La città nell’analisi sociologica,
problemi generali, principali temi
nel dibattito
Dr. Nunzia Borrelli
Fuochi di interesse dell’analisi della città
1- dimensione economica (sede di molteplicità di attività
economiche, volte a produrre beni e erogare servizi, in
interazioni reciproche a livello intra e inter urbano)
2- dimensione politica (la struttura sociale della città,
articolazioni di classi e strati sociali che definiscono linee
di intervento politico sulla città stessa)
3- dimensione culturale (la città come sede di confronto tra
culture e come sede di attività culturali espressione delle
culture che la animano)
4- dimensione ecologica (struttura della città negli spazi e
rapporto tra la città- sistema artificiale- e l’ambiente)
Le dimensioni in interazione
Economica
Politica
Mercato e lavoro
Politiche
urbane
Classi e conflitti
sociali
Sviluppo
locale
Nuove povertà
urbane
Segregazion
e sociale
Sostenibilità
e sviluppo
Distribuzione gruppi
sociali
Ecologica
Emarginazione
gruppi minoritari
Subculture
urbane
Culturale
La rivoluzione neolitica e primi
insediamenti stabili
La rivoluzione neolitica e lo sviluppo dell’agricoltura
rappresentano la prima grande svolta nella storia
degli insediamenti umani (attraverso il passaggio
dalla raccolta del cibo, dalla caccia, e dalla pesca
alla produzione agricola e alla pastorizia) (Mela,
1997)
La rivoluzione neolitica
Cause di tipo economico, politico e culturale:
- Forte aumento della produzione alimentare
- Disponibilità di un surplus alimentare che diventa oggetto
di scambio
- Aumento della popolazione e la sua stabilizzazione sul
territorio
- Divisione del lavoro
- Formazione delle compagini statali (amministrazioni
centralizzate e organizzazione, es. Egitto, Cina,
Mesopotamia)
- Trasmissione della cultura in forma scritta
La città come “eccezione”
Fino alla rivoluzione industriale l’insediamento
urbano era minoritario, la quota della popolazione
che abitava nelle città era intorno al 10-12%.
Il mondo urbano e quello rurale erano due forme di
organizzazione
sociale
diverse
ed
immediatamente riconoscibili, fisicamente distanti
e caratterizzate da figure sociali, attività
economiche e modi di vita nettamente distinti.
La rivoluzione industriale: aspetti demografici
-
-
-
-
-
Crescita della popolazione
Crescita della produttività del lavoro (nell’industria e nell’agricoltura)
quindi meno popolazione si può dedicare all’agricoltura
Sviluppo della produzione di beni e lo scambio di essi a livello
nazionale ed internazionale
Aumento della percentuale di popolazione che si dedica ad attività
extragricole
Crescita della popolazione insediata nelle città (appartenenti a classi
e ceti del tutto eterogenei)
A tutt’oggi in Europa circa i due terzi della popolazione vive nelle città,
di questi circa la metà vive in agglomerati di popolazione superiore ai
500.000 ab.
La rivoluzione industriale: aspetti morfologici
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-
Le città si espandono al di là della cinta muraria, attraverso
l’edificazione in zone “di campagna”
Sviluppo dei sistemi di comunicazione e infrastrutture (sistema
ferroviario)
Costruzione di stabilimenti di dimensioni sempre maggiori
(miglioramento tecniche costruttive)
Sviluppo dei sistemi delle opere complementari allo sviluppo delle
città (sistema dei trasporti, trattamento acque, spazi commerciali)
Si configura come un sistema sociale, uno scenario sempre più
centrale con stili di vita differenti e distinguibili
La grande città è ancora ben distinguibile dai centri intermedi di
provincia e dal mondo rurale
L’urbanesimo nel XIX e XX secolo
-
Nuovi strumenti di comunicazione, circolazione sempre
più rapida di merci e persone
Gli stili di vita delle grandi città vengono piano piano a
influenzare anche chi non le vive
Confini più sfumati tra città e non città
L’eccezione ora non è l’insediamento urbano bensì quello
non urbano
La tendenza all’urbanizzazione investe via via le aree
meno sviluppate del pianeta (Cina, India, Africa
subsahariana, America Latina) che ha i ritmi di crescita
maggiori
Previsioni per il XXI secolo
Indice di urbanizzazione mondiale: 61%
- La crescita riguarderà prevalentemente i paesi meno
sviluppati (prevalentemente agglomerati asiatici)
- Nel 2030 nelle prime dieci concentrazioni metropolitane ci
saranno dei paesi più avanzati solo Tokyo e New York
Fonte: Nazioni Unite
-
Città e processo di globalizzazione
-
Processo di globalizzazione è l’aumento della
interconnesione su scala planetaria
La globalizzazione tocca non solo i centri urbani, ma essi
ne sono l’epicentro
L’urbanizzazione sta assumendo una forma meno
compatta, quindi più diffusa (bassa densità abitativa)
Per contro ciò che sta fuori dai centri urbani compatti non
è più “campagna” ma un altro modo di essere città
Ciò che accomuna la maggioranza della popolazione è
l’utilizzo di stili di vita, modelli di comportamento e
schemi di consumo originatisi nei centri urbani.
Il paradosso della città contemporaneo
Il “successo” del modello urbano rende difficile individuare
fenomeni sociali non urbani, quasi fino a far diventare la
città oggetto di studio non specifico
L’ipotesi di perdita di rilevanza della città:
1.
Mancanza di confini certi (geografici, funzionali, sociali e
culturali) fa si che non si configuri come un sistema
sociale distinto
2.
È più rilevante indagare i flussi (di persone, merci,
capitali, informazioni) piuttosto che i luoghi della città
3.
È altresì importante indagare sul tempo dei flussi
sempre più frenetico nel mondo globalizzato.
Attualità della città
Nonostante la perdita di evidenza del fenomeno urbano rispetto a uno
sfondo non urbano poco riconoscibile, la città rimane protagonista
dell’epoca contemporanea.
1.
La città come depositaria di strutture, conoscenze e caratteri
socio culturali sedimentati nel tempo e legati al territorio
2.
La città rappresenta un nodo significativo di una rete globale, la
cui identità si configura come un progetto in fieri più che come un
dato statico
3.
La città come prodotto di un complesso adattamento tra il
sistema sociale stesso e gli ecosistemi naturali da cui dipende;
si configura un sistema costruito, un ambiente artificiale molto
complesso.
La mobilità urbana
Dal secondo dopoguerra ad oggi si è avuto un costante incremento dei
trasporti
L’incremento della velocità dei trasporti, ottenuta grazie all’innovazione
tecnologica, non è stata utilizzata solo per diminuire il tempo dello
spostamento, bensì per aumentare il raggio entro il quale gli
spostamenti vengono compiuti
Massiccia diffusione dei mezzi di trasporto individuali (60-70% in Italia)
Le distanze tra luoghi abitati, lavoro, luoghi di svago sono sempre
maggiori e richiedono una sempre maggior mobilità con consumi
sempre maggiori e carico ambientale che aumenta
La mobilità urbana
Interventi possibili:
Moderazione del traffico: pedonalizzazione del traffico,
rallentamento e snellimento del traffico
Zone 30: zone nelle quali non si può superare la velocità di
30 Km con priorità al traffico pedonale o ciclabile
Car Sharing e Car Pooling (auto di gruppo): uso in comune
di auto private o pubbliche
Politiche dei parcheggi: da progettare con accuratezza
anche in termini di dislocazione e tariffe
Rigenerazione dei quartieri marginali
Aree localizzate in periferia o in zone centrali e semi periferiche con
forte presenza di nuovi immigrati
Concentrazione di problematicità (popolazione povera, degrado
ambientale, rete dei servizi debole, processi di segregazione e
stigmatizzazione sociale)
Modello di intervento integrato:
- Riqualificazione architettonica e urbanistica
- Miglioramento dell’ambiente
- Stimolazione dell’economia locale
- Combattere l’emarginazione dei gruppi a rischio
- Stimolazione della partecipazione e cooperazione
Rigenerazione dei quartieri marginali
Idea guida: luoghi al plurale
Luoghi in cui sono presenti vantaggi, risorse e molteplicità di
punti di forza su cui far leva
Tenendo in considerazione che le iniziative devono essere
inserite in un contesto più ampio di politiche pubbliche per
essere efficaci rispetto ai rischi di marginalità sociale e
quindi di illegalità
Le politiche culturali urbane
Complesso di interventi messi in atto da pubblici e privati con lo scopo di
favorire la vita culturale della città (con obiettivi di natura culturale,
economica e sociale)
Tra i vari aspetti della cultura
- in senso alto: letteratura, pittura, musica colta…
- popolare: musica e poesia tradizionale, artigianato…
- in senso antropologico: usanze, stili di vita….
Le politiche culturali urbane
Varie fasi:
Interventi finalizzati a diffondere la cultura alta
presso i ceti popolari
La cultura come strumento per lo sviluppo e
rilancio dell’economia della città e della sua
immagine
Il territorio urbano e l’ambiente
Differenti fasi (nel contesto del nord del pianeta):
Sino agli anni ’60 si ha una modalità di crescita centripeta (città
compatta densamente abitata), le frontiere della città compatta si
sono allargate (la conurbazione definita da Giddens) e all’esterno
si è definita una rete di aree suburbane, sobborghi residenziali o
industriali (aree metropolitane): città diffusa
Nella decade degli anni ’70 le città centrali e anche le prime cinture
tendono a perdere popolazione e solamente le cinture più esterne
crescono ma senza controbilanciare le perdite (deurbanizzazione
o disurbanizzazione); addirittura negli USA la crescita della
popolazione nelle aree non metropolitane supera quella delle aree
metropolitane (controurbanizzazione definita da Berry)
Il territorio urbano e l’ambiente
-
Nella decade degli anni ’80 si avvia la riqualificazione di numerose
zone della città centrale, che vede la parte centrale (core)
incrementare la popolazione rispetto alle cinture esterne (ring):
riurbanizzazione
Il fenomeno della diffusione rimane il più importante (attività produttive e
residenza dei ceti medi) coesistendo con la riurbanizzazione
(alcune funzioni del terziario avanzato e le popolazioni appartenenti
ai ceti superiori o viceversa, lavoratori dei servizi e dell’underclass)
In Italia in particolare si assiste ai fenomeni con un certo ritardo rispetto
agli USA
La diffusione urbana (sprawl)

È
l’esasperazione
suburbanizzazione


del
fenomeno
della
processo di crescita attorno alla città centrale, con la formazione
di fasce contigue ad essa in forma compatta; la popolazione in
essa insediata genera una mobilità in direzione della città
centrale (pendolarismo lavorativo)
Il fenomeno di diffusione urbana (sprawl) si riferisce
invece a un ambito territoriale più ampio e meno denso;
i flussi di popolazione derivati sono multidirezionali, non
solo verso la città centrale (fruizione di servizi, consumi,
tempo libero....)
Tipi di spazio diffuso
Alcune tipologie, differenziate per distribuzione delle funzioni, tipologia sociale
degli abitanti e i modi di vita relativi
Aree di frangia: si trovano in prossimità della città compatta, allungandosi
lungo le principali strade, con commistioni di funzioni (residenziali,
produttive, e di altro tipo)
Aree rurbane: si trovano in aree più lontane dalla città compatta,
combinazione di insediamenti urbani a bassa densità e persistenza di
attività agricola, senza però integrazione sociale tra soggetti con stile di vita
urbano e alta mobilità e popolazioni di più storico insediamento
Edge cities: città ai margini, agglomerati più densi in territorio a
urbanizzazione diffusa ai bordi di area metropolitana, collegati a rete dei
trasporti, con funzioni economiche di tipo pregiato (centri di servizio,
palazzi e uffici amministrativi)
Tipi di spazio diffuso
-
-
Distretti industriali: aree a forte specializzazione produttiva (non
sempre facenti parte dell’urbanizzazione diffusa)
Gated community: quartieri recintati e sorvegliati, caratterizzati da
focus sulla sicurezza e omogeneità sociale (in genere gruppi ad
elevato status sociale ma non solo)
Gentrification e riurbanizzazione
Lett. nobilitazione, processo di inversione della popolazione dei quartieri
In generale nei processi di diffusione urbana sono gruppi sociali del ceto
medio, anche se ci sono zone caratterizzate da alta qualificazione o
sacche di povertà
I ceti medi-elevati tornano a risiedere nelle zone centrali della città dopo
una tendenza a risiedere in zone suburbane
I meccanismi possono essere nuove opportunità legate a convenienze
private al riuso di aree precedentemente occupate dall’industria
(area milanese della Bicocca) o operazione di riqualificazione dello
spazio pubblico del centro cittadino, in relazione a grandi eventi
(Milano)
Problemi: Gentrification e conflitti sociali
Flussi di popolazioni
Diversi tipi di popolazioni coinvolte nei flussi:
ceti a medio-elevato status socio-economico
Migranti da paesi in via di sviluppo (sud del mondo/ est europeo)
In Italia i flussi migratori hanno avuto inizio negli anni ’80 e hanno subito
una accelerazione negli anni ’90 e 2000 (nel 2003 risultano da fonti
Caritas circa 2,5 milioni, pari al 4,2% della popolazione italiana)
La direzione dei flussi:
Urbana
Centri urbani di medie dimensioni
Aree agricole
Flussi di popolazioni - Urbana
Urbana
Inizialmente i centri storici ove degradati e nelle aree semicentrali, in
prossimità di luoghi di interscambio e di incontro
Successivamente si è avuta una stabilizzazione della popolazione
immigrata e creazione e gestione di attività commerciali e di servizi
legati ad essa e/o gestiti da essa
-
La segregazione sociale
L’afflusso di popolazione immigrata oltre una determinata soglia
determinano in genere fenomeni di segregazione, su base:
1.
etnica (fondata sulle differenze di tradizioni, culture e stili di vita)
2.
Socio-economica (fondata sulle differenze di status sociale e
reddito)
Per analizzare la prima sono stati usati due schemi interpretativi:
la scuola di Chicago: il gruppo passa da un’iniziale collocazione di
basso status e reddito e localizzazione nei quartieri più degradati, a
uno status e reddito maggiori con una localizzazione che spezza la
segregazione fondendosi e integrandosi nel melting pot
Eccessivo peso attribuito ai fattori economici, maggiore aderenza alle
tipologie di flussi di migranti di religione cristiana dall’Europa verso
l’America settentrionale
La segregazione sociale
il modello dello status etnico: il gruppo etnico aumenta di
dimensione e mantiene la sua compattezza anche se il reddito
aumenta; per conservare intatta l’identità e le tradizioni può iniziare
a dotarsi di forme organizzative e istituzioni che preservino la
cultura dall’assimilazione
I fattori etnici risultano indipendenti da quelli economici, maggiore
aderenza a tipologie di flussi di migranti di estrazione etnico
religiosa diversa da quella cristiana, con provenienza dal sud del
pianeta
-
La segregazione sociale
-
1.
2.
3.
Boal (1981) propone una teorizzazione nella quale è importante tenere in
considerazione l’ampiezza della differenza culturale tra il gruppo etnico di
migranti e quello della cultura nella quale migrano; si potranno avere quindi
una pluralità di esiti:
La differenza è talmente debole da non produrre concentrazione, si ha
subito la dispersione
La differenza esiste in una certa misura ma la concentrazione potrebbe
durare per un periodo limitato di tempo (la prima generazione), è quindi
temporanea e dà luogo a colonia
La differenza è così elevata da rendere probabile una concentrazione
stabile nel tempo, si può allora avere un ghetto involontario (se prevale il
rifiuto da parte degli altri gruppi) o enclave volontaria (se prevale il
desiderio di mantenere intatta la propria identità)
Le popolazioni urbane
Gli studi sulle popolazioni secondo Martinotti risentono dei
cicli temporali di diversa entità e della mobilità
Popolazioni metropolitane: aggregati di individui con caratteri
comuni, ma senza il riferimento alle classi sociali
Sono quattro e si distinguono per il diverso rapporto che
instaurano con la città:
1.
2.
3.
4.
Abitanti
Pendolari
City users
Metropolitan businessmen
Le popolazioni urbane
Abitanti
Risiedono in città, in genere vi lavorano, ne utilizzano beni e servizi
2.
Pendolari
Non risiedono in città, vi giungono per lavorare, e parzialmente ne
utilizzano i servizi
3.
City users
Non risiedono in città, non vi lavorano ma hanno un rapporto basato sul
consumo di beni e servizi
4.
Metropolitan businessmen
Non risiedono in città, ma vi sono presenti per periodi di tempo limitati
(affari) e con richieste di consumo di alta qualità
1.
Le generazioni di metropoli
1.
2.
3.
4.
Città tradizionale (abitanti, limitata presenza di pendolari)
Metropoli di prima generazione (maggior incidenza di pendolari,
ben distinti dagli abitanti)
Metropoli di seconda generazione (rispetto alla precedente si
aggiungono i city users)
Metropoli di terza generazione (massiccia presenza anche dei
metropolitan businessmen, soprattutto in alcune zone)
Le “nuove” popolazioni urbane (core e ring)
Pendolari alla rovescia
Risiedono nel core, ne utilizzano beni e servizi,
lavorano nel ring
2. Ring users
Inverso dei city users, vivono e lavorano nel core,
frequentano il ring per consumo e loisir
3. Urbani non radicati
Risiedono nel core, lavorano e fruiscono di beni e
servizi nel ring
1.
La città come sistema
La città è un sistema complesso e, secondo un approccio sistemico, con una
profonda interdipendenza con gli ecosistemi sui quali si poggia
Si basa sull’utilizzo di un insieme limitato di risorse ambientali non sempre
rinnovabili (capacità di carico)
Fino a pochi anni fa questi aspetti erano poco indagati, e la sociologia della città
era permeata da un forte antropocentrismo
In seguito a diversi filoni di ricerca nell’area della sociologia dell’ambiente
si è riproposta anche nello studio della città la concezione unitaria
della natura, di cui le città sono parte integrante, pure nella sua
specificità e artificialità
Poste queste premesse, come e cosa si definisce per qualità della vita
urbana?(condizioni
di
benessere,
valori
ispiratori,
percezioni
soggettive….sono parametri valutabili meglio con indicatori piuttosto che
con misurazioni)
La città e i comportamenti degli abitanti
La città in quanto sistema influisce (oltre che essere
influenzato da) sugli abitanti
Condizionamenti fisici (barriere architettoniche, piste
ciclabili, durata del verde ai semafori….)
Condizionamenti culturali (per alcune confessioni
religiose la mancanza di spazi distinti per uomini e
donne)
Condizionamenti
psicologici
(percezione
di
sicurezza/insicurezza)
La città e gli spazi
Spazi iperregolati: luoghi in cui i gradi di libertà tendono ad
essere ridotti (caso limite le istituzioni totali di Goffmann)
ma in generale supermercati, discoteche
Spazi sottoregolati:luoghi in cui c’è una relativa assenza di
regole d’uso e norme di comportamento e controllo
(possibilità di creatività/difficoltà di fruibilità)
Nelle metropoli contemporanee c’è una moltiplicazione di
spazi iperregolati intervallati da spazi sottoregolati, con
una tendenza verso i primi, a scapito di uno spazio
pubblico normale in cui la GESTIONE della città sia
responsabilità della comunità
La città, l’ecosistema e le macchine
Nelle città vivono e si sono adattate specie viventi non umane (animali e
vegetali)
Animali: animali domestici e simbiosi involontaria con popolazioni di altri
animali adattatesi al contesto urbano (ratti, gabbiani, volpi, cani e
gatti randagi)
Vegetali: per scarsa manutenzione o introduzione di essenze rivelatisi
infestanti
L’ecosistema urbano comprende inoltre gli artefatti (macchine, strumenti
tecnologici, stratificazioni di infrastrutture nel sottosuolo)
La relazione dell’uomo con le macchine e i dispositivi definisce
l’apprendimento sociale di routine funzionali all’interazione uomomacchina (uso del parchimetro o del distributore automatico, delle
strisce pedonali e dei semafori…)
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lezione 7