Nel 1985 Richard Gardner, psichiatra infantile e
forense, membro del Dipartimento di Psichiatria
Infantile della Columbia University di New York,
coniò il termine
“Parental Alienation Syndrome” (PAS)
“Sindrome d’Alienazione Genitoriale”, per
descrivere il disturbo psicopatologico dei figli in età
evolutiva, sottoposti al trauma della separazione
conflittuale.
La PAS costituisce una forma d’abuso emotivo
che ha origine nel trauma dell’esposizione continuata
dei figli al genitore indottrinante, il quale trasmette
loro il suo odio patologico verso l’altro genitore.
Il "mobbing genitoriale"
Adozione, da parte di un genitore (mobber), separato o in
via di separazione, di comportamenti aggressivi finalizzati
ad impedire all'altro genitore (mobbizzato) l'esercizio della
propria genitorialità, attraverso:
 la sopraffazione psicologica
 l'umiliazione
 il discredito familiare, sociale, legale,
svilendo e/o distruggendo la sua relazione con i figli,
impedendogli di esprimerla socialmente e legalmente,
intromettendosi nella sua vita privata.
I comportamenti mobbizzanti devono essere protratti nel
tempo, ripetersi di fatto costantemente, non essere
giustificati da devianze psicologiche e comportamenti
illegittimi o illegali dell'altro genitore.
I comportamenti si esplicano in :
 sabotaggi delle frequentazioni con il figlio,
 emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori,
 minacce,
 campagna di denigrazione e delegittimazione familiare e
sociale.
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Tra gli effetti sui figli si sono riscontrati:
aggressività,
tendenza all’acting-out,
egocentrismo,
futuro carattere manipolatorio e/o materialistico,
comportamenti autodistruttivi, ossessivo - compulsivi e
dipendenti
narcisismo; falso sé,
disturbi psicosomatici, alimentari, relazionali, scolastici e
dell’identità sessuale;
eccesso di razionalizzazione, confusione emotiva o intellettiva,
bassa autostima,
depressione, fobie, regressione.
 I figli sono spinti alla complicità per il fatto che
vedono il genitore alienante come vincente.
 Appoggiando il genitore alienante, percepito come il
più potente dei due, i figli sentono di acquisire potere,
perché si mettono al sicuro dal subire punizioni e dal
fare la stessa fine del genitore vittimizzato, ricalcando
il meccanismo di difesa, della
“identificazione con l’aggressore”.
Se dimostrassero affetto al genitore bersaglio, essi stessi
correrebbero il rischio di ritorsioni, quanto meno la
perdita dell’affetto del genitore alienante .
Anche il genitore alienato subisce un abuso emotivo ed
il suo grado di reattività può diventare altissimo.
Ne danno misura le tragiche stragi commesse da padri
separati, suicidatisi dopo aver ucciso l'ex moglie ed i
figli.
All’insorgenza della PAS concorrono due fattori
concomitanti, l’uno riguardante l’adulto, l’altro
riguardante il minore.
Il primo
è la “programmazione” o “indottrinamento” del figlio
da parte di un genitore – che è afflitto da odio
patologico - ai danni dell’altro (parleremo di mobbing
genitoriale);
comportamento definito come “alienante”.
Esso è solitamente favorito dall’ambiente circostante:
parenti, amici e soprattutto avvocati.
Il secondo,
è l’allineamento, da parte dei figli, col genitore
alienante, più amato (il genitore programmante, che
fa il lavaggio del cervello);
i figli sono personalmente coinvolti in una campagna
di denigrazione – ingiustificata e non sostenuta da
elementi realistici - nei confronti dell’altro genitore,
che viene “odiato” (il genitore alienato, denigrato, la
vittima, o il bersaglio).
La finalità
è quella
di escluderlo dalla loro vita.
Come si manifesta nei figli la P.A.S.
 Campagna di denigrazione: i figli evidenziano astio
nei confronti del genitore alienato in maniera
continua e insistente;
 Razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per
giustificare il biasimo: i figli riferiscono giustificazioni
irrazionali e spesso risibili per spiegare il loro rifiuto
del genitore odiato;
 Mancanza d’ambivalenza: i figli, nella loro ostilità
per il genitore -bersaglio, lo considerano totalmente
negativo;
 Il fenomeno del pensatore indipendente:
i figli affermano orgogliosamente che i loro sentimenti
di avversione verso il genitore odiato, e le ideazioni
relative, provengono da loro stessi e non dal genitore
alienante.
 Appoggio automatico al genitore alienante:
i figli accettano come valide unicamente le asserzioni
del genitore amato, a danno di quelle del genitore
odiato, prima ancora di averle ascoltate o comprese.
 Assenza di senso di colpa:
i figli non mostrano empatia per la sofferenza del
genitore alienato che bersagliano impietosamente con
una crudeltà quasi psicopatica;
 Scenari presi a prestito:
i figli utilizzano termini o frasi solitamente estranee al
repertorio dei ragazzi della loro età e di cui possono
anche non conoscere esattamente il significato;
 Estensione dell’ostilità verso la famiglia
allargata e verso gli amici del genitore alienato.
ALTRI ASPETTI DELLA PAS:
• Difficoltà di transizione: nel momento in cui il figlio
deve separarsi dal genitore alienante per trascorrere il
periodo di visita con l’altro genitore;
• Comportamento ostile e/o diffidente durante le
visite presso il genitore denigrato;
• Legame morboso col genitore alienante;
• Negazione del legame affettivo positivo esistente col
genitore alienato prima che intervenisse il processo
d’Alienazione;
Normalmente il genitore bersaglio ha avuto un
rapporto affettuoso con i figli e buone capacità
genitoriali.
Caratteristica della PAS è l'esagerazione di difetti
marginali e di minime mancanze;
Alla denigrazione, qualora non sia stata sufficiente a
spezzare il legame affettivo tra il genitore bersaglio e i
figli, si possono aggiungere anche le false dichiarazioni
o le false denunce (anche d’abusi sessuali);
Livelli di gravità della PAS
 Lieve:
l'avversione é relativamente superficiale ed i figli
collaborano alle visite col genitore denigrato, ma sono a
tratti ipercritici e di cattivo umore.
 Moderato
l'alienazione é più profonda: i figli sono più aggressivi ed
irrispettosi e la campagna di denigrazione può essere quasi
continua.
 Grave
visite al genitore alienato impedite da intense
manifestazioni di ostilità da parte dei figli che possono
commettere azioni dirette a provocare dispiaceri o violenza
fisica verso il genitore odiato.
Nei casi di PAS il conflitto di lealtà del bambino risulta
così acuto da rendere impossibili gli incontri.
Questo implica che gli incontri vanno predisposti dallo
psicoterapeuta e che non vada assegnata ai figli la
responsabilità di deciderli.
Il genitore alienante, che è accecato dall’odio, deve
essere aiutato a vedere la gravità delle conseguenze del
proprio comportamento sui figli.
Renderlo consapevole di una colpa così grave, come il
danneggiamento permanente di un figlio, deve indurlo
a comprendere che non può restare impunito, convinto
di essere al di sopra di ogni legge.
La PAS richiede insieme approcci giuridici e terapeutici
Che fare?
 Solo una chiara e rapida azione giudiziale, mirata a
scoraggiare qualsiasi tentativo di sabotaggio da parte
del genitore alienante, può garantire un buon margine
di successo ad interventi psicoterapeutici.
 È indispensabile una sinergia tra operatori della
giustizia (avvocati, giudici) e professionisti (consulenti
tecnici, psicoterapeuti).
La psicoterapia adotta principi simili a quelli della
deprogrammazione (deprogramming)
attuata con i prigionieri che sono stati indottrinati
dalla propaganda nemica, subendo il lavaggio del
cervello, al punto di arrivare a manifestare una
pubblica avversione verso il loro paese d’origine;
Lo psicoterapeuta deve:
 imparare a non prendere sul serio le lamentele dei figli
e non accontentare i loro desideri di respingere il
genitore alienato;
 ben guardarsi dall’aggiungere violenza a violenza
ipotizzando che un incontro padre-figli possa essere
una forzatura e non la pura e semplice normalità;
CONCLUSIONI
la migliore terapia consiste nel dare ai figli la
possibilità di sperimentare, in una frequentazione priva
d’ostacoli ed influenzamenti del genitore alienante, che il
genitore alienato non è così disprezzabile o cattivo
come gli è stato dipinto.
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