Nuove strade per Formia
Written by daniele iadicicco
Friday, 19 November 2010 09:36 -
Dopo le accese polemiche per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia a Formia, il Comune ha
deciso di rendere omaggio ad alcuni personaggi pre-unitari strettamente collegati alla storia
della città.
La commissione cultura, presieduta dal Dott. Pietro De Meo, ha approvato all'unanimità
l'intitolazione di strade/via ai seguenti illustri personaggi, di cui Terraurunca vi offre un breve
cenno biografico.
Ferdinando II di Borbone – Re delle Due Sicilie
Negli ultimi anni di regno Re Ferdinando II di Borbone, tenne in massima considerazione la città
di Formia. Vorrei ricordare solo alcune delle iniziative che intraprese per la crescita della nostra
comunità:
- Unificò i due borghi presenti creando un unico comune quello di “Mola di Gaeta e Castellone”;
- Progettò la nostra villa comunale, avviando quel rammodernamento poi completato in epoca
italiana;
- Acquistò, per il nascente comune di “Mola di Gaeta e Castellone”, l’attuale palazzo in cui si
trova l’archivio storico da una nobile famiglia formiana, per instaurarci un nuovo municipio che
potesse essere a metà strada tra i due vecchi borghi.
- Per lo stesso fine, avvio il restauro della chiesa di Santa Teresa, che doveva fungere da
chiesa centrale. Per rendere omaggio ai due borghi, e per una convivenza pacifica
commissionò al formiano Pasquale Mattej due quadri raffiguranti San Giovanni Basttista e
Sant’Erasmo da installare nella chiesa restaurata;
- Impedì la costruzione del tratto ferroviario Formia-Gaeta, che era stato previsto via costa,
scongiurando un disastro ambientale;
- Acquistò dal Principe di Caposele, l’antica villa di Cicerone (oggi Villa Rubino), per farne sua
residenza reale. Il Re era solito passare lunghi periodi tra Gaeta e Formia. Affidò i restauri della
villa di nuovo al Mattej. Grazie a questo atto, si riportarono alla luce le antiche rovine della villa,
subito venduta a privati in epoca italiana.
Antonio d’Elia – Soldato borbonico caduto in Mola
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Formiano morto a Formia per la difesa della sua città, nella battaglia di Mola di Gaeta del 1860.
Soldato dell’Armata di Mare, Antonio D’Elia, ferito nella battaglia del Ponte di Mola e ricoverato
nell’ospedale allestito nella chiesa di S. Teresa.
Colonello Michele Pezza – Duca di Cassano – detto Fra’Diavolo
La storia del Col. Michele Pezza è entrata nella leggenda. In tutto il mondo, sui centinaia di testi
che riportano le sue gesta, troveremo di certo sempre menzionata Formia, e più in particolare
Maranola ( in cui sarebbe auspicabile avere una Via a lui dedicata). Il borgo di Maranola veniva
usato dal Colonnello come rifugio nei momenti in cui difendendo la sua Patria, combatteva
contro i francesi per l’assedio di Gaeta. Nel 2011 ricorrerà il 240° anniversario della sua
nascita.
Cenni biografici tratti da fra diavolo.eu “Era mezzogiorno, l’11 novembre del 1806, quando il
Colonnello Michele Pezza, detto Frà Diavolo, entrava nella leggenda: morte per impiccagione.
La sentenza, scaturita da un veloce processo, nonostante l'appassionata difesa di un principe
del foro del tempo, l'avv. Francesco Lauria, pose fine, a soli 35 anni, ad una vita a dir poco
"avventurosa".
La madre lo diede alla luce, secondo di dodici figli, in una casa situata nel centro storico d’Itri.
Altri nomi vennero dati al neonato, come era d'uso nei tempi andati. Così che, al momento del
rito cristiano "don Francesco Iudicone, battezzò [...]" un maschio nato alle ore 10 del 7 aprile
del 1771 da Francesco Pezza e da Arcangela Matrullo cui furono imposti i nomi di Michele
Arcangelo, Domenico, Pasquale". Così risulta dal registro dei battezzati al n. 509 della
Parrocchia di S. Maria Maggiore d’Itri, chiaramente in latino.(foto) A romanzare la vita di Frà
Diavolo sono stati in tanti, rendendogli un cattivo servizio; le notizie qui riportate i si rifanno a
dati e fonti attendibili, e trovano riscontro anche nel carteggio del colonnello Pezza depositato
presso l'Archivio Nazionale di Parigi. “
Francesco II e Maria Sofia di Borbone – Reali delle DueSicilie
Ultimi regnanti del Regno delle Due-Sicilie, la loro storia è indissolubilmente legata a quella
delle nostre città, per i tragici epiloghi che la storia risorgimentale ci ha insegnato. Si fecero da
parte, dopo un estremo opponimento, al momento in cui capirono che un ulteriore resistenza
avrebbe causato troppi morti tra i loro concittadini.
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Morto Re Ferdinando II, Maria Sofia divenne regina a soli 18 anni al fianco di Francesco II,
allora ventitreenne, il 22 maggio 1859, fino alla capitolazione di Gaeta avvenuta il 13 febbraio
1861.
Divenne molto popolare proprio durante l'assedio della piazzaforte di Gaeta, dove la corte si era
rifugiata il 6 settembre 1860 per tentare un'ultima resistenza alle truppe piemontesi. Cercò in
tutti i modi di incoraggiare i soldati borbonici distribuendo loro medaglie con coccarde colorate
da lei stessa confezionate, prese ad indossare un costume calabrese di taglio maschile affinché
pure la popolazione civile la sentisse più vicina, come una di loro, partecipò personalmente ai
combattimenti incitando alla lotta i soldati e recandosi in visita dei feriti negli ospedali.
Generale Negri – Esercito borbonico in difesa di Mola e Gaeta
Si distinse nella battaglia del garigliano. Fece di tutto, donando la propria vita, per far si che i
piemontesi non arrivassero ad attaccare Mola e Gaeta.
Tratto da “Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861, Volume 2” di Giacinto de'. Sivo 1867
Duro fu che pel ponte ( del garigliano ndr) smosso s'impedisse a' cavalli di raccogliere il frutto
della giornata; ma più dura riuscì la morte del general Negri, che colpito al piede, poi
all'addome, cadde dicendo: Difendete questo passo e vinceremo. Nato a'21 giugno I818, ferito
a Catania nel 19, oraavea pugnato a Caiazzo, a Capua c a S. Angelo, guadagnato più gradi in
due mesi. Felice che morì vincendo, nè vide la ruma della patria. Boccheggiante, a Scauri spirò
a Gaeta ebbe esequie; il re gli decretò un monumento. La pugna durò due Di E, con poco
sangue, per le precoci fughe del nemico. Avemmo morti undici uomini, e feriti 86 con quattro
ufliziali; 19 cavalli morti e 80 feriti, quasi tutti dell'artiglieria. I Sardi assalitori e scoperti patirono
assai più.
Carlo di Borbone – Re di Napoli
Regalò al Sud Italia e a Formia, un periodo di notevole rinascita sia politica, che economica
inaugurando quel lungo periodo di pace che andò fino all’unità d’Italia. Costituendo un regno
libero ed autonomo diede la possibilità alle nostre città di risorgere per il commercio marittimo e
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per le diverse produzioni (artigianali o industriali) che si andarono formando in tutto il golfo.
“Carlo Sebastiano di Borbone (nome completo: Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio; Madrid,
20 gennaio 1716 – Madrid, 14 dicembre 1788) fu duca di Parma e Piacenza con il nome di
Carlo I dal 1731 al 1735 (de jure fino al 1738), re di Napoli e Sicilia senza utilizzare numerazioni
(era Carlo VII secondo l'investitura papale, ma rifiutò tale ordinale)[1] dal 1735 (de jure dal
1738) al 1759, e da quest'anno fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III (Carlos III).
Nel 1734, durante la guerra di successione polacca, al comando delle armate spagnole
conquistò i vicereami austriaci di Napoli e di Sicilia, e l'anno successivo fu riconosciuto come
legittimo re delle Due Sicilie dai trattati di pace, in cambio della rinuncia ai ducati farnesiani e
medicei. Capostipite della dinastia dei Borbone di Napoli, restituì alla città l'antica indipendenza
dopo oltre due secoli di dominazione straniera, inaugurando un lungo periodo di rinascita
politica e ripresa economica.”
Ferdinando Palasciano – Ufficiale borbonico, padre della Croce Rossa
(Capua, 13 giugno 1815 – Napoli, 28 novembre 1891)
È considerato uno dei precursori della Croce Rossa. «L'origine dell'istituzione si fa risalire a
Ferdinando Palasciano», recita testualmente - a esempio - l'Enciclopedia universale
Rizzoli-Larousse (vol. IV, pag. 680, voce "Croce Rossa internazionale").
Nacque a Capua, da Pietro, originario di Monopoli, trasferitosi a Capua per lavoro in quanto
segretario comunale, e Raffaella Di Cecio originaria di Capua. Si laureò giovanissimo in Belle
Lettere e filosofia, veterinaria ed in Medicina e Chirurgia. Così, a soli 25 anni e con tre lauree il
giovane ufficiale dell'esercito borbonico Ferdinando Palasciano si trovava a Messina durante i
moti insurrezionali del Risorgimento del 1848, adoperandosi per prestare le cure mediche
anche ai nemici rimasti feriti durante i combattimenti
« Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero
reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e
che adottassero rispettivamente quello dell'aumento illimitato del personale sanitario durante
tutto il tempo della guerra » (F. Palasciano)
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