la raccolta
definitiva
I
BALORDI
METROPOLITANI
in tiratura
limitata
LA RACCOLTA CELEBRATIVA a 25 anni dalla costituzione del gruppo
da leggersi ad alta voce mentre l’altoparlante del treno gracida informazioni incomprensibili
>> n. 3 <<
sede asociale: 00131 Roma, via Doria Percivalle 99/z – [email protected]
*** REDAZIONALE ***
di Giggi Playmobil
Cari lettori, prosegue in questo terzo numero della raccolta celebrativa, la narrazione delle avventure e delle
imprese dei Balordi Metropolitani di Roma nel ventennio che va dal 1990 al 2009.
Chi, malauguratamente per lui, fosse interessato ad avere gli arretrati della presente raccolta, per vantare nella
propria libreria favorita la collezione completa, li può richiedere utilizzando il nostro riferimento; sono disponibili
esclusivamente copie cartacee, in ossequio alla nostra tradizione che vede distruggere il file dopo la stampa del
prodotto, per rendere, negli anni a seguire, le copie superstiti uniche ed inimitabili.
Dopo queste opportune e doverose
informazioni, vi lasciamo alle sagaci e vivaci
penne degli Autori, con il più scontato e
prevedibile augurio di buona lettura.
Sigismondo Usodimare presenta:
Locuzioni e modi di dire dell’italico
linguaggio: Abbecedario
L’abbecedario è una frase di sollievo che
viene esclamata da qualcuno che si accorge
che c'è anche Dario.
Un gruppo di ragazzi nella periferia di
Chicago, in provincia di Milano, stavano
giocando a calcio in un campetto tra i palazzi
(vedi foto sotto). Ad un certo punto un
giocatore rimase infortunato e dovette
ritirarsi. I ragazzi non seppero più cosa fare:
cercarono disperati un rimpiazzo, finché
videro seduto in panchina a guardarli un
Cosa stanno facendo i protagonisti della foto?
a)
b)
c)
Studiano a tavolino una inedita turbativa Stradale;
Trascorrono un pomeriggio all’insegna della preghiera e
della meditazione;
Si adoperano affinché l’umanità abbia un futuro migliore.
ragazzino poco più piccolo di
loro.
Kathiusho, il ragazzo più
grande del gruppo, gli chiese “Tu,
come ti chiami?”. Il giovine rispose
“Mi chiamo Dario”.
A quel punto Kathiusho
esclamò con evidente sollievo:
“Abbecedario!” Così nacque il
famoso termine. La parola divenne molto nota e pian piano si diffuse anche
al di fuori di Chicago (MI), fino ad essere conosciuta in tutto il mondo, a
Kuala Lampur e poi anche a Bari.
Sommario
Pagina 2:
la pagina di Paolo il
Silenzioso
Pagine 2 e 3: i grandi miti dei Balordi
Metropolitani
Pagine 4 e 5: la toponomastica di Roma
Pagina 5:
il secondo Rinascimento
Pagina 6:
Pengo + la Macchina
del Tempo
Pagina 7:
gli inarrivabili articoli di
Mario er Sonno
Pagina 8:
l’Odierna Biografia
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 2
Paolo il Silenzioso
è estremamente lieto di presentarVi:
PERCHE’ LE RAGAZZE SI METTONO IL CERONE SULLA FACCIA?
Acuti lettori (speriamo...) e incerate lettrici, questo mese vi proponiamo uno dei più atavici
dilemmi che da sempre si pongono i ragazzi ogniqualvolta vengono a trovarsi faccia a faccia
con una fanciulla..... ovverosia, perché le ragazze si mettono il cerone sulla faccia?
Per “cerone” intendiamo quella abnorme quantità di tinta, fondotinta, cipria, fard, terra
copri-occhiaie e non so quali altre vaccate che, mischiate la mattina sul viso prima di uscire,
solidificano in pochi secondi e non si levano più, nemmeno con lo scalpello.
Tuttavia il divertimento per le fanciulle inizia la sera: sono necessarie almeno 2 ore e mezza per
levare lo “stucco” e questo quando tutto va bene (non sempre i loro genitori hanno una scatola degli attrezzi abbastanza
fornita). Spesso a noi ragazzi capita di “innamorarci” a prima vista di candide ragazze viste di spalle, ma la cruda realtà è sempre
la stessa: quando si girano, il 90% delle volte sono emeriti cessi e il 10% hanno il terribile strato di fastidioso cerone sulla faccia
che ci inibisce anche i più animaleschi istinti primordiali.
Personalmente quando mi trovo in questa situazione, chiedo alla malcapitata se ha appena finito una partita di calcetto sul
campetto parrocchiale dove ogni venerdì giocava Giggi Playmobil con i suoi amici, poi aggiungo con un mezzo sorriso “Bhè,
devono averti fatto molti falli per ridurti in questa maniera (ossia piena di terra!)”.
Fateci caso adesso che è primavera e andiamo incontro alle magliette con le maniche corte e ai calzoncini: la ragazza che vi
sta di fronte ha la pelle delle braccia di un bel colorito, anche le gambe non sono malaccio: ma la faccia, aaaaaaaarghhhh!!!:
bianca, pallida, cadaverica, in una parola: STUCCATA. Fra di noi sono ormai sorte scommesse su quanti sono gli effettivi
centimetri di “stucco” che avviluppano i loro visi. Un centimetro? due? forse tre? Mhà, sta di fatto che i nostri dubbi e le nostre
perplessità permangono, s’accrescono, s’ingigantiscono, come la panza di David l’Uomo del Monte dopo il suo lauto pasto
serale.
Queste ingenue ragazze non capiscono che lo “stucco” non serve a coprire i loro brufoli poiché purulenti e pieni di pus
come sono, si impongono sul loro viso rompendo lo spesso strato di cera che li ricopre e causando inoltre un antipatico effetto
forfora marrone sui candidi colletti per non dire quando davvero esagerano il terribile effetto (sgommata di guano). Il
famigerato cerone oltre a lasciare numerosi residui sugli abiti di tutti coloro che hanno anche uno sporadico contatto con queste
fanciulle dà un senso di disagio ai ragazzi che vedono queste povere facce sgretolate come brulla terra dopo un’annata di
interminabile siccità.
Dunque ci chiediamo ma dove sono finite le belle ragazze acqua e sapone di tanti anni fa? PAOLO IL SILENZIOSO
consiglia “Non truccatevi! Al massimo un po’ di mascara ed una sfumatura d’ombretto: sarete sicuramente più belle, ed io potrò
tornare a casa finalmente con la camicia PULITA!”
Giggi Playmobil presenta
I GRANDI MITI DEI BALORDI METROPOLITANI:
Le riunioni intellettuali segrete
da Marco Fontina
Nei primissimi anni ‘90 abitavano a Roma, nel
triangolo Nomentano-Trieste-Salario, persone di nobili
natali ed aristocratiche origini.
Questi gentiluomini erano: Gianmarco denominato
il Conte e la sorella denominata, per una questione di
logica consequenziale, la Contessa; Marco (I)
denominato l’Austriaco e la sorella Laura (I) detta
Armandina; Gerardo denominato il senzacollo; Marco
(II) denominato Fontina e la sorella Laura (II) detta il
giunco; le sorelle Monica ed Alessandra T. dette le
sorelle della Tangenziale; Diego B. denominato il Re
della Tangenziale; Marco (III) denominato “il
negriero” e Alessandro Folgore, denominato all’epoca
“il Cacone”.
Questi i motivi dei loro soprannomi: per
Gianmarco e Marco (II), si trattava di semplici
adattamenti ai loro cognomi, in modo che la pronuncia
fosse semplificata; l’Austriaco era detto così perché era
un grandissimo rompiballe; Armandina, questo
soprannome le fu dato da Albertone D’A. il
Pornouomo e ancora oggi ne ignoriamo il motivo;
Gerardo il Senzacollo doveva il suo appellativo alla sua
particolare conformazione fisica, che lo rendeva simile
ad un tronco d’albero sul quale ci appiccichi una zucca;
il Giunco, sogno proibito di tutto il gruppo, aveva un
fisico slanciato e flessuoso; le sorelle della Tangenziale
abitavano sulla Circonvallazione Nomentana proprio
sotto casa di Carlo il Cinghialone e del fratello il
Negro; Diego, Re della Tangenziale, non ha bisogno di
presentazioni; il Negriero organizzava feste a casa sua,
si faceva pagare anticipatamente le bevande e poi, con
la scusa che non gli era avanzato il resto, se lo giocava
alle corse dei cavalli con risultati prossimi allo zero; ed
infine Alessandro Folgore, detto il Cagone e anche qui,
a memoria di Balordo, ignoriamo il motivo.
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 3
Queste simpatiche persone erano solite riunirsi nel
lussuoso ed opulento attico di Marco Fontina, situato
nelle vicinanze di largo Ettore Marchiafava (zona
università, quartiere Nomentano), per disquisire delle
cose più importanti ed elevate, come la filosofia, la
politica, la musica, l'andamento dell’economia europea,
ed altro ancora durante lunghissime riunioni che
avevano termine solo all'alba, e sulle loro tavole
imbandite si potevano trovare estese ed interminabili
fette di salame di cioccolata, opera della sorella del
Conte, la “contessina” Maria Gioia.
gruppo, era Alessandro Folgore, che preferiva
passare il tempo ad infastidire Laura detta il Giunco
provandoci in ogni momento e a cercare di suonare
con la chitarra le canzoni Country, e che segretamente
avvisava i Balordi ogni qualvolta avvenivano le loro
riunioni, informandoli dell’ora e luogo esatti, allo
scopo di divertirsi un poco, perché trovava le riunioni
e le conversazioni tremendamente noiose.
Le date di questi incontri erano sempre tenute
segrete; Marco Fontina evitava di divulgarle perché
temeva che i Balordi Metropolitani, suoi conoscenti e
terribili nemici perché il Conte era compagno di classe
di Cri Camomilla, ne venissero a conoscenza, con tutti
gli spiacevoli effetti o meglio conseguenze che
potevano derivarne.
Tuttavia accadeva che proprio in ricorrenza degli
incontri, Giggi Playmobil e i suoi accoliti si
presentassero con sicurezza infallibile al suo portone e
si attaccassero al citofono con tale insistenza che
Marco, per non perdere la faccia e il decoro di fronte
agli inquilini del suo stabile, era costretto a farli salire.
E’ chiaro e se vogliamo, anche un po’ scontato, che
una volta saliti, i Balordi non ottemperavano alle
precise disposizioni di Marco, che raccomandava
contegno e compostezza, ma al contrario si
comportavano in maniera alquanto riprovevole agli
occhi dei presenti: Giggi Playmobil si dirigeva senza
indugio alcuno in cucina e si faceva fuori tutto il
salame di cioccolata, Bruno Tartaruga ci provava con
Laura detta il Giunco, Cri Camomilla s’intrometteva a
sfregio nelle elevate conversazioni di filosofia e
declamava i cori degli Irriducibili della Lazio, Luca il
Nudo dal gran caldo (anche se era novembre) si sfilava
i pantaloni e rimaneva in mutande, Daniele il Parrucca
al posto della musica da camera metteva a palla i CD
degli Iron Maiden.
Insomma, il regolare svolgimento della serata
risultava pregiudicato, a tal punto che spesso Marco
Fontina, per impedire il verificarsi di altri incresciosi
episodi decideva di cambiare il luogo e l’ora degli
incontri, talvolta a casa dell’Austriaco a via
Nomentana, talvolta dal Negriero a corso Trieste,
talvolta dal Conte in via Stamira.
Ma ciononostante doveva subire egualmente le
frequenti razzie dei Balordi, che si presentavano con
precisione infallibile sotto ai relativi portoni al punto
che Conte s’insospettì: se ufficialmente non c’era una
fuga di notizie, qualcuno del suo gruppo doveva fare
per forza la spia; … ma chi?? … CHI???
Subito i suoi sospetti caddero su una persona
precisa: in effetti l’unico elemento che non si
interessava mai ai discorsi e sermoni del ristretto
Fu durante l’ultima “invasione” che il Conte lo
smascherò: mentre tutti i presenti si sdegnavano di
fronte a Luca il Nudo che ruttava il suo nome,
cognome e codice fiscale, e a Bruno Tartaruga che
masticava la torta a bocca aperta, Alessandro Folgore
non si trattenne più e cominciò a rotolarsi per terra
dalla felicità, inseguì il gatto di Marco per tirargli la
coda, ingoiò tutti i pasticcini che Armandina portava
per il thè delle 17, si arrampicò sulle tende del salotto e
si lanciò sul tappeto simulando incursioni belliche e
tattiche di guerriglia.
La punizione del Conte e di Marco Fontina fu
terribile ed esemplare: riunitisi preventivamente in
adunanza plenaria, gli preclusero la partecipazione a
tutte le successive riunioni.
Alessandro, rimasto senza gli amici istituzionali,
raggiunse allora i Balordi Metropolitani che lo
accolsero come uno di loro e per ringraziarlo di tutte le
informazioni fornite, gli donarono molte fette di
salame di cioccolata, asportate precedentemente e di
nascosto dalla cucina di Marco.
Insieme a loro fu iniziato e scoprì il fascino della
vita di strada e si rese protagonista di tipiche imprese
come il lancio del secchio d’acqua dall’attico di viale
Libia il sabato pomeriggio sulla gente che passeggia e
guarda le vetrine dei negozi, le grida inumane sotto le
gallerie della stazione Termini, la partita di calcio nudi
a Velletri, il chitarrone (simpatico ed innocente
ischerzo consistente nell'attaccare ai citofoni le
linguette delle lattine di Coca-Cola in modo che il
pulsante rimanesse premuto), e tanti altri aneddoti che
voi, amici lettori ed amiche lettrici, scoprirete giorno
dopo giorno leggendo queste pagine comodamente
dalla postazione del vostro ufficio di lusso,
rigorosamente nelle ore lavorative.
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 4
Sul numero inaugurale della nostra raccolta abbiamo disquisito
sulla vicenda dell’adolescente Giggi Playmobil che, sin dai tempi
delle scuole medie, si affacciava alla consapevolezza che la sua città,
Roma, presentasse una suddivisione territoriale ben definita che
non lasciasse spazio ad approssimazioni o imprecisioni di alcun
tipo; ma, essendo poco più che un giovinetto, gli riusciva ben
difficile dimostrare le sue tesi, e fare breccia nell’ignoranza della
massa, non essendo queste suffragate da documentazioni
inoppugnabili.
Oggi, a distanza di ben 25 anni, egli è finalmente in possesso di
tutto ciò che gli mancava all’epoca e possiamo quindi cominciare
l’esposizione su questo argomento tanto interessante quanto poco
conosciuto.
Giggi afferma senza timore di essere smentito che: “a Roma il
quartiere Africano non esiste e piazza Euclide non è ai Parioli”;
vediamo quindi come si addiviene a cotale affermazione, da egli
profferita con invidiabile sicumera.
Giggi Playmobil presenta:
La Toponomastica e i quartieri di Roma
Il Comune di Roma presenta diverse tipologie di
suddivisione territoriale, fra le quali una amministrativa
ed una storica. La suddivisione amministrativa è
rappresentata dai Municipi (ex Circoscrizioni); la
suddivisione storica è rappresentata dalle Suddivisioni
Toponomastiche in cui sono ricompresi i quartieri.
E’ già questa doppia divisione (amministrativa/
toponomastica) che trae in inganno la massa e gli stessi
romani per primi, i quali spesso e volentieri si
confondono, pur essendo Municipi e Quartieri
totalmente differenti per ciò che inerisce la divisione
del territorio, gli anni di istituzione, le finalità sociali e
demografiche.
Non ci credete? Allora rispondete, subito e senza
pensarci troppo, a che differenza c’è tra un quartiere e
un Municipio. Sono certo che la risposta immediata
non vi può scaturire, perché ‘sta differenza, tutto
sommato, non la conoscete.
Essendo io nato e cresciuto a Roma, sono sempre
stato affascinato dalla divisione di questa vastissima
città in quartieri; giravo, poco più che 12enne, sia in
bicicletta sia in motorino (il Motom 48, un complesso
e pesante ciclomotore anni ‘60 che solo in epoca più
recente riuscii a far sostituire con un più familiare e
rassicurante Piaggio SI’) per tutta la città e non potevo
fare a meno di notare come ogni quartiere fosse
diverso dagli altri; in alcuni v’erano costruzioni
moderne, in altri più antiche, alcuni erano di chiara
matrice popolare, altri erano lussuosissimi, eccetera,
eccetera, eccetera; queste sono nozioni che qualunque
libercolo in commercio vi può dare, e non sarà su
questo che io insisterò.
Piuttosto, posso affermare che la conoscenza della
gente in generale, e dei romani in particolare sulla loro
città (che è anche, essendovi nato e cresciuto, la MIA
città) è estremamente carente per quello che concerne
Il Motom 48, col
quale Giggi iniziò
l’esplorazione della
sua città nei
primissimi anni ‘80
la divisione del territorio; magari i romani sanno tutto
delle piazze, delle Chiese, dei monumenti, dei cinema e
dei centri commerciali della Capitale, ma sui quartieri, i
loro confini, la loro storia, le loro modifiche, sono
decisamente ignoranti; semplicemente, ignorano come
stanno le cose.
E come potrebbe essere altrimenti? Se addirittura
su qualunque sito, libro, trattato o saggio si possono sì
trovare molte informazioni possibili su quello che
concerne l’argomento; ma, al momento di parlare in
maniera tecnica di date, di confini, di delibere, di
cifre certe tutti i limiti informativi vengono fuori e
con tutte le loro preoccupanti lacune! Addirittura,
utilizzando per la mia trattazione in merito, l’inevitabile
consultazione di manuali specialistici e di mappe di
raro accesso, ho potuto constatare come anche essi
presentino delle lacune terrificanti.
Bisogna ammettere che gioca a evidente sfavore
della conoscenza da parte dei romani anche il fatto che
da parte dello stesso Comune, non vi è più interesse –
come una volta invece vi era – a divulgare nozioni sui
quartieri, in quanto si tratta perlopiù di info storiche e
quindi
non
inerenti
a
un
aspetto
pratico/amministrativo. Onestamente, a quanti di voi
interessava sapere che se attraversavate via Nomentana
da via Pompeo Ugonio a via di S. Agnese voi stavate
passando in tempo reale dal quartiere Nomentano al
quartiere Trieste?
Insomma, la mia impresa si rivelava ai limiti del
titanico: offrire sull’argomento “quartiere” una
esposizione chiara, precisa, corredata di date certe (ove
possibile; ove non fosse possibile, ammettendo la
lacuna con franchezza), ma soprattutto esaustiva e
definitiva che una volta per tutte eliminasse ogni tipo
di dubbio fra la massa.
I quartieri di Roma sono quanto di più “romantico”
possa esistere riferendosi a eventi sociali, storici ed e
urbanistici che affondano le loro radici agli anni ’10 del
secolo scorso.
Comincerò adesso a esporre subito quattro nozioni
preliminari, che costituiscono l’ABC di ciò che
dovrebbe sapere un romano d.o.c.; successivamente,
sui prossimi numeri, tratterò l’argomento in tutta la sua
interezza.
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 5
Le quattro nozioni preliminari sono:
modifiche né di aggiunte. Pertanto, quando i noti
costruttori presenti sulla piazza romana lottizzano e
costruiscono palazzi o complessi residenziali, essi
non creano nuovi quartieri come sovente la massa
erroneamente asserisce!!; essi invece costruiscono
palazzi o complessi residenziali sul territorio di
quartieri già esistenti, ma semplicemente non
ancora edificati relativamente a quella specifica
porzione territoriale.
 In relazione alla storia bi-millenaria di Roma, i
quartieri
rappresentano
un
qualcosa
di
relativamente recente, poiché hanno visto la luce
“solamente” nel 1921, cioè nemmeno 100 anni fa.
 Il tracciamento dei quartieri con l’apposizione dei
relativi confini è avvenuto tenendo conto del
seguente criterio: tra le altre, le grandi e storiche
strade consolari di Roma (via Aurelia, via Flaminia, via
Nomentana, ecc.) fungono esse stesse da confine tra
più quartieri: un quartiere vi sarà alla sinistra di ogni
strada (ove vi sono i numeri civici dispari), e un
altro quartiere vi sarà alla sua destra (ove vi sono i
numeri civici pari)! Poi, proseguendo il percorso
della strada in direzione “fuori Roma” altri quartieri
vi saranno, sempre in ragione di uno alla sinistra
della strada stessa, e un altro alla sua destra; e così
via, fino ad arrivare ai suburbii (ove presenti) ed alle
zone.
 Tutti i 35 quartieri di Roma non sono ulteriormente
sotto-divisi in nessuna altra porzione territoriale.
Ora che la pagina è finita, vi do appuntamento ai
prossimi numeri dove verrà di certo completata la
trattazione del presente argomento.
 L’attuale elenco dei quartieri (che vedremo nei
prossimi numeri) è completo e non necessita né di
esempio tratto dalla tavola del Tuttocittà della SIP del 1985:
via Nomentana, strada consolare, ricade in più quartieri
Giggi Playmobil presenta: il secondo Rinascimento secondo Bruno Tartaruga
Questa prefazione di Gabriele il “Postulato” ci sarà utile come introduzione a quanto stiamo per narrare.
“FORSE NON TUTTI SANNO CHE”
Nel 1582, sotto il pontificato di papa Gregorio XIII, furono cancellati dal calendario 10
giorni, più precisamente, quelli compresi tra il 4 ed il 15 di ottobre.
Questo per riportare l’anno civile alla pari con l’anno solare, perché il calendario giuliano
(introdotto nel 45 a.c. ai tempi di Giulio Cesare), fino ad allora in vigore, aveva accumulato
10 giorni di ritardo rispetto al calendario solare (ed infatti nel 1582 l’equinozio di primavera
cadeva l’11 marzo invece del 21, come avrebbe dovuto essere).
I fatti. Nell’anno scolastico 1989/90 Bruno Tartaruga frequentava l’ultimo anno
di Liceo e nel mese di aprile la professoressa di storia lo interrogò sul secondo
Rinascimento.
Bruno si alzò diligentemente in piedi, com’era in uso all’epoca tra gli interrogati, e
disse: “Il secondo Rinascimento viene dopo il primo”. E quindi si sedette, fra
l’incredulità della classe.
La professoressa, stizzitissima, gli disse: “Secondo te, adesso, che voto ti dovrei
mettere?”
Bruno: - “Di certo mi dovrebbe mettere lo stesso voto che metterebbe a se stessa, dato che, tanto per restare
nello stesso periodo storico, lei non sa affatto cosa accadde il 15 ottobre del 1582”.
La prof.: - “Ovviamente il 15 ottobre del 1582, trovandoci in pieno secondo Rinascimento, accadde che ci fu la
ratifica della Chiesa che sancì l’impegno a controllare e indirizzare lo sviluppo della cultura e la crescente perdita di
potere e di autonomia degli intellettuali laici”.
Bruno: - “Credo che non possa assolutamente essere successo quello che lei ha appena detto, dal momento che
tale data non è mai esistita, dato che fece parte di quel pacchetto di 12 giorni cancellati dal calendario da papa
Gregorio XIII. E ora, che voto facciamo?”.
La classe tributò a Bruno una immediata e prolungata standing ovation, mentre la campanella di fine ora che
suonò proprio in quell’istante sottrasse la professoressa da ulteriori lazzi, frizzi e mottetti da parte degli ormai
fomentatissimi compagni di classe.
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 6
I videogiochi da bar degli anni ’80: PENGO
Un simpaticissimo e molleggiato pinguino antartico muovendosi in un labirinto di cubetti
di ghiaccio doveva unire i tre diamanti senza mai farsi prendere dagli snoo-bee, esserini
colorati e molleggiati di forma tonda, che poteva schiacciare con i cubetti stessi o facendogli
prendere la scossa sui quattro lati del quadro.
Via via che venivano schiacciati, altri Sno-Bee uscivano dalle uova che erano contenute
all’interno di alcuni blocchi di ghiaccio. Vi ricorderete di certo che, all’inizio di ogni quadro, i
blocchi che contenevano queste uova erano brevemente evidenziati da un lampeggio del
colore degli Sno-Bee di quel livello. Le uova potevano essere eliminate rompendo i blocchi di
ghiaccio che le contenevano. Se Pengo spingeva un muro laterale, l'acqua “vibrava” ed ogni
Sno-Bee adiacente al muro restava stordito per qualche secondo: in questo stato uno SnoBee poteva essere eliminato da Pengo semplicemente camminandoci sopra. Il quadro
terminava quando erano eliminati tutti gli Sno-Bee presenti.
I blocchi di diamante erano infrangibili: se venivano ordinati in una linea orizzontale o verticale, il giocatore guadagnava un
bonus. L’allineamento dei blocchi di diamante stordiva anche temporaneamente tutti gli Sno-Bee.
Se il giocatore resisteva per più di 60 secondi in un quadro, il gioco entrava in quella che in gergo “tecnico” si definisce
“modalità morte improvvisa”: la musica ed i movimenti degli Sno-Bee acceleravano e se restava un solo Sno-Bee, questo impazziva
e cercava di raggiungere velocemente un angolo dello schema di gioco per autodistruggersi mentre veniva suonato un motivetto
musicale..
Il cabinet in questione era presente, tra gli altri, al bar di via Pisa nel quartiere Nomentano negli anni dal 1985 al 1987.
Valutazione: 8 e mezzo!
LUCI, MOTORE ... ANIMAZIONE (di Go Alex Nagai) !
Dopo la lunga monografia di due mesi fa su Goldrake, ricordiamo questa
volta un altro eroe della nostra giovinezza che ha preso i nostri cuori col suo
sentimento, il grande CAPITAN HARLOCK, l'uomo vestito da pirata come ci
si vestirebbe all'ultimo minuto per una festa di carnevale, con la benda
sull'occhio destro e la cicatrice, disegnata con la matita del trucco della mamma,
sulla guancia sinistra.
Definito da alcuni “un pirata del futuro, un uomo che ha scelto la via della
libertà”, preferendo lo spazio ad una Terra in cui si sono persi tutti i valori,
Capitan Harlock è in realtà la figura del capitano anarchico: andava dritto per la
sua strada fregandosene di tutto e di tutti.
Il bel capitano (capitano de che, poi, che non si sa quale federazione lo abbia
investito) era un noto furfante-borsarolo che ad un certo punto, per riuscire a
scappare dalla polizia mondiale, aveva rimediato una bagnarola travestita da
astronave (la famosa ARCADIA che per arma usava una lama che usciva dalla
prua tipo coltellino multiuso).
Lo accompagnava una ciurma di delinquenti, ma la cosa più bella erano i
nemici: i nemici di Capitan Harlock erano dei vegetali, delle verdure e delle
donne con le quali, anziché farci un harem, combatteva invece con tutte le sue
forze. Parimenti, il suo casellario giudiziario è pieno delle avventure del pirata
che vanta una fedina penale come quella di Ciarrapico.
La storia: Un giorno un'enorme palla nera si abbatte sulla Terra. Essa reca una misteriosa iscrizione che tutti tentano di
tradurre. Solo il prof. Daiba riesce a decifrare la scritta che significa "Gloria eterna a Mazone" capendo di trovarsi di fronte ad
un grido di battaglia di una civiltà extraterrestre. Avvisa dunque le autorità che per tutta risposta lo uccidono. Il figlio del
professore, Tadashi, a conoscenza di tutta la storia, viene attaccato proprio da uno di quegli alieni per essere messo a tacere. Le
mazoniane, infatti, capitanate dalla regina Raflesia, si sono ormai insidiate tra i terrestri per conquistare il pianeta. Il loro unico
ostacolo è il nostro buon Capitano.
Dati tecnici: Costituita da 42 episodi la prima serie televisiva e da 22 la seconda, la storia di Capitan Harlock è tratta da un
fumetto autore del quale è il giapponese Lei Marsumoro, creatore di altri miti come il Galaxy Express 999, Sterblazer, Danguard
ed altri.
Esisteva anche un lungometraggio dal titolo “L'Arcadia della mia giovinezza” del 1982 in cui si narravano le vicende
giovanili del capitano.
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 7
Mario er Sonno
è estremamente lieto di presentarVi:
LA SINDROME DA ACCANNAMENTO
OPERATA DAL PARTNER
Non c’è dubbio alcuno! Siete entrati di prepotenza
nel tunnel dello scoramento psico-fisico-motoriocardiocircolatorio e vi attenderà un lungo calvario
dall’iter ormai tipizzato:
1. Fase del dialogo forzato:
Cercate una spiegazione in tutto ciò che vi circonda, e
sentirete l’irrefrenabile impulso di chiamare il più
sfigato dei cartomanti al suo numero a pagamento.
2. Fase dei consigli inutili.
Vi circondate delle persone più anonime della terra che
vi elargiranno frasi banali a condizione che li chiamiate
al loro numero a pagamento.
3. Fase del recupero degli hobbies non graditi al
vostro partner.
Girate con un chewing gums sempre in umido nella
vostra bocca che attaccherete sul pomello del cambio
dell’autobus mentre andate a karate.
Graziose lettrici ma soprattutto manicomialissimi
lettori, in tutta confidenza è stata dura svegliarmi per
questo evento così pregno di densità emotiva e di
commozione, ed è stata ancora più dura convincere i
miei familiari a non vendermi all’università del
Piemonte Orientale come corpo da mettere sotto
spirito (non avere reazioni all’avvicendarsi del giorno e
della notte non vuol dire essere defunto!!!). Ma io ho
vinto la pigrizia e l’ozocerite che regna spavalda sui
miei capelli per consegnarvi un altro messaggio di vita.
Quello che voglio affrontare con analiticità è il più
scottante dei problemi che vi avrà coinvolto almeno
una volta nella vita:
LA SINDROME DA ACCANNAMENTO
OPERATA DAL PARTNER.
Questa comune malattia colpisce gli adulti di
qualsiasi età che si siano esposti prolungatamente ad
una storia d’amore, anche nelle più oscure latitudini del
globo terracqueo, con esclusione di Vico di Fassa,
Bergamo di Sotto e Bagnoli di Sopra (PD).
Carattere peculiare della sindrome è il suo
manifestarsi sotto forma di frasi del tipo:
- oggi non ci possiamo vedere perché c’è l’hockey
femminile juniores in TV;
- sono cambiata molto in questo quarto d’ora;
4. Fase difensiva.
Avete uno scontro verbale, ma dai toni pacati, con chi
vi saluterà amichevolmente dicendo: “visto che vi siete
lasciati, niente in contrario se ci provo io con la tua
ragazza?”
5. Fase del chiarimento con i vostri genitori.
Avete uno scontro ancora verbale, ma dai toni questa
volta pacatissimi, con vostra madre e/o padre e/o
entrambi che vi rimbrotteranno con fare cipiglioso
dicendo, nell’ordine, che lei era stata l’unica ragazza
che vi aveva fatto mettere la testa a posto, che non
l’avete mai capita, che si immaginavano che sarebbe
finita così in malo modo e che la poverina ha tutta la
solidarietà parentale.
6. e ultima. Fase del brillantismo vacuo.
Vi ritrovate a fare il signor “e chi se ne frega; di
persone così ne trovo a mazzi” quando nel bel mentre
infilate la batteria di scorta al telefonino perché “Lei
potrebbe sempre chiamare”.
Detto questo non mi resta che congedarmi dal
vostro cospetto, sperando che in questi vostri primi
mesi di lettura della presente raccolta vi stiate
divertendo così come io mi sto divertendo a non
partecipare mai alle riunioni di redazione (se proprio le
vogliamo chiamare così), data la mia lontananza
geografica; d’altronde “ogni impedimento ha il suo
giovamento”.
- non posso accompagnarti perché mi hanno rubato i
sedili della macchina;
- e se aprissi un baretto sulla spiaggia di Malindi?
Saluti sonnolenti dal sempre vostro Mario er Sonno
I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 3 - pagina 8
L’Odierna Biografia: Bruno Tartaruga
Bruno Tartaruga è
stato la punta di
diamante della squadra
dei Balordi. Brillante,
aitante,
atletico,
economo, parco, sobrio,
sempre sorridente, deve
il
suo
soprannome
all’esilarante modo di
sporgersi dal finestrino
delle automobili, tale da somigliare a una tartaruga che
fuoriesce dal guscio.
L’unico modo di averlo avuto come nemico era
quello di chiedergli un prestito in denaro: che siano
state 100 misere lire dello scorso millennio o anche
dieci miseri centesimi di euro del millennio presente,
notavate la sua fantastica memoria nel chiedervi la
restituzione della moneta anche a distanza di parecchi
anni (vi chiedeva gli interessi se erano passati più di
due giorni).
Preciso come un finanziere modello, noterà il pelo
nell’uovo in qualsiasi circostanza: difatti i codici Civile,
Penale e soprattutto Stradale, sono la sua Bibbia.
Già all’età di 14 anni dava prova del suo acume
finanziario raccogliendo bottiglie vuote sulla spiaggia
di Lido dei Pyni con il suo amico di consorzio, Andrea
detto il “Fantauzzo” e rivendendole a tutti gli
alimentari del posto, facendosi ripagare i vuoti. Dopo
aver messo da parte una cospicua fortuna, ha
proseguito nell’intento arraffando tutte le monete che i
villeggianti si perdevano sulla spiaggia di Lupetta con
l’ausilio di una enorme calamita, progettata
appositamente dall’ingegner Marco R. detto “Doohan”
per via della sua guida aggressiva e spettacolare.
Durante i suoi bui anni scolastici, in cui riuscì a
collezionare appena sedici minuti complessivi di
studio, riuscendo nel contempo a farsi bocciare una
dozzina di volte, inventò la moda Grunge: lo si poteva
ammirare per i corridoi del Liceo Giulio Cesare vestito
della sua oscena tuta Adidas blu con le strisce bianche,
con calzettoni bianchi e mocassini, chiusa fino al collo,
con sotto canottiera di lana infeltrita modello Terence
Hill e mutande con il triangolo davanti.
Agli albori degli anni ’90 vi è la sua consacrazione
come Leader del gruppo. Dalla sua mente geniale
usciranno, negli anni a seguire, la quasi totalità delle
iniziative e delle imprese dei Balordi Metropolitani,
oggi scolpite imperituramente nelle pagine della
presente raccolta celebrativa: prese parte a tutte le cene
del gruppo del Conte Gianmarco alla pizzeria “La
Botticella” durante le quali scaricava, mediante accordi
riservati con il cameriere compiacente, sul “centro di
costo” dell’altro tavolo le 3 pizze a testa più gli infiniti
antipasti che i voraci Balordi si sbafavano ogni volta;
partecipò alle turbative di tutte le feste universitarie,
dalle quali si congedava apponendo le suonerie di tutte
le sveglie delle varie case ad orari notturni intervallati
di 15 minuti; ideò e diresse tutte le fasi della stampa e
della apposizione sulle fermate dell’ATAC degli adesivi
gialli; fu l’artefice della devastazione dell’appartamento
di una sua compagna di classe a piazza Mincio, in
occasione di una serata che passò alla storia come la
festa romana più gettonata del 1991; effettuò una
abilissima chiusura al traffico di via Chianti, mediante
l’apposizione di un finto cantiere di lavori in corso ed
eludendo perfino la sorveglianza che Carlo il
Cinghialone effettuava 24 ore al giorno verso la
suddetta strada; effettuò turbative informatiche e
megaspamming d’autore, riuscendo a creare finti inviti
a cena da parte di ignari e sconosciuti interlocutori
remoti; collezionò fermate dell’autobus, fontanelle,
cartelli e dissuasori stradali, semafori, lanterne e cabine
telefoniche che conserva tutt’ora gelosamente dentro
una delle sue non meglio precisate case della costa.
Abilissimo ed instancabile camminatore, prese
parte a tutte le camminate del gruppo ed è quindi
l’unico a poter vantare – a tutt’oggi – una percentuale
di partecipazione del 100%; tra le altre, possiamo
segnalare passeggiate storiche quali:
dicembre 1994: - Roma-Velletri, via Appia Nuova (S.S.7)
con partenza da piazza Bologna, circa 48 km, 10 ore di
cammino, effettuata con Luca il Nudo;
marzo 1995: - Roma-Velletri, via Appia Antica con
partenza da porta S. Sebastiano, sempre 48 km circa, sempre
10 ore di cammino, effettuata con Alex Folgore e Paolo il
Silenzioso;
gennaio 1996: - Ostia-Nettuno, via Litoranea (S.P. 601)
con partenza da piazzale Amerigo Vespucci, 45 km circa,
effettuata con Daniele il Parrucca, Luca il Nudo e Giggi
Playmobil (che arrivò strisciando);
luglio 1996: - pellegrinaggio Roma-Monte Amiata e
ritorno di 315 km in quattro giorni, per partecipare al quale
ha lasciato la ragazza dell’epoca perché lei invece in quei 4
giorni, voleva andarsene al mare.
Quartiere di provenienza: Trieste.
I BALORDI METROPOLITANI - la raccolta celebrativa
LA PRESENTE RACCOLTA:
1)
NON HA PERIODICITA’ ALCUNA;
2)
NON HA ALCUN FINE DI LUCRO;
3)
PRESENTA UN ESCLUSIVO SCOPO NARRATIVO, in quanto
costituita da rubriche e articoli divulgati in maniera del tutto
spontanea da parte degli scriventi; nonché da narrazioni di
episodi e avvenimenti realmente accaduti tra il 1990 e il 2009.
REDAZIONE UNICA ED INIMITABILE
(in ordine analfabetico):
Giggi Playmobil – Direttore Irresponsabile, Redattore Capo, portatore sano di numerose malattie tropicali;
Oreste Bazzicaluva – fornitore fotografico, di testi, rubriche, quiz, impaginatore grafico e campione rionale
di arrotolamento degli spaghetti;
Dolores De Panza – correttrice di bozze e abile cuoca del team.
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