
e sarà all’insegna dell’efficienza energetica. Il poter lavorare oltre i confini
nazionali diviene necessario. La recente indagine Oice
sulle società d’ingegneria
attesta che solo quelle di grandi
dimensioni e con visione internazionale riescono a cresce di fatturato. Il CNI
cosa fa per aiutare i professionisti meno strutturati a lavorare con l’estero senza essere costretti ad
espatriare definitivamente, come i dati sull’immigrazione in Germania ci stanno dicendo?
Il CNI è convinto che l’internazionalizzare della categoria, e quindi
degli ingegneri italiani, è aspetto di
primaria valenza e rilevante importanza strategica. In quest’ottica è
operativo, dall’insediamento di questo Consiglio il Gruppo di Lavoro
“Internazionalizzazione
della
Professione”, che sta già operando
fattivamente in questa direzione attraverso la stretta collaborazione con
altri organismi europei e con iniziative volte al raggiungimento di
tale obiettivo. In quest’ottica nel
mese di novembre 2013 si terrà a
Lecce, organizzata dal CNI, un’importante conferenza sull’Ingegneria nel Mediterraneo.
Oggi il tema delle Smart cities riesce a far dialogare tutti i rami dell’ingegneria, dalla gestione
energetica della città, alla mobilità, alle infrastrutture sostenibili, alla comunicazione tra tutti questi apparati. Considerato che nel “semplice” sistema
edificio c’è ancora qualche problema di comunicazione tra i professionisti, ritiene che la formazione
e le modalità di lavoro dell’ingegnere siano oggi
adeguate ad affrontare la sfida del “sistema Città”?
C’è innanzi tutto un problema
di adeguamento della formazione
universitaria: ad esempio si dovrebbero valorizzare i corsi di progettazione integrata. Il tema dello smart
building sarà certamente centrale
nei programmi di formazione professionale continua di prossima attivazione, in forza del regolamento
approvato nei giorni scorsi. Il CNI sta
svolgendo una pressante azione nei
confronti dei propri iscritti invitandoli a forme di aggregazione e di
costante presenza nei più importanti sistemi di comunicazione, al
fine di superare la logica del piccolo studio (spessissimo costituito
da un solo componente), che ha storicamente costituito l’articolazione
prevalente di esercizio della professione in Italia.
n
#21
25
FOCUS NET ZEB
NZEB,
nella lingua (e mente)
della UE
È possibile definire in maniera chiara e univoca l’edificio a energia quasi
zero, NZEB, così come richiesto dalla direttiva EPBD, solo attraverso la
definizione dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale edificio, per essere univoco,
coincide con l’edificio autarchico e non con il net Zero Energy Building, nNZEB
di Livio Mazzarella*
L
a Direttiva Europea sul rendimentoenergetico
degli edifici 31/2010 [1], che costituisce la revisione della 91/2002 [2], ha lanciato l’obiettivo per il 2020 dell’edificio a energia quasi zero
(NZEB), con l’obbligo per gli Stati membri di definire cosa sia esattamente per ciascuno di loro un
edificio NZEB.
Infatti, la Direttiva introduce solo una definizione molto generica che lascia spazio a diverse
interpretazioni: edificio a energia quasi zero significa “ad altissima prestazione energetica, determinata conformemente all’allegato I. Il fabbisogno
energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe
26
#21
essere coperto in misura molto significativa da
energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da
fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”.
La Direttiva [2] introduce poi anche il concetto della “cost optimality”, chiedendo agli Stati
membri di ridefinire gli obiettivi di prestazione
energetica degli edifici (il valore limite del fabbisogno energetico) prima del 2020 e per il 2020,
tramite “il livello ottimale in funzione dei costi”,
che rappresenta il livello di prestazione energetica che comporta il costo più basso durante il
ciclo di vita economico stimato, dove:
a)il costo più basso è determinato tenendo conto
dei costi di investimento legati
all’energia, dei costi di manutenzione e di funzionamento (compresi i costi e i risparmi energetici e
gli utili derivanti dalla produzione
di energia), se del caso, e degli
eventuali costi di smaltimento; e
b)il ciclo di vita economico stimato
è determinato da ciascuno Stato
membro. Esso si riferisce al ciclo
di vita economico stimato rimanente di un edificio nel caso in cui
siano stabiliti requisiti di prestazione
energetica per l’edificio nel suo
complesso oppure al ciclo di vita
economico stimato di un elemento
edilizio nel caso in cui siano stabiliti requisiti di prestazione energetica per gli elementi edilizi.
Tale concetto viene dettagliato
nel successivo regolamento delegato (UE) n. 244/2012 [3], che integra
la Direttiva [1] ”istituendo un quadro metodologico comparativo per
il calcolo dei livelli ottimali in funzione dei costi per i requisiti minimi
di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi”.
A supporto di questo regolamento sono state poi emanate le
linee guida [4] che, come riporta lo
stesso titolo, costituiscono “orientamenti che accompagnano il regolamento delegato (UE) n. 244/2012
del 16 gennaio 2012”
A completamento del quadro
legislativo sulla prestazione energetica degli edifici, che ovviamente
riguarda anche gli NZEB, occorre considerare anche la Direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti
rinnovabili del 2009 [5], che all’art
13, comma 4, chiede che:
“Entro il 31 dicembre 2014 gli Stati
membri, nelle regolamentazioni e
nei codici in materia edilizia o in altro
modo avente effetto equivalente, ove
opportuno, impongono l’uso di livelli
minimi di energia da fonti rinnovabili
in tutti gli edifici nuovi e negli edifici
esistenti sottoposti a ristrutturazioni
rilevanti. Gli Stati membri consentono di raggiungere tali livelli minimi
anche mediante il teleriscaldamento
o il teleraffrescamento prodotti utilizzando una quota significativa di
fonti di energia rinnovabile”.
La successiva Direttiva del 2012
[6] sull’efficienza energetica non ha
invece alcun impatto diretto sulla
Nzeb in Europe’s language
definizione della prestazione energetica degli edifici
in generale e degli NZEB in particolare. Purtroppo,
l’assenza di una chiara definizione legislativa sia
su base nazionale sia su base regionale di cosa
sia uno NZEB, associata al proliferare di interpretazioni differenti che spesso associano allo stesso
acronimo (NZEB) significati diversi, determina una
grande confusione. Nel seguito si cerca di dare una
definizione univoca dello NZEB, valida in quanto
basata sui contenuti della normativa vigente.
DefinizionE TECNICA DI NZEB
La Direttiva [2] richiede tra l’altro per il 2013 la
ridefinizione dei valori limite di prestazione energetica degli edifici, secondo la procedura di ottimizzazione economica [3,4], e per il 2020 la definizione
delle caratteristiche dello NZEB, da farsi con una
specifica nazionale sui concetti di “altissima prestazione energetica” e “in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili”, oltre che di
“prodotta in loco o nelle vicinanze”.
In riferimento a questo obbligo ci si chiede se,
per coerenza, anche lo NZEB debba essere definito
in termini di prestazioni energetiche raggiungibili, cioè del. valore massimo limite del fabbisogno energetico, secondo la procedura del “cost
It is possible to clearly define the nearly zero-energy building, NZEB, as required by the EPBD directive, alone through
the definition of the building zero energy, ZEB. This building, to be univocal, coincides with the building self-sufficient
and not with the net Zero Energy Building, nNZEB.
The ability to be a distributed generator to the national power grid does not conflict with the definition provided of
NZEB, which is a feature of the building alone, while this capacity is a combined property of the building and the network and can be defined independently with an appropriate index of Electricity Exported to any production of CO2.
The share of renewable energy used by one NZEB should be high and is still calculated starting from the knowledge
of the same energy vectors counted for the calculation of EP, without weighing in terms of primary, since the Directive
simply requires to know the percentage of substitution of the non-renewable energy sources with renewable ones.
Keywords: Nzeb, Epdb
optimality”. Il che significa capire se l’obiettivo del
2020 deve essere definito secondo le stesse procedure economiche dell’obiettivo del 2014 (dato
che quello del 2013 è ormai passato).
La risposta è sì da un punto di vista metodologico, no da un punto di vista del mercato immobiliare. Infatti, la metodica di definizione del valore
limite massimo ammissibile per il fabbisogno energetico non può che essere quella che coniuga l’ottenimento del massimo risparmio energetico con
il concetto di sostenibilità economica e/o finanziaria, e quindi la procedura del “cost optimality”.
Di contro, la definizione dei valori ottimali si basa
da una parte sulle tecnologie impiegate (sia di
involucro, sia di impianto) e dall’altra sui costi di
realizzazione e di esercizio di tali tecnologie. È evidente che tecnologie, oggi non mature ma interessanti sotto l’aspetto del risparmio energetico o
dello sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia, potranno diventare economicamente sostenibili in un futuro prossimo. Di conseguenza la
risposta corretta è che la definizione dello NZEB
va sdoppiata, nel senso che occorre stabilire una
definizione tecnica che consenta il corretto calcolo delle prestazioni energetiche definite nello
spirito della Direttiva [1], e successivamente il valore
numerico del limite massimo del fabbisogno energetico, non prima del 2019 (tenuto conto che l’applicazione è al 2020, salvo che per la Lombardia
che ha spostato l’introduzione dell’NZEB al 2015)
per poter tenere conto delle possibili evoluzioni
delle nuove tecnologie e dei loro costi.
La definizione tecnica dello NZEB, che è alla
base delle modalità secondo le quali si calcola la
prestazione energetica, non è banale, in quanto
deve permettere di stabilire in maniera corretta,
distinta e distinguibile:
• l’altissima prestazione energetica dell’edificio
e non quella dei sistemi energetici fornitori di
vettori energetici;
#21
27
• lo sfruttamento corretto delle fonti di energia
rinnovabile;
• il significato della locuzione “prodotta in loco o
nelle vicinanze”, o comunque deve definire una
metrica per distinguere tra “vicinanze” diverse.
In tale ottica il Comitato Tecnico 371 del
CEN sta revisionando la norma EN 15603 del
2008, recepita in Italia come UNI EN 15603 [7].
Attualmente la proposta di revisione è in inchiesta tra gli Enti normatori degli Stati membri del
CEN e l’invio di commenti è previsto entro il
2 ottobre 2013, per cui la nuova versione sarà
pronta agli inizi del 2014
Qui di seguito è riportata una procedura proposta dall’Autore che permette di descrivere le
modalità di calcolo della prestazione energetica
attraverso le definizioni dei confini del sistema,
dei flussi energetici che li attraversano e del posizionamento e appartenenza o meno dei convertitori di energia rinnovabile ai sistemi impiantistici
dell’edificio, tenendo conto anche di quanto viene
attualmente sviluppato in ambito normativo.
Definizione del riferimento: lo ZEB
Per poter definire l’altissima prestazione energetica, occorre definire un riferimento univoco
rispetto al quale misurarla, che è evidentemente
l’edificio a fabbisogno energetico nullo, ZEB (Zero
Energy Building).
Anche per lo ZEB non esiste una definizione chiara
e condivisa a livello internazionale. Considerato che
il riferimento deve anche essere indipendente dal
metodo di misura, qui lo ZEB sarà considerato come:
Edificio a energia nulla (ZEB): edificio caratterizzato dall’impiego di energia primaria non rinnovabile
28
#21
pari a 0 kWh/m² nell’anno, ottenuto senza esportare vettori energetici prodotti dall’edificio.
In questa definizione ci sono due punti di particolare importanza, che verranno meglio approfonditi nel seguito:
• l’affermazione che il fabbisogno energetico che
definisce la prestazione energetica è misurato
in termini di energia primaria non rinnovabile;
• il fatto che ciò si deve ottenere senza esportare
vettori energetici prodotti dall’edificio, ciò per
distinguerlo dal net ZEB.
Per maggiore chiarezza conviene ricordare
come sono definite secondo la UNI EN 15603
[7] le grandezze in gioco:
Energia primaria: energia che non è stata assoggettata ad alcuna conversione o processo di
trasformazione
Nota 1: L’energia primaria include energia rinnovabile e energia non rinnovabile. Se vengono
prese in considerazione entrambe, può
essere chiamata energia primaria totale.
Nota 2:Per un edificio, è l’energia utilizzata per
produrre l’energia fornita all’edificio (energia fornita). Viene calcolata dall’ammontare
dei vettori energetici forniti ed esportati,
utilizzando i fattori di conversione.
Energia non rinnovabile: energia estratta da
una fonte che si esaurisce con l’estrazione (ad
esempio i combustibili fossili).
Energia rinnovabile: energia da una fonte che
non è esaurita per estrazione, come ad esempio l’energia solare (termica e fotovoltaica), eolica,
idraulica, biomassa rinnovabile.
Vettore energetico: sostanza o fenomeno che
può essere utilizzato per produrre lavoro meccanico
o calore o per operare processi chimici o fisici, o, più semplicemente,
la corrente elettrica, i flussi termici
legati al trasporto di fluidi termovettori, combustibili, ecc.
Sono quindi vettori energetici le
portate di fluidi termovettori caldi e
freddi, le correnti elettriche, le masse
di combustibili importate, e tutti i
flussi di energia che non necessariamente coincidono nella forma con
la sorgente energetica che li ha prodotti. Di contro l’energia primaria è
l’energia propria della sorgente di
energia così come estratta o estraibile (un esempio di energia primaria della fonte solare è la radiazione
elettromagnetica così come misurata nel punto di “estrazione”).
Dalle definizioni riportate dalla
norma [7] è possibile derivare le
seguenti, funzionali a una applicazione
non ambigua della definizione di ZEB:
Energia primaria non rinnovabile: energia non rinnovabile che
non è stata assoggettata ad alcuna
conversione o processo di trasformazione, cioè energia così come
disponibile nella fonte non rinnovabile, ad esempio petrolio o gas
naturale.
Energia primaria rinnovabile:
energia rinnovabile che non è stata
assoggettata ad alcuna conversione
o processo di trasformazione, cioè
energia così come disponibile nella
fonte rinnovabile, ad esempio radiazione elettromagnetica solare o energia cinetica del vento.
Vettore energetico non rinnovabile: vettore energetico prodotto
da conversione o trasporto dell’energia primaria di una fonte non
rinnovabile, ad esempio corrente
elettrica distribuita dalla rete o portata di gas naturale fornita da un
gasdotto.
Vettore energetico rinnovabile:
vettore energetico prodotto da conversione o trasporto dell’energia primaria di una fonte rinnovabile, ad
esempio corrente elettrica prodotta
per conversione fotovoltaica dell’energia solare o portata di acqua calda
prodotta da collettori solari termici.
Infine, occorre richiamare la definizione di fattore di conversione di
un vettore energetico non rinnovabile, sinteticamente indicato nella UNI
EN 15603 [7] con il termine fattore
di energia primaria non rinnovabile:
fattore di energia primaria non
rinnovabile: per un dato vettore
energetico, l’energia primaria non
rinnovabile divisa per l’energia fornita, dove l’energia non rinnovabile
è quella necessaria per alimentare
una unità di energia fornita, tenendo
conto dell’energia non rinnovabile
necessaria per l’estrazione, la lavorazione, lo stoccaggio, il trasporto,
la generazione, la trasformazione, la
trasmissione e la distribuzione e di
eventuali altre operazioni necessarie
per la consegna all’edificio in cui l’energia fornita dovrà essere utilizzata.
Per esempio, per il vettore corrente elettrica fornita dalla rete se
prodotta da una centrale di potenza
alimentata a gas naturale, il fattore
di energia primaria dovrebbe tener
conto dell’energia spesa per l’estrazione e il trasporto a bocca centrale,
dell’efficienza di conversione dell’energia chimica del combustibile in
energia elettrica e delle perdite di
trasporto nella rete elettrica, ottenendo quindi un coefficiente sempre maggiore dell’unità. È evidente
che tale fattore è dipendente dalla
efficienza dalla tecnologia di conversione dalla forma propria dell’energia della fonte alla forma dell’energia
vettoriata all’utente finale e che il
suo valore dovrà essere fornito dal
distributore del vettore energetico
in questione. Ogni altra soluzione
per la definizione del valore dei fattori di conversione in energia primaria non rinnovabile sarà sempre
puramente convenzionale o rappresenterà un valore medio statistico.
Sulla base delle definizioni fin qui
riportate è possibile comprendere il
significato della definizione data di
ZEB ed è chiaro il motivo per cui si è
detto che la definizione fornita non
dipende dalle modalità di misura.
L’obiettivo dichiarato della
Direttiva EPBD [1] è la riduzione delle
emissioni di CO2 e quindi la riduzione
dell’impiego delle fonti energetiche
non rinnovabili, la cui combustione
porta appunto alla produzione di
CO2. Da qui di fatto la corrispondenza tra l’energia primaria genericamente indicata dalla Direttiva
quale indicatore di prestazione e
l’energia primaria non rinnovabile,
dato che l’impiego di energia rinnovabile non genera una produzione
netta di CO2; cioè l’energia primaria
dell’indicatore della Direttiva va letta come energia primaria non rinnovabile.
L’affermazione vincolante “senza esportare vettori energetici prodotti dall’edificio” che compare
nella definizione di ZEB qui proposta specifica
proprio che non è di fatto consentito bilanciare
la richiesta di importazione di vettori energetici
con l’esportazione di vettori energetici prodotti
dall’edificio stesso, che moltiplicati per opportuni
valori dei fattori di conversione di energia primaria
possono portare ad un valore nullo, cioè possono
azzerare l’utilizzo di energia primaria non rinnovabile con diverse combinazioni di fattori.Tale vincolo consente di definire lo zero in modo univoco:
cioè è possibile ottenere un fabbisogno nullo di
energia primaria solo quando non vi è alcun vettore energetico non rinnovabile importato, indipendentemente dal valore che si attribuisce al
fattore di conversione in energia primaria.
Questo concetto sarà più chiaro una volta
introdotta la modalità di calcolo della prestazione energetica.
Definizioni dei confini del sistema
La definizione della prestazione energetica
dello ZEB e dello NZEB è basata sui vettori energetici che attraversano opportuni confini di riferimento, che possono o meno coincidere con
i confini materiali dell’edificio e dei suoi sistemi
tecnologici.
Con riferimento alla figura 1, che si riferisce
solo al sito dell’edificio per evidenziare l’energia
prodotta in loco da fonte rinnovabile così come
richiesto dalla direttiva EPBD [1], i principali confini di riferimento cui si applica il bilancio energetico per determinare i vettori energetici necessari
#21
29
Figura 1 – Confini di riferimento dell’edificio per il calcolo di: a) fabbisogni
termici ed elettrici, b) fabbisogni energetici (per vettore energetico), c)
fabbisogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile
per il soddisfacimento dei servizi richiesti dall’edificio sono:
a)il confine di riferimento per il calcolo del fabbisogno termico ed elettrico dell’edificio, CRFTE
(C.R. Fabbisogni termici ed elettrici, linea continua blocco Usi Finali);
b)il confine di riferimento per il calcolo del fabbisogno energetico per vettore energetico dell’edificio, CRFE (C.R. Fabbisogni energetici, linea
continua blocco Sistemi Tecnici dell’Edificio);
c) il confine di riferimento per il calcolo del fabbisogno energetico in termini di energia primaria
non rinnovabile, se non vi sono produzioni di
vettori energetici in vicinanza dell’edificio, CRIS
(il confine del sito dell’edificio, linea tratteggiata).
Per determinare la prestazione energetica
dell’edificio si applica un bilancio energetico a
ciascuno dei 3 sistemi così individuati, nell’ordine
che va da a) a c), tenendo presente che i confini
sono virtuali.
Il bilancio energetico sul sistema definito dal
confine a) (CRFTE), se limitato al fabbisogno termico, coincide con quanto definito nella norma
UNI EN ISO 13790 [8] o nella specifica tecnica
UNI-TS 11300-1 [9] e corrisponde al fabbisogno
energetico utile.
Il bilancio energetico sul sistema definito dal
confine b) (CRFE) porta alla determinazione dei
vari vettori energetici, rinnovabili e non rinnovabili, necessari per soddisfare il fabbisogno termico
ed elettrico dell’edificio, e corrisponde a quanto
descritto dalle specifiche tecniche UNI-TS 113002, -3 e -4 [10,11, 12].
Il bilancio energetico sul sistema definito dal
confine c) consente infine di determinare il fabbisogno energetico dell’edificio in termini di energia
Figura 2 – Confini di riferimento dell’edificio per il calcolo di: d)
fabbisogno energetico in termini di energia primaria non rinnovabile
quando vi sono vettori energetici prodotti in vicinanza al sito dell’edificio
30
#21
primaria, come definito dalla norma
UNI EN 15603:2008 [7]. Il bilancio
energetico su tale confine non tiene
esplicitamente conto dell’energia propria delle fonti di energia rinnovabile
(che lo attraverserebbero se fosse
un confine reale che circonda l’edificio), in quanto l’energia rinnovabile estratta in loco per produrre
i vettori energetici rinnovabili rappresenta un termine sorgente (cioè
interno al confine e che quindi non
lo attraversa). Di contro, tale bilancio si applica ai vettori energetici,
rinnovabili e non rinnovabili, che lo
attraversano, pesati con i rispettivi
fattori di conversione in energia primaria. Questo nel caso in cui tra i
vettori energetici importati dall’edificio non vi siano vettori energetici
prodotti nelle vicinanze. Qualora vi
fosse questa evenienza, il sistema dei
confini di riferimento viene esteso
con l’aggiunta del confine di riferimento di vicinanza, riportato in
figura 2 e definito come:
d)il confine di riferimento per il calcolo del fabbisogno energetico
in termini di energia primaria non
rinnovabile, se vi sono produzioni
di vettori energetici in vicinanza
dell’edificio oltre a quelli distribuiti dalle reti regionali e/o nazionali (CRFEP di vicinanza).
In questo caso il confine di riferimento esteso (confine di riferimento
di vicinanza) serve a mettere in evidenza un impianto di produzione di
un vettore energetico, producibile
sia da fonte non rinnovabile sia da
fonte rinnovabile, che si trova nelle
vicinanze del sito dell’edificio e che
serve l’edificio con il vettore prodotto. Questo confine, giustificato
nella revisione della norma UNI EN
15603 [7] per poter assegnare valori
dei fattori di conversione in energia primaria dell’impianto di produzione in vicinanza dell’edificio diversi
da quelli dello stesso vettore prodotto su base regionale o nazionale,
di fatto ha significato solo se l’impianto di produzione è in qualche
modo parte integrante dei sistemi
tecnici dell’edificio.
Infatti, per trattare il primo caso
(impianto non integrato) basta considerare più vettori dello stesso tipo
importati ma con fattori di conversione in energia primaria aventi valori
diversi (non serve aggiungere un
altro confine). Il secondo caso invece può essere identificato con un impianto consortile
che serve più edifici e che a questi appartiene. In questo caso, l’impianto, a prescindere
dalla vicinanza materiale all’edificio che potrebbe permettere di considerarlo interno al
sito, non è includibile neppure virtualmente in quanto serve più edifici. Di conseguenza
si preferisce mantenere l’impianto al di fuori del sito e evidenziare quanto viene importato dall’edificio in termini di produzione in vicinanza e quanto invece proviene da produzione a distanza attraverso i vettori scambiati da e per l’edificio e da e per le reti
energetiche esterne (distanti).
Il tutto appare più chiaro se si considera un esempio pratico: un super condominio
costituito da un insieme di condomini dotati di centrale termica convenzionale, ma serviti
anche da una centrale termica solare che produce un vettore termico “caldo” o “freddo”
in modo più efficiente ed economico sfruttando l’effetto di scala rispetto ad analoghi
impianti presso ogni condominio.
Definizione della prestazione energetica
La prestazione energetica degli edifici, NZEB compresi, è definita dalla Direttiva EPBD
[1] tramite l’indice di efficienza energetica EP espresso in fabbisogno annuale di energia primaria per metro quadro di superficie utile, in genere kWh/m² annui per il servizio
x considerato (riscaldamento, climatizzazione invernale, raffrescamento, climatizzazione
estiva, ventilazione, illuminazione):
EP x = E P,x / A utile(1)
con
E P,x = ∑ i (E imp,i · f imp,i ) x – ∑ j (E esp,j · f esp,j ) x(2)
dove EP,x è l’energia primaria associata al servizio x calcolata come differenza tra le somma
dei vettori energetici importati per i valori dei loro fattori di conversione di energia primaria e dei vettori energetici esportati per i valori dei relativi fattori di conversione in
energia primaria (E rappresenta il generico vettore energetico). Si ricorda che fattore di
energia primaria qui è sinonimo di fattore di conversione in energia primaria non rinnovabile e che i fattori riferiti agli stessi tipi di vettori ma con provenienza diversa e quelli
importati rispetto a quelli esportati possono essere tra loro diversi.
Una volta definita la misura della prestazione energetica con le equazioni (1) e (2) è
possibile verificare la consistenza della definizione di ZEB. Dato che:
• i fattori di conversione in energia primaria sono fattori di conversione in energia primaria non rinnovabile,
• non è possibile esportare vettori energetici, quindi è Eesp,j = 0 per ogni j;
si ha che:
E P,x = 0 se e solo se E imp,i = 0 per ogni i
(3)
Come si può vedere tale definizione è univoca rispetto alla scelta dei valori dei fattori
di conversione in energia primaria e quindi rappresenta un chiaro limite per la definizione
della prestazione energetica dello NZEB, che può
essere la seguente:
0 < E P,x < E P,x | lim ovvero 0 < EP x < EP x | lim(4)
dove EP x |lim dovrà essere fissato tramite la procedura di “cost optimality” prevista dalla Commissione
Europea [3].
Questa scelta porta alla diretta conseguenza
di non considerare “bilanciabili” i flussi di energia
importata con quella autoprodotta e esportata,
caratteristica alla base della definizione di un altro
tipo di edificio, il net Zero Energy Building (net
ZEB). Risulta quindi evidente come lo ZEB e il net
ZEB siano tra loro diversi e di conseguenza l’NZEB (Nearly Zero Energy Building) sia diverso da
un net NZEB (Nearly net Zero Energy Building).
Ma qual è la richiesta della direttiva EPBD [2]?
È lo NZEB o il net NZEB?
La risposta è semplice e non comporta dubbi.
La Direttiva chiede di definire la prestazione energetica di un edificio e di certificarla, chiede cioè
di “misurare” una specifica proprietà dell’edificio. Se uno NZEB richiede per il riscaldamento
10 kWh/m² annui, questo significa in modo univoco che quell’edificio importa una certa quantità di energia prodotta da fonti non rinnovabili,
che a sua volta ha comportato l’impiego di una
certa quantità di energia primaria non rinnovabile, determinata in funzione del valore dei fattori di energia primaria adottati. Se invece i 10
kWh/m² annui sono richiesti da un edificio net
NZEB, tale richiesta può essere dovuta alla differenza (30-20) come alla differenza (300-290). Nel
primo caso al sistema energetico nazionale sono
stati chiesti 30 kWh/m² annui di energia primaria non rinnovabile (gas, barili di petrolio, ecc.),
mentre nel secondo ben 300. Questa richiesta è
stata bilanciata da una produzione in loco dello
stesso vettore richiesto o di altro vettore energetico tramite produzione da fonte rinnovabile e l’esportazione al sistema energetico regionale e/o
nazionale, che così andrebbe a evitare tale produzione con impiego di fonte non rinnovabile. Ciò è
numericamente attuabile se e solo se si attribuisce ai vettori energetici rinnovabili esportati quale
fattore di conversione in energia primaria, non il
fattore di conversione in energia primaria non rinnovabile (che sarebbe nullo o quasi nullo), ma un
fattore di conversione che rappresenta l’energia
primaria non consumata dal sistema energetico
regionale e/o nazionale per effetto dell’immissione nella rete dell’unità di energia del vettore
considerato. Ma la capacità di recepimento di produzione locale da parte del sistema energetico
regionale e/o nazionale non è infinita e soprattutto in certi momenti potrebbe non essere in
grado di accogliere tale produzione.
È evidente quindi come la definizione dello
NZEB, data a partire da quella dello ZEB, rappresenti una prestazione che è una proprietà univoca dell’edificio, mentre il net NZEB è in grado
di fornire certe prestazioni in modo non univoco
#21
31
(le perdite di rete di un sistema che scambia 30
e 20 non sono le stesse di un sistema che scambia 300 e 290) e in funzione delle caratteristiche
del sistema energetico regionale e/o nazionale
cui si interconnette.
Lo NZEB e l’auto produzione
e l’esportazione di energia
Da quanto detto in precedenza potrebbe
sembrare che la definizione di NZEB data possa
penalizzare quegli edifici che producendo vettori energetici con lo sfruttamento di fonti rinnovabili in loco ne esportino la sovra produzione
contribuendo all’incremento della quota di energia rinnovabile utilizzata dal Paese. Questo è un
falso problema se si riconosce che l’indicatore di
prestazione richiesto dalla direttiva EBPD [1] qualifica esclusivamente l’auto-sostenibilità energetica
dell’edificio e che definire la capacità dell’edificio
di contribuire alla produzione di vettori energetici a CO2 nulla per conto del sistema energetico nazionale è un’altra cosa. Entrambi gli aspetti
sono importanti ma non necessariamente devono
essere rappresentati con un unico indice, che toglie
chiarezza ai risultati confondendo tra loro obbiettivi diversi.
C’è un’ulteriore motivazione che dovrebbe spingere a tenere separati tali aspetti, legata al fatto che
il primo è una proprietà del solo edificio, mentre
il secondo è una proprietà combinata dell’edificio e del sistema energetico cui questo è interconnesso. In altri termini, non si deve confondere
una proprietà del solo edificio con una proprietà
combinata dell’edificio e del sistema energetico
cui questo è interconnesso. Tra l’altro, questa differenziazione trova una motivazione anche per
gli aspetti relativi alle problematiche di controllo
e gestione. Infatti, la prestazione energetica dell’edificio è a capo dei Comuni e dei proprietari di
unità immobiliari, nel senso che la documentazione è associata alla concessione edilizia e ai contratti di compravendita, di locazione e cessione
a titolo gratutito. Invece l’interscambio di vettori
32
#21
energetici tra auto produttori, oggi limitato solo al
vettore elettrico, è a capo del gestore di rete, che
tra le altre cose ha la necessità di poter gestire le
autoproduzioni locali per evitare il collasso della
rete per sovraccarichi e sbilanciamenti eccessivi.
In definitiva, risulta più efficiente tenere separate
le due caratteristiche affiancando al fabbisogno di
energia, che definisce la prestazione energetica,
un ulteriore indice che definisca univocamente il
contributo dell’edificio alla produzione regionale,
quindi nazionale, di energia elettrica a CO2 nulla
e che sia sotto il controllo del gestore di rete, che
in relazione alla capacità della rete locale può o
meno incentivare/disincentivare tale produzione
in specifiche aree. In particolare, essendo l’obiettivo la riduzione della produzione di CO2, tale
separazione consente di valorizzare non solo l’energia elettrica da fotovoltaico, ma anche quella
prodotta da sistemi cogenerativi posti in situ ed esportata verso la rete (in questo caso
se si attribuisce il tutto consumo di energia primaria al servizio di riscaldamento/raffrescamento dell’edificio si ha un fattore di conversione di energia primaria dell’elettricità
esportata nullo, cioè la spesa energetica è allocata tutta alla funzione riscaldamento e
quindi l’energia elettrica è un sottoprodotto “energeticamente gratuito”).
Si può quindi introdurre l’indice di contribuzione alla produzione di energia elettrica
da fonte di energia rinnovabile o “a produzione nulla di CO2”, come:
Indice di Energia Elettrica Esportata a produzione nulla di CO2, NEEE (Neutral
Electrical Exported Energy):
rapporto tra la somma della quota rinnovabile della produzione elettrica da fonte di
energia rinnovabile esportata e quella prodotta da sistemi cogenerativi e esportata e
l’area utileN dell’edificio, cioè:
NEEE = ∑ (WRES,ren,exp) + WCHP,exp / A
(5)
RES=1
con
WRES,ren,exp quota esportata dell’autoproduzione elettrica da fonti rinnovabili in situ;
WCHP,exp quota esportata dell’autoproduzione elettrica da cogenerazione termico guidata.
oppure l’indice relativo, se lo si vuole correlare in modo diretto all’indice EP:
Percentuale di contribuzione elettrica per energia primaria consumata, NEEE%:
quantità di energia elettrica a produzione di CO2 nulla esportata dall’edificio verso la rete
e il fabbisogno di energia primaria
annuo complessivo dell’edificio, Ep:
N
NEEE = (NEEE/Ep) · 100 = ∑ (WRES,ren,exp) + WCHP,exp / Ep · 100
(6)
RES=1
Questi ultimi due indici possono essere utilizzati per definire delle premialità per edifici che, oltre che essere poco energivori, diano un contributo positivo alla rete elettrica
nazionale immettendovi energia ottenuta senza produzione di CO2.
[
]
{[
] }
Lo NZEB e la quota di energia rinnovabile impiegata
Resta da esaminare come lo NZEB si pone nei confronti della richiesta della Direttiva
sulla promozione dell’uso delle fonti di energia rinnovabili [5], che richiede ai paesi membri dell’Unione Europea di imporre entro il 2014 “l’uso di livelli minimi di energia da fonti
rinnovabili in tutti gli edifici nuovi …”.
Premesso che, tenuto conto soprattutto della climatizzazione estiva, valori limite dell’indice EP molto bassi sono raggiungibili solo con l’impiego di fonti di energia rinnovabile e
che quindi uno NZEB è un edificio che di principio, se climatizzato tutto l’anno, usa una
quota rilevante di energia rinnovabile, la definizione della quota di sfruttamento delle
fonti rinnovabili è e deve essere un’informazione complementare a quella fornita dall’indicatore EP, che quantifica l’energia primaria necessaria per fornire il servizio, ad esempio
la climatizzazione invernale ed estiva all’edificio. Non è quindi necessario, anzi è ridondante e spesso non consistente, cercare di esprimere la quota di energia da fonte rinnovabile utilizzata dall’edificio in termini di energia primaria equivalente; l’impego di vettori
diversi con fattori di conversione di energia primaria differenti è già conteggiato nell’indice EP. Tra l’altro, il fattore di conversione in energia primaria non rinnovabile di un vettore prodotto il loco da fonte rinnovabile sarebbe nullo o quasi nullo e di conseguenza
tale quota sarebbe sempre nulla o quasi nulla. Inoltre, il D.Lgs. 28/11 [13], attuativo della
Direttiva sulla promozione dell’uso
dell’energia da fonti rinnovabili [5]
al punto 11 dell’Allegato 1 recita:
“La quota di energia da fonti rinnovabili è calcolata dividendo il consumo
finale lordo di energia da fonti energetiche rinnovabili per il consumo finale
lordo di energia da tutte le fonti energetiche ed è espressa in percentuale”.
Inoltre, come definito nella Direttiva
e nel D.Lgs, il consumo finale lordo è
misurato in termini di vettori energetici così come consegnati all’utenza
incrementati delle perdite di distribuzione; in particolare, riguardo alla climatizzazione degli edifici, la Direttiva
afferma all’art.5 comma 4:
“il consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento è calcolato
come quantità di teleriscaldamento
e teleraffrescamento prodotti in uno
Stato membro da fonti rinnovabili …”,
cioè misurato sulla quantità di vettore energetico prodotto e non sulla
quantità di energia estratta dalle fonti
rinnovabili.
L’unico modo consistente di definire
tale rapporto, complementare all’EP, è
quindi quello di considerare solo i vettori energetici e non la loro pesatura
con i fattori di conversione in energia primaria. Per tali motivi qui si propone di valutare l’impiego delle fonti
rinnovabili negli edifici attraverso un
altro approccio che contabilizzi i vettori energetici da fonti non rinnovabili
importati e i vettori da fonti energetiche rinnovabili e internamente utilizzati, sia prodotti in sito che importati
(da vicinanze). Con questo approccio
tutte le tecnologie possono portare,
con un opportune composizioni di
generatori che impiegano fonti di energia rinnovabili, a una quota di utilizzo
delle rinnovabili pari al 100% quando
non si ha impiego di fonti non rinnovabili, così come è possibile contabilizzare l’uso di fonti rinnovabili per
il raffrescamento e anche in questo
caso raggiungere, in linea di principio, un 100% di copertura da rinnovabili quando non si usano fonti non
rinnovabili.
Secondo tale procedura si può definire un fattore unico, ovvero fattori
distinti per servizio termico ed elettrico; cioè:
fattore di copertura con energia
rinnovabile, definito come rapporto
tra la somma dei vettori termici ed
elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i bisogni interni dell’edificio e la somma
di tale contributo e dellaNtsomma dei vettori
energetici non rinnovabili importati:
Ne
∑ (QRES,ren,iu) + ∑ (WRES,ren,iu)
RES=1
RES=1
––––––––––––––––––––––––––
(7)
FER =––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Nt
Ne
Mi
Me
∑ (QRES,ren,iu) + ∑ (WRES,ren,iu) + ∑
(EURES,imp) + ∑
(WURES,esp)
RES=1
RES=1
URES=1
URES=1
con
QRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia termica annua prodotta da un
impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;
WRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un
impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;
EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile importato dall’edificio;
EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile esportato dall’edificio.
fattore di copertura con energia rinnovabile per il servizio termico, definito come rapporto tra
la somma dei vettori termici ed elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i fabbisogni termici dell’edificio e la somma di tale contributo e della somma dei vettori energetici non
rinnovabili importati destinati
esclusivamente
agli usi termici, sia direttamente che indirettamente:
Nt
Ne,t
∑ (QRES,ren,iu) + ∑ (WRES,ren,iu)
RES=1
RES=1
FERTS =––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
––––––––––––––––––––––––––
(8)
Nt
Ne,t
Mt,i
Mt,e
∑ (QRES,ren,iu) + ∑ (WRES,ren,iu) + ∑
(EURES,imp) + ∑
(WURES,esp)
RES=1
RES=1
URES=1
URES=1
con
QRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia termica annua prodotta da un
impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES;
WRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un
impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES e destinata solo al sistema di climatizzazione
(Ne,t);
EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importato dall’edificio e destinata
solo al sistema di climatizzazione (Mt,i).
EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES esportato dall’edificio e destinata
solo al sistema di climatizzazione (Mt,e).
fattore di copertura con energia rinnovabile per il servizio elettrico, definito come rapporto
tra la somma dei vettori elettrici prodotti da fonti rinnovabili e impiegati a soddisfare i fabbisogni
elettrici dell’edificio (esclusi quelli relativi all’alimentazione del sistema termico) e la somma di tale
contributo e della somma dei vettori energetici non rinnovabili importati destinati esclusivamente
agli usi elettrici
diversi da Ne
quelli relativi al sistema
termico, cioè:
Ne
Me,i
Me,e
FERES = ∑ (WRES,ren,iu) / [ ∑ (WRES,ren,iu) + ∑
(EURES,imp) + ∑
(WURES,esp) ]
(9)
RES=1
RES=1
URES=1
URES=1
con
WRES,ren,iu è la quota rinnovabile internamente utilizzata dell’energia elettrica annua prodotta da un
impianto che utilizzi la fonte rinnovabile RES e destinata a tutte le utenze elettriche escluso
il sistema di climatizzazione (Ne);
EURES,imp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importata dall’edificio e destinata a
tutte le utenze elettriche escluso il sistema di climatizzazione (Me,i).
EURES,esp è il generico vettore di energia non rinnovabile URES importata dall’edificio e destinata a
tutte le utenze elettriche escluso il sistema di climatizzazione (Me,e).
#21
33
CONCLUSIONI
È possibile definire in maniera chiara e univoca
l’edificio a energia quasi zero, NZEB, così come
richiesto dalla direttiva EPBD [1], solo attraverso
la definizione dell’edificio a energia zero, ZEB. Tale
edificio, per essere univoco, coincide con l’edificio
autarchico e non con il net Zero Energy Building,
nNZEB.
La capacità di essere un generatore distribuito
per la rete elettrica nazionale non confligge con
la definizione data di NZEB, che costituisce una
proprietà del solo edificio, mentre tale capacità è
una proprietà combinata dell’edificio e della rete e
può essere definita in maniera indipendente con
un opportuno Indice di Energia Elettrica Esportata
a produzione nulla di CO2.
La quota di energia rinnovabile utilizzata da
uno NZEB dovrebbe essere di per se elevata ed è
comunque calcolabile a partire dalla conoscenza
degli stessi vettori energetici computati per il calcolo dell’indice EP, senza alcuna pesatura in termini di primaria, dato che la Direttiva [5] richiede
semplicemente di conoscere la percentuale di
sostituzione dei vettori energetici non rinnovabili con quelli rinnovabili.
Le caratteristiche di uno NZEB sono dunque
sintetizzabili nei seguenti requisiti:
A.fabbisogno di energia TERMICA ridotto quanto
più ragionevolmente possibile (isolamento, incremento dell’impiego di luce diurna, attivazione
termica della massa, ecc.);
B.fabbisogno di ENERGIA degli impianti ridotto
quanto più economicamente fattibile (recuperatori termici, incremento dell’efficienza dei
sistemi di climatizzazione, ecc.);
C.fabbisogno di ENERGIA coperto in misura significativa con l’impiego di vettori energetici prodotti da fonti rinnovabili o tramite produzione
di energia termica ed elettrica prodotta in situ
da fonti rinnovabili (solare termico e fotovoltaico, pompe di calore, teleriscaldamento alimentato da rinnovabili, biocombustibili).
D.quanto previsto ai punti A, B e C deve essere
ottenuto in regime di sostenibilità economica
e/o finanziaria;
E.la capacità di essere un produttore distribuito di energia elettrica a CO2 nulla per la rete
non è un requisito dello NZEB, ma può essere
comunque valorizzata separatamente con un
opportuno indice.
n
*Livio Mazzarella, Buildings’ Energy
and Environmental Systems Group
(BEES), Politecnico di Milano
34
#21
BIBLIOGRAFIA
[1] Parlamento Europeo. 2010. Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010
sulla prestazione energetica nell’edilizia. G.U.E. n. L 153/13 del 18.06.2010.
[2] Parlamento Europeo. 2002. Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002,
sul rendimento energetico nell’edilizia. G.U.E. n. L 001 del 04.01.2003.
[3] Commissione Europea. 2012. Regolamento delegato (UE) N. 244-2012 della Commissione - 16-01-2012. G.U.E.
n. L 81/18 del 21.03.2012.
[4] Commissione Europea. 2012. Linee Guida di accompagnamento al Regolamento delegato (UE) N. 244-2012
della Commissione – 19-04-2012. G.U.E. n. C 115/1 del 19.4.2012.
[5] Parlamento Europeo. 2009. Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009
sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. G.U.E. n. L 140/16 del 5.6.2009.
[6] Parlamento Europeo. 2012. Direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012
sull’efficienza energetica. G.U.E. n. L 315/1 del 14.11.2012.
[7] UNI. 2008a. Prestazione energetica degli edifici – Consumo energetico globale e definizione dei metodi di valutazione energetica. Norma UNI-EN 15603. Milano: Ente Italiano di Unificazione.
[8] UNI. 2008b. Prestazione energetica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il
raffrescamento. Norma UNI-EN-ISO 13790. Milano: Ente Italiano di Unificazione.
[9] UNI. 2008c. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica
dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-1. Milano: Ente Italiano
di Unificazione.
[10]UNI. 2008d. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria
e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Specifica Tecnica
UNI/TS 11300-2. Milano: Ente Italiano di Unificazione.
[11]UNI. 2008e. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 3: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-3. Milano: Ente Italiano di
Unificazione.
[12] UNI. 2012. Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Specifica Tecnica UNI/TS
11300-4. Milano: Ente Italiano di Unificazione.
[13] D.Lgs. 3 marzo 2011. Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE – n. 28, G.U. n.
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vicepresidenti Bontà e Massa
e del segretario Pellegatta.
Roberto Di Sanzo
GOVERNO TECNICO
C’è solo un ingegnere nella squadra
Newsletter
Nr.01 – MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012
L
e vicende di Fukushima
sono arrivate inattese e
violente. Esse ci insegnano
che non conosciamo ancora a
sufficienza la nostra Terra, ed i
metodi migliori per soddisfare le
nostre attuali esigenze. In questa
nota riassumiamo le fonti di energia necessarie al nostro progresso
civile. Si ribadisce la necessità di
sviluppare nuove indagini e di
aprire nuovi laboratori.
Si sottolinea l’importanza delle
Università, nel loro ampio significato di deposito di conoscenza,
di luogo di indagine attiva su
quanto ancora non conosciamo,
e di deposito della cultura raggiunta, da trasmettere alle nuove
La decisione desta meraviglia
e rammarico e richiama all’impegno
Perché la trattativa privata
non piace all’Antitrust
dott. ing Franco Ligonzo
Sia chiaro: la mia meraviglia
non è per nulla una critica
alla scelta dei ministri
fatta dal Premier,
Prof. Mario Monti,
ma è la reazione al
fatto che nel suo
cosiddetto “governo tecnico” c’è un
solo ingegnere. Certamente quest’unico
ingegnere è persona
ben nota: il Prof. Ing. Fran-
47
segue a pag. 3 e 4
GUIDA AI PRODOTTI
PER LEED
®
Infrastrutture e project
GIUSEPPE LANZAVECCHIA
2
La crisi finanziaria
e quella culturale
N
dott. ing. Carlo Valtolina
Caro Collega, nessuno,
meglio di noi tecnici, conosce il valore essenziale
dell'aggiornamento conticesco Profumo, infatti, è stanuo, oltre quello della culto a lungo rettore del Politura e, per 60 anni, il notecnico di Torino e da qualstro Giornale ha cercato
che mese era passato alla
Vietare
gli
affidamenti
di soddisfare
queste esigen-in house
presidenza del CNR.
E il
ze, dandosi una mission—
ministero dell’Istruzione,
del- appalti
>pag.4
negli
“cogliere e interpretare lo
l’Università e della Ricerca,
spirito del tempo” (n.13
che gli è stato affidato, sapdel 15/7/09) e seguendo
piamo essere di grandissimo
una linea editoriale che io
peso in un’economia della
stesso nel settembre 2010
conoscenza. Meraviglia, pe(n.14 del 1/9/2010) avevo
rò, che non siano stati scelti
riassunta in sei punti:
altri ingegneri-architetti-geon “no” alla banalizzazione
segue a pag. 5
dei problemi complessi;
“si” al dare spazio alle diverse analisi, purché complete, motivate e documentate;
ENERGIA NUCLEARE
ANNO ACCADEMICO/1
n “no” alle soluzioni semplicistiche; “si” al sostenere
POLITECNICO
soluzioni che, pur semplici,
DI MILANO:
tengano
conto l’esecutivo
della comPer attirare
i privati
punta su project
Crescita
plessità di partenza e an—
>pag.6
financing eche
incentivi
fiscali
degli effetti
di medio
e sostenibilità
periodo;
dott. ing. Alessandro clerici
n “no” all’intolleranza ina pag. 8
tellettuale;
“si” alla discusPresidente
Cni
sione rispettosa delle idee
Costo del lavoro, disciplina sulle varianti,
altrui;
ANNO ACCADEMICO/2
soglie per i servizi di progettazione e
n “no” al bla-bla-bla fine
a sé stesso; “si” al dare spaUNIVERSITÀ
consultazione preliminare modificano
Zambrano zio
contrario
all’ingresalle idee portatrici
di
DEL SALENTO:
valore
aggiunto;
alcuni
aspetti
del
Codice
dei
so dei soci di
capitale
negli studi
Conoscienza
n “no” a una linea editoContratti
—
>pag.5
—
>pag.13
professionaliriale asservita
a interessi di
e sapere
parte; “si” a un’informazione plurale e indipendente;
a pag. 8
n “no” ad accettare che il
comportamento eticamenCalo del 43% degli importi
a gara rispetto
te corretto messi
finisca là dove
RICHIAMO3
quello “penalallo stesso periodo delcomincia
2010.
Il crollo
mente
rilevante”;
“si” adcoinvolge anTITOLO DEL
accettare un limite etico
che e soprattutto le aggiudicazioni
—
>pag.8
RICHIAMO:
tanto più stringente quanto
La Manovra Salva
Italia cambia i
lavori
1 pubblici
LAVORO E OCCUPAZIONE
el 1996 ho pubblicato un libro (1) che
esaminava per diversi paesi industrializzati
l’evoluzione – dal 1960 al
1995 – di economia, occupazione, forza lavoro; demografia per sesso, fasce
d’età, fertilità, mortalità, durata della vita, processi migratori; società (come l’ingresso delle donne sul mercato del lavoro); necessità
di una continua crescita
economica in tutto il mondo in un contesto di globalizzazione crescente, e quin-
NOVITÀ
NEL SOLCO
DELLA
TRADIZIONE
di di competizione sempre
più diretta tra le diverse aree
geopolitiche. L’evoluzione
richiedeva cambiamenti
strutturali di lavoro e occupazione: aumento dell’età
lavorativa (fino a 65–70 anni) dovuto alla maggior durata della vita; scomparsa
di tante attività del passato
e comparsa di altre del tutto
nuove; riduzione del lavoro
dipendente a favore di quello autonomo; attività sempre più sofisticate e prepasegue a pag. 7
financing: matrimonio felice?
La situazione mondiale
dopo Fukushima
Modello tedesco per le tariffe
RAPPoRto CNI
suI bANdI dI
PRogettAzIoNe
a pag. 8
a pag. 6
Le Rinnovabili
sono la causa degli
aumenti della
bolletta elettrica
segue a pag. 5
Andamento del prezzo del petrolio e dei prezzi dell'energia elettrica e
bANdI
NoVItÀ NoRMAtIVe
IMMobILIARe
eNeRgIA e RetI
PRoFessIoNI
IMPIANtI
FoCus teCNoLogICo
teRRItoRIo
e AMbIeNte
MAteRIALI
PeRsoNAggI
del gas per un consumatore domestico tipo
Numeri indici: gen 2007 = 100
260
250
240
230
220
210
200
190
180
170
160
150
140
130
120
110
100
90
Jul-11
Jul-10
Oct-11
Jan-12
Jul-09
Oct-10
Apr-11
Jan-11
Jul-08
Apr-10
Oct-09
Jan-10
Jul-07
Apr-09
Oct-08
Oct-07
Apr-08
Apr-07
Jan-09
70
NEWSLETTER – Nr.01 — Pag.1
Jan-08
80
Jan-07
Lo dice l’AEEG, lo confermano studi indipendenti eppure
non tutti sono d’accordo sui numeri. Le cause per cui il prezzo dell’energia cresce di più di
quello del petrolio
—
>pag.7
Brent ($/b)
Brent (€/b)
Prezzo energia elettrica (consumatore domestico tipo)
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FOCUS NET ZEB
Progettare
i Net ZEB
Sebbene non esista ancora una definizione precisa e condivisa a livello
internazionale, è possibile rintracciare alcuni indicatori che contraddistinguono
una progettazione a “energia netta zero”. Vediamoli nel dettaglio
Net ZEB
Community
Center ad
Hunter’s
Point in San
Francisco
di Maurizio Cellura, Francesco Guarino, Igor Sartori e Alessandra Scognamiglio*
I
l concetto di edificioa
energia netta zero si sta
progressivamente affermando nel panorama
scientifico internazionale anche in riferimento
ai contenuti della recente Direttiva 2010/31/EU
[1], secondo cui dal 2020 tutti gli edifici di nuova
costruzione in Europa dovranno essere a “energia
netta quasi zero”.
È largamente condiviso che un Net ZEB debba
avere un involucro caratterizzato da elevate prestazioni termofisiche ed essere in grado di produrre
energia da fonti rinnovabili in modo da coprire i
propri consumi. È implicito inoltre il riferimento del
termine “Net” a edifici connessi alla rete, in grado
quindi di realizzare un bilancio “netto” nullo sulla
base di un periodo di riferimento; il termine ZEB
(Zero Energy Building) è invece più generico e si
riferisce anche ad edifici completamente autosufficienti. Tuttavia, nonostante l’enfasi attribuita
all’argomento [2-3] nelle legislazioni nazionali ed
internazionali, non esiste ad oggi una definizione
comune e dettagliata di Net ZEB. L’inserimento nelle
normative locali dell’attuale pluralità di definizioni
36
#21
potrebbe favorirne interpretazioni ed approcci
progettuali non corretti.
Di seguito si porrà attenzione ad alcune questioni
che si ritengono cruciali nell’ambito della definizione
e della progettazione dei Net ZEBs; in particolare:
la definizione condivisa, chiara e non ambigua di
“edificio a energia netta zero” [4-7] e la creazione di
uno standard nel calcolo di bilanci di energia per i
Net ZEBs. Inoltre, un altro elemento di fondamentale importanza nella definizione dei Net ZEBs è la
connessione dell’edificio con la rete elettrica: l’utilizzo diffuso di fonti energetiche rinnovabili, nel quadro di un’integrazione del concetto di Net ZEB nella
pratica costruttiva, genererebbe un impatto positivo sul livello di penetrazione di queste tecnologie nel parco elettrico nazionale, ma potrebbe, allo
stesso tempo, causare problemi di rete specialmente
a livello di distribuzione locale. Per tale ragione è,
quindi, necessario che gli edifici ad energia netta
zero siano progettati nell’ottica di una spiccata sinergia con la rete elettrica, in primo luogo interagendo
con le cosiddette “Smart Grids” [8].
In questo contesto si inseriscono
i lavori del joint implementation
agreement dei programmi Solar
Heating and Cooling (SHC) Task
40 e The Energy Conservation in
Buildings (ECB) Annex 52 dell’International Energy Agency (IEA)
“Towards Net Zero Energy Solar
Buildings” [9], volti all’approfondimento delle tematiche descritte
e alla creazione di un quadro
comune di conoscenze sugli edifici
ad energia netta zero. Il lavoro in
oggetto delinea i concetti scaturiti dai lavori del gruppo di ricerca
dell’IEA, e approfonditi da Sartori
et al. [10] con particolare enfasi su
idee, metodi, bilanci di energia
e indicatori utili a definire il concetto di Net ZEB.
Bilanci di energia
La definizione dei confini del sistema oggetto di analisi è fondamentale per comparare flussi energetici in ingresso e in uscita. È possibile distinguere:
• confini fisici: il sistema può comprendere un singolo edificio o un quartiere; la
definizione dei limiti del sistema determina quali fonti rinnovabili siano “onsite” e quali “off-site”;
• confini di bilancio: la delimitazione dei confini determina inoltre quali usi dell’energia (e.g. riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, acqua calda sanitaria,
utenze, illuminamento) sono inclusi nel bilancio.
La Figura1 rappresenta uno schema delle possibili interazioni tra edificio e reti
energetiche.
Per reti di energia si intende il sistema di fornitura dei vettori energetici (elettricità, gas naturale, energia termica per sistemi di teleriscaldamento, biomassa) alle
utenze. La rete garantisce energia all’edificio (energia importata) quando necessario e ne assorbe le eccedenze (energia esportata), nel dettaglio di ogni vettore
energetico. La produzione di energia è indicata in Figura 1 come “generazione”; il
fabbisogno energetico dell’edificio è descritto come “carico”, che differisce dall’energia importata a causa dell’energia prodotta in loco ed auto-consumata. Un
sistema di fattori di conversione trasforma le unità fisiche delle grandezze prese
in esame allo scopo di ottenere informazioni aggregate sull’energia importata
dal sistema ed esportata in rete, o sul confronto tra produzione e carico nel dettaglio di ogni vettore energetico presente nel sistema. La natura dei dati risultanti
è fortemente dipendente dalla tipologia di bilancio di energia prescelto. Quando
l’energia generata convertita in primaria eguaglia il carico nel periodo di tempo
considerato, generalmente un anno, l’edificio può essere considerato un Net ZEB.
Il bilancio di energia netta zero per l’edificio in esame può essere determinato sia
dal confronto tra energia importata ed esportata, sia dal bilancio carico/generazione. Una terza opzione prevede la valutazione del bilancio utilizzando valori
mensili netti di carico e generazione (bilancio netto mensile, monthly net balance).
L’equazione 1 esprime quanto sopra descritto:
Bilancio Net ZEB: ∑ j | Pj · pj | – ∑ j | Fj · pj | = 0
(1)
Dove j si riferisce agli gli energy carriers relativi alla produzione/uso dell’energia, P ed F indicano produzione e fabbisogno di energia. pj sono i fattori di conversione associati ai vettori energetici relativi alla produzione e al fabbisogno.
L’ottenimento di un bilancio Net ZEB può essere perseguito attraverso due approcci,
comunque complementari ed integrabili (fig.2):
1 –riduzione del fabbisogno di energia (asse x), tramite misure di efficienza
energetica;
2 –aumento della generazione di energia (asse y) per raggiungere il bilancio nullo.
Figura 1 – Schema della connessione tra edifici e reti
Figura 2 – Rappresentazione schematica di un bilancio Net ZEB
GLI INDICATORI CHE DEFINISCONO UN NET ZEB
L’equazione (1) descrive il concetto fondamentale insito nella definizione di edificio a energia netta
zero. Questa formulazione non è
tuttavia sufficiente: è necessario affinare la descrizione del sistema tramite la valutazione di altri aspetti,
come ad esempio. la definizione di un
sistema di conversione appropriato.
Nel seguito, sarà descritto il quadro generale di
definizioni e concetti scaturito dai lavori del gruppo
di ricerca sugli edifici a consumo zero della IEA
(Task 40-Annex 52), che prevede l’uso di un set
di criteri e indicatori riportati in Tabella1.
Confini fisici
Nello studio finalizzato all’ottenimento di un
Net ZEB si possono prendere in considerazione
WHICH BUILDINGS SHOULD BE CONSIDERED “NET ZEBs”?
gruppi di edifici o singoli edifici. È però necessario
sottolineare come in un’ottica di quartiere non sia
più necessario che ogni singolo edificio sia Net
ZEB; è invece importante che l’intero sistema risulti
ad energia netta zero. La scelta dei confini fisici
Tabella 1 – Criteri impiegati
nella definizione di Net ZEB
1Confini del
sistema-edificio
1.1Fisici
1.2 Di bilancio
1.3Condizioni
di bilancio
2Fattori di conversione
2.1Metriche
2.2Simmetria
2.3 Variabilità temporale
Although there is not an internationally agreed definition of the “Net ZEB” concept, some indicators may
be identified when designing “net zero energy buildings”. In addition to a high thermo-physical performances envelope and being able to generate energy from renewable sources in order to cover energy
needs, a building is a Net ZEB when it achieves “net” zero consumption based on a reference period.
Another key feature is the connection of the building with the electricity grid, so it is necessary that
the net zero energy buildings are designed in synergy with the grid, in particular with “smart grids”.
3.1 Intervallo temporale
3Il bilancio ad energia 3.2 Bilanci di energia
netta zero dell’edificio 3.3 Efficienza energetica
3.4 Fornitura di energia
Keywords: Net ZEB, energy, electricity grid
5Monitoraggio
e controllo
4Contemporaneità nella 4.1 Load Matching
fornitura d’energia
4.2 Interazione con la rete
#21
37
esempi dal mondo
Friburgo. Solarsiedlung
RUSSIA. Active House
BERLINO. “Effizienzhaus Plus”
Hawaii. Gateway Center Energy
del sistema è fondamentale nella classificazione
degli input di energia rinnovabile come “on-site”
o “off-site”: l’esempio più evidente riguarda l’installazione di un impianto fotovoltaico su un’area prossima all’edificio considerato. Se i confini
del sistema sono ristretti al singolo edificio, l’impianto fotovoltaico risulterà off-site; viceversa se è
compresa un’area più estesa, sarà on-site [11]. Un
impianto alimentato da fonti rinnovabili potrebbe
inoltre essere incluso nel bilancio se finanziato dal
proprietario dell’edificio [12-13], sebbene risulti
esterno ai confini fisici. Viceversa, la produzione
di energia potrebbe non essere considerata dal
punto di vista di un bilancio Net ZEB se il proprietario avesse affittato la superficie del tetto del suo
edificio a un investitore, a sua volta proprietario
del sistema fotovoltaico ivi installato.
È di fondamentale importanza sottolineare
come l’approccio al bilancio energetico sia anche
strettamente legato al dominio del progetto architettonico, che dovrà necessariamente estendersi
oltre il confine fisico dell’edificio (involucro), al
suo intorno prossimo, per poter includere quei
dispositivi di generazione energetica necessari a
realizzare un bilancio energetico pari a zero. [14]
È importante anche specificare le caratteristiche delle reti energetiche cui l’edificio è connesso.
38
#21
È utile altresì rilevare come nel caso in esame il
Net ZEB non è considerato come “stand alone”
ma è connesso alla rete con valenza bidirezionale, ovvero la rete è in grado di fornire energia al
sistema quando è in deficit e di assorbirne la produzione in eccesso. Studi recenti su tali tematiche
mostrano come, per edifici efficienti dal punto di
vista termofisico, l’incidenza dell’Embodied Energy
(EE) nell’interociclo di vita sia in costante aumento:
l’EE annualizzata dei materiali e tecnologie è divenuta comparabile alla quantità di energia impiegata in fase d’uso. Va rilevato nel contempo come
gli ecoprofili di materiali e tecnologie impiegati nei
Net ZEBs stiano costantemente migliorando. Ciò
è dovuto alla diffusione dei protocolli di certificazione ambientale di edifici, tecnologie e materiali
(Ecolabel, DAP, LEED, ITACA etc.) e più in generale
alla crescita di ecoefficienza del tessuto produttivo delle nazioni industrializzate [15-16].
Confini del bilancio
I confini del sistema permettono di individuare
quali flussi energetici sono da includere nel bilancio Net ZEB. Generalmente si considerano riscaldamento e raffrescamento, ventilazione, consumi per
acqua calda sanitaria, consumi per illuminamento e
utenze elettriche. Ulteriori voci potrebbero essere
ad esempio i consumi elettrici per
batterie di auto elettriche, nell’ottica di una ottimizzazione delle interazioni dell’edificio con la rete (e.g.
effettuare la ricarica in presenza di un
surplus di produzione). Ampliando
l’orizzonte di analisi dalla fase d’uso
all’intero ciclo di vita dell’edificio, si
dovrebbe compendiare anche l’EE
dei materiali e delle tecnologie utilizzate nella costruzione. L’EE dovrebbe
essere valutata su base annuale, il
che implica delle assunzioni sulla
vita utile stimata del sistema considerato. È inoltre possibile effettuare
considerazioni sui costi energetici
della costruzione e della demolizione dell’edificio, anche se l’importanza relativa di queste voci è
generalmente più bassa delle precedenti. [17]
Condizioni di confine
Va rilevato che una definizione
di Net ZEB efficace dovrebbe essere
tale da garantire la possibilità di effettuare valutazioni comparative tra le
“performance” energetiche attese e
i valori ricavati dal monitoraggio. In
caso di scostamenti dai dati attesi
è fondamentale comprenderne la
causa: errori nel design o semplici
modifiche nelle condizioni di utilizzo. A questo scopo per l’edificio in
esame è importante specificare nel
dettaglio un set di dati riguardanti
i livelli di occupazione, le caratteristiche climatiche del sito e livelli di
comfort attesi, da confrontare con
i dati derivanti dal monitoraggio.
Fattori di conversione
I fattori di conversione convertono le unità di misura di differenti
vettori energetici nella stessa unità
fisica, frequentemente l’energia primaria. La scelta di una metrica comune
permette di rendere omogenei i dati
di consumo o produzione relativi a
fonti diverse (e.g. l’export di energia prodotta da fonte fotovoltaica in
estate compensa l’impiego di energia da biomassa durante l’inverno).
Metriche
È possibile scegliere tra un’ampia gamma di metriche differenti
[4]: ad esempio energia in sito, costo
dell’energia, emissioni climalteranti
relative all’uso dell’energia, energia
primaria, exergia, crediti ambientali.
Non è semplice scegliere fattori di
conversione appropriati, specialmente per l’elettricità e per le reti
termiche, a causa della dipendenza
da diversi fattori, come il mix di fonti
energetiche utilizzate nella zona di
interesse, la produzione media e marginale di energia, valori presenti e
stime future. I fattori di conversione
dipendono anche dalle assunzioni
effettuate nel corso dell’analisi. Ciò
può condurre spesso alla possibilità di scegliere dei fattori di conversione tali da indirizzare verso
l’adozione di talune tecnologie a
scapito di altre. Ad esempio, la produzione di energia da biomassa è
vincolata da una disponibilità delle
materie prime non infinita e dalla
sovrapposizione delle finalità energetiche e alimentari del terreno destinato a colture. Per questa ragione
anche in zone ad alta disponibilità di
biomassa potrebbe essere necessario incrementare il relativo fattore di
conversione per favorire altre soluzioni, come i sistemi solari.
Simmetria
Variabilità temporale
La scelta dei fattori di conversione è un aspetto
chiave nello sviluppo di bilanci di energia netta zero.
Sebbene a livello internazionale i fattori di conversione impiegati sono frequentemente valori
statici (costanti nel tempo) o quasi-statici (stagionali), la scelta della metrica e natura degli stessi
determina la definizione di Net ZEB da applicare
ai casi in esame. Ad esempio è possibile utilizzare le seguenti definizioni:
• “Net ZEB Strategic”, nell’ottica di effettuare
scelte strategiche di politica energetica, utilizzando fattori asimmetrici (Fattori di conversione differenti per generazione e consumi);
• “Net ZEB Carbon”, in cui si utilizzi come metrica
le emissioni di carbonio e un sistema di conversione asimmetrico o simmetrico;
• “Net ZEB Primary”, in cui i fattori utilizzati sono
simmetrici e relativi alla conversione in energia primaria.
La scelta di un sistema di fattori di conversione
simmetrico o asimmetrico incide fortemente sulla
natura dei risultati: ad esempio, se l’idea originale
è quella di stilare un bilancio di energia primaria
si può basare il sistema di fattori di conversione
sulla natura fisica degli impianti utilizzati e/o sui
rendimenti medi del sistema di generazione.
Viceversa, se lo scopo dello studio è di valorizzare una tecnologia per favorirne la penetrazione nel sistema energetico è possibile optare
per un sistema di fattori di conversione asimmetrico e differente dal sistema utilizzato nell’esemplificazione precedente.
Anche in termini economici è possibile introdurre degli aspetti di asimmetria, come ad esempio nei due casi seguenti:
1. I fattori di pesatura per l’energia importata sono
più alti di quelli relativi all’energia esportata.
Questa opzione prende in considerazione costi
e perdite in rete, associate con il trasporto e
l’accumulo dell’energia esportata, come nel
sistema tariffario tedesco dal 2009 [18]. Questa
opzione potrebbe avere la funzione di ridurre
lo scambio con le reti, di fatto favorendo il consumo di energia prodotta in sito.
2.I fattori di pesatura per l’energia esportata sono
più alti. In questo caso si potrebbe favorire una
tecnologia emergente in fase di adozione nel
panorama energetico, come nel caso delle
incentivazioni per il fotovoltaico adoperate
negli ultimi anniin Germania, Italia, Spagna
e altri paesi, dove l’elettricità immessa in rete
era pagata da due a tre volte di più rispetto
all’elettricità importata (in questo caso l’asimmetria è costituita dal costo dell’energia).
È possibile inoltre utilizzare una pesatura asimmetrica per compensare eventuali termini non
inclusi nel bilancio di energia. Ad esempio, se l’Embodied Energy non è inclusa nei bilanci di energia,
è possibile utilizzare fattori di conversione asimmetrici tra generazione e carico per tenerne conto.
A causa della complessità dell’infrastruttura
energetica, i fattori di conversione sono spesso stimati come valori medi per un prefissato periodo.
È una metodologia statica di contabilizzazione
che si applica generalmente all’energia primaria
e ai fattori di emissione.
È, tuttavia possibile anche stimare i fattori di
conversione su base oraria (contabilizzazione dinamica). Come soluzione intermedia, si possono utilizzare termini di natura quasi-statica, con valori
medi mensili-stagionali. Per i prezzi dell’energia
è già abbastanza comune prendere in considerazione variazioni orarie o stagionali, mentre per
le altre metriche, come energia primaria ed emissioni di carbonio, l’utilizzo della variazione dinamica non è una prassi standard, ma potrebbe
diventare più comune in futuro.
La conversione dinamica e quasi-statica potrebbero aiutare, in teoria, la progettazione di edifici che
ottimizzino l’interazione con le reti, ma includere
l’analisi dinamica dei fattori di pesatura nei bilanci
Net ZEB aumenterebbe considerevolmente la complessità dei calcoli e delle assunzioni da effettuare.
Spesso si preferisce calcolare il bilancio Net ZEB
con valori statici o quasi statici e quindi utilizzare,
come ulteriore strumento di analisi, valori dinamici per descrivere il “Load Matching” del modello.
Il bilancio a energia netta
zero dell’edificio
Il bilancio dell’Eq. (1) può essere calcolato in
modi differenti, a seconda delle grandezze disponibili o in riferimento ai target dello studio e in funzione del periodo di tempo oggetto di bilancio.
Intervallo temporale di bilancio
Il periodo di tempo impiegato con maggiore
frequenza corrisponde ad un anno.
La scelta di un periodo di analisi più breve
(stagionale o mensile) potrebbe essere insufficiente dal punto di vista progettuale, per determinare le misure di efficienza energetica ottimali
per il raggiungimento del target Net ZEB. D’altro
canto, un periodo di analisi più ampio, nell’ordine
delle decadi, potrebbe essere prescelto per redigere il bilancio nell’intero ciclo di vita dell’edificio: un approccio di questo tipo potrebbe essere
integrato sia da un’analisi dell’energia incorporata
nei materiali costituenti l’edificio, sia da scenari di
emissioni di gas climalteranti, tramite l’utilizzo di
indicatori sintetici (e.g. Global Warming Potential
(GWP), Ozone Depletion Potential (ODP) etc.) o
tramite l’espressione dell’EE in termini di tonnellate di CO2 equivalenti (tenendo quindi conto
della natura del processo produttivo dell’energia). L’EE potrebbe tuttavia essere annualizzata
e inserita nel bilancio Net ZEB come un ulteriore
termine additivo agli altri usi dell’energia considerando sia l’energia utilizzata nel ciclo di produzione dei materiali, sia l’energia incorporata al
#21
39
fine di effettuare manutenzione e sostituzione dei
sistemi con vita utile inferiore a quella dell’edificio.
Bilanci di energia
In accordo ai contenuti delle direttive europee e agli output scientifici del gruppo di lavoro
dell’IEA sugli edifici a consumo energetico zero
(Task 40-Annex 52), il bilancio tra domanda e carico,
opportunamente pesati, è descritto nell’Eq. (1).
L’energia esportata e importata possono essere
impiegate per calcolare il bilancio import-export,
descritto nell’Eq. (2).
∑ j ej · pe,j – ∑ j ij · pi,j = E – l ≥ 0
(2)
Dove e rappresenta l’energia esportata, i l’energia importata, pj sono i fattori di conversione, j
si riferisce ai vettori energetici per l’energia esportata e l’energia importata.
L’Eq. 3 consente di redigere un bilancio carico/
generazione nell’ipotesi che i sistemi di generazione e carico non interagiscano.
∑ j gj · pg,j – ∑ j cj · pc,j = G – C ≥ 0
(3)
Dove g e c rappresentano rispettivamente la
generazione e il carico, pj sono i fattori di conversione, j gli energy carriers considerati per generazione e carico.
È importante sottolineare ulteriormente che
l’equazione (3) riflette una semplificazione di
fondo riguardante le interazioni tra i sistemi di
generazione e di carico: per ogni vettore energetico si impone infatti che il carico sia soddisfatto interamente dall’energia importata mentre
quella generata sia interamente inviata alla rete.
Sebbene questo tipo di approccio non tenga in
considerazione il livello di dettaglio relativo all’interazione dell’edificio con la rete, l’Eq. 3 permette
un confronto chiaro tra l’energia prodotta e l’energia globalmente consumata.
Un’altra opzione potrebbe essere la scelta della
base temporale mensile quale intervallo temporale
di redazione del bilancio. Per ogni vettore energetico
si assuma che generazione e carico che si verificano
nello stesso mese siano contemporanei (Ovvero
l’autoconsumo sia pari al minore tra Generazione
e Carico per il mese in esame); in questo caso solamente i valori residui mensili (Differenza tra generazione e carico) saranno sommati per ottenere
i valori annuali. Questo sistema può essere visto
come un bilancio carico/generazione che consente
di formulare valutazioni mensili assumendo un “virtuale” auto-consumo mensile. L’approccio è definito come “bilancio netto mensile”, ed è riportato
nell’equazione (6), impiegando le equazioni (4) e (5).
gm,j = ∑m max [0, gj(m) – cj(m)] (4)
cm,j = ∑m max [0, cj(m) – gj(m)] (5)
∑ j gm,j · pg,j – ∑ j cm,j · pc,j = Gm – Cm ≥ 0
(6)
Dove g e c rappresentano rispettivamente
generazione e carico, con m si intende il mese e
con j il generico energy carrier considerato. Gm
e Cm rappresentano rispettivamente la generazione e il carico mensili convertiti in accordo a
fattori precedentemente definiti.
40
#21
Figura 3 – Rappresentazione grafica delle tre
tipologie di bilancio: bilancio import/export,
bilancio carico/generazione e bilancio netto mensile
Come si osserva dalla figura 3 il bilancio carico/
generazione su base annuale definisce il punto
più lontano dall’origine, mentre negli altri due
casi i punti si avvicinano all’origine come conseguenza dell’auto-consumo e dell’auto-consumo
virtuale mensile. Il bilancio import/export assumerà valori intermedi rispetto alle altre due tipologie di bilancio, dato che esisterà sempre una
quota di auto-consumo, inferiore all’auto-consumo virtuale mensile.
Il bilancio carico-generazione ha auto-consumo nullo: l’energia generata e quella consumata
sono infatti considerati due termini totalmente
separati del bilancio e calcolati separatamente.
L’ipotesi fondamentale dell’approccio mensile è
che si consideri nel bilancio solamente la differenza tra produzione e consumi a livello mensile,
ipotizzando che la restante quantità di energia
prodotta venga interamente consumata in sito.
Si tratta tuttavia di una semplificazione evidente,
visto che, per verificarne le ipotesi, dovrebbe
accadere un perfetto allineamento istantaneo
tra produzione e consumi per un anno intero.
Il bilancio reale import/export invece, considerando le reali interazioni tra rete e edificio, riporterà una quota di energia auto-consumata reale
e avrà un valore intermedio tra il bilancio carico/
generazione (Autoconsumo nullo) e il bilancio
medio mensile (Auto-consumo massimo).
In caso di bilancio carico/generazione, l’autoconsumo può essere considerato parte della generazione complessiva ed è visualizzato nel grafico
come uno spostamento della fornitura di energia
pesata in alto lungo l’asse y. In caso di bilancio
import/export, l’auto-consumo è inteso come una
riduzione nel carico, visualizzata nel diagramma
spostando il punto relativo alla domanda pesata
più vicino all’origine lungo l’asse x.
Le apparenti differenze sopra evidenziate non
influenzano comunque gli algoritmi impiegati
o i bilanci energetici redatti. Infatti, nel bilancio
carico/generazione, l’edificio è inteso come indipendente, così che l’energia generata, sia essa
auto-consumata oppure no, non
ha alcun tipo di impatto sull’efficienza energetica del sistema edificio-impianto. Nel bilancio import/
export l’edificio è considerato in connessione con le reti e l’auto-consumo può quindi ridurre la quantità
di energia scambiata e influenzare
l’efficienza energetica del sistema
edificio-impianto.
Le differenze sottolineate evidenziano come sia difficile convergere
verso un’unica soluzione. Il bilancio
import/export descrive più esaustivamente il problema, e mostra
l’interazione con le reti ma è il più
complesso da ottenere in fase di
design, dato che richiede stime di
profili di auto-consumo e simulazioni dettagliate (con un livello di
dettaglio generalmente orario).
Il bilancio carico/generazione è
più semplice e più adatto ad essere
integrato nelle normative/regolamentazioni che sono orientate al
calcolo dei carichi. Tuttavia si tratta
di un approccio che non approfondisce l’interazione con le reti.
Il bilancio netto mensile ha il vantaggio di essere semplice da implementare sebbene non approfondisca
completamente l’interazione con le
reti. Questo metodo, che impiega
solamente valori mensili di generazione e carico e non simulazioni dettagliate o stime di auto-consumo,
fornisce ugualmente informazioni,
seppure approssimate, sull’interazione stagionale con le reti.
Efficienza energetica
È auspicabile che la definizione
di Net ZEB parta dal presupposto
Casi studio della Task 40
LEAF HOUSE. Situata ad Angeli di Rosora (Ancona),
la Leaf House comprende sei appartamenti ed è il
præimo esempio di nearly Net Zero Energy Building
in Italia. Combina sistemi solari PV e termici con
un involucro dalle ottime prestazioni energetiche
ECOTERRA. Edificio monofamiliare situato in
Quebec, Canada. L’edificio dimostra la fattibilità di
case prefabbricate in ottica Net ZEB: è progettato
per ottimizzare gli apporti passivi solari e
prevede un sistema BIPV/T integrato nel tetto
NREL. L’edificio NREL (National Renewable Energy
Laboratory) è un ufficio di più di 20.000 m2,
situato nei pressi di Denver, Colorado, USA. Le
caratteristiche principali dell’edificio sono un’attenta
progettazione rivolta a daylighting, ventilazione
incrociata e recupero di calore da data center
ENERPOS. L’EnerPos (Energie positive) è un edificio
accademico situato a St.Pierre, Reunion Island,
Francia. Soggetto a clima tropicale, è caratterizzato da
un ampio utilizzo di strategie di ventilazione naturale
e da schermature che proteggono dalla radiazione
solare sia le finestre sia gli elementi strutturali verticali
che bisogna definire dei livelli di efficienza energetica minimi ed obbligatori. I limiti normativi potrebbero
applicarsi sia alle proprietà termofisiche dei componenti dell’involucro e dei sistemi di climatizzazione
sia al fabbisogno di energia o alla
domanda di energia convertita in primaria. I requisiti obbligatori sull’efficienza energetica potrebbero essere
determinati anche sulla base di considerazioni economiche, come indicato nella direttiva europea EPBD [1].
Nel caso di retrofitting degli edifici
un approccio da seguire potrebbe
essere rappresentato da una riduzione
della domanda nell’edificio esaminato
rispetto a dei valori di riferimento
ottenuti da un’analisi di benchmark.
In assenza di requisiti espliciti sull’efficienza
energetica dell’edificio dovranno essere i progettisti a definire economicamente un “trade-off”
soddisfacente tra misure di efficienza energetica
e opzioni di produzione di energia.
Va sottolineato che dall’esame di un ampio
numero di Net ZEBs realizzati la priorità progettuale è stata generalmente attribuita al risparmio rispetto alla produzione di energia da fonti
rinnovabili [19].
Fornitura di energia
Un’altra auspicabile indicazione potrebbe essere
costituita dalla scelta di una percentuale minima
di produzione dell’energia da fonti rinnovabili da
utilizzare nella copertura del fabbisogno di energia
dell’edificio [20]. Le motivazioni alla base dell’indicazione precedente sono, seppur non esaustivamente, di seguito indicate:
• zero emissioni nella fase d’uso e ridotte perdite di trasmissione, trasporto e conversione;
• disponibilità nell’intero ciclo di vita dell’edificio;
• impianti dimensionabili ad hoc;
• tecnologie con ampi margini di replicabilità
nei futuri Net ZEBs.
Un esempio di classificazione e gerarchia delle
fonti energetiche è fornito dagli indirizzi contenuti
nella “Zero Carbon Home” (UK) [12], nella qualeil
bilancio nullo di emissioni di carbonio è raggiunto
in due diversi step: il primo riguarda un approccio rivolto ad una serie di misure di efficienza
energetica e una selezione di opzioni on-site da
implementare come priorità, il secondo individua le opzioni di fornitura più adeguate, includendo opzioni on-site e off-site. Si identificano
inoltre opzioni di generazione rinnovabile “soft”,
ovvero azioni volte alla creazione di fondi di investimenti nazionali nei progetti a basse emissioni
#21
41
di carbonio o al finanziamento di misure di efficienza energetica negli edifici: si tratta di azioni
“soft”, che non coinvolgono la generazione effettiva di energia rinnovabile tramite creazione di
impianti (Opzioni “hard”).
Contemporaneità di produzione
e carico: “Load Matching”
e “Grid Interaction”
Oltre ai bilanci annuali di energia e di emissioni, i Net ZEBs devono essere caratterizzati da
una produzione di energia quanto più in sincronia possibile con il carico, allo scopo di minimizzare lo stress sulla rete di trasmissione di energia.
Saranno definiti nel seguito alcuni indicatori nella
descrizione delle caratteristiche di un Net ZEB,
come lo sfasamento temporale tra carico e generazione di energia di un edificio (Load Matching) e
lo sfasamento di import/export (Grid Interaction)
di energia dalla rete. Gli indicatori vanno utilizzati
come degli strumenti di valutazione, non sono
accompagnati da valori positivi o negativi assoluti nella scala di definizione: aumentare o diminuire il Load Matching potrebbe o meno essere
appropriato a seconda delle condizioni al contorno del sistema preso in considerazione.
Il LoadMatching e il Grid Interaction sono calcolati separatamente per ogni vettore energetico. Il
calcolo di questi indicatori richiede dati energetici
con risoluzione temporale almeno mensile, per studiare variazioni su scala stagionale, oraria o anche
inferiore per studiare gli effetti dei carichi di picco.
Load Matching
La contemporaneità di carico e generazione
per ogni vettore energetico fornisce le prime informazioni sull’efficacia delle strategie progettuali
impiegate nell’edificio in termini di sinergia con la
rete. Quando la correlazione tra carico e generazione è scarsa, come ad esempio quando il carico
è prevalentemente invernale e la generazione
estiva, l’edificio dovrà dipendere in maniera più
accentuata dalla rete. Se carico e generazione
sono sovrapposti, l’edificio avrà maggiori possibilità di effettuare un auto-consumo dell’energia
prodotta in loco, accumulare ed esportare energia in risposta ai segnali proveniente dalla rete.
Il Load Matching può essere affrontato nella
progettazione attraverso calcoli separati o simulazioni su carico e generazione, senza bisogno di
conoscere o stimare l’autoconsumo: nelle formulazioni (7) e (8), infatti, si effettua un confronto tra
i profili istantanei di domanda e carico, in cui non
è richiesto di conoscere l’interazione tra gli stessi.
L’indicatore “Load Match Index” [21] è espresso
dalla seguente equazione:
f load = 1∕ N · ∑ j min [ 1, gj(t) ∕cj(t) ] (7)
Dove g e c rappresentano generazione e consumi, j si riferisce all’energy carrier preso in esame,
t è la risoluzione temporale prescelta per l’analisi, N il numero di eventi presi in considerazione.
42
#21
Il calcolo del Load Matching è particolarmente
dipendente dalla risoluzione temporale considerata, come analizzato in [22] da simulazioni di edifici ad alta latitudine. Nello studio, basato su dati
dalla risoluzione di 10 minuti, non più del 28%
del carico annuale può essere coperto, sebbene
la produzione soddisfi pienamente la domanda
annuale. Analizzando il Load Matching a livello
mensile, invece, si ottiene un valore del 67%.
Anche il carico considerato incide sui calcoli di
Load Matching. Simulazioni di un edificio belga
[23] hanno dimostrato che considerando dati con
risoluzione temporale di un minuto il 42% della
domanda di energia risulterebbe contemporaneo alla produzione, mentre la frazione decresce
sino al 29% se si include nella domanda il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria.
Se calcolato su valori mensili, il Load Match
Index (LMI) fornisce la stesso tipo di informazioni
del bilancio netto mensile. Secondo la definizione,
più il LMI risulta alto, più gli sfasamenti di carico
e produzione stagionali risultano meno marcati.
Il LMI è, comunque, un indicatore più preciso del
bilancio medio mensile perché analizza un vettore energetico per volta e non dipende dai valori
che assegniamo ai fattori di conversione.
Interazione con la rete
Per analizzare lo scambio di energia tra un Net
ZEB e la rete è necessario conoscere almeno il profilo di import-export energetico dell’edificio. Altre
informazioni devono essere ricavate dalla rete in
termini di carichi medi di picco, prezzo orario o
fattore di emissioni di carbonio.
L’interazione con la rete può essere analizzata
sulla base di dati sull’energia in transito ai confini
del sistema. Molti indicatori sono stati proposti
in letteratura per analizzare l’interazione tra edifici e reti talvolta più mirati ad analizzare l’edificio oppure considerandolo nella sua interazione
con la rete[24]. Il Grid Interaction Index rappresenta la deviazione standard del flusso di energia
(net export) nel corso di un anno, normalizzato
sul valore assoluto più alto. L’esportazione netta
dall’edificio è definita dalla differenza tra energia
esportata e importata nel corso di un certo intervallo di tempo. L’indice è calcolato come nell’equazione (8):
ej(t) – ij(t)
(8)
fgrid,j = STD ——––––––———— | max [ ej(t) – ij(t) ] |
Dove e ed i rappresentano energia esportata
ed importata, j il generico energy carrier, t la risoluzione temporale adottata. Come il LMI anche
il Grid Interaction Index è sensibile al lasso temporale considerato.
Con riferimento alle reti, una caratteristica importante è la flessibilità di interazione di un Net ZEB,
definibile come l’abilità di rispondere ai segnali dalla
rete (smart grids), e.g. dati sul prezzo, e conseguentemente modificare carico, generazione e strategie
[
]
di controllo dei sistemi di accumulo
in funzione di prezzi di mercato per
l’import-export di energia. Le interazioni con la rete saranno progettate in maniera quanto più affidabile
tanto più ipotizzeremo in maniera
realistica i carichi interni. Questi dati
dovrebbero essere statisticamente
rappresentativi per il tipo di edificio in esame (residenziale, ufficio,
scuola, etc.) o, qualora disponibili,
dovrebbero derivare da indicazioni
normative. Inoltre, la valutazione di
strategie differenti per il controllo
del carico, della generazione e dei
sistemi di accumulo, necessitano del
supporto di strumenti di simulazione
dinamica avanzati e affidabili.
CONCLUSIONI
Mentre il concetto di edifici ad
energia netta zero è facilmente intuitivo, non esiste ancora una definizione dettagliata e condivisa a
livello internazionale. È stato verificato che diverse definizioni sono
possibili, tali da essere coerenti con
gli obiettivi e i target connessi alla
diffusione dei Net ZEBs.
Il denominatore comune delle
definizioni possibili di Net ZEB è il
bilancio tra domanda e fornitura
pesate di energia. Come osservato,
il bilancio può essere calcolato in
modi differenti, in dipendenza degli
obiettivi dello studio. Un bilancio
import/export considera gli scambi di
energia tra l’edificio e le reti; è applicabile al monitoraggio o alla fase di
design quando le stime di auto-consumo sono disponibili. Un bilancio
più semplice, carico-generazione, si
concentra sui valori lordi di carico e
generazione, non approfondendone
le interazioni con la rete; si applica
nella progettazione quando le stime
su consumi totali e sull’auto-consumo
non sono disponibili. Un terzo tipo
di bilancio è il bilancio mensile netto
che può esser visto come una combinazione degli altri due; in questo
caso la generazione mensile e il carico
per ogni vettore energetico sono
assunti come bilanciati tra di loro
e solamente i surplus mensili sono
sommati per formare i totali annui.
La scelta di una tipologia di bilancio e di un sistema di fattori di conversione potrebbe anche dipendere
da indirizzi di politica energetica.
Aspetti ugualmente importanti
Monitoraggio e controllo
Per verificare che un edificio sia in accordo con la definizione di Net ZEB applicata
è necessario un sistema di monitoraggio e controllo. Le caratteristiche del sistema
dovrebbero dipendere dalle definizioni impiegate per ogni criterio e dalle caratteristiche dell’edificio; requisito minimo appare la possibilità di valutare il bilancio import-export, aspetto chiave del concetto di Net ZEB.
È importante notare che solo gli usi dell’energia inclusi nei confini del bilancio contribuiscono alla definizione del bilancio Net ZEB. Come conseguenza escludere un
impiego dell’energia dal bilancio richiederebbe l’installazione di contatori separati in aggiunta a quelli utilizzati all’interfaccia con le reti. Questo significa muoversi da un approccio di monitoraggio riguardante l’intero edificio ad un sistema
di sub-monitoraggio, aumentando la complessità del sistema e incrementando
la difficoltà di verificare la definizione.
Allo scopo di creare un sistema di rating energetico è inoltre importante determinare la validità dello stesso in funzione della variabile temporale e di ipotetiche variazioni nelle condizioni operative:
• Per quanto tempo un Net ZEB può essere considerato tale?
appaiono i criteri sull’efficienza energetica e sulla fornitura di energia. È
possibile affermare che conseguire
il target di Net ZEB difficilmente può
essere conciliabile solo con la minimizzazione di costi di investimento,
a meno che non si guardi quanto
meno al life cycle costing dell’edificio
• Un Net ZEB può ancora essere considerato tale se, nel periodo di tempo considerato, si verificano modificazioni sostanziali dei livelli di comfort, dei livelli di
occupazione o dei comportamenti degli occupanti?
• La definizione di Net ZEB è statica o necessariamente dinamica?
In particolare risulta necessario definire:
1.il periodo di tempo in cui il rating stabilito verificherà effettivamente le condizioni di Net ZEB;
2.le tolleranze sui bilanci e sulle condizioni richieste di comfort;
3.le analisi parametriche in grado di mostrare le relazioni tra il bilancio e le variabili che lo influenzano, come comfort, microclima, destinazione dell’edificio,
livelli di occupazione, comportamento degli occupanti.
Pertanto, anche nel caso dei sistemi di monitoraggio e controllo, è necessario
prevedere dei progetti “ad hoc” del sistema, per verificare la consistenza numerica dei numerosi indicatori, alcuni ricordati in precedenza, impiegati nella definizione di Net ZEB.
o agli scenari di crescita dei costi dell’energia. Ciò
non vuol dire minimizzare la sfera economica,
ma semplicemente evidenziare che un Net ZEB
deve scaturire da un “trade off” articolato in grado
di compendiare molteplici aspetti, alcuni al di là
dell’edificio stesso (si pensi alle tematiche della
generazione di energia distribuita a scala urbana).
Gli indirizzi di politica energetica sul settore degli
edifici devono altresì tenere conto dell’importanza
dei fattori di conversione nel privilegiare talune
soluzioni tecnologiche a scapito di altre. Le metriche di conversione saranno veramente importanti
nell’immediato futuro, nella strutturazione delle
linee guida volte alla progettazione di Net ZEB. Dei
requisiti minimi sull’efficienza energetica potrebbero essere prescelti in una definizione di Net ZEB,
Occhi al futuro
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insieme ad una gerarchia delle opzioni di fornitura di energia. Dall’esperienza fin qui conseguita
a livello internazionale risultano preponderanti
gli aspetti di efficienza e di risparmio energetico.
I Net ZEBs sono caratterizzati da più di un mero
bilancio pesato effettuato sul periodo di analisi. Si
è presentata infatti una caratterizzazione basata
su due aspetti relativi alla contemporaneità di
carico e produzione di energia: il Load Matching
e l’interazione con la rete. In entrambi i casi tuttavia esiste la marcata necessità di lavorare con
una risoluzione temporale almeno oraria, in modo
da affrontare tematiche come la fluttuazione dei
prezzi dell’energia e i carichi di picco.
In conclusione si sottolinea che solamente un
sistema di rating basato su dati monitorati permetterebbe la verifica della condizione di Net
ZEB, l’efficienza e l’ottimale livello delle soluzioni
di design prescelte e, infine, l’adempimento di target prescelti in campo di politiche energetiche.
È inoltre importante che una definizione di Net
ZEB sia facilmente verificabile tramite un processo
di misura e verifica: è quindi preferibile includere
tutti gli usi dell’energia nei confini di bilancio.
n
*Maurizio Cellura e Francesco Guarino,
Università di Palermo – Dipartimento
dell’Energia, Ingegneria dell’informazione
e Modelli matematici, Palermo, Italia
Igor Sartori, SINTEF, Dept. Building and
Infrastructure, Trondheim, Norvegia
Alessandra Scognamiglio,ENEA-UTTP-FOTO
/ Solar Technologies Area, Portici, Italia
Il presente lavoro è stato sviluppato nel contesto del
programma congiunto IEA SHC Task 40 - ECB Annex
52 dal titolo “Net Zero Energy Solar Buildings” e dell’accordo di collaborazione tra ENEA e Università di Palermo,
Dipartimento di Energia, Ingegneria dell’Informazione e
Modelli Matematici per una attività di ricerca dal titolo:
“Design di edifici a energia netta zero alla luce della direttiva europea 2010/31/CE (EPBD Recast) sulla prestazione
energetica nell’edilizia GU Europea del 18 Giugno 2010”.
Simboli
P
F
j
e
i
p
m
g m
cm
N
Produzione di energia
Fabbisogno di energia
Generico energy carrier
Energia esportata verso la rete
Energia importata dalla rete
Fattori di conversione (pesatura)
Mese dell’anno considerato
Generazione di energia per il mese considerato
Carico energetico totale per il mese considerato
Numero di eventi presi in esame nella definizione di
LoadMatchingindex
t risoluzione temporale dei calcoli
STDDeviazione standard
44
#21
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Speciale filtrazione
Impianti di
climatizzazione,
come scegliere
i sistemi filtranti
La norma EN 13779 fornisce alcune indicazioni per la scelta dei
filtri ma è lacunosa perché non considera le reali prestazioni
degli elementi. Soltanto con il contributo di utenti e progettisti
i lavori normativi potrebbero fare dei reali passi in avanti
di Paolo Tronville*
L
a depurazione dell’ariacircolante negli impianti
di climatizzazione rappresenta una tra le applicazioni più diffuse e con rilevante impatto
economico nel settore della filtrazione dell’aria.
L’importanza della scelta appropriata dei filtri cozza
però contro l’attuale mancanza di criteri rigorosi e
consolidati che guidino l’utente nella scelta e nella
manutenzione degli elementi filtranti.
Per colmare il vuoto nel settore della ventilazione e fornire qualche indicazione per la scelta
dei filtri, in Europa il comitato tecnico CEN/TC156
“Ventilation for buildings” ha incluso nella norma
EN13779:2007 “Ventilation for non-residential buildings – Performance requirements for ventilation
and room-conditioning systems” l’Appendice A (di
tipo informativo), il cui paragrafo A.3 “Considerazioni
sulla qualità dell’aria esterna e sull’uso dei filtri d’aria” include alcune linee guida di buona pratica
46
#21
e, più in particolare, offre una metodologia utile
nella scelta degli elementi filtranti.
Scelta dei filtri
Per raggiungere la classe IDA desiderata la
norma EN 13779 raccomanda alcune sezioni filtranti, formate da combinazioni di filtri classificati secondo EN779 (Tabella 3). Si osservi che la
classificazione secondo EN779 riguarda i soli filtri per particelle. Di conseguenza l’esigenza di un
filtro per inquinanti gassosi viene specificata in
modo generico, senza determinarne le prestazioni minime attese.
La classe IDA viene stabilita usando uno dei
tre criteri seguenti:
1.livello massimo di CO2 presente nell’ambiente;
2.classificazione per via indiretta mediante la portata di aria esterna per persona;
3.classificazione per via indiretta
mediante la portata di aria esterna
per unità di superficie in pianta
dell’ambiente.
Si osservi che le indicazioni
sui filtri costituiscono un requisito
minimo. Tuttavia non è obbligatorio effettuare una verifica in campo
sulla loro efficacia e sulle loro effettive prestazioni. In definitiva il criterio che determina la classe IDA è la
portata di aria immessa in ambiente
e non il livello di contaminazione
presente al suo interno.
Questo tipo di approccio “prescrittivo” (non si misura direttamente
la qualità dell’aria, cioè non si entra
nel merito della “prestazione”) lega
Classificazione della qualità dell’aria esterna e interna
Il terzo passo suggerito dalla norma EN13779 è l’attribuzione di una determinata
categoria all’aria esterna del luogo in cui si trova l’edificio servito dall’impianto
di ventilazione. Le categorie previste sono elencate in Tabella 1, insieme a una
loro breve descrizione.
La classe dell’aria esterna può quindi essere individuata sulla base dei limiti accettabili per la concentrazione degli inquinanti presi in considerazione e dei dati storici di concentrazione effettivamente misurati nel luogo in cui opererà l’impianto
di ventilazione. La categoria dovrà tenere conto della condizione più svantaggiosa e cioè, se anche uno solo degli inquinanti supera di 1,5 volte il limite massimo ammissibile, la classe dell’aria esterna sarà ODA 3.
Per stabilire la combinazione di elementi filtranti più adatti è necessario specificare la classe desiderata di qualità dell’aria interna. La norma EN 13779 propone
le classi di qualità riportate in Tabella 2. Si osservi che il significato di tali classi
è demandato alla norma EN 15251 che si occupa di tutte le grandezze attinenti
l’ambiente interno aventi influenza sul consumo energetico dell’edificio, e cioè
qualità dell’aria, ambiente termico, acustica e illuminazione.
La norma EN 13779 rimanda alla EN 15251 per definire le quattro classi di qualità dell’aria interna. In realtà si tratta di quattro categorie più legate all’aspettativa dell’occupante che non dettate da precisi criteri tecnici. La scelta è simile
a quella di un hotel usando il numero di stelle: si decide senza analizzare a fondo
tutte le caratteristiche. Le quattro categorie della EN 15251, a cui corrispondono
quelle della EN 13779 (da IDA 1 a IDA 4), sono:
• Categoria I (a cui corrisponde IDA 1): Aspettativa molto elevata, raccomandata
per spazi occupati da persone sensibili e fragili con requisiti particolari, quali
persone malate, bambini e anziani;
• Categoria II (a cui corrisponde IDA 2): Aspettativa normale; in tale categoria ricadono i nuovi edifici e le ristrutturazioni;
• Categoria III (a cui corrisponde IDA 3): Aspettativa moderata che può essere
usata per edifici già esistenti;
• Categoria IV (a cui corrisponde IDA 4): Include i casi che non ricadono nelle categorie precedenti; questa categoria andrebbe accettata solo per una parte limitata dell’anno.
Tabella 1 – Classificazione dell’aria esterna (Outodoor Air – ODA)
Tabella 2 – Classificazione della qualità
dell’aria interna (Indoor Air Quality – IDA)
Categoria
Descrizione
ODA 1
Aria pura che solo momentaneamente può diventare polverosa (ad esempio con polline)
ð Casi in cui norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna sono rispettati.
ODA 2
Aria esterna con alte concentrazioni di materiale particellare e/o inquinanti gassosi
ð Casi in cui le concentrazioni degli inquinanti superano di un fattore fino a 1,5 quanto
prescritto da norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna.
ODA 3
ð Casi in cui le concentrazioni degli inquinanti superano di un fattore maggiore di 1,5
Aria esterna con concentrazioni molto elevate di inquinanti gassosi e/o particellari
Categoria
Descrizione
IDA 1
Qualità dell’aria interna elevata
IDA 2
Qualità dell’aria interna media
IDA 3
Qualità dell’aria interna moderata
IDA 4
Qualità dell’aria interna bassa
quanto prescritto da norme e/o regolamenti nazionali sulla qualità dell’aria esterna.
univocamente la qualità dell’aria
interna alla portata di aria di ventilazione, non consentendo in nessun
caso la sua riduzione, adottando ad
esempio livelli di filtrazione più elevati oppure ricircolando l’aria ripresa
dall’ambiente. Ciò rappresenta un
notevole limite per riuscire a diminuire il consumo energetico degli impianti di climatizzazione
a tutt’aria, specie in climi caldi e umidi dove il trattamento termoigrometrico è particolarmente gravoso. Allo stesso tempo si può osservare che il
livello di CO2 nell’ambiente rappresenta un buon
tracciante dell’odore prodotto dagli occupanti.
Tabella 3 – Requisiti minimi di filtrazione per ottenere
le classi IDA in funzione della qualità dell’aria esterna
Qualità dell’aria interna
Qualità dell’aria esterna
IDA 1
(alta)
IDA 2
(media)
IDA 3
(moderata)
IDA 4
(bassa)
ODA 1 (aria pura)
F9
F8
F7
F5
ODA 2 (particelle)
F7 + F9
F6 + F8
F5 + F7
F5 + F6
F7 + GF + F9*
F5 + F7
F5 + F6
ODA3 (concentrazioni molto
alte di particelle e di aeriformi) F7 + GF + F9*
* GF = Filtro per inquinanti gassosi (filtro con carbone) e/o filtro chimico.
Air conditioning systems, how to choose the filter systems
Air filtration is a very technical subject. EN 13779 standard aims to help making conscious choices for air filters to
be installed in HVAC systems. The lack of knowledge about the in situ performance of air filters has not so far allowed to prepare a methodology based on sound and reliable data. Much work still needs to be done to provide end
users and HVAC designers with a meaningful and useful classification system. In this sense, the active participation of end users and HVAC designers to the standardization work in the field of air cleaning technologies would
contribute to address the problem of the actual performance of air filters serving HVAC systems.
Keywords: air filtration, fine particulate, EN 13779, EN779, HVAC systems
Tuttavia non tiene conto della contaminazione
particellare che potrebbe essere elevata nel caso
in cui la classe del filtro non garantisse un’efficienza minima sufficiente.
Al proposito va osservato che l’indicazione
delle classi di filtri da installare non viene giustificata nella EN 13779 con calcoli e/o prestazioni
minime attese. Questo problema è causato in
primo luogo dalla norma EN 779 che descrive
la misura normalizzata delle prestazioni dei filtri.
Essa contiene anche un sistema di classificazione
completamente fuorviante che ignora completamente le prestazioni di filtri in sito perché prevede una classificazione i filtri in base all’efficienza
media ottenuta durante un processo di intasamento con polvere sintetica.
Per comprendere quanto siano distanti la
classe di filtrazione secondo EN779 e le prestazioni effettive si osservino le Figure 1 e 2. Esse
mostrano gli andamenti delle efficienze per la
dimensione 0,4 µm in funzione del tempo ottenuti da alcuni laboratori europei (Ginestet, 2005)
su due filtri F7, uno dotato di carica elettrostatica e l’altro privo di carica elettrostatica, esposti
ad aerosol atmosferico in unità trattamento aria
(100% di aria esterna).
I dati della Figura 2 vanno raffrontati con quelli
della Figura 3 (si tratta di due campioni dello stesso
tipo di filtro) da cui si evince che a fronte di un’efficienza media dichiarata pari a 80% in realtà l’efficienza dopo 4000 ore di funzionamento è solo
#21
47
Speciale filtrazione
50%. La differenza in termini di efficienza è importante ma è ancora più rilevante se si considera la
penetrazione, cioè la quantità di materiale particellare che attraversa il filtro. Nella pratica la quantità di particelle di 0,4 µm immesse in ambiente è 2
volte e mezza di quella simulata coi dati di laboratorio. Tale comportamento è spiegabile entrando nel
merito delle cinetica di intasamento dei filtri ma tale
discussione esula dallo scopo del presente articolo.
Figura 1 – Andamento nel tempo dell’efficienza per la dimensione
0,4 µm di un filtro di classe F7 dotato di carica elettrostatica
ed esposto all’aerosol atmosferico in una unità trattamento aria
Valori di efficienza minima
Va osservato che nel caso dell’ultima versione
della EN779 (datata 2012) per i filtri di classe F7 è
richiesta un’efficienza minima di 35% per le particelle di 0,4 µm senza variare il requisito di efficienza
media (80%). Per chi non è esperto di filtrazione la
situazione è molto confusa perché questa grande
differenza tra i valori di efficienza minima e media
contribuisce a rendere torbido il mercato della filtrazione dell’aria.
Anche per questa ragione molti progettisti di
impianti di climatizzazione non si fidano e ritengono che la presenza e/o qualità degli elementi filtranti non sia in grado di garantire la qualità dell’aria
interna desiderata. I lavori in sede normativa dovrebbero servire anche per migliorare questa situazione.
La prescrizione generica di filtri per inquinanti
gassosi senza precisare nulla al riguardo delle loro
prestazioni minime è in un certo senso imbarazzante. La mancanza di un sistema di classificazione
per questo tipo di filtri porta con sé il problema
della mancanza di un modo facile e immediato per
specificare le loro prestazioni. Preso atto di questa
mancanza, sarebbe però utile almeno indicare un
valore di efficienza minima al di sotto del quale non
vale la pena installare un filtro per inquinanti gassosi. Infatti si potrebbero soddisfare formalmente
i requisiti della norma EN 13779 e installare un filtro con efficienza di rimozione vicina a zero. Tale
scelta, magari legata alla scelta di un filtro a basso
prezzo finirebbe col minare ulteriormente la credibilità delle tecnologie di depurazione dell’aria.
Figura 2 – Andamento dell’efficienza per la dimensione 0,4 µm nel caso
di un filtro di classe F7 privo di carica elettrostatica intenzionale
ed esposto all’aerosol atmosferico in una unità trattamento aria
Figura 3 – Andamento dell’efficienza misurata in laboratorio in
funzione del diametro della particella e per le varie fasi di intasamento per
lo stesso filtro di Figura 2 (la freccia rossa indica la dimensione a 0,4 µm)
Migliorare i metodi normalizzati
per la misura delle prestazioni
degli elementi filtranti
48
#21
100
90
80
Fractional efficiency, %
Per ovviare ai problemi sopra elencati bisognerebbe agire almeno in due direzioni:
1.definire nel modo più accurato possibile i requisiti
per la contaminazione presente nell’aria interna
affinché il rischio per la salute umana divenga
accettabile, o comunque minimo, con i mezzi
disponibili secondo lo stato dell’arte attuale della
tecnica;
2.caratterizzare gli elementi filtranti in modo più
significativo e rispondente a quanto si osserva
nella pratica.
È inutile gonfiare le prestazioni dei filtri pubblicando solo i dati ottimistici misurati in laboratorio,
magari per facilitarne la vendita. Il ruolo e la reputazione dei filtri d’aria vanno difesi in primo luogo
Fractional efficiency as a function of the synthetic dust load (F7 filter)
70
0 g; 84 Pa
30 g; 90 Pa
120 g; 105 Pa
210 g; 124 Pa
300 g; 151 Pa
390 g; 176 Pa
480 g; 248 Pa
570 g; 342 Pa
634,5 g; 390 Pa
60
50
40
30
20
10
0
0,1
0,4
1,0
Optical particle diameter, μm
10,0
fornendo dati quanto più rispondenti alle effettive prestazioni in sito.
Una necessità importante è senz’altro
migliorare l’affidabilità dei dati oggi
disponibili sul mercato in merito alle
prestazioni dei filtri. Ci si potrebbe
chiedere perché questo problema
sia molto serio nel campo della filtrazione dell’aria mentre in altri settori non esista.
Una della ragioni principali è che il
funzionamento di molti componenti
e materiali per la depurazione dei gas
non è attualmente descrivibile con
leggi fisiche di validità generale, cioè
non puramente empiriche o semiempiriche, che poggino su proprietà
misurabili con ragionevole facilità.
Per illustrare questo concetto ricorriamo a un esempio. La superficie
di uno scambiatore di calore e la
portata e la temperatura del fluido
che lo attraversano sono molto più
facilmente misurabili della distribuzione e della posizione delle fibre
all’interno di un qualunque materiale fibroso, per non parlare della
distribuzione delle dimensioni, velocità e concentrazione delle particelle che il mezzo filtrante deve
catturare. Nel caso di uno scambiatore di calore si può, quindi, fare
un calcolo di massima per prevedere il flusso termico scambiato in
determinate condizioni di funzionamento. Non così, invece, per l’efficienza o l’incremento di caduta di
pressione al variare dell’intasamento
di un comune elemento filtrante. In
questo caso la misura diretta delle
prestazioni è l’unico modo per conoscere, almeno in parte, le prestazioni in modo affidabile.
Gli attuali metodi di misura delle
prestazioni in laboratorio e in opera
presentano limiti molto seri, portando
a una prima e parziale conclusione:
le effettive prestazioni in servizio di
molti dispositivi per la pulizia dell’aria
sono, di fatto, a tutt’oggi un’incognita.
Un problema “commerciale”
Tale situazione sembrerebbe giustificare il contrario di quanto finora
avvenuto. Parrebbe cioè favorire il
proliferare di metodi di prova normalizzati di cui il mercato e gli utenti
hanno necessità, proprio per conoscere l’effettivo funzionamento dei
componenti usati per la depurazione
dell’aria. Una delle ragioni per cui
finora ciò non è avvenuto è di tipo commerciale e
non tecnico. Infatti, molti produttori di filtri hanno
usato la necessità di misurare le prestazioni come
strumento di marketing per promuovere i propri prodotti presso la clientela. Si tende a vendere insieme al prodotto anche la misura delle
sue prestazioni, magari offrendo corsi di formazione al personale del cliente in merito ai principi
di funzionamento dei dispositivi e ai metodi con
cui caratterizzarlo.
Guardando la questione da un angolo diverso
si potrebbe affermare che, nella situazione sopra
descritta, il consumatore riesca ad ottenere i dati
sulle prestazioni del componente solo comprandolo da un’azienda con i mezzi a disposizione per
caratterizzarlo e, nel caso di produttori tecnologicamente avanzati, dati sul funzionamento in sito.
Quando però manchi la possibilità di fare una
verifica per via teorica delle prestazioni e non
esista un metodo di prova ripetibile e riproducibile per controllare i dati forniti dal produttore,
consegue che qualunque dato (o quasi) possa
essere usato per vendere i propri prodotti, magari
facendo leva sulla componente a cui molti acquirenti guardano con estremo interesse: il prezzo.
Riassumendo l’analisi, si può affermare che,
in mancanza di necessità precise e ineludibili da
parte del cliente finale, il vuoto normativo consente di vendere prodotti a basso prezzo, senza
preoccuparsi troppo delle effettive prestazioni e
confidando nell’immagine che il venditore riesce
a proiettare verso l’esterno.
Fanno ovviamente eccezione i casi in cui le
prestazioni minime sono un requisito di capitale
importanza. Si tratta di applicazioni in ambito
militare, a servizio degli impianti nucleari e, dopo
l’avvento dell’elettronica di consumo, dell’industria dei semiconduttori, le cui costose produzioni
dipendono dalla disponibilità di aria ultrapura.
Non a caso i metodi di prova normalizzati e sviluppati per primi sono stati proprio quelli a servizio di queste applicazioni.
Mancanza di laboratori “indipendenti”
Altro elemento frenante lo sviluppo della normativa è stato la scarsa presenza di laboratori
indipendenti in grado di offrire al mercato dati
misurati da chi non ha necessità di orientare le
scelte di acquisto. Ciò è legato in parte a quanto
sopra esposto, anche se la principale ragione è da
addebitarsi alla mancanza di una richiesta del mercato e più in particolare da parte degli utenti finali.
Quest’ultimo elemento è un tassello fondamentale per lo sviluppo di politiche di mercato trasparenti. Infatti, il laboratorio di prova che misura le
prestazioni di un prodotto per conto di chi ha interesse a venderlo si trova comunque in una situazione difficile da gestire. Talvolta il compenso per il
servizio del laboratorio viene pagato per ottenere
dati sgraditi, perché al di sotto delle proprie legittime aspettative, specie quando l’unico obiettivo
è la conformità formale, e non sostanziale, delle
prestazioni. Ciò è ancora più evidente per i laboratori privati, la cui sopravvivenza è totalmente
legata agli introiti provenienti dai propri clienti.
Viceversa, è molto più facile gestire la commessa
quando al laboratorio viene chiesto un servizio imparziale da chi intende valutare l’acquisto del prodotto,
oppure quando il produttore ha un genuino interesse a conoscere le effettive prestazioni del componente sotto esame. In quest’ultimo caso si tratta
generalmente di produttori che adottano politiche
commerciali di “margine”, cioè si propongono di
vendere un prodotto tecnologicamente innovativo
e si avvalgono di personale qualificato in grado di
mettere in atto tale proposito. La maggior parte dei
produttori adotta oggi politiche di “volume”, cioè
si prefigge la vendita di grandi quantitativi di prodotti maturi ma costruiti a basso costo.
Conclusioni
Il settore della filtrazione dell’aria è molto tecnico e la norma EN 13779 intende portare un contributo per una scelta consapevole dei filtri da
installare negli impianti di climatizzazione. La scarsa
conoscenza delle vere prestazioni dei filtri non ha
consentito finora di approntare una metodologia
poggiata su dati solidi e affidabili. Resta molto da
fare per fornire all’utente finale un sistema di classificazione significativo e utile. In tal senso il contributo ai lavori normativi nel settore della filtrazione
dell’aria da parte di utenti e progettisti potrebbe
consentire di superare il timore dei costruttori
nell’affrontare il tema delle vere prestazioni dei
filtri negli impianti di climatizzazione.
n
*Paolo Tronville, Politecnico di Torino –
Dipartimento Energia (DENERG)
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•Hinds W. C., “Aerosol Technology: Properties, Behavior, and Measurement of Airborne Particles”, Wiley-Interscience, New York, 1999.
•Samet J. M., Dominici F., Curriero F. C., Coursac I., and Zeger S. L., “Fine Particulate Air Pollution and Mortality in 20 U.S. Cities, 1987–
1994”, The New England Journal of Medicine (NEJM), v.343, n.24, p.1742-1749, 2000.
#21
49
Speciale filtrazione
Filtri e normativa.
A che punto siamo?
A livello mondiale non esiste ancora una normativa condivisibile
per i sistemi filtranti ma, anche grazie all’intervento dell’UNI,
è in corso un’opera di revisione delle norme europee (in
particolare della EN779) attraverso lo sviluppo di nuove
norme ISO. Vediamone gli aspetti fondamentali
di Riccardo Romanò*
FILTRI PER LA VENTILAZIONE generale
L’anno scorso è stata pubblicatala nuova versione della EN779. La pubblicazione della EN779:2012
è stata rallentata dall’appello dell’UNI al Bureau
Technique del CEN in quanto, secondo il Gruppo
di lavoro competente del CTI, la classificazione
proposta, che include ancora l’efficienza media,
non rende giustizia alle reali prestazioni dei filtri.
È vero che, come è detto anche nella norma, il
sistema di classificazione serve solo a confrontare
50
#21
tra loro diversi prodotti ma è anche vero che, per
correttezza nei confronti degli utenti che non
sempre conoscono i dettagli della normativa, si
dovrebbe fare tutto quanto è possibile per fornire dati che descrivono le prestazioni tenendo
conto di quanto avviene nella realtà.
L’efficienza media calcolata col metodo previsto dalla EN779 sovrastima l’effettiva efficienza
raggiunta in opera. Si deve anche tener conto
che per la determinazione dell’efficienza media la norma prevede di
raggiungere una perdita di carico
di 450 Pa che non ha riscontro con
le perdite di carico normalmente
raggiunte in condizioni operative.
Il Bureau Technique del CEN ha
riconosciuto il merito tecnico dell’appello italiano e ha però chiesto di
Figura 1 – Distribuzioni del particolato tipiche
di aree urbane (a sinistra) e rurali (a destra)
Figura 2 – Sovrapposizione delle
distribuzioni del particolato
tipiche di aree urbane e rurali
Figura 3 – Confronto delle curve di distribuzione
con la stessa scala di concentrazione
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Particelle e distribuzione
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Figura 4 – Confronto delle curve di distribuzione
con la stessa “concentrazione relativa” a 0,3 micron
Figura 5 – Sovrapposzione delle curve di distribuzione
del particolato con la curva di efficienza, in funzione
della dimensione della particelle di un filtro
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pubblicare quanto finora fatto, chiedendo al contempo una rapida
revisione della EN779 alla luce dei commenti dell’UNI.
Dato che in ambito ISO erano già iniziati i lavori per la definizione di una norma per i filtri per ventilazione generale, è prevalsa l’idea di effettuare la revisione della EN779:2012 mediante lo
sviluppo della serie delle ISO 16890 destinate a sostituirla (le revisione è già in corso).
La ISO 16890 è divisa in quattro parti:
• Parte 1: Specifiche tecniche, requisiti e sistema di classificazione
dell’efficienza basato sul particolato (PM)
• Parte 2: Misura dell’efficienza frazionaria e della resistenza al flusso
dell’aria
• Parte 3: Determinazione dell’efficienza gravimetrica e della resistenza al flusso dell’aria in funzione della massa di polvere di
prova trattenuta
• Parte 4: Metodo di condizionamento per determinare l’efficienza
frazionaria minima
La prima parte è in una fase di sviluppo abbastanza avanzato,
si sono raccolti i commenti alla prima stesura che saranno oggetto
di discussione in occasione del prossimo meeting previsto per
settembre. Il lavoro su questa parte è coordinato dal Dr. Thomas
Caesar ed è basato su una proposta avanzata dagli esperti italiani
nel competente gruppo di lavoro ISO.
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La distribuzione di aerosol in atmosfera dipende dalla loro velocità di sedimentazione che a sua volta dipende dalle proprietà fisiche delle particelle come la massa, il diametro la densità del gas,
ecc. La distribuzione di massa o volume delle particelle è generalmente caratterizzata da due modi: “accumulation mode”, da 0,1 a
circa 2 μm e “coarse mode” da 2 a 50 μm.
Nel primo caso le particelle sono risultato di emissioni primarie,
condensazione di solfati, nitrati o composti organici da fase gassosa e coagulazione di piccole particelle; nel coarse mode le particelle sono prodotte da processi meccanici quali vento ed erosione
(polveri, sali, pollini). Si ha quindi una prima suddivisione delle particelle: quelle con diametro maggiore di 2,5 μm sono definite grossolane, quelle con diametro inferiori sono definite fini. Quelle con
diametro inferiore a 0,1 μm sono spesso dette ultrafini.
Naturalmente per diverse tipologie di aree abbiamo diverse
distribuzioni di aerosol. Nelle aree urbane gli aerosol hanno alte
concentrazioni di emissioni da industrie, trasporti, ecc. (circa 0,20,5 micron). Le concentrazioni di massa sono paragonabili per la
#21
51
Speciale filtrazione
maggior parte delle aree urbane. Nelle zone
rurali gli aerosol sono invece principalmente di
origine naturale con una moderata influenza di
fonti antropogeniche e distribuzione di massa
è dominata dalla modalità grossolana (circa 7
micron). In Figura 1 sono riportate le distribuzioni del particolato tipiche di aree urbane e
rurali. Se si sovrappongono le immagini (Figura
2) si vede che le due forme sono simili perché la distribuzione delle dimensioni è dettata dalla fisica degli aerosol.
Considerando solo la distribuzione del
volume, siamo in grado di confrontare le curve
di distribuzione con la stessa scala di concentrazione (Figura 3) e con la stessa “concentrazione relativa” a 0,3 micron (Figura 4).
Se sovrapponiamo poi alle curve di distribuzione del particolato la curva di efficienza
in funzione della dimensione della particelle
di un filtro, otteniamo il risultato espresso in
Figura 5.
Efficienza
Possiamo introdurre l’efficienza riferita al
materiale particellare come:
∑ Ei · PVi · ∆i
———————
∑ PVi · ∆
dove Ei, è l’efficienza per particelle di dimensioni di e (PVi x Δi) è proporzionale al volume
delle particelle con dimensioni comprese tra
(di – Δi/2) e (di + Δi/2)
È evidente che il valore di efficienza dipende
dalla distribuzione delle dimensioni delle particelle. Gli esempi seguenti mostrano che se
si considera la distribuzione “rurale” con una
maggiore presenza di particelle con diametro
elevato l’efficienza PM è maggiore di quella calcolata considerando la distribuzione “urbana”.
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#21
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Tabelle 1 e 2 – L’efficienza PM è maggiore di quella calcolata
considerando la distribuzione “urbana”, se si considera la distribuzione
“rurale” con una maggiore presenza di particelle con diametro elevato
Figura 6 – “Distribuzione standard” ottenuta dal confronto
fra dati relativi alla distribuzione del PM di diverse località
Classificazione
Per poter avere una norma e una relativa
classificazione ragionevolmente valida, è necessario determinare una distribuzione accettabile in tutti i contesti.
Come prima soluzione si era pensato a una
distribuzione media tra l’urbana e la rurale. Un
gruppo di esperti giapponesi ha successivamente mediato dati relativi alla distribuzione
del PM di diverse località ottenendo così una
“distribuzione standard” (Figura 6).
Anche per la ISO 16890 si è deciso di tener
conto della possibile carica elettrostatica che
caratterizza alcuni materiali filtranti. In questa
fase si ipotizza di utilizzare ai fini della classificazione la media tra il valore dell’efficienza
del filtro pulito e del filtro (o media) scaricato.
A tal proposito, al fine di evitare possibili
danneggiamenti dei materiali filtranti causati
dell’immersione in alcool isopropilico, il Gruppo
di lavoro competente per i filtri per turbogas ha
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Tabella 3 – Classi di filtri e gruppi
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Figura 7 – Calcoli di efficienza relativi a un filtro a tasche
sintetiche F7 secondo EN779 e MERV-A 14 secondo ASHRAE 52.2.
sviluppato un metodo di scarica basato sull’esposizione degli stessi a vapori di alcool isopropilico.
Questo metodo offre anche il vantaggio di
poter scaricare filtri interi ed è supportato dai
buoni risultati ottenuti da prove di laboratorio
(round robin test).
La definizione del metodo di scarica sarà oggetto
della parte 4 dello standard, mentre la prima proposta di classificazione è riassunta in Tabella 3.
Come si può notare non si fa più riferimento
alla Efficienza Media e i valori di efficienza sono
riferiti ai diversi tipi di particolato normalmente
utilizzati per la definizione dell’inquinamento
Per filtri con efficienza rispetto al PM 10 inferiore al 50% la classificazione sarà in base all’efficienza gravimetrica.
I metodi di prova per i filtri “medio-fini” e “grossolani” sono invece oggetto rispettivamente delle
parti 2 e 3 dello standard. Lo sviluppo di queste parti tiene conto delle diverse necessità di
Europei e Americani in merito a aerosol e circuito
di prova attualmente in uso. Si è comunque definito di utilizzare aerosol liquido (DEHS) per particelle tra 0,3 e 1 micrometri e aerosol solido (KCl)
per particelle di dimensioni superiori al micrometro. A titolo di esempio si riportano in Figura 7 i
calcoli di efficienza relativi a un filtro a tasche sintetiche F7 secondo EN779 e MERV-A 14 secondo
ASHRAE 52.2.
ultime pubblicazioni rehva
No.18: Prevenzione Legionellosi nei sistemi HVAC degli
edifici: una guida pratica per la progettazione, il funzionamento e la manutenzione per minimizzare i rischi
No.19: Ventilazione a miscelazione Guida sulla progettazione di sistemi di
distribuzione dell’aria a miscelazione
Sergio LA MURA (a cura di), Cesare Maria JOPPOLO
(a cura di), Luca Alberto PITERA (a cura di), Jean
Pierre ANGERMANN, Mark IZARD
Dirk Müller (a cura di), Claudia Kandzia, Risto Kosonen,
Arsen Krikor Melikov, Peter Vil-timone Nielsen
In questa guida viene discusso quanto già conosciuto e utilizzato per il raggiungimento della distribuzione dell’aria a miscelazione. La ventilazione a
miscelazione è stata applicata a molti differenti spazi,
fornendo così aria fresca e comfort termico agli occupanti. Oggi, un ingegnere può scegliere tra un’ampia selezione di diffusori d’aria e aperture di scarico.
Questa Guida si pone come manuale pratico per la
progettazione, la gestione e la manutenzione per
minimizzare il rischio di legionellosi nella costruzione
dei sistemi HVAC. La guida è suddivisa in diverse
tematiche, quali: aria condizionata (da acqua - umidificazione), produzione di acqua calda sanitaria.
Lingua: Inglese
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No.20: Sistema avanzato di progettazione e gestione
degli edifici GEOTABS
Franziska Bockelmann, Stefan Plesser, Hanna Soldaty
Questa guida fornisce informazioni complete sui
sistemi GEOTABS. Si intende con questa guida supportare i proprietari di edifici, gli architetti e gli ingegneri nella fase iniziale di progettazione, mostrando
come GEOTABS possa essere integrato nei nuovi
concetti di edilizia. La guida fornisce inoltre molti
consigli utili per gli ingegneri che si occupano di
progettare e gestire edifici.
Relazione n 4: REHVA dà la definizione tecnica degli
NZEB (edifici a consumo energetico quasi zero)
Questa task force di REHVA, sviluppata in collaborazione con il CEN, offre una serie di definizioni tecniche e principi di calcolo energetico per gli NZEB,
necessari alla revisione della direttiva del rendimento
energetico degli edifici. Questa revisione 2013 va a
sostituire la versione 2011. Queste definizioni e le
specifiche tecniche sono state preparate nel dettaglio per essere adatte alla realizzazione di regolamenti edilizi a livello nazionale. L’intenzione della
Task Force è quella di aiutare gli esperti degli Stati
membri per definire gli edifici a energia quasi zero
in modo uniforme nelle normative nazionali.
Le Guide rehva sono disponibili su www.rehva.eu o www.aicarr.org
Speciale filtrazione
Altri aspetti da prendere in considerazione
impianto considerato.
È in fase di sviluppo anche la ISO 15957 “contaminanti di prova” volta a definire le
proprietà delle polveri sintetiche attualmente utilizzate per le prove. L’obbiettivo
è individuare polveri sintetiche che possano essere in grado di simulare artificialmente l’intasamento dei filtri.
Per quanto riguarda le tematiche relative alla sostenibilità ambientale si sta lavorando alla ISO 12249 parti da 1 a 3. La prima parte “metodo di calcolo per il life
cycle cost”, basata attualmente su un documento EUROVENT è allo stato preliminare mentre sono in stand-by le parti 2 “Metodo di calcolo delle prestazioni
Energetiche dei filtri e classificazione” e 3 ”Life Cycle Assessment“.
Per risolvere il problema della non corrispondenza tra i valori di efficienza determinata secondo la EN 779 (o altri standard) e le prestazioni in opera dei filtri, è stata
pubblicata la EN ISO 29462:2013 “Misura in campo di elementi e sistemi filtranti
per la normale ventilazione per la determinazione in situ dell’efficienza in funzione
della dimensione della particella e della resistenza al moto dell’aria”. La norma fornisce una procedura di misura per valutare le prestazioni di elementi o sistemi filtranti, durante il loro effettivo funzionamento negli impianti di climatizzazione.
La EN ISO 29462:2013 si propone invece di fornire agli utenti finali e ai produttori informazioni in merito all’effettivo comportamento in opera dei filtri, anche
in considerazione delle diverse caratteristiche dell’aria da trattare e del tipo di
FILTRI AD ALTA EFFICIENZA
Nel 2009 è stata pubblicata la nuova versione
della EN 1822 con alcune modifiche rispetto alla
precedente del 1998. Innanzi tutto sono state rinominate alcune classi creando così dei gruppi omogenei per tipologia di test, in particolari le classi da
H10 a H12 sono diventate E10, E11 ed E12 a rimarcare la differenza tra le classi per cui non è previsto
il test individuale e le altre per cui questo è previsto.
Altra novità è l’introduzione della prova di efficienza sul materiale filtrante scaricato per quei filtri costruiti con materiale sintetico. La procedura
di scarica è la stessa descritta nella EN779:2002
lasciando però la possibilità di utilizzare metodi
con risultati equivalenti nei casi in cui l’immersione
in IPA potrebbe danneggiare il materiale filtrante.
Nel 2011 è stata pubblicata la ISO 29463, derivata, come dice l’introduzione alla norma stessa,
dalla EN 1822 con alcune modifiche introdotte
per venire incontro alle necessità dei Paesi non
Europei, quali la possibilità di utilizzare il fotometro per il “leak test”.
Come si può notare, la classificazione della ISO
29463:2011 è sostanzialmente paragonabile a quella
della EN 1822 pur con un maggiore dettaglio che
contempera le esigenze del mercato europeo e
di quello americano. In occasione della riunione
plenaria del TC195 del CEN dello scorso anno si è
deciso di effettuare la revisione della EN 1822 correggendo eventuali errori nella ISO 29463 e quindi
adottandola successivamente come norma europea (con il processo noto come Vienna Agreement).
54
Tabella 4 – Classi per tipologia di test. Confronto
fra la versione del 1998 e quella del 2009
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FILTRI PER INQUINANTI GASSOSI
Tabella 5 – Classificazione secondo ISO 29463:2011
Infine il WG 8 “Gas-phase air cleaning devices”
ha elaborato la norma EN ISO 10121-2 “Metodi di
prova per la determinazione delle prestazioni di
materiali e dispositivi per la normale ventilazione
atti a rimuovere inquinanti aeriformi. Dispositivi
per la depurazione dell’aria da inquinanti aeriformi (GPACD)”.
Si tratta della prima norma EN in assoluto che
tratta della misura delle prestazioni dei filtri per
inquinanti gassosi. Colma una lacuna sentita sul
mercato perché finora i dispositivi per la rimozione degli inquinanti gassosi sono stati venduti
sulla base di prestazioni non verificabili in modo
attendibile e puntuale. La disponibilità di questa norma potrà anche consentire lo sviluppo di
questo mercato proprio grazie alla possibilità di
misurare le prestazioni di componenti che promettono di migliorare la qualità dell’aria interna.
Infatti, l’assenza di un metodo normalizzato di
prova ha finora impedito la piena comprensione
e verifica delle potenzialità dell’applicazione dei
dispositivi che promettono di rimuovere i contaminanti gassosi allo scopo di ricircolare l’aria climatizzata e consentire un risparmio energetico.
Tra non molto dovrebbe essere disponibile
#21
anche la EN ISO 10121-1 che si
occupa della caratterizzazione dei
materiali filtranti usati per la rimozione di inquinanti gassosi e che
potrà anche essere usata per scegliere i materiali da usare per sostituire quelli esausti nei sistemi con
materiale granulare sfuso. n
*Riccardo Romanò, Ad Lombarda
Filtri, Rappresentante italiano
dell’ISO TC142 e CEN TC195
Speciale filtrazione
Life Cycle Cost
dei sistemi filtranti:
calcolo ed esempi applicativi
Per effettuare la scelta della tipologia ottimale dei sistemi di
filtrazione non si deve considerare solo il costo iniziale del materiale,
ma anche calcolare il costo del ciclo di vita delle diverse soluzioni
di Christian Rossi, SagiCofim
L
a filtrazione dell’ariaha assunto negli ultimi anni
un ruolo sempre più importante per garantire
la qualità dell’aria ambiente sia nelle applicazioni per il comfort sia nei processi industriali. Uno
strumento utile per la scelta del sistema filtrante
ottimale è sicuramente costituito dal calcolo del
Life Cycle Cost.
In abbinamento con i sistemi di ventilazione, una
corretta filtrazione dell’aria, sia immessa dall’esterno
sia ricircolata negli ambienti, risulta fondamentale
per mantenere sotto controllo la concentrazione del particolato disperso
nell’aria. L’utilizzo di sistemi di filtrazione assoluta rappresenta inoltre
uno dei punti chiave per il controllo
#21
55
OBIETTIVI E CALCOLO DEL LCC
L’obiettivo del LCC consiste nel confrontare due o più treni di filtrazione al fine
di determinare:
•il numero di ore di funzionamento che minimizzi i costi;
•la perdita di carico massima di funzionamento che minimizzi i costi;
•il treno di filtrazione che riduca i costi di manutenzione dell’impianto;
•il treno di filtrazione che riduca i costi del processo.
I dati necessari per effettuare l’analisi sono:
•tempo di utilizzo dell’impianto;
•dati caratteristici degli elementi filtranti;
•costo dell’alloggiamento;
•costi operativi: installazione, manutenzione, pulizia, energia;
•dati caratteristici dell’impianto.
Per il calcolo dei costi si utilizza lo strumento del Valore Attuale Netto (VAN) detto
anche Net Present Value (NPV). Il vincolo fondamentale per il calcolo è che le differenti alternative a confronto devono coprire lo stesso periodo di analisi.
La formula per il calcolo del VAN è la seguente:
VAN = C + R – S + A + M + E
dove
C = costo d’investimento
R = costo di sostituzione
S = valore residuo al termine del periodo di analisi
A = costi annuali della manutenzione
M = costi non annuali della manutenzione
E = costo dell’energia
Secondo le Eurovent Recommendations il costo LCC si calcola con la seguente formula:
LCC = Investimento + LCCEnergia + LCCManutenzione + LCCSmaltimento
Il costo dell’investimento dipende da:
•Filtro di prima installazione
•Alloggiamento
•Manodopera d’installazione
•Costo del volume tecnico utilizzato
•Costo Ventilatore – Sistema – Macchina
Il valore attualizzato del costo dell’energia è invece composto da:
•Energia spesa per la movimentazione dell’aria
•Energia correlata agli elementi di scambio termico influenzabili dalla presenza
di particolato (efficienza scambiatori)
Il valore attualizzato del costo di manutenzione dipende da:
•Sostituzione del filtro compresa la manodopera
•Eventuale pulizia degli elementi d’impianto e/o UTA
Il valore attualizzato del costo di smaltimento è infine legato a:
•Costo di smaltimento in discarica
•Costo di smaltimento in termovalorizzatore con possibile recupero energetico
In definitiva il LCC è paragonabile ad un iceberg, del quale si scorge soltanto la
parte emergente, rappresentata dal costo del materiale. Se non si considerano
tutti gli altri costi che rimangono nascosti, si rischia di prendere la decisione errata.
Quale filtro impiegare
le formule di calcolo del costo del ciclo di vita
per una particolare applicazione.
È da notare che il prezzo d’acquisto del materiale non fa parte dei criteri di scelta bensì rappresenta uno dei componenti del LCC. Come illustrato
in precedenza i componenti della formula per il
calcolo del costo del ciclo di vita sono costituiti
dal materiale, dal consumo di energia, dalla manutenzione e dallo smaltimento. La tabella 1 riporta
un calcolo dettagliato dei costi annui del materiale e dell’energia per un prefiltro a pieghe ed
un filtro finale a tasche rigide. Il costo del materiale tiene conto anche dei ricambi mentre quello
dell’energia è stato calcolato usando la formula
che verrà presentata più avanti. Si può notare
come, per entrambe le tipologie di filtro, il costo
del materiale risulta sempre inferiore al 15%del
totale, mentre il costo dell’energia rappresenta la
componente fondamentale.
Per determinare il tipo di filtro ottimale da
impiegare bisogna quindi valutare in primo luogo
i costi di investimento e di manutenzione relativi
al materiale impiegato, che comprendono non
solo i costi d’acquisto, ma anche quelli relativi a trasporto, immagazzinaggio e, soprattutto, ricambio.
Per quanto riguarda i costi di ricambio un elemento fondamentale è costituito dalla durata prevista
della contaminazione ambientale nelle
sale operatorie e nelle camere bianche. Nei diversi campi di impiego
diventa quindi sempre più diffusa l’esigenza, da parte di utilizzatori finali
e gestori di impianti, di ottimizzare la
scelta e l’impiego dei filtri in modo
da garantire le prestazioni richieste
riducendo il costo di gestione.
A tale scopo, è possibile effettuare la scelta della tipologia ottimale dei sistemi di filtrazione non
soltanto considerando il costo iniziale del materiale, ma sulla base
del calcolo del costo del ciclo di vita
(LCC ovvero Life Cycle Cost) delle
diverse soluzioni.
Figura 1 – Il LCC è come un iceberg del quale si vede
soltanto la parte emergente: il costo d’investimento
Fonte: SAS-069 Code of Practice for Life Cycle Costing, NORTH ATLANTIC TREATY ORGANISATION
La scelta della tipologia di filtro da adottare
si basa sulla valutazione di 4 criteri fondamentali:
• il livello richiesto di qualità dell’aria interna in
relazione alla qualità dell’aria esterna, che determina l’efficienza del filtro;
• il tipo di filtro utilizzabile in base alle caratteristiche dell’impianto;
• la durata prevista dell’apparecchiatura di filtrazione;
• le proprietà (perdita di carico, capacità di raccolta
delle polveri, ecc.) delle varie opzioni filtranti.
Una volta definito il livello di efficienza necessario (sulla base delle normative vigenti, ad esempio la UNI EN 13779) e verificate le caratteristiche
dell’impianto, è possibile effettuare la scelta del
filtro e quindi definirne proprietà e durata. Sulla
base di queste informazioni vengono elaborate
Calculation of th LCC for Optimal filtering system
The calculation of the cost of the life cycle of the different options available allows to make a correct decision regarding the choice of the optimal filter. However, it must be considered that, while the figures for the material costs
and maintenance are easily calculable, the other components of LCC, such as energy, waste disposal and losses
due to damage, can vary significantly from case to case and require a more complex analysis.
Keywords: filters, LCC
56
#21
Speciale filtrazione
del filtro. Come mostra la figura 2, all’aumentare
della vita del filtro corrisponde una diminuzione
del suo costo operativo per ora di funzionamento.
Per contro, dato che aumenta la perdita di carico
del filtro, si verifica un aumento del consumo energetico e quindi del costo dell’energia. È quindi
possibile determinare il valore minimo del costo
complessivo scegliendo la perdita di carico del
filtro in corrispondenza della quale risulta conveniente sostituire il filtro.
Tipo di filtro
Costo materiale Costo energia Costo materiale Costo energia
filtro a pieghe G3
(4 ricambi)
10 €
141 €
7%
93 %
filtro a tasche rigide F6
37,50 €
218,7 €
14 %
86 %
Tabella 1 – Confronto tra costo annuo (in valore assoluto e in %)
del materiale e dell’energia per filtri piani G3 e filtri a tasche F6
Figura 2 – Calcolo della perdita di carico ottimale di un filtro
I prefiltri
Consideriamo un edificio per uffici servito da
un impianto nel quale sono complessivamente
installati 40 prefiltri a pieghe con efficienza G3 e
dimensioni nominali di 600 x 600 x 48 mm installati a monte di quaranta filtri finali con efficienza
F7 da 600 x 600 x 300 mm. Nella scelta dei filtri
a pieghe sono disponibili tre diverse opzioni di
efficienza: bassa, media o alta. Un filtro a bassa
capacità presenta un basso costo iniziale, ma bisogna considerare il fatto che un filtro a pieghe con
maggiore capacità può essere sostituito, solitamente, 3 volte all’anno invece di 4, ottenendo
quindi un costo complessivo inferiore per il consumo di materiale. Nella tabella 2 è riportato il
confronto dei costi di investimento e di manutenzione del materiale (primo acquisto e ricambi)
relativi al ricambio di 40 filtri a pieghe a bassa e
ad alta capacità, considerando 4 ricambi all’anno
per i primi e 3 ricambi per i secondi.
In questo esempio, per semplicità, non sono
stati considerati i costi relativi alle perdite durante
il trasporto e lo stoccaggio, ma si può calcolare
di avere 2 o 3 filtri danneggiati ad ogni ricambio.
Anche se il valore del risparmio annuo complessivo può sembrare marginale, risulta evidente che
il filtro con il costo del materiale inferiore presenta il costo del ciclo di vita superiore. La scelta
di un investimento a basso costo sulla base del
solo costo iniziale del filtro può quindi produrre, a
lungo termine, un costo complessivo più elevato.
I filtri a tasche rigide
Esaminiamo ora il costo totale in 10 anni di due
tipologie di filtri a tasche rigide con efficienza F7,
rispettivamente con superficie filtrante di 14 e di
18 m². A parità di portata unitaria, l’incremento di
superficie filtrante ha gli stessi effetti della riduzione di portata tra filtri con la stessa superficie.
Si verifica inoltre un effetto di riduzione della perdita di carico iniziale e sono incrementate le capacità di captazione in massa del particolato con
conseguente riduzione del numero di ricambi.
Come risulta dalle figure 3 e 4, il costo del LCC
del filtro dotato di maggiore superficie risulta pari
a 1673,01 euro, contro un costo di 2196,46 euro per
quello con minore superficie. Il risparmio risulta
quindi pari al 24%. Se invece si mettono a confronto due tipologie di treno di filtrazione F7+F9
(figura 5), è possibile verificare che utilizzando
Tipo di filtro
a pieghe
Costo Materiale Costo Manodopera Costo Smaltimento
€
€
€
Costo Totale
€
Bassa capacità
2,50
0,23
0,015
2,73
Totale x 40 filtri
97,50
9,45
0,60
107,50
Totale
x 4 ricambi
390,00
37,00
2,40
429,40
Alta capacità
3,20
0,23
0,015
3,45
Totale x 40 filtri
127,00
9,45
0,60
137,05
Totale
x 3 ricambi
381,00
28,00
1,80
410,80
Tabella 2 – Confronto fra costo di investimento, manutenzione
e smaltimento per filtri a pieghe a bassa e ad alta capacità
Figura 3 – Filtro a tasche con superficie di 14 m² –
Ripartizione dei componenti del LCC
Figura 4 – Filtro a tasche con superficie di 18 m² –
Ripartizione dei componenti del LCC
#21
57
•350 g per un filtro G4
Lo scopo della linea guida Eurovent è di definire un
metodo per la classificazione dei filtri in merito all’efficienza energetica in condizioni operative. In realtà
essa fornisce solo un metodo per il calcolo del consumo
medio annuo di energia, basato sull’intasamento con
polvere sintetica secondo EN 779. Eurovent, per identificare i filtri in funzione del consumo energetico,
ha introdotto un’etichetta energetica per l’efficienza
in due forme, semplificata e dettagliata (figura 6).
Sulla base delle linea guida Eurovent 4/11 (Energy
efficiency classification of air filters for general ventilation purposes) il consumo di energia si ottiene
inserendo nella formula un valore del rendimento
pari a 0,50, una portata di 0,944 m³/s, un numero di
ore annue pari a 6.000 e una perdita di carico media
del filtro che viene calcolata ipotizzando un intasamento diverso in base al tipo di filtro:
•100 g per filtri F7-F9
•250 g per filtri M5-M6
ENERG
Y
IJA
IE
ENERG
IA EFFICIENCY CLASS
SAGICOFIM S.P.A.
F7
CM
MY
Nominal airflow:
Initial efficiency 0.4 μm:
Minimum efficiency 0.4 μm:
Annual Energy Consumption:
CY
CMY
MY
Nominal airflow:
Initial efficiency 0.4 μm:
Minimum efficiency 0.4 μm:
Annual Energy Consumption:
CY
CMY
K
EN779
3400
49
47
1111
m3/h
%
%
kWh/annum
A
B
Approved – 25/05/2012
AIR FILTER;OM-11-2012;T2012
K
CM
m3/h
%
%
kWh/annum
F7
FILTRI ARIA
FILTRES AIR
Y
EN779
3400
48
46
1424
IA EFFICIENCY CLASS
AIR FILTERS
M
AIR FILTER;OM-11-2012;T2012
FILTRI ARIA
FILTRES AIR
Y
IE
Filtra-Pak
RPF-I
C
AIR FILTERS
M
IJA
SAGICOFIM S.P.A.
Filtra-Pak
RPF-E
C
Y
Eurovent 4/11
Approved – 25/05/2012
CONSUMI DI ENERGIA
Lo sviluppo di nuovi materiali ha permesso all’industria della filtrazione di sviluppare e produrre
dei nuovi media con minore perdita di carico, con la
conseguenza di ridurre il consumo, e quindi il costo,
dell’energia elettrica delle apparecchiature, pur mantenendo elevate efficienze di raccolta delle particelle
di polvere. Impiegando un filtro d’aria che presenta
una minore perdita di carico, il ventilatore di un’unità di trattamento aria incontra infatti una minore
resistenza per fornire la necessaria portata d’aria,
con conseguente riduzione del consumo di energia
del motore elettrico.
Per calcolare il costo di energia si utilizza la formula
standard, che tiene conto della perdita di carico. Come
già illustrato nella figura 2, è possibile determinare
il punto ottimale di ricambio di un filtro, ovvero il
punto in cui il consumo elettrico supera il costo operativo del filtro. L’equazione utilizzata per determinare il costo dell’energia basato sulla perdita di carico
è la seguente:
Q Δp · t
Consumo di energia (kWh) = ————
η · 1000
dove
Q = portata aria, (m³/s)
Δp= perdita di carico (Pa)
t = tempo operativo (ore)
η = rendimento del ventilatore
Eurovent 4/11
Figura 6 – Etichette energetiche EUROVENT per l’efficienza dei filtri
filtri con superficie di 18 m² il risparmio raggiunge il 35%
(3933 euro contro 6011).
Figura 5 – Tipologie di treni filtranti
Conclusioni
Il calcolo del costo del ciclo di vita delle varie opzioni
disponibili permette di prendere una decisione corretta
per quanto riguarda la scelta del sistema filtrante ottimale. Bisogna tuttavia considerare il fatto che, mentre i
dati relativi ai costi del materiale e della manutenzione
sono calcolabili facilmente, le altre componenti del LCC,
quali energia, smaltimento e perdite dovute a danni, possono variare notevolmente di caso in caso e richiedono
un’analisi più complessa.
L’analisi LCC non deve essere considerata solo essenziale per la singola scelta ad impianto nuovo, ma è essenziale un piano di monitoraggio dei costi e soprattutto della
perdita di carico dei filtri. Tale monitoraggio serve a verificare i costi di gestione e se necessario a valutare la sostituzione del treno di filtrazione a prescindere dal costo iniziale
dei dispositivi. Gli esempi illustrati servono inoltre a dimostrare come il costo. Gli esempi illustrati servono, inoltre, a
dimostrare come il costo di gestione dei sistemi di filtrazione dell’aria non dipenda solamente dal costo del materiale di ricambio ma anche, e soprattutto, da altri fattori,
come la capacità di accumulo e le perdite di carico. n
58
#21
AiCARR
informa
w w w. a i c a r r.c o m
a cura di Lucia Kern
Il 49º Convegno internazionale AiCARR: la sfida è stata raccolta
(Roma, 26-28 febbraio 2014)
Numerosi lavori di particolare valore tecnico-culturale sono giunti,
dall’Italia e dall’estero, in risposta al Call for Papers per il 49º Convegno
internazionale AiCARR “Edifici di valore storico: progettare la riqualificazione. Una panoramica, dalle prestazioni energetiche alla qualità
dell’aria interna”, che si terrà a Roma dal 26 al 28 febbraio 2014.
Il Convegno CLIMA 2013, organizzato in giugno da REHVA a Praga, e
il Summer Meeting ASHRAE di Denver hanno evidenziato il crescente interesse di professionisti, enti di ricerca e operatori del settore della climatizzazione per le problematiche connesse alle ristrutturazioni
edili ed impiantistiche degli edifici nell’ottica di un’ottimizzazione delle risorse energetiche e della qualità del costruito, con un particolare
riguardo al patrimonio storico-artistico, di cui il nostro Paese è particolarmente ricco.
Il tema scelto per il Convegno AiCARR si rivela dunque centrale per
esplorare, affermare, ribadire linee di ricerca, metodologie, possibilità
tecniche e casi studio.
L’evento, in un contesto internazionale che si annuncia molto vivace e
con l’intervento di qualificati esperti del settore, è infatti destinato ad
analizzare le principali tecnologie impiantistiche e di apparecchiature
oggi disponibili al fine di migliorare il rendimento energetico, la qualità
ambientale e la sostenibilità degli edifici esistenti, in particolare quelli
di valore storico o che ospitano beni culturali.
Ricordiamo che la Sessione Plenaria sarà incentrata su quattro grandi
tematiche:
• Lo stato di conservazione del patrimonio italiano di edifici
storico-artistici
• La sostenibilità e patrimonio edilizio costruito: proposte, soluzioni,
questioni aperte
• Una linea guida per gli impianti negli edifici storici e i beni culturali
• I sistemi impiantistici per il retrofit di edifici storici
Le Sessioni tecniche si articoleranno invece intorno a otto diversi argomenti: Patrimonio culturale ed edifici storici: conservazione, microclima e sostenibilità – Materiali e tecniche per il risanamento dell’involucro edilizio – Sistema edificio impianto: valutazioni energetiche e
possibili interventi di migliorie prestazionali – Funzionamento, gestione e manutenzione di impianti di climatizzazione – Interventi per l’acustica e l’illuminazione naturale – Normativa tecnica – Microclima interno: progettazione, misure e monitoraggio – Casi di studio.
Il Convegno è realizzato in collaborazione con ASHRAE (The American
Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning), e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di REHVA (Federation
of European HVAC Associations) e IIR (International Institute of
Refrigeration).
A ciò si aggiunga che anche la rivista Energy and Building si è offerta
di pubblicare i migliori contributi in un numero monografico dedicato all’evento.
Appuntamento il 17 ottobre a Saie con il 31º Convegno di Bologna
“La gestione energetica del patrimonio edilizio pubblico: strategie ed
esperienze” è l’argomento al centro del 31º Convegno di Bologna, che
si terrà il 17 ottobre prossimo nell’ambito di Saie, secondo una sinergia
ormai consolidata nel tempo.
Il Convegno di Bologna tocca quest’anno un aspetto nevralgico
dell’attuale scenario non solo impiantistico ma anche politico-economico: il risparmio nel settore pubblico, da operarsi attraverso scelte mirate e coerenti.
È sempre più sentita l’esigenza da parte delle Amministrazioni locali di
identificare percorsi sostenibili per attuare interventi di recupero energetico sugli edifici esistenti, in gran parte vetusti e scarsamente efficienti, e ottimizzare le modalità di gestione degli impianti. A tali aspetti, si affiancano i nuovi interventi di ricostruzione o recupero di edifici
a uso pubblico, a seguito del sisma che ha interessato lo scorso anno
l’Emilia Romagna.
In questa cornice, il Convegno intende dare risalto ad aspetti particolari: la diagnosi energetica, uno dei percorsi fondamentali per individuare le strategie di intervento sul patrimonio esistente; le soluzioni
di intervento su involucro ed impianti; le soluzioni impiantistiche che
prevedono l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, affiancate ad una
analisi di sostenibilità tecnico economica; la gestione del sistema edificio-impianto per la minimizzazione dei consumi e l’ottimizzazione
dell’efficienza degli impianti; gli aspetti tecnico-amministrativi (appalti
pubblici, capitolati prestazionali, incentivi fiscali).
Poiché tali argomenti richiedono elevate professionalità e competenze interdisciplinari, l’evento interessa molteplici realtà: gli enti pubblici (Stato, Regioni, Provincie, Comuni) proprietari o utilizzatori del patrimonio edilizio, figure professionali ed enti privati (Energy manager,
progettisti, tecnici specializzati, società di gestione energia), enti di ricerca e sviluppo.
“La regolazione degli impianti di climatizzazione”,
il nuovo corso della Scuola in Pillole
I dispositivi di regolazione sono ormai presenti in tutti i sistemi impiantistici, indipendentemente dalla loro taglia e dalla destinazione d’uso
degli ambienti serviti, e hanno assunto un ruolo fondamentale non
solo nella conduzione degli impianti ma anche nel conseguimento
degli obiettivi di risparmio energetico. Tanto è vero che nel calcolo per
la definizione della prestazione energetica degli edifici si deve tener
conto del “rendimento di regolazione”, determinato secondo quanto
indicato nella Specifica Tecnica UNI TS 11300, parte 2.
Oggi è perciò particolarmente importante per chi opera nel settore
conoscere i dispositivi e le tecniche di regolazione più diffusi per la
gestione degli impianti, al fine di poterli correttamente applicare per
garantire benessere, comfort termoigrometrico e contenimento dei
consumi energetici.
Nell’ottica di creare sul territorio interessanti occasioni di aggiornamento su argomenti di particolare attualità, AiCARR Formazione propone il nuovo corso della Scuola in Pillole dal titolo “La regolazione
degli impianti di climatizzazione”, in programma in undici città, da
nord a sud, da ottobre a dicembre.
Il corso è articolato in due parti – corso Introduttivo e corso Avanzato –
frequentabili anche singolarmente.
Il corso Introduttivo, che si terrà al mattino, è dedicato a coloro che
hanno necessità di prendere dimestichezza con i principi di base e i
concetti fondamentali delle tecniche di regolazione applicate agli impianti di climatizzazione.
Il corso Avanzato, in programma nel pomeriggio della stessa giornata, approfondisce gli argomenti inerenti la regolazione degli impianti
nelle configurazioni più comuni, ponendo l’accento, inoltre, sull’attuale tema del risparmio energetico attraverso il corretto impiego dei più
comuni dispositivi di regolazione.
Attualmente gli appuntamenti sono previsti a: Torino, Milano, Trieste,
Padova, Bologna, Ancona, Cagliari, Roma Palermo, Bari, Cosenza. Per il
calendario aggiornato vi invitiamo a consultare il sito www.aicarr.org.
AiCARR
informa
w w w. a i c a r r.c o m
Corsi specialistici: il calendario d’autunno
Si apre il 1º ottobre l’edizione 2013
dei Corsi Specialistici della Scuola di
Climatizzazione, dedicati all'aggiornamento professionale su tecnologie
innovative, aspetti normativi specifici, temi di attualità legati al settore.
Il calendario prende il via con la giornata dedicata a Collaudo e strumenti di misura, seguita dai Laboratori di taratura e bilanciamento di
reti aerauliche e di reti idroniche e dal nuovo Laboratorio di applicazione dei principi di regolazione ai sistemi d’utenza idronici.
Seguono poi le due giornate sulla manutenzione degli impianti tecnologici e la serie di corsi sulla progettazione di sistemi e impianti
Il calendario
particolari, quali i sistemi radianti, i sistemi a espansione diretta VRF, gli
impianti VMC a recupero di calore, i sistemi WHLP e il nuovo corso sulla
Progettazione degli impianti tecnici meccanici ed elettrici per il blocco
operatorio: dopo la serie di giornate organizzate in tutta Italia per approfondire la normativa (Specifica tecnica UNI 11425) che regolamenta
questo delicato segmento, il corso prende ora in esame gli aspetti tecnici e progettuali dei suddetti impianti.
In novembre, si terranno infine il corso sulla Cogenerazione e quello
sulle Analisi economiche nel confronto di sistemi edificio/impianto, entrambi strutturati in due giornate.
DATA
MODULO
COD.
Martedì
1 ottobre
Collaudo e strumenti di misura
Il modulo presenta gli strumenti di misura maggiormente utilizzati in fase di collaudo e illustra le procedure applicate agli impianti ad aria e ad acqua. Il programma consente ai partecipanti di
acquisire gli elementi di base per effettuare in autonomia le misure per la verifica degli aspetti funzionali e dimensionali degli impianti di climatizzazione.
TA1S
Mercoledì
2 ottobre
Laboratorio di taratura e bilanciamento di reti aerauliche
Il modulo espone la taratura e il bilanciamento delle reti aerauliche nell’applicazione agli impianti ad aria e, in particolare, a quelli multizona di una certa estensione. Ad una parte dedicata alla
teoria e alle procedure relative alle varie misure, ne segue una dedicata all’applicazione pratica su un circuito didattico, effettuata attraverso la verifica strumentale dei più importanti parametri
correlati al funzionamento degli impianti aeraulici e dei ventilatori.
TA3S
Martedì
8 ottobre
Laboratorio di taratura e bilanciamento di reti idroniche
Il modulo dedica un approfondimento alle attività di taratura e collaudo dei sistemi idronici, di particolare rilevanza nella fase di avviamento degli impianti. I partecipanti potranno acquisire
le conoscenze - teoriche e pratiche - necessarie ad eseguire la taratura e il collaudo con metodologie e strumenti classificati in ambito nazionale e internazionale (UNI,CEN). È prevista
un’applicazione pratica con l’utilizzo di apposito circuito idronico strumentato in grado di riprodurre le condizioni di funzionamento reali.
TA2S
Mercoledì
9 ottobre
Laboratorio di applicazione dei principi di regolazione dei sistemi d’utenza idronici
TA4S
Il laboratorio fornisce e consolida - attraverso un’esperienza pratica - la sensibilità tecnica e teorica necessaria ad acquisire un approccio corretto al tema della regolazione sugli impianti ad acqua.
È previsto l’utilizzo di un apposito circuito idronico strumentato in grado di riprodurre le condizioni di funzionamento reali.
Mercoledì
e Giovedì
9 e 10
ottobre
Conduzione, esercizio e gestione della manutenzione degli impianti tecnologici
Il modulo affronta il tema dell’efficienza energetica nell’ambito della conduzione, esercizio e manutenzione degli impianti tecnologici al servizio delle diverse tipologie di utenza. Gli elementi
trattati nella prima parte sono: la normativa di riferimento, le fasi salienti della manutenzione, le principali metodologie dell’impostazione di un piano di manutenzione. Sono, inoltre, previsti
esempi contrattuali. La seconda parte presenta i temi dell’efficienza e dell’ottimizzazione delle risorse in rapporto agli standard qualitativi concordati. Il programma comprende anche il tema del
rispetto ambientale correlato al corretto smaltimento dei rifiuti generati dalla manutenzione.
GM1S
Mercoledì Progettazione di sistemi radianti
PR1S
23 ottobre Il modulo illustra i parametri che influenzano le prestazioni dei sistemi radianti, con particolare attenzione al funzionamento in regime estivo; analizza lo scambio termico che intercorre tra i
sistemi radianti, le persone e le superfici; evidenzia gli aspetti principali dei sistemi esistenti e dei possibili risparmi energetici e economici. I sistemi radianti vengono riportati in relazione ai diversi
contesti di applicazione, residenziale ospedaliero, commerciale.
Giovedì
24 ottobre
Progettazione di sistemi a espansione diretta VRF/VRV
Il modulo presenta i principi generali di funzionamento dei sistemi a volume di refrigerante variabile e ne definisce le peculiarità dal punto di vista frigorifero e della regolazione del sistema a
favore di una progettazione consapevole; presenta, inoltre, le opportunità del sistema “misto” (utilizzo di due fluidi vettori: aria e acqua).
PR2S
Martedì
Progettazione di impianti VMC a recupero di calore
29 ottobre Il modulo approfondisce il tema dei sistemi di ventilazione meccanica con il controllo delle portate e del recupero di calore (VMC), affrontandone gli aspetti principali: dalla progettazione, alla
normativa, al rapporto costi-benefici e alla qualità dell’aria degli ambienti interni.
PR3S
Mercoledì Progettazione di sistemi WHLP
30 ottobre Il modulo presenta i principi generali di funzionamento, gli aspetti specifici per la progettazione e l’applicazione a casi concreti dei sistemi ad anello d’acqua; delinea gli aspetti più significativi
delle pompe di calore, i criteri per la selezione, il dimensionamento, la gestione dei componenti di un impianto e l’esecuzione di specifiche analisi energetiche di confronto con altri sistemi.
PR4S
Mercoledì
e Giovedì
6e7
novembre
Cogenerazione: fondamenti e applicazioni
CO1S
Il modulo illustra gli aspetti legislativi e fiscali relativi agli impianti di cogenerazione. La prima parte è dedicata all’introduzione dei sistemi cogenerativi, ai bilanci termici e ai principali motori. La
seconda parte descrive le modalità per effettuare una puntuale analisi energetica ed economica di un sistema di cogenerazione, attraverso l’utilizzo di un software di calcolo in grado di effettuare
valutazioni sofisticate.
Venerdì 8
novembre
La progettazione degli impianti tecnici meccanici ed elettrici per il blocco operatorio
Il modulo illustra i criteri moderni della progettazione degli impianti tecnici presenti all’interno di un blocco operatorio. Per ogni tipologia di impianto si enunciano le norme che ne disciplinano la
progettazione e le principali procedure di calcolo da eseguire. Infine, vengono trattate le operazioni per l’esecuzione dell’attività di TABS, di convalida e di certificazione finale degli impianti.
PR5S
Mercoledì
e Giovedì
13 e 14
novembre
Analisi economiche nel confronto di sistemi edificio/impianto
Il modulo presenta una visione globale e puntuale dell’analisi economica, con l’ausilio di esercitazioni e esempi pratici. Partendo dalla definizione dei concetti di valore e moneta, introduce
i concetti legati al denaro nel tempo, l’interesse e l’inflazione. Si enunciano gli indicatori dell’analisi economica tradizionale basati sul flusso di cassa (tecniche DCF) e i concetti dell’analisi
innovativa (tecniche non-DCF). La seconda parte delinea le linee guida della fattibilità tecnico-economica.
AN1S
Programmate il vostro Percorso Fondamenti 2014
Collaudato con successo nel corso delle due precedenti edizioni,
torna nel 2014 il Percorso Fondamenti della Scuola di Climatizzazione.
Si tratta di 20 corsi sui temi essenziali della progettazione di impianti,
ideati per chi intende affacciarsi alla professione supportato da un’efficace preparazione tecnica di base.
Il Percorso Fondamenti prevede lezioni teoriche e pratiche, oltre a
esercitazioni in aula; gli argomenti sono selezionati dagli esperti di
Il calendario
AiCARR Formazione e affidati come sempre a qualificati professionisti
e accademici di settore.
Al termine del Percorso, frequentabile integralmente oppure selezionando i moduli di interesse, il partecipante è in grado di “leggere” un
progetto e ha acquisito le nozioni essenziali per cominciare a muoversi
con sicurezza nel mondo della climatizzazione.
Ricordiamo che i moduli “Fondamenti” sono caratterizzati da prezzi
contenuti, studiati su misura per i più giovani.
DATA
MODULO
COD.
Martedì
4 febbraio
Psicrometria: fondamenti e trasformazioni psicrometriche
Il modulo tratta le proprietà e i diagrammi di stato dell’aria umida, le principali trasformazioni termodinamiche dell’aria necessarie alla climatizzazione indoor, i fattori che determinano la
definizione delle condizioni di immissione dell’aria in ambiente, il calcolo di portate e potenze necessarie.
PS1F
Mercoledì
5 febbraio
Il comfort termoigrometrico
PS2F
Gli scambi energetici tra corpo umano e ambiente vengono analizzati attraverso l’introduzione del concetto di “comfort” termo-igrometrico (con i relativi indici di definizione e misura) e quello di
“discomfort”, con le relative cause, secondo gli approcci normativi prescrittivi e prestazionali.
Giovedì
6 febbraio
La qualità dell’aria interna
Il modulo tratta la correlazione fra salute delle persone e inquinamento dell’aria negli ambienti interni, analizzando i contaminanti e le sorgenti di contaminazione, soffermandosi sulla diluizione
degli inquinanti attraverso la ventilazione, in conformità agli approcci normativi prescrittivi e prestazionali.
PS3F
Martedì
Caratteristiche termofisiche dell’involucro edilizio
CA1F
11 febbraio Il modulo presenta i componenti e i materiali che costituiscono l’involucro edilizio ponendo l’accento sulle loro proprietà termoigrometriche. Viene presentato il calcolo dei parametri prestazionali
termici sia per l’involucro che per suoi componenti. Vengono definite e applicate le verifiche di legge previste.
Mercoledì Calcolo dei carichi termici estivi
12 febbraio Si affronta il calcolo dei carichi termici in regime estivo, secondo modelli dettagliati e semplificati finalizzati al dimensionamento dell’impianto di raffrescamento. Vengono analizzate, con
applicazioni, le maggiori criticità sul carico estivo determinate dalle prestazioni termiche dei componenti dell’involucro edilizio e dai carichi interni.
CA2F
Calcolo dei carichi termici invernali
Giovedì
13 febbraio Il modulo illustra l’applicazione della norma UNI 12831al calcolo del carico termico di progetto invernale per il riscaldamento indoor. Si effettuano applicazioni che consentono di approfondire le
tematiche relative alle trasmittanze termiche, ai ponti termici, ai limiti di legge e si analizzano gli effetti sul dimensionamento dell’impianto.
CA3F
Martedì
25 marzo
Impianti di climatizzazione: tipologie e criteri di scelta progettuale
Il modulo introduce il concetto di sistema “edificio-impianto” ed evidenzia le funzionalità di un impianto di climatizzazione. Presenta le principali tipologie impiantistiche e, con l’ausilio di
applicazioni pratiche, illustra i criteri di scelta delle soluzioni da adottare.
PR1F
Mercoledì
26 marzo
Progettazione di impianti di climatizzazione a tutt’aria: fondamenti
Il modulo consente di acquisire le competenze necessarie per la scelta e il dimensionamento dell’impianto ad aria più adeguato al caso trattato, secondo la logica di regolazione ottimale e
attraverso l’utilizzo dei sistemi più adeguati a conseguire il risparmio energetico (recupero di calore e raffreddamento gratuito diretto e indiretto) con appositi software di progettazione.
PR3F
Giovedì
27 marzo
Progettazione di impianti di climatizzazione a tutt’aria: dimensionamento
Tematiche principali del corso sono la scelta e il dimensionamento di un sistema di trattamento aria, delle reti aerauliche, dei terminali ad aria, delle modalità di regolazione che garantiscono
risultati ottimali nelle diverse varianti applicative. Viene dedicato un approfondimento alle applicazioni - in ambito ospedaliero - degli impianti di climatizzazione a tutt’aria.
PR7F
Martedì
1 aprile
Progettazione di impianti di riscaldamento ad acqua: fondamenti
Il modulo illustra i componenti degli impianti di riscaldamento (caldaie, bruciatori, terminali…), i principali sistemi di distribuzione del fluido termovettore e la strumentazione di controllo e
sicurezza. La metodologia per il dimensionamento dell’impianto è spiegata con l’ausilio di esempi pratici.
PR2F
Mercoledì
2 aprile
Progettazione di impianti di climatizzazione misti aria/acqua: fondamenti
Le caratteristiche, le peculiarità e i campi di applicazione degli impianti misti aria-acqua sono il tema conduttore del corso, unitamente alle caratteristiche, alle trasformazioni dell’aria primaria e
dell’aria secondaria, alle temperature di funzionamento e ai criteri di scelta dei terminali ambiente.
PR4F
Giovedì
3 aprile
Progettazione di impianti di climatizzazione misti aria/acqua: dimensionamento
Il programma illustra le funzionalità delle parti aria e acqua, la scelta e il dimensionamento del sistema di trattamento aria e delle reti aerauliche, dei terminali ambiente e delle reti idroniche. Le
modalità di regolazione che consentono di ottenere risultati ottimali vengono presentate nell’ambito delle diverse varianti applicative.
PR8F
Mercoledì
9 aprile
Diffusione dell’aria in ambiente interno
Il modulo presenta i principali parametri relativi alla diffusione dell’aria negli ambienti, con la definizione delle caratteristiche fondamentali e delle peculiarità dei terminali di diffusione.
PR5F
Giovedì
10 aprile
Unità di trattamento aria
Gli aspetti funzionali, dimensionali e costruttivi dei componenti di un’unità di trattamento aria sono descritti attraverso i trattamenti subiti dall’aria umida al suo interno, ponendo l’accento sulle
logiche di regolazione e mettendo in evidenza le specificità in relazione ai diversi sistemi impiantistici in cui una UTA è collocata.
PR6F
Martedì
15 aprile
Centrali termiche
Il modulo presenta i fondamenti della combustione e analizza i componenti di una centrale (bruciatori, generatori di calore, compresi camini e canne fumarie collettive); presenta, inoltre, le
norme di sicurezza e prevenzione incendi per le centrali, per i recipienti in pressione e per gli impianti a combustibile gassoso.
CE1F
Mercoledì
16 aprile
Centrali e impianti idrici – trattamento acqua
Il tema della definizione delle prestazioni e del dimensionamento degli impianti idrico-sanitari, di pressurizzazione, stoccaggio, preparazione, distribuzione e scarico dell’acqua, costituisce la
parte principale del corso. Una seconda parte è dedicata agli impianti di trattamento dell’acqua per sistemi di raffreddamento, impianti termici, e per la produzione di acqua calda sanitaria.
CE2F
Giovedì
17 aprile
Macchine frigorifere e pompe di calore: fondamenti
CE3F
Il modulo illustra i principi fisici, i componenti delle macchine, l’impatto sul loro funzionamento, il calcolo delle prestazioni termodinamiche con il diagramma di stato del fluido operativo. Spiega,
inoltre, come eseguire valutazioni sulle prestazioni stagionali delle macchine che utilizzano l’aria esterna come sorgente o pozzo.
AiCARR
informa
w w w. a i c a r r.c o m
Martedì
6 maggio
Centrali frigorifere
La progettazione delle centrali frigorifere è il tema principale del corso che dedica particolare attenzione alle logiche di regolazione, al contenuto d’acqua dell’impianto (accumuli), alle criticità di
installazione (spazi di rispetto) e a quelle acustiche, descrive le circuitazioni idrauliche adeguate, anche nel caso cui è presente un’installazione plurima di macchine.
CE4F
Mercoledì
7 maggio
Regolazione automatica: fondamenti e applicazioni
Il modulo presenta i fondamenti della regolazione automatica degli impianti di climatizzazione, con particolare attenzione al dimensionamento delle valvole di regolazione; analizza le
applicazioni tipiche della regolazione automatica degli impianti, evidenziando il risparmio energetico che si potrà ottenere.
RE1F
Giovedì
8 maggio
Il progetto: procedure, documenti e legislazione
Il modulo consente di acquisire gli elementi base della metodica di progettazione mirata alla soddisfazione comune del committente, del team di progettazione e dell’appaltatore, nel rispetto
delle esigenze espresse, dei tempi e dei costi di appalto concordati.
NO1F
Il corso “Igiene, ispezione e manutenzione degli impianti
di climatizzazione”, a Roma dal 29 ottobre
AiCARR Formazione organizza a Roma, a partire dal 29 ottobre prossimo, una nuova edizione della prima parte del Percorso Specialistico
“Igiene, ispezione e manutenzione degli impianti di climatizzazione”.
Questa esclusiva proposta formativa è dedicata ai tecnici addetti alla
manutenzione degli impianti di climatizzazione, al personale di ASL e
altre istituzioni con compiti di vigilanza e controllo, ai quali offre tutte le
competenze necessarie all’esercizio della loro attività, ai sensi di quanto
previsto dalle Linee Guida del Ministero della Salute per la definizione
dei protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione, riprese poi dalla Procedura operativa per la valutazione e
gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di trattamento aria,
realizzata dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.
Il Percorso Specialistico di AiCARR Formazione – completo ed autorevole, in quanto basato sull’esperienza dell’Associazione, che ha contribuito alla stesura delle “Linee guida”, e sulla presenza in qualità di docenti di esperti INAIL, AIISA e AS.A.P.I.A. – propone una formazione più
ampia e articolata di quella richiesta dalla Procedura operativa. È infatti previsto un corso di cinque giornate per la formazione di figure di
Categoria B (formazione per operazioni semplici) e per la prima parte
della formazione di figure di Categoria A (responsabili dell’igiene), seguito da un ulteriore corso di tre giornate per il completamento della
formazione delle figure di Categoria A.
Il test di autovalutazione
Per accedere alle prime cinque giornate di corso (corrispondenti al modulo MA01) è necessario prendere parte al test gratuito di autovalutazione online, il cui superamento non è vincolante per l’iscrizione al
corso, in quanto il risultato è mirato esclusivamente a confermare ai partecipanti stessi se dispongono delle basi necessarie per seguire proficuamente le lezioni. Il modulo per l’iscrizione al test è pubblicato sul
sito.
In alternativa al test, può accedere direttamente al Percorso Specialistico
chi ha partecipato al modulo SA01 del corso “Impianti termici e di climatizzazione per le strutture sanitarie” oppure ad alcuni corsi della Scuola
di climatizzazione AiCARR – Percorso Fondamenti.
ll calendario del corso di Roma
• Modulo MA01 (Formazione di figure di Categoria B e prima parte formazione di figure di Categoria A): 29-30 ottobre/ 20-21-22
novembre
• Test di autovalutazione online per l’ingresso al modulo MA01: venerdì 11 ottobre, ore 13.30 – martedì 15 ottobre, h. 17.00
Il modulo MA02 (seconda parte formazione di figure di Categoria A)
si svolgerà a Milano nel mese di dicembre.
La sesta edizione del Percorso Specialistico “Impianti
termici e di climatizzazione per le strutture sanitarie”
I professionisti che operano nelle strutture sanitarie hanno necessità di
conoscere bene caratteristiche, funzionamento e criticità delle più diffuse tipologie di impianti tecnologici, per migliorarne la gestione e manutenzione, per svolgere con maggior efficacia le azioni di vigilanza e
controllo e per prevenire rischi igienico-sanitari.
In risposta a queste esigenze, AiCARR ha sviluppato il corso introduttivo
teorico-applicativo “Impianti termici e di climatizzazione nelle strutture
sanitarie”, che torna nel 2013 dopo cinque edizioni di grande successo.
Strutturato nei due moduli SA01 e SA02, di due giornate ciascuno
per complessive 32 ore di lezione, il corso: fornisce nozioni di base sul
comfort termoigrometrico e sul trattamento dell’aria e dell’acqua; illustra i principi di funzionamento, le caratteristiche costruttive e le più diffuse applicazioni in ambito sanitario degli impianti termici, di climatizzazione e di preparazione di acqua calda sanitaria; evidenzia le norme
di riferimento e le procedure indispensabili per ridurre i rischi connessi
al funzionamento degli impianti; presenta i criteri essenziali che orientano la scelta delle più adeguate politiche di gestione e manutenzione
degli impianti; analizza le principali soluzioni e strategie utili al contenimento dei consumi energetici; offre i riferimenti bibliografici essenziali
per l’approfondimento delle tematiche trattate.
Il calendario
• 24 e 25 settembre: Impianti di climatizzazione e architettura
dei sistemi impiantistici (modulo SA01)
Argomenti principali: I fondamenti dei sistemi di climatizzazione –
Le trasformazioni dell’aria umida Comfort termoigrometrico e requisiti microclimatici – Aria e contaminanti: ventilazione per la tutela della salute e per il comfort
– Centrali per il trattamento dell’aria e loro componenti –
Caratteristiche dei sistemi e dei componenti per la distribuzione e
la diffusione dell’aria – Gli impianti di climatizzazione per le strutture sanitarie – Procedure per l’avviamento e il collaudo degli impianti di climatizzazione
• 15 e 16 ottobre: Centrali termofrigorifere, idriche e acqua calda sanitaria – Trattamento acqua – Conduzione e manutenzione (modulo SA02)
Argomenti principali: Generatori di calore ad acqua, bruciatori, stoccaggio ed alimentazione combustibili liquidi – Cenni alle
norme di sicurezza – Primi fondamenti sulle macchine frigorifere
– Impianti idrico-sanitari, di pressurizzazione, stoccaggio, preparazione e distribuzione dell’acqua di consumo – Impianti di trattamento dell’acqua. Controllo della “Legionella Pneumophila” –
Valutazione delle esigenze manutentive e di conduzione – Scelta
delle politiche di manutenzione.
8° ENERGY FORUM sugli
Involucri Avanzati
5-6 Novembre 2013, Bressanone, Alto Adige
Certificazione F-gas: in tutta
Italia, corsi ed esami
Le sessioni dell’ENERGY FORUM:
Involucri Edilizi Interattivi, Adattivi e Dinamici
Fotovoltaico Integrato in un Involucro Edilizio (BIPV 1)
Concetti Solari per gli Edifici Storici
Simulazione delle prestazioni edilizie per la progettazione
e la ristrutturazione
Valutare gli Investimenti nelle Ristrutturazioni Edilizie
Integrazione Edilizia degli Impianti Solari Termici
Certificazione di sostenibilità in pratica
Modelli e Strumenti per l’Integrazione del Sistema Fotovoltaico
nell’Involucro Edilizio (BIPV 2)
Progettazione della Luce Diurna, Simulazione e Conformità
degli Involucri Edilizi Solari
Visita guidata all’Enzian Tower a Bolzano (BIPV 3)
Per tutti gli interventi sarà disponibile la traduzione simultanea verso l’italiano e l’inglese.
La quota d’iscrizione di 480 € comprende gli atti del convegno, due pranzi e tutte le pause caffè. I partecipanti che si registrano entrano il 30 settembre riceveranno uno sconto pari al 10% (430 € per prenotazioni ricevute sul nostro sito www.energy-forum.com).
Economic Forum, Monaco - Bolzano
Tel. +39 0471 340 050 - Fax +39 0471 089 703
[email protected] - www.energy-forum.com
© Martifer
Il programma del corso
1ª giornata (8 ore): Legislazione e normativa vigente ai
sensi del Regolamento CE 842 e Regolamento CE 303.
Termodinamica dei cicli frigoriferi.
2ª giornata (8 ore): Componenti di circuiti frigoriferi e
strumentazione di misura da utilizzare ai fini dei controlli. Installazione e messa in funzione di impianti. Controlli e
procedure da effettuarsi prima di mettere in funzione l’impianto, dopo un arresto prolungato, in manutenzione ordinaria, straordinaria e durante il normale funzionamento.
Per il calendario aggiornato di corsi ed esami vi invitiamo a
consultare il sito.
Piattaforma internazionale per architetti,
ingegneri, scienziati e l‘edilizia
© ertex solar- Geraint Davis
Proseguono su tutto il territorio le sessioni di esami per la certificazione F-Gas, organizzate da AiCARR Formazione e ICMQ
(l’Istituto di Certificazione e Marchio Qualità per prodotti e servizi per le costruzioni, organismo accreditato ACCREDIA e designato dal ministero dell’Ambiente per effettuare la certificazione degli addetti e delle imprese), di cui AiCARR Formazione
è Organo di Valutazione.
L’esame ha la durata di una giornata ed è costituito da una
prova teorica e da una prova pratica, così come richiesto dal
Regolamento n. 303/2008 della Commissione delle Comunità
Europee che individua, anche, i requisiti minimi relativi alle
competenze e conoscenze che devono essere esaminate.
In preparazione all’esame, AiCARR propone anche un corso
propedeutico, snello e completo. Il corso non è obbligatorio
per accedere alla prova ma è molto utile in quanto approfondisce aspetti sia pratici sia teorici legati all’esame ed è strutturato in modo da offrire, secondo gli elevati standard qualitativi
di AiCARR Formazione, un’occasione di aggiornamento unica
per incrementare la propria professionalità e lavorare in piena
sicurezza.
Le soluzioni di oggi
per i progetti di domani…
ABBONATI SUBITO!
#13
Centrali frigorifere
Freecooling
#18 Riqualificazione degli impianti
nelle strutture alberghiere
Norma UNI
10339
#19
Le gare di appalto
nel settore impiantistico
Ventilazione
#20
Il progetto degli impianti
e il comfort
Sistemi passivi
#21
Decreto attuativo
della Direttiva 2010/31:
quali obblighi per il progettista
Filtrazione
#22
Freddo e caldo nell’industria
Pompe di calore
#23
L’integrazione delle fonti
rinnovabili negli edifici
Manutenzione
#24
Riqualificazione degli impianti
negli edifici storici
Sistemi
antincedio
Pompe
di calore
ambiente
Organo Ufficiale AiCARR
Organo Ufficiale AiCARR
POMPE
DI CALORE
refrigerazione
CASE STUDIES
La rivista PEr i ProfEssionisti DEGLi iMPianti HvaC&r
ANNO 3 - OTTObre 2012
POMPE DI CALORE,
COME DIMENSIONARLE
ACCUMULO AD IDROGENO,
QUALI VANTAGGI?
CLIMATIZZAZIONE SATELLITARE
E PRESTAZIONI ENERGETICHE
RADIANTE NEI CAPANNONI
CASE STUDY
RISCALDAMENTO CON RECUPERO
DEL CALORE DI CONDENSAZIONE
BARRIERE D’ARIA,
QUANDO NON FUNZIONANO?
DOSSIER COMMISSIONING
STRUMENTI DA USARE
MONITORAGGIO
MESSA A PUNTO DEL SISTEMA
TARATURA DEGLI IMPIANTI AD ARIA
PROTEZIONE ANTISISMICA DEGLI IMPIANTI
VETRI ED EFFICIENZA ENERGETICA
OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI FRIGORIFERI
POSTE ITALIANE SPA – POSTA TArgET mAgAzINE - LO/CONV/020/2010.
POSTE ITALIANE SPA – POSTA TArgET mAgAzINE - LO/CONV/020/2010.
POSTE ITALIANE SPA – POSTA TArgET mAgAzINE - LO/CONV/020/2010.
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
RECUPERO DI CALORE
POSTE ITALIANE SPA – POSTA TArgET mAgAzINE - LO/CONV/020/2010.
Per richiedere arretrati: [email protected]
Editore: Quine srl · Via Santa Tecla, 4 · 20122 Milano - Italia · Tel. +39 02 864105 · Fax. +39 02 72016740
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identificano la carta stessa per il circuito VISA.
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EUrO15
La rivista PEr i ProfEssionisti DEGLi iMPianti HvaC&r
POMPA DI CALORE ARIA-ACQUA DI PICCOLA TAGLIA
MONITORAGGIO DI IMPIANTI PILOTA IN CENTRI COMMERCIALI
POMPA DI CALORE AD R744 POLIVALENTE
SORGENTI TERMICHE
TERRA O ARIA?
RETROFIT CON POMPA DI CALORE
GEOTERMIA, PRESTAZIONI E COSTI
VENTILARE CON UTA A RECUPERO TERMODINAMICO
CLIMATIZZAZIONE CENTRALIZZATA IN CONDOMINIO
PrEsTAZIONI dEGLI IMPIANTI dI VENTILAZIONE
sIsTEMI VAV E sIsTEMI ON dEMANd
MANuTENZIONE E rIquALIfIcAZIONE ENErGETIcA
EVAcuAZIONE dI fuMO E cALOrE
sMOkE MANAGEMENT, EsEMPI APPLIcATIVI
sTrATEGIE PEr LA rEGOLAZIONE
ambiente
refrigerazione
ANNO 3 - settembre 2012
EUrO15
EUrO15
EUrO15
MISURE
DIAgNOSI
COLLAUDI
condizionamento
ambiente
refrigerazione
ANNO 3 - GIuGno 2012
La rivista PEr i ProfEssionisti DEGLi iMPianti HvaC&r
riscaldamentoenergia
ISSN:2038-2723
condizionamento
ambienterefrigerazione
ener
tegia
riscaldamentoambien
condizionamento ambiente
uomo
energia riscaldamento
condizionamento
ambiente
refrigerazione
#16
riscaldamentoenergia
ISSN:2038-2723
condizionamento
ambienterefrigerazione
ener
tegia
riscaldamentoambien
condizionamento ambiente
uomo
energia riscaldamento
condizionamento
ANNO 3 - marzO-aPrILE 2012
Impianti di
riscaldamento
#15
riscaldamentoenergia
ISSN:2038-2723
condizionamento
ambienterefrigerazione
ener
tegia
riscaldamentoambien
condizionamento ambiente
uomo
energia riscaldamento
condizionamento
Organo Ufficiale AiCARR
#17
#14
riscaldamentoenergia
ISSN:2038-2723
condizionamento
VENTILAZIONE
E SmOKE
MANAGEMENT
FOCUS TECNOLOGICO
Misure, diagnosi
e collaudi
ambienterefrigerazione
ener
tegia
riscaldamentoambien
condizionamento ambiente
uomo
energia riscaldamento
La rivista PEr i ProfEssionisti DEGLi iMPianti HvaC&r
DOSSIER MONOGRAFICO
Organo Ufficiale AiCARR
Ventilazione e
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Fascicolo
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DIRETTIVA 2010/31/UE