Clienti retail?
Ancora pochi
E’ un’industria per investitori istituzionali. Ma se si
sviluppa la consulenza a parcella ….
di F.D.
Con una gamma prodotti che ha superato da poco i 100 strumenti
quotati Deutche Bank si è aggiudicata un ruolo di primo piano
nell’industria italiana degli Etf. Un’industria che, assicura Mauro
Giangrande , responsabile della piattaforma db x-trackers per l’Italia,
è ancora dominata dagli investitori istituzionali.
Sono loro il principale cliente degli emittenti. E a chi spera in un
boom anche della distribuzione verso la clientela retail Giangrande
risponde: “Ma per ora gli USA, almeno da questo punto di vista, sono
lontani.
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ADVISOR Settembre 2010
MILANO FINANZA
07 Agosto 2010
Stumenti Gli Etf a leva sono efficienti nel trading giornaliero.
Ma non sono adatti agli investimenti di lungo termine. Perché ….
EFFETTI
SPECIALI
di Fausto Tenini
Gli Etf non sono tutti uguali. E, fra i più sofisticati, quelli a leva, sia long che
short, suscitano diversi interrogativi.
A volte questi prodotti generano infatti ritorni molto lontani dai movimenti
(di medio termine) del sottostante e negli anni tendono a vedere il prezzo
convergere verso lo zero in condizioni normali di mercato.
Partendo dal primo quesito, cioè la non coincidenza tra l’andamento del
sottostante moltiplicato per la leva e la reale performance dell’Etf a leva
(long o short che sia), bisogna ricordare che è un aspetto noto e ben spiegato
nelle schede informative sugli Etf.
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Le ragioni dello scostamento di performance tra il sottostante e il prodotto
risiedono nella caratteristica di natura prettamente matematica che è presente
in tutti gli Etf a leva maggiore di uno (sia long che short). Si tratta di un
fenomeno noto come “della leva costante”: l’obiettivo degli Etf indicati è
infatti ritornare il 200% della performance dell’indice “su base giornaliera”,
come si legge nei prospetti .
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Chiarite le problematiche, gli emittenti di questi prodotti sottolineano che se
un investitore acquista un Etf a leva per mantenerlo in portafoglio degli anni
non ha capito nulla dello strumento. Nelle brochure informative è infatti
chiara la natura speculativa e non d’investimento di medio termine, dove
quest’ultima scelta imporrebbe eventualmente un continuo ribilanciamento
dell’esposizione (l’investitore che voglia coprire un portafoglio dovrà
verificare periodicamente che l’importo dell’Etf short e l’importo
dell’investimento siano equivalenti).
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La leva su orizzonti lunghi può quindi divenire blanda come molto
aggressiva rispetto al livello iniziale.
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In sostanza questi strumenti sono adatti e perfettamente funzionanti per un
trading direzionale molto aggressivo, ma concentrato su brevi orizzonti.
Se l’holding period tende ad allungarsi, è necessario tener presente che il
percorso dei prezzi dell’indice (come si esprime la sua volatilità) potrà
generare pesanti disallineamenti tra la performance del sottostante e quella
dello strumento.
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PLUS Il Sole-24 Ore
07 Agosto 2010
I pericoli occulti degli Etc
Ampi divari tra i rendimenti delle commodity e dei
prodotti ad esse correlati
E’ un po’ come avere in mano il biglietto vincente della lotteria e non
poter mai riscuotere il premio. Insomma, a dir poco fa male. Ma
quello che sta succedendo in tutto il mondo agli investitori degli Etc è
proprio questo: una mezza beffa (si veda articolo in fondo alla
pagina).
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Quello che sta accadendo sui mercati tuttavia è abbastanza
paradossale: mentre negli ultimi anni i prezzi di alcune commodity si
infiammano, gli Etc si muovono al rallentatore se non nella direzione
opposta. E quando invece i prezzi della materia scendono, gli Etc
correlati fanno ancora peggio. Qualche esempio? Nel febbraio 2009,
mentre il petrolio saliva del 7,4% il maggiore Etc petrolifero
mondiale, l’U.s. Oil Fund, arretrava del 7,4%. A partire da maggio
2007 invece, mentre il caffè a New York è rincarato del 64%, l’Etfs
Coffee quotato a Milano è salito solo del 21%. Peggio è andata ai tanti
investitori italiani di gas naturale : a fronte di una materia prima che al
Nymex è calata del 39%, l’Etc correlato quotato in Italia ha perso più
dell’80%. E in maniera simile è andata a decine di altri Etc sparsi sulle
borse mondiali legati a materie come zucchero, cotone, cacao, ad
esempio. Insomma, un mercato apparentemente impazzito.
Come è possibile? La causa di tanto squilibrio sta nel cosiddetto
“contango”, tecnicismo utilizzato in finanza per segnalare che i prezzi
delle materie prime per consegne future (ovvero a termine o forward)
non sono più alti di quelli per una consegna immediata o (spot).
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Luca Davi
PLUS Il Sole-24 Ore
07 Agosto 2010
Etf Securities
“Meglio scommettere sull’oro”
Gli Etc? Uno strumento rischioso, che può regalare gioie ma
anche grossi dolori. A riconoscerlo è Massimo Siano,
responsabile per il mercato italiano di Etf Securities, unico
emittente di Etc a Piazza Affari.
A causa del contango gli Etc sono comunque destinati ad
essere sempre meno performanti delle commodity di
riferimento.
Come se ne esce?
Le materie prime sono per la maggior parte deperibili quindi
è inevitabile il roll over dei future. Tuttavia va detto che la
curva delle commodity può anche essere in backwardation
(e l’Etc può rivelarsi sovraperformante rispetto alla
commodity, n.d.r.)
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A chi va consigliato in definitiva l’acquisto di un Etc?
Difficile da dire. Va ammesso che gli Etc sono uno
strumento rischioso: l’investitore deve sapere che può
andare incontro a ingenti perdite così come a ingenti
guadagni. Il profilo di rischio è insomma elevato.
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Milano Finanza
21 Agosto 2010
ETF
Attenti a quel cross rate
Spesso è difficile comprendere le performance di
fondi indice che replicano i mercati esteri. Perché i
tassi di cambio utilizzati possono confondere le idee.
di Roberto Bonelli
Valuta di nego ziazione, moneta di denominazione e divisa del
benchmark. Tutte e tre sono riportate sulla scheda sintetica di qualsiasi
Etf trattato su Borsa italiana. Tuttavia non è così semplice
comprendere quale sia il reale rischio di cambio alla quale
l’investitore è esposto.
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Sono dubbi su cui è bene fare chiarezza. In particolare, “nell’ambito
degli Etf azionari, tutti i prodotti quotati attualmente sull’Etf plus non
offrono la protezione dal rischio di cambio”, continua Giangrande, “e
ciò significa che qualora un investitore scelga di prendere una
posizione, per esempio sul mercato brasiliano, si espone oltre che
all’andamento dell’indice locale, anche al rischio che, durante il
periodo di detenzione dell’Etf, l’euro si apprezzi nei confronti della
moneta brasiliana”.
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Insomma, poco importa se la valuta di riferimento del benchmark o
del fondo indice sia o meno la valuta locale, l’esposizione
dell’investitore è sempre verso la divisa di negoziazione dei titoli
sottostanti.
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Passiamo ad un esempio più complesso. “In caso di indice benchmark
costruito su un’area geografica estesa come l’Msci World,
rappresentativo attualmente di 27 paesi e costituito da oltre 1.600 titoli
negoziati in valute diverse”, spiega Giangrande, “il rischio cambio
viene assunto in proporzione alla composizione per valuta dell’indice
stesso. Ad esempio gli Stati Uniti pesano attualmente per il 49% del
Msci World, mentre il Giappone rappresenta il 10,3%; ne consegue
che i detentori di quote dell’Etf sono esposti per il 49% della
posizione al rischio di cambio euro/dollaro e per il 10,3% al rischio
euro/yen”. Per quanto riguarda le altre asset class, alcuni Etf sono
coperti dal rischio valutario. Quindi è sempre meglio verificare le
caratteristiche in merito alla valuta.
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TUTTOFONDI, maggio 2010
Al gestore l’Etf piace liquido
e con valuta poco “esotica”
Valerio Baselli e Sara Silano
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Per entrare in portafoglio, un Etf deve essere
sufficientemente liquido, e la sua valuta non deve essere
eccessivamente esotica - spiega Alessandro Castagnetti,
gestore di Vg.Sa, società fondata da Vittorio Ghidella, ex
amministratore delegato della Fiat, che utilizza ireplicanti
nei suoi portafogli - La liquidità è importante per avere
spread contenuti e valutazioni giornaliere attendibili, mentre
una moneta esotica è da evitare perché creerebbe problemi
di currency hedging (ossia copertura del rischio di cambio
n.d.r.).
Per Castagnetti è importante anche la scelta della Borsa su
cui acquistare un Etf, in particolare in relazione ai costi di
intermediazione, perché se questi sono alti finiscono per
mangiarsi una buona fetta di performance.
Punti critici dell’Europa
Nonostante l’uso degli Etf sia in crescita tra i gestori di
fondi, ad oggi rimangono ancora alcuni punti da migliorare.
Le dimensioni del mercato europeo sono infatti modeste
rispetto a quelle degli Stati Uniti in particolare, per quanto
riguarda la liquidità degli strumenti.
Un eventuale aumento degli scambi porterebbe anche
benefici a livello di costi, in quanto assottiglierebbe lo
spread denaro-lettera. Inoltre, si legge nello studio di Ssga,
il fiorire del mercato ha spinto molti provider ad offrire
prodotti sempre più esotici, ambigui anche sotto profilo
regolamentare.
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Morningstar
Quattro regole per comprare (vendere) un Etf
Controllare il Nav e lo spread, impostare ordini limitati ed evitare aperture e
chiusure di sedute sono i fattori per un trading di successo.
Alan Rambaldini / 22-06-10
Il mondo degli Exchange traded fund può risultare piuttosto ostico per un
neofita. Esistono centinaia di differenti Etf tra cui scegliere, con diverse asset
class, settori, Paesi o regioni, che possono disorientare l’investitore alle
prime armi. Proponiamo, quindi, una mini-guida in quattro passi per
maneggiare i replicanti.
1. Controllare il Net asset value (NAV)
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Un ribasso del prezzo sottostante spinge i market maker a comprare
azioni dell’Etf e a vendere il paniere di titoli sottostanti, mentre un balzo
del prezzo li spinge a vendere quote del replicante e comprare i titoli
sottostanti. L’offerta e la domanda create con questo tipo di attività
muove il prezzo di mercato dell’Etf in linea col valore dei titoli replicati,
permettendo così ai market maker di svolgere il trading e ottenere dei
profitti.
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2. Controllare lo spread bid-ask
Il passo successivo è quello di controllare lo spread bid-ask. Più è basso
più il prezzo è vicino al Nav e quindi si minimizzano i costi al momento
della vendita. Lo spread bid-ask è la ragione per cui i market makers
forniscono liquidità all’Etf.
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Sfortunatamente, non esiste una regola fissa che stabilisca quando lo
spread è troppo elevato: dipende dal replicante, dal suo volume di trading
e dagli spread dei titoli sottostanti.
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3. Usare gli ordini limitati
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Per esempio, un investitore può chiedere l’acquisto di 200 azioni e
aspettarsi di pagare il prezzo fornito dal broker, ma se l’ordine di vendita
corrispondente è di sole 50 azioni, il resto sarà eseguito in un momento
successivo e magari a un prezzo superiore. Lo spread bid-ask riflette gli
ordini di compravendita più vicini al prezzo di mercato, ma non indica il
volume degli stessi. L’ordine limitato protegge dal pagare più di quello
che si desidera (o di vendere al di sotto di una certa somma).
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4. Non fare trading in apertura dei mercati
Generalmente, il periodo migliore per scambiare gli Etf è a metà
giornata, piuttosto che all’inizio o alla fine. Lo spread bid-ask tende
infatti ad essere più ampio all’apertura dei mercati perché i market maker
vogliono vedere come i titoli sottostanti vengono scambiati.
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Morningstar
La leva ammalia, ma non perdona
Sul mercato debuttano nuovi Etf strutturati e quelli esistenti dominano
gli scambi. Ma è meglio lasciarli agli esperti.
Sara Silano / 12-07-10
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Occhio al tempo
Al di là del fascino di poter avere un’esposizione maggiore (ad
esempio doppia a un indice) o inversa, è bene sapere che questi Etf
non sono strumenti di investimento di lungo periodo.
Tenerli per tempi superiori a quelli indicati per il calcolo dell’indice
(in genere il giorno per gli azionari e talvolta il mese per le materie
prime) può essere controproducente e determinare risultati che non
sono quelli desiderati e addirittura potrebbero arrivare ad essere
opposti.
Si tratta di strumenti speculativi, il che implica una scommessa sul
fatto che il mercato salirà o scenderà, sul momento in cui ciò avverrà e
sull’entità con cui si manifesterà tale fenomeno. Insomma, fattori
difficili da azzeccare tutti insieme. Per queste ragioni, è facile
scottarsi, a meno che ad usare questi Etf non siano investitori esperti.
Per loro possono essere strumenti di copertura, speculazione o
controllo del rischio nella gestione di un portafoglio.
……e ai termini
Chi vuole usare un Etf a leva o short deve riuscire a tenerlo al
guinzaglio. Questo significa che deve innanzitutto comprenderne il
funzionamento, sapere, ad esempio, che un “Etf short” produce
giornalmente un andamento inverso all’indice di riferimento, che il
simbolo“2X” significa una leva 2 e che la doppia performance è
ottenuta attraverso il raddoppio dell’investimento, tramite prestito del
paniere delle azioni dell’indice, che implica un costo.
Ancora, deve sapere che alcuni Etf short producono una performance
due volte inversa (e non semplicemente opposta) al benchmark e che
quelli “bear” danno un’esposizione giornaliera inversa sia che l’indice
salva sia che scenda e che questa può essere anche amplificata.
“Speculare” è un po’ “giocare”, ma se non si conoscono le regole, la
sconfitta è sicura.
Morningstar
I trucchi del trading
Non solo commissioni di gestione. Gli Etf hanno altre voci di spesa,
che però si possono tenere sotto controllo.
Ben Johnson / 28-06-10
Esiste la (giusta) convinzione che i bassi costi degli Exchange traded
fund, li rendano attraenti per i portafogli a lungo termine. Al fine di
avere una visione più completa, gli investitori hanno, però, bisogno di
capire tutte le voci di spesa della negoziazione dei replicanti.
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Le fonti di liquidità degli Etf
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Esistono diversi fattori che contribuiscono a creare la liquidità sul
secondario: l’ammontare degli asset, i volumi di scambio, il numero di
market maker e gli spread bid-ask.
Gli Etf più grandi, in termini di patrimonio, tendono ad essere più
liquidi. Per quanto riguarda i volumi ………………………………….
Il numero di market maker è un’altra variabile importante: più è alto,
maggiore è la probabilità di ottenere spread ridotti grazie alla
concorrenza tra loro.
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Come ultimo passo, bisogna controllare il prezzo bid (cioè quello dei
compratori) e il prezzo ask (cioè quello dei venditori), utilizzando i siti
degli emittenti o della Borsa.
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Lo spread bid-ask
Tra tutti gli indicatori, il differenziale bid-ask è la misura più precisa
per individuare il costo di trading di un Etf.
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La differenza viene incassata da un market maker, una parte terza
remunerata per mettere in contatto il venditore col compratore.
Lo spread bid-ask è normalmente indicato come una percentuale del
prezzo di mercato del titolo. Ad esempio, se il prezzo bid di un’azione
è 99 centesimi, il prezzo di mercato è 100 centesimi e il prezzo ask è
101 centesimi, il differenziale sarà di 2 centesimi o del 2%. E’
importante capire che questi numeri sono puramente dimostrativi; in
realtà lo spread della maggioranza degli Etf è una frazione di queste
cifre.
Come gestire la liquidità
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La prima tattica per gestirla è investire nei titoli più liquidi.
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Infine, è importante considerare gli orari di negoziazione della Borsa
replicata, preferendo le fasi di contrattazione (ad esempio, è meglio
acquistare un Etf su Wall Street dopo pranzo).
Costi di brokeraggio
In ultimo, quando si parla di costi di transazione, il brokeraggio può
rappresentare una spesa importante. Le commissioni possono variare a
seconda di vari criteri, come la frequenza delle transazioni, il broker, la
modalità di esecuzione di un ordine (attraverso un impiegato di banca,
al telefono o per via telematica), il tipo di mercato (certi broker hanno
commissioni più alte per i mercati esteri). La scelta del broker è
fondamentale, ma anche adottare una strategia buy&hold, (acquista e
conserva) permette di tenere sotto controllo i costi.
ADVISOR
Agosto 2010
Replicanti a metà
L’ultimo report sugli Etf preparato da State Street Global Advisors ,
che permette di capire alcune specificità del comparto fixed income.
…………………………………………………………………………
“Rispetto a quelli azionari gli Etf sul reddito fisso presentano alcune
particolarità, in primo luogo vengono trattati in volumi più ridotti
rispetto a quelli azionari, un elemento che rende più difficile per
l’emittente replicare l’indice di riferimento”. Per questo si punta al
risultato di utilizzare un basket di titoli sul reddito fisso per
“rappresentare un campione” o “ottimizzare” il rispettivo indice,
contenendo soltanto 100 titoli su 5.000 potenziali obbligazioni
diverse.
…………………………………………………………………………
L’emittente di un Etf sul reddito fisso dovrebbe quindi comunicare
chiaramente che può essere impossibile replicare esattamente un
benchmark e che da questo potrebbe risultare un margine di errore più
alto nel seguire l’indice di riferimento.
…………………………………………………………………………
“Un’altra difficoltà può essere quella di calcolare il valore totale di un
basket di Etf sul reddito fisso quando si devono stabilire i regolamenti
successivi, perché occorre calcolare l’interesse al quale i titoli saranno
acquistati o venduti tre giorni dopo la transazione, vale a dire quando
il market maker consegnerà i titoli” si legge ancora nel report.
…………………………………………………………………………
Gli Etf protetti contro l’inflazione pongono invece una problematica
legata al fatto che l’informazione sui tassi di inflazione nei singoli
paesi può fornire quotidianamente dei livelli diversi ed essere
discontinua.
Inoltre, è opportuno comprendere e monitorare le convenzioni
specifiche di ogni mercato riguardanti la compravendita e la
valutazione.
…………………………………………………………………………
Man mano che emergono, queste problematiche operative dovranno
essere risolte con soluzioni innovative in modo tale da non frenare la
crescita e lo sviluppo futuri di questo settore dinamico.
Biagio Campo
Morningstar
Gli Etf sempre in corsa
Valerio Baselli / 08-07-10
La chiarezza è fondamentale
Infine, un monito ormai caro a Deborah Fuhr e ai suoi
collaboratori: la chiarezza nella definizione di Exchange
traded fund. “Molte società sperano di fare soldi sfruttando
la crescita degli Etf in vario modo”, si legge nello studio,
“stiamo rischiando di allontanarci dalla descrizione di un
prodotto la cui vera natura è di essere transparente, efficiente
ed economico”. Insomma, ci troveremmo davanti ad un
bivio. Spesso ci troviamo di fronte a strumenti finanziari che
si dichiarano Etf quando mancano delle caratteristiche
essenziali come la transparenza totale del portafoglio e la
disponibilità real-time del Nav. “Trovare una definizione
chiara ed univoca di Etf, Etc, Etn, Etp, è in questo momento
il bisogno più importante dell’industria.”
Milano Finanza
10 Luglio 2010
Chi rinuncia al sintetico
Invesco PowerShares predilige gli Etf a replica fisica
rispetto all’utilizzo degli swap. Il tutto in nome della
trasparenza e dell’assenza di rischi di controparte.
di Roberto Bonelli
………………………………………………………………
Ma perché diversi emittenti utilizzano la tecnica sintetica al
posto di quella fisica? Perché in questo modo anche la banca
d’investimento del gruppo al quale l’emittente appartiene ha
la possibilità di guadagnare sul fondo indice, grazie alla
scelta dei titoli che vengono giudicati più attraenti, che
verranno quindi inseriti nell’Etf e la cui performance verrà
scambiata con quella dell’indice.
In questo modo, oltre alle commissioni di gestione c’è
quindi un’altra potenziale fonte di guadagno, in capo
alla banca d’investimento del gruppo.
PLUS - Il Sole 24 Ore
07 Agosto 2010
di Riccardo Sabbatini
La strana frenesia di certi Etf
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La concorrenza però non è sempre ad armi pari. I fondi
comuni d’investimento sono assogettati a rigorosi standard
di trasparenza e di protezione degli investitori.
La disciplina, ad esempio, pone vincoli a prodotti derivati e
strutturati che possono essere inclusi nelle gestioni.
Anche l’investimento in hedge fund è regolamentato e
tipizzato in specifiche classi di fondi (fondi speculativi) con
barriere all’ingresso dei risparmiatori che possono
accedervi. Gli Etf, prodotti ugualmente trasparenti, non
hanno una normativa ugualmente pervasiva. In un
documento sui trend dei mercati finanziari il Cesr, il
comitato delle Consob europee, ha aggiunto altre
considerazioni. E’ stato notato che gli Etf i quali
propongono strategie d’investimento speculative (quelli
cosiddetti “a leva” o “inversi”) non seguono
pedissequamente l’indice sottostante che dovrebbero
replicare in modo passivo. Dopo un certo periodo di tempo
(anche di un solo giorno) possono cominciare a
discostarsene in relazione all’andamento della volatilità.
Pertanto non sono adatti ad investitori che hanno un lungo
orizzonte d’investimento, com’è normalmente per i quotisti
di un fondo comune.
……………………………………………………………….
CORRIERECONOMIA
Lunedì 14 luglio 2008
Chiusi i due Etf agganciati al petrolio inventati da
Robert Shiller.
Dalle torri d’avorio dell’accademia al giorno per giorno dei tumultuosi
mercati finanziari il salto è grande. E ci si può rompere il collo.
L’esempio più famoso è quello dei due premi Nobel per l’economia
Myron Scholes e Robert C. Merton, i cui complessi modelli finanziari
hanno portato alla bancarotta nel 1998 l’hedge fund Ltcm di cui erano
fondatori e soci.
L’ultimo caso è quello di Robert Shiller, docente di economia a Yale e
famoso per il best-seller “Esuberanza irrazionale” sulla Bolla di
Internet: a fine giugno scorso hanno dovuto chiudere due Etf ispirati a
un altro suo libro, “Macro Markets” del 1993.
………………………………………………………………………….
I due Etf erano “Macroshares Oil Up” e “Macroshares Oil Down”,
lanciati nel novembre 2006 da MacroMarkets, una finanziaria di cui
Shiller è co- fondatore e in cui ricopre il ruolo di capo economista.
Ma a differenza degli altri Etf del settore, che sono indicizzati
all’andamento dei prezzi del petrolio perché investiti nei futures.
I Macroshares funzionavano con una complicata struttura “ad
altalena”.
………………………………………………………………………….
I due Etf erano arrivati a gestire 1,5 miliardi di dollari e sia il ceo di
Macro Markets, Sam Masucci, sia Shiller continuano a difendere
l’idea sottostante. “Con i livelli di prezzo e di volatilità del petrolio
arrivati a massimi storici, istituzioni e consumatori beneficiano di
nuovi, efficaci strumenti per gestire la loro esposizione al mercato
energetico oltre il breve termine – ha dichiarato il professore di Yale Questi Etf possono aiutare la gente a gestire più facilmente i crescenti
rischi e le opportunità d’investimento sul petrolio”.
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M.T.C.
ADVISOR
Agosto 2010
Replicanti a metà
L’ultimo report sugli Etf preparato da State Street Global Advisors ,
che permette di capire alcune specificità del comparto fixed income.
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“Rispetto a quelli azionari gli Etf sul reddito fisso presentano alcune
particolarità, in primo luogo vengono trattati in volumi più ridotti
rispetto a quelli azionari, un elemento che rende più difficile per
l’emittente replicare l’indice di riferimento”. Per questo si punta al
risultato di utilizzare un basket di titoli sul reddito fisso per
“rappresentare un campione” o “ottimizzare” il rispettivo indice,
contenendo soltanto 100 titoli su 5.000 potenziali obbligazioni
diverse.
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L’emittente di un Etf sul reddito fisso dovrebbe quindi comunicare
chiaramente che può essere impossibile replicare esattamente un
benchmark e che da questo potrebbe risultare un margine di errore più
alto nel seguire l’indice di riferimento.
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“Un’altra difficoltà può essere quella di calcolare il valore totale di un
basket di Etf sul reddito fisso quando si devono stabilire i regolamenti
successivi, perché occorre calcolare l’interesse al quale i titoli saranno
acquistati o venduti tre giorni dopo la transazione, vale a dire quando
il market maker consegnerà i titoli” si legge ancora nel report.
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Gli Etf protetti contro l’inflazione pongono invece una problematica
legata al fatto che l’informazione sui tassi di inflazione nei singoli
paesi può fornire quotidianamente dei livelli diversi ed essere
discontinua.
Inoltre, è opportuno comprendere e monitorare le convenzioni
specifiche di ogni mercato riguardanti la compravendita e la
valutazione.
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Man mano che emergono, queste problematiche operative dovranno
essere risolte con soluzioni innovative in modo tale da non frenare la
crescita e lo sviluppo futuri di questo settore dinamico.
Biagio Campo
MorningStar
24.08.2010
Etf strutturati, serve più trasparenza
Gli investitori dovrebbero conoscere le controparti
swap, la composizione del paniere collaterale e ogni
quanto gli swap vengono ristabiliti.
Hortense Bioy | 05-08-10
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Cè spazio per una maggiore trasparenza
In conclusione, tutti i principali emittenti di Exchange traded
fund hanno Etf sintetici; perfino iShares, famoso per la
replica fisica, offre 19 Etf swap-based sulla piattaforma di
Monaco. Una replica più fedele e un accesso a diverse asset
class sono i vantaggi principali. Tuttavia, gli investitori
devono comprendere il rischio controparte insito nel
contratto swap e determinare il livello di rischio accettabile
per loro.
Perciò hanno bisogno di conoscere le politiche di gestione.
Nella maggior parte dei casi, pensiamo che le informazioni
fornite dai provider non siano sufficienti per formulare
decisioni d’investimento pienamente consapevoli.
Pensiamo che gli emittenti di Etf debbano essere
completamente trasparenti. Gli investitori non dovrebbero
essere costretti a chiamare o mandare una e-mail per
richiedere informazioni sul paniere collaterale. Dati come i
nomi delle controparti, la composizione del paniere e la
frequenza dei reset dovrebbero essere sempre disponibili.
Milano Finanza
04 Settembre 2010
Etf, 200 bandiere bianche
E’ il numero dei prodotti chiusi negli ultimi tre anni. La
selezione ha colpito soprattutto gli strumenti active. Ecco
come evitare i danni della liquidazione.
di Salvatore Licciardello
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A chiudere infatti sono soprattutto gli Etf del tipo active, cioè quelli
che si propongono di trovare un extra-rendimento rispetto a quello
assicurato dall’indice seguito.
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Nel frattempo però i nuovi lanci di fondi continua: 150 Etf hanno
debuttato dall’inizio dell’anno e, se questo ritmo verrà mantenuto,
l’intero anno avrà visto almeno 210 nuovi fondi resi disponibili sul
mercato. Dunque il saldo finale è sempre più che positivo.
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Ma non sempre gli Etf rappresentano prodotti affidabili per liquidità e
per la stretta interrelazione all’indice sottostante. Per esempio, oggi
sul mercato ci sono 213 Etf con meno di 10 milioni dollari di asset in
gestione. Forse troppo pochi per essere efficienti e redditizi.
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Etf - Articoli