VERSO UA SPIRITUALITÀ DI COPPIA E FAMIGLIA
- BEATO GIOVANNI PAOLO II E LE “CATECHESI SULL’AMORE UMANO”
Przemysław Kwiatkowski*
Una catechesi e una spiritualità particolari
Riportare l’immagine della famiglia disegnata dal Beato Giovanni Paolo II vuol dire
cercare di comprendere in che cosa egli riconosce la sorgente, lo specifico e il destino della
communio coniugale e familiare. Un approfondimento di quella verità dovrebbe condurre a
riscoprire, insieme al Santo Padre, il modo particolare in cui la famiglia incontra Dio e vive di
Lui, diventando sempre di più se stessa. Come sottolineava il Papa polacco, la persona, il
matrimonio e la famiglia, nel contesto di una crisi che minaccia la loro identità, più di ogni
altra cosa hanno bisogno di ritrovare quella Verità che è l’ultima radice del loro essere e
amare1.
Il panorama della testimonianza al riguardo, ereditata dalla Chiesa e l’umanità nel
magistero di Giovanni Paolo II, è molto vasto. Oltre ai numerosi discorsi, messaggi e omelie
occorre menzionare innanzitutto: Esortazione apostolica Familiaris consortio (22 novembre
1981), Lettera apostolica Mulieris dignitatem (15 agosto 1988), Lettera alle famiglie
Gratissimam sane (2 febbraio 1994), Lettera enciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995) e la
Lettera alle donne (29 giugno 1995)2. Nell’insieme di questo insegnamento, le Catechesi
sull’amore umano rappresentano una parte del tutto peculiare e diventano un’ottima guida
nell’itinerario verso il cuore del matrimonio e della famiglia che batte nel Sacramento delle
Nozze. Vari contributi hanno già analizzato il pensiero antropologico prospettato da questo
insegnamento, tenuto dal Papa nell’arco di cinque anni consecutivi (1979-1984) durante le
udienze generali del mercoledì. Ciò nonostante, si sente ancora il bisogno di uno sguardo più
attento sui temi chiave di teologia e spiritualità di coppia e famiglia contenuti nel testo. Senza
affrontare le Catechesi nelle quali il Beato Giovanni Paolo II abbracciava insieme
l’esperienza umana e la profonda prospettiva dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa,
sarebbe difficile capire fino in fondo perché egli rimane un Papa del matrimonio e della
famiglia3.
In ciascuno di quei 130 discorsi di Giovanni Paolo risuona un’eco della celebre
affermazione del Concilio Vaticano II sulla comunità familiare che, radicata nel Sacramento
del Matrimonio, segue la propria via verso la santità (cfr. Lumen gentium, 11). Lungi da ogni
spiritualismo o moralismo, il Papa dimostra l’unione dell’uomo e della donna che attualizza la
storia di salvezza tradotta in linguaggio sponsale4. Tale vita radicata sacramentalmente nelle
*
Il testo sarà pubblicato in Famiglia Oggi 4 (giugno – luglio) 2011.
Si veda: GIOVANNI PAOLO II, Omelia a Porto San Gregorio, 30 dicembre 1988.
2
Per una bibliografia di quasi 1000 testi di Giovanni Paolo II su matrimonio e famiglia si veda: K. LUBOWICKI,
Duchowość małżeńska w nauczaniu Jana Pawła II, Bratni Zew, Kraków 2005, 361-404. Per il periodo
precedente al Pontificato si veda: P. KWIATKOWSKI, Lo Sposo passa per questa strada… La spiritualità
coniugale nel pensiero di Karol Wojtyla. Le origini, Cantagalli, Siena 2011.
3
Cfr. L. MELINA, “Ogni famiglia porta una luce”, in Roma Sette, 17 aprile 2011, 3. Una rassegna bibliografica
delle Catechesi si trova in: GIOVANNI PAOLO II, L’amore umano nel piano divino. La redenzione del corpo e la
sacramentalità del matrimonio nelle catechesi del mercoledì (1979-1984), a cura di G. MARENGO, LEV, Città
del Vaticano 2009, 513-524. Per un commento si veda: G. MARENGO, Giovanni Paolo II e il Concilio. Una sfida
e un compito, Cantagalli, Siena 2011, 97-193. Nel nostro contributo ci riferiamo a: GIOVANNI PAOLO II, Uomo e
donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Città Nuova, Roma 20067 (il testo verrà indicato con il numero della
Catechesi, il paragrafo e la pagina della citazione).
4
Cfr. XCIV, nota 2, 368; A. SCOLA, Spiritualità coniugale nel contesto culturale contemporaneo, in R. BONETTI
(a cura di), Cristo Sposo della Chiesa Sposa. Sorgente e modello della spiritualità coniugale e familiare, Città
Nuova, Roma 1997, 22-54.
1
1
nozze del Salvatore con l’umanità, compiuta in sinergia con lo Spirito Santo, nella
dimensione del dono di sé, viene definita da Giovanni Paolo II come spiritualità coniugale e
familiare. È un cammino che passa per la quotidianità di coppia e famiglia, per la sessualità,
la genitorialità e l’educazione dei figli, per il perdono e il dialogo, per l’Eucaristia celebrata e
vissuta. Questo percorso, prospettato dal grande mistero del matrimonio e della famiglia,
integra la verità antropologica, l’itinerario morale e la vocazione alla santità5.
La scelta di esporre sinteticamente le tappe principali di tale spiritualità, riferendosi
proprio al testo delle Catechesi, è nata anche grazie a un recente colloquio con il Primate di
Polonia il quale, dall’inizio del Pontificato fino agli anni Novanta, ha collaborato strettamente
con Giovanni Paolo II nella preparazione ed edizione dei suoi discorsi. L’attenzione con cui il
Santo Padre guardava il mistero dell’amore umano nel piano di salvezza, nonché l’impegno
nel presentarlo in una riflessione catechetica, nata dalla vita e capace di trasformare la vita –
fortemente sottolineati dall’Arcivescovo Kowalczyk – ci hanno ulteriormente incoraggiato a
prendere in mano l’opus del Papa Wojtyła.
1. L’uomo e la donna – sacramento primordiale
La sacramentalità del matrimonio che sorge dal disegno divino attualizzato
nell’amore umano è il fondamento della visione della vita spirituale degli sposi. Questo
originale approccio presente ad ogni pagina delle Catechesi di Giovanni Paolo II permette di
comprendere il matrimonio e la famiglia come condizione ed esperienza della fede. La
fondamentale spiegazione del Papa tende a chiarire la differenza fra “sacramento” e
“mistero”. Il mistero, ossia il «piano salvifico di Dio nei riguardi dell’umanità»,
attualizzandosi nella storia, comincia ad uscire dal nascondimento in Dio. Tale visibilità sarà
percepita come la prima caratteristica della realtà sacramentale, alla base della struttura
corporea che esprime e custodisce il suo significato6.
Il principio del realizzarsi del disegno di salvezza risale al mistero della creazione
dell’uomo. Ricorrendo alle esperienze umane fondamentali di cui è tessuta la Sacra Scrittura,
il Santo Padre svela l’uomo che prende coscienza di essere creato come un dono e per un
dono di sé (cfr. Gaudium et spes, 24)7. Creato come Adamo ed Eva, maschio e femmina,
l’uomo è divenuto immagine e somiglianza di Dio «non soltanto attraverso la propria
umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone, che l’uomo e la donna formano sin
dall’inizio», per rispecchiare «una imperscrutabile divina comunione di Persone»8. Nella
fondamentale differenza sessuale è dunque iscritta una chiamata a comunicarsi
reciprocamente la verità dell’amore e costruire una particolare comunità con Dio e con l’altro,
una communio personarum, secondo l’espressione tipica degli scritti di Karol Wojtyła e
dell’insegnamento di Giovanni Paolo II9.
5
Cfr. CXXVI, 2, 476; CXXVII, 3, 478-479. Si veda anche: K. WOJTYŁA, Regola per il gruppo di coppie di sposi
“Humanae vitae” (premesse), in L. GRYGIEL – S. GRYGIEL – P. KWIATKOWSKI (a cura di), Bellezza e
spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena 2009, 31-33.
6
Cfr. XCIII, 2, 362 e nota 1, 363-364; LXXXVII, 5, 345. Per un approfondimento si veda: G. MAZZANTI, I
sacramenti. Simbolo e teologia, Vol. I: Introduzione generale, EDB, Bologna 1997; M. OUELLET, Mistero e
sacramento dell’amore. Teologia del matrimonio e della famiglia per la nuova evangelizzazione, Cantagalli,
Siena 2007, 27-130; F. PILLONI, Ecco lo Sposo: andategli incontro. Percorsi teologici e pastorali sul
sacramento del matrimonio, Effatà Editrice, Cantalupa (TO) 2002, 19-48.
7
Cfr. V, 45-47; XIII, 2, 72; L. CICCONE, Uomo-donna. L’amore umano nel piano divino. La grande Catechesi
del Mercoledì di Giovanni Paolo II (2 settembre 1979 – 28 novembre 1984), Elle Di Ci, Torino 1986, 131-137.
8
IX, 3, 59-60.
9
Si veda: J. LAFFITTE – L. MELINA, Amore coniugale e vocazione alla santità, Effatà Editrice, Cantalupa (TO)
2006, 25-39.
2
Il dinamismo di quella comunione avviene proprio nella corporeità maschile e
femminile, capace di accogliere, donare e condividere amore10. È anche nel corpo che la
prospettiva dell’unità dei due nel matrimonio si apre a quella della famiglia, grazie alla
dimensione della fecondità, sin dall’inizio iscritta nel dono reciproco di sé dell’uomo e della
donna (cfr. Gen 1,28). Questa capacità degli sposi a generare, prolungare e trasmettere
l’amore nella nascita dei figli e nelle relazioni familiari, che è nello stesso tempo una loro
vocazione, testimonia chiaramente che il “sì” pronunciato da Dio ad Adamo ed Eva al
momento della creazione è un “sì” per sempre.
Dalla meditazione del Papa sul mistero uomo-donna emerge dunque, in primo luogo, un
«“sacramento” nel senso più generale di questo termine, di segno visibile di una realtà
invisibile, cioè della realtà spirituale, trascendente, divina. In questo segno – e mediante
questo segno – Dio si dona all’uomo nella sua trascendente verità e nel suo amore»11. Nella
mascolinità e femminilità, nelle quali viene costruita la communio personarum di coppia e
famiglia, si manifesta “un sacramento primordiale”, ossia un «segno che trasmette
efficacemente nel mondo visibile […] il mistero della vita divina, alla quale l’uomo partecipa
realmente»12. In altre parole, la fondamentale sacramentalità del matrimonio dimostra che
l’amore pienamente umano riflette, anzi attualizza l’amore di Dio, perciò la famiglia trova la
sua vera misura solo nell’unione con il Creatore.
2. Cristo e la Chiesa – sacramento della redenzione
In secondo luogo, la lettura delle Catechesi permette di osservare una profonda
interrelazione tra la creazione e la redenzione nel dramma della vita umana. Passando a queste
considerazioni, Giovanni Paolo II ricorda che con il peccato originale «l’eredità della grazia è
stata respinta dal cuore umano»13. Tale rottura ha allontanato l’uomo dal suo Creatore, ha
toccato l’intima relazione tra l’uomo e la donna, ha persino coinvolto e sformato l’intera
comunione tra gli uomini. Nello stesso tempo, dalla riflessione del Papa emerge la radicalità e
la fedeltà dell’amore di Dio il quale manifesta la Sua salvezza proprio al momento della
tragedia provocata dal peccato, cioè dalla negazione dell’amore. Il Santo Padre afferma
esplicitamente che la verità rivelata nei primi capitoli della Genesi trova il suo complimento
nelle nozze del Figlio di Dio con la Chiesa, nelle quali vengono confermate sia l’identità del
“mistero grande” nascosto in Dio dall’eternità, sia la sua evidente continuità14.
L’analogia tra l’amore sponsale di Dio e quello dell’uomo e della donna è un
riferimento che percorre tutta la Bibbia (cfr. Is 50,1-3; 54,1-8; 62,1-7; Os 1,2-9; 2,1-25; 3,1-5;
31,3-6; Ez 16 e 23; Mal 2,10-12; Ger 2,2-3; 3,1-20; 16,1-4), trovando un particolare sviluppo
nel Nuovo Testamento (cfr. Mt 19,4-15; 22,2-14; 25,1-13; Mc 2,18-20; Lc 5,33-35; 14,16-24;
Gv 2,1-11; 3,26-30; 1 Cor 15,45; 2 Cor 11,2-4; Rm 7,1-6; Ap 14,1-5; 19,5-8; 21,1-11),
soprattutto nella Lettera agli Efesini (cfr. Ef 5,22-33). Il Redentore rivela il suo amore
salvifico che consiste «nella donazione di se stesso per la Chiesa, come amore sponsale con
cui Egli sposa la Chiesa a la fa proprio corpo»15. Come osserva il Papa, questa rivelazione del
volto sponsale di Dio nei confronti dell’umanità «contiene in sé una caratteristica del mistero,
che non viene direttamente messa in risalto né dall’analogia dell’amore misericordioso né
dall’analogia dell’amore paterno (o da qualunque altra analogia usata nella Bibbia, a cui
10
Cfr. II, 5, 35; IX, 4, 60; XIV, 4, 75; C. ROCCHETTA, La sponsalità del corpo nell’Eucaristia e nel matrimonio,
in R. BONETTI (a cura di), Eucaristia e matrimonio, unico mistero nuziale, Città Nuova, Roma 2000, 130.
11
LXXXVII, 5, 345.
12
XIX, 4, 91. Si veda: XCVI, nota 3, 376. Il termine “sacramento primordiale” torna almeno 27 volte.
13
XCVII, 1, 377.
14
Cfr. XCVI, 6-7, 375; XCVIII, 8, 382.
15
XCV, 7, 371. Cfr. XXXVI, 5, 156; XCI, 7, 357; XCIV, 7, 368.
3
avremmo potuto riferirci)»16. Da un lato, il mistero nuziale consente di avvicinarsi all’essenza
dell’amore radicale di Cristo, incarnato, crocifisso e risorto, per la Chiesa, suo Corpo e Sposa.
Dall’altro, esso permette di scoprire e penetrare la vera natura della comunione dell’uomo e
della donna dalla quale nasce la famiglia, partecipe dell’amore sponsale di Cristo e della
Chiesa, e da esso plasmata sulla via di una reciproca santificazione17.
La redenzione dell’amore umano significa quindi ben altro e ben più che un semplice
ritorno alla situazione prima del peccato. Grazie al dono di sé del Salvatore, più forte della
morte (cfr. Ct 8,6-7), il matrimonio diventa parte integrale della nuova economia sacramentale
che trae la sua origine ed efficacia dal mistero pasquale, redentore e sponsale di Cristo. Infatti,
tutti i sacramenti della Nuova Alleanza trovano nell’amore sponsale il loro “prototipo” e la
“piattaforma”. Il matrimonio del primo Adamo con Eva e le nozze del nuovo Adamo con la
Chiesa formano insieme un grande segno, cioè il grande sacramento (sacramentum magnum)
che rivela il grande mistero di salvezza. Con questa nuova gratificazione, definita dal Papa
quale “sacramento della redenzione”, la grazia d’elezione, infranta al principio con il peccato,
si rinnova e si compie nella totalità della consegna di sé di Cristo Sposo. Nel sacramento della
creazione l’uomo fu costituito nello stato dell’innocenza originale, come uno dei primi segni
della santità di Dio. La grazia liberatrice e santificatrice della redenzione realizza quella
primordiale profezia, portando l’uomo e la donna alla partecipazione piena alle nozze
dell’Agnello di Dio e della sua Sposa. Accogliendo nella fede questo dono, i coniugi
diventano nel Sacramento del Matrimonio partecipi di una grazia particolare di Cristo che
redime e purifica la Chiesa, segno del continuo donarsi delle Persone Divine. In altre parole,
Cristo trasforma l’uomo e la donna, innestando in essi la capacità di amare davvero, di
esistere come dono totale e fecondo di sé, di costruire una comunione familiare degna delle
persone create e redente dalla Trinità18.
Seguendo l’affermazione del Concilio Vaticano II (cfr. Gaudium et spes, 48), sulla
scia dell’enciclica Casti connubi, Giovanni Paolo II mette in evidenza la particolare
“consacrazione sacramentale” attuata nelle nozze19. La consacrazione matrimoniale riprende
l’iniziazione battesimale, derivante dalla donazione redentrice e sponsale del Figlio di Dio, e
la specifica nella coppia e nella famiglia, chiamata a incarnare nel corpo e nella storia
l’unione di Cristo con la Chiesa. A differenza d’ogni altra consacrazione sacramentale,
soggetto di questa sponsale non è solo un individuo, piuttosto la communio degli sposi che
formano un nuovo soggetto ecclesiale, una chiesa domestica, come la chiamerà spesso il
magistero del Santo Padre. Il fondamento e il dinamismo di questa comunione coniugale e
familiare, nata nel seno della Chiesa e consacrata per costruire la Chiesa, è l’amore della
Trinità effuso nei cuori e nei corpi dallo Spirito Santo20.
Alla luce delle considerazioni di Giovanni Paolo II si può comprendere meglio in che
modo la vita spirituale degli sposi e dell’intera famiglia scaturisce dal dono sacramentale
radicato nel mistero nuziale di Cristo e della Chiesa. Grazie alla riflessione del Papa si può
anche vedere chiaramente qual è il compito principale degli sposi, e quindi dei genitori e dei
figli, e cioè quello di testimoniare il “mistero grande” al quale essi partecipano. Ogni impegno
o, per dire meglio, ogni missione particolare della famiglia, forma storica ed umana delle
nozze di Cristo e della Chiesa, è incentrato su questa fondamentale vocazione. Nel dono di sé,
totale e fecondo, la comunità coniugale e familiare si rivolge verso la pienezza escatologica
16
La Catechesi del 29 settembre 1982, 3, nell’appendice in GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna…, cit., 500.
Cfr. LXXXIX, 8, 351; XC, 2-4, 352-353; XCI, 6, 357; XCIII, 1, 362; XCVI, 6, 375; CII, 2, 393; OUELLET,
Divina…, cit., 167-171.
18
Si veda: XCIV, 3, 366 e nota 1, 368; XCVII-XCVIII, 377-382 e nota 1, 379. Il termine “sacramento della
redenzione” ricorre non meno di 27 volte.
19
CXXVII, 5, 479; F. PILLONI, Danza nuziale. Itinerario teologico e catechistico per coppie e famiglie, Effatà
Editrice, Cantalupa (TO) 2002, nota 104, 102.
20
Cfr. XCI, 7, 357; CXXXI, 1, 489; PILLONI, Danza…, cit., 102-104.
17
4
dell’unione della Trinità con l’umanità, iniziata nella creazione e sigillata dall’opera
redentrice dello Sposo della Chiesa21.
3. L’ethos del dono di sé, totale e fecondo
Per spiegare meglio il nuovo modo del vivere e dell’amare che nasce dal Sacramento
del Matrimonio, il pensiero delle Catechesi porta a scoprire il ricco significato del termine
“ethos”. Si tratta dunque di una realtà in cui la dimensione sacramentale delle nozze si
intreccia con l’itinerario morale di coppia e famiglia, non solo conforme, ma addirittura
coessenziale alla loro spiritualità. L’opera salvifica del Sacramento del Matrimonio penetra
profondamente l’essere e l’agire che qualifica «la vita dei cristiani, cioè degli uomini
consapevoli della elezione che si realizza in Cristo e nella Chiesa»22. L’ethos, per così dire,
rivela reciprocamente come compito la dignità dell’uomo e della donna, di sposi, genitori e
figli, assegnando loro «il sacrum della persona»23. Infatti, ciò che nella comunione coniugale
e familiare delle persone è di particolarmente e propriamente umano, porta a riscoprire ciò che
è santo, ovvero radicato nella Communio della Trinità. Dal significato sponsale iscritto nel
cuore e nel corpo umano si forma l’amore autentico, «in cui il donare di una parte si incontra
con l’appropriata ed adeguata risposta dell’altra al dono»24. Sebbene l’eredità del peccato
originale continui ad offuscare l’orizzonte della vita spirituale, la grazia del dono
sacramentale guida gli sposi a riscoprire la vera libertà del dono che passa per la loro
mascolinità e femminilità. Questo, di conseguenza, porta a una trasformazione dell’amore
umano attraverso il dono dello Spirito, in modo tale da rendere la comunità familiare capace
di attuare e irradiare, nelle gioie e nelle fatiche proprie della famiglia, il dono di sé che Cristo
compie per la Chiesa25.
A questo proposito, il Santo Padre sottolinea più volte che gli impegni morali iscritti
nella vocazione al matrimonio e alla vita familiare «sono di natura spirituale, tuttavia si
esprimono a un tempo col “linguaggio del corpo”»26. Chiamati dal principio ad essere “una
sola carne”, gli sposi scoprono nella loro corporeità e sessualità un luogo particolare in cui
l’eros e l’ethos si esprimono e compenetrano. Di conseguenza, il loro unirsi nell’atto
coniugale attua in modo irrepetibile il mistero dell’amore sponsale: «quell’amore che si
compiace della verità (1 Cor 13,6), nel quale si esprime la gioia spirituale (il frui agostiniano)
di ogni autentico valore: gaudio simile al gaudio dello stesso Creatore, il quale al principio
vide che “era cosa molto buona” (Gen 1,31)»27.
L’essere “una sola carne” è penetrato e ravvivato dall’amore innestato dallo Spirito
Santo nei cuori e corpi degli sposi, nella loro soggettiva mascolinità e femminilità. In forza
del Sacramento del Matrimonio, comunicando il dono di sé, l’uomo e la donna comunicano
l’uno all’altra l’amore con cui Dio stesso ama nel mistero della creazione e della redenzione.
Per questa ragione, la dimensione fisica dell’atto coniugale, segno visibile di una dedizione
più profonda scaturente dallo spirito, suppone la consapevolezza che la sessualità attinge al
suo autentico significato solo quando comunica un’appartenenza gratuita e totale nella
communio personarum. Infatti, varie manifestazioni di tenerezza e affetto coronate
nell’unione coniugale, per esprimere autenticamente ciò che significano nell’orizzonte
21
Cfr. LXVI, 2, 264; XCVII, 2, 267; LXIX, 3-4, 273-274; XC, 6, 354; XCIX, 3-5, 384; C, 4, 387; CI, 9, 391392.
22
XCVIII, 5, 381. Si veda: XCIV, 4, 367.
23
Cfr. C, 6, 387; CXV, 1, 437; OUELLET, Divina…, cit., 245-254.
24
LXI, 1, 242. Si veda: XIX, 2, 90-91.
25
Cfr. CI, 5, 390; CXXXII, 3, 492.
26
CXVII, 3, 378. Cfr. CIV, 7, 402; CXXIX, 6, 486. Si veda anche: CVIII-CXIII, 411-433.
27
CXXVII, 1, 478. Cfr. CI, 3, 390; I. BIFFI, Introduzione al quinto ciclo, in GIOVANNI PAOLO II, Uomo e
donna…, cit., 340.
5
spirituale, non possono che impegnare tutta la persona, sia nell’insieme dei suoi dinamismi,
che nella sua piena verità. È qui che si rivela il legame stretto tra la sessualità dei coniugi e la
dignità sacramentale delle nozze28.
L’unione degli sposi, favorita dalla sessualità e in essa attualizzata, non è l’unica loro
pienezza. Questa dimensione dell’amore sponsale possiede allo stesso tempo un altro
significato profondo, cioè la capacità di diventare genitori, che attiene intrinsecamente alla
stessa unione dei due. L’unione dell’uomo e della donna, infatti, non è di totale
complementarietà, ma si apre ad accogliere il dono di un figlio, frutto del loro reciproco
donare se stessi. Il significato unitivo e quello procreativo sono inscindibilmente compresenti
nell’unione dei corpi in quanto segno dell’unione della totalità personale e spirituale dei due.
Solo in questo modo, salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, l’atto coniugale
conserva integralmente il senso di reciproco amore l’orientamento all’altissima vocazione dei
coniugi a costruire la Chiesa nel mistero della paternità e maternità. Il rispetto del duplice
significato dell’atto coniugale si manifesta come timore di infrangere ciò che porta in sé il
segno del mistero divino della creazione e della redenzione. Tale timore salvifico, secondo
l’espressione del Papa, si rivela in modo positivo e in misura crescente come «sensibilità
piena di venerazione per i valori essenziali dell’unione coniugale», aiutando a manifestare
nella naturale fecondità dell’uomo e della donna una fecondità soprannaturale della Chiesa,
Sposa e Madre29.
La riflessione di Giovanni Paolo II, scaturente contemporaneamente dall’esperienza
pastorale e dalla meditazione del mistero di salvezza, fa appello alle coscienze degli sposi e
dei genitori, affinché nella libera risposta esprimano la comprensione della bellezza del loro
amore, che permette e promette di costruire la comunione familiare, pienamente personale e
spirituale. Il Papa sottolinea che è proprio nell’intimità stessa della loro relazione che gli sposi
accolgono e realizzano una spiritualità “loro propria”. Il dono sacramentale dello Spirito rende
l’uomo e la donna attenti alla presenza di Dio nel loro amore sponsale, ovvero totale e
fecondo. La vita secondo lo Spirito (cfr. Rm 8,5; Gal 5,25) nel Sacramento delle Nozze
significa un aderire al disegno divino nel loro reciproco unirsi, capace di portare il frutto
dell’amore nella generazione ed educazione dei figli (cfr. Gen 4,1), in una paternità e
maternità autenticamente responsabile30. È in questo modo che la coppia, e quindi la famiglia,
partecipa alla santità della Chiesa, Sposa e Madre, che unita con Cristo, attinge dal
sacramento della redenzione tutta la sua fecondità e maternità spirituale. Qui si trova la
ragione più profonda per cui la particolare spiritualità dei coniugi è inseparabile dalla
spiritualità, per così dire, familiare, ossia non può prescindere dalla loro identità stessa di
sposi e, contemporaneamente, di padri e madri31.
4. Una vita nello Spirito e secondo lo Spirito
Per completare il quadro della vita spirituale di coppia e famiglia, il Papa
approfondisce la verità (sacramentum magnum) e il vissuto (ethos) delle Nozze alla luce
dell’opera dello Spirito Santo. La risposta dei coniugi al dono di Dio, che attua il mistero di
Cristo e della Chiesa, avviene in piena sinergia con lo Spirito. Egli non soltanto plasma e
sviluppa l’identità personale di ciascuno degli sposi, ma dall’interno costruisce e conduce la
loro particolare relazione. Far vivere e risplendere l’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa al
28
Cfr. XLV, 187-189; CXXVI, 5, 477 - CXXVII, 1, 478.
CXXXI, 5, 490. Cfr. CXVIII, 1-6, 453-454; CXIX, 1, 456; CXXIII, 6, 468; Si veda anche: C. CAFFARRA,
Introduzione generale, in GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna…, cit., 23; A. SCOLA, Il mistero nuziale I. UomoDonna, PUL, Roma 2005, 91-106. L’etica della procreazione è organicamente unita spiritualità dei coniugi. Cfr.
CXXXIII, 4, 496.
30
Cfr. CXIX, 1, 456; CXXIII, 2, 467; CXXIV, 3, 470.
31
Cfr. XCVII, 4, 378; CXXVI, 2, 476.
29
6
livello della communio personarum non è possibile, «se non mediante le forze provenienti
dallo spirito, e precisamente, dallo Spirito Santo che purifica, vivifica, corrobora e perfeziona
le forze dello spirito umano»32. Di conseguenza, l’autentica spiritualità coniugale e familiare
non potrà mai partire da un proposito etico né dalle pratiche di pietà, ma solo dall’apertura
allo Spirito Santo che educa l’uomo e la donna a donarsi totalmente l’uno all’altra, a
immagine di Cristo e della Chiesa. Tale dono dello Spirito permette che tutte le dimensioni
della vita coniugale rivelino il significato sponsale dell’essere “una sola carne”, ovvero che
tutta la loro vita diventi un ethos e una preghiera. È sempre lo Spirito Santo a fondare ed
estendere lo spazio interiore del mutuo dono degli sposi alla comunità della famiglia, per far
risplendere «la venerazione alla maestà del Creatore, unico e ultimo depositario della sorgente
della vita, e l’amore sponsale del Redentore»33.
Il pensiero del Santo Padre espresso nelle Catechesi evidenzia tre canali infallibili e
indispensabili mediante i quali lo Spirito Santo entra continuamente nella relazione sponsale
dell’uomo e della donna: la sorgente sempre viva dell’Eucaristia, la preghiera che implora
ogni aiuto divino, il sacramento della penitenza che guarisce dal peccato34.
Il dono sacramentale dell’Eucaristia pone gli sposi di fronte all’amore sponsale
presente in modo eccellente nel sacrificio del Cristo per la Chiesa, il principio e culmine della
comunione di coppia e famiglia. Partecipando alla celebrazione eucaristica e incarnando lo
stesso mistero nella loro quotidianità, essi rendono visibile ed efficace il mistero salvifico di
Cristo e della Chiesa, con il quale entrano in una “comunione vivente”. Il termine con cui le
Catechesi di Giovanni Paolo II narrano il mistero dell’Eucaristia riferito alla vita spirituale dei
coniugi è la “sorgente”. L’Eucaristia si presenta dunque soprattutto quale fonte principale e
rinnovatrice del mistero nuziale, in ogni dimensione della vita coniugale e familiare chiamata
ad attualizzare la consegna totale di Cristo per la Chiesa35. L’uomo e la donna, che nel
Sacramento delle Nozze esprimono «”sinteticamente” l’amore sponsale di Cristo e della
Chiesa, al quale tutti i sacramenti dicono rapporto significativo efficace», nella collaborazione
con lo Spirito Santo edificano la loro relazione, in rapporto al significato della Cena del
Signore che mediante il sacrificio della Croce unisce a sé la Chiesa, sua Sposa. La loro
testimonianza passa infatti per l’attualizzazione del mistero pasquale, nel quale essi stessi
vengono purificati, risanati e vivificati36.
Nella vita degli sposi le parole sul dono totale di sé assumono, come viene presentato
nella testimonianza del Libro di Tobia, il carattere di una prova reale. Il Papa non esita ad
affermare che questa particolare verifica dell’amore conduce alla vittoria pasquale soltanto se
viene attuata attraverso la preghiera. È nella preghiera che si rinnova negli sposi la certezza
della presenza di Dio, promessa da Lui all’inizio del loro matrimonio, grazie alla quale essi
possono affrontare varie prove che incontrano lungo il cammino di coppia e famiglia. È anche
nella preghiera che la comunità familiare, a sua volta, riconferma quotidianamente la
decisione di accogliere la chiamata di Dio manifestata dai coniugi-genitori al momento della
celebrazione del Sacramento delle Nozze. La specificità del contenuto e delle forme di questa
preghiera, prima coniugale e poi anche familiare, sta nel fatto che essa viene attuata nella
peculiare communio personarum. Come nell’unione coniugale gli sposi diventano “una sola
carne”, così anche nella preghiera «non c’è né il dialogo né il duetto degli sposi. Nella notte
32
CXXXI, 3, 489.
CXXXII, 3, 492.
34
Cfr. CXXVI, 5, 477; BUTTIGLIONE, Introduzione…, cit., 451.
35
Si veda: XCII, 8, 361; XCVIII, nota 1, 382; XCIX, 1, 383; CXXXI, 3, 490; OUELLET, Divina…, cit., 215-216.
36
XCVIII, nota 1, 382. Per un approfondimento si veda: L. CROCIANI, Eucaristia, sorgente della vita della
Chiesa. Lettura di testi patristici, in PILLONI (a cura di), L’Eucaristia…, cit, 21-77; M. M. PEQUE, Lo Spirito
Santo e il matrimonio nell’insegnamento della Chiesa, Dehoniane, Roma 1993, 89-100, 169-178.
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7
nuziale essi decidono soprattutto di parlare all’unisono – e questo unisono è appunto la
preghiera»37.
La realtà della preghiera coniugale viene inserita quale elemento determinante nella
prospettiva del linguaggio del corpo nel quale gli sposi esprimono e realizzano il loro amore,
permeati dai segni dell’Alleanza e la grazia. Quando l’uomo e la donna chiedono a Dio di
saper corrispondere alla verità dell’amore sponsale, il loro linguaggio del corpo, riletto nella
verità dei cuori, diviene «il più profondo modello della liturgia, la cui parola è parola di forza.
[…] È la forza che libera dal male, e che purifica»38. La dimensione liturgica, iscritta fin
dall’inizio nella realtà coniugale, viene poi riconfermata nella preghiera durante tutto il
cammino della vita familiare, non solo nelle parole, ma anche in ogni gesto particolare che
esprime il dono di sé. In questo modo il marito e la moglie professano il “credo coniugale”,
ricordandosi con gratitudine il principio del loro amore, cioè quel “maschio e femmina li
creò”, ma anche testimoniandone il compimento, ovvero quel “maschio e femmina li
redense”39.
Abbiamo già potuto vedere con il Santo Padre che nonostante la tragedia del peccato il
matrimonio non cessò di essere un segno del grande mistero dell’amore tra Cristo e la Chiesa,
introducendo gli uomini nell’opera della salvezza. All’uomo della triplice concupiscenza (cfr.
1 Gv 2,16), ancora tentato a desiderare secondo la carne, non secondo lo Spirito (cfr. Gal
5,17), «è dato nel matrimonio il sacramento della redenzione come grazia e segno
dell’Alleanza con Dio»40. Come sottolinea il Papa, gli sposi partecipano sacramentalmente sia
all’azione salvifica di Dio nel mistero della creazione, sia alle forze che scaturiscono dalla
redenzione del corpo, superando così le conseguenze del peccato. La vita di coppia e famiglia
consiste nella costruzione e ricostruzione dell’unità dell’uomo e della donna secondo l’eterno
disegno del Creatore, nella prospettiva dell’amore sponsale e redentore di Cristo per la
Chiesa. Si tratta dunque di un continuo ritorno al principio che, nello stesso tempo, comporta
un rinnovamento, una conversione e una promessa del compimento.
La ricchezza del sacramento della penitenza, che conferma la presenza redentrice di
Cristo nel Sacramento delle Nozze, costituisce l’elemento caratteristico della spiritualità
coniugale. Nella consacrazione matrimoniale, insieme all’effusione dello Spirito Santo, gli
sposi ricevono intrinsecamente una grazia risanante, la grazia della Croce, come segno
dell’amore redentivo di Cristo che purifica la Chiesa. Di conseguenza, essi partecipano alla
stessa grazia con la quale Cristo rende gloriosa la sua Sposa, purificandola da ogni segno di
bruttezza, d’invecchiamento e di senilità (cfr. Ef 5,25-27) e con il suo amore fa sì che essa
rimanga “eternamente giovane”. Conoscendo sempre di più l’amore che redime, ossia
unendosi allo Sposo della Chiesa che è Redentore, i coniugi sono invitati a lasciarsi
trasformare e convertire da Cristo nel sacramento della riconciliazione. Tale cammino di
santificazione, modellato dal dinamismo reale e non astratto del donarsi e dell’accogliersi,
permette alla coppia e alla famiglia di progredire gradualmente, con umile perseveranza, nella
bellezza e grandezza del mistero al quale partecipano41.
*
*
*
Il pensiero delle Catechesi sull’amore umano svela la verità dell’amore coniugale e
familiare radicata in una particolare consacrazione nel Sacramento del Matrimonio, cioè nella
partecipazione all’intimo legame che intercorre tra la realtà dell’uomo e della donna quale
37
CXV, 4, 438. Si veda: CXIV, 6-8, 435-436.
CXV, 6, 439. Cfr. ibid., nota 1, 439; CXVI, 4-5, 441-442.
39
Cfr. CXVI, 1, 440; GIOVANNI PAOLO II, Varcare la soglia della speranza, Mondadori, Milano 1994, 51.
40
C, 7, 388. Cfr. XCVII, 1, 377; XCVIII, 4, 381.
41
Cfr. XC, 6, 354; XCII, 2, 359; C, 2, 386; XCV, 6-7, 370-372; XCVII, 4, 378; ibid., nota 1, 379; CXXVI, 5,
477.
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sacramento primordiale e il mistero sponsale e pasquale di Cristo e della Chiesa. Mostrando
questa sorgente della famiglia, Giovanni Paolo II vedeva in essa l’inizio di un cammino
capace di condurre gli sposi, genitori e figli ad una reciproca santificazione.
È una sensazione particolare percorrere le linee fondamentali della spiritualità di
coppia e famiglia tracciate dal Papa durante le udienze del mercoledì e riconoscere in esse un
richiamo di ciò che Karol Wojtyła meditava come Pastore della Chiesa di Cracovia:
«La famiglia, come realtà umana che corrisponde profondamente alla natura dell’uomo, entra
nell’eterno piano di salvezza nutrito da Dio e da Lui gradualmente rivelato. In questo modo la
famiglia si iscrive dal principio nella storia della salvezza – e ad ogni tappa di quella storia
crea il suo tessuto vivente. […] Essa si realizza di nuovo quando due persone, l’uomo e la
donna, decidono di trasmettere la vita alle nuove creature umane, prendendo questa decisione
e realizzandola con piena responsabilità per la vita familiare, per un molteplice sistema dei
valori che appartiene al divino piano di salvezza. Nel punto di partenza di questa decisione, o
più precisamente della sua realizzazione, si trova il Sacramento del Matrimonio»42.
È anche particolare poter continuare a camminare sui sentieri indicati dalle riflessioni
delle Catechesi e ritrovare i loro approfondimenti nell’insegnamento del Santo Padre espresso
negli ultimi anni del suo Pontificato:
«Il Sacramento del Matrimonio e la famiglia che ne deriva rappresentano la via efficace
mediante la quale la grazia redentrice di Cristo assicura ai figli della Chiesa una reale
partecipazione alla communio trinitaria. […] In tal modo, il mistero nuziale ci aiuta a scoprire
che la Chiesa stessa è “famiglia di Dio”»43.
Ciò che colpisce di più in questa unità del pensiero e del magistero, dettata da un
cuore di pastore, è che il Papa Wojtyła non ha mai guardato la famiglia come un fatto di
cronaca o un problema da risolvere, ma sempre come un sacramento di comunione tra Dio e
l’uomo. Il realismo e il coraggio del Beato Giovanni Paolo II si esprimeva proprio nel suo
spalancare le porte del matrimonio e della famiglia a Cristo, e nel chiamare la vita coniugale e
familiare, spesso provata e drammatica, con il nome “spiritualità”.
42
K. WOJTYŁA, “Rozważania pastoralne o rodzinie”, in Rocznik Jauk Społecznych 3 (1975) 75-76.
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai docenti e studenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su
Matrimonio e Famiglia in occasione del XX anniversario della fondazione, 31 maggio 2001.
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