mercoledì 15 aprile 2015
Indice
RASSEGNA STAMPA
Associazione Generale Cooperative Italiane
I SETTE GIORNI "AGRICOLI" DELLA CAMERA. TUTTI GLI APPUNTAMENTI
6
Agricolae.Eu - 2015-04-13
San Benedetto, arrivano le "Camminate dei musei"
8
Ancoraonline.It - 2015-04-13
Al via l'Accordo per il Credito 2015
10
Bancaemercati.Com - 2015-04-13
De Vinco: bene odg consiglio comunale su coop spurie
11
Carpi2000.It - 2015-04-11
Resoconto convegno: "La pesca tradizionale nella nuova Programmazione Comunitaria e le ...
12
Coriglianocalabro.It - 2015-04-11
De Vinco: bene odg consiglio comunale su coop spurie
15
Gazzettadellemilia.It - 2015-04-13
Taormina alla ribalta sindacale nazionale
17
Gazzettinonline.It - 2015-04-11
Turismo: a Taormina una delle 3 proteste nazionali su crisi
19
Ilfogliettone.It - 2015-04-13
Corigliano Calabro, la scommessa della pesca
20
Ilsudonline.It - 2015-04-12
Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
23
Iltempo.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso flessibilità e regolarità
24
Iltempo.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso flessibilità e regolarità
25
It.Finance.Yahoo.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
26
It.Finance.Yahoo.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso flessibilità e regolarità
27
It.Yahoo.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è dimensione
28
It.Yahoo.Com - 2015-04-13
Buonfiglio: "Vincente il modello della Blue Economy del Distretto della Pesca"
29
Marsalaviva.It - 2015-04-11
Taormina, mercoledì sciopero nazionale del settore turistico
31
Nuovosoldo.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), fuori imprese che non rispettano regole
32
Olbianotizie.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso flessibilità e regolarità
34
Olbianotizie.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
35
Olbianotizie.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è dimensione
36
Olbianotizie.It - 2015-04-13
Le 120 giornate di Sodoma Capitale
37
Olioofficina.It - 2015-04-12
TURISMO, IL 15 APRILE SCIOPERO NAZIONALE UNITARIO E MOBILITAZIONI A MILANO ROMA E
TAORM...
Parcodeinebrodi.Blogspot.In - 2015-04-12
55
Indice
"Camminate dei musei", secondo appuntamento ad Acquaviva Picena
57
Picenotime.It - 2015-04-11
Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è dimensione
58
Radioondalibera.It - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), fuori imprese che non rispettano regole
59
Sassarinotizie.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
61
Sassarinotizie.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso flessibilità e regolarità
62
Sassarinotizie.Com - 2015-04-13
Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è dimensione
63
Sassarinotizie.Com - 2015-04-13
Soluzioni per il rilancio del settore ittico, l'on. Venittelli alla convention di Corig...
64
Seitorri.It - 2015-04-11
Buonfiglio: "vincente il modello della Blue Economy del Distretto della Pesca"
66
Siciliainternazionale.Com - 2015-04-11
Mercoledì si ferma il mondo del turismo
68
Toscanamedianews.It - 2015-04-12
Tematica
L'importanza dei lavoratori per superare le crisi aziendali
70
Avvenire - 2015-04-15
Woodcock perde l'indagine sulla coop
73
Corriere Della Sera - 2015-04-15
Quell idea relativa di legalità Così la tolleranza su De Luca ha distrutto il Pd campano
75
Corriere Della Sera - 2015-04-15
L'Alleanza Coop: Fuori chi non rispetta le regole
77
Il Giornale D'italia - 2015-04-14
Per la ripresa è l'ora della verifica
78
Il Sole 24 Ore - 2015-04-15
Ocse: il cuneo fiscale torna a salire in Italia
80
Il Sole 24 Ore - 2015-04-15
L'India chiama l'industria europea
82
Il Sole 24 Ore - 2015-04-15
È ora di separare le coop da ciò che non lo è più
84
Italia Oggi - 2015-04-15
Sindacati vogliono esserci
85
Italia Oggi - 2015-04-15
Progetti tagliati e opere più care di 180 milioni Expo presenta il conto
86
La Repubblica - 2015-04-15
La Camera di commercio non chiuderà la sede staccata
89
L'arena - 2015-04-15
Le banche che si fondono sono più efficienti? A volte. Spesso invece sono solo più comp...
MF - 2015-04-15
91
RASSEGNA STAMPA
Associazione Generale Cooperative Italiane
Articolo pubblicato sul sito agricolae.eu
Estrazione : 13/04/2015 11:09:02
Categoria : Attualità
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I SETTE GIORNI "AGRICOLI" DELLA CAMERA. TUTTI GLI
APPUNTAMENTI
Audizioni
Settore,
Disciplina
Organica,
Commissioni
Riunite
Audizione, Martina Sulla Carta
Si apre una settimana
intensa per il settore
agricolo alla Camera.
A partire dagli interventi per
il settore ittico, per il quale
sono previste audizioni.
Martedì 14 aprile e i giorni
successivi, la Commissione
proseguirà,
in
sede
consultiva,
l'esame
congiunto del disegno di
legge
Disposizioni
per
l'adempimento
degli
obblighi
derivanti
dall'appartenenza dell'Italia
all'Unione europea - Legge
europea 2014 (C.
2977 Governo) e della
Relazione consuntiva sulla
partecipazione
dell'Italia
all'Unione europea relativa
all'anno 2013 (Doc.
LXXXVII, n.
2 - Rel.
Taricco, PD), ai fini della relazione da rendere alla XIV Commissione Politiche dell'Unione europea.
Mercoledì 15 aprile svolgerà l'audizione informale, nell'ambito dell'esame del testo unificato delle
proposte di legge C.
338 Catanoso e abb., recanti Interventi per il settore ittico, dei rappresentanti delle organizzazioni
del settore ittico: Alleanza delle Cooperative (Agci Agrital-Pesca, Federcoopesca e Lega Pesca),
Associazione Marinerie d'Italia e d'Europa, Associazione mediterranea acquacoltori (AMA),
Associazione nazionale autonoma piccoli imprenditori della pesca (Anapi Pesca), Associazione
piscicoltori italiani (Api), Federpesca, Impresa pesca-Coldiretti, UeCoop, Unicoop Pesca e
UnciPesca.
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Articolo pubblicato sul sito agricolae.eu
Estrazione : 13/04/2015 11:09:02
Categoria : Attualità
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Al termine, la Commissione, in sede di comitato ristretto, proseguirà l'esame delle abbinate proposte
di legge recanti Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio
del vino (C.
2236 Sani e C.
2618 Oliverio - Rel.
Fiorio, PD).
Nella giornata di martedì 14 aprile 2015, le Commissioni V Bilancio e VIII Ambiente riunite in
comitato ristretto, proseguiranno l'esame del testo unificato C.
65 e abb.: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a
5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di
governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali,
e disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici (rel.
per la V Comm.: Misiani, PD; rel.
per la VIII Comm.:
Ambiente, XII Affari
agricole alimentari e
riferimento ai temi
alimentare.
Borghi e Tino Iannuzzi, PD) Giovedì 16 aprile, le Commissioni riunite VIII
sociali e XIII Agricoltura, svolgeranno l'audizione del Ministro delle politiche
forestali, Maurizio Martina, sulla stesura della "Carta di Milano", con particolare
della produzione agricola, della sostenibilità ambientale e della sicurezza
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Categoria : Attualità
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San Benedetto, arrivano le "Camminate dei musei"
SAN BENEDETTO DEL
TRONTO - Dopo la prima
tappa che si è svolta ad
Acquaviva sabato 18 aprile
è in programma il secondo
appuntamento
con
le
"Camminate dei musei".
L'iniziativa è organizzata
dalla Cooperativa DSA,
sostenuto dalla Regione
Marche e organizzato in
collaborazione
con
l'Associazione
Piceno
Turismo,
con
l'AGCI
Marche, con l'U.S.
Acli Marche, con l'ASD
Truentum
e
con
l'Associazione ACCT.
Il
programma
della
mattinata prevede alle ore
9,30 il ritrovo in via Pizzi a
San Benedetto del Tronto presso il Museo di arte sacra, a seguire (ore 10) partenza della
"Camminata dei musei" con un percorso di circa 5 chilometri per le vie di San Benedetto del Tronto,
camminata che non è competitiva e che permetterà ai partecipanti di combattere la vita sedentaria
di tutti i giorni ma anche trascorrere una allegra mattinata insieme.
"Il museo - dicono i promotori dell'iniziativa - ha sede a fianco della cattedrale-basilica di Santa
Maria della Marina, cuore della vita diocesana.
Con esso si è voluto raccontare la storia della chiesa sambenedettese dalle origini ai nostri giorni,
esponendo alcune delle opere più significative relative ai santi martiri più antichi della diocesi e ai
due principali luoghi di culto della città: la pieve di San Benedetto martire e la chiesa di Santa Maria
della Marina".
Il progetto "Camminate dei musei" è finalizzato a conoscere e valorizzare il territorio, riscoprendo
quei beni e quelle tradizioni storico/culturali/turistiche che rischiano di finire nel dimenticatoio o non
vengono sfruttate a sufficienza in quanto sono magari fuori da grandi circuiti o sono poco
pubblicizzate.
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Categoria : Attualità
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Nei prossimi mesi sono in programma altri appuntamenti che si svolgeranno in altri centri della
vallata del Tronto, il primo ad Ascoli Piceno il 23 maggio con la visita al Museo della ceramica.
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Redazione .
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Al via l'Accordo per il Credito 2015
L'Accordo, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2017, prevede tre iniziative: Imprese in
Ripresa, Imprese in Sviluppo, Imprese e PA
Abi e le associazioni d'impresa (Agci, Confcooperative, Legacoop riunite in Alleanza delle
Cooperative Italiane; Cia; Claai; Coldiretti; Confagricoltura; Confap; Confedilizia; Confetra;
Confindustria; Cna, Confartigianato, Confersercenti, Confcommercio, Casartigiani riunite in Rete
Imprese Italia) hanno raggiunto l'intesa sull'Accordo per il Credito 2015.
L'Accordo, che è diretto a sostenere le Pmi e resterà in vigore fino al 31 dicembre 2017, si
inserisce sulla traccia dei precedenti, che a partire dal 2009 hanno permesso alle aziende
beneficiarie di sospendere il pagamento della quota capitale di oltre 415mila finanziamenti,
ottenendo liquidità aggiuntiva per circa 24 miliardi di euro.
Più in dettaglio, l'intesa prevede tre iniziative: Imprese in Ripresa, Imprese in Sviluppo, Imprese e
PA.
La prima prevede la possibilità per tutte le Pmi "in bonis" di sospendere la quota capitale delle rate
di mutui e leasing (anche agevolati o perfezionati con cambiali) e di allungare il piano di
ammortamento dei mutui e le scadenze del credito a breve termine e del credito agrario.
La seconda prevede invece che le banche aderenti costituiscano plafond individuali - con un
obiettivo di dotazione complessiva pari a 10 miliardi di euro - destinati al finanziamento dei progetti
imprenditoriali delle Pmi.
Infine la terza riprende lo schema precedente per lo smobilizzo dei crediti delle imprese verso la
Pa, aggiornandone i contenuti alle recenti disposizioni legislative.
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De Vinco: bene odg consiglio comunale su coop spurie
Soddisfazione del coordinamento provinciale dell'Alleanza delle Cooperative Italiane per l'ordine
del giorno sulle cooperative spurie approvato giovedì dal consiglio comunale di Modena.
«Apprezziamo che la politica locale affronti finalmente un fenomeno così preoccupante per il nostro
tessuto economico e sociale - afferma Gaetano De Vinco, coordinatore provinciale dell'Alleanza
delle Cooperative Italiane - Noi denunciamo da tempo la concorrenza sleale di cooperative che,
non aderendo alle nostre centrali, sfuggono più facilmente ai controlli ai quali sottoponiamo le
nostre imprese.
Confermiamo la nostra piena disponibilità a potenziare l'Osservatorio sul facchinaggio e ogni altro
strumento utile a contrastare, anche con la collaborazione degli Ordini professionali, chi usa la
forma cooperativa in modo improprio, avvalendosi a volte di consulenti poco scrupolosi».
De Vinco interviene anche sulle vicende di questi giorni che vedono la cooperazione sotto accusa.
Per il coordinatore modenese dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, se si dovesse dimostrare che
ci sono comportamenti sbagliati di dirigenti cooperativi i quali non rispettano le regole della
concorrenza leale con la complicità di una politica malata e di una burocrazia che continua a
produrre leggi, come alcune recenti, confuse e applicabili in modo troppo discrezionale, la
cooperazione sarà la prima a condannarli senza sconti.
«Detto questo, però, è chiaro che anche il movimento cooperativo deve interrogarsi sulla coerenza
tra i modelli organizzativi di certe cooperative e i principi della cooperazione.
Il movimento cooperativo - ricorda De Vinco - ha sempre combattuto i comportamenti spregiudicati
e non accetta di essere omologato a chi oggi è accusato di reati.
Sbaglia chi fa di ogni erba un fascio e in questi giorni incontrandoci ci dice "Siete tutti uguali".
Quella della cooperazione è una storia limpida di cui andiamo orgogliosi.
Sono convinto - continua De Vinco - che le vicende di questi giorni favoriranno una profonda
riflessione su come le cooperative possono continuare a dare il proprio contributo alla crescita del
nostro territorio e dell'intero Paese, portando nella modernità i valori storici della cooperazione.
Non fanno, invece, i conti con la realtà certi richiami a un passato romantico e idealizzato.
Noi cooperatori - conclude il coordinatore provinciale dell'Alleanza delle Cooperative Italiane sappiamo bene che dobbiamo affrontare tutti i giorni la sfida, ardua ma esaltante, di coniugare
ideali, innovazione e competitività, per garantire lavoro e benessere ai soci delle nostre cooperative
e alla comunità».
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Resoconto convegno: "La pesca tradizionale nella nuova
Programmazione Comunitaria e le nuove opportunità"
Dettagli Categoria: Attualità
Data pubblicazione Scritto
da Comunicato stampa
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Fare il punto sulle strategie
da
intraprendere
per
tutelare e salvaguardare la
filiera ittica e l'intero sistema
economico proveniente dal
mare.
Era questo l'obiettivo del
convegno dal titolo "La
pesca tradizionale nella
nuova
Programmazione
Comunitaria e le nuove
opportunità", che ha avuto
luogo ieri pomeriggio a
Corigliano, in provincia di
Cosenza.
Manifestazione vissuta sul
confronto attivo con le
associazioni di marineria locali, i rappresentanti di forze economiche e sociali e gli esponenti
istituzionali per affrontare le problematiche di settore legate ad una ormai nota sfavorevole
congiuntura economica e per proporre soluzioni tese a valorizzare il comparto.
L'evento, organizzato in collaborazione con il Gruppo Pd della Camera dei Deputati, ha visto come
relatori i referenti delle associazioni di settore nazionali e locali (Federcoopesca, Lega Pesca, Agci
Pesca) e rappresentati del governo regionale, su impulso del capogruppo Nicodemo Oliverio e
della responsabile nazionale del Pd per la pesca e l'acquacoltura, on.
Laura Venittelli.
Un tema molto sentito e dibattuto nelle oltre tre ore di discussione e confronto, che hanno visto un
pubblico numeroso e attento come non mai, sensibile per ragioni sociali, culturali ed economiche
sulle tematiche legate alla crisi della pesca, alla difficoltà di adempiere alle restrittive norme
comunitarie in materia, alla necessità di far sentire forte la voce della categoria sia a livello
nazionale che internazionale.
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Categoria : Attualità
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I rappresentanti nazionali e regionali di Federcoopesca, Legapesca e Agci Pesca, e le
rappresentanze sindacali della Cisl e della Cgil hanno portato al dibattito le richieste e le esigenze
dei pescatori calabresi, costretti a subire le conseguenze della crisi economica e delle tante direttive
comunitarie che hanno minato i consumi, e caratterizzate soprattutto le difficoltà di un settore che è
attraversato da tensioni fortissime, che ora ha bisogno di risposte e di certezze per il futuro.
L'on.
Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in Commissione agricoltura della Camera, tra gli organizzatori
dell'evento calabrese, ha fortemente chiesto una più forte attenzione delle istituzioni regionali,
nazionali e comunitarie, verso un settore strategico per l'economia di una regione fortemente
penalizzata qual è la Calabria.
Per Oliverio, i pescatori calabresi hanno bisogno di interlocutori credibili e disponibili, di una forte
rappresentanza al livello europeo che sappia garantire le esigenze di quanti vivono da decenni
grazie alla pesca.
L'impegno di Oliverio è stato quello di monitorare costantemente quanto accade nei diversi livelli di
governo del settore, per poi ritrovarsi fra un anno per verificare i risultati.
La responsabile nazionale del Pd delle Politiche della pesca e dell'acquacoltura, on.
Laura Venittelli, ha affermato come le regole dell'Ue continuino a creare problemi al settore ittico
italiano.
Non solo, ma che diventa sempre più importante far sentire la voce del Parlamento e del Governo
italiano all'interno delle istituzioni comunitarie.
Ha inoltre dato la disponibilità sua ad ascoltare le richieste delle categorie interessate, con l'impegno
a migliorare i provvedimenti che regolano il settore che in questo momento vive una crisi molto
grave.
In particolare, ha ribadito l'onorevole Venittelli, è stato chiesto al governo da parte del gruppo Pd in
Commissione agricoltura un impegno immediato e concreto a verificare la fattibilità del programma
sperimentale, presentato dall'Alleanza delle cooperative, sulla pesca del Rossetto ed una diversa
distribuzione delle nuove quote del tonno per consentire, in questo settore, l'eventuale riconversione
delle ferrettare in palangari.
Infine, al governo regionale l'impegno alla costituzione dell'osservatorio, cosiddetto tavolo blu.
I rappresentati delle istituzioni regionali e nazionali hanno ascoltato la voce e le proposte dei
pescatori, che hanno denunciato i gravi ritardi, mentre i pescatori non possono attendere altro tempo
senza una soluzione ai gravi problemi del comparto.
E' la prima volta che in Calabria si tiene una iniziativa sulla pesca di questo livello, con tanto
pubblico, tanta partecipazione al confronto, tanta disponibilità da parte delle istituzioni a garantire
ascolto e risposte ai problemi di un settore che ha bisogno di un profondo cambiamento e di nuove e
più certe regole per il suo funzionamento.
Momento di assoluto rilievo che si è chiuso con gli interventi dei Consiglieri regionali Mimmo
Bevacqua e Mauro D' Acri e con gli impegni assunti dall'assessore regionale al Lavoro e alle Attività
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produttive Carlo Guccione e dal sottosegretario di stato alla Pesca Giuseppe Castiglione.
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De Vinco: bene odg consiglio comunale su coop spurie
Gaetano De Vinco, coordinatore provinciale dell'Alleanza delle Cooperative Italiane: «Se qualcuno
ha sbagliato pagherà, ma non siamo tutti uguali».
Modena, 13 aprile 2015 - Soddisfazione del coordinamento provinciale dell' Alleanza delle
Cooperative Italiane per l'ordine del giorno sulle cooperative spurie approvato giovedì dal consiglio
comunale di Modena.
«Apprezziamo che la politica locale affronti finalmente un fenomeno così preoccupante per il nostro
tessuto economico e sociale - afferma Gaetano De Vinco , coordinatore provinciale dell'Alleanza
delle Cooperative Italiane - Noi denunciamo da tempo la concorrenza sleale di cooperative che,
non aderendo alle nostre centrali, sfuggono più facilmente ai controlli ai quali sottoponiamo le
nostre imprese.
Confermiamo la nostra piena disponibilità a potenziare l'Osservatorio sul facchinaggio e ogni altro
strumento utile a contrastare, anche con la collaborazione degli Ordini professionali, chi usa la
forma cooperativa in modo improprio, avvalendosi a volte di consulenti poco scrupolosi».
De Vinco interviene anche sulle vicende di questi giorni che vedono la cooperazione sotto accusa.
Per il coordinatore modenese dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, se si dovesse dimostrare che
ci sono comportamenti sbagliati di dirigenti cooperativi i quali non rispettano le regole della
concorrenza leale con la complicità di una politica malata e di una burocrazia che continua a
produrre leggi, come alcune recenti, confuse e applicabili in modo troppo discrezionale, la
cooperazione sarà la prima a condannarli senza sconti.
«Detto questo, però, è chiaro che anche il movimento cooperativo deve interrogarsi sulla coerenza
tra i modelli organizzativi di certe cooperative e i principi della cooperazione .
Il movimento cooperativo - ricorda De Vinco - ha sempre combattuto i comportamenti spregiudicati
e non accetta di essere omologato a chi oggi è accusato di reati.
Sbaglia chi fa di ogni erba un fascio e in questi giorni incontrandoci ci dice "Siete tutti uguali" .
Quella della cooperazione è una storia limpida di cui andiamo orgogliosi.
Sono convinto - continua De Vinco - che le vicende di questi giorni favoriranno una profonda
riflessione su come le cooperative possono continuare a dare il proprio contributo alla crescita del
nostro territorio e dell'intero Paese, portando nella modernità i valori storici della cooperazione.
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Non fanno, invece, i conti con la realtà certi richiami a un passato romantico e idealizzato.
Noi cooperatori - conclude il coordinatore provinciale dell'Alleanza delle Cooperative Italiane sappiamo bene che dobbiamo affrontare tutti i giorni la sfida, ardua ma esaltante, di coniugare ideali,
innovazione e competitività, per garantire lavoro e benessere ai soci delle nostre cooperative e alla
comunità».
(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)
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Taormina alla ribalta sindacale nazionale
Max Banner
Insieme a Roma e Milano,
la cittadina siciliana farà da
location,
mercoledì
prossimo 15 aprile, alla
grande
manifestazione
indetta dalle organizzazioni
di categoria per difendere i
diritti dei lavoratori del
comparto
turistico,
che
specie nel comprensorio
della Perla dello Jonio
rischiano
di
essere
penalizzati dalle novità
introdotte dal cosiddetto
"Jobs Act"
Hanno un forte valore
simbolico le location scelte
dalle
organizzazioni
sindacali di categoria del
comparto turistico per lo
sciopero
nazionale
di
mercoledì prossimo, 15
aprile.
Oltre che da Roma, in procinto di accogliere milioni di fedeli da tutto il mondo in occasione del
"Giubileo della Misericordia" voluto da Papa Francesco, la mobilitazione verrà ospitata anche da
Milano, sede dell'imminente ed attesissima "Expo", e dalla sicilianissima Taormina, capitale
indiscussa del turismo.
Obiettivo della megamanifestazione, indetta congiuntamente da Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e
Uiltucs, è quello di protestare contro lo stallo dei tavoli negoziali per il completamento dei rinnovi
dei contratti nazionali di lavoro nel settore del turismo, dove operano complessivamente oltre un
milione di addetti, da più di due anni in attesa della nuova normativa che li riguarda.
Nel comprensorio di Taormina, inoltre, si aggiunge un'ulteriore problematica, sulla quale nelle
settimane scorse la Fisascat-Cisl di Messina aveva lanciato l'allarme attraverso il segretario
provinciale Pancrazio Di Leo, il segretario generale aggiunto Salvatore D'Agostino, la segretaria
territoriale Nunzia Tomaselli ed, in particolare, il componente del Consiglio Generale Mario
Ianniello, "storico" sindacalista di Giardini Naxos.
« In pratica - spiega Ianniello (nella foto) - con l'introduzione della "Naspi" (ossia la nuova
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assicurazione sociale per l'impiego prevista dal cosiddetto "Jobs Act"), per poter beneficiare di
almeno tre mesi del sussidio di disoccupazione occorrerà lavorare almeno sei mesi e, quindi, non
sarà possibile assicurarsi un reddito per l'intero anno.
Per riscuotere le dodici mensilità necessitano, dunque, almeno otto mesi di lavoro, condizione
questa estremamente difficile a realizzarsi, specie nelle località a vocazione turistica, quali Taormina
o la vicina Giardini Naxos, dove impera il lavoro di tipo stagionale, ossia limitato a pochi mesi l'anno.
I lavoratori, pertanto, rischiano di subire un taglio di oltre il cinquanta per cento della durata e del
valore del sussidio ».
Mercoledì della prossima settimana, quindi, sulla Perla dello Jonio si accenderanno i riflettori e le
telecamere dei mass media nazionali, che effettueranno servizi e collegamenti in diretta con le tre
piazze in cui si svolgeranno le manifestazioni.
E la piazza di Taormina si mostra, in tale contesto, particolarmente significativa in quanto località
che al turismo deve fama e ricchezza e che, come tale, al turismo deve sempre guardare con la
massima attenzione, a cominciare da quella da riservare alle "umili braccia" che reggono le sorti
delle varie strutture ricettive e di ristorazione presenti nel suo territorio.
Presentando l'iniziativa del 15 aprile, il segretario generale aggiunto della Fisascat, Giovanni Pirulli,
ha dichiarato che « i l completamento dei rinnovi contrattuali di settore con le associazioni datoriali
Fipe, Federturismo, Confindustria Alberghi, Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane e
Confesercenti rappresenta una priorità per assicurare ai lavoratori ed alle lavoratrici un dignitoso
trattamento economico che ne riconosca la professionalità e la competenza con le quali sosterranno
i grandi eventi che il nostro Paese ospiterà nel corso del 2015 ».
« I nuovi contratti nazionali del turismo - ha aggiunto il segretario generale della Fisascat, Pierangelo
Raineri - dovranno contemplare pure norme contrattuali per il consolidamento del welfare di settore
e per il rafforzamento della contrattazione decentrata, alla quale è demandato anche il compito di
affrontare una crisi che continua purtroppo a produrre effetti, ma che non deve avere ripercussioni
sui livelli occupazionali, sulla qualità del lavoro e, dunque, sulla competitività delle imprese turistiche
».
Rodolfo Amodeo
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Turismo: a Taormina una delle 3 proteste nazionali su crisi
Sarà Taormina una delle tre città italiane, oltre a Milano e Roma, dove si svolgerà mercoledì lo
sciopero nazionale del settore turistico con tre manifestazioni.
"Due anni di attesa - dicono i sindacati - sono davvero troppi per oltre un milione di lavoratrici e
lavoratori dei comparti turistici dei pubblici esercizi, dei tour operators, delle agenzie di viaggio,
della ristorazione collettiva e degli alberghi, che invano negli ultimi 24 mesi hanno auspicato il
rinnovo dei contratti nazionali di lavoro.
I tavoli di confronto, ancora aperti con le associazioni datoriali Fipe, Fiavet, Federturismo,
Confindustria Alberghi, Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane e Confesercenti, registrano uno
stallo negoziale non più tollerabile".
Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs hanno deciso, nelle scorse settimane, di proclamare uno
sciopero nazionale a sostegno di un avanzamento delle trattative.
Per dare più forza alla protesta, i sindacati hanno programmato lo svolgimento di tre grandi
mobilitazioni.
A Taormina il concentramento e il comizio saranno in piazza IX Aprile dove interverranno per la
Fisascat il segretario generale Pierangelo Raineri, per la Filcams Cgil il segretario nazionale Elisa
Camellini e per la Uiltucs il segretario nazionale Emilio Fargnoli.
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Corigliano Calabro, la scommessa della pesca
"La pesca tradizionale nella
programmazione
comunitaria e le nuove
opportunità" è stato il temo
dibattuto in Calabria, a
Corigliano Calabro, sulla
costiera cosentina, alla
presenza di esponenti della
politica e delle istituzionali
regionale e nazionale, dei
rappresentanti
delle
associazioni dei pescatori.
Un tema molto sentito e
dibattuto nelle oltre tre ore
di discussione e confronto,
che hanno visto un pubblico
numeroso e attento come
non mai, sensibile per
ragioni sociali, culturali ed
economiche sulle tematiche
legate alla crisi della pesca,
alla difficoltà di adempiere
alle
restrittive
norme
comunitarie in materia, alla necessità di far sentire forte la voce della categoria sia a livello
nazionale che internazionale.
I rappresentanti nazionali e regionali di Federcoopesca, Legapesca e Agci Pesca, e le
rappresentanze sindacali della Cisl e della Cgil hanno portato al dibattito le richieste e le esigenze
dei pescatori calabresi, costretti a subire le conseguenze della crisi economica e delle tante
direttive comunitarie che hanno minato i consumi, e caratterizzate soprattutto le difficoltà di un
settore che è attraversato da tensioni fortissime, che ora ha bisogno di risposte e di certezze per il
futuro.
L'on.
Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in Commissione agricoltura della Camera, tra gli organizzatori
dell'evento calabrese, ha fortemente chiesto una più forte attenzione delle istituzioni regionali,
nazionali e comunitarie, verso un settore strategico per l'economia di una regione fortemente
penalizzata qual è la Calabria.
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Per Oliverio, i pescatori calabresi hanno bisogno di interlocutori credibili e disponibili, di una forte
rappresentanza al livello europeo che sappia garantire le esigenze di quanti vivono da decenni
grazie alla pesca.
L'impegno di Oliverio è stato quello di monitorare costantemente quanto accade nei diversi livelli di
governo del settore, per poi ritrovarsi fra un anno per verificare i risultati.
La responsabile nazionale del Pd delle Politiche della pesca e dell'acquacoltura, on.
Laura Venittelli, ha affermato come le regole dell'Ue continuino a creare problemi al settore ittico
italiano.
Non solo, ma che diventa sempre più importante far sentire la voce del Parlamento e del Governo
italiano all'interno delle istituzioni comunitarie.
Ha inoltre dato la disponibilità sua ad ascoltare le richieste delle categorie interessate, con l'impegno
a migliorare i provvedimenti che regolano il settore che in questo momento vive una crisi molto
grave.
In particolare, ha ribadito l'onorevole Venittelli, è stato chiesto al governo da parte del gruppo Pd in
Commissione agricoltura un impegno immediato e concreto a verificare la fattibilità del programma
sperimentale, presentato dall'Alleanza delle cooperative, sulla pesca del Rossetto ed una diversa
distribuzione delle nuove quote del tonno per consentire, in questo settore, l'eventuale riconversione
delle ferrettare in palangari.
Infine, al governo regionale l'impegno alla costituzione dell'osservatorio, cosiddetto tavolo blu.
L'impegno del consiglio regionale della Calabria a sostenere le esigenze dei pescatori calabresi è
venuto da Mimmo Bevacqua e Mauro D' Acri, che hanno condiviso le denunce delle associazioni di
categorie, insieme al loro personale impegno di farsi portavoce in consiglio regionale delle richieste
che sono emerse nel corso del dibattito.
L'assessore regionale al Lavoro e Attività economiche e produttive, Carlo Guccione, ha annunciato
la piena disponibilità sua e della Giunta regionale ad affrontare e risolvere i problemi dei pescatori.
Ed ha poi comunicato che a breve, in Calabria si terrà la prima Conferenza regionale per la pesca.
Guccione si è impegnato a percorrere tutte le strade praticabili al fine di individuare risorse
finanziare per dare quelle risposte che in Calabria sono attese da troppi anni.
Il Sottosegretario al ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha
informato che nelle competenti sedi europee è stata chiesta a gran voce la revisione di alcune
regole che creano profondi disagi ai pescatori italiani.
Vi sono in particolare alcune emergenze che vanno affrontate e risolte in tempi rapidi, come quella
della nostra pesca.
Ed è compito anche dell'Europa dare al comparto risposte certe e rapide.
Castiglione ha ricordato che occorre sensibilità da parte di tutte le istituzioni per meglio affrontare la
grave crisi del settore.
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Ed ha chiesto un migliore coordinamento nelle azioni di governo delle diverse istituzioni.
I rappresentati delle istituzioni regionali e nazionali hanno ascoltato la voce e le proposte dei
pescatori, che hanno denunciato i gravi ritardi, mentre i pescatori non possono attendere altro tempo
senza una soluzione ai gravi problemi del comparto.
E' la prima volta che in Calabria si tiene una iniziativa sulla pesca di questo livello, con tanto
pubblico, tanta partecipazione al confronto, tanta disponibilità da parte delle istituzioni a garantire
ascolto e risposte ai problemi di un settore che ha bisogno di un profondo cambiamento e di nuove e
più certe regole per il suo funzionamento.
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Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
ADN Kronos Roma, 13 apr.
(Labitalia)
E'
"assolutamente falso che le
cooperative siano forme
d'impresa 'privilegiate'".
Lo dichiara a Labitalia
Rosario Altieri, presidente di
Alleanza delle Cooperative.
"Se ci si riferisce al regime
fiscale di favore (peraltro
sempre meno consistente)
di cui godono le imprese
cooperative -spiega Altieribisogna sapere che le
imprese cooperative sono
assoggettate a dei limiti, a
cui le altre forme d'impresa
non sono assoggettate"."Ad
esempio non è possibile
suddividere tra i soci gli utili
prodotti
dall'impresa
cooperativa, ma gli utili devono essere lasciati all'interno della cooperativa e solo lì possono essere
reinvestiti", sostiene Altieri.E "alla fine dell'attività dell'impresa cooperativa, quando i soci dovessero
decidere lo scioglimento della cooperativa stessa (e quindi la cessazione), il patrimonio dell'azienda
-rimarca Altieri- non può essere diviso tra i soci, ma va versato ai fondi mutualistici".
"Basterebbero questi due esempi -conclude Altieri- per far capire quanto venga richiesto alle coop,
a fronte delle residue agevolazioni fiscali ancora in essere".
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Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso
flessibilità e regolarità
ADN Kronos Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Tutti i decreti attuativi del Jobs Act si indirizzano verso una maggiore flessibilità e
regolarità del lavoro.
Ora abbiamo una maggiore flessibilità in ingresso e ci auguriamo che il superamento dell'art.
18 rappresenti anche maggiore flessibilità in uscita, non perché le imprese debbano licenziare, ma
perché, prevedendo contratti a tutele crescenti, si crei uno snodo con cui si facilitano le uscite ma
anche gli ingressi".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative."La riforma del
mercato del lavoro -precisa Altieri- di per sè non produce nuova occupazione".
E il settore cooperativo, anche in questi anni di crisi profonda, ha fatto la sua parte.
"Nel periodo 2008-2012 -ricorda il presidente di Alleanza Cooperative- mentre tutte le altre forme
d'impresa hanno ridotto l'occupazione, l'occupazione è cresciuta annualmente del 2% anche in
questo caso abbiamo dimostrato di saper svolgere un ruolo anticiclico"."Gran parte
dell'occupazione nelle nostre imprese -aggiunge Altieri- è fatta di giovani e donne: nel sociale oltre
il 50% degli occupati sono giovani e, complessivamente, oltre il 52% degli occupati sono donne.
Una risposta a fasce deboli che faticano a entrare nel mondo del lavoro".
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Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso
flessibilità e regolarità
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Tutti i decreti attuativi del Jobs Act si indirizzano verso una maggiore flessibilità e
regolarità del lavoro.
Ora abbiamo una maggiore flessibilità in ingresso e ci auguriamo che il superamento dell'art.
18 rappresenti anche maggiore flessibilità in uscita, non perché le imprese debbano licenziare, ma
perché, prevedendo contratti a tutele crescenti, si crei uno snodo con cui si facilitano le uscite ma
anche gli ingressi".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative.
"La riforma del mercato del lavoro -precisa Altieri- di per sè non produce nuova occupazione".
E il settore cooperativo, anche in questi anni di crisi profonda, ha fatto la sua parte.
"Nel periodo 2008-2012 -ricorda il presidente di Alleanza Cooperative- mentre tutte le altre forme
d'impresa hanno ridotto l'occupazione, l'occupazione è cresciuta annualmente del 2% anche in
questo caso abbiamo dimostrato di saper svolgere un ruolo anticiclico".
"Gran parte dell'occupazione nelle nostre imprese -aggiunge Altieri- è fatta di giovani e donne: nel
sociale oltre il 50% degli occupati sono giovani e, complessivamente, oltre il 52% degli occupati
sono donne.
Una risposta a fasce deboli che faticano a entrare nel mondo del lavoro".
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Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - E' "assolutamente falso che le cooperative siano forme d'impresa 'privilegiate'".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle Cooperative.
"Se ci si riferisce al regime fiscale di favore (peraltro sempre meno consistente) di cui godono le
imprese cooperative -spiega Altieri- bisogna sapere che le imprese cooperative sono assoggettate
a dei limiti, a cui le altre forme d'impresa non sono assoggettate".
"Ad esempio non è possibile suddividere tra i soci gli utili prodotti dall'impresa cooperativa, ma gli
utili devono essere lasciati all'interno della cooperativa e solo lì possono essere reinvestiti",
sostiene Altieri.
E "alla fine dell'attività dell'impresa cooperativa, quando i soci dovessero decidere lo scioglimento
della cooperativa stessa (e quindi la cessazione), il patrimonio dell'azienda -rimarca Altieri- non può
essere diviso tra i soci, ma va versato ai fondi mutualistici".
"Basterebbero questi due esempi -conclude Altieri- per far capire quanto venga richiesto alle coop,
a fronte delle residue agevolazioni fiscali ancora in essere".
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Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso
flessibilità e regolarità
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Tutti i decreti
attuativi del Jobs Act si
indirizzano
verso
una
maggiore
flessibilità
e
regolarità del lavoro.
Ora abbiamo una maggiore
flessibilità in ingresso e ci
auguriamo
che
il
superamento dell'art.
18
rappresenti
anche
maggiore
flessibilità
in
uscita, non perché le
imprese
debbano
licenziare,
ma
perché,
prevedendo
contratti
a
tutele crescenti, si crei uno
snodo con cui si facilitano le
uscite
ma
anche
gli
ingressi".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative.
"La riforma del mercato del lavoro -precisa Altieri- di per sè non produce nuova occupazione".
E il settore cooperativo, anche in questi anni di crisi profonda, ha fatto la sua parte.
"Nel periodo 2008-2012 -ricorda il presidente di Alleanza Cooperative- mentre tutte le altre forme
d'impresa hanno ridotto l'occupazione, l'occupazione è cresciuta annualmente del 2% anche in
questo caso abbiamo dimostrato di saper svolgere un ruolo anticiclico".
"Gran parte dell'occupazione nelle nostre imprese -aggiunge Altieri- è fatta di giovani e donne: nel
sociale oltre il 50% degli occupati sono giovani e, complessivamente, oltre il 52% degli occupati
sono donne.
Una risposta a fasce deboli che faticano a entrare nel mondo del lavoro".
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Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è
dimensione
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Finora le
imprese
hanno
potuto
contare su un credito rivolto
al territorio, come quello
erogato delle Bcc che
rappresentano un vero
'polmone d'ossigeno' per
imprese anche piccole, che
altrimenti non avrebbero
accesso a finanziamenti.
Mi auguro ora che non ci
sia da parte del governo e
delle istituzioni l'idea che
una
discriminante
tra
cooperative vere e non vere
sia la dimensione".
Lo dice a Labitalia Rosario
Altieri,
presidente
di
Alleanza delle cooperative.
"La vera discriminante -aggiunge Altieri- è invece l'utilizzo che si fa della democrazia all'interno
dell'impresa cooperativa, la governance e il rispetto delle regole.
Molto opportunamente il mondo del credito cooperativo sta predisponendo un modello di
autoriforma basato sulle regole e non sulla dimensione conto.
E di questo sarebbe utile un confronto con il governo".
"Una delle questioni che più ostacolano la competitività delle imprese sia sul mercato nazionale sia
sui mercati esteri, è l'accesso al credito, che di per sè è difficile e lo è ancora di più da quando le
banche hanno dovuto vivere momenti di difficoltà sul versante della liquidità.
A questo si aggiunge il problema dei differenziali dei tassi praticati, diversi da Paese a Paese",
precisa Altieri.
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Buonfiglio: "Vincente il modello della Blue Economy del
Distretto della Pesca"
Giampaolo Buonfiglio, Presidente del Consiglio Consultivo per il
Mediterraneo Medac-Ue e Presidente del Coordinamento dell'Alleanza delle Cooperative Italiane
della Pesca, ha visitato le strutture produttive e tecniche del Distretto della Pesca.
Nel corso della visita il Dott.
Buonfiglio, accompagnato dal Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo,
ha conosciuto importanti realtà imprenditoriali della filiera distrettuale, dalla cantieristica alla
commercializzazione del pescato.
Successivamente ha visitato la prestigiosa sede dell'Iamc-Cnr di Capo Granitola nel quale sono
attivi alcuni "laboratori tematici" del progetto "Nuove Rotte Verso la Blue Economy" promosso dal
Distretto Pesca siciliano che da anni ha sviluppato un modello produttivo ispirato dai principi della
Blue Economy, la filosofia produttiva propugnata dal Distretto della Pesca che guarda alla
responsabilità condivisa delle risorse a partire dall'acqua ed alla cooperazione con i Paesi della
sponda sud del Mediterraneo.
Buonfiglio ha incontrato i responsabili dei laboratori della Blue Economy e gli esperti
dell'Osservatorio della Pesca del Mediterraneo coordinato dall'ing.
Giuseppe Pernice che ha illustrato l'attività dell'Osservatorio fin dalla sua costituzione a partire al
2008 quando è stato riconosciuto, con una legge ad hoc, dalla Regione Siciliana e per la quale
redige il Rapporto annuale sulla Pesca ed Acquacoltura in Sicilia.
Presso la sede del Distretto della Pesca ha avuto una riunione con rappresentanti del
Coordinamento Filiera Ittica Mazara (Distretto Produttivo della Pesca, Confederazione Imprese
Pesca Mazara-Federpesca, Confederazione Imprese Pesca-Coldiretti, Co.Ge.P.A.
Mazara-Lega Pesca, Fiume Mazaro-Unci Pesca, O.P.
"Il Gambero e la Triglia del Canale", e dai sindacati Flai-Cgil, Uila-Uil e Fai-Cisl).
E' stata affrontata l'annosa questione della riduzione degli areali di pesca nel Mediterraneo, si è
parlato delle normative Ue applicate al settore e dei problemi strutturali del porto di Mazara del
Vallo.
"Il Distretto della Pesca è una realtà molto attiva e sta marciando concretamente nella direzione del
modello produttivo della Blue Economy e ciò grazie alla interazione con gli istituti scientifici: è una
formula vincente per il futuro.
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Mi auguro che il Distretto aderisca al Medac-Ue e porti la sua esperienza ed il proprio modello lì
dove sono presenti tutte delegazioni della pesca degli Stati membri.
Il Distretto potrebbe essere una voce importante per le nuove politiche della pesca in ambito euromediterraneo".
In merito all'incontro con il Coordinamento della Filiera ittica mazarese , Buonfiglio ha sottolineato:
"l'Alleanza delle Cooperative si farà portatrice delle esigenze della filiera ittica mazarese in tutte le
sedi possibili".
Infine il dott.
Buonfiglio ha incontrato lo staff del Distretto Produttivo della Pesca ed ha manifestato il proprio
interesse a partecipare alla prossima edizione, la quarta, di Blue Sea Land, l'Expo dei Distretti e
delle eccellenze del Mediterraneo, Africa e Medioriente e del dialogo interculturale e religioso.
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Taormina, mercoledì sciopero nazionale del settore turistico
PALERMO - Sarà Taormina
una delle tre città italiane,
oltre a Milano e Roma, dove
si svolgerà mercoledì lo
sciopero
nazionale
del
settore turistico con tre
manifestazioni.
"Due anni di attesa - dicono
i sindacati - sono davvero
troppi per oltre un milione di
lavoratrici e lavoratori dei
comparti turistici dei pubblici
esercizi, dei tour operators,
delle agenzie di viaggio,
della ristorazione collettiva
e degli alberghi, che invano
negli ultimi 24 mesi hanno
auspicato il rinnovo dei
contratti nazionali di lavoro.
I tavoli di confronto, ancora
aperti con le associazioni
datoriali
Fipe,
Fiavet,
Federturismo, Confindustria Alberghi, Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane e Confesercenti,
registrano uno stallo negoziale non più tollerabile".
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Altieri (Alleanza Coop), fuori imprese che non rispettano
regole
'Ma il nostro è un sistema
sano in grado di reagire con
gli anticorpi giusti'
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Abbiamo il
dovere di mettere fuori dal
sistema dell'Alleanza le
imprese cooperative che
non rispettino le regole alle
quali tutte le imprese, in
particolare
quelle
cooperative, devono essere
sottoposte".
Così
Rosario
Altieri,
presidente di Alleanza delle
Cooperative, l'associazione
di
rappresentanza
che
riunisce le tre grandi centrali
cooperative italiane (Agci,
Confcooperative e Lega
Coop), parla con Labitalia a
proposito dei recenti scandali di Ischia e di Roma in cui sono coinvolte cooperative come la Cpl
Concordia e la 29 Giugno.
Altieri sottolinea: "Abbiamo gli anticorpi sufficienti affinché questi episodi vengano cacciati
dall'ambito delle nostre imprese", e ricorda i numeri del sistema Coop.
"L'impresa cooperativa nel nostro Paese -dice ancora Altieri- conta oltre 50.000 imprese, 43 mila
delle quali sono rappresentate dall'Alleanza delle cooperative.
Non sono certo singoli episodi, per quanto odiosi e gravi, a compromettere l'immagine delle
cooperazione"."L'impresa cooperativa è stata, è e rimane un'impresa nella quale le buone prassi
sono quotidianamente esercitate.
L'Alleanza è impegnata (e lo è da prima che si verificassero scandali come quello di Roma e di
Ischia) nella lotta alla falsa cooperazione", dice Altieri che ricorda "la firma a novembre 2013 come
Agci, Confcooperative e Lega Coop di un protocollo d'intesa sulla legalità con il ministero degli
Interni proprio per la lotta a questa cooperazione spuria e 'falsa' che si annida prevalentemente al
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di fuori del mondo dell'Alleanza".
Insomma, un "corpo sano in grado di reagire con gli anticorpi giusti, anche se -ammette il presidente
di Alleanza delle cooperative- gli episodi di questi ultimi tempi ci dicono che qualche caso di
corruzione si è potuto verificare anche all'interno delle coop aderenti ad Alleanza"."Ma sono episodi
-sottolinea Altieri- da vedersi come un'eccezione che conferma la regola.
E la regola -conclude- è quella di un'impresa cooperativa in cui la democrazia economica si realizza
compiutamente e in cui c'è l'esatta sovrapposizione tra capitale e lavoro, e in cui il lavoratore è
imprenditore di se stesso".
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Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso
flessibilità e regolarità
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Tutti i decreti
attuativi del Jobs Act si
indirizzano
verso
una
maggiore
flessibilità
e
regolarità del lavoro.
Ora abbiamo una maggiore
flessibilità in ingresso e ci
auguriamo
che
il
superamento dell'art.
18
rappresenti
anche
maggiore
flessibilità
in
uscita, non perché le
imprese
debbano
licenziare,
ma
perché,
prevedendo
contratti
a
tutele crescenti, si crei uno
snodo con cui si facilitano le
uscite
ma
anche
gli
ingressi".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative."La riforma del
mercato del lavoro -precisa Altieri- di per sè non produce nuova occupazione".
E il settore cooperativo, anche in questi anni di crisi profonda, ha fatto la sua parte.
"Nel periodo 2008-2012 -ricorda il presidente di Alleanza Cooperative- mentre tutte le altre forme
d'impresa hanno ridotto l'occupazione, l'occupazione è cresciuta annualmente del 2% anche in
questo caso abbiamo dimostrato di saper svolgere un ruolo anticiclico"."Gran parte
dell'occupazione nelle nostre imprese -aggiunge Altieri- è fatta di giovani e donne: nel sociale oltre
il 50% degli occupati sono giovani e, complessivamente, oltre il 52% degli occupati sono donne.
Una risposta a fasce deboli che faticano a entrare nel mondo del lavoro".
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Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
Roma, 13 apr.
(Labitalia)
E'
"assolutamente falso che le
cooperative siano forme
d'impresa 'privilegiate'".
Lo dichiara a Labitalia
Rosario Altieri, presidente di
Alleanza delle Cooperative.
"Se ci si riferisce al regime
fiscale di favore (peraltro
sempre meno consistente)
di cui godono le imprese
cooperative -spiega Altieribisogna sapere che le
imprese cooperative sono
assoggettate a dei limiti, a
cui le altre forme d'impresa
non sono assoggettate"."Ad
esempio non è possibile
suddividere tra i soci gli utili
prodotti
dall'impresa
cooperativa, ma gli utili devono essere lasciati all'interno della cooperativa e solo lì possono essere
reinvestiti", sostiene Altieri.E "alla fine dell'attività dell'impresa cooperativa, quando i soci dovessero
decidere lo scioglimento della cooperativa stessa (e quindi la cessazione), il patrimonio dell'azienda
-rimarca Altieri- non può essere diviso tra i soci, ma va versato ai fondi mutualistici".
"Basterebbero questi due esempi -conclude Altieri- per far capire quanto venga richiesto alle coop,
a fronte delle residue agevolazioni fiscali ancora in essere".
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Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è
dimensione
'tenere conto invece della governance e del rispetto delle regole'
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Finora le imprese hanno potuto contare su un credito rivolto al territorio, come quello
erogato delle Bcc che rappresentano un vero 'polmone d'ossigeno' per imprese anche piccole, che
altrimenti non avrebbero accesso a finanziamenti.
Mi auguro ora che non ci sia da parte del governo e delle istituzioni l'idea che una discriminante tra
cooperative vere e non vere sia la dimensione".
Lo dice a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative."La vera discriminante aggiunge Altieri- è invece l'utilizzo che si fa della democrazia all'interno dell'impresa cooperativa, la
governance e il rispetto delle regole.
Molto opportunamente il mondo del credito cooperativo sta predisponendo un modello di
autoriforma basato sulle regole e non sulla dimensione conto.
E di questo sarebbe utile un confronto con il governo".
"Una delle questioni che più ostacolano la competitività delle imprese sia sul mercato nazionale sia
sui mercati esteri, è l'accesso al credito, che di per sè è difficile e lo è ancora di più da quando le
banche hanno dovuto vivere momenti di difficoltà sul versante della liquidità.
A questo si aggiunge il problema dei differenziali dei tassi praticati, diversi da Paese a Paese",
precisa Altieri.
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Le 120 giornate di Sodoma Capitale
Ovvero, la scuola dell'antimafia.
È sicuramente encomiabile, e va incoraggiato, l'impegno a contrastare la nuova cupola
scoperchiata dagli inquirenti.
Tuttavia, è similmente importante disvelare le metamorfosi e i camaleontismi di un'antimafia di
facciata priva di ricadute sul benessere collettivo per fare emergere, invece, l'impegno effettivo di
persone e gruppi Alfonso Pascale
Cos'è avvenuto a Roma nelle 120 giornate che si sono succedute a quello scioccante martedì 2
dicembre quando la Procura della Repubblica della capitale scoperchiò uno scandalo senza
precedenti che coinvolgeva politici, dirigenti pubblici, imprenditori ed ex terroristi nel malaffare e in
ogni genere di nefandezze compiute nella città? Come stanno rispondendo la politica e la società
civile all'inchiesta giudiziaria più sconvolgente che si sia abbattuta finora su Roma, facendo
emergere una mafia del tutto nuova? La società della comunicazione tende a semplificare ogni
cosa in una guerra infinita del "bene" contro il "male".
Ed è per questo che - a fronte dell'offensiva mediatico-giudiziaria della Procura di Roma che ha
dissolto in un baleno granitici convincimenti, mitizzazioni consolidate e luoghi comuni - la politica e
la società civile coinvolte nello scandalo provano innanzitutto a ricostruire una nuova immagine di
sé.
L'immagine di chi sta dalla parte del "bene" che combatte il "male".
E provano a creare un nuovo recinto in cui collocarsi e distinguersi: lo spazio pubblico delle "anime
belle".
Lo fanno utilizzando tutti gli strumenti che la società della comunicazione mette a disposizione per
occupare costantemente la scena.
Inventano nuovi simboli, nuovi linguaggi e nuove modalità di esercizio del potere.
È sicuramente encomiabile e va incoraggiato l'impegno a contrastare la nuova cupola scoperchiata
dagli inquirenti.
Tuttavia, è similmente importante disvelare le metamorfosi e i camaleontismi di un'antimafia di
facciata priva di ricadute sul benessere collettivo per fare emergere, invece, l'impegno effettivo di
persone e gruppi nel creare comportamenti responsabili e consapevolezze diffuse, capaci di
incidere sullo sviluppo delle comunità e aprire nuovi spazi di democrazia.
Di qui il richiamo metaforico alla "scuola del libertinaggio" del marchese de Sade e a "Salò" di
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Pasolini.
La domanda a cui qui si vuole tentare di dare una prima risposta, è la seguente: siamo o no in
presenza di una "scuola dell'antimafia" che sta costruendo pratiche perverse, ciniche e sadiche,
volte a distorcere la democrazia, a ridurre gli spazi della partecipazione e ad allontanare le
opportunità di crescita sociale, economica e civile delle comunità che vivono a Roma? Se la risposta
è affermativa bisognerà agire su due fronti: combattere la mafia e difendersi dall'antimafia di
facciata.
Perché sono due facce della stessa medaglia.
In questo duplice conflitto e nella diffusione di nuove pratiche sociali può nascere una nuova classe
dirigente.
La giornata della retata La mattina del 2 dicembre 2014 Roma si sveglia e scopre che le inchieste
giornalistiche di Lirio Abbate sull'Espresso non erano dei falsi scoop.
A mezzogiorno rimbalzano sulle agenzie i nomi di 37 arrestati, tra cui Massimo Carminati, che era
appartenuto ai Nuclei armati rivoluzionari ed era stato amico di quelli della Banda della Magliana.
Ora viene presentato come il presunto capo di una mafia nuova, una mafia romana: Mafia Capitale.
Tra i cento e passa indagati figura, con accusa di associazione mafiosa, anche l'ex sindaco Gianni
Alemanno.
Mentre i due arrestati eccellenti sono Salvatore Buzzi, l'uomo delle cooperative sociali, accusato di
associazione mafiosa, turbativa d'asta, trasferimento fraudolento di valori e rivelazione di segreto
d'ufficio, e Luca Odevaine, accusato di corruzione aggravata, ex vicecapo di gabinetto del sindaco
Walter Veltroni.
Entrambi vicinissimi al Pd.
Nove giorni dopo, sarà il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, a spiegare il senso
dell'operazione investigativa alla commissione parlamentare antimafia: "A Roma ci sono una serie di
investimenti mafiosi, ci sono alcune associazioni di tipo mafioso presenti nel territorio, come le due
di Ostia, una collegata a Cosa nostra e una, quella dei Fasciani, autoctona, già sgominate; ma oggi
abbiamo fatto un passo avanti.
Sappiamo che non c'è un collegamento con la mafia classica: rispecchia in qualche modo la società
romana.
Mafia Capitale è originale e originaria".
Nell'ordinanza degli arresti del 2 dicembre si precisa: "Originale perché l'associazione criminale
presenta caratteri suoi propri, in nulla assimilabili a quelli di altre consorterie note; originaria perché
la sua genesi è propriamente romana, nelle sue specificità criminali e istituzionali (...).
Deve escludersi che la sua genesi sia recente e reputarsi che essa sia radicata da tempo, mentre
deve ritenersi che essa, sul piano investigativo, sia stata colta nella fase evoluta propria delle
organizzazioni criminali mature, che fruiscono, ai fini dell'utilizzazione del metodo mafioso, di una
accumulazione originaria criminale già avvenuta".
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Il tutto sembra, dunque, partire dai contesti di violenza dei conflitti antisistema degli anni settanta e
ottanta e dai collegamenti tra l'eversione nera con apparati istituzionali.
Tali legami si consolidano nel fenomeno criminale della Banda della Magliana per trasformarsi
definitivamente in Mafia Capitale: un luogo descritto da Carminati come "mondo di mezzo", dove si
realizzano sinergie e si compongono equilibri illeciti tra il "mondo di sopra", fatto di colletti bianchi,
imprenditoria e istituzioni, e il "mondo di sotto", fatto di batterie di rapinatori, trafficanti di droga,
gruppi che operano con l'uso illegale di armi.
Il fantasma di "Roma ladrona" Dopo quel brutto martedì nulla è più come prima nella capitale.
È crollato definitivamente il mito di una città più ordinata ed efficiente, costruito grazie alla buona
amministrazione delle giunte di Rutelli e Veltroni.
Un mito che si era avvalso della caduta del primato di Milano capitale morale da quando le inchieste
di Tangentopoli avevano dimostrato a confronto il modesto livello della "Roma ladrona".
La parola "Roma" ha ripreso la capacità di suscitare rifiuto e condanna non sapendosi più avvolgere
- se mai ci fosse riuscita - nella glorificazione di un mito.
Sono tornati a risuonare gli echi di polemiche antiche contro la capitale.
Come quella di Papini nei primi anni del novecento: "Chi mi darà torto se io dichiaro che Roma è
stata sempre, intellettualmente parlando, una mantenuta? (...) Questa città ch'è tutto passato nelle
sue rovine, nelle sue piazze, nelle sue chiese; questa città brigantesca e saccheggiatrice che attira
come una puttana e attacca ai suoi amanti la sifilide dell'archeologismo cronico, è il simbolo
sfacciato e pericoloso di tutto quello che ostacola in Italia il sorgere di una mentalità nuova, originale,
rivolta innanzi e non sempre indietro".
O come quella di Moravia agli inizi degli anni settanta: "Come si fa a voler bene a Roma, città
socialmente spregevole, culturalmente nulla, storicamente sopravvissuta a furia di retorica e di
turismo?".
E sempre Moravia, rincarando la dose, scrive in apertura a un volume del 1975 significativamente in
titolato "Contro Roma", raccolta delle considerazioni di una quindicina fra saggisti, scrittori e poeti
sulla capitale: "Fisicamente, Roma, non è diventata né una grande capitale come Parigi o Londra,
né una megalopoli come Rio de Janeiro o il Cairo.
È una via di mezzo fra le due cose e ha i difetti così della megalopoli come della capitale senza
averne i pregi".
Alla constatazione che Roma era una delle città "peggio tenute, più sporche, più neglette e più
maltrattate d'Europa" Moravia aggiungeva anche "la mancanza di raffinatezza, la volgarità squallida
e devitalizzante propria dello Stato".
E come un insulto affermava: "Roma è una città, a dirla in breve, statale".
"Roma è soltanto - sosteneva lo scrittore Libero Bigiaretti - una bellissima (a tratti, a momenti) città
sfasciata, traboccante in maniera incomposta, dalla morfologia abnorme, e che 'funziona'
fortunosamente alla meglio, ed è assolutamente non idonea - dopo cento anni di tirocinio - alle
mansioni di capitale".
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Per Guido Piovene Roma, "vetrina vistosa dei vizi nazionali", è politicamente "senza qualità".
E continua: "Tra Roma e le diverse parti d'Italia, non si sa quale sia più attiva nel corrompere l'altra.
L'Italia è tutta e quasi egualmente mafiosa, la periferia guasta il centro e il centro la periferia.
Tra un'Italia male unita e una capitale senza qualità politica si ha un circolo sbagliato, da cui il buono
resta estromesso.
Roma sarebbe una delle città più attraenti del mondo se non svolgesse una funzione che non è la
sua".
È Galli della Loggia sul Corriere della Sera a dare voce alla nuova ondata di invettive contro Roma.
"Non è più Tangentopoli, ormai", tuona l'editorialista.
"È Mahagonny, la città immaginata dalla fantasia di Brecht e Weill dove è legge l'assenza di legge".
Nell'intreccio tra corruzione e criminalità "è cresciuto a Roma un ceto più o meno vasto di
professionisti, di consulenti, di personaggi introdotti in alcuni punti chiave dello Stato, di veri e propri
delinquenti in guanti bianchi, ma anche di uomini-ombra più di mano, tipo Salvatore Buzzi, la cui
attività sostanziale è ormai quella di intermediare il malaffare con la decisione politicoamministrativa".
La caratteristica di Mafia Capitale è quella di privilegiare la corruzione alla violenza, per evitare
l'attenzione della magistratura e dell'opinione pubblica.
E nei fatti di corruzione non solo le imprese, ma anche la politica e la pubblica amministrazione
assumono il ruolo di soggetti comprimari.
Roma sta incarnando nel senso comune l'immagine della capitale dell'intreccio perverso tra mafia e
corruzione.
Il "regolamento" di Sodoma Capitale Ma come reagiscono la politica e la società civile al brutto
risveglio di quel martedì nero che ha messo in luce in modo così appariscente la presenza di una
mafia che spara poco ma corrompe tanto? L'opinione pubblica è scossa e terribilmente sbandata e
tra la gente si rafforza l'ostilità verso le istituzioni e l'indignazione verso la classe dirigente.
La disgregazione in atto è potente, lo sbandamento dell'opinione pubblica è terribile e sono
formidabili gli interessi che si coalizzano attorno all'idea di affidare Roma a poteri straordinari, guidati
"dall'alto", piuttosto che rimetterla alle decisioni del suo popolo.
Nessuno ragiona sul futuro della città e su come definire armoniosamente il ruolo e le funzioni della
capitale italiana come strada maestra per sottrarla alla corruzione e al malaffare.
Nessuno collega il proliferare di questa nuova mafia con la fragilità dell'assetto istituzionale e con
l'esigenza di riforme profonde.
Non solo a livello nazionale con un esecutivo che risponda al popolo, con un Parlamento meno
centrale ma più efficace nell'intervenire e nel fare le leggi, con un decentramento capace di
trasformarsi in autonomie responsabili, con una magistratura che renda l'azione penale e civilistica
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più efficace ma anche meno politicizzata.
Ma anche a livello romano con Municipi che diventino veri e propri Comuni e che - una volta
acquisito il diritto all'autogoverno - diano vita con quelli limitrofi ad una vera capitale metropolitana,
con poteri reali e risorse adeguate.
Solo da questa scelta preliminare può dipendere il modello organizzativo dell'amministrazione: la
sua qualità, la sua efficienza, l'articolazione delle sue competenze e funzioni.
Nulla di tutto questo diviene però oggetto di dibattito pubblico ma solo quello che la società della
comunicazione sa meglio assimilare: messaggi semplificati, battute ad effetto, banalità da bar nel
tentativo disperato - da parte di chi li formula - di restare a galla con le minori perdite possibili.
Nessuno si avvede che anche questa volta si ripete - come in un copione ingiallito da rispettare
rigidamente senza margini d'inventiva - il medesimo rito che si consumò dopo lo scandalo di Mani
pulite e l'assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Anche allora i partiti di governo minati nella loro credibilità morale a causa della corruzione e della
collusione con le mafie e per questo perseguiti da una magistratura portata sugli scudi da un vasto e
radicale movimento d'opinione, vengono di fatto commissariati dall'establishment.
Tra il 1992 e il 1996 si susseguono i cosiddetti governi tecnici che avviano il rientro dell'Italia in
Europa in condizioni di forte dipendenza nei confronti dei vertici di Bruxelles.
Quando la politica perde credibilità, non si è abituati ad attingere immediatamente nuove risorse con
l'esercizio della democrazia, e quindi restituendo immediatamente ogni decisione al popolo sovrano.
Ma i più, per conservare le proprie rendite di posizione, si rendono disponibili a cedere sovranità ad
altri poteri e a forze esterne sovranazionali.
Anche a Roma è la Procura ad avere il pallino in mano ed è con essa che il Pd e la giunta Marino,
entrambi sotto schiaffo, dovranno vedersela.
Tramite Renzi e la supervisione di Bruxelles, a cui dar conto degli impegni riguardanti il piano di
rientro del debito pregresso del Comune di Roma.
Come nel romanzo di Sade e nel film di Pasolini, forse anche i nostri eroi - il commissario e
l'economista, il sindaco e il magistrato - si siano un giorno riuniti in qualche torre immaginaria della
campagna romana per stringere il loro patto di potere mediante un "regolamento": dare
l'impressione all'opinione pubblica che tutto cambi perché nulla cambi.
Ancora una volta è il principe Salina a dettare le regole del gioco, le regole di Sodoma Capitale.
Il commissario e l'economista A distanza di poche ore dallo scandalo, il segretario del Pd romano,
Lionello Cosentino, rassegna le dimissioni immediatamente accolte dal premier e segretario
nazionale del partito, Matteo Renzi.
Il quale nomina commissario il presidente del Pd, Matteo Orfini.
Lapidaria la prima dichiarazione del commissario: "Emerge a Roma un partito da rifondare e
ricostruire su basi nuove".
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E commissiona all'economista Fabrizio Barca uno studio sui circoli democratici della capitale per
venire a capo delle ragioni del coinvolgimento del partito nei gravi fatti di collusione tra criminalità
organizzata, imprenditoria e amministrazioni pubbliche.
L'ipotesi di lavoro che Barca e la sua équipe presentano alla vigilia di Natale si poggia su due
elementi, entrambi individuati come fenomeni concomitanti all'origine dei fatti collusivi: a)
l'accumularsi di errori nell'azione pubblica di governo della città, specie in quella che avrebbe dovuto
assicurare inclusione sociale ai suoi cittadini più vulnerabili (servizi essenziali di urbanizzazione, di
sicurezza, abitativi, di cura degli anziani e dell'infanzia, ecc.); b) la progressiva trasformazione del
partito in una "macchina per il bilanciamento del potere" priva di riferimento a una visione della città
e a un progetto politico e mescolata in forme spesso improprie con l'amministrazione (municipale e
comunale).
Per curare il morbo i due fenomeni da correggere sarebbero questi: a) le cordate dei "signori delle
tessere" che avrebbero trasformato il Pd appena nato in un partito "feudale", privo di una visione di
città; b) gli strumenti e le regole per il governo della città, utili nella prima fase delle giunte Rutelli, ma
rivelatisi fragili o addirittura perversi successivamente, fino a trasformarsi in mezzi di degenerazione
con la giunta Alemanno.
"Il partito - scrive Barca - non serviva più a raccogliere e traghettare fabbisogni, idee e possibili
soluzioni dalla comunità di iscritti e cittadini agli amministratori, a tenere gli amministratori sotto
controllo".
La ricerca commissionata al gruppo MappailPd consiste nella costruzione di un questionario da
sottoporre ai coordinamenti di 110 circoli non già - si precisa - per individuare capri espiatori ma per
identificare l'idea di partito che i singoli circoli incarnano.
E così il 15 marzo arriva la relazione intermedia del gruppo di studio a metà della ricognizione, le cui
prime anticipazioni sono impietose: c'è un partito cattivo, un altro buono e un altro ancora dormiente.
Quello cattivo è anche "pericoloso e dannoso": in esso "non c'è trasparenza e neppure attività, si
lavora per gli eletti anziché per i cittadini, traspaiono deformazioni clientelari e una presenza
massiccia di 'carne da cannone da tesseramento'".
Quello buono "esprime progettualità, capacità di raggruppamento e rappresentanza, ha percezione
della propria responsabilità territoriale, sa agire con e sulle istituzioni, è aperto e interessante per le
realtà associative del territorio e sa essere esso stesso associazione (inventando forme originali di
intervento), informando cittadini, iscritti e simpatizzanti".
E poi "emerge una sorta di partito dormiente, dove si intravedono le potenzialità e le risorse per ben
lavorare, e dove il peso di eletti e correnti è sfumato, ma che si è chiuso nell'autorefenzialità di una
comunità a sé stante, poco aperta all'innovazione organizzativa, al ricambio, al resto del territorio".
L'ex ministro delle politiche di coesione conta di concludere il lavoro entro maggio.
E solo allora si aprirà il tesseramento per giungere al congresso entro la fine dell'anno.
Dunque, pare di capire che il dibattito interno al Pd romano verterà sui risultati dello studio diretto da
Barca.
Eppure i democratici americani e il Labour britannico, per affrontare le loro difficoltà, non sono partiti
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dalla propria organizzazione ma dalla società con cui i partiti dovrebbero interagire.
La stessa cosa andrebbe fatta a Roma perché la mafia copre il vuoto della rappresentanza sociale.
L'obiettivo del commissario e dell'economista sembra, invece, essere quello di cambiare metodo di
lavoro del partito per renderlo capace di darsi una visione di città.
Insomma, permane in loro l'idea fissa novecentesca del partito fine e non strumento per cambiare le
cose.
L'idea che basti cambiare il partito per produrre innovazione sociale.
Ma quella parte di società che potrebbe effettivamente produrre tale innovazione sta
prevalentemente fuori del partito.
E la mafia è annidata lì, nelle sue lacune e debolezze.
Non a caso i partiti li ha solo sfiorati.
Lo scambio è avvenuto con gli amministratori (i decisori politici) e coi vertici tecnici della pubblica
amministrazione.
Proprio per questo motivo Mafia capitale non è paragonabile a Tangentopoli.
Gli scandali corruttivi dei primi anni novanta videro coinvolti i tesorieri dei partiti che costituivano i
comitati d'affari.
Oggi l'associazione mafiosa è insediata negli interstizi tra cittadini e società, laddove appunto le
rappresentanze degli interessi dovrebbero leggere e selezionare i bisogni sociali e tramutarli in
richieste leggibili per la politica e per i cittadini.
Afferma Pignatone che "il vero collante [dell'associazione mafiosa] è costituito dalla convenienza
reciproca: la possibilità di entrare nei luoghi decisionali della pubblica amministrazione e il denaro.
Denaro in grande quantità, la possibilità di averne sempre di più, di mantenere i rubinetti sempre
aperti".
E continua: "Nella nostra inchiesta tutto si mescola: il mafioso parla da manager e da burocrate, il
funzionario si presta a operazioni corruttive di impatto economico a volte minimo a volte significativo,
pronto a ripeterle qualunque sia la postazione che la politica sceglie per lui; l'imprenditore accetta o
addirittura cerca la protezione del mafioso, mentre delicati incarichi amministrativi di nomina politica
vengono affidati a persone indicate da Carminati".
Sembra, dunque, abbastanza evidente che la mafia romana svolga una vera e propria attività
lobbistica: "crea" emergenze e ne pilota la percezione nell'opinione pubblica; offre una nuova
agenda di bisogni comprensibili; indica gli uomini giusti al posto giusto nella pubblica
amministrazione per acquisire risorse pubbliche, sottraendole così ai servizi effettivamente
necessari ai cittadini; non offre ai decisori politici solo soldi ma anche consenso elettorale in virtù del
forte controllo del territorio da essa esercitato.
Sono tutte attività che la criminalità non potrebbe svolgere qualora vi fossero efficienti organizzazioni
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di rappresentanza delle forze sociali in grado di adempiere alle proprie funzioni in un rapporto diretto
coi cittadini, le imprese, i lavoratori, il territorio.
Ma queste strutture oggi hanno smarrito la propria mission originaria e sono disperse in mille rivoli,
divise per settori, categorie, forme giuridiche, bisogni speciali, storie ideologiche, ecc., intente a
gestire pezzi di spesa pubblica per "mantenere" le proprie strutture organizzative: patronati, caf, caa,
servizi per i sistemi di qualità, formazione professionale, attività promozionali, vigilanza agli affiliati,
ecc.
E invece le mafie agiscono in loro sostituzione "raccordandosi" con gli amministratori pubblici (sia
decisori politici che strutture tecnico-amministrative), "cavalcando" i bisogni dei cittadini e
trasformando le diverse esigenze in richieste funzionali ai propri affari illeciti.
Non è un fatto nuovo.
Già nel secondo dopoguerra si verificò questo fenomeno in alcune regioni meridionali laddove le
organizzazioni democratiche erano estremamente deboli.
Perché le mafie non sono anti-Stato ma altro-Stato.
Orbene, Barca e Orfini farebbero bene a ispirarsi al Labour britannico che nel 2010, dopo la
seconda peggior sconfitta della sua storia, ha scelto il community organizing o capacity building per
rigenerare il proprio rapporto con la società.
Si è insomma mosso dall'esterno del partito, mappando le comunità, i suoi leader naturali, la
cittadinanza attiva e l'associazionismo diffuso.
Oggi la priorità è quella di strutturare, in modo sano e trasparente, gli spazi di definizione dei bisogni
sociali partendo "dal basso", incrociando coloro che già lo fanno, spesso in silenzio e contrastati
dalle "sigle" e "siglette" che pretendono di essere le depositarie della rappresentanza sociale senza
svolgerne più le funzioni.
Si tratta di capire i motivi che rendono difficili a Roma i percorsi partecipativi per la progettazione
integrata territoriale, pur vivamente raccomandati dalle politiche europee strutturali e di coesione.
Andrebbero approfondite a fondo le ragioni dell'inerzia nell'attuazione dei piani di zona dei servizi
socio-assistenziali e socio-sanitari e delle correlate forme partecipative.
Bisognerebbe studiare il modo come connettere la governance delle cooperative sociali e delle
associazioni di volontariato con gli utenti, i lavoratori e il territorio e sostenere la "valutazione"
partecipata dei servizi offerti ai cittadini.
Solo se si creano, si rafforzano e si risanano questi luoghi, i partiti potranno svolgere un ruolo.
Potranno, cioè, diventare strumenti di collegamento tra cittadini organizzati e istituzioni, oltre che
promotori di classi dirigenti che si formano nell'ascolto dei bisogni.
Ma c'è la necessità di una iniziativa politica nella società per avviare tale processo, con la
consapevolezza che il problema non è prevalentemente nei partiti ma è fuori di essi.
Spetta però ai partiti prenderne coscienza e agire di conseguenza.
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Ma intanto Orfini, coadiuvato da tre subcommissari, rappresenta il partito nelle attività territoriali e
nei rapporti con l'Amministrazione capitolina e con le altre forze politiche.
In Campidoglio sono indagati due esponenti Pd: Mirko Coratti, presidente dell'Assemblea capitolina,
e Daniele Ozzimo, assessore alla casa.
I quali si dimettono poche ore dopo aver saputo del loro coinvolgimento nelle indagini.
La situazione in Campidoglio la spiega il procuratore Pignatone alla commissione parlamentare
antimafia.
Dice che l'organizzazione criminale "si rapporta in modo completamente diverso con le due giunte
che si sono succedute".
E infatti, tra gli arrestati - sottolinea il magistrato - ci sono tre figure "di vertice" dell'amministrazione
guidata da Alemanno, a sua volta indagato, a cui viene contestato il reato di associazione di stampo
mafioso.
Mentre questa "presenza di vertice"- fa notare il procuratore - non c'è più quando in Campidoglio si
insedia la nuova giunta guidata da Marino.
Rimane però la "presenza estremamente pesante di Buzzi, che si caratterizza con tentativi di
corruzione anche con la nuova amministrazione".
Spiega Pignatone che quando si arriva alle elezioni del 2013, i vertici di Mafia Capitale si dicono
tranquilli sull'esito del voto perché vantano agganci sia nell'uno che nell'altro schieramento.
A seguito di queste dichiarazioni, il commissario del Pd fa quadrato sul sindaco criticando i
precedenti attacchi del partito al suo operato.
Così Marino può ristrutturare la sua giunta: dimissiona Rita Cutini, assessore alle politiche sociali,
sposta l'assessore Paolo Masini dai lavori pubblici alla scuola e nomina il magistrato Alfonso Sabella
assessore alla legalità e alla trasparenza, la presidente del Centro Servizi Volontariato del Lazio
Francesca Danese alle politiche sociali e alla casa e il coordinatore capitolino dei progetti speciali
Maurizio Pucci ai lavori pubblici.
Non così ad Ostia, il territorio considerato il cuore delle infiltrazioni mafiose a Roma, dove il Pd
locale viene affidato da Orfini al senatore torinese Stefano Esposito.
Qui la prima misura messa in campo è l'azzeramento della giunta municipale.
Una decisione sofferta che passa dapprima attraverso le dimissioni annunciate in conferenzastampa da parte del presidente municipale Andrea Tassone: "Non ci dimettiamo per lotte intestine o
perché abbiamo ricevuto avvisi di garanzia o altro, ma io azzero oggi la mia esperienza
amministrativa e rimetto il mio mandato per lanciare un appello al sindaco Ignazio Marino, quello di
avere la consapevolezza che Ostia non è come tutti gli altri Municipi".
Si tratta, dunque, inizialmente di dimissioni revocabili a precise condizioni da trattare con il sindaco.
Ma dopo alcune giornate di passione consumate nel leggere carte giudiziarie e nel sondare l'aria
che tira in Procura, arrivano quelle definitive che avrebbero dovuto portare alle elezioni anticipate del
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Municipio, restituendo così lo scettro al principe, al popolo sovrano.
E invece è il sindaco Marino a svolgere la funzione di commissario del Municipio, in attesa che arrivi
un altro magistrato in aspettativa a supplire - cambiando temporaneamente casacca e mettendo
così sotto i piedi il principio della separazione dei poteri di Montesquieu - una politica incapace di
fare il proprio mestiere.
C'è comunque da dire che, al di là del Pd, nessun'altra forza politica della città ha avviato dibattiti
interni, percorsi di verifica e di riorganizzazione delle proprie strutture.
Sel ha confermato il pieno appoggio al sindaco in una riunione pubblica alla presenza di Niki
Vendola.
La bufera imperversata per alcune ore, a seguito delle dichiarazioni di Sabella sulle vicende del G8
di Genova che lo videro protagonista in qualità di responsabile della caserma di Bolzaneto, sembra
essere rientrata.
L'ex magistrato dice: "È possibile che qualcuno a Genova volesse il morto, ma doveva essere un
poliziotto, non un manifestante, per criminalizzare la piazza e metterla a tacere una volta per
sempre".
Sabella spiega di aver sempre voluto un processo per dimostrare la propria innocenza dalle accuse
di tortura a Bolzaneto, dove furono portati molti manifestanti.
"Chiesi ai magistrati di Genova di controllare i miei spostamenti, perché ogni sospetto fosse
dissipato.
Ma quando dopo 9 mesi furono finalmente acquisiti, il traffico relativo alla 'cella' territoriale che io
occupavo durante le violenze era sparito (cancellato su quattro cellulari!) e dunque era impossibile
affermare dove mi trovassi.
Penso siano stati i servizi".
A questo punto Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Regione Lazio e membro della
direzione nazionale di Sel pone su facebook dodici domande ad un personaggio come Sabella che,
per il ruolo che aveva nel 2001, potrebbe avere risposte utili a capire cosa sia realmente successo in
quei giorni del luglio 2001, sfociati nella tragedia di piazza Alimonda.
Marino, però, s'infuria e reagisce con grande irruenza: "Trovo estremamente gravi e offensive le
parole dell'onorevole Smeriglio nei confronti di uno dei miei più straordinari assessori.
Questa per me è una gravissima azione contro la mia giunta, esigo un chiarimento immediato da
parte del presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e da Sel, perché schierarsi contro Sabella dal
mio punto di vista significa schierarsi con la mafia.
Questa è la mia posizione".
Smeriglio prova a smussare: «Massima fiducia nei confronti di Sabella.
Solo l'idea che la chiarezza aiuterà tutti ad essere più forti".
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Anche da questo episodio si può facilmente comprendere l'anomalia di un assessore-magistrato in
aspettativa che dimentica la casacca del momento e dichiara come se avesse addosso quella
appesa al muro solo temporaneamente.
Ma passiamo ad altre forze politiche.
Nelle prime settimane di dicembre, Giorgia Meloni si è candidata a sostituire Marino, annunciando
un congresso di rifondazione di Fratelli d'Italia-An da tenere a febbraio che però non si è svolto.
Anche Alfio Marchini, leader della lista che prende il suo nome e che ha conseguito il 10% dei
consensi, ha chiesto le dimissioni del sindaco.
Berlusconi lo vorrebbe alla guida di un cartello di centrodestra nel caso si vada a votare
anticipatamente per il Campidoglio.
Sono però contrari a questa ipotesi di leadership Meloni e Storace.
E Marchini non cede nemmeno questa volta alle sirene come fece quando rifiutò di sostenere
Marino al ballottaggio con Alemanno: pensa ad irrobustire il suo movimento senza allearsi né con la
destra, né con la sinistra.
E Mafia Capitale è un'occasione da non lasciar cadere.
Il sindaco e il magistrato Marino dice che farà il sindaco per due mandati e non pensa affatto a
dimettersi.
Ma finora non ha ancora proposto all'Assemblea capitolina un dibattito pubblico su quanto è emerso
dall'inchiesta di Mafia Capitale e sulle scelte future per la città.
È contemporaneamente sindaco di Roma capitale e della Città metropolitana ma non ha maturato
alcuna idea di come le due istituzioni che presiede possano unificarsi in un progetto costituente per
dare all'Italia una vera e propria capitale.
È come se l'argomento non lo riguardasse.
È in barca e deve continuare a remare.
Non importa verso dove.
L'importante è amministrare nella legalità e nella trasparenza come richiedono la magistratura e il
governo sotto la pressione di un'opinione pubblica allo sbando a seguito dell'inchiesta giudiziaria.
Inoltre, va rispettato il piano di rientro del debito del Comune per tranquillizzare l'occhio vigile di
Bruxelles.
Se ci sarà la possibilità di fare anche altro a vantaggio dei cittadini, è tutta ciccia.
Altrimenti pazienza.
Marino ha scelto Sabella a fargli da "tutore" in una macchina amministrativa che l'ex magistrato
antimafia giudica "patologicamente alterata e totalmente fuori controllo con profonde e antiche
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radici".
"La patologia - spiega Sabella - è quella che di fronte a un ceto politico locale scarsamente
preparato c'è una burocrazia comunale in grado di amministrare, decidere, scegliere senza che
nessuno possa ostacolarla".
E precisa che i fenomeni corruttivi sono diffusissimi e che è costretto a segnalare alla Procura, ogni
giorno, distorsioni e anomale procedure in favore di determinate ditte.
"Nella Palermo controllata dai corleonesi di Totò Riina - racconta a un giornalista de "La Stampa" almeno le carte erano formalmente in regola, qui la mafia ha occupato spazi vitali della vita
pubblica".
L'assessore alla legalità dice che in queste 120 giornate ha occupato la maggior parte del suo
tempo a firmare in autotutela richieste di annullamento di un paio di decine di gare con procedure a
evidenza pubblica, cioè quelle gare che prevedono il bando pubblico, la commissione giudicatrice, la
pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Un paio di decine a fronte di almeno diecimila procedure negoziate, cottimi fiduciari, affidamenti
diretti, somme urgenze.
Racconta al giornalista: "Ho azzerato le somme urgenze e gli affidamenti diretti e ho dettato regole
per ridurre all'osso le procedure e renderle trasparenti come una casa di vetro".
È lui che ha predisposto le regole per la trasparenza dei dati personali non solo di coloro che
svolgono la funzione di indirizzo politico in Campidoglio, nei Municipi e nelle società partecipate, ma
anche dei dirigenti.
Dovranno tutti rendere disponibili on line la propria dichiarazione dei redditi e la situazione
patrimoniale complessiva di tutta la famiglia fino al secondo grado di parentela.
Ad un altro giornalista dice che in sostanza vuole sapere "se il capo dipartimento o il direttore
generale dell'azienda tal dei tali ha la Porsche o la Panda, se ha la villa a Cortina o vive in un
appartamento a Tor Bella Monaca".
È convinto che è dal tenore di vita che spesso emergono le contraddizioni.
Ma è anche ben consapevole dei limiti dello strumento: moglie e congiunti non sono infatti obbligati
alla pubblicazione e se uno ha intenzione di nascondere i propri beni con intestazioni fittizie, eludere
i controlli è piuttosto semplice.
Leggendo queste dichiarazioni di Sabella nel suo nuovo ruolo di assessore comunale viene in
mente la lezione di Leonardo Sciascia sul rapporto tra politica e giustizia e alcune sue sottolineature
fulminanti: spesso chi amministra la giustizia - fa notare lo scrittore - è portato ad "assumere un che
di ieratico, di religioso, di imperscrutabile e con conseguenti punte di fanatismo".
Oltre Sodoma Capitale, il prete di strada Don Luigi Ciotti è da vent'anni presidente di Libera, un
coordinamento di associazioni che hanno come finalità il contrasto alla mafia e alla corruzione.
Lo fece prete agli inizi degli anni settanta il cardinale Michele Pellegrino, che gli affidò come
parrocchia i marciapiedi di Torino.
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Da parecchi anni vive sotto scorta minacciato continuamente da Totò Riina e dai suoi sodali.
Cosa Nostra non gli perdona di aver ottenuto dal Parlamento la legge sui beni confiscati ai mafiosi.
A Roma ha il suo quartier generale in via Quattro Novembre.
La ex Provincia gli ha messo a disposizione una minuscola bottega che si affaccia sul Foro di
Traiano, quasi ai piedi della Colonna.
Sull'insegna si legge: "I sapori della legalità".
Vi si trovano prodotti che arrivano dalle terre confiscate e coltivate: vini, pasta, salse, miele,
melanzane, peperoncino di Calabria, olio di Puglia, passata di pomodoro della Sicilia.
Con il sostegno della Regione Lazio, il 22 marzo dell'anno scorso don Ciotti ha promosso a Latina la
XIX Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime di Mafia.
Ha poi partecipato attivamente al meeting della legalità "Lazio Senza Mafie" promosso
dall'Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, dal Progetto ABC - Arte,
Bellezza, Cultura e da Sviluppo Lazio e che si è svolto a Roma dal 26 al 29 novembre.
Il 16 dicembre - quattordicesima giornata di Sodoma Capitale - ha preso parte a Roma al Congresso
di Legacoop, l'associazione a cui aderisce la cooperativa 29 giugno, presieduta da Buzzi.
Lo scandalo che si è consumato nella capitale domina necessariamente l'assise.
Federica De Sanctis, giornalista di SkyTg24, "presentatrice" del congresso, chiama sul palco il
presidente di Libera che così affronta il tema della giornata: "Bisogna sempre vigilare, non c'è realtà
che si possa dire esente.
Non possiamo spaventarci di alcune fragilità.
Ve lo dico con stima, gratitudine e affetto: dobbiamo imparare sempre di più a fare scelte scomode.
Di fronte ai bivi bisogna decidere da che parte stare: imboccare la strada in salita, non possiamo
essere troppo prudenti, dobbiamo osare di più, avere più coraggio.
Siate sereni, cacciate le cose che non vanno (...).
Le notizie sulle tangenti non possono lasciarci tranquilli.
C'è una mentalità irriducibile sulla quale bisogna interrogarci.
Molti con la bocca hanno scelto la legalità ma non può essere la legalità secondo le circostanze, non
è una carta d'identità che si tira fuori quando fa comodo, dobbiamo evitare che ci rubino le parole, le
stanno svuotando del loro significato.
Non si sconfiggono le mafie se non si combatte la corruzione.
L'etica, la legalità non sono obiettivi tra gli altri, ma è lo sfondo per tutto il resto, non prestiamoci mai
a chi offre al privilegio la possibilità di calpestare i diritti".
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Un discorso che tocca le corde più profonde e i valori di un'organizzazione che intende attuare i
principi cooperativistici e solidaristici.
Un discorso che, tuttavia, con ogni probabilità non riesce ad influenzare nel concreto la scelta e
l'individuazione dei giusti modelli di governance che le imprese cooperative dovrebbero darsi per
evitare di essere coinvolte in attività illecite.
Don Ciotti ha una personalità carismatica e il suo linguaggio tende ad agire direttamente sulle
coscienze dei suoi uditori.
E questa attitudine educativa del fondatore, questo suo carisma, costituisce l'originalità e l'identità
specifica in cui si riconoscono gli aderenti al movimento.
Ma spesso la cattiva gestione della paura di perdere questa caratteristica originaria rende
l'organizzazione auto-immune, cioè incapace di attrarre nuove persone generative e creative di
qualità.
Potrebbe accadere anche a Libera di diventare auto-immune se non dovesse germogliare
rapidamente un visibile e plurale gruppo dirigente capace di inventare nuove modalità di intervento e
nuove forme di espressione per preservare meglio il suo spirito originario.
Come dice don Ciotti, la legalità, la trasparenza e la lotta alla corruzione non costituiscono obiettivi a
sé stanti, discipline o materie distinte dal resto, ma devono fare da sfondo e permeare il tutto.
Solo il massimo di apertura e di spirito di collaborazione con tutti gli altri soggetti sociali interessati
ad agire su questi temi, pur svolgendo attività diverse, può favorire una più diffusa cultura di
contrasto alle mafie.
Non dovrebbero, dunque, valere né primogeniture, né professionismi esclusivi.
La Fondazione Libera Informazione collabora con la Regione Lazio nell'elaborazione del rapporto
annuale "Mafie nel Lazio".
Il 13 marzo è stato presentato quello relativo al 2015 alla presenza del presidente Nicola Zingaretti.
È un lavoro di grande interesse che ricostruisce puntualmente la mappa della presenza mafiosa a
Roma e nella regione, dimostrando che entrambe non siano mai state immuni dalla penetrazione
criminale.
"La specificità - si legge nel rapporto - è quella di essere zona di confine e di poteri istituzionali al più
alto grado, di essere un centro di flussi economici vasti e che da Roma, come dagli altri capoluoghi
di provincia, si diramano poi a raggiera verso l'Italia intera".
Il documento è senza dubbio un prezioso strumento di indagine e di informazione che utilizza quasi
esclusivamente la vasta letteratura giudiziaria e gli atti della Commissione parlamentare antimafia.
È questo anche il suo limite: manca, infatti, un'analisi sulle politiche per la legalità, attuate e da
realizzare, e come queste si possano intrecciare con le diverse politiche ai differenti livelli
istituzionali e coi comportamenti e le strategie dei corpi intermedi e della società civile.
Manca un'indagine sociologica del fenomeno mafioso effettuata direttamente nelle comunità locali
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infiltrate dalla criminalità.
Quando si parla di mafia non si dovrebbe fare riferimento solo ai comportamenti illegali che la
magistratura persegue ma anche al brodo di coltura entro cui questi comportamenti si alimentano:
un'attitudine diffusa alle pratiche clientelari e agli atteggiamenti omertosi, rapporti anomali nelle
pubbliche amministrazioni tra chi è titolare dell'indirizzo politico e chi esercita la gestione
amministrativa, lo svuotamento della funzione di rappresentanza in molte organizzazioni sociali
preoccupate esclusivamente a dare continuità ai servizi erogati coi finanziamenti pubblici.
In Italia.
l'analisi sulle mafie è di fatto delegata alla magistratura.
Le istituzioni, le associazioni e i media non fanno altro che ricostruire i fatti e mettere insieme i dati
che emergono da atti giudiziari e da materiali investigativi.
La prima e ultima grande indagine sociologica nella capitale la realizzò negli anni sessanta Franco
Ferrarotti e la sua équipe nelle borgate e nelle baraccopoli romane.
E poi non ce ne sono state più della stessa importanza.
Ma senza questi strumenti la politica non sarà mai nelle condizioni di svolgere un'analisi compiuta
del fenomeno mafioso e di individuare correttamente le misure per contrastarla.
I magistrati, sia quando esercitano le loro funzioni che quando accorrono a supplire quelle della
politica, guardano al tema con l'ottica del perseguimento del reato e, quindi, suggeriscono
esclusivamente misure che permettono di individuare con maggiore facilità i comportamenti illeciti.
Non sono in grado di dare un contributo nell'analizzare le cause sociali del fenomeno e soprattutto di
indicare strumenti per diffondere una cultura della legalità.
Ma tali indicazioni possono venire solo dall'inchiesta sociologica sul campo con la strumentazione
scientifica idonea che questo tipo di indagini richiede.
Pur con questi limiti, il rapporto "Mafie nel Lazio" contiene notizie poco note ma molto utili che
riguardano ad esempio il riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Si tratta della nascita di un protocollo fra il Tribunale di Roma, la Corte d'Appello, la Regione Lazio,
Roma Capitale, Unindustria, Camera di Commercio e successivamente allargato a Cgil, Cisl, Uil,
Libera, FederLazio, Cnca, Coldiretti Lazio.
"Il protocollo - spiega il presidente del Tribunale di Roma Guglielmo Muntoni - è relativo alla gestione
e all'assegnazione provvisoria dei beni sequestrati ai boss e ancora non utilizzati.
Il nostro compito è quello di fare una mappatura della situazione, di sollecitare i comuni che hanno
questi beni sui propri territori e procedere, nell'interesse della tutela economica del bene e del
riutilizzo sociale, ove possibile, per la collettività.
Il nodo principale del protocollo è la costituzione di un 'data base' con la collocazione di tutti i dati,
appunti, relativi ai singoli beni su un sito riservato, cui possano accedere i firmatari del protocollo
d'Intesa".
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Si tratta di capire se il protocollo è aperto anche ad altre organizzazioni che intendono aderire e se
c'è la disponibilità a rivedere la legge sui beni confiscati per trasformare questi beni in proprietà
collettive da far gestire liberamente alle comunità locali.
Né Mafia Capitale né Sodoma Capitale: Spiazziamoli All'insegna della parola d'ordine "Spiazziamoli
- 50 piazze per la democrazia e contro le mafie", il 6 e 7 marzo si sono svolte a Roma quasi un
centinaio di eventi, spettacoli, giochi di piazza, performance, sit in, flash mob, presentazioni, dibattiti,
assemblee per "rompere i silenzi sulle mafie, vincere la corruzione, promuovere i diritti, ricostruire il
welfare".
Per la prima volta una grande manifestazione, che ha riguardato tutti i municipi e migliaia di persone,
ha messo al centro la voglia dei cittadini di dire "no" alle mafie e di contribuire a costruire un futuro
migliore per la città.
Le iniziative sono state liberamente organizzate da altrettante associazioni di ogni tipo, gruppi,
comitati, realtà territoriali e cittadini che si sono riuniti nel coordinamento "Spiazziamoli" sulla base di
un documento predisposto unitariamente.
I temi affrontati nei dibattiti sono stati tanti: la lotta alla corruzione e per la trasparenza, la centralità
di un nuovo welfare territoriale (reddito minimo, agricoltura sociale, minori in difficoltà, immigrazione,
ecc.), nuove regole per il terzo settore, lotta all'usura, centralità dell'alimentazione, rifiuti, nuovi modi
dell'abitare, riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati e pubblici inutilizzati, politiche culturali e
dei beni storico-archeologici, gioco d'azzardo, appalti pubblici, aree protette, consumo di suolo,
ecomafie, beni trasporti, narcotraffico, Roma Capitale Metropolitana, ecc.
Un ruolo trainante è stato svolto dall'Associazione Da Sud che nasce in Calabria dieci anni fa e che
dal 2009 ha la sua sede nazionale a Roma nello storico quartiere del Pigneto.
Uno spazio di coworking, un osservatorio sulle mafie, un laboratorio permanente di creatività e di
innovazione sociale dove vengono organizzati dibattiti, eventi culturali e slow food.
Un luogo dove sorge la prima mediateca sulle mafie e l'antimafia della capitale dedicata a Giuseppe
Valarioti e dove, contemporaneamente, si pubblicano materiali creativi originali per raccontare storie
riguardanti gli stessi argomenti.
Tra le organizzazioni che hanno aderito all'iniziativa figura il Forum del Terzo Settore che sta
elaborando una carta dei valori da far sottoscrivere alle organizzazioni aderenti.
In tale documento non solo sono definiti i principi ma sono previsti anche gli strumenti e le modalità
per garantirne l'applicazione fino all'espulsione delle organizzazioni inadempienti.
C'è il Coordinamento per la promozione di nuovi enti locali (Co.Pro.
NEL) che sta portando avanti la campagna per avviare un processo costituente di Roma Capitale
Metropolitana.
C'è anche il coordinamento Corviale Domani che ha avviato un percorso di progettazione condivisa
nell'intero territorio dove sorge il palazzone, per l'utilizzo integrato dei fondi europei, nazionali e
regionali.
C'è l'Unione nazionale inquilini ambiente e territorio (Uniat) impegnata nella tutela del diritto alla
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casa, nel fornire assistenza ai problemi dell'abitare oltre che a promuovere attività culturali sui temi
ambientali, della tutela del territorio e in contrasto ai processi di impoverimento.
C'è CarteinRegola, un laboratorio di cittadini, associazioni e comitati che vuole lavorare sulle regole,
a partire da quelle che guidano le trasformazioni urbane, la mobilità, la tutela dell'ambiente e dei
beni culturali.
Per le centrali cooperative c'è l'AGCI, quella più piccola di tradizione laico-socialista.
Mancano Legacoop e Confcooperative del Lazio, entrambe commissariate perché lambite da
vicende di corruzione.
Ma non si conoscono i termini del dibattito interno.
Dopo lo scandalo di Mafia Capitale ancora non c'è stata un'iniziativa appropriata delle organizzazioni
imprenditoriali e dei sindacati.
È come se il tema non li riguardasse.
E invece una parte importante del problema sta proprio nella crisi della rappresentanza sociale.
Nel documento di "Spiazziamoli" è scritto che "il radicamento delle mafie, l'inquinamento del
commercio, dell'economia e del terzo settore, il sistema di corruzione generalizzato, il controllo di
interi pezzi di territorio, la diffusione a macchia d'olio di sale slot, i fiumi di droga che arricchiscono i
clan, il silenzio delle classi dirigenti sulle dinamiche mafiose, l'impossibilità di cittadini e associazioni
di intervenire nei processi decisionali sono questioni esiziali per la democrazia in questa città".
C'è, dunque, una rete di soggetti collettivi a Roma che si trova finalmente concorde nel porre alla
città un tema di fondo: il legame strettissimo tra lotta alle mafie e allargamento della democrazia.
Contestando di fatto l'operazione strisciante di Sodoma Capitale che tende, invece, a sottrarre ai
cittadini gli spazi democratici e partecipativi.
Non è facile muoversi sul doppio versante del contrasto alle mafie e alla corruzione e del
disvelamento di una iniziativa per la legalità che si ferma agli aspetti formali e risponde
esclusivamente alle esigenze comunicative per tentare di innalzare il livello di reputazione delle
proprie organizzazioni.
Dalle due giornate di mobilitazione non si è fatto più nulla insieme.
E c'è una discussione difficile se dare un minimo di strutturazione al coordinamento "Spiazziamoli"
per continuare a collaborare con ulteriori iniziative comuni.
Se questa rete crescerà nei prossimi mesi sull'onda di nuove iniziative di approfondimento, di
formazione, di animazione territoriale, di percorsi partecipativi di sviluppo locale, diventando lo
strumento con cui l'antimafia diventa, in modo sano e non perverso, cultura diffusa e senso comune,
potrà forse maturare una nuova classe dirigente capace di prendere le redini della città e di dare una
visione strategica per fare in modo che Roma diventi davvero una capitale europea.
Si tratta di vincere sia sul fronte di Mafia Capitale che su quello di Sodoma Capitale.
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Ed è questa la vera posta in gioco.
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TURISMO, IL 15 APRILE SCIOPERO NAZIONALE UNITARIO E
MOBILITAZIONI A MILANO ROMA E TAORMINA
Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs insieme per il contratto: "Troppi due anni di attesa per il milione
di lavoratrici e lavoratori del comparto turistico che auspicano il rinnovo dei contratti nazionali di
lavoro".
A Taormina concentramento e comizio in Piazza IX Aprile, interverranno Pierangelo Raineri, Elisa
Camellini e Emilio Fargnoli
Roma, 11 aprile 2015 - Due anni di attesa sono davvero troppi per oltre un milione di lavoratrici e
lavoratori dei comparti turistici dei pubblici esercizi, dei tour operators, delle agenzie di viaggio,
della ristorazione collettiva e degli alberghi, che invano negli ultimi 24 mesi hanno auspicato il
rinnovo dei contratti nazionali di lavoro.
I tavoli di confronto, ancora aperti con le associazioni datoriali Fipe, Fiavet, Federturismo,
Confindustria Alberghi, Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane e Confesercenti, registrano uno
stallo negoziale non più tollerabile dalle federazioni sindacali di categoria Fisascat Cisl, Filcams
Cgil e Uiltucs che hanno deciso, nelle scorse settimane, di proclamare uno sciopero nazionale per
il 15 aprile a sostegno di un avanzamento delle trattative.
Per dare più forza alla protesta i sindacati hanno programmato lo svolgimento di tre grandi
mobilitazioni.
Saranno Milano, Roma e Taormina le piazze che ospiteranno la protesta, rispettivamente per i
delegati sindacali delle Regioni del Nord, del Centro e del Sud Italia e dove si alterneranno gli
interventi delle segreterie nazionali Fisascat Filcams e Uiltucs.
Le modalità di svolgimento delle iniziative programmate il 15 aprile dalle ore 9.00 alle ore 13.00
saranno così articolate: A Milano: manifestazione e corteo con concentramento in Via Palestro
(davanti la sede della Confcommercio Milano) e comizio in Piazza Fontana dove interverranno: per
la Fisascat il segretario generale aggiunto Giovanni Pirulli, per la Filcams il segretario nazionale
Cristian Sesena e per la Uiltucs il segretario generale Brunetto Boco.
A Roma: concentramento e comizio in Piazza SS.
Apostoli davanti al Palazzo della Provincia dove interverranno per la Fisascat il funzionario
nazionale Elena Maria Vanelli, per la Filcams Cgil il segretario generale Maria Grazia Gabrielli e
per la Uiltucs il segretario nazionale Stefano Franzoni.
A Taormina: concentramento e comizio in Piazza IX Aprile dove interverranno per la Fisascat il
segretario generale Pierangelo Raineri, per la Filcams il segretario nazionale Elisa Camellini e per
la Uiltucs il segretario nazionale Emilio Fargnoli.
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Una scelta non casuale quella delle piazze individuate dalle segreterie nazionali delle sigle sindacali
per lo svolgimento della mobilitazione.
Dal capoluogo Lombardo prenderà il via la grande maratona del lavoro degli addetti del turismo, che
all'Expo2015 ormai alle porte, saranno chiamati a dare un fattivo contributo per accogliere i milioni di
turisti attesi, con la professionalità e la competenza nella migliore tradizione Italiana.
Dalla capitale d'Italia prenderà il via il "Giubileo della Misericordia" annunciato da Papa Francesco,
un evento dal grande significato religioso e simbolo della straordinaria apertura della Chiesa
Cattolica per invitare a celebrare il sacramento della riconciliazione, che richiamerà milioni di fedeli
laici da tutto il mondo e che la città di Roma dovrà essere in grado di accogliere con altrettanta
capacità e professionalità.
E infine a Taormina, la città d'arte simbolo della protesta dei lavoratori stagionali.
E' proprio la Fisascat di Messina in queste settimane ad aver lanciato l'allarme sulle difficoltà a cui
andranno incontro i circa 15.000 lavoratori stagionali del turismo, commercio e servizi della provincia
regionale di Messina, e non parliamo della regione Sicilia.
In tutta Italia il dato è stimato in 250.000 unità solo nel comparto turistico - in seguito all'applicazione
della nuova normativa sul Jobs Act.
L'introduzione della nuova Naspi in vigore dal 1° maggio prossimo, penalizzerebbe infatti, in
mancanza di un correttivo della normativa, l'accesso ai sussidi per i lavoratori e le lavoratrici delle
imprese, soprattutto quelle del turismo, che, prestando servizio solo sei mesi all'anno nella migliore
delle ipotesi - nella stragrande maggioranza non superano le 8 settimane di lavoro - subiranno un
taglio di oltre il 50% della durata e del valore del sussidio.
Stante così le cose, si creerebbero dei danni economici immensi alle famiglie delle lavoratrici e
lavoratori del settore e di tutto l'indotto relativo.
Nella provincia di Messina e nei suoi comprensori turistici come TAORMINA,GIARDINI-NAXOS,
LETOJANNI e CASTELMOLA - primo polo turistico siciliano- ed in quello del Tirreno comprendente
le isole Eolie si verrebbero a creare condizioni socio/economiche tali che ci porterebbe molti anni
addietro (tutti ricordiamo le famose 800 lire al giorno d'indennità di disoccupazione: si allega un foto/
manifesto del tempo).
________________ Nelle foto: da sinistra PANCRAZIO DI LEO -Segretario Generale della FisascatCisl di MESSINA, al centro il Segretario Aggiunto Salvatore D'agostino, a destra il Segretario
Generale Nazionale della Fisascat-Cisl PIERANGELO RAINERI.
IANNIELLO MARIO, Consigliere Provinciale della Fisascat-Cisl di Messina ed addetto stampa della
federazione provinciale.
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"Camminate dei musei", secondo appuntamento ad Acquaviva
Picena
Redazione Picenotime Aprile
Dopo la prima tappa che si è svolta ad Acquaviva Sabato 18 Aprile è in programma il secondo
appuntamento con le "Camminate dei musei".
L'iniziativa è organizzata dalla Cooperativa DSA, sostenuto dalla Regione Marche e organizzato in
collaborazione con l'Associazione Piceno Turismo, con l'AGCI Marche, con l'U.S.
Acli Marche, con l'ASD Truentum e con l'Associazione ACCT.
Il programma della mattinata prevede alle ore 9,30 il ritrovo in via Pizzi a San Benedetto del Tronto
presso il Museo di arte sacra, a seguire (ore 10) partenza della "Camminata dei musei" con un
percorso di circa 5 chilometri per le vie di San Benedetto del Tronto, camminata che non è
competitiva e che permetterà ai partecipanti di combattere la vita sedentaria di tutti i giorni ma
anche trascorrere una allegra mattinata insieme.
" Il museo - dicono i promotori dell'iniziativa - ha sede a fianco della cattedrale-basilica di Santa
Maria della Marina, cuore della vita diocesana.
Con esso si è voluto raccontare la storia della chiesa sambenedettese dalle origini ai nostri giorni,
esponendo alcune delle opere più significative relative ai santi martiri più antichi della diocesi e ai
due principali luoghi di culto della città: la pieve di San Benedetto martire e la chiesa di Santa Maria
della Marina ".
Il progetto "Camminate dei musei" è finalizzato a conoscere e valorizzare il territorio, riscoprendo
quei beni e quelle tradizioni storico/culturali/turistiche che rischiano di finire nel dimenticatoio o non
vengono sfruttate a sufficienza in quanto sono magari fuori da grandi circuiti o sono poco
pubblicizzate.
Nei prossimi mesi sono in programma altri appuntamenti che si svolgeranno in altri centri della
vallata del Tronto, il primo ad Ascoli Piceno il 23 Maggio con la visita al Museo della ceramica.
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Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è
dimensione
Dischi Piu Suonati, Onda Libera
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Finora le
imprese
hanno
potuto
contare su un credito rivolto
al territorio, come quello
erogato delle Bcc che
rappresentano un vero
'polmone d'ossigeno' per
imprese anche piccole, che
altrimenti non avrebbero
accesso a finanziamenti.
Mi auguro ora che non ci
sia da parte del governo e
delle istituzioni l'idea che
una
discriminante
tra
cooperative vere e non vere
sia la dimensione".
Lo dice a Labitalia Rosario
Altieri,
presidente
di
Alleanza delle cooperative.
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Altieri (Alleanza Coop), fuori imprese che non rispettano
regole
'Ma il nostro è un sistema
sano in grado di reagire con
gli anticorpi giusti'
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Abbiamo il
dovere di mettere fuori dal
sistema dell'Alleanza le
imprese cooperative che
non rispettino le regole alle
quali tutte le imprese, in
particolare
quelle
cooperative, devono essere
sottoposte".
Così
Rosario
Altieri,
presidente di Alleanza delle
Cooperative, l'associazione
di
rappresentanza
che
riunisce le tre grandi centrali
cooperative italiane (Agci,
Confcooperative e Lega
Coop), parla con Labitalia a
proposito dei recenti scandali di Ischia e di Roma in cui sono coinvolte cooperative come la Cpl
Concordia e la 29 Giugno.
Altieri sottolinea: "Abbiamo gli anticorpi sufficienti affinché questi episodi vengano cacciati
dall'ambito delle nostre imprese", e ricorda i numeri del sistema Coop.
"L'impresa cooperativa nel nostro Paese -dice ancora Altieri- conta oltre 50.000 imprese, 43 mila
delle quali sono rappresentate dall'Alleanza delle cooperative.
Non sono certo singoli episodi, per quanto odiosi e gravi, a compromettere l'immagine delle
cooperazione"."L'impresa cooperativa è stata, è e rimane un'impresa nella quale le buone prassi
sono quotidianamente esercitate.
L'Alleanza è impegnata (e lo è da prima che si verificassero scandali come quello di Roma e di
Ischia) nella lotta alla falsa cooperazione", dice Altieri che ricorda "la firma a novembre 2013 come
Agci, Confcooperative e Lega Coop di un protocollo d'intesa sulla legalità con il ministero degli
Interni proprio per la lotta a questa cooperazione spuria e 'falsa' che si annida prevalentemente al
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di fuori del mondo dell'Alleanza".
Insomma, un "corpo sano in grado di reagire con gli anticorpi giusti, anche se -ammette il presidente
di Alleanza delle cooperative- gli episodi di questi ultimi tempi ci dicono che qualche caso di
corruzione si è potuto verificare anche all'interno delle coop aderenti ad Alleanza"."Ma sono episodi
-sottolinea Altieri- da vedersi come un'eccezione che conferma la regola.
E la regola -conclude- è quella di un'impresa cooperativa in cui la democrazia economica si realizza
compiutamente e in cui c'è l'esatta sovrapposizione tra capitale e lavoro, e in cui il lavoratore è
imprenditore di se stesso".
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Altieri (Alleanza Cooperative), falso che siamo privilegiati
Roma, 13 apr.
(Labitalia)
E'
"assolutamente falso che le
cooperative siano forme
d'impresa 'privilegiate'".
Lo dichiara a Labitalia
Rosario Altieri, presidente di
Alleanza delle Cooperative.
"Se ci si riferisce al regime
fiscale di favore (peraltro
sempre meno consistente)
di cui godono le imprese
cooperative -spiega Altieribisogna sapere che le
imprese cooperative sono
assoggettate a dei limiti, a
cui le altre forme d'impresa
non sono assoggettate"."Ad
esempio non è possibile
suddividere tra i soci gli utili
prodotti
dall'impresa
cooperativa, ma gli utili devono essere lasciati all'interno della cooperativa e solo lì possono essere
reinvestiti", sostiene Altieri.E "alla fine dell'attività dell'impresa cooperativa, quando i soci dovessero
decidere lo scioglimento della cooperativa stessa (e quindi la cessazione), il patrimonio dell'azienda
-rimarca Altieri- non può essere diviso tra i soci, ma va versato ai fondi mutualistici".
"Basterebbero questi due esempi -conclude Altieri- per far capire quanto venga richiesto alle coop,
a fronte delle residue agevolazioni fiscali ancora in essere".
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Altieri (Alleanza Coop), decreti Jobs Act vanno verso
flessibilità e regolarità
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Tutti i decreti
attuativi del Jobs Act si
indirizzano
verso
una
maggiore
flessibilità
e
regolarità del lavoro.
Ora abbiamo una maggiore
flessibilità in ingresso e ci
auguriamo
che
il
superamento dell'art.
18
rappresenti
anche
maggiore
flessibilità
in
uscita, non perché le
imprese
debbano
licenziare,
ma
perché,
prevedendo
contratti
a
tutele crescenti, si crei uno
snodo con cui si facilitano le
uscite
ma
anche
gli
ingressi".
Lo dichiara a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative."La riforma del
mercato del lavoro -precisa Altieri- di per sè non produce nuova occupazione".
E il settore cooperativo, anche in questi anni di crisi profonda, ha fatto la sua parte.
"Nel periodo 2008-2012 -ricorda il presidente di Alleanza Cooperative- mentre tutte le altre forme
d'impresa hanno ridotto l'occupazione, l'occupazione è cresciuta annualmente del 2% anche in
questo caso abbiamo dimostrato di saper svolgere un ruolo anticiclico"."Gran parte
dell'occupazione nelle nostre imprese -aggiunge Altieri- è fatta di giovani e donne: nel sociale oltre
il 50% degli occupati sono giovani e, complessivamente, oltre il 52% degli occupati sono donne.
Una risposta a fasce deboli che faticano a entrare nel mondo del lavoro".
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Altieri (Alleanza Coop), criterio per riforma Bcc non è
dimensione
'tenere conto invece della governance e del rispetto delle regole'
Roma, 13 apr.
(Labitalia) - "Finora le imprese hanno potuto contare su un credito rivolto al territorio, come quello
erogato delle Bcc che rappresentano un vero 'polmone d'ossigeno' per imprese anche piccole, che
altrimenti non avrebbero accesso a finanziamenti.
Mi auguro ora che non ci sia da parte del governo e delle istituzioni l'idea che una discriminante tra
cooperative vere e non vere sia la dimensione".
Lo dice a Labitalia Rosario Altieri, presidente di Alleanza delle cooperative."La vera discriminante aggiunge Altieri- è invece l'utilizzo che si fa della democrazia all'interno dell'impresa cooperativa, la
governance e il rispetto delle regole.
Molto opportunamente il mondo del credito cooperativo sta predisponendo un modello di
autoriforma basato sulle regole e non sulla dimensione conto.
E di questo sarebbe utile un confronto con il governo".
"Una delle questioni che più ostacolano la competitività delle imprese sia sul mercato nazionale sia
sui mercati esteri, è l'accesso al credito, che di per sè è difficile e lo è ancora di più da quando le
banche hanno dovuto vivere momenti di difficoltà sul versante della liquidità.
A questo si aggiunge il problema dei differenziali dei tassi praticati, diversi da Paese a Paese",
precisa Altieri.
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http://www.seitorri.it/2015/04/11/soluzioni-per-il-rilancio-del-settore-ittico-lon-venittelli-alla-convention-di-corigliano/
Soluzioni per il rilancio del settore ittico, l'on. Venittelli alla
convention di Corigliano
Fare il punto sulle strategie
da
intraprendere
per
tutelare e salvaguardare la
filiera ittica e l'intero sistema
economico proveniente dal
mare.
Questo
l'obiettivo
del
convegno dal titolo "La
pesca tradizionale nella
nuova
Programmazione
Comunitaria e le nuove
opportunità", che ha avuto
luogo ieri pomeriggio a
Corigliano, in provincia di
Cosenza.
L'evento, organizzato in
collaborazione
con
il
Gruppo Pd della Camera
dei Deputati, ha visto come
relatori i referenti delle
associazioni
di
settore
nazionali
e
locali
(Federcoopesca, Lega Pesca, Agci Pesca) e rappresentati del governo regionale, su impulso del
capogruppo Nicodemo Oliverio e della responsabile nazionale del Pd per la pesca e l'acquacoltura,
l'onorevole molisana Laura Venittelli , al suo esordio nella nuova veste dirigenziale.
La manifestazione, una prosecuzione ideale di quanto già portato in emersione nel dibattito politico
al convegno sul distretto del Medio Adriatico di Termoli, nel dicembre scorso, è vissuta sul
confronto attivo con le associazioni di marineria locali, i rappresentanti di forze economiche e
sociali e gli esponenti istituzionali per affrontare le problematiche di settore legate ad una ormai
nota sfavorevole congiuntura economica e per proporre soluzioni tese a valorizzare il comparto.
Un tema molto sentito e dibattuto nelle oltre tre ore di discussione e confronto, che hanno visto un
pubblico numeroso e attento come non mai, sensibile per ragioni sociali, culturali ed economiche
sulle tematiche legate alla crisi della pesca, alla difficoltà di adempiere alle restrittive norme
comunitarie in materia, alla necessità di far sentire forte la voce della categoria sia a livello
nazionale che internazionale.
Il dibattito è stato arricchito dall'intervento dei rappresentanti nazionali e regionali di
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Federcoopesca, Legapesca e Agci Pesca, e le rappresentanze sindacali della Cisl e della Cgil; dei
Consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Mauro D'Acri e con gli impegni assunti dall'assessore
regionale al Lavoro e alle Attività produttive Carlo Guccione e dal sottosegretario di stato alla Pesca
Giuseppe Castiglione.
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Buonfiglio: "vincente il modello della Blue Economy del
Distretto della Pesca"
Giampaolo Buonfiglio, Presidente del Consiglio Consultivo per il Mediterraneo Medac-Ue e
Presidente del Coordinamento dell'Alleanza delle Cooperative Italiane della Pesca, ha visitato le
strutture produttive e tecniche del Distretto della Pesca.
Nel corso della visita il Dott.
Buonfiglio, accompagnato dal Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo,
ha conosciuto importanti realtà imprenditoriali della filiera distrettuale, dalla cantieristica alla
commercializzazione del pescato.
Successivamente ha visitato la prestigiosa sede dell'Iamc-Cnr di Capo Granitola nel quale sono
attivi alcuni "laboratori tematici" del progetto "Nuove Rotte Verso la Blue Economy" promosso dal
Distretto Pesca siciliano che da anni ha sviluppato un modello produttivo ispirato dai principi della
Blue Economy , la filosofia produttiva propugnata dal Distretto della Pesca che guarda alla
responsabilità condivisa delle risorse a partire dall'acqua ed alla cooperazione con i Paesi della
sponda sud del Mediterraneo.
Buonfiglio ha incontrato i responsabili dei laboratori della Blue Economy e gli esperti
dell'Osservatorio della Pesca del Mediterraneo coordinato dall'ing.
Giuseppe Pernice che ha illustrato l'attività dell'Osservatorio fin dalla sua costituzione a partire al
2008 quando è stato riconosciuto, con una legge ad hoc, dalla Regione Siciliana e per la quale
redige il Rapporto annuale sulla Pesca ed Acquacoltura in Sicilia.
Presso la sede del Distretto della Pesca ha avuto una riunione con rappresentanti del
Coordinamento Filiera Ittica Mazara (Distretto Produttivo della Pesca, Confederazione Imprese
Pesca Mazara-Federpesca, Confederazione Imprese Pesca-Coldiretti, Co.Ge.P.A.
Mazara-Lega Pesca, Fiume Mazaro-Unci Pesca, O.P.
"Il Gambero e la Triglia del Canale", e dai sindacati Flai-Cgil, Uila-Uil e Fai-Cisl).
E' stata affrontata l'annosa questione della riduzione degli areali di pesca nel Mediterraneo, si è
parlato delle normative Ue applicate al settore e dei problemi strutturali del porto di Mazara del
Vallo.
"Il Distretto della Pesca è una realtà molto attiva e sta marciando concretamente nella direzione del
modello produttivo della Blue Economy e ciò grazie alla interazione con gli istituti scientifici: è una
formula vincente per il futuro.
Mi auguro che il Distretto aderisca al Medac-Ue e porti la sua esperienza ed il proprio modello lì
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dove sono presenti tutte delegazioni della pesca degli Stati membri.
Il Distretto potrebbe essere una voce importante per le nuove politiche della pesca in ambito euromediterraneo".
In merito all'incontro con il Coordinamento della Filiera ittica mazarese, Buonfiglio ha sottolineato:
"l'Alleanza delle Cooperative si farà portatrice delle esigenze della filiera ittica mazarese in tutte le
sedi possibili".
Infine il dott.
Buonfiglio ha incontrato lo staff del Distretto Produttivo della Pesca ed ha manifestato il proprio
interesse a partecipare alla prossima edizione, la quarta, di Blue Sea Land, l'Expo dei Distretti e
delle eccellenze del Mediterraneo, Africa e Medioriente e del dialogo interculturale e religioso.
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Mercoledì si ferma il mondo del turismo
Giornata di sciopero il 15 aprile per baristi, ristoratori, addetti alle mense e agenti di viaggio che
chiedono il rinnovo del contratto nazionale FIRENZE - Due anni senza contratto sono troppi.
Per questo i lavoratori del turismo hanno organizzato per mercoledì 15 aprile una giornata di
sciopero nazionale.
Anche in Toscana dunque, baristi, ristoratori, addetti alle mense, albergatori, agenti di viaggio,
guidati dai sindacati confederali incroceranno le braccia.
I tavoli di trattativa aperti da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs con le organizzazioni datoriali
Fipe, Fiavet, Federturismo, Confindustria Alberghi, Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane e
Confesercenti sono in stallo.
Ecco dunque che i circa 90 mila lavoratori toscani del settore si riverseranno a Roma per una delle
tre manifestazioni organizzate dai sindacati.
La scelta del 15 di aprile non è casuale: saremo a due settimane dall'inizio dell'Expo e soprattutto è
la giornata mondiale per i diritti dei lavoratori del fast food.
Oltre al rinnovo del contratto nazionale i lavoratori del comparto del turismo temono l'effetto Jobs
Act: con l'introduzione della Naspi dal 1° maggio prossimo, i lavoratori stagionali che lavorano in
media 6 mesi l'anno rischiano di vedere la durata e il valore del loro sussidio del 50% circa.
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Tematica
(ITA)
Avvenire (ITA)
Paese:
Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 1,
1, 3
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Pagina:
Autore: Luigino Bruni
Autore:
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Diffusione: 92440
15 Aprile 2015
Aziende che soffrono
Perché i lavoratori
sono importanti
per superare le crisi
LUIGINO BRUNI
Sono ormaiin tantia parlare diripresa dell'economia e delPII,come se II PIIfosse capace di parlare da solo di cose buone. La
realtà vera deIIa nostra economia dice che
le imprese soffrono e continueranno a soffrire a lungo. Una causa comune di sofferenza e di faIIimento si trova in alcuni tipici errori neIIa gestione dei lavoratori.
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L'importanza dei lavoratori
per
superare
le
cnsi
aziendaU
LE REGOLE PER AFFRONTARE LE DIFHCOLT/
Comunità, ascolto, fiducia: serve il «noi» per ripartir
ono ormai in tanti a parlare di ripresa
dell'economia e del Pii, come sei!Pil fossi
capace di parlare da so!o di cose buone. L
realtà vera della nostra economia dice chi
le imprese soffrono e continueranno a
soffrire a lungo,e con esse il mondo del lavoro. E
non soffrono e chiudono soltanto per mancanza di
mercati e di vendite. Una causa comune di
sofferenza e di faffimento si trova,infatti,in alcuni
tipici errori nella gestione dei lavoratori durante le
crisi. Quando si attraversano fasi difficili e lunghe,
infatti, commettiamo più facilmente molti errori
gravi nelle relazioni tra classe dirigente e lavoratori.
Ci sono sempre più grandi aziende che di fronte a
una crisi che comporta una riduzione del personali
(non dimentichiamo che ridurre il personale
durante le crisi non è un dogma, ma quasi sempri
una scelta), si muovono interamente sul piano
"politico": la proprietà incontra i sindacati, propon
un piano industriale e la crisi si contratta
"politicamente" decidendo quantilavoratori
sacrificare alle esigenze della sopravvivenza,
lavoratori che non vengono mai,intenzionalmente
considerati nè ascoltati.
ltre imprese,invece, per licenziare seguono la
strada del mercato, usando incentivi individuai
e compensazioni monetarie per chi viene
'rimosso". In entrambi i casi manca il soggetto
principale: la comunità dei lavoratori, perché nel
primo caso sono rappresentati e mediati, nel
secondo ci sono solo i singoli individui(spesso
messi in conffitto tra di loro). Una impresa, però,
non è né un piccolo parlamento nè un insieme di
individui separati,legati ciascuno dal contratto con
la proprietà: le imprese reali vivono se sono capaci
di creare un organismo vivo di relazioni virtuose tra
tutti i vari componenti dell'organizzazione. Quandc
un'impresa inizia una crisi seria, ci sono alcune
regole fondamentali da seguire, se si vuole tentare
un vero coinvolgimento dei lavoratori nel cercare
S
-
-
A
soluzioni e cercare di superarla,a volte uscendone
migliori di come vi si era entrati.
La prima si chiama telnpismo: per affrontare bene
una crisi è fondamentale intervenire in tempo,non
quando il processo è ormai avanzato e grave. Una
buona classe dirigente deve anticipare le crisi
importanti, e quindi capire quale è il momento
giusto per intervenire, cogliendo i segnali deboli che
consentano di prevedere l'esplosione della crisi. E
poi bisogna iniziare ad ascoltare i lavoratori all'inizio
della crisi (esterna o interna) e non alla fine, magari
solo per comunicare loro la soluzione già decisa ad
altri liveffi. I "coinvolgimenti" dei lavoratori in
questa fase terminale, oltre a non essere di
giovamento non fanno altro che acuire le sofferenze.
discorso appena iniziato e ancora tutto aperto,
dicendo che molte soluzioni sono possibili,
coinvolgendo i lavoratori nel cercare le soluzioni. Ho
conosciuto lavoratori che insieme sono stati capaci
di atti eroici(riduzioni significative dello stipendio
per anni, pur di salvare qualche posto di lavoro), che
la direzione non aveva neanche immaginato. E
questo perché presi sul serio all'inizio della crisi,
considerati come il grande valore dell'impresa e non
solo come il principale problema. Si capisce che in
questi casi il linguaggio e la scelta delle parole sono
molto importanti.
soluzioni vere e buone non si trovano, perché la
competenza più preziosa è sempre quella
incorporata nelle mani e nella mente di chi il lavoro
lo vive e non di quelli che il lavoro lo conoscono
raccontato dai manager o rappresentato dai
numeri.
nfine,il principale errore da evitare è dividere la
comunità dei lavoratori. La vera arte di chi deve
gestire una crisi difficile in una impresa sta nel non
dividere, nel tenere coilipatta Lutta la comunità di
lavoro, creare un ciriia simile a quello clic vivono i
marinai che stanno affrontando una tempesta. Ma
per far questo occorre che scatti una logica del «noi»
I
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e non solo la logica dell'<io», che è possibile se i
manager sono capaci di far sentire ogni lavoratore
come il centro della soluzione, trattarlo come se
tutto dipendesse da lei o da lui. Arte rara e
difficilissima, soprattutto nel nostro capitalismo
finanziario. Ognuno di noi è un intreccio di
motivazioni, di interessi, di vizi e di virtù. E la
cultura organizzativa, soprattutto nei tempi di crisi,
con un ruolo chiave dei manager, che favorisce
l'emergere nel posto di lavoro della nostra parte
migliore o di quella peggiore. Ogni buon processo di
coinvolgimento dei lavoratori è sempre molto
rischioso, e ha bisogno di occhi giusti e buoni, della
capacità di guardare i lavoratori, tutti i lavoratori,
come qualcosa di positivo e di bello, e non come
fannulloni e opportunisti. Se l'imprenditore, il
manager o magari le stesse organizzazioni sindacali
partono dall'ipotesi che i lavoratori sono solo
lavativi e opportunisti, è certo che troveranno
conferma alle loro ipotesi, anche solo perché
creeranno un clima di sfiducia e di negatività che
estrarrà dalle persone la loro parte meno
cooperativa e più egoistica. La prima ricchezza di
ogni impresa e di ogni organizzazione sono le
persone, le loro competenze,le loro energie morali,
il loro cuore. Le crisi si superano quando si hanno la
saggezza e il coraggio di ripartire da questa antica,
grande e trascurata verità.
llItRItTIF
Senza la stretta collaborazione con chi
lavora veramente dentro l'impresa, le
soluzioni vere e buone non si trovano,
perché la competenza più preziosa è
sempre quella incorporata nelle mani e
nella mente di chi il lavoro lo vive e non
di quelli che lo conoscono raccontato
dai manager o rappresentato dai numeri
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CORRIERE DELLA SERA
Corriere della Sera (ITA)
(ITA)
Paese:
Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 1,
1, 23
23
Pagina:
Autore: Fulvio Bufi
Autore:
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Readership: 2710000
Diffusione:
Diffusione: 318664
15 Aprile 2015
Woodcock perde l'indagine sulla coop
Il Tribunale di Napoli conferma le accuse. Ma trasferisce gli alti all'Antimafia di Bologna
di Fulvio Bufi
'inchiesta sugli appalti
truccati alla Cpl Concordia
lascia Napoli e approda a Bologna, per competenza territoriale. Lo ha deciso il Tribunale del
riesame del capoluogo campano. Confermati gli arresti in
carcere per i due manager
Francesco Simone e Maurizio
Rinaldi. Restano le accuse di
associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione internazionale e riciclaggio.
L
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«Per l'inchiesta sulla coop
competenti i pm cli Bologna»
Il Riesame e il caso Cpl Concordia. Sorpresa della Procura parIenopea
- - - -NAPOLI Con una sentenza che in
procura ha colto tutti di sorpresa, il tribunale del Riesame ha
disposto ieri sera il trasferimento alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna degli atti riguardanti l'inchiesta
sulla Cpl Concordia, la cooperativa modenese vincitrice dell'appalto per la metanizzazione
dei principali comuni di Ischia.
Il provvedimento è stato
emesso al termine dell'udienza
relativa al ricorso di due degli
undici indagati, il responsabile
delle relazioni istituzionali della Cpl, Francesco Simone, e il
responsabile di area Maurizio
Rinaldi. Per entrambi il giudice
ha respinto le istanze, confermando le ordinanze di custodia cautelare
emesse dal gip
Amelia Primavera su richiesta
dei pubblici ministeri Woodcock, Carrano e Loreto
in
cui sono contestati i reati di associazione per delinquere,corruzione, corruzione internazionale, riciclaggio e false fatturazioni. Contestualmente,
però, il tribunale ha disposto il
trasferimento degli atti a Bologna.
Perché il giudice abbia ritenuto che sia della procura antimafia emiliana la competenza
territoriale su una inchiesta
imperniata intorno a un appalto assegnato dal comune di
Ischia,lo si capirà quando oltre
al dispositivo saranno depositate le motivazioni della sentenza. Ed è questo che aspettano in procura, dove oltre alla
sorpresa c'è anche la certezza
di aver operato correttamente.
Per ora si può solo ipotizzare
che il giudice abbia ritenuto
-
-
che la «sede» dei reati conte- non era previsto
né prevedistati agli indagati non sia Ischia bile
che tutto avvenisse così
ma Modena, dove la Cpl Con- presto. C'è però anche un'altra
cordia ha i suoi uffici centrali. E eventualità, pur in presenza
poiché tra le accuse c'è anche il della sentenza di ieri: e cioè che
riciclaggio, che è sempre di sialamagistraturadiBolognaa
competenza dei magistrati an- dichiararsi non competente. A
timafia, ecco l'assegnazione quel punto a dirimere la quedella competenza territoriale a stione interverrebbero le sezioBologna, dove, a differenza di ni unite della Cassazione.
Modena,c'è la Dda.Fulvio Bufi
Resta da chiedersi che succederà a partire da oggi per le
altre udienze già fissate davanti
al Riesame di Napoli, dove stamattina dovrebbe comparire
Nicola Verrini, il responsabile
commerciale per l'area Tirreno
della Cpl. Come si regolerà il
giudice che dovrà esaminarne
il ricorso? La sentenza di ieri
non comporta automaticamente che tutti gli atti vadano a
Bologna, ma l'eventualità che si
prospetti questo scenario non
si può escludere. E non si può
escludere nemmeno che, alla
luce della sentenza, i collegi difensivi adottino nuove strategie e sollevino da subito la questione della competenza territoriale.
Che l'inchiesta sulla Cpl fosse destinata a coinvolgere altre
procure era prevedibile. Perché, soprattutto se la disponibilità a collaborare espressa da
Simone e Verrini sarà confermata con i fatti, è più che probabile che verranno alla luce
presunti illeciti avvenuti ben
lontano da Napoli e dalla Campania, visto che la Concordia
opera su tutto il territorio nazionale.In quel caso sarebbe(o
sarebbe stata), la stessa procuradi Napoli a trasmettere gli atti agli uffici competenti. Ma
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CORRIERE DELLA SERA
Paese:
Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
Corriere della Sera (ITA)
(ITA)
Pagina: 6
6
Pagina:
Autore: Marco Domerco
Autore:
4i
Readership:
Readership: 2710000
Diffusione:
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15 Aprile 2015
Quell'idea relativa di legalità
Così la tolleranza su De Luca
ha clistrullo il Pd campano
di Marco Demarco
arebbe stato comodo,
per Renzi, continuare a
vedere il Pd campano da
una certa distanza di sicurezza, così come ha fatto fino
a quando ha potuto, fino a
quando non è andato a sbattere
contro il muro dell'inevitabilità. Magari gli fosse stato possibile guardare Napoli con la
stessa ottica scelta da Antonio
Pascale per la sua recente «con
troguida» alla città. E cioè dall'alto, dalle terrazze di Castel
Sant'Elmo, dove ripararono i
soccombenti rivoluzionari del
1799, o comunque da lontano
quanto basta per escludere alla
vista i particolari scomodi. E
invece, Renzi sabato sarà a
Pompei,a visitare gli scavi a cui
si sta dedicando il ministro
Franceschini, e poi nella vicina
Ercolano, dove a due passi dall'ingresso della città antica c'è
il circolo del
tu guarda!
Pd, un tempo sezione Pci dedicata al protoroltamatore Lenin.
L'inevitabile è qui. Ma quella
di Ercolano è solo una delle
tante «situazioni specifiche» a
cui allude il vicesegretario Lorenzo Guerini, quando invita a
tenere distinte le bassezze territoriali del Pd dalle sorti magnifiche e progresshe del ren
zismo nazionale. In realtà, la
Campania è per Renzi ciò che la
Puglia è per Berlusconi: una regione incasinata, con tutti contro tutti, e con un micronotabiliato scatenato, rancoroso, vendicativo, che in assenza di autorevolezza centrale agisce in
regime di autosufficienza poli-
S
tica. Allo stesso modo,il salentino e irriducibile Fitto è l'equivalente del salernitano De Luca.
In Campania, Renzi ha lasciato che De Luca,condannato
in primo grado, si candidasse
(vincendo) alle primarie regionali campane, pur essendo limitato dalla legge Severino e
votato alla sospensione in caso
di vittoria finale. Da qui tutto il
resto. Tutto il resto tranne ciò
che a De Luca non è in alcun
modo attiibuibile, e cioè il terremoto ischitano, l'arresto del
sindaco F'errandino, il partito
sconvolto per le accuse di cor
ruzione nell'inchiesta sulla meLanizzazione dell'isola e per gli
scambi ipotizzati tra appalti alle cooperative e favori personali e familiari. Ma a parte questo,
le altre «situazioni specifiche»
hanno tutte a. che fare, direttamente o indirettamente, col
deluchismo che Renzi ha avallato, cioè con quell'autosufficienza che si esplica attraverso
l'uso spregiudicato del potere e
un'idea relativistica della legalità. Ciò che ne è seguito, allora,
non è il caso che frana all'improvviso. Ma l'inevitabilità che
si fa muro. Muro contro cui
non si può non sbattere.
A Ercolano, 11 candidato sindaco voluto dal Nazareno, l'avvocato Ciro Buonajuto, amico
del ministro Boschi e appoggiato dall'europarlamentare Pina Picierno, ha provocato, per
reazione, la rivolta «autonomista» del circolo Pd con conseguente candidatura alternativa
di Antonio Liberti, commercia-
lista. Quest'ultimo è sostenuto
dal sindaco e dal vice sindaco
uscenti, entrambi tagllati fuori
da un'inchiesta giudiziaria. La
loro argomentazione chiave è
questa: ma come,noi già «condannati» pur non essendolo, e
De Luca, che di fatto lo è, in
campo per la Regione?
A Pomigliano, l'ex sindaco
Michele Caiazzo ha vinto le primarie comunali per soll tre voti. Subito è arrivata la censura
del segretario provinciale Venanzio Carpentieri, che invece
nulla ha detto contro i rivoltosi
di Ercolano. Prevedibile la replica dei locall: ma come, a Ercolano si rispettata l'autonomia del territorio e qui no?
A Giugliano, terza città della
Canipania, il vincitore delle
primarie, Antonio Poziello,
proprio ieri è stato rinviato a
giudizio (l'accusa è di associa
zione per delinquere e tentata
truffa su contributi pubblici) e
naturalmente anche lui fa pesare il fatto che una condanna
sulle spalle(come De Luca)ancora non ce l'ha.
E poi ci sono i casi dei sindaci
che (De Luca docet, ancora) le
leggi le girano e le rigirano come gli pare. lTna norma regionale vieta a quelli in carica di
candidarsi al consiglio regionale. E allora cosa fanno i primi
cittadini? Si procurano la decadenza, così possono candidarsi
senza far sciogliere i consigli
comunali passando ll testimo
ne alloro vice. Franco Alfieri,
sindaco diAgropoli,è decaduto
per essere entrato di proposito
in conflitto con l'amministra-
zione: ha contestato una multa
di 41 euro per divieto di sosta.
Lo stesso ha fatto Pino Capasso,
sindaco di San Sebastiano alVsuvio. Mentre Paolo Rossomando, sindaco di Giffoni, ha chiesto i danni al Comune per essere finito con la propria auto in
una buca. Probabilmente
sprovvisto di patente o di auto
personale, Tommaso Amabile,
sindaco di Fisciano, ha invece
affidato la tesoreria comunale
alla Banca di credito cooperativo, di cui è amministratore. Decaduto per vie analoghe anche
Nunzio Carpentieri, sindaco di
Sant'Egidio del Monte Albino.
Mentre Donigi Magliulo, sindaco di Vllla di Briano, si è corretto subito dopo aver letto la sua
storia sul Corriere del Mezzogiorno. E si è regolarmente dimesso. Almeno lui.
Il rapporto con Roma
Senza autorevolezza
centrale i micronotabili
agiscono in regime di
autosufficienza politica
21,4
pr cento
il voto ottenuto
dalla lista pd
alle Regionali
campane
del 2010
Icasi
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•Il Pd
campano è
alle prese
con diverse
situazioni
controverse
•A Ercolano
è guerra
di candidati
sindaco,a
Castellammare
si è dimesso
il sindaco,a
Pomigliano il
vincitore delle
primarie non è
riconosciuto
dal partito,
a Giugliano
il candidato
è finito sotto
processo
.,..,
III;
___
-
}
I,
'
La protesta
Sabato scorso
un gruppo di
iscritti del Pd
di Ercolano ha
occupato la
sede del partito
per protestare
contro la
gestione del
risultato delle
primarie.
Lirliziativa è
terminata due
giorni dopo, ma
sono rimasti
affissi sulla
facciata due
striscioni
(CcriLrcLucc)
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IL GIORNALE D'ITALIA
Paese:
Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
(ITA)
Il Giornale d'Italia (ITA)
Pagina: 2
2
Pagina:
Autore: n.d.
Autore:
14 Aprile 2015
ENNESIMO ANNUNCIO
L'Alleanza Coop: Fuori
chi non rispetta le regole
utto sembra facile e
scontato, a parole, ma
nei fatti 'il sistema' è
ancora quello che è. Le parole, comunque, sono queste:
Abbiamo il dovere di mettere
fuori dal sistema dell'Alleanza
le imprese cooperative che
non rispettino le regole alle
quali tutte le imprese, in particolare quelle cooperative,
devono essere sottoposte,
pronunciate da Rosario Altieri, presidente di Alleanza
delle Cooperative, l'associazione di rappresentanza che
riunisce le tre grandi centrali
cooperative italiane (Agci,
Confcooperative e Lega
Coop), nel corso di un colloquio con Labitalia dell'AdnKronos, a proposito dei recenti scandali di Ischia e di
Roma in cui sono coinvolte
cooperative come la Cpl Con-
T
cordia e la 29 Giugno.
"Abbiamo gli anticorpi sufficienti affinché questi episodi
vengano cacciati dall'ambito
delle nostre imprese. L'impresa cooperativa è stata, è
e rimane un'impresa nella
quale le buone prassi sono
quotidianamente esercitate.
L'Alleanza è impegnata (e lo
è da prima che si verificassero scandali come quello di
Roma e di Ischia) nella lotta
alla falsa cooperazione", aggiunge Altieri, prima di ricordare "la firma a novembre
2013 come Agci, Confcooperative e Lega Coop di un protocollo d'intesa sulla legalità
con il ministero degli Interni
proprio per la lotta a questa
cooperazione spuria e 'falsa'
che si annida prevalentemente al di fuori del mondo dell'Alleanza". •
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24 Ore (ITA)
(ITA)
Il Sole 24
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Paese: it
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media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 23
23
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Autore: Enrico Bronzo
Autore:
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15 Aprile 2015
Per la ripresa è l'ora della verifica
I settori export-oriented hanno reagito meglio di ailtri alla crisi
L'Osservatorio economico. Miglioramenti daL consuntivo 2° semestre 2014 e nette stime per il 2015
Enrico Bronzo
— Secondo le aziende campione dell'osservatorio economico
Ipack-Ima,nelsecondo semestre
2014laripresa economica,avviatasinellapriinaparte dell'amio,si
è stabilizzata ed è progredita lentamente com'era nelle aspettative delcomparto e dell'intera economianazionale.
l'osservatorio ha appena terminato l'indagine semestrale
presso i fornitori di tecnologia,
materialie servizilegati all'attività di processo(alimentare e non)
e di imballaggio di ogni business
community del mondo espositivo dellafieraIpack-Ima.
Nel corso del 2014 si legge
nelrapporto sono leggermente migliorate le aspettative economiche delle imprese e ciò ha
favorito una timida ripresa del
ciclo degli investimenti. Buone
sono pure le aspettative per i
primi sei mesi del 2015 durante i
quali è atteso un parziale rafforzamento della ripresa. In particolare sui mercati internazionali l'intero comparto dovrebb e beneficiare delrepentino deprezzamento dell'euro.
Tutte le variabili monitorate
export e occupazione confermano questatendenza.Infatti,il
numero di imprese in crescita
risulta superiore a quello delle
imprese in diminuzione,afronte della stahilit dichiar2t2 e attesa dallemetà della aziende del
campione. In particolare, con
riferimento al secondo semestre 2014, quasi un terzo delle
imprese ha dichiarato una cre-
-
-
scitadelfatturato e soloi116% ha
subito un calo,con oltre la metà
delle imprese che hanno registrato una stabilità dcl dato.
Tra i tre macro-settori consi-
clerati(produttori di macchinari,
materiali/imballaggi e servizi),i
servizi, seguiti dai macchinari,
sono quelliconunadinamicamigliore, stabilità completa per il
settore materiali.
Pressoché tutte le nove business community mostrano un
saldo positivo tra imprese in
crescita e imprese in calo; solo
Hygiene& beauty presenta una
completa stabilità in quanto le
aziende in aumento e quelle in
declino si pareggiano.
Pharma, Beverage e Meat
sono le business community
coni risultati migliori(rispettivamente 28%, 23% e 22%).
Performance ancora più positivasiriscontraperle esportazioni:afronte di quasiun terzo
delle imprese in aumento,solo il 10% ha subito un calo;
mentre per il 60% delle aziende l'export presenta lo stesso
trend,che era positivo,del semestre precedente.
Tutti e tre i macro-settori rilevano un trend positivo, con i
risultati migliori conseguiti dal
settore servizi.
A eccezione di Hygiene&beauty che presenta una stabilità
dell'export,in tutte le altre business community il numero delle imprese con aumento supera
nettamente quello delle imprese con diminuzione, tra questi
spicca in particolare Beverage
(35%), Gbf, grain based food
(26%)e Dairy(24%). Degno di
nota è pure l'elevata stabilità
delle esportazioni (superiore
all'8o%) dichiarata da Meat e
Confectionary.
I livelli occupazionalirimangono inalterati per 1'86oì delle
aziende; inoltre, della restante
percentuale, il 12% ha incrementato il nuiiero degli addet-
ti, mentre solo il 2% ha ridotto
l'occupazione.
La stabilità supera il 90% nel
settore dei materiali, l'8o% in
quello dei macchinari, mentre è
parisolo a1570/e periservizi;tllttie
tre i macro-settori presentano
comunque un saldo positivo tra
imprese che hanno aumentano
l'occupazione e imprese che
l'hanno ridotta.
Tutte le business community
mostrano una stabilità occupazionale compresa tra l'8o° e il
o;uniche eccezioni il Pharma che non supera il 71% e, all'opposto,il Chemicals che raggiunge ilioo per cento.
Anche per il primo semestre
2015 le attese sono positive,con
unsaldosignificativotraottimisti e pessimisti,e con la maggioranza delle imprese che prevede comunque una stabilità dci
datipertutte etre levariabilioggetto d'indagine (fatturato,
export e occupa7ione).
Per ilfatturato gli ottimistisono quasi un ter7o delle imprese,
mentre i pessimisti sono meno
di un decimo; la maggioranza
del campione (63%) prevede
una stabilità.
Stesso trend è atteso per tutti
e tre i macro-settori; tra questi
spicca il 500/e degli ottimisti nel
settore dei servizi.
In tutte le nove business community, la maggioranza delle
imprese si attende una stabilità,
che per Chemicals e Confectionaryraggiunge il73percento.Le
business community che mostrano il migliore saldo tra ottimisti e pessimisti sono Pharrna
(32%),Fruit& vegetable(27%)e
Beverage(26%).
Trend positivo è atteso per le
esportazioni: superiore al 30%
sono gliottimistie meno del10%i
pessimisti,la maggioranza(quasi il 60%)prevede una stabilità.
Tutti e tre i macro-settori hanno
aspettativepositive che sono migliori nel caso deiservizi.Con riferimento alle husiness community,le previsioni più rosee
si riscontrano in Hygiene & Beauty(38% è il saldo tra numero
di imprese ottimiste e imprese
pessimiste),segue,a distanza,il
Beverage(29%).
IL TARGET
L'indagine è stata svolta
presso i fornitori
di tecnologia, materiALi
e servizi Legati all'attività
di processo e di imballaggio
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Meat-tech. Gli
obiettivi sono
garantire la
migliore offerta
tecnologica e
offrire punti di vista
nuovi e di sviluppo
alla industria
delle carni
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Dairytech.
Si rivolge al mondo
della
trasformazione,
alle aziende
agricole, ai
caseifici, agli
agriturismi e alle
cooperative
-
-
-
Frult innovation.
Può contare su
promotori come
Fruitlmprese,
Fedagromercati,
Confagricoltura,
Coldi retti, Unaproa
e Fedagri confcoop
Lombardia
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24 Ore (ITA)
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Il Sole 24
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media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 1-2
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Autore: Marco Moussanet
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15 Aprile 2015
Ocse:il cuneo fiscale
torna a salire in Italia
Scontro sul «teso retto>) da 1,6 miliardi
— Nel2014il cuneofiscale ètornatoacrescerein Italia.Secondo
1'Ocse il prelievo complessivo
sulla retribuzione lorda è stato
de148,2%(+0,3% rispetto a12013).
Intanto si allarga la polemica sul
«tesoretto» da i.6 miliardi.
Il cuneotassazione
fiscale
torna
salire
a
sui singie al
Ocse:in Italia nel2014
Marco Moussanet
PARIGI Dal nostro corrispondente
Dopounannodi(lieve)calo,riprende a salire in Italia il cuneo ilscale,cioè il prelievo complessivo
sullaretribuzionelorda.Mavadetto che il nostro Paese è in buona
compagnia, visto che nel 2014 la
pressione è cresciuta in 23 dei 34
Paesi aderenti all'Ocse (in nove è
diminuita e in due è rimasta stabile). Così com'è aumentata (dello
0,1°/o) la media Ocse della figura di
riferimento: quella del single con
un livello salariale pari alla media
della propria nazione.
E quanto emerge dal consueto
rapporto annuale(Taxing wages)
stilato dai tecnici dell'organizzazione parigina.
L'anno scorso,in Italia, il cuneo
fiscale del singlc a retribuzione
media è stato del 48,2°/b,superiore
di 0,3 punti a quello del 2013, che
aveva invece registrato una flessione dello 0,2% rispetto all'anno
precedente. Si tratta di un livello
che colloca l'Italia in sesta posizione, dopo Belgio (55,6%), Austria
(49,4%), Germania (49,3%), Ungheria(49°/a)e Francia(484%).La
media Ocse è del36percento.L'incrementoinItaliaè dell'1% rispetto
al2010(0,9% per la media Ocse)e
dell'I,I% rispeLto al 2000(-0,7% la
media Ocse).Aproposito dimedia
Ocse, va ricordato giusto per
scrupolo statistico-chel'aumento
dello o,1%èilquartorialzo degliul-
tinii anni(0,5% nel 2011, o,i nel
2o12e0,2%ne12013),dopoilcaloregistrato nelperiodo 2007-2010(dal
36,1% al 35,1%).
Per quanto riguarda la situazionediunacoppia conunsolo stipendio (pari alla media nazionale) e
due figli,l'incremento initaliaèancorapiìi forte:O,5% a139 per cento.
Un dato che colloca l'italia in quarta posizione dopo Grecia(434%),
Belgio (4o,6%)e Francia(40,5%).
La media Ocse è del26,9per cento.
Un anno fa,cioè sulla base della rilevazione 2013, l'Italia era quinta,
superata dall'Austria. Anche per
quanto riguarda questa tipologia,
l'italia registra un'inversione di
tendenza, visto che nel 2013 c'era
stato un calo dello 0,3 percento.Rispetto al 2010 l'aumento è dell'1,2
per cento.
Se prendiamo invece in considerazione una coppia con due figli
e due stipendi (11 primo pari alla
mediae ilsecondo parlai67%della
media,cioè una delle tipologie di
riferimento utilizzate dall'Ocse
per il suo lavoro comparativo),
l'Italiafasegnare unaflessione dello O,7°/o al
cento.Ma si colloca comunquein terza posizione,
precedutasolo da Belgio(48,4%)e
Francia(43,7%).LamediaOcseèin
questocasodel3l,3vo,mentreladifferenza in Italiatra il 2010e il2o14 è
del+ o,i per cento.Non c'è stata alcuna hiversione di tendenza nei
48,2%,famiglie monoreddito al 39%
due ultimi anni, poiché già il 2013
registrava un arretramento (sia
pure solo dello 0,1%).
Per quanto riguarda infme la tipologiadellacoppiasenzafiglicon
due stipendi(uno pari alla media
nazionale e l'altro pari al 33% di
quella media),c'è sempre una flessione dello 0,7% (al 44,1%) ma in
questo caso l'andamento è positivo,visto che nel 2013 c'era stato un
lieveaumentodelloo,2%.Lamedia
Ocse è del 32,9% e l'aumento per
l'Italia tra il2olo e 112014 è dello 0,2
per cento.L'Italia sitrova anche in
questocasoinscstaposizionc,prccedutadaFrancia(444%),Germania(45,lt'o),Austria(45,4°/ri,Belgio
(48,1°/ri e Ungheria(49%).
«Il rapporto ha commentato il
presidente della CommissioneLavoro del Senato Maurizio Sacconi
evidenzia come latassazionepenalizziilavorosubordinato,anche
perresponsabffitàdeileaddizionali locali. Una tassazione intelligente riconosce almeno lacomponentevirtuosa delsalarioperché collegata alla produttività o all'efficienza.Per questa ragione la prossinla
legge distabilità deve incrementare le risorse dedicate alla detassazionedelsalario diproduttività».
-
-
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Cuneo fiscale,il confronto internazionale
Il cuneo fiscale in alcuni Paesi Ocse. Valori in % sul costo del lavoro. Dati 2014
Imposte sul reddito
Contributi a carico del lavoratore
Contributi a carico del datore di lavoro
C
y
J:
Belgio
55,6
•
•
Austria
49,4
I
49,3
Germania L[I
' Ungheria
Francia
Italia
•
•
:
tPJ
49,0
IftU!.
48,4
48,2
Ji'
42,5
Svezia
41,2
Portogallo L
Spagna
:•
40,7
40,4
Grecia
Danimarca
::
Olanda
I
37,7
Norvegia
tI
37,0
36,0
Ocse
Regno
Unito
311
Nota: IL cuneo è calcolato sulla retribuzione di un Lavoratore single senza figli
Fonte: Ocse
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media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 19
19
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Autore: Gianluca Di Donfrancesco
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15 Aprile 2015
L'India chiamal'industria europea
Diplomazia e affari. Il capo deL governo di New DeLhi ha terminato La prima visita ufficiaLe in Francia e Germania
Dai caccia Rafale al nucleare civile: rilanciata la cooperazione con Parigi
Gianiuca Di Donfrancesco
Continijadaøagin1
Ha incontrato gli imprenditori tedeschi ad Hannover,
accanto ad Angela Merkel. La
sua prima visita ufficiale in Europa si è chiusa ieri a Berlino,
da dovcèpartito per il Canada,
ultima tappa delviaggio in Occidcntc, il sccondo in quasi un
annodi mandato,dopo la visita
negli Stati Uniti,
Se la Francia è stata scelta come Paese d'apertura del minitour europeo per gli storici rapporti di cooperazionc soprat
tuttonelnuclearecivile.laGermania è il primo partner
commerciale per l'India in Europì. L'interscmhio, secondo
le stime dell'Istituto tedesco di
statistiche, valeva 15,9 miliardi
di euro nel 2014. Per la Germania, New Dclhi è il 25° partner
commerciale, dietro Paesi come Romania e Slovacchia. L'interscambio tra Francia e India,
nel 2014, S è invece ferm2to
quota 7,8 miliardi cli euro.
l'resa nel complcsso,l'Unione europea è però ilprimo partncr commerciale c il primo in
vestitore per l'india, come ha
ricordato lo stesso Modiallavigilia del viaggio. Nel 2013, l'interscamhio ha raggiunto quota
72,7miliardidieuro.Eranomeno di 29 nel 2003 e i margini di
sviluppo sono ancora tutti da
esplorare,soprattutto difronte
al ritrovato slancio dell'economia del Subcontinente. L'India
è ormaiil Paese emergente che
cresce pii in fretta, come h
confermato ieri anche l'Fmi,
che ha alzato di un punto le stime sulPilper i prossimi due anni portandole al 7,5°o (la Cina
invece si fermerà sotto i17°0).
Agli imprenditori presenti
domenica all'inaugurazione
della fiera dell'industria di Hannover,chequest'annohascelto
proprio 1'Tndi come Paese
partner,Modihaasicuratoche
New Delhi sta costruendo un
ambiente favorevole agli investimcnti,con un regime fiscale
finalmente «prevedibile, stabile e conipetitivo». Elia ribadiLo
l'impegno a fare delproprio Paese unhuh perl'industria globale, secondo la filosofia dcl programmaMakc inlndia.Ad Hannover,Modiè arrivato conoltre
350 azicndc indianc al seguito.
Nel 2013, la Corporate India ha
investitoinGermania6imilioni
di euro, contro gli 894 milioni
investiti nel Sibcontinente dalle aziende tedesche (dati Bundcsbank).
Lo stesso programma, Modi,
l'aveva appena presentato in
Francia, dove, venerdì, ha annunciato l'acquisto di36 caccia
Rafale dalla francese Dassault,
per un valore di circa 5 miliardi
di curo. L'accordo mette in un
angolo la mega commessa ottenuta nel 2012 dalla stessa Das
sault per la fornitura di 126 caccia, io8 da fabbricare in India,
Proprio sulla realizzazione degli aerei nel Suhcontinentc si è
incagliata la commessa: per
Dassault,tra le altre cose,delocalizzare la produzione avrebbc fatto lievitarc 11 prezzo a 20
miliardi di dollari,dai 12 pattuiti
originariamente. Adesso New
Delhi,attraversoilministro dela Difesa, M2nohr Prrikr,f
sapereched'orainavantitratterà ogni acquisto di Rafale direttamente con il governo di Parigi.Scnza che nessuno lo affermi
ufficialmente,la commessa sui
126 Rafale,una tra le più grandi
al mondo, sembra quindi a un
punto morto. Per la Fr2ncia si
tratta comunque del secondo tornato con impegnid'investicontratto di esportazione dei mento per 35 e 20 miliardi di
suoicaccia,dopoquello stipula- dollari in anni.
toili6febbraio conl'Egitto.
T
LJ LIP4U
L
Dalla visita al quartier generale di Airbus, a Tolosa, Modi Il Fondo monetario conferma:
tornainvece coniapromessadi l'economia indiana cresce
nuovi investimenti. Dal 2005, più velocemente
l'India ha acquistato circa 800
degli altri Paesi emerenfl
aerei dal colosso europeo, che
compresa
a Li na
rappresentano il53°0 dellaflotta
nazionale e il 7000 delle nuove
commesse. Nel Subcontinente,
Airbus ha già due centri unge
gneristici, uno per l'aviazione
civile,unoperladifesa,euncentro di ricerca, per un totale di
400 addetti. Nel 2014, queste
strutture hanno generato commesse in India per 400 milioni
di dollari.Cifra che saliri a 2 miliardi nei prossimi cinque anni,
come ha annunciato la compagnia. «L'India ha dichiarato
l'ainmimustratore delegato di
Airbus Tom Enders gioca già
un ruolo importante nelle nostre attività internazionali e vogliamo aumentare il suo contributo ainostriprodotti».
In tutto, la delegazione indiana ha siglato 20 intese in
Francia. Tra queste spiccano
due accordi con Areva per velocizzarelacostruzionediuna
centrale nucleare nel Maharashtra. Il negoziato va avanti
ormai da 5 anni cd è impanta
nato sul prezzo finale. Nel settore delle ferrovie, poi. sono
statimossiiprimipassiperuna
cooper7ionc nello sviluppo
di treni veloci compatibili con
lo stato delle linee indiane.Parigi ha anchc promesso due
miliardi dicuro perlo sviluppo
so stenibile.
Dai recenti viaggi in Giappone e Cina, che restano al
centrodel]2politc2estereconomica indiana,Modi era pero
-
-
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A
A-
'i,
i'
Partner. Il cancelliere tedesco Angela Merkel accoglie a Berlino il primo
ministro indiano Narendra Modi
L'interscambio Ue-India
In miliardi di euro
lmport
Export
2010
2011
33,5 34,9
39,9 40,6
2012
37,4
38,5
2013
36,8 35,9
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ItaliaOggi
JOTUMAM KCO.
CIL!ID(CO K rO4Zfl
(ITA)
Italia Oggi (ITA)
Paese:
Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 2
2
Pagina:
Autore: Carlo Valentini
Autore:
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Diffusione: 40266
15 Aprile 2015
E ora di separare le coop
da ciò che non lo è più
DI CARLO VALENTINI
e coup hanno
incominciato
la politica
dello struzzo nel 2004,quando l'Unipol guidata da Giovanni
Consorte tentò la scalata alla Banca
nazionale del lavoro. E si appoggiò
per l'operazione ai cosiddetti amici
del quartierino (Fiorani, Fazio). Ne
seguirono polemiche politiche ma
Legacoop, di cui Unipol faceva (e
fa) parte, non tirò fuori la testa dalla sabbia per affrontare il nodo del
problema: scopi,fmalità e comportamenti delle coop nella società di oggi.
Da allora il movimento cooperativo è
incorso in una serie di incidenti,l'ultimo la vicenda che
coinvolge il Cpl (appalti a Ischia) senza
mai interrogarsi sulla
metamorfosi di piccole
coop diventate giganti
ma per la loro natura
rimaste prive di anticorpi.
Le cooperative nacquero alla fine
dell'SOO come forma di autotutela,
persone che si mettevano insieme
per riuscire a lavorare e a guadagnare un salario. Per questa natura
mutualistica esse vennero facilitate
dal legislatore, anche dal punto di
vista fiscale. Tutto andò bene fino a
qualche decennio fa, quando piccolo
era bello. Poi però da un lato le coop
di produzione hanno dovuto fare i
conti coi mutamenti del mercato
dall'altro l'ebbrezza della finanza
facile penetrò anche
nel quartier generale
di Legacoop.Un mix
che ha finito per snaturare l'essenza
della cooperazione. Difficile vedere
l'affiato mutualistico nell'Unipol,
nelle grandi imprese di costruzione, nelle catene di ipermercati che
L
si contrappongono a Esselunga, nei
grandi produttori di salumi, vino e
formaggi.
Si è venuta così a creare una dicotomia tra i colossi coop e le cooperative a misura di socio, quelle dove
ancora i dipendenti sono i «proprietari» dell'azienda e difendono nicchie
di mercato (dalla lavorazione delle
porte agli accessori
meccanici). Ma in
questa situazione le
piccole coop sono state via via emarginate
all'interno del mondo
cooperativo, dove per
contare bisogna avere dimensione e
fatturato, da raggiungere (insegna
la Cpl)in qualunque modo.
Il movimento cooperativo ha dinanzi a sé l'opportunità (o meglio:
la necessità) di una rifondazione,
separando ciò che ancora è coop da
ciò che non lo è più, indicando norme etiche stringenti, cacciando chi
sbaglia.In questo modo scoprirebbe
che nella crisi che stiamo attraversando c'è domanda di cooperazione,
ma di quella vera, quasi un ritorno
alle origini.
Stop alla politica
dello struzzo
iniziata nel 2004
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ItaliaOggi
JOTUMAM KCO
CIL!ID(CO K rO4Zfl
(ITA)
Italia Oggi (ITA)
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Paese: it
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media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 40
40
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Autore: n.d
Autore:
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Diffusione: 40266
15 Aprile 2015
POPOLARI SPA
Sindacati
vogliono
esserci
Dipendenti e sindacati
delle grandi banche popolari
studiano nuove forme di coinvolgimento nelle future società
per azioni. Secondo milanofinanza.it, il primo soggetto a
muoversi sarebbe la Uilca e la
prima banca teatro delle manovre la Popolare di Milano.
Il 22 aprile, il direttivo Bpm
della Uilca dovrebbe infatti
presentare un think tank allargato alle altre grandi banche cooperative e dedicato al
progetto.
L'idea sarebbe quella di dar
vita a un contenitore(cooperativa o fondazione), che sia socialmente utile ai dipendenti
e che partecipi in forme da
definire alla governance della
futura spa.Se il progetto prendesse forma,il nuovo soggetto
potrebbe contribuire alla costituzione di quello zoccolo duro
di azionisti su cui si fonderà
la governance delle future spa.
Il tema era emerso sabato
all'assemblea della Bpm,dove
l'associazione di dipendenti il
Patto ha presentato una serie
di proposte, tra cui lo scorporo da parte della società cooperativa, di tutte le attività
bancarie «mantenendo alla
cooperativa originante una
partecipazione minoritaria
nella nuova spa».
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la Repubblica
La Repubblica (ITA)
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Paese: it
Tipo media:
media: Quotidiano Nazionale
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1, 23
23
Pagina:
Autore: Alessia Gallione
Autore:
!ibh1ic
Readership:
Readership: 2836000
Diffusione:
Diffusione: 316583
15 Aprile 2015
Il conto dell'Expo
progetti tagliati
e spese gonfiate
di 180 milioni
L'INCHIESTA
ALESSL4 GALLIONE
A STORIA tormentata di
Padiglione Italia è lì, in
quel palazzo di cinque
pianicheprovaascrollarsidi
dossoleimpalcaturedeicantieriperl'aperturadelPrimo
maggio.Una stradain salita
anche nel prezzo per costruirlo:92 milioni,quasi30
in più rispetto ai63iniziali.
L
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3
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Progetti tagliati
eopere più care
di 180 milioni
Expo presenta il conto
L'allarme
Dal Padiglione Italia,lievitato da63 milioni a92,
alla "Piastra", passata da 165 a224.Lestmtture
sono iidimensionate,ma le aziende chiedono più soldi
ALESSIAGALLIONE
MILANO. La storia tormentata di
Padiglione Italia è li, in quel palazzo di cinque piani che.conle altre strutture che lo accompagnano, sta provando a scrollarsi di
dosso le impalcature dei cantieri
per l'apertura del Primo maggio.
Unastradainsalitascolpitaanche
nel prezzo che verrà pagato per
costruirlo:92 milioni, quasi 30 in
più (coperti da sponsor, assicura
il commissario Giuseppe Sala) rispetto ai 63 iniziali. Ma non ci sono soltanto i costi impazziti dello
spazio simbolo dell'Italia a Expo.
E statatuttal'Esposizioneadover
superaregliostacoli.arecuperare
i ritardi di un avvio affannoso, i
contraccolpi delle risse della politica e delle inchieste.Allafine,sono arrivate le varianti, il carico
delle riverse come si chiamano
tecnicamente le contestazione
delle aziende che pretendono solcli extra gli operai e i mezzi necessariper accelerareilavori.Edè
adesso che viene presentato il
conto. Un conto ancora aperto e
non definito perché sono ancora
aperte le quattro grosse partite
checorrispondono agliappalti più
complessi che dovranno passare
alvaglio delpresidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone e dell'Avvocatura dello Stato.Giàora,però.considerandoancheilavoriaggiuntivi,si potrebbe
arrivare a quasi 180 milioniin più
rispetto alle basi d'asta iniziali. E
-
-
l'escalation potrebbe continuare
con l'incognita maggiore:quanto
costerà la cosiddetta piastra,l'ossatura di tutto il sito.
È il fronte più delicato: gli importi dei lavori che crescono annullano gli sconti di gara e vanno
tenuti sotto controllo. Perché,ha
ribadito anche Cantone,le richieste di pagamenti presentate da
chi ha vinto gli appalti «sono molto.molto più alte»rispetto alprincipio. Sala continua a ripeterlo:
«Expo in ogni caso costerà meno
delbudgetiniziale».Sirimarràcomunque sotto il miliardo 200 milionidifondi pubblici(giàtagliato
di 300 milioni), ma il pareggio
sarà possibile perché alcuni progetti come le Vie d'acqua erano
già state ridotte, i disegni di diversi spazi semplificati, si era risparmiato su altri (18 milioni in
meno)come il padiglione Arte e
cibo, ad esempio, realizzato alla
Triennalee non costruito ex novo
sulsito.
Ma partiamo dai primi lavori
aggiudicati nel 2011 e terminati
solo in questi giorni dopo 28 prorogheper «forzamaggiore»e 302
per varianti riconosciute. Si chiamano "rimozione delle interferenze" e sono le opere per preparare l'area all'arrivo dei padiglioni.A vincere la commessa è stato
il colosso delle cooperative Cmc
con un ribasso record:42,8%,da
92.7 milioni a 58.5. Nel tempo.
però, l'impresa ha ottenuto due
diverse "aggiunte" salendo a 96
milioni, Adesso il terzo tempo: ci
sarebbe un ulteriore accordo per
chiudere la partita legale (l'impresa aveva chiesto 140 milioni)
e concedere all'incirca altri40 milioni.Saranno Avvocatura e Anac
aesprimersi,mailrischiosarebbe
quello: più che raddoppiare il
prezzo, salendo a 136 milioni totali, 77,5 in più.
Moltiappalti,anche minori,sono gravati da varianti per lavori
aggiuntivi o cambi di marcia:dalleduepasserelledi collegamento
alla riqualificazione della Darsena. Ma i problemi sono altri. A cominciare dalla piastra:èl'appalto
fondamentale (ilavori sono in diritturad'arrivo)che unisceanche
tutti i guai di Expo,dall'attenzione della magistratura all'esigenzadifare in fretta.Selo è aggiudicato,tra le polemiche per ilribasso(quasi 100 milioni in meno)la
Mantovani.una delle aziende del
Mose.Si è partiti da 165 milionie
in un primo momento si è arrivati
a200:34.5milionicheinrealtàsono «lavori complementari». Non
sono veri e propri extracosti, ma
-Expo per esigenze di tempo li ha
affidati direttamente a Mantovani senza fare un'altra gara e per
l'impresa l'importo è comunque
salito.E salirà ancora.11 cda di Expohaappenaspeditoall'Anacuna
proposta di variante: altri 25 mi-
lioni.I costruttori però neltempo
avrebbero presentato riserve per
l'astronomico importo di 200 milioni. Non verranno mai riconosciute interamente,ma una transazione andrà chiusa. Sala ha
sempre assicurato che non si supereranno i 20 milioni extra. Per
altri, l'importo potrebbe essere
rnaggiore.Aquanto cisifermerà?
E questo il dubbio: 245? 260? Bisognerà chiarirlo. ma la base originaria di 272 milioni è sempre
piùvicina.
Anche la pratica di Palazzo Italiadovràpassarel'esame.Lamaggior parte dei 30 milioni in più è
rappresentata dai fondi per Italiana costruzioni,impresa "sotto
sorveglianza speciale":24milioni
di cui 16 per cambidiprogetto e8
porlo sforzodioperaiemezzi.Tutta da sciogliere,invece,la matassa
- ancora più ingarbugliata delle
Vie d'acqua Sud. L'azienda (la
Maltauro)è stata commissariata
e, ragionano in Expo, da un lato
sarà più semplice chiudere. Que- st'opera verrà realizzata in minimaparte.Dovevacostare42.5 milioni, ma i lavori effettivi potrebbero aggirarsiattorno ai lOmiioni.Anche qui,però.cisono 35 milioni di richieste aggiuntive dell'impresa: non verranno mai
concessi,giuranotuttiitecnici.Bisognerà trovare un equilibrio,
magari pagando a Maltauro solo
l'operarealmentefatta econil"risparmio" riconoscere qualcosa
per la rinuncia al resto dell'appalto.Un altro capitolo da chiudere.
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PADIGLIONE ITALIA
È composto dal Palazzoe dalle strutture
del cardo:i costi per costruzione e
allestimento sono saliti da 63 a 92 milioni
L'ALBERO DELLA VITA
Continuano a ritmo
frenetico i lavori all'Expo in
vista dell'apertura.A destra,
l'albero della vita
'-I
LE INTERFERENZE
È l'appalto per ripulire l'area:è stato
aggiudicato per 58,8 milioni.Tra varianti e
lavori extra potrebbe arrivare a 136 milioni
--r
-_--
.
LA PIASTRA
Doveva costare 165 milioni:con i lavori
extra è arrivato a 224.Potrebbe aumentare
ancora.La base d'asta era 272 milioni
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L'ArEna
L'Arena (ITA)
(ITA)
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Paese: it
Tipo media:
media: Stampa locale
Pagina: 38
Pagina:
Autore: Fabio Tomelleri
Autore:
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15 Aprile 2015
La Camera diconimercio
non
chiuderà
la
sede
staccata
Gli uffici a servizio di 25 Comuni
ospitatiin via Matteoffi saranno
riorganizzati con orario ridotto
da cinque a tre giornila settimana
LEGNAGO.Trovato l'accordo tra Comune ed ente camerale che garantirà il funzionamento degli sportelli attivi dall997
FabioTome.....cio ha accettato la proposta
del municipio di mantenere
Il Comune di Legnago vince la gli sportelli in uno dei due spabattaglia sul mantenimento zi oggi occupati, che sarà condellasede staccatadellaCame- cesso atitolo gratuito da parte
ra di commercio. Nonostante del Comune.Pietro Scola,conil continuo aumento delle pra- servatore della Camera dicomtiche sbrigate online ed i tagli mercio,ha infatti scritto ai diriimposti dallo Stato alle entra- genti municipali: «In merito
te degli enticamerali,lacapita- alla stipula di una nuova conle della Bassa non dovrà infat- venzione per il cornodato
ti rinunciare, come era stato d'uso gratuito della sede,conventilato nei mesi scorsi, agli feriniamoche il nostro ente nesportelli che servono le impre- cessita di un solo locale,senza
se dei 25 Comunidelcompren- l'adiacente sala convegni».
sono,attivi dal 1997al Palazzo «Purtroppo», evidenzia il sindi vetro. Il sindaco Clara Sca- dacoClaraScapin,«nell'ottica
pin ed il presidente della Ca- di una razionalizzazione delle
meradi Commercio Giuseppe speseanchelaCameradicomRiello,che pur essendo nato a mercio sarà costretta ad effetVeneziahavissutofin dagiova- tuaredeitagli.È stata ipotizzanissimo nella città del Salieri, ta la riduzione dell'apertura
hanno trovato la quadra per degli sportelli da cinque a tre
mantenere aperti, sia pur con giorni alla settimana».
orario ridotto rispetto agli at- Poi aggiunge: «Al presidente
tuali cinque giorni alla setti- Riello ho chiesto di tener conmana, gli ufilci ospitati in via to della vocazione della città
Matteotti.
ari offrire funzioni afavore delLa riorganizzazione prende- le imprese locali e dei Comuni
rà il via la prossima estate,do- limitrofidicui è il punto di rifepoche saranno definiti giorni rimento.In questo modo si ote fasce orarie di accesso per il terranno risparmisenza penapubblico. Nel frattempo, l'en- lizzare cittadini ed imprendite camerale, attraverso i suoi tori». Dal canto suo, Riello
funzionari, ha comunicato a conferma l'intenzione di manPalazzo de' Stefani la disdetta tenere la sede staccata, pur
del contratto di affitto dei due non trascurando il piano di ralocali attualmente in uso nel zionalizzazione: «La Camera
Centro direzionale di via Mat- di Commercio continuerà agateotti, a partire dal prossimo rantire le proprie prestazioni
31 agosto. Allo stesso tempo, alle imprese di Legnago e deltuttavia,la Camera dicommer- la pianura veronese.Abbiamo
dato disdetta per l'affitto dei
locali nella sede di viaMatteotti ma stiamo già collaborando
con il Comune per trovare una
soluzione adeguata a mantenere il servizio,con costi più in
linea con la disponibilità finanziaria del nostro ente».
Sulla «spending review»,
Riello aggiunge: «Quest'anno
la Camera di Commercio deve
fare iconti con un taglio del35
per cento del diritto annuo,0vvero il tributoversato dalle imprese iscritte al Registro, una
delle entrate prevalenti per le
nostre casse. L'anno prossimo
il taglio sarà del 40 per cento
per arrivare a regime nel 2017
con il suo dimezzamento».
Quindi il presidente annota:
«Se gli incassi si riducono sensibilmente,non abbiamo altra
strada che contenere al massimo i costi.Per questo percorreremo due strade. Da un lato,
ridurremo i costi di gestione
delle sedi staccate garantendo,in ogni caso,l'apertura degli uffici. Dall'altro, sfrutteremolariorganizzazionedeiservizi, mediante l'elevata informatizzazione del sistema».
«Oggi», prosegue Riello, «il
Registro imprese è completamente digitalizzato e buona
parte delle pratiche si possono evadere direttamente dal
computer in ufficio. In alcuni
casi, addirittura,la Camera di
Commercio effettua consegne
"a domicihio", come per la
ma digitale perle società di capitali e le cooperative».Infine,
promette: «Ad un territorio
importante come quello del
Basso veronese, non faremo
mancare il sostegno della Camera di Commercio»..
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La sede tegnaghese detta Camera di commercio DENNEFCTO
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MF (ITA)
(ITA)
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Paese: it
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media: Quotidiano Nazionale
Pagina: 16
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Autore: ROBERTO RUOZI
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15 Aprile 2015
Le banche che sifondono sono più efficienti?
A volte. Spesso invece sono solo più complicate
n un mondo sempre più globalizzato le norme sulle attività economiche e finanziarie dovrebbero in qualche modo uniformarsi e
procedere in modo simile nei vari
Paesi. Mentre in Italia la riregolamentazione dell'attività bancaria
prosegue a ritmo vertiginoso (coinvolgendo almeno le banche popolari, le banche di credito cooperativo
e le fondazioni di origine bancaria,
con conseguenze di rilievo anche
sugli altri operatori del settore) a
livello internazionale sembra invece che ci si stia avviando verso
un periodo di calma. Il segretario
generale del Comitato di Basilea ha
infatti recentemente dichiarato che
il progetto di vigilanza internazionale è quasi completato e che d'ora
in poi occorrerà solo provvedere a
interventi di non grande rilievo soprattutto per dissipare alcuni dubbi
che sono stati sollevati dalle norme
attualmente in vigore. Da noi sembra inoltre essere tornato di grande
attualità il problema delle concentrazioni bancarie, mentre in molti
altri Paesi si assiste a una riduzione
delle dimensioni delle banche e addirittura al loro frazionamento o a
una specie di semplificazione che
può comportare importanti dismissioni da parte delle banche stesse.
Queste differenze necessitano di
qualche commento. Innanzitutto è
necessario spiegare perché si vuole
che il sistema bancario italiano sia
più concentrato. I motivi sono essenzialmente due: 1) il fatto che il
grado di concentrazione del nostro
sistema è ancora inferiore a quello
di altri importanti Paesi; 2) la relativa debolezza economica e pa-
I
liane apparterebbero a un mondo
a parte, che ha problemi del tutto
particolari. Mi sembra invece che
trimoniale di alcune nostre banche alcuni punti comuni ci siano e su
anche di non piccole dimensioni. di essi occorrerebbe riflettere. Per
La concentrazione servirebbe quin- esempio, il fatto che l'aumento
di, da un lato, a ottenere i classici delle dimensioni e il quasi fatale
benefici (seppure soprattutto teori- conseguente aumento della comci) della concentrazione, come le plessità delle banche dovuto alle
economie di scala e di scopo, e, fusioni renda il loro governo più
dall'altro lato, per salvare le banche difficile è ormai generalmente vedeboli mettendole sotto l'ombrel- rificato pressoché ovunque. L'aulo di quelle forti. C'è da chiedersi mento della complessità, connesso
se questi obiettivi sono facilmente all'evoluzione delle nostre banche
raggiungibili. Personalmente non verso il modello universale, si sta
lo credo. Il mito delle economie di da parte sua dimostrando difficilscala e di scopo,infatti, si traduce in mente gestibile e non economico,
benefici concreti solo se le fusioni tanto è vero che quasi dappertutto
vengono seguite da provvedimenti le banche più complesse si stanno
drastici, come la massiccia ridu- semplificando rapidamente e drastizione del personale e la chiusura di camente. Quest'ultima constatazioun consistente numero di sportelli, ne, che mette in dubbio la validità
provvedimenti che per motivi fin del modello di banca universale,
troppo noti da noi non sono mai potrebbe suscitare perplessità spestati possibili. Anche il mito delle cie perché 1'avvento ditale modello
banche forti che salvano quelle de- anche in Italia, dopo il recepimento
boli non regge, specie perché esso della direttiva europea che l'ha reso
funziona solo quando vi sono con- possibile dopo decenni di messa al
temporaneamente banche davvero bando, era stato salutato con granforti (caso raro in Italia) e una no- de soddisfazione. Il problema è che
tevole differenza dimensionale fra nella vita delle imprese, e quindi
le banche incorporanti e quelle da anche in quella delle banche, tutto
incorporare, le quali ultime oggi in è relativo e le caratteristiche strutItalia non sono di modeste dimen- turali e funzionali delle banche
sioni. Alla luce di queste conside- stesse non hanno un valore assorazioni il problema della concentra- luto, bensì dipendono in gran parte
zione (che sembra stia invece per dal contesto nel quale sono situate.
essere affrontato con grande fretta L'attuale contesto non è più favoe con parecchia improvvisazione) revole al modello universale, che
andrebbe più ponderato.
forse tuttavia prima o poi tornerà
Qualcuno dirà che il riferimento in auge. Per il momento, tuttavia,
alle esperienze straniere non può le cose sono quelle che sono e di
essere utile perché la situazione esse non rimane che prendere atto.
italiana è diversa. Le banche ita- (riproduzione riservata)
DI ROBERTO
Ruozi
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rassegna stampa 15 aprile