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ALLA RICERCA
DELLE PAROLE PERDUTE
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Roberto Lombardi e con il coordinamento
dei propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole
e delle classi appresso indicate:
Scuola Italiana “Cristoforo Colombo” di Buenos Aires (Argentina) - classe IID
Scuola Sec. di Primo Grado “Cena” di Cuorgnè (TO) - classe IE
Scuola Sec. di Primo Grado “Fresa - Pascoli” di Nocera Sup. (SA) - classi IH/IIH
Scuola Sec. di Primo Grado “M. Pironti” di Montoro Inferiore (AV) - classe IA
I.C. IV Circolo “Domenico Cimarosa” di Aversa (CE) - classe IF
I.C. “A. Maiuri” di Pompei (NA) – classe I I
Scuola Sec. di Primo Grado “Demetrio Cosola” di Chivasso (TO) - classe IB
Scuola Sec. di Primo Grado “A. Capraro” di Procida (NA) – classi IIC/B
I.C. Pescara 2 di Pescara – classe IIM
I.C. “G. Pascoli” di Benevento (BN) – classe I I
Editing a cura di: Angelo Miraglia
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2013
La pubblicazione rientra tra i prodotti del Percorso di Formazione per Docenti “La Scrittura
Strumento indispensabile di evoluzione e civiltà” II livello. Il Percorso di Formazione è promosso
dal MIUR Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per il Personale Scolastico Ufficio
VI e si organizza in interazione con l’Istituto Comprensivo “A. De Caro” di Lancusi/Fisciano (SA)
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e delle attività formative collegate
Maurizio Ugo Parascandolo
Responsabili di Area per le comunicazioni,
il coordinamento didattico, l’organizzazione
degli Stages, le procedure e l’interazione
con le scuole, le istituzioni e i fruitori del Percorso di Formazione collegato alla Staffetta
2013
Linda Garofano
Marisa Coraggio
Andrea Iovino
Area Nord
Area Centro
Area Sud
Segreteria di Redazione
e Responsabile delle procedure
Giovanna Tufano
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso, Adele Spagnuolo
Grafica di copertina:
Valentina Caffaro Rore, Elisa Costanza
Giuseppina Camurati, Iulia Dimboiu, Giulia
Maschio, Giulio Mosca, Raffaella Petrucci,
Dajana Stano, Angelica Vanni - Studenti
del Corso di Grafica dell’Istituto Europeo
di Design di Torino, Docente Sandra Raffini
Impaginazione
Bimed Edizioni
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Amministrazione
Rosanna Crupi
Responsabile per l’impianto editoriale
Angelo Miraglia
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della
Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola
2013 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta
esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli
Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2013 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta,
Cetara, Pinerolo, Moncalieri, Susa, SaintVincent, Castellamonte, Torre Pellice, Castelletto Monferrato, Forno Canavese,
Rivara, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo Torinese. Si
ringrazia, inoltre, il Consorzio di Solidarierà Sociale “Oscar Romero” di Reggio
Emilia, Casa Angelo Custode di Alessandria, Società Istituto Valdisavoia s.r.l. di
Catania, Associazione Culturale “Il Contastorie” di Alessandria, Fondazione
Banca del Monte di Rovigo.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione
degli Eventi di presentazione dei Racconti 2013 dai Comuni di Bellosguardo,
Moncalieri, Ivrea, Salerno, Pinerolo, Saint
Vincent, Procida e dal Parco Nazionale
del Gargano/Riserva Naturale Marina
Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato
per il buon esito della Staffetta 2013 e
che nella Scuola, nelle istituzioni e nel
mondo delle associazioni promuovono
l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle
nuove generazioni. Ringraziamenti e
tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per
la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up
dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche
e agli Uffici Scolastici Provinciali che si
sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S.
E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2013 con uno dei premi
più ambiti per le istituzioni che operano
in ambito alla cultura e al fare cultura, la
Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo Prot.
SCA/GN/0776-8 del 24/09/2012.
Partner Tecnico Staffetta 2013
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2013:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
ADD e EDT Edizioni - Torino;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2013 viene stampata in parte su
carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il
rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi
intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono
risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2012/2013
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
PRESENTAZIONE
dedicato alle maestre e ai maestri
… ai professori e alle professoresse,
insomma, a quell’esercito di oltre mille
uomini e donne che anno dopo anno
ci affiancano in questo esercizio
straordinario che è la Staffetta, per
il sottoscritto, un miracolo che annualmente si ripete. In un tempo in cui
non si ha la consapevolezza necessaria a comprendere che dietro un
qualunque prodotto vi è il fare dell’essere che è, poi, connotativo della
qualità di un’esistenza, la Staffetta è
una esemplarità su cui riflettere. Forse,
la linea di demarcazione che divide i
nativi digitali dalle generazioni precedenti non è nel fatto che da una
parte vi sono quelli capaci di sentire
la rete come un’opportunità e dall’altra quelli che no. Forse, la differenza è
nel fatto che il contesto digitale che
sempre di più attraversa i nostri giovani porta gli individui, tutti, a ottenere delle risposte senza la necessità
di porsi delle domande. Così, però, è
tutto scontato, basta uno schermo a
risolvere i nostri bisogni… Nel con-
tempo, riflettere sul senso della nostra
esistenza è sempre meno un bisogno
e il soddisfacimento dei bisogni ci appare come il senso. Non è così, per
l’uomo, l’essere, non può essere così.
Ritengo l’innovazione una delle più rilevanti chiavi per il futuro e, ovviamente, non sono contrario alle LIM, a
internet e ai contesti digitali in generale, sono per me un motore straordinario e funzionale anche per la
relazione tra conoscenza e nuove
generazioni, ma la conoscenza è
altro, non è mai e in nessun caso l’arrivo, l’appagamento del bisogno…
La conoscenza è nella capacità di
guardare l’orizzonte con la curiosità, il
piacere e la voglia di conquistarlo,
questo è! Con la staffetta il corpo docente di questo Paese prova a rideterminare una relazione con l’orizzonte,
con quel divenire che accomuna e
unisce gli uomini e le donne in un afflato di cui è parte integrante il compagno di banco ma, pure, il coetaneo
che a mille chilometri di distanza ac-
coglie la tua storia, la fa sua e continua il racconto della vita insieme a
te… In una visione di globalizzazione
positiva. Tutto questo ci emoziona
anche perché è in questo modo che
al bisogno proprio (l’egoismo patologico del nostro tempo), si sostituisce il
sogno di una comunità che attraverso
la scrittura, insieme, evolve, cresce, si
migliora. E se è vero come è vero che
appartiene alla nostra natura l’essere
parte di una comunità, la grande
scommessa su cui ci stiamo impegnando è proprio nel rideterminare
con la Staffetta una proficua interazione formativa tra l’innovazione e la
cultura tipica dei tanti che nell’insegnare hanno trovato… il senso.
Dedico questo breve scritto ai docenti ma vorrei che fossero i genitori e
gli studenti, gli amministratori e le imprese, la comunità e l’attorno, a prendere consapevolezza del fatto che è
proprio ri/partendo dalla Scuola che
potremo determinare l’evoluzione e la
qualificazione del nostro tempo e
dello spazio in cui viviamo. Diamoci
una mano, entriamo nello spirito della
Staffetta, non dividiamo più i primi
dagli ultimi, i sud dai nord, i potenti
dai non abbienti…
La Staffetta è, si, un esercizio di scrittura che attraversando l’intero impianto curriculare qualifica il contesto
formativo interno alla Scuola e, pure,
l’insieme che dall’esterno ha relazione
organica e continuativa con il fare
Scuola, ma la Staffetta è, innanzitutto,
un nuovo modo di esprimersi che enuclea nella possibilità di rendere protagonisti quanti sono in grado di
esaltare il proprio se nel confronto,
nel rispetto e nella comunanza con
l’altro.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola
italiana.
Quando Bimed ci ha proposto di
operare in partnership in questa importante avventura non ho potuto far a
meno di pensare a quale straordinaria
opportunità avessimo per sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per molti
ancora sconosciuto, tema di “innovazione e cultura digitale”.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia, di Rete e di 2.0,
ma cosa sono in realtà e quali sono le
opportunità, i vantaggi e anche i pericoli che dal loro utilizzo possono derivare?
La Società sta cambiando e la
Scuola non può restare ferma di
fronte al cambiamento che l’introduzione delle nuove tecnologie ha
portato anche nella didattica: cambia il metodo di apprendimento e
quello di insegnamento non è che una
conseguenza naturale e necessaria
per preparare gli “adulti di domani”.
Con il concetto di “diffusione della
cultura digitale” intendiamo lo svi-
luppo del pensiero critico e delle
competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, aiutano i nostri ragazzi
a districarsi nella giungla tecnologica
che viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo
interdisciplinare e trasversale: entra
perché i ragazzi di oggi sono i “nativi
digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e
che porta inevitabilmente la Scuola a
ridisegnare il proprio ruolo nel nostro
tempo.
Certipass promuove la diffusione della
cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo.
Poter anche soltanto raccontare a
una comunità così vasta com’è quella
di Bimed delle grandi opportunità che
derivano dalla cultura digitale e dalla
capacità di gestire in sicurezza la re-
lazione con i contesti informatici, è di
per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini internazionali da cui si evince l’esigenza di
organizzare una forte strategia di ripresa culturale per il nostro Paese e
considerato anche che è acclarato il
dato che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del basso livello di
alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano,
Research, Quality, Competitiveness.
European Union Technology Policy for
Information Society II- Springer 2012)
non soltanto di carattere digitale, ci è
apparso doveroso partecipare con
slancio a questo format che opera
proprio verso la finalità di determinare
una cultura in grado di collegare la
creatività e i saperi tradizionali alle
moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di determinare confronto, contaminazione, incontro,
partecipazione e condivisione… I
docenti chiamati a utilizzare una piattaforma telematica, i giovani a inventarsi un pezzo di una storia che poi
vivono e condividono grazie al web
con tanti altri studenti che altrimenti,
molto probabilmente, non avrebbero
mai incontrato e, dulcis in fundo, le
pubblicazioni…
Il libro che avrete tra le mani quando
leggerete questo scritto è la prova
tangibile di un lavoro unico nel suo
genere, dai tantissimi valori aggiunti
che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia,
le nostre tradizioni e la nostra civiltà
all’innovazione tecnologica e alla
cultura digitale. Certipass è ben lieta
di essere parte integrante di questo
percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che procedimento tecnologico.
Il Presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
ROBERTO LOMBARDI
La Scomparsa
«Sparite. Le dico che sono sparite!» «Ma come “sparite”, non possono essersi dileguate nel nulla». «Lo so, sembra incredibile, ma è
così». «Se fosse come dice, sarebbe una rovina per il nostro giornale». Mattinata agitata nella redazione del “Mercurio”, quotidiano di provincia, ma non meno agguerrito dei suoi fratelli di
maggiore eco. Stefano Duili, vice redattore del quotidiano, da
giorni cercava di mettere in guardia i colleghi: giornalisti, freelance, redattori e soprattutto il direttore del quotidiano per il
quale lavora, mettendoli a parte di un’idea che si andava facendo strada dentro di lui, con sempre più forza, e che da qualche
mese lo agitava. All’inizio niente più di una sensazione, una specie
di prurito all’orecchio, ma all’organo più interno dell’udito, al senso
stesso della comprensione: gli sembrava che giorno dopo giorno
le parole stessero sparendo dai loro contesti usuali: discorsi, conferenze, dibattiti e pure dai libri. Anzi, «Provi a prendere un vocabolario», disse in chiaro tono di sfida al dottor Marasiti, il quale
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dottore ci teneva ai titoli e a un certo tono formale da mantenere
all’interno della redazione, ma poi anche fuori dagli orari di lavoro.
«Che vocabolario!?», replicò il Marasiti, dottor Marasiti, più frastornato che sprovveduto. «De Voto Oli, Zingarelli; ha presente
quei tomi dove sono celati tesori sconosciuti?» Stefano chiamava
il Marasiti coi dovuti appellativi, ma a maggior ragione con lui era
schietto e franco, e non mancava di una certa dose d’ironia con
tutti, in redazione. «Sì, Zingarelli», ripeté meccanicamente il dottore, riavendosi o sforzandosi un poco di riprendersi dallo stordimento nel quale era precipitato da almeno un quarto d’ora, cioè
subito dopo la visita, che era stata più un’incursione, del suo solerte vice . «Ma lei, Duili», il quale non era riuscito ad andare oltre
i primi tre esami alla facoltà di Giurisprudenza, «Lei, Duili, li usa ancora i vocabolari? Io ormai mi sono convertito alla rete, a Wikipedia», ammise, stupito che il giovane collega si potesse ancora
vantare di andarsene in giro con i volumi del Battaglia sottobraccio. E subito aggiunse: «A proposito: Wikipèdia o Wikipedìa, caro
Duili?» La questione era drammatica, anzi “grammatica” per certi
versi, e il direttore se ne usciva con curiosità da Settimana Enigmistica? «Se dobbiamo tenere fede al suffisso “pedìa”, al pari di
Enciclopedìa, allora la seconda versione è da ritenersi quella cor-
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retta. Ma il linguaggio si evolve con l’uso, e l’uso vuole che l’enciclopedia del web venga ormai chiamata da tutti, familiarmente,
Wikipèdia». «Giusto, Wikipedìa; ma, come dice bene lei: l’uso, il
gergo, la gente che parla. E proprio alla gente che chiama la sua
enciclopedia in rete Wikipèdia, noi dobbiamo dare le notizie, ogni
giorno, nel linguaggio più semplice e chiaro». «Già», aggiunse Stefano; e fu tutto quello che riuscì ad affiancare al tono accorato
del dottor Marasiti, che sembrava in preda alla più vaga disperazione. Passato quel momento, e quell’angustia, Stefano tornò
alla carica: «Allora ce l’ha un vocabolario?» Il dottore annuì, aprì
il cassetto sulla sinistra della sua scrivania, lo richiuse; sembrò riflettere un momento, con lo sguardo rivolto in basso a destra, poi si
riebbe alzando gli occhi al cielo, o appena un po’ più in basso,
su uno scaffale alla sua sinistra, e indicò col dito puntato con precisione. Stefano, che non si era ancora seduto dal suo ingresso
nell’ufficio del direttore, mosse qualche passo e senza tentennamenti afferrò il volume rilegato in tela verde olivo: un’edizione non
recentissima del dizionario Gabrielli. Lo porse, col braccio teso, al
suo direttore e disse, non senza enfasi: «Ecco, a lei; cerchi la parola ‘saggezza’». Il direttore fu colpito dalla serietà del suo sottoposto, e dall’impegno che metteva in quella dimostrazione che
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aveva il sapore di una cerimonia vagamente sacra. «Saggezza?!», replicò in un fil di voce il direttore, ma subito si riebbe;
inforcò le lenti da presbite, poggiò il libro aperto davanti a sé
e cominciò a sfogliare: «Prealpino…», no, siamo ancora distanti,
«Scempiaggine…», più indietro Marasiti, più indietro, «Saltellare…», ancora un pochino, «Ruotino…», troppo, «Sacramento»,
un’altra pagina, un’altra ancora, «Sagèna… Sagèna due…
Saggiare… Eh, no!», borbottò il dottor Marasiti, «Eh, no, siamo
oltre», e ripeté, percorrendo, col dito, a ritroso: «Saggiare… Sagèna…», e qui s’accorse della falla: «Ma fra Sagèna e Saggiare
manca…», «Manca ‘saggezza’; che le dicevo? Adesso mi
crede?» Marasiti si prese una dottorale pausa; la sua bocca e i
suoi occhi si cercarono, come a volersi dare conforto in una
smorfia delusa, preoccupata, irritata. Si alzò con uno scatto, una
ingenua dimostrazione di reazione: «Dobbiamo fare qualcosa»,
disse guardando fisso in volto il suo viceredattore. Il che significava che chi si sarebbe dovuto incaricare di fare qualcosa sarebbe stato proprio il vice. E subito. «Direttore, mi autorizzi;
voglio andare per strada, scendere fra la gente e intervistarla,
ma senza dare nell’occhio, senza presentarmi come giornalista».
«E cosa vuole chiedere al nostro pubblico, Duili?» La voce del
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povero Marasiti era sfilacciata, i suoi pensieri altrove, all’assemblea dei soci di maggioranza che foraggiavano il giornale che
lui dirigeva, ormai, da venticinque anni: cosa sarebbe successo
se i lettori fossero calati, svaniti, dileguati?
«Voglio chiedere alla gente», continuò Stefano, senza sospettare le trame seguite dai pensieri del suo direttore, «di spiegarmi
il significato di parole come: democrazia, libertà, imperialista, fascista, comunista, capitalista, liberale».
«Perché, Duili, forse lei non conosce il significato di queste parole?», replicò il dottor Marasiti, ormai alla fine del film che lo vedeva costretto a dare le dimissioni dalla conduzione della
redazione del Mercurio.
«Beh, non sono più tanto sicuro di sapere che cosa significa veramente destra o sinistra o rappresentate del popolo o demagogia, e soprattutto non sono sicuro che lo sappia la gente che ci
ascolta e ci legge. Voglio capire che cosa ci comunichiamo
quando parliamo o se diamo per scontato il senso delle parole
che usiamo».
«Faccia pure, Duili; ma faccia presto».
Il pallore del volto di Marasiti sembrava aver cancellato dalla
sua espressione ogni parvenza di titolo, di carica, di ruolo. Sem-
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brava quasi che l’ex dottor Marasiti si stesse chiedendo: «Che significa direttore? Che cosa significa giornalista?»
E la risposta giaceva sul fondo di una profondissima valle dalla
quale non proveniva più alcun’ombra di eco.
19
CAPITOLO PRIMO
A.B.C.
L’epidemia si stava diffondendo in maniera rapida ma con effetti
strani e talvolta bizzarri.
Era un martedì pomeriggio e la maestra Giulia Bonora stava insegnando l’alfabeto ai suoi alunni della 1ªA, l’unica sezione di una
piccolissima scuola elementare di campagna. «Allora… A, B, C, D...
bambini, qualcuno vuole dire una parola con la A, con la B, con
la C e con la D?», disse la maestra Giulia.
«Io!», disse Alessandra, «con A apologizzare, con B blenorragia,
con C cologaritmo, con D desossiribonucleico».
La maestra Giulia rimase a bocca aperta: come poteva essere
che una bambina povera, piccola e ancora analfabeta conoscesse quelle parole?
Ma subito dopo pensò «forse mi sono sbagliata… magari sto diventando sorda come una campana…» e continuò la lezione.
Quando finì, qualche minuto prima della ricreazione, disse ad Alessandra che voleva parlare con lei. La prese da parte e le chiese:
«Alessandra, come fai a sapere quelle parole che hai detto
prima?»
20
A.B.C.
«Non lo so… so solo che le so e basta».
«Ma… dimmi la verità… non puoi saperle e basta…»
«Ma è vero, io non dico bugie!»
«Va bene, scusami. Adesso puoi andare a giocare».
Dopo questa conversazione la maestra Giulia decise di andare a
parlare con il direttore della scuola.
«Signor direttore, mi scusi, avrei bisogno di parlare con lei: oggi ho
scoperto con grande sorpresa che la mia alunna Alessandra Tilibra
della 1ªA parla con parole molto ricercate per la sua età. Magari
le può sembrare strano, ma le assicuro che non è normale che una
bambina di sei anni, e per di più proveniente da una famiglia molto
povera, conosca le parole che ha usato oggi in classe».
«Ma signora, per favore! Le può aver sentite da qualche adulto o
magari da qualche pubblicità. Adesso vada, per cortesia: i bambini non possono stare da soli!»
La maestra Giulia uscì dall’ufficio del direttore un po’ delusa, ma
quando arrivò di nuovo in classe si ritrovò con una sorpresa ancor
più grande della prima: i bambini chiacchieravano fra loro, come
sempre, ma stavolta nei loro soliti discorsi tutti quanti usavano parole
ricercate. Ed era stranissimo sentir uscire dalle loro piccole bocche
parole come ecumenismo, sciorinare, mitteleuropeo, turricolato, ecc...
Capitolo primo
21
Giulia corse subito verso l’ufficio del direttore e stavolta lo trascinò
in classe perché vedesse con i suoi occhi, ma soprattutto sentisse
con le sue orecchie, quello che stava succedendo.
Dopo un primo, lungo momento di smarrimento, il direttore disse:
«In tutta onestà, non ho mai visto né sentito niente del genere!
Sono senza parole…»
«Signor direttore, neanch’io! Sono impaurita ed impressionata allo
stesso tempo. Mi sembra che la miglior cosa che possiamo fare è
che lei mi dia un permesso per andare in città a vedere se là succede lo stesso», disse la maestra Giulia.
«Sono d’accordo. Parta domani stesso: non c’è tempo da perdere!»
Giulia aveva pensato a tutto: sarebbe andata da Maria, una sua
vecchia compagna di scuola che adesso insegnava anche lei in
una prima elementare di una importante scuola del centro, e
avrebbe provato a vedere se anche là stava succedendo la
stessa cosa.
Il viaggio fu tranquillo, ma Giulia era pensierosa, perché continuava a chiedersi come mai dei bambini che ancora non conoscevano l’alfabeto potessero usare parole che a volte neanche
tanti adulti sanno e usano.
22
A.B.C.
Una volta arrivata in città, Giulia andò subito alla scuola di Maria
e la trovò che stava entrando in classe con i suoi alunni. Quando
questa la vide esclamò: «Giulia, che bella sorpresa! È da tantissimo
che non ci vediamo… ma cosa ci fai qui? Perché non mi hai avvisata che saresti venuta?»
«Mah… volevo farti una sorpresa…»
«Brava! Vieni, entra. Rimani un po’ con noi, tanto sei abituata a
stare con i piccolini, no?»
«Certo! Rimango molto volentieri!», disse Giulia accettando l’invito
dell’amica.
«Perfetto! Allora, bambini, vi presento una mia carissima amica. Si
chiama Giulia e anche lei insegna a bambini della vostra età, ma
in una scuola in campagna».
Dopo la presentazione Giulia, che non voleva disturbare, rimase
per tutta la lezione seduta in fondo all’aula. Anche gli alunni di Maria
stavano imparando l’alfabeto, ma in un’ora di lezione Giulia non
sentì nessuna parola “strana”: per gli esempi che la maestra chiedeva, i bambini usavano solo parole come ape, buono, casa,
dito…
Finita la lezione, le due amiche andarono a prendersi un caffè e
a fare due chiacchiere, visto che era da tanto che non si vedeCapitolo primo
23
vano. Parlando del più e del meno, a un certo punto Maria disse:
«Sai che domani me ne vado a Milano con il mio fidanzato? Ci
staremo una settimana».
«Davvero? Che bello!», disse Giulia. «Ma come fai con la scuola
e con le lezioni?»
«Ho chiesto un permesso al mio direttore e me lo ha dato!»
«Che fortuna che hai! Io a scuola mia non ho tutta questa libertà!»
«Non hai cosa?», chiese Maria stupita.
«Libertà».
«Non capisco…»
«Cosa non capisci?»
«La parola che hai usato».
«In che senso “la parola che ho usato?”»
Il dialogo assurdo continuò ancora un po’ e solo dopo un paio di
minuti Giulia si rese conto di una cosa che la confuse ancora più
di prima che arrivasse in città: adesso, infatti, si trovava davanti ad
un adulto che non sapeva il significato della parola libertà…
24
A.B.C.
CAPITOLO SECONDO
Si parte!
Il giorno dopo, Maria e Fabio, il fidanzato, erano da poco saliti sul
treno che li avrebbe portati verso una meritata vacanza. Entrambi lavoravano molto e da tempo desideravano trascorrere alcuni giorni
da soli. Erano fidanzati già da due anni ma le occasioni di viaggiare
erano fino ad allora state poche; le loro mete preferite erano le città
d’arte, infatti Milano era in programma da tempo.
In realtà Milano, per Fabio, che faceva il pubblicitario, era in questo
caso anche un viaggio di lavoro, ma avevano a disposizione un’intera
settimana, sottratti i due pomeriggi previsti per gli impegni di lavoro.
Erano seduti l’uno di fronte all’altra, in corrispondenza del finestrino, dal quale potevano osservare il tipico paesaggio circostante: alberi isolati, prati, boschetti, campi coltivati…
Attraverso il vetro un po’ opaco li raggiungevano i raggi di un timido sole che illuminava i loro capelli biondi e gli occhi azzurri:
avevano entrambi un aspetto angelico.
Era una giornata abbastanza calda e fortunatamente la vettura
non era molto affollata: vicino a loro una elegante signora, con
barboncino in cuccia al seguito, era assorta in lunghe conversa-
26
Si parte!
zioni al cellulare, più avanti una donna con in braccio un bambino
piccolo, un anziano addormentato e alcuni gruppi abbastanza
rumoreggianti di studenti universitari.
Fabio, solitamente molto loquace, era quella mattina anche emozionato all’inizio della tanto attesa vacanza, e, come un fiume in piena,
investiva Maria con mille argomenti diversi, a partire dai luoghi da
visitare, il Duomo, la Galleria, il Castello Sforzesco, il Museo di Storia
Naturale…, fino ad arrivare al nuovo capo, alle riunioni che lo attendevano, interrompendosi di tanto in tanto per indicare a Maria
qualcosa che fuori dal finestrino attraeva la sua curiosità: un campanile medievale, stormi di uccelli, cavalli al pascolo…
Dal canto suo Maria, che normalmente si sarebbe anche lei entusiasmata a quei discorsi, stavolta non riusciva a seguirlo, pur mantenendo un’espressione apparentemente partecipe. Ogni tanto,
però, le sue palpebre si chiudevano.
«E tu?», questa domanda la distolse per un istante dai pensieri che
la tenevano occupata e si avvide che Fabio la scrutava con aria
perplessa. Solo così si accorse di non aver condiviso tutti i suoi
pensieri che con se stesso e che, preso dall’entusiasmo per i preparativi, aveva trascurato di osservare che la fidanzata già dal
giorno precedente era immersa come in un mare di pensieri.
27
Capitolo secondo
«Scusa, ero distratta, stavo pensando ad altro. Che cosa dicevi?»
domandò Maria dispiaciuta.
«Non preoccuparti, anche io sono stato così poco attento a te
che solo ora mi accorgo che c’è qualcosa che non va» rispose lui,
«comunque ti stavo solo chiedendo se anche tu berresti un caffè
visto che arriva il carrello delle vivande».
«Sì, hai ragione, sono un po’ pensierosa, ma niente di grave. Forse
un caffè mi tirerebbe su. Anzi no. Meglio qualcosa di fresco, se ci
fosse un gelato sarebbe perfetto!»
Nel frattempo il carrello, dal fondo del vagone, era giunto da loro.
Nel momento in cui l’hostess porgeva a Maria l’ultimo gelato, il barboncino, elusa facilmente la sorveglianza della frivola signora, con
un balzo addentò il gelato e corse a mangiarlo lontano, gocciolando via sulla moquette del corridoio. La buffa scena riportò il sorriso
e distese gli animi dei due innamorati che dimenticarono la loro momentanea difficoltà di comunicazione. L’elegante signora, invece,
tutta mortificata, si alzò di scatto e correndo sui tacchi cercò di riacciuffare il cagnetto. Maria e Fabio ripiegarono su un the freddo.
Giunti intanto all’ultima fermata prima di Milano, alcuni passeggeri
scesero, l’unico a salire fu un signore anziano, con baffi e capelli
bianchi e un aspetto distinto da professore in pensione e, forse, lo
28
Si parte!
era; reggeva in mano una valigetta da viaggio e teneva sotto il
braccio un quotidiano ripiegato. Aveva l’aria di essere di buonumore, il classico tipo ciarliero, infatti nell’ampia scelta di sedili, si diresse da loro.
«È libero?» chiese cortesemente.
«Sì certo, si accomodi pure» gli risposero stupiti. Il distinto signore,
sorridendo, si sedette accanto a Fabio, di fronte a Maria. Spiegò
il giornale, iniziò a leggere, alzando lo sguardo di tanto in tanto,
con fare da vecchio osservatore. Leggeva “Mercurio”; Maria, incuriosita, notò che leggeva le ultime pagine e immaginò che fosse
l’inserto culturale.
«Anche voi andate a Milano dunque!» il lettore ruppe il ghiaccio
con un sorriso.
«Sì, andiamo in vacanza per una settimana, finalmente!» rispose
Maria,e continuò: «Anche lei approfitta di questo accenno di bel
tempo?»
«Ora ho tanto tempo libero in più rispetto a quando insegnavo e
cerco di occuparlo leggendo e viaggiando, dal momento che
sono solo». Durante quello scambio di battute, gli occhi di Maria
erano stati attratti dai titoli della prima pagina di fronte a sé: MARCONISTA INGLESE BREVETTA NUOVO CODICE, e più in basso:
29
Capitolo secondo
CHE LINGUA PARLIAMO? RICERCATORI UNIVERSITARI SI INTERROGANO SULLA LINGUA CHE CAMBIA.
Maria scosse Fabio indicandogli quel titolo ed esclamò: «Forse
dovremmo cercare di saperne di più, potrei trovare la risposta alle
domande che mi ponevo, ne parlavo anche l’altro giorno con la
mia collega Giulia… non so come spiegarti, ma notavo che ci
sono parole che non conosco o che credevo di conoscere…»
«Sì, per vendere i giornali ci si inventa di tutto oggigiorno!» la interruppe Fabio, quasi bruscamente.
«Mi permetta di dissentire, giovanotto. Io che sono di un’altra
epoca ho l’impressione di vivere in un altro mondo, come se si
stesse realizzando l’ossimoro della comunicazione a-comunicativa» fu la riflessione in tono un po’ avvilito del loro compagno di
viaggio, che li lasciò entrambi silenziosi: poco sensibile al problema, lui cominciava a pianificare gli impegni di lavoro che lo
pressavano, invece lei ripiombava nei pensieri iniziali, forse cominciando a porsi altre domande.
In quel momento la voce registrata annunciò l’imminente arrivo a
destinazione e i passeggeri cominciarono a prepararsi con calma.
Il distinto signore salutò col consueto sorriso e si mise in fila prima
di loro. Tra i passeggeri ormai tutti incolonnati scorsero nuova-
30
Si parte!
mente l’elegante signora con in braccio il piccolo furfante che ancora si leccava i baffi.
CAPITOLO TERZO
Agenda verde
Appena il treno si fermò, Maria e Fabio salutarono il loro compagno
di viaggio che ricambiò con un simpatico sorriso. Scendendo i due
ragazzi incontrarono un “vu cumprà” che vendeva dei coloratissimi
portachiavi a forma di gelato, con un cono, che sembrava molto
croccante, e con tanti diversi gusti dai colori differenti. Fabio decise
di comprarne uno a Maria per distoglierla dai suoi pensieri. Il “vu
cumprà” appena si avvicinò, iniziò a fare un insolito discorso: «Sapete, sta accadendo una cosa molto strana… Dei bambini di campagna parlano con delle parole estremamente difficili e complesse,
che gli adulti non conoscono e non usano. Le maestre di questi individui sono molto sbalordite e sorprese. Invece il gruppo di bambini
di città conosce delle paroline troppo semplici e poco adatte alla
loro età. Questa massa di bambini sta crescendo in maniera inconsueta e i loro genitori sono molto preoccupati».
«Ma che parole sono in… in… individuo, gruppo e ma…massa?»
disse Maria frastornata dal discorso fatto dal “vu cumprà”.
Fabio vedendola così confusa e disorientata iniziò a schernirla.
La ragazza si sentì offesa e si turbò ancora di più. Pensò, che il suo
32
Agenda verde
ragazzo era un presuntuoso. Ad un tratto Maria percepì un dolce
ed intenso profumo di caffè e cominciò ad aprire gli occhi pigramente e vide il bel volto sorridente di Fabio che le porgeva un
bollente caffè. La ragazza accennò un sorriso, prese il caffè si raddrizzò sulla poltrona e gli chiese: «Cosa succede Fabio? Non eravamo già scesi dal treno? Non avevo incontrato un “vu cumprà?»
«No,cara» le spiegò affettuosamente Fabio «Ti eri solo addormentata e avrai sognato».
Un altoparlante annunciò l’arrivo a Milano Centrale. I passeggeri
iniziarono a prepararsi per scendere e si avvicinarono alle porte;
i due fidanzati salutarono amichevolmente il loro compagno di
viaggio che ricambiò con un simpatico sorriso. Fabio e Maria scesero dal treno accolti da un pallido sole. All’improvviso la ragazza
si toccò l’orecchio e si accorse di aver perso uno dei due orecchini che le aveva donato Fabio.
«Fabio, ho perso l’orecchino che mi hai regalato a Natale… Uffa
no! Anche questo… Ti prego sali sul treno, forse l’ho perso quando
mi sono addormentata». Il ragazzo salì velocemente sul vagone
ferroviario alla ricerca dell’orecchino.
Maria rimase ad attenderlo vicino al treno con tutti i loro bagagli
cercando di controllare la sua ansia. Non riusciva a comprendere
33
Capitolo terzo
cosa le stesse succedendo… Ed era molto preoccupata. Nel frattempo Fabio cercò l’orecchino dove erano stati seduti. Lo trovò
sotto il sedile e si chinò per prenderlo e lì vide anche un’agenda
di un bel color verde muschio.
«Di chi è?» domandò Fabio raccogliendola. Immaginò subito che
potesse essere del loro distinto e simpatico compagno di viaggio,
scese dal treno e la mostrò a Maria. Timidamente iniziarono a sfogliarla e a leggere qualche appunto. Notarono che l’agenda era
molto ordinata e al suo interno c’erano moltissimi appunti e riflessioni ed anche tanti bigliettini dello stesso colore dell’agenda. Era
piena di numeri di telefono con dei nomi strani e vi erano segnati
tanti appuntamenti e alcuni articoli ritagliati del giornale Mercurio,
in un piccolo scompartimento c’era una penna che sponsorizzava
lo stesso giornale.
Decisero così di rincorrere l’uomo per riconsegnare l’agenda; ma
lo persero di vista e chiesero informazioni ad un capostazione che
non seppe rispondere.
Maria, voltandosi, all’improvviso lo vide e lo indicò a Fabio. Lo
rincorsero per un lungo tratto ma il professore aveva un passo veloce e i ragazzi non riuscirono a raggiungerlo. Arrivato all’uscita
della stazione si infilò velocemente in una macchina nera e lucida
34
Agenda verde
di grande cilindrata con vetri scuri e una evidente ammaccatura
sul lato destro. Salendo in macchina salutò l’uomo alla giuda che
indossava un cappello e occhiali da sole il quale gli rispose con
un enigmatico sorriso e mise in moto l’auto.
Maria e Fabio cercarono di chiamare ad alta voce il loro compagno di viaggio ma inutilmente e pensarono di salire su di un taxi per
raggiungere l’auto che si allontanava con il proprietario dell’agenda.
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Capitolo terzo
CAPITOLO QUARTO
La solitudine
Lì alla stazione i taxi si susseguivano veloci, era difficilissimo fermarne uno, ma i due fidanzati si salvarono in zona ‘cesarini’ perché
un signore distratto dal cellulare, non poté salire sul suo taxi e i
due ne approfittarono. Caricarono tutte le loro valigie nel portabagagli e salirono a bordo; l’autista, un po’ in là con gli anni, appesantito e anche un po’ sordo, si sistemò piano piano alla guida
e chiese con un vocione: «Dove vi porto?»
«Presto, segua quell’auto nera, la raggiunga» gli ordinò freneticamente Fabio.
«Bene, un inseguimento, che sarà mai?» rispose l’autista «vi hanno
derubato eh? Al giorno d’oggi certo che non si può avere fiducia
di nessuno, sapeste quante ne vedo e ne sento con il mio lavoro!»
«FIDUCIA» quella parola fu come un’esplosione nella testa di
Maria: cosa è la fiducia? Perché la fiducia? Fiducia di che, di chi?
Il cervello si era come bloccato e gli occhi si spalancarono come
per la paura o la meraviglia; Fabio intervenne: «Non si preoccupi,
si tratta solo di un compagno di viaggio che ha perso qualcosa,
faccia in fretta».
36
La solitudine
«Ah, avevo capito bene allora, si tratta di un furto, e, ma me lo immaginavo, ne succ…»
«No, no, faccia in fretta le dico» replicò Fabio tra l’infastidito e il
preoccupato e girò lo sguardo per cercare conforto negli occhi
della fidanzata, ma…
«Maria, cos’hai? Non stai bene?»
«Fabio non è possibile!»
«Cosa? Che cos’altro è successo adesso».
«Non so ancora, non so ti dico, ma ho come l’impressione di vedere il mondo da dietro un vetro, di seguire quello che accade intorno e di non capire quasi nulla, una sensazione che neanch’io
comprendo e che non so bene spiegarti, però…»
«Cosa c’è da capire, scusa: un signore un po’ distratto ha dimenticato qualcosa e noi abbiamo deciso di essere gentili con lui, si
tratta di civiltà…»
«Come hai detto?»
«E noi…»
«No, l’ultima parola che hai pronunciato».
«Civiltà?»
«Cos’è, che cos’è la civiltà? Perché parli così adesso? Lo fai apposta per mettermi in difficoltà? Vuoi farmi uno scherzo, prendermi
Capitolo quarto
37
in giro, ancora non hai capito allora…»
«Maria, ma cosa dici, davvero non ti capisco... cosa ti capita... eri
così contenta di fare finalmente questo viaggio, non vedevi l’ora,
ne abbiamo parlato per settimane ed ora, forse, ti sei pentita, magari pensi agli alunni che hai lasciato, è così? Il tuo proverbiale
senso del dovere…»
«Ancora? Ancora insisti a pronunciare parole oscure? Continui?»
Il tono di Maria ora era davvero duro, quello che doveva essere
un momento sereno per loro, si stava rivelando un vero incubo,
solo nervosismo e incomunicabilità.
Ora i due fidanzati pur seduti sullo stesso sedile l’uno accanto all’altro, nei loro pensieri erano lontani anni luce, Fabio prigioniero
dei suoi interrogativi guardava spaesato le automobili che sfrecciavano accanto al loro taxi, la strada era un turbinio di persone
e colori, nulla che ricordasse la pace del loro paese così rassicurante con le casette rosse, le soffitte in alto con gli abbaini che
sembrano angeli protettori… qui scorreva tutto velocemente, addirittura, nonostante il semaforo fosse di colore rosso, le auto continuavano la loro corsa obbligando i pedoni a lanciarsi tra i
veicoli per attraversare, nella speranza di non essere investiti.
«Ma qui sono tutti matti, scusi autista, ma si rende conto?»
38
La solitudine
«Vuole il conto? Ma se non siamo ancora arrivati!...»
All’improvviso una brusca frenata fece cadere l’agenda ai piedi di
Maria e le parole scivolarono via spezzettandosi in tante lettere
ammassate sul fondo della macchina.
«Scusi, ma non ha visto che l’auto davanti stava frenando, non
può stare più attento?»
Intanto l’autista cominciò a inveire contro il conducente della macchina davanti che aveva frenato di botto:
«Ma da dove viene quello, dalle montagne? È il caso di fermarsi
in questo modo? Che ne sanno loro, montanari che non sono
altro…e poi chi me lo ripaga il taxi?»
«Ma cosa dice» intervenne Fabio «si rende conto che stavamo
per sbattere la testa, per fortuna ci siamo ancorati al sedile anteriore altrimenti…»
«Oh, dica cosa vuole? il lavoro è lavoro mica mi posso preoccupare se a bordo ci sono dei distratti… Prima mi dice di correre e
poi…»
«Attento, ma lo vede che quella grossa auto ha svoltato, non la
perda di vista!»
Intanto Maria, piegata in due, cercava di raccogliere tutte le lettere che riusciva a trovare.
Capitolo quarto
39
«Maria cosa fai, alzati, non è successo nulla!»
«Guarda, l’agenda mi è caduta e le parole sono scivolate via ed
ora non riesco a trovarle tutte perché si sono spezzate in mille lettere, come faremo?»
«Questa proprio non ci voleva, certo che a distrazione sei una
campionessa, non ti si può affidare nulla!»
«Da quanto tempo pensi questo di me, non me lo avevi mai detto».
«Per la verità sono molte le cose che penso ma non dico!»
«Ah si, e sentiamo come sarei io?... sono proprio curiosa di sentire
il genio!»
Fabio la guardò negli occhi e fu come se la vedesse ora per la
prima volta, il suo sguardo, il tono della sua voce, la sua arroganza; certo bella era bella, per questo si era innamorato di lei,
ma in quanto a carattere…
«Ecco», l’autista interruppe i suoi pensieri «l’auto che vi interessa
si è fermata, siamo arrivati al ‘Grand Hotel’».
«Spicciati Fabio, scendiamo ora e comincia a pensare come fare
per spiegare a quel signore il guaio che abbiamo combinato».
«Guaio?… Abbiamo?...»
«Certo, dovrai pur spiegare come mai tutto questo macello di lettere!»
40
La solitudine
«Ma… a te non viene mai in mente che puoi aver commesso un errore e che ti devi assumere la responsabilità dei tuoi atti?»
A quelle parole Maria scoppiò in un pianto irrefrenabile, spalancò
la portiera della macchina e si lanciò fuori mentre tutte le lettere
le cadevano per terra sparpagliandosi sull’asfalto bagnato dalla
pioggia che ora veniva giù piano, non si era mai sentita così
sola…
Capitolo quarto
41
CAPITOLO QUINTO
Uno strano personaggio
La pioggia, sempre più incessante, faceva scorrere le lettere nei
pressi del “Grand Hotel” Maria cercò di raccoglierle tutte. Poi si
accorse che le lettere nella sua mano iniziavano a muoversi componendo la parola “Consapevolezza”. Maria, alla vista della parola chiese a Fabio: «Fabio, puoi dirmi cosa significa questa
parola nella mia mano?»
Fabio le rispose: «Ma come è possibile che non conosci il significato di questa parola?»
Maria, completamente confusa da tutto quello che stava succedendo, gli disse: «Fabio devo confessarti una cosa: in questi giorni
mi sta succedendo qualcosa di molto strano e sono davvero preoccupata; mi sono accorta che alcuni bambini utilizzano parole ricercate difficili perfino per noi adulti mentre io non riesco a capire
neanche le parole più semplici».
Fabio cercò di rassicurarla e allora Maria, quasi ragionando a
voce alta, continuò a chiedergli: «Fabio, non credi che le parole
scomparse, le lettere staccate, la mia difficoltà a comprendere il
significato dei vocaboli, abbiano un legame fra loro?»
42
Uno strano personaggio
E Fabio, non riuscendo fino in fondo a capire le parole della sua
fidanzata, le rispose: «Si, può essere così…»
Maria prese le lettere che aveva raccolto e cercò di incollarle
tra loro, ma, nelle sue mani, come era accaduto per la parola
“consapevolezza“, le lettere presero vita, formando stavolta una
frase “Gatto con gli stivali”.
Maria, un po’ confusa sentì un clacson dietro di sé e si voltò.
Dalla macchina extra lusso bianca avorio, che aveva bussato,
uscì uno strano personaggio. La prima cosa che apparve fu un
grande stivale di pelle, subito dopo seguì un cappello con una
lunga piuma, poi una spada e infine… una folta coda arancione!
Maria, non riusciva a credere ai suoi occhi, stava quasi per svenire, ma lo strano personaggio fortunatamente la prese al volo.
Quando riprese i sensi, Maria, si trovo tra due braccia pelose di
color arancio a strisce bianche: era proprio lui, il gatto con gli stivali! In quel momento a Maria ritornarono in mente le tante sere di
molto tempo fa quando il nonno, davanti al camino, sorseggiando
una bella tazza di cioccolato caldo, le leggeva le favole del suo
personaggio preferito: il Gatto con gli stivali, appunto.
«Signorina le serve qualcosa?» chiese “Il Gatto con gli stivali” e
Maria, ancora un po’ frastornata, rispose: «Si, avrebbe visto un
Capitolo quinto
43
uomo dall’apparente aria di professore in pensione? Ha la barba
bianca e corta, porta sempre con sé un giornale sotto braccio, insieme ad un contagioso sorriso».
Il gatto le rispose: «Si lo conosco, è il dottor Marasiti, il direttore
del giornale “Il Mercurio”, sto proprio andando da lui per un affare
importante: Pare che ultimamente, la gente di città dimentichi e
non usi più alcune parole e la redazione del Mercurio sta indagando, se volete potete venire con me».
Maria allora disse felice: «Ok, buona idea».
Con aria indifferente Fabio e Maria entrarono dall’ingresso principale dell’hotel cercando di nascondere come meglio potevano il
“Gatto con gli stivali”.
Grazie alle indicazioni della reception, finalmente la loro ricerca
stava per terminare. Ma ci fu un piccolo imprevisto. Davanti all’ascensore sostava una enorme comitiva di turisti giapponesi,
quindi Fabio e Maria, per non far notare il loro strano “compagno”,
furono costretti a raggiungere la stanza, posta all’undicesimo
piano del “Grand Hotel”, usando le scale di servizio, mentre Fabio
sbraitava per tutto il tempo contro il Gatto.
Ancora affaticati dalla salita, giunsero davanti alla porta, fatta
con legno di ciliegio e una maniglia in oro. Bussarono ansiosi e si
44
Uno strano personaggio
accorsero che la porta era aperta.
L’uomo li accolse con il suo solito contagioso sorriso, per niente
stupito dalla vista del gatto con gli stivali che Fabio e Maria maldestramente cercavano ancora di nascondere.
Il dottor Marasiti, vedendo il gatto, capì subito cosa volesse da lui.
Ma al contrario si stupì nel rivedere i suoi compagni di viaggio
con un’agenda verde in mano. Marasiti, sorpreso, chiese loro:
«Dove avete trovato la mia agenda? È molto importante per me,
contiene molte informazioni utili al mio giornale, al mio lavoro ed
anche alle mie ricerche».
Allora Maria si affrettò a restituire l’agenda al signore e gli chiese
incuriosita, freneticamente: «Signore, posso sapere perché le parole
si staccano dalla sua agenda?». Marasiti, sorpreso da quella domanda, li lasciò con una scusa e uscì insieme al “Gatto con gli stivali”.
Dopo qualche istante il direttore tornò e disse: «Ragazzi, so perché si sono staccate alcune parole dall’agenda: molte di esse
sono ormai “sparite” dal dizionario, hanno perso la loro funzione
e giacciono “morenti“ in attesa di essere portate nel cimitero delle
parole perdute; ho paura che con il passare del tempo le persone
svilupperanno un’intensa incomunicabilità che provocherà molti
problemi. La causa di questa perdita di molti termini italiani è il
Capitolo quinto
45
fatto che purtroppo la gente di città, al giorno d’oggi, pensa solo
al cellulare, alla tecnologia, ai videogiochi e al computer, quindi
il suo linguaggio si sta impoverendo. Al contrario, la gente di campagna, entrando in contatto con nuove realtà, acquisisce sempre
nuove parole, molto più complicate e difficili di quelle comuni! Così
le parole che in città scompaiono, ricompaiono in campagna. Ho
incaricato la redazione del Mercurio di indagare su tutto ciò che
sta accadendo, insieme al mio amico felino che già da tempo studiava l’evoluzione avanzata del vocabolario dei ragazzi di campagna».
Maria pensò a questa spiegazione e capì che quel suo strano
compagno di viaggio poteva aver ragione.
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Uno strano personaggio
CAPITOLO SESTO
L’arpa magica
Il racconto del dottor Marasiti e del “Gatto con gli stivali” convinse ancora di più Maria che la sua incapacità a comprendere
il significato di alcuni vocaboli fosse da attribuire a ciò che stava
accadendo in città. Si chiedeva il perché di quella strana sindrome. In fondo aveva sempre amato tanto leggere, informarsi, utilizzare un linguaggio forbito! In classe, poi, aveva sempre
incoraggiato i suoi alunni a fare altrettanto ed a utilizzare il vocabolario per ricercare il significato di parole non comuni.
Mentre erano sul pianerottolo a discutere della situazione, il dottor
Marasiti sentì il rumore dell’ascensore che stava per fermarsi proprio all’undicesimo piano e, per evitare che qualcuno potesse
scorgere il suo amico delle favole, invitò i tre a entrare. Maria, assorta nei propri pensieri, rimase immobile, come se non avesse sentito; allora Fabio le diede uno scossone e la trascinò all’interno
della camera.
Qui, il direttore del Mercurio prese dall’armadio il computer, lo accese e contattò su skype il vice-redattore che, dal viso, lasciò
chiaramente intuire come potesse essere la situazione al giornale.
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L’arpa magica
Alla domanda del direttore Marasiti: «Ci sono novità?» Duili, con
gli occhi fuori dalle orbite e il viso paonazzo, rispose: «La situazione è grave!» e ancora «al Mercurio stanno arrivando numerose
e-mail e le linee telefoniche sono intasate».
«Perché?» ribatté il primo.
«Chi ha comprato oggi il giornale, ha trovato intere pagine vuote;
altri, invece, affermano che, sfogliando il giornale, l’inchiostro cade
come polvere, portandosi via le parole».
«Hai cercato di tranquillizzarli?»
«Sì, però…»
«Però, cosa?»
Duili avrebbe voluto non allarmarlo, ma poi lo informò: «Dottore,
si sta verificando ciò che temevamo. In redazione sono giunte
una decina di richieste di aiuto da parte di genitori che non riescono a comunicare con i figli. Questi hanno perso la “consapevolezza” del significato dei termini della lingua italiana. Inoltre
qualcuno, sostiene che in città si aggira uno individuo losco che,
con strumenti super tecnologici, si avvicina ai bambini per farglieli usare».
A questo punto il direttore salutò Duili, dopo avergli raccomandato di aggiornarlo su qualsiasi nuovo evento; poi rivolto ai due
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Capitolo sesto
fidanzati disse: «Non c’è tempo da perdere. Abbiamo bisogno
del vostro aiuto. Dobbiamo indagare se anche in una città come
Milano sta accadendo lo stesso fenomeno».
Fabio trovò subito un’idea: «Io e Maria, fingendoci insegnanti di
strada, potremo chiedere ai bambini quali sono i loro libri preferiti!
Potremmo farli giocare con le parole, per capire se il loro linguaggio si è impoverito».
Fabio si voltò verso la fidanzata ed esclamò:
«Concordi!... Maria sei d’accordo!?!»
Maria aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma sul viso le si leggeva
chiaramente un’espressione di gioia: il direttore, aprendo l’armadio
per tirar fuori il computer, aveva fatto diffondere nella stanza un’intensa fragranza di lavanda, che le aveva ricordato l’infanzia e
sua nonna, una donna dolce ma determinata, amante della natura.
Ogni primavera, nonna Adele aspettava che arrivasse la piccola
Maria per recidere dal giardino i fiori di lavanda, poi sempre insieme, li essiccavano e ne facevano dei sacchettini da riporre nei
cassetti. Naturalmente il lavoro richiedeva tempo, così la nonna
le raccontava delle storie intriganti e zeppe di avventure, così la
piccola trascorreva ore e ore, senza annoiarsi, ad ascoltare
quelle favole senza tempo.
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L’arpa magica
Poiché bisognava fare in fretta, Fabio, senza troppo garbo,
scosse più che poté l’amata che, ritornando alla realtà aggiunse:
«Forse ho capito quale potrebbe essere la soluzione ed evitare
che i termini finiscano nel cimitero delle parole perdute».
Il dottor Marasiti, Fabio e il nostro fiabesco gatto, in coro, risposero: «A quale soluzione stai pensando? Parla, non tenerci sulle
spine!»
«Penso» disse Maria «che ai ragazzi di città, dovrebbero essere
lette fiabe, racconti, storie; anzi dovrebbero essere i loro genitori
a farlo, per riappropriarsi del loro ruolo e riscoprire la bellezza
dell’accompagnare i figli nel mondo magico della fantasia e della
parola».
L’idea piacque tanto al “Gatto con gli stivali” che si lasciò sfuggire:
«Finalmente qualcuno dopo tanto tempo, si ricorderà che esisto!».
I quattro, prendendo le scale antincendio, scesero nel retro del
“Grand Hotel” e, poi, il dottor Marasiti con il suo amico felino si infilò nell’auto extra lusso bianca parcheggiata nella rimessa
dell’hotel; mentre Fabio e Maria si portarono all’ingresso, si accostarono a un uomo che era di spalle per chiedere informazioni su
come raggiungere un parco pubblico e, quando l’uomo si voltò,
con grande stupore si accorsero che era il vu cumpra’ della sta-
51
Capitolo sesto
zione. Questa volta, l’uomo aveva con sé un carrettino con la sua
merce. Un occhio distratto avrebbe detto che si trattava della solita merce degli ambulanti immigrati: occhiali da sole, cover, bracciali, borse, portachiavi, ecc., ma l’acuto ingegno di Maria vi
scorse, ben nascosti, degli oggetti che la colpirono: un acciarino,
una scatola di fiammiferi, una scarpetta che sembrava di cristallo,
un piffero, e poi un oggetto avvolto in un drappo di velluto rosso,
che suscitò a tal punto la curiosità di Maria che, senza sapere
cosa fosse, lo voleva comprare, ma alzando il sacchetto fu attratta da una meravigliosa arpa portatile con manici a forma di
amorini. Uno dei due aveva il capo leggermente reclinato e un
ricciolo gli pendeva sulla fronte, ricadendogli sull’occhio destro e
sembrava che stesse facendo l’occhiolino a Maria; le guance paffute velate da un leggero rossore; l’altro con il pollice indicava le
corde dell’arpa e sembrava che invitasse a suonarla. Ma ciò che
maggiormente attirò la sua attenzione era la forma ad emme dell’arpa.
«Che fosse un segno del destino!» esclamò Fabio.
Il vu cumpra’ incitò Maria a provare a suonare e le disse che se le
piaceva gliel’avrebbe regalata. La ragazza, imbarazzata, guardò
Fabio che con lo sguardo la convinse a toccare le corde.
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L’arpa magica
Maria, dapprima timidamente, pizzicò le corde che emisero un
suono stridente, facendo sobbalzare tutti; e allora la ragazza la
restituì al vu cumpra’ che la incoraggiò a riprovare dicendole:
«Delle mani così delicate, non possono che creare una dolce melodia che colpisce le corde del cuore!» e poi «Su dai, riprova».
Questa volta Maria con disinvoltura pizzicò le corde e, con stupore vide che ogni corda toccata emanava una melodia e nell’aria appariva una lettera dell’alfabeto; così come per magia si
compose la parola LIBERTÀ, ma questa volta ne comprese il significato.
53
Capitolo sesto
CAPITOLO SETTIMO
La libertà
«Libertà» disse Maria «l’arpa ha composto nell’aria la parola Libertà. Ora che la vedo ne ricordo il significato» e, rivolgendosi a
Fabio, proseguì: «Dobbiamo avere il coraggio di andare fino in
fondo a questa storia per riappropriarci di tutte le parole che
stanno scomparendo. Meno parole possediamo meno siamo liberi
di comunicare le nostre idee, le emozioni, le paure, i sogni, le curiosità; senza le parole il mondo intorno a noi ci farà sempre più
paura e ci sentiremo sempre più soli, proprio come mi sono sentita
io in questi giorni!»
Fabio la guardò con un’espressione perplessa: «Sei sicura di non
esagerare?»
«Mai stata così sicura in vita mia!», rispose lei con fermezza. Il venditore ambulante regalò l’arpa, come aveva promesso, e Maria
posato un’ultima volta lo sguardo sull’acciarino, la scatola di fiammiferi, la scarpetta di cristallo e il piffero, esclamò: «Ho trovato:
per combattere la pericolosa scomparsa delle parole dobbiamo
ricominciare a raccontare fiabe e favole, sia agli adulti che ai
bambini, e, senti qua che idea, nel farlo ci accompagneremo con
54
La libertà
l’arpa, proprio come era abitudine presso gli antichi greci: saremo
degli aedi metropolitani! Forza, dobbiamo correre in campagna!».
«In campagna?»
«Sì, dobbiamo andare a prendere una persona fondamentale per
la riuscita del nostro piano: nonna Adele! Nessuno sa raccontare
le fiabe meglio di lei!»
«Ma tua nonna ha novanta e più anni!» ribatté il ragazzo.
«Non per questo ha perso la memoria preziosa di favole e fiabe»
rispose Maria. I due entrarono in un bar e con loro fecero ingresso
un gruppo di donne e un losco figuro. Maria venne colpita dall’aspetto dell’uomo: era altissimo, vestito tutto di nero ed indossava
degli scarponi da montagna. Si muoveva in modo strano, sembrava quasi un robot, e dal suo modo di parlare non trapelava alcuna emozione; questo fatto incuriosì ancora di più Maria che
aguzzò le orecchie e si mise in posizione d’ascolto, come i gatti.
Riuscì a rubare alcune informazioni: le donne erano insegnanti ed
erano appena state ad una conferenza, tenuta proprio dal “losco
figuro”, sull’importanza dell’inserimento della multimedialità nella
didattica. L’uomo maneggiava uno strano strumento, simile ad un
tablet, e ne illustrava il funzionamento dipingendolo come un oggetto in grado di fare miracoli e di far apprendere ogni contenuto
55
Capitolo settimo
col solo divertimento e senza fare alcuna fatica. Maria si rivolse a
Fabio: «Amore, ricordi che abbiamo sentito dire che c’è in giro un
losco figuro che avvicina i ragazzi con aggeggi super-tecnologici? Guarda il tizio al tavolo dietro di me, non pensi che corrisponda per filo e per segno alla descrizione?»
«Tesoro» rispose Fabio «quelle non mi sembrano affatto ragazzine
e credo che tu ti stia facendo condizionare un po’ troppo da tutta
questa faccenda. Prendi la tua borsa e andiamocene in campagna dalla nonnina, prima che io cambi idea».
Maria sorrise un po’ imbarazzata, si mise la giacca e, con un gesto
automatico, raccolse la borsa poggiata dietro la sedia.
Sull’autobus Fabio divenne scuro in volto: si domandava come
avrebbero fatto i bambini e gli adulti a comprendere le fiabe, dal
momento che molte parole erano già scomparse dall’uso comune
e dai vocabolari, e se tutta quella fatica e quel tempo spesi non
si sarebbero rivelati inutili. Si rivolse a Maria e lei lo rassicurò: «A
questo provvederà l’arpa magica, ogni sua corda darà vita all’immagine di una parola e nel leggerla ci si riapproprierà del suo significato. Come è successo a me con la LIBERTA’, fidati!»
Detto ciò, Maria prese in braccio quella che fino a quel momento
aveva ritenuto essere la sua borsa, ma nell’aprirla si rese tragica-
56
La libertà
mente conto che l’aveva sottratta a qualcun altro. «Non è la mia!
E adesso? I miei documenti? I nostri biglietti per il rientro?»
Fabio tentò di calmarla e si mise a frugare nelle tasche della borsa
alla ricerca di un qualcosa che potesse ricondurre al legittimo proprietario. La sua attenzione fu rapita da un foglio sul quale c’era
una sigla, S.L.E.E.P. (Società Loschi Elementi Elimina Parole), seguita
da quello che, a prima vista, pareva un programma. Lo lesse a
voce alta: “La nostra Società ha come obiettivo quello di distruggere l’autonomia delle persone e di instaurare una dittatura. Per
raggiungere lo scopo ogni membro si fingerà un insegnante
esperto in didattica multimediale e con l’uso della macchina dimentica parole eliminerà dal linguaggio termini pericolosi quali:
AMORE, LIBERTA’, FELICITA’, GIUSTIZIA, CORAGGIO, CULTURA, RESPONSABILITA’ e CONSAPEVOLEZZA. Sarà sufficiente introdurre
nelle scuole l’apparecchio e far scrivere agli alunni i vocaboli
sopra elencati, premendo il tasto invio questi finiranno nel cimitero
virtuale delle parole”.
Fabio guardò Maria e, solo in quel momento, capì l’importanza
della loro missione.
Scesi dall’autobus, dopo una passeggiata nel verde, Maria e
Fabio scorsero una casetta di legno e pietra, con un tetto spio-
57
Capitolo settimo
vente, era la casa di nonna Adele. I due bussarono alla porta.
Venne ad aprire una donna anziana che camminava a passo
lento, reggendosi con un bastone. Era bassa, magra e con un paio
di occhiali a mezzaluna; aveva capelli corti e bianchi ed un sorriso
che le illuminava il viso. «Che sorpresa, nipotina mia! Non mi aspettavo una tua visita. Vieni, venite, entrate!»
Maria presentò Fabio alla nonna e questa li fece accomodare su
un grosso divano di fronte al quale c’era un’enorme libreria. Maria,
nel vederla, quasi si commosse poiché riconobbe tutti i suoi libri di
quando era ragazzina. La nonna li aveva custoditi con cura perché sosteneva che le belle fiabe facessero bene ad ogni età.
Senza perdere tempo Maria spiegò la situazione alla nonna e le
illustrò il piano mostrandole l’arpa magica. Adele accolse con
gioia l’idea di collaborare e cominciò a far domande. Si interruppe
solo per dire: «Maria, dimenticavo di dirti che ha chiamato la tua
mamma e dice che un tale l’ha contattata chiedendo di te. Pare
abbia con sé la tua borsa ed è pronto a restituirtela oggi stesso
alla scuola elementare del paese».
Maria sobbalzò e, senza dire nulla alla nonna sull’identità di quell’uomo per non allarmarla, disse: «Fabio, prima di rilassarci è meglio
recuperare la mia borsa».
58
La libertà
Il ragazzo capì senza bisogno che lei aggiungesse altro.
Davanti alla scuola, un gruppo di alunni festanti e di professoresse
ignare accoglieva il losco figuro che era lì per tenere una lezione
spettacolo dal titolo “Il massimo della conoscenza con il minimo
sforzo”. Fabio e Maria si presero per mano. In quel momento le nuvole in cielo sembravano formare la parola “PAURA”.
59
Capitolo settimo
CAPITOLO OTTAVO
Il temporale
Maria, subito chiamò la sua amica Giulia per avvertirla del losco personaggio e dei suoi complici che si aggiravano per le scuole. Mentre
lei la chiamava, il losco personaggio si avvicinò al preside per chiedergli di entrare nel corpo insegnanti. Giulia, nel frattempo, aveva intuito che Maria era molto preoccupata, ed incuriosita le chiese come
mai era così allarmata; Maria si trattenne dal raccontare tutta la storia
telefonicamente alla sua amica e le anticipò solamente della presenza di questo personaggio riconoscibile solo dal suo aspetto: era
molto alto, vestito di nero, con delle scarpe da montagna, si muoveva
in modo strano e somigliava a un robot. Così facendo Maria la mise
in guardia dalla possibile presenza di qualsiasi personaggio vestito
in quel modo all’interno della sua scuola. Dall’altra parte della città,
nella redazione del giornale “Il Mercurio”, il vice-direttore Stefano
Duili riceveva una telefonata da una maestra di nome Maria che denunciava la presenza sul territorio di questi truffatori che avevano l’intenzione di far sparire il significato di tutte le parole affettuose e cortesi
del vocabolario italiano. Maria informò Duili dell’invenzione del losco
personaggio: la macchina “dimentica-parole”. Gli raccontò il piano
60
Il temporale
diabolico dell’individuo e Duili rimase sbalordito. Nel frattempo si scatenò un violento temporale che interruppe la conversazione tra i due.
Tuoni che all’improvviso si propagarono per il cielo emanando un
suono che rimbombava in tutta la città e lampi che incrinavano il cielo
colpendo il cortile e illuminando per un attimo la scuola. Il cielo si illuminava di rosso, come fosse di fuoco, incutendo terrore nelle persone.
Sui monti il cielo era nero come la pece, e nuvole oscure vagavano
qua e là. Gli alunni e gli insegnanti che si trovavano lì fuori per assistere
alla lezione del losco figuro, si precipitarono all’interno.
Il giorno successivo, Maria organizzò un gita alla stalla per far conoscere ai suoi alunni gli animali. Arrivati, Maria e gli alunni incominciarono a vedere le galline, le giraffe, i cavalli… Ad un tratto si accorse
di un fatto molto strano.
I cavalli, le giraffe, le galline… con le loro lettere incise sul dorso formavano parole come: CLEMENZA, PRUDENZA, LIBERTA’, CONSAPEVOLEZZA, AMORE, GIUSTIZIA e PAURA. Maria era ancora più
confusa, gli animali cominciarono a volteggiare quasi stessero danzando e di volta in volta comparivano le lettere che di continuo si assemblavano formando sempre le succitate parole. Alla fine Maria si
rese conto che le parole cortesi e gentili, scomparse dalla redazione
del giornale “Il Mercurio”, erano finite nella stalla.
61
Capitolo ottavo
CAPITOLO NONO
Nuovi indizi
Maria chiamò l’amica Giulia per raccontarle della scoperta: le parole non erano scomparse, erano finite in una stalla!!
«Non ci crederai» disse Maria «sul dorso degli animali sono comparse
le parole che si erano perse!!! Dobbiamo fare in fretta a recuperarle… non devono sparirne altre. Ti raggiungerò in campagna con
Fabio… Ti illustreremo il piano che abbiamo in mente».
Maria sebbene confusa, era ottimista nel pensare che, prima o poi,
tutte le parole cortesi scomparse dal vocabolario d’ italiano sarebbero tornate al loro posto.
Giunti in campagna, a casa di Giulia, i tre davanti ad una buona
tazza di tè, parlarono e misero a punto il piano che consisteva
nel raccontare fiabe e favole nella piazza del paese.
La nonna Adele avrebbe dovuto raccontare le favole e fiabe più
conosciute, aiutata dalle due ragazze, Maria e Giulia. Quest’ultima
avrebbe accompagnato il racconto con delle danze, per attirare
l’attenzione e per facilitare il lavoro della nonna.
Questo piano sarebbe stato d’aiuto per risolvere la situazione:
adulti e bambini, assistendo a questa “recita animata”, avrebbero
62
Nuovi indizi
potuto riappropriarsi del significato delle parole cortesi, scomparse dai dizionari delle città e finite in campagna.
Maria e Fabio, ben presto, si resero conto che era fantastico aver
trovato qualcuno che li potesse aiutare. Maria, rivolgendosi a Giulia: «Cominceremo a raccontare anche agli adulti fiabe e favole
insieme alla nonna Adele. Ci potresti aiutare accompagnando la
melodia e la voce della nonna con delle danze. Che ne dici?»
Giulia non rispose subito, ci ragionò qualche minuto e poi esclamò:
«Ma certo. Sono sicura che la CULTURA si salverà».
Maria, confusa, chiese: «Cosa intendi per cultura?»
Giulia le rispose: «La cultura è la qualità di chi è colto, l’insieme
delle nozioni e delle conoscenze che ognuno possiede». Poi aggiunse: «…e con CORAGGIO affronteremo anche il losco figuro!!!»
Maria ricordò: «Ah… Il losco figuro! Me ne stavo quasi per dimenticare! Fabio, ti ricordi che avevamo scambiato le borse? Dobbiamo assolutamente recuperare la mia… Facciamo in fretta».
Giulia non capì bene cosa stesse dicendo Maria ma non si preoccupò più di tanto.
All’ingresso della scuola, Maria si fece coraggio, salì di corsa le
scale e con una grande ansia aprì la porta della sala professori.
Era vuota. La stanza era illuminata dai pochi e deboli raggi del
Capitolo nono
63
sole che stava tramontando e in essa regnava un silenzio assordante. Sul tavolo c’era una borsa: la sua! Si avvicinò per prenderla
e si accorse di un bigliettino ripiegato più volte lasciato li vicino.
Maria lo prese e lesse un indirizzo, forse del losco figuro: Via Bergamotto 16. Un nuovo indizio. Sempre più preoccupata e piena di
pensieri tornò subito da Giulia e Fabio per raccontare dell’accaduto ed insieme stabilirono il da farsi per raggiungere l’indirizzo
segnato sul biglietto.
La mattina dopo, i tre, andarono alla ricerca della via facendosi
aiutare da uno stradario della città.
Arrivati a destinazione si trovarono davanti ad una palazzina
arancione a macchie rosse. C’era una terrazza con un insegna:
S.L.E.E.P.
I tre, lievemente spaventati, erano curiosi di scoprire chi era veramente il losco figuro.
Aprirono la porta, ma anche questa volta la stanza era vuota.
Pensarono subito che, forse, il losco figuro fosse in una riunione o
ad una falsa lezione e quindi, abbandonata la palazzina, continuarono la ricerca.
Provarono ad andare nella scuola per chiedere alle insegnanti se
avessero visto il losco figuro ma le risposte non furono positive.
64
Nuovi indizi
«C’è qualcosa di strano, dobbiamo scoprire cosa ci nasconde di
così grave…» disse Maria.
Erano ormai le 18.30 e, dopo aver salutato l’amica Giulia, Maria
e Fabio decisero di tornare a casa con un taxi. Mentre erano in
viaggio, Fabio sentì una musica in sottofondo e chiese al tassista
il titolo della canzone.
“È una famosa canzone intitolata ‘FELICITA’”.
Maria chiese a Fabio: «Cosa vuol dire “felicità”?»
Fabio, alla domanda di Maria, non riuscì a rispondere e propose:
«Per comprendere il significato di questa parola, prova a suonare
l’arpa magica del vù cumpra’!»
Maria rispose: «Hai ragione: suonerò l’arpa e vedremo se potrà
esserci d’aiuto».
Maria allora,con la sua solita prudenza e delicatezza, che a quel
punto avevano lasciato spazio a curiosità e voglia di conoscenza, toccò le corde dell’arpa e magicamente, si compose la
parola felicità.
Questa volta Maria e Fabio ne compresero il significato.
Fabio esclamò: «Sì, ora ricordo, la felicità è un sentimento di
estrema gioia, come quello che provano i bambini quando raccontiamo loro le fiabe».
Capitolo nono
65
66
Il giorno dopo, al risveglio, Maria e Giulia, si prepararono per la
recita.
Ad attenderle c’erano molti bambini.
«… E vissero per sempre felici e contenti!»
Mentre Giulia riponeva i libri nello zaino, disse a Maria:
«È stato molto divertente, i bambini sembravano molto felici. Che
ne pensi?»
Aspettò qualche secondo… «Maria, ci sei?»
Giulia si girò preoccupata. Maria era scomparsa.
Dopo averla cercata per qualche minuto nella piazza, pensò che
forse era già tornata a casa da Fabio.
Si avviò, un po’ preoccupata, verso casa sperando di trovarla lì,
ma non fu così.
«Fabio, Maria è scomparsa… Non la trovo da nessuna parte!»
disse Giulia
«Ma come scomparsa?! …È venuta insieme a te per raccontare le
fiabe!» rispose Fabio.
«Su, non perdiamo tempo! Torniamo velocemente in piazza!»
esclamò Giulia.
Sulla panchina, dove erano sedute al momento della recita, trovarono un bigliettino:
Nuovi indizi
SE MI PORTERETE L’ARPA MAGICA,
NON FARO’ DEL MALE A MARIA.
RECATEVI IN VIA LORETO 313.
Maria era stata rapita dal losco figuro e tenuta in ostaggio legata
mani e piedi.
Si trovava, senza sapere come, in una fabbrica. Si guardò intorno
e vide scatoloni pieni di tablet.
La stanza in cui era rinchiusa era tetra, con poche finestre dai vetri
oscurati. Le pareti erano buie, pitturate con una vernice grigia a
strisce nere.
La ragazza voleva scappare, ma le corde con cui era legata,
non le permettevano di muoversi, però riuscì a vedere che il losco
figuro aveva due folti baffi bianchi.
C’era qualcosa, però, che aveva attirato l’attenzione di Maria:
un’agenda verde muschio, infilata nella tasca posteriore dei pantaloni del losco figuro…
Pensò: «No, non posso crederci! Il nostro compagno di viaggio, il
professor Marasiti…»
Capitolo nono
67
CAPITOLO DECIMO
Il Ritorno
68
Maria scrutò con attenzione nella poca luce del tetro locale: i
baffi bianchi, i capelli bianchi… Intanto la figura nell’ombra si avvicinò alla prigioniera.
«Lei qui, professor Marasiti? Non ci posso credere, non mi dica che
ha a che fare con il mio rapimento. Non mi dica che anche Lei è
d’accordo con quei loschi figuri che vogliono eliminare le parole
cortesi dal vocabolario, dalla cultura e dalle abitudini della
gente. Non mi dica che vuole contribuire a riportare l’umanità ai
periodi più bui e vergognosi della nostra storia!»
«Ma come può pensare questo di me! Il Suo solo sospetto mi offende, dopo tutto l’impegno che ho dedicato all’informazione corretta e all’incremento della cultura, come direttore del libero
quotidiano “Mercurio”! Io faccio parte della S.A.E.L., Società Anti
Elementi Loschi. La S.L.E.E.P. con i suoi loschi associati ha avuto facile vittoria sui bambini che si appassionano facilmente a tutte le
nuove tecnologie e hanno ancora poca CONSAPEVOLEZZA di sé
stessi, della propria responsabilità e del proprio valore come persone uniche e irripetibili. Ma con me, vecchio ed esperto profesIl Ritorno
sore, non l’hanno spuntata. Ho fatto finta di essere caduto nella
loro trappola, sono diventato come loro mi volevano e ho utilizzato un linguaggio vuoto, ripetitivo e volgare, ma ero sempre sostenuto dall’arma più potente che nessuno può mai distruggere, la
CULTURA!»
Così dicendo Marasiti liberò Maria e corsero all’aria aperta dove
trovarono il Gatto con gli Stivali, altro membro della S.A.E.L., che
con cappello, occhiali da sole, un enigmatico sorriso e con un inchino li invitò a salire sulla mitica automobile nera e lucida, di
grande cilindrata, con vetri scuri e una evidente ammaccatura sul
lato destro.
Arrivarono a casa di nonna Adele che era in compagnia di Fabio
e Giulia. Fabio abbracciò Maria mentre la nonna li informava, cercando di celare la sua apprensione,di aver sognato tanti bambini,
vestiti di grigio, con gli occhi tristi e spenti che sussurravano:
«se ci volete liberare
alla fabbrica dovete tornare
e il pulsante rosso che nella botola sta
qualcuno di voi schiacciare dovrà».
«Era una cantilena sempre uguale ma diffondeva nell’aria un suono
che io non avevo mai udito prima, melodioso, dolce, solenne come
Capitolo decimo
69
credo debba essere stato il canto delle sirene che aveva attratto
i compagni di Ulisse».
«Presto» incitò il Gatto «alla fabbrica, qualcuno ha bisogno di
noi».
Alla fabbrica, con grande sorpresa, trovarono il vu cumpra’ che
sembrava li stesse aspettando.
«Ciao, ragazzi! Vi ricordate di me? Anche io, insieme al Gatto e al
dott. Marasiti, faccio parte della S.A.E.L. Abbiamo scoperto le intenzioni malvagie dello S.L.E.E.P. e abbiamo deciso di aiutare tutte
le persone che vogliono salvare la CULTURA vera, lo stupore e la
gioia dei bambini dall’ uso sbagliato e smodato della tecnologia».
In quel momento arrivò una moltitudine di bambini che, vestiti di
grigio e con lo sguardo assente, camminavano come robot, in
lungo e in largo per l’ampio cortile.
I bambini non si accorsero di loro, non si fermarono e continuarono
la loro marcia senza meta e senza gioia.
Il vu cumpra’ propose: «Vedete quel computer laggiù? Andiamo e
cerchiamo di distruggere gli iPad via wi-fi».
Fabio si avvicinò al computer, inciampò su una specie di maniglia,
si aprì una piccola botola dove apparve un pulsante rosso. Ap-
70
Il Ritorno
pena lo schiacciò si sentì un rumore stridulo di metallo e incominciò
il conto alla rovescia per l’eliminazione degli iPad. Quando l’ultimo
bambino fu portato lontano dalla fabbrica si sentì un forte boato
e una gran nuvola di fumo uscì dal sinistro edificio. I vestiti dei bambini, di Maria e del dottor Marasiti si colorarono e i loro occhi si
fecero sereni e sorridenti.
In quel momento nella redazione di “Mercurio” il viceredattore Stefano Duili era esasperato dal gran numero di telefonate, era vinto
da un forte sentimento di scoraggiamento e impotenza di fronte a
tutto ciò che stava succedendo e inoltre non aveva più notizie
dal dottor Marasiti. Gli occhi poi gli uscivano dalle orbite e qualche lacrima rigava il suo volto mentre sfogliava il dizionario ormai
completamente bianco e vuoto. All’improvviso ebbe un gran tuffo
al cuore quando sul vocabolario ricomparve un’unica parola:
CONSAPEVOLEZZA. Esultò.
«Allora il lavoro di Marasiti sta funzionando!»
Intanto davanti alla fabbrica in fumo i nostri eroi salvatori di parole
si accalcavano intorno ai bambini per abbracciarli e rassicurarli.
Poi ad un cenno di Giulia nonna Adele incominciò a raccontare
“Cenerentola” e la scarpetta del vu cumpra’ si trasformò nella bellissima fanciulla; continuò con “Cappuccetto Rosso”, e dal sacCapitolo decimo
71
chetto rosso sbucò Cappuccetto. Quando poi raccontò “Il pifferaio magico” il flauto si trasformò nel pifferaio.
Cenerentola cantava, il pifferaio suonava, Cappuccetto distribuiva dolcetti preparati dalla mamma, nonna Adele raccontava,
Maria suonava l’arpa, Giulia danzava, Fabio preparava un bellissimo cartellone pubblicitario con il computer.
Nel bel mezzo di quella bellissima festa arrivò a bordo di un furgoncino grigio con la scritta S.L.E.E.P il losco individuo con i suoi compari; le loro orecchie inorridirono sentendo quei suoni melodiosi,
dolci, solenni, come il canto delle sirene che aveva attratto i compagni di Ulisse e parole come PACE, AMICIZIA, TOLLERANZA,
COMPRENSIONE, DISPONIBILITA’ e terrorizzati gridarono: «Aiuto,
aiuto, fermateli! Parlano tutti la stessa lingua, si comprendono,
usano tutte le parole perdute. Hanno recuperato una comunicazione semplice ed efficace e utilizzano i computer solo per migliorare il loro lavoro».
In quel momento uscì dall’ arpa una nuvola con la parola INCLUSIONE e i vestiti dei loschi individui si colorarono, i loro occhi si fecero sorridenti e tutti si unirono alla festa.
Intanto nella redazione di Mercurio le parole ritornavano nelle pagine del vocabolario e negli articoli dei giornalisti.
72
Il Ritorno
I discorsi della gente si arricchirono, nelle conferenze, nei dibattiti,
nei libri, tutti comprendevano tutte le parole, anche quelle dei linguaggi più specifici e difficili.
Un arcobaleno colorato unì il Nord al Sud e L’Est all’Ovest e i bambini e gli adulti pensarono: «L’abbiamo scampata bella! Con la
tecnologia non si deve esagerare e leggere un libro, parlare con
un amico, con la mamma, con il papà, con il vicino di casa… con
gli altri non fa mai male».
Capitolo decimo
73
APPENDICE
1. A.b.c.
Scuola Italiana “Cristoforo Colombo” di Buenos Aires (Argentina) – classe IID
Dirigente Scolastico
Claudio Morandi
Docente referente della Staffetta
Mariangela di Bello
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Michele Porfiri
Gli studenti/scrittori della classe IID
Ana Bauer, Martina Bernard, Carlos Bugianessi, Florentina Burgol, Victoria Buriasco-Diaz, Michel Calvaresi, Lucila Cerdán, Dante Cervi, Agustín de Bianchetti,
Joan Da Silva, Clara Gaspari, Guillermina León, Ignacio Nucci, Martín Orlando,
Guido Premoli, Nina Quintiero, Paloma Rojo, Franco Schonwalder, Julián Sicardi,
Luigi Tregua, Gianluca Urbani, Valentina Vricella Ricci, Ana Yulita
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Ci è piaciuta molto l’idea della staffetta, soprattutto il fatto di lavorare insieme
a ragazzi che si trovano in Italia. L’incipit che ci è stato dato ci è piaciuto; non
è stato facile continuarlo, ma ne è valsa la pena.
È stata proprio una bella esperienza! Aspettiamo con ansia che venga pubblicato il libro”.
74
APPENDICE
2. Si parte!
Scuola Secondaria di Primo Grado “Cena”di Cuorgnè (TO) – classe IE
Dirigente Scolastico
Maria Costantino
Docente referente della Staffetta
Anna Maria Ingrosso
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Anna Maria Ingrosso
Gli studenti/scrittori della classe IE
Alessia Agostino, Luca Bellandi, Valeria Berta, Katia Bevilacqua, Alan Borille, Stefano Burzio, Alessandro Calvo, Sara Commisso, Pietro De Venuto, Geremia Feira,
Angelo Fiorello, Christian Giuliani, Jasmine Oliverio, Stefano Petra, Matteo Querio,
Giulia Pianasso, Monica Saccoman, Lorenzo Scafidi, DanielTouti, Youssef Errfig
Il disegno è di Monica Saccoman, Giulia Pianasso, Jasmine Oliverio
75
APPENDICE
3. Agenda verde
Scuola Secondaria di Primo Grado “Fresa - Pascoli” di Nocera Superiore (SA) –
classi IH/IIH
Dirigente Scolastico
Michele Cirino
Docente referente della Staffetta
Cesira Amoroso
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Cesira Amoroso
Gli studenti/scrittori delle classi
IH - Alfonso Esposito, Carmelapia Abate, Chiara Trezza, Melania Milite, Daniele Della
Porta, Simone Pisapia, Francesco Volpicelli, Anna Pecoraro
IIH - Adriana Aurucci, Giada Bassano, Rossella Battipaglia, Danilo Botta, Assunta
Caldarese, Francesca Caldarese, Claudio Capaldo, Gianmarco Capaldo, Morena
Casaburi, Chiara Consalvo, Antonia Contaldo, Andrea Esposito, Antonio Lamberti,
Antonio Marmora, Federica Paolillo, Giovanni Petrosino, Vincenzo Russo, Carmela
Scudellaro, Carmine Serafino
Il disegno è di Alfonso Esposito
76
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Il progetto di Scrittura Creativa è stata molto interessante soprattutto per noi
ragazzi di prima; è stata un’esperienza nuova entrando nell’ambito della Scuola Secondaria di I grado. Durante questo progetto siamo stati curiosi e volenterosi di
partecipare alla composizione di questo capitolo, ma sicuramente non è stato molto
facile. È stato anche un modo per poter sentirci ancora di più uniti e alla fine le
nostre idee si sono materializzate e ci siamo sentiti molto emozionati...”
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
APPENDICE
4. La solitudine
Scuola Secondaria di Primo Grado “M. Pironti” di Montoro Inferiore (AV) – classe IA
Dirigente Scolastico
Carmine Iannaccone
Docente referente della Staffetta
Anna Guida
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Anna Guida
Gli studenti/scrittori della classe IA
Maria Assunta Barone, Teresa D’Orsi, Giuseppe Fiorillo, Martina Foglia, Pierpaolo
Fortunato, Michele Grimaldi, Mario Guarino, Stefano Guarino, Miriam Iasimone, Daniele Ippolito, Alina Elena Ladan, Annamaria Langella, Anna Luciano, Simone Mazzocca, Giuseppe Moffa, Umberto Montone, Carmine Napoli, Luigi Napoli, Chiara
Novi, Giuseppe Paolantonio, Costantino Pastore, Michele Ricci, Veronica Riccio,
Gerardo Russo, Giuseppe Serafino, Vincenzo Sessa, Federica Streppone, Maria Rosaria Torello, Gioacchino Zambrano
Il disegno è di Giuseppe Paolantonio
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Il primo momento per l’avvio dell’attività è fondamentale, è indispensabile motivare gli alunni solleticando in essi il senso dell’amor proprio, stuzzicandoli con l’informazione che saranno gli autori di un capitolo che sarà parte integrante di un
libro letto da tanti, che il loro nome figurerà sulle pagine stampate, che essi daranno
l’avvio ad un’altra classe per la stesura di un nuovo capitolo; ce n’è abbastanza per
incuriosirli, senza contare che la fantasia e l’immaginazione sono autorizzate, anche
nel rispetto di alcune regole, a viaggiare a briglie sciolte. Così è cominciata l’avventura per la numerosa classe IA: ragazzi contenti, inorgogliti del nuovo ruolo, pronti
a mettersi in gioco per competere con coetanei anche lontanissimi dal loro paese”.
77
APPENDICE
5. Uno strano personaggio
Istituto Comprensivo IV Circolo “Domenico Cimarosa” di Aversa (CE) - classe IF
Dirigente Scolastico
Cecilia Amodio
Docente referente della Staffetta
Gabriella Ucciero
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Cristina Moricca
Gli studenti/scrittori della classe IF
Rossella Abate, Mario Andreozzi, Federica Bouchaucha, Eleonora Buffardi, Olga
Cervo, Giorgia Cirillo, Rosaria Conte, Carlo D’Alessio, Alessia D’Aniello, Anna
D’Aniello, Raffaele D’Aniello, Lucia D’Errico, Iris Diana, Stefano Fiorito, Erwin Garcia, Edoardo Golia, Raffaele Grassia, Biagio Mariniello, Mario Morrone, Savino
Mottola, Elena Pagano, Federica Palmiri, Giulia Perla, Chiara Rindt, Alice Ruberti,
Antonietta Saulino, Raffaele Virgilio
Il disegno è di Antonietta Saulino, Chiara Rindt
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Hanno scritto dell’esperienza:
“È stata veramente un’esperienza straordinaria perché ci ha permesso di sentirci
degli scrittori, anche se solo per due settimane.
La lettura dei capitoli precedenti al nostro, non solo ci ha preparato all’“importante” compito che ci aspettava, ma ci ha permesso di entrare a poco a poco
nella storia creando in noi un interesse che ha reso l’attesa piena di emozioni.
È stato molto bello poterci riunire dopo la scuola e discutere insieme per trovare
le idee giuste per la scrittura del capitolo.
Dal confronto in classe giorno dopo giorno vedevamo che il nostro capitolo
prendeva forma: le idee, anche le più disparate, nate dagli incontri pomeridiani,
si dimostravano utili spunti per la storia e così, grazie alla mediazione della nostra
insegnante, la storia ha preso vita”.
APPENDICE
6. L’arpa magica
Istituto Comprensivo “A. Maiuri” di Pompei (NA) – classe I I
Dirigente Scolastico
Fiorenzo Gargiulo
Docente referente della Staffetta
Rosalba Palomba
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Rosalba Palomba
Gli studenti/scrittori della classe I I
Ciro Aiello, Luigi Aquino, Luigi Avino, Anna Avvisati, Ilenia Bergonzini, Alessio Beniamino Bianco, Maria Capoluongo, Maria Luisa Cesarano, Catello D’Apice,
Massimo D’Auria, Luigi De Simone, Raffaele Iervolino, Fatima Limelli, Gennaro Manfredi, Francesco Nanni, Matteo Rispoli, Nancy Riccarda Scognamiglio, Giuseppe
Severino, Amelia Tabacchino
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Essendo un corso a tempo prolungato, siamo già abituati ad utilizzare la Scrittura Creativa perché ad essa dedichiamo alcune ore pomeridiane, lanciandoci
a briglie sciolto nel mondo della fantasia.
Quest’esperienza, però, è stata unica ed entusiasmante, perché man mano che
si avvicinava il giorno del nostro “debutto” l’adrenalina aumentava e le idee diventavano incontenibili.
Sono stati bravissimi gli amici che ci hanno preceduti perché hanno avuto idee
meravigliose e singolari. Speriamo di essere stati altrettanto bravi!”.
79
APPENDICE
7. La libertà
Scuola Secondaria di Primo Grado “Demetrio Cosola” di Chivasso (TO) - classe IB
Dirigente Scolastico
Doriano Felletti
Docente referente della Staffetta
Mariasilvia D’Agnelli
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Cecilia Rosatelli
Gli studenti/scrittori della classe IB
Sharon Borghesio, Cristian Cammareri, Emanuele Centin, Alessandro Bruno Ciconte, Matteo Cipolla, Sara Dàrdano, Giada Di Maria, Ilaria Valentina Giordano,
Melissa Lo Vasto, Chiara Marino, Giorgian Neacsu, Andrea Nocchiero, Umberto
Palmieri, Andrea Pansino, Francesca Piu, Gabriele Piretto, Luca Raschiotti, Camila
Milagros Reyes, Paolo Rubino, Alessio Svalùto Ferro, Carmela Smimmo, Giorgio
Smimmo, Giacomo Vitiello, Claudia Zebelloni, Alberto Zucca
Il disegno è di Chiara Marino
80
Hanno scritto dell’esperienza:
“…La IB ha accolto con entusiasmo l’esperienza della Staffetta. I ragazzi hanno
lavorato con serietà e cura, riuscendo a divertirsi molto.
Veder nascere qualcosa frutto di un lavoro collettivo e poi dargli una forma che
non tradisse le idee e le proposte di alcuno è stato davvero formativo. Spassosissima l’attesa del capitolo che precedeva il nostro, soprattutto perché la classe
si sbizzarriva ad ipotizzare quali sarebbero state le regole che avremmo dovuto
seguire, ne sono uscite di folli; anche questo dava la temperatura di quanto il
progetto fosse sentito.
Non è stato facile rispettare “il limite delle parole”, abbiamo dovuto rinunciare
a similitudini, metafore e aggettivi di cui andavamo molto orgogliosi, ma faceva
parte del gioco e imparare a rispettare le regole è sempre una cosa preziosa.
Grazie per l’opportunità!”
APPENDICE
8. Il temporale
Scuola Secondaria di Primo Grado “A. Capraro” di Procida (NA) – classi IIC/B
Dirigente Scolastico
Marisa Nardiello
Docente referente della Staffetta
Maria Scotto
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Scotto
Gli studenti/scrittori delle classi
IIC - Ludovica Pagano, Michela Scotto di Minico, Gloria Rosvino, Federica
Gagliardi, Stefano Scuotto, Lucio La Muro, Alessandro Mazzella, Biagio Cibelli
IIB – Noemi Mattera
Il disegno è di Ludovica Pagano
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Per noi alunni scrivere è sempre un’esperienza interessante e piacevole, perché i nostri insegnanti ci incuriosiscono e stimolano la nostra creatività verso
forme di comunicazione sempre diverse.
Nello specifico l’esperienza “Bimed” è stata accolta per confrontarci con alunni
di altre scuole e misurare il nostro valore”.
81
APPENDICE
9. Nuovi indizi
Istituto Comprensivo 2 di Pescara – classe IIM
Dirigente Scolastico
MariaGrazia Santilli
Docente referente della Staffetta
Roberta Leone
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Erminia Di Mattia
Gli studenti/scrittori della classe IIM
Deborah Bevilacqua, Umberto Bevilacqua, Francesco Carestia, Luca Colonnello,
Giacomo De Rosa, Victor Di Rocco, Annachiara Di Russo, Vincenzo Di Virgilio, Matteo Ferramosca, Fabio Franceschini, Alessia Gargano, Stefano Mazza, Filippo Paolini, Mattia Pesce, Neto Pinheiro, Lorenzo Pinto, Alessandro Principe, Guido
Ragnone, Fabio Sciarra, Beatrice Scioletti, Thomas Spizzichino, Beatrice Trivellone
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Noi alunni della classe IIM dell'Istituto Comprensivo 2 di Pescara siamo molto
felici per la partecipazione a questa Staffetta di Scrittura.
È stata una bella esperienza perché, oltre a lavorare singolarmente, abbiamo
anche lavorato in gruppi di 4 componenti. Sicuramente è stata una delle esperienze più forti che abbiamo vissuto, perché ci siamo sentiti protagonisti di un lavoro affidato a ragazzi di varie scuole d'Italia; un progetto che si è basato sulla
nostra creatività ed inventiva e speriamo di ripeterla”.
82
APPENDICE
10. Il ritorno
Istituto Comprensivo “G. Pascoli” di Benevento (BN) – classe I I
Dirigente Scolastico
Raffaella Iacovelli
Docente referente della Staffetta
Rosanna De Lucia
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Giovanna Varricchio
Gli studenti/scrittori della classe I I
Claudia Ambrosino, Caterina Capobianco, Cristian Casaretti, Noemi Cusano,
Gaia De Blasio, Benedetta De Pierro, Laetitia De Toma, Ilaria Delli Carri, Alessandro Iadicicco, Matteo Jaenne, Francesca Lamparelli, Marco Maiello, Lorenzo
Maio, Milena Mastrovito, Roberto Matarazzo, Mattia Mignone, Simona Orsillo,
Mariolina Panella, Giorgio Pepe, Eleonora Rossit, Lorenzo Saginario, Matteo Schipani, Roberta Taddeo, Sofia Vergona, Matteo Verdicchio
Il disegno è di Caterina Capobianco, Milena Mastrovito, Mariolina Panella
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Quando la nostra insegnante ci ha parlato del progetto di “Staffetta di Scrittura Creativa”, eravamo emozionati e impazienti all’idea della nuova esperienza.
Leggendo l’incipit abbiamo capito che un racconto può partire da qualsiasi
spunto: un sogno, un’idea, un libro, un fatto accaduto…
Man mano che le varie scuole componevano i capitoli, nella nostra aula si è
creato un magico spazio di ascolto: il racconto ci coinvolgeva, prendevamo
appunti, gareggiavamo fra noi per individuare gli indizi via via suggeriti.
Poi, finalmente il nostro momento, un compito importante e impegnativo: la stesura
dell’ultimo capitolo. Ci è piaciuto scrivere sapendo che altri avrebbero letto le
nostre idee...”
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
83
NOTE
NOTE
INDICE
Incipit di ROBERTO LOMBARDI ....................................................................pag
14
Cap. 1 A.B.C . ............................................................................................................»
20
Cap. 2 Si parte! ........................................................................................................»
26
Cap. 3 Agenda verde ............................................................................................»
32
Cap. 4 La solitudine ..............................................................................................»
36
Cap. 5 Uno strano personaggio ........................................................................»
42
Cap. 6 L’arpa magica ............................................................................................»
48
Cap. 7 La libertà ......................................................................................................»
54
Cap. 8 Il temporale..................................................................................................»
60
Cap. 9 Nuovi indizi ..................................................................................................»
62
Cap. 10 Il Ritorno ....................................................................................................»
68
Appendici ..................................................................................................................»
74
87
Finito di stampare nel mese di aprile 2013
da Industria Grafica Campana Srl di Agropoli (SA) Italy
ISBN 978-8897890-55-3
A.B.C.
Si parte!
Agenda verde
La solitudine
Uno strano personaggio
La libertà
Il temporale
Nuovi indizi
Il Ritorno
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