Il miglioramento delle risorse umane
nel settore della ricerca e dello
sviluppo tecnologico: il contributo
del
Rapporto Attività
2002-04
★★★
★
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★★★
Unione Europea
Fondo sociale europeo
Regione Autonoma
Friuli-Venezia Giulia
Direzione Regionale della
Formazione Professionale
A tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito
alla riuscita del Progetto e alla predisposizione del
presente volume, un forte ringraziamento e l’auspicio
di future, costruttive collaborazioni come quella che
ha contraddistinto il D4.
Il presente volume è stato realizzato grazie al finanziamento della
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed è proprietà della stessa.
Sono vietate la riproduzione, la pubblicazione e la divulgazione integrali
o parziali non autorizzate preventivamente.
Tutti i diritti sono riservati.
Finito di stampare nel mese di settembre 2004
presso la Tipografia Filacorda - Udine
Progetto grafico e impaginazione: Mariangela Paludo - Udine
Progetto e realizzazione CD Rom: Prospero - Trieste
Per un’Amministrazione Regionale fortemente
determinata a perseguire una strategia di grande
innovazione, sia nell’economia, sia, più in generale, in tutto ciò che può contribuire allo sviluppo
della nostra comunità e a più elevati livelli di coesione sociale, l’esperienza realizzata con il
Progetto D4 nell’ambito del Programma Regionale
dell’Obiettivo 3 del FSE rappresenta un test ed un
punto di riferimento decisamente importanti per
una serie di ragioni.
La prima è quella di aver collocato il tema della
qualità delle risorse umane in una posizione assolutamente centrale in una prospettiva di questo
tipo, nella consapevolezza che sarà soprattutto la
qualità del capitale umano a determinare il livello di
trasformazione che il nostro sistema Regione sarà
in grado di perseguire, e di aver operato con efficacia per favorire ulteriori momenti formativi di alto
livello e importanti esperienze in ambienti nuovi, tra
cui le imprese, ai giovani in uscita dalle nostre
Università.
La seconda sta nell’aver promosso e perseguito un rapporto di collaborazione fra diversi soggetti del mondo della ricerca e dell’alta formazione,
riunitisi nell’ATI che gestisce il D4, e poi tra questi
e il mondo dell’economia regionale, realizzando,
sia pure dentro un progetto limitato, quei principi di
integrazione e di scambio così indispensabili per
valorizzare i fattori di competitività presenti nella
nostra Regione ed aggredire i punti di debolezza.
La terza ragione, infine, sta nell’aver sperimentato utilmente tipologie e metodologie d’intervento
per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico, che
vengono ora riprese e introdotte nell’intervento
regionale in materia di formazione e di politica delle
risorse umane a favore del sistema economico del
Friuli Venezia Giulia. Nel momento in cui ci apprestiamo a varare la nuova legge regionale sull’innovazione, esperienze di questo tipo sono senz’altro
utili per una più mirata definizione dei contenuti.
D4 è quindi sicuramente un’esperienza importante, il cui esito può senz’altro dirsi positivo: ora ci
aspettiamo che a conclusione di questa esperienza si creino le effettive condizioni per realizzare
nuovi posti di lavoro di elevata professionalità come
eredità di questo progetto e contribuire perciò al
processo di innovazione della nostra economia.
Roberto Cosolini
Assessore regionale al Lavoro,
alla Formazione, all’Università
e alla Ricerca
3
Premessa
La nuova strategia della Commissione Europea,
lanciata nel 2000 a Lisbona, punta alla creazione
di uno Spazio Europeo che assegna alla Ricerca
un ruolo chiave nella crescita economica e nella
coesione sociale del Continente. In questa prospettiva le risorse umane, la loro qualità e mobilità,
assumono rilevanza strategica e il loro adeguamento diviene d’importanza cruciale per le future
esigenze della ricerca europea.
Assicurare una maggiore mobilità dei ricercatori rappresenta un obiettivo prioritario per consentire un effettivo trasferimento delle conoscenze e
della tecnologia verso il mercato. La mobilità dei
ricercatori contribuisce a questa osmosi, attribuendo nel contempo dimensione europea alla
carriera scientifica e incentivando l’arrivo di ricercatori dal resto del mondo. Si tratta, è evidente, di
un presupposto indispensabile alla creazione di un
vero e proprio mercato europeo della ricerca,
capace di competere con i Paesi più avanzati, a
cominciare da Stati Uniti e Giappone. Un mercato
la cui attuazione servirebbe anche ad invertire la
tendenza, da tempo in atto, che vede l’abbandono dell’Europa da parte di molti ricercatori, attratti
da realtà meglio in grado di rispondere alle loro
aspettative professionali.
In occasione del Consiglio Europeo di Barcellona
nel marzo del 2002, l’Unione Europea ha fissato
l’obiettivo di raggiungere il 3% del prodotto interno
lordo di investimenti in ricerca entro il 2010.
Attualmente la percentuale è del 2%, sensibilmente inferiore rispetto agli Stati Uniti (2,8 %) e al
Giappone (3%). Per contribuire al conseguimento
di questo risultato, è stato valutato in 700mila
nuove unità il numero aggiuntivo di ricercatori da
formare, tenendo conto che, negli ultimi anni, il
numero di ricercatori in Europa ha registrato un
incremento non ancora sufficiente. Il rapporto tra
ricercatori e popolazione attiva è infatti passato dal
5,4/1000 del 1999 al 5,7/1000 del 2001, rimanendo tuttavia ancora lontano dall’8,1 degli USA e dal
9,1 del Giappone.
Per questa ragione la Commissione Europea ha
di recente proposto l’obiettivo di conseguire un
rapporto pari a 8 ricercatori ogni 1000 unità di forza
lavoro come punto di arrivo delle politiche di ricerca dell’Unione nel prossimo futuro. È stata manifestata la consapevolezza che, per stimolare i giovani (dei Paesi membri o provenienti dall’estero) ad
avviarsi alla carriera di ricercatore in Europa, occorra tenere conto dell’effettiva attrattività che un simile sbocco rappresenta, fattore questo condizionato dall’individuazione di concreti percorsi professionali di dimensione veramente europea. Questo processo, secondo la Commissione, può essere alimentato agendo su due linee d’azione complementari: la prima che preveda consistenti e specifici finanziamenti per programmi di sviluppo delle
risorse umane e della mobilità; la seconda che si
basi sull’adozione di misure politiche, legali e amministrative atte a rimuovere tutti gli ostacoli alla mobilità, creando un vero mercato del lavoro europeo
della ricerca. A tale proposito, va evidenziato con
soddisfazione come in Friuli Venezia Giulia oggi,
grazie alla straordinaria concentrazione di istituzioni
scientifiche sul territorio, il personale impiegato in
R&S registri una media estremamente significativa
nel contesto nazionale.
La problematica della mobilità internazionale si
arricchisce anche di ulteriori aspetti legati alla
mobilità tra università e impresa, di particolare interesse per la crescita dell’Europa. In effetti, il consolidamento di una collaborazione costruttiva tra
accademia e industria si connota come un dato
necessario nei percorsi di trasferimento delle
conoscenze e delle innovazioni, ancorché risulti
difficile trovare un comune denominatore organizzativo e culturale a livello continentale. In questa
direzione, i Parchi Scientifici, insieme alle Università,
possono giocare un ruolo determinante nel fornire
contesti qualificati e stimolanti nei quali promuovere la mobilità internazionale di studenti e ricercatori, favorendo un legame stabile tra mondo accademico e produttivo.
AREA Science Park è da tempo impegnato su
questo fronte e lo è stato in particolare negli ultimi
due anni con l’attuazione del Progetto D4, il programma di formazione per il miglioramento delle
risorse umane nel settore della ricerca e dello svi-
5
luppo tecnologico in Friuli Venezia Giulia, realizzato
in collaborazione con le Università di Trieste e
di Udine, CRES, Agemont, IRES FVG e DGR
Consulting. Un Progetto molto articolato che,
accanto a corsi di specializzazione post laurea e
agevolazioni per l’aggiornamento di personale
occupato, ha consentito, come viene illustrato dettagliatamente nelle pagine seguenti, l’erogazione di
assegni di ricerca per laureati su progetti di specializzazione raccordati con lo sviluppo tecnologico
delle imprese del territorio, il conferimento di borse
di formazione per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento presso imprese, enti di ricerca
e università, lo stanziamento di finanziamenti a
favore di ricercatori del Mezzogiorno per la specializzazione in imprese della regione.
Non sono mancate, inoltre, borse a ricercatori
per la specializzazione in centri di ricerca esteri,
con esperienze significative che stanno maturando in prestigiose istituzioni di ricerca americane,
australiane, tedesche, olandesi, spagnole e inglesi. Come si vede, un insieme di interventi sulla
mobilità intesa in un’accezione ampia (internazionale, nord-sud, università-impresa) che ha coinvolto complessivamente 356 persone, perlopiù
giovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni e oltre
200 imprese del territorio. Un contributo importante alla creazione di figure professionali qualificate, in grado di dare un apporto allo sviluppo
tecnologico e ai processi di innovazione della
regione, che il mercato del lavoro del Friuli Venezia
Giulia avrà l’opportunità di valorizzare. In questo
senso i primi dati relativi all’occupazione di quanti
hanno beneficiato del Progetto D4 sono incoraggianti.
In conclusione, il Progetto ha rappresentato
un’esperienza dagli esiti significativi, che AREA è
interessata ad approfondire nel futuro e che,
soprattutto, si colloca perfettamente nel solco
delle linee guida indicate dall’Unione Europea per
l’auspicata, imprescindibile attuazione di uno
Spazio Europeo della Ricerca, casa comune dei
ricercatori e volano di uno sviluppo economico
basato sulla conoscenza.
Prof. Maria Cristina Pedicchio
Presidente AREA Science Park - Trieste
6
Parte prima
Descrizione degli interventi
a cura di:
Marta Formia AREA Science Park - Direttore Progetto D4
Alessandro Deltreppo, Paola Stuparich AREA Science Park - Coordinatori Progetto D4
Bruno Tellia Università degli Studi di Udine - Comitato di Direzione e Tecnico Scientifico del Progetto D4
1. Presentazione
Nell'ambito del Piano Operativo Regionale
dell’Obiettivo 3 2000-2006, la Regione Friuli
Venezia Giulia ha deciso di attuare la misura D4,
finalizzata al "miglioramento delle risorse umane
nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico", utilizzando lo strumento della Sovvenzione
Globale, previsto dall’Unione Europea per la realizzazione di particolari azioni di sviluppo locale. La
Regione ha, quindi, affidato la gestione dell’intera
azione (che ha preso il nome di Progetto D4) ad
un’Associazione Temporanea di Imprese (A.T.I.)
costituita da:
Consorzio per l'AREA di ricerca scientifica
e tecnologica di Trieste (capofila);
Università degli Studi di Trieste;
Università degli Studi di Udine;
AGEMONT S.p.A. Agenzia per lo Sviluppo
Economico della Montagna;
CRES S.p.A. Centro Regionale Servizi per la
piccola e media industria;
IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali
del Friuli Venezia Giulia;
DGR Consulting S.r.l..
Formazione di personale addetto alla ricerca
(intervento A)
È prevista la realizzazione di corsi di breve e di
lunga durata per occupati e inoccupati, destinati
alla formazione di figure professionali innovative
capaci sia di gestire lo sviluppo e il trasferimento
delle innovazioni tecnologiche, sia di affrontare le
problematiche aziendali di gestione e di crescita
del business.
Incentivi per la ricerca e l’innovazione tecnologica (intervento B)
Sono previsti cinque distinti sotto interventi volti a
favorire la collaborazione tra università, centri di
ricerca e imprese:
assegni di ricerca per laureati (sotto intervento
B1);
borse di formazione per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento presso imprese,
enti di ricerca e università (sotto intervento B2);
contributi per la realizzazione di tesi sperimentali (sotto intervento B3);
finanziamenti a ricercatori per la specializzazione presso strutture di ricerca estere (sotto
intervento B4);
finanziamenti a ricercatori del Mezzogiorno per
la specializzazione in imprese della regione
Friuli Venezia Giulia (sotto intervento B5).
Il Progetto D4 si pone l’elevato obiettivo di favorire, con attenzione al coinvolgimento della presenza femminile, lo sviluppo dell’occupazione in
ambito regionale; opera a favore di un forte consolidamento dei rapporti tra Università, Ricerca ed
Impresa per stimolare nuove sinergie e ricadute
nel mondo del lavoro; si propone, attraverso analisi mirate, di approfondire la conoscenza del territorio e delle sue potenzialità nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico.
Animazione territoriale e sensibilizzazione
del contesto (intervento C)
È prevista un’attività di informazione rivolta alle
aziende e all’intera popolazione regionale sulle
opportunità offerte dal Progetto D4 e, in generale,
sui temi della ricerca, dello sviluppo tecnologico e
del loro raccordo con il mondo produttivo.
Il Progetto si articola su vari interventi che, al fine
di una più agevole lettura e di una migliore comprensione delle pagine che seguono, si è ritenuto
opportuno, in questa sede, riassumere.
Si tratta di:
Studi e ricerche (intervento D)
Sono previsti studi e ricerche per approfondire
la conoscenza del sistema regionale della ricerca e
dello sviluppo tecnologico e, in modo particolare,
delle caratteristiche, potenzialità e fabbisogni delle
7
Rapporto Attività 2002-04
imprese, enti, istituti, impegnati in tali attività e
delle strategie e delle azioni più efficaci per la valorizzazione delle risorse umane. È inoltre prevista
un’indagine volta all’individuazione di strategie e
buone prassi, a livello europeo, per la formazione
e la valorizzazione delle risorse umane operanti
nella R&S.
della lavorazione dei metalli e delle materie plastiche;
Nell’attuazione degli interventi sopra elencati
particolare attenzione è stata riservata ad alcune
aree tematiche ritenute prioritarie per lo sviluppo e
la competitività delle piccole e medie imprese
regionali. Le aree individuate, comuni a tutti gli
interventi, sono:
nuove tecnologie nel campo della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità;
nuovi materiali;
nuove tecniche nel campo della produzione e
nuove metodologie nel settore delle biotecnologie;
tele e radiocomunicazioni;
management dell'innovazione;
emissioni elettromagnetiche e compatibilità
ambientali.
La parte che segue si pone l’obiettivo di illustrare, nel maggior dettaglio possibile, i contenuti e le
attività realizzate dal Progetto D4.
2. Le attività relative al periodo aprile - dicembre 2002
2.1. La stesura del Progetto
8
Nel mese di aprile 2002, la Regione Friuli
Venezia Giulia, avendo destinato la misura D4
dell’Asse D al rafforzamento del potenziale umano
nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia e ritenendo che per la realizzazione di tale misura lo
strumento più adeguato fosse quello della
Sovvenzione Globale gestita da un Organismo
Intermediario, ha avviato, con relativo Avviso, la
procedura per l’individuazione del progetto e del
soggetto attuatore.
L’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di
Trieste, le Università di Trieste e di Udine,
l'AGEMONT - Agenzia per lo Sviluppo Economico
della Montagna, il CRES - Centro Regionale Servizi
per la Piccola e Media Impresa, la DGR Consulting
e l'IRES - Istituto di Ricerche Economiche e Sociali
del Friuli Venezia Giulia, fortemente motivate per le
rispettive capacità, competenze e finalità alla realizzazione di tale iniziativa, hanno quindi provveduto
nel successivo mese di maggio a presentare il relativo progetto, risultato vincitore ed ammesso a
finanziamento con decreto del Direttore Regionale
della Formazione Professionale il 24 giugno 2002.
2.2. La costituzione dell’A.T.I.
Con atto notarile registrato il 15 luglio successivo, i soggetti sopra citati hanno, quindi, formalmente costituito un’Associazione Temporanea di
Imprese, divenendo in tal modo, a tutti gli effetti,
Organismo Intermediario e creando conseguentemente la condizione base per l’attuazione del
Progetto.
2.3. La prima Assemblea
Immediatamente dopo, il 19 luglio 2002, ha
avuto luogo la prima Assemblea dei Soci, organo
"politico" di riferimento di tutto il sistema di gestione,
dando il via ad un complesso lavoro di approfondimento sugli indirizzi generali e sulle priorità del D4,
nonché provvedendo alla nomina dei componenti
degli altri organi (Comitato di Direzione e Comitato
Tecnico Scientifico) del Progetto.
La nascita del Progetto D4, con l’avvio operativo degli interventi in esso contenuti è avvenuta
pertanto, il 1° settembre 2002.
Tutte le attività si concluderanno entro il 30 settembre 2004.
2.4. Il convegno di apertura
La conoscenza e la divulgazione delle caratteristiche e delle opportunità di un’azione formativa,
qualunque essa sia, costituiscono la base del suo
futuro successo. Con la certezza che i contenuti
del D4 avrebbero suscitato ampio interesse, si
è deciso, come prima azione, di organizzare
un convegno illustrativo che si è svolto a Udine il
26 settembre 2002, presso l’Auditorium della
Presidenza della Giunta della Regione Friuli Venezia
Giulia. L’iniziativa, dal titolo "Le risorse umane nella
ricerca e nella tecnologia come fattore strategico
di sviluppo della regione", ha visto la partecipazione di circa 130 persone provenienti dal mondo
accademico, imprenditoriale e della formazione e
ha riconfermato il particolare interesse e la sempre
più sentita esigenza, sia da parte delle aziende sia
da quella dei giovani ricercatori, alla realizzazione
di interventi formativi, corsuali o individuali, sul
grande tema dell'innovazione e del trasferimento
tecnologico.
Parte prima - Descrizione degli interventi
2.5. La costituzione degli Organi di
gestione del Progetto
Il trimestre ottobre - dicembre 2002 è stato
dedicato al perfezionamento di tutti quegli atti ed
adempimenti necessari e propedeutici all’avvio
operativo delle attività.
Nei mesi di ottobre e novembre forte impegno
si è dedicato alla costituzione e definizione degli
organi gestionali del D4; al di là dell’Assemblea dei
Soci, infatti, cui si è già accennato, l’ATI ha provveduto ad avviare i lavori, nel rispetto delle competenze e dei ruoli così come descritti nel
Progetto, del Comitato di Direzione (C.D.) e del
Comitato Tecnico Scientifico (C.T.S.).
In particolare, il C.D. (che assolve il compito di
gestione complessiva dell’esecuzione del Progetto,
fornendo indirizzi precisi e puntuali agli altri organi in
merito alle linee guida sulle quali ognuno di questi
deve impostare le proprie azioni successive) si è
riunito nelle giornate del 24 ottobre e 27 novembre
2002; il C.T.S. (che agisce su delega diretta del
Comitato di Direzione ed indirizza la gestione pratica dei singoli interventi) si è incontrato nella giornata del 6 novembre 2002.
In tali occasioni, i componenti dei due organismi
sopra citati hanno focalizzato gli adempimenti da
avviare nel breve-medio periodo, individuando nell’intervento B (Assegni di ricerca e borse di studio)
il primo step di attività da realizzare.
Il 31 ottobre si è insediato anche il Comitato di
Valutazione dell’Esecuzione (C.V.E.), organo di
garanzia composto da tre componenti di comprovata esperienza in materia di gestione di interventi formativi cofinanziati FSE. Il C.V.E. ha il compito
di valutare la corretta esecuzione di ogni atto proprio del D4 e la sua congruità con gli obiettivi prefissati; nell’incontro di ottobre e nella successiva
riunione del 18 novembre i componenti il C.V.E.
hanno definito le linee-guida di comportamento
da adottare nel corso dello svolgimento delle varie
attività.
2.6. La stesura dei regolamenti di
mandato
Il mese di dicembre è stato sostanzialmente
dedicato alla stesura e sottoscrizione delle convenzioni per regolare il rapporto di mandato con
ogni Socio dell’A.T.I.; in tal modo sono stati chiaramente definiti i rispettivi ruoli, i compiti e gli impegni finanziari per l’attuazione del Progetto nella sua
totalità.
2.7. Il primo bando: il sotto
intervento B1
L’anno 2002 si è concluso con la definizione,
l’approvazione e l’avvio dell’iter di pubblicazione
sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG del primo
bando relativo al sotto intervento B1.
3. L’intervento B
3.1. Il Nucleo di Selezione
Il Nucleo di Selezione è l’organismo deputato
alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento B: è
responsabile della definizione delle graduatorie,
preliminari al conferimento degli assegni, delle
borse, delle agevolazioni o finanziamenti previsti
dall’intervento stesso. Insediatosi formalmente il
19 febbraio 2003, il Nucleo di Selezione si compone di 13 componenti effettivi, espressione di tutti i
soci dell’ATI, e, per quanto attiene al solo sotto
intervento B1, di tre componenti "esperti", aggregati con ruolo esclusivamente consultivo (si tratta
di tre docenti universitari provenienti, rispettivamente, dalla facoltà di ingegneria, di medicina e
chirurgia e di psicologia).
Alla luce delle caratteristiche e dei contenuti di
alta formazione del Progetto D4, il Nucleo ha deciso di procedere nell’iter di valutazione delle
domande basandosi sempre su un principio di
"eccellenza", atto a riconoscere meritevoli di agevolazioni esclusivamente i progetti di elevato profilo tecnico scientifico.
3.2. Sotto intervento B1: il bando di
concorso
Il 2 gennaio 2003, sul Bollettino Ufficiale della
Regione FVG n. 1, è stato pubblicato il bando per
l’erogazione di "agevolazioni finanziarie (assegni di
ricerca) per persone interessate a sviluppare progetti di specializzazione raccordati allo sviluppo
tecnologico delle imprese del territorio regionale,
in collaborazione con università da un lato ed
imprese dall’altro". In lieve discordanza con la previsione progettuale, che prevedeva il riconoscimento di 45 assegni di 24 mesi ciascuno, ferma
restando la disponibilità finanziaria, il bando, aderendo alle indicazioni del Comitato di Direzione,
consentiva il riconoscimento di 60 assegni di
ricerca di durata compresa tra i 12 e i 18 mesi. È
opportuno evidenziare, sin d’ora, che il bando è
stato chiuso per esaurimento delle risorse nel
mese di marzo 2003. La gestione dell’intervento è
stata affidata alle Università regionali di Trieste e
Udine.
Queste le caratteristiche principali del bando:
9
Rapporto Attività 2002-04
destinatari: laureati, giovani ed adulti, inoccupati
o disoccupati, domiciliati nel territorio regionale;
durata: da un minimo di 12 ad un massimo di 18
mesi con conclusione entro il 30 settembre 2004;
valore e caratteristiche dell’assegno: € 1.166,66
al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla
legge. Incompatibilità e non cumulabilità con altri
assegni o borse di studio o sovvenzioni di analoga natura;
modalità di presentazione delle domande: a
sportello mensile, fino al 31 luglio 2003, salvo
esaurimento anticipato dei fondi, esclusivamente presso gli sportelli appositi delle Università di
Trieste e di Udine;
modalità di valutazione: vaglio formale (fase di
pre-istruttoria) presso gli sportelli universitari,
valutazione tecnico-scientifica del progetto di
ricerca, del curriculum, dei titoli e del candidato
attraverso un colloquio motivazionale, a cura
del Nucleo di Selezione.
Per rendere più efficace l’intervento sopra
descritto, domenica 19 gennaio 2003 si è provveduto a pubblicizzare il bando sui principali quotidiani regionali; la risposta e l’interesse suscitati
sono facilmente desumibili dai numeri che di
seguito vengono riportati.
3.2.1. Gli sportelli operativi di gennaio,
febbraio e marzo 2003
Di seguito evidenziamo il numero delle domande presentate, suddivise per Ateneo di provenienza, agli sportelli di gennaio, febbraio e marzo 2003:
Domande
Domande
Tot. Vincitori
pres. Univ. TS pres. Univ. UD
TS
Vincitori Tot. Rinunce Assegnisti
UD
finali
Sportello di
gennaio
39
42
81
17
31
48
1
47
Sportello di
febbraio
35
5
40
16
3
19
2
17
Sportello di
marzo
4
1
5
1
1
2
0
2
10
126
Come già accennato, per una migliore e più
approfondita analisi dei contenuti, il Nucleo di
Selezione si è avvalso della competenza di tre
docenti universitari esterni.
La valutazione dei progetti presentati allo sportello di gennaio si è svolta nelle giornate del 3, del
19 e del 20 marzo 2003.
La graduatoria finale è stata approvata dal
Comitato di Direzione nella seduta del 25 marzo u.s..
La valutazione dei progetti presentati allo sportello di febbraio si è svolta nelle giornate del 31
marzo e del 17 aprile 2003 e, nella medesima giornata del 17, il Comitato di Direzione ha approvato
la graduatoria finale.
La valutazione dei progetti presentati allo sportello di marzo si è svolta nelle giornate del 19 maggio e 4 giugno 2003; nella giornata immediatamente successiva, il Comitato di Direzione ha
approvato la graduatoria finale.
3.2.2 Analisi finale sotto intervento B1
Con la conclusione dell’iter di selezione delle
domande presentate agli sportelli universitari di
69
66
marzo, è possibile elaborare un’analisi finale relativa all’andamento complessivo del sotto intervento
in esame.
Sono stati finanziati complessivamente 66 progetti di ricerca, di durata variabile da un minimo di
12 ad un massimo di 18 mesi. I progetti sono stati
avviati rispettivamente ad aprile, a maggio, a giugno e ad ottobre 2003; in tutti i casi termineranno
entro settembre 2004.
Va evidenziato come, in coerenza con il criterio
di eccellenza adottato in sede di valutazione dal
Nucleo di Selezione, su un totale di 126 domande
di partecipazione al B1 presentate nei tre mesi
esaminati, sono risultate ammesse a finanziamento 66, pari al 52,3%.
I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro
contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom
allegato al presente volume.
Di seguito si riporta il dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame:
Parte prima - Descrizione degli interventi
Partecipazione femminile (42,5%)
Totale
Percentuale
Uomini
38
57,5%
Donne
28
42,5%
Totale
66
100%
Risulta interessante analizzare anche il coinvolgimento aziendale regionale.
Le ricerche finanziate, infatti, si sviluppano in
collaborazione con 55 aziende, di cui 26 in provincia di Udine, 19 in provincia di Trieste, 3 in provincia di Pordenone, 5 in provincia di Gorizia. Sono 2
le aziende che, pur collaborando con aziende del
1.
2.
3.
4.
5.
BioStrands S.r.l.
Bracco S.p.A.
Eurand S.p.A.
I.B.S. S.r.l.
ICGEB (International Centre for
Genetic Engineering and Biotechnology)
6. ITAL TBS S.p.A.
7. S.E.T. S.r.l.
8. Shoreline S.c.a.r.l
9. Sincrotrone Trieste S.c.p.a.
10. Tecna S.r.l.
11. AC.E.GA.S. S.p.A.
12. A.I.B.S. S.r.l.
13. Fondazione Callerio
14. INSIEL S.p.A.
15. Nuovo Arsenale Triestino S.r.l.
16. Pittway Tecnologica S.p.A.
17. Protos research institute
18. Syac S.r.l.
19. Tecnsider S.a.s.
20. A.B.S. S.p.A.
21. Alexander S.r.l.
22. Amga S.p.A.
23. API - Associazione Piccole e Medie Imprese
24. Apogeo S.r.l.
25. Automazione Macchine S.r.l.
26. Azienda Agricola Le gru
27. Azienda Agricola Mangilli
28. B&P Alto Lumini S.n.c.
29. Caffaro S.p.A.
30. Casa di Cura "Città di Udine"
31. Centro di Ricerche Comunità
32. Conecta S.r.l.
33. Danieli & Officine Meccaniche S.p.A.
territorio regionale, si collocano fuori dal Friuli
Venezia Giulia. Va rilevato che il numero delle
aziende risulta lievemente inferiore a quello dei
progetti finanziati in quanto il bando, pur privilegiandolo, non obbligava ad indicare specificatamente la collaborazione con un’impresa; a ciò va
peraltro aggiunto che, nell’elenco che segue, alcune aziende sono coinvolte in più progetti.
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Pozzuolo del Friuli (UD)
Udine
Udine
Udine
Pradamano (UD)
Udine
Claunicco di Camino al Tagliamento (UD)
Torsa di Pocenia (UD)
Sauris (UD)
Torviscosa (UD)
Udine
Martignacco (UD)
Tavagnacco (UD)
Buttrio (UD)
11
Rapporto Attività 2002-04
34. @Dria.web S.p.A.
35. Eidon S.p.A.
36. EuroTech S.p.A.
37. Gesteco S.p.A.
38. Ittica Risorgive dello Stella S.n.c.
39. Lima Lto S.p.A.
40. Ornitalia Product Service S.a.s.
41. Policlinico Universitario a gestione diretta
42. Società agricola Sterpo S.p.A.
43. Tecnest S.r.l.
44. Tellus S.r.l.
45. Test - Sistemi per telecomunicazioni S.p.A.
46. CRO
47. Electrolux home products italy S.p.A.
48. INOSSMAN S.p.A.
49. Air Dolomiti S.p.A
50. Cantina Produttori di Cormons
51. CETA Centro di Ecologia Teorica e Applicata
52. ERSA
53. General Services S.r.l.
54. Ca'ViVA
55. Neuricam S.p.A.
Udine
Udine
Amaro (UD)
Povoletto (UD)
Udine
Villanova di San Daniele (UD)
Udine
Udine
Sterpo di Bertiolo (UD)
Udine
Udine
Udine
Aviano (PN)
Pordenone
Maniago (PN)
Ronchi dei Legionari (GO)
Cormons (GO)
Gorizia
Gorizia
Monfalcone (GO)
Montebelluna (Treviso)
Trento
12
Aziende
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Totale
Area Science Park
Numero
19
26
3
5
531
10/53
3.3. Sotto intervento B3: il bando di
concorso
Il 19 febbraio 2003, sul Bollettino Ufficiale della
Regione FVG n.8, è stato pubblicato il bando volto
alla concessione di "interventi finanziari a sostegno
della realizzazione, da parte di laureandi, di tesi
sperimentali da svolgersi in impresa". Come da
Progetto, la disponibilità finanziaria consentiva il
riconoscimento di 40 tesi; è opportuno evidenziare, sin d’ora, che il bando è stato chiuso per esaurimento delle risorse nel mese di settembre 2003.
È stato possibile finanziare, con un trasferimento di
risorse, 51 tesi. Anche in questo caso, la gestione
del sotto intervento è stata affidata alle Università
di Trieste e Udine.
1
Percentuale
35,8%
49%
5,7%
9,5%
100%
18,8%
Queste le caratteristiche principali del bando:
destinatari: laureandi, senza limitazioni di età o
cittadinanza, iscritti presso un corso di Laurea
delle Università del Friuli-Venezia Giulia, interessati a realizzare una tesi sperimentale (da discutere entro il 31.07.2004), in collaborazione con
un’impresa operante nel territorio regionale;
valore e caratteristiche dell’intervento finanziario: € 1.840, al lordo di tutti gli oneri previsti
dalla legge. Tale importo verrà erogato entro 60
giorni dalla data di discussione della tesi;
modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile, fino al 31 marzo 2004, salvo esaurimento anticipato dei fondi, esclusivamente presso gli sportelli delle Università di Trieste e di Udine;
Non sono state considerate le due aziende localizzate fuori regione.
Parte prima - Descrizione degli interventi
modalità di valutazione: vaglio formale (fase di
pre-istruttoria) presso gli sportelli universitari; valutazione tecnico-scientifica del progetto di tesi (con
particolare attenzione al carattere innovativo e
sperimentale dello stesso nonché alla collaborazione con l’impresa ed alle ricadute nel tessuto
produttivo regionale), del curriculum, dei titoli del
laureando, a cura del Nucleo di Selezione. Non è
prevista l’effettuazione di un colloquio.
lizzazione e distribuzione di circa cinquecento
manifesti di varie dimensioni, che sono stati affissi presso tutte le sedi dei soci, con particolare
attenzione alle Università ed alle loro sedi staccate, nonché presso i centri regionali di orientamento organizzati e gestiti dalla Regione.
Per rendere più efficace l’intervento sopra
descritto, si è provveduto, nei mesi di marzo ed
aprile, a pubblicizzare l’iniziativa attraverso la rea-
Di seguito evidenziamo il numero di domande
presentate, suddivise per Ateneo, negli sportelli
da febbraio a settembre 2003:
Sportello di febbraio 2003
Sportello di marzo 2003
Sportello di aprile 2003
Sportello di maggio 2003
Sportello di giugno 2003
Sportello di luglio 2003
Sportello di agosto 2003
Sportello di settembre 2003
3.3.1. Gli sportelli operativi da febbraio
a settembre 2003
Università Trieste
2
4
16
11
8
12
5
3
61
Università Udine
0
0
0
8
15
6
5
4
38
Totale
2
4
16
19
23
18
10
7
99
13
La valutazione delle 99 domande è stata curata
dal Nucleo di Selezione in cinque sessioni, svoltesi il 19 maggio, il 4 giugno, l’8 settembre, l’11 settembre e il 13 novembre 2003. Le graduatorie
finali sono state approvate dal Comitato di
Direzione il 28 maggio, il 5 giugno, il 9 luglio, il 10
ottobre e il 18 novembre 2003.
Sportello di febbraio 2003
Sportello di marzo 2003
Sportello di aprile 2003
Sportello di maggio 2003
Sportello di giugno 2003
Sportello di luglio 2003
Sportello di agosto 2003
Sportello di settembre 2003
2
Progetti
presentati
2
4
16
19
23
18
10
7
3.3.2. Analisi finale sotto intervento B3
Complessivamente negli otto mesi in esame,
sono stati riconosciuti finanziabili 56 progetti di tesi
(il 56,5% delle domande presentate), su una originaria disponibilità, da Progetto, pari a 40 (ciò si è
reso possibile a seguito di un trasferimento di risorse derivanti da una disponibilità finanziaria maturata sul sotto intervento B2 a seguito di 10 rinunce di
avvio progetti. Tale decisione è stata assunta dal
Comitato di Direzione il 10 ottobre 2003).
Progetti
idonei
2
2
9
11
12
6
7
7
56
Univ. TS
Univ. UD
2
2
9
7
4
2
3
3
32
4
8
4
4
4
24
Progetti
finanziati
2
2
9
9
10
6
7
6
512
Cinque laurendi, i cui progetti di tesi erano risultati idonei e finanziabili, non si sono laureati entro il 31 luglio 2004 perdendo, in
tal modo, il riconoscimento finanziario.
Rapporto Attività 2002-04
I titoli delle tesi sperimentali finanziate e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili
nel CD Rom allegato al presente volume.
Dato relativo alla partecipazione femminile al
sotto intervento in esame:
Partecipazione femminile (21,6%)
Uomini
Donne
Totale
Totale
40
11
51
Anche in questo caso risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione.
14
1. A.P.E. Research S.r.l.
2. CRES S.p.A.
3. Eurand S.p.A.
4. GreenLab S.r.l.
5. ICGEB
6. Insiel S.p.A.
7. Labor S.r.l.
8. Poiesys S.r.l.
9. Ratios S.r.l.
10. S.E.T S.r.l.
11. Sincrotrone Trieste S.c.p.a.
12. Acegas S.p.A.
13. Audiolinea
14. Autovie Venete S.p.A.
15. Cosnav Engineering S.r.l.
16. Ecodomus S.r.l.
17. Elcon Elettronica S.r.l.
18. Genertel S.p.A.
19. Laboratorio dell'immaginario scientifico
20. Stock S.p.A.
21. Studio Naos
22. Studio Starkel
23. Alfacon S.a.s.
24. API
25. Az. Ospedaliera S. Maria della Misericordia
26. Beantech S.n.c.
27. B&P Altro lumiei S.n.c.
28. CATAS S.p.A.
29. Coop Consumatori Nordest
30. Eidon S.p.A.
31. Fantoni S.p.A.
32. Lima LTO S.p.A. Medical System
3
Percentuale
78,4%
21,6%
100%
I 51 progetti ritenuti idonei si sono attuati in collaborazione con le seguenti aziende3:
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
AREA Science Park
(sedi di Trieste)
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Udine
Udine
Udine
Colloredo di Monte Albano (UD)
Sauris (UD)
San Giovanni al Natisone (UD)
Udine
Udine
Rivoli di Osoppo (UD)
Villanova di S. Daniele (UD)
Va rilevato che, anche in questo caso, il numero delle aziende risulta lievemente inferiore a quello dei progetti finanziati in quanto alcune aziende hanno collaborato a più progetti di tesi sperimentali.
Parte prima - Descrizione degli interventi
33. MarMax S.r.l.
34. Policlinico Universitario a gestione diretta
35. Prosciuttificio Wolf Sauris S.p.A.
36. Rhoss S.p.A.
37. Self Group S.n.c.
38. Test S.p.A.
39. Electrolux Home products Italy S.p.A.
40. Electrolux logistics Italy S.p.A.
41. Leochimica S.n.c.
42. Air Dolomiti S.p.A.
43. Az. Sanitaria Isontina n. 2
Centro studi malattie metaboliche dell'osso
44. Keratech S.r.l.
45. Metalpack S.r.l.
Aziende
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Totale
Area Science Park
Amaro (UD)
Udine
Sauris di Sotto (UD)
Codroipo (UD)
Rivignano (UD)
Udine
Porcia (PN)
Porcia (PN)
Orcenico Inferiore (PN)
Ronchi dei Legionari (GO)
Gorizia
Romans d’Isonzo (GO)
Gorizia
Numero
22
16
3
4
45
11/45
Percentuale
48,9%
35,5%
6,7%
8,9%
100%
24.4%
15
3.4. Sotto intervento B4: il bando di
concorso
legge. È previsto un rimborso per le spese di
viaggio per un importo massimo di € 650;
Il 9 aprile 2003, sul Bollettino Ufficiale della
Regione FVG n. 15, è stato pubblicato il bando per
l’ottenimento di "agevolazioni finanziarie a favore di
ricercatori per la loro specializzazione presso strutture di ricerca estere". La disponibilità finanziaria
espressa dal Progetto consentiva il riconoscimento
di circa 10 contributi; il primo sportello per la presentazione delle domande è stato operativo dal
mese di maggio. La gestione dell’intervento è stata
affidata all’AREA di ricerca.
Queste le caratteristiche principali del bando:
modalità di presentazione delle domande: a
sportello mensile (operativo dal mese di maggio) fino al 29 febbraio 2004, salvo esaurimento
anticipato dei fondi;
destinatari: residenti, senza limitazioni di età o
cittadinanza, nel Friuli Venezia Giulia, in possesso di una laurea conseguita in Italia, impegnati
in attività di ricerca presso strutture pubbliche e
private situate in Regione, e interessati a specializzarsi presso strutture di ricerca estere;
durata: da un minimo di 3 a un massimo di 6
mesi; i soggiorni all’estero dovranno concludersi entro il 30 settembre 2004;
valore e caratteristiche del contributo: € 1.500
al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla
modalità di valutazione: Lo sportello dell’AREA
di ricerca svolge il vaglio formale delle domande, mentre la valutazione tecnico-scientifica
viene effettuata dal Nucleo di Selezione con
partiolare attenzione a:
sede del centro dove il candidato intende specializzarsi, rilevanza dell’attività di perfezionamento che intende svolgere, supporto di eventuali tutor, settore della ricerca/progetto, suoi
contenuti tecnici e scientifici, eventuali ricadute
della specializzazione nella realtà economica
regionale, potenziali sbocchi occupazionali o
miglioramenti delle competenze professionali
derivanti dall’attività di specializzazione.
È necessario presentare una lettera di accettazione della struttura estera ospitante. I risultati
delle valutazioni e le relative graduatorie sono poi
sottoposti all’approvazione del Comitato di
Direzione.
3.4.1. Gli sportelli operativi di maggio,
giugno, luglio 2003
giugno 2003; 7 e 28 luglio 2003; 15 settembre e 7
ottobre 2003. Le graduatorie finali sono state
approvate dal Comitato di Direzione il 25 giugno, il
28 luglio, il 10 ottobre 2003.
La valutazione delle 31 domande è stata curata
dal Nucleo di Selezione nelle giornate del 9 e 23
Maggio 2003
Giugno 2003
Luglio 2003
Totale
Domande presentate
18
12
1
31
3.4.2. Analisi finale sotto intervento B4
Complessivamente nei tre mesi in esame sono
stati riconosciuti idonei 19 progetti di specializzazione su 31 domande presentate ma sono stati
Domande presentate
31
Ammessi a colloquio
13
10
1
24
Vincitori
9
9
1
19
finanziati, come da disponibilità di Progetto, soltanto 10 candidati. Con riferimento alle 31 domande di partecipazione, i 10 progetti finanziati rappresentano soltanto il 32,2%.
Vincitori
19
Progetti finanziati
10
I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom
allegato al presente volume.
Dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame:
16
Partecipazione femminile (60%)
Uomini
Donne
Totale
Totale
4
6
10
Percentuale
40%
60%
100%
Di seguito, le strutture di ricerca estere coinvolte:
1. Ludwig - Maximilians Universität
2. Massachusset Institute of Technology MIT
3. Faculty of Civil Engineering and geoscience
Dep. of applied earth science
DELFT University of Tecnology
4. National Institutes of Health
Department of health
& Human Services
5. Genome Damage and Stability Centre
University of Sussex
6. Royal Free and University
College Medical School
7. Departamento de Nutriciò y Bromatologia
Universitat de Barcelona
8. Leiden Institute of Chemestry
9. Department of medicine,
Division of Gastroenterology
University of Washington
10. Laboratoire des Materiaux et
des structures Du Genie Civil
Monaco
Cambrige MA
Germania
Stati Uniti
Delft
Olanda
Bethesda Maryland
Stati Uniti
Brighton
Regno Unito
Londra
Regno Unito
Barcellona
Leiden
Spagna
Olanda
Washington Seattle
Stati Uniti
Champs sur Marne
Francia
Parte prima - Descrizione degli interventi
3.5. Sotto intervento B2: il bando di
concorso
durata: da un minimo di 4 e un massimo di 12
mesi; le borse dovranno concludersi entro il 30
settembre 2004;
Il 25 giugno 2003, sul Bollettino Ufficiale della
Regione FVG n. 26, è stato pubblicato il bando per
il riconoscimento di "Borse di formazione, da quattro a dodici mesi, per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento". Difformemente dalla previsione progettuale, che prevedeva il riconoscimento di 60 borse di 12 mesi ciascuna, il bando, aderendo alle indicazioni del Comitato di Direzione,
consentiva il riconoscimento di circa 40 work experience di durata compresa tra i 12 e i 18 mesi, stanziando risorse pari ad € 365.500. Il C.D., infatti, in
data 28 maggio 2003, riteneva opportuno "riservare" parte delle risorse per la realizzazione di ulteriori 40 borse di formazione a favore degli allievi che
avrebbero partecipato ai corsi di specializzazione
post laurea (intervento A, descritto nelle pagine che
seguono)4.
L’intervento si è concluso, per scadenza dei termini, con l’analisi delle domande presentate allo
sportello di agosto. La gestione dell’intervento è
affidata all’AREA di ricerca.
Queste le caratteristiche principali del bando:
valore e caratteristiche del contributo: € 671 al
mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge.
L’importo sale ad € 1.136 e 1.395 al mese qualora la borsa si svolga fuori dal Friuli Venezia
Giulia od all’estero. Almeno il 50% della borsa
deve svolgersi in regione;
destinatari: laureati, senza limitazioni di età o cittadinanza, inoccupati o disoccupati, interessati
a svolgere un periodo di formazione presso enti
di ricerca, università, imprese e loro consorzi
situati in regione;
Giugno 2003
Luglio 2003
Agosto 2003
Totale
Domande presentate
27
52
33
112
modalità di valutazione: la valutazione tecnicoscientifica dei Piani viene effettuata dal Nucleo
di Selezione, nella domanda il candidato deve
redigere un Piano di intervento Formativo che
descriva attività, obiettivi e tempistica; deve,
inoltre, allegare una lettera di accettazione da
parte della struttura ospitante. I risultati delle
valutazioni e le relative graduatorie sono poi
sottoposti all’approvazione del Comitato di
Direzione.
3.5.1. Gli sportelli operativi di giugno,
luglio e agosto 2003
Di seguito evidenziamo il numero delle domande presentate agli sportelli di maggio, giugno e
luglio 2003:
Vincitori
12
25
18
55
La valutazione delle 112 domande è stata curata dal Nucleo di Selezione nelle giornate del 9 e 23
giugno 2003; 7 e 28 luglio 2003; 15 settembre e 7
ottobre 2003. Le graduatorie finali sono state
approvate dal Comitato di Direzione il 25 giugno, il
28 luglio, il 10 ottobre 2003.
3.5.2. Analisi finale del sotto intervento B2
Risulta importante, in primis, sottolineare l’ampia
partecipazione all’intervento con 112 domande presentate in tre mesi, su una disponibilità al finanzia-
4
modalità di presentazione delle domande: a
sportello mensile (operativo nei mesi di giugno,
luglio ed agosto), salvo esaurimento anticipato
dei fondi;
Rinunce
3
4
3
10
Avvii
9
21
15
45
mento, prevista dal Bando, di circa 40 borse (36%).
Complessivamente nei tre mesi in esame sono
stati riconosciuti idonei 55 progetti su 112 domande (pari al 49%); sono, peraltro, intervenute 10
rinunce che hanno reso possibile l’avvio e il conseguente finanziamento di 45 borse di formazione
(40%). L’elevato numero di rinunce può trovare parziale spiegazione nel limitato compenso economico
(€ 671,00 lordi mensili); ciò anche tenuto conto dell’elevata scolarizzazione dei borsisti (molti dei quali
titolari di specializzazioni post laurea), della durata e
degli alti contenuti dei progetti finanziati.
Il Bando ha stanziato risorse pari a € 365.500; ulteriori € 96.625 sono stati stanziati per il riconoscimento di 40 borse di formazione da tre mesi ciascuna da attivare al termine dei corsi di specializzazione post laurea di cui all’intervento A.
17
Rapporto Attività 2002-04
Domande presentate
112
Vincitori
55
Rinunce
10
Il finanziamento e l’avvio di progetti presentati
da utenza femminile al sotto intervento in esame è
pari al 53,3%.
Borse finanziate
45
I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro
contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom
allegato al presente volume.
Dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame:
Partecipazione femminile (53,3%)
Uomini
Donne
Totale
Totale
21
24
45
Percentuale
46,7%
53,3%
100%
Risulta altrettanto importante analizzare il dato del coinvolgimento delle imprese.
Le imprese di Area Science Park (sedi di Trieste) coinvolte:
18
1. Bracco Imaging S.p.A.
2. Dr Schär S.p.A.
3. Ergoline’s Lab S.r.l.
4. Eurand S.p.A.
5. Geokarst S.r.l.
6. Green Lab S.r.l.
7. Insiel S.p.A.
8. Labor S.r.l.
9. Ratios S.r.l.
10. Servizi Qualità e Sicurezza S.r.l.
11. Sincrotrone Trieste S.c.p.a.
12. Synaps Technology S.r.l.
Le altre imprese regionali coinvolte:
13. Ass. Italiana Alberghi per la Gioventù Ostello Tergeste
14. Civil Progetti Studio Tecnico Associato
15. EcoScreen S.c.a.r.l.
16. Francesco Parisi Casa di Spedizioni S.p.A.
17. INCIPIT S.r.l.
18. Intech S.r.l.
19. Istituto Naz. di Oceanografia e Geofisica Sperimentale O.G.S.
20. L’isolachenonc’è
21. Noiza S.r.l.
22. AGEMONT S.p.A.
23. Associazione Piccole e Medie Industrie di Udine
24. Cirmont S.c.r.l.
25. Cons. per lo Sviluppo Industriale della Zona dell’Aussa - Corno
26. Asirobicon S.p.A.
27. Azienda per i Servizi Sanitari N 2 Isontina
28. Brava S.r.l.
29. Metalpack S.r.l.
30. Wave Net S.r.l.
31. Arpa F.V.G. Dip. di Pordenone
32. Brew Pub Befed Soc. Paradise
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Trieste
Amaro (UD)
Udine
Amaro (UD)
Udine
Gorizia
Gorizia
Cormons (GO)
Gorizia
Gorizia
Pordenone
Aviano (PN)
Parte prima - Descrizione degli interventi
33. G.M.E. S.r.l.
34. IRCCS E.MEDEA - La Nostra Famiglia, Polo regionale FVG
Azzano Decimo (PN)
S. Vito al Tagliamento (PN)
Le imprese nazionali coinvolte5:
35. Eurand S.p.A.
36. Dr Schär S.p.A.
37. Ratios S.r.l.
38. Tecnovia Studi e Progetti per l’Ambiente S.r.l.
Milano
Bolzano
Milano
Bolzano
I dipartimenti universitari coinvolti:
39. Università degli Studi di Trieste - Dip. di Ingegneria Civile
40. Centro di eccellenza per la Ricerca
in telegeomatica e Informatica Spaziale
41. Università degli studi di Trieste DICAMP - Dip.Ingegneria Chimica,
dell'Ambiente e delle materie prime
42. Dip. di scienze degli alimenti Univ. degli Studi di Udine
43. Dip.di Scienze della Produzione Animale Univ. degli Studi di Udine
44. Dip. di Scienze e Tecnologie Biomediche Univ. degli Studi di Udine
45. Centro Polifunzionale Univ. degli Studi di Udine sede di Gorizia
Gli enti di ricerca e gli istituti esteri coinvolti6:
46. Laboratoire Des Materiaux et des Structures du Genie Civil
47. Hopital Xavier Bichat Faculté de Médicine Sede a Parigi
48. Instalaciones Y Turismo Joven Albergue Juvenil
Aziende
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Fuori regione
Totale
Area Science Park
Numero
21
4
4
5
4
38
12/38
3.6. Sotto intervento B5: il bando di
concorso
Il 23 luglio 2003, sul Bollettino Ufficiale della
Regione FVG n. 30, è stato pubblicato il bando volto
alla concessione di "finanziamenti per incentivare la
mobilità di giovani ricercatori del Mezzogiorno presso imprese del Friuli Venezia Giulia". La disponibilità
finanziaria espressa dal bando, in linea con la previsione progettuale, ha consentito il riconoscimento di
circa 15 contributi; l’intervento si è aperto con lo
sportello di settembre. La gestione dell’intervento è
affidata all’AREA di Ricerca. Queste le caratteristiche principali del bando:
5
6
Trieste
Trieste
Trieste
Udine
Udine
Udine
Gorizia
Marne France
Parigi Francia
Malaga Spagna
Percentuale
55,3%
10,5%
10,5%
13,2%
10,5%
100%
31,6%
destinatari: imprese del Friuli Venezia Giulia che
intendano ospitare giovani laureati di età inferiore ai 32 anni, residenti da almeno 6 mesi
delle regioni comprese nelle aree di cui
all’Obiettivo 1;
durata: il ricercatore potrà permanere in azienda
da un minimo di 3 a un massimo di 6 mesi;
valore e caratteristiche del contributo: al ricercatore verrà riconosciuto un importo di € 750 al
mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla
legge. È previsto un rimborso per le spese di
viaggio per un importo massimo di € 545;
Le imprese citate hanno sedi distaccate in regione FVG o collaborano con aziende localizzate nel territorio regionale.
Gli enti di ricerca o gli istituti esteri citati hanno collaborato al perfezionamento dei progetti.
19
Rapporto Attività 2002-04
modalità di presentazione delle domande: a
sportello mensile (operativo dal mese di settembre 2003) fino al 31 gennaio 2004, salvo esaurimento anticipato dei fondi;
modalità di valutazione: la valutazione tecnicoscientifica viene effettuata dal Nucleo di
Selezione. Le aziende, utilizzando lo schema
predisposto e allegando la documentazione
richiesta, devono redigere un progetto che
descriva il programma e le finalità dell’esperien-
Sportello di
settembre 2003
Sportello di
ottobre 2003
za formativa del ricercatore. I risultati delle valutazioni e le relative graduatorie sono poi sottoposti all’approvazione del Comitato di Direzione.
3.6.1. Gli sportelli da settembre 2003
a gennaio 2004
Di seguito evidenziamo il numero delle domande
presentate agli sportelli di settembre, ottobre,
novembre e dicembre 2003, nonché gennaio
2004:
Domande
presentate
Progetti
idonei
Progetti
non idonei
Progetti idonei Progetti idonei
non finanziabili
finanziati
7
4
3
-
3
3
-
-
4
2
(intervenuta 1 rinuncia)
Sportello di
novembre2003
Sportello di
dicembre 2003
Sportello di
gennaio 2004
1
1
-
-
1
2
-
2
-
-
16
29
14
22
2
7
6
6
8
15
20
La valutazione delle 29 domande è stata curata
dal Nucleo di Selezione in quattro sessioni svoltesi il 6 ottobre 2003, il 13 novembre 2003, il 27 gennaio 2004 e il 10 febbraio 2004. Le graduatorie
finali sono state approvate dal Comitato di
Direzione il 10 ottobre 2003, il 27 gennaio 2004 e
il 20 febbraio 2004.
Domande
presentate
29
Progetti
idonei
22
3.6.2. Analisi finale del sotto intervento B5
Complessivamente, quindi, nei cinque mesi in
esame, sono stati riconosciuti idonei 22 progetti su
29 domande presentate; è stato possibile finanziare, nel rispetto delle previsioni del Bando, 15 progetti (il 51,7% delle 29 domande presentate).
Progetti
finanziati
15
Progetti idonei
non finanziabili
6
Rinunce
1
(considerato anche l’unica rinuncia)
Si riporta, quindi, il dato relativo alla partecipazione femminile, anche in questo caso, come nel sottointervento B4, posizionato su una percentuale del 60%.
Partecipazione femminile (60%)
Uomini
Donne
Totale
Totale
6
9
15
Percentuale
40%
60%
100%
Parte prima - Descrizione degli interventi
Risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione.
Le imprese coinvolte:
1. A.P.E. Research S.r.l.
2. Bracco Imaging S.p.A.
3. Consorzio Centro Medicina Biomolecolare
4. E-maze Networks S.p.A.
5. Ergoline’s Lab S.r.l.
6. Geokarst Engineering S.r.l.
7. LLG - Lay Line Genomics S.p.A.
8. Shoreline S.c.r.l.
9. Sicom Test S.r.l.
10. Sincrotrone Trieste Scpa
11. SQS S.r.l.
12. Alutec S.p.A.
13. Contento Trade S.r.l.
14. Istituto di Genetica APUGD
Aziende
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Totale
Area Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
AREA Science Park
Trieste
Udine
Udine
Numero
12
2
14
11/14
3.7. Analisi finale dell’intervento B
Risulta importante, dopo aver valutato nel dettaglio l’andamento di ogni singolo sotto intervento
(B1, B2, B3; B4, B5), elaborare una sintesi com-
Percentuale
85,7%
14,3%
100%
78,6%
plessiva sui risultati ottenuti a seguito della realizzazione del macro intervento B.
Occorre, innanzi tutto, evidenziare gli scostamenti, per ciascun sotto intervento, dalle originarie
previsioni progettuali.
Sotto intervento
B1
Indicazioni previste dal Progetto
45 ass. di ricerca x 24 mesi
B2
60 borse x 12 mesi
B3
40 finanziamenti alla realizzazione
di tesi sperimentali
10 borse con durata variabile
tra i 3 e i 6 mesi
15 borse con durata variabile
tra i 3 e i 6 mesi
170
B4
B5
Totale
7
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
(sedi di Trieste)
Risultati effettivi realizzati
66 ass. di ricerca con durata
variabile tra i 12 e i 18 mesi
45 borse7 con durata variabile tra
i 4 e i 12 mesi e con possibilità di
soggiorno anche all’estero
51 finanziamenti realizzati
10 finanziamenti di durata pari
a 6 mesi ciascuno
15 finanziamenti di durata pari
a 6 mesi ciascuno
187
Il numero delle borse effettivamente realizzate con il sotto intervento B2 risulta inferiore a quello indicato dal Progetto in quanto sono state trasferite risorse pari a € 96.625 all’intervento A per la realizzazione di 40 borse di tre mesi ciascuna da effettuare
al termine dei corsi di specializzazione post laurea. Vedasi anche nota n° 4.
21
Rapporto Attività 2002-04
Il dato riscontrabile nella tabella sopra riportata evidenzia che gli scostamenti intervenuti nelle
varie fasi di realizzazione del Progetto hanno consentito un allargamento dell’utenza coinvolta a
22
187 persone, rispetto alle 170 previste (+ 10%).
È utile soffermarsi sui dati relativi al numero delle
domande presentate e dei progetti effettivamente
finanziati.
Sotto
intervento
B1
Numero domande
presentate
126
Numero progetti
finanziati
66
Percentuale
B2
112
45
40,1%
B3
99
51
51,5%
B4
31
10
32,2%
B5
29
15
51,7%
Totale
397
187
47,1%
52,4%
Emerge che, su complessive 397 domande di
partecipazione, ne sono state finanziate 187
(47,1%).
finanziati), è stato il B4 "agevolazioni finanziarie a
favore di ricercatori per la loro specializzazione
presso strutture di ricerca estere".
Emerge, inoltre, che il sotto intervento maggiormente "penalizzato" (con il differenziale
maggiore tra domande presentate e progetti
Dalla lettura dei dati riportati nelle pagine precedenti, si evidenzia, inoltre, il dato di partecipazione femminile complessiva sull’intervento B, pari al 41,7 %.
Partecipazione femminile (41,7%)
Sotto
N° persone/progetti
intervento
B1
66
Uomini
Donne
38
28
Percentuale di
partecip. femminile
42,5
B2
45
21
24
53,3
B3
51
40
11
21,6
B4
10
4
6
60
B5
15
6
9
60
Totale
187
109
78
41,7%
Vale la pena sottolineare che i sotto interventi B2,
B4, e B5, che hanno registrato un maggior coinvolgimento delle aziende, presentano una partecipaDato sul coinvolgimento aziendale:
Sotto
N° aziende
Trieste
Udine
intervento
B1
55
19
26
B2
38
21
4
B3
45
22
16
B4
B5
14
12
2
Totale
152
74
48
Considerate
singolarmente 122
55
41
zione femminile media del 58%, i sotto interventi B1
e B3, con maggiore connotazione universitaria,
hanno una percentuale femminile pari al 32%.
Gorizia
Pordenone
3
4
3
10
Fuori
regione
2
4
6
AREA
Science Park
10
12
11
11
44/152
5
5
4
14
11
9
6
26/122
Parte prima - Descrizione degli interventi
Vale la pena precisare che le 152 aziende
segnalate, se considerate singolarmente (molte
di esse, infatti, hanno partecipato a più sotto
interventi) sono pari a 122; analoga consideraDato sul coinvolgimento universitario
Sotto
N° progetti
Univ. Trieste
intervento
B1
66
31
zione va fatta per i laboratori e le imprese localizzate in AREA Science Park, laddove il dato di
partecipazione assunto singolarmente è pari a
26 su 44.
Univ. Udine
Univ. estere
Totale
35
-
66
B2
10
3
4
3
10
B3
51
31
20
-
51
B4
10
-
-
10
10
B5
-
-
-
-
-
Totale
137
65 (47,4%)
59 (43,1%)
13 (9,5%)
137
Alla luce di tutto quanto sopra si può senz’altro
riconoscere che l’intervento in esame ha soddisfatto appieno gli obiettivi originariamente previsti.
Ha favorito ed intensificato i rapporti tra i mondi
della ricerca, dell’impresa e dell’università; ha contribuito alla mobilità, sia in entrata che in uscita, di
persone e conoscenze; ha sviluppato nei giovani
ricercatori e laureandi capacità e competenze utili
per far loro comprendere meccanismi e processi di
concezione e di realizzazione dell’innovazione tecnologica all’interno delle aziende. L’intervento ha
rafforzato, inoltre, i rapporti con istituzioni scientifiche estere e con atenei localizzati al di fuori del
Friuli Venezia Giulia.
Le agevolazioni erogate e l’attuazione dei relativi
progetti di ricerca hanno significativamente contribuito alla formazione di esperti capaci di portare un
importante valore aggiunto alle piccole medie
imprese regionali; le indicazioni di stabilizzazione
occupazionale dei beneficiari degli interventi (che si
concluderanno - come noto - il 30 settembre 2004)
risultano già oggi soddisfacenti.
23
Rapporto Attività 2002-04
4. L’intervento A
L’intervento A si è concretizzato in due Avvisi, il
primo rivolto agli Enti di formazione accreditati e
finalizzato alla realizzazione di corsi di lunga durata (specializzazione post laurea) per disoccupati; il
secondo destinato a personale occupato nelle
imprese del territorio regionale e volto all’incentivazione, attraverso il riconoscimento alle imprese
stesse di bonus formativi (voucher), di azioni di formazione continua.
4.1. Il Nucleo di Valutazione Progetti
24
Il Nucleo di Valutazione Progetti è l’organismo
deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento A: è responsabile della definizione delle
graduatorie, preliminari al conferimento delle risorse previste dall’intervento stesso. Insediatosi formalmente il 2 dicembre 2003, il Nucleo di
Valutazione Progetti si compone di 14 componenti (7 effettivi e 7 supplenti), espressione di tutti i soci
dell’ATI.
Alla luce delle caratteristiche e dei contenuti di
alta formazione del Progetto D4 e, in particolare,
delle caratteristiche e degli obiettivi dell’intervento
A, il Nucleo di Valutazione Progetti, aderendo al
modus operandi del Nucleo di Selezione (vedi par.
3.1), ha deciso di procedere nell’iter di valutazione
delle domande basandosi sempre su un principio
di "eccellenza", atto a riconoscere meritevoli di
agevolazioni esclusivamente i progetti di elevato
profilo tecnico scientifico.
4.2. Avviso per la presentazione di
interventi di specializzazione post
laurea per la formazione di
"Esperti della Ricerca"
L’Avviso per la presentazione di interventi di specializzazione post laurea per la formazione di
"Esperti della Ricerca" è stato pubblicato sul BUR
del Friuli Venezia Giulia n. 47 del 19 novembre 2003.
L’Avviso:
1. si rivolge esclusivamente, quali unici soggetti
ammessi alla presentazione degli interventi, agli
Enti di formazione accreditati dalla Regione
Friuli Venezia Giulia;
2. finanzia corsi di specializzazione post laurea
rivolti a laureati disoccupati;
3. i corsi devono avere un numero di partecipanti
compreso tra 12 e 15; la durata prevista va da
un minimo di 300 ad un massimo di 500 ore;
4. al fine di valorizzare ulteriormente l’esperienza
formativa degli allievi, l’Avviso mette a disposizione degli Enti, come già indicato nelle pagine
che precedono, un numero massimo di 10
borse di formazione trimestrali8, da effettuarsi al
termine degli stage.
Il 28 novembre 2003, termine ultimo per la presentazione delle proposte, sono state consegnate
all’AREA sette candidature; nelle giornate del 2,
dell’11 e del 15 dicembre il Nucleo di Valutazione
Progetti ha esaminato le proposte e redatto la graduatoria (approvata il 15 dicembre dal Comitato di
Direzione del D4). Sono risultati idonei e finanziabili
sei corsi su sette.
Di seguito l’elenco e la descrizione dei corsi idonei, finanziati e realizzati:
1. Titolo del progetto
NUOVE TECNOLOGIE NELLA SIMULAZIONE DEI
PROCESSI DI STAMPAGGIO AD INIEZIONE
Ente proponente
IAL FVG sede di Pordenone
Numero borse effettuate
09
Numero partecipanti
10
Data di avvio corso
16 febbraio 2004
Data di fine corso (aula e stage)
26 maggio 2004
Contenuti dell’attività formativa
Sicurezza nei luoghi di lavoro: 28 ore;
Società dell'Informazione: 16 ore;
Identificazione, scelta e lavorazione dei polimeri
Definizione dei Polimeri termoplastici; trasformazione
polimeri: 109 ore
Simulazione dei processi di stampaggio e project work
Progettazione di materiali termoplastici; progettazione di
8
La dotazione finanziaria prevista dall’Avviso per la realizazione delle borse era pari a € 96.625,00.
Parte prima - Descrizione degli interventi
Contenuti dell’attività formativa (segue)
circuiti di condizionamento e di canali di alimentazione
di uno stampo;controllo della deformazione di un articolo
in materiale polimerico;controllo dei sistemi di
assemblaggio: 152 ore
Stage: 160 ore
Gestione didattica ed esame finale: 35 ore
Figura professionale in uscita
Conosce i materiali plastici, le attrezzature, le tecnologie e i
processi di trasformazione degli stessi. Questa figura
professionale si occupa della progettazione di prodotti
industriali con l'ausilio delle tecnologie informatiche di
simulazione, partendo dalla documentazione di specifica
dei requisiti forniti, del monitoraggio della simulazione e
della rilevazione delle anomalie di processo.
Si occupa, inoltre, di scegliere il tipo di materiale da
utilizzare per la produzione dei manufatti e di offrire
consulenza di tipo tecnologico quali, ad esempio, le analisi
degli sforzi imposti e la durabilità del materiale.
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Acqua San Benedetto S.p.A. TV;
2. Ats di Zambon Pietro S.r.l. PN;
3. Gmp S.p.A. BS;
4. Incos S.r.l. TV;
5. Nuova impronta S.r.l. PN;
6. Plastal S.p.A. PN
2. Titolo del progetto
ESPERTO DI SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI
Ente proponente
ENAIP FVG sedi di Amaro e di Tolmezzo
Numero borse effettuate
-
Numero partecipanti
10
Data di avvio corso
24 febbraio 2004
Data di fine corso (aula e stage)
22 luglio 2004
Contenuti dell’attività formativa
Rilevamento dei dati territoriali
Topografia; Teoria delle rappresentazioni cartografiche;
Cartografia numerica, catastale e fotogrammetria digitale;
Telerilevamento: 100 ore
Elaborazione dei dati
Informatica; Analisi dei sistemi urbani, territoriali
e governo dello sviluppo del territorio; Analisi delle
valutazioni delle risorse e dei rischi naturali e ambientali;
Teoria, analisi comparata, integrazione e multimedialità dei
GIS: 120 ore
Interrogazione dei dati
Basi dati spaziali; Processi stocastici
e geostatistica: 80 ore
Stage: 150 ore
Sicurezza, Gestione didattica ed esame finale: 50 ore
Figura professionale in uscita
L’esperto in Sistemi Informativi Territoriali si può collocare
sia presso la Pubblica Amministrazione o la Piccola e
Media Impresa, sia all’interno di Studi di consulenza o
Centri di ricerca.
Ha il compito di offrire un supporto decisionale alla
complessa attività di gestione del territorio, presiedendo le
25
Rapporto Attività 2002-04
26
Figura professionale in uscita (segue)
seguenti fasi di processo relative all'area geografica di sua
competenza:
- rilevamento dei dati;
- elaborazione dei dati;
- interrogazione dei data-base implementati.
Si tratta di una figura ad alto profilo professionale con
responsabilità, autonomia e discrezionalità nelle scelte di
tipo elevato.
Aziende/Enti coinvolti per stage
1. DB Informatica S.n.c. (Tolmezzo)
2. Deimos Engineering S.r.l. (Udine)
3. Net S.p.A. (Udine)
4. Regione FVG - Servizio per la selvicoltura e antincendio
boschivo (Udine)
5. Regione FVG - Servizio per il territorio montano e le
manutenzioni (Udine)
6. Università degli studi di Udine - Centro
interdipartimentale Cartesio (Udine)
3. Titolo del progetto
ESPERTO IN LEAN PRODUCT DEVELPMENT –
ESPERTO IN METODOLOGIE INNOVATIVE DI
SVILUPPO DI PROCESSO
Ente proponente
ENAIP FVG sede di Pasian di Prato
Numero borse effettuate
6
Numero partecipanti
8
Data di avvio corso
16 febbraio 2004
Data di fine corso (aula e stage)
23 giugno 2004
Contenuti dell’attività formativa
Società dell'informazione
Videoscrittura, comunicazione in rete: 10 ore
Gestire cliente, prodotto, sistema
Dinamiche di mercato fondamenti
delle scelte gestionali: 46 ore
Progettare e ingegnerizzare
Soluzioni costruttive funzionali/ergonomiche; tecniche del
Concurrent Enginering Quality, prototipo con CAD 3D;
funzionalità e prestazioni richieste con software CAE;
gestire dati di prodotto con software PDM: 200 ore
Stage: 150 ore
Produrre il bene
Compilare programmi CN con software CAM: 60 ore
Gestione didattica ed esami finali: 34 ore
Figura professionale in uscita
L' esperto LPD che svolge un'attività gestionale, è inserito
nel processo di fabbricazione di un prodotto. Ha il compito
di far dialogare tutte le funzioni aziendali coinvolte nella
realizzazione del prodotto, coordina le risorse ed integra i
processi. La progettazione del prodotto la espande sia
come sviluppo dell'idea (fase commerciale e marketing)
che di produzione, di vendita e assistenza post-vendita.
È il riferimento interno per la gestione del processo
progettuale senza mai allentare i collegamenti con il
mondo della ricerca.
Parte prima - Descrizione degli interventi
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse
1. Acciaierie Bertoli S.p.A (UD)
2. Ansaldo Caldaie Gallarate (VA)
3. Cons. Friuli Innovaz (UD)
4. Danieli Automation S.p.A. Buttrio (UD)
5. Friulmac S.p.A. Pavia di Udine (UD)
6. In.De S.p.A. Pradamano (UD)
7. Palazzetti Lelio S.p.A. Porcia (PN)
8. Raco S.p.A. Attimis (UD)
9. Rhoss S.p.A. Codroipo (UD)
10. Studio Maritan Bovolenta (PD)
4. Titolo del progetto
ESPERTO NELLA GESTIONE DELL’INFORMAZIONE
AZIENDALE COMPUTER BASED.
IL MODELLO JUST IN TIME
Ente proponente
IAL Fvg sede di Udine
Numero borse effettuate
10
Numero partecipanti
15 + 2 uditori
Data di avvio corso
26 gennaio 2004
Data di fine corso (aula e stage)
19 maggio 2004
Contenuti dell’attività formativa
Principi di organizzazione aziendale
Metodi di pianificazione dei processi produttivi: 44 ore
La società dell’informazione: 20 ore
Organizzazione dei processi industriali: 48 ore
Base di dati
Basi di dati aziendali, ERP,CRM,MES, schedulatori a
capacità finita; funzionalità e conoscenza degli algoritmi
principali che stanno alla base dei sistemi informatici di
supporto alla gestione industriale:40 ore
Modelli e metodi di ricerca operativa applicata alla
gestione industriale
Competenze specifiche nell’ambito della
ricerca operativa: 76 ore
Sistemi informativi per la produzione: 60 ore
Stage: 180 ore
Gestione del processo formativo, sicurezza sul lavoro
ed esame finale: 32 ore.
Figura professionale in uscita
L’esperto della gestione dell'informazione aziendale
computer based è un tecnico esperto nel controllo dei dati
produttivi aziendali. Possiede una buona conoscenza di
base delle tematiche economiche aziendali, conosce il
bilancio civilistico e ha basi di contabilità analitica. Ha
ottime conoscenze degli impianti industriali, delle tipologie
di processo, così come delle varie attività produttive, nelle
loro problematiche principali. Conosce inoltre i più
importanti metodi di pianificazione dei processi produttivi,
dispone di eccellenti conoscenze informatiche, che gli
permettono di usare con facilità tutti gli strumenti di
automazione d’ufficio (Excel, Access etc.), anche nelle
modalità più avanzate.
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Agemont S.p.A. UD
2. Automotive S.r.l. UD
3. Beantech S.n.c. UD
4. Coveme S.p.A. BO
5. Eaton S.p.A. GO
27
Rapporto Attività 2002-04
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse
(segue)
6. Eidon S.p.A. UD
7. Fantoni S.p.A. UD
8. Friulparchet S.r.l. UD
9. Galvene S.p.A. Noale VE
10. Hypo Alpe Adria Bank S.p.A. UD
11. Irpinia Zinco AV
12. Officina Pittini S.p.A. UD
13. Simulware S.r.l. TS
14. Sweet UD
15. Zincatura Polesana UD
16. Zincheria Ponterosso PN
5. Titolo del progetto
KNOWLEDGE WORKER DELLA COMUNICAZIONE
MULTIMEDIALE
Ente proponente
OPERA SACRA FAMIGLIA sede di Pordenone
Numero borse effettuate
7
Numero partecipanti
14
Data di avvio corso
26 febbraio 2004
Data di fine corso (aula e stage)
22 giugno 2004
Contenuti dell’attività formativa
Organizzazione aziendale: 14 ore;
Società dell’informazione: 24 ore;
Comunicazione d'impresa
Progettare e gestire le forme di comunicazione istituziona le
e commerciale;
progettare e gestire le forme di comunicazione digitale:
48 ore;
Project management
Gestire programmi aziendali di rinnovo tecnologico;
gestione di progetti organizzativi, informatici: 43 ore;
Strumenti per la produzione multimediale
Elaborare semplici disegni in formato vettoriale utilizzando
uno dei più diffusi software;
effettuare le operazioni relative alla ottimizzazione
dell’immagine;
effettuare fotoritocchi, fotomontaggi;
implementare un sito rispettando requisiti di professionalità;
implementare, anche attraverso autocomposizione,
semplici database;
utilizzare i principali dispositivi per l’acquisizione digitale del
suono e per l’integrazione in un prodotto multimediale;
utilizzare i principali dispositivi per l’acquisizione e la
manipolazione digitale di filmati: 90 ore
Laboratorio di sperimentazione: 45
Stage: 200
Gestione didattica ed esame finale: 36 ore.
Il knowledge worker sa progettare le informazioni in modo
che possano contribuire all'esecuzione di azioni capaci di
generare valore; è in grado di trasformare le proprie idee in
prodotti, servizi o processi; lavora in modo collaborativo
attivando sistemi di apprendimento all’interno di un team.
La figura professionale è orientata alla gestione del
processo di integrazione delle nuove tecnologie della
comunicazione multimediale, nella realtà imprenditoriale
delle PMI. L’impresa per essere competitiva non può
28
Figura professionale in uscita
Parte prima - Descrizione degli interventi
Figura professionale in uscita (segue)
prescindere dal far propri sistemi di comunicazione
informatizzati e multimediali; nello stesso tempo ciò
comporta dei cambiamenti strutturali importanti che
spesso trasformano procedure consolidate. È dunque in
questa fase, che il "KNOWLEDGE WORKER DELLA
COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE" interviene trasferendo
le proprie conoscenze significative attraverso un processo
di integrazione sempre attento alla gestione e alla
soluzione del problema.
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni
culturali;
2. C.c.i.a.a. di Pordenone;
3. Comitato promotore progetto Patriarcato di Aquileia archivium forojuliense;
4. Comuni di Pordenone; Cavasso Nuovo, Arba,
Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto;
5. Elad S.r.l. PN;
6. Julia arredamenti S.p.A. PN;
7. Polo tecnologico di Pordenone;
8. Provincia di Pordenone;
9. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia;
10. Riz office S.p.A. PN;
11. San Marco imaging S.r.l. PN;
12. Sim2 multimedia S.p.A. PN;
13. Università degli Studi di Udine.
6. Titolo del progetto
PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE
DELL’ARCHITETTURA BIOCOMPATIBILE
Ente proponente
ASSEFORM sede di Trieste
Numero borse effettuate
8
Numero partecipanti
11
Data di avvio corso
8 marzo 2004
Data di fine corso (aula e stage)
24 giugno 2004
Contenuti dell’attività formativa
Conoscenze tecniche di base: 30 ore;
Direttive e legislazione: 16 ore;
Analisi della qualità globale dell’habitat: 16 ore;
Materiali e tecniche costruttive biocompatibili: 38 ore;
Impianti e sistemi biotecnologici: 38 ore;
Progettazione e/o ristrutturazione di edifici in chiave
bioecocompatibile: 38 ore;
Pianificazione e progettazione urbana: 24 ore;
Società dell’informazione: 18 ore;
Stage: 230 ore
Gestione del processo formativo, sicurezza sul lavoro
ed esame finale: 52 ore.
Figura professionale in uscita
Il corso ha fornito ai partecipanti gli strumenti adeguati per
lo sviluppo della consapevolezza del biocompatibile.
L’obiettivo principale era fornire ai partecipanti gli strumenti
adeguati per la comprensione del fenomeno che giorno
dopo giorno sta diventando sempre più attuale,
consentendo l’acquisizione di competenze
necessarie per l’offerta di una professionalità difficile da
reperire sul territorio.
29
Rapporto Attività 2002-04
Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. ATER - Azienda Territoriale per l’edilizia residenziale
della Provincia di Trieste
2. Cimtec Lab - Trieste
3. Comune di Trieste
4. DPAU - c/o Studio Arch. Aldo Scarpa - Portogruaro (VE)
5. DPAU - Dipartimento di Progettazione Architettonica e
Urbana - Trieste
6. Greenlab S.r.l. - Trieste
7. Labor S.r.l. - Trieste
8. Laboratorio di Architettura arch. Enzo Angiolini - Trieste
4.2.1. Analisi finale
Sono stati finanziati 6 corsi per complessive
3.000 ore di formazione.
Complessivamente 70 allievi hanno beneficiato
Titolo
corso
Nuove tecnologie nella
simulazione dei processi
di stampaggio ad iniezione
30
dell’azione esaminata; 40 di loro hanno inoltre
potuto proseguire lo stage con una borsa di formazione di tre mesi.
Dato inerente la partecipazione femminile ai corsi:
Tot. partecipanti
finali
Uomini
Donne
Percentuale
10
8
2
20
Esperto di sistemi
informativi territoriali
10
6
4
40
Esperto in Lean Product Development Esperto in metodologie innovative
di sviluppo di processo
8
6
2
20
Esperto nella gestione dell’informazione
aziendale Computer Based.
Il modello Just in Time
15 + 2 uditori
12
5
29,5
Knowledge Worker della
comunicazione multimediale
14
2
12
85,5
Progettazione e costruzine
dell’architettura biocompatibile
11
5
6
54,5
TOTALE
70
39
31
44,2%
Tematiche e contenuti tecnici affrontati, nonché
la tipologia di laurea e di competenze richieste in
alcuni corsi hanno contribuito ad una presenza
maschile maggiore; risulta comunque soddisfacente il dato finale di partecipazione femminile fissato al 44,2%.
Parte prima - Descrizione degli interventi
4.3. Avviso per la presentazione, da
parte delle imprese del Friuli Venezia
Giulia, di progetti di formazione
continua di "Esperti della Ricerca"
È utile precisare che l’azione attuata differisce
significativamente dalla previsione progettuale che
contemplava finanziamenti per la realizzazione, da
parte degli Enti di formazione accreditati dalla
Regione, di 16 corsi di formazione permanente per
gruppi omogenei della durata media di 80 ore e
con un’utenza mista (occupati e non) di 15 partecipanti.
La Direzione Centrale del Lavoro, Formazione,
Università e Ricerca, chiedendo all’A.T.I. un rinvio
della pubblicazione dell’Avviso così come predisposto ed approvato dal Comitato di Direzione del
Progetto D4 già nel settembre 2003, invitava la
stessa ad individuare interventi che assicurassero
il pieno raccordo e l’integrazione con le finalità
della Legge Regionale 30 aprile 2003, n.11
"Disciplina generale in materia di innovazione", con
particolare riguardo all’art. 12 "Progetti di formazione di ricercatori e tecnici della ricerca" e all’art.
16 "Interventi per favorire l’occupazione di soggetti ad elevata qualificazione e di personale da impiegare in attività di ricerca". La rielaborazione dei
contenuti ha quindi comportato un inevitabile ritardo nella pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del
"nuovo" Avviso e un conseguente ridimensionamento delle risorse ad esso assegnate. Non risulta nessuna partecipazione ad attività formative di
personale assunto ai sensi del citato art. 16, in
quanto non ancora presenti nelle aziende a seguito dello sfasamento temporale tra l’Avviso e l’esecutività del Regolamento attuativo della normativa
in questione.
L’Avviso per la presentazione, da parte delle
imprese del Friuli Venezia Giulia, di progetti di formazione continua di "Esperti della Ricerca" è stato
pubblicato sul B.U.R. del Friuli Venezia Giulia n.9
del 3 marzo 2004.
L’Avviso mette a disposizione delle imprese
regionali buoni formativi (voucher) per la formazione individuale di dipendenti e collaboratori.
Il valore massimo di ogni buono è di 5.000 €
per intervento formativo, fino ad un totale di
10.000 € al mese. I buoni sono utilizzabili per:
1 la partecipazione a corsi di formazione "a catalogo" di breve durata;
2 l'iscrizione a Master universitari o accreditati;
3 la realizzazione di percorsi di specializzazione e
di mobilità professionale, in Italia o all'estero,
presso enti di ricerca, imprese o università.
L'avviso è scaduto il 30 giugno 2004. Le risorse
stanziate sono pari a 125.000 €.
La raccolta e la valutazione delle domande
hanno cadenza mensile; il primo termine per la
presentazione delle domande è scaduto il 31
marzo 2004.
Anche in questo caso le operazioni di valutazione sono state affidate al Nucleo di Valutazione
Progetti.
Lo sportello di marzo
Dall’esame dei verbali delle riunioni del Nucleo
di Valutazione Progetti, svoltesi il 7 ed il 20 aprile
2004, si evince che:
hanno partecipato all’Avviso, nel mese di
marzo, 13 imprese localizzate in FVG;
sono stati richiesti 45 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 21 corsi a
catalogo, 2 master e 2 percorsi di mobilità professionale e geografica;
sono stati ritenuti idonei 15 corsi a catalogo, 2
master, 1 percorso di mobilità geografica e territoriale per un totale di destinatari pari a 29
dipendenti/collaboratori ;
sono stati considerati non idonei 6 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 3
dipendenti/collaboratori.
31
Lo sportello di aprile
Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo
di Valutazione Progetti, svoltasi il 10 maggio 2004,
si evince che:
hanno partecipato all’Avviso, nel mese di aprile,
15 imprese localizzate in FVG;
sono stati richiesti 45 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 16 corsi a
catalogo e 2 percorsi di mobilità professionale e
geografica;
sono stati ritenuti idonei 11 corsi a catalogo e 1
percorso di mobilità geografica e territoriale per
un totale di destinatari pari a 21 dipendenti/collaboratori ;
sono stati considerati non idonei 5 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 23
dipendenti/collaboratori.
Lo sportello di maggio
Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo
di Valutazione Progetti, svoltasi il 14 giugno 2004,
si evince che:
hanno partecipato all’Avviso, nel mese di maggio, 14 imprese localizzate in FVG;
Rapporto Attività 2002-04
sono stati richiesti 57 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 19 corsi a
catalogo e 6 percorsi di mobilità professionale e
geografica;
sono stati ritenuti idonei 14 corsi a catalogo e 5
percorsi di mobilità geografica e territoriale per
un totale di destinatari pari a 28 dipendenti/collaboratori ;
sono stati considerati non idonei 2 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 5
dipendenti/collaboratori ;
non sono stati valutati, in quanto non conformi
alle previsioni dell’Avviso, 3 corsi a catalogo per
un totale di 12 dipendenti /collaboratori
Lo sportello di giugno
Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo
di Valutazione Progetti, svoltasi l’8 luglio 2004, si
evince che:
Sportello
32
Aziende
Aziende
richiedenti beneficiarie
13
12
15
11
14
10
5
5
47
38
hanno partecipato all’Avviso, nel mese di giugno, 5 imprese localizzate in FVG;
sono stati richiesti 22 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 7 corsi a
catalogo e 1 percorso di mobilità professionale
e geografica;
sono stati ritenuti idonei 7 corsi a catalogo e 1
percorso di mobilità geografica e territoriale, per
un totale di destinatari pari a 21 dipendenti/collaboratori.
4.3.1. Analisi finale dell’Avviso "Voucher"
L’azione descritta, che ha contribuito all’aggiornamento di 99 persone occupate nelle aziende del
Friuli Venezia Giulia, ha riscontrato particolare interesse ed attenzione da parte del mondo imprenditoriale. Le aziende, infatti, che singolarmente
hanno partecipato all’Avviso (sviluppatosi in soli
quattro mesi) sono pari a 34.
Voucher
richiesti
45
45
57
22
169
Voucher N° dipendenti
Aziende
erogati
beneficiari beneficiarie*
38
29
12
21
21
10
39
28
9
22
21
3
120
99
34
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
TOTALE
*considerate singolarmente, nel caso abbiano partecipato a più sportelli
Anche in questo caso, risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione.
Le imprese coinvolte:
1. Dr. Schär S.r.l.
AREA Science Park
Trieste
2. Ergoline's Lab S.r.l.
AREA Science Park
Trieste
3. Eurand S.p.a.
AREA Science Park
Trieste
4. Green Lab S.r.l.
AREA Science Park
Trieste
5. Ital Tbs S.p.a.
AREA Science Park
Trieste
6. Prospero S.r.l.
AREA Science Park
Trieste
7. Shoreline S.c.a.r.l.
AREA Science Park
Trieste
8. Sincrotrone Trieste S.c.p.a.
AREA Science Park
Trieste
9. Euris Solutions S.r.l.
Trieste
10. Gesta Consulting S.p.a.
Trieste
11. Simulware S.r.l.
Trieste
12. Tergeste On Line Piccola Società Cooperativa a.r.l.
Trieste
13. Top Level Informatica S.r.l.
Trieste
14. Trieste Terminal Cereali S.r.l.
Trieste
15. Vodopivec Giovanni & C S.r.l.
Trieste
16. Blue Service S.r.l.
Udine
17. Danieli S.p.a.
Buttrio (UD)
18. Futura S.a.s.
Amaro(UD)
19. Friulmac S.p.a.
Pavia di Udine (UD)
20. Geass S.r.l.
Pozzuolo Friuli (UD)
21. In.de S.p.a.
Pradamano (UD)
Parte prima - Descrizione degli interventi
22. I.P.E.M S.r.l.
23. LIF S.p.a.
24. Lima LTO S.p.a.
25. M.M. S.r.l.
26. Moroso S.p.a.
27. Pilosio S.p.a.
28. Salumificio Dentesano S.p.a
29. Sistema Sosta e Mobilità S.p.a.
30. Di Bi Consult S.r.l.
31. Elaborazione Casagrande S.a.s.
32. Microstamp S.r.l.
33. Pietro Rosa TBM S.r.l.
34. Sacma S.r.l.
Aziende
Trieste
Udine
Pordenone
Gorizia
Totale
AREA Science Park
Magnano (UD)
Pradamano (UD)
San Daniele (UD)
Udine
Tavagnacco (UD)
Tavagnacco (UD)
Percoto (UD)
Udine
Gradisca d'Isonzo(GO)
Gradisca d'Isonzo(GO)
San Quirino (PN)
Maniago (PN)
Pasiano (PN)
Numero
15
14
3
2
34
8/34
Emerge una sostanziale parità di partecipazione delle aziende localizzate nelle province di
Trieste e Udine; scarso il coinvolgimento delle
N°dipendenti
beneficiari
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Totale
Percentuale
44,1%
41,2%
8,8%
5.9%
100%
23,5%
restanti province di Gorizia e Pordenone. Non
soddisfacente appare il dato relativo alla partecipazione femminile:
Totale
Uomini
Donne
29
21
28
21
99
16
18
23
17
74
13
3
5
4
25
Percentuale di
partecipazione femminile
44,8
14,2
17,9
19,1
25,5%
33
Rapporto Attività 2002-04
5. Considerazioni conclusive sugli interventi A e B
Per trarre le conclusioni del Progetto D4 si deve
necessariamente partire dagli obiettivi che ci si era
proposti, per valutare se sono stati completamente o solo in parte raggiunti.
In secondo luogo, occorre approfondire gli
eventuali problemi sorti nella realizzazione di ciascuna azione formativa, di modo da ricavarne suggerimenti utili per il futuro. Ogni intervento, infatti,
diventa fonte preziosa di informazioni per migliorare quelli successivi.
Gli obiettivi del Progetto possono essere così
sintetizzati:
i bisogni delle aziende (rilevati attraverso indagini
o suggeriti dagli esperti del settore o interpretati
partendo dall’evoluzione dei settori produttivi);
consolidamento dei rapporti fra università, enti
di ricerca e imprese;
Tenne anche inevitabilmente conto delle legittime manifestazioni di interesse espresse da singole imprese, da ricercatori, da strutture di ricerca.
In breve, si costruì una offerta tarata su una ipotetica domanda, che si assumeva riflettesse la
situazione reale ma che in verità poteva essere
stata letta in modo non del tutto corretto. Sono,
infatti, gli stessi strumenti di ricerca usati per definire bisogni e rilevare richieste, siano essi espressi
da individui o aziende o soggetti collettivi, che possono dare luogo a sfasature fra manifestazione di
interessi, attese, intenzioni e comportamenti effettivi. Per chiarire meglio, nel corso di una intervista,
un individuo può dichiarare disponibilità per specifici comportamenti, ma questo non garantisce che
tali comportamenti siano poi adottati. Allo stesso
modo, la valutazione positiva di una iniziativa non
implica che, se avviata, veda la partecipazione di
quanti l’avevano sostenuta. Molto spesso, poi,
non è sempre chiaro ciò di cui si ha effettivamente
bisogno, anche perché natura ed espressione del
bisogno sono legate alle esperienze fatte, alle
informazioni di cui si dispone, alle situazioni che
cambiano nel tempo.
Per progettare interventi, soprattutto se innovativi, occorre necessariamente e correttamente partire da dati relativi alla realtà sulla quale si vuole
incidere, ma occorre avere ben chiara la consapevolezza che tali dati possono essere parziali,
incompleti, distorti. Per ridurre il rischio conseguente di intraprendere azioni che possono rilevarsi non adeguate a quanto richiesto dalla situazione, è indispensabile prevedere strumenti che permettano di rilevare quasi in tempo reale le eventuali
sfasature fra quanto previsto e quanto in realtà si
verifica e per correggere subito gli interventi.
Tale rischio era implicito nel D4 perché si calava
in aree conosciute solo attraverso indagini con i
limiti sopra accennati o le attività di lobby di imprese, ricercatori, associazioni.
A posteriori, si deve riconoscere che il punto di
forza del D4, per non restare ingabbiato in rigidi
schemi che l’avrebbero inevitabilmente soffocato,
potenziamento della ricerca finalizzata all’innovazione tecnologica;
sostegno all’attività di ricerca nelle imprese;
crescita delle competenze dei giovani ricercatori;
attenzione per la componente femminile.
34
Le considerazioni che seguiranno sono conclusive rispetto alle informazioni disponibili, ma non
definitive sull’attuazione del Progetto perché mancano i dati relativi alla ricaduta occupazionale degli
interventi, dati disponibili solo più avanti nel tempo
e, soprattutto, gli elementi di analisi che saranno
prodotti nel rapporto di valutazione che compete
al Nucleo di Valutazione dell’Esecuzione.
Lo schema di esposizione seguito dovrebbe
permettere di giungere a formulare giudizi sintetici
di corrispondenza fra risultati attesi e risultati ottenuti, analizzando ciascun obiettivo partendo dai
dati disponibili e riferiti ai soggetti coinvolti.
Qualsiasi progetto, infatti, va visto per quello
che produce sulle persone e sulle strutture.
5.1. La realizzazione del Progetto
come fonte di informazione
Prima di entrare nel dettaglio del Progetto è
opportuno ricordare che, dalla stesura originaria,
esso ha subito alcune modifiche, talché alla fine gli
interventi effettivamente attuati risultano, in qualche caso, parzialmente diversi da quelli previsti.
Questo va messo in evidenza subito per sgomberare il campo da erronee conclusioni. Ad una
prima impressione, infatti, tale discrepanza sembrerebbe denunciare una debolezza progettuale
iniziale oppure una gestione approssimata del
Progetto stesso. Nessuna delle due conclusioni in
verità regge.
Con riferimento alla prima, va detto che il
Progetto fu costruito sulla base delle conoscenze
al momento disponibili riguardo a:
gli interessi (anche in questo caso espressi o
supposti) dei giovani disoccupati;
le tendenze evolutive dei vari settori merceologici;
gli orientamenti della ricerca scientifica e tecnologica;
le linee di innovazione che sembrava utile spingere.
Parte prima - Descrizione degli interventi
è da ricercarsi nel particolare rapporto intercorso
fra Regione Friuli Venezia Giulia e Associazione
Temporanea di Imprese cui la Regione stessa ha
affidato la gestione dell’intera misura, prevista nel
POR dell’Obiettivo 3 2000-2006 per migliorare "le
risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico". Per questa misura, infatti, la
Regione ha utilizzato lo strumento della
Sovvenzione Globale che, rispetto ad altri, assicura maggiore flessibilità (adeguamento degli interventi previsti - offerta - alla effettiva domanda) e
rapidità (linea decisionale corta - pochi passaggi e adeguamenti tempestivi).
È stato proprio grazie allo strumento della
Sovvenzione Globale che si è potuta avere una
gestione del progetto in grado di rilevare immediatamente il reale manifestarsi dei bisogni e di apportare in corso d’opera tutti gli aggiustamenti richiesti.
La preoccupazione di fondo, infatti, non era quella
di attuare ad ogni costo azioni perché previste, ma
di dare avvio ad interventi effettivamente richiesti.
Il Progetto, quindi, si è trasformato anche in una
raccolta di informazioni preziosa perché derivate
non da mediazioni interpretative o da indicazioni
più o meno attendibili ma da comportamenti effettivi di imprese e di persone. In questo senso, le
indicazioni emerse possono essere di grande utilità per decisioni future.
5.2. Le persone
Complessivamente 356 persone hanno beneficiato degli interventi del Progetto o per realizzare
specifici progetti di ricerca o per partecipare ad
attività corsuali. È un numero elevato, che conferma l’interesse per le azioni offerte.
5.3. La variabile genere
Uno degli obiettivi del Progetto, che recepiva in
questo senso sia le indicazioni della Regione
espresse nel documento di programmazione
dell’Obiettivo 3 sia l’enfasi posta dalla Commissione
sulle pari opportunità, come ricordato all’inizio, è
stato quello di favorire la partecipazione e la cresci-
Azione
Totale
B1 - Assegni di ricerca
66
B2 - Borse di formazione per laureati 45
B3 - Sostegno a tesi
di laurea sperimentali
51
B4 - Specializzazione all’estero
10
B5 - Ricercatori dal Mezzogiorno
15
Corsi di specializzazione
70
Voucher formativi
99
Totale
356
ta della componente femminile nel settore strategico della ricerca.
Le donne hanno rappresentato, nel complesso, il
37,6% dei beneficiari delle azioni del progetto.
Questo dato può essere giudicato interessante o
positivo o negativo, a seconda dei personali criteri di
giudizio, ma non fornisce molte informazioni.
Dall’analisi di ogni singola azione, invece, si ricavano indicazioni molto più puntuali sulla presenza femminile nel settore della ricerca. Le percentuali sulle
quali occorre soffermarsi sono il 21,6% e il 25,5% di
partecipazione femminile rispettivamente all’azione
di sostegno a tesi di laurea sperimentali e ai voucher
formativi, perché evidenziano (o confermano) la
posizione più marginale delle donne nella ricerca.
Tale marginalità ha origini lontane, e non necessariamente è il risultato di processi discriminanti,
come conferma il dato relativo alle tesi: è più basso
il numero delle donne per il semplice motivo che
nelle facoltà tecniche (in particolare ingegneria) la
presenza femminile è molto bassa. Salvo alcune
eccezioni, come per esempio nel caso della facoltà
di medicina, le donne tendono a privilegiare percorsi di studi umanistici (in alcuni corsi di laurea
sono oltre il 90%) e a trascurare gli studi tecnici e
scientifici. Essendo più ristretta la base di partenza,
è ovvio che un numero minore di donne potrà poi
occupare posizioni significative nella ricerca. Come
conferma anche il dato relativo ai voucher formativi, che costituiscono l’unica azione del D4 rivolta a
personale occupato: nelle aziende sono prevalentemente i maschi ad occuparsi di aspetti legati alla
ricerca, all’innovazione, alla tecnologia.
La stessa alta partecipazione femminile ad alcune azioni (60% nelle specializzazioni all’estero e fra
i ricercatori provenienti dalle regioni incluse
nell’Obiettivo 1, tutte del Sud Italia; 53,3% delle
borse di formazione per laureati) può essere letta
come maggiore propensione per la ricerca e maggiore capacità progettuale delle donne rispetto ai
maschi, ma anche, e forse più correttamente,
come ulteriore indicatore di debolezza della componente femminile che trova più difficile l’inserimento nel mercato del lavoro.
Uomini
Donne
38
21
28
24
% di partecipazione
femminile
42,5%
53,3%
40
4
6
39
74
222
11
6
9
31
25
134
21,6%
60%
60%
44,2%
25,5%
37,6%
35
Rapporto Attività 2002-04
In sintesi, quindi, l’analisi dei dati dei beneficiati
dal progetto mette in evidenza le difficoltà dell’inserimento delle donne nel mondo della ricerca e
dell’innovazione tecnologica, sia perché molto più
basso è il numero di esse che sceglie percorsi universitari di indirizzo scientifico e tecnologico, sia
perché nel mercato del lavoro scontano comunque la loro condizione di genere.
Con riferimento all’obiettivo di favorire la pari
opportunità fra i generi anche in questo settore
cruciale e sempre più rilevante, si può dire che il
progetto non solo ha evidenziato una situazione di
svantaggio per le donne, ma ha offerto loro concrete possibilità di accrescere competenze e
acquisire conoscenze e abilità che dovrebbero
favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro. Sarà
interessante, perciò, controllare nel tempo i dati
sulle assunzioni delle donne che hanno partecipato alle varie azioni per avere la conferma dell’utilità
di un supplemento di formazione e di esperienze in
contesti lavorativi in cui farsi apprezzare.
5.4. Le valutazioni dei beneficiari
Il monitoraggio delle azioni previste nei progetti
risponde a diversi obiettivi:
verificare l’efficacia dell’attività così come essa è
stata percepita dai suoi attori principali;
36
dosare, sviluppare e ritarare contenuti e metodologie nella loro concreta implementazione;
trarre informazioni utili per successive azioni, sia
(a) a favore dei soggetti attuatori per definire
meglio ulteriori progetti, sia (b) a favore di altri
soggetti, sotto forma di "best practices".
Per raggiungere tali obiettivi, si sollecita l’acquisizione di informazioni provenienti "dal basso", ovvero direttamente dai beneficiari stessi dell’attività.
Nel corso delle attività del Progetto D4, al fine
di acquisire queste informazioni, in applicazione di
specifiche procedure di qualità adottate da AREA,
sono stati utilizzati questionari a domande aperte
e chiuse da somministrare direttamente ai beneficiari degli assegni di ricerca, delle borse di formazione, dei contributi per la realizzazione di tesi
sperimentali, e ai ricercatori interessati ai finanziamenti per la specializzazione di cui ai sottointerventi B4 e B5.
I dati raccolti, riportati di seguito, forniscono
spunti per alcune riflessioni.
5.4.1. Assegni di ricerca per laureati
(sotto intervento B1)
Agli assegnisti di cui al sotto intervento B1 sono
state somministrate schede di valutazione a
domande aperte.
Dalla lettura delle stesse sono desumibili indicazioni, senza riferimenti a scale, sul grado di sod-
disfazione rispetto all’inserimento nella struttura:
1. dal punto di vista delle relazioni con il personale;
2. sul raggiungimento degli obiettivi prefissati;
3. sull’eventuale crescita professionale.
In tutti i casi è stata espressa ampia soddisfazione e sono stati sottolineati aspetti positivi dell’esperienza.
In particolare gli assegnisti hanno evidenziato:
la crescita culturale, professionale e tecnica
dovuta ad inserimenti in contesti di ricerca di
elevata specializzazione e professionalità;
un ottimo utilizzo di strumentazioni presenti
negli atenei;
costanti contatti con gruppi di ricerca, anche
esterni alle università;
maggiore possibilità di partecipazioni a congressi e workshop;
significativi approcci e conoscenze del mondo
imprenditoriale regionale impegnato nella ricerca;
ampia disponibilità dei tutor universitari e dei
referenti aziendali coinvolti nella realizzazione dei
progetti.
Unico elemento di difficoltà espresso (in alcuni
casi) è stata l’impossibilità, per la complessità e la
peculiarità di alcune ricerche, di rispettare le tempistiche originariamente prefissate; da qui l’auspicio di una prosecuzione dell’intervento.
5.4.2. Borse di formazione per attività di
ricerca, specializzazione o aggiornamento
presso imprese, enti di ricerca e università
(sotto intervento B2)
Sono stati somministrati ai borsisti questionari
composti da una batteria di domande aperte e
chiuse. L'analisi di questo materiale ha consentito
una ricostruzione di insieme della percezione che i
diretti interessati hanno sviluppato rispetto alle attività di cui sono stati oggetto. Si è ritenuto di focalizzare queste informazioni in particolare attorno ai
seguenti punti:
1. relazioni con il personale dell’azienda;
2. acquisizione di contenuti formativi;
3. affiancamento del tutor aziendale;
4. aspetti positivi dell’esperienza;
5. aspetti negativi dell’esperienza.
Al fine di poter ottenere informazioni comparabili (sincronicamente e diacronicamente) i primi tre
punti sopra indicati sono stati trattati con domande a risposta chiusa affiancate a una scala autoancorante (a quattro posizioni, onde evitare la rispo-
Parte prima - Descrizione degli interventi
sta di fuga costituita dalla alternativa intermedia):
da (1) "scarso", a (4) "ottimo". Per non preordinare
il ventaglio di possibilità di risposta, e di lasciare al
partecipante la massima possibilità di commento,
le domande relative agli aspetti positivi e negativi
dell’esperienza sono invece state lasciate in forma
aperta. In questo modo è stato possibile ottenere
alcuni dati di sintesi che, presumibilmente, rappresentano in maniera fedele la percezione dell’esperienza formativa così come essa emerge "dal
basso", ovvero da parte dell’utente finale.
A consuntivo, sono state compilate 45 schede
di valutazione da parte dei borsisti.
L'analisi dei risultati permette di stilare delle
osservazioni relative alla misura in cui, dal punto di
Figura 1
vista dei borsisti, sono stati raggiunti gli obiettivi
inerenti il rapporto tra i destinatari dell’attività e l'organizzazione aziendale interessata, l’acquisizione
di contenuti e il giudizio complessivo sull’esperienza effettuata.
L’inserimento nella struttura dal punto di vista
delle relazioni con il personale è stato giudicato
"ottimo" dal 77% dei borsisti, "buono"dal 23%.
Il fatto che non si sia riscontrata alcuna opinione dubbiosa o di senso negativo, e la grande polarizzazione delle risposte nel lato massimamente
positivo, permettono di ritenere che l’apprezzamento di questo aspetto dell’attività da parte dei
partecipanti sia risultato effettivamente elevato.
Relazioni con il personale aziendale
37
L’aspetto relazionale di rapporto con l’azienda
risulta estremamente positivo anche quando ai
precedenti dati vengono contrapposti i risultati
delle domande riguardanti l’affiancamento del
tutor aziendale.
La totalità dei beneficiari giudica infatti "ottimo"
questo affiancamento, e non si riscontrano né
risposte negative né opinioni positive più sfumate.
Si può dunque concludere che dal punto di
vista relazionale l’inserimento dei beneficiari all’interno delle aziende è risultato estremamente positivo, per ammissione degli stessi partecipanti.
La positività dell’iniziativa si riscontra anche a
fronte dello stimolo riguardante l’acquisizione dei
contenuti formativi.
Il 66,6% dei partecipanti la giudica "ottima", il
31,1% "buona" e soltanto il 2,3% "discreta".
La maggiore dispersione delle risposte, unita
alla contestuale diminuzione di quelle dell’estremo
positivo "ottimo", spinge a ritenere che la percezione di questo aspetto sia maggiormente critica
rispetto al semplice dato relazionale.
Non va comunque dimenticato che nessun
beneficiario connota negativamente la sua risposta, indicando un livello di soddisfazione comunque particolarmente elevato.
Rapporto Attività 2002-04
Figura 2
38
Acquisizione dei contenuti formativi
In conclusione, comparando questi dati, (a) la
relazione con il tutor aziendale è stata per tutti ottima; (b) la relazione con il personale aziendale ottima o buona; (c) anche l’acquisizione dei contenuti appare ottima o buona, secondo quanto percepito dai beneficiari, ma in questo caso le risposte
appaiono meno entusiaste, e dunque lasciano
intendere che, da questo punto di vista, gli utenti
abbiano voluto indicare in forma generica qualche
parziale aspetto di perfettibilità dell’esperienza in
seno all’azienda.
L’incrocio di questi dati con le risposte alle
domande aperte permette di chiarificare meglio la
percezione dell’esperienza formativa da parte dei
partecipanti.
Richiesti espressamente di indicare gli aspetti
che ritengono positivi dell’esperienza, i beneficiari
si focalizzano sulle seguenti risposte:
1. possibilità di vivere una significativa esperienza
"sul campo" all’interno di un’azienda;
2. inserimento lavorativo e acquisizione delle dinamiche del lavoro di squadra;
3. acquisizione di nuove competenze e abilità professionali;
4. superamento del divario università/impresa.
Come si può notare, le prime due risposte sottolineano ancora una volta la positività degli aspetti relazionali dell’esperienza effettuata, rinforzando i
risultati già indicati. Anche la quarta risposta
("superamento della dualità Università-azienda"),
seppur aggiungendo un elemento di giudizio più
ampio, sottolinea ugualmente la positività dell’esperienza in azienda.
La terza risposta, invece, aggiunge un elemento ai dati sopra riportati, sottolineando in modo
positivo l’acquisizione dei contenuti e dunque
aumentando la percezione di utilità formativa delle
esperienze aziendali nel loro complesso.
Alla richiesta di indicare gli aspetti che ritengono
negativi dell’esperienza, i beneficiari si focalizzano
sulle seguenti risposte:
1. precarietà dello strumento della "borsa di formazione";
2. eccessiva lunghezza (12 mesi);
3. compenso non adeguato;
4. rigidità di orario e di gestione;
5. assenza di ruolo in azienda.
Come si può notare, i punti da 1 a 4 sottolineano aspetti non strettamente inerenti all’esperienza
formativa in sé stessa; sono infatti considerazioni
che investono gli aspetti organizzativi (o "di contesto") nei quali si svolge concretamente l’iniziativa
(lunghezza, posizione contrattuale, insoddisfazione per orari e compensi).
Il quinto punto, invece ("assenza di ruolo in
azienda") connota negativamente l’esperienza di
qualcuno, che evidentemente non ha ritenuto
soddisfacente l’inserimento all’interno dell’attività
aziendale. Questo aspetto, piuttosto comune
nelle esperienze di contatto formazione - azienda,
va comunque considerato assieme alla generale
positività con cui tutti i partecipanti hanno descritto il valore dell’iniziativa nel suo complesso.
Parte prima - Descrizione degli interventi
Percezione dell’esperienza da parte dei beneficiari
Aspetti positivi
possibilità di vivere una significativa esperienza
"sul campo" all’interno di un’azienda;
inserimento lavorativo e acquisizione
delle dinamiche del lavoro di squadra;
acquisizione di nuove competenze
e abilità professionali;
superamento del divario università/impresa.
5.4.3. Finanziamenti a ricercatori per la
specializzazione presso strutture di ricerca
estere (sotto intervento B4) e finanziamenti a
ricercatori del Mezzogiorno per la
specializzazione in imprese della regione
(sotto intervento B5)
L’acquisizione di informazioni provenienti dai
borsisti del sotto intervento B2, è stata integrata
con le informazioni raccolte presso i ricercatori dei
sottointerventi B4 e B5.
Sono stati somministrati ai 10 ricercatori del
sotto intervento B4 e ai 15 del sotto intervento B5
questionari composti da una batteria di domande
aperte, riguardanti il grado di soddisfazione rispetto all’inserimento nella struttura riscontrato in particolare sui seguenti aspetti:
1. relazioni con il personale dell’azienda;
2. realizzazione dell’attività di ricerca;
3. raggiungimento degli obiettivi prefissati;
4. eventuale crescita professionale.
L’analisi di questi dati qualitativi è risultata estremamente agevole. In tutti i casi, infatti, è stata
espressa ampia soddisfazione e sono stati sottolineati, con enfasi, molteplici aspetti positivi dell’esperienza.
Non si riscontrano nelle risposte aspetti negativi.
Unica parziale differenziazione riguarda il sotto
intervento B4 (Finanziamenti a ricercatori per la
specializzazione presso strutture di ricerca estere),
dove in alcuni casi è stata suggerita, come unico
elemento di possibile miglioramento, la possibilità
di allungare il periodo di permanenza presso la
sede estera che, come noto, era previsto per un
massimo di sei mesi.
Come si può notare già dalle sintesi precedenti,
la qualità e quantità dei dati disponibili per l’attività
di monitoraggio è fortemente diseguale: ampia per
quanto riguarda il sotto intervento B2, molto meno
per quanto riguarda gli altri sottointerventi.
Si può notare che questa diseguaglianza è
Aspetti negativi
precarietà dello strumento della
"borsa di formazione";
eccessiva lunghezza (12 mesi);
compenso non adeguato;
rigidità di orario e di gestione;
assenza di ruolo in azienda.
dovuta soprattutto alla presenza, o mancanza, di
domande chiuse all’interno dei questionari.
La presenza delle domande chiuse permette
infatti di generare dati comparabili, e "obbligando"
la risposta entro canoni predefiniti, stimola la reale
dichiarazione delle opinioni.
Si può anche ipotizzare che la presenza di
domande chiuse, portando l’intervistato a "sbilanciarsi", genera l’effetto aggiuntivo di stimolare la presenza di risposte aperte significative (a giustificazione o controbilanciamento delle opinioni espresse
nei quesiti chiusi).
Passando agli aspetti di contenuto, la soddisfazione espressa dall’utenza appare estremamente
elevata.
Pur non avendo la possibilità di confronti puntuali, questa soddisfazione appare maggiore da
parte dei ricercatori del sotto intervento B4 e da
parte dei laureati residenti in aree del Mezzogiorno
(sotto intervento B5). In entrambi i casi appare evidente come l’esperienza costituisca effettivamente una importante opportunità offerta a questo tipo
di utenze: per una persona già impegnata in attività di ricerca in strutture regionali, infatti, la possibilità di un periodo di specializzazione presso strutture di ricerca estere appare sicuramente importante come esperienza personale e come perfezionamento del curriculum individuale; e per i residenti nel Mezzogiorno che hanno presentato la
domanda per potersi specializzare in attività di
ricerca in strutture regionali, l’attività svolta ha rappresentato inoltre una possibilità di tipo occupazionale, perlomeno in prospettiva futura, incrociandosi in modo virtuoso con le necessità di aree del
Paese ancora in deficit di sviluppo.
Entrambe queste tipologie di attività possono
essere proposte come trasferibili ad altre realtà e
a futuri progetti, e rappresentare forme di best
practice di cui è opportuno a consuntivo segnalare il successo. Successo prevedibile quasi in anticipo, in virtù della loro natura multidimensionale e
della loro costruzione sulla base di domande che
appaiono essere effettive nell’utenza interessata.
39
Rapporto Attività 2002-04
Completa soddisfazione viene espressa anche
dai beneficiari degli assegni di ricerca del sottointervento B1. Esperienza sicuramente trasferibile e
riproponibile nel tempo, anche a giudicare dall’elevato numero di domande che, come già visto,
sono state presentate.
Un discorso di segno parzialmente differente
può essere condotto sulle esperienze del sottointervento B2. I borsisti che hanno ricevuto borse di
formazione per attività di ricerca, specializzazione
e aggiornamento presso imprese, enti di ricerca e
università della regione, hanno sottolineato la complessiva utilità e positività dell’esperienza, ma non
hanno mancato anche di indicare qualche motivo
di riflessione, a riguardo in particolare di:
aspetti organizzativi dell’esperienza (situazione
contrattuale, livello di "compenso" non adeguato, lungo periodo di svolgimento, rigidità organizzativa)
aspetti contenutistici dell’esperienza formativa
(assenza di un ruolo preciso, in particolare nelle
aziende, e una minore soddisfazione degli
aspetti formativi rispetto alla soddisfazione per
gli aspetti relazionali del rapporto con l’azienda
e il tutor aziendale).
40
È opportuno sottolineare ancora come l’espressione maggiormente sfumata dei giudizi positivi nel
caso del sotto intervento B2 rispetto agli altri risulti
anche dal tipo di strumento utilizzato per la rilevazione (in questo caso, anche domande chiuse) e
dal numero più elevato di persone intervistate.
Azione
Assegni di ricerca
9
Ciononostante non si può non rilevare come
emerga, dai dati sopra riportati e riscontrati in iniziative simili, l’esigenza di un coordinamento molto
stretto tra la gestione del Progetto e le aziende
coinvolte nelle attività. A differenza delle strutture di
ricerca e delle università, infatti, le aziende fanno
genericamente maggiore resistenza nel condividere appieno, e di fatto, le esigenze formative di chi
viene inserito per brevi periodi nella propria struttura. E una certa rigidità strutturale, dovuta agli obiettivi legati ai fini di lucro delle società private, può
portare, in alcuni casi, al mancato inserimento
effettivo della persona nel meccanismo di lavoro e
di ricerca.
Queste attività appaiono comunque utili e interessanti alla totalità dei beneficiari, indipendentemente dalla espressione di commenti solamente
positivi o più sfumati. Questo spinge a considerarle attività riproponibili, in particolare quando sia
possibile, come attuato nell’ambito del D4, favorire e operare connessioni effettive tra la struttura di
gestione progettuale e le aziende coinvolte, attraverso il monitoraggio continuo dell’attività.
5.5. Le azioni finanziate
Complessivamente sono stati realizzati 7 distinti sotto interventi (assegni di ricerca, borse di formazione, sostegno alle tesi sperimentali, mobilità
verso l’estero, mobilità dal Mezzogiorno, corsi di
specializzazione post laurea e voucher formativi)
tradottisi in 353 azioni finanziate che hanno coinvolto, come riportato, 356 persone.
Totale
66
Borse di formazione
859
Sostegno tesi sperimentali
51
Mobilità estero
10
Mobilità Mezzogiorno
15
Corsi di specializzazione
6
Voucher formativi
120
Totale
353
45 borse di formazione sono state attivate nell’ambito del sotto intervento B2; ad esse vanno aggiunte le 40 borse che sono
state avviate al termine dei corsi di specializzazione post laurea di cui all’intervento A.
Parte prima - Descrizione degli interventi
Vale la pena soffermarsi anche sulla totalità delle
domande presentate sulle varie azioni. Queste
sono state complessivamente 612. Nell’insieme,
quindi, le domande accolte e finanziate sono state
pari al 57,6 % di quelle inoltrate.
Per la verità non tutte le domande rispondevano compiutamente ai criteri (sicuramente pesanti e
selettivi) posti dai vari bandi. Ed infatti quelle
dichiarate idonee sono state 387, vale a dire il 63,2
% delle presentate.
Considerando solo le domande idonee, quelle
finanziate sono state il 91,2 %.
Da questi dati emerge che, anche consideran-
do solo le domande presentate e valutate idonee
dai nuclei di selezione e valutazione, il Progetto
non ha potuto soddisfare, per indisponibilità delle
risorse finanziarie necessarie, il bisogno effettivamente espresso.
Se dal dato complessivo si passa ai singoli
sotto interventi, emergono alcune interessanti indicazioni. La maggior percentuale di domande
accolte e finanziate, rispetto alle presentate, escludendo gli interventi previsti dall’intervento A, si è
avuta per gli assegni di ricerca (52,4%). La minore,
invece, si è registrata nella specializzazione all’estero (32.2%).
Domande presentate, idonee e finanziate per azione
Azione
Totale domande
B1 - Assegni di ricerca
B2 - Borse di formazione
per laureati
B3 - Sostegno a tesi
di laurea sperimentali
B4 - Specializzazione
all’estero
B5 - Ricercatori dal
Mezzogiorno
Corsi di
specializzazione
Borse di formazione
int. A
Voucher formativi
Totale
Finanziate
126
Idonee rispetto
ai criteri dei bandi
69
66
% di domande accolte
e finanziate sul tot.
52,4%
112
55
45
40,2%
99
56
51
51,5%
31
19
10
32,2%
29
22
15
51,7%
6
6
6
100,0%
40
169
612
40
120
387
40
120
353
100%
71%
57,6%
41
La semplice estensione di alcune azioni del
Progetto garantirebbe già una significativa base
operativa, senza contare la nuova domanda nel
frattempo formatasi sia per il completamento dei
percorsi formativi superiori da parte di altri giovani
sia per la diffusione all’interno del sistema delle
imprese di informazioni più attendibili perché riferite ad esperienze realizzate e controllate da altri
imprenditori. L’unica azione per la quale non si è
avuta la copertura dei posti teoricamente disponibili sono stati i corsi di lunga durata, sulla cui utilità
forse andrebbe fatta qualche riflessione.
5.6. Le aziende
Il coinvolgimento del comparto industriale e
produttivo della Regione ha rappresentato uno
degli aspetti di maggiore rilevanza nell’ambito del
Progetto D4. Le 230 aziende che hanno collabo-
rato e/o ospitato laureati, laureandi e ricercatori,
utenti del Progetto, rappresentano, senza dubbio,
un dato estremamente soddisfacente.
La tabella che segue, riportante la localizzazione delle imprese coinvolte a vario titolo nel
Progetto, ha messo in evidenza una diseguale
ricaduta territoriale del D4. Se si considera l’insieme dei progetti cui hanno partecipato le imprese,
appare chiaramente come la provincia di
Pordenone sia rimasta sostanzialmente estranea
al progetto e ne sia stata coinvolta principalmente
per ospitare i tirocini dei corsi di specializzazione
post laurea realizzati in quel contesto. Risulta infatti che solo il 10% dei progetti con partecipazione
di aziende è stato realizzato nella provincia di
Pordenone, contro il 41% della provincia di Trieste
(AREA Science Park da sola il 22%) e il 36% della
provincia di Udine.
Rapporto Attività 2002-04
Localizzazione aziendale in Regione Friuli Venezia Giulia
Sotto
N° aziende
intervento
B1
55
B2
38
B3
45
B4
B5
14
Totale B
152
A Corsi
44
A Voucher
34
Totale A
78
Totale A+B 23010
PERCENT.
100%
42
Trieste
Udine
Gorizia
Pordenone
19
21
22
12
74
5
15
20
94
40,9%
26
4
16
2
48
20
14
34
82
35,6%
5
5
4
14
1
2
3
17
7,4%
3
4
3
10
10
3
13
23
10%
Tale esito è per alcuni aspetti quasi inevitabile,
data la distanza del Pordenonese dal centro del
progetto, ma per altri è il risultato di fattori culturali
che si sono sedimentati nel tempo.
Come ben noto, per qualsiasi attività si realizza
una sorta di effetto "rarefazione" mano a mano che
ci si allontana dal centro che gestisce l’attività
stessa. E ciò si è verificato anche in questo caso,
con un numero di imprese beneficiarie molto elevato nell’ambito dell’AREA Science Park di Trieste
e una progressiva rarefazione mentre ci si allontana da esso fino ad arrivare alle poche imprese
della provincia di Pordenone.
La scarsa presenza di imprese pordenonesi,
oltre alla variabile geografica, può essere anche
imputata a più profonde ragioni culturali. Come
registrato anche in altre occasioni, il sistema produttivo di Pordenone sente meno il legame di
dipendenza dalle opportunità offerte dalla regione.
Forse per essere maggiormente orientato al
Fuori
regione
2
4
6
8
8
14
6,1%
AREA
Science Park
10
12
11
11
44
8
8
52
22,6%
Veneto, per tutta una serie di fattori logistici, produttivi e di mercato, avverte meno di altri sistemi
produttivi del Friuli Venezia Giulia l’utilità di mantenere contatti con il centro decisionale, di beneficiare di quanto mette a disposizione.
5.7. Le Università
La gestione del D4 ha visto la esemplare collaborazione fra soggetti molto diversi fra loro per
natura, struttura, dimensione, i quali hanno partecipato, in modo paritetico, a tutte le fasi.
Trattandosi di azioni a favore delle risorse umane
che operano nella ricerca, è stato naturale che un
ruolo importante venisse svolto dalle università,
luoghi istituzionali per la ricerca. La rete di rapporti con le aziende ha facilitato il raggiungimento di
uno degli obiettivi del D4, vale a dire quello di favorire il trasferimento dei risultati della ricerca dalle
prime alle seconde.
Coinvolgimento strutture universitarie
intervento
B1
B2
B3
B4
Totale
%
10
N° progetti
66
10
51
10
137
100%
Università Trieste
31
3
31
65
47,4%
Università Udine
35
4
20
59
43,1%
Università estere
3
10
13
9,5%
Vale la pena precisare che le 230 aziende segnalate, se considerate singolarmente (molte di esse, infatti, hanno partecipato a
più sotto interventi) sono pari a 177; analoga considerazione va fatta per i laboratori e le imprese localizzate in AREA Science
Park laddove il dato di partecipazione assunto singolarmente è pari a 27.
Parte prima - Descrizione degli interventi
Attraverso le università regionali, in particolare,
sono passati due terzi dei 187 progetti realizzati
con l’intervento B.
Da segnalare come le università regionali, attraverso l’esperienza del D4, abbiano costruito sinergie e sviluppato forme di collaborazione che non
possono che arrecare vantaggi all’intero sistema
regionale. Del resto la ricerca, per le modalità con
cui si svolge e le energie che richiede, impone
azioni cooperative.
imprese regionali. Le aree individuate, comuni a
tutti gli interventi, sono:
nuovi materiali;
nuove tecniche nel campo della produzione e
della lavorazione dei metalli e delle materie plastiche;
nuove metodologie nel settore delle biotecnologie;
tele e radiocomunicazioni;
management dell'innovazione;
5.8. Le aree tematiche prioritarie
Il Progetto ha riservato particolare attenzione ad
alcune aree tematiche ritenute prioritarie per lo sviluppo e la competitività delle piccole e medie
nuove tecnologie nel campo della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità;
emissioni elettromagnetiche e compatibilità
ambientali.
Area
Assegni
Borse
Tesi
tematica
di ricerca di formazione sperimentali
Nuovi
materiali
9
6
6
Nuove tecniche
nel campo della
produzione e della
lavorazione dei
metalli e delle
materie plastiche
3
2
6
Nuove
metodologie
nel settore delle
biotecnologie
30
9
8
Tele e
radiocomunicazioni
1
3
0
Management
dell'innovazione
5
4
5
Nuove tecnologie
nel campo della
comunicazione,
dell'informazione
e della multimedialità
14
13
8
Emissioni
elettromagnetiche
e compatibilità
ambientali
2
0
1
Altro
2
8
17
Totali
66
45
51
Risulta interessante notare la netta prevalenza
(30,5%) di progetti che hanno riguardato il settore
delle biotecnologie (in particolar modo per quanto
attiene agli assegni di ricerca).
Nell’ambito delle borse di formazione (la cui
durata ed il compenso erano significativamente
inferiori) il settore maggiormente affrontato si è
rivelato quello della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità.
Pochi sono stati i progetti di ricerca nelle aree
delle emissioni elettromagnetiche e compatibilità e
delle tele radiocomunicazioni.
Mobilità
Mobilità
estero Mezzogiorno TOTALE
%
2
1
24
12,8
0
0
11
5,9
5
5
57
30,5
0
2
6
3,2
1
1
16
8,5
0
0
35
18,8
1
1
10
0
6
15
4
34
187
2,1
18,2
100
43
5.9. Sintesi conclusiva
In attesa di avere il dato definitivo sulla ricaduta
occupazionale del Progetto D4 (che già dalle
prime rilevazioni risulta buono), si può senz’altro
affermare il completo successo dell’iniziativa.
Infatti, obiettivo del D4 era consentire, implementare e sostenere l’avvio e la realizzazione di
progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico a livello regionale, favorendo il miglioramento delle risorse umane impegnate nella ricerca e una loro più
facile collocazione presso le aziende del territorio.
Rapporto Attività 2002-04
Tutte le informazioni disponibili confermano, infatti,
un consolidamento dei rapporti fra Università ed
Impresa, il potenziamento della ricerca finalizzata
all’applicazione industriale, il miglioramento del
livello di competenze del personale impiegato nell’innovazione, la crescita delle competenze dei giovani ricercatori.
Ma questa certificazione sarebbe sterile e
sostanzialmente autogratificante se non fosse
accompagnata da una puntuale ricognizione dei
problemi emersi e da un convinto sforzo per
migliorare interventi successivi. Parafrasando
quanto diceva un noto imprenditore, abituato a
innumerevoli successi, "il risultato più bello è quello che deve ancora arrivare".
Volendo ricapitolare le informazioni che il progetto ha prodotto, si possono evidenziare i
seguenti punti:
44
è emersa (o ha trovato conferma) la difficoltà
delle donne ad inserirsi nel mondo della ricerca
e dell’innovazione tecnologica, sia perché la
componente femminile è ancora poco orientata
verso i percorsi formativi tecnici e scientifici, sia
perché nel mercato il genere agisce ancora in
modo discriminante. Accanto all’offerta di
opportunità di accrescere competenze ed abilità e di contatto con le imprese, sarebbe opportuna un’azione di sensibilizzazione delle donne
verso percorsi formativi più orientati in senso
tecnologico e scientifico;
l’inserimento dei giovani nelle aziende è fondamentale. È determinante quindi, nell’attuazione
delle borse di formazione, un costante e stretto
contatto con le aziende per seguire i giovani in
modo da sostenerli nel rapporto formativo con
l’impresa;
l’impatto del Progetto sul territorio regionale non
è stato omogeneo, nel senso che ne hanno
maggiormente beneficiato le imprese più vicine
al centro gestionale del progetto. Il problema
riguarda in particolare la provincia di
Pordenone, dove le imprese sono state scarsamente coinvolte;
sulla base delle domande presentate, idonee e
finanziate, si può concludere che tutte le azioni
dell’intervento B hanno avuto successo e
potrebbero venire riproposte, con gli aggiustamenti suggeriti dall’esperienza conclusa. Per
l’intervento A si può esprimere qualche riserva
sui corsi lunghi, per la maggior parte dei quali i
livelli di partecipazione sono stati decisamente
bassi. Probabilmente però non è un problema
specifico del D4, ma dei corsi lunghi in sé. Per
come si è modificato il sistema della formazione
superiore e per le nuove tendenze in atto, le
ragioni che avevano portato alla loro introduzione hanno perso molto della loro validità. Molto
positivamente sono stati accolti i voucher formativi;
occorre una certa cautela nel prevedere aree
tematiche prioritarie, perché si rischia di sfasarsi rispetto alla realtà;
le aziende che hanno maggiormente beneficiato
degli interventi sono quelle già orientate alla ricerca: sarebbe pertanto opportuno fare uno sforzo
ulteriore per raggiungere anche le imprese che
ancora non condividono appieno tale cultura.
Parte prima - Descrizione degli interventi
6. L’intervento C
6.1. Il piano di comunicazione:
obiettivi e risultati
Il piano di comunicazione del Progetto D4 si è
posto l’obiettivo di trasmettere ai destinatari delle
singole azioni e all’intera popolazione del Friuli
Venezia Giulia (e non solo, come nel caso dei
finanziamenti indirizzati a giovani ricercatori residenti nelle regioni del Mezzogiorno) il significato e
la valenza del Progetto per il sistema regionale
della R&S, oltre a informazioni puntuali sui vari
interventi ed eventi. L’attività di comunicazione ha
coperto l’intero biennio 2002-2004, dal convegno
di presentazione del 26 settembre 2002 alle manifestazioni conclusive del mese di settembre 2004.
Le azioni di pubblicizzazione e di sensibilizzazione territoriale effettuate hanno utilizzato tutti i
media a disposizione, dalla stampa al web, ed
hanno visto una grande partecipazione ed impegno di tutti i partner, coinvolti ognuno secondo le
caratteristiche della propria attività ed ambito territoriale di riferimento, oltre che una collaborazione
fattiva e sostanziale con le strutture della Direzione
Centrale del Lavoro, Formazione, Università e
Ricerca della Regione Autonoma Friuli Venezia
Giulia cha ha predisposto numerose iniziative per
promuovere i progetti supportati dal Fondo Sociale
Europeo, eventi nei quali il Progetto D4 ha trovato
sempre grande rilevanza e spazio.
Grazie all’impegno delle strutture del Progetto
D4, in primis degli sportelli informativi, ai diversi
mezzi di comunicazione utilizzati e alle sinergie attivate con gli interventi predisposti dagli uffici regionali competenti, l’attività di pubblicizzazione ed
informazione ha potuto essere costante ed efficace, contribuendo in maniera sostanziale al raggiungimento di quei dati così significativi ed importanti sulla partecipazione di ricercatori e imprese
illustrati puntualmente nei capitoli precedenti.
6.2. Il convegno di presentazione del
Progetto
Le attività di pubblicizzazione e sensibilizzazione
territoriale hanno preso avvio il 26 settembre 2002
con la presentazione del Progetto presso
l’Auditorium della sede della Regione Friuli Venezia
Giulia a Udine. Il convegno, dal titolo "Le risorse
umane nella ricerca e nella tecnologia come fattore strategico di sviluppo della Regione", ha visto la
presenza di un numeroso e qualificato pubblico,
più di 130 persone, formato da autorità, esponenti del mondo accademico e scientifico, e dei centri
di ricerca, incubatori d’impresa, poli tecnologici e
scientifici regionali. Il dibattito ha messo in evidenza le necessità di misure di incentivo e supporto
alle attività di R&S, sia sotto forma di benefici finan-
ziari, quali l’erogazione di assegni di ricerca, borse
di formazione, contributi per la mobilità, sia come
attività di formazione espressamente rivolte ai
ricercatori, elementi questi che hanno caratterizzato tutti gli interventi del Progetto.
6.3. La rete degli sportelli informativi
L’istituzione di una rete di sportelli informativi
ha permesso di disporre di strutture diffuse nel
territorio regionale, dalla zona montana fino al
mare, gestite da partner che ben conoscono le
caratteristiche e le esigenze del contesto in cui
operano.
Da gennaio 2003 sono attivi cinque sportelli,
localizzati presso l’AREA Science Park di Trieste,
l’Università degli Studi di Trieste, l’Università degli
Studi di Udine, le due sedi Agemont di Amaro e
di Maniago. In occasione dell’avviso per la concessione alle imprese del Friuli Venezia Giulia di
"voucher formativi" per i propri dipendenti e collaboratori, il CRES Centro Regionale Servizi per la
piccola e media industria ha istituito uno sportello presso la propria sede di Udine.
Gli sportelli, aperti durante tutto l’arco della
settimana, hanno svolto un’intensa attività
d’informazione sulle finalità e sulle modalità di
accesso alle azioni del Progetto, distribuendo
materiale informativo e i bandi di concorso; inoltre sono stati punti di raccolta delle domande di
partecipazione ai vari interventi e di consulenza e
supporto alla compilazione delle stesse.
6.4. Pubblicità, comunicati stampa,
brochure e depliant
La promozione del Progetto D4 sulla stampa
regionale e la distribuzione di brochure e depliant
appositamente realizzati, oltre alla rete degli sportelli informativi, sono stati elementi cardine del
piano di comunicazione.
Su quotidiani e periodici locali sono stati pubblicizzati i convegni, tutti i bandi e le opportunità
offerte dal Progetto; comunicati stampa ed articoli
sono stati regolarmente pubblicati sui maggiori
quotidiani e periodici regionali e nazionali (quali Il
Sole 24 Ore e Corriere Lavoro).
Esaminando nel dettaglio le azioni effettuate, vi è
innanzitutto da segnalare cinque importanti campagne pubblicitarie che hanno avuto come oggetto:
il convegno iniziale (24 settembre 2002 - Il Piccolo,
Il Messaggero, Il Gazzettino);
gli assegni di ricerca (19 gennaio 2003 - Il Piccolo,
Il Messaggero, Il Gazzettino);
le borse di formazione, i contributi per le tesi
45
Rapporto Attività 2002-04
sperimentali, i finanziamenti per i ricercatori del
Mezzogiorno (dal 6 luglio 2003 - Il Piccolo, Il
Messaggero, Il Gazzettino, Trieste Oggi, Primorski
Dnevnik, Il Friuli, Presenza Industriale);
i voucher formativi (dal 9 marzo 2004 - Il
Piccolo, Il Messaggero, Il Gazzettino, Trieste
Oggi, Primorski Dnevnik, CNA Notizie, Presenza
Industriale, Udine Economica, Realtà Industriale,
API Informa, Il Sole 24 Ore Nord-Est);
il convegno conclusivo (19 settembre 2004 - Il
Piccolo, Il Messaggero Veneto; Il Gazzettino,
Trieste Oggi, Primorski Dnevnik).
La pubblicizzazione del contributo per la realizzazione delle tesi sperimentali, viste le caratteristiche del bando e l’utenza di riferimento, è stata
condotta anche con la diffusione di manifesti in
tutte le sedi delle Università di Trieste e di Udine.
I sei corsi di formazione di lunga durata finanziati dal Progetto D4 ed organizzati da Enaip Friuli
Venezia Giulia, IAL Friuli Venezia Giulia, Asseform,
Opera Sacra Famiglia sono stati promossi in forme
diverse (stampa, depliant, web, ecc.) direttamente
dagli enti organizzatori.
46
Nel mese di febbraio 2003 è iniziato il lavoro di
predisposizione di una brochure e di un depliant.
La brochure consiste in una cartella al cui interno
hanno trovato posto un fascicolo di descrizione
generale del Progetto e le schede particolareggiate dei singoli interventi; la modalità "a cartella"
consente di inserire, qualora se ne presenti la
necessità, materiale aggiuntivo realizzato ad hoc
per determinate occasioni (fiere specialistiche,
seminari, convegni, ecc.).
Il depliant fornisce in forma immediata e sintetica una descrizione dei contenuti dell’iniziativa e
dà indicazioni precise per l’accesso al sito web
del Progetto. In occasione dei convegni e dei
workshop sono stati realizzati dei depliant specifici
con i programmi dettagliati delle manifestazioni.
Completato l’iter di progettazione e di stampa
(sono stati realizzati 9000 depliant e 4000 brochure), i due elaborati sono stati distribuiti attraverso le sedi e gli sportelli informativi attivati dai
partner e la rete di sportelli dei Centri Risorse per
l’Orientamento della Regione Friuli Venezia Giulia,
oltre che in ogni occasione (fiera, manifestazione
pubblica, ecc.) utile alla divulgazione dei contenuti del Progetto. Inoltre, è stata posta particolare
attenzione all’invio della brochure e dei depliant
alle associazioni di categoria e imprenditoriali e agli
enti economici in generale, e ciò in considerazione
dell’importante ruolo che questi ultimi hanno nella
promozione delle opportunità formative e delle
attività di R&S nel territorio regionale.
6.5. Promozione via web e telefono
Il web è stato utilizzato ampiamente per promuovere gli interventi del Progetto D4, creando un
sito apposito, collocando link e informazioni sui siti
dei partner, istituzionali, e specialistici, effettuando
azioni mirate di mailing.
Il sito web (http://www.progettod4.fvg.it) ha
lo scopo di offrire ai destinatari degli interventi e
all’intera popolazione regionale notizie aggiornate
sulle attività in corso. Oltre a descrivere le varie
azioni, permette la consultazione ed il download
dei bandi di concorso, della modulistica necessaria per la presentazione delle domande e del
rapporto conclusivo con i risultati degli studi sul
sistema regionale della R&S; offre l’opportunità ai
partecipanti alle selezioni di conoscere l’esito delle
stesse; evidenzia gli eventi pubblici del Progetto
quali seminari, convegni, manifestazioni; consente
la raccolta di indicazioni e suggerimenti da parte di
imprese e di singoli utenti.
All’interno del sito è presente anche un’area
riservata ai partner del progetto, attraverso la
quale è possibile caricare ed aggiornare costantemente tutti i dati necessari alla rendicontazione
delle spese, dall’erogazione dei finanziamenti a
favore degli assegnatari ai contributi per i servizi di
coordinamento e di segreteria.
Descrizioni del Progetto D4 sono presenti all’interno della sezione "Formazione" del sito della
Regione Friuli Venezia Giulia (http://www.formazione.regione.fvg.it) e dei siti dei partner, sia in forma
testuale che attraverso link specifici.
In occasione della pubblicazione del bando
"Finanziamenti per ricercatori del Mezzogiorno",
con la collaborazione del sito www.jobonline.it,
è stata effettuata un’azione promozionale mirata
che ha visto l’utilizzo di un apposito banner (visualizzato circa 170.000 volte) e tre azioni di direct
mailing (link commentati e pubblicazione di un
breve articolo) verso i circa 85.000 utenti registrati
alla mailing list di jobonline.it.
Il bando in questione è stato anche oggetto di
una specifica attività di calling telefonico e mailing
elettronico indirizzata a tutti i parchi scientifici e
tecnologici ed alle università del Mezzogiorno, per
un totale di circa 30 soggetti coinvolti. L’azione ha
permesso di diffondere la notizia attraverso mailing
list, newsletter, siti web dei soggetti contattati (in
modo particolare, i siti dell’Università di Messina e
del Politecnico di Bari), emittenti radiofoniche locali.
Il grande lavoro svolto per sensibilizzare residenti in regioni così lontane dal Friuli Venezia Giulia
ha prodotto vivo interesse da parte di molti giova-
Parte prima - Descrizione degli interventi
ni laureati: le numerose domande ricevute hanno
permesso di erogare tutti i 15 finanziamenti previsti. In alcuni casi, inoltre, alla fine del periodo di attività finanziata dal Progetto D4 si è registrato un
seguito positivo in termini di collocazione lavorativa degli assegnatari.
6.6. Manifestazioni promosse
da Regione, Università,
AREA Science Park, altri enti
Numerose sono state le occasioni di divulgazione dei contenuti del Progetto in occasione di manifestazioni ed iniziative promosse dalla Regione
Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Trieste e da
AREA Science Park.
Nell’ambito delle azioni promosse dalla
Direzione Centrale del Lavoro, Formazione,
Università e Ricerca, si deve innanzitutto segnalare la già ricordata eccellente collaborazione con i
Centri Risorse per l’Orientamento, istituiti nell’ambito del Progetto Ri.T.M.O, e con il call-center
creato per promuovere la conoscenza delle opportunità formative finanziate dal Fondo Sociale
Europeo. Nel primo caso, i centri hanno veicolato
informazioni su tutti gli interventi del progetto,
distribuito brochure e depliant, inserito periodicamente articoli all’interno della newsletter
"Orientamento News"; nel secondo, attraverso il
numero verde 800-855056, è stata data notizia
degli interventi, in modo particolare i corsi di formazione.
La fattiva collaborazione con gli uffici regionali si
è estesa anche ad altre importanti iniziative da
questi promosse o supportate, nello specifico:
l’esibizione della cantante Elisa a Palmanova
(28 giugno 2003);
la manifestazione velica internazionale "Barcolana"
(9-12 ottobre 2003);
il Salone Imprenditorialità Giovanile, Lavoro
Autonomo e Formazione (S.I.G.L.A., Fiera di
Udine 2-4 dicembre 2003);
lo speciale televisivo Progetto D4 inserito nella
serie di trasmissioni "Work-up: la formazione
per il tuo lavoro".
In occasione dei primi tre eventi, materiale informativo sul Progetto D4 era presente negli stand
appositamente allestiti per promuovere le attività
del Fondo Sociale Europeo nel Friuli Venezia Giulia;
al S.I.G.L.A., oltre che con il proprio materiale
informativo, il Progetto D4 ha partecipato anche in
qualità di sponsor contribuendo alla realizzazione
della campagna pubblicitaria (uscite stampa,
manifesti, programma dei convegni). Nell’ambito
dello stesso salone, già nel 2002 era disponibile un
fascicolo descrittivo del Progetto presso lo stand
di Agemont.
Lo speciale televisivo, della durata di circa 25
minuti, è andato in onda a partire dal 24 ottobre
2003 sulle principali emittenti regionali (Tele4,
Telepordenone, Telefriuli) ed ha visto i responsabili
del Progetto D4 illustrare le finalità dello stesso, oltre
a riportare tre testimonianze di giovani laureati inseriti in azienda grazie alle borse di formazione erogate.
Vi è da aggiungere, infine, che una descrizione
del Progetto D4 è presente all’interno della "Guida
alla Formazione Professionale" realizzata dalla
Direzione Centrale al Lavoro, Formazione,
Università e Ricerca, oltre che sul suo sito web,
come già ricordato.
Il Progetto D4 ha avuto grande spazio nell’ambito dello stand allestito in occasione della "Job Fair"
promossa dalla Facoltà di Economia e Commercio
dell’Università degli Studi di Trieste (7 maggio
2003). In tale occasione, gli studenti hanno manifestato forte interesse per gli interventi del Progetto,
e in particolare per il sostegno finanziario alla realizzazione di tesi sperimentali.
Tra le molte manifestazioni organizzate da
AREA Science Park, brochure e depliant sono stati
diffusi in occasione di due "Open Day" organizzati
nei mesi di giugno 2003 e 2004. Oltre a ciò,
costante è stata l’attenzione e la promozione del
Progetto D4 da parte dei vertici e di tutte le strutture operative di AREA Science Park nel corso di
convegni, seminari, incontri istituzionali e scientifici, esibizioni e fiere specialistiche.
6.7. Presentazioni sul territorio
e al Comitato di Sorveglianza
del Fondo Sociale Europeo
In occasione della pubblicazione del bando per
l’erogazione alle imprese della regione di contributi (voucher formativi) per la formazione di propri
dipendenti e collaboratori, sono stati organizzati
due incontri con i rappresentanti delle organizzazioni economiche e produttive del territorio.
I due eventi si sono tenuti nel mese di aprile
2004, rispettivamente presso la sede della Camera
di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di
Udine e la sede dell’Unione Industriali della
Provincia di Gorizia; le presentazioni hanno contribuito in maniera determinante al grosso successo
registrato dai voucher formativi, tanto che è stato
possibile organizzare dei corsi di formazione ad
hoc cui i partecipanti, nella quasi totalità dei casi,
hanno usufruito dei contributi messi a disposizione
dal Progetto D4.
Il bando voucher formativi è stato illustrato
anche ai vertici del Polo Tecnologico di Pordenone
e alle aziende in esso insediate nel corso di un’incontro/presentazione tenutosi nel mese di maggio
2004.
47
Rapporto Attività 2002-04
L’attività del Progetto D4 e i risultati raggiunti
sono stati presentati in occasione di due riunioni del
Comitato di Sorveglianza dell’Obiettivo 3 del Fondo
Sociale Europeo tenutesi rispettivamente a Udine
(11 dicembre 2002) e a Trieste (22 giugno 2004).
Nel primo incontro sono state delineate le azioni del
biennio 2002-2004, mentre nel secondo è stato
possibile tracciare un’esaustiva panoramica degli
interventi effettuati e di quelli ancora in corso e fornire dati quasi conclusivi sulla partecipazione di giovani laureati, ricercatori, imprese, anche in termini di
coinvolgimento femminile e di distribuzione geografica dei beneficiari. Tutti elementi questi che saranno utili nella fase di riprogrammazione del Progetto
D4 per il biennio 2004-2006.
6.8. Le informazioni alle aziende di
AREA Science Park
48
Le aziende insediate nei due campus di AREA
Science Park (Padriciano e Basovizza) sono state
costantemente informate sui contenuti del
Progetto D4.
In occasione della pubblicazione dei bandi di
concorso sono state effettuate azioni di mailing,
supportate da ampie descrizioni degli stessi all’interno del periodico AREA Magazine (n. 26, dicembre 2002; n. 27, giugno 2003; n. 28, settembre
2003; n. 30 aprile 2004); nello stesso modo è stata
data notizia di convegni e incontri, quali la presentazione del Progetto tenutasi il giorno 27 marzo
2003 presso il Centro Congressi di AREA.
6.9. Convegno e workshop conclusivi
del biennio 2002-2004
Per tracciare un bilancio conclusivo dell’attività
svolta e dei risultati conseguiti sono stati organizzati tre eventi coordinati, rispettivamente due
workshop e un convegno:
2 settembre 2004, Università di Trieste:
Workshop e poster session "La ricerca universitaria regionale e l’innovazione tecnologica";
9 settembre 2004, Università di Udine:
Workshop e poster session "La risorsa umana
motore dell’innovazione nell’impresa";
23 settembre 2004, AREA Science Park:
Convegno "Le risorse umane nella R&S: risultati del Progetto D4 ed analisi del contesto regionale".
A questi appuntamenti il compito di offrire
un’ampia descrizione delle azioni effettuate: sia di
quelle che hanno interessato prevalentemente università, centri di ricerca, enti di formazione, sia
degli interventi indirizzati alle imprese del territorio;
si tratta di importanti occasioni di confronto per
creare sinergie e legami operativi tra il mondo
accademico e quello dell’impresa, oltre che per
proporre nuove azioni ed interventi specifici a vantaggio del sistema regionale della R&S e, di conseguenza, dell’intera regione Friuli Venezia Giulia in
termini di ricadute occupazionali ed economiche.
Parte prima - Descrizione degli interventi
7. L’intervento D
L’intervento ha ad oggetto la realizzazione di
studi e ricerche per la conoscenza delle caratteristiche, potenzialità e fabbisogni del sistema regionale della ricerca, nonché delle strategie e azioni
più efficaci per la qualificazione dei ricercatori.
Si propone, quindi, di fornire informazioni specifiche ed aggiornate sul sistema della R&S regionale non solo in termini quantitativi, ma soprattutto in
termini qualitativi, tali cioè da permettere di orientare i prossimi interventi formativi. L’intervento offre
inoltre attraverso uno specifico studio, un quadro
aggiornato di come il sostegno e la valorizzazione
delle risorse umane nel settore della R&S venga
realizzato in altri paesi, con l’indicazione di buone
prassi dei paesi europei a livello di eccellenza.
Nella seconda parte del presente volume sono
state inserite le due indagini; la prima, curata da
IRES, si è posta l’obiettivo di delineare caratteristiche quantitative e di distribuzione geografica dell’universo delle imprese regionali impegnate nella
tematica della ricerca e dello sviluppo tecnologico,
analizzando le tipologie di attività di R&S realizzate, i
fabbisogni formativi del personale occupato, le
competenze richieste, le esigenze occupazionali per
il futuro, i rapporti con il sistema esterno di R&S.
La seconda, predisposta da Agemont, ha voluto
individuare strategie e buone prassi per la formazione e la valorizzazione delle risorse umane operanti
nella R&S a livello europeo ed extra europeo, nella
consapevolezza che un confronto con esempi di
buone prassi possa contribuire all’adozione di strumenti e di procedure sempre più efficaci.
8. L’intervento E
8.1. Gli organi di gestione del
Progetto
L’intervento E individua le modalità organizzative e i costi che conseguono per la complessa
gestione della Sovvenzione Globale.
La realizzazione del Progetto e delle azioni sin
qui descritte hanno comportato un notevole impegno e sono il risultato di un significativo lavoro di
squadra che ha coinvolto numerose persone.
Questa la struttura degli organi di gestione del
Progetto:
49
Rapporto Attività 2002-04
L’ASSEMBLEA DEI SOCI, organo di riferimento di tutto il sistema di gestione, ha individuato gli indirizzi generali, ha nominato il Comitato di
Direzione e approverà il rendiconto finale.
Il COMITATO DI DIREZIONE (C.D.) è il vero
organo esecutivo della Sovvenzione Globale. Ha
assolto il compito di gestione complessiva dell’esecuzione del Progetto. Ha fornito indirizzi precisi
e puntuali agli altri organi in merito alle linee guida
sulle quali ognuno di questi ha impostato le proprie
azioni successive. Si compone di sette persone,
espressione dei Soci dell’A.T.I.:
AREA DI RICERCA
prof. Mauro Melato
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE
prof. Gianni Sava
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
prof. Bruno Tellia
CRES - Centro Regionale Servizi per
La Piccola e la Media Impresa- S.p.a.
dott. ssa Barbara Terenzani
DGR Consulting S.r.l.
dott.ssa Mia Cappellari
50
IRES - Istituto di Ricerche Economiche
del Friuli Venezia Giulia
dott. Marco Pascolini
AGEMONT - Agenzia per lo Sviluppo
Economico della Montagna - S.p.a.
ing. Pier Antonio Varutti
Il COMITATO TECNICO SCIENTIFICO
(C.T.S.) ha agito su delega diretta del Comitato di
Direzione ed indirizzato la gestione pratica dei singoli interventi e sotto interventi. Ha individuato e
indirizzato i componenti del Nucleo di Valutazione
Progetti (N.V.P.) dell’intervento A ed il Nucleo di
Selezione (N.S.) dell’intervento B, definendone le
competenze e calibrandone gli interventi sulla
base di quanto disposto dai singoli bandi e avvisi.
Ha gestito le fasi di realizzazione degli interventi di
animazione territoriale e sensibilizzazione del contesto e di studi e ricerche identificati come interventi C e D. Si compone di quattordici componenti:
AREA DI RICERCA
dott. Roberto Ferretti
ing. Paolo Cattapan
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE
prof. Gianni Sava
prof. Renato Gennaro
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
prof. Bruno Tellia
prof. Guido Nassimbeni
CRES S.p.a.
dott. Tiziano Venier
ing. Bruno Baldi
DGR Consulting S.r.l.
dott. Antonio Dalla Mora
dott. Antonio Gargano
IRES
dott. Domenico Tranquilli
dott. Marco Pascolini
AGEMONT S.p.a
dott. Luigi Valan
ing. Michele Manazzone
Il COMITATO DI VALUTAZIONE DELL’ESECUZIONE (C.V.E.) ha rappresentato un organo di
ulteriore garanzia, di cui l’A.T.I. di gestione del
Progetto si è voluta autonomamente e volontariamente dotare. Ha valutato la corretta esecuzione
del progetto ed il rispetto delle norme vigenti in
materia. Ha vagliato, in maniera assolutamente
autonoma ed indipendente, la stesura e l’esecuzione di ogni atto confermandone la correttezza procedurale e la congruità con gli obiettivi prefissati.
Sono componenti del Comitato di Valutazione
dell’Esecuzione:
il dott. Graziano Lorenzon (Presidente),
l’ing. Paolo Rosso e la prof.ssa Nidia Batic
Parte prima - Descrizione degli interventi
IL NUCLEO DI SELEZIONE, deputato alla
valutazione di tutti i progetti dell’intervento B e di
cui si è già ampliamente parlato nel terzo capitolo
della presente parte, hanno collaborato in qualità
di componenti:
IL NUCLEO DI VALUTAZIONE PROGETTI,
deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento A e di cui si è già ampliamente parlato
nel quarto capitolo della presente parte, hanno
collaborato in qualità di componenti:
AREA DI RICERCA
dott. Pierpaolo De Pazzi
dott.ssa Eva Vessel
AREA DI RICERCA
dott. Pierpaolo De Pazzi
sig. Mario D’Amato
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE
prof. Paolo Linda
prof. Ireneo Kikic
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE
prof. Orfeo Sbaizero
prof. Piergiorgio Gabassi
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
prof. Cristiana Compagno
prof. Moreno Falaschi
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
prof. Luciano Ceccon
prof. Michele Midrio
CRES S.p.a.
dott. Alberto Toffolutti
geom. Giovanni Maran
CRES S.p.a.
dott. Claudio Hauser
dott. Aldo Pellis
DGR Consulting S.r.l.
dott. ssa Marcella Paulon
dott. Antonio Dalla Mora
DGR Consulting S.r.l.
dott. ssa Simone Vicki Peri
dott. Antonio Dalla Mora
IRES
dott. Luca Dordit
dott. Marco Pascolini
IRES
dott. Massimiliano Di Luca
dott. Marco Pascolini
AGEMONT S.p.a
dott. Luigi Valan
AGEMONT S.p.a
dott. Maurizio Bianchin
Ing. Michele Manazzone
Sono stati designati esperti per la valutazione
dei progetti di cui al sotto intervento B1:
prof. Segio Meriani
Area ingegneristica - tecnologica
Univ. Trieste
prof. Giuseppe Damante
Area sanitaria – biologica
Univ. Udine
prof. Walter Gerbino
Area psicologia, comunicazione, marketing
Univ. Trieste
51
Parte seconda
Gli studi e le ricerche
Ricerca e risorse umane in Italia
e nel Friuli Venezia Giulia
a cura di IRES FVG
Introduzione
Il capitolo è una sintesi del più ampio rapporto
di ricerca sulla condizione e le prospettive delle
risorse umane addette alla R&S in Friuli Venezia
Giulia. L’indagine condotta è parte integrante del
Progetto D4 e costituisce uno strumento in grado
di offrire elementi conoscitivi ed interpretativi sullo
stato delle risorse umane impegnate in attività di
ricerca e sviluppo, anche nell’ottica di future progettazioni ed interventi in tale ambito. L’analisi sviluppata si è basata da un lato su dati di fonte
amministrativa e di istituti di statistica (ISTAT ed
Eurostat, principalmente) dall’altro sulle informazioni raccolte direttamente attraverso un’indagine
sul campo. Quest’ultima ha individuato le caratteristiche dell’universo delle imprese e degli enti
operanti nell’ambito della R&S, delle tipologie di
attività di R&S realizzate sul territorio regionale,
dei fabbisogni formativi e delle competenze
richieste ai ricercatori, dei rapporti con il sistema
esterno di R&S.
La lettura congiunta del presente lavoro e di
quello condotto in parallelo da Agemont (capitolo
successivo), che ha individuato strategie e buone
prassi per la valorizzazione delle risorse umane a
livello europeo ed internazionale, fornisce dunque
una panoramica aggiornata sulla condizione e
sulle prospettive delle risorse umane nel sistema
della R&S regionale.
Prima di procedere alla sintesi dei risultati ottenuti è bene fornire una breve indicazione sulla
metodologia adottata per la ricerca sul campo.
L’attività di ricerca è stata suddivisa in due sottofasi. Nella prima, basata su 500 interviste
telefoniche, si è individuato l’universo di riferimento, la seconda, caratterizzata da interviste dirette,
ha invece condotto alla vera e propria raccolta ed
alla successiva analisi dei dati. Nel luglio 2003
sono cominciate le attività di ricerca per individuare i soggetti che potenzialmente fossero in
qualche modo impegnati in attività di ricerca
(fosse questa ricerca di base, ricerca applicata o
sviluppo tecnologico) in Friuli Venezia Giulia.
Al fine di costruire l'universo di riferimento sono
state utilizzate diverse fonti. In primo luogo sono
stati esaminati gli elenchi ufficiali delle Camere di
Commercio regionali. Da questi sono state selezionate le aziende di maggiori dimensioni in termini di numero di occupati (oltre i 50 addetti) ed
alcune più piccole ma che risultavano essere, per
la loro attività primaria, dei potenziali soggetti
operanti in attività di ricerca. L'ISTAT è stata utilizzata come fonte di dati di controllo. Un altro
prezioso strumento si è rivelato l'Annuario 2003
DOC-Italia, che raccoglie un elevato numero di
enti, associazioni, istituti che hanno tra le loro
finalità attività di ricerca. Inoltre sono stati consultati gli elenchi e le banche dati relative a imprese
ed enti che hanno usufruito di contributi pubblici
per il finanziamento di attività di ricerca. Infine, si
sono rilevate preziose le segnalazioni pervenuteci
da partner del progetto (Consorzio per l'AREA di
ricerca scientifica e tecnologica di Trieste e
Agemont S.p.a.) relativamente alle aziende insediate nei rispettivi comprensori. Il risultato finale di
queste operazioni è consistito in una lista di 656
soggetti eterogenei tra di loro.
In seguito si è avviata la fase strettamente operativa consistente nelle interviste telefoniche volte
a individuare i soggetti impegnati sistematicamente in attività di ricerca. Le aziende rispondenti alle caratteristiche previste hanno costituito l'universo di riferimento vero e proprio, costituito da
244 soggetti (208 appartenenti al settore privato
business e 36 appartenenti al privato no-profit e
pubblico governativo).
La corposa scrematura rispetto al numero iniziale di soggetti è connessa strettamente agli
obiettivi del Progetto D4: non si è voluto cioè rilevare informazioni sui processi di innovazione presenti in regione, bensì si è mirato a concentrare
l’analisi sull’attività di R&S vera e propria.
La costruzione stessa del questionario sottoposto ad enti ed imprese ha tenuto conto del problema di definire i confini dell’attività di R&S. La
questione non è di poco conto e indubbiamente
costituisce uno dei limiti principali all’interpretazione delle informazioni raccolte. È sufficiente,
infatti, pensare che la definizione di R&S non è
53
Rapporto Attività 2002-04
omogenea fra gli intervistati (si è infatti osservato
che molti confondono ricerca e innovazione); per
ridurre al minimo gli errori derivanti da tali problemi si è cercato il più possibile di rimanere fedeli
alle definizioni utilizzate a livello internazionale per
misurare l’attività di R&S (in particolare si è fatto
riferimento ai Manuali di Frascati e di Canberra).
Per gli stessi motivi anche altre scelte sulle modalità di rilevazione dei dati, che in alcuni casi possono sembrare eccessivamente semplificatrici,
sono state fatte nell’ottica di ridurre al minimo
errori di stima dei fenomeni esaminati.
La fase finale ha dunque visto la realizzazione
tra la fine del 2003 ed i primi mesi del 2004 di circa
200 interviste dirette, faccia a faccia con il responsabile di ricerca delle singole aziende/enti (o in
alternativa, a fronte dell’indisponibilità del primo,
con il responsabile del personale o il responsabile
di produzione) e la successiva elaborazione delle
informazioni raccolte.
54
La sintesi che segue si compone di due parti:
la prima fornisce uno sguardo sul contesto internazionale e nazionale della ricerca basandosi su
dati statistici di fonte istituzionale, la seconda è
invece una raccolta delle indicazioni più significative emerse dalla ricerca sul campo.
Per la consultazione della Rapporto di ricerca
completo si rimanda al sito del Progetto D4 www.progettod4.fvg.it.
È possibile ottenere una copia del rapporto
contattando l’Ufficio Progetto D4 del Servizio
Formazione e Sviluppo Risorse Umane di AREA
Science Park Trieste o la sede principale dell’IRES
Friuli Venezia Giulia a Udine.
Gli indirizzi di riferimento sono:
Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica
e tecnologica di Trieste
Servizio Sviluppo Risorse Umane e Formazione
Ufficio Progetto D4
Padriciano, 99 - 34012 Trieste
tel. 040 3755272
mail: [email protected]
IRES FVG - Istituto di Ricerche Economiche
e Sociali del Friuli Venezia Giulia
via Manzini, 35/41
33100 Udine
tel. 0432 505479/229216
mail: [email protected]
L’indagine è stata curata dai seguenti ricercatori
dell’IRES-FVG: Michele Flaibani, Morena
Mauro, Roberta Molaro, Marco Pascolini,
Alessandro Russo, Cinzia Scontrino.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
1. Il settore della ricerca:
uno sguardo complessivo
1.1. L’attività di ricerca e sviluppo in Italia
In questa parte introduttiva viene delineato un
quadro generale relativo all’attività di ricerca e sviluppo1 nazionale, tenendo presenti, come contesti di riferimento, l’ambito dell’Unione Europea e,
a livello internazionale, USA e Giappone; nella
sezione successiva, invece, si scenderà maggiormente in dettaglio, analizzando il sistema della
ricerca in Friuli Venezia Giulia, alla luce della specifica situazione italiana. Per quanto riguarda gli
aspetti metodologici, nel corso dell’analisi verranno utilizzati soprattutto i dati diffusi dall’AIRI2, che
raccoglie in larga misura le serie storiche
dell’ISTAT e di EUROSTAT.
La deliberazione del Consiglio Europeo di
Barcellona del marzo 2002 ha posto come obiettivo per il 2010 una convergenza della spesa per
la ricerca e sviluppo per l’Unione Europea nel suo
complesso pari al 3% del PIL (rispetto al dato di
partenza dell’1,9% nel 2000), con il vincolo che
due terzi siano finanziati dalle imprese. La necessità di intervenire in questo ambito dell’Unione
Europea è ascrivibile alla significativa correlazione
osservabile tra l’attività di ricerca e sviluppo e la
crescita economica, e al coerente orientamento
programmatico che attribuisce alla ricerca un
valore strategico di volano dello sviluppo sociale
ed economico. Nel contempo l’intento è quello di
colmare il divario, dovuto in massima parte al deficit di investimenti in ricerca e sviluppo da parte del
settore delle imprese dell'Unione Europea (ma
senza dimenticare la maggiore intensità dei rapporti tra il mondo scientifico e il comparto industriale, e la maggior capacità di attrarre investimenti stranieri degli Stati Uniti), che allontana l’UE
non solo dagli USA ma anche dal Giappone3.
In ambito italiano le Linee Guida varate dal
MIUR nell’aprile 2002 contengono indicazioni che
vanno nello stesso senso, anche se sono un po’
meno ambiziose, mirando a conseguire un rapporto tra spesa in R&S e PIL pari all’1,75% nel
2006 (bisogna comunque tenere presente che, a
livello nazionale, il dato di partenza relativo al 2001
è pari a 1,11%).
L’intervento a livello nazionale, data la posizione arretrata dell’Italia sia nel contesto internazionale che in quello europeo, si rende sempre più
urgente, anche se gli obiettivi di Barcellona, ma
anche quelli proposti dal MIUR, appaiono sempre
più difficilmente raggiungibili4. La persistente inadeguatezza delle risorse dedicate all’attività di
R&S in Italia, infatti, non costituisce un fenomeno
di carattere transitorio, bensì strutturale, essendo
la prosecuzione di un trend ormai storicamente
consolidato. L’indicatore primario che viene utilizzato in questo tipo di analisi è la spesa intramuros per ricerca e sviluppo in percentuale del
PIL, ossia quella svolta all'interno di un'unità di
ricerca con proprio personale e con proprie
attrezzature, indipendentemente dalla fonte del
finanziamento5.
L’attività di ricerca e sviluppo è definita dall’OCSE nel "Manuale di Frascati" (al quale nel testo si farà costante riferimento), come
il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insieme delle conoscenze, sia per utilizzare tali
conoscenze in nuove applicazioni. Essa viene distinta in: a) ricerca di base ovvero lavoro sperimentale o teorico intrapreso principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservabili, non finalizzato ad una specifica
applicazione; b) ricerca applicata ovvero lavoro originale intrapreso al fine di acquisire nuove conoscenze e comunque finalizzato principalmente ad una pratica e specifica applicazione; c) sviluppo sperimentale ovvero lavoro sistematico basato sulle
conoscenze esistenti acquisite attraverso la ricerca e l’esperienza pratica, condotta al fine di completare, sviluppare o migliorare materiali, prodotti e processi produttivi, sistemi e servizi. Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On
Research And Experimental Development, OECD, 2002, p. 30.
2
L’AIRI, l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, dal 1997 predispone la pubblicazione "R&S-Dati statistici", con lo scopo di
raggruppare le principali informazioni disponibili sulla ricerca e sviluppo per l’Italia, per i principali Paesi europei (Francia, Germania,
Regno Unito), per gli USA e per il Giappone, utilizzando principalmente i dati ISTAT ed EUROSTAT (ma anche OECD, EPO, ecc…).
3
Si veda Più ricerca per L'Europa, Obiettivo: 3% del PIL, Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles,
11/9/2002.
4
Si veda in proposito G. Sirilli, Gli ambiziosi traguardi di Barcellona-Natura non facit saltus, ISPRI-CNR, Aprile 2003, dove si ipotizza il raggiungimento dell’1,55% (rapporto tra spesa in R&S e PIL) nel 2010.
5
Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, p. 111.
1
55
Rapporto Attività 2002-04
Il confronto con i principali paesi industrializzati
relativo al periodo 1991-2000 non solo evidenzia
un forte divario, ma anche la tendenza alla stabilizzazione se non all’allargamento di tale disparità,
dato il decremento abbastanza netto registrato
nel decennio.
Le risorse nazionali destinate alla R&S, infatti,
dal 1991 al 2000 hanno subito una flessione in
termini relativi, passando dall’1,20% all’1,07% del
PIL; la diminuzione più sensibile si è registrata tra
il 1992 e il 1994, in cui si è passati da 1,19% a
1,06%, scontando le tendenze recessive che
hanno caratterizzato l’economia italiana in tale
periodo e che hanno interrotto il trend di crescita
del decennio precedente6. Nei cinque anni successivi si rilevava una sostanziale stabilità dell’indicatore in questione, mentre dal 1999 si evidenzia una ripresa che ha portato a registrare nel
2001 un valore pari all’1,11%.
La disponibilità di risorse umane altamente
qualificate è essenziale per la produzione e il trasferimento di nuova conoscenza; in questo senso
Tabella 1
56
i dati relativi agli addetti alla ricerca e sviluppo in
Italia forniscono delle indicazioni analoghe a quelle desumibili dai livelli di spesa. Nella Tabella 1
sono presentate le serie storiche relative ai ricercatori (è escluso in questo caso il personale tecnico) rapportati a 1.000 unità di forza lavoro, negli
stessi paesi utilizzati precedentemente come termini di confronto; l’Italia non solo si colloca saldamente all’ultimo posto, ma è anche l’unica a non
aver incrementato ma anzi diminuito (scendendo
sotto quota 3 ricercatori per mille unità di forza
lavoro) nel corso degli anni ’90 il proprio stock
relativo. Il numero di ricercatori in relazione alla
forza lavoro, infatti, in Italia nel 2000 era inferiore
ad un terzo di quello rilevato in Giappone e meno
della metà di quello francese e tedesco. Anche in
questo caso i valori più alti sono comunque quelli
relativi agli USA e al Giappone, quest’ultimo vicino
a quota 10. Considerando anche i tecnici di ricerca, il dato nazionale rimane comunque molto lontano da quello degli altri paesi (nel 2000 era pari a
6,5 a fronte di valori doppi registrati in paesi quali
Francia, Germania e Giappone7).
Ricercatori8 per mille unità di forza lavoro nei principali Paesi industrializzati
(unità in equivalente a tempo pieno9), 1991-2000
Italia
Francia
Germania Regno Unito Stati Uniti
Giappone
1991
3,3
5,7
6,3
4,6
7,7
9,1
1992
3,0
5,6
5,9
4,6
n.d.
9,5
1993
3,2
5,8
n.d.
4,7
7,4
9,7
1994
3,3
5,9
n.d.
5,0
n.d.
9,9
1995
3,4
6,7
6,2
5,3
7,3
10,1
1996
3,5
6,8
6,2
5,2
n.d.
9,2
1997
3,0
6,8
6,3
5,2
8,2
9,2
1998
2,9
6,7
6,3
5,5
n.d.
9,7
1999
2,9
6,8
6,7
n.d.
8,6
9,9
2000
2,9
7,1
6,7
n.d.
n.d.
9,7
Fonte: AIRI
Nel 1980, infatti, la percentuale della spesa totale (intra-muros + extra-muros) sul PIL era pari allo 0,75%, mentre dieci anni più
tardi, nel 1990, tale incidenza si attestava all’1,29%, con un percorso di crescita lineare lungo tutto il decennio (Fonte: AIRI su
dati ISTAT).
7
Anche in questo caso la fonte è l’AIRI.
8
Secondo la definizione del Manuale di Frascati i ricercatori sono impiegati nella concezione o nella creazione di nuove conoscenze, prodotti, processi, materiali e sistemi, nonché nella gestione dei progetti di ricerca, mentre i tecnici partecipano alle attività di R&S svolgendo compiti scientifici e tecnici, di norma sotto la supervisione di un ricercatore. Frascati Manual. Proposed
Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, pp. 93-94.
9
Secondo il Manuale di Frascati le "unità in equivalente a tempo pieno" corrispondono al personale addetto alla R&S considerato solo per il tempo dedicato specificatamente alla R&S (in genere nel corso dell'anno solare), e si calcolano moltiplicando il
tempo globale per la percentuale del tempo dedicato alla R&S (lo stesso vale per la spesa relativa). Frascati Manual. Proposed
Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, pp. 99-101.
6
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
1.2. L’attività di ricerca e sviluppo nel Friuli Venezia Giulia
Negli ultimi anni le regioni, anche grazie al processo in atto di trasferimento di poteri e competenze verso gli organi di governo locali, stanno
contribuendo sempre più al finanziamento pubblico della ricerca e alla promozione dell’innovazione
nel loro ambito di competenza territoriale, e
saranno in misura crescente responsabili dello
sviluppo economico e produttivo. Questo orientamento è riscontrabile a maggior ragione nel caso
del Friuli Venezia Giulia che, in quanto regione
Autonoma a Statuto Speciale, gode già da molto
tempo di una notevole indipendenza amministrativa. Le dinamiche di internazionalizzazione dell’economia, inoltre, implicano sempre più che le
decisioni delle imprese multinazionali relative sia
alla localizzazione delle attività produttive che alla
cooperazione con altri soggetti vengano prese in
base a strategie globali di allocazione delle risorse. I sistemi locali di innovazione stanno dunque
assumendo un ruolo sempre più importante,
anche per via dell’elevata efficacia delle politiche
locali per l’innovazione tecnologica rispetto a
quelle nazionali10. La competitività nei mercati globalizzati non si palesa infatti solo nella capacità di
esportare o di ridurre i costi tramite il ricorso a
strategie di delocalizzazione, ma anche nella
capacità di attrarre capitali ed investimenti dall’estero; in questo senso si può affermare che le
carenze del contesto in parte compromettono tale
capacità di attrazione, come è stato già messo
ampiamente in risalto in precedenza. In tale ottica
il potenziamento della ricerca scientifica e tecnologica e le sue ricadute a livello locale dovrebbero
costituire uno degli obiettivi chiave dell’intervento
pubblico.
Le PMI del Friuli Venezia Giulia, come è noto, si
distinguono a livello internazionale in settori cosiddetti "tradizionali", quali ad esempio la produzione
di mobili, di sedie, di macchinari, il settore agroalimentare; in questi comparti assumono rilevanza i
fattori competitivi non legati al prezzo, come la
qualità del prodotto, l’ampiezza della gamma, il
marchio, i servizi post-vendita. Le ridotte dimensioni prevalenti nelle imprese del Friuli Venezia
Giulia e l’importanza dei distretti industriali hanno
dei riflessi significativi sul sistema innovativo e
della ricerca regionale, tanto che solo in minima
parte le piccole imprese presenti nei settori tradizionali riescono ad essere competitive grazie alle
innovazioni tecnologiche introdotte, in termini di
10
11
12
13
nuovi materiali utilizzati, nuovi prodotti inventati,
nuovi processi introdotti. È possibile perciò rilevare anche in ambito regionale la cosiddetta "capacità di innovazione senza ricerca", o meglio senza
una funzione formalizzata di ricerca e sviluppo.
Sono infatti molto diffuse le innovazioni di tipo
incrementale che spesso derivano da processi di
apprendimento basati sull’esperienza (tipici dei
contesti distrettuali), dallo sviluppo di capacità di
problem solving, dall’interazione con gli utilizzatori, da innovazioni di tipo non tecnologico ma organizzativo, da innovazioni non brevettate11. In particolare sono risultate finora molto importanti per le
imprese regionali le innovazioni di tipo organizzativo, in altre parole si è dimostrato determinante il
modo di produrre e la flessibilità produttiva è divenuta un fattore decisivo per determinare il vantaggio competitivo a livello internazionale12. Con queste modalità e adottando queste strategie, le PMI
regionali sono ad oggi riuscite a resistere alla concorrenza di prezzo, proveniente sia da alcune
regioni italiane ed europee, sia soprattutto dai
paesi in via di sviluppo, e a quella tecnologica proveniente dalle regioni europee più industrializzate.
Nel confronto con queste ultime, che sono specializzate soprattutto nei settori high-tech, e che
quindi utilizzano principalmente fattori competitivi
di tipo tecnologico, le PMI regionali risultano evidentemente penalizzate. Le piccole e medie
imprese che caratterizzano il tessuto produttivo
regionale, inoltre, presentano in diversi casi maggiori difficoltà a collaborare con le istituzioni di
ricerca pubbliche rispetto alle imprese di grandi
dimensioni che, in quanto tali, sono in grado di
assicurarsi più facilmente il costante mantenimento di solide relazioni e l’acquisizione di contributi
pubblici13.
Per quanto riguarda la spesa pubblica e privata in R&S intra-muros (normalizzata rispetto al
PIL), con un’incidenza pari a 1,24% nel 2001, il
Friuli Venezia Giulia si collocava al terzo posto in
Italia dopo il Lazio (2,07%) e il Piemonte (1,74%),
e praticamente allo stesso livello della Lombardia
(1,22%). Si tratta pertanto di un ottimo risultato
per una "piccola" regione, che è ascrivibile però
soprattutto all’elevata incidenza della spesa
dell’Università e della Pubblica Amministrazione,
la più alta tra le regioni del Nord; ciò avvicina il
Friuli Venezia Giulia alle regioni del Centro e del
Sud Italia dove l’intervento pubblico è maggior-
Si veda in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca
e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 10.
Si veda M. Giacomello, L’innovazione nelle imprese del Friuli Venezia Giulia, in Congiuntura n° 3, 1999, p. 45.
Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia
nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 46.
P. Del Fabbro-I. Trodella, La R&S nelle imprese del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia
nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 84.
57
Rapporto Attività 2002-04
mente avvertibile. Bisogna inoltre considerare che
il Friuli Venezia Giulia è una regione connotata da
una presenza manifatturiera (si tratta del settore a
più alta intensità di ricerca) inferiore sia a quella del
Nord Est nel suo complesso, come pure del Nord
Ovest. Al Friuli Venezia Giulia, in ogni caso, è attribuibile poco più del 2,5% della spesa totale italiana, mentre Lazio, Piemonte e Lombardia danno
conto complessivamente di oltre il 50% della
spesa intra-muros nazionale. Quando si operano
questo genere di confronti occorre anche precisare che il Lazio, in quanto sede dei principali Enti di
ricerca nazionali (come CNR ed ENEA) costituisce
un elemento senza dubbio distorsivo14; infatti fa
registrare l’incidenza più alta di spesa intra-muros
in R&S della Pubblica Amministrazione e delle
Università sul PIL, pari a 1,54% (di gran lunga
superiore alla media nazionale dello 0,57%), mentre nessuna delle restanti regioni nel 2001 superava lo 0,70%.
La spesa delle imprese vede invece nettamente al primo posto il Piemonte (1,41%), seguito
dalla Lombardia (0,88%); il Friuli Venezia Giulia si
colloca al quinto posto, esattamente in linea con
la media nazionale. Quanto alla spesa della
Figura 1
58
14
15
Pubblica Amministrazione e dell’Università, in
questo caso ai primi posti troviamo gran parte
delle regioni del Centro (in primis il Lazio come si
è detto) e Sud Italia, mentre il Friuli Venezia Giulia
è la prima tra le regioni del Nord.
L’elevato peso dell’impresa pubblica nel determinare l’input tecnologico regionale, comunque,
alla luce della ristrutturazione del sistema nazionale della ricerca e dei processi di privatizzazione in
corso, evidenzia la necessità di dare maggiore
impulso all’attività di ricerca dell’impresa privata,
allo scopo di compensare la possibile riduzione
futura del peso delle imprese pubbliche anche in
Friuli Venezia Giulia15.
I dati sugli addetti rapportati alla popolazione
riflettono quelli relativi alla spesa: ai primi posti
troviamo nell’ordine: Lazio (5,2 addetti ogni mille
abitanti) e Piemonte (4,1 addetti) seguiti
dall’Emilia-Romagna (con 3,7). Il Friuli Venezia
Giulia, con 3,4 addetti ogni mille abitanti, nel
2001 si collocava al quarto posto, davanti anche
alla Lombardia, ponendosi comunque decisamente al di sopra della media italiana di 2,7. A
conferma della buona posizione evidenziata,
nello European Innovation Scoreboard 2003
Spesa intra-muros e addetti alla R&S per Regione (anno 2001).
Fonte: Elaborazione IRES-FVG su dati ISTAT
Dall’analisi dei flussi intra-regionali delle spese di R&S relative al Lazio, a riprova di quanto detto, emerge un basso livello di
spese in R&S che rimangono nell’ambito regionale, mentre gran parte è destinata ad imprese localizzate in altre regioni. Si veda
in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 21.
Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia
nel Friuli-Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 21.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
approntato dalla Commissione Europea16 (si tratta dello strumento di verifica annuale, in ambito di
innovazione, della strategia del Consiglio
Europeo di Lisbona del 2000), il Friuli Venezia
Giulia risulta tra le regioni più innovative dopo
Lazio e Piemonte, anche se viene puntualmente
fatto notare che non si tratta di regioni leader in
campo europeo, data la posizione di retroguardia
dell’Italia di cui si è detto in precedenza. Sempre
secondo i dati ISTAT, il personale addetto alla
ricerca e sviluppo in Friuli Venezia Giulia nel 2001
era concentrato per quasi il 50% nelle università,
per il 36% nelle imprese e per il rimanente 16%
nelle amministrazioni pubbliche.
Bisogna in conclusione considerare la peculiare posizione geografica della regione, alla luce
dell’allargamento dell’Unione Europea. Il Friuli
Venezia Giulia è la regione italiana geograficamente più prossima ai paesi ex-PECO che hanno
recentemente fatto il loro ingresso nell’Unione
Europea17; per questo motivo sarà probabilmente
una delle regioni che subiranno maggiormente gli
effetti dell’allargamento, sicuramente minori sulle
regioni più distanti. Studi commissionati dall’UE
indicano infatti che il numero di settori esposti alla
concorrenza sarà maggiore nelle regioni confinanti con i paesi candidati, anche in comparti per i
quali altrove in Europa l’impatto sarà minimo18. In
particolare il rischio nel medio periodo è quello
dell’espulsione dal mercato delle aziende maggiormente labour-intensive, penalizzate dai differenziali relativi al costo del lavoro (la disponibilità di
mano d’opera a minor costo continua ad essere
la principale fonte di vantaggi comparativi per i
paesi candidati); viceversa, le aziende ad alto
contenuto di innovazione saranno in misura maggiore al riparo da questi effetti. Bisogna poi tenere conto, sempre rimanendo in tema di rapporti
con l’Europa Centrale ed Orientale, dei fenomeni
di delocalizzazione che hanno interessato le
imprese regionali. Molto spesso l’output della
ricerca e sviluppo delle imprese del Friuli Venezia
Giulia, invece di essere venduto, viene ceduto
sotto forma di know-how, incorporato in impianti
e stabilimenti delocalizzati all’estero, e necessario
a mantenere adeguatamente elevati i livelli qualitativi della produzione trasferita. In questo modo, in
termini di bilancia tecnologica dei pagamenti, si
assiste ad uno sfruttamento dell’output innovativo
al di sotto delle potenzialità; al contrario, si predilige la gestione del know-how tramite l’invio di
tecnici ed esperti, che rappresenta perciò un
saldo fortemente attivo (per oltre 15 milioni di euro
nel 2002)19. Fra le voci passive troviamo invece
quelle concernenti studi tecnici ed engineering, i
diritti di sfruttamento di brevetti e i diritti di sfruttamento di marchi di fabbrica, modelli e disegni20.
Dalla breve analisi svolta il Friuli Venezia Giulia
appare come una regione nel complesso caratterizzata da apprezzabili potenzialità scientifiche,
con un sistema locale di ricerca in grado di supportare le imprese nelle sfide competitive a cui
sono sempre più intensamente sottoposte. La
regione, infatti, nel panorama italiano della ricerca
si situa ad un buon livello sia in termini di investimenti che di risorse umane, anche se, giova ribadirlo, il contesto italiano rimane poco competitivo
in ambito internazionale. Le carenze più evidenti a
livello regionale riguardano la ricerca privata, che
permane a livelli quantitativamente inferiori a quella pubblica (e che quindi dovrebbe essere adeguatamente incrementata), e che tende a riproporre gli stessi limiti della ricerca italiana, quali la
scarsa attività di ricerca e sviluppo formalizzata
(ad esempio risulta scarsa l’attività brevettuale).
Inoltre la ricerca soffre di un’osmosi insufficiente
con le imprese locali, in quanto orientata verso
tematiche spesso distanti dalle esigenze del sistema produttivo regionale, formato soprattutto da
piccole e medie imprese operanti nei settori tradizionali. Appare quindi evidente l’importanza di
potenziare le attività di trasferimento tecnologico,
sia nella direzione del sostegno dei settori produttivi tradizionali, sia della creazione di nuove imprese nei settori high-tech21 e nell’effettivo trasferimento dei risultati della ricerca svolta in regione.
Si veda il Quadro di Valutazione dell’Innovazione in Europa 2003, Executive Summary, a cura del Centro Studi MIT,
Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles, Novembre 2003 e 2003 European Innovation Scoreboard: Technical Paper
n° 3 - Regional innovation performances, European Commission-Enterprise Directorate General, Novembre 2003.
17
Tali paesi, lo ricordiamo, sono: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria.
18
Si veda Impact of the Enlargement of the European Union on Small and Medium-sized Enterprises in the Union, Final Report
to the European Commission DG Enterprise, Rheinisch-Westfälisches Institut für Wirtschaftsforschung, Essen, in Cooperation
with European Policies Research Centre, University of Strathclyde Glasgow, Novembre 2000.
19
Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia
nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, pp. 40-41.
20
Si veda la Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia curata dall’Ufficio Italiano Cambi.
21
Si veda M. Coccia e S. Rolfo, Le strutture di ricerca pubblica in FVG: un grande potenziale scientifico e tecnologico, in S. RolfoM. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, pp. 74-75.
16
59
Rapporto Attività 2002-04
2. Le risorse umane nell’ambito della ricerca
e sviluppo in Friuli Venezia Giulia
2.1. Le caratteristiche delle imprese e degli enti di ricerca
In questa sezione inizia l’analisi dei risultati del
questionario con la descrizione delle principali
caratteristiche strutturali dei soggetti intervistati
che svolgono l’attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della regione Friuli Venezia Giulia. Nello
specifico, si concentrerà l’attenzione sulla loro collocazione geografica nel territorio, sulle dimensioni, sugli investimenti in ricerca e sviluppo e sulla
tipologia di attività di ricerca prevalente. L’obiettivo
è quello di fornire una prima descrizione complessiva del campione e di introdurre alcune chiavi
interpretative che verranno utilizzate nel corso dell’analisi.
60
In base alla classificazione dell’OCSE contenuta nel Manuale di Frascati, alle 200 unità oggetto
dell’indagine è stato inizialmente chiesto di definire la propria appartenenza ad uno dei seguenti
settori istituzionali22:
1. Settore privato23, costituito dalle imprese la
cui attività primaria è la produzione di beni e servizi per il mercato;
2. Settore privato no-profit;
3. Settore pubblico governativo;
4. Istruzione superiore (oltre alle università e agli
altri istituti d'istruzione superiore comprende
anche gli istituti di ricerca che operano sotto il
controllo o che sono associati ad istituti d’istruzione superiore).
Tali categorie sono state successivamente
accorpate in due sole classi: da una parte le
imprese che operano prevalentemente secondo
logiche di mercato (punto 1); dall’altra gli enti e gli
istituti di ricerca pubblici, le imprese no-profit,
22
23
24
nonché gli organismi e i consorzi privati assimilabili però al settore pubblico (punti 2-4). Nel corso
del testo si farà dunque costantemente riferimento, salvo dove diversamente specificato, a queste
due macro-classi denominate rispettivamente
"imprese" ed "enti di ricerca". Ai fini della presente indagine, infatti, risulta rilevante la logica di
fondo che caratterizza l’attività dei soggetti, ovvero se questa è relativa alle imprese private, che si
sostengono prevalentemente con la vendita di
beni e servizi sul mercato, oppure se l’attività
dipende soprattutto dai finanziamenti pubblici.
Come verrà rilevato in seguito, la suddivisione
effettuata implica delle conseguenze anche sul
tipo di ricerca svolta, in particolare si evidenzia
una discrepanza tra le esigenze delle imprese,
che sono necessariamente più interessate alle
immediate applicazioni pratiche, e l’attività degli
organismi pubblici, che tradizionalmente sono
orientati in misura maggiore verso la ricerca di
base. Inoltre, in merito alle risorse umane in generale, come assodato in letteratura, si può osservare per i ricercatori delle imprese una mobilità
verso attività diverse ed un turnover piuttosto elevati, che di solito non si riscontrano negli enti di
ricerca pubblici.
In Italia la distanza esistente tra le istituzioni di
ricerca e le problematiche poste dal mercato sicuramente non agevola le ricadute tecnologiche e la
circolazione delle conoscenze e dei ricercatori tra
il settore privato e quello pubblico, al contrario di
altri paesi dove si è assistito all’avvicinamento dei
due ambiti. In questi stessi paesi, inoltre, i finanziatori privati hanno accresciuto il loro ruolo sostituendosi progressivamente allo Stato in diversi
campi della ricerca24. Alla luce di quanto afferma-
In realtà nella classificazione del Manuale di Frascati è incluso anche il settore "Estero", comprendente imprese ed istituzioni
che sono situate al di fuori dei confini nazionali, nonché le organizzazioni internazionali, che però non rientrano nell’ambito di
osservazione della presente indagine.
Per la precisione nel Manuale di Frascati nel settore "Business Enterprise" sono comprese anche le imprese pubbliche e noprofit che rispondono prevalentemente alla medesima logica della produzione per il mercato di beni e servizi a prezzi significativi dal punto di vista economico. Anche nel Manuale, comunque, si ribadisce che il settore è costituito essenzialmente dalle
imprese private, e quindi la classificazione adottata non ne muta la sostanza.
Si veda ad esempio Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario, Atenei. Bimestrale del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, n° 5/6, Firenze, Le Monnier, 2002, pp. 89-112.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
to, innescare un circolo virtuoso tra il sistema
pubblico della ricerca, in special modo quella universitaria, e il mondo delle imprese costituisce
indubbiamente un preciso obiettivo strategico25.
La costruzione del campione ha portato alla
fine ad avere complessivamente 28 enti di ricerca
e 172 imprese.
Un discorso a parte meritano l’Università di
Trieste e l’Università di Udine, che sono state con-
Figura 2
siderate separatamente (si aggiungono dunque al
totale di 200), in quanto possibili fonti di distorsione. Si pensi solo ai dati relativi alle risorse umane,
considerato che nelle università opera un numero
molto elevato di ricercatori e tecnici di ricerca,
naturalmente non comparabile con le altre unità
che compongono il campione, oppure ai fabbisogni formativi del personale addetto alla ricerca,
che variano completamente a seconda dei dipartimenti presi in esame.
Distribuzione delle imprese e degli enti del campione per provincia
61
Nella Figura 2 viene evidenziata la distribuzione
geografica delle 172 imprese, che non riflette evidentemente la reale importanza economica delle
province del Friuli Venezia Giulia; la provincia di
Trieste (che totalizza il 31%), infatti, risulta sovrastimata principalmente a causa della presenza nel
suo territorio delle imprese insediate nell’AREA
Science Park26, e del maggior numero di insediamenti produttivi del BIC di Trieste rispetto agli
incubatori di impresa presenti a Gorizia e nella
provincia di Pordenone (a Spilimbergo)27. Sia le
imprese afferenti all’Area di Ricerca, che quelle dei
BIC, in effetti, sono nella maggior parte dei casi
imprese in cui l’attività di ricerca viene svolta in
maniera sistematica. Al contrario le altre province,
25
26
27
28
in particolare quella di Gorizia con appena il 6%,
risultano da questo punto di vista sottostimate.
Anche il campione degli enti di ricerca è sbilanciato verso la provincia di Trieste, che ne comprende oltre il 60%. Tale valore dipende in particolare dalla presenza nella provincia di diverse
strutture di ricerca pubblica di livello nazionale,
come ad esempio quelle facenti capo al CNR28; in
questo caso la provincia rappresentata in misura
minore è quella di Pordenone (con il 4%).
L’intera analisi dei risultati dell’indagine verrà
condotta facendo costantemente riferimento alle
due macro-classi di cui si è detto (ricordiamo che
gli enti di ricerca pesano per il 14%) e, all’interno
Si veda ad esempio il Patto Confindustria-CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per il rilancio della ricerca e l’innovazione in Italia, Roma, Dicembre 2003.
L’AREA Science Park di Trieste è uno dei principali parchi scientifici e tecnologici d'Europa, ed è il primo ad essere stato costituito in Italia, essendo operativo fin dal 1982.
I BIC (l’acronimo sta per Business Innovation Centre), sono degli "incubatori" d’impresa, ossia delle strutture che sostengono
la nascita, l'innovazione e la crescita delle piccole e medie imprese, in particolare quelle ad elevato contenuto tecnologico e di
le imprese presenti nel BIC di Trieste è pressoché equivalente alla metà delle imprese complessivamente "incubate" nei BIC del
Friuli Venezia Giulia.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche è un Ente pubblico nazionale che ha il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare l’attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo
scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese. Le strutture del CNR sono presenti in 18 regioni italiane.
Rapporto Attività 2002-04
delle imprese, ci si avvarrà della suddivisione nelle
tre seguenti classi dimensionali:
le piccole imprese fino a 20 addetti29, che
costituiscono un quarto del campione;
le medie imprese, da 21 a 200 addetti (pari al
42%);
le grandi imprese con oltre 200 addetti (pari al
19%).
Tale suddivisione nasce in seguito ad un processo di elaborazione dei dati raccolti ed appare
quella che meglio consente di interpretare le specifiche variabili nell’indagine.
Rispetto alla ripartizione delle imprese regionali
per classi dimensionali risultano sottorappresentate, come è prevedibile, le imprese fino a 20
addetti30, che in realtà costituiscono oltre il 95%
del totale regionale (ma anche a livello nazionale il
quadro non è molto dissimile31). Questo perché la
quota più rilevante della ricerca, in termini di spesa
ma non solo, viene svolta all’interno delle imprese
di medie e soprattutto di grandi dimensioni; i dati
relativi all’intero territorio nazionale diffusi
dall’ISTAT confermano, infatti, che nel 2001 la
spesa per ricerca e sviluppo intra-muros32 delle
Figura 3
imprese con meno di 50 addetti è stata pari ad
appena il 5,6% del totale. L’incremento dell’attività
di R&S nelle PMI risulta pertanto un obiettivo
importante per il sistema italiano della ricerca33.
Per le modalità con cui è stato costruito il campione le piccole imprese intervistate si denotano
per una particolare propensione per le attività di
R&S.
Nell’economia del Friuli Venezia Giulia (in particolare nelle province di Udine e Pordenone), inoltre, rivestono un ruolo considerevole i distretti
industriali, le cui imprese sono attive nei settori
tradizionali dell’arredamento, della coltelleria e nel
settore alimentare, nonché dei macchinari collegati a tali industrie. Questo implica una domanda
di tecnologia influenzata, oltre che dai settori di
specializzazione, dalla piccola dimensione delle
imprese (nei distretti industriali prevalgono costituzionalmente le PMI) e dalle convergenze in quanto alla tipologia di tecnologia richiesta. In effetti si
tratta molto frequentemente della domanda di
tecnologie di processo (piuttosto che di prodotto),
che consentono un incremento dell’efficienza dal
punto di vista produttivo ed un maggiore contenimento dei costi34.
Distribuzione del campione per classi dimensionali
62
29
30
31
32
33
34
Come numero di addetti si intende il numero totale di dipendenti e collaboratori dell’impresa o dell’ente di ricerca nell’anno di
riferimento 2003.
Si veda l’Introduzione per le modalità che hanno guidato la costruzione del campione.
Si confrontino i dati ISTAT del 8° Censimento Generale dell'Industria e dei Servizi del 22 ottobre 2001.
Ricordiamo che la spesa intra-muros per ricerca e sviluppo è quella svolta all'interno di un'unità di ricerca con proprio personale e con proprie attrezzature, indipendentemente dalla fonte del finanziamento, mentre quella extra-muros è tale se commissionata all’esterno.
Si veda ad esempio il Patto Confindustria-CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per il rilancio della ricerca e
l’innovazione in Italia, Roma, Dicembre 2003.
Si veda in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca
e tecnologia nel Friuli-Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
Nel complesso del campione in esame, con
riferimento ai settori di attività (prevalente), risaltano le imprese che operano nel comparto delle
attività professionali (29%), pari a quasi la metà
del totale in provincia di Trieste, e in quello meccanico-elettronico (25%), che costituiscono circa
un terzo delle unità di indagine relativamente alle
province di Udine e Pordenone. A seguire troviamo il comparto del legno-mobile (soprattutto nelle
province di Pordenone e Udine) e della chimicaplastica (entrambi al 10%).
Per quanto attiene il settore meccanico e quello del legno-mobile, che assieme comprendono
circa il 40% delle imprese, è stato già ribadito che
si tratta dei principali settori tradizionali dell’industria regionale (in particolare nelle province di
Udine e Pordenone), in cui però si riscontrano
livelli relativamente poco elevati di ricerca e sviluppo. In realtà l’attività di ricerca e sviluppo che
viene svolta in questo genere di imprese è meno
formalizzata, si tratta spesso di innovazioni di tipo
non tecnologico ma organizzativo, oppure di
innovazioni non brevettate, che in sostanza sono
difficili da quantificare e rilevare, e per questo
spesso sfuggono alle statistiche ufficiali. La quota
elevata (rispetto alla modesta incidenza della
spesa in R&S) di imprese appartenenti a questi
due settori presente nel campione, costituisce
una conferma indiretta di quanto detto in merito
alla sottostima dell’attività di ricerca e sviluppo
che si svolge in questi comparti essenziali per l’economia regionale. Bisogna tenere presente,
comunque, che solo in parte le piccole imprese
presenti nei settori tradizionali regionali riescono
ad essere competitive grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte, in termini di nuovi materiali,
nuovi prodotti e nuovi processi. Alla luce delle tendenze in atto a livello internazionale, però, risulta
evidente come sarà sempre più arduo competere
con le economie in via di sviluppo in termini di
costi di produzione. In una prospettiva di lungo
periodo sarà dunque sempre più pressante anche
per le PMI regionali l’esigenza di puntare sull’innovazione, sulla tecnologia e sulle risorse umane.
Relativamente alle province di Gorizia e soprattutto di Trieste, invece, dove le imprese del com-
35
36
prensorio dell’Area di Ricerca e dei rispettivi BIC
hanno un peso preminente, si possono osservare
frequenze più alte in corrispondenza di comparti
che implicano una maggiore attività di ricerca e
sviluppo, come quello delle attività professionali e
della chimica-plastica35. Ricordiamo che sono
incluse nel settore delle attività professionali settori quali l’informatica e le attività connesse, la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle
scienze naturali e dell’ingegneria, le attività di consulenza, i collaudi e le analisi tecniche36.
La ripartizione delle imprese e degli enti di ricerca per settore e per dimensione permette di
aggiungere alcune osservazioni a quanto appena
sostenuto.
Le "tipiche" imprese regionali (delle province di
Pordenone e Udine) che operano nei comparti del
legno-arredo e della meccanica sono concentrate
nelle due classi dimensionali più elevate (da 21 a
200 addetti e oltre 200), mentre le imprese che
operano nei settori più "innovativi", come quello
delle attività professionali (soprattutto nelle province di Trieste e Gorizia come si è detto), risultano
essere in prevalenza anche quelle di dimensioni
più contenute (fino a 20 addetti). Da rilevare inoltre che le grandi imprese si concentrano, oltre che
nel settore meccanico (52,6%), anche in quello
della chimica-plastica (15,8%).
Il quadro che sembra delinearsi, dunque, vede
una contrapposizione tra un nucleo (25% del
campione) di piccole e piccolissime imprese attive
soprattutto nei settori a più alta intensità di ricerca
e sviluppo, e il "blocco" (42% del campione) delle
medie imprese, che operano prevalentemente nei
comparti tradizionali, e la cui attività di ricerca è
caratterizzata, come è stato evidenziato, da una
minore formalizzazione e sistematicità. Ci sono
poi le grandi imprese, nelle quali sicuramente, per
via delle caratteristiche strutturali, l’attività di ricerca assume un considerevole peso, anche quando
viene condotta nei settori "meno innovativi".
Infine, gli enti denotano una situazione peculiare,
in quanto realizzano l’attività di ricerca anche in
settori trascurati dalle imprese, come ad esempio
nell’area economico-sociale.
Nel 2001, secondo i dati ISTAT, il settore della chimica generava circa il 13% della spesa nazionale delle imprese per R&S intramuros.
Sulla base del Manuale di Frascati, in particolare per quanto riguarda le ultime due tipologie, è necessario porre molta attenzione al confine che delimita l’attività di ricerca vera e propria.
63
Rapporto Attività 2002-04
Figura 4
Percentuale degli addetti alla ricerca sul totale degli addetti (media per classe)
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
piccole imprese
medie imprese
La connotazione delle piccole imprese del
campione come imprese ad alta intensità di ricerca è suggerita anche dall’indicatore che esprime
l’incidenza degli addetti alla ricerca e sviluppo37 sul
totale degli addetti delle unità del campione. Tale
valore può essere considerato un indice di intensità della ricerca38, e nella Figura 4 ne viene riportata la media per ogni classe dimensionale delle
imprese e per gli enti di ricerca39.
Le piccole imprese, così come gli enti di ricer-
grandi imprese
enti di ricerca
ca, presentano dei valori prossimi al 70%, mentre
le imprese medie e grandi non raggiungono in
media il 20%; questo risultato conferma come in
linea generale nelle imprese di dimensioni maggiori l’attività di ricerca sia complementare e funzionale rispetto all’attività principale.
La Tabella 2 scende maggiormente nel dettaglio, scomponendo in tre classi l’indicatore relativo all’intensità dell’attività di ricerca e sviluppo
delle imprese.
64
Tabella 2
Percentuale degli addetti alla ricerca sul totale degli addetti
media per classe)
intensità
di R&S
piccole
imprese
medie
imprese
grandi
imprese
enti di
ricerca
totale
bassa intensità
0,0
59,5
73,7
7,7
40,4
media intensità
32,0
32,1
21,1
19,2
28,3
alta intensità
68,0
8,3
5,3
73,1
31,3
totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,040
È interessante notare come non ci sia nessuna
impresa al di sotto dei 20 addetti che presenta
un’incidenza del personale impegnato nella R&S
inferiore al 10% (al contrario delle imprese mediograndi, dove tale valore si colloca tra il 60% e il
75%), e che per meno di un terzo delle unità della
medesima classe si registri una percentuale compresa tra il 10% e il 50%. La "specializzazione"
37
38
39
40
nell’attività di ricerca e sviluppo delle piccole
imprese del campione è tale, che ben il 68%
denota un valore dell’indicatore in esame superiore al 50%; solo gli enti di ricerca fanno registrare un’incidenza maggiore e pari al 73,1%.
Indicazioni analoghe derivano dall’analisi della
destinazione dell’attività di ricerca e sviluppo
(Tabella 3). È degno di nota, infatti, che ben il 32%
Sono stati considerati sia i ricercatori che i tecnici che nell’anno 2003 operavano esclusivamente all’interno della regione Friuli
Venezia Giulia. È stato invece escluso, nonostante il Manuale di Frascati suggerisca di comprenderlo, il personale amministrativo coinvolto nell’attività di R&S (nonché l’eventuale ulteriore personale di supporto), poiché si tratta di un dato di difficile acquisizione.
Tale indice, inoltre, non è correlato alla qualità e al livello della ricerca condotta, ma indica solamente il grado di specializzazione nell’attività di R&S, anche perché la quota di ricercatori necessari varia da settore a settore. Nel testo si utilizzerà la seguente ripartizione in base al valore dell’indicatore in questione: bassa intensità di R&S (fino al 10%); media intensità di R&S (valore
compreso tra l’11% e il 50%); alta intensità di R&S (oltre il 50%).
Il totale delle unità del campione per le quali è stato possibile calcolare tale indicatore è pari a 198 su 200.
Si ricorda che il totale in valore assoluto corrisponde a 198.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
delle unità dell’indagine con meno di 20 addetti
alla ricerca conducano tale attività su commissione; quindi l’attività precipua di queste imprese
consiste nel vendere un servizio di R&S. Sia per le
imprese di dimensioni medio-grandi che per gli
enti, viceversa, la percentuale di unità che svolgono l’attività di R&S per conto terzi è decisamente
marginale.
Come verrà sottolineato più avanti, una simile
vocazione delle piccole e piccolissime imprese del
campione comporta anche delle conseguenze
Tabella 3
sulla tipologia di ricerca svolta e sulle caratteristiche e sulle esigenze formative delle risorse umane
impegnate nella ricerca.
Nelle altre classi, dunque, l’attività di ricerca
viene svolta ad uso e consumo interno, ad eccezione (molto parziale) delle grandi imprese, che
nell’8% dei casi svolgono tale attività per le altre
imprese del medesimo gruppo, e degli enti di
ricerca, che nel 90% dei casi svolgono l’attività di
ricerca con finalità istituzionali, proprie degli enti
pubblici.
Classificazione dell’attività di ricerca in base alla destinazione e alla dimensione
piccole
imprese
medie
imprese
grandi
imprese
enti di
ricerca
totale
per l'impresa/
ente di ricerca
66,0
91,7
86,8
7,1
72,5
per altre imprese
del medesimo gruppo
2,0
2,4
7,9
0,0
3,0
per conto terzi
32,0
4,8
5,3
3,6
11,5
viene svolta
prevalentemente
da altre imprese
del medesimo gruppo
0,0
1,2
0,0
0,0
0,5
ricerca istituzionale
0,0
0,0
0,0
89,3
12,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
totale
Il ricorso all’indicatore relativo all’incidenza degli
addetti impegnati nella ricerca e sviluppo sull’orga-
Tabella 4
nico complessivo (Tabella 4), permette di ottenere
nuove conferme in merito a quanto sostenuto.
Classificazione dell’attività di ricerca in base alla destinazione e alla
appartenenza ad un gruppo
bassa intensità
di R&S
media intensità
di R&S
alta intensità
di R&S
totale41
per l'impresa/
ente di ricerca
92,5
78,6
43,5
73,2
per altre imprese
del medesimo gruppo
3,8
1,8
3,2
3,0
per conto terzi
1,3
8,9
25,8
11,1
da altre imprese
appartenenti al
medesimo gruppo
0,0
1,8
0,0
0,5
ricerca istituzionale
2,5
8,9
27,4
12,1
100,0
100,0
100,0
100,0
totale
41
La lieve differenza rispetto alla Tabella 3 nella colonna dei totali è dovuta al fatto che in questo caso il totale in valore assoluto
è di 198 unità e non 200.
65
Rapporto Attività 2002-04
Infatti la pressoché totalità (92,5%) delle unità
del campione che presentano un indicatore inferiore al 10% svolgono l’attività di ricerca per l’impresa o per l’ente di ricerca. Si tratta quindi in prevalenza delle imprese medie e grandi che contemplano la funzione di R&S come accessoria
rispetto all’attività principale. Per quanto riguarda
la fascia intermedia, che include le unità che
mostrano un valore compreso tra il 10% e il 50%,
si riscontra tuttavia una parte non proprio trascurabile, ma tutto sommato limitata (pari al 9%), che
opera su commissione. Infine, nell’ultima classe si
collocano quasi esclusivamente le piccole imprese e gli enti di ricerca, e quindi in corrispondenza
delle modalità "per conto terzi" e "ricerca istituzionale" si ritrovano le frequenze in confronto più elevate (rispettivamente 25,8% e 27,4%).
A completamento della presente parte introduttiva, che mira ad una primaria descrizione del
campione, si riportano le risposte relative alla
sezione del questionario dedicata alle previsioni
sugli investimenti futuri nell’attività di ricerca e sviFigura 5
luppo. Anche l’analisi di tali prospettive ripropone
una difformità nei comportamenti delle imprese e
degli enti di ricerca e, nell’ambito delle imprese, si
rileva un atteggiamento difforme di quelle fino a 20
addetti rispetto a quelle di dimensioni maggiori.
La distribuzione delle risposte vede infatti da un
lato le piccole imprese, che per quasi l’80% prevedono un incremento, dall’altro le imprese mediograndi che si dimostrano decisamente meno ottimiste. È possibile, tuttavia, anche una lettura alternativa; la previsione di un flusso costante di risorse da investire nella ricerca (da parte delle imprese
medio-grandi) potrebbe sottintendere che nel
recente passato sono stati già effettuati dei rilevanti investimenti o che, comunque, per il momento si è raggiunto un assetto ottimale e non è in
vista né un potenziamento delle risorse umane42 né
delle strutture. Per quanto riguarda gli enti di ricerca la situazione appare più equilibrata, in quanto la
metà prevede un incremento, il 39% un andamento costante, mentre poco più del 10%, percentuale comunque da non sottovalutare, si attende una
diminuzione.
Previsione sugli investimenti delle imprese (suddivise per classi dimensionali) e
degli enti di ricerca43
100%
5,4
,
5,
1 ,0
66
80%
39,3
51,8
42,4
56,8
60%
40%
78,0
50,0
43,4
52,0
37,8
20%
0%
picco le
e i p r se
m d ie
e im
In aumento
g ra d i im p res
Costante
Nel complesso solo il 5,6% delle unità prevede
un decremento e il 52% prospetta un incremento;
il campione risulta dunque leggermente sbilanciato verso l’aumento degli investimenti in ricerca sviluppo. Anche in questo contesto si può pertanto
osservare come le piccole imprese dimostrino
tendenzialmente un maggiore dinamismo, e risultino quelle con le più interessanti prospettive per il
futuro; nelle strutture più grandi, anche per motivi
di carattere per così dire strutturale, prevale invece la cautela.
42
43
n ti d i r icer a
t o t al
In diminuzione
La suddivisione delle imprese in base alla dimensione, e più in generale quella tra imprese ed enti di
ricerca, come è stato già in parte messo in evidenza,
risultano tra le variabili interpretative più rilevanti.
Un’importante verifica di questo assunto si ottiene
dall’esame della tipologia di ricerca prevalente all’intero delle imprese e degli enti di ricerca, che verrà condotto nella parte conclusiva del presente capitolo.
A tale proposito è stato chiesto agli intervistati
di stimare la ripartizione percentuale della propria
attività di ricerca (condotta nel 2002) nelle tre tipo-
Per un approfondimento in merito si rimanda al capitolo relativo alle risorse umane.
Alla presente domanda hanno risposto 198 unità su 200.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
logie definite dall’OCSE44:
a) ricerca di base, ovvero lavoro sperimentale o
teorico intrapreso principalmente per acquisire
nuove conoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservabili, non finalizzato ad una
specifica applicazione;
b) ricerca applicata, ovvero lavoro originale
intrapreso al fine di acquisire nuove conoscenze e comunque finalizzato principalmente ad
una pratica e specifica applicazione;
Tabella 5
c) sviluppo sperimentale, ovvero lavoro sistematico basato sulle conoscenze esistenti
acquisite attraverso la ricerca e l’esperienza
pratica, condotta al fine di completare, sviluppare o migliorare materiali, prodotti e processi
produttivi, sistemi e servizi.
Per quanto concerne la ricerca di base (Tabella
5), emerge una prima netta distinzione tra gli enti
di ricerca e le imprese.
Percentuale di ricerca di base svolta dalle unità del campione
piccole
imprese
medie
imprese
grandi
imprese
enti di
ricerca
totale
fino a 25%
72,0
89,3
86,1
35,7
76,8
da 26% a 50%
24,0
8,3
11,1
35,7
16,7
da 51% a 75%
4,0
1,2
2,8
14,3
4,0
76% e oltre
0,0
1,2
0,0
14,3
2,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,045
totale
Poco meno del 30% degli enti, infatti, afferma
che la ricerca di base costituisce oltre la metà della
propria attività di ricerca complessiva, dato ancora
più significativo se si pensa che per il 15% circa
risulta la tipologia quasi esclusiva (oltre il 75% dell’attività complessiva). Gli enti di ricerca, in particolar modo quelli pubblici, potendo esulare dalle
stringenti esigenze del mercato, e quindi dalle
applicazioni specifiche dell’attività di ricerca maggiormente teorica, hanno la facoltà di dedicarsi a
campi della ricerca che, anche se non portano ad
un ritorno economico nell’immediato, sono tuttavia
molto importanti in una prospettiva di più lungo
periodo. È sempre presente, comunque, il rischio
che le istituzioni di ricerca pubblica abbiano la tendenza a rimanere estranee ai problemi pratici che
il tessuto produttivo si trova ad affrontare.
Tabella 6
Nell’ambito delle imprese, come è intuibile, la
situazione è radicalmente diversa, e sono pochissime le unità intervistate per le quali la ricerca di
base costituisce la tipologia principale. Deve
invece essere sottolineato che le imprese più piccole, quelle fino a 20 addetti, mantengono un
comportamento che si discosta dal resto delle
imprese, in quanto in misura maggiore affine a
quello degli enti di ricerca. Un quarto delle imprese con meno di 20 addetti, infatti, colloca la propria attività di ricerca di base tra il 25% e il 50%,
mentre per il 4% (a fronte del 2,4% e del 2,8%
delle altre due classi) risulta la tipologia in assoluto prevalente. Per oltre l’86% delle imprese
medio-grandi, infine, la quota di ricerca non finalizzata ad una specifica applicazione risulta decisamente marginale.
Percentuale di ricerca applicata svolta dalle unità del campione
piccole
imprese
medie
imprese
grandi
imprese
enti di
ricerca
totale
fino a 25%
24,0
38,1
19,4
39,3
31,3
da 26% a 50%
48,0
40,5
63,9
32,1
45,5
da 51% a 75%
20,0
9,5
8,3
10,7
12,1
76% e oltre
8,0
11,9
8,3
17,9
11,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,046
totale
44
45
46
L’attività di ricerca e sviluppo è definita dall’OCSE nel "Manuale di Frascati", come il complesso di lavori creativi intrapresi in
modo sistematico sia per accrescere l’insieme delle conoscenze, sia per utilizzare tali conoscenze in nuove applicazioni. Si veda
in proposito Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD,
2002.
Per la presente domanda il totale dei rispondenti è di 198 su 200.
Per la presente domanda il totale dei rispondenti è di 198 su 200.
67
Rapporto Attività 2002-04
Anche per quanto riguarda la ricerca applicata
il comportamento delle piccole imprese è assimilabile in misura maggiore a quello degli enti di
ricerca; in entrambi i casi per il 28% delle unità
della rispettiva classe si tratta della tipologia prevalente. Nelle imprese medie e grandi, invece, la
ricerca applicata assume un peso proporzionalmente più limitato.
L’ipotesi formulata relativamente alle piccole
imprese del campione che svolgono l’attività di
ricerca in maniera sistematica, trova quindi ulteriori
Tabella 7
Percentuale di sviluppo sperimentale svolta dalle unità del campione
piccole
imprese
medie
imprese
grandi
imprese
enti di
ricerca
totale
fino a 25%
30,0
21,4
19,4
75,0
30,8
da 26% a 50%
50,0
34,5
38,9
17,9
36,9
da 51% a 75%
14,0
9,5
33,3
3,6
14,1
76% e oltre
6,0
34,5
8,3
3,6
18,2
100,0
100,0
100,0
100,0
100,047
totale
68
dimostrazioni nella tipologia prevalente di R&S svolta. L’orientamento in proporzione più spiccato nei
confronti della ricerca di base e della ricerca applicata, unito alle considerazioni espresse in precedenza, offre l’immagine di imprese piuttosto dinamiche, nelle quali prevale l’attività di ricerca (anche se
non strettamente vincolata ad una immediata applicazione pratica, poiché spesso viene ceduta a dei
committenti esterni), e che sono presumibilmente
portatrici di esigenze ben determinate in merito alla
formazione dei propri ricercatori e tecnici.
Per completare il quadro, nella Tabella 7 viene
riportata la quota di attività di ricerca svolta dalle
unità del campione che rientra nella tipologia dello
sviluppo sperimentale, quindi il segmento di ricerca più prossimo alla finalizzazione pratica. Come
da copione, per tre quarti degli enti risulta una
tipologia di ricerca marginale, mentre assume un
ruolo maggiore per le piccole imprese, per il 20%
delle quali risulta prevalente. Il discorso naturalmente cambia per le imprese medio-grandi: per
oltre un terzo delle imprese da 21 a 200 addetti lo
sviluppo sperimentale costituisce addirittura più
del 75% dell’attività di ricerca, mentre per un terzo
delle unità oltre i 200 addetti la relativa percentuale è compresa tra il 51% e il 75%. In entrambi i
casi, per oltre il 40% delle unità si dimostra la tipologia maggioritaria.
47
Alla presente domanda hanno risposto 198 unità su 200.
Risulta evidente in conclusione come le imprese medie e grandi, che si trovano in maggioranza
nelle prime due classi, siano quelle più votate allo
sviluppo sperimentale e in seconda battuta alla
ricerca applicata, essendo dunque tese alla finalizzazione pratica dei risultati dell’attività di R&S.
Anche l’analisi delle varie tipologie di ricerca
svolta dalle unità del campione ripropone pertanto la contrapposizione esistente all’interno delle
imprese, in particolare tra quelle con meno di 20
addetti e quelle di dimensioni maggiori, nonché le
diversità rispetto all’attività degli enti di ricerca. Tali
differenziazioni e tali linee di demarcazione si
riscontreranno parimenti nei capitoli che seguono,
anche se potranno assumere dei connotati parzialmente divergenti o comunque delle forme più
complesse e articolate.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
2.2. Dinamica occupazionale degli addetti alla R&S
Secondo la definizione del Manuale di Frascati,
tra le risorse umane occupate in attività di ricerca
e sviluppo rientrano tutte le figure che sono direttamente impiegate nell’attività di ricerca, ovvero
che forniscono dei servizi direttamente correlati
con questa attività, come i manager di R&S, gli
amministratori e lo staff d’ufficio.
In accordo con la formulazione di ricerca fornita dal Manuale, i ricercatori sono quindi professionisti impiegati nella concezione o nella creazione di nuove conoscenze, prodotti, processi,
metodi e sistemi nuovi, e nella gestione dei progetti interessati.
Una prima problematica che si presenta nel
momento in cui ci si trova a studiare questa grandezza riguarda la corretta misurazione dell’apporto della risorsa umana all’attività di ricerca; il
Manuale di Frascati identifica tre diverse metodologie per il computo della grandezza in questione:
la misurazione del numero totale delle risorse
umane addette alla R&S, anche se parzialmente impiegate48;
la misurazione dell’attività di ricerca da essi condotta in equivalente a tempo pieno (personeanno)49;
la misurazione delle caratteristiche delle risorse
umane.
Si è scelto in questo contesto di utilizzare la prima
delle tre opzioni elencate, ossia il numero medio di
ricercatori e tecnici operanti all’interno delle unità
del campione nel 2003, in quanto costituisce la
soluzione che presenta minori difficoltà e riduce
Tabella 8
dottorato
laurea
diploma
altro
totale
48
49
50
51
al minimo gli errori nella fase di raccolta dei dati.
Lo studio, sempre secondo il Manuale di
Frascati, può seguire due diversi approcci: gli
addetti alla R&S possono essere analizzati in termini di "occupazione" che rivestono all’interno
dell’unità, ovvero in termini di "qualifica".
Secondo la prima direttrice, in accordo con la
classificazione ISCO (International Standard
Classification of Occupations), il personale può
essere distinto in:
ricercatori: sono tutti i professionisti impiegati
nella concezione o nella creazione di nuova
conoscenza;
tecnici: il loro compito principale richiede delle
conoscenze tecniche e dell’esperienza in uno o
più campi dell’ingegneria, della fisica e delle
scienze sociali e umanistiche; essi partecipano
all’attività di ricerca espletando funzioni scientifiche e tecnologiche che comportano l’applicazione di concetti e metodi, solitamente sotto la
supervisione dei ricercatori.
amministrativi (staff di supporto): includono
tutti gli addetti impiegati in attività di supporto a
quella propria della ricerca e di gestione dei
progetti, come lo staff di segreteria e d’ufficio50.
69
Dalle 200 interviste condotte51 emerge come il
numero di ricercatori complessivamente presenti
all’interno dei soggetti interpellati, pari a 1.139, superi di poco quello dei tecnici, stimati in 1.019 unità
(Tabella 8); gli addetti che si dedicano all’attività di
ricerca risultano quindi, nel complesso, 2.158.
Numero complessivo e valore medio di ricercatori e tecnici, con specificazione
della qualifica
ricercatori
val. ass.
val. medio
178
0,89
737
3,69
217
1,09
7
0,04
1.139
5,71
tecnici
val. ass.
val. medio
0
0
244
1,22
711
3,56
64
0,32
1.019
5,10
Tre sono in questo ambito i possibili approcci proposti per la misurazione: numero di ricercatori impiegati in una certa data;
numero medio di ricercatori impiegati in un anno; numero totale di ricercatori impiegati in un anno.
Il Manuale di Frascati propone questa metodologia di calcolo per un corretto computo dell’attività di ricerca portata a termine
da ciascuna risorsa umana; essa è infatti in grado di stimare il reale apporto di ciascuna risorsa all’attività di ricerca, dal momento che misura la frazione in termini di tempo pieno che il ricercatore dedica all’attività in una determinata unità (una persona che
spende il 30% del suo tempo in attività di ricerca e il rimanente in altre attività, viene considerata come 0,3 in equivalente a
tempo pieno; allo stesso modo, un ricercatore che risulta impiegato in un’unità di ricerca per 6 mesi in un anno, risulta 0,5 in
equivalente a tempo pieno).
Data l’indiretta partecipazione alla vera e propria attività di R&S, tale categoria come già specificato non sarà compresa nello
studio delle risorse umane impiegate nella ricerca.
Dal momento che un’unità del campione non ha risposto alla domanda in questione, il totale dei rispondenti è 199 in luogo di
200. I totali in seguito riportati faranno quindi riferimento ad un campione di 199 unità.
Rapporto Attività 2002-04
All’interno delle strutture esaminate è presente
un numero medio di 5,71 addetti impiegati nella
creazione di nuova conoscenza, che affiancano
una media leggermente più bassa (5,10) di tecnici.
In sede di intervista è stato richiesto di specificare il titolo di studio posseduto da ciascun
addetto alla ricerca, indicando il numero di unità in
possesso di dottorato di ricerca, laurea (anche
diploma di laurea o laurea breve) ovvero diploma
di scuola media superiore. È stata inoltre prevista
Figura 6
una categoria residuale che contemplasse la specificazione del titolo eventualmente posseduto, a
posteriori risultata comunque trascurabile.
All’interno della classe dei ricercatori (Figura 6),
quasi il 65% è in possesso di una laurea e il
15,6% di un dottorato di ricerca. Tra i tecnici, invece, quasi il 70% risulta diplomato ed appena il
24% laureato; nessun tecnico inoltre, com’era
logico aspettarsi, è in possesso di un dottorato di
ricerca.
Ripartizione del numero totale di ricercatori e tecnici del campione per qualifica
70
Il livello d’istruzione dei ricercatori risulta naturalmente più elevato di quello dei tecnici, il cui
compito è principalmente quello di applicare concretamente i concetti elaborati dai ricercatori stessi. Si vedrà di seguito come la qualifica risulti correlata anche alla tipologia di struttura che conduce la ricerca, dal momento che la classe dei dottorati si colloca in misura maggiore all’interno della
Tabella 9
nessuno
da 1 a 3
da 4 a 10
oltre 10
totale
classe degli enti di ricerca piuttosto che in quella
delle imprese.
Per facilità di comprensione, il numero dei ricercatori e dei tecnici presenti all’interno della struttura è stato accorpato in quattro classi:
nessuno;
da 1 a 3;
da 4 a 10;
oltre 10.
Ripartizione dei ricercatori totali per tipologia della struttura nella quale sono
collocati (valori in %)
imprese
16,3
46,5
28,5
8,7
100,0
enti di ricerca
7,4
11,1
37,0
44,4
100,0
totale
15,1
41,7
29,6
13,6
100,0
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
La Tabella 9 considera come variabile discriminatoria la partizione tra imprese ed enti di ricerca,
e la successiva Tabella 10 distingue il settore privato in tre macroclassi dimensionali: si palesa
chiaramente quanto già accennato in precedenza, vale a dire che tra gli enti di ricerca il numero
di ricercatori e, di conseguenza, il livello di istruzione sono più elevati; il 44,4% degli enti di ricerca ospita oltre 10 ricercatori, contro un valore del
campione nel suo complesso del 13,6%. Tale
risultato può anche essere attribuito ai legami
degli enti di ricerca con le università, e al corrispondente interscambio di ricercatori, nonché alla
marcata propensione verso l’attività di ricerca di
base, come è stato evidenziato in precedenza.
Il fatto che vi siano imprese ed enti senza ricercatori è spiegabile con la presenza esclusiva di
tecnici di ricerca.
Tabella 10 Ripartizione dei ricercatori totali per classe dimensionale della struttura di
appartenenza (valori in %)
nessuno
da 1 a 3
da 4 a 10
oltre 10
totale
piccole
imprese
8,0
56,0
32,0
4,0
100,0
medie
imprese
21,4
47,6
22,6
8,3
100,0
All’interno del gruppo delle imprese pare invece
delinearsi una sorta di ripartizione che vede, da
una parte, la classe dimensionale intermedia (da
21 a 200 addetti), che rappresenta le piccole e
medie imprese regionali operanti nei settori tradizionali, e dall’altra, le piccole imprese, tra le quali si
possono ritrovare prevalentemente "piccoli laboratori" altamente tecnologici52, e le grandi imprese,
dotate spesso di una propria unità di ricerca e per
le quali la ricerca è ben strutturata in funzione delle
dimensioni aziendali. Le due ultime tipologie manifestano, per questa come per altre variabili considerate (come si vedrà in seguito), dei comportamenti affini e sostanzialmente in antitesi con quelli
risultanti dallo studio della classe dimensionale
intermedia.
Nel complesso le imprese fino a 20 addetti
mostrano valori più alti rispetto alla media del
campione quando il numero di ricercatori presenti all’interno della struttura varia da 1 a 10 (oltre i
10 ricercatori ovviamente il valore cala per effetto
del limitato numero di personale complessivamente presente nella struttura); per le grandi
imprese valori più elevati si riscontrano in presenza di un numero di ricercatori superiore a quattro,
e in misura maggiore quando esso supera la decina. La classe intermedia occupa, invece, un
numero di ricercatori piuttosto esiguo (quasi il
70% ne impiega meno di tre).
52
53
54
grandi
imprese
15,8
31,6
36,8
15,8
100,0
enti di
ricerca
7,4
11,1
37,0
44,4
100,0
totale
15,1
41,7
29,6
13,6
100,0
Analizzando nello specifico il titolo di studio
posseduto da ciascun addetto alla ricerca, è nella
classe degli enti di ricerca che si concentrano in
misura maggiore i ricercatori con un dottorato:
oltre il 40% degli enti accoglie un numero di dottori di ricerca che varia da 4 a 10, mentre per il
settore privato tale percentuale è appena del 3%.
Dall’altra parte, l’80% delle imprese non ne ospita
alcuno, e tra le rimanenti sono le piccolissime
imprese (con un numero di addetti inferiore a 20)
e, anche se in misura minore, quelle con un
numero di addetti superiore a 200, ad occupare
personale con tale qualifica53. È dunque possibile
riscontrare nuovamente un comportamento analogo tra le piccole imprese e le grandi imprese.
Come evidenziato anche nella Comunicazione
della Commissione al Consiglio e al Parlamento
Europeo "I ricercatori nello Spazio Europeo della
Ricerca: una professione, molteplici carriere"54, le
imprese sono più propense ad assumere ricercatori sprovvisti di dottorato, in quanto ritengono
che i possessori di questo titolo siano eccessivamente specializzati. Tale comportamento non è
comunque attribuibile esclusivamente all’ambito
della ricerca, ma è ravvisabile in generale nella
gestione delle risorse umane da parte delle imprese, che preferiscono occuparsi direttamente della
formazione dei propri addetti. Il complesso delle
istituzioni di insegnamento superiore/ricerca, inve-
Insediati principalmente nell’AREA Science Park e negli altri poli tecnologici presenti in Regione, per i quali l’attività di ricerca
costituisce il core business.
Considerando più nel dettaglio la classe di imprese con oltre 500 addetti, la quota di quelle che occupano ricercatori con dottorato in misura compresa tra 4 e 10 addetti è addirittura del 33%.
Bruxelles, 18/07/2003. COM(2003) 436 definitivo.
71
Rapporto Attività 2002-04
72
ce, forma gli studenti laureati in una prospettiva
"endogena", partendo quindi dal presupposto che la
maggior parte della loro carriera di ricercatori professionisti si svolgerà in ambiente universitario o comunque all’interno di strutture pubbliche di ricerca.
Anche la categoria dei ricercatori laureati si concentra in misura maggiore negli enti di ricerca (il
52% di essi occupa infatti un numero di ricercatori con laurea che oscilla tra le 4 e le 10 unità), mentre all’interno del settore privato la classe intermedia è sempre quella che evidenzia un livello inferiore di formazione degli addetti alla ricerca.
La figura del ricercatore in possesso esclusivamente di diploma è quasi totalmente assente all’interno degli enti di ricerca (nell’85% dei casi non è
impiegato alcun ricercatore diplomato, mentre nel
15% dei casi la figura in oggetto è presente in
numero che varia da uno a tre), mentre all’interno
del settore privato la presenza del ricercatore
diplomato è più frequente, anche se non in maniera così netta, nelle imprese con oltre 200 addetti,
che manifestano al loro interno una struttura più
variegata rispetto alle piccolissime aziende (che
vedono impiegato personale ai massimi gradi della
formazione).
La figura del tecnico (Tabella 11) risulta, com’era ragionevole aspettarsi, maggiormente presente
nelle imprese: per il 40% degli enti di ricerca tale
figura professionale non fa parte dell’organico, e la
stessa percentuale è assegnata quando il numero
di tecnici varia da uno a quattro. Per le imprese,
invece, solo il 26% non occupa al suo interno dei
tecnici di ricerca e cumulativamente il 36% presenta più di quattro addetti in questo campo.
Dall’analisi del dettaglio dimensionale del settore delle imprese, la presenza del profilo professionale in oggetto è più marcata nella classe intermedia, se si considera un numero di tecnici fino a 10,
mentre sono le imprese con oltre 200 addetti ad
occupare oltre 10 tecnici nel 34% dei casi (contro
una media complessiva del 12%).
La figura del tecnico è riscontrabile in misura
maggiore all’interno delle imprese "tradizionali",
che quindi necessitano in misura maggiore di personale in grado di occuparsi dello sviluppo tecnologico piuttosto che di figure in grado di generare
nuova conoscenza, ma anche nelle grandi imprese, come risorsa in grado di affiancare i numerosi
ricercatori presenti all’interno della struttura.
All’interno delle grandi imprese il tecnico è, in
misura più frequente, un laureato, mentre considerando la classe delle medie imprese, la qualifica maggiormente diffusa per il profilo professionale in oggetto è il diploma.
È piuttosto elevata, comunque, anche la presenza di un numero di tecnici diplomati superiore
alla decina all’interno della classe delle imprese
con oltre 200 addetti, ma tale dato è in parte
influenzato dal numero di occupati complessivamente presenti nella struttura.
Tabella 11 Ripartizione dei tecnici totali per classe dimensionale della struttura di
appartenenza (valori in %)
nessuno
da 1 a 3
da 4 a 10
oltre 10
totale
piccole
imprese
38,0
42,0
20,0
0,0
100,0
medie
imprese
22,6
39,3
28,6
9,5
100,0
Una volta analizzata la composizione delle
risorse umane dedite all’attività di ricerca in termini di qualifica e occupazione, nonché la richiesta
di collaborazioni con professionisti esterni, si
prenderà ora in esame la dinamica del trend
occupazionale dei ricercatori e dei tecnici di ricerca, considerando il biennio passato (2002-2003)
e quello in corso e del prossimo futuro (20042005), al fine di valutare l’andamento della richiesta di tali figure professionali e, in un’ottica allar-
55
grandi
imprese
18,4
28,9
18,4
34,2
100,0
enti di
ricerca
40,7
40,7
7,4
11,1
100,0
totale
28,1
38,2
21,6
12,1
100,0
gata, il potenziale di ricerca della regione Friuli
Venezia Giulia per il futuro.
Quello che emerge è un quadro sostanzialmente ottimistico, che vede una contrazione delle
unità55 che dichiarano un trend occupazionale
decrescente nel passato (le strutture che segnalano un decremento passano da quasi il 10% ad
appena il 3%) e un’espansione delle strutture che
prevedono di incrementare le risorse umane
occupate nella ricerca (il 31,5% prevede un leg-
I rispondenti sono, per la domanda in questione, 193 per quanto attiene al biennio 2002-2003, e 196 per quello 2004-2005.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
gero incremento, contro una percentuale del
25,3% registrata nel biennio passato, mentre
rimane inalterata la quota dei soggetti che optano
per un forte incremento sia nel passato che nel
futuro); sostanzialmente invariato rimane il numero delle unità che formulano un trend costante.
In merito alla dinamica occupazionale gli enti di
ricerca manifestano un trend più costante rispetto
al settore privato (anche perché generalmente è
previsto un concorso pubblico per accedere agli
enti), non palesando in nessun caso delle situazioni di forte decremento/incremento; al contrario,
le imprese dichiarano una forte espansione nel
7,8% dei casi. Dall’analisi per classe dimensionale delle aziende del campione emerge come i
maggiori incrementi si riscontrino all’interno della
classe delle piccole imprese (nel complesso oltre
il 40% di esse segnala un incremento), mentre le
altre due classi manifestano un comportamento
tendenzialmente in linea con il complesso delle
unità intervistate.
Tabella 12 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2002-2003 per
classe dimensionale della struttura oggetto d’indagine (valori in %)
forte decremento
leggero decremento
costante
leggero incremento
forte incremento
totale
piccole
imprese
0,0
8,5
51,1
29,8
10,6
100,0
medie
imprese
0,0
9,9
59,3
22,2
8,6
100,0
L’evoluzione per il biennio successivo prevede
una sostanziale espansione del trend delle risorse
umane per il futuro (il "leggero incremento" è ora
segnalato nel 31,6% dei casi, contro il 25,4% del
passato) e conferma una maggior stabilità, già
riscontrata nel biennio precedente, all’interno
della classe degli enti di ricerca56.
grandi
imprese
5,3
7,9
57,9
26,3
2,6
100,0
enti di
ricerca
0,0
7,4
66,7
25,9
0,0
100,0
totale
1,0
8,8
58,0
25,4
6,7
100,0
L’espansione si prospetta in misura maggiore
per gli enti di ricerca piuttosto che per il settore
privato, e all’interno di questa ultima categoria
sono sempre le piccole imprese che prevedono
maggior dinamicità nell’incremento (il 58% di essi
crede in un potenziamento delle risorse umane,
mentre appena il 2% risulta pessimista).
Tabella 13 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2004-2005 per
classe dimensionale della struttura oggetto d’indagine (valori in %)
forte decremento
leggero decremento
costante
leggero incremento
forte incremento
totale
56
piccole
imprese
0,0
2,0
40,0
40,0
18,0
100,0
medie
imprese
0,0
1,2
67,9
27,2
3,7
100,0
grandi
imprese
2,6
2,6
65,8
26,3
2,6
100,0
Anche per questo periodo nessuna unità prevede forti decrementi/incrementi.
enti di
ricerca
0,0
7,4
55,6
37,0
0,0
100,0
totale
0,5
2,6
58,7
31,6
6,6
100,0
73
Rapporto Attività 2002-04
Considerando, infine, come variabile discriminatoria l’intensità di ricerca, la dinamica del trend
occupazionale risulta correlata in maniera positiva
con tale grandezza in entrambi i periodi.
All’aumentare del numero di addetti alla ricerca
rispetto al totale delle persone impiegate nella
struttura, il trend occupazionale diventa positivo,
ma questa conclusione appare abbastanza ovvia
dal momento che se l’attività di ricerca rappresenta il core business della struttura, allora si è più
disposti ad investire e puntare su tale attività di
quanto non si farebbe se essa avesse solo carattere accessorio.
Per quanto attiene allo studio delle risorse
umane dedite alla ricerca all’interno delle due
Università di Udine e di Trieste, questo è avvenuto con la somministrazione di un questionario
semplificato elaborato ad hoc, data la particolarità
di tali istituzioni rispetto al resto del campione57.
Le domande relative al personale addetto alla R&S
e al trend occupazionale sono rimaste comunque
le medesime.
Tabella 14 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2004-2005 per
classe di intensità di R&S (valori in %)
forte decremento
leggero decremento
costante
leggero incremento
forte incremento
totale
74
bassa intensità
di R&S
0,0
2,6
67,5
27,3
2,6
100,0
media intensità
di R&S
1,8
3,6
60,7
28,6
5,4
100,0
Il personale addetto alla ricerca presente all’interno dell’Università di Trieste risulta nel complesso di 1.510 unità, contro le 1.045 dell’Università di
Udine (Tabella 15). La quota di tecnici è molto più
alta nell’Ateneo triestino, dove rappresenta il 13%
del totale, mentre nell’area udinese tale figura raggiunge appena il 6% del totale.
Dalle ultime rilevazioni ufficiali disponibili
alta intensità
di R&S
0,0
0,0
46,8
40,3
12,9
100,0
totale
0,5
2,1
59,0
31,8
6,7
100,0
dell’ISTAT, il personale addetto alla R&S nell’anno
2001 all’interno delle Università di Udine e di
Trieste è pari a 1.928 unità equivalenti a tempo
pieno; viene quindi confermata la dinamica in crescita di tale grandezza, che si quantifica in 2.555
unità nel 200358, anche se la previsione di entrambi gli atenei sulla dinamica del trend occupazionale per il passato e per il futuro appare stazionaria.
Tabella 15 Personale addetto alla R&S per qualifica e totale dipendenti e collaboratori
(compresi quelli che operano al di fuori della regione Friuli Venezia Giulia)
all’interno delle Università di Udine e di Trieste, anno 2003.
ricercatori
tecnici
totale in Fvg59
totale60
Università di Udine
985
60
1.045
1.181
Università di Trieste
1.310
200
1.510
2.500
Inoltre si sono in questo modo evitate duplicazioni nel conteggio delle risorse umane, in quanto una parte consistente dei ricercatori universitari è attivo anche presso imprese ed enti di ricerca presenti nel campione.
58
Le rilevazioni effettuate dall’ISTAT possono comunque risultare non pienamente confrontabili con i dati raccolti dalle interviste
effettuate direttamente alle Università in funzione della diversa metodologia di computo degli addetti.
59
Numero di addetti alla R&S nell’anno 2003 che operano all’interno della regione Friuli Venezia Giulia.
60
Numero totale di dipendenti e collaboratori nell’anno 2003, compresi quelli che operano all’esterno della regione Friuli Venezia
Giulia.
57
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
2.3. Risorse umane e fabbisogni formativi
La parte centrale dell’analisi si concentra sulle
indicazioni dei soggetti intervistati in merito a fabbisogni occupazionali e formativi nell’area della
R&S. In particolare si è indagato in tre direzioni:
problematiche relative alla reperibilità delle risorse
umane (sia legate al mercato sia dipendenti da
carenza di competenze professionali), aree di
richiesta di personale, modalità formative. Anche
in questo caso si è utilizzata la variabile dimensionale/tipologica come elemento discriminante per
giungere ad una migliore comprensione del tema.
È stato chiesto agli intervistati quali fossero le
problematiche riscontrate in merito alle risorse
umane con un’attenzione che spaziava dai problemi relativi al mercato del lavoro a quelli strettamente formativi. La Tabella 16 rappresenta una
sintesi delle risposte date, mostrando il valore
della media di un indice che misura l’importanza
assegnata a ciascuno dei temi individuati61.
Naturalmente i risultati tendono a concentrarsi
attorno al valor medio, come è tipico delle domande poste con questo metodo. Ciononostante, è
possibile osservare come la differenza fra l’opinione espressa dalle imprese e gli enti di ricerca si
concentri sul lato della domanda per i primi e dell’offerta per i secondi. Se infatti le questioni rilevanti
per le imprese sono la carenza di risorse umane
adeguatamente preparate e la distanza che separa percorso formativo ed attività lavorativa, per gli
enti i problemi si concentrano principalmente su di
un basso livello retributivo e sull’attrattività di soggetti stranieri per i ricercatori regionali (probabilmente collegata anche questa in parte a questioni
retributive). In assoluto meno rilevante appare invece la questione della formazione successiva all’inserimento in organico dei ricercatori.
Tabella 16 Problemi sulle risorse umane, valori medi delle risposte
tema
mancanza di risorse umane adeguatamente preparate
difficoltà non nel reperimento del personale, bensì nella successiva formazione
mancanza di collegamento tra sistema formativo e imprese
approccio eccessivamente teorico del sistema d'istruzione
lavoro poco attraente dal punto di vista retributivo
attrattività costituita dalle esperienze all'estero per i ricercatori/tecnici
La variabilità delle risposte fornite è però considerevole ed è strettamente connessa con gli
aspetti dimensionali dei soggetti coinvolti nell’indagine. Come per altre osservazioni presenti nell’analisi svolta si può notare un interessante similarità di opinioni fra piccole e grandi imprese. Le
risposte date quindi non mostrano una relazione
lineare con la dimensione d’impresa.
La difficoltà ad individuare risorse umane adeguate per le attività di R&S dell’azienda/ente è particolarmente sentito dalle imprese di media dimensione (infatti costituisce una questione rilevante
complessivamente per il 39% delle medie imprese,
come evidenziato in Tabella 17), in maniera leggermente minore dalle grandi e dalle piccole (sebbene si debba osservare che il 22,9% di queste ultime evidenzia una grave difficoltà in merito al tema).
Va rilevato comunque che è elevata anche la percentuale di imprese che non ritiene di incontrare
grandi difficoltà nel reclutamento degli addetti alla
ricerca (solo l’11% però ritiene la questione di nessuna rilevanza).
61
imprese
3
2,6
3,3
2,8
2,3
2
enti
2,6
2
2,3
2,2
3,2
2,7
Strettamente collegato a questo aspetto è
quello relativo alle criticità della formazione successiva all’inserimento in azienda/ente, considerato meno importante di altri. Infatti, solo il 20%
degli intervistati nel complesso evidenzia difficoltà
in merito. Si tratta di un problema meno sentito
dalle grandi e piccole imprese (e per gli enti di
ricerca quasi irrilevante), probabilmente grazie ad
una maggiore capacità di accedere al circuito
della formazione. Per le grandi imprese tale attitudine rappresenta un dato consolidato in letteratura, mentre per le piccole costituisce un'ulteriore
prova della dinamicità che consente loro di sfruttare le opportunità fornite dai servizi del territorio
regionale (si pensi ai legami con AREA Science
Park, Agemont o gli atenei regionali).
I temi successivi si pongono su un piano diverso rispetto a quelli esaminati sopra, tanto che
possono fornire le motivazioni che conducono a
considerare problematico il reperimento di ricercatori e tecnici adeguatamente preparati. Appare
evidente come la distanza che separa la forma-
Gli intervistati potevano graduare la propria risposta su di una scala da 1 a 5, dove il valore 1 indica minima importanza per il
tema ed il valore 5 invece la massima. Il valore 3 indica che la questione è ritenuta di media importanza.
75
Rapporto Attività 2002-04
76
zione dal mondo produttivo, che è come noto uno
degli elementi più presenti nel dibattito sul sistema
formativo62, sia maggiormente sentita dalle imprese rispetto agli enti di ricerca. Lo scarso collegamento è rilevato soprattutto dalle imprese medie e
grandi, mentre appare meno sentito dalla piccole
imprese. L’affinità fra enti di ricerca e piccole
imprese è ancora una volta spiegabile con la particolarità del campione, nel quale le ultime sono
state inserite proprio per il fatto di connotarsi per
un’alta "intensità di ricerca". È quindi probabile un
maggiore collegamento fra piccole imprese ed
enti di ricerca con il sistema formativo, in particolare con la formazione universitaria e post-universitaria, derivante da scambi di esperienze, mobilità di personale, partecipazione a progetti comuni (inoltre un maggior peso della ricerca di base
rispetto alle altre attività le avvicina entrambe alla
ricerca svolta negli atenei).
Si deve osservare che in assoluto questo è considerato il nodo maggiormente critico nell’ambito
delle risorse umane dedite all’attività di R&S (complessivamente è considerato un problema rilevante
dal 44,3% delle imprese/enti). Ovviamente la
distanza fra impresa/ente e mondo formativo può
essere interpretata a diversi livelli: il mancato collegamento è causato dall’assenza di strumenti
che consentano un incontro effettivo di domanda
e offerta di addetti alla ricerca oppure dall’impossibilità di imprese ed enti di ricerca di intervenire
sui percorsi e sulle modalità formative in maniera
da renderli maggiormente corrispondenti alle proprie esigenze. Il problema è riconducibile solo parzialmente all’approccio eccessivamente teorico
presente nel sistema formativo italiano (e regionale conseguentemente). Diminuisce infatti, sebbene rimanga complessivamente elevata, la percentuale di imprese ed enti che ritengono questa
una questione rilevante (37% e 36,1% rispettivamente per le medie e le grandi imprese).
Nuovamente le piccole imprese evidenziano un
minore interesse per la questione (in una percentuale pari al 25%), che diventa di fatto nullo, come
d’altronde è lecito aspettarsi, per gli enti di ricerca
(3,8%).
Gli enti di ricerca segnalano che i problemi
maggiori si pongono a causa della scarsa attrattività della "professione ricercatore" in Italia. In
assoluto la questione retributiva è considerata il
problema principale dal 42,3% degli enti di ricerca, mentre è ritenuta di poca importanza per le
imprese, soprattutto dalle grandi. Si ritrova dunque anche per gli addetti alla R&S la situazione
tipica del mercato del lavoro che vede le retribuzioni aumentare al crescere della dimensione
d’impresa. Per gli enti di ricerca la questione retributiva può essere vista sotto un duplice aspetto:
la "professione ricercatore" in sé viene considerata sottoretribuita rispetto all’elevata qualità dell’attività svolta (e quasi sempre al termine di percorsi
formativi lunghi e impegnativi) ma al tempo stesso
è inferiore a posizioni professionali analoghe nel
settore privato. Dunque i ricercatori sarebbero
attratti poco da enti ed istituti di ricerca anche a
causa della concorrenza proveniente dal mondo
delle imprese (con il rischio di depauperare eccessivamente le risorse dedite alla ricerca di base).
Altra forma di concorrenza per i ricercatori degli
enti è rappresentata dall’attrattività di istituti ed
imprese estere (indicato come problema dal
26,9% degli enti di ricerca), fenomeno ampiamente conosciuto e dibattuto nel mondo della ricerca
italiano. Sulle scelte dei ricercatori italiani di svolgere la propria attività all’estero naturalmente non
influisce solo il fattore economico ma anche la
possibilità di applicare le proprie competenze in
centri di eccellenza internazionale o semplicemente di realizzare con modalità diverse rispetto a
quelle italiane l’attività di ricerca63. Ovviamente, le
possibilità di intervenire a livello regionale su motivazioni di questo tipo sono piuttosto limitate, poiché coinvolgono aspetti connessi con l’intero
sistema scientifico nazionale. Le imprese regionali
non ritengono che la competizione straniera, sul
lato delle risorse umane, costituisca un problema
rilevante, specie quelle medio-grandi. Va però
osservato che quasi 1/4 delle piccole imprese ha
segnalato come importante il caso. Si tratta dunque di un’ennesima conferma di come sia simile il
modo di vedere le problematiche relative al reperimento e la gestione delle risorse umane nel settore della R&S da parte di enti/istituti di ricerca e
piccole imprese (che ricordiamo sono in prevalenza stati classificati "ad alta intensità di ricerca").
Quindi, il modo di vedere le questioni di chi fa della
R&S il proprio core business o la ragione stessa
della sua esistenza (è il caso degli enti di ricerca
pubblici) è piuttosto differente da quello della medie
e grandi imprese e, di conseguenza, sarà differente il modo con cui interverranno sul mercato del
lavoro e su quello della formazione in merito a ricercatori e tecnici addetti alle attività di R&S.
Si vedano ad esempio Foresti, Ricerca, capitale umano e struttura produttiva nell'economia italiana, in Analysis n° 3/2000; Del
Santo-Malizia, Problemi finanziari e di risorse umane per la ricerca e lo sviluppo in Italia. Il ruolo del settore pubblico, in Analysis
n° 4/2000; Centro studi Confindustria, La ricerca e l’innovazione in Italia, 2003.
63
Si veda ad esempio A report on the promotion of employment in research and innovation through indirect measures, European
Technology Assessment Network, 1999.
62
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
Tabella 17 Valutazione temi relativi alle risorse umane in base alla classificazione per
tipologia di soggetto intervistato (valori in %)
classe
per niente
importante
poco
importante
mediamente
importante
abbastanza
importante
molto
importante
totale
mancanza di
risorse umane
adeguatamente
preparate
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
14,6
11,0
8,1
23,1
13,0
31,3
29,3
24,3
34,6
29,5
18,8
20,7
32,4
11,5
21,2
12,5
20,7
18,9
19,2
18,1
22,9
18,3
16,2
11,5
18,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
difficoltà non nel
reperimento del
personale, bensì
nella successiva
formazione
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
18,8
17,1
18,9
30,8
19,7
35,4
30,5
29,7
42,3
33,2
31,3
25,6
29,7
19,2
26,9
10,4
19,5
16,2
7,7
15,0
4,2
7,3
5,4
0,0
5,2
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
mancanza del
collegamento tra
sistema formativo
e imprese
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
14,6
7,4
8,1
30,8
12,5
18,8
13,6
16,2
26,9
17,2
22,9
28,4
27,0
23,1
26,0
31,3
32,1
35,1
15,4
30,2
12,5
18,5
13,5
3,8
14,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
approccio
eccessivamente
teorico del sistema
d'istruzione
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
29,2
19,8
8,3
15,4
19,4
22,9
23,5
22,2
57,7
27,7
22,9
19,8
33,3
23,1
23,6
14,6
22,2
25,0
0,0
17,8
10,4
14,8
11,1
3,8
11,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
lavoro poco attraente
dal punto di vista
retributivo
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
31,3
28,0
22,2
11,5
25,5
22,9
39,0
33,3
15,4
30,7
25,0
13,4
38,9
30,8
23,4
16,7
13,4
5,6
26,9
14,6
4,2
6,1
0,0
15,4
5,7
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
attrattività costituita
dalle esperienze
all'estero per i
ricercatori/tecnici
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
totale
36,4
49,3
48,6
23,1
42,2
25,0
26,7
25,7
15,4
24,4
13,6
17,3
14,3
34,6
18,3
20,5
5,3
11,4
19,2
12,2
4,5
1,3
0,0
7,7
2,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
È importante rilevare che la variabile settoriale
non influenza in alcun modo le opinioni espresse.
Non è stato infatti osservato alcun legame fra l’appartenenza dell’impresa/ente ad un settore produttivo ed il tenore delle risposte rispetto alle
tematiche di cui si sta trattando. Analoga considerazione si può fare per l’area tematica in cui si
svolge l’attività di R&S. L’analisi sviluppata può,
quindi, essere considerata trasversale rispetto sia
ai settori economici sia nei confronti delle aree
tematiche di ricerca.
È invece evidente come la variabile "intensità di
ricerca"64 influenzi notevolmente il tenore delle opinioni sottoposte agli intervistati. Ovviamente,
essendo i soggetti classificati come ad alta inten64
sità di R&S composti soprattutto da piccole
imprese e da enti di ricerca, alcuni aspetti che li
accomunavano già nell’analisi sopra sviluppata,
risulteranno ora ulteriormente rafforzati. È questo
il caso del mancato collegamento fra percorso
formativo e sistema della ricerca, che costituisce
una criticità soprattutto per i soggetti a bassa e
media intensità di ricerca. Si tratta evidentemente
in maggioranza di imprese medio-grandi, nelle
quali l’attività di R&S è accessoria alla produzione
specifica dell’azienda e che rientra principalmente
nelle categorie della ricerca applicata e dello sviluppo sperimentale. Va considerata comunque
con attenzione anche una quota non indifferente
(complessivamente pari al 37,3%) dei soggetti ad
Cfr. il paragrafo 1 - Le caratteristiche delle imprese e degli enti di ricerca
77
Rapporto Attività 2002-04
alta intensità di ricerca che segnalano come rilevante il problema, a conferma che in assoluto la
distanza sistema d’istruzione-mondo produttivo è
un’area su cui vi sono ampi margini di miglioramento.
Anche la convinzione che le retribuzioni di ricercatori e tecnici siano troppo basse è direttamente
proporzionale alla variabile intensità di ricerca,
essendo particolarmente presente fra i soggetti ad
alta intensità di ricerca (in misura pari al 32,2%).
Interessante osservare che il tema relativo alla
formazione post-assunzione concerne principalmente i soggetti a bassa intensità di ricerca (in
percentuale pari al 28,2%), che evidentemente
più degli altri soggetti necessitano di supporto per
le attività formative, mentre molto ridotta è la percentuale di soggetti classificati ad alta intensità di
R&S che segnalano come aspetto critico la formazione successiva all’assunzione.
Si è voluto anche indagare verso quali aree si
indirizzeranno le future assunzioni di ricercatori e
tecnici per la funzione di R&S65. Ovviamente c’è un
forte legame con il settore in cui opera l’impresa/ente e, di conseguenza, la composizione del
campione si riflette anche sulla richiesta delle competenze66. Appare però netta la distinzione fra la
domanda proveniente dagli enti di ricerca e quella
proveniente dalle imprese. Se i primi concentrano
la loro richiesta in competenze afferenti a discipline quali la biologia, le scienze sociali, la fisica, le
scienze mediche e biomediche, le scienze della
terra, le seconde, al contrario, individuano fra i
settori più richiesti l’ingegneria meccanica ed elettronica, la chimica e l’informatica. Queste quattro
aree concentrano più del 70% delle preferenze in
merito alla richiesta delle imprese; essendo il
campione composto in prevalenza da imprese, a
livello complessivo la domanda di ricercatori e
tecnici in Friuli Venezia Giulia è di gran lunga concentrata nelle quattro aree evidenziate (inoltre la
previsione di crescita occupazionale è maggiore
nelle imprese rispetto agli enti di ricerca). Per queste si può facilmente individuare una corrispondenza con determinati corsi di laurea anche se,
come già osservato al paragrafo precedente, la
domanda di tecnici, specie nelle imprese di media
dimensione, può essere legata anche a competenze maturate a livello di scuola superiore o attraverso l’esperienza lavorativa.
La netta separazione che emerge dall’analisi
potrebbe riproporre anche per il mercato del lavoro nell’ambito della R&S una condizione simile a
quella definita come "disoccupazione intellettuale", caratterizzata da alti tassi di disoccupazione
fra i laureati in particolare provenienti da facoltà
78
Figura 7
Richiesta di ricercatori e tecnici delle imprese per area di provenienza, (valori
percentuali ponderati)
Ingegneria meccanica
Chimica
Ingegneria elettronica
Informatica
Fisica
Biologia
Ingegneria civile/architettura
Scienze mediche e biomediche
Scienze della terra
Altro
Matematica/statistica
Scienze sociali
Scienze agricole
Scienze umanistiche
0
10
20
30
40
50
60
70
80
Per gli intervistati era possibile assegnare due preferenze ordinate. Si è deciso di valutare le risposte assegnando un peso pari
a 2 per la prima preferenza ed a 1 per la seconda.
66
Non c’è corrispondenza con i corsi di laurea, essendo la presente classificazione basata sugli standard internazionali presenti
nel Manuale di Frascati.
65
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
Figura 8
Richiesta di ricercatori e tecnici degli enti di ricerca per area di provenienza
(valori percentuali ponderati)
Biologia
Scienze sociali
Fisica
Scienze mediche e biomediche
Scienze della terra
Chimica
Matematica/statistica
Scienze agricole
Informatica
Ingegneria elettronica
Ingegneria civile/architettura
Scienze umanistiche
0
5
10
15
umanistiche. Le imprese, che rappresentano la
fetta più consistente di domanda di lavoro, cercano infatti ricercatori e tecnici provenienti dalle aree
ingegneristica, informatica e chimica che com’è
noto mostrano, ad eccezione dell’informatica, un
continuo calo di interesse da parte dei giovani
entranti sul mercato del lavoro (come testimoniato anche dall’evoluzione delle immatricolazioni
universitarie).
Dal lato degli enti di ricerca al contrario sono
privilegiate le specializzazioni in discipline che
meglio si adattano alle caratteristiche dell’attività
di ricerca da loro svolta (ovvero con un minor
peso dello sviluppo sperimentale e una maggiore
attenzione alla ricerca di base).
L’esame della domanda di ricercatori e tecnici
in base alla dimensione aziendale presenta alcune
interessanti indicazioni. Nuovamente, è possibile
rilevare un comportamento delle piccole imprese
affine in molti casi a quello degli enti di ricerca. Fra
le imprese la domanda di specializzazioni in matematica, biologia, geologia, scienze mediche e biomediche è infatti nettamente superiore per le piccole rispetto alle medie ed alle grandi imprese.
Anche l’informatica appare più interessante come
disciplina per le piccole imprese che per le altri
classi (la presenza di numerosi laboratori di sviluppo software dalla ridotte dimensioni influisce
notevolmente su tale dato). Al crescere della
dimensione d’impresa cresce invece la domanda
per ricercatori e tecnici con competenze nell’area
dell’ingegneria meccanica ed elettronica.
67
20
25
30
35
40
45
50
Il secondo tema che si è cercato di analizzare è
quello relativo ai fabbisogni formativi. Indagare
nella direzione dei fabbisogni specialistici, relativi
alle attività di ricerca delle singole imprese o degli
enti, ha confermato l’ipotesi iniziale che tali fabbisogni siano estremamente differenti fra un soggetto e l’altro e che risulti complesso ed alla fine
poco proficuo ogni tentativo di sintetizzarne le
indicazioni (senza in questo modo cioè perdere la
peculiarità di ogni singola informazione). Le esigenze formative dell’attività di ricerca sono, come
è lecito d’altronde attendersi viste le sue caratteristiche intrinseche, molto varie e vanno tarate su
ogni singola attività di ricerca intrapresa. Il tentativo di raggruppare gli interventi è presentato nel
rapporto completo di ricerca. Appare evidente da
questo esame come la difficoltà per domanda e
offerta di ricercatori faccia fatica ad incrociarsi: le
imprese da un lato cercano competenze iperspecialistiche, se però queste mancano (come in
effetti avviene) preferiscono puntare su ricercatori
ancora da formare, con solo una formazione
"generale" pur evidenziando preferenze ben delimitate in alcuni ambiti (come sopra evidenziato)67.
Se la formazione per gli addetti alla ricerca presenta certamente un altissimo livello di specializzazione si è voluto però puntare l’attenzione
anche su competenze che non fossero necessariamente tecniche ma trasversali. Un risultato evidente è che il "pregiudizio" comune che vede il
ricercatore "distaccato" dalle preoccupazioni del
mercato trova una parziale conferma nelle opinio-
Cfr. inoltre Commissione Europea, I ricercatori nello Spazio Europeo della Ricerca: una professione, molteplici carriere,
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Bruxelles, 18/07/2003.
79
Rapporto Attività 2002-04
ni dei protagonisti della ricerca in Friuli Venezia
Giulia. Infatti, se competenze trasversali come
l’organizzazione e la comunicazione sono considerate sufficientemente presenti nel bagaglio di
ricercatori e tecnici, l’attenzione al mercato ed agli
aspetti finanziari connessi con l’attività di R&S
vengono giudicati carenti. Tali considerazioni derivano dall’osservazione della Tabella 18 che raccoglie i valori medi delle risposte relative alla limitatezza di alcune competenze trasversali68.
Tabella 18 Giudizio sulla carenza di competenze trasversali, composizione percentuale per
tipologia di soggetto intervistato
Comunicare e
relazionarsi
Organizzare
Competenze
commerciali
Competenze
finanziarie
Conoscenza delle
lingue straniere
80
piccole imprese
medie imprese
grandi imprese
enti di ricerca
2,4
2,5
2,5
2,7
2,4
2,6
2,3
2,7
3,2
3,3
3,3
3,0
3,4
3,1
3,3
3,0
2,4
2,4
2,3
2,0
Venendo esplicitamente alla questione formativa, che costituisce uno dei temi fondanti dell’intero Progetto D4, appare interessante osservare
che quasi l’80% delle imprese ha fatto partecipare i propri addetti alla R&S a corsi di formazione
nell’ultimo triennio. La percentuale sale all’85,7%
tra gli enti di ricerca. Ovviamente questo non
significa che le percentuali residue escludano attività formative, poiché la modalità con cui la
domanda è stata posta non consente di misurare
la formazione on the job (anche se la risposta relativa a corsi organizzati internamente comprende
probabilmente anche modalità formative di questo tipo). Ciò che interessava rilevare comunque
era l’attività formativa "formalizzata" nell’ipotesi
che questa presupponga una volontà esplicita
all’investimento in formazione per il personale
addetto alla R&S. La percentuale individuata è
comunque un chiaro indicatore dell’interesse fra
le imprese e gli enti intervistati per il tema della formazione. Si tratta di risultati molto più elevati
rispetto ad analoghe indagini, non specificamente
rivolte ad imprese che svolgono attività di R&S69.
Tale risultato non giunge naturalmente inaspettato. Pare ovvio che vi sia presso questi soggetti
68
69
una maggiore sensibilità al tema "formazione",
che com’è noto spesso viene relegata agli ultimi
posti nella scala degli investimenti, in ragione delle
caratteristiche stesse delle imprese/enti intervistati: una maggiore presenza di personale con un’alta formazione, una superiore apertura ed attenzione al contesto nazionale ed internazionale, una
maggiore propensione a considerare la risorsa
umana come fattore rilevante per l’accrescimento
della competitività (mentre in molti casi le strategie
di concorrenza si basano esclusivamente sulla
riduzione dei costi).
Elemento significativo emergente dall’indagine è
la capacità dei soggetti intervistati di ricorrere
all’offerta di formazione esterna (non necessariamente proveniente dal contesto regionale). Il
64,9% delle imprese infatti è ricorso a strutture
esterne per realizzare la formazione dei propri
addetti alla R&S, di cui il 30,4% in via esclusiva ed
il 34,5% in combinazione con interventi formativi
gestiti internamente. Il ricorso all’esterno è ancora
maggiore presso gli enti di ricerca, probabilmente
grazie alla grande capacità degli stessi di sfruttare
la rete di collaborazioni e contatti con altri istituti
facenti parti del sistema nazionale della ricerca.
Gli intervistati potevano graduare la propria risposta su di una scala da 1 a 5, dove il valore 1 indica una minima carenza ed il
valore 5 invece la massima. Il valore 3 indica una carenza di livello medio.
Ad esempio si vedano le recenti Ricerca e analisi delle strategie di ricerca e selezione del personale da parte delle imprese,
Ires-FVG 2003; Orientamenti per la Programmazione degli interventi nell’ambito delle aree territoriali rientranti nell’Obiettivo 2,
Ires-FVG 2003.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
Tabella 19 Frequenza di corsi di formazione nell'ultimo triennio (suddivisione percentuale
per tipologia di soggetto)
imprese
enti
totale
organizzati internamente
14,3
14,3
14,3
organizzati da strutture esterne
30,4
39,3
31,6
organizzati sia internamente
che da strutture esterne
34,5
32,1
34,2
nessun corso frequentato
20,8
14,3
19,9
totale
100,0
100,0
100,0
Tabella 20 Frequenza corsi di formazione nell'ultimo triennio (suddivisione percentuale per
tipologia di soggetto)
piccole imprese medie imprese grandi imprese
organizzati
internamente
organizzatida
strutture esterne
organizzati sia
internamente che
da strutture esterne
nessun corso
totale
enti di ricerca
totale
14,3
14,8
13,2
14,3
14,3
36,7
29,6
23,7
39,3
31,6
22,4
26,5
100,0
30,9
24,7
100,0
57,9
5,3
100,0
32,1
14,3
100,0
34,2
19,9
100,0
81
La scelta relativa alla formazione è significativamente connessa con la variabile dimensionale/tipologica: le piccole e le medie imprese sono quelle
che hanno fatto frequentare in misura minore corsi
di formazione, mentre per le grandi tale connotato
è quasi del tutto assente. In questo caso sembra
dunque rispettata la previsione, ampiamente evidenziata in letteratura, secondo cui l’investimento
in formazione è maggiore al crescere della dimensione d’impresa, sebbene la peculiarità delle piccole imprese presenti nel campione non consenta di
evidenziare in tal senso una relazione lineare (la differenza infatti fra piccole e medie imprese è molto
contenuta). Evidentemente però la ridotta dimensione spinge le piccole imprese che hanno nella
ricerca il proprio core business a comportarsi analogamente alle altre piccole imprese del territorio
regionale, riducendo l’investimento in formazione.
Come noto le ragioni di tali scelte sono legate
spesso a questioni di sostenibilità finanziaria e a
problematiche congiunturali, prescindendo quindi
70
da un erroneo approccio culturale dell’impresa
alla questione dello sviluppo delle risorse umane.
Ciononostante è evidente che in questo modo si
limita la crescita delle risorse umane e del sistema
regionale intero della R&S, con effetti che si ripercuoteranno negativamente nel lungo periodo.
Interessante è rilevare anche come le piccole
imprese, scontando evidentemente la ridotta
dimensione e la limitata strutturazione interna,
ricorrano in maniera maggiore all’appoggio esterno. È invece nettamente coerente con la dimensione la scelta di realizzare la formazione combinando attività formative interne ed esterne (dal
22,4% delle piccole al 30,9% delle media la
57,9% delle grandi).
Infine dalla Figura 9 si nota le imprese e gli enti
che hanno nella ricerca la propria attività prevalente ricorrano in maniera maggiore all’offerta formativa esterna rispetto alle altre due classi di
imprese/enti e siano al tempo stesso il gruppo
che in assoluto ha investito in formazione70.
Si deve osservare però una non perfetta linearità della variabile "intensità di ricerca" rispetto alle modalità formative.
Rapporto Attività 2002-04
Figura 9
Frequenza dei corsi di formazione nell’ultimo triennio (suddivisione percentuale
per intensità di ricerca)
40
35
Organizzati
internamente
30
25
Organizzati
esternamente
20
Organizzati sia
internamente sia
esternamente
15
10
No
5
0
82
L’aspetto propositivo in merito alle modalità formative è raffigurato nella Figura 1071. Nuovamente
appare evidente la differenza fra imprese ed enti di
ricerca. Le prime infatti ripartiscono le loro preferenze fra corsi brevi organizzati esternamente
(corsi a catalogo sostanzialmente) e contributi
assegnati direttamente per la realizzazione dell’attività formativa. Per gli enti invece accanto ai corsi
brevi è auspicabile anche il ricorso a borse di stu-
dio per esperienze da realizzarsi in altri laboratori
con in subordine l’assegnazione di contributi.
Quella della borsa di studio/ricerca è una modalità
storicamente presente nell’ambito degli enti pubblici di ricerca e delle università, dunque non stupisce l’elevato peso che le viene assegnato.
Colpisce forse di più la consistenza della segnalazione riferita a corsi brevi specialistici.
Figura 10 Modalità formative preferite (valori in % per tipologia di soggetti intervistati)
100%
Borse di studio
presso altri
soggetti
90%
80%
Stage
70%
60%
50%
Contributi
all'impresa
40%
30%
Corsi brevi
specialistici
20%
10%
0%
piccole
71
medie
grandi
enti
Per gli intervistati era possibile assegnare due preferenze ordinate. Si è deciso di valutare le risposte assegnando un peso pari
a 2 per la prima preferenza ed 1 per la seconda.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
La dimensione d’impresa influenza sensibilmente la scelta delle modalità formative. In particolare
il finanziamento diretto è richiesto principalmente
dalle piccole e medie imprese, mentre le grandi
preferiscono di gran lunga la formazione a catalogo. Dalle grandi imprese meno interessante è valutata l’opportunità di inviare i propri dipendenti
presso enti di ricerca o altre imprese mediante
borse di studio (forse in questo caso emerge il
timore di "esportare" know-how). È invece leggermente preferita l’esperienza di stage durante il percorso di studi, metodo probabilmente già ampiamente utilizzato e che invece per le piccole e
medie imprese risulta di più difficile impiego. La
dimensione e complessità delle grandi imprese,
infatti, consente loro di ospitare stagisti a ciclo
continuo (provenienti dalla scuola superiore, dall’università, scuole di dottorato o da corsi di formazione professionale). In generale il sistema dello
stage durante il periodo di studi non è valutata
come una metodologia interessante per la formazione dei ricercatori e dei tecnici. Tale affermazione
contraddice parzialmente l’indicazione fornita dagli
intervistati relativamente al difficile collegamento
fra sistema formativo e mondo produttivo. È
indubbio che lo stage costituisca uno strumento
importante per realizzare un avvicinamento sia dal
punto di vista formativo, unendo alla fase più teorica della scuola e dell’università il momento operativo dell’attività lavorativa, sia dal punto di vista
del mercato del lavoro consentendo l’incontro
effettivo di domanda ed offerta di lavoro.
Le piccole e medie imprese invece sembrano
decisamente preferire l’assegnazione di un contributo diretto per l’attività formativa, fornendo dunque un’indicazione favorevole agli interventi previsti dalla recente Legge Regionale sull’Innovazione
(anche se va rimarcato che tale risposta sconta, in
domande di questo tipo, un tendenziale favore
delle imprese verso l’indicazione che preveda l’assegnazione di contributi finanziari). La preferenza
delle piccole e medie imprese verso la formazione
"autogestita" può derivare, in molti casi, anche da
ragioni connesse con l’elevata specificità delle
attività di ricerca avviate, che difficilmente possono trovare una corrispondenza con l’offerta formativa regionale (presupponendo che la frequenza di corsi in altre aree d’Italia o d’Europa preve-
72
dano costi difficilmente sostenibili per le ridotte
risorse delle piccole e medie imprese).
Interessante infine osservare come chi non ha
fatto frequentare corsi di formazione ai propri
dipendenti72 individui nell’assegnazione di contributi diretti per la gestione autonoma dell’attività
formativa uno strumento importante; è, quindi,
facile supporre che proprio la disponibilità di interventi di questo tipo possa costituire per questi
soggetti un incentivo alla formazione dei propri
dipendenti.
È evidente, dunque, una minore fiducia sull’utilità della formazione esterna o addirittura sulla formazione in generale. Sarebbe interessante capire
se la preferenza per un contributo diretto da parte
di chi in effetti non investe in formazione è legato
ad una questione di scarsa cultura della formazione oppure se è solo una conferma che la maggiore difficoltà delle piccole e medie imprese a realizzare la formazione è connessa a problemi economico-finanziari. Anche in questo caso comunque
la scelta di limitare la formazione dipenderebbe da
una strategia esclusivamente di breve periodo che
non valuta i vantaggi competitivi che possono derivare dall’investimento nelle risorse umane nel
lungo periodo. Se per altri settori questo ragionamento può avere una validità, comunque limitata e
che certamente non procura vantaggi per il sistema economico regionale, nella specifica area della
R&S difficilmente se ne intravede la sostenibilità.
Infine è utile rilevare le risposte in base alla
variabile che classifica le imprese in base "all’intensità di ricerca". Le imprese e gli enti che svolgono in prevalenza attività di ricerca prediligono
molto più che le altre tipologie di soggetti l’effettuazione di esperienza presso laboratori esterni
oppure l’effettuazione di stage nel periodo di studi
(naturalmente su questo dato influisce il peso
degli enti di ricerca che come già evidenziato si
collocano in prevalenza nella tipologia ad "alta
intensità di R&S"). Al contrario sono molto meno
interessati a finanziamenti diretti all’impresa/ente
affinché organizzi l’attività formativa.
Va infine nuovamente fatto osservare che il settore di appartenenza di imprese ed enti non
influenza in maniera significativa né le modalità
formative preferite né l’avere o meno partecipato
a corsi di formazione nell’ultimo triennio.
Nuovamente è bene ricordare che ci si riferisce a formazione formalizzata, escludendo quindi la formazione on the job.
83
Rapporto Attività 2002-04
2.4. Rapporti con il sistema della ricerca
I canali ai quali le strutture che si dedicano all’attività di ricerca e sviluppo in misura prevalente o
accessoria possono accedere per ottenere dei finanziamenti sono numerosi: a seconda del livello essi si
diversificano in regionali, nazionali e comunitari.
Tra le strutture intervistate, ovviamente sono gli
enti di ricerca che in maniera più sistematica riescono ad accedere a finanziamenti per l’attività di
ricerca condotta.
Il canale di finanziamento più utilizzato è quello
regionale: nel complesso, il 67,7% dei soggetti
intervistati dichiara di aver ricevuto contributi dalla
Regione Friuli Venezia Giulia nell’ultimo quinquennio, mentre per quanto riguarda esclusivamente
gli enti di ricerca, quasi l’86% ha avuto accesso a
tali incentivi (per il settore privato la percentuale
risulta comunque elevata, essendo pari al 64,7%).
Per le imprese, seguono in ordine di importanza le erogazioni provenienti dallo Stato, mentre
per gli enti di ricerca il secondo posto è occupato
dall’Unione Europea, che finanzia quasi i due terzi
delle unità interpellate (le imprese che riescono ad
accedere agli incentivi comunitari sono, invece,
appena il 34% del campione). Per quanto riguarda i finanziamenti statali, va sottolineato che la
loro bassa fruizione è sicuramente in parte legata
al blocco dell’erogazione dei contributi verificatosi
negli ultimi anni73.
Una netta distinzione tra strutture private ed enti
di ricerca si riscontra, invece, per i contributi ricevuti
dagli Enti pubblici di ricerca nazionali (che hanno
finanziato il 64,3% degli enti ed appena il 6% del
settore privato) e, in misura minore, per quelli provenienti dagli altri organismi internazionali.
Se si considera il livello regionale, i contributi
ricevuti per l’attività di ricerca non differiscono
sostanzialmente tra settore privato e pubblico; i
maggiori scostamenti si riscontrano, invece, a livello nazionale e comunitario, dove la maggioranza
dei contributi è a favore degli enti di ricerca e
poche sono le imprese che riescono ad accedere
a tali finanziamenti.
Tabella 21 Dettaglio della provenienza di contributi ricevuti per l’attività di R&S nell’ultimo
quinquennio per classe dimensionale della struttura (valori in %)
piccole imprese medie imprese grandi imprese
84
Stato
Regione
Enti pubblici
nazionali di ricerca
Unione europea
Altri soggetti ed
organismi internazionali
Altro
totale
30,6
65,3
28,9
66,3
51,4
60,0
60,7
85,7
37,9
67,7
12,2
41,7
2,4
25,3
5,9
44,1
42,9
64,3
11,3
38,3
6,1
2,0
1,2
0,0
11,4
0,0
17,9
14,3
6,7
2,6
All’interno del settore privato, considerando il
dettaglio dimensionale (Tabella 21), le differenze
che si riscontrano sono piuttosto nette: hanno
accesso ai contributi nazionali (e anche comunitari comunque) soprattutto le imprese con oltre 200
addetti, mentre sono le piccole imprese a privilegiare i canali di finanziamento comunitari e quelli
degli Enti pubblici di ricerca.
La classe intermedia riceve, invece, in maggioranza contributi elargiti dalla Regione Friuli
Venezia Giulia: le leggi regionali che inizialmente
agevolavano esclusivamente il settore industriale,
coprono ora anche le innovazioni condotte in altri
settori, come quello artigianale ampiamente diffuso a livello regionale; per questo motivo, le unità
che accedono in maggioranza a tale canale agevolativo rientrano nella classe della media impresa
impiegata in settori tradizionali. La minore capa73
enti di ricerca
cità delle medie imprese di accedere a contributi
statali, europei o provenienti da centri di ricerca, è
un indice sia probabilmente di una minore rilevanza dell’attività di ricerca intrapresa, sia della difficoltà ad ampliare la propria abilità a "fare rete"
oltre il sistema locale.
Viceversa grandi e piccole imprese, grazie alla
qualità dei progetti di ricerca intrapresi, e ad una
maggiore propensione alle collaborazioni, come
verrà evidenziato nell’analisi successiva, riescono
ad ottenere contributi quali quelli europei e nazionali, di maggior rilievo finanziario rispetto a quelli
regionali.
Un ulteriore aspetto sul quale è necessario
porre l’attenzione nel momento in cui ci si trova a
studiare la modalità di conduzione dell’attività di
ricerca riguarda le collaborazioni che le unità del
campione possono intraprendere per la realizza-
Si veda in merito il capitolo relativo presente nella versione completa del rapporto di ricerca.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
zione di progetti di ricerca e sviluppo tecnologico.
Dalla Tabella 22 si evince come ben il 70% delle
strutture intervistate abbia sviluppato, negli ultimi
tre anni, collaborazioni per portare a termine delle
attività di R&S. Tra le due macroclassi più volte
considerate, quella degli enti di ricerca palesa un
maggior ricorso a collegamenti con altri soggetti
(quasi il 93%), mentre un valore addirittura supe-
riore si riscontra per le grandi imprese con oltre
200 addetti: 95 su 100 di esse realizzano progetti in partenariato con altre strutture. Valore di
molto inferiore si riscontra, invece, per le altre
due classi dimensionali private: solo il 68% delle
piccole imprese e appena il 52% delle imprese
tradizionali regionali hanno contatti con strutture
esterne.
Tabella 22 Ricorso a collaborazioni per la realizzazione di progetti di R&S nell’ultimo
quinquennio (valori in %)
piccole imprese medie imprese grandi imprese
sì
no
totale
68,0
32,0
100,0
52,4
47,6
100,0
Tale conclusione appare piuttosto evidente, dal
momento che le grosse imprese solitamente fanno
parte di gruppi nazionali o esteri e di conseguenza
hanno diversi contatti con strutture diverse; dall’altra parte, inoltre, la grande dimensione comporta la
capacità di instaurare contatti con centri di ricerca
pubblici e università. Le grandi imprese, infatti, possono sostenere strategie di lungo periodo e avviare progetti di ricerca di ampio respiro, in cui coinvolgere anche altri soggetti pubblici e privati. Le
medie imprese, invece, che come detto subiscono
in maniera più rilevante le pressioni concorrenziali
del mercato, probabilmente sviluppano attività di
ricerca di minore rilievo, gestite in prevalenza internamente o nel contesto locale.
Dall’altra parte, le piccole imprese sono specializzati nella conduzione di una particolare tipologia
di attività di ricerca e, come è visto nel paragrafo
dedicato alle risorse umane dedite all’attività di
ricerca, dispongono di personale altamente qualificato. Di conseguenza sono in grado di portare a
termine la realizzazione di progetti senza dover
necessariamente ricorrere a partner esterni.
Analizzando, ora, nello specifico, i partner con i
94,7
5,3
100,0
enti di ricerca
totale
92,9
7,1
100,0
70,2
29,8
100,0
quali le relazioni di collaborazione risultano più
strette (Tabella 23), al primo posto troviamo le
imprese nazionali, seguite di poco dalle altre università presenti al di fuori del territorio regionale;
mentre la posizione ricoperta dalle prime appare
piuttosto scontata, insolito sembra il dato riscontrato con gli altri atenei nazionali.
Tra l’Università di Trieste e l’Università di Udine,
quella che collabora in misura più rilevante con le
unità oggetto dell’indagine è la prima, ma tale dato
può essere influenzato dalla stretta vicinanza tra
l’Ateneo triestino e l’AREA Science Park, e dal fatto
che quasi tutte le unità presenti in tale insediamento tecnologico sono state incluse nel campione.
L’Università di Udine sviluppa rapporti di collaborazione con appena il 25,5% degli intervistati,
superata sia dalle imprese estere che dai centri di
ricerca privati. Colpisce in particolare il fatto che
imprese ed enti regionali abbiano instaurato collaborazioni con università esterne alla regione in
misura superiore rispetto a quelle sviluppate con
le Università di Trieste e di Udine. Tale comportamento appare in particolare rilevante presso le
grandi imprese.
Tabella 23 Quadro dei partner con i quali le Imprese/Enti di Ricerca hanno intrapreso
collaborazioni per la realizzazione di progetti di R&S per classe dimensionale
della struttura (valori in %)
piccole imprese medie imprese grandi imprese
Imprese italiane
Imprese estere
Centri di ricerca privati
Università di Udine
Università di Trieste
Altre Università
Centri di ricerca pubblici
Altri enti/soggetti pubblici
58,8
47,1
58,8
18,2
64,7
61,8
38,2
20,6
60,5
32,6
30,2
18,6
23,8
26,2
9,3
7,0
50,0
61,1
44,4
25,0
33,3
58,3
13,9
5,6
enti di ricerca
totale
46,2
38,5
38,5
48,0
73,1
80,8
42,3
34,6
54,7
44,6
42,4
25,5
45,7
53,6
23,7
15,1
85
Rapporto Attività 2002-04
Considerando ora il dettaglio dimensionale, gli
enti di ricerca stringono ovviamente maggiori collaborazioni, rispetto al settore privato, con i soggetti a carattere pubblico, quindi con le due università regionali di Trieste e di Udine ed università
nazionali (nei confronti di queste ultime la percentuale raggiunge addirittura oltre l’80%), come
anche con i centri di ricerca pubblici.
All’interno del settore privato, sono le piccole
imprese quelle che collaborano di più con il mondo
accademico (poco comunque con l’ateneo udinese), con i centri di ricerca privati e con le imprese
nazionali. Come evidenziato nell’analisi sviluppata,
del resto, le caratteristiche e le strategie delle piccole imprese in molti casi si sono dimostrati similari a quelli degli enti di ricerca, e dunque tale risultato non stupisce (oltre il 60% collabora con diversi atenei e centri di ricerca privati).
86
Mentre se si considera la classe dimensionale
intermedia, i contatti appaiono concentrati soprattutto nei confronti di altre imprese italiane e, a
conferma della scarsa capacità di fare rete, sono
molto più ridotti i partenariati sviluppati con centri
di ricerca privati (30,2%), pubblici (solo 9,3%) e
università (con valori compresi tra il 18,6% e il
26,2%). Inoltre, anche i contatti a livello internazionale, che dovrebbe costituire un importante
obiettivo di chi è impegnato in attività di ricerca,
sono i più bassi tra le classi considerate.
Le grandi imprese, al contrario, come già evidenziato mantengono un partenariato piuttosto
attivo con il settore privato sia italiano che estero,
piuttosto basso con l’Università di Udine e
l’Università di Trieste e in misura maggiore con
quelle del resto d’Italia.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
Parte seconda
Gli studi e le ricerche
Le buone prassi per lo sviluppo delle risorse
umane nel settore della R&S
a cura di Agemont - Centro Servizi ed animazione economica
Introduzione
L’Europa sta attraversando una delle fasi cruciali
della sua storia: si trova infatti a doversi confrontare ogni giorno con un numero crescente di scelte,
a volte estremamente conflittuali, e le diverse strade che essa decide di intraprendere portano con
sé conseguenze significative per il futuro assetto
della società europea e per il suo ruolo nel contesto mondiale. Ci troviamo, infatti, sullo sfondo di
un ambiente completamente nuovo creato dalla
globalizzazione, dai cambiamenti tecnologici e da
una popolazione che sta invecchiando.
La globalizzazione è in stretta relazione con la
capacità di rispondere in tempo alle specifiche
necessità degli utenti/consumatori finali. Tale
capacità richiede l’accumulazione di una quantità
sempre maggiore di conoscenza attraverso un
utilizzo intensivo delle informazioni a disposizione.
La conoscenza per se stessa non costituisce un
fattore competitivo nuovo, in quanto è sempre
stata la base per l’attività umana: quello che oggi
è radicalmente mutato è la velocità della sua creazione, accumulazione e diffusione.
Un cambiamento fondamentale in tal senso si
è avuto grazie all’impatto di tre nuove "tecnologie
chiave"1 dalle caratteristiche rivoluzionarie:
le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT);
le biotecnologie;
le nanotecnologie.
Le ICT, in particolare, giocano un ruolo preminente nella diffusione di conoscenza codificata,
rendendo lo scambio di comunicazione e di conoscenza sempre meno dipendente da limitazioni di
tempo e spazio.
Se appena due secoli fa l’Europa passava da
1
una società di tipo agrario ad una di tipo industriale, oggi sta evolvendo verso una società post
industriale basata sulla conoscenza: fin dall’inizio
degli anni Settanta, infatti, le più avanzate economie del mondo sono state sottoposte a cambiamenti strutturali che hanno determinato il loro
passaggio da economie industrializzate basate
prevalentemente sul lavoro, sui capitali tangibili e
sulle risorse materiali, in economie basate sempre
più sulla creazione, diffusione e sfruttamento della
conoscenza, con una conseguente crescita nel
lungo periodo degli investimenti immateriali È
possibile, perciò, affermare che oggi la crescita
economica dipende direttamente dagli investimenti in conoscenza.
Una delle caratteristiche fondamentali di questo cambiamento è la strutturale intensificazione
delle attività di ricerca; se la conoscenza diventa il
fattore primario, il capitale umano e la manodopera professionale giocano un ruolo sempre più
determinante: il capitale umano è, infatti, l’elemento chiave nella creazione e nella diffusione di
nuova conoscenza.
La conoscenza però non sta diventando solo la
principale risorsa per il benessere delle persone,
delle economie e delle nazioni, ma anche una
delle principali fonti di disuguaglianza: in altre
parole, essendo la chiave per incrementare la
competitività, essa può aumentare le disparità
economiche tra le regioni, i paesi e i continenti;
favorendo così fenomeni di disgregazione della
coesione sociale
Consapevoli di queste dinamiche, i leader
europei hanno riconosciuto che la transizione
verso un’economia fondata sulla conoscenza
implica un fondamentale mutamento strutturale, e
cioè tutte le sfide a cui l’Europa si trova di fronte
necessitano di essere riconsiderate alla luce di
Una "tecnologia chiave" è una tecnologia che accresce le nuove tecnologie e influenza profondamente quelle esistenti; in altre
parole, essa può avere un effetto "orizzontale" su numerosi settori industriali, con conseguenze positive per l’intera economia
in termini di nuovi prodotti, processi e occupazione; essa può rappresentare un catalizzatore per un radicale progresso tecnologico, che non solo conduce a sostanziali cambiamenti nei processi di innovazione tecnologica delle imprese, ma che ha
anche un significativo impatto sulla società.
87
Rapporto Attività 2002-04
88
questo nuovo paradigma. Per questo motivo, al
Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, i
leader europei si sono posti l’obiettivo di trasformare entro il 2010 l’Unione nella più competitiva e
dinamica economia mondiale basata sulla conoscenza, in grado di garantire una crescita economica sostenibile accanto a sempre più numerosi e
migliori posti di lavoro e una sempre maggiore
coesione sociale.
In questa fase di transizione verso un’economia
basata sulla conoscenza, però, l’Europa sta già
perdendo terreno rispetto agli Stati Uniti, paese
dalla cui esperienza può apprendere molto; lo
scopo non dovrebbe essere però quello di imitarli
bensì quello di cercare di definire una "via europea"
verso un’economia basata sulla conoscenza.
In questo senso vanno analizzati attentamente
gli ultimi dati disponibili sulla condizione della ricerca e dello sviluppo tecnologico in Europa (R&S),
poiché essi mostrano chiaramente, sotto diversi
aspetti, un incremento crescente del gap tra
l’Europa e i suoi principali concorrenti: l’Unione
Europea è infatti largamente dietro agli Stati Uniti (e
in misura minore al Giappone); le percentuali di
crescita osservate molto probabilmente non le
permetteranno di raggiungerli nel 2010.
Mentre questa osservazione generale nasconde
significative disparità all’interno degli stati membri,
con alcuni paesi che necessitano di compiere sforzi maggiori di altri, appare cruciale per tutti non solo
incrementare il volume degli investimenti fatti nell’economia fondata sulla conoscenza ma anche
migliorare il modo in cui vengono allocati e implementati.
Scendendo nei particolari, il Consiglio europeo
di Lisbona del 2000 ha fornito una lista di obiettivi
concreti, tra cui l’incremento annuale degli investimenti pro capite nelle risorse umane, la creazione
di una struttura europea che definisca le nuove
abilità e competenze per la formazione continua al
fine di promuovere la cultura digitale (IT skills, lingue straniere, cultura tecnologica, imprenditorialità
e social skills, istituzione di un diploma europeo
per le abilità base dell’IT) e la definizione di meccanismi per incoraggiare la mobilità degli studenti,
degli insegnanti, e dei ricercatori attraverso un uso
migliore dei programmi comunitari (SOCRATE,
LEONARDO, YOUTH), anche attraverso la rimozione degli ostacoli al riconoscimento della qualificazione relativa al periodo di studi all’estero.
Strettamente legata a quest’ultimo punto è l’iniziativa, lanciata sempre nel 2000, di creare
un’Area di Ricerca Europea (European Research
2
Area ERA), che aspiri ad una ristrutturazione dei
sistemi di ricerca nazionali attraverso un maggior
coordinamento e cooperazione, per trasformarli in
un unico "Singolo Mercato per la Ricerca"2.
Una politica di crescita, basata sullo sviluppo
intensivo degli investimenti intangibili, è necessaria
non solo per assicurare la stabilità macroeconomica e migliorare la competitività, ma anche per venire incontro alle necessità dell’emergente economia
basata sulla conoscenza e per rispondere alle
sfide della popolazione che invecchia. Le sfide
demografiche, economiche e sociali non sono dei
problemi isolati e necessitano perciò di essere
affrontate attraverso politiche coordinate e ben
bilanciate.
Proprio sulla base di tali considerazioni ed esigenze, il Consiglio di Lisbona del 2000 ha delineato a tal proposito un complesso integrato di politiche, misure e azioni. Innanzitutto, viene richiesto un
buon coordinamento tra le politiche pubbliche
macroeconomiche da un lato, e le politiche strutturali (in particolare educazione, ricerca, innovazione
e occupazione) dall’altro. Le stabilità monetaria e di
bilancio, infatti, sono necessarie per assicurare una
crescita economica sostenibile, ma non sono sufficienti a garantire una crescita economica di lungo
termine; esse devono perciò essere accompagnate e ben bilanciate con efficaci politiche che promuovano l’accumulazione di capitale umano e il
progresso tecnologico e l’innovazione, fonti di
competitività, crescita economica, occupazione.
Secondariamente, è necessario anche un
miglior coordinamento tra le politiche strutturali
stesse. Ad esempio, non sembra avere senso
considerare il sistema di ricerca come separato dal
sistema educativo o dalle politiche di occupazione.
Inoltre, le politiche pubbliche devono fare dei passi
concreti per far sì che il mondo dell’industria incoraggi e faciliti le attività di R&S e il trasferimento
della conoscenza in prodotti e servizi commerciabili (ad esempio tramite agevolazioni fiscali che
favoriscano gli investimenti delle imprese nella
ricerca e nell’innovazione).
In terzo luogo, è necessario un migliore coordinamento a livello regionale, nazionale ed internazionale delle politiche e delle azioni a supporto
delle attività di ricerca scientifica e tecnologica, al
fine di trovare il giusto bilanciamento tra le specifiche caratteristiche ed esigenze nazionali e regionali da una parte e l’interesse comune dall’altra.
Durante il Consiglio di Barcellona del marzo
2002, è stato pattuito l’obiettivo strategico di
incrementare gli investimenti per R&S al 3% del
Il "benchmarking" delle politiche di ricerca (primo passo per l’identificazione dei fallimenti sistemici) rappresenta uno degli strumenti per l’implementazione del nuovo "metodo aperto di coordinamento" delle politiche stabilite all’incontro di Lisbona nel
marzo del 2000. Esso prende in considerazione le specifiche caratteristiche del contesto locale per scoprire le imperfezioni
sistemiche; tale monitoraggio del progresso fatto nei vari campi dei sistemi di ricerca europei e la rilevazione dei loro punti di
forza e delle loro debolezze attraverso indicatori attendibili è ovviamente di cruciale importanza.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
PIL entro il 2010; tale aumento avrà però poco
senso se il sistema di ricerca non avrà a sua disposizione un buon numero di scienziati di alto livello
qualitativo o se non sarà in grado di attrarre ricercatori dai paesi extra-europei e garantire una maggiore mobilità degli stessi. Per questo motivo, nel
giugno 2002 è stato presentato il VI Programma
Quadro, con l’obiettivo di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria europea, sviluppando la sua competitività internazionale.
Dal punto di vista delle motivazioni per incentivare la ricerca e lo sviluppo tecnologico e migliorare l’attività dei ricercatori, bisogna prendere in
considerazione anche la particolare cultura d'impresa presente negli USA, che dà una grande
importanza alla valorizzazione delle risorse umane
e colloca il ricercatore in posizione centrale all'interno dell'azienda (ad esempio dandogli apposito
spazio sul sito internet della società); tale cultura
porta a prevedere anche l'assegnazione di
premi/riconoscimenti ai migliori ricercatori che
hanno apportato un miglioramento all'impresa per
la quale lavorano (esempi: ASTD Awards - premi
assegnati dall'American Society for Training &
Development) e mette a disposizione dei ricercatori attraverso reti di comunicazioni una notevole
massa di informazioni.
1.1. Indicatori dello stato della ricerca in Europa
È stato preso in considerazione lo stato del settore della ricerca e sviluppo in Europa (raffrontato
con la situazione americana e giapponese) per
individuare, attraverso l’utilizzo di una serie di indicatori3, sia gli stati a livello di eccellenza sia quelli
in cui si registrano difficoltà e ritardi. Tale analisi è
stata condotta sia dal punto di vista degli investiTabella 1
menti in R&S compiuti da ogni paese, sia da
quello dei risultati ottenuti.
Nelle tabelle che seguono sono evidenziati, per
ogni indicatore analizzato, i paesi con le performance migliori (colore grigio) e quelli con le performance peggiori (colore arancio).
Indicatori riguardanti gli investimenti in R&S
Paese
INDICATORI
EL FIN S UK I F E L NL D A B IRL P DK JP US EU
crescita GDP reale
investimenti in R&S
crescita investimenti in R&S
invest. in R&S (% sul GDP) e crescita
fonti di finanz. alla R&S
percent. GDP statale alla R&S
crescita budget statale per R&S
spesa ind. per R&S come % GERD
evoluzione spesa R&S dell'industria
crescita finanz. industriali alla R&S
investimenti Venture Capital
numero ricercatori
crescita annua ricercatori
ricercatori nel privato
numero ricercatori sulla forza lavoro
crescita ricercatori sulla forza lavoro
ricercatrici donne
spesa per ricercatore
numero di laureati
numero di laureati in S&E
donne laureate in S&E
spesa per studente
crescita spesa per studente
3
Si rimanda alla versione completa del rapporto di ricerca per l’analisi dei singoli indicatori.
89
Rapporto Attività 2002-04
Tabella 2
Indicatori riguardanti i risultati della R&S
Paese
INDICATORI
EL FIN S UK I F E L NL D A B IRL P DK JP US EU
crescita pubbl. scientifiche
numero pubbl. scientifiche
copubblicazioni domestiche
copubblicazioni internazionali
brevetti EPO
brevetti USPTO
crescita brevetti
brevetti pro capite
brevetti ICT (UE)
brevetti biotecnologie
expo di prodotti high-tech sul tot. expo.
expo prod. high-tech sul mercato glob.
TBP ricevute
crescita produttività del lavoro
val. agg. dei settori ad alta e media tecn.
impiego nei settori ad alta e media tecn.
crescita impiego nei settori ad alta tecn.
1.2. R&S in Europa, Stati Uniti, Giappone
90
Nel 2001 in Europa la spesa media per la ricerca, come percentuale sul PIL,,ha raggiunto il valore record dell'1,98%. Tuttavia è presente ancora
un gap con gli Stati Uniti che sembra difficile da
colmare (il valore americano è pari al 2.80%); a ciò
deve aggiungersi che anche il Giappone mostra
un valore (2.0%) leggermente superiore alla media
dei paesi dell’Unione Europea (EU 15).. Inoltre, dai
dati a disposizione emerge che l'Europa impiega
pochi ricercatori, nonostante il numero di laureati in
discipline scientifiche ed in ingegneria sia superiore rispetto al Giappone e agli Usa; il vero problema
è dato dal settore privato, che investe ancora troppo poco nella ricerca, soprattutto se confrontiamo
la situazione esistente negli Stati Uniti.
Per garantire il raggiungimento degli obiettivi di
Lisbona, è evidente che l'Europa dovrà assolutamente incrementare i suoi sforzi sia nella ricerca che
nell'istruzione, aumentando gli investimenti pubblici,
necessari a creare le condizioni favorevoli e ad incoraggiare gli investimenti del settore privato.
Più attenzione dovrà poi essere posta nei
riguardi delle risorse umane. Questo implica intervenire in modo più incisivo nell’ambito dell'istruzione di base, di quella secondaria ed universitaria,
della formazione continua dei lavoratori.
È probabile che il limitato numero di ricercatori
in Europa costituirà un serio problema nel futuro;
bisognerà, quindi, incoraggiare studenti altamente
qualificati, soprattutto in ingegneria e materie
scientifiche, a dedicarsi alla ricerca, oltre a favorire
l’ingresso di un maggiore numero di donne nel settore della R&S e la mobilità in entrata di ricercatori
stranieri. Ciò potrà essere fatto migliorando l'ambiente e le attrezzature a disposizione di chi vuole
fare ricerca (infrastrutture, regolamenti, educazione, formazione, fondi) all'interno dell'UE.
Alcuni paesi del nord Europa (Svezia, Danimarca,
Finlandia) hanno già raggiunto l'obiettivo del 3%,
del loro PIL investito in R&S e sono ai primi posti
in Europa per il numero di laureati e ricercatori.
Questi paesi hanno conseguito anche un ottimo
equilibrio tra finanziamento pubblico e privato dei
programmi di ricerca.
In altri stati membri, quali Grecia, Danimarca,
Irlanda e Belgio, gli alti tassi di crescita dimostrano
l'ambizione di questi Paesi di accrescere la loro
integrazione nel sistema dell'innovazione europea
e la loro determinazione nel voler raggiungere l'obiettivo comune. Per altri paesi, tra i quali vi è
anche l’Italia, invece, l'obiettivo del 3% non è realistico in termini brevi, anche se può servire come
parametro valido e target futuro.
Per diventare la più dinamica economia mondiale basata sulla conoscenza, l'Unione Europea
dovrà quindi rafforzare l’impegno del settore privato nella R&S attraverso misure quali ad esempio
prestiti, incentivi fiscali, venture capital, sussidi
pubblici e attraverso la creazione di un ambiente
favorevole alla crescita; dovrà poi creare condizio-
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
ni favorevoli per rafforzare la creazione di conoscenza attraverso la ricerca pubblica e implementare strategie per ottenere un sistema di ricerca
pubblica più efficiente. Appare poi necessario assicurare un ambiente in grado di stimolare il processo di trasformazione della nuova conoscenza in
nuove tecnologie avanzate e innovazioni e accrescere la trasmissione di conoscenza e know-how,
incoraggiando la collaborazione tra i vari attori del
sistema dell'innovazione e di quelli del settore dell’educazione, con particolare riguardo agli interventi di formazione continua.
Dovrà inoltre essere incrementata e mantenuta
l'accessibilità alle informazioni, alla tecnologia e
all'istruzione, ed essere creata una European
Research Area (ERA) per attrarre "the best brain"
e per rimuovere gli ostacoli alla mobilità dei ricercatori e attrarne dai paesi extra-europei. Tali misure dovranno essere accompagnate da politiche
macroeconomiche che migliorino le condizioni di
lavoro e valorizzino le risorse umane e supportino
innovazione e R&S attraverso agevolazioni fiscali,
benefici, investimenti pubblici.
1.3. Buone prassi nel settore della ricerca: paesi a livello di eccellenza
Lo stato del settore della R&S a livello internazionale presenta situazioni assai differenti fra i vari
paesi. Si cercherà di descrivere queste differenze,
analizzando i principali meccanismi adottati nei
diversi stati per attrarre al loro interno i migliori
ricercatori4 e per favorire, più in generale, lo sviluppo delle risorse umane attive nella R&S.
Nel fare ciò, per quanto riguarda l’UE, in questa
sintesi verranno presi in considerazione alcuni
paesi considerati "paesi eccellenti" nelle pubblicazioni e statistiche internazionali, con particolare riferimento ai documenti dell’Unione Europea.
Per presentare un quadro riassuntivo a livello
mondiale, saranno analizzate anche le buone
prassi adottate negli Stati Uniti e in Giappone.
Per rendere più chiara e immediata la comprensione delle diverse azioni adottate nei paesi
UE, queste sono state suddivise in diverse aree, a
seconda che riguardino interventi di tipo fiscale,
facilitino le procedure di immigrazione dei ricercatori, siano interventi finalizzati ad erogare sovvenzioni ai ricercatori in diverse forme, quali borse di
studio ed assegni di ricerca, o politiche di marketing volte ad aumentare la visibilità e l’attrattività
delle proprie strutture di ricerca e sviluppo tecnologico.
L’analisi è preceduta da una breve panoramica
generale sulle diverse politiche nazionali nell’ambito della ricerca e dello sviluppo in alcuni paesi
europei considerati a livello di eccellenza; per questo motivo verrà analizzata la situazione in Svezia,
Finlandia, Danimarca.
il secondo è stato quello di favorire il progresso a
livello regionale con l’istituzione di "Regional
Growth Agreements", strumento primario per
coordinare le politiche dei diversi settori e per sperimentare nuovi approcci alla promozione dello sviluppo industriale a livello regionale e locale.
Il programma nazionale per lo sviluppo e l’innovazione ha posto particolare enfasi sull’importanza di fare sistema tra gli attori pubblici e quelli privati per favorire la competitività delle imprese, ad
esempio sostenendo la creazione di joint venture
tra università, centri di ricerca e imprese private e
stimolando anche la capacità di queste ultime di
acquisire tecnologie e know how attraverso la
creazione di reti di imprese su progetti di ricerca
comune e la realizzazione di una rete di broker
tecnologici dotati di competenze eterogenee.
Le aree tematiche di ricerca ritenute prioritarie dal
governo svedese sono:
biotecnologie;
information and communication technology
(ITC);
microelettronica;
tecnologie dei materiali.
VINNOVA ha attuato diversi programmi, tra i quali
è opportuno ricordare:
1.3.1. Buone prassi in Svezia
VINNVÄXT: ha lo scopo di favorire la creazione
di un ambiente di ricerca di alta qualità anche
attraverso la realizzazione di incubatori d’impresa e la cooperazione tra imprese private,
enti di ricerca e sistema politico.
La politica svedese per l’innovazione si è posta
due principali obiettivi: il primo è quello di migliorare il coordinamento degli interventi nell’ambito
della ricerca attraverso la riorganizzazione della
struttura di ricerca, con la creazione dell’Agenzia
svedese per il sistema dell’innovazione (VINNOVA),
VINST: finalizzato a finanziare progetti di ricerca
condotti in collaborazione tra ricercatori delle
università o istituti di ricerca svedesi e imprese
che hanno sviluppato in proprio prodotti e intendono migliorare le proprie performance sul mercato. Le nuove conoscenze generate vanno a
4
Si rimanda alla versione completa del rapporto di ricerca per la trattazione approfondita dello stato della ricerca a livello internazionale.
91
Rapporto Attività 2002-04
beneficio delle singole imprese, dei ricercatori
ma anche, più in generale, di tutto il sistema
industriale.
92
Attenzione è stata posta anche all’importanza della
mobilità dei giovani ricercatori sia all’interno del
paese che verso l’estero e alla protezione dei diritti
di brevetto per i ricercatori che operano nell’ambito
degli istituti di formazione superiore, offrendo loro
anche un supporto per la commercializzazione.
L’"Higher Education Act" impone agli istituti di
formazione superiore di cooperare con gli altri attori sociali e di informarli sulle attività di ricerca portate avanti. Prevede anche la creazione di Centri di
competenza che sono joint venture tra università,
industrie e VINNOVA.
Per quanto riguarda i programmi di educazione
vengono realizzati, a vari livelli scolastici, corsi di
management dell’innovazione per creare una cultura imprenditoriale. Tra le iniziative realizzate in questo ambito vi sono i "Venture Cup Projects" nei
quali gli studenti sono impegnati nella realizzazione
di business plan per nuove iniziative innovative,
corsi di formazione che prevedono anche l’esperienza in un ambiente lavorativo reale, e corsi di formazione continua con la possibilità di dedurre dalle
tasse parte del costo.
Tra i principali Istituti di ricerca in Svezia vi è il
Karolinska Institutet (2.000 ricercatori, 30 dipartimenti e 15 centri), università interamente dedicata
alla ricerca e alla pratica nel campo della medicina,
dotata anche di una struttura ospedaliera.
Posizioni leadership della Svezia, in effetti, si
registrano nel campo dell’industria farmaceutica: è
il caso, ad esempio, di AstraZeneca, gruppo nato
dalla fusione tra la svedese Astra AB e l’inglese
Zeneca Group PLC,che opera nel campo della
ricerca molecolare, di quella pre-clinica e clinica
per l’approfondimento farmacologico, della terapia
del dolore, delle cellule staminali, della purificazione e caratterizzazione delle proteine.
Una filiazione del Karolinska a sostegno e incentivazione dell’industria è il Karolinska Innovation AB
che identifica e valuta le innovazioni promettenti,
sostenendone l’accesso al brevetto e il potenziale
commerciale, dal venture capital alla fase di start-up.
La Svezia ha provveduto a cambiamenti ed
interventi in tema di politica scientifica. Nel 2001 il
Parlamento ha istituito il "Swedish Research
Council" responsabile per le attività di ricerca di
base. La struttura è un’agenzia che accorpa quattro precedenti Consigli di ricerca e lo stesso
Consiglio di pianificazione della ricerca, al fine di
concentrare ogni sforzo del paese nelle politiche e
nelle attività di R&S.
Il governo svedese ha previsto una serie di
misure di carattere fiscale per attrarre i ricercatori
(ricordiamo che in Svezia le aliquote fiscali sul reddito personale sono tra le più alte del mondo); a
favore dei ricercatori stranieri si applica una riduzione del 25% del reddito tassabile (le tasse sul
reddito sono cioè calcolate solo sul 75% del reddito imponibile) per un periodo di 3 anni; sono inoltre previsti contributi esenti da tasse per le spese
di viaggio da e per la Svezia, oltre che agevolazioni per le tasse scolastiche dei figli
In merito alle politiche legate all’immigrazione, i
ricercatori facenti parte dell’Unione Europea non
devono presentare il permesso di soggiorno e non
devono dimostrare che hanno il supporto finanziario necessario per vivere in Svezia (ciò è invece
richiesto agli studenti dei Paesi non UE).
Gli studenti e i ricercatori nazionali godono degli
stessi benefici sociali degli altri impiegati dell'istituto in cui lavorano: stipendio mensile, vacanze retribuite, pensione, assicurazione sul lavoro, assicurazione sulla salute e benefici per malattia; sono
previste anche sovvenzioni per studenti e ricercatori a copertura delle spese di viaggio necessarie
per partecipare a conferenze e seminari e per programmi di scambio e di cooperazione bilaterali con
i paesi UE per la mobilità degli studenti.
I Consigli di ricerca, fondazioni di ricerca e alcune agenzie governative finanziano borse di studio
per soggiorni di studio all'estero e post dottorato
per ricercatrici donne, come pure è finanziata l’istituzione di cattedre universitarie riservate a docenti
donne.
Per quanto riguarda le politiche di marketing
attuate per aumentare la visibilità del sistema di
ricerca nazionale e, di conseguenza, per attirare
ricercatori, è opportuno segnalare la disponibilità
di informazioni facilmente accessibili su internet
per effettuare periodi di studio/lavoro in Svezia;
viene inoltre fatta pubblicità per portare a conoscenza di tutti (anche stranieri) i finanziamenti a
disposizione per progetti di ricerca.
Un’altra misura degna di nota adottata in Svezia
per attrarre i ricercatori è la possibilità per questi
ultimi di disporre di alloggi a prezzo agevolato
gestiti dall'Unione studenti, oltre a sconti sul trasporto interno (aerei, treni e autobus). I ricercatori
e gli studenti stranieri con permesso di soggiorno
superiore ad un anno (e se residenti ed iscritti ad
un ufficio di assicurazione sociale) godono di una
riduzione dei costi dei farmaci e delle spese per
cure mediche e dentali e degenze in ospedale;
agevolazioni sono comunque previste anche per
l’assistenza sanitaria e le spese mediche dei ricercatori che si fermano nel paese meno di 1 anno.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
1.3.2. Buone prassi in Finlandia
La Finlandia con il 3,6% del Pil (prodotto interno lordo) destinato alla ricerca e sviluppo è all’avanguardia non soltanto per le risorse economiche destinate alla scienza e alle sue applicazioni
tecnologiche, ma per i contenuti qualitativi che
caratterizzano la politica della ricerca a livello pubblico. Con una popolazione di 5,2 milioni di abitanti su un territorio un po’ più vasto dell’Italia, la
Finlandia occupa attualmente 70.000 ricercatori
nelle università, centri di ricerca e imprese. Con
20 università e 31 politecnici ha raggiunto una
media di 1.200 dottori di ricerca l’anno, dei quali il
45% è costituito da donne, segno che la formazione è la molla dello sviluppo, se si pensa che
all’inizio degli anni ’90 la quota sul Pil in R&S era
del 2,1%.
Il Governo dopo la recessione degli anni ‘90 ha
sempre considerato prioritario il sistema dell’innovazione e la società basata sulla conoscenza per
lo sviluppo e la competitività del Paese.
Ha quindi attuato una politica volta a:
promuovere la ricerca e lo sviluppo;
aumentare il livello educativo della popolazione
(anche ricorrendo alla formazione continua);
migliorare la produttività del settore pubblico
puntando molto sulle applicazioni delle nuove
tecnologie dell’informazione e sullo sviluppo
regionale;
favorire lo start-up di nuove imprese riducendo
anche gli ostacoli amministrativi.
Tradizionalmente e sino a qualche anno fa, il
governo finlandese sosteneva la competitività
delle imprese impegnate nell’utilizzo di tecnologie
innovative e nella realizzazione di nuovi prodotti
destinati al mercato internazionale. Più di recente
è stata posta l’enfasi anche su altri aspetti di
carattere sociale che rappresentano un requisito
fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Oltre ad aumentare i fondi per la ricerca il
governo si è posto tre obiettivi:
1 sostenere il livello dell’educazione, le carriere dei
ricercatori e l’utilizzo dei risultati della ricerca;
2 promuovere l’innovazione tecnologica e sociale;
3 assicurare una gestione flessibile e competente dei fondi per l’innovazione.
Sino agli anni ’90 le regioni finlandesi avevano
scarso potere politico ed amministrativo, che era
fortemente centralizzato. A partire dal 1994 l’emanazione di una legge (Regional Development
Act) ha portato ad un incremento significativo dell’importanza delle regioni a cui il governo centrale
ha progressivamente delegato poteri e assegnato
risorse. Questo ha avuto un impatto notevole nell’ambito del settore della ricerca e dello sviluppo
considerate attività fondamentali per promuovere
lo sviluppo regionale. Sono stati realizzati dei centri di competenza a livello regionale e questa politica ha contribuito notevolmente ad aumentare la
competitività delle regioni e il numero dei prodotti
high-tech, imprese e posti di lavoro.
Nell’ambito della formazione, il governo finlandese si è posto l’obiettivo di incrementare il livello di
scolarizzazione attuando il miglioramento dell’efficienza del sistema educativo per renderlo flessibile
e adattabile alle specifiche esigenze del mondo
della ricerca e del mercato del lavoro, il supporto per
i bambini e gli adolescenti, l’aumento delle iniziative
formative (formazione continua) rivolte agli adulti.
Per stimolare le attività di ricerca vengono inoltre riconosciuti diversi premi alle imprese ed ai
ricercatori: uno dei più noti è INNOSUOMI che ha
lo scopo di promuovere una cultura dell’innovazione, l’avvio di nuove imprese e la cooperazione
tra imprenditori, istituti di ricerca e settore pubblico. Il premio viene attribuito annualmente.
Nel 2003 è stato anche istituito il premio Millenium
Technology rivolto, in particolare, ai settori dell’energia e dell’ambiente, della Communication and
Information Technology, dei nuovi materiali e processi e della sanità.
Attraverso il sito web www.hightechfinland.com
sono promosse le imprese high tech locali, mentre
il sito http://e.finland.fi è rivolto alle imprese che operano sul mercato internazionale, alle organizzazioni
che si occupano di ricerca e sviluppo e, più in generale, a chi è interessato a informazioni su eBusiness,
eGovernment, educazione, cultura, mobilità dei
ricercatori e attività di ricerca e sviluppo.
Altre iniziative nel campo dell’innovazione hanno
mirato al miglioramento degli aspetti organizzativi
delle imprese per renderle più flessibili ai mutamenti dall’ambiente competitivo, per aumentarne
la produttività e sostenerne lo sviluppo anche
creando reti di cooperazione al fine di diffondere le
conoscenze e aumentare lo scambio di informazioni a livello internazionale.
Anche in Finlandia, come negli altri Paesi, è
ritenuto strategico favorire la diffusione delle
conoscenze sviluppate dalle strutture pubbliche e
il coordinamento delle attività di ricerca condotte
dai diversi soggetti (università, Accademy of
Finland, Technical Research Centre of Finland,
ecc). A titolo esemplificativo, tra i numerosi programmi promossi si citano:
The Centre of Expertise Programme è una iniziativa nazionale per sostenere la competitività
delle regioni attraverso il rafforzamento dell’innovazione, il rinnovamento delle strutture produttive e la creazione di nuove professioni all’interno di aree selezionate.
93
Rapporto Attività 2002-04
The Cluster Programme, sostiene le attività di
ricerca che prevedono una collaborazione tra
imprese private e organizzazioni pubbliche o
tra imprese private in determinati settori o aree
di ricerca.
TEKES Technology Programmes: finalizzati a
promuovere e sostenere la cooperazione tra
imprese e istituti di ricerca, il trasferimento tecnologico e l’espansione internazionale. I programmi sono stati predisposti in collaborazione
con le imprese e si sono articolati in una serie
di seminari che hanno coinvolto imprese, università e organizzazioni che si occupano di
ricerca.
Nel 2002 è stato lanciato un programma denominato ProAct per aumentare la comprensione
degli effetti dello sviluppo tecnologico e della
ricerca sulla società e viceversa.
In Finlandia gli attori pubblici della R&S sono tre:
la Academy of Finland ristrutturata nel 1995
con 4 consigli di ricerca (Bioscienze e ambiente, Cultura e società, Scienze e ingegneria,
Salute);
il Tekes, Agenzia tecnologica nazionale mirata
all’innovazione e competitività soprattutto per
le biotecnologie e le piccole/medie imprese;
94
il Sitra, il fondo nazionale per R&S istituito nel
1967, 50° anniversario dell’indipendenza finlandese, con la Bank of Finland e operativo
sotto la supervisione del Parlamento, mirato a
stimolare nuove iniziative come, ad esempio, il
venture capital.
I ricercatori stranieri, così come quelli nazionali,
possono beneficiare di agevolazioni fiscali. È poi
garantita un’assistenza nelle procedure di immigrazione che permette anche una velocizzazione
e una semplificazione delle procedure per ottenere il visto di lavoro, tramite l’assistenza di un'organizzazione per l'impiego.
Sono previsti sussidi per aumentare il numero
di ricercatori e stanziamenti per l'assunzione di
"scienziati senior", sovvenzioni per brevi visite di
studio a favore di studenti ricercatori e per la
copertura delle spese di viaggio per i professori in
visita (fino ad un anno).
È poi possibile disporre di sussidi per visite in
Finlandia (o per l'assunzione) di ricercatori stranieri, di finanziamenti alla famiglia dei ricercatori per
vivere all'estero, di sovvenzioni per programmi di
scambio e di cooperazione bilaterale, di sussidi
(per due o tre anni) per ricercatori post dottorato
che lavorano negli Usa presso uno dei centri della
rete National Institute of Health e di sovvenzioni
per studenti dei paesi nordici. Il sistema prevede
anche sussidi per il ritorno in Finlandia di ricerca-
tori locali che si trovano all'estero.
Particolarmente interessante sembra essere
poi il programma di finanziamenti alla formazione
di ricercatori, che si articola nelle seguenti misure:
stanziamenti per l'assunzione di ricercatori
postdottorato;
sussidi ai corsi (universitari e non) per la formazione di ricercatori;
finanziamenti iniziali, per un periodo compreso
tra i due e i sei mesi, per la preparazione di progetti di ricerca da parte di giovani ricercatori;
sussidi per studi di dottorato di persone che già
lavorano e per ricercatori che fanno un periodo
di formazione all'estero.
In merito alle borse di studio, esse sono disponibili anche per studenti provenienti dall'estero e,
in particolar modo, sono previste per gli studenti
provenienti da paesi che abbiano particolari relazioni economiche con la Finlandia.
È opportuno ricordare la disponibilità di alloggi
gratuiti per i professori in visita (fino a 1 anno), i
finanziamenti per conferenze e seminari scientifici
nazionali, i sussidi per l'organizzazione di conferenze scientifiche internazionali in Finlandia e i
finanziamenti a favore delle società scientifiche per
la pubblicazione dei loro studi (per un periodo
massimo di tre anni). Vanno poi segnalate una particolare flessibilità amministrativa per i ricercatori
che partecipano a programmi di scambio e la predisposizione di uno speciale supporto linguistico e
culturale per seguire i bambini figli dei ricercatori
nella loro madrelingua e nella lingua del posto.
Particolarmente interessanti sembrano essere i
programmi di sicurezza sociale e di assistenza sanitaria facilmente accessibili per i lavoratori (ciò attrae
esperti in alte tecnologie da Cina, India e dai paesi
in via di sviluppo) e i programmi speciali che stimolano i ricercatori ad ogni livello di carriera ad una
mobilità temporanea dall'università all'industria.
1.3.3. Buone prassi in Danimarca
A partire dal 2002, il governo danese ha attuato una serie di riforme che hanno avuto come
obiettivo:
1 la predisposizione di un sistema degli incentivi
alla ricerca per assicurare un ottimale utilizzo
delle risorse;
2 una gestione di tipo manageriale delle università;
3 la promozione della cooperazione tra strutture
pubbliche di ricerca, imprese private e mondo
della formazione.
Esiste un Consiglio di ricerca, i cui membri sono
designati dal Ministero, competente in materia di
innovazione tecnologica, approvvigionamento di
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
capitale e competenze per lo sviluppo delle imprese, promozione e commercializzazione dei risultati
di ricerca, cooperazione tra imprese e tra imprese
e ricercatori, istituti di ricerca e istituzioni che si
occupano di servizi tecnologici nonché della cooperazione internazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, che sono la struttura economica del paese.
Le strutture pubbliche che si occupano di ricerca sono le università, gli istituti governativi di ricerca e gli ospedali. Vi sono strutture private (GTS
Institutes) che offrono servizi di consulenza tecnologica, manageriale e di marketing alle imprese ed
agli enti pubblici.
Vi è inoltre un sistema di incubatori tecnologici
localizzati in prossimità degli istituti di formazione
e realizzati con fondi pubblici che collaborano con
università e parchi tecnologici e ospitano aziende
innovative, ricercatori e studenti.
L’obiettivo è quello di creare un collegamento tra
ambiente della ricerca, imprese innovative e mondo
della finanza per sviluppare e trasferire ricerca e
idee innovative commercialmente sostenibili.
Particolare importanza è data ai temi
dell’Information tecnology e delle comunicazioni,
enfatizzandone l’uso nella pubblica amministrazione. È stato realizzato, ad esempio, un portale di
public procurement accessibile sia ai committenti
pubblici che ai potenziali fornitori.
È stato inoltre predisposto un progetto di benchmarking per confrontare la politica dell’innovazione danese con quella di altri 27 paesi appartenenti all’OECD.
Nell’ambito della cooperazione e in linea con il
piano di azione "Strategia per la partnership pubblico-privato nel campo dell’innovazione" il governo
ha dato alta priorità alla realizzazione di cluster e
network per favorire lo sviluppo delle competenze e
delle specializzazioni presenti nelle diverse regioni.
Dal punto di vista della formazione le politiche
danesi mirano a favorire la formazione continua a
tutti i livelli; per supportare la mobilità dei lavoratori è stato realizzato un portale internet
(www.workindenmark.dk) dove è possibile reperire informazioni su agevolazioni di carattere fiscale e finanziario, imprese e istituti di ricerca, programmi scolastici ed altro.
I "gruppi di ricerca" sono localizzati in aree che
hanno esigenze di sviluppare nuove conoscenze.
La particolarità è che essi sono co-finanziati con
risorse provenienti dal settore privato che può trovare interessante realizzare partnership nell’ambito della R&S. Sono possibili diverse forme di partecipazione quali, ad esempio, la sponsorizzazione di progetti di ricerca.
Infine, per favorire la cooperazione tra pubblico
e privato nell’ambito della ricerca sono stati istituiti dei Consorzi di ricerca finanziati al 50% dalle
imprese private.
Il programma Innovation postDoc finanzia i ricercatori più giovani (con meno di 5 anni di esperienza) che vengono inseriti sia in imprese private che
in università, ospedali o istituti di ricerca pubblici.
Dal punto di vista delle agevolazioni fiscali,
bisogna segnalare una riduzione delle tasse per i
ricercatori stranieri dal 40% al 25% (per max 3
anni). È poi prevista una velocizzazione delle procedure di visto per studenti e ricercatori e un’assistenza nelle procedure di immigrazione. Gli studenti stranieri hanno anche a disposizione dei
contributi a supporto delle spese di alloggio.
Il governo danese ha promosso accordi con
associazioni internazionali per l’incremento della
visibilità e dell’attrattività del paese per i ricercatori,
creando anche, analogamente a quanto è stato
fatto in Finlandia, Centri di eccellenza per la ricerca.
1.4. La R&S negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti, per disponibilità di risorse pubbliche e private e sistema educativo sono all'avanguardia nel settore della R&S.
Il Governo americano ha creato due enti principali per la promozione della ricerca e dello sviluppo
tecnologico: l’NSF (National Science Foundation) e
il NIST (National Institute of Standards and
Technology).
Le azioni adottate dai due enti per incentivare la
R&S possono essere classificate nelle tre seguenti
categorie: finanziamenti (premi e sovvenzioni); collaborazioni tra stato, università, imprese e organizzazioni non governative; programmi internazionali.
L'altissimo livello raggiunto nella R&S è dovuto
anche ad una particolare cultura d'impresa presente negli Usa, la cui importanza verrà affrontata
dopo aver descritto l’attività del NSF e del NIST.
1.4.1. NIST - National Institute of
Standards and Technology
Il NIST conduce e sostiene la ricerca scientifica
in discipline che vanno dalla chimica e fisica fino
alla tecnologia dell’informazione, collaborando con
il Governo federale, industria, scuola, allo sviluppo
di strumenti di ricerca.
Il compito del NIST è quello di offrire supporto
nell’ambito delle attività scientifiche e tecnologiche, inclusa la direzione dei programmi internazionali e l’interpretazione delle linee guida di politica
estera disposte dal Dipartimento di Stato e del
Commercio. Ma non solo: il NIST serve come
ponte tra l’istituto stesso e gli uffici delle altre
Agenzie di Governo, gli stati esteri e gli organismi
internazionali; assicura la rappresentanza di vari
95
Rapporto Attività 2002-04
96
delegati ai meeting internazionali ed ai comitati,
guida programmi di cooperazione bilaterali e multilaterali e funge da direzione nei negoziati per gli
accordi internazionali.
Rappresenta poi una struttura di riferimento per
i visitatori stranieri e per i ricercatori ospiti, provvede ad assicurare assistenza ai ricercatori dell’istituto stesso in visita presso laboratori e istituti esteri.
Il NIST incoraggia la ricerca prima di tutto tramite fondi che consentano ai ricercatori di finanziare
i propri progetti. A tale scopo, l'ente mette a disposizione numerose attrezzature ed infrastrutture per
la ricerca molto specializzate ed avanzate ad altre
organizzazioni degli Stati Uniti. L’accesso alle
infrastrutture disponibili viene stabilito, sulla base di
costi rimborsabili, al primo ingresso. Il responsabile dei laboratori è incaricato di organizzare l’utilizzo
delle infrastrutture in conformità con i bisogni interni del NIST e il pubblico interesse.
L’utilizzo delle infrastrutture del NIST è assicurato anche ai ricercatori delle aziende che collaborano con esso. Quando un’azienda lavora in collaborazione con il NIST su di un progetto di ricerca di
reciproco interesse gode degli stessi diritti d’accesso alle strutture di ricerca del NIST riconosciuti ai
ricercatori di quest’ultimo. In tutti questi tipi di
accordi il piano di ricerca, l’apporto delle risorse e i
dettagli dell’utilizzo delle infrastrutture vengono delineati in uno specifico contratto di collaborazione.
Un importante programma che eroga fondi per
favorire la ricerca è l'Advance Technology Program
(ATP), che finanzia progetti appartenenti a tutte le
aree tecnologiche caratterizzati da alti rischi o da
costi elevati.
Più di 150 università hanno ricevuto circa 140
milioni di dollari grazie ai finanziamenti dell’ATP.
Sebbene l’ATP fosse stato concepito specificatamente per aiutare l’attività di strutture ed enti del
governo degli Stati Uniti, il suo statuto gli permette anche di partecipare ad iniziative imprenditoriali, in collaborazione con istituti universitari ed
enti/strutture di ricerca indipendenti.
Sin dal 1990, anno in cui l’ATP ha cominciato
ad operare, il rapporto con le università è stato
molto forte. Infatti, il 60% delle università sono
state coinvolte nei 481 progetti di ATP ancora attivi o in via di completamento. Inoltre quando organizzazioni non profit vengono coinvolte in un progetto ATP possono prendervi parte sia come
subappaltatore che come partner in una ATP-joint
venture (JV).
Il NIST attua anche numerosi programmi che
servono a stimolare la collaborazione tra stato, università ed organizzazioni non governative, quali il
"The High School Internship Program", che rappresenta un’opportunità offerta a un numero limitato di studenti statunitensi degli istituti superiori
che dimostrino un serio interesse per la scienza e
la tecnologia, di lavorare fianco a fianco con gli
scienziati del NIST.
Esiste anche il "Postdoctoral Research
Associateships Program" gestito in compartecipazione tra il NIST e il Consiglio Nazionale di Ricerca;
presenta due sessioni l’anno di appuntamenti interinali per eminenti scienziati ed ingegneri scelti attraverso una competizione nazionale patrocinata dal
Consiglio Nazionale della Ricerca dell’Accademia
Nazionale delle Scienze. Questi appuntamenti forniscono un’opportunità ai migliori scienziati, matematici ed ingegneri degli Stati Uniti per sviluppare ricerca in collegamento con i decani specialisti dell’istituto, utilizzando le eccellenti agevolazioni di ricerca
offerte dal NIST.
Il "Cooperative Research and Development
Agreement" (CRADA) è uno strumento di collaborazione che permette ai laboratori federali di lavorare con le industrie, gli istituti scolastici e altre
organizzazioni statunitensi sui progetti di ricerca e
sviluppo svolti in cooperazione. Fornisce flessibilità
nella strutturazione dei contributi al progetto, diritti
di proprietà delle opere intellettuali e protezione
delle informazioni private che dei risultati di ricerca
del CRADA. La procedura di collaborazione tra il
CRADA e uno specifico scienziato del NIST ha inizio quando questo manifesta l’intenzione di essere coinvolto in un progetto di ricerca. Qualora risulti che la collaborazione costituisca la migliore
forma di tutela degli interessi di entrambe le parti
viene stesa una dichiarazione comune di lavoro.
Abbiamo poi il programma MEP che fornisce
aiuto alle imprese attraverso il supporto di esperti in
risorse umane per la creazione, al loro interno, di un
contesto ideale per la crescita di personale qualificato nel campo della ricerca, fin dal momento del
primo inserimento in azienda tramite tirocinio.
Dal NIST dipende l'OIAA (Office of International
and Accademic Affairs) che fornisce consulenze
sugli affari internazionali riguardanti la scienza e la
tecnologia, compresi programmi internazionali.
Viene anche utilizzato come legame tra il NIST, i
servizi internazionali degli altri Paesi e le diverse
organizzazioni internazionali, come rappresentante
del NIST nei convegni internazionali e come punto
di riferimento per i visitatori stranieri e i ricercatori
ospitati negli USA.
L’OIAA agevola ed assiste scienziati e ricercatori
nelle procedure per l’ottenimento dei visti che servono come primo punto di contatto al NIST per
l’Ufficio dei Servizi di Cittadinanza e Immigrazione
(BCIS) e Dipartimento di Stato, guida il programma
J-1 per lo scambio degli ospiti, coordina l’impiego di
cittadini non statunitensi al NIST, fornisce informazioni di carattere fiscali e informazioni sugli obiettivi
della politica estera statunitense, sui rapporti tra il
NIST, il governo e gli altri paesi e sulle opportunità di
finanziamento per le attività internazionali.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
L'OIAA ha attuato vari programmi di collaborazione internazionale nel campo della ricerca e dello
sviluppo tecnologico; uno di questi è il "Foreign
Guest Researcher Program" (FGRP), che offre la
possibilità agli scienziati di tutto il mondo di lavorare in collaborazione con gli scienziati del NIST.
I ricercatori ospiti possono rientrare in una di queste tre categorie:
finanziati dalle istituzioni del paese di provenienza;
finanziati attraverso programmi bilaterali o da
organizzazioni internazionali;
titolari di una collaborazione con altri scienziati.
Inoltre, il NIST qualche volta può provvedere ad
attribuire contributi per le necessità giornaliere,
sebbene i ricercatori ospiti generalmente arrivino
grazie ad una sponsorizzazione da parte di compagnie o di organizzazioni. Una volta che si è stati
accettati in un programma di ricerca NIST, il laboratorio-ospite e lo staff OIAA sono in grado di fornire tutta l’assistenza necessaria per il periodo di
permanenza.
L'OIAA ha poi messo in atto il "Funding
Opportunities with Egypt", nato nel 1995 con un
accordo tra il governo degli Stati Uniti e l'Egitto per
la cooperazione scientifica e tecnologica.
Secondo questo accordo Stati Uniti ed Egitto contribuiscono ogni anno equamente ad un fondo
comune il quale provvede a supportare l’attività di
cooperazione tra i due Paesi. È stato predisposto
un tavolo comune il quale è responsabile per l’esame tecnico delle proposte comuni.
I progetti meritevoli di essere finanziati vengono
scelti sulla base di una competizione. Questo programma non è stato stabilito per fornire la fonte primaria dei fondi per la ricerca interna, piuttosto i
fondi sono destinati per il supporto dei costi della
cooperazione bilaterale, quali i trasporti e le attrezzature, e per fornire collaboratori degli Stati Uniti
per le visite di scambio con gli scienziati. Ogni progetto deve avere un partecipante degli Stati Uniti e
uno dell’Egitto. All’interno di questo programma
molte borse di studio vengono finanziate per tre
anni.
L'OIAA è responsabile poi della fondazione
BIRD (US-Israel Bi-national Industrial Research
and Development), il cui obiettivo è stimolare, promuovere e sostenere la ricerca e lo sviluppo industriale per apportare benefici mutuati sia agli Stati
Uniti che ad Israele. Il BIRD sostiene i partenariati
delle compagnie statunitensi ed israeliane dedicate allo sviluppo e al commercio di prodotti e di processi innovativi, non legati al settore della difesa
militare.
Le sovvenzioni vengono direttamente pagate
alle compagnie partecipanti; il BIRD finanzia il 50%
delle spese sostenute dalle compagnie dallo svi-
luppo del prodotto fino alla fase della industrializzazione. I finanziamenti del BIRD sono distribuiti
nella forma di sovvenzioni condizionate e lo stesso
non è autorizzato ad esercitare alcun diritto, nemmeno quello di proprietà intellettuale.
Se il progetto si rivela un successo commerciale
la fondazione riceve un rimborso fino ad un massimo
del 150% della sovvenzione condizionata. Il sostegno finanziario al BIRD proviene da due fonti: da una
parte, gli interessi guadagnati sui centodieci milioni di
dollari della costituzione di dote, garantita in parti
eguali dai governi di Stati Uniti e Israele e, dall’altra,
dai rimborsi ottenuti dai successi delle compagnie
partecipanti ai progetti finanziati dal BIRD.
Un ulteriore importante accordo internazionale è
il "Russian Academy of Sciences Exchange
Program", sottoscritto dal NIST e dall’Accademia
Russa delle Scienze, il quale prevede un programma di cooperazione scientifica tra le due parti. Si
prevede lo scambio di scienziati, di informazioni e
documentazioni scientifiche e tecniche, incontri
collettivi, convegni e seminari e la realizzazione di
progetti comuni. L'OIAA coordina e sostiene lo
scambio degli scienziati per un periodo massimo
di sei mesi.
1.4.2. NSF - National Science
Foundation
Il NSF è un'agenzia indipendente del governo
americano che promuove il progresso della scienza e della sanità agevolando giovani ricercatori,
donne, minoranze etniche, stranieri. L'ente eroga
diversi fondi per permettere ai ricercatori che lo
desiderano di finanziare i loro progetti, comprare
materiale, ricevere studenti.
Esiste il "Programma CAREER", che offre premi
a giovani professori universitari che presentino un
piano di carriera che integra effettivamente la ricerca e l'educazione nell'ambito dell’attività presso
l’università di appartenenza.
Il NSF è sempre favorevole a progetti che coinvolgono scienziati ed ingegneri qualificati, e invita
vivamente le donne, le minoranze etniche e le persone con handicap a partecipare in tutti i programmi di ricerca, essendo questi gruppi sottorappresentati nella comunità scientifica. I due principali programmi attuati: sono il MRPG e il MCAA.
Il MRPG (Minority Research Planning Grant)
permette ad appartenenti a minoranze etniche di
sviluppare un progetto di ricerca usufruendo di
contributi; le sovvenzioni sono limitate ad un
importo di 18.000 dollari per un periodo massimo
di 18 mesi.
Anche il MCAA (Minority Career Advancement
Awards) intende ampliare le opportunità di ricerca
degli scienziati ed ingegneri appartenenti a minoranze etniche. Può essere particolarmente utile a
ricercatori, con esperienza almeno quinquennale,
97
Rapporto Attività 2002-04
98
per acquisire competenze in nuovi campi della
ricerca e per favorire il loro aggiornamento.
La sovvenzione può essere utilizzata come stipendio o per pagare viaggi professionali, onorari
per consulenti, ed assistenti alla ricerca, attrezzature scientifiche. È limitata ad un importo massimo
di 50.000 dollari, con una possibilità di un aumento di 10.000 dollari per l’acquisto di attrezzature.
Ogni anno il NSF seleziona candidati per la
"Presidential Early Career Awards for Scientist and
Engineers" (PECASE) tra i partecipanti più meritevoli al programma CAREER; il premio, accompagnato da un sostanziale apporto in denaro, è il più
importante riconoscimento dal Governo degli Stati
Uniti a scienziati all'inizio della loro carriera.
Un altro interessante programma è il "GK 12",
che consiste in borse di studio e sovvenzioni che
permettono ai laureandi in scienza, matematica,
ingegneria e tecnologia di assistere i professori.
L'obiettivo è quello di migliorare le capacità comunicative e di insegnamento dei borsisti, arricchire
l'insegnamento, creare opportunità di sviluppo
professionale per i professori e rafforzare la collaborazione tra gli istituti di scuola superiore e le
scuole locali.
Esiste anche il REU (Research Experiences for
Undergraduates), che si rivolge sia a studenti che
si interessano alla ricerca, sia alle università interessate ad ottenere un apporto da parte di questi.
Il programma "sito REU" consiste nel finanziamento di un gruppo di studenti che lavorano su un
programma di ricerca all’interno dell'istituto che li
accoglie. Ogni studente è coinvolto in un aspetto
specifico del progetto di ricerca, sul quale lavora in
stretto contatto con l'università ed altri ricercatori.
Gli studenti sono sovvenzionati attraverso l’erogazione di stipendi e, talvolta, di contributi per l'alloggio e i mezzi di trasporto.
Il programma "REU Announcement", invece,
fornisce una guida alla ricerca di un REU Site, cercando di estendere la partecipazione degli studenti in ogni tipo di ricerca, il che favorisce anche
l'università da cui provengono che, al loro ritorno,
si arricchirà di nuove competenze. L'obiettivo principale è quello di attirare un gruppo eterogeneo di
studenti di talento verso carriere nella scienza e
nell'ingegneria e di assicurarsi che ricevano la
migliore formazione possibile.
Ogni dipartimento del NSF partecipa a programmi RUI di ricerca negli istituti universitari
(Research in Undergraduate Institutions), favorendo così le attività del corpo accademico con finanziamenti, finalizzati anche all’acquisto di attrezzature scientifiche. I principali obiettivi del programma RUI sono l'appoggio a ricerche di alta qualità
effettuate dal corpo universitario e la promozione
dell'integrazione tra ricerca e formazione.
Il NSF invita le PMI con i necessari requisiti a
partecipare ai programmi "Small Business
Innovation Research" (SBIR) e "Small Business
Technology Transfer" (STTR). I due programmi stimolano l'innovazione tecnologica nel settore privato, rafforzano il ruolo delle PMI riunendo ricerca
federale e bisogni del mondo imprenditoriale, con
un occhio di riguardo per imprenditori di sesso
femminile o portatori di handicap.
L'NSF promuove anche numerosi programmi
che hanno l'obiettivo di migliorare la collaborazione
tra stato, università, imprese ed organizzazioni non
governative, e quindi permettere la mobilità dei
ricercatori, il trasferimento tecnologico e la creazione di nuove carriere nella ricerca per i giovani.
Uno di questi programmi è il "Partnership for
Innovation" (PFI), che promuove l'innovazione tramite accordi ed attività comuni tra università, governo, aziende private ed associazioni non governative;
lo schema favorisce l'innovazione attraverso lo sviluppo delle competenze, delle attrezzature e delle
infrastrutture necessarie per collegare le nuove scoperte scientifiche con la loro utilizzazione pratica.
Gli obiettivi del programma sono di stimolare la
trasformazione delle conoscenze acquisite grazie
alla ricerca e alla formazione in innovazioni che
migliorino il livello di vita, sostenendo anche l'innovazione a lungo termine.
Il "Grant Opportunities for Academic Liason
with Industry" (GOALI), ha come scopo la creazione di sinergie università-industrie. I fondi messi a
disposizione per questo programma servono a
laureati e studenti universitari per effettuare ricerche e acquisire esperienze direttamente nelle industrie. I fondi possono essere utilizzati, ad esempio,
per effettuare tirocini da tre mesi ad un anno in
azienda.
"Advance", invece, favorisce la partecipazione
delle donne nella scienza e nell'ingegneria tramite
delle opportunità di carriera nel mondo della ricerca. Il programma prevede quindi delle sovvenzioni
sia per le singole persone sia per le organizzazioni
di appartenenza: Fellows Awards, Institutional
Transformation Awards e Leadership Awards.
La National Science Foundation ha anche
importanti funzioni nello stimolare i programmi
internazionali di ricerca. In particolare è presente
con un ufficio a Tokyo che coordina le collaborazioni tra Stati Uniti e Giappone, funge da punto di
riferimento per le borse di studio e i programmi di
scambio, assiste i ricercatori americani in
Giappone e informa sulle politiche ed i programmi
giapponesi riguardanti la R&S; tali attività creano
ogni anno opportunità di collaborazione e preziosi
contatti tra ricercatori e industrie giapponesi.
L’'ufficio NSF di Tokio finanzia diversi programmi:
uno di questi è l'EASI (East Summer Institutes for
U.S. graduate students), che fornisce agli america-
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
ni laureati un'introduzione alle attività di ricerca
giapponesi e una formazione linguistica di 8 settimane. Vengono anche forniti agli studenti biglietti
aerei, vitto, alloggio ed una remunerazione di 2.500
dollari.
Merita citare anche il "Research Fellowship in
Japan", che consiste in un aiuto finanziario per l'or-
ganizzazione di soggiorni di ricerca in Giappone
della durata compresa tra una settimana e due
anni; il "Planning Visit to Japan" che consiste in
borse di studio (da 1 settimana a 2 mesi); il WISC
(Women International Science Collaboration) che
mira a stimolare la partecipazione delle donne nella
ricerca internazionale.
1.5. La R&S in Giappone
Dopo la recessione economica avvenuta in
Giappone negli anni '90, la classe politica giapponese ha preso coscienza dell'importanza degli
incentivi a chi opera nel mondo della ricerca. Vari
enti sono attivi per favorire la collaborazione tra
stato-università-industrie. I principali enti e programmi di incentivazione della ricerca sono presentati di seguito.
1.5.1. MEXT
Il Mext (Ministero dell'Educazione, della Cultura,
della Scienza e dello Sport) presenta al suo interno l'RPB (Research Promotion Bureau), responsabile delle politiche di promozione della ricerca.
Questo ente ha il compito di incoraggiare le invenzioni, promuovere l'applicazione dei risultati della
ricerca e la cooperazione tra il mondo dell'industria, dell'accademia e le istituzioni pubbliche, promuovendo gli studi scientifici anche attraverso la
creazione di istituzioni scientifiche ed organismi di
assistenza alla ricerca.
Per promuovere gli scambi e la collaborazione
tra industrie, università e governo, il Mext ha promosso una misura legislativa (Law for Facilitating
Governmental Research Exchange) per facilitare il
trasferimento tecnologico tra ricercatori ed altri
sistemi per la ricerca collettiva o commissionata. Il
Mext ha anche creato il Centro per gli Istituti
(Center for Institutes, a Tsukuba) per promuovere
le attività di scambio tra le istituzioni scientifiche ed
il Centro per la ricerca collettiva (Center for
Cooperative Research) per incrementare la collaborazione tra università e industrie, utilizzando
diversi strumenti quali borse di studio, incentivi
fiscali a favore di queste ultime per compensare i
maggiori investimenti in R&S, la creazione di
Venture Business Laboratories (questi laboratori
sono presenti in circa 45 università ed hanno per
obiettivo la promozione della ricerca avanzata e la
creazione di risorse umane che possiedono competenze specializzate avanzate) e l'accesso facilitato alle TLO (Technology Licensing Organization),
che semplificano ed agevolano, anche in termini di
minori costi, il rilascio di brevetti.
Il Mext interviene anche con i "Grants on Aid for
Scientific Research", sovvenzioni il cui scopo è
favorire lo sviluppo di lavori creativi e all'avanguardia
in vari settori della ricerca. Le sovvenzioni possono
essere attribuite ad individui o gruppi di ricercatori
che lavorano presso università o centri di ricerca.
1.5.2. JSPS
Il JSPS (Japan Society for the Promotion of
Science) è un'organizzazione semi-governativa,
istituita con una legge nazionale e posta sotto la
supervisione del Mext. Le sue attività sono rese
possibili principalmente da sovvenzioni statali. Il
JSP, a partire dal 1932, anno delle sua nascita, ha
creato un numero notevole di commissioni su
richiesta di università o di industrie per promuovere il trasferimento tecnologico.
Uno dei programmi più importanti attuati dal
JSPS per incentivare la ricerca in Giappone è il
"Research for the Future". I fondi erogati tramite
questo programma permettono di promuovere
ricerche su tematiche di carattere globale, con il
fine ultimo di sviluppare la società e l’economia
giapponesi, contribuendo così al benessere della
popolazione.
Il JSPS gestisce anche sette uffici (JSPS' Liason
Offices) situati al di fuori del Giappone che fungono da collegamento con la madrepatria per promuovere la cooperazione internazionale nel
campo della ricerca. La funzione è quella di creare
e sviluppare cooperazioni di successo tra i vari
paesi e attirare i ricercatori stranieri, relazionandosi con istituzioni straniere per attuare programmi
comuni, diffondere e raccogliere informazioni e
materiale per la promozione delle iniziative, informare e aiutare i ricercatori che vogliono partecipare a programmi di ricerca internazionali, fornire un
aiuto materiale ai ricercatori giapponesi che si
recano all'estero.
Sempre per incentivare la collaborazione internazionale, il JSPS favorisce l'arrivo in Giappone di
ricercatori stranieri altamente qualificati mettendo
a disposizione borse di studio.
Nel 2002, 4296 ricercatori provenienti da 91 paesi
hanno partecipato ai diversi programmi di ricerca
proposti dall'Istituto, quali il "Postdoctoral Fellowship
for Foreign Researchers", il "JSPS Summer
Program", l’"Invitation Fellowship Programs for
99
Rapporto Attività 2002-04
100
Reseacher in Japan", il "JSPS Research Fellowship
for Young Scientists" e il "Postdoctoral Fellowship for
Research Abroad".
Il "Postdoctoral Fellowship for Foreign
Researchers" dà l'opportunità a ricercatori altamente qualificati di effettuare ricerche in cooperazione con gruppi leader nelle università giapponesi
o in altri centri di ricerca; le sovvenzioni vengono
attribuite per un periodo di 12-36 mesi. Sono inoltre previste borse di studio post-dottorato per giovani ricercatori stranieri (per un periodo compreso
tra 15 giorni e 11 mesi) provenienti da USA,
Canada e Paesi dell'Europa.
Il "JSPS Summer Program" permette a giovani
laureandi e laureati (del Nord America, Germania,
Regno Unito e Francia) di ricevere una formazione
sulla cultura e sul sistema di ricerca giapponese e
di proseguire le loro ricerche con l'aiuto dei ricercatori giapponesi nelle università o nei centri di
ricerca per un periodo di due mesi durante il periodo estivo.
L’ "Invitation Fellowship Programs for Reseacher
in Japan" è stato concepito per dare la possibilità ai
ricercatori giapponesi di invitare colleghi stranieri a
partecipare a programmi di collaborazione internazionale.
Un altro programma di rilevante importanza
attuato dal JSPS è il "Core University Program", il
cui obiettivo è quello di incentivare la collaborazione tra i paesi dell'area asiatica in specifici campi e
materie. Questo programma è iniziato coinvolgendo la Thailandia e l'Indonesia nel 1978, si è poi
esteso alle Filippine (1979), a Singapore (1983),
alla Malaysia (1984), alla Cina (1993), alla Corea
del Sud (1998) e al Vietnam nel (1999). Il programma comprende scambi di scienziati, ricerca cooperativa e seminari.
Il "JSPS Research Fellowship for Young Scientists"
aiuta giovani ricercatori fornendo borse di studio
per svolgere attività di ricerca presso università o
centri di ricerca.
Il "Postdoctoral Fellowship for Research
Abroad", infine, attribuisce le borse di studio a giovani ricercatori giapponesi che vogliono svolgere
attività di ricerca all'estero per periodi della durata
fino a due anni.
Il JSPS supporta la ricerca finanziando anche
una parte dei costi relativi all'organizzazione sul territorio giapponese di meeting internazionali.
Il JSPS attua poi dei programmi bilaterali con
decine di istituzioni scientifiche nel mondo, sotto
varie forme: scambi di scienziati, ricerche o seminari in cooperazione. Il più importante è il "Japan
France Integrated Action Program Sakura", che,
istituito nel 2003, è gestito congiuntamente dal
JSPS e dal Ministero degli Esteri Francese ed ha lo
scopo di promuovere la collaborazione francogiapponese tra istituti superiori di ricerca.
1.5.3. NIRO
Il Niro (New Industry Research Organization) è
un’organizzazione per contribuire alla creazione di
nuove imprese e allo sviluppo di quelle già esistenti tramite la ricerca e lo sviluppo di tecnologie avanzate e grazie ad una rete consolidata di rapporti tra
università, industrie e governo.
1.5.4. JTLOA
Il JTLOA (Japan Technology Licensing
Oganization Association) è stato creato nel 2000 per
rafforzare la collaborazione tra industrie ed università.
Le sue azioni principali consistono nell’elaborazione di progetti per una promozione più efficiente
delle attività delle TLO, nella diffusione di informazioni su ricerche e studi, nell’organizzazione di
gruppi di studio e seminari, nella pubblicazioni di
giornali universitari e di ricerca, nella promozione
della comunicazione e delle reti di lavoro con istituzioni nazionali e straniere, e nella formazione, diffusione ed elaborazione di progetti per il trasferimento tecnologico da parte delle università.
Un esempio di TLO è la Tohoku Technoarch Co.
Ltd, il cui scopo è brevettare le scoperte economicamente interessanti nel campo realizzate nelle
università, dividendo poi i profitti tra ricercatori e
strutture universitarie e stimolando così l’attività dei
ricercatori stessi, oltre a fornire servizi quali:
diffusione delle informazioni su come registrare
un brevetto;
selezione dei migliori collaboratori presenti nelle
università e nelle industrie;
fornitura di informazioni sulle tecnologie riguardanti la R&S;
organizzazione e gestione di consulenze tecniche, letture, seminari riguardanti lo sviluppo tecnologico;
consulenze sulla creazione e gestione aziendale.
Parte seconda - Gli studi e le ricerche
1.6. Confronti a livello internazionale
In quest’ultima parte verrà approfondita l’analisi
con un confronto tra le buone prassi che hanno
ottenuto maggior successo, soprattutto per ciò
che attiene la mobilità dei ricercatori.
Per fare ciò, è necessario innanzitutto tenere
ben presente la distinzione tra le politiche che
mirano ad evitare la cosiddetta "fuga dei cervelli" e
le politiche volte ad attirare cittadini stranieri; in
secondo luogo, è opportuno suddividere gli incentivi alla mobilità a seconda che si rivolgano a ricercatori e scienziati già operanti o a studenti laureandi potenzialmente interessati alla R&S;
Il primo caso è, infatti, maggiormente influenzato dalla possibilità di lavorare in autonomia in un
ambiente libero da condizionamenti politico-istituzionali, dalla natura del lavoro da svolgere, dalla
qualità dello staff di ricerca nell’organizzazione
ospitante, dalle condizioni di lavoro e dalla retribuzione e, infine, dalla reputazione e dal prestigio del
centro di ricerca.
Gli studenti sono invece condizionati maggiormente dalle politiche governative e la loro mobilità
internazionale viene influenzata soprattutto dalla
possibilità di usufruire di borse di studio, dalla qualità e reputazione dell’organizzazione nella quale
scelgono di iscriversi, dalle opportunità post-formative esistenti nel paese ospitante, da problemi
esistenti nel proprio paese e dal clima favorevole
in quello ospitante, anche anche in considerazione
della possibilità di vivere un’esperienza interculturale.
1.6.1. R&S: un confronto all’interno
dell’Unione Europea
Data la grande varietà delle azioni da essi intraprese, è possibile affermare che i paesi europei
che investono maggiormente nella ricerca e che
ottengono i risultati migliori (Svezia e Finlandia su
tutti) sembrano tenere ben presente, nel programmare le loro politiche per attirare ricercatori, le
distinzioni fatte in precedenza in merito alle diverse
esigenze manifestate da scienziati e studenti e ai
fattori che maggiormente li influenzano nella scelta
del paese di destinazione.
La Finlandia, ad esempio, ha da un lato provveduto alla creazione di centri di eccellenza5 nel
campo della ricerca per aumentare la propria reputazione internazionale ed attirare così i migliori
ricercatori "senior" (prevedendo agevolazioni
anche per le loro famiglie); dall’altro lato, al fine di
attrarre gli studenti potenzialmente interessati ad
entrare nel mondo della R&S, ha predisposto un
5
articolato sistema di finanziamenti, rivolto soprattutto a studenti universitari nazionali. Un’iniziativa
fondamentale è poi rappresentata dall’adozione di
programmi speciali per stimolare i ricercatori ad
ogni livello di carriera ad una mobilità temporanea
dall’università all’industria.
Anche in Svezia è possibile notare un bilanciamento tra le azioni predisposte a favore di ricercatori e scienziati già operanti e quelle a vantaggio di
studenti. Nonostante non manchino le misure a
favore della mobilità internazionale (particolarmente importanti sembrano essere, tra le altre, quelle
relative alla possibilità di usufruire di servizi medici
pubblici), bisogna comunque notare, rispetto alla
Finlandia, una prevalenza di strumenti volti ad attirare e trattenere ricercatori e studenti nazionali (tra
i quali spiccano gli incentivi alle ricercatrici donne).
Un elemento di convergenza delle politiche di
Svezia e Finlandia a favore della R&S è che esse
ricorrono ad incentivi finanziari più che fiscali, sotto
forma di sovvenzioni, sussidi o prestiti ad interesse
agevolato, poiché queste misure possono essere
indirizzate con precisione alle attività ed ai settori
tecnologici considerati prioritari.
I paesi al di sotto della media europea per quanto riguarda gli investimenti e i risultati ottenuti nella
R&S, quali Portogallo, Spagna e Italia, hanno invece adottato programmi di incentivi fiscali, che permettono ai governi di stimolare la spesa in un’ampia gamma di attività innovative, offrendo alle istituzioni ospitanti i ricercatori la possibilità di stabilire le proprie priorità interne.
Alla luce di ciò, è possibile affermare che una
politica di focalizzazione su settori particolari supportata da incentivi finanziari ha finora portato risultati migliori rispetto ad azioni più generali (e forse
per questo dispersive) sostenute da incentivi di
tipo fiscale.
Un altro punto di forza comune delle politiche
adottate dai paesi del nord Europa per attirare al
proprio interno ricercatori stranieri è rappresentato
dalle politiche di marketing internazionale, volte a
fornire informazioni dettagliate sui rispettivi sistemipaese e ad incrementare la visibilità internazionale
dei loro sistemi di R&S.
Infatti, i problemi principali per i ricercatori stranieri che vogliono spostarsi in un altro stato sono
rappresentati da informazioni spesso insufficienti e
difficili da reperire sulle opportunità di usufruire di
sovvenzioni e finanziamenti, dalle procedure di
immigrazione complicate e dalla difficoltà di trovare un alloggio.
La presenza di centri di eccellenza rappresenta anche in Danimarca, altro Stato inserito tra quelli considerati all’avanguardia nel
campo della R&S, il punto di forza delle politiche adottate per attirare ricercatori.
101
Rapporto Attività 2002-04
A tal proposito, in Finlandia sono stati creati
centri specializzati per coordinare queste informazioni e per facilitare così le procedure di immigrazione; sono inoltre predisposte, così come in
Svezia, facilitazioni per ottenere alloggi a prezzi
agevolati. È importante poi sottolineare che in
Finlandia e in Danimarca le università hanno provveduto alla creazione di network internazionali che
svolgono pertanto un ruolo chiave nell’attrarre i
ricercatori stranieri, rendendo il sistema accademico aperto e flessibile.
1.6.2. Un confronto con gli Stati Uniti
102
Nonostante Svezia, Finlandia e, in misura minore, Danimarca presentino le performance migliori
all’interno dell’UE nel campo della R&S, ciò non
significa che siano i paesi migliori in senso assoluto: non hanno un successo paragonabile a quello
degli Stati Uniti in termini di attrattività del proprio
sistema della ricerca e sono inoltre meno attivi di
questi ultimi nel cercare di aumentarne il numero
dei ricercatori operanti nel paese (in altre parole, i
paesi del nord Europa puntano più ad attirare e
trattenere ricercatori nazionali piuttosto che ad
incentivare l’arrivo di quelli stranieri).
L’enorme attrattività esercitata dagli Stati Uniti è
dovuta innanzitutto alla reputazione internazionale
(delle università, dei gruppi di ricerca e dei docenti) che il paese può vantare vantare e alla conseguente attrazione esercitata da molte delle sue istituzioni accademiche; un altro vantaggio non indifferente è dato dalla lingua inglese, utilizzata dagli
scienziati di tutto il mondo.
Rispetto a Svezia, Finlandia e Danimarca, dove
i ricercatori stranieri fanno di solito parte dello staff
universitario (sono cioè considerati come impiega-
6
ti dell’università), godono di riduzioni sulle tasse e
ricevono una retribuzione fissa durante la loro
ricerca, negli Stati Uniti, al contrario, i ricercatori
stranieri pagano le tasse e devono utilizzare per la
ricerca fondi propri o cercare da soli di ottenere le
risorse necessarie alla loro attività dalle diverse
organizzazioni pubbliche e private che offrono sussidi e stipendi (tra le quali anche le università);
oltretutto, bisogna ricordare che le borse di studio
del NSF sono disponibili solo per i ricercatori americani e non anche per gli stranieri.
Il livello della remunerazione dei ricercatori stranieri è relativamente basso negli Stati Uniti rispetto, ad esempio, a Paesi quali la Finlandia6 e la
Danimarca: ciò sta a significare che gli aspetti
finanziari, seppur importanti, non rappresentano il
fattore cruciale nella scelta del paese di destinazione.
Azioni particolari messe in atto negli Stati Uniti
sono le agevolazioni a favore delle donne, delle
minoranze linguistiche e dei portatori di handicap
che desiderano intraprendere la carriera di ricercatori; degna di nota è anche la possibilità offerta agli
studenti universitari di far coesistere contemporaneamente studio e ricerca scientifica nel periodo
antecedente al conseguimento della laurea. Anche
la particolare cultura d’impresa presente nel paese
risulta essere un fattore di sviluppo della R&S e, di
conseguenza, positivo per l’attrattività del paese
nei confronti di ricercatori stranieri.
In conclusione, è possibile affermare che gli
Stati Uniti per l’importanza ed il livello delle proprie
attività di R&S, devono essere considerati in ambito mondiale come un esempio da seguire, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti riguardanti la
collaborazione tra stato, università, imprese e
organizzazioni non governative.
In Finlandia recentemente le Università hanno trovato un modo per integrare il salario minimo garantito dalla contrattazione collettiva, al fine di competere col mercato privato: ciò è stato fatto attraverso centri di ricerca privati collegati con le Università ma
indipendenti a sufficienza per poter definire la propria politica salariale.
Indice
Premessa ..................................................................................pag
5
Parte Prima
Descrizione degli interventi
Presentazione ................................................................................pag.
7
Le attività relative al
periodo aprile - dicembre 2002 ..........................................................pag.
8
L’intervento B................................................................................pag.
9
L’intervento A................................................................................pag. 24
Considerazioni conclusive sugli interventi A e B ....................................pag. 34
L’intervento C................................................................................pag. 45
L’intervento D ..............................................................................pag. 49
L’intervento E................................................................................pag. 49
Parte seconda
Gli studi e le ricerche
Ricerca e risorse umane in Italia
e nel Friuli Venezia Giulia…………………… ........................................pag. 53
Le buone prassi per lo sviluppo delle risorse umane
nel settore della R&S …. ..................................................................pag. 87
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