La lunghezza focale
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Lunghezza focale
Si definisce lunghezza focale la distanza tra il centro ottico
dell'obiettivo (a infinito “∞”) e il piano su cui si forma l'immagine
(nel caso del digitale, il sensore). Questa misura è espressa in mm.
Quando si vuole comprare un obiettivo, la focale è la caratteristica
più importante da cui partire per fare la scelta. E' come decidere
quale auto comprare: un fuoristrada o una sportiva, un'utilitaria o
un grosso monovolume?
La scelta sarà ovviamente in funzione del sul gusto personale ma contestualmente alla funzione che l'auto
dovrà avere: ad esempio un’auto utilizzata per muoversi in città e per trovare facilmente un parcheggio,
dovrà essere di dimensioni contenute.
La stessa cosa è la scelta della focale e quindi della lente.
Le domande principali a cui dare risposta saranno: a cosa servirà quella lente, in quale genere di
fotografia sarà utilizzato, per riprendere cosa ed in quali condizioni. Cosa ci si aspetta, come sarà il
soggetto, dove sarà (vicino, lontano, etc).
La scelta della focale ha svariate implicazioni oltre all'avvicinare o allontanare il soggetto, come la PDC,
la resa dei piani prospettici, le distorsioni etc. Ma ci torneremo sopra.
In sostanza, per farla molto semplice, una focale alta consente di avvicinare il soggetto, una focale corta
sarà più grandangolare, più "aperta".
Una lente da 200mm è come un cannocchiale, uno da 20mm consente di riprendere quasi 180 gradi di
campo della scena.
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Esistono obiettivi a lunghezza focale fissa e variabile. In
questo caso, l'obiettivo presenta una ghiera che controlla
proprio la distanza tra centro ottico e sensore, avvicinando o
allontanando il gruppo ottico dedicato a questa funzione,
consentendo quindi di avvicinare o allontanare il soggetto.
Nel comune modo di parlare, diciamo che consente di
"zoomare".
Un obiettivo è un dispositivo molto complesso. Nella figura
superiore, si può osservare un esempio di come è costruito:
svariate lenti, alcune fisse ed altre che si muovo avanti e
indietro, vari meccanismi meccanici ed elettronici.
A parte i movimenti relativi alla messa a fuoco, sugli
obiettivi a focale variabile c'è un gruppo di lenti (figura sotto,
indicato con “zooming”) il cui movimento modifica proprio
la focale.
Il movimento avviene entro un certo range di valori, quelli
appunti specificati sulla lente. Si trovano ad esempio lenti da
10/20mm (cioè da 10 a 20 e tutti i valori compresi), da
70/200mm, da 24/70mm, etc.
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Se si disponesse di uno zoom variabile da 16mm a 200m,
quello che si vedrebbe alle rispettive focali (o a focali
intermedie come 50mm) sarebbe come nella figura a lato.
Il principio ottico per il quale questo avviene è rappresentato
nella figura qui sotto:
Il soggetto "lattina" bassa attraverso l'obiettivo e quindi i vari
gruppi di lenti e termina sul sensore in "dimensione"
regolata dalla focale. Lo zoom non fa altro che aumentare
quella distanza fra centro ottico e sensore.
Ovviamente sul sensore l'immagine risulterà più grande (e il
campo visivo più ristretto) se la focale aumenterà, come nel
caso sopra con una focale che passa da 50mm a 100mm.
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Il campo visivo è ovviamente
anch'esso
regolato
dalla
lunghezza focale.
Tanto più ci si spinge a focali
elevate, tanto più il campo si
stringe, consentendo di isolare
particolari e di riportare vicino
anche piccole porzioni di scena.
Con focali corte, il discorso è
esattamente inverso, cioè si
amplia il campo visivo, rendendo
le focali corte idonee per riprese
aperte, come ad esempio i
panorami.
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Le focali negli obiettivi, non sono casuali o infinite. Normalmente si cerca di standardizzare tale
misura. Le più comuni sono sugli obiettivi fissi sono: 10, 14, 20, 24, 35, 50, 85, 105, 135, 200, 300,
400, etc
Alcuni costruttori propongono anche valori intermedi, come il 150 ad esempio.
Diverso è il discorso sulle focali variabili, dove il range può variare a secondo del costruttore, anche
se mediamente le gamme più classiche sono: 10/20, 12/24, 18/55, 18/70, 24/70, 70/200, etc.
Alcuni costruttori propongono zoom molto ampi, come il 18/200 o 28/300.
C’è da dire che più è ampia l’escursione dello zoom, più diventa difficile ottenere una buona lente:
di solito i problemi ottici (distorsioni, aberrazioni, etc) che ci sono a 18mm sono molto diversi
rispetto a quelli che ci sono a 200mm, quindi riuscire ad ottimizzare tutto in un’unica lenta, è
molto difficile, se non impossibile.
Il vantaggio di avere zoom molto estesi è che si può utilizzare un obiettivo unico in tutte le
occasioni, senza dover cambiare lente durante la fase di scatto.
Le ottiche fisse normalmente hanno un’ottima qualità, perché ottimizzate su una specifica focale,
tuttavia occorre a volte spostarsi per ottenere una certa inquadratura (non sempre possibile).
Personalmente prediligo su alcune focali specifiche le ottiche fisse, mentre in azione o sul campo
prediligo zoom a bassa escursione che danno un po’ di libertà di manovra con un’ottima qualità.
Abbiamo introdotto altri concetti in questa presentazione, come appunti i problemi ottici,
l’inquadratura, i piani prospettici che saranno trattati dedicatamente più avanti.
Rimane invece una questione citata poco più sopra, relativa alle implicazione della focale. Si è già
accettano sulla presentazione relativa alla PDC qualcosa riguardo questo, in particolare legato al
diaframma. In realtà essa dipende anche dalla focale.
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Dobbiamo memorizzare che la PDC diminuisce all’aumentare della focale e a parità di diaframma
un obiettivo, ad esempio, da 28mm, 70mm o 200m si comporterà diversamente. Come nello
schema qui di seguito:
0
1,5
4,5
7,5
10,5
13,5
16,5
19,5
22,5
24
∞
28mm
70mm
200mm
Nello schema viene mostrata l’aerea verde come zona nitida che tende a sfuocare verso i suoi
estremi. Nel caso di un diaframma ad esempio a f/8 (in tutti e tre i casi), con un soggetto posto a
10m, il risultato sarà che a 200mm avremo una PDC di grosso modo 1m, mentre nel caso del
28mm, sarà quasi tutto a fuoco fino ad infinito.
Dato che la focale lunga (200m) viene usata solitamente per catturare un dettaglio, questo non è un
male, in quanto consente di isolare il soggetto dallo sfondo, che risulta quindi sfuocato. Cosi come
è importante che in una foto, ad esempio, di un panorama, la PDC sia più ampia possibile per
registrare a fuoco sia i dettagli in primo piano che quelli più lontani.
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L’altro impatto forte della focale è sulla resa dei piani prospettici, cioè di come i vari piani di
immagine si relazionano fra loro.
In estrema sintesi, dato che questo è un argomento su cui si tornerà, l’effetto della focale è questo
sotto:
Come si può notare, i pali della luce posti dietro il primo palo, sembrano più vicini o lontani a
seconda della focale: quando essa è lunga (135mm) si genera uno schiacciamento dei piani
prospettici, al contrario, quando è corta (16mm), si allungano nello spazio.
Va precisato che al fine di ottenere il primo palo della medesima dimensione (tra la prima e la terza
foto), il fotografo si deve spostare. A 16mm sarà molto vicino ad esso. Per riprenderlo a 135mm in
modo che sia uguale a come era ripreso a 16mm, il fotografo ovviamente si dovrà allontanare, per
via dell’effetto di avvicinamento di una focale più lunga.
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