I Quaderni del Teatro diretto da Antonio Calenda in coproduzione con Compagnia Mario Chiocchio Srl I Quaderni del Teatro volume n. 74 a cura di Stefano Curti e Ilaria Lucari Re Lear di William Shakespeare diretto da Antonio Calenda Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti Prefazione a “Re Lear” di Agostino Lombardo La grande fortuna scenica che il Re Lear ha così approfondito e arricchito le proprie specifi- avuto in Europa e nel mondo negli ultimi decen- che risorse e qualità da aver bisogno, come mai ni costituisce la più evidente e decisa smentita prima, del proprio elemento naturale, il teatro. del giudizio romantico e post-romantico sulla Ha detto Strehler in una intervista, a proposito “irrappresentabilità” dell’opera. Alcune espressio- del suo Lear del 1972: «È una tragedia che si ni di tale giudizio sono note: da quella di Charles “inteatra”. Tutte le cose del testo che ho capito, le Lamb che, nel 1811, dichiarava che «è fonda- ho capite giorno per giorno, sulla scena»; e parole mentalmente impossibile rappresentare Lear sulla non dissimili aveva usato Peter Brook commen- scena» a quella di Henry James che nel 1883, in tando il suo spettacolo del 1962. Ed era giusto occasione di uno spettacolo di Tommaso Salvini, che i due registi usassero questi termini, perché scriveva che «Re Lear non è un dramma da reci- nel Re Lear la parola, pur caricandosi di eccezio- tare… è un grande e terribile poema – il più nale intensità (basti pensare alla risonanza che vi sublime, forse, di tutti i poemi drammatici ma hanno certi monosillabi) è più che in ogni altra non un dramma», fino a quello di A.C. Bradley, opera shakespeariana legata all’azione scenica (si fondatore della moderna critica shakespeariana, provi, del resto, ad “antologizzarla”, e si vedrà per il quale Re Lear è «il massimo risultato di che si potrebbe ribaltare il giudizio e parlare Shakespeare ma non il suo miglior dramma». Ma non di “irrappresentabilità” ma di “illeggibilità” evidentemente non era così se abbiamo visto e della tragedia). La parola, cioè, pur altissima, e vediamo quest’opera penetrare profondamente, suggestiva, e “poetica”, è più che mai elemento proprio in quanto “teatro”, proprio attraverso il di quel più vasto tessuto, fatto di parole e azione, “teatro”, nella nostra cultura e, in effetti, nella movimenti scenici e recitazione che è l’immagine nostra vita. E in realtà, lungi dall’essere poco tea- teatrale – il solo luogo in cui tutti i significati del- trale, Re Lear può ben dirsi l’opera più teatrale l’opera trovano la loro forma compiuta. Sempre, di Shakespeare, e ciò nel senso che in essa il lin- certo, la parola di Shakespeare (e invero ogni guaggio del drammaturgo raggiunge la più alta, parola teatrale) non è parola che si possa soltanto e specifica, intensità ed espressività. Né pote- leggere: va recitata, detta da un attore con certi va essere diversamente. Nel dramma, composto toni e gesti, in una precisa situazione dramma- intorno al 1605 (poco dopo l’Otello e pressoché tica, in un particolare momento dell’azione; ed è contemporaneamente al Macbeth) e dunque nel poi parola che non è solo battuta di un dialogo momento in cui più profonda era la sua riflessio- ma strumento che agisce, evoca, crea una sceno- ne sull’uomo e sulla sua condizione, Shakespeare grafia, stabilisce rapporti interni, intesse relazioni crea un linguaggio la cui “teatralità” è suprema segrete tra gli uomini e le cose, intensifica i signi- perché suprema è la funzione che ad esso viene ficati dell’azione, li commenta, li amplia, li appro- affidata; un linguaggio che, volendo esplorare e fondisce; rappresenta il reale e insieme ne mostra conoscere il movimento e le ragioni della vita, ha la polivalenza, la ambiguità; crea una situazione 5 6 e la rende simbolica. Ma tutto questo ancora di ma dei personaggi s’intreccia quello del dramma- più avviene nel Re Lear, in cui Shakespeare crea turgo che, in un periodo di crisi quale è quello tra veramente un linguaggio teatrale il cui segno pre- Cinque e Seicento, s’interroga sulla validità stessa cipuo è quello, vorrei dire, di una totalità espres- delle parole che usa, percependo e analizzando e siva ottenuta appunto attraverso il contempora- tentando di sanare la frattura verificatasi tra la neo agire di tutti gli elementi che compongono il parola e la cosa, nel Re Lear tale dramma rag- discorso teatrale e che sono sottoposti alla mas- giunge una delle tappe decisive del suo percorso sima tensione. Non c’è momento, non c’è parola e il problema del linguaggio diventa componente del Re Lear che possono essere avulsi da questa centrale dell’opera. totalità – non c’è parola che non si “inteatri”, che «Noi dobbiamo accettare il peso / di questo tempo non pretenda, pur nel pieno della sua intrinseca triste. / Dire ciò che sentiamo e non / ciò che con- forza verbale, di essere calata nella realtà scenica viene dire», afferma Edgar alla fine della trage- – e si pensi, come ai massimi esempi di quel che dia. Ma per giungere a questa consapevolezza, a peraltro avviene continuamente, alle scene della questa distinzione tra la parola “falsa” e la parola tempesta nel terzo atto; o a quelle della finta fol- “vera”, occorreva passare attraverso la violenza lia di Edgar, o della follia effettiva di Lear. Scene e il dolore, la follia e la morte. Un tragico per- tutte, che vivono proprio in quanto “teatro” e non corso, scandito da quello della parola, e ciò fin letteratura. dall’inizio, che, infatti, con il discorso di Lear, è il Si può già comprendere perché il Novecento, e tangibile segno della divaricazione. Nel momento cioè un secolo le cui espressioni artistiche (grazie in cui Lear separa il nome di re dalla sostanza alle avanguardie letterarie e pittoriche, al cinema, in cui esso si invera, egli commette la colpa che alla televisione) sono tutte lontane da un’idea di determina la sua caduta. Il linguaggio, invece di imitazione e verosimiglianza, abbia percepito le illuminarlo, lo fa cieco, copre di opachi veli la qualità non naturalistiche e simboliche del lin- realtà. L’incapacità a distinguere rende possibile guaggio shakespeariano assai più chiaramente l’inganno crudele che su di lui esercitano le figlie del Settecento e dello stesso Ottocento, cui pur Regan e Goneril – così come, nell’intreccio secon- si deve la riscoperta di Shakespeare, calando gli dario in cui la vicenda di Lear specularmene si stessi straordinari personaggi, lo stesso immenso riflette, Gloucester si fa ingannare dalle parole Lear, nella totalità espressiva di quel teatro e di Edmund, dalla falsa lettera che egli crede vera riscoprendo così la “rappresentabilità” dell’opera. (e la sua cecità fisica sarà il simbolo della cecità Ma ancor più, nel caso del Re Lear, tale conge- morale, e linguistica, di Gloucester ma anche di nialità è spiegabile se si pensa che, come in tante Lear). E vanamente quanti stanno accanto al opere del Novecento, il linguaggio, qui, non è solo vecchio Re tentano di restituirgli la luce, di fargli strumento ma oggetto di rappresentazione. Se in “leggere” il significato del mondo, fargli intendere tutto il teatro shakespeariano, in effetti, al dram- le parole che davanti a lui vengono pronunciate. Non ci riesce Cordelia, che alla parola falsa delle il reale, quasi nemmeno lo sfiorano: esso rimane sorelle contrappone un “niente” che ha la forza, immutato, intoccato – la tempesta dilaga e contro la trasparenza della parola vera. Non Kent, che lo di essa le grandiloquenti parole di Lear nulla pos- avverte a proprio rischio dell’errore fatale che sta sono, rimangono meri, inconsulti suoni, preludio commettendo, del fatale equivoco, del complotto della follia da cui, come dalla tempesta, presto verbale che lo sta soffocando come aveva soffoca- sarà aggredita. E le scene della follia, appunto, to Otello. E nemmeno il Matto, il prodigioso fool sono anzitutto una rappresentazione della distru- di questo dramma, la cui azione è un’azione tutta zione della parola, e tanto più che la deflagra- linguistica, tesa a far recuperare al Re (con la zione del linguaggio di Lear è accompagnata dai dissacrazione, l’ironia, la beffa, i giochi verbali) il discorsi del Matto e di Edgar, che la mimano, senso vero della parola – a strappargli il velo dagli echeggiano, espandono, quasi a voler portare il occhi, a rendere limpida la sua visione, a colmare gesto distruttivo al suo finale compimento. Prima il divario che la sua illusione ha creato. Otello, ancora della morte della mente è la morte della Macbeth non hanno questo sostegno – il loro è parola (e ci si trova di fronte a un esempio quasi un conflitto solitario, e la solitudine è il dato più indicibile di arte teatrale, che solo Beckett forse struggente della loro condizione. Lear non è solo saprà evocare) ad essere qui messa in scena, così ma lo diventa: malgrado i colpi che la realtà gli come avviene nell’Otello e nel Macbeth. Ma con impartisce, rimane ciecamente fedele alla propria una più vasta, davvero cosmica ampiezza, una illusione, si chiude nel proprio linguaggio come risonanza che la presenza degli altri personaggi Macbeth nel suo castello e ad esso consegna la rende più complessa e universale, sì che il fran- sua sfida agli uomini, alla natura, agli dei. Una tumarsi di ogni disegno, di ogni progetto verbale, sfida cosmica la cui eccezionale qualità poetica, diventa un ritorno al magma originario (così la cui tutta moderna tragicità, stanno proprio nel come Edgar, denudandosi, era tornato alla condi- suo dar corpo alla tragedia della parola. Come zione adamitica) che non coinvolge soltanto Lear Otello, come Macbeth, Lear assume il linguaggio e i suoi compagni ma l’umanità tutta. E se la dell’eroe tragico, e anzi lo porta alla massima ten- parola-fenice rinasce delle sue ceneri, se l’emer- sione, e a dimensioni gigantesche, titaniche – ma gere di Lear dalla follia, alla conclusione dell’ope- proprio queste dimensioni rendono la sua “cadu- ra, è anche il suo riacquistare la parola vera, il ta” più clamorosa, più memorabile, creando uno suo imparare a leggere l’alfabeto del mondo, e scarto persino ridicolo tra lui e la realtà, rivelando comprendere il silenzio – e dunque il linguaggio che egli come Don Chisciotte, è un eroe soltanto interiore, l’amore non detto – di Cordelia, questa all’interno del suo linguaggio, della sua illusione. comprensione coincide con la sua morte. Lear Non di forza i suoi discorsi impetuosi e ruggenti non potrà più valersi di tale conoscenza: non sono espressione ma di impotenza, inadeguatezza, potrà, come vorrebbe, parlare con Cordelia («così fragilità. E di fatto le sue parole non modificano vivremo / e pregheremo e canteremo e ci raccon- 7 8 teremo / antiche storie, e rideremo delle farfalle / società. Ciò che è ancora più vero nel tema della dorate, e ascolteremo poveri malviventi / parlare violenza: in un secolo come il nostro, che ha visto delle novità della corte»). Cordelia è morta, ucci- le più grandi tragedie collettive della storia, come sa dalla parola – da quella di Edmund, che ha non riconoscere le insidie che ancor oggi ci minac- inviato l’ordine fatale, ma prima ancora da quella ciano nei simboli di violenza che scandiscono il Re di Lear. Il quale allora non può che morire a sua Lear? Non c’è tortura, qui, anche la più atroce, volta. La grande divaricazione, la grande frattura che non sia riprodotta, ingigantita, a Buchenwald non può ricomporsi nel presente ma solo nel futu- come nel Vietnam; non c’è sangue di innocenti in ro, nel “mondo nuovo” di Edgar. cui non sia dato di vedere quello che ha coperto Ma un’altra ragione, oltre che la centralità del e ancora copre il mondo; non c’è inganno che problema del linguaggio, spinge la cultura del non sia stato praticato in misura ben più vasta. E Novecento – la cultura di anni travagliati e ansio- ciò è vero del tema che ha quello della violenza è si, crudeli e incerti – a rappresentare il Re Lear strettamente collegato: il tema del potere. Come con tanta frequenza e con tanto impegno, ed è meravigliarsi se tanto spesso il Re Lear, come il riconoscimento di situazioni e problemi affini altre opere shakespeariane, è stato interpretato in a quelli del nostro tempo. Ciò accadde sempre, termini di lotta – feroce, senza esclusione di colpi, naturalmente, di fronte alle grandi opere d’arte, sanguinosa – per la conquista e il mantenimento specie quando i loro protagonisti sono diven- del potere, se questa lotta, all’interno degli stati e tati miti, come Edipo, come Amleto o appunto del mondo, è la cifra stessa del nostro tempo, che Lear. E tanto più accadde di fronte ad opere che ha visto e vede da un lato il susseguirsi impla- appartengono, come Re Lear, a momenti storico- cabile di dittature e dall’altro la spartizione del culturali in cui l’affinità non è generica – e certo mondo del mondo tra le grandi potenze? gli anni, all’inizio del Seicento, che coincidono Ma se la violenza e il potere sono i più evidenti tra in Inghilterra col regno di Giacomo I, rivelano i temi del Re Lear in cui sembrano rispecchiarsi le un travaglio che Re Lear esprime con situazioni situazioni storiche e politiche del Novecento (un sceniche in cui paiono annunciati alcuni nodi cru- rispecchiamento che trova nel Lear di Edward ciali della nostra storia o della nostra quotidiana Bond la sua estrema manifestazione), non c’è vicenda. Forse il tema della ingratitudine filiale invero momento o aspetto dell’opera che non si ci colpisce meno di quanto avvenisse nel Sette o presti ad una “lettura” in chiave di sentimenti, Ottocento (che ne ha anzi fatto una sorta di gab- stati d’animo, situazioni morali propri della nostra bia psicologica che ha ridotto l’enorme ricchezza storia. L’angoscia e la solitudine, la disperazione e dell’opera) ma se ne individuiamo l’espresso e la follia, il senso del vuoto, dell’illusorietà, della implicito problema generazionale, il rapporto precarietà della vita: tutto ciò che lacera la nostra tra padri e figli, ecco che possiamo scorgervi una coscienza, tutti i segni delle nostre contraddizioni tensione particolarmente operante nella nostra e nevrosi e terrori, tutti i lineamenti di quella che Auden definiva l’”età dell’ansia”, trovano nel Re usare le sue parole, penetrandone ogni aspet- Lear – e si pensi alla tempesta o ai dialoghi tra to (verbale e gestuale, scenico e visivo, reale e il Re e il Matto – una drammatica, lancinante simbolico) e in tal modo cogliendone la totalità prefigurazione, tanto più efficace e dolorosa in espressiva, Strehler ha pienamente compreso che quanto espressa in un linguaggio molto più vicino se in Re Lear c’è una discesa all’inferno c’è anche a quello della drammaturgia contemporanea (che una faticosa risalita verso la luce, verso un desti- di esso certamente si è avvalsa): un linguaggio no che, come Strehler scrive, «l’uomo non può che riproduce, con la sua stessa continua mesco- non dominare, dovesse anch’egli passare ancor lanza di tragico e comico, quelle contraddizioni più addentro per il dolore, fisico e morale, subire e ironie della realtà che hanno dato origine al il trauma della pazzia…». Se c’è una desolazio- teatro dell’assurdo. Sì che non meraviglia che ne e un’angoscia in cui l’uomo in assoluto può Ian Kott abbia interpretato il Re Lear in chiave riconoscere la propria, e l’uomo del nostro tempo beckettiana, genialmente suggerendo un’affinità (l’uomo del primo Eliot, o di Beckett, o del Lear con Finale di Partita. Né che lo stesso Beckett e di Bond) un’immaggine della propria condizione, altri drammaturghi del Novecento abbiano tro- c’è anche il riconoscimento di alcuni fondamenta- vato nel dramma le “fonti” di molte loro situazio- li valori che possono dare un senso, e una ragio- ni, o che molti registi vedano in Shakespeare lo ne, alla vita. «Esser maturi è tutto», dice Edgar, Shakespeare nostro contemporaneo che campeg- e la maturità, la ripeness che Lear e Gloucester, gia nel libro famoso di Kott. Edgar e Kent e Albany faticosamente conseguo- E tuttavia, notato tutto ciò, io non credo che no è appunto la capacità di viver e morire con la Shakespeare sia nostro “contemporaneo” in que- consapevolezza che l’esistenza non è, malgrado sto senso specifico (ché, in un senso più genera- tutto, il gioco capriccioso degli dei di cui dice le, tutta l’arte è sempre contemporanea) e che Gloucester, e nemmeno il «grande palcoscenico il suo mondo si possa identificare con quello di dei pazzi» evocato da Lear, ma un arduo, lento, Beckett o di altri autori novecenteschi. Credo, doloroso e fin crudele cammino verso una verità anzi, che noi possiamo veramente capire il Re che tutto (e in primo luogo la parola) contribuisce Lear, e renderlo quindi veramente parte della a oscurare e allontanare ma che pure esiste e può nostra esperienza, solo rendendoci conto delle essere conquistata – come l’hanno conquistata il ragioni per cui esso è, appunto, profondamente Matto e Cordelia. Nel Re Lear, di fatto, è ancora diverso. Pensando, così, al Lear di Strehler, esso possibile la tragedia proprio perché al mondo è ammirevole proprio perché, mentre ha colto dell’inesistente si può contrapporre quello, reale, tutte le affinità col nostro tempo di cui si è detto, della verità, e all’assenza di valori della “terra ha individuato la vera natura dell’opera, e cioè desolata” un criterio in base al quale giudicare la visione dell’uomo che la sottende e sostanzia. il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, la verità e Calandosi nel testo e tutto ”esplorandolo”, per l’apparenza. 9 10 Ed è qui che il consenso all’interpretazione di Kott tutto il male e tutto il dolore del mondo – ridise- viene meno. Egli scrive: «Il tema del Re Lear è il gna una fisionomia dell’uomo, ritrova un ordine disfacimento e il crollo del mondo. Come le cro- in base al quale vivere, e in base al quale costrui- nache, Re Lear comincia dalla divisione del regno re una tragedia. E il Re Lear è, a mio avviso, la e dall’abdicazione del re e, come le cronache, prima, e la massima, tragedia moderna, perché finisce con la proclamazione del nuovo sovrano. quest’ordine non è fuori o al di sopra dell’uomo; Tra il prologo e l’epilogo si svolge la guerra civile. non è un ordine trascendente che è dato acquista- Ma… il mondo non torna a risorgere. Nel Re Lear re, come nel dramma medievale (o nella tragedia non c’è un giovane Fortebraccio che non conosce classica) attraverso un intervento soprannatura- dubbi e che sale sul trono di Danimarca». E prima le. Malgrado l’uso frequente di immagini attinte aveva detto: «Questo nuovo Libro di Giobbe e all’esperienza religiosa, quest’ordine è laico, è questo nuovo Inferno dantesco sono stati scritti umano, e l’uomo lo cerca nella propria coscienza sul finire del Rinascimento. Nel Re Lear shake- e umanità; è la verità fatta dai valori che alcu- speariano non solo non c’è il Cielo cristiano, ma ni personaggi del Re Lear scoprono e incarnano non c’è neanche quel cielo che predicavano e in per sé e per gli altri: la solidarietà , la giustizia, cui credevano gli umanisti… Nel Re Lear crollano l’amore, la pietà. Certo, è un ordine fondato sul entrambi i sistemi di valori: quello medioevale dubbio che già Amleto scopriva come essenza del e quello rinascimentale. Quando questa gigan- vivere; precario, fragile, da rinnovare e verificare tesca pantomima finisce, non resta che la terra giorno per giorno: sul paesaggio che l’opera ci deserta e insanguinata». E certo un mondo crol- consegna è passata la tempesta, lasciando rovine la, qui: quello medioevale, e insieme il sistema e sangue. Ma quei valori si scorgono, e vivono, tra ad esso legato con cui l’età elisabettiana si era le rovine, e alcuni personaggi li hanno riconosciuti sostenuta per decenni. Tale mondo, in effetti, era e fatti propri, attraverso le proprie stesse colpe ed già crollato nelle opere – Giulio Cesare, Amleto, errori. Collocati in una struttura da morality play Troilo e Cressida – in cui Shakespeare aveva preso medioevale essi sono uomini moderni che hanno coscienza della crisi provocata dall’avvento della dovuto conquistare con le loro forze, senza media- nuova scienza e dell’umanesimo, dalla Riforma, zioni trascendenti, il senso del bene e del male, del dalla scoperta di nuovi mondi, dall’emergere di vero e del falso. Il palcoscenico, alla fine, è coper- nuove forze economiche, politiche e sociali. Ma to di cadaveri ma non c’è bisogno di Fortebraccio: nel Re Lear, mentre quel crollo di cui la vicenda Edgar resta sulla scena, accettando il proprio di Lear è simbolo trova la sua espressione più destino, la propria condizione di uomo moderno. angosciosa e fin intollerabile, anche si crea il ter- Perché Edgar (come Malcom nel Macbeth), este- reno su cui Shakespeare – attraverso una terribile nuato dall’esperienza patita eppure fortificato da lacerazione e disperazione, veramente mettendo a essa, è appunto l’uomo moderno, consapevole dei nudo l’anima umana, veramente rappresentando propri limiti e della propria fragilità ma anche della possibilità di affrontare la realtà e di agire E lo conferma un ultimo aspetto del dramma su di essa. È il nuovo principe che, reso maturo che occorre porre in rilievo, e cioè il fatto che dal dolore, e della stessa degradazione, potrà dare tra i “valori” qui riacquistati, o salvati, e con- un qualche precario equilibrio al «mondo fuor di segnati al futuro c’è lo stesso teatro. La fiducia sesto». nel teatro era stata l’ultima a venir meno, tra le A me sembra, insomma, che rinunciando a vedere certezze crollate negli ultimi anni del Cinquecento Re Lear soltanto con gli occhi di Beckett e leg- e i primi del Seicento: se essa resisteva ancora gendolo invece con gli occhi di un poeta che, ai nel Giulio Cesare e in Amleto, le “commedie primi del Seicento, indaga sul significato della oscure” (Troilo e Cressida, Tutto è bene, Misura vita, e dell’uomo, noi non soltanto collochiamo per Misura), con la loro rappresentazione di un l’opera nella sua giusta prospettiva ma possiamo mondo dominato e distrutto dall’inganno e dalla percepirne la straordinaria qualità: che sta nel- finzione, implicitamente esprimevano il dub- l’essere, a un tempo, testimonianza della nascita bio del drammaturgo di fronte alle potenzialità dell’uomo moderno e metafora assoluta, univer- negative del proprio mezzo espressivo. Finchè sale della condizione umana. Fare del Re Lear nell’Otello il dubbio diventava esplicito, e dietro un’opera “contemporanea” significa invero non Iago, il grande ingannatore e mistificatore, colui solo deformarla ma ridurla, attenuarne, come che come Satana immette il male nella società sempre avviene quando si elimina la “storicità” con la sola forza di una fantasia teatrale capace di un’opera d’arte, la portata universale. E tanto di inventare una realtà prima inesistente, si può più, poi, che questa “contemporaneità” è pur ben scorgere (come faranno i Puritani chiudendo sempre settoriale, limitata, ridotta oltre che ridut- i teatri) il volto dell’artista drammatico. Anche tiva. L’immagine dell’uomo che essa propone è nel Re Lear, certo, l’inganno teatrale agisce, e il parziale; quest’uomo non è l’uomo del Novecento, male penetra nel mondo attraverso la “recita”, ma è il borghese quale lo rappresenta il deca- la “finzione” di Regan, di Goneril, di Edmund; dentismo. Con tutto il sangue e la violenza e la quest’ultimo anzi è un piccolo Iago che usa gli morte che caratterizzano il nostro tempo come il stessi mezzi del suo predecessore, a sua volta Re Lear, c’è pur sempre, nel Novecento, un uomo creando dal nulla la situazione che determina la che da quel sangue e da quella violenza emerge condanna e l’esilio di Edgar. Ma proprio Edgar così come Edgar emerge dalle rovine del mondo. dimostra che alla finzione, al “travestimento” che Ed è semmai questa immagine dell’uomo come inganna si può contrapporre una maschera che è essere capace di superare la sofferenza, di per- verità, al teatro che è morte un teatro che crea ed venire alla consapevolezza, di crearsi un destino, è la vita. Di qui l’importanza estrema della scena di non essere soltanto vittima della storia ma di mirabile (IV, vi) in cui Edgar inventa per il padre modificarla e di crearla, che è più vicina a quella che vuole uccidersi il paesaggio abissale delle sco- disegnata dal Re Lear. gliere di Dover. La straordinaria bellezza di que- 11 12 sto momento (che non potrebbe essere altro che “teatrale”) non sta solo nella creazione, davanti alla mente di Gloucester, e alla nostra, di una vita immaginaria che ha la stessa concretezza della vita reale, ma sta anche, e soprattutto, nel fatto che proprio questa “finzione” induce Gloucester, dopo la finta caduta nel finto abisso, ad accettare il destino di vivere: «D’ora in avanti / sopporterò l’afflizione finchè essa stessa non gridi / “basta! basta!”, e muoia». A questo punto il teatro, attraverso quel dramma della parola di cui si sono indicati i salienti, ha riacquistato per Shakespeare la sua verità e la sua grandezza: non è soltanto il possibile strumento del male; e nemmeno soltanto il mezzo con cui tramandare ai posteri imprese memorabili (come nel Giulio Cesare) o soltanto la “cronaca del tempo” e lo “specchio della natura” (come nell’Amleto). È tutto questo, ma anche di più: è strumento per opporsi alla morte, per sopportare il destino; ed è strumento per conoscere la realtà e viverla, per ritrovare valori scomparsi o crearne dei nuovi. L’espressione famosa, «tutta la vita è un palcoscenico», acquista – in questo momento di suprema crisi – un significato che non aveva mai avuto, così intenso, così ricco. tratto da William Shakespeare, RE LEAR traduzione di Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002 Identità e regalità in Re Lear di Giuseppina Restivo I ‘pericoli della figlia’ nel contesto della suc- dà tutto ma per chiedere tutto. Mentre le sorelle cessione regale paterna hanno occupato ampio Regan e Goneril, con machiavellico calcolo, ricor- spazio nella mitologia come nella letteratura. rono alla finzione retorica per soddisfare le richie- L’ansia per il genero ha turbato non pochi padri ste del padre e ottenere il potere, Cordelia si rifiu- sovrani: dal caso di Enomao, re di Olimpia, che ta di imitare le sorelle come di accettare il ricatto sfida gli aspiranti mariti della figlia Ippodamia a “to love my father all” (I,1,103), di amare solo vincerlo in una gara di carri da corsa, finché non suo padre. Contraddetto, Lear imperversa con viene ucciso da Pelope, aiutato da Ippodamia e improvvisa ira distruttiva, commina bandi ed esili succedutogli sul trono (istituendo poi le famose proprio a chi più si cura di lui. Quando Cordelia Olimpiadi), alla vicenda (resa celebre da Euripide si sottrae al suo gioco di onnipotenza – non a ed Eschilo) di Agamennone, che ‘deve’ sacrificare caso rivendicando il diritto di amare il futuro la figlia Ifigenia alla dea Artemide, per salpare marito – Lear non solo rinnega la figlia preferi- con la flotta greca verso Troia. Il matrimonio di ta, ma, disconoscendo ogni suo diritto di auto- lei potrebbe portare, in sua assenza, a un’indesi- nomia, cerca di annientarla. Revoca la dote già derata successione per via femminile nel regno di promessa per il suo matrimonio, per spingere gli Argo, che avverrà comunque, ma tramite la stessa aspiranti generi alla rinuncia, privare Cordelia di moglie Clitennestra, unitasi a Egisto. Di qui la ogni sostentamento e condizione sociale, mostrare preferenza storica per la successione patrilineare, che lei non conta in sè. La reazione del duca di più direttamente controllabile, ad una matrilinea- Borgogna, pronto a rinunciare a lei, conferma il re, che comportava per il re-padre i rischi della calcolo distruttivo di Lear. Ma l’intento del despo- sfida di un genero giovane e ambizioso. ta viene frustrato dal re di Francia, pronto non Il Lear shakespeariano, avendo tre figlie e nes- solo a sposare Cordelia senza dote, ma a esplici- sun maschio, decide di predisporre anzitempo la tare l’ideologia della sua scelta, gettando luce sui propria successione e di assicurarsi, attraverso la valori in discussione: sceglie Cordelia per quello gara d’amore per lui o love test imposto alle figlie, che è in sè, per le sue doti personali disconosciute il controllo su di loro. La pubblica dimostrazione dal padre. Di quale amore parlava dunque Lear di tale assoluto vincolo affettivo e l’iperbole ver- esigendone il tributo dalle figlie? bale che essa richiede non sono funzionali alla Il peggio nasce dall’imitazione del desiderio di spartizione del territorio che le accompagna, poi- potenza di Lear da parte di Regan e Goneril che, ché il regno è stato già suddiviso in parti rigoro- ottenuto tutto il regno, presto sottraggono al padre samente uguali. Devono piuttosto fugare le paure ogni diritto e autonomia, inizialmente alleandosi della successione di Lear e soddisfare, con un’ap- tra loro, ma più tardi pronte a rivaleggiare. Lear parente transazione d’amore, il suo desiderio di sperimenta ora una totale dipendenza, simile a potenza nel momento stesso in cui cede il suo quella da lui pretesa dalle figlie. Negandogli quel potere: Lear esige la totale dedizione delle figlie, seguito di cento cavalieri senza altra funzione che simboleggiare il suo onore regale, per lui necessa- tristi panni di Tom of Bedlam”). Le due vicende rio come segno irrinunciabile della sua identità e che si intrecciano nel dramma non sono combi- autonomia, Regan e Goneril operano di fatto una nate tra loro perchè accomunate da ingratitudine. ritorsione, riversano su di lui quell’azzeramento Questa è assente nella vicenda di Gloucester, che sociale che lui aveva inteso infliggere a Cordelia. perseguita il figlio legittimo, ingannato da quello Gli si impone allora la lezione della follia, la can- illegittimo, ansioso di eliminare il rivale con la cellazione del suo sistema di valori. La fuga nella sua machiavellica abilità, per ereditare al suo tempesta senza miglior rifugio di una capanna posto. Ad accomunare le due trame sono invece contadina, con l’aiuto del suo lucido fool ma nella l’errore dei due padri nei confronti dei figli in età più totale indigenza, avvia un percorso tragico, in di successione (complementarmente maschi in un cui l’esito consolatorio del ritorno di Lear tra le caso e femmine nell’altro), e i torti che due figlie braccia di Cordelia risolverà il senso del testo, ma o un padre infliggono rispettivamente a un padre non eviterà un finale di morte. o a un figlio. Parallelismo e chiasmo congiungono Unica delle tre figlie che ha respinto la lezione i due intrecci, che così si potenziano a vicenda, paterna di onnipotenza regale, Cordelia agisce rivelando l’intento che Edgar, con icastica for- rovesciando il simbolismo totalitario di Lear: mulazione, bene sintetizza nel confrontarsi con ricambia la sua arroganza distruttiva con un Lear: “he is childed as I fathered”, ovvero ai colpi amore protettivo. Spesso letta come tragedia del- inferti da certe figlie corrispondono quelli inferti l’ingratitudine, l’opera è piuttosto anzitutto tra- da certi padri. Più che l’ingratitudine, è centrale gedia di un delirio di potenza, che costa l’esilio e il rapporto intergenerazionale, con i possibili reci- poi la vita anche al duca di Kent, invano deciso a proci torti, di cui esplorare l’intima natura. correggere le stolte pretese del re. Al tempo stesso Alla ‘facile’ lettura incentrata sull’ingratitudine, è anche tragedia degli spazi apertisi al machiavel- che evitava di mettere in discussione il dominio lismo. del re-padre e i valori di Lear, è poi subentrata la Che il Re Lear non sia nato come tragedia dell’in- più raffinata lettura nichilista, tesa a scorgere nel gratitudine è dimostrabile dalla sua struttura a dramma quell’antiumanesimo su cui una recente due trame parallele (o ‘double plot’) e dal suo corrispondente pieno titolo (solitamente trascurato): fase della cultura ha cercato conferme. Nel suo Hamlet versus Lear Reginald Foakes 1 ritiene “Chronicle Historie of the Life and Death of King che dopo il 1960 il ruolo dell’Amleto come ‘top Lear and his three daughters. With the unfor- play’, o prima opera del canone shakespearia- tunate life of Edgar, sonne and heir to the Earle no, sia divenuto meno ovvio, perché il Re Lear è of Gloster, and his sullen and assumed humor of man mano apparso più consono al nichilismo del Tom of Bedlam” (“Storia della vita e morte di Re dopo-Artaud e dopo-Beckett, quindi più leggibile Lear e delle sue tre figlie. Con la sfortunata vita in chiave di assurdo: basti pensare in tal senso di Edgar, figlio ed erede del Conte di Gloster, nei alla lettura di Ian Kott e di Peter Brook. Kott 15 16 addirittura accosta il Re Lear a Finale di partita di follia, Lear si riconosce uomo e non più re, ed di Beckett. Ma il problema interpretativo, al di è divenuto capace di accettare la sua vecchiaia. là dei regimi emotivo-culturali dominanti, non Parallelamente anche Edgar rieduca il proprio può ignorare le intuizioni psico-antropologiche padre, il duca di Gloucester. Caduto nel tranello shakespeariane, che infatti non sono sfuggite ad di una superstizione astrologica che lo espone esempio agli scrittori contemporanei che hanno all’intrigo ordito dal figlio bastardo Edmund, ripensato il testo: come nel caso di Edward Bond Gloucester paga il suo errore perdendo quegli nel suo Lear (non più King Lear), del 1971. occhi che si sono rivelati ciechi alla realtà dei rap- Nella sua riscrittura o reappraisal attualizzante porti con i figli, e, appresa la verità, cede quindi Bond registra lo scontro di sistemi di valori nel alla tentazione del suicidio. A salvarlo e rieducar- dramma e il gioco educativo che vi si innesta, lo alla vita provvede proprio Edgar, il figlio cui ma ‘contesta’ la possibilità che una delle tre figlie ha fatto torto, parallelo maschile di Cordelia. Due di Lear non erediti la logica del padre. Ipotizza figli rieducano dunque i padri, e insieme scelgo- al contrario per le figlie del re un inevitabile no la via dell’azione per correggerne gli errori: influsso dell’ambiente in cui sono cresciute. Nel Cordelia conduce un esercito dalla Francia per suo Lear – che Antonio Calenda ha realizzato aiutare Lear, come Edgar aiuta il padre, si allea per il Teatro Stabile dell’Aquila nel 1977, con al duca di Albany e infine sfida a duello Edmund. Giampiero Fortebraccio, Claudia Giannotti, e Ma vanno incontro a diversa fortuna. Cordelia scenografia di Mario Ceroli – il re ha solo due – che per agire deve usare le forze francesi del figlie, Bodice e Fontanelle, equivalenti a Regan e marito, minacciando quindi un’occupazione stra- Goneril, mentre compare una Cordelia diversa da niera – è sconfitta e muore. Edgar può invece loro, ma che non è più figlia di Lear. La differen- restaurare l’ordine, in certo senso sostituire quel za della soluzione narrativa di Bond consente di figlio maschio, senza ‘rischi matrimoniali’, che ‘modernizzare’ l’intreccio shakespeariano, intro- mancava a Lear. Pur eroina positiva, Cordelia in ducendo esperienze storiche quali una rivoluzione ultima analisi paradossalmente conferma ‘i peri- di tipo sovietico e il successivo stalinismo, con la coli della figlia’, che può superare solo con la pro- sua costrittività. Ma ciò che qui più conta è che, pria morte per amore del padre. Se non morisse, al tempo stesso, Bond evidenzia, nelle metamor- creerebbe un imbarazzante problema dinastico, fosi con cui interviene, le implicazioni ideologiche coinvolgendo i rapporti tra Inghilterra e Francia, dell’originale shakespeariano, i cui elementi ven- un problema che all’epoca di Shakespeare non gono ‘tradotti’ o trasferiti con lucida percezione sarebbe sfuggito a nessuno e sarebbe apparso a delle loro implicazioni. tutti nevralgico. È Edgar a raccogliere la logica Nel King Lear shakespeariano Cordelia, conte- e l’etica di Cordelia, a riprenderne i valori, non stando le errate pretese del padre, ne rieduca la a caso chiudendo la vicenda con la battuta “[we psiche: al risveglio tra le sue braccia dopo la fase must] speak what we feeel, not what we ought to say”, “[dobbiamo] dire ciò che sentiamo e non ciò ragioni naturali che determinino il comportamen- che conviene dire”. to umano, immaginando un’autopsia del corpo Alla duplice analogia nel testo shakespeariano tra di Regan per controllarne la regione del cuore: i figli ‘rieducatori’ Edgar e Cordelia, e tra i padri “Then let them anatomize Regan: see what bree- Lear e Gloucester, parimenti in errore, corrispon- ds about her heart. Is there any cause in nature de nel Lear di Bond una diversa iterazione, che that makes these hard hearts?” (“E allora si fac- non riguarda più il rapporto padri/figli. Lear è cia l’autopsia a Regan; vediamo che cosa le cresce un despota anche in Bond, ma non è dominato da intorno al cuore. C’è una qualche causa naturale possessività, bensì da ansie paranoiche. Teme gli che renda i cuori così duri?”: III, 6,74-6). attacchi al suo regno dei signori dei territori vici- In Bond questo momento di ‘processo alla creatu- ni, a lungo combattuti e contro i quali ha eretto ra’, di sospetto di un’inclinazione naturale al male un muro difensivo, per mantenere il quale impo- o villainy, viene ‘corretto’, sottolineando invece ne tirannia e autarchia. Per contrastarlo, le figlie la bellezza del corpo umano e dei suoi organi, e si sposano con i suoi nemici e abbattono il muro, spostando il processo dalla creatura alla storia. In ma provocano una rivolta popolare, che sbocca una scena di autopsia del corpo di Fontanelle cui nell’esperienza staliniana capeggiata da Cordelia Lear prigioniero assiste, l’animale umano appare (qui una contadina con un dolente passato), con in tutta la sua intima perfezione anatomica, in relativa cortina di ferro difensiva. Il Lear di Bond, contrasto con l’umiliazione shakespeariana del compresi i suoi errori, cerca invano di convincere corpo nudo e indifeso del ‘poor Tom’, o pazzo del Cordelia ad abbattere quel muro che lui aveva villaggio, tormentato da sofferenze attribuite a voluto e Cordelia ha ricostruito: ma può solo diavoli persecutori, realisticamente impersonato morire opponendosi alla logica che ne impone da Edgar per non farsi riconoscere da chi falsa- l’esistenza. L’iterazione degli errori dei padri è mente lo accusa. divenuta iterazione della maledizione della logica L’ipoteca della stora si è sostituita infatti in Bond di stato. al dubbio sulla creatura. Animata da ansia per il La continua rispondenza comparativa tra i due bene e la giustizia, la Cordelia di Bond ha finito drammi, pur così diversi, rivela la tensione inter- suo malgrado col trasformare la legge in crimi- pretativa di Bond nei confronti dell’originale. ne di stato e l’etica in violenza. Non da lei viene Significativo in tal senso è il rilievo che il testo di dunque rieducato il Lear di Bond, ma da un Bond dà, ampliandola, alla scena shakespeariana nuovo personaggio, anzi dal suo fantasma: quel- in cui Lear, rifugiatosi in preda alla follia nella lo del giovane che aveva sposato Cordelia ed era capanna durante la tempesta, fantastica di istitui- vissuto con lei in una capanna contadina, in una re un processo alle due figlie che lo hanno ingan- dimensione utopica, spazzata via dall’irruzione nato per impadronirsi di tutto. della guerra. Ucciso, il giovane è divenuto un Il Lear di Shakespeare si interroga su possibili fantasma, o memoria antropologica del desiderio 17 18 utopico, e come tale guida Lear accecato (come lo delle trame del machiavellismo, con il più ampio shakespeariano Edgar fa con il padre Gloucester dispiegamento di saggezza, capacità di educare cieco), aiutandolo nel suo intimo processo di auto- (di cui è orgoglioso) e di autoeducazione (ricono- revisione etica. scendo anche i propri errori) e soprattutto di con- Innestata nel suo Lear una polemica sul marxi- trollo della pulsione di potenza. Prospero spezza smo-leninismo mostratosi insufficiente, Edward volontariamente la bacchetta dei suoi poteri magi- Bond riscrive il sostrato ideologico del testo shake- ci nel momento stesso in cui consente che la figlia speariano per affacciarsi su un radicalismo anar- Miranda ami Ferdinando, anche contro la sua co-pacifista. Ma, come in Shakespeare, il suo Lear apparente volontà, e si sposi. La potenziale rivali- va rieducato, anche se non da Cordelia. La stol- tà con il genero, gestita con un momento di rituale tezza del re aveva del resto tanto irritato Tolstoj, ostilità, diviene accettazione anche del tempo e ai cui occhi Lear rendeva la tragedia di cui è pro- del pensiero della morte (ogni tre suoi pensieri, tagonista peggiore della modesta fonte cui il testo dichiara Prospero alla fine, uno sarà di morte), aveva attinto. La riscrittura di Bond, che impone parallelo al superamento dell’ansia di vendetta. una revisione della logica di Lear, rende omaggio al tempo stesso a Tolstoj e a modelli checoviani,2 Qui il principe-filosofo di Shakespeare realizza ma evoca condizioni storiche estranee al dramma storia, le antitetiche pulsioni antropologiche e il d’origine. riconoscimento di un’universale tensione all’au- Nel Lear shakespeariano identità e regalità coin- tonomia e alla libertà: il grido della libertà pro- cidono a tal punto che rieducare l’una equivale a rompe infatti dai più diversi personaggi, da Ariel ripensare l’altra. Questa coassialità del pubblico come da Calibano e dai sogni utopici (nutriti dai e del privato, della psiche e della concezione del saggi di Montaigne) di Gonzalo, uomo di stato e principe caratterizza Shakespeare, in cui politica e proiezione politica euristica dello stesso Prospero, soggettività si rimandano di continuo. Non a caso che non a caso lo definisce ‘santo’. il più straordinario equilibrio tra gli orrori della il Lear folle, costretto a ripensare la sua identità e i suoi affetti, è anche pronto a ripensare il senso NOTE della ‘giustizia ingiusta’ esercitata dai potenti, nel 1 celebre passo in IV, 6, 149-170. politics and Shakespeare’s art, Cambridge Ma a raccogliere tutto il significato della ‘lezio- University Press 1993. ne’ di Cordelia alla regalità del padre è in 2 Shakespeare, ben più tardi, il principe-mago pro- Edward Bond, Einaudi, Torino 1977, pp.71-76. tagonista della sua ultima opera, La tempesta, quasi un ‘doppio’ del Re Lear. Rovesciando Lear, Prospero risolve insieme i ‘pericoli della figlia’, della successione, dei nodi psichici della regalità e Reginald Foakes, Hamlet versus Lear. Cultural Cfr. Giuseppina Restivo, La nuova scena inglese: Re Lear sulla scena di Paolo Quazzolo 19 20 Jan Kott, nel suo illuminante saggio Shakespeare che seguono, non vi sono notizie di rappresenta- nostro contemporaneo, analizzando Re Lear, zioni di Re Lear, almeno fino agli anni Sessanta, sostiene che questa tragedia, pur essendo stata quando - tra il 1662 e il 1665 – l’opera venne oggetto di studi in ogni epoca, tuttavia «fa l’effetto posta in repertorio a Londra al Lincoln’s Inn Field di un’immensa montagna che tutti ammirano, ma Theatre, nell’interpretazione del maggiore attore che nessuno ha voglia di scalare troppo spesso». dell’epoca, Thomas Betterton. Un’altra rappre- Ed effettivamente, dopo il debutto avvenuto nel sentazione sarebbe stata infine proposta verso il 1606, poche sono le rappresentazioni che l’opera 1675. Dopo quella data, non vi sono più notizie può contare nella storia dello spettacolo. Lungi di allestimenti di Re Lear in territorio inglese per dal poter offrire in questa sede una cronologia quasi un secolo, se si fa eccezione per una versione completa degli allestimenti (peraltro impossibile riveduta e corretta da Nahum Tale, apparsa nel da realizzarsi, vista la difficoltà nel reperire docu- 1681, in cui la vicenda si concludeva in modo mentazioni, soprattutto per le epoche più lonta- positivo, veniva eliminata la figura del Fool e si ne), la storia del teatro shakespeariano evidenzia poneva al centro una sorta di romanzo d’amore immediatamente, a fronte di un capolavoro asso- tra Cordelia e Edgar. E anche in altri Paesi euro- luto qual è Re Lear, una esiguità di allestimenti pei, ove Shakespeare era contrastato dalle forme e una sorta di timore, da parte degli interpreti, a della tragedia classicistica, non si conobbero mes- cimentarsi con questo lavoro. sinscena del dramma. La prima rappresentazione, a opera della compa- Le motivazioni di un così sorprendente ostraci- gnia di Shakespeare, avvenne - come documen- smo nei confronti di Re Lear vanno cercate da ta il frontespizio del primo in-quarto - la notte più parti: dall’obiettiva difficoltà che presenta il di Santo Stefano a Whitehall, alla presenza di ruolo principale, alla struttura particolarmente Giacomo I. Non sappiamo tuttavia quante volte, complessa del lavoro, dalla tematica spigolosa del dopo la rappresentazione d’esordio, la compagnia declino e del disfacimento, sino alla stupefacen- abbia replicato il dramma per un pubblico norma- te modernità del lavoro, che solo gli uomini del le. Immediatamente stampata (la prima edizione, primo Ottocento iniziarono ad apprezzare e com- ampiamente scorretta a livello testuale, risale al prendere appieno. 1608), la tragedia venne in seguito ripresa un’uni- Le prime rivalutazioni e la necessità del recupera- ca volta, prima che le leggi del 1642 decretassero re la versione originale del Re Lear, si hanno verso la chiusura dei teatri e la fine dell’età elisabettia- la metà del Settecento quando David Garrick, na: nel 1610 l’attore Christopher Simpson la pose nel 1756 ne trascrisse una versione che, tuttavia, in repertorio per un ciclo di recite in provincia. mescolava ancora tra loro Shakespeare e Tale, Di queste, l’unica documentata è quella che si mantenendo il lieto fine. E alla stesura di Tale tenne nel febbraio di quell’anno a Nidderdale, si rifecero anche John Philip Kemble nel 1788 e nel castello di sir John York. Nei cinquant’anni Junius Brutus Booth nel 1820. Ma fu nel 1823 che Edmund Kean tentò di recuperare l’originale tacolare, che non una rappresentazione altamente shakespeariano proponendo al pubblico inglese umana e dolorosa. – probabilmente per la prima volta dopo il 1610 Si devono attendere i primi anni del Novecento, – il quinto atto del dramma e il finale tragico. per avere una sorta di “ritorno all’ordine” nella Effettivamente, si deve proprio all’età roman- messinscena elisabettiana e una visione più vici- tica una generale rivalutazione del teatro di na agli intendimenti di Shakespeare. In que- Shakespeare e, in particolare del Re Lear, che sto senso, la prima messinscena che riabilitò Re divenne una delle opere più amate dagli interpreti Lear fu quella firmata a Stratford dal regista del tempo. Tempeste, lande deserte, luoghi orridi, russo Fëdor Komissarzevskij, nel 1928. Guidato edifici cupi e in rovina, misere capanne abbando- da una poetica fondata sul rispetto dell’autore, nate, erano destinati a colpire la fantasia del pub- Komissarzevskij presentava un notevole ecletti- blico romantico, che in questa tragedia trovava smo, che lo conduceva ad accostare periodi sto- una sorta di tripudio dei propri gusti. Di più, Re rici e stili tra i più disparati, spesso facendo uso Lear sembrava adattarsi perfettamente ai canoni di forti metafore visive. E così le tempeste che i della recitazione primo ottocentesca, basata su naturalisti tanto si erano sforzati di rappresentare una gestualità magniloquente e spesso esagerata, in modo credibile, lasciarono il posto al concetto su monologhi pieni di grida e di violenza, sullo - molto più shakespeariano - di tempesta dell’ani- scontro impari tra l’uomo e le forze della natura, mo e della mente. spesso rappresentate con un forte senso d’orrore. Con l’edizione curata nel 1928 da Ernest Milton, La definitiva restaurazione dell’originale shake- Re Lear venne completamente riabilitato agli occhi speariano avvenne nel 1838, a opera dell’attore della critica e del pubblico e, pur senza conoscere William Charles Macready, il quale reintrodusse il un numero eccessivo di allestimenti, entrò stabil- Fool ed espunse la vicenda d’amore tra Cordelia e mente nei repertori, rimanendovi incontrastato Edgar. sino ai nostri giorni. Nel corso del Novecento molti Dopo i fasti romantici, quelli del Naturalismo, che fra i grandi attori hanno voluto cimentarsi con la impose al teatro shakespeariano una interpreta- figura del vecchio re spodestato, spesso trovan- zione fortemente realistica e, quindi, ampiamente do nel tema della pazzia uno degli elementi di lontana dai canoni estetici elisabettiani: il gusto maggiore fascino e modernità. Nonostante tutto, archeologico, condusse i primi registi a ideare poche sono le regie di Re Lear firmate negli ulti- un’ambientazione scenografica di gusto celtico, mi decenni sia all’estero, sia in Italia. Tra queste nella quale il vecchio re Lear assumeva sempre devono essere ricordate, per lo meno, quella di più l’aspetto di un sovrano druido. La perfezione Peter Brook del 1962, quella di Giorgio Strehler raggiunta, al tempo, dalle macchine sceniche nel del 1972 e quella di Luca Ronconi del 1995. simulare la pioggia, il vento e le tempeste, fece Nominato alla direzione della Royal Shakespeare della tragedia shakespeariana più un evento spet- Company nel 1962, Peter Brook esordì quel- 21 22 l’anno proprio con la messinscena di Re Lear, una vicenda che, nella visione strehleriana era che assieme al successivo Sogno di una notte metafora della vita dell’uomo, un cammino pieno di mezza estate (1970) resta una delle migliori di sofferenze che conduce dall’ottusità e dalla regie shakespeariane del teatro contemporaneo. prepotenza, verso una rinascita alla saggezza e Il lavoro, che più tardi Brook trasformerà in un alla comprensione umana, una sorta di cammino film, vide quale protagonista un ancor giovane iniziatico che si snoda lungo un percorso di soffe- Paul Scofield. La chiave interpretativa si rifece renza e dolore. all’inedito accostamento che, in quegli stessi anni, Tra gli allestimenti più vicini a noi, quello cura- Jan Kott andava elaborando tra Re Lear e Finale to da Luca Ronconi per il Teatro di Roma nella di partita di Samuel Beckett, suffragato dalla stagione 1994/95. Nella sua interpretazione, il comunanza dell’elemento grottesco che lo studio- regista scelse di puntare più sulla coralità della so polacco vedeva nei due autori. Ne venne fuori vicenda che non sulla centralità di Lear, spesso una messinscena estremamente scarna, giocata sottolineando le vicende minori e i personaggi di su un paesaggio desolato e nebbioso, in cui domi- contorno. In ciò venne assecondato dal protago- nava il senso del freddo e della primordialità. In nista Massimo De Francovich, anche lui molto questo contesto, acquistava valore la fisicità del- lontano dall’età richiesta dal personaggio e forse l’attore e la solitudine del protagonista, costretto per questo incline a evitare di concentrare su a gridare il suo dolore non più in mezzo a una di sé tutta l’attenzione dello spettatore. Il senso tempesta ululante, ma contro un silenzio atroce- di declino e soprattutto di instabilità voluto da mente significativo. In tale senso, la prodigiosa Ronconi, venne accentuato dalla scenografia di potenza vocale di Scofield, riusciva a mascherare Gae Aulenti, caratterizzata da contorni incerti l’età ancora giovane dell’attore, del tutto lontana e da innumerevoli porte che si aprivano e chiu- dall’ottuagenario Re Lear. devano modificando costantemente la spazialità A dieci anni di distanza si colloca l’altrettanto degli ambienti. In un contesto scenografico essen- celebre messinscena che Giorgio Strehler curò ziale, acquistava importanza anche la dimensione per il Piccolo Teatro di Milano, protagonista un sonora dove vento, tuoni e latrati finivano per indimenticato Tino Carraro. Lo spettacolo, accol- fare parte del paesaggio. to con grande entusiasmo da pubblico e critica, Nell’estate 2004 ha debuttato a Verona la più segnò il ritorno del regista triestino al Piccolo, recente messinscena italiana di Re Lear, con la dopo un periodo di assenza. L’interpretazione compagnia del Teatro Stabile del Friuli-Venezia di Strehler proponeva una scenografia assoluta- Giulia, per l’interpretazione registica di Antonio mente scarna, che trasformava il palcoscenico in Calenda. Sulla scena, nel ruolo principale, quello una sorta di pista da circo, chiusa da un pano- che è forse oggi il maggiore interprete drammati- rama circolare, che ne richiamava il tendone. In co italiano: Roberto Herlitzka. questo spazio avveniva la rappresentazione di Note di regia di Antonio Calenda Immagini del primo giorno di prove al Politeama Rossetti di Trieste 24 «Noi dobbiamo accettare il peso di que- tare uno scudo efficace. sto tempo triste. Dire ciò che sentiamo e Un mondo che a Lear appare come “un grande non ciò che conviene dire (…)» palcoscenico di pazzi” e che proprio attraverso il palcoscenico continua a parlarci e a muoverci alla riflessione. Risuona con tale forza e senso nelle coscienze Ho affrontato quest’opera, che considero una contemporanee il monito racchiuso nella bellis- vetta assoluta della coscienza civile e poetica sima battuta con cui Edgar conclude il Re Lear, dell’occidente, con grande emozione e senso di che questo suo appello potrebbe essere sufficiente responsabilità forte dell’apporto intellettuale, a sintetizzare le ragioni che ci inducono oggi ad oltre che artistico, di una compagnia d’interpreti affrontare l’opera. di notevole prestigio, a partire dal protagonista, In un mondo come il nostro, in cui sempre più Roberto Herlitzka a cui mi lega un lungo e frut- spesso dimentichi della realtà vera, dei valori più tuoso rapporto di collaborazione che ci ha portati profondi, sembriamo inclini a giustificare qual- mettere in scena assieme testi importamti come siasi cosa – la guerra, la violenza, la disonestà il Prometeo, l’Edipo a Colono, recentemente La – attraverso una ridda di parole vuote, di asser- Mostra di Claudio Magris e a ritrovarci spesso al zioni prive di senso, Re Lear si rivela un testo for- Festival Shakespeariano di Verona che ha fatto temente allusivo alla contemporaneità, capace di da cornice anche all’esordio di questo Re Lear (un testimoniare con sorprendente intensità l’aporia ricordo particolarmente bello conservo del Sogno che tuttora viviamo fra significante e significato, d’una notte di mezza estate, nel cui cast figurava- fra parola e sentimento, fra ciò che dichiariamo no anche Mario Scaccia ed Eros Pagni). per convenienza e quanto invece si agita nel- Con gli attori e i collaboratori ho condiviso l’idea l’oscurità del nostro animo. di mettere al servizio di quest’opera tutte le nostre Nella figura poetica di Lear si intuisce il protago- precedenti esperienze, tutte le nostre potenziali- nista d’una vicenda di dolenti contraddizioni, di tà e tensioni, concependo veramente il mestiere virtù punite, di saggezza che sgorga dalla follia e del teatro – che spesso, davanti alla durezza del dalla sofferenza, di cecità fisiche e morali che ren- nostro presente, ci sembra quasi inadeguato e fru- dono impossibile addirittura ai padri leggere nei strante – in senso di grande profondità morale, e cuori dei figli… Un uomo dunque posto al centro affidandogli non solo il compito di rappresentare di un universo di solitudine e illusione, in cui ogni le dilacerazioni della realtà, il disagio esistenziale certezza è precaria e in cui – con straordinaria ma di farsi anche testimone di valori che debbono precisione – si riflettono le angosce del tempo di sopravvivere. Shakespeare e del nostro. Si tratta dei valori positivi incarnati da Cordelia Angosce, sofferenze contro le quali a volte solo la – tutta protesa a non sottoporre le parole a defor- follia – mimata o reale – sembra poter rappresen- mazioni di comodo, a dare a ogni verbo il valore e 25 26 il senso che le viene dal cuore – e da Edgar, la cui delle cose umane che appartengono a ogni esi- fiduciosa consapevolezza illumina la conclusione stenza e che trovano nella celeberrima scena della del testo. tempesta – con Lear privato del suo regno e del Nell’accingerci alla messinscena, abbiamo cercato suo seguito, dell’amore delle figlie e in balia della di realizzare un’utopia: quella di non scegliere fin furia dei venti – la rappresentazione più forte, dall’inizio una via univoca d’interpretazione che vera e dolente. elida tutte le altre, ma di rispettare il più possibile la polisemia del testo, esprimendo la ricchezza immensa di piani di lettura, di prospettive, di nuovi orizzonti che continuamente l’opera schiude ai nostri occhi. Ho chiesto agli interpreti di indagare a fondo nelle scene, nelle battute, poiché ognuna – appartenga essa agli altissimi monologhi di Lear o ai giochi verbali del Matto, all’adamantina autenticità di Cordelia o al partecipe contrappunto delle figure minori – ha una propria profonda necessità, cela qualcosa di misterioso. È stato dunque naturale, nel passaggio dal testo alla scena, non guardare alla stretta verosimiglianza, al realismo minuto, ma puntare sull’astrazione dei personaggi, sulla dimensione metaforica della storia. Naturale, ancora, puntare su riferimenti iconografici che – sia a livello di scenografia che di costume – non rimandassero a un preciso periodo storico, ma alludessero piuttosto a una “stratificazione” di tempi e di inquietudini: elementi che nel corso dello spettacolo, a partire dal primo monologo di Edmund, divengono oggetto di una sorta di spoliazione, quasi si volesse destituire questo mondo delle sue icone, della sua ritualità. Un teatro dunque che non intende restituire una facile imitazione della vita, ma il senso della sua ambiguità, di quell’imprevedibilità e incoerenza 27 “Re Lear” le fotografie di Tommaso Le Pera ������������������� ��������� �������������������� �������������������������� � �������� ��������� � �������� ��� ������������������� �������������� ����������������� � � � � � ������ �������� ����� ��������������� � ��������� � � � ����������� ������������������������ ������������������������� ������������������ �������������������� ��������������� ������������ ��������������� ���������� ����������������� ������������������ � ��������������������������� ��������������� � �������������� ������������������������ � ��������������� � ������������������ ���������������� ����������������� � �������������������� � ������������������ � ��������������� � �������������������� ������������� � ��������������� ���������������� � ��������������������� �������������������� ������������� � ����������������������������� � ������� � ������������������������������� � ������� � ������������������������� ���������������� � ������������ ����������������� � � � � � � � ������� ���������� ����������������������� ����������� ������������������������� ���������� ��������������������� � ����������� � ������������ � ������� ������������������� ������������������� ��������������� ���������������� ���������������� �������������� ������������������������������� ��������������������������������� ������������������������������� � �������������� � ���������������������� � ������������ � ���������������������� ����������������������������� �������������������������������� �������������� ����������� ������������ �������������� � ��������������������������� � ������������������������ � �������������������������� � ��������������� � ������������������ � ������������ � ������������������ � ������� � ������ ���������������� ������������������� ������������� �������������� ��������������� ���������������� �������������� ������������� ������������� ������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������� ����������������������������������������������������� ������������������������������������������������������� �������������������������������������� ��������������������������������������� ��������������������������������������������������� ��������������������������������������������� ����������������� ������������������������������������������������������������������ ��������������������������������������������������������������������������� ���������������������������������������������� ������������������������������������������������������������������������������ ����������������������������������������������������������� in coproduzione con Compagnia Mario Chiocchio Srl diretto da Antonio Calenda Re Lear 31 di William Shakespeare traduzione di Agostino Lombardo scene di Bruno Buonincontri musiche di Germano Mazzocchetti luci di Nino Napoletano maestro d’armi Jerry Ferlan regia di Antonio Calenda personaggi Lear, re di Bretannia Cordelia, figlia di Lear Gonerilla, figlia di Lear Regana, figlia di Lear Re di Francia Duca di Borgogna Duca di Cornovaglia, marito di Regana Duca di Albany, marito di Gonerilla Conte di Kent Conte di Gloucester Edgar, figlio di Gloucester Edmund, figlio bastardo di Gloucester Oswald, maggiordomo di Gonerilla Un giovane Matto Ufficiale, al servizio di Edmund Gentiluomo, al servizio di Cordelia Cavaliere, al servizio di Lear Uffficiali Messaggeri Servi interpreti Roberto Herlitzka Daniela Giovanetti Rossana Mortara Arianna Ninchi Sebastiano Colla Adriano Braidotti Marco Casazza Stefano Alessandroni Osvaldo Ruggeri Giorgio Lanza Luca Lazzareschi Alessandro Preziosi Francesco Benedetto Adriano Braidotti Claudio Tombini Sebastiano Colla Sebastiano Colla Luciano Pasini Christian Cerne, Luciano Pasini Luciano Pasini, Adriano Braidotti Christian Cerne, Luciano Pasini aiuto regista Luciano Pasini, Roberta Torcello assistente alla regia Paola Rossetto suggeritore Guido Penne assistente ai costumi Elena Caucci assistente alla scenografia Carmen Rotunno direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi addetto alla produzione Giampaolo Andreutti direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore Aldo Allegrini capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin capo elettricista Claudio Schmid fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion elettricisti Massimo Carli, Antonio Di Giuseppe, Roberto Starec, Borut Vidau macchinisti di allestimento Massimo Tatarella, Giorgio Zardini, Radivoi Zobin elettricisti d’allestimento Massimo Carli, Roberto Starec, Antonio Di Giuseppe, Alessandro Macorig, Borut Vidau attrezzista d’allestimento Flavio Dogani sarta d’allestimento Benedetta Schepis realizzazione scene Spazio Scenico, Roma sartoria Arte e Costume, Roma calzature Pompei, Roma trasporti Globo Trasporti srl, Roma - Alfa, Trieste prima rappresentazione Verona, Teatro Romano, 7 luglio 2004 Claudio Tombini 33 Roberto Herlitzka Arianna Ninchi, Marco Casazza Rossana Mortara Stefano Alessandroni Arianna Ninchi Marco Casazza Osvaldo Ruggieri, Sebastiano Colla Rossana Mortara 36 Adriano Braidotti Sebastiano Colla Luciano Pasini 37 Luca Lazzareschi Alessandro Preziosi Osvaldo Ruggieri Giorgio Lanza Alessandro Preziosi Stefano Alessandroni Rossana Mortara Arianna Ninchi Marco Casazza Francesco Benedetto Roberto Herlitzka Osvaldo Ruggieri Claudio Tombini Marco Casazza Giorgio Lanza 53 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 Roberto Herlitzka Daniela Giovanetti 78 79 80 81 82 83 84 85 86 Re Lear di William Shakespeare traduzione di Agostino Lombardo Daniela Giovanetti 88 PERSONAGGI LEAR, re di Britannia RE DI FRANCIA DUCA DI BORGOGNA DUCA DI CORNOVAGLIA, marito di Regan DUCA DI ALBANY, marito di Goneril CONTE DI KENT CONTE DI GLOUCESTER EDGAR, figlio di Gloucester EDMUND, figlio bastardo di Gloucester CURAN, cortigiano OSWALD, maggiordomo di Goneril VECCHIO, fittavolo di Gloucester DOTTORE MATTO UFFICIALE, al servizio di Edmund GENTILUOMO, al servizio di Cordelia ARALDO SERVI DI CORNOVAGLIA GONERIL REGAN CORDELIA } figlie di Lear Cavalieri al seguito di Lear, ufficiali, messaggeri, soldati, e servi Scena: Britannia Re Lear di William Shakespeare traduzione di Agostino Lombardo ATTO I 89 GONERIL SCENA I (Sala nel palazzo di Re Lear) Signore, io vi amo più di quanto la parola possa dire, più caro voi mi siete Squilli di tromba. Entra un cortigiano che porta della vista degli occhi, di spazio e di libertà; una corona. Entrano poi Re Lear, Cornovaglia, vi amo tanto quanto mai figlio Albany, Goneril, Regan, Cordelia e il seguito. amò o padre scoprì: un amore che rende povero il fiato e la lingua incapace.Oltre ogni misura LEAR Gloucester, intrattieni i Signori di Francia e di Borgogna. Sappiate che il nostro regno noi lo abbiamo diviso in tre – ed è nostro fermo intento scrollare tutte le incombenze e le cure io, padre, vi amo. CORDELIA (a parte) Che dirà Cordelia? Ama, e taci. LEAR Di tutte queste terre, da questa linea a quest’altra, dai nostri vecchi anni per affidarle a forze più giovani, mentre noi, leggeri, ricche di foreste ombrose e di campagne, strisciamo verso la morte. Tu, di fiumi abbondanti e prati vasti, nostro figlio di Cornovaglia, e tu, rendiamo te signora. Ai discendenti tuoi non meno amato figlio di Albany, e di Albany rimarranno in perpetuo. è nostra salda volontà in quest’ora Che cosa dice la nostra seconda figlia, di render pubbliche le diverse doti l’amatissima Regan, sposa di Cornovaglia? delle nostre figlie, sì da prevenire REGAN ogni disputa futura. I principi Nel mio cuore sincero di Francia e di Borgogna, grandi rivali Trovo che lei definisce il mio stesso nell’amore della nostra figlia più giovane, Amore, ma con troppa parsimonia. a lungo nella nostra corte hanno protratto Io mi dichiaro nemica di ogni gioia il loro soggiorno d’amore e qui procurata dai sensi nella loro più fine armonia e scopro debbono avere una risposta. Ditemi, figlie mie (poiché noi ora ci spogliamo che trovo felicità soltanto nell’amore del potere, d’ogni interesse dell’amata Altezza Vostra. di territorio, delle cure dello stato), CORDELIA (a parte) quale di voi diremo che ci ama di più, Povera Cordelia, allora. Eppure no, sì che la nostra maggior munificenza sono certa che il mio amore pesa più della mia lingua. vada dove la natura col merito gareggia? Goneril, primogenita nostra, parla tu per prima. LEAR A te e ai tuoi eredi rimanga per sempre 90 quest’ampio terzo del nostro splendido regno, il signore la cui mano avrà il mio pegno non inferiore per spazio, valore e bellezza prenderà con sé metà del mio amore, a quello assegnato a Goneril. E ora, metà delle mie cure e del dovere; nostra gioia, sebbene l’ultima e la più piccola, certo non mi sposerò, come le mie sorelle, per il possesso del cui giovane amore sono in per amare soltanto mio padre. lizza le vigne di Francia e il latte di Borgogna: cosa sai dire per guadagnarti un terzo più opulento di quello delle tue sorelle? Parla. LEAR Ma c’è il tuo cuore in questo? CORDELIA Sì, mio buon signore. LEAR Così giovane e così impietosa? CORDELIA Niente, mio signore. CORDELIA Così giovane, mio signore, e così sincera. LEAR Niente? LEAR E così sia! La tua sincerità sia dunque CORDELIA Niente. la tua dote: e infatti, per i sacri raggi del sole, per i misteri di Ecate e della notte, LEAR Dal niente nasce il niente: parla ancora. per tutti gli influssi delle sfere per cui esistiamo e cessiamo di esistere, CORDELIA Infelice che sono, non riesco qui io ripudio ogni mia cura paterna, a sollevare il mio cuore fino alla bocca. affinità e legame di sangue, e d’ora in poi Amo Vostra Maestà secondo il mio dovere: ti avrò per sempre straniera al mio cuore e a né più né meno. me. LEAR KENT Suvvia, Cordelia! Correggi un po’ il tuo discorso se non vuoi guastare le tue fortune. Mio buon sovrano LEAR Taci, Kent! Non ti mettere fra il drago e la sua ira. CORDELIA Mio buon signore, voi mi avete generata, Più di tutte la amavo, e alla sua cura affettuosa nutrita, amata. Io vi corrispondo pensavo di affidare ciò che resta dei miei giorni. secondo il dovuto, vi obbedisco, vi amo Via! Va’ lontano dalla mia vista! e al di sopra di tutto vi onoro. Perché le mie La tomba sia la mia pace come è vero sorelle che qui le tolgo il cuore di padre. hanno un marito, se dicono di amare Chiamate il Francia! Chi si muove? soltanto voi? Se mai mi sposerò, Chiamate il Borgogna! Cornovaglia e Albany, aggiungete la terza alle doti delle mie due figlie. 91 KENT Se la sposi l’orgoglio, che le chiama sincerità! La mia vita l’ho sempre ritenuta una posta Io investo congiuntamente voi del mio potere, Da giocare contro i tuoi nemici: di perderla della dignità e dei grandi onori non temo, se il motivo è la tua salvezza. che scortano la maestà. Noi ogni mese con diritto a cento cavalieri che voi dovrete mantenere, dimoreremo a turno LEAR Via dalla mia vista! KENT presso di voi. Del Re conserveremo Vedi meglio, Lear, e lascia ch’io rimanga soltanto il nome e le prerogative; il bianco veritiero del tuo occhio. il potere, le rendite, il governo saranno, amati figli, vostri: e a conferma, dividete tra voi questa corona. LEAR Ora, per Apollo. KENT Ora, per Apollo, i tuoi Dei, Re, KENT Regale Lear, da me come mio Re sempre onorato, amato come mio padre, seguito come mio signore, ed esaltato li bestemmi invano. LEAR Vassallo miscredente! (mettendo mano alla come mio grande patrono nelle mie preghiere. LEAR spada) ALBANY E CORNOVAGLIA Curvato è l’arco, la corda tesa: evita la freccia. KENT Amato sire, calmatevi. KENT Cada, piuttosto, seppur dovesse Revoca il tuo dono la punta forcuta invadere la regione o altrimenti, finchè un grido mi esce dalla gola del mio cuore. Sia Kent villano, ti dirò che fai male. se Lear è pazzo. Che vuoi fare, vecchio? Credi che il dovere abbia paura di parlare LEAR Ascolta, rinnegato! Per l’obbedienza che mi quando il potere si piega all’adulazione? devi, L’onore è tenuto alla franchezza quando ascolta! Poiché hai cercato di farci la maestà cede alla follia. Conserva rompere il nostro voto, il che mai il tuo potere, riacquista il controllo e frena finora osammo, e di frapporti questa furia inumana. Risponda la mia vita con orgoglio protervo tra la nostra sentenza del giudizio che esprimo: la tua figlia più e il nostro potere, eccoti, con ribadita autorità, giovane non ti ama di meno. LEAR Kent, sulla tua vita, basta! la ricompensa. Cinque giorni ti concediamo per rifornirti di ciò che ti difenda dalle minacce del mondo, mentre al sesto dovrai volgere la tua schiena odiata 92 ha offerto Vostra altezza, la quale non vorrà al nostro regno: se al decimo giorno offrire di meno. troveremo nei nostri domini la tua LEAR carcassa esiliata, quel momento Nobilissimo Borgogna, sarà la tua morte. Via! Per Giove, quando lei ci era cara, tanto valeva: quest’ordine non sarà revocato. ma ora il suo prezzo è calato. Signore, eccola là: se c’è qualcosa in quella piccola KENT Addio, Re: se vuoi mostrarti così, vacua sostanza, o tutto, con l’aggiunta non c’è libertà ma solo esilio, qui. del nostro sfavore e nulla più (A Cordelia) possa piacere a Vostra Grazia, eccola, è vostra. Gli Dei ti accolgano, fanciulla, nel loro Senza amici, con in dote la nostra maledizione, sacro santuario, tu che pensi con giustizia la volete prendere o lasciare? e giustamente hai parlato BORGOGNA (A Goneril e Regan) Perdonate, regale signore, E possano le vostre azioni confermare in queste condizioni non c’è scelta. i vostri discorsi grandiosi, e le parole d’amore LEAR produrre buoni effetti. Così, Principi, E allora lasciatela, signore; Kent dice a tutti addio: in una terra nuova (Al Francia) In quanto a voi, grande Re, seguirà la strada antica. non vorrei demeritare del vostro affetto al (Esce) punto da accoppiarvi a chi odio; perciò vi prego Trombe. Rientra Gloucester, con Francia, di indirizzare il vostro favore ad un oggetto Borgogna e seguito. più degno di una sciagurata che la Natura quasi ha vergogna a riconoscere propria. GLOUCESTER FRANCIA Ecco Francia e Borgogna, mio nobile signore. È strano che colei che appena ora era il tema delle vostre lodi, il balsamo LEAR Mio signore di Borgogna, a voi per primo della vostra vecchiaia, la migliore, ci indirizziamo, rivale di questo re abbia commesso un’offesa così innaturale per nostra figlia. Qual è il minimo da farne un mostro. che richiedete, con lei, come dote immediata per non rinunciare alla proposta d’amore? BORGOGNA Regale Maestà, non chiedo più di quanto CORDELIA Supplico Vostra Maestà (poiché mi manca l’arte loquace e untuosa di dire senza intendere di fare, dato che ciò intendo lo faccio prima di dirlo), vi supplico di render noto che non è stata macchia odiosa, delitto tu vai in un altrove migliore. 93 LEAR o turpitudine, azione impura o passo Prendila, Francia; sia tua perché noi disonorevole a privarmi della grazia vostra non abbiamo una simile figlia né mai e del vostro favore, ma proprio la mancanza rivedremo il suo viso.Va’ dunque, di quello che mi fa più ricca: senza la nostra grazia, il nostro amore, un occhio che seduce e una lingua che sono la nostra benedizione! Venite, nobile Borgogna! felice di non avere, anche se il non averla mi ha perduto nel vostro favore. Trombe. Escono Lear, Borgogna, Cornovaglia, Albany, Gloucester e il seguito. LEAR Meglio se tu non fossi nata che non avermi meglio compiaciuto. FRANCIA Congedatevi dalle vostre sorelle. BORGOGNA Regale Lear, datele quella parte CORDELIA da voi stesso offerta, e io qui prendo per mano Gioielli di nostro padre, con occhi Cordelia, Duchessa di Borgogna. lavati Cordelia vi lascia. Io so che cosa siete e, da sorella, LEAR Niente! Ho giurato. Non mi sposto. mi ripugna chiamare col loro nome le vostre colpe. Amate vostro padre! BORGOGNA Mi dispiace che, perduto un padre, Lo affido ai cuori che gli avete promesso. dobbiate perdere anche un marito. Ma ahimè, se io fossi nelle sue grazie, vorrei che avesse un posto migliore. CORDELIA Il Duca di Borgogna vada in pace. Poiché reputazione e fortune sono tutt’uno col suo amore, io non sarò sua moglie. FRANCIA Addio ad entrambe, allora. REGAN Non prescriverci il nostro dovere. GONERIL Bellissima Cordelia, tanto più ricca Preoccupati di accontentare il tuo signore essendo povera; più scelta perché ripudiata; che ti ha preso come un’elemosina della e più amata perché disprezzata! Di te e delle tue virtù io prendo qui possesso. Fortuna. CORDELIA O Re, la figlia tua gettata senza dote Il tempo rivelerà ciò che l’astuzia al mio destino, è ora Regina nasconde nelle sue pieghe; di noi, dei nostri, e della bella Francia. alla fine deride e svergogna chi copre le colpe. Salutali, Cordelia, pur se sono scortesi. Perdente Possiate prosperare! qui, 94 dell’abitudine e consentire alle convenzioni del FRANCIA Venite, mia bella Cordelia. escono Francia e Cordelia mondo di impoverirmi solo perché ho dodici o quattordici lune meno GONERIL Sorella, credo che nostro padre se ne andrà da qui, stasera. REGAN Certo, e con te, il mese prossimo starà da noi. GONERIL Vedi com’è capricciosa la sua d’un fratello? Perché bastardo? Perché basso? Quando le mie proporzioni sono altrettanto perfette, la mia mente altrettanto generosa e la mia forma genuina come il prodotto d’una donna onesta? vecchiaia. Ha sempre amato nostra sorella Perché ci marchiano con “basso”? più di tutte; e ora con che scarso giudizio l’ha Con “bassezza”? “Bastardaggine”? Basso, ripudiata. REGAN basso! È la malattia della sua età. Comunque ha sempre conosciuto poco se stesso. GONERIL Anche quand’era al suo meglio, è stato sempre impulsivo. REGAN È probabile che avremo da lui Noi che dalla passione clandestina della natura riceviamo più vigore e qualità più fiera di quelli che in uno stanco,monotono letto stantio servono a creare un’intera tribù di babbei generati tra un sonno accessi improvvisi come questo della messa al e una veglia? Ebbene, allora, legittimo bando di Kent. Edgar, io debbo avere la tua terra. GONERIL Se nostro padre esercita l’autorità in Nostro padre ama il bastardo Edmund questo modo, la sua recente rinuncia finirà col quanto il legittimo (bella parola!). danneggiarci. Ebbene, mio “legittimo”, se questa lettera REGAN Ci penseremo sopra. va a segno e la mia trama agisce, GONERIL Dobbiamo fare. Edmund il basso soverchierà il legittimo. Io cresco. Io prospero. Avanti, Dei, schieratevi coi bastardi!. SCENA II entra Gloucester (Castello del Conte di Gloucester) GLOUCESTER entra Edmund con una lettera. Kent bandito così! E il Francia partito in collera! E il re andato via EDMUND stanotte! E ha rinunciato al suo potere! Sei tu, Natura, la mia dea: S’è ridotto a un vitalizio! E tutto questo i miei servigi sono legati alla tua legge. in un batter d’occhio! – Che succede, Edmund? Perché dovrei accettare la peste Che novità? EDMUND Se non dispiace a Vostra Signoria, nessuna. (Nascondendo la lettera) GLOUCESTER Perché tanti sforzi per nascondere quella lettera? essere io a svegliarlo... tu godresti per sempre di metà delle sue rendite”. Mio figlio Edgar! Ha avuto mano a scrivere questo? Cuore e mente per concepirlo? Quando l’hai ricevuta? Chi l’ha EDMUND Non so di nessuna novità, signore. GLOUCESTER Che foglio stavi leggendo? EDMUND Niente, signore. è l’astuzia. È stata gettata nella mia stanza GLOUCESTER Niente? E allora perché questa dalla finestra. terribile fretta di ficcartelo in tasca? Il niente non ha tutta questa necessità di nascondersi. EDMUND Vi supplico signore, perdonatemi. È portata? EDMUND GLOUCESTER Non mi è stata portata, signore. Qui La calligrafia la riconosci per quella di tuo fratello? EDMUND Se si trattasse di cosa buona, signore, una lettera di mio fratello che non ho nemmeno oserei giurare che è la sua; ma in questo caso letto tutta; e da quel tanto che ne ho scorso non preferirei pensare di no. mi sembra adatta al vostro sguardo. GLOUCESTER Datemi la lettera, signore. EDMUND Faccio male sia a trattenerla sia a darla. Il contenuto, a quel che in parte arguisco, è da condannare. GLOUCESTER È la sua? EDMUND È la sua mano, signore; ma spero che nel contenuto non ci sia il suo cuore. GLOUCESTER Ti ha mai sondato su questa faccenda, prima? GLOUCESTER Vediamo, vediamo! EDMUND Spero, a giustificazione di mio dire che quando i figli hanno raggiunto la piena fratello, che l’abbia scritta solo per sondare o maturità e i padri sono in declino, sarebbe mettere alla prova la mia virtù. giusto che il padre venisse messo sotto la tutela GLOUCESTER (legge) Questa pratica di riverire la vecchiaia ci rende il mondo amaro nell’età EDMUND Mai, signore. Ma gli ho spesso sentito del figlio e il figlio amministrasse i suoi beni. GLOUCESTER Ah, canaglia, canaglia! È l’opinione migliore; tiene le ricchezze lontane da noi fino espressa nella lettera! Delinquente odioso! a quando la nostra decrepitezza ci impedisce Delinquente snaturato, detestabile, bestiale! di gustarle. Comincio a sentire come un legame Peggio che bestiale! Tu va’ a cercarlo: lo farò inutile e sciocco questa opprimente tirannia arrestare. Delinquente abominevole! Dov’è? della vecchiaia, che domina non in quanto ha il EDMUND Di preciso non lo so, signore. Ma potere ma in quanto noi la subiamo. Passa da mi giocherei la vita che ha scritto questo per me: ti dirò di più su questo. Se nostro padre si saggiare la mia devozione a Vostro Onore senza addormentasse e dovessi essere io a svegliarlo, nessun altro fine delittuoso. tu godresti per sempre di metà delle sue rendite, GLOUCESTER Lo credi? e vivresti amato da tuo fratello Edgar.- Uh! EDMUND S e Vo s t ro O n o re l o g i u d i c a Cospirazione!.... si addormentasse e dovessi opportuno, vi farò mettere dove potrete sentirci 95 96 parlare di questo e aver così soddisfazione in Magnifica trovata dell’uomo puttaniere, quella base a una testimonianza auricolare; e ciò non di mettere i suoi istinti da caprone a carico più tardi di questa stessa sera. d’una stella. Mio padre si accoppiò con mia GLOUCESTER Non può essere un tale mostro..... madre sotto la coda del Drago e la mia natività EDMUND E certo non lo è. ebbe luogo sotto la Ursa maior: ne consegue GLOUCESTER ...verso suo padre, che lo ama in che io sono sensuale e lascivo. Cristo! Sarei modo così tenero e totale. Cielo e terra! Scovalo, stato quello che sono anche se a far l’occhiolino Edmund! Penetra per me dentro di lui, ti prego: alla mia bastardaggine fosse stata la stella più vedi tu come è meglio fare. Mi priverei del mio virginale del firmamento. Edgar – rango pur di avere una qualche certezza. EDMUND Lo cerco subito, signore. Porterò Entra Edgar avanti la cosa a seconda dei mezzi che avrò e vi terrò informato. eccolo che viene, puntuale come la catastrofe Queste recenti eclissi di sole e della nella commedia antica. Il mio ruolo è quello luna non ci promettono niente di buono. del furfante malinconico, con un sospiro da L’amore si raffredda, l’amicizia si interrompe, i manicomio alla Tom di Bedlam. Oh! queste fratelli si dividono. Nelle città, sommosse; nelle eclissi annunciano discordanze. Fa, sol, la, mi. GLOUCESTER nazioni, discordia; nei palazzi, tradimento; e si spezza il vincolo tra figlio e padre. Questo mio malfattore rientra nella predizione: il figlio EDGAR Ehi, fratello Edmund! In quale profonda contemplazione sei immerso? EDMUND Sto pensando, fratello, a una contro il padre. Il Re abbandona la traiettoria predizione che ho letto l’altro giorno su ciò che naturale: e abbiamo il padre contro il figlio. dovrebbe seguire a queste eclissi. Scova questa canaglia, Edmund! Non ci EDGAR Ti occupi di queste cose? perderai niente. Fallo con prudenza. E il nobile EDMUND Credimi, gli effetti previsti sono e fedele Kent bandito! Il suo delitto? L’onestà, tremendi: odio innaturale tra il figlio e il padre; È strano. (esce) morte, carestia, rottura di antiche amicizie, EDMUND Ecco la mirabile stupidità del mondo: divisioni nello stato. quando le nostre fortune decadono rendiamo Quand’è che hai visto nostro padre l’ultima volta? colpevoli dei nostri disastri il sole, la lune e le EDGAR Ieri sera. stelle, come se fossimo delinquenti per necessità, EDMUND Gli hai parlato? sciocchi EDGAR Sì, per due ore di seguito. EDMUND Vi siete lasciati in buona armonia? per coercizione celeste, furfanti, ladri e traditori per il movimento delle sfere, ubriaconi, bugiardi e adulteri per obbedienza Hai notato qualche segno di risentimento nelle forzata all’influsso dei pianeti – e tutto il male sue parole o nei suoi modi? che facciamo è dovuto all’imperativo divino. EDGAR Nessuno. EDMUND Pensa in che cosa puoi averlo offeso e, ti prego, sta’ lontano da lui finchè non passi SCENA III 97 (Sala nel Palazzo del Duca di Albany) un po’ di tempo e si attenuti così il fuoco della sua irritazione, che in questo momento infuria Entrano Goneril e Oswald, suo maggiordomo. a tal punto, in lui, che nemmeno aggredendoti riuscirebbe a calmarsi. GONERIL E dunqure mio padre ha picchiato EDGAR È l’opera di qualche canaglia. uno del mio seguito perché aveva sgridato il suo EDMUND È ciò che temo. Ti prego, sopporta Matto? con pazienza finchè la corsa della sua ira non OSWALD rallenti. Poi vieni nel mio alloggio, da dove GONERIL Sì, signora. troverò il modo di farti ascoltare le parole di Mi perseguita giorno e notte, Sua Signoria. Ora va’, ti prego. Ecco la chiave. non c’è ora in cui non compia azioni dissennate Se esci, gira armato. che ci mettono tutti in difficoltà. Non lo EDGAR Armato, fratello? EDMUND Fratello, ti consiglio per il meglio. sopporto! Che io non sia un uomo onesto se nei tuoi I suoi cavalieri si fanno rissosi E lui stesso ci sgrida per ogni sciocchezza. confronti spirano intenzioni buone. Ti ho detto ciò che ho visto e sentito; ma è niente rispetto l’orrore della cosa. Ti prego, va. EDGAR OSWALD Sta arrivando, signora: lo sento. Ti farai sentire presto? Corni all’interno EDMUND Sono al tuo servizio, in questa storia. GONERIL Esce Edgar Assumete tutta l’aria negligente che volete, Un padre credulo e un nobile fratello tu e i tuoi colleghi. Bisogna la cui natura è così lontana arrivare al punto. Se non gli piace, dal fare il male, che nemmeno sospetta. se ne vada da mia sorella. Sulla sua sciocca onestà cavalcano con agio Vecchio rimbambito che vorrebbe le mie trame! Vedo la cosa. esercitare ancora il potere al quale Se non per nascita, avrò le terre ha rinunciato! Ora, per la mia vita, grazie alla fantasia: per me va bene tutto i vecchi sciocchi ridiventano bambini purchè ai miei fini sappia renderlo adatto. e vanno trattati non solo con le carezze Esce ma coi rimproveri, quando appaiono viziati. Ricorda quel che ho detto. OSWALD Bene, signora. 98 GONERIL E che i suoi cavalieri trovino tra voi sguardi più freddi. Quel che ne seguirà, LEAR Che cosa sei? KENT Uno dal cuore molto onesto e povero come il Re. non ha importanza. LEAR Scrivo subito a mia sorella Allora sei povero abbastanza. Che vuoi? di seguire la mia linea. Preparate il pranzo. escono SCENA IV (Salone nello stesso Palazzo) KENT Servire. LEAR E che vuoi servire? KENT Voi. LEAR Mi conosci, amico? KENT No, signore, ma avete qualcosa nell’aspetto per cui volentieri vi chiamerei padrone. Entra Kent, travestito. KENT LEAR Che cos’è? KENT L’autorità. LEAR Seguimi: mi servirai. Se dopo pranzo Se riesco a indossare accenti con i quali non mi piacerai di meno non mi separerò da te. travestire il mio linguaggio, forse potrò Ehi, il pranzo! Il pranzo! Dov’è il mio furfante? realizzare pienamente il buon intento Il mio Matto? Ehi, tu, va’ a chiamare il mio per cui ho scancellato la mia fisionomia. Matto. (esce un servo – entra Oswald) Ehi, tu, Ora, esliato Kent, se riesci dov’è mia figlia? a servire dove sei stato condannato, può darsi OSWALD Se non vi dispiace (esce) che il signore che tu ami s’accorga dei tuoi LEAR Che dice quello? Richiamate quella sforzi. testa di rapa. (esce un cavaliere) Dov’è il mio Matto? L’universo mondo è addormentato! (Corni all’interno) (rientra un cavaliere). Ehi! Dov’è quel cane Entrano Lear, Cavalieri e seguito bastardo? CAVALIERE LEAR Non fatemi aspettare il pranzo nemmeno un secondo! Avanti, andate a prepararlo. (Esce un servo) E tu chi sei? KENT Un uomo, signore. LEAR Che professi? Che vuoi da noi? KENT Professo di non essere nulla di meno di quel che sembro: di servire fedelmente chi avrà fiducia in me, di amare chi è onesto. Dice, signore, che vostra figlia non sta bene. LEAR E perché quello zotico non è tornato indietro quando l’ho chiamato? CAVALIERE Signore, mi ha risposto senza cerimonie che non ne aveva voglia. LEAR Non ne aveva voglia! CAVALIERE Mio signore, io non so che cosa stia succedendo ma a mio parere Vostra Altezza non viene trattata con la devozione rispettosa cui pure. Ma vattene, vattene via! Non ce l’hai un eravate abituato. po’ di buon senso? (esce Oswald) Bravo. LEAR Ultimamente ho osservato una certa trascuratezza, ma l’ho attribuita alla mia LEAR Amico mio furfante, ti ringrazio. Ecco un anticipo per i tuoi servizi. (dà del denaro a Kent) eccessiva permalosità piuttosto che ad una vera e propria intenzione di essere scortesi. Approfondirò la cosa. Ma dov’è il mio Matto? Entra il Matto Sono due giorni che non lo vedo. CAVALIERE Da quando la mia giovane signora Cordelia è andata in Francia, Maestà, il Matto è molto in pena. LEAR MATTO il mio berretto. (offre a Kent il suo berretto) LEAR Basta così, l’ho notato. Va’ a dire a mia figlia che voglio parlare con lei. (esce un servo) chiama il mio Matto.(esce un servo) Rientra Oswald Lasciate che lo assuma anch’io. Ecco Oh, furfante mio grazioso, come stai? MATTO Ehi, amico, faresti meglio a prendertelo tu il mio berretto. KENT Perché, Matto? MATTO Perché? Per aver preso la parti di uno che è in disgrazia. Se non sai sorridere Ehi, voi, signore, voi! Venite qui, signore. Chi secondo il vento che tira ti acchiappi subito un sono io, signore? bel raffreddore! Su, prenditi il mio berretto. OSWALD Il padre della mia signora. Costui ha messo al bando due delle sue figlie e LEAR “Il padre della mia signora”, tu alla terza ha dato una benedizione contro la sua furfante del mio signore! Figlio di puttana, volontà! Se segui lui, devi per forza metterti il zotico, cane bastardo! mio berretto. OSWALD Io non sono nessuna di queste cose, signore. Vogliate perdonarmi. LEAR Mi ribatti i colpi, mascalzone? (lo colpisce) OSWALD Non mi farò picchiare, signore. KENT E nemmeno sgambettare, volgare giocatore di pallone. (lo sgambetta) LEAR Ti ringrazio, amico; tu mi servi e io ti avrò caro. LEAR Attento alla frusta, briccone. MATTO La verità è un cane che deve stare nel canile. Lui dev’essere cacciato di casa con la frusta mentre la Levriera Adulazione se ne può stare accanto al fuoco e puzzare. LEAR Che veleno per me! MATTO Ehi, ti insegno un discorso. LEAR Avanti. MATTO Attento Zietto: Avanti, alzati e vattene. Ti insegnerò Abbi più di quel che mostri, io le differenze. Via, via! Se vuoi misurare di parla di men di quel che sai, nuovo la lunghezza della tua carcassa, fermati presta men di ciò che devi, KENT 99 100 impara più di quel che credi, Ti prego, Zietto, assumi un maestro di scuola punta men di quel che vinci, che sappia insegnare al tuo Matto a mentire. Così avrai più di due dieci Imparare a mentire mi piacerebbe proprio. per ogni ventina. LEAR Questo è niente, Matto. MATTO Sai far uso di niente, Zietto? LEAR Eh, no ragazzo mio. Da niente non nasce niente. MATTO LEAR Se menti, canaglia, ti faremo frustare. MATTO Mi domando che razza di parenti siete, tu e le tue figlie. Loro mi vogliono far frustare perché dico la verità, tu perché mento: (A Kent) Lui a un Matto non ci crede. e certe volte vengo frustato perché sto zitto. Preferirei essere qualsiasi cosa piuttosto che un LEAR Un Matto amaro! Matto. Eppure non vorrei essere te, Zietto. Tu ti MATTO Ragazzo mio, conosci la differenza sei rasato il cervello da tutte due le parti e non tra un Matto amaro e uno dolce? LEAR No, ragazzo, insegnamela. MATTO Il signore che ti ha consigliato hai lasciato niente in mezzo. Ecco che viene una delle tue rasature. Entra Goneril di dar via la tua terra, mettilo qui accanto a me e tu mettiti al posto suo. Il Matto dolce e quello amaro Subito appariranno: uno ha il vestito a colori, l’altro si trova – lì. LEAR Ebbene, figlia? Perché quella fronte aggrottata? Ultimamente sei troppo spesso di questo umore. MATTO Tu eri un bel tipo quando non avevi nessun bisogno di preoccuparti per i suoi aggrottamenti. Ora sei uno zero senza cifre LEAR Mi dai del Matto, ragazzo? davanti. Sono meglio io di te, ora; io sono un MATTO Tutti gli altri tuoi titoli li hai dati via. Matto: tu non sei niente. (A Goneril) Sì, sì, terrò Con quello ci sei nato. KENT Costui non è del tutto matto, mio signore. MATTO la lingua a posto. Me lo comanda la tua faccia, anche se tu non dici niente. GONERIL Zietto, hai fatto delle tue figlie le tue Non solo, signore, questo vostro Matto madri; perché quando hai dato loro la verga e ti patentato, ma altri del vostro seguito insolente sei calato le brache, ogni ora si lagnano e litigano, provocando Loro piangevano per la contentezza e io cantavo per la tristezza che un simile re a mosca cieca giocasse, e in mezzo ai matti se ne andasse. tumulti che non si possono tollerare. Comincio a temere c h e v o i p ro t e g g i a t e q u e s t o a n d a z z o , incoraggiandolo col vostro consenso. Se così fosse, la colpa così rissosi, debosciati e tracotanti non sfuggirebbe alla censura, né la punizione che questa nostra corte, infettata dormirebbe. dalle loro maniere, somiglia a una locanda malfamata. E dunque fatevi persuadere LEAR Siete nostra figlia? da colei che altrimenti si prenderà ciò che chiede, a ridurre un poco GONERIL Su, signore, vorrei che usaste il vostro seguito, e a far sì che coloro il buonsenso di cui vi so provvisto e rinunciaste che resteranno con voi siano uomini a questi timori che ultimamente adatti alla vostra vecchiaia e tali vi trasportano lontano da ciò che siete. da conoscere se stessi e voi. LEAR LEAR C’è qualcuno che mi conosce? Questo Sellate i miei cavalli; radunate il mio seguito! non è Lear. Cammina Lear così, parla così? Bastarda degenere, non ti disturbo più: Dove sono i suoi occhi? ma ho ancora un’altra figlia. Forse il suo cervello è indebolito, la sua ragione GONERIL in letargo. Oh! È sveglio. Non è vero. Voi picchiate la mia gente, e la vostra Chi può dirmi chi sono? Marmaglia rissosa tratta da servo Chi le è superiore. MATTO L’ombra di Lear. LEAR Vorrei saperlo. Perché i segni Entra Albany. della sovranità, la conoscenza e la ragione, vorrebbero a torto persuadermi che avevo delle figlie. LEAR Guai a chi si pente troppo tardi. – Signore, siete venuto? Sono ordini vostri? Parlate, MATTO Che faranno di te un padre obbediente. signore. Ingratitudine, demonio dal cuore di marmo, più odioso, LEAR Il vostro nome, bella signora? GONERIL quando appari in un figlio, del mostro marino. ALBANY Questo vaneggiamento, signore, sa molto della altre vostre recenti bizzarrie. Vi scongiuro di intendere al giusto i miei propositi: Vi prego, signore, abbiate pazienza. LEAR (A Goneril) Nibbio maledetto, tu menti! Il mio seguito è fatto di uomini scelti a dalle doti Poiché siete vecchio e venerando dovreste più rare, che conoscono ogni aspetto del dovere essere savio. Voi tenete qui e col massimo scrupolo sostengono l’onore cento cavalieri e scudieri, uomini del loro nome. O colpa minuscola, 101 102 come mi apparisti brutta in Cordelia, GONERIL sì da svellere, come una macchina da guerra, Non curatevi di saperne di più la struttura del mio essere dal suo luogo fisso, ma lasciate che il suo umore abbia lo sfogo sostituendovi il fiele. O Lear, Lear, Lear! che gli offre il rimbambimento. Bussa alla porta che ha fatto entrare (battendosi il capo) Rientra Lear la tua follia, e uscire il tuo senno prezioso! Andiamo, andiamo, gente mia. LEAR (Escono Kent e i Cavalieri) Come! Cinquanta dei miei uomini in un colpo? Entro due settimane? ALBANY Mio signore, sono tanto incolpevole ALBANY quanto ignorante di ciò che vi ha turbato. Di che si tratta, signore? LEAR LEAR Può darsi, signore. Ascolta, Natura, Ve lo dirò. (A Goneril) Mi vergogno ascolta! Ascolta, amata dea! che tu abbia il potere di scuotere così Sospendi il tuo proposito se mai intendevi la mia virilità, che queste lacrime cocenti rendere questa creatura feconda! Versa che sgorgano a forza da me ti rendano la sterilità nel suo ventre, dissecca in lei degna di loro. Bufere e nebbie gli organi della generazione, e dal suo corpo su di te! Vecchi, stupidi occhi, degradato piangete ancora per questo, e io mai non venga un bimbo ad onorarla! vi strapperò gettandovi con l’acqua che versate Se deve generare, fa’ che suo figlio a temperare la calce. Ah! Siamo a questo? sia fatto di bile, sì che viva E sia così. Ho un’altra figlia, solo per esserle tormento crudele la quale, ne son certo, è buona e premurosa. e snaturato! Stampi rughe sulla sua Quando saprà di questo, con le unghie giovane fronte, scavi con le lacrime lacererà il tuo viso di lupa. Scoprirai canali nelle sue guance, e tutte le sue pene che saprò riprendere la forma che tu credi e gioie di madre le volga in riso abbia gettato per sempre via. (Escono Lear, Kent e seguito) e disprezzo, sì che senta quant’è più aspro del dente del serpente avere un figlio ingrato! Via, via! GONERIL (Esce) ALBANY Avete visto? ALBANY Per gli Dei che adoriamo, da dove viene tutto questo? Non posso essere così parziale, Goneril, verso il grande amore che vi porto. SCENA V GONERIL Tacete, vi prego. Ehi, Oswald! 103 (Cortile davanti al Palazzo di Albany) (al Matto) E tu, più canaglia che matto, segui il tuo padrone! MATTO Entrano Lear, Kent e Matto. Zietto Lear, Zietto Lear, aspetta, e prendi il Matto con te. LEAR (Esce) Precedimi da Gloucester con questa lettera. A mia figlia comunica, di quel che sai, solo ciò che nascerà dalle sue domande, dopo GONERIL Cento cavalieri! Vi pare politico e sicuro che l’avrà letta. Se non ti affretti sarò lì prima che tenga pronti cento cavalieri? di te. Sì, perché ad ogni sogno, ogni sussurro, capriccio, lamento, antipatia possa KENT Non dormirò, signore, finchè non avrò consegnato la vostra lettera. difendere con la loro forza la sua demenza e mettere alla sua mercè le nostre vite! (Esce) MATTO Oswald, dico! Se un uomo avesse il cervello nei calcagni, non rischierebbe che gli venissero i geloni? ALBANY Mah, forse temete troppo. GONERIL È più sicuro che essere troppo fiduciosi. Rientra Oswald LEAR Si, ragazzo. MATTO Allora sta’ allegro, per piacere. Il tuo non andrà in ciabatte. LEAR Ah, ah, ah! MATTO Vedrai come ti tratterà bene l’altra figlia; Sai dirmi perchè il naso sta in mezzo alla Oswald! Hai scritto quella lettera a mia sorella? OSWALD Sì, signora. faccia? LEAR No. MATTO È per tenere gli occhi da tutt’e due le parti del Naso, così che quello che non si odora si può vedere. GONERIL Via a cavallo. LEAR Le ho fatto torto Informala esattamente del mio particolare MATTO E sai dire in che modo l’ostrica fa il timore guscio? e a ciò aggiungi di tuo le ragioni LEAR No. che possono meglio ribadirlo. Va’, MATTO Nemmeno io. Ma so perchè la e torna in fretta. lumaca ha la casa. (Escono) LEAR Perchè? MATTO Ma per metterci dentro la testa. Per 104 non darla alle sue figlie e lasciare le corna allo scoperto. LEAR Un padre così buono! Sono pronti i miei cavalli? MATTO Sono andati a prenderli i tuoi somari. La ragione per cui le sette stelle non sono più di sette è una ragione sottile. LEAR Perchè non sono otto? MATTO Giusto! Faresti il Matto molto bene. LEAR Mostro di ingratitudine! MATTO Se tu fossi il mio Matto, Zietto, ti farei picchiare perché sei vecchio prima del tempo. LEAR Che vuoi dire? MATTO Prima di diventare vecchio avresti dovuto aspettare d’essere savio. LEAR Non farmi diventare pazzo, pazzo, dolce Cielo! Fammi conservare la ragione: non voglio essere pazzo. (si ferisce al braccio) ATTO II che ho lottato fieramente. Padre, padre! Ferma, ferma! Aiuto! SCENA I (Cortile nel Castello del Conte di Gloucester) Entrano Gloucester e servi con torce. EDMUND Ho saputo che il duca di Cornovaglia e Regan Saranno qui da mio padre stasera. E ho sentito di probabili scontri tra i Duchi di Cornovaglia e Albany. Cornovaglia qui stasera! GLOUCESTER Allora, Edmund, dov’è quel criminale? EDMUND Bene! Benissimo! Stava nel buio, con la spada sguainata, Ciò s’innesta perfettamente nella trama. biascicando incantesimi infernali e invocando Mio padre ha ordinato di catturare mio fratello il favore della luna. e io ho qualcosa di scabroso GLOUCESTER da porre in atto. Rapidità e Fortuna, si mettono all’opera. Fratello, una parola! Ma dov’è? EDMUND Guardate, signore, sanguino! Entra Edgar GLOUCESTER Dov’è il criminale, Edmund? Mio padre è all’erta. Fuggi, fratello, da questo posto; il tuo nascondiglio è stato scoperto. Ora hai il buon vantaggio della notte. Per caso hai parlato contro il Duca di EDMUND È fuggito da questa parte, signore, dopo che non è riuscito in nessun modo. GLOUCESTER Inseguitelo! Dietro! (Escono alcuni servi) Cornovaglia? Sta venendo qui, di notte, in tutta fretta. EDGAR Ne sono certo, nemmeno una parola. EDMUND Continua. “In nessun modo” a che? EDMUND A persuadermi ad assassinare Vostra Signoria. Ma, vedendo con quanto sdegno mi opponevo Sento venire mio padre. Perdonami – al suo proposito contro natura, debbo far finta di sguainare la spada con fiera mossa, la spada già pronta, contro di te. Avanti! Fingi di difenderti. assale il mio corpo impreparato e mi ferisce Bene, così. Arrenditi! Presentati a mio padre! al braccio. Ma quando vide Ehi, luce! Qui! Fuggi, fratello ! che il mio spirito reso audace Torce, torce! E dunque addio. (Esce Edgar) dalla bontà della causa si ergeva Un po’ di sangue darà l’impressione ad affrontarlo, oppure spaventato dal rumore 105 106 che facevo, all’improvviso fuggì. Entrano Cornovaglia, Regan e seguito. GLOUCESTER Fugga quanto vuole, in questa terra non rimarrà in libertà; e una volta trovato, CORNOVAGLIA E dunque, mio nobile amico ho sentito notizie a morte. strane. EDMUND GLOUCESTER Nel tentativo di dissuaderlo dal suo proposito e trovandolo Il mio vecchio cuore s’è rotto, rotto! REGAN deciso a realizzarlo, con parole dure E dunque il figlioccio di mio padre attentava minacciai di denunciarlo. Così rispose: alla vostra vita? Lui al quale mio padre “Tu bastardo spiantato, credi diede il nome? Il vostro Edgar? che se io parlassi contro di te, basterebbero GLOUCESTER fiducia, merito, virtù a rendere Oh signora, signora, la vergogna vorrebbe le tue parole degne di fede? No, tenerlo nascosto. quel che io negassi – e lo farei anche REGAN se tu producessi parole scritte da me – non frequentava quei cavalieri rissosi lo userei come prova delle tue istigazioni, al seguito di mio padre? delle tue trame e azioni maledette. E certo dovresti prendere il mondo per idiota se non pensasse che la mia morte ti darebbe profitto, diventando un potenziale, grande movente per fartela cercare” GLOUCESTER Non so, signora. È troppo, è troppo. EDMUND Sì, signora, era di quella banda. REGAN Su di loro proprio stasera ho avuto da mia sorella GLOUCESTER Delinquente incallito e mostruoso! Dice precise informazioni, e con avvertimenti tali che negherebbe la lettera? Non l’ho mai che se vengono a stabilirsi a casa mia generato. Il nobile Duca di Cornovaglia, degno patrono e io non ci sarò. CORNOVAGLIA protettore, sarà qui stasera. Con la sua autrità E nemmeno io, Regan, te lo assicuro. farò proclamare che chiunque lo trovi meriterà Edmund, so che hai mostrato a tuo padre il nostro grazie se ci aiuterà a portare al patibolo una devozione filiale. quel vigliacoo assassino, e per chi lo nasconde, morte. E della mia terra, figlio leale e naturale, troverò il modo di rendere te l’erede. EDMUND Era mio dovere, signore. GLOUCESTER Ha scoperto le sue trame e cercando di catturarlo ha ricevuto la ferita che vedete. CORNOVAGLIA SCENA III 107 (Un bosco) Lo stanno inseguendo? Entra Edgar GLOUCESTER Sì, mio buon signore. CORNOVAGLIA EDGAR Se verrà preso non ci sarà mai più pericolo Ho sentito il bando e grazie alla propizia che faccia del male. Disponete del mio potere cavità d’un albero sono sfuggito alla caccia. a vostro piacimento. In quanto a te, Edmund, Nessun porto è libero, non c’è luogo la cui virtù e obbedienza in questa circostanza in cui guardie e una eccezionale vigilanza tanto si raccomanda, tu sarai nostro. non siano pronte alla mia cattura. Avremo grande bisogno di nature dotate Finchè posso fuggire sono in salvo. d’una lealtà così profonda: prendiamo te per E ho pensato di assumere la forma primo. più bassa e miserevole con cui la povertà, in dispregio dell’uomo, mai lo abbia EDMUND Vi servirò signore, almeno con fedeltà. portato più vicino alla bestia. Insozzerò il mio viso di sudiciume. Intorno ai fianchi GLOUCESTER Per lui sono riconoscente a Vostra Grazia. metterò stracci, mi arrufferò, come gli elfi, i CORNOVAGLIA capelli, Voi non sapete perché siamo venuti a farvi visita GLOUCESTER e affronterò, con scoperta nudità, i venti e le persecuzioni del cielo. Sarò come i mendicanti di Bedlam, No i poveri pazzi, che con voce ruggente si conficcano nelle braccia nude, insensibili REGAN Ci ha scritto nostro padre, e così nostra sorella, e smunte, spilli, scaglie di legno, di divergenze alle quali ho creduto opportuno chiodi, rametti di rosmarino, con questo rispondere lontano dalla nostra casa. aspetto orrendo per squallide fattorie, O vecchio e buon amico nostro, villaggi fatiscenti, a volte riconfortate il cuore e offrite il vostro con preghiere, chiedono la carità: necessario consiglio ai nostri problemi. Povero Tom!” Questo è ancora qualcosa; io, Edgar, GLOUCESTER Al vostro servizio, signora. Le Vostre grazie sono benvenute. (Trombe. Escono) non so niente. (Esce) 108 SCENA IV KENT (Davanti al castello di Gloucester. Kent in ceppi) Colui e colei: vostro genero e vostra figlia. LEAR No KENT Ahime, Punito in questo modo! KENT Buon Re, questo conferma il detto che se esci dalla benedizione del cielo trovi il sole che scotta. Avvicinati, tu, faro di questo globo inferiore, in modo che coi tuoi raggi confortanti io possa scorrere questa lettera. Ormai nessuno vede più miracoli tranne gli infelici. So che viene da Cordelia, che per somma fortuna è stata informata del mio travestimento e troverà il tempo, in questa grande crisi, di dare alle perdite i loro rimedi. Stanchi e da troppo insonni, approfittate, occhi miei pesanti, per non guardare questa dimora di vergogna. Buona notte, fortuna. Sorridi un’altra volta. Gira la tua ruota. (Si addormenta) Sì LEAR No, dico. KENT E io dico sì. LEAR No, no, non lo farebbero. KENT Sì, l’hanno fatto. LEAR Per Giove, giuro di no. KENT Per Giunone, giuro di sì. LEAR Non oserebbero farlo; non potrebbero, né vorrebbero. È peggio di un assassinio oltraggiare il rispetto con tanta violenza. In poche parole, dimmi in che modo hai potuto meritare questo trattamento o perché, venendo tu da parte mia, te l’hanno inflitto. LEAR KENT Ehi! Fai di questa infamia un passatempo? MATTO Ah! Ah! Guardate, porta giarrettiere Mio signore, mentre nella loro casa consegnavo la lettera di Vostra Altezza, pesanti. I cavalli si legano per la testa, i cani e prima che mi rialzassi dal luogo in cui gli orsi per il collo, le scimmie per i fianchi e gli m’ero debitamente inginocchiato, ecco che uomini per le gambe. arriva un messaggero sudato KENT Salute a voi, nobile padrone. per la corsa, quasi sfiatato, che rantola LEAR Chi è colui che ha tanto frainteso la saluti da parte di Goneril, la sua tua posizione da metterti in ceppi. signora: e, senza curarsi di interrompere me, consegna lettere, che loro leggono questa domanda, te lo saresti meritato. senza indugio. E dopo averle lette KENT Perché, Matto? chiamano i servi, inforcano i cavalli, ordinano a me, guardandomi freddamente, Rientra Lear, con Gloucester. di seguirli e di aspettare la loro risposta. Qui, nella casa di Gloucester, LEAR ho incontrato l’altro messaggero Rifiutare di parlarmi! Stanno male! Sono di Goneril, Oswald, il cui arrivo aveva avvelenato il mio, e che era lo stesso individuo che ultimamente era stato così insolente con Vostra altezza. stanchi! Hanno viaggiato tutta la notte! Procurami una risposta migliore. GLOUCESTER Avendo in me più coraggio che cervello Mio caro signore, voi conoscete ho sguainato la spada; lui da vigliacco l’indole irascibile del Duca, e sapete come sia sveglia la casa con urla laceranti. irremovibile e fermo quando ha preso la sua Vostro genero e vostra figlia strada. hanno giudicato questa azione LEAR degna della vergogna che essa ora subisce. MATTO La fortuna, maledetta puttana, Vendetta, peste, morte, distruzione! Irascibile? Quale indole? Ah, Gloucester, ai poveri non apre mai la tana. Gloucester, Ma dalle tue figlie avrai tanti dollari di dolori voglio parlare al Duca di Cornovaglia e a sua quanti potrai contarne in un anno. moglie. LEAR GLOUCESTER Ah, come questo mal della madre si gonfia verso il cuore! Giù, histerica passio, LEAR dolore che monti! Il tuo elemento è in basso. Dov’è questa figlia? Sì, mio buon signore. È dentro con il Conte, signore. LEAR Il Re vuole parlare con Cornovaglia, il padre LEAR Non seguitemi: aspettatemi qui. (esce) Che altro hai fatto, oltre ciò di cui hai parlato? KENT Niente. Come mai il Re viene con un seguito così ridotto? MATTO Li hai informati! Ma tu mi capisci, uomo? GLOUCESTER KENT MATTO Mio buon signore, li ho informati. Se t’avessero messo in ceppi per amato vuole parlare con sua figlia, lo comanda, lo esige. Sono stati informati di questo? Mio fiato e sangue! L’irascibile Duca! Di’ al focoso Duca che – No, non ancora. Può darsi che non stia bene. Pazienterò. Condanno l’umore più ostinato 109 110 che mi aveva spinto Sei libero? a scambiare l’accesso di un uomo malato Di questo un’altra volta. (Esce Kent) Amata per l’uomo sano. Morte al mio stato! Regan, (guardando Kent) tua sorella è cattiva. Oh, Regan, Perché sta qui? Ridatemi il mio servo! ha incatenato la malvagità del dente aguzzo Andate a dire al Duca ed a sua moglie qui, come un avvoltoio. (Indica il suo cuore) che io voglio parlare con loro – immediatamente! Posso a stento Dite loro di venire ad ascoltarmi, parlarti. Tu non crederai con quale chè altrimenti alla porta della loro camera perversità – O Regan! suonerò il tamburo finchè il sonno non diventi morte. Vi prego, signore, calmatevi. Non posso credere che mia sorella GLOUCESTER Spero che tra voi tutto si appiani. (esce) sia in alcun modo venuta meno ai suoi obblighi. LEAR Ahimè, il mio cuore, il mio cuore che sale! Sta’ giù, giù. MATTO REGAN Gridagli, Zietto, come quella cuoca LEAR Cosa? Cosa vuoi dire? REGAN che gridava alle anguille quando le metteva vive Oh signore, voi siete vecchio. nella pasta della focaccia. Le picchiava in testa La natura in voi è all’orlo stesso con un bastone e gridava: “Giù, canaglie, giù!” del suo confine: dovreste essere governato e guidato da un qualche occhio Rientra Gloucester, con Cornovaglia, Regan e servi. che veda il vostro stato meglio di voi. Perciò vi prego di far ritorno da nostra sorella. Ditele che le avete fatto torto. LEAR Buon giorno a tutti e due. LEAR Chiederle perdono? CORNOVAGLIA Salute a Vostra Grazia. (Kent viene messo in libertà) REGAN Guarda come la scena si addice alla casa: “Figlia cara, confesso d’essere vecchio; la vecchiaia è innecessaria; in ginocchio ti prego (Si inginocchia) Sono lieta di vedere Vostra Altezza. LEAR Lo credo, Regan. Conosco la ragione per cui debbo crederlo. Se tu non fossi lieta, di concedermi vestiario, letto e cibo.” REGAN dovrei divorziare dalla tomba di tua madre Basta, buon signore. Queste come dal sepolcro di un’adultera. (A Kent) Oh! sono bizze indecorose. Tornate da mia sorella. LEAR (alzandosi) LEAR Mai, Regan. Lei mi ha privato Chi ha messo in ceppi il mio uomo? di metà del mio seguito, mi ha guardato Regan, spero proprio che tu non sappia niente. con odio, mi ha colpito con la lingua, come un serpente, proprio al cuore. Entra Goneril con Oswald Tutte le vendette che il Cielo ha in serbo cadano sulla sua testa ingrata! Voi, Chi viene? O Cieli! Se amate i vecchi, arie infette, deformate in lei se il vostro dolce potere apprezza l’obbedienza, le ossa non nate! se siete vecchi anche voi. Venite a prendere le mie parti! (A Goneril) Non ti vergogni CORNOVAGLIA di guardare questo volto? E tu, Regan, Vergogna, signore, vergogna! la prendi per mano? LEAR Voi, fulmini veloci, scagliate GONERIL le vostre fiamme accecanti sui suoi occhi sprezzanti! E perché non per mano, signore? In che modo ho offeso? Non è offesa tutto ciò Voi nebbie che il sole potente che la villania ritiene tale e che la senilità succhia dalle paludi, infettate la sua bellezza definisce così. perché decada e si copra di piaghe LEAR O fianchi troppo forti, resisterete? REGAN Come mai il mio uomo in ceppi? O Dei benedetti! Questo augurerete a me quando sarete in collera! CORNOVAGLIA Ce l’ho messo io, signore; ma era troppo poco per il suo contegno indecoroso. LEAR No, Regan, tu non avrai mai LEAR la mia maledizione. La tua natura mite non ti consegnerà all’asprezza. I suoi occhi sono feroci ma i tuoi confortano e non bruciano. Voi? Voi? REGAN Vi prego, padre, siete debole, ammettetelo. Se fino allo spirare del vostro mese Tu conosci meglio tornerete a risiedere da mia sorella i doveri della natura, il legame dei figli, congedando metà del vostro seguito, gli effetti della bontà, i doveri della tenerezza. verrete poi da me. Ora io sono Tu non hai scordato la metà del regno lontana da casa e mi mancano i mezzi di cui ti ho fatto dote. necessari ad ospitarvi. REGAN Concludete, mio buon signore. LEAR Tornare da lei? Congedando cinquanta uomini? 111 112 No, piuttosto rinuncio ad ogni tetto soltanto venticinque: a non più di questi e scelgo di affrontare l’inimicizia dell’aria, io darò alloggio o accesso. di essere compagno del lupo e del gufo. Tornare da lei? Tanto varrebbe LEAR Io vi ho dato tutto – inginocchiarmi davanti al trono del Francia dal sangue caldo, che prese senza dote la nostra figlia più giovane, e come uno scudiero REGAN Ed era ora. LEAR chiedere a lui una pensione per sostentare Vi ho fatto mie tutrici, mie depositarie, una vita meschina. Tornare da lei! a condizione d’essere seguito Persuadimi piuttosto a fare da schiavo da questo numero di cavalieri. Come! Debbo e da bestia a questo detestabile lacchè. (Indica Oswald) GONERIL venire da te con venticinque? Regan, hai detto questo? REGAN A vostra scelta, signore. E lo ripeto, mio signore. Non di più, da me. LEAR LEAR Ti prego, figlia, non farmi impazzire. Le creature mostruose sembrano belle, Non ti disturberò, figlia mia. Addio. se altre sono più mostruose. Non ci incontreremo più, non ci vedremo. (A Goneril) Verrò da te, i tuoi cinquanta Eppure sei mia carne, mio sangue, mia figlia. sono il doppio di venticinque, e il tuo affetto O piuttosto una malattia che ho nella carne è il doppio del suo. e che debbo per forza chiamare mia. GONERIL Tu sei un bubbone, una piaga, o una pustola Ascoltate, mio signore: che bisogno avete rigonfia nel mio sangue corrotto. Ma io che vi seguano venticinque, o dieci, o cinque non ti rimprovero. Venga la vergogna quando in una casa in cui due volte tanti vuole, io non la chiamo. Eméndati quando puoi, migliora a tuo piacere. Io posso essere paziente, posso stare con Regan, io e i miei cento cavalieri. REGAN hanno l’ordine di servirvi? REGAN Che bisogno avete di uno? LEAR Oh, non ragionare sul bisogno! I più umili mendicanti hanno pur sempre il superfluo. Non proprio, signore. Non vi aspettavo ancora Tu sei una signora: se essere elegante né sono pronta a un’accoglienza degna. significasse soltanto stare al caldo, Cinquanta cavalieri non vanno bene? la natura non avrebbe bisogno delle vesti Cosa fareste con più di cinquanta? sontuose che tu porti e che ben poco Se verrete da me vi chiedo di portarne ti tengono calda. Quanto al bisogno vero – voi Cieli, datemi la pazienza, SCENA II di pazienza ho bisogno! Se siete voi (Un’altra parte della brughiera) a muovere i cuori di queste figlie Ancora temporale. 113 contro il loro padre, non prendetemi in giro facendomi sopportare docilmente; toccatemi Entra Lear e il Matto. con una nobile ira, e non lasciate che le armi delle donne, le gocce d’acqua, LEAR macchino le mie guance di uomo. No, Soffiate, venti, e rompetevi le guance! streghe snaturate, su tutt’e due Infuriate! Soffiate! Voi, cateratte mi prenderò vendette tali che il mondo – e uragani, eruttate finchè non avrete farò cose tali – quali saranno sommerso i nostri campanili e annegato non so ancora ma saranno il terrore i galli sui tetti! Voi fuochi della terra. Voi pensate che io piangerò. sulfurei, e veloci più del pensiero, No, non piangerò. Ho tutte le ragioni voi avanguardie di fulmini che fendono (si ode il temporale a distanza) le querce, bruciate la mia testa bianca! per piangere ma questo cuore si spezzerà E tu, tuono che tutto scuoti, in centomila frammenti prima ch’io pianga. spiana la spessa rotondità del modo, Matto: sto diventando matto. infrangi gli stampi della natura, distruggi (Escono Lear, Gloucester, Gentiluomo e Matto) CORNOVAGLIA tutti i semi che fanno l’uomo ingrato! MATTO Dentro, buon Zietto, e chiedi la Ritiriamoci. Si prepara un temporale. benedizione alle tue figlie. Queste è una notte Chiudete le porte. che non ha pietà né per savi né per Matti. (Tuono – escono tutti) LEAR Rutta quanto vuoi! Sputa, fuoco! Rientra Gloucester Scroscia, pioggia! Né la pioggia, né il vento, né il tuono, né il fuoco sono mie figlie. Voi elementi, non vi accuso di crudeltà: GLOUCESTER Ahimè, scende la notte e i venti a voi non ha mai dato un regno, non vi ho freddi battono crudelmente. Per molte miglia chiamato figlie. Voi non mi dovete non c’è nemmeno un cespuglio. sottomissione, e perciò fate cadere CORNOVAGLIA come vi piace il vostro orrore. Chiudete le vostre porte, mio signore: Io sono qui, vostro schiavo, un vecchio È una notte dura. Ripariamoci dal temporale. povero, infermo, debole e disprezzato. (Escono) Eppure vi chiamo ministri servili perché uniti a due figlie perniciose 114 scatenate battaglioni celesti contro c’è una capanna; vi offrirà qualche conforto una testa vecchia e bianca come questa. contro la tempesta. Oh! è turpe. MATTO Chi ha una casa dove mettere la testa ha un bel copricapo LEAR Comincio a perdere il cervello. Vieni, ragazzo mio. Come stai, ragazzo? Hai freddo? Ho freddo anch’io. Dov’è Entra Kent questa paglia, amico? L’arte del bisogno è strana KENT e può rendere preziose cose vili. Ahimè, signore, siete qui? Le cose Andiamo. Alla tua capanna! che amano la notte non amano notti Povero Matto e furfante, nel mio cuore come queste. Da quando sono uomo c’è una parte che ancora soffre per te. tali scoppi di orrendo tuono, tali lamenti MATTO Chi abbia ancora un tantino di cervello, di vento e pioggia urlanti non ricordo di averli mai sentiti. La natura dell’uomo ehi, oh, col vento e con la pioggia, non può sopportare tanta afflizione e paura. si accontenti di ciò che passa il convento, LEAR anche se ogni giorno piove pioggia. Che i grandi Dei che sulle nostre teste fanno questo frastuono tremendo, scoprano ora i loro nemici; trema, LEAR È vero, ragazzo. Su, portaci a questa capanna. (Escono Lear e Kent) tu sciagurato che hai dentro di te delitti segreti che la giustizia non ha colpito. Nasconditi ,tu, mano sanguinaria, SCENA III tu spergiuro e tu simulacro di virtù (Sala nel Castello di Gloucester) che sei incestuoso. Cadi a pezzi, criminale che sotto un’apparenza onesta Entrano Gloucester e Edmund, con torce hai tramato contro la vita dell’uomo. Colpe chiuse e nascoste, aprite i vostri GLOUCESTER Ahimè, ahimè, Edmund, questo ricettacoli e urlando chiedete grazia a questi comportamento innaturale non mi piace. tremendi messaggeri. Io sono un uomo Quando ho chiesto loro licenza di mostrargli che ha patito più peccati di quanti compassione, mi hanno proibito l’uso della mia non ne abbia commessi. stessa casa e mi hanno intimato, sotto pena di KENT perpetuo sfavore, di non parlare di lui, né di Ahimè, a testa nuda? intercedere per lui, né di aiutarlo in qualsiasi Mio grazioso signore, qua vicino modo. EDMUND Comportamento bestiale e contro e la natura non la sopporta. (Continua il temporale) natura! GLOUCESTER 115 Taci. Non dire nulla. C’è discordia tra i Duchi; e anche di peggio. Stanotte ho ricevuto una lettera: parlarne è pericoloso; ho chiuso la lettera nel mio scrittoio. Queste offese che il Re riceve ora saranno vendicate a fondo. Parte di un esercito è già sbarcata. Dobbiamo prendere le difese del Re. Lo cercherò e aiuterò segretamente. Tu va’ a conversare col Duca in LEAR Lasciami stare. KENT Mio buon signore, entrate qui. LEAR Vuoi spezzarmi il cuore? KENT Preferirei spezzare il mio. Mio buon signore, modo che non s’accorga delle mie mosse. Se chiede di me, sto male e sono andato a letto. entrate. LEAR A te sembra gran cosa questa Anche se o debbo morirne, perché di questo tempestafuribonda!Questa tempesta che ho mi si minaccia, il mio vecchio signore, il Re, nella mente toglie ai miei sensi ogni altro dolore dev’essere aiutato. Si preparano strane cose, che non sia quello che mi batte dentro. O Edmund. Ti prego, sii prudente. Regana, Gonerilla! Oh, da quella parte sta la (Esce) EDMUND pazzia – debbo evitarla. Basta! KENT Di questo soccorso, a te proibito, Mio buon signore, entrate qui. sarà all’istante informato il Duca, LEAR e così della lettera. È un atto meritorio Ti prego, entra tu; trovati il tuo riposo. (Al Matto) che porterà a me quel che mio padre perde: nulla di meno che tutto. Prima tu, ragazzo. Tu, povertà senza tetto – Quando cade il vecchio, il più giovane sale. (Esce) entra. Io voglio pregare e poi dormire. (Il Matto va dentro) SCENA IV Poveri nudi sventurati, ovunque (Brughiera. Davanti a una capanna) voi siate che patite i colpi di questa tempesta spietata, in che modo le vostre Entrano Lear, Kent e il Matto. teste senza casa e i vostri fianchi scarni, i vostri stracci pieni di buchi e di finestre potranno difendervi da tempi come questi? KENT Ecco il posto, mio signore; mio buon signore, entrate. La tirannia della notte all’aperto è feroce Ah, me ne sono curato troppo poco! Prendi la medicina, sfarzo regale! Esponiti a sentire ciò che sentono i poveri, 116 per poterti scuotere di dosso il superfluo e darlo a loro, rivelando Cieli più giusti. sulle tue figlie! KENT Lui non ha figlie, signore. Entra Edgar travestito da pazzo. LEAR Morte, traditore! Niente potrebbe EDGAR Povero Tom! Il turpe demonio mi insegue. MATTO aver ridotto la natura a tanta bassezza se non le sue figlie ingrate. È di moda Uno spirito, uno spirito! Non entrare che i padri ripudiati non abbiano pietà Zietto, c’è uno spirito! Dice di chiamarsi povero della loro carne? Giusta punizione. Tom. È stata questa carne a generare KENT Chi sei tu? Vieni fuori! EDGAR Sul biancospino spinoso soffiano i venti! Uhm, va’ nel tuo letto a riscaldarti. EDGAR E Pillicok sedeva in cima al Pillicock: Ahi, oh, ahi, oh! LEAR Hai dato tutto alle tue figlie? E ti sei ridotto a questo? EDGAR quelle figlie pellicano. MATTO Questa notte fredda ci farà diventare tutti pazzi e buffoni. Chi dà qualcosa al povero Tom? EDGAR Attento al turpe demonio! Obbedisci Il turpe demonio lo ha trascinato tra fuoco e ai genitori, mantieni la parola data, non fiamme, palude e gorgo, acquitrino e pantano; bestemmiare, non fornicare con la sposa di un gli ha messo coltelli sotto il cuscino, capestri altro uomo, non bramare abiti di lusso. Tom ha sull’inginocchiatoio, erba velenosa nella freddo. minestra; Tom ha freddo. Oh! do de, do de, do LEAR Che cosa sei stato? de. Sii protetto contro il turbine, il malocchio EDGAR Un servitore, superbo nel cuore e e le infezioni! Fate un po’ di carità al povero nella mente; m’arricciavo i capelli, attaccavo Tom, che il turpe demonio tormenta. Potessi guanti alla berretta, servivo la lascivia della mia averlo qui sotto, ora, qui sotto, qui, qui. padrona e commettevo con lei l’atto delle (Continua il temporale) tenebre; facevo tanti giuramenti quante erano Come? Le sue figlie lo hanno ridotto le mie parole e li infrangevo alla faccia dolce del in questo stato? Non sei riuscito a salvare cielo; ero uno che andava a dormire tramando niente? Hai dato tutto? lussuria e si svegliava per farla.Amavo il vino LEAR MATTO No, si è riservato una coperta, altrimenti ci saremmo tutti vergognati. LEAR appassionatamente, i dadi follemente; pigro come il cinghiale, furbo come la volpe, avido come il lupo, pazzo come il cane, vorace come Tutte le piaghe che nella pendula aria il leone. Tieni il piede lontano dai bordelli, la sovrastano le colpe degli uomini, cadano mano dagli spacchi delle sottane, la penna dai libri degli strozzini, e sfida il turpe demonio. Ma il vento freddo soffia ancora sul biancospino. Dice uhm, uhm, ehi, oh. EDGAR 117 Il Principe delle Tenebre è un gentiluomo. Il povero Tom ha freddo. (Continua il temporale) LEAR compagnia migliore? E dunque l’uomo non è niente più GLOUCESTER Venite dentro con me. Il mio dovere non di questo? Consideralo bene. Tu non devi seta sopporta al baco, pelle alla bestia, lana alla pecora, ch’io obbedisca in tutto agli ordini crudeli profumo al gatto. Ah! Tre di noi sono sofisticati. delle vostre figlie. Sebbene m’abbiano ingiunto Tu sei la cosa in sé. L’uomo non adulterato di sbarrare le mie porte lasciando che questa non è più di un povero, nudo, forcuto animale notte come te. Via, via, cose prese a prestito! Vieni, tiranna s’impadronisca di voi, io ho osato sbottona qui! venir fuori a cercarvi per condurvi dove (Strappandosi i vestiti di dosso) MATTO Ti prego, zietto, sta calmo: è una fuoco e cibo sono pronti. LEAR brutta notte per nuotarci dentro. Guarda, arriva Lasciatemi parlare, prima, con questo filosofo. un fuoco che cammina. Qual è la causa del tuono? KENT Entra Gloucester con una torcia Mio buon signore, accettate la sua offerta, andate al coperto. EDGAR Questo è il turpe demonio. KENT Come sta Vostra Grazia? Voglio dire una parola a questo dotto Tebano. LEAR Chi è quello? Che cosa studi? KENT Chi è là? Che cercate? GLOUCESTER Chi siete voi? I vostri nomi! EDGAR Il povero Tom, che mangia la ranocchia che nuota, il rospo, il girino, la lucertola e il ramarro; che nella furia del suo cuore, quando il turpe demonio si scatena, LEAR EDGAR Come prevenire il demonio e uccidere i pidocchi. LEAR Lascia che ti chieda una cosa in privato. KENT mangia sterco di vacca al posto dell’insalata, Insistete un’altra volta perché venga, inghiotte il ratto vecchio e il cane morto, beve il mio signore. La sua mente vacilla. mantello verde dell’acqua stagnante, è cacciato via a frustate di parrocchia in parrocchia. Attenti a chi mi segue. Sta’ buono, Sta’ buono, demonio. GLOUCESTER GLOUCESTER Puoi fargliene una colpa? (Continua il temporale) Le sue figlie vogliono la sua morte. Il buon Come? Vostra Grazia non ha Kent 118 l’aveva detto, lui, povero esiliato! SCENA V Tu dici che il re impazzisce; io ti dico, (Sala nel Castello di Gloucester) amico, che sono quasi pazzo anch’io. Avevo un figlio, che ora ho bandito Entrano Cornovaglia e Edmund. dal mio sangue, voleva la mia vita, ora, appena ora. Lo amavo, amico, CORNOVAGLIA a nessun padre il figlio era più caro. Avrò la mia vendetta prima di lasciare la sua casa. Per dirti il vero, il dolore mi ha toccato È possibile mio signore, ch’io venga EDMUND la mente. Che notte è questa! Supplico criticato per aver subordinato la natura alla Vostra Grazia – lealtà: è qualcosa che a pensarci mi spaventa. LEAR CORNOVAGLIA Ora mi rendo conto che non è stata Oh, vi chiedo pietà, signore. Concedetemi, soltanto la malvagia disposizione di tuo fratello nobile filosofo, la vostra compagnia. a fargli cercare la sua morte, ma una trama ambiziosa messa in atto da una riprovevole EDGAR Tom ha freddo. malvagità anche in tuo padre. KENT Da questa parte mio signore. pentirmi di essere onesto. Questa è la lettera di cui parlava e che lo dimostra una spia LEAR Con lui voglio stare con il mio filosofo. del Francia. Oh, volessero i Cieli che questo tradimento non ci fosse, o che non fossi io a KENT Ehi, tu, vieni, vieni con noi. scoprirlo. LEAR CORNOVAGLIA Avanti, buon Ateniese. Vieni con me dalla Duchessa. Se ciò di cui si parla in questo foglio EDMUND è vero avete in mano una grossa carta. GLOUCESTER Niente parole, niente parole! Ssst. EDGAR Sorte maligna, la mia, se debbo EDMUND CORNOVAGLIA Un cavallo per cavalcare, armi da portare, Vero o falso, ti ha fatto Conte di Gloucester. Cerca di sapere dov’è tuo padre, in modo che sia pronto per la cattura. Topi e ratti da mangiare EDMUND (a parte) Se lo trovo ad aiutare Lear, Ecco il cibo di Tom, questo rafforzerà i suoi sospetti. (Ad alta voce) Dan dan, sento il sangue di Britan Persevererò nella mia linea di lealtà, anche se il (Escono) conflitto tra questa e il mio sangue è duro. CORNOVAGLIA Avrò fiducia in te, e tu troverai nel mio affetto un padre più caro. (Escono) SCENA VI 119 KENT (Stanza in una casa di campagna presso il Come state, signore? Non rimanete in piedi Castello) stupefatto. Non volete stendervi? LEAR Entrano Gloucester e Kent Voglio vedere il loro processo, prima. Entrino i testimoni (A Edgar) Tu, togato Cercherò di accrescere il conforto GLOUCESTER come posso. Non starò via molto. KENT Tutti i poteri del suo intelletto hanno ministro di giustizia, prendi il tuo posto. (Al Matto) E tu, suo degno collega nel giudizio, siedigli accanto. ceduto alla sua furia. Gli Dei ricompensino la (A Kent) Tu fai parte vostra bontà. della corte: siedi anche tu. (esce Gloucester) EDGAR Lavoriamo con giustizia. Entrano Lear, Edgar e il Matto Purr, il gatto è grigio LEAR EDGAR Prega, innocente, e guardati dal turpe demonio. MATTO giuro davanti a questa onorevole assemblea che ha preso a calci il povero Re suo padre. Ti prego, Zietto, dimmi se un pazzo è un gentiluomo o un borghese. LEAR MATTO Venite qui, madama. Vi chiamate Goneril? LEAR Un Re, un Re! MATTO Cominciamo con lei. È Goneril.Qui Non può negarlo. No! È un borghese che ha un gentiluomo come figlio, perché è pazzo quel MATTO Vi chiedo scusa, vi avevo preso per uno borghese che fa di suo figlio un gentiluomo prima di lui. LEAR Ed eccone un’altra il cui viso distorto LEAR Averne mille! dice di che stoffa è fatto il suo cuore. Fermatela! Armi, Armi! Spada! Fuoco! EDGAR Il turpe demonio mi morde la schiena. Qui c’è corruzione! Falso giustiziere, perché l’hai lasciata fuggire? LEAR Le cito subito in giudizio. EDGAR (A Edgar) Vieni, siediti qui, dottissimo giudice. (Al Matto) Tu, sapiente signore, siedi qui. Ora voi, volpi! EDGAR sgabello. Guardate come sta fermo e ci fissa! Benedetti i tuoi cinque sensi! KENT O pietà! Signore, dov’è ora la pazienza di cui tanto spesso vi siete vantato? 120 EDGAR (a parte) GLOUCESTER Le mie lacrime cominciano a prendere a tal punto le sue parti, che danneggiano il mio travestimento. Ti prego, buon amico, prendilo tra le braccia: ho sentito d’un complotto mortale contro di lui. C’è una lettiga pronta; stendilo là e muovi verso Dover, amico, dove avrai Buona accoglienza e protezione. Solleva il tuo LEAR padrone: I cagnetti tutti mi abbaiano contro. se ritarderai di mezz’ora, la sua vita, la tua EDGAR Tom gli tirerà dietro la testa. e quella di quanti si offrono di difenderlo, Ecco gli getto dietro la testa troveranno morte sicura. Su, su, seguimi, Tutti i cani saltano via ti guiderò dove potrai ricevere i primi aiuti. Do, de, de, de Scio! Avanti in marcia verso le KENT veglie, le fiere e i mercati. Povero Tom il tuo La natura oppressa dorme. Questo riposo corno è secco. avrebbe potuto come un balsamo lenire LEAR Si faccia l’autopsia a Regan, vediamo che cosa le cresce intorno al cuore. C’è una i tuoi nervi spezzati, che sarà arduo curare se non soccorrono le circostanze. (Al Matto) Su, aiuta qualche causa naturale che renda i cuori così duri? (A Edgar) Voi, signore, vi arruolo tra i a trasportare il tuo padrone; non devi miei cento. Solo che non mi piace la foggia dei restare indietro. vostri abiti. Voi direte che sono persiani: ma Avanti, avanti, via! cambiateli. KENT GLOUCESTER (Escono Kent, Gloucester e il Matto, Ora, mio buon signore, stendetevi e trasportando via il Re) riposate un poco. LEAR Non fate rumore, non fate rumore. EDGAR Tirate il sipario. Così, così. Andremo a cena al Quando vediamo chi è più grande di noi mattino. sopportare i nostri mali, quasi non sentiamo MATTO nemiche E io andrò a letto a mezzogiorno. le nostre sventure. Rientra Gloucester Come la mia pena mi sembra leggera e sopportabile quando ciò che piega me fa curvare il Re: per lui le figlie, GLOUCESTER Vieni qui, amico. Dov’è il mio Re? per me mio padre. Via, Tom! Attento alle discordie dei grandi, e rivelati KENT Qui, signore; ma non disturbatelo, è fuor di senno. quando la falsa calunnia, i cui pensieri ingiusti ti diffamano, sarà smentita (Escono Goneril, Edmund e Oswald) dalla verità delle tue prove, e tu riabilitato. Accada stanotte quel che vuole, purchè il Re Gloucester! sia salvo! Nasconditi, nasconditi! Sebbene non possiamo (Esce) metterlo a morte senza un processo formale, tuttavia il nostro potere s’inchinerà alla nostra SCENA VII collera, (Sala nel Castello di Gloucester) che gli uomini possono biasimare ma non controllare. Chi è là? Il traditore? Entrano Cornovaglia, Regan, Goneril, Edmund e servi CORNOVAGLIA Rientrano i servi con Gloucester prigioniero. (A Goneril) Recatevi al più presto da Monsignore vostro marito. Mostrategli questa lettera. L’esercito di Francia è sbarcato. Cercate il traditore Gloucester. Legatelo come un ladro. Portatelo davanti a noi. REGAN Volpe ingrata, è lui! CORNOVAGLIA Legategli strette le braccia rinsecchite. GLOUCESTER (Escono alcuni dei servi) Cosa intendono le Vostre Grazie? Ricordate, REGAN Impiccatelo all’istante miei buoni amici, che siete miei ospiti. GONERIL Strappategli gli occhi! Non trattatemi male, amici. CORNOVAGLIA Lasciatelo al mio sfavore. Edmund, accompagna nostra cognata. Le vendette CORNOVAGLIA Legatelo, dico. (I servi lo legano) che siamo costretti a prenderci su tuo padre traditore non sono fatte perché tu le veda. REGAN Stretto, stretto! Una sedia! Sporco traditore! Entra Oswald GLOUCESTER Non io, spietata signora. E allora? Dov’è il Re? CORNOVAGLIA Legatelo alla sedia. Canaglia, ora vedrai- OSWALD Il signore di Gloucester lo ha fatto fuggire verso Dover: lì si vanta di avere amici bene armati. GONERIL Addio, dolce signore, addio, sorella. CORNOVAGLIA Edmund, addio GLOUCESTER Io sono il vostro ospite; con mani di banditi non dovreste far violenza ai miei favori ospitali. Che intenzioni avete? CORNOVAGLIA Su, signore, che lettere avete ricevuto ultimamente dalla Francia? 121 122 REGAN CORNOVAGLIA Rispondete con franchezza, conosciamo la verità. CORNOVAGLIA Impediamo che veda di più. Via, gelatina ignobile! Dov’è la tua lampada, ora? GLOUCESTER E che rapporti avete con i traditori Tutto è buio e senza consolazione. appena sbarcati nel regno? Dov’è mio figlio Edmund? Accendi, Edmund, REGAN Nelle mani di chi avete mandato il Re lunatico? Parlate. GLOUCESTER tutte le faville della natura per vendicare questo atto orrendo. CORNOVAGLIA Scellerato traditore! Tu chiami Ho ricevuto una lettera con qualche congettura colui che ti odia. È stato lui a rivelarci che veniva da uno di parte neutrale i tuoi tradimenti, lui troppo buono e non da uno a voi ostile. per avere pietà di te. CORNOVAGLIA Astuto REGAN E falso. CORNOVAGLIA Dove hai mandato il Re? GLOUCESTER A Dover REGAN Perché a Dover? GLOUCESTER Non voleva vedere le tue unghie crudeli strappargli i poveri vecchi occhi; né la tua feroce sorella affondare le sue zanne di cinghiale nella sua carne consacrata. Ma io vedrò la vendetta alata raggiungere tali figlie. CORNOVAGLIA Vederla non potrai mai. Metterò il piede su questi tuoi occhi. REGAN Una parte riderà dell’altra. Anche l’altro! GLOUCESTER Oh, la mia follia! Allora Edgar è stato calunniato. O Dei benigni, perdonate me e aiutate lui! CORNOVAGLIA Ttrovati col naso la strada per Dover. ATTO IV 123 GLOUCESTER Io non ho strada e perciò non ho bisogno di occhi; quando vedevo ho inciampato. SCENA I (Brughiera) Si osserva spesso che ciò che abbiamo ci danneggia e ciò che ci manca si dimostra utile. O caro figlio Edgar, Entra Edgar nutrimento dell’ira di tuo padre ingannato! Potessi vivere tanto da vederti al tatto, direi che ho di nuovo gli occhi. EDGAR Meglio così, tuttavia: sapere EDGAR (a parte) d’essere disprezzato piuttosto che stare O Dei! Chi può dire “Sono al peggio”? ancora peggio, disprezzato senza saperlo. Nio non siamo al peggio finchè possiamo dire La cosa più bassa e priva di fortuna “questo è il peggio”. ha ancora una speranza, VECCHIO il mutamento più lamentevole è dal meglio: il peggio torna al sorriso. È il povero Tom, il pazzo. Dove vai, amico? GLOUCESTER E allora vieni aria senza sostanza che qui abbraccio. Lo sventurato che hai soffiato nel peggio, non deve nulla alle tue raffiche. È un mendicante? VECCHIO Mendicante, e anche pazzo. GLOUCESTER Un po’ deve ragionare, chè altrimenti Ma chi viene? non potrebbe mendicare. Durante il temporale Entra Gloucester, condotto da un Vecchio. della notte scorsa ho visto un tale che mi ha fatto pensare all’uomo come Mio padre, con questa scorta? O mondo, mondo. ad un verme. Mi è venuto in mente mio figlio; eppure la mia mente, allora, non gli era O mondo! Se i tuoi assurdi mutamenti amica. Da allora ho imparato di più. non ci spingessero ad odiarti, la vita Noi siamo per gli Dei come le mosche per i monelli: non cederebbe alla vecchiaia. GLOUCESTER Vattene, buon amico, ci ammazzano per il loro spasso. EDGAR (a parte) a me il tuo conforto non può fare alcun bene, Come può essere? Brutto mestiere, a te può fare male. quello di chi al dolore deve fare VECCHIO Ma voi non vedete la strada. da buffone, facendo adirare se stesso e gli altri. (Ad alta voce) Dio ti benedica, padrone! 124 rende te più felice. Conosci Dover? GLOUCESTER È l’uomo nudo? EDGAR Sì, padrone. VECCHIO Sì, mio signore. GLOUCESTER C’è una scogliera il cui alto capo GLOUCESTER Ti prego, allora, vattene. ricurvo guarda impaurito l’abisso sottostante; basta che tu mi conduca VECCHIO Ahimè, signore, è pazzo. all’orlo e io riparerò la miseria che sopporti con qualcosa di prezioso che ho GLOUCESTER È la piaga dei tempi quando i pazzi guidano i ciechi. Fa’ come ti ho detto, vattene. Il povero Tom ha freddo. (A parte) EDGAR con tutti i loro colpi. Che io sia sventurato con me. Da lì non avrò bisogno di una guida. EDGAR Dammi il braccio. Il povero Tom ti guiderà. (Escono) Non so più recitare questa parte. GLOUCESTER Vieni qui, amico. EDGAR SCENA II (A parte) Eppure devo. Benedetti i tuoi dolci occhi, (Davanti al Palazzo del Duca di Albany) sanguinano. Entrano Goneril e Edmund GLOUCESTER Conosci la strada per Dover? EDGAR Ogni varco e porta, pista per i cavalli e sentiero per uomini. Al povero Tom hanno GONERIL Benvenuto, mio signore. Mi stupisce che il fatto tanta paura che è andato fuor di senno: guardati, figlio di un uomo buono, dal turpe nostro mite marito non ci sia venuto incontro. (entra Oswald) demonio. Cinque demoni sono entrati insieme nel povero Tom: quello della lussuria, Obidicut; Hoberdidance, principe del silenzio; Mahu, dei Ebbene dov’è il tuo padrone? OSWALD ladri; Modo, degli assassini; Flibbertigibbet, Dentro, signora: ma un uomo non è mai degli smorfiosi e dei damerini che da allora cambiato tanto. Gli ho detto dell’esercito possiede cameriere e dame di compagnia. Sii ch’era sbarcato: ha sorriso. Gli ho detto benedetto, padrone! che voi stavate venendo. Ha risposto: “Tanto peggio”. GLOUCESTER Ecco, prendi questa borsa, tu Quello che le piaghe del cielo hanno umiliato che gli dovrebbe dispiacere sembra rallegrarlo; quello che è giusto, offenderlo. GONERIL che cosa avete compiuto? Un padre, (A Edmund) È stato un grande errore, un vecchio gentile e buono la cui riverenza cavati gli occhi a Gloucester, lasciarlo in vita. persino l’orso tirato per il naso leccherebbe, Andate a finire la sua vita di buio e controllate voi barbare, degeneri, avete fatto impazzire un la forza dei nemici.Prendete questo. Non parlate. padre. E il mio buon Cornovaglia ha potuto (Dandogli un pegno) Piega il capo. Se osasse parlare, sopportarlo? Un uomo, un principe da lui tanto beneficato? questo bacio tenderebbe il tuo spirito al cielo. Pensaci, e addio. GONERIL Oh, uomo dal fegato di latte, che porti una guancia per gli schiaffi e una testa per le EDMUND Vostro nei ranghi della morte. offese. Dov’è il tuo tamburo? Il re di Francia GONERIL Mio carissimo Edmund! (Esce Edmund) dispiega le sue bandiere nella nostra terra Oh la differenza tra uomo e uomo! silenziosa, con elmo piumato prende A te sono dovuti i servigi di una donna: a minacciare il tuo stato, mentre tu, sciocco Il mio corpo è usurpato da un pagliaccio. moralista, te ne stai seduto ed esclami: “Ahimè, perché mai fa così?” OSWALD Signora, viene il Duca. ALBANY (Esce) Entra Albany Guardati, diavolo! La smorfia è meno orrenda in un demonio che in una donna. GONERIL GONERIL Forse valgo ancora un fischio. ALBANY O Goneril! Tu non vali la polvere che il vento soffia sul tuo viso. Temo O inutile idiota! ALBANY La tua forma di donna ti protegge. GONERIL Al diavolo la tua maschilità – miao! le tue inclinazioni: la natura che disprezza la propria origine non può essere frenata. Entra un Messaggero. GONERIL Basta – questa predica è insulsa. ALBANY Saggezza e bontà sembrano vili ai vili. ALBANY Che novità? MESSAGGERO Gli immondi gustano solo se stessi. Che cosa Mio buon signore, il duca di Cornovaglia avete fatto? Tigri, non figlie, è morto. Aveva cavato a Gloucester gli occhi 125 126 e un servo lo ha ucciso. GENTILUOMO Sì, una volta o due ha esalato ALBANY Gli occhi di Gloucester!. la parola “padre”, ansimando, come se Gloucester, io vivrò per ringraziarti dell’amore le opprimesse il cuore. Ha gridato: “Sorelle! che hai mostrato al Re e per vendicare i tuoi Sorelle! Vergogna delle donne! Padre! Come? occhi. Vieni qui, amico, dimmi che altro sai. Nel temporale? Di notte? Più non si abbia (Escono) fede nella pietà!” E lì scosse la sacra acqua dai suoi occhi celesti, irrorando il grido. Poi si allontanò per trattare col dolore da sola. SCENA III (Il campo francese vicino Dover) KENT Sono le stelle, le stelle lassù, Entrano Kent e un Gentiluomo a governare la nostra condizione. Altrimenti la stessa coppia non potrebbe generare KENT La lettera ha suscitato in Cordelia dolore? GENTILUOMO Sì, signore: l’ha presa, l’ha letta in mia presenza, e di tanto in tanto frutti così diversi. Da allora non le avete più parlato? GENTILUOMO No. KENT una grande lacrima le scendeva lungo Buon signore, il povero, tormentato la guancia delicata. Sembrava Lear è qui. A volte ricorda, regina d’una passione che, ribelle, nei suoi momenti migliori, perché siamo qui cercasse di diventare il suo re. e in nessun modo vuole vedere sua figlia. KENT Era commossa! GENTILUOMO GENTILUOMO Perché, buon signore? KENT Pazienza e dolore Una sovrana vergogna lo trattiene: la crudeltà lottavano per chi dovesse renderla più bella. che tolse a lei la sua benedizione, Avete visto sole e pioggia insieme: la spinse verso pericoli stranieri, cedendo così le sue lacrime e i suoi sorrisi, i suoi diritti alle figlie dal cuore di cane ma con più grazia. punge il suo animo In breve, il dolore sarebbe una rarità con tanto veleno che una vergogna cocente da tutti amata, se a tutti si addicesse così. lo tiene lontano da Cordelia. KENT Non ha parlato, non ha fatto domande? GENTILUOMO Povero Signore! marciano verso di noi. KENT Quando potrò rivelarmi 127 CORDELIA non vi pentirete di questa conoscenza. Lo sapevamo. Siamo preparati Vi prego, venite con me. ad affrontarle. O caro padre, (Escono) è per causa tua che sono qui. Per questo il grande Francia ha avuto compassione SCENA IV (La stessa) delle mie lacrime dolenti ed importune. Entrano, con tamburi e stendardi, Cordelia, e Nessuna gonfia ambizione spinge soldati. le nostre armi, ma amore, amore vero, e il diritto del nostro vecchio padre. Presto possa io sentirlo e vederlo! CORDELIA (Escono) Ahimè, è lui! Proprio ora l’hanno incontrato, pazzo come il mare in tempesta, che a piena voce cantava, incoronato di malerba, SCENA VI (Campagna nei pressi di Dover) lappole, cicuta, ortiche, loglio, e d’ogni erbaccia che cresce nel frumento che ci nutre. Entra Gloucester, con Edgar vestito da contadino Cercate in ogni acro del campo erboso e portatelo davanti ai nostri occhi. (Esce un ufficiale) Cosa può la sapienza dell’uomo per ridargli il senso di cui fu privato? Chi l’aiuta si prenda tutta la mia ricchezza. Voi tutti, segreti benedetti, voi tutte, virtù sconosciute della terra, sgorgate GLOUCESTER Quando arriverò in cima alla montagna? EDGAR State già salendo. Che fatica! GLOUCESTER Mi sembra d’essere in pianura. EDGAR con le mie lacrime! Siate d’aiuto La strada è terribilmente ripida. e rimedio alla sventura di un uomo buono! Ascoltate! Sentite il mare? Cercatelo, cercatelo, affinchè la sua furia senza controllo non distrugga la vita che manca dei mezzi per guidarla. GLOUCESTER Per la verità, no. EDGAR Gli altri vostri sensi sono resi imperfetti Entra un messaggero dal dolore degli occhi. GLOUCESTER MESSAGGERO Novità, signora. Le forze di Cornovaglia e Albany Può darsi che sia così. Mi sembra che la tua voce sia mutata, e che tu parli 128 e ragioni meglio di prima. EDGAR (A parte) Se gioco con la sua disperazione EDGAR Vi ingannate di molto. In nulla sono mutato se non negli abiti. è solo per guarirla. GLOUCESTER (Inginocchiandosi) O Dei potenti! GLOUCESTER Mi sembra che tu parli meglio. Rinuncio a questo mondo e davanti ai vostri occhi EDGAR Avanti, signore, il posto è qui. mi scuoto con pazienza di dosso la mia Fermatevi! Gettare gli occhi così in basso fa paura grande afflizione. Edgar, e la testa gira! I corvi e le cornacchie se vive, beneditelo! E ora addio, amico. che volano a mezz’aria sembrano grandi appena come scarafaggi. I pescatori che camminano EDGAR Vado, signore, addio. (Gloucester si getta in avanti e cade) sulla riva sembrano topi, e il grande bastimento E però può darsi che il pensiero lo derubi che sta all’ancora è come una scialuppa, del tesoro della vita, se la vita stessa e la scialuppa una boa troppo piccola cede al furto. Fosse stato per la vista. L’onda mormorante che s’abbatte dove pensava, ora il pensiero sugli innumerevoli immobili ciottoli sarebbe passato. Vivo o morto? da quassù non si può udire. Non guardo più, Signore! Amico! Mi sentite, signore? per paura che il cervello impazzisca e la vista Parlate – potrebbe morire davvero. offuscata mi getti giù a capofitto. Ma rinviene, Chi siete, signore? GLOUCESTER Mettimi dove stai tu. EDGAR GLOUCESTER Via, lasciatemi morire. EDGAR Datemi la mano. Ora siete a un passo Se fossi stato altro che ragnatela, dal limite estremo. Per tutto ciò che esiste piume, aria, precipitando giù per tante sotto la luna, da lì non salterei. tese, ti saresti rotto come un uovo. GLOUCESTER Ma tu respiri, hai una sostanza dura, Lascia la mano.Vattene, ora. non sanguini, parli, sei intero. Dieci Dimmi addio, e fammi sentire alberi maestri uno sull’altro che te ne vai. non fanno l’altezza da cui tu a perpendicolo EDGAR Allora addio, buon signore. GLOUCESTER Con tutto il cuore. sei caduto. La tua vita è un miracolo. Parla di nuovo. GLOUCESTER Ma sono caduto o no? selvatici. EDGAR 129 Dalla cima paurosa di questo bastione di gesso. Guarda lassù! L’allodola stridente Una mente sana non consentirebbe Non si può più né vedere né sentire. Guarda su. a chi la possedesse di vestirsi così. GLOUCESTER LEAR Ahimè, io non ho occhi. No, non possono accusarmi di battere moneta falsa: io sono il Re. La sventura è dunque privata del beneficio EDGAR O vista che spezza il cuore! di finire se stessa con la morte? LEAR La natura è al di sopra dell’arte, su quel punto. Ecco il denaro per le reclute. Quel EDGAR Datemi il braccio. tipo maneggia l’arco come uno spventapasseri. Su, così. Come va? Vi sentite le gambe? Guarda, guarda! Un topo. Zitti, zitti. Ecco il State in piedi. mio guanto: mi batterò con un gigante. Fate avanzare gli alabardieri. Bel volo, uccello! GLOUCESTER Troppo bene, troppo bene. A bersaglio, a bersaglio! Iuuh! La parola d’ordine. EDGAR Questo è al di là di ogni prodigio. Cos’era EDGAR Dolce maggiorana. che in cima alla scogliera si staccava da voi? LEAR Passate. GLOUCESTER Quella voce la conosco. LEAR Ah! Goneril con la barba bianca! GLOUCESTER Un povero mendicante sfortunato. Mi hanno lisciato come un cane. Dire “si” e EDGAR Stando quaggiù mi pareva che i suoi occhi “no” a tutto quello che dicevo. “Si” e insieme fossero due lune piene; aveva “no” non era una buona teologia. Ma quando la mille nasi, corna ritorte. Era pioggia è venuta a bagnarmi e il vento a farmi un qualche demonio. Padre felice, battere i denti, quando il tuono non ha taciuto pensa perciò che gli dei al mio comando: allora li ho scoperti, allora li purissimi ti hanno salvato. ho stanati. Via, non sono uomini di parola; mi hanno detto che ero tutto. È una menzogna. GLOUCESTER Ricordo, adesso. D’ora in avanti sopporterò l’afflizione finchè essa stessa non gridi “basta, basta!”, e muoia. EDGAR Ma chi viene? Non sono a prova di febbre. GLOUCESTER Il tono di quella voce lo ricordo bene. Non è il Re? LEAR Sì, il Re, ogni particola un Re. Se lo fisso, guarda come il suddito trema. Entra Lear, fantasticamente vestito di fiori A quell’uomo faccio grazia della vita. 130 Qual era la sua colpa? L’adulterio? LEAR Non morirai. Morire per adulterio? I tuoi occhi li ricordo abbastanza bene. Lo scricciolo lo commette, e la minuscola Mi guardi storto? Leggi questa sfida: mosca dorata pecca di lussuria osserva la calligrafia. alla mia vista. Prosperi la copula! GLOUCESTER Il figlio bastardo di Gloucester fu più buono Se tutte le tue lettere fossero soli, verso suo padre delle mie figlie generate non li potrei vedere. tra lenzuola legittime. Avanti, lussuria, ammucchiatevi! Mi mancano soldati. Guardate quella dama che sorride come se tra le sue gambe ci fosse neve, che biascica virtù e scuote la testa nell’udire il nome del piacere – nemmeno la puzzola e lo stallone ingrassato vi si danno con appetito più sfrenato del suo. Dalla vita in giù EDGAR (a parte) Se me lo dicessero, non ci crederei. Ma è così; e il mio cuore si spezza. LEAR Leggi GLOUCESTER Come? Con le orbite vuote? LEAR Oh, sei anche tu come me? Niente occhi nella testa, niente denaro nella borsa? E pure vedi come va il mondo. sono Centauri, anche se sopra sono donne. GLOUCESTER Lo vedo a tentoni Ma la proprietà degli Dei arriva alla cintura: LEAR Sei pazzo? Come va questo mondo sotto è tutto del demonio: lì è l’inferno, si può vederlo senza occhi. Guarda con le lì le tenebre, lì il pozzo orecchie. Vedi come quel giudice rampogna quel di zolfo – consumazione che brucia, ladruncolo? Porgi l’orecchio: cambiamo posto ferisce, puzza. Via, via, via! Puah, puah! e, hoplà, qual è il giudice e qual è il ladro? Hai Dammi un’oncia di zibetto, buon farmacista, mai visto il cane di un contadino abbaiare a un per profumare la mia immaginazione. mendicante? Ecco del denaro per te. GLOUCESTER Oh, lasciatemi baciare quella mano! GLOUCESTER Sì, signore. LEAR E la creatura umana che scappava davanti alla bestia? LEAR Fammela pulire, prima: puzza Lì potresti vedere di mortalità. la grande immagine dell’Autorità: GLOUCESTER un cane viene obbedito nell’esercizio O capolavoro in rovina della Natura! delle sue funzioni. Questo grande mondo si consumerà nel nulla. Tu, maledetto aguzzino, ferma Mi riconoscete? la mano sanguinaria! Perché frusti quella puttana? Scopriti la schiena: tu ardi dal desiderio di fare con lei ammazza, ammazza, ammazza! quello per cui la frusti. L’usuraio impicca l’imbroglione. I vestiti stracciati Entra un Gentiluomo con dei servi. fanno vedere i più piccoli vizi: i mantelli e le pellicce nascondono tutto. GENTILUOMO Nessuno è colpevole, nessuno, dico, Oh, eccolo! Prendetelo. Signore, nessuno: li assolvo io. Credimi, la vostra amatissima figlia amico mio, io ho il potere LEAR di sigillare le labbra di chi accusa. Procurati Nessun aiuto? Cosa? Prigioniero? occhi di vetro e, da furbo politicante, Sono proprio lo zimbello della Fortuna. fa finta di vedere le cose che non vedi. Trattatemi bene – avrete il riscatto. Su, su, su, su! Voglio dei chirurghi: sono ferito al cervello. Toglietemi gli stivali! Più forte, più forte – così. EDGAR (a parte) Buon senso e assurdità mischiati insieme, ragione nella pazzia! LEAR GENTILUOMO Avrete qualsiasi cosa. LEAR Nessun soccorso? Tutto da solo? Questo farebbe di un uomo un uomo di sale, Se vuoi piangere le mie fortune, prenditi con gli occhi da usare per innaffiare le piante, i miei occhi. Ti conosco abbastanza bene; sì, e per bagnare la polvere dell’autunno. il tuo nome è Gloucester. Devi aver pazienza: Morirò bravamente come uno sposo novello. qui siamo venuti piangendo. Tu sai Sì! Sarò allegro! Andiamo, andiamo. che la prima volta che annusiamo l’aria Io sono un Re, signori, lo sapete? gridiamo e piangiamo. Ti faccio la predica: attento! GLOUCESTER Ahimè, ahimè, giorno di dolore! GENTILUOMO Siete regale, e noi vi obbediamo. LEAR Allora c’è ancora vita. Avanti, se lo volete dovete prendervelo di corsa. Za, za, za, za. (Esce di corsa. I servi lo seguono) LEAR Nascendo piangiamo perché siamo venuti su questo grande palcoscenico di pazzi. Questo GENTILUOMO è un buon cappello! Che stratagemma sottile, Spettacolo pietoso nel più umile sventurato, ferrare di feltro uno squadrone di cavalli. al di là d’ogni dire in un Re. (esce il Gentiluomo) Farò la prova, e quando di nascosto piomberò alle spalle di questi miei generi, allora ammazza, ammazza, ammazza, GLOUCESTER Voi Dei benigni, toglietemi il respiro. 131 132 Non lasciate che il mio spirito peggiore mio bastone. Te lo dico chiaro. mi tenti di nuovo a morire prima OSWALD Via, letame! che piaccia a voi. EDGAR Vi stuzzico i denti, signore. Avanti, dei vostri colpi non m’importa. EDGAR (combattono, e Edgar lo abbatte) Pregate bene, padre. GLOUCESTER OSWALD Dite, mio buon signore, chi siete? Mi hai ucciso, schiavo. Prendi la mia borsa. Sepellisci il mio corpo EDGAR Un pover’uomo domato dai colpi della Fortuna, e consegna la lettera che mi trovi addosso che, grazie ai dolori che ha conosciuto a Edmund, conte di Gloucester. Cercalo e provato, è incline alla pietà. nel campo inglese. O morte, morte Datemi la mano, vi guiderò a un rifugio. troppo precoce. (muore) GLOUCESTER Grazie di cuore, e vi si aggiungano la ricompensa e generosità del cielo. EDGAR Ti conosco bene: una canaglia servizievole, fedele ai vizi della tua padrona Entra Oswald quanto il male può desiderare. GLOUCESTER Cosa? È morto? OSWALD Il fuggiasco con la taglia! Che fortuna! EDGAR Quella tua testa senza occhi s’è fatta carne Sedetevi, padre, riposatevi. Per accrescere le mia sostanze. Mi dispiace soltanto che non abbia avuto un E già sguainata la spada che ti deve distruggere. altro boia (Legge) GLOUCESTER Possa la tua mano amica metterci Amato Edmund ricordiamo i nostri reciproci abbastanza forza. voti. Tu hai molte occasioni per liquidare mio (Si interpone Edgar) marito. Se torna vincitore non si è concluso niente: io sarò la prigioniera e il suo letto il mio OSWALD Come osi, tu, villano sfrontato, carcere. Liberami dal suo calore odioso e per le aiutare un pubblico traditore? tue fatiche prendi il suo posto. La tua – moglie, EDGAR Buon signore, andate per la vostra vorrei dire – serva affezionata. GONERIL strada e lasciate passare la povera gente. Se O spazio smisurato delle voglie delle donne! dovessi aver paura di un fanfarone, sarei morto Un complotto contro la vita del suo virtuoso da due settimane. Ehi, non ti avvicinare al vecchio o proverò se è più dura la tua mela o il marito, e mio fratello in cambio! Qui nella sabbia ti seppellirò, nel posto sconsacrato 133 KENT di assassini lussuriosi. Perdonate, cara ignora, ma venir riconosciuto (Tamburi in lontananza) (Escono) guasterebbe il mio piano. Vi chiedo il dono di non riconoscermi finchè il momento e io non lo riterremo opportuno. GLOUCESTER Il Re è pazzo: i miei sensi sono tesi al punto che ho chiara la percezione dei miei enormi dolori! Meglio sarebbe se fossi folle: i miei pensieri CORDELIA E allora sia così, mio buon signore. (A Kent) Come sta il Re? KENT Dorme ancora, signora. sarebbero separati dei miei mali CORDELIA e i mali, grazie all’illusione, perderebbero O Dei benigni, curate voi la coscienza di sé. la grande breccia che si è aperta nella sua natura EDGAR Datemi la mano! offesa. Oh riaccordate i sensi stonati e stridenti di questo padre ridotto a bimbo. KENT SCENA VII (Tenda nel campo francese) Vostra Maestà vuole che destiamo il Re? Ha dormito a lungo. Entrano Cordelia, Kent CORDELIA Fatevi guidare dalla vostra sapienza e procedete come volete. È vestito? CORDELIA O tu buon Kent, come farò a vivere Entra Lear in una poltrona portata da servi. Tanto da poter compensare la tua bontà? La mia vita sarà troppo breve e ogni misura mi verrà meno. KENT Rimanete qui, buona signora, mentre lo risvegliamo. So che starà calmo. KENT Il riconoscimento, signora, è più che pagamento. CORDELIA Va bene. Ogni notizia su di me sia la modesta verità, né più né meno. CORDELIA Vestiti meglio. Questi tuoi panni (Musica) KENT Vi prego, avvicinatevi. Quella musica, più forte! CORDELIA sono memoria di ore peggiori. O caro padre! Il ristoro deponga Ti prego, mettili via. la tua medicina sulle mie labbra 134 e questo bacio ripari il male crudele che le mie due sorelle hanno fatto alla tua riverenza. Sei uno spirito, lo so. Dov’è che sei morto? CORDELIA È ancora lontano, lontano. KENT KENT Buona e cara Principessa! S’è appena svegliato; lasciatelo stare per un poco. CORDELIA Era un volto, questo, LEAR con cui sfidare i venti tra loro in guerra? Dove sono stato? Dove sono? Da opporre al cupo terrore del tuono La luce del giorno? Che confusione tremenda. lampeggiante? Al colpo terribile e improvviso Morirei di pietà vedendo un altro del fulmine veloce? E fargli fare la guardia – in questo stato. Non so che dire. povero disperso – con quest’elmo sottile? Non giurerei che queste sono le mie mani. Il cane del mio nemico, quella notte, Vediamo. Sento questa puntura di spillo. sarebbe stato al mio focolare Vorrei esser sicuro della mia condizione. anche se mi avessero morso. E tu, CORDELIA povero padre, dovevi rifugiarti Oh! guardatemi, signore, e alzate la mano in un capanno coi porci e gli sbandati per benedirmi. No, signore, sulla paglia mozzata ed ammuffita? Ahimè, non dovete inginocchiarvi. ahimè! È un miracolo che la tua vita LEAR non sia finita insieme alla tua mente. Vi prego, non burlatevi di me. Io Si sveglia. Parlategli voi. sono un vecchio svanito e molto sciocco. E, per parlar chiaro, temo di non avere la testa KENT Signora, fatelo voi; è meglio. a posto. Mi pare che dovrei conoscere voi CORDELIA Come sta il mio regale signore? Come si sente Vosta Maestà? e conoscere quest’uomo: eppure sono in dubbio, soprattutto perché non so che posto è questo né so dove ho alloggiato la notte scorsa. LEAR Mi fate torto a tirarmi fuori dalla tomba. Non ridete di me, perché, quanto è vero Tu sei un’anima in estasi, ma io che sono un uomo, credo che questa signora sono legato a una ruota di fuoco, e le mie sia mia figlia Cordelia. lacrime scottano come piombo fuso. CORDELIA Mi conoscete, signore? LEAR CORDELIA Lo sono, lo sono! LEAR Le vostre lacrime sono bagnate? Sì, davvero! Vi prego, non piangete. Se avete veleno per me, lo berrò. So che non mi amate perché le vostre sorelle mi hanno, a quel che ricordo, fatto torto. Voi ne avete qualche motivo, loro no. CORDELIA Nessun motivo, nessun motivo. LEAR Sono in Francia? KENT Nel vostro regno, signore. LEAR Non ingannatemi. KENT Consolatevi, buona signora. Vedete, in lui la grande furia è stata uccisa. E tuttavia è pericoloso ricordargli il tempo che ha perduto. Fatelo ritirare. Non turbatelo, finchè non sia più calmo. CORDELIA L’Altezza Vostra si sente di camminare? LEAR Dovete aver pazienza, con me. Vi prego, ora dimenticate e perdonate. Sono vecchio e folle. (Escono Lear, Cordelia, Kent e servi) 135 136 chiamare chi ve l’ha data. Se sarete sconfitto, ATTO V il vostro rapporto col mondo sarà chiuso e finita ogni macchinazione. Buona fortuna. SCENA I (Il campo inglese vicino Dover) ALBANY Rimani finchè abbia letto la lettera. Entrano, con tamburi e stendardi, Edmund, Regan, EDGAR Non posso. Quando sarà il momento, ufficiali, soldati e altri. fate l’annuncio e io riapparirò. ALBANY REGAN Addio, allora. Leggerò il tuo foglio. Ora, dolce signore, conoscete (Esce Edgar) il bene che m’aspetto per voi. Ditemi – ma veramente, voglio solo la verità – Rientra Edmund. Goneril spia amate mia sorella? EDMUND EDMUND Il nemico è in vista. Schierate le vostre forze. D’un affetto rispettoso. REGAN Temo che vi siate congiunto a lei. ALBANY Ho udito che il Re si è ricongiunto con sua figlia e con altri che abbiamo costretto EDMUND a fuggire. Quando non sono giusto non sono No, sul mio onore. capace di lottare. REGAN Non lo sopporterei; mio caro signore, GONERIL Dovete far presto. non siate intimo con lei. ALBANY EDMUND Ci affretteremo. Non temete. (Esce) Mentre escono, entra Albany e Edgar, travestito. EDMUND A entrambe queste sorelle ho giurato il mio amore. EDGAR Se mai Vostra Grazia ha dato udienza a un uomo così povero, ascoltate una parola. ALBANY (Escono Edmund, Regan) Parla. Ciascuna diffida dall’altra, come chi è stato morso diffida dalla vipera. Quale delle due debbo prendere? Entrambe? Una? O nessuna delle due? Non posso avere nessuna delle due se entrambe EDGAR Prima di combattere la battaglia, leggete questa lettera. Se vincerete, fate rimangono vive. Prendere la vedova esaspera fino a farla impazzire sua sorella Goneril, e finchè vive suo marito non potrò SCENA III prendermi quest’altra. Per ora, dunque, (Campo inglese vicino Dover) 137 useremo l’autorità di lui per la battaglia; dopo, quella che se ne vuole liberare Entrano vincitori, con tamburi e stendardi, escogiti il modo per liquidarlo alla svelta. Edmund, con Lear e Cordelia prigionieri, ufficiali, Quanto alla misericordia che lui intende soldati ecc. mostrare per Lear e per Cordelia, finita la battaglia, EDMUND e loro nelle nostre mani, mai Si faccia buona guardia, finchè vedranno la sua grazia, perché a me spetta non siano conosciute le decisioni di coloro difendere il mio stato, non cavillarci sopra. che debbono giudicarli. (Esce) CORDELIA Non siamo i primi che con le intenzioni migliori hanno sofferto il peggio; sono infelice per te, SCENA II (Pianura tra i due campi) Re oppresso; in quanto a me saprei affrontare il cipiglio della falsa Fortuna. Entrano Edgar e Gloucester Non vedremo queste figlie? Queste sorelle? Trombe; poi squilli di ritirata. LEAR No, no, no, no! Vieni, andiamo in prigione. Noi due da soli canteremo EDGAR Via, vecchio! Dammi la mano: via! come uccelli in gabbia; quando tu chiederai Re Lear ha perso: lui e sua figlia la mia benedizione, io cadrò in ginocchio sono prigionieri. Dammi la mano, vieni. e chiederò il tuo perdono; così vivremo e pregheremo e canteremo e ci racconteremo GLOUCESTER Basta, signore: si può marcire anche qui. antiche storie, e rideremo delle farfalle dorate, e ascolteremo poveri malviventi EDGAR Cosa? Ancora cattivi pensieri? parlare delle novità della corte; e anche noi Gli uomini debbono sopportare parleremo con loro – di chi perde e di chi vince, l’uscita da qui come la loro entrata. di chi è dentro e di chi è fuori – e prenderemo Esser maturi è tutto. Vieni. su di noi il mistero delle cose come se fossimo GLOUCESTER Anche questo è vero. le spie degli Dei; e tra i muri di una prigione (Escono) vedremo consumarsi partiti e sette di potenti, che s’alzano e s’abbassano come la marea sotto l’influsso della luna. ve ne chiedo la consegna, perché siano trattati 138 EDMUND Portateli via. secondo un’equa valutazione dei loro meriti e della nostra sicurezza. LEAR Su simili sacrifici, mia Cordelia, EDMUND gettano incenso gli stessi Dei. Signore, ho ritenuto opportuno mandare Ti ho presa? Chi ci separa dovrà il vecchio e sventurato Re in un luogo portarsi un tizzone dal cielo e col fuoco di reclusione, e sotto buona guardia. scacciarci da qui come volpi. Asciuga La sua vecchiaia e ancor più il suo titolo i tuoi occhi; li divoreranno i malanni hanno la virtù di attirare dalla sua parte prima che ci facciano piangere. il popolo comune e di volgere le picche Li vedremo morire di fame, arruolate da noi contro i nostri occhi. prima. Vieni. Con lui per la stessa ragione ho mandato (Escono Lear e Cordelia, sotto scorta) Cordelia, e domani, o anche più tardi, sono pronti a comparire dove terrete EDMUND Vieni qui, capitano. Ascolta. la vostra udienza. Per ora tutto Prendi questo foglio; (dandogli un foglio) è sudore e sangue. seguili alla prigione. ALBANY Se agirai secondo le istruzioni, ti aprirai la strada Col vostro permesso, signore, vi considero soltanto un subalterno, in questa guerra, a nobili fortune. Sappi questo, non un fratello. che gli uomini sono com’è il tempo; alla spada, REGAN non s’addice esser teneri. Questo dipende dal favore che noi All’opera. Attento, io dico intendiamo offrirgli. Generale, “all’istante”, e tutto va eseguito prendi i miei soldati, i prigionieri, il patrimonio; come ho scritto qui. disponi di loro, di me; (Esce) il mondo sia testimone che io ti creo qui mio signore e padrone. Fanfara. Entrano Albany, Goneril, Regan, ufficiali e soldati. GONERIL Intendi godertelo? ALBANY ALBANY Signore, oggi voi avete dimostrato la vostra tempra valorosa e bene la Fortuna vi ha guidato. Avete fatto prigionieri i vostri avversari di questa giornata: Impedirlo non sta nella vostra volontà. EDMUND Né nella vostra, signore. ALBANY Sì, mezzosangue. Edmund, io ti arresto per alto tradimento, potrà farti giustizia. e, con te, questo serpente dipinto d’oro. Io affermo che tu sei un traditore, 139 che sei falso nei confronti dei tuoi Dei, GONERIL È una farsa! di tuo fratello, di tuo padre, che cospiri contro questo nobile principe illustre, e che dalla ALBANY Tu sei già armato, Gloucester: suoni la tromba. punta Se non compare nessuno a dimostrare estrema del tuo capo giù fino alla polvere contro la tua persona il tuo odioso, manifesto, sotto i tuoi piedi, sei un rospo traditore.. molteplice tradimento, ecco il mio pegno. (Getta un guanto a terra) EDMUND Prudenza vorrebbe che chiedessi il tuo nome: ma poiché i tuoi tratti esteriori sono REGAN Sto male! Sto male! così fini e marziali, e poiché la tua lingua rivela una buona educazione, quel rinvio GONERILLA In caso contrario, non mi fiderei del veleno. che potrei tranquillamente ottenere in base al codice della cavalleria, lo disdegno EDMUND Ecco il mio scambio e disprezzo. Sul tuo capo rigetto queste accuse, (Getta un guanto a terra). e con queste menzogne infernali travolgo il tuo cuore: ma poiché le parole ALBANY Chi siete? Il vostro nome il vostro titolo, sfiorano e feriscono appena, questa mia spada e perché rispondete a questo appello? aprirà un varco che le porti all’istante dove riposeranno per sempre. Parlate, trombe! EDGAR (Squilli. Duello. Edmund cade) Sappiate che il mio nome s’è perduto, roso e infettato dal dente del tradimento: eppure GONERIL sono nobile quanto l’avversario È una trappola, Edmund. Per la legge di guerra che vengo qui ad affrontare. non sei tenuto a rispondere a un avversario sconosciuto. Non sei stato battuto ALBANY Chi è questo avversario? ma ingannato e tradito. EDGAR ALBANY Chi è che parla per Edmund, conte di Gloucester? EDMUND Lui stesso. Che vuoi dirgli? EDGAR Sguaina la spada, e se le mie parole offendono un nobile cuore, il tuo braccio Chiudete la bocca, madama, o ve la chiuderò io con questo foglio. Vedo che lo riconoscete. GONERIL E se fosse? Le leggi sono mie, non tue. Chi può accusarmi per questo? (esce) per lui, lo salvai dalla disperazione, 140 EDMUND Ciò di cui mi avete accusato, l’ho fatto. mai – e fu una colpa – rivelandomi fino E di più, molto di più: il tempo a mezz’ora fa, quando, armato, lo renderà manifesto. È finita, e così io. non essendo sicuro, anche se lo speravo, Ma tu chi sei che su di me hai avuto del successo, gli chiesi di benedirmi questa fortuna? Se sei nobile ti perdono. e da cima a fondo gli narrai il mio pellegrinaggio; ma il suo cuore incrinato EDGAR Scambiamoci la pietà. Per sangue, Edmund, – troppo debole, ahimè, per sopportare il conflitto io non sono inferiore a te; se superiore, tra i due estremi della passione, gioia tanto di più mi hai fatto torto. Il mio nome è e dolore – si spezzò in un sorriso. Edgar, e sono figlio di tuo padre. EDMUND Questo tuo racconto mi ha commosso, ma L’oscuro luogo del vizio seguita a parlare: in cui lui ti generò gli è costato gli occhi. EDMUND hai l’aria d’avere altro da dire. ALBANY Hai parlato bene: è vero. La ruota Se c’è altro, e di più triste, taci. ha compiuto il suo giro: eccomi qua. Già udendo questo sono sconvolto. ALBANY Entra Kent Dove ti sei nascosto? Come hai appreso le sventure di tuo padre? EDGAR KENT Avendone cura, mio signore. Ascoltate un breve racconto; e quando l’avrò narrato, Dov’è il mio Re? ALBANY possa scoppiarmi il cuore! Per sfuggire Che cosa grande abbiamo dimenticato! al bando sanguinario che mi incalzava da presso Parla, Edmund, dov’è il Re? E dov’è Cordelia? (Vengono portati i corpi di Goneril e Regan) - o dolcezza della vita che ci induce a morire d’ora in ora le pene Vedi questo spettacolo, Kent? della morte piuttosto che a morire d’un colpo – imparai a infilarmi negli stracci di un pazzo, ad assumere sembianze che gli stessi cani KENT Ahimè, che è accaduto? EDMUND disdegnavano; e in questa veste incontrai Eppure Edmund è stato amato. mio padre, coi suoi cerchi sanguinanti che Una ha avvelenato l’altra per amor mio avevano appena perduto le loro pietre preziose. Divenni la sua guida, lo condussi, mendicai e poi si è uccisa. ALBANY Coprite i loro visi. che ho mai provato. EDMUND Mi manca il fiato; ma del bene voglio farlo malgrado la mia natura. Fate presto mandate subito qualcuno al Castello: ho ordinato di togliere la vita a Lear, impiccare Cordelia e incolpare del suicidio la sua disperazione. Su, affrettatevi! KENT 141 (inginocchiandosi) O, mio buon padrone! LEAR Vattene, ti prego. EDGAR È il nobile Kent, vostro amico. LEAR Peste su di voi, assassini, traditori, ALBANY Correte, correte! Oh, correte! tutti! Avrei potuto salvarla – Gli Dei la difendano! Portatelo via di qui. ma se n’è andata per sempre. Cordelia, (Edmund viene portato fuori) Cordelia, fermati un poco. Ah! Cos’è che dici? La sua voce è stata sempre Rientra Lear, con Cordelia, morta, tra le braccia; dolce, gentile e bassa – una cosa ufficiale. eccellente in una donna. Io ho ucciso lo schiavo che ti stava impiccando. LEAR Urlate, urlate, urlate! Oh! Siete uomini di pietra. Se avessi io GENTILUOMO È vero miei Signori, lo ha fatto. LEAR le vostre lingue e i vostri occhi, li userei Voi chi siete? in modo da far spezzare la volta del cielo. I miei occhi non sono dei migliori, ve lo dico Lei se n’è andata per sempre; io so quand’uno è morto e quando è vivo. Lei è morta come la terra. francamente. Non sei Kent? KENT Datemi uno specchio: se il suo fiato appanna Proprio lui. o macchia la pietra, allora è viva. Che dall’inizio del vostro mutamento e declino KENT È questa la fine promessa? EDGAR O è l’immagine di quell’orrore? ALBANY Tutto cada e finisca! LEAR Questa piuma si muove: è viva! Se è così, è un caso che redime tutti i dolori ha seguito i vostri tristi passi. LEAR Sei il benvenuto qui. KENT Né io né nessun altro. Tutto è senza gioia, buio e mortale. Le vostre figlie maggiori si sono distrutte da sé e sono morte disperate. LEAR Sì, ci credo. 142 Entra un ufficiale KENT Quel che stupisce è che abbia sopportato così a lungo. Ha usurpato la sua UFFICIALE Edmund è morto, mio Signore. vita. ALBANY ALBANY Questa è un’inezia. Voi, signori, Portateli via. Il nostro primo dovere e nobili amici, apprendete il nostro intento: è il lutto universale. (A Kent e Edgar) Voi due, durante la vita di questa antica Maestà, a lui rassegneremo il nostro potere assoluto. amici della mia anima, governate in questo regno (A Edgar e Kent) Voi due restituiamo ai vostri diritti e sanate lo stato piagato. KENT con quelle aggiunte che i vostri onori Io debbo presto fare un viaggio, signore. hanno più che meritato. Oh! guardate, Il mio padrone mi chiama, non posso dire di no. guardate! EDGAR Noi dobbiamo accettare il peso LEAR La mia povera creatura è morta impiccata. di questo tempo triste. No, no, niente vita! Perché un cane, Dire ciò che sentiamo e non un cavallo, un topo hanno vita e tu ciò che conviene dire. nemmeno un respiro? Tu non tornerai più. I più vecchi hanno sopportato di più: Mai, mai, mai, mai, mai più. noi che siamo giovani non vedremo tanto Vi prego, slacciate questo bottone. Grazie, né tanto a lungo vivremo. signore. Vedete questo? Guardatela! Guardate le sue labbra! Guardate là, guardate! Escono (con una marcia funebre) (Muore) EDGAR Viene meno. Mio signore, mio signore! lizzati per la messa in scena del “Re Lear” diretto KENT Spezzati, cuore! Ti prego, spezzati. Aprite gli occhi, signore. 2004. La versione intergrale è pubblicata in William Shakespeare, R E L EAR traduzione di KENT Non tormentate il suo spirito. Lasciate che passi. Se n’è andato veramente. da Antonio Calenda e prodotto dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia nella stagione 2003- EDGAR EDGAR Il testo qui pubblicato riflette gli adattamenti rea- Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002 i protagonisti 144 Roberto Herlitzka Daniela Giovanetti Re Lear Cordelia Si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e alla scuola di Orazio Costa, con cui ha realizzato spettacoli quali Dodicesima Notte di W. Shakespeare e Tre Sorelle di Cechov, Vita nuova di Dante e Prediche di Savonarola. Tra gli innumerevoli spettacoli teatrali ricordiamo: Otello di Shakespeare, Il nipote di Rameau di Diderot, Zio Vania di Cechov per la regia di Gabriele Lavia; Il ventaglio di Goldoni e Misura per misura di Shakespeare per la regia di Luigi Squarzina; La locandiera di Goldoni per la regia di Giancarlo Nanni; Nathan il saggio di Lessing e Broken glass di Miller per la regia di Mario Missiroli; Il misantropo di Molière per la regia di Walter Pagliaro; Zio Vania di Cechov per la regia di Peter Stein; Gelo di Bernhard per la regia di Teresa Pedroni. Con Antonio Calenda è stato un memorabile Prometeo nel testo di Eschilo, presentato a Siracusa nell’ambito del Festival del 1994, e sempre con la stessa regia, questa volta prodotto dal Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia, protagonista dell’Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio. Operazione senz’altro da ricordare quella dell’ExAmleto di cui Herlitzka è stato, oltre che l’unico protagonista, anche il regista. Nell’edizione dell’Agamennone eschileo messa in scena al Teatro Greco di Siracusa nel 2001, ha interpretato il toccante ruolo della Scolta. Recente e vivissimo il successo ottenuto quale protagonista de La mostra, di Claudio Magris, diretto da Antonio Calenda. Con lo stesso regista ha interpretato il messaggero ne I Persiani al Teatro Greco di Siracusa nel 2003, spettacolo che sarà ripreso nel 2005. Lasciami andare madre lo ha visto recentemente nel ruolo di una donna, diretto da Lina Wertmuller. Per quanto riguarda l’attività cinematografica, ha lavorato con molti registi tra i quali possiamo ricordare: Roberto Faenza, Salvatore Piscitelli, Luigi Magni, Paolo Rosa, Peter Del Monte, Fabio Rosi, Marco Bellocchio, Lina Wertmüller, Luigi Comencini. Molto premiato per il suo Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricordati inoltre: Alta distensione di Campanile, regia di Antonio Calenda, Zoo di vetro di Williams, regia di Vanna Polverosi, Il sistema Ribadier di Feydeau, regia di Gigi Proietti, La tana di Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio IDI, Arcobaleno di Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo del gallo di Bassetti, regia di Marco Maltauro, Rosanero di Cavosi, regia di Antonio Calenda (Premio Critica Italiana 1995) e sempre con lo stesso regista Le due sorelle di Bassetti (Premio Randone 1997). Nell’estate 1997 a Taormina Arte ha partecipato allo spettacolo Heroides. In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio Calenda, direzione del M° Julian Kovatchev. Fra gli ultimi spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale protagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de Ceccatty, interpretazione che – assieme a quelle recenti di Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore, diretti da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il ruolo di Corifea in Eumenidi le è valso il premio della stampa siciliana quale miglior interprete femminile dell’intero Ciclo di Spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa 2003. ultimo impegno sul grande schermo: Buongiorno notte. Luca Lazzareschi Alessandro Preziosi Edgar Edmund Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi. Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di Sofocle, Il Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G. Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind),Vittorio Gassman (Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri (Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano (Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di drammaturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams per la regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità elettive goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Recente e molto apprezzata, la sua interpretazione di Serse ne I Persiani di Eschilo, diretto da Calenda per lo Stabile del Friuli–Venezia Giulia. Per il cinema, ha recitato in Where angels fear to thread, regia di Charles Sturridge e Vuoti a perdere, regia di Massimo Costa, mentre per la televisione è stato tra i protagonisti di Incantesimo e di diverse altre Nato a Napoli il 19 aprile del 1973, Alessandro Preziosi si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli con 110 e lode. Lasciato lo studio legale dove lavorava, si è trasferito a Milano, dove si è diplomato all’Accademia dei Filodrammatici. Ha cominciato a lavorare in teatro nel 1998: è stato scelto per il ruolo di Laerte nell’ Amleto che Antonio Calenda ha allestito pe ril Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia; ha poi affrontato il personaggio di Cristiano nel Cyrano di Corrado De Liadi e, successivamente, ha prodotto e interpretato il monologo Le ultime ore di A.I., tratto da un testo originale di Tommaso Mattei (rappresentato in molte città italiane, fra cui Milano, Napoli, Bari e Salerno). Sempre con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia, e diretto da Antonio Calenda, ha recitato nell’Agamennone di Eschilo ed è stato molto applaudito nel ruolo di Oreste in Coefore, entrambi rappresentati a Teatro Greco di Siracusa e poi in tournée nazionale. È stato protagonista anche nella conclusione della trilogia eschilea, interpretando il ruolo di Oreste in Eumenidi. Dopo aver partecipato alla fiction televisiva Città sotterranee, è stato scelto per interpretare l’ispettore Pietro Foschi nella fortunata soap di Mediaset Vivere, diventando ben presto uno dei protagonisti più amati. Contemporaneamente è stato richiesto come guest-star nella seconda edizione di Una donna per amico e, sempre per la televisione, nell’estate 2000 ha condotto con Simona Ventura “Moda Mare Capri”. Fra i suoi impegni più recenti vanno menzionati, in ambito teatrale, Tango di una vita per la regia di Patrick Rossi Gastaldi e Un ducato rosso sangue di Sabina Neri, regia di Franco Martini. È stato protagonista per Mediaset della fiction in costume Elisa di Rivombrosa diretta da Cinzia P.H. Torrini, mentre per il cinema ha interpretato il film Vaniglia e cioccolato, per la regia di Ciro Ippoliti. fiction. 145 146 Giorgio Lanza Rossana Mortara Kent Gonerilla Debutta sul palcoscenico nel 1973 interpretando Re Carlo nell’Adelchi di Alfieri ed avvia così un’intensissima carriera teatrale a cui intreccia diverse esperienze cinematografiche e una interessante attività radiofonica. Negli anni Settanta lavora a lungo con il Teatro Stabile di Torino affrontando testi classici e moderni: dal Calderòn de La vita è sogno a Il bagno di Majakovskij, da Nathan il saggio di Lessing per la regia di Missiroli a La religione del profitto di Sermonti… Ha lavorato con registi dello spessore di Gialli, Branciaroli, Marcucci, Missiroli, De Monticelli, Guicciardini, Mauri, Sciaccaluga. Negli anni Ottanta recita con il Gruppo della Rocca (Il rinoceronte di Ionesco, Il Maestro e Margherita di Bulgakov, Racconto d’inverno di Shakespeare, L’uomo la bestia e la virtù di Pirandello); successivamente, negli anni Novanta, inizia un lungo periodo di collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia durante il quale recita in Oblomov di Goncarov per la regia di Furio Bordon, in Intrigo e amore di Schiller, firmato da Nanni Garella, ne L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro di Peter Handke, ne L’Idiota di Dostoevskij nel ruolo di Lebedev diretto da Glauco Mauri. Sempre per lo Stabile è un ottimo Sosia nell’Anfitrione di von Kleist, per la regia di Sharoo Kheradmand. Fra i successi più recenti vanno menzionati sicuramente il ruolo di Roderigo nell’Otello diretto da Antonio Calenda e quello in Coefore di Eschilo con lo stesso regista; nel 2003 ha ottenuto un esito eccellente con l’interpretazione di Arlecchino nel goldoniano Il bugiardo firmato da Glauco Mauri, che lo ha voluto nuovamente nel suo Il Volpone, l’anno successivo. Per la prova offerta nel Re Lear nel ruolo di Gloucester ha ricevuto il XIV Premio Provincia di Savona come miglior attore non protagonista nell’ambito del XXXVIII Festival Teatrale di Borgio Verezzi 2004. Diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi, Rossana Mortara è un’attrice di fine sensibilità. Ha un interessante carnet di esperienze teatrali cui ha spesso conciliato il cinema. Ha lavorato in alcuni fra i più prestigiosi teatri italiani, diretta da registi dello spessore di Luca Ronconi e Antonio Calenda. Ha affrontato grandissimi testi della drammaturgia classica, fra cui Misura per misura di Shakespeare (per lo Stabile di Torino, e la regia di Ronconi), Casa di bambola di Ibsen (per la regia di Gili), Viaggio sulla luna di Cirano de Bergerac diretto da Ariotti, Il sogno di Strindberg (per il Piccolo Teatro di Milano e la regia di Luca Ronconi); ma ha anche recitato autori moderni e contemporanei fra cui va menzionato il Calderon di Pasolini. Con Antonio Calenda, per lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia, si è confrontata con tre importanti personaggi shakespeariani, interpretando nel 1998 una memorabile Ofelia nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, Emilia nell’Otello al fianco di Michele Placido e Sergio Romano e concludendo con il Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi. Fra gli impegni più recenti va ricordato Dinner Party di Tondelli, per la regia di Nanni Garella. Al cinema ha interpretato fra gli altri Regina di Carlo Lizzani e Prima di andar via di Filippo Gili. Osvaldo Ruggieri Oswald Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone. È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani, Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli. È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo Ui di Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nell’Elettra di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il DiavoloMendoza in Uomo e Superuomo di G.B. Shaw. Da ricordare, soprattutto, la sua intensa collaborazione con Aldo Trionfo: Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno, Ettore Fieramosca di D’Azeglio. È stato diretto da registi come Visconti, Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi, Salveti, Capitani, Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti, Brissoni, Maiano, De Martino, Marcucci, Danza, Barino, De Ponticelli, Zanussi, Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri, Blasi, Bisonti, De Fusco, Venturi. È recente l’incontro con Antonio Calenda e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: ha interpretato il ruolo dello spettro nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, andato in scena nella stagione 1998-’99, poi l’Agamennone e le Coefore di Eschilo nel 2001, progetto realizzato al Teatro Greco di Siracusa in collaborazione con l’INDA. Sempre con Calenda ha interpretato nel 2003 lo Spettro di Dario ne I Persiani ed Apollo nelle Eumenidi eschilee al Teatro Greco di Siracusa. Stefano Alessandroni Studia recitazione con Vanna Polverosi, studia canto da bassobaritono con il M° Manno, batterista e percussionista, inizia la sua carriera teatrale con Solitudini di P. Crepet per Riccione Arteteatro. L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W. Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare. È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili Prima di andar via. Francesco Benedetto Siciliano, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Torino. Tra le esperienze più importanti da ricordare quelle con EmiliaRomagna Teatro per la regia di Giancarlo Corbelli: Troilo e Cressida e il recente Macbeth e per la regia di Cesare Lievi Donna Rosita nubile e Caterina di Heillbron. Importante anche la collaborazione con Luca Ronconi: da Gli ultimi giorni dell’umanità a Venezia salva, Sturm und Drang. Con la regia di Cobelli ancora Vita e morte di Re Giovanni, per la regia di Walter Pagliaro Il Timone d’Atene e per la regia di Elio De Capitani La sposa di Messina. Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stesso regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate. 147 148 Adriano Braidotti Triestino, si diploma alla scuola Galante Garrone di Bologna. I suoi primi lavori in teatro: Elogio al progresso di G. Motton, regia di Walter Le Moli, Ligabue di C. Zavattini, regia di Vittorio Franceschi, La Locandiera di C. Goldoni, regia di Andrea Taddei, Bene finisce bene da W. Shakespeare, regia di Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela Giassi, regia di Fulvio Falzarano. È intensa la sua attività come mimo di strada per diversi Comuni. Per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stato Pilade in Coefore di Eschilo, ha preso parte all’Agamennone e sempre per la regia di Antonio Calenda, nel 2002, ha interpretato Cassio nell’Otello shakespeareiano. Ha poi recitato nel coro di Eumenidi e I Persiani di Eschilo per la regia di Calenda. Fra gli impegni teatrali più recenti vanno citati almeno Il tempo e la stanza di Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico di Vicenza entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la compagnia di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia firmato da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con Calenda in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate. Interessante anche la sua attività cinematografica e televisiva che lo vede impegnato in alcuni film e in fiction quali Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha firmato un cortometraggio intitolato Stai calma. Marco Casazza Diplomato nel 1986 presso la Civica Scuola di Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, si forma con registi come Massimo Castri, Tedeusz Kantor, Philippe Hottier e Nanni Garella. Debutta con Franco Parenti e Moni Ovadia all’allora Salone Pierlombardo di Milano, oggi “Teatro Franco Parenti”, nel Timone d’Atene di Shakespeare e nel Processo, adattamento del romanzo di Kafka, per la regia di Andrée Ruth Shammah. Collabora con il C.R.T. di Pontedera (Sulla via di Paolo di Dario Marconcini e Paolo Billi) e con il CSS di Udine (L’Aumento di G. Perec per la regia di Alessandro Marinuzzi). A Trieste arriva nel 1990 per L’Ospite Desiderato di P. M. Rosso Di Sansecondo, diretto da Orietta Crispino per la Contrada, cui seguono diverse occasioni di collaborazione sotto la direzione di Mario Licalsi, per la sezione prosa della sede regionale RAI e il Festival Internazionale dell’Operetta (Addio Giovinezza). Dopo un periodo di perfezionamento sotto la guida di Philippe Hottier del Theâtre du Soleil, a Parigi e a Marsiglia, si trasferisce a Roma. Il teatro lo porta ancora a Trieste dove collabora con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia in Amleto e in Rappresentazione della Passione con Piera degli Esposti, sempre per la regia di Calenda. Seguono due stagioni in compagnia con Maurizio Micheli e Benedicta Boccoli in Polvere di Stelle per la regia di Marco Mattolini, e una partecipazione alla soap di RAI 2 Cuori Rubati. Nel 2003 nuovamente per il Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia ha vestito i panni del Direttore del manicomio ne La mostra di Claudio Magris, con Roberto Herlitzka e Mario Maranzana, sotto la direzione di Antonio Calenda, e nel maggio 2003 – per la prima volta nella doppia veste di attore e regista – ha diretto Sonno – Delirio in un atto di Enrico Luttmann. Lo spettacolo è stato un successo ed è stato riproposto in estiva al Teatro Romano Festival di Trieste, ancora ripreso nell’autunno successivo Trieste e in regione. Nel settembre 2004 è andata in scena la sua seconda regia, Il Nero chiama di Nero di Anna Mariani, presso l’Auditorium del Civico Museo Revoltella di Trieste. Sebastiano Colla Sebastiano Colla, nato a Velltri, si è formato presso un laboratorio teatrale della sua cittadina nei primi anni ‘90, sotto la guida di Gianmaria Volontè, che ha anche firmato la regia di uno dei suoi primi spettacoli: Tra le rovine di Velletri dal libro P.L.La Racca. Da tredici anni lavora in teatro, citiamo qui alcune delle sue interpretazioni: L’agnello del povero di Zweig con la regia di Franco Però per il Festival di Spoleto del 1997; La voce nella tempesta di Beppe Fenoglio con la regia di Antonio Salines; Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare con la regia di Alighiero; Chi ha paura di Virginia Wolf? di Edward Albee, con la regia di I.Ghione. Il suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di Rai Uno:Ricominciare, ne Il Maresciallo Rocca, ne Il bello delle donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni cinematografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte, L’odore della notte di C.Calligari e Giro lune tra terra e mare di G.Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui interpretava il ruolo di Nerone. Ha recitato nel coro di Eumenidi ed ha avuto un ruolo di protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate diretto da Antonio Calenda. Apprezzato il suo impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia per la regia di Capitani. Arianna Ninchi Laureata in scienze della comunicazione con una tesi sul teatro in televisione a Bologna, Arianna Ninchi dal 1997 segue seminari e laboratori con attori e registi attivi sulla scena bolognese: Maria Maglietta, Matteo Belli, Filippo Plancher, Marco Manchisi, Robin Arthur, Carlos Alsina. Nel 1999 studia recitazione con Angela Malfitano presso il DAMS. L’anno successivo incontra Anna Redi: con lei studia teatro–danza e lavora al progetto Deaodissea che debutta al Teatro di Leo per poi partecipare a festival e rassegne a livello nazionale. Diretta da Massimiliano Sassi e Paola Bacchetti è Silia ne Il gioco delle parti di Pirandello. Nel 2001 lavora per la prima volta con suo padre, Arnaldo Ninchi, nell’Agamennone di Eschilo prodotto dall’ATAM. Collabora con Radio Fujiko Bologna (94.7 FM) per letture nella trasmissione Altrimonday. Trasferitasi a Roma nel 2002 incontra Daniele Scattina, giovane allievo di Leo de Berardinis: diretta da lui è strega nel Macbeth e Donna Capuleti in Romeo e Giulietta. Per due stagioni è stata Carla Gerco ne La coscienza di Zeno di Tullio Kezich da Italo Svevo, per la regia di Piero Maccarinelli accanto a Massimo Dapporto. Luciano Pasini Studia recitazione con Carla Bizzarri al Teatro dell�Elfo, ma la sua passione è la danza. Studia con il M° Borsic ed è solista e primo ballerino al Teatro Bellini di Catania e al Comunale di Bologna. Nel 1987 inizia la sua collaborazione con il Teatro Verdi, ed è proprio a Trieste il suo ritorno alla prosa. Con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma la dolce, Fin de Siècle e Rappresentazione della Passione per la regia di Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la regia di Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia di Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia di Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in scena nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2004 è stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata, andato in scena con successo al Teatro Trianon di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff in cartellone alla Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di Trieste. Ha preso parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate, sempre per la regia di Antonio Calenda. Claudio Tombini Dal 1990 al 1994 frequenta i corsi di recitazione presso il Transteatro di Fano unitamente a svariati laboratori: dal Living Theatre, a Ferruccio Soleri, al Teatro Nô, al teatro-danza con Marie Cool. Per due stagioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare con la regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione, la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli, in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ultime produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, per la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso parte al coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Orestea eschilea e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate. È stato protagonista del cortometraggio L’assassinio di via Belpoggio di Alberto Guiducci. 149 150 Bruno Buonincontri Germano Mazzocchetti Scene Musiche Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi. Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel 1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo: Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli, Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi, Pietro Maccarinelli. Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda, per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di successo, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei ciechi di Raffaele Viviani, Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel, Anima e corpo di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per Calenda le scenografie da lui create per Agamennone e Coefore di Eschilo e per Otello di Shakespeare. Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea in Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978 l’incontro con Antonio Calenda che lo avvicina alla composizione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta nella Rappresentazione della Passione. Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà (Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata), dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo, alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci, Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano, Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri, Walter Pagliaro. Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e soprattutto Agamennone e Coefore di Eschilo, produzioni recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per la regia di Calenda. Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto la colonna sonora di film di Sergio Rubini (Il viaggio della sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997). Il suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi: Musica e figure, Il viaggio della sposa e Cabaret da viaggio. Recentemente, per le sue musiche di scena ha ricevuto il Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio “Olimpico” Eti. Antonio Calenda Regia Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia. Ha curato la regia dei seguenti spettacoli 1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Il Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo, Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) 1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti (Teatro Centouno) 1967 Il desiderio preso per la coda di Pablo Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno - Teatro Valle di Roma) Un leggero malessere di Harold Pinter con Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis 10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli. Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno Teatro Valle) 1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) 1969 1970 1971 1975 1977 1978 Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Nella giungla della città di Bertolt Brecht con Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti, Ileana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di Roma) Il Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti, Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Coriolano di William Shakespeare con Luigi Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano di Verona) Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti, Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti, Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e Virginio Zernitz La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti, Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Il balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia Nuovo Teatro) Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G. Gentilucci Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) A piacer vostro di William Shakespeare con Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Rappresentazione della passione, con Elsa Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi 151 152 1979 1980 1981 1982 1983 1984 di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Riccardo III di William Shakespeare con Glauco Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto) Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus s.r.l.) Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi (Teatro Romano di Verona) L’inventore del cavallo di Achille Campanile con Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte) ‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte) Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Teatro d’Arte) Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Teatro d’Arte) Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano e Germano Mazzocchetti 1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino, Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti 1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa, Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi 1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Il sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli 1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri L’aria del continente di Nino Martoglio con Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di Nicola Rubertelli Les liaisons dangereuses di C. Hampton con Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon. 1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia. Scene e costumi di Nicola Rubertelli Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon 1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli Giorni felici di Samuel Beckett con Anna 1991 1992 1993 1994 1996 Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert. Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra Danon Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Guido Schlinkert Danza di morte di August Strindberg con Anna Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di Ambra Danon La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel, Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola Rubertelli La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di Bruno Buonincontri Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela Giovanetti, Alvia Reale . Scene di Bruno Buonincontri Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart. Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Il maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi, con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Un’indimenticabile serata da Achille Campanile, con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia 1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli, Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia Riccardo III di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli Incamminati 1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costumi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic. Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Rappresentazione della passione elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro Stabile Abruzzese 1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti, con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musicale con Piera Degli Esposti 2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di Antonio Calenda per la riapertura del Politeama Rossetti di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson, Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da Pippo Baudo Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi, Alessandro Preziosi Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela 153 154 Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi 2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido, e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo Cortesi, Rossana Mortara,Valentina Valsania. Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi. 2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto Herlitzka e con la partecipazione di Mario Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di Siracusa 2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare – laboratorio per giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi – Sala Bartoli del Politeama Rossetti Re Lear di William Shakespeare con Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Verona Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé, José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma) Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti (Teatro dell’Opera di Roma) Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli) Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro dell’Opera di Bologna) Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musica di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia) Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di Palermo) Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore Paolo Carignani Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione verdiana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio Furlanetto Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con Daniela Mazzuccato Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004 della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste, direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi. Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin, Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro San Carlo di Napoli) Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine. Nel 1971 ha diretto il film Il giorno del furore, scritto con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale, Oliver Reed e John Mc Enery. il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal 1954 al 2004 Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Le produzioni dal 1954 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Accademici Intronati di Siena Gli Ingannati 1963/64 Fulvio TOLUSSO Adriana Innocenti, Lino Savorani, Egisto Marcucci, Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi Vittorio ALFIERI Antigone 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Anna Miserocchi, Luciano Alberici, Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri Antonio ANIANTE La rosa di zolfo 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè, Cesco Ferro, Ottorino Guerrini, Enrica Corti Jean ANOUILH Leocadia 1954/55 G. Cesare CASTELLO Laura Solari, Piero De Santis, Pietro Privitera Jean ANOUILH Antigone 1999/00 Furio BORDON Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Anita Bartolucci, Giampiero Fortebraccio, Umberto Raho Alexey ARBUZOV Vecchio mondo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa Luca ARCHIBUGI La notte della vigilia 1995/96 Guglielmo Ferro Federico Grassi, Fulvio D’Angelo, Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec, Luisa Vermiglio John ARDEN La danza del serg. Musgrave 1966/67 Luciano DAMIANI Egisto Marcucci, Giampiero Becherelli, Mariangela Melato, Lino Savorani ARISTOFANE Le donne a parlamento 1963/64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Lino Savorani Giorgio Valletta Jean Pierre AUMONT Incontro 1957/58 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Antonio Pierfederici, Enrica Corti Alfredo BALDUCCI I dadi e l’archibugio 1959/60 Sergio VELITTI Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero Antonutti, Carlo Bagno, Lino Savorani Alberto BASSETTI Le due sorelle 1996/97 Antonio CALENDA Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti Alberto BASSETTI Sopra e sotto il ponte 1996/97 Maurizio PANICI Ivana Monti, Bruno Armando Alberto BASSETTI Ma che c’entra Peter Pan? 1998/99 Antonio CALENDA Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo Peroni Samuel BECKETT Beckett concerto 1987/88 Marco SCIACCALUGA Vittorio Franceschi Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento de Ruzante... 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Mario Bardella, Marisa Mantovani Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento, Bilora 1971/72 Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Luciano D’Antoni, Orazio Bobbio Carlo BERTOLAZZI Lulù 1956/57 Fernando DE CERESA Laura Solari, Ottorino Guerrini, Cesco Ferro, Giulio Bosetti Carlo BERTOLAZZI L’egoista 1972/73 Fulvio TOLUSSO Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio, AngioIa Baggi, Lino Savorani, Gianfranco Saletta Ugo BETTI Il paese delle vacanze 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe Caldani Ugo BETTI La fuggitiva 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani, Mario Bardella, Lino Savorani, Renato Lupi, Micbele Riccardini 157 158 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Ugo BETTI Una bella domenica di settembre 1957/58 Sergio VELITTI Enrica Corti, Antonio Pierfederici, Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria Grazia Francia, Marisa Bartoli, Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele Riccardini Francesco Augusto BON Il matrimonio di Ludro 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Lino Savorani, Isabella Riva Furio BORDON Canto e controcanto 1966/67 Giovanni POLI Mariangela Melato, Oreste Rizzini, Werner Di Donato, Edda Valente Furio BORDON (a cura di) Il mio Carso (da S. Slataper) 1968/69 Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Franco Jesurum, Cip Barcellini, Marianella Lazlo, Giampiero Becherelli, Lino Savorani Furio BORDON (a cura di) Il maggio francese Furio BORDON Furio BORDON Le avventure di Fiordinando 1970/71 Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Gianfranco Saletta, Saverio Moriones, Elisabetta lonino Furio BORDON (a cura di) Teatro medioevale 1970/71 Furio BORDON Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio, Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia Braico, Mimmo Lo Vecchio Furio BORDON Amico Sciacallo 1970/71 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda Negroni Furio BORDON (a cura di) Per l’anima in tormento che ci hai dato 1972/73 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio Furio BORDON (a cura di) La commedia dell’arte 1973/74 Furio BORDON Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però Furio BORDON (a cura di) Lezione documento: Trieste 1919-1945 Estate 75 Furio BORDON Registrazione su nastro Furio BORDON (a cura di) Lontani da tutto 1975/76 Furio BORDON Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Daniele Griggio, Giorgio Valletta Furto BORDON (testo) Il viaggio incantato Angelo BRANDUARDI (musiche originali) 1989/90 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Furio BORDON In confidenza siamo marionette 1990/91 Furio BORDON Nicoletta Corradi, Marionette di Podrecca Furio BORDON Oblomov (da GONCAROV) 1991/92 Furio BORDON Glauco Mauri, Tino Schirinzi, Barbara Valmorin, Laura Ferrari, Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice Visibelli, Claudio Marchione, Nicoletta Corradi Furio BORDON (a cura di) Amici devo dirvi 1992/93 Poesie e prose di David Maria Turoldo Furio BORDON Roberto Sturno, Gianni De Lellis, Stefania Barca Furio BORDON L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94 Glauco MAURI Roberto Sturno, Massimo Do Rossi, Miriam Crotti, Gianni De Lellis, Elena Ghiaurov, Stefania Micheli, Amerigo Fontani, Patrizia Burul, Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi, Giulia Monte, Matteo Chioatto 1969/70 Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio, LinoSavorani, Giorgio Valletta, Giampiero Becherelli Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Giuseppe Antonio BORGESE L’arciduca 1957/58 Ottorino Guerrini, Enrica Corti, Antonio Pierfederici, Lino Troisi, Carlo Bagno Gianni BORGNA Fin de Siècle 1999/00 Antonio CALENDA Viaggio nella canzone italiana del Novecento Piera Degli Esposti Bertolt BRECHT Un uomo è un uomo 1962/63 Fulvio TOLUSSO Renzo Montagnani, Marisa Fabbri, Lino Savorani, Oreste Rizzini, Vittorio Franceschi Bertolt BRECHT L’Antigone di Sofocle 1963/64 Fulvio TOLUSSO Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri, Franco Mezzera, Massimo De Vita Bertolt BRECHT Baal 1985/86 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna Teresa Rossini, Margherita Guzzinati Alexandre BREFFORT Irma la dolce 1996/97 Antonio CALENDA Franco ENRIQUEZ Antonio CALENDA (a cura di) Daniela Giovanetti, Fabio Camilli, Paolo Triestino, Gian Rappresentazione 1997/98 Antonio CALENDA della Passione dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria Piera Degli Esposti, Giampiero Fortebraccio, Maximilian Nisi, Giancarlo Cortesi Andrea CALMO Il Saluzza 1961/62 Giovanni POLI Gino Cavalieri, Gina Sammarco, Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo Bagno Achille CAMPANILE Un’indimenticabile serata 1996/97 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Stefano Galante Albert CAMUS I giusti 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Germana Paolieri, Mariangela Melato, Egisto Marcucci Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA La pignatta 1965/66 (da L’AULULARIA di Plauto) Ugo AMODEO Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria Colosimo, Vittorio Francescbi Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA Le maldobrie 1970/71 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia Braico Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA Noi delle vecchie province 1972/73 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia Braico Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA L’Austria era un paese ordinato 1974/75 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia Braico, Riccardo Canali, Franco Jesurum, Luciano D’Antoni, Gianfranco Saletta, Ariella Reggio, Orazio Bobbio Roberto CAVOSI Il maresciallo Butterfly 1995/96 Antonio CALENDA Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic, Sergio Pierattini, Lucka Pockaj, Silvano Torrieri Anton CECOV Il tabacco fa male, 1954/55 La villeggiatura, Il canto del cigno Luchino VISCONTI Memo Benassi Anton CECOV Ivanov 1968/69 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario Pisu, Massimo De Francovich, Lino Savorani, Paola Bacci Anton CECOV Zio Vania 1970/71 Giulio BOSETTI Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci, Mario Erpichini, Giulia Lazzarini 159 160 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Dante CICOGNANI Il gatto con gli stivali 1956/57 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione e Maria Grazia Spinazzi Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO) Roberto DAMIANI La vita xe fiama (da Biagio Marin) 1991/92 Furio BORDON Gastone Moschin Ezio D’ERRICO L’amante in città 1954/55 Carlo LODOVICI Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta, Gianni Mantesi, Laura Solari René DE CECCATY Pallido oggetto del desiderio 2001/02 Alfredo ARIAS Pino Micol, Daniela Giovanetti, Francesca Benedetti Ghigo DE CHIARA Un capriccio 1996/97 Nino MANGANO Valeria Ciangottini, Andreja Blagojevic Salvatore DI GIACOMO Assunta Spina 1958/59 Sandro BOLCHI Lorica Corti, Gianmaria Volonté, Ottorino Guerrini, Margherita Guzzinati, Lino Savorani Feodor DOSTOEVSKIJ Delitto e castigo 1955/56 Riduzione teatrale di Gaston Baty Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia Braico, Marisa Mantovani Mario DRSIC-DARSA I nobili ragusei 1969/70 Coita SPAIC Friedricb DÜRRENMATT Romolo il Grande 1983/84 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa Cassola, Lidia Koslovich Massimo DURSI La giostra 1958/59 Massimo DURSI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini, Umberto Raho, Enrica Corti, Gianmaria Volontè Tbomas S. ELIOT Assassinio nella cattedrale 1956/97 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti, Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino Troisi, Marisa Mantovani ESCHILO Prometeo incatenato Estate 65 Aldo TRIONFO Franco Mezzera, Egisto Marcucci. Angela Cardile, Nicoletta Rizzi, Enrico D’Amato ESCHILO Agamennone 2000/01 Antonio CALENDA Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi, Alessandro Preziosi ESCHILO Coefore 2000/01 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Alessandro Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi ESCHILO Eumenidi 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita Bartolucci, Hossein Taheri ESCHILO I Persiani 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo Ruggieri, Giancarlo Cortesi Diego FABBRI Inquisizione 1997/98 Sergio VELITTI Ottorino Guerrini, Antonio Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera, Giampiero Becherelli, Lino Savorani, Gianni Musy, Nicoletta Rizzi, Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Diego FABBRI Processo a Gesù 1962/63 Fosco Giachetti, Marisa Fabbri, Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste Rizzini Fulvio TOLUSSO Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI Silvio FIORE La coscienza di Ulisse (Vedi Lino CARPINTERI) 1996/97 Silvio FIORE Vittorio FRANCESCHI Pinocchio minore 1963/64 Massimo de VITA Vittorio FRANCESCHI Gorizia 1916 1966/67 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini, Lino Savorani, Vittorio Franceschi, Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante Garrone Vittorio FRANCESCHI Scacco pazzo 1990/91 Nanny LOY Alessandro Haber, Vittorio Franceschi, Monica Scattini Vittorio FRANCESCHI Jack lo sventratore 1992/93 Nanni GARELLA Alessandro Haber, Gianna Piaz, Mariella Valentini, Nicola Pistoia, Vittorio Franceschi Carlo Emilio GADDA Il guerriero, l’amazzone, 1996/97 lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo Ma cos’è questa crisi? 1996/97 Virginio GAZZOLO Virginio Gazzolo, Angela Cardile Enrico PROTTI Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia Bonifazi, Paolo Fagiolo, Maurizio Zacchigna Vittorio GASSMAN Anima e corpo talk show d’addio 1996/97 Vittorio GASSMAN Vittorio Gassman, Luciano Lucignani, Attilio Cucari, Marco Alotto, Emanuele Salce, Antonetta Capriglione Vittorio GASSMAN Bugie Sincere 1997/98 Vittorio GASSMAN Ugo Pagliai, Paola Gassman, Virgilio Zernitz, Michela Cadel, Alessandra Celi, Lamberto Consani, Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci, Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda, Enzo Saturni Giuseppe GIACOSA Tristi amori 1961/62 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri, Omero Antonutti, Carlo Bagno Silvio GIOVANINETTI Gli ipocriti 1956/57 Carlo LODOVICI Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini, Laura Solari, Marisa Mantovani Nikolaj GOGOL L’ispettore generale 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Carlo Bagno, Cesco Ferro, Pina Cei, Anna Menichetti, Omero Antonutti Carlo GOLDONI La donna di garbo 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Luigi Almirante Carlo GOLDONI La donna di garbo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti, Carlo Montagna, Franco Mezzera Carlo GOLDONI La bottega del caffe 1956/57 Carlo LODOVICI Memo Benassi, Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti Carlo GOLDONI La vedova scaltra 1960/61 Giovanni POLI Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo Bagno, Omero Antonutti Carlo GOLDONI Arlecchino servitore di due padroni 1961/62 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa Fabbri Dodo GAGLIARDE Enrico PROTTI Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo Vittorio Franceschi, Sonia Gessner, Lino Savorani, Carlo Montagna, Adriana Innocenti 161 162 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Carlo GOLDONI Arleccbino servitore di due padroni 1972/73 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Ariella Reggio Carlo GOLDONI Il teatro comico 1964/65 Eriprando VISCONTI Franco Mezzera, Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci, Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Lino Savorani Carlo GOLDONI Tonin Bella grazia 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Lino Toffolo, Mariangela Melato, Fulvia Gasser, Lino Savorani Carlo GOLDONI Il bugiardo 1967/68 Gianfranco DE BOSIO Paola Bacci, Elisabetta Bonino, Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio Bosetti, Claudio Cassinelli Carlo GOLDONI Le massere 1970/71 Giovanni POLI Giusy Carrara, Lidia Braico, Donatella Ceccarello, Anna Maestri, Lino Savorani, Ariella Reggio Carlo GOLDONI Sior Todero Brontolon 1975/76 Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler, Umberto D’Orsi, Marina Dolfin Carlo GOLDONI La famiglia dell’antiquario 1976/77 Furio BORDON Carlo GOLDONI Le donne gelose 1977/78 Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli, Donatella Ceccarello Carlo GOLDONI Il mondo della Luna 1982/83 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Carlo GOLDONI I Rusteghi 1985/86 Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini, Anna Teresa Rossini, Margherita Guzzinati, Giampiero Becherelli, Alvise Battain, Riccardo Peroni, Barbara Cupisti Carlo GOLDONI L’Arcadia in Brenta 1985/86 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Carlo GOLDONI L’adulatore 1986/87 Giorgio PRESSBURGER Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini, Anna Campori, Franco Angrisano, Riccardo Peroni Carlo GOZZI L ‘augellin belverde 1962/63 Giovanni POLI Renzo Montagnani, Marisa Fabbri, Oreste Rizzini, Lino Savorani Carlo COZZI Re Cervo 1965/66 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione Carlo GOZZI L’amore delle tre melarance 1984/85 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Franz GRILLPARZER Medea 1994/95 Nanni GARELLA Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis, Dorotea Aslanidis, Graziano Piazza, Sara D’Amario, Riccardo Maranzana, Valeria D’Onofrio Claudio GRISANCICH Alida Valli che nel Quaranta iera putela 1996/97 Mario LICALSI Orazio Bobbio, Ariella Reggio Slavko GRUM Avvenimento nella città di Goga 1971/72 Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco, Gabriele Lavia, Franco Mezzera Dante GUARDAMAGNA Delitto e castigo (da DOSTOEVSKIJ) 1972/73 Sandro BOLCHI Regina Bianchi, Michele Abruzzo, Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto, Geppy Glejeses Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio Valletta, Saverio Moriones Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Dante GUARDAMAGNA e-Maria Silvia CODECASA La breccia 1963/64 Ruggero JACOBBI Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino Savorani, Franco Mezzera, Massimo De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa Fabbri Margherita HACK Variazioni sul cielo 2003/04 Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini Peter HANDKE Attraverso i villaggi 1984/85 Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori, Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna Teresa Rossini Peter HANDKE L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro 1994/95 Giorgio PRESSBURGER Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan Colja, Andreina Garella, Alojz Milic, Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana, Monica Samassa, Maurizio Soldà, e con Mariano Rigillo (voce recitante) Vaclav HAVEL L’opera dello straccione 1975/76 Fulvio TOLUSSO Corrado Gaipa, Marina Dolfin, Umberto D’Orsi Hugo von HOFFMANSTHAL La leggenda di Ognuno 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Umberto Raho, Carlo Bagno, Mario Verdani, Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia Lagonegro, Lino Savorani, Mario Adorf Arthur HONEGGER e Paul CLAUDEL Giovanna d’Arco al rogo 1995-96 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo Odön von HORVATH Storie del bosco viennese 1977-78 Franco ENRIQUEZ Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay Odön von HORVATH Fräulein Pollinger 1984-85 Giorgio PRESSBURGER Daniela Mazzucato, Sandro Massimini, Franco Nebbia Bohumil HRABAL Una solitudine troppo rumorosa 1992-93 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Patrizia Burul, Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano Pelandi Albert HUSSON La cucina degli angeli 1954-55 Alessandro BRISSONI Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro Privitera Henrik IBSEN Il piccolo Eyolf 1967/68 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola Bacci, Massimo Gridolfi Henrik IBSEN Casa di bambola 1973/74 Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna, Mario Maranzana, Delia Bertolucci, Franco Mezzera Eugene JONESCO Sicario senza paga 1968/69 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise Battain, Josè Quaglio Georg KAISER Davide e Golia 1957/58 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Enrica Corti, Carlo Bagno Georg KAISER Il funzionario Krehler 1979/80 Paolo MAGELLI Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni Galavotti, Micaela Pignatelli Tullio KEZICH La coscienza di Zeno (da I. SVEVO) 1978/79 Franco GIRALDI Renzo Montagnani, Marina Dolfin, Gianni Galavotti Tullio KEZICH La coscienza di Zeno (da I. SVEVO) 2002/03 Pietro MACCARINELLI Massimo Dapporto Tullio KEZICH e Luigi SQUARZINA Bouvard e Peuchet (da G. FLAUBERT) 1982/83 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio Franceschi 163 164 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Heinrich von KLEIST La brocca rotta 1977/78 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin, Lino Savorani, Franco Jesurum, Francesca Muzio Pavel KOHOUT Roulette 1976/77 Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi, Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse 2003/04 Boris KOBAL Boris Kobal, Maurizio Soldà Franz Xavier KROETZ Renzo e Anna 1974/75 Furio BORDON Orazio Bobbio, Ariella Reggio Eugene LABICHE La Cagnotte 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Omero Antonutti, Lino Savorani, Pina Cei Stefano LAURI Hänsel e Gretel (dai F.lli Grimm) 1967/68 Ugo AMODEO Edoardo Zammarchi, Maria Pia Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella Terragni Vladimiro LISIANI Un buso in mia contrada 1969/70 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip Barcellini, Franco Rossi, Giorgio Valletta, Giusy Carrara, Fulvia Gasser, Gianfranco Saletta Enrico LUTTMANN Sonno 2002/03 Marco CASAZZA Paola Bonesi, Marco Casazza, Adriano Giraldi, Enrico Luttmann, Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi, Andrea Orel, Mariella Terragni Giuseppe MAFFIOLI Del povaro soldato (da RUZANTE) 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi Claudio MAGRIS Stadelmann 1990/91 Egisto MARCUCCI Tino Schirinzi, Barbara Valmorin, Gianni De Lellis Claudio MAGRIS La mostra 2002/03 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Mario Maranzana Curzio MALAPARTE Das Kapital 1981/82 Franco GIRALDI Mario Maranzana, Vittorio Franceschi, Margherita Guzzinati Libero MAZZI Trieste con tanto amore 1968/69 Giulio BOSETTI Cesco Baseggio, Giulio Bosetti, Franca Nuti, Luigi Vannucchi Libero MAZZI Omaggio ai poeti triestini: Camber Barni 1971/72 Arthur MILLER Il crogiuolo 1974/75 Sandro BOLCHI Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino Troisi, Ludovica Modugno, Franco Mezzera Sergio MINIUSSI L’anno della peste 1959/60 Ugo AMODEO Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio Valletta, Dario Penne, Franco Jesurum Sergio MINIUSSI e Aldo TRIONFO Dialoghi con Leucò (da PAVESE) 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera, Oreste Rizzini MOLIERE Don Giovanni 1971/72 Giulio BOSETTI Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare Gelli Ferenc MOLNAR La leggenda di Liliom 1959/60 Leonardo CORTESE Leonardo Cortese, Anna Menichetti, Lidia Lagonegro, Omero Antonutti, Pina Cei, Lino Savorani Robert MUSIL Vinzenz e l’amica degli uomini importanti 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi, Franco Mezzera Alfred de MUSSET I capricci di Marianna 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco Ferro, Ottorino Guerrini Franca Nuti, Franco Mezzera Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Aldo NICOLAI Gli asini magri 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti, Rino Romano, Carlo Bagno Clifford ODETS La ragazza di campagna 1958/59 Franco ENRIQUEZ Gianmaria Volontè, Ottorino Guerrini, Enrica Corti John OSBORNE Motivo di scandalo e riflessione 1965/66 Raffaele MAIELLO Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino Savorani, Vittorio Franceschi John OSBORNE Un patriota per me 1996/97 Giancarlo COBELLI Massimo Belli Moni OVADIA Trieste, Ebrei e Dintorni 199798 Moni OVADIA Moni Ovadia Alcide PAOLINI Lezione di tiro 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Antonella Marchi, Stefano Lescovelli Pier Paolo PASOLINI Calderon 1979/80 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin, Gianni Galavotti, Francesca Muzio Pier Paolo PASOLINI I Turcs tal Friùl 1994/95 Elio DE CAPITANI Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini, Renato Rinaldi, Giovanni Visentin John PATRICK Attimo fermati, sei bello! 1954/55 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia Migneco, Gianni Mantesi Franco PERO’ Winckelmann: “Finalmente verrà la quiete” 1996/97 Franco PERO’ Giulio Brogi, Massimo De Rossi Aldo PERRINI Non si dorme a Kirkwall 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Pietro Privitera, Isabella Riva, Marisa Mantovani, Mario Bardella, Lino Savorani Harold PINTER Tradimenti 1988/89 Furio BORDON Paola Bacci, Giampiero Bianchi, Paolo Bonacelli Luigi PIRANDELLO Lumie di Sicilia 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani, Isabella Riva Luigi PIRANDELLO Ma non è una cosa seria 1956/57 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti, Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino Savorani Luigi PIRANDELLO Questa sera si recita a soggetto 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè, Margherita Guzzinati Luigi PIRANDELLO Questa sera si recita a soggetto 1986/87 Giuseppe PATRONI GRIFFI Mariano Rigillo, Paola Bacci, Leopoldo Mastelloni, nella ripresa Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa, Laura Marinoni Luigi PIRANDELLO L’imbecille-La patente La giara 1959/60 Fulvio TOLUSSO Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta Luigi PIRANDELLO Sei personaggi in cerca d’autore 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Lino Savorani, Carlo Bagno Luigi PIRANDELLO Sei personaggi in cerca d’autore 1987/88 Giuseppe PATRONI GRIFFI Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo, Ilaria Occhini, Giovanni Crippa, Laura Marinoni, Caterina Boratto Luigi PIRANDELLO Così è se vi pare 1961/62 Sandro BOLCHI Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa Fabbri, Omero Antonutti Luigi PIRANDELLO Enrico IV 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela Melato 165 166 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Luigi PIRANDELLO Non si sa come 1969/70 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi, Giampiero Becherelli Luigi PIRANDELLO Ciascuno a modo suo 1988/89 Giuseppe PATRONI GRIFFI Mariano Rigillo, Ilaria Occhini, Giovanni Crippa, Laura Marinoni,Vittorio Caprioli Stefano PIRANDELLO La scuola dei padri 1954/55 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Carla Bizzarri, Gianni Mantesi PLAUTO Anfitrione 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Marisa Mantovani, Mario Bardella Giovanni POLI La commedia degli Zanni 1967/68 Giovanni POLI Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Giorgio Valletta, Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma Giovanni POLI L’alfabeto dei villani 1971/72 Giovanni POLI Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e Sandra Martni, Mario Zanotto Marco PRAGA Le vergini 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Mario Bardella, Marisa Mantovani, Lino Savorani Giorgio PRESSBURGER Karl Valentin Kabarett 1980/81 Giorgio PRESSBURGER Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti, Paolo Rossi, Jole Si/vani Giorgio PRESSBURGER Eroe di scena fantasma d’amore (Moissi) 1985/86 Giorgio PRESSBURGER Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo Reggiani, Claudio Gora, Lidia Kozlovich, Gian Paolo Poddighe Stanislawa PRZYBYZEWSKA e Andrzej WAJDA L’affare Danton 1982-83 Maciej KARPlNSKY Mario Maranzana, Vittorio Franceschi RECITAL di Paola Borboni 1958/59 RECITAL di Diana Torrieri RECITAL di Paola Borboni 1959/69 Fantasia in nero 1959/69 RECITAL di Paola Borboni 1960/61 RECITAL di Marisa Fabbri 1963/64 Antonio RICCARDINI L’ultimo de carneval 1971/72 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta Franco Jesurum, Luciano Virgilio, Marino Masè Renzo ROSSO Il pianeta indecente 1983/84 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna Teresa Rossini William SAROYAN I giorni della vita 1956/57 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Camillo Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia, Lino Troisi Jean-Paul SARTRE Nekrassov 1969/70 Ernesto GUIDA Giulio Bosetti, Mario Pisu, Marianella Laszlo, Lino Savorani, Gianni Musy Friedrich SCHILLER Intrigo e amore 1993/94 Nanni GARELIA Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis, Graziano Piazza, Virginio Gazzolo Eric-Emmanuel SCHMITT (traduzione: Enzo SICILIANO) Il visitatore 1995/96 Antonio CALENDA Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina Vannucchi, Sergio Tardioli Arthur SCHNITZLER Anatol 1975/76 Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela Kustermann, Virgilio Zernitz Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Arthur SCHNITZLER Anatol 1992/93 Nanni GARELLA Roberto Sturno, Gianni De Lellis, Sara Alzetta, Monica Bucciantini, Nicoletta Corradi, Alvia Reale, Stefania Barca Arthur SCHNITZLER Casanova a Spa 1987/88 Luca de FUSCO Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi, Anna Teresa Rossini, Giampiero Becherelli William SHAKESPEARE Amleto 1998/99 Antonio CALENDA Kim Rossi Stuart, Gianni Musy, Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia nfranco Varetto, Rossana Mortara, Alessandro Preziosi William SHAKESPEARE Come vi garba 1964/65 Eriprando VISCONTI Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera, Lino Savorani, Vittorio Franceschi William SHAKESPEARE La bisbetica domata 1958/59 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Ottorino Guerrini, Carlo Bagno, Gianmaria Volontè, Lino Savorani, Cesco Ferro, Margherita Guzzinati William SHAKESPEARE La dodicesima notte 1960/61 Giovanni POLI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti William SHAKESPEARE Macbeth 1966/67 Tino BUAZZELLI Tino Buazzelli, Paola Mannoni, Egisto Marcucci William SHAKESPEARE Molto rumore per nulla 1957/58 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Antonio Pierfederici Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo Bagno William SHAKESPEARE Otello 1965/66 Beppe MENEGATTI Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini William SHAKESPEARE Otello 2001/02 Antonio CALENDA Michele Placido, Sergio Romano, Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Valentina Valsania William SHAKESPEARE Re Lear 2003/04 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri William SHAKESPEARE Riccardo III 1989/90 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis, Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi William SHAKESPEARE Riccardo II 1991/92 Glauco MAURI Roberio Sturno, Gianni Galavotti, Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi William SHAKESPEARE Riccardo III 1996/97 Antonio CALENDA Franco Branciaroli, Lucilla Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol etti George Bernard SHAW L’uomo del destino 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco Ferro Georges SHEHADE La storia di Vasco 1962/63 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Renzo Montagnani, Vittorio Franceschi, Massimo De Vita 167 168 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Valeria SISTO COMAR La santa calce 1965/66 Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato, Giorgio Valletta, Lino Savorani, Tonino Pavan, Stella Migliore SOFOCLE Elettra Estate ’64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti, Adriana Innocenti, Franco Mezzera, Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Paola Boccardo SOFOCLE Edipo a Colono Estate ’66 Edmo FENOGLIO Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia Lazzarini, Raul Grassilli, Paola Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti SOFOCLE scrittura rievocativa di Ruggero CAPPUCCIO Edipo a Colono 1996/97 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti, Ester Galazzi, Dodo Gagliarde, Gino Monteleone, Paolo Fagiolo, Stefano Galante, Antonio Tallura, M aurizio Zacchigna SOFOCLE Edipo Re 1967/68 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario Valgoi, Gabriele Lavia Marko SOSIC Ballerina Ballerina 1996/97 Branko ZAVRSAN Lucka Pockaj Luigi SQUARZINA Tre quarti di lana 1961/62 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem Antonutti, Mario Maranzana, Omera Lazzari Luigi SQUARZINA Romagnola 1964/65 Eriprando VISCONTI Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Franco Mezzera Anna GRUBER Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH) August STRINDBERG Il pellicano 1980/81 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo Simoni, Paola Pitagora Italo SVEVO Inferiorità 1955/56 Ottavio SPADARO Filippo Scelzo, Mario Bardella Italo SVEVO Un marito 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Anna Miserocchi, Omero Antonutti, Marisa Fabbri, Margherita Guzzinati Italo SVEVO L’avventura di Maria 1968/69 Aldo TRIONFO Franca Nuti, Gianni Galavotti, Massimo De Francovich, Paola Bacci Italo SVEVO Terzetto spezzato 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Stefano Lescovelli, Antonella Marchi Italo SVEVO Caro bonbon 1990/91 Marco SCIACCALUGA Massimo De Francovich Italo SVEVO L’avventura di Maria 1995/96 Nanni GARELLA Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio Lanza, Umberto Raho, Stefania Stefanin, Riccardo Maranzana, Barbara Trost, Daniele Bonnes Italo SVEVO Senilità adattamento di Alberto BASSETTI 1997/98 Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia Reale John Milhngton SYNGE Il furfantello dell’ovest 1961/62 Fulvio TOLUSSO Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo Bagno, Gina Sammarco, Marisa Fabbri, Omero Antonutti Carlo TERRON Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60 Mario MARANZANA Pina Cei, Omero Antonutti, Dario Penne Charles THOMAS Jenny nel frutteto Ottavio SPADARO Marisa Mantovani, Mario Bardella Sergio TOFANO (Stò) Una losca congiura 1955/56 Spiro DALLA PORTA ovvero Barbariccia contro Bonaventura 1955/56 Allievi della Scuola di Recitazione Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Sergio TOFANO (Stò) L’isola dei pappagalli 1956/57 Spiro DALLA PORTA Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro Sergio TOFANO (Stò) Bonaventura, veterinario per forza 1957/58 Spiro DALLA PORTA Allievi della Scuola di Recitazione Fulvio TOMIZZA Vera Verk 1962/63 Fulvio TOLUSSO Paola Borboni, Fosco Giachetti, Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo Montagnani, Lino Savorani Fulvio TOMIZZA La storia di Bertoldo 1968/69 Giovanni POLI Franco Mezzera, Marina Bonfigli, Alvise Battain, Lino Savorani Fulvio TOMIZZA L’idealista (da I. CANKAR) 1976/77 Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo Cattaneo, Nestor Garay Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI) Aldo TRIONFO e Tonino CONTE Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70 della Malesia alla conquista della Perla di Labuan (da Salgari) Aldo TRIONFO Giulio Brogi, Claudia Giannotti, Lino Savorani, Franco Mezzera, Antonio Francioni, Franco Jesurum, Orazio Bobbio, Saverio Moriones, Mimmo Lo Vecchio Aldo TRIONFO e Tonino CONTE Margherita Gautier: 1970/71 la dame aux camelias (da Dumas) Aldo TRIONFO Valeria Moriconi, Lia Zoppelli, Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo Baldini David Maria TUROLDO Il martirio di Lorenzo 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi, Enrico d’Amato Heinrich von KLEIST Anfitrione 2001/02 Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka, Giorgio Lanza, Rossana Mortara Franz WEDEKIND Il Marchese von Keith 1979/80 Nino MANGANO Luigi Diberti, Valeria Ciangottini, Pietro Biondi, Gianni Galavotti Tennessee WILLIAMS Zoo di vetro 1979/80 Tatiana PAVLOVA Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani, Paolo Privitera, Mario Mariani Tennessee WILLIAMS Lo zoo di vetro 1989/90 Furio BORDON Piera Degli Esposti, Franco Castellano, Diego Ribon, Beatrice Visibelli Carl ZUCKMAYER Il capitano di Köpenik 1973/74 Sandro BOLCHI Renato Rascel, Lino Savorani, Elio Crovetto, Nino Pavese 169 Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia 170 Le pubblicazioni «Teatro Copioni»: la prima collana di volumi del Teatro Stabile Del Bianco Editore 1. “Il piccolo Eyolf” 2. “La 3. “Il 4. “I di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo storia di Bertoldo” di Fulvio Tomizza (da Giulio Cesare Croce). Note di regia di Giovanni Poll mio Carso” nobili ragusei” 5. “Sandokan di Marino Darsa. Prima versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan” 6. “Margherita 7. “Don di Scipio Slataper. Riduzione per le scene di Furio Bordon. Note di regia di Francesco Macedonio di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Emilio Salgari) Gautier la Dame aux camélias” Giovanni” di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Alessandro Dumas figlio). Note di Alessandro Giupponi alla regia di Aldo Trionfo di Molière. Traduzione di Giulio Bosetti. 8. “Amico sciacallo. Canto e controcanto” 9. “Delitto e castigo” 10. di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo da Dostoevskij. Riduzione teatrale in 2 tempi di Dante Guardamagna “Il capitano di Köpenick” di Zuckmayer. Versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna I «Quaderni» pubblicati dal Teatro Stabile 12. Svevo “per noi” oggi La coscienza di Zeno 13. Arbuzov: 14. Carlo la santa ingenuità del teatro Vecchio mondo Goldoni “Una donna di garbo” 15. Georg Kaiser 16. Franz Wedekind “Il marchese von Keith” 17. L’uso della vita Il funzionario Krehler: alla ricerca dell’tiomo nuovo Calderon di Pasolini 18. August 19. Karl Strindberg: la bellezza tragica della vita Il pellicano Valentin “Cabaret” 20. Eduardo: 21. Le vita di un attore comico marionette di Vittorio Podrecca 22. Curzio Malaparre “Das Kapital” 23. “L’affare 24. Le Danton” di Stanislava Przbyzewska marionette di Podrecca Il mondo della luna di C. Goldoni 25. “Bouvard e Pouchet” di Tullio Kezich e Luigi Squarzina (da Gustave Flaubert) 26. Dürrenmatt 27. “Il “Romolo il grande” pianeta indecente” 28. “L’amore delle tre melarance” 29. “Fraulein Pollinger” 30. “Attraverso 31. “I i villaggi” Rusteghi” di Carlo Goldoni 32. “Eroe di scena fantasma d’amore (Moissi)” 33. “Baal” 34. “L’adulatore” 35. “Questa sera si recita a soggetto” 36. “Casanova 37. “Beckett 38. “Sei a Spa” concerto” personaggi in cerca d’autore” 39. “Ciascuno 40. Harold a suo modo” Pinter “Tradimenti” 41. “Riccardo III” I «Quaderni» del Teatro Stabile - Art& e Arti Grafiche Friulane 42. America 43. “Il del ‘900 Lo zoo di vetro viaggio incantato” 171 172 44. Vittorio 45. Il Franceschi “Scacco pazzo” pianeta degli ultimi anni Stadelmann di Claudio Magris 45 bis. “Caro 46. William bonbon” dall’Epistolario e dall’Album di famiglia di Italo Svevo Shakespeare “Riccardo II” 47. “Oblomov” di Ivan Goncarov, adattamento teatrale di Furio Bordon 48. “Jack lo sventratore” 49. “Una solitudine troppo rumorosa” di Vittorio Franceschi di Bobumil Hrabal, versione teatrale di Giorgio Pressburger 50. “Anatol” di Arthur Schnitzler, versione italiana di Furio Bordon 51. “L’idiota” 52. “Intrigo di F. M. Dostoevskij, adattamento teatrale di Furio Bordon su un’ipotesi drammaturgica di Padre D. Maria Turoldo e amore” 53. “Medea” 54. “L’ora 55. “I di Friedrich Schiller, traduzione di Aldo Busi di Franz Grillparzer, traduzione di Claudio Magris in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro” di Peter Handke, testi di Mario Brandolin, Peter Handke, Giorgio Pressburger, Sabrina Morena, Rolando Zorzi Turcs tal Friúl” 56. “L’avventura di Pier Paolo Pasolini, testi di Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Novella Cantarutti, Nico Naldini, Elio De Capitani di Maria” di Italo Svevo, testi di Antonio Calenda, Nanni Garella, Franca Nuti, Ruggero Rimini, Italo Svevo, Patrizia Zappa Mulas I «Quaderni» del Teatro pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia 57. “Anima e Corpo” (2 ediz.) di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala 58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala 59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima” da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano 60. “Edipo a Colono” 61. “Bugie Sincere” 62. “Irma la dolce” 63. “Senilità” 64. “Riccardo di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice, Mario Brandolin III” 65. “Amleto” 66. “Ma di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna Mochi, Patrizia Valduga di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo, Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri che c’entra Peter Pan?” di Alberto Bassetti 67. “Rappresentazione 68. “Antigone” della Passione” elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo, Renzo Tian di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari 69. I Piccoli di Podrecca 70. “Agamennone” e “Coefore” di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari 71. “La Mostra” 72. “Eumenidi” 73. “Pallido 73. “Re di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari, Lorenzo Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari Oggetto del Desiderio” Lear” adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo, Paolo Quazzolo, Giuseppina Restivo Edizioni speciali “Il nuovo vecchio Rossetti” a cura di Guido Botteri e Stefano Curti 173 174 Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Mariagiovanna ELMI presidente Tiziana BENUSSI Lino CARPINTERI Fabrizio CIGOLOT Antonio PAOLETTI Roberto PIAGGIO consiglieri L’organigramma 2004-2005 Antonio CALENDA direttore Sergio DOVGAN direttore amministrazione Stefano CURTI direttore marketing e produzione Paolo GIOVANAZZI responsabile tecnico Roberta TORCELLO collegio dei revisori responsabile produzione Cosimo CECERE presidente Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO Paolo MUSOLLA Lucia DUSSI Diego PECAR Daniela SFERCO ufficio amministrazione soci Comune di Trieste Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Provincia di Gorizia Provincia di Pordenone Provincia di Trieste Provincia di Udine Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Unicredit Banca Spa Massimo CARLI Flavio DOGANI Giuliano GIONCHETTI Rosaria SCHIRALDI Roberto STAREC Massimo TATARELLA Carlo TURETTA Giorgio ZARDINI Radivoi ZOBIN ufficio tecnico Emmanuele BONNES Oriana CRESSI Marzia GALANTE Ilaria LUCARI ufficio marketing e comunicazione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Viale XX Settembre, 45 34126 TRIESTE tel. 040.3593511 fax 040.3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Giampaolo ANDREUTTI ufficio produzione Ada D’ACCOLTI Bruno BOBINI ufficio segreteria 175