SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Progetto SEPA: area industriale di Viaggiano (PZ) come area
produttiva ed ecologicamente attrezzata
STUDIO DI FATTIBILITÀ
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Sviluppo Basilicata S.p.A.
Società per Azioni con unico socio
Via Centomani, 11 – 85100 Potenza
Studio realizzato nell’ambito del progetto SEPA Sustainable and equipped
productive areas - Aree produttive sostenibili ed attrezzate. Progetto cofinanziato dal programma di cooperazione transnazionale Sud Est Europea 2007
– 2013
REDATTO DA:
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
INTRODUZIONE ......................................................................................... 5
I SVILUPPO SOSTENIBILE E AREE INDUSTRIALI........................................... 10
1.1 Sviluppo Sostenibile ......................................................................... 10
1.2 L’impresa sostenibile ........................................................................ 11
1.3 Sviluppo e aree industriali: APEA e SEPA ............................................ 14
II ANALISI DEL SITO, LOCALITA’, COMPLESSO DI RIFERIMENTO DELLO STUDIO
19
2.1 La Val D’Agri ................................................................................... 19
2.1.1 Il sistema socio-economico ......................................................... 19
2.1.2 Il sistema produttivo ................................................................. 23
2.1.3 Habitat, paesaggio e ambiente antropizzato ................................. 26
2.1.4 Il Parco naturale dell’Alta Val d’Agri ............................................. 32
2.2 Area industriale di Viggiano ............................................................... 34
2.2.1 Inquadramento geografico dell’area ............................................. 34
2.2.2 Vincoli ambientali e paesaggistici ................................................ 39
2.2.3 Quadro normativo, programmatico dell’area ................................. 40
2.2.4 Trasporti mobilità e logistica ....................................................... 50
2.2.5 Analisi delle aziende insediate ..................................................... 52
2.2.6 Infrastrutture, servizi e consumi dell’area..................................... 55
III ANALISI DI MERCATO .......................................................................... 66
3.1 Indagine sui servizi dell’area ............................................................. 66
3.2 Altre criticità ................................................................................... 69
3.3 Swot analysis area industriale ........................................................... 70
3.4 Analisi dell’area in relazione alla vocazione produttiva e alla sua possibile
strutturazione in area ecologicamente attrezzata ....................................... 71
3.4.1 Il centro oli Val d’Agri ................................................................ 71
3.4.2 I rischi dell’attività petrolifera ..................................................... 75
3.4.3 Le emissioni in atmosfera ........................................................... 76
3.4.4 Sostenibilità ambientale e attività estrattiva ................................. 79
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
IV ANALISI DI FATTIBILITA’ DELLA RICONVERSIONE DEL SITO IN AREA APEA 80
4.1 Caratteristiche di un’area Apea .......................................................... 80
4.2. Analisi dei rischi e fattibilità dell’implementazione dell’area APEA presso il
sito industriale di Viggiano ...................................................................... 84
4.2.1 La base dati e la condivisione del progetto ................................... 84
4.2.2 Le aziende insediate processi produttivi e quadro regolatorio .......... 86
4.2.3 Dimensioni del sito e sviluppo ..................................................... 87
4.2.4 Applicabilità degli obiettivi Apea al sito ......................................... 91
4.3 Rappresentazione della proposta progettuale e fattibilità finanziaria e
procedurale .........................................................................................110
4.4 Analisi di sensitività ........................................................................115
4.5 Analisi delle ricadute sul sistema locale..............................................115
4.6 Verifica della fattibilità amministrativa e procedurale del soggetto gestore
116
4.6.1 La struttura del Soggetto Gestore ..............................................119
4.6.2 I compiti del Soggetto Gestore ...................................................122
4.6.3 I costi del Soggetto Gestore ......................................................124
V ANALISI DELLA FATTIBILITA’ DI AREA SEPA ............................................130
5.1 Caratteristica dell’area SEPA ............................................................130
5.2 Sostenibilità sociale .........................................................................130
5.2.1 Lavoro ....................................................................................131
5.2.2 Sicurezza e salute ....................................................................135
5.2.3 Partecipazione .........................................................................139
5.3 Sostenibilità economica ...................................................................140
5.3.1 Le potenzialità future dell’area ...................................................145
CONCLUSIONI ........................................................................................148
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
INTRODUZIONE
Il presente documento si inserisce nell’ambito del progetto sperimentale europeo
SEPA, “Sustainable and equipped productive areas”, che vede la Regione
Basilicata, attraverso la società Sviluppo Basilicata, partecipare insieme ad altre
9 organizzazioni di sette Paesi europei, ad iniziative volte a riqualificare aree
produttive secondo parametri di sostenibilità.
Il presente lavoro ha come obiettivo l’analisi di fattibilità per la trasformazione
dell’area industriale di Viggiano in un’area che presenti le caratteristiche di sito
SEPA (area produttiva sostenibile).
Tale definizione, come avremo modo di spiegare ampiamente nel corso del
presente lavoro, va ben oltre il concetto più noto di area ecologicamente
attrezzata perché, oltre all’introduzione di fattori gestionali e infrastrutturali atti
ad ottimizzare l’impiego delle risorse (sostenibilità ambientale), si pone in
un’ottica allargata di sostenibilità, comprendendo anche le ricadute sociali ed
economiche che le attività produttive hanno sul territoriale di riferimento.
Il documento è stato organizzato in tre macro sezioni. La prima, comprende i
primi tre capitoli: il primo capitolo introduce da un punto di vista teorico il
concetto di sostenibilità e differenzia le caratteristiche di un’area produttiva
ecologicamente attrezzata (APEA) da un’area produttiva sostenibile (SEPA); nel
secondo e terzo capitolo vengono rappresentate le caratteristiche socioeconomiche, produttive e naturalistiche dell’area e i principali fattori di
competitività, al fine di delineare il quadro complessivo entro il quale è
posizionato il sito produttivo. La seconda sezione (capitolo 4) è stata invece
dedicata alla verifica delle condizioni di sostenibilità ambientale necessarie al fine
di poter organizzare l’area industriale come area ecologicamente attrezzata
(APEA). L’ultima sezione, (capitolo 5), verifica infine l’esistenza anche degli
elementi di sostenibilità sociale, ed economica, necessari per la riconversione
dell’area in un progetto più complesso di area produttiva sostenibile (SEPA).
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Lo studio di pre fattibilità
Il presente studio è stato preceduto da un’analisi di pre-fattibilità che ha
individuato, fra le aree industriali della Basilicata quale fosse il sito più idoneo a
poter divenire un’area APEA/SEPA.
L’analisi è stata redatta valutando, sui diversi siti industriali della Regione, i valori
dei seguenti indicatori:
- impatti potenziali attuali e futuri della produzione sull’ambiente;
- accessibilità al sito;
- potenzialità insediative.
Tali indicatori, sono stati pesati e calcolati in modo da premiare l’area produttiva
con minori costi ambientali per la collettività e maggiori capacità attrattive per la
localizzazione delle imprese1.
A nostro giudizio, e senza voler cadere in polemiche infruttuose, l’analisi presenta
degli
evidenti
e
macroscopici
errori,
tali
da
provocare
una
sbagliata
individuazione del sito sulla base degli stessi parametri assunti dallo studio.
In particolare, come si evince dalle tabelle riportate di seguito, i calcoli si
sarebbero dovuti svolgere suddividendo l’indicatore di ciascuna area rispetto agli
addetti della stessa area (es. Carico Organico in Acque Viggiano/Numero Addetti
Viggiano). In realtà lo studio, per evidente errore, è stato condotto suddividendo
tutti gli indicatori di ciascun sito rispetto al numero di addetti dell’area di San
Nicola di Melfi determinando risultati assolutamente fuorvianti. Nella tabella è
stato evidenziato in rosso il valore reale che si sarebbe ottenuto per l’area di
Viggiano applicando in modo esatto la formula.
1
Studio di pre fattibilità - pag. 42 par. 6.1.3. Indicatori sintetici di performance ambientale.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Impatti potenziali attuali
San Nicola di Melfi
Viggiano
La Martella
Val Basento
Addetti
esistenti
Carico Organico
in Acque (El)
Rifiuti
Prodotti
(t/anno)
Consumo idrico
(mc/anno)
Consumo
Energetico
(MWh/anno)
Emissione in
atmosfera
(t CO2/anno)
9.270
61.443
22.874
5.932.531
362.923
123,5
6.850
5.427
41.877
19,6
23.514
13.766
1.883.052
80.339
31,6
18.219
38.368
5.464.452
391.621
74,8
464
2.100
1.863
797.065
Indicatori di impatto attuali
Carico Organico in
Acque (E/addl)
Rifiuti Prodotti
(t/anno*add)
Consumo idrico
(mc/anno*add)
Consumo
Energetico
(MWh/anno*add)
Emissione in
atmosfera
(tCO2/anno*add)
6,628
2,468
639,971
39,150
0,013
San Nicola di Melfi
0,739
Viggiano
0,585
85,983
14
11
4,517
1717
0,002
90
0,04
La Martella
2,537
1,485
203,134
8,667
0,003
Val Basento
1,965
4,139
589,477
42,246
0,008
Impatti potenziali futuri
Addetti
futuri
Carico
Organico in
Acque (El)
Rifiuti
Prodotti
(t/anno* add)
Consumo idrico
(mc/add/anno)
Consumo
Energetico
(MWh/anno)
Emissione in
atmosfera
(t CO2/anno)
San Nicola di Melfi
10.160
106.138
33.488
7.578.953
408.721
159,7
Viggiano
969
31.759
14.976
2.477.099
42.065
37,1
La Martella
3.732
38.075
27.543
3.805.152
194.011
72,0
Val Basento
2.954
26.725
47.640
6.381.102
430.096
105,8
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Studio di fattibilità
Indicatori di impatto futuro
Carico Organico in
Acque (E/addl)
Rifiuti Prodotti
(t/anno*add)
Consumo idrico
(mc/anno*add)
Consumo
Energetico
(MWh/anno*add)
Emissione in
atmosfera
(tCO2/anno*add)
10,447
3,296
745,960
40,228
0,016
3,126
1,474
243,809
4,140
0,004
San Nicola di Melfi
Viggiano
33
15
2.556
43
0,04
La Martella
3,748
2,711
374,523
19,096
0,007
Val Basento
2,630
4,689
628,061
42,332
0,010
L’errore è particolarmente rilevante se si considera che il punteggio attribuito a
tali indicatori è pari al 30% dell’intero punteggio.
Altro aspetto da sottolineare è, a nostro giudizio, la valutazione fatta nello stesso
studio sul grado di attrazione dell’area misurata non in termini assoluti di
superficie disponibile ma in termini percentuali (tale indicatore incide per il 20%
sull’intero punteggio). Ciò ha portato al paradosso di indicare più attrattiva l’area
industriale di Viggiano con 22 ha disponibili (11,6 % sull’intera area) rispetto a
quella di San Nicola con 100 ha disponibili (10,2 % dell’intera area)2.
Area disponibile [ha] Area industriale [ha] Percentuale di area disponibile
San Nicola di Melfi
100
979
10,2%
Viggiano
22
190
11,6%
La Martella - Matera
124
470
26,4%
Val Basento
551
4.205
13,1%
Risulta doveroso pertanto sottolineare tale increscioso aspetto proprio perché, a
nostro giudizio, oltre ai suddetti errori, che ne hanno totalmente capovolto il
risultato finale, l’analisi non ha assolutamente preso in esame l’opportunità di
realizzare degli audit preventivi sui siti oggetto di studio al fine di valutare per
ciascuno di essi ove vi fossero almeno i pre requisiti organizzativi (informazioni di
base, organizzazione dei dati, disponibilità delle aziende al progetto), di business
2
Pag. 46 Studio di pre fattibilità
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
(aziende con processi produttivi idonei) e normativi (leggi e accordi) che
potessero permettere l’implementazione di un’area produttiva APEA/SEPA.
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Studio di fattibilità
CAPITOLO I
SVILUPPO SOSTENIBILE E AREE INDUSTRIALI
1.1 Sviluppo Sostenibile
Viviamo in un’epoca in cui si passa da una visione idilliaca dello sviluppo
industriale e della globalizzazione, intesa come circolo virtuoso, all’atteggiamento
opposto di chi predica il catastrofismo e l’impoverimento generale. Su un punto
c’è convergenza e unanimità di posizioni: il sistema terra vive un costante
depauperamento delle risorse naturali ed un continuo peggioramento delle
qualità ambientale dei suoi ecosistemi.
Una possibile linea d’azione è stata proposta dal vertice di Johannesburg sullo
sviluppo sostenibile del 2002 che ha indicato gli obiettivi e gli strumenti per
l’integrazione
della
dimensione
ambientale
nelle
strategie
di
sviluppo,
riconoscendo il ruolo necessario e positivo delle imprese per coniugare crescita
economica e protezione dell’ambiente e per porre fine al conflitto tra ambiente e
crescita industriale. Ciò richiede studio e applicazioni di processi e metodi che
permettano alle imprese di affrontare le sfide in campo ambientale e di utilizzarle
per avere maggiore vantaggio competitivo facendo dell’ambiente un’opportunità.
Solo guardando all’area industriale come un “sistema” è possibile proporre
strategie, metodi e strumenti efficaci per la tutela ambientale e la sicurezza della
popolazione, in grado di rispondere alle esigenze di tutti i portatori di interesse
presenti su un determinato contesto territoriale.
Le aggregazioni industriali rappresentano un considerevole vantaggio rispetto
alle imprese individuali, in quanto possono usufruire di servizi ambientali comuni
con risparmi in termini di costi e di gestione.
Per favorire l’accrescimento e lo sviluppo degli impianti produttivi di beni e
servizi, in armonia con il territorio, l’ambiente, la salute e la sicurezza, e quindi
per applicare nei fatti lo sviluppo sostenibile, si sono individuate negli ultimi anni
le seguenti principali linee alternative d’azione:
- semplificare ed unificare le procedure autorizzative degli impianti produttivi;
- 10 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
- dotare delle necessarie infrastrutture i siti dell’industria italiana minimizzandone
il grado di frammentarietà e la distanza dai mercati;
- sviluppare aree ecologicamente attrezzate, per gli impianti e le tecnologie ad
alta efficienza ambientale ed in grado di attirare investimenti tecnologicamente
avanzati e competitivi anche a livello internazionale;
- arricchire la dotazione infrastrutturale del Paese per favorire l’integrazione fra
le diverse aree a livello nazionale ed europeo, anche ai fini di un riequilibrio
Nord-Sud;
- valorizzare i comportamenti volontari e prevedere incentivi anche normativi per
le imprese che adottino procedure volte a garantire la compatibilità ambientale,
la salute e la sicurezza, instaurando, di fatto, un nuovo tipo di rapporto tra
amministrazione e imprese.
Per
questo
motivo
accanto
agli
strumenti
amministrativi
basati
sulla
regolamentazione diretta, di cui si è constatato se non il fallimento almeno
l’insufficienza, si stanno diffondendo strumenti di tipo economico come le tasse
(o le tariffe) ambientali, le misure di incentivazione per l’introduzione di
tecnologie pulite ed a minor impatto ambientale quali sgravi fiscali, contributi in
conto capitale, ecc. e strumenti di tipo volontario come l’EMAS (Reg. CE
1221/2009) o percorsi come quelli delle Aree Produttive Ecologicamente
Attrezzate, basati su dinamiche di mercato, dirette a favorire un rapporto nuovo
tra imprese, istituzioni e pubblico, che sia fondato sulla trasparenza, sul supporto
reciproco e sulla collaborazione.
1.2 L’impresa sostenibile
Lo sviluppo di un’economia, nel suo significato macroeconomico, non può essere
sostenibile se le attività delle imprese che operano in essa non è sostenibile.
Lo sviluppo viene definito “sostenibile” quando riesce a soddisfare i bisogni
presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i
loro bisogni. Da questa definizione emerge con chiarezza che l’obiettivo della
sostenibilità dello sviluppo è un obiettivo di lungo periodo che poggia su un
fondamento etico, in quanto si basa su un principio di equità applicato
- 11 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
innanzitutto alla distribuzione intergenerazionale delle risorse. In altre parole,
anche alle generazioni future deve essere applicato il principio di “pari
opportunità” con riferimento in primo luogo alle risorse naturali ed ambientali a
loro disposizione da cui dipenderà in modo cruciale la loro sopravvivenza, la
qualità della loro vita, nonché la capacità di raggiungere gli obiettivi che
riterranno opportuno proporsi. Questo principio si basa sull’assunto che le
generazioni presenti non hanno la proprietà delle risorse naturali ed ambientali
ma soltanto il loro temporaneo possesso. Ovviamente il principio di equità
applicato alla distribuzione intergenerazionale delle risorse deve essere applicato
anche alla distribuzione del reddito e delle risorse all’interno di ciascuna
generazione. Pertanto l’impresa deve dare il suo contributo al rispetto dei
suddetti
requisiti
ambientali
e
sociali
e
quindi
al
consolidamento
della
sostenibilità dello sviluppo. Definiamo un’impresa come sostenibile quando riesce
ad ottenere livelli soddisfacenti e stabili di redditività media nel lungo periodo e
crea valori duraturi per tutti gli stakeholders. Questa definizione si articola in due
parti che sottolineano aspetti indipendenti, anche se connessi e complementari,
della sostenibilità aziendale. La prima parte della definizione si riferisce
all’obbiettivo tradizionale dell’impresa, la massimizzazione del saggio di profitto,
ma precisa che per la sostenibilità dell’impresa contano i valori medi di lungo
periodo. La seconda parte della definizione si riferisce ai soggetti destinatari della
creazione di valore da parte dell’impresa. Secondo la concezione tradizionale,
l’impresa deve preoccuparsi soltanto di creare valore per gli azionisti. L’impresa
invece, dovrebbe preoccuparsi di creare valore non solo per gli azionisti
(shareholders) ma anche per tutti gli altri soggetti interessati all’attività
dell’impresa e ai suoi risultati (stakeholders), in particolare i dipendenti, i clienti e
la società civile del territorio ove operano. I risultati infatti confermano che le
imprese che sono sopravvissute più a lungo e che hanno ottenuto indici di
redditività medi più elevati sono proprio quelle che hanno dato maggiore
importanza agli interessi di tutti gli stakeholders in un’ottica lungimirante. Nel
passato, anche recente, le tematiche ambientali sono spesso state percepite
come un ostacolo allo sviluppo economico ed una minaccia all’occupazione in
- 12 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
conseguenza dei divieti e degli interventi repressivi delle autorità pubbliche.
Tuttavia negli ultimi anni la percezione di questo conflitto si è molto attenuata
per una serie di motivi. Vi è innanzi tutto una crescente pressione del mercato
nella direzione di una maggiore attenzione per la qualità ambientale dei prodotti
e dei processi produttivi. Ciò deriva in particolare da una crescente sensibilità
ambientale dei consumatori e degli utenti. A questi stimoli si aggiungono quelli
che derivano da una legislazione ambientale che negli ultimi tre decenni è
diventata sempre più rigorosa al fine di incentivare il rispetto dell’ambiente e
disincentivare lo spreco di risorse e l’inquinamento. Negli ultimi anni un numero
crescente di imprese si è impegnato attivamente a rielaborare il tradizionale
concetto di efficienza trasformandolo nel criterio più evoluto di ecoefficienza. Il
tradizionale concetto di efficienza perseguito dalle imprese è di per sé
pienamente compatibile con la sostenibilità dello sviluppo. Produrre in modo
efficiente vuol dire produrre beni e servizi a costi minimi, il che implica il minimo
uso di risorse umane e naturali, nonché minimo inquinamento dato che
quest’ultimo, a parità di altre condizioni, è proporzionale alle risorse consumate
come input produttivo. Tuttavia il criterio tradizionale di efficienza economica è
insufficiente perché non tutti i costi e benefici ambientali sono registrati dal
mercato (in quanto corrispondono ad esternalità positive o negative).Di qui
l’esigenza di elaborare un criterio di ecoefficienza che tenga conto in modo
compiuto dei costi ambientali impliciti, prima ancora che questi ultimi vengano
esplicitati dalla progressiva presa di coscienza dei consumatori e degli interventi
di politica ambientale. Infine, l’ambiente viene percepito sempre più dalle
imprese come opportunità di investimento, piuttosto che come semplice costo
implicito oppure vincolo. Ad esempio gli investimenti che consentono una
certificazione/registrazione ambientale riconosciuta (ISO 14000 /EMAS) stanno
diventando sempre più imprescindibili per le imprese italiane che vogliono
continuare ad esportare nei paesi con una legislazione ambientale più severa.
Inoltre, sempre più importanti stanno diventando le opportunità di investimento
proattivo diretto a progettare e commercializzare nuovi prodotti in nuovi mercati.
Molte
imprese
stanno
scoprendo
che
- 13 -
essere
all’avanguardia
nel
campo
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
ambientale
conferisce
un
vantaggio
competitivo
decisivo
per
l’attività
dell’impresa; consolida la propria reputazione riducendo il rischio di perderla, il
che è tanto più importante in quanto la reputazione è difficile da conquistare e
facile da perdere; costituisce un efficace strumento di marketing. Alla luce di
queste considerazioni, il conflitto tra obiettivi ambientali ed obiettivi aziendali si è
ridotto ad un aspetto del conflitto tradizionale implicito in qualsiasi strategia di
investimento dato che i costi di un investimento in capitale fisico e nuove
tecnologie devono essere sostenuti subito mentre i benefici sono distribuiti su
diversi esercizi futuri. Ciò è ancora più vero per gli investimenti ambientali, in
quanto i benefici si rendono visibili su orizzonti temporali molto lunghi, e molto
spesso l’azienda pone in essere investimenti i cui ritorni in termini monetari e
non potranno essere apprezzati solo dalle generazioni future.
1.3 Sviluppo e aree industriali: APEA e SEPA
La nozione di Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata è stata introdotta
nell’ordinamento legislativo italiano dal D.Lgs. n. 112/98 (Bassanini), prevedendo
all’art. 26 che le Regioni disciplinino, con proprie leggi, le aree industriali e le
aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari
a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente. Devono altresì
essere previste forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle
aree ecologicamente attrezzate da parte dei soggetti pubblici o privati. Si segnala
che la Regione Basilicata non ha ad oggi ancora tradotto il decreto legislativo in
un proprio intervento normativo.
L’obiettivo posto alla base delle Aree Ecologicamente Attrezzate è dunque la
sostenibilità ambientale intesa come la garanzia della tutela della salute, della
sicurezza e dell’ambiente da raggiungere attraverso:
•
la progettazione e realizzazione di contenuti urbanistico-territoriali di
qualità;
•
la realizzazione di condizioni di gestione ambientale di qualità;
•
l’individuazione di un Soggetto Gestore delle reti e dei servizi, unico per
l’area.
- 14 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Quest’approccio integrato deve perseguire il raggiungimento di benefici collettivi
superiori a quelli che si avrebbero dalla somma dei benefici individuali che
ciascuna impresa otterrebbe dall’ottimizzazione delle proprie performance.
Il tema focale della problematica è fondato, pertanto, sul presupposto di spostare
l’oggetto di interesse dalla singola azienda, o dal singolo sito, all’intera area
industriale;
Fattore
fondamentale
per
il
successo
delle
APEA
è
quindi
l’organizzazione del processo decisionale.
La protezione ambientale, elemento centrale della programmazione di un’area
APEA, costituisce solo uno dei tre pilastri su cui poggia lo sviluppo sostenibile ed
ulteriori elementi debbono pertanto essere presi in considerazione perché si
possa parlare di sviluppo sostenibile di area (SEPA).
Difatti, la presenza di un’area industriale in un territorio genera modifiche agli
elementi che compongono il sistema ambientale, il sistema economico ed il
sistema sociale. I tre sistemi sono spesso interdipendenti e le modifiche che
subiscono possono essere negative su un sistema e positive su un altro e
manifestare sullo stesso sistema effetti diversi nel tempo.
Un ruolo fondamentale delle aree SEPA è di permettere uno sviluppo sostenibile
della competitività territoriale cercando di combinare in modo ottimale:
competitività sociale intesa come la capacità dei soggetti di intervenire insieme,
efficacemente in base ad una stessa concezione di progetto, incoraggiata da una
concertazione tra i vari diversi livelli istituzionali;
competitività ambientale intesa come la capacità dei soggetti di valorizzare
l’ambiente quale elemento distintivo del loro territorio, garantendo al contempo
la tutela ed il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimonio (caratteristica
comune con le aree APEA);
competitività economica intesa come la capacità dei soggetti di produrre e
mantenere all’interno del territorio il massimo del valore aggiunto, consolidando i
punti di contatto fra i vari settori e combinando efficacemente le risorse al fine di
valorizzare la specificità dei prodotti e dei servizi locali.
L’area industriale sostenibile deve ricercare i benefici anche per le comunità
limitrofe al fine di assicurare che l’impatto netto del suo sviluppo sia positivo.
- 15 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Gli elementi che caratterizzano la gestione sostenibile di un’area industriale sono:
1. L’introduzione del concetto di “accettazione” dell’Area Industriale da parte del
Sistema Locale, quale elemento da considerare in tutti i momenti della vita di
Area
Industriale,
dalla
scelta
della
zona
dove
essere
ubicata
alla
sua
riqualificazione. Questo elemento deve consentire, agli enti istituzionalmente
coinvolti di fare delle scelte, di individuare il territorio più “adatto” per ricevere gli
impatti positivi e negativi in termini economici, sociali ed ambientali dell’Area
Industriale sul Sistema Locale;
2. La presenza e la gestione di infrastrutture comuni che consentano di
ottimizzare i comportamenti in campo ambientali, economico e sociale delle
singole imprese insediate nell’area industriale;
3. Una visione sistemica della gestione dell’Area e delle singole aziende insediate
che consenta di affrontare con continuità le criticità presenti e potenziali secondo
la metodologia nota come
PDCA
Plan-Do-Check-Act (pianificare, attuare,
verificare, agire). La metodologia PDCA applicata alla gestione di un’Area
Industriale può essere brevemente descritta nel modo seguente:
A. – Pianificare: stabilire gli obiettivi di miglioramento dell’Area considerata come
unica entità ed individuare i programmi che consentono di raggiungere gli
obiettivi definiti con il coinvolgimento di tutti gli attori che possono per
attribuzione di compiti istituzionali e volontari effettuare scelte per l’area
industriale;
B. - Attuare i processi e le attività necessarie per migliorare le prestazioni
ambientali, economiche e sociali dell’Area Industriale;
C. - Sorvegliare e monitorare le prestazioni dell’area e delle singole aziende per
tenere sotto controllo le interazioni tra l’Area Industriale ed il Sistema Produzione
– Territorio e Popolazione;
D. - Intraprendere le azioni necessarie per migliorare, a seguito dell’analisi dei
risultati del monitoraggio, le prestazioni dell’Area Industriale.
4. la condivisione delle scelte con le parti interessate presenti nel Sistema Locale
che consente di affrontare le criticità presenti con l’accettazione e la sinergia di
tutti i responsabili individuati (pubblici e privati). In particolare è destinata a
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Studio di fattibilità
fallire l’organizzazione strutturata secondo una visione top-down, che non
prevede la condivisione/concertazione con le imprese che compongono il parco
industriale, e in cui le misure volte al raggiungimento della sostenibilità sono
stabilite univocamente dagli organi di governo. Un processo bottom up o
condiviso, pur determinando tempi più lunghi e maggiore complessità gestionale,
può invece evitare la mancanza di supporto da parte dei soggetti che
effettivamente
dovranno
realizzare
la
riqualificazione
dell’area.
È
quindi
importante offrire a tutti gli stakeholders la possibilità di essere coinvolti nel
processo, in modo tale da evitare l’emergere di problemi o contrasti futuri.
Occorre cioè definire un nuovo percorso logico che, partendo dagli elementi che
contraddistinguono le Aree Industriali e, dove esistenti, le Aree Produttive
Ecologicamente Attrezzate (APEA), conduca alle Aree Produttive Sostenibili
(SEPA).
SEPA
APEA
AI
Elementi Protezione e prevenzione
gestionali ambientale
Sviluppo
economico
Migliormaneto
sociale
INFRASTRUTTURE
Economico
Sociale
Ambientale
ACCETTAZIONE SISTEMA LOCALE
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Sistema di gestione
Condivisione con
gli stakeholder
GESTIONE SISTEMICA CONDIVISA
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CARATTERISTICHE
APEA
OBBIETTIVO DI SOSTENIBILITA’
- Sistema di governance
AMBIENTALE
- Infrastrutture
- Sistema di governance
SEPA
AMBIENTALE
- Infrastrutture
SOCIALE
- Accettazione sistema locale
ECONOMICA
- Gestione sistemica condivisa
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Studio di fattibilità
CAPITOLO II
ANALISI DEL SITO, LOCALITA’, COMPLESSO DI RIFERIMENTO DELLO
STUDIO
2.1 La Val D’Agri
2.1.1 Il sistema socio-economico
Il territorio della Val d’Agri è ubicato nell’area sud-ovest della Regione Basilicata
ed è costituito dai 21 Comuni: Armento, Castelsaraceno, Castronuovo S.A.,
Corleto Perticara, Gallicchio, Grumento Nova, Guardia Perticara, Marsiconuovo,
Marsicovetere, Missanello, Moliterno, Montemurro, Paterno, Roccanova, San
Chirico Raparo, San Martino d’Agri, Sant’Arcangelo, Sarconi, Spinoso, Tramutola,
Viggiano.
La popolazione è concentrata nei nuclei urbani (circa il 73%), mentre la restante
parte risiede nei nuclei rurali e nelle case sparse presenti abbastanza
diffusamente, specie nel fondovalle, a riprova di marcati caratteri di utilizzo del
territorio per finalità agricole produttive.
La superficie amministrativa dei 21 Comuni dell’Ambito, è pari a 1.244 Kmq
(tabella
1).
L’estensione
territoriale
di
ciascun
Comune
è
sensibilmente
differenziata, infatti, va dai 101 Kmq di Marsico Nuovo ai 22,3 Kmq di Missanello;
in particolare:
•
1 Comune (Marsico Nuovo) registra un’estensione superiore ai 100
Kmq;
•
4 comuni hanno una superficie compresa fra i 97 Kmq e i 75 Kmq
(Moliterno; San Chirico Raparo, Sant’Arcangelo, Viggiano);
•
7 comuni si attestano su una superficie compresa fra i 75 Kmq e i 50
Kmq
(Castelsaraceno,
Armento,
Grumento
Nova,
Roccanova, Guardia Perticara, San Martino d’Agri);
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Montemurro,
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Studio di fattibilità
•
8
comuni
Missanello,
(Castronuovo
Sarconi,
Sant’Andrea,
Spinoso,
Paterno,
Gallicchio,
Marsicovetere,
Tramutola)
presentano
dimensioni inferiori ai 50 Kmq.
I Comuni hanno una modesta dimensione demografica, con popolazione variabile
tra i 577 e i 6548 abitanti; complessivamente la popolazione residente nel
comprensorio è pari a 49.158 unità (Istat, 2009), con una densità territoriale di
39,51 abitanti per kmq, inferiore alla densità territoriale media regionale pari a
59,40 abitanti per Kmq, che a sua volta risulta inferiore a quella del Sud Italia
oltre che al dato nazionale.
Per maggiore esaustività nella tabella seguente è rappresentata la densità
demografica di ciascun Comune, rapportata ai valori medi della Regione
Basilicata, del Sud Italia e dell’Italia.
Densità territoriale
Nello specifico si riscontra una densità territoriale superiore alla media regionale
e compresa tra 139 abitanti per Kmq e gli 88 in quattro Comuni (Marsicovetere,
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Tramutola, Sant’Arcangelo, Paterno); al di sotto della media regionale e
compresa tra i 46 abitanti per Kmq e 30 in sette Comuni (Corleto Perticara,
Gallicchio, Marsico Nuovo, Moliterno, Sarconi, Spinoso, Viggiano); al di sotto
della media territoriale e compresa tra i 29 abitanti per Kmq e i 12 in 10 Comuni
(Armento, Castelsaraceno, Castronuovo di Sant’Andrea,Grumento Nova, Guardia
Perticara, Missanello, Montemurro, Roccanova, San Chirico Raparo, San Martino
d’Agri).
Inoltre si registrano forti squilibri demografici, con piccoli centri in strutturale
crisi demografica e con una progressiva diminuzione del numero degli abitanti.
Andamento demografico e variazioni % dal 1961 al 2009
Al primo Gennaio 2009 il saldo demografico annuale risulta pari a -0,46%
corrispondente a –225 residenti, distribuiti tra tutti i comuni ad eccezione di:
Marsicovetere (+47) , Sarconi (+10), Viggiano (+10) (anomalo appare il dato di
Castronuovo Sant’Andrea (+ 22)).
Tra i Comuni maggiormente interessati dal calo demografico si evidenziano:
Marsico Nuovo (- 70), Paterno (-35), Spinoso (-28), San Chirico Raparo (- 27),
Gallicchio (-26), Grumento Nova (-21).
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Di seguito si riportano i dati, su base comunale, della popolazione residente per
classi di età e sesso, nuclei familiari e stato civile dei comuni di Viggiano e di
Grumento Nova in cui ricade l’area industriale di studio.
Popolazione residente a Viggiano al 2009 – Fonte ISTAT
Popolazione residente a Grumento Nova al 2009 – Fonte ISTAT
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2.1.2 Il sistema produttivo
Il sistema produttivo locale, fatta eccezione per l’industria petrolifera, è
caratterizzato da una forte concentrazione nei settori tradizionali e dalla
prevalenza
di
microimprese.
In
base
agli
indicatori
socioeconomici,
il
comprensorio si configura come un’area in ritardo di sviluppo rispetto alla media
nazionale e regionale.
Il tasso di disoccupazione è superiore al 25%. L’80% dei centri urbani presenta
una struttura demografica e insediativa rarefatta, aggravata da un’elevatissima
tendenza migratoria e dalla notevole incidenza dei pensionati sulla popolazione
attiva.
Il numero di unità locali registrate presenti sul territorio rappresenta l’11,2% del
totale regionale, mentre gli addetti extragricoli, nello stesso anno, rappresentano
il
10,1%.
Entrambi
i
valori
sono
inferiori
all'incidenza
demografica
del
comprensorio che, come detto, è pari all'11,5%.
La dimensione media di impresa, in termini di addetti, è piuttosto ridotta: le
unità locali extragricole hanno in media 3,3 addetti, a fronte di una media
regionale di 4 addetti e di un dato nazionale pari a 4,5 addetti per unità locale.
La vocazione produttiva tipica dell'area è quella agricola. Infatti Il 37% delle
unità locali registrate nel 2001, nella zona, effettua attività agricola: zootecnia,
cerealicoltura, silvicoltura. Vi sono anche alcune produzioni tipiche di alta qualità,
che potrebbero essere maggiormente valorizzate sui mercati nazionali ed
internazionali.
Le attività industriali sono meno diffuse (il tasso di industrializzazione è pari al
6%,
a
fronte
di
una
media
regionale
del
7,7%)
e
si
concentrano,
prevalentemente, nell'edilizia e nel suo indotto (lavorazione della pietra,
produzione di calce e calcestruzzo, carpenteria metallica e in legno) ed in piccole
attività manifatturiere a carattere artigianale. Fa eccezione ovviamente l'attività
di estrazione petrolifera.
Si riscontra poi un polo, di dimensioni medie, nel comune di Grumento Nova,
attivo nella produzione di articoli in plastica. Alcune attività produttive, come in
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Studio di fattibilità
particolare l'industria alimentare, quella del legno e l'abbigliamento risultano
piuttosto diffuse sul territorio, anche se sono frammentate in un certo numero di
piccole e piccolissime imprese.
In termini localizzativi, il comparto industriale appare concentrato nell'area sud
occidentale del comprensorio (nei comuni di Viggiano, Marsicovetere, Marsico
Nuovo, Grumento Nova, Moliterno, Tramutola). Detti comuni concentrano il
56,5% del totale degli addetti all'industria del comprensorio.
Sul versante dei servizi, il comparto del commercio appare piuttosto diffuso sul
territorio (il 24% delle imprese registrate è dedita a tale attività), non esistono
poli di concentrazione significativi nel terziario e i servizi più avanzati alla
persona ed alle imprese sono rari. Infatti:
•
solo il 3,5% delle unità locali registrate opera nel settore "trasporti,
magazzinaggio e comunicazioni";
•
appena lo 0,8% opera nel settore "intermediazione bancaria e
creditizia";
•
solo il 2,7% è presente nel settore "intermediazione immobiliare,
noleggio, informatica e ricerca";
•
il 3% appena opera nei servizi alla persona.
Anche il turismo appare sottodimensionato rispetto alle possibilità di espansione,
dato che nel settore "alberghi e ristoranti" opera solo il 5% delle unità locali
registrate nell'area. Tale settore è tuttavia caratterizzato, nell'area in questione,
da notevoli potenzialità di sviluppo, che lo rendono un'attività piuttosto
interessante per il futuro. In primo luogo, va sottolineata la ottima qualità
dell'ambiente, in un territorio incontaminato e caratterizzato da numerosi biotopi,
piante e specie botaniche di pregio, tanto da costituire la base per la
realizzazione di un parco naturale nazionale che attraversa, da sud a nord,
l'intera area.
Tale Parco, costituisce una preziosa base per la realizzazione, con opportune
politiche di valorizzazione, di un polo del turismo ambientale. Peraltro, Grumento
Nova, Armento e Guardia Perticara costituiscono anche interessanti centri
archeologici.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il quadro del Comprensorio, che emerge dall'analisi effettuata, può dunque così
riassumersi:
• una struttura insediativa rarefatta, composta da una molteplicità di microComuni, con una pressione antropica sul territorio modesta e minacciata da
rilevanti flussi migratori in uscita, particolarmente acuti nell'area meridionale ed
in quella settentrionale del Comprensorio;
• una popolazione in via di senilizzazione, con evidenti ricadute sul fabbisogno di
servizi alla persona (socio-assistenziali e sanitari);
• una struttura produttiva frammentata in piccole e piccolissime unità,
concentrate
in
settori tradizionali (edilizia
e
relativo
indotto,
artigianato
tradizionale) e nell'agricoltura, che costituisce la vera vocazione economica del
territorio, oltre che nel settore pubblico (Comuni ed altri enti locali), che assorbe
una rilevante quota degli addetti. Fuoriescono da questo quadro le attività
estrattive petrolifere e la presenza di un polo di medie dimensioni attivo nella
lavorazione della plastica a Grumento Nova. Inoltre l'agricoltura e la zootecnia
possono contare su produzioni di alta qualità (il fagiolo di Sarconi, olio, vino,
pecorino e altri prodotti caseari) che, opportunamente valorizzate, possono
rappresentare opportunità di sviluppo competitivo per le aziende agricole locali;
• il turismo rappresenta una potenzialità di sviluppo ancora tutta da valorizzare,
che si basa sull'eccellente livello di qualità ambientale, sulla presenza di notevoli
risorse ecologiche, archeologiche ed enogastronomiche che il territorio della Val
d'Agri è in grado di offrire ad un turista;
• l'area è caratterizzata da scarsa qualità delle relazioni interne e da carenze
della rete stradale;
• il commercio è caratterizzato da una estrema polverizzazione degli esercizi di
vendita, con una superficie media molto ridotta e una scarsa presenza della
GDO;
• nell'insieme,
i livelli occupazionali non sono sufficientemente elevati da
compensare l'alta incidenza della popolazione inattiva;
• la diffusione dei servizi sociali ed alla persona è ancora modesta, tanto da
pregiudicare la qualità della vita complessiva, in particolare per quanto riguarda
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le strutture del tempo libero e dello svago, dell'istruzione, creditizie e del
commercio e pubblici esercizi. Il gap in termini di servizi sanitari e socio
assistenziali è invece in corso di attenuazione, grazie agli interventi regionali
previsti dal Piano Socio Assistenziale e dalla legge regionale 21/99 in materia di
sistema dell'emergenza/urgenza.
2.1.3 Habitat, paesaggio e ambiente antropizzato
Caratteri geomorfologi e idrogeologici
Da un punto di vista geologico la Val d’Agri è una valle intermontana di età
quaternaria a impostazione tettonica, delimitata da faglie bordiere dirette ad
andamento appenninico, colmata da materiale detritico-alluvionale. La valle è
definita
da
rilievi
costituiti da
formazioni geologiche
di
natura
calcarea
appartenenti alle Unità di Piattaforma Carbonatica in sovrapposizione alle Unità
Bacinali Lagonegresi, costitute da formazioni calcareo-silico-marnose, e dalle
Formazioni terrigene di natura arenaceo-conglomeratica e silico-marnosa che
testimoniano lo smantellamento della neocatena appenninica e la deposizione dei
sedimenti in posizione di avanfossa provenienti dal nascituro arco peninsulare.
La successione stratigrafico-sedimentaria del Bacino della Val d’Agri è il frutto dei
processi deposizionali ed erosionali, con la possibile formazione di paleosuoli. Il
modellamento dei paesaggi è caratterizzato da una fluttuazione ciclica delle
oscillazioni climatiche, che hanno portato alla creazione di fasi di alluvionamento
dalla diversa durata intervallate da lunghe fasi di stabilità in cui si sono creati i
suoli.
La morfologia dell’Alta Val d’Agri è prevalentemente pianeggiante; la sua
regolarità è interrotta da conoidi di deiezione e incisioni fluviali, a testimonianza
dell’attività di sollevamento dell’area e dell’erosione dei versanti, e da colline e
rilievi di modeste dimensioni prevalentemente calcarei del substrato emergenti
dalla piana, resti delle antiche strutture sedimentarie. La porzione dell’alta Val
d’Agri situata in prossimità della soglia di sbarramento del paleolago si presenta
pianeggiante, ma incisa con terrazzi i cui bordi sono alti anche alcune decine di
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metri. È proprio su uno di questi terrazzi completamente bordato da un ciglio di
scarpata che si colloca il sito archeologico di Grumentum.
Per quanto riguarda l’idrogeologia, caratteristiche di notevole importanza dell’Alta
Val d’Agri sono la presenza di una falda acquifera piuttosto rilevante ma profonda
e la disposizione lungo i versanti orientali dei Monti della Maddalena di sorgenti
con portate considerevoli. Esse hanno costituito già ai tempi dei Romani, e
costituiscono ancora oggi, un apporto considerevole per ciò che riguarda una
delle risorse naturali più importanti per lo sviluppo di qualsiasi iniziativa
antropica, l’acqua.
La circolazione idrica del bacino dell’alta Val d’Agri può essere suddivisa in due
tipi principali di circolazione: il primo attribuibile agli acquiferi fessurati e/o carsici
alloggiati nel suo substrato roccioso pre-quaternario e il secondo ad acquiferi
porosi impostatisi nella sequenza sedimentaria quaternaria che costituisce il
deposito di riempimento. Gli acquiferi fessurati presenti prevalentemente nelle
dorsali carbonatiche ricoprono un ruolo più importante rispetto agli acquiferi
porosi, che sono alimentati spesso dai primi e costituiscono comunque un
importante sistema di immagazzinamento idrico sotterraneo.
Lo sfruttamento delle risorse idriche nel passato è testimoniato dalla presenza
dell’acquedotto romano ben conservato, che convogliando le acque di alcune
sorgenti poste a valle del rilievo su cui sorge il centro abitato di Moliterno e il
vicino centro abitato di Sarconi, alimentava il sito urbano di Grumentum.
Lo sviluppo idrografico dei diversi assi fluviali che confluiscono tutti nell’asse
principale del fiume Agri costituisce un importante sistema di alimentazione idrica
superficiale, di sfruttamento ittico e forse anche come via di comunicazione e
trasporto.
L’idrografia dell’area
La zona in cui si inserisce l’area industriale oggetto di studio ricade all’interno del
bacino idrografico del fiume Agri da cui dista circa 1,5 Km.
Il bacino del Fiume Agri si estende su una superficie di 1.686 Km2 e si sviluppa
nei territori delle province di Potenza e Matera, presenta altitudine media di 781
- 27 -
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Studio di fattibilità
m s.l.m. e confina da NW a SE con i bacini idrografici dei fiumi Basento e Cavone
a Nord, Sele ad Ovest, Sinni e Noce a Sud.
Il corso del fiume Agri è stato sbarrato all’altezza del centro abitato di Spinoso a
formare l’invaso del Pertusillo, che ha una capacità di circa 150 milioni di acqua
ed una superficie di circa 7 kmq .
Altro sbarramento, di ben più piccole dimensioni e non ancora riempito, è stato
realizzato poco a monte del centro abitato di Marsico Nuovo, nel tratto montano
dello stesso fiume Agri.
Il bacino dell’Alto Agri ha una superficie di circa 60.000 Ha ed è formato da una
zona pianeggiante di fondovalle a quota 600 m. s.l.m., circoscritta dai rilievi
montuosi di: Monte Maruggio (1576 m), Serra di Calvello (1699 m), Monte
Volturino (1835 m), Monte di Viggiano (1725 m), Monte S. Enoc (1476 m) in
sinistra Agri e di Monte Fontanalunga (1385 m), Serra del Monaco (1388 m), Il
Fisciolo (1334 m), Serra Grumenta (1518 m), Monte Raparo (1764 m), in destra
Agri.
Il corso d’acqua di una certa importanza più vicino all’area industriale oggetto di
studio è a 900 metri ad est ed è rappresentato dal torrente Casale, affluente di
sinistra dell’Agri.
Aspetti naturalistici
Per l’area in esame è stata fatta una descrizione complessiva della vegetazione
dal punto di vista fisionomico-strutturale. Nell’ambito di questo quadro si è
fornita anche una descrizione degli aspetti floristici più significativi.
Vegetazione e flora
Le situazioni di maggior pregio sono legate all’area umida del lago Pertusillo, al
corso del fiume Agri ed alla dorsale appenninica.
Relativamente agli aspetti floristici e vegetazionali sono da segnalare le
emergenze già individuate dal gruppo Conservazione Natura della Società
Botanica Italiana:
- 28 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
-
faggeta di Moliterno che si estende per circa 350 Ha in agro di
Moliterno tra i rilievi montuosi di Monte Spagnoletta e Monte
Calvarosa e per la quale è stata proposta l’istituzione di una riserva
naturale orientata;
-
sorgente Fabbricata, in agro di Moliterno estesa per circa 8 Ha,
interessante per la presenza di vegetazione tipica degli ambienti
ripariali e rupestri, costituita essenzialmente da Ontano nero (Alnus
glutinosa) e Salice bianco (Salix alba) a livello arboreo, con un
sottobosco abbastanza ricco di specie;
-
monte Volturino esteso in agro di Marsicovetere e Marsico Nuovo per
1400 Ha, caratterizzato dalla presenza di cerrete, faggete d’alto
fusto e praterie culminali nelle quali sono state censiti endemismi
floristici. Per quest’area è stata formulata una proposta di riserva
naturale orientata.
Oltre a queste emergenze segnalate dalla Società Botanica Italiana sono da
annoverare le seguenti formazioni:
-
boschi di Viggiano, caratterizzati dalla presenza di maestose faggete
d’alto fusto e di interessanti endemismi floristici;
-
massiccio del monte Raparo, interessante per i fenomeni di carsismo,
per la valenza paesaggistica e per la sua posizione ampiamente
panoramica;
-
valle dell’Agri con interessanti lembi di vegetazione igrofila (saliceti,
ontaneti, pioppeti);
-
bosco ripariale igrofilo: la vegetazione ripariale è quella che interessa
le rive dei corsi d’acqua, originariamente una fascia estesa e
continua, attualmente ridotta ad una sottile striscia a causa delle
pratiche agricole;
-
il nucleo più interessante è riscontrabile nella parte a monte del
Torrente Casale, costituito essenzialmente da Ontano nero (Alnus
glutinosa) e Salice bianco (Salix alba) a livello arboreo, con un
sottobosco abbastanza ricco di specie;
- 29 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
-
bosco termofilo: le cenosi miste (Cerro e Farnetto) sono ubicate in
particolare in corrispondenza del Bosco dell’Aspro, in parte avviato
ad alto fusto;
-
boschi e boscaglie termoxerofile a dominanza di roverella: sono
ubicati sui versanti esposti a sud, con terreni poveri di humus. A
livello arboreo domina la roverella, con presenza di pero selvatico,
sorbo, orniello;
-
vegetazione lacustre: nell’area di studio essa è tuttavia poco estesa
ed è ubicata in tratti delle sponde del lago del Pertusillo;
-
rimboschimenti di conifere o misti di conifere e latifoglie: i
rimboschimenti di conifere sono presenti sulle sponde del Lago del
Pertusillo, costituiti da pino d’Aleppo, Cipresso comune, Abete greco,
ecc con la funzione di proteggere le sponde dall’erosione.
Ambiente antropizzato
Accanto alle caratteristiche di origine naturale, non sono trascurabili le risorse
ambientali di origine antropica, rappresentate per esempio da rimboschimenti
realizzati a partire dai primi anni del secolo e proseguiti successivamente per
scopi di difesa e conservazione del suolo. Molti di questi popolamenti, che
coprono complessivamente una superficie di circa 1000 Ha, sono costituiti da
Pino d’Aleppo, Cipresso comune, Abete greco, ecc soprattutto lungo le sponde
del lago Pertusillo per frenare l’erosione delle sponde.
Non bisogna dimenticare l’importanza dell’invaso del Pertusillo, che rappresenta
con la sua superficie di circa 70 Ha, un’area umida di grande interesse,
meritevole di appropriate forme di tutela.
Fauna
La varietà riscontrata indica l’esistenza di un territorio molto differenziato, in
grado di offrire buone possibilità di alimentazione e riproduzione per specie
ecologicamente anche distanti.
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Mammiferi
Ad una valutazione globale, la ricchezza del comparto teriologico risulta notevole
(sono presenti 39 specie); va segnalata, come elemento di particolare valenza
naturalistica, la presenza di ben 9 specie appartenenti all’Ordine dei Carnivori,
tra cui
la frequentazione dell’ambiente
del lupo (saltuarie presenze), e in
particolare della lontra, tra i mammiferi più minacciati di estinzione in Italia.
In particolare il Fiume Agri rappresenta una tra le più importanti stazioni di
presenza per la specie in Italia.
(Per la conservazione della specie in futuro è di fondamentale importanza
preservare i tratti ancora integri dei corsi d’acqua da qualsiasi intervento di
alterazione a carico della struttura fisica dell’alveo e della vegetazione ripale e
della qualità idrica
Uccelli
Sono presenti ben 146 specie, appartenenti a categorie fenologiche diverse e
quindi aventi un diverso grado di legame con il territorio.
Di queste 66 sono sedentarie (S), cioè rimangono sul territorio tutto l’anno; 38
sono estive (E), cioè presenti solo durante il periodo della nidificazione. Il lago
del Pertusillo è una delle poche stazioni di nidificazione della Basilicata dello
svasso maggiore, una specie acquatica nidificante.
L’ornitocenosi attuale è molto vicina a quella potenziale, con varie specie a
ristretta valenza ecologica e quindi molto esigenti, e ciò è indicativo delle buone
condizioni ambientali del territorio. Per molte specie migratrici gioca un ruolo
importante il bacino del Pertusillo ed il tratto del Fiume Agri.
Pesci, Anfibi e Rettili
Nonostante l’ittiofauna abbia una distribuzione territoriale limitata, ovviamente
localizzata nei soli corpi idrici, essa presenta una buona ricchezza qualitativa;
devono essere considerate 5 specie (Trota di torrente e iridea, Alborella,
Cavedano, Rovella). (In generale si può dire che gli ambienti acquatici ricadenti
nell’area considerata presentano per l’ittiofauna delle ottime potenzialità.) La
qualità dell’acqua è mediamente buona, non essendovi macroscopici fenomeni di
inquinamento legati ad attività di tipo industriale.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Tra gli anfibi devono essere considerate 10 specie, tutte autoctone; da segnalare
due endemismi del settore appenninico e peninsulare del nostro Paese: la
salamandrina dagli occhiali e il tritone italiano. (Da una analisi complessiva della
composizione della fauna anfibia si evince che essa si presenta estremamente
strutturata, tanto da comprendere tutte o quasi le specie della Basilicata. Questa
è una testimonianza del grado di integrità ambientale del territorio)
2.1.4 Il Parco naturale dell’Alta Val d’Agri
Il Parco ha un'estensione di 68.996 ettari lungo l'Appennino lucano, sul territorio
di 29 comuni della Basilicata e 9 comunità montane. Il territorio del parco si
suddivide in tre zone, secondo quanto indicato dall'art.1, comma 5, allegato A del
D.P.R. 8-12-2007[2]:
zona 1: di elevato interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o
limitato grado di antropizzazione;
zona 2: di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato
grado di antropizzazione;
zona 3: di rilevante valore paesaggistico, storico e culturale con elevato grado di
antropizzazione.
Il suo perimetro si staglia su una larga parte dell'Appennino Lucano, lungo un
articolato confine che dalle vette dei monti Volturino e Pierfaone si estende fino
al massiccio del Sirino, che comprende alcune delle maggiori cime dell’Appennino
meridionale. Tra questi due complessi, imponenti e frastagliati, si aprono a
ventaglio le cime più dolci del massiccio della Maddalena, una catena montuosa,
dal profilo dolce e meno elevato, che racchiude l’alta valle del fiume Agri. La sua
posizione geografica ne fa un perfetto corridoio ambientale tra le due grandi
riserve naturali del Parco nazionale del Pollino e del Parco nazionale del Cilento e
Vallo di Diano, al centro del sistema regionale delle aree protette.
Il delicato equilibrio ambientale e paesaggistico descritto hanno elevato gli
standard con cui è stato condotto il presente studio, al fine di poter validare la
coerenza fra un sito a forte connotazione naturalistica e la presenza di attività
industriali con elevato impatto ambientale.
- 32 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Come si evince dalle mappe riportate infatti l’area oggetto di studio, si trova nelle
immediate vicinanza del parco naturale dell’Alta Val d’Agri.
Parco Naturale Val d’Agri – Comune di Viggiano – Area industriale
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Parco Naturale Val d’Agri – Comune di Grumento Nova – Area industriale
2.2 Area industriale di Viggiano
2.2.1 Inquadramento geografico dell’area
L’area Industriale oggetto di studio è ubicata nei territori comunali di Viggiano e
di Grumento Nova; specificatamente dista dal centro urbano di Viggiano circa 2,8
Km e da quello di Grumento Nova circa 3 Km.
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Posizionamento geografico dell’area industriale di Viggiano
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Inquadramento geografico dell’area industriale oggetto di studio
Gli strumenti di pianificazione e programmazione per l’area in esame sono
costituiti dal Piano Regolatore (PRG) del comune di Viggiano e dal Nuovo Piano
Regolatore Generale dell’area industriale dell’Alta Val d’Agri.
In particolare il PRG del Comune di Viggiano, adottato con delibera consiliare 13
maggio 1986 n. 84 ed approvato con decreto del Presidente della Giunta
Regionale 29 settembre 1987 n. 1186 identifica l’area in oggetto come
appartenente alla zona D1 “ Zona produttiva per insediamenti industriali”.
Per quanto riguarda invece il Nuovo Piano Regolatore Generale dell’area
industriale dell’Alta Val d’Agri, esso è stato redatto dal Consorzio Industriale di
Potenza ed approvato con D.G.R. 15/02/2005 n. 926 secondo quanto disposto
dalla L.R. 41/98 dal titolo “Disciplina dei Consorzi per lo Sviluppo Industriale” con
l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e produttivo mediante la
progettazione di spazi per insediamenti industriali commerciali e di servizio.
Il Piano definisce la zona insediativa delle aree produttive esistenti ed individua le
possibili aree di espansione. Il Piano ad oggi non è stato ancora adottato dai
comuni interessati di Viggiano e Grumento Nova.
- 36 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Nell’area oggetto dello studio sono state previste delle aree di espansione
immediatamente ad est e a sud dell’area che attualmente è occupata dal centro
Oli ed interessano tanto il territorio di Viggiano che quello di Grumento Nova.
Inoltre è presente un’area con vincolo di inedificabilità ubicata in corrispondenza
dell’oleodotto che si sviluppa a Nord e ad Est del centro Oli.
La maggior parte del territorio che circonda l’area industriale è vocato a
seminativo e si riscontra anche la presenza di frutteti; in prossimità invece della
viabilità di accesso al perimetro dell’area sono presenti zone governate a bosco
ceduo e a bosco d’alto fusto.
L’area industriale si estende per complessivi 1.3 mln di mq per un totale di 53
lotti assegnati, con 32 aziende insediate, 6 in costruzione, 8 in programma e 7
inattive. Il numero complessivo dei lavoratori è pari a circa 600 unità.
La superficie di 134 ha, ampliata a complessivi 190 ha con l’approvazione del
Nuovo Piano Regolatore (non ancora formalmente recepito dai comuni coinvolti)
sarebbe così ripartita:
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
-
Area di espansione
33,90 ha
-
Verde pubblico
16,25 ha
-
Area non edificabile (oleodotto)
6,00 ha
-
Area industriale esistente
134,00 ha
TOTALE AREA INDUSTRIALE
190,00 ha
- 38 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
La nuova area di espansione e le popolazioni locali
La caratteristica del sito produttivo e la presenza del centro oli hanno
determinato negli anni nella popolazione locale diversi conflitti sociali sia nei
confronti della Regione Basilicata che delle istituzioni locali a causa del disagio
vissuto e dalla percezione del pericolo inerente alla produzione del petrolio.
Alcuni incidenti sul sito che in seguito riporteremo in dettaglio, insieme ad una
cattiva informazione hanno alimentato una forte avversione verso lo sviluppo
dell’area con attività inerenti alla produzione e ciclo degli idrocarburi oltre che a
qualsiasi attività ad alto impatto ambientale.
La valutazione dei sindaci dei comuni coinvolti è pertanto positiva sull’espansione
dell’area ma condizionata allo sviluppo preminente di attività a bassissimo
impatto ambientale.
2.2.2 Vincoli ambientali e paesaggistici
L’area industriale oggetto di studio non ricade in zone vincolate né da un punto di
vista paesaggistico né tanto meno da un punto di vista ambientale come di
seguito meglio specificato.
Il territorio nell’intorno dell’area industriale di Viggiano non ricade in alcuno dei
sei Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta.
Tali piani identificano non solo gli elementi di interesse percettivo (quadri
paesaggistici di insieme di cui alla Legge n. 1497/1939, art. 1), ma anche quelli
di interesse naturalistico e produttivo agricolo “per caratteri naturali” e di
pericolosità geologica; sono inclusi anche gli elementi di interesse archeologico e
storico (urbanistico, architettonico), anche se in Basilicata questi piani ruotano,
per lo più, proprio intorno alla tutela e alla valorizzazione della risorsa naturale.
Il Piano Territoriale paesitico più vicino all’area industriale di studio è il P.T.P.A.V.
Volturino-Sellata-Madonna di Viggiano da cui dista circa 4,2 km.
Il Piano comprende i comuni di Abriola, Pignola, Anzi, Calvello, Marsiconuovo e
Viggiano, con il Massiccio del Volturino. Il territorio interessato dal Piano rientra
- 39 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
nel Parco Nazionale Val D’Agri e Lagonegrese, la cui situazione è definita dalla
legge n. 496/98, all’art. 2, comma 5.
La zona industriale inoltre non ricade in aree interessate dalla presenza di beni paesaggistici
ed ambientali vincolati ai sensi del D.Lgs 42/2004 e smi e non rientra all’interno di aree
protette il cui riferimento normativo è costituito dalla Legge 6 dicembre 1991 n. 394 “Legge
quadro sulle aree protette” pubblicata sul Supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale del 13
dicembre 1991 n. 292, che costituisce uno strumento organico per la disciplina normativa
delle aree protette.
Nello specifico non ricade all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano –
Val D’Agri Lagonegrese da cui dista circa 2 km nè da altre aree protette.
La zona Industriale di Viggiano non ricade in zone SIC e ZPS anche definite Aree
Natura 2000.
L’area non è soggetta a rischio idraulico o idrogeologico come individuati dal PAI
(Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico) o ai sensi del R.D. 3267/1923 e non è
sottoposta a vincolo archeologico e /o storico – architettonico.
La zona di interesse archeologico più vicina è quella di “Grumentum” ubicata a
circa 2,2 Km dall’Area Industriale di Viggiano.
2.2.3 Quadro normativo, programmatico dell’area
In questo paragrafo cercheremo di menzionare le leggi, i programmi ed i piani
che riguardano l’area industriale oggetto dello studio.
Innanzitutto va segnalata la Legge Regionale per lo Sviluppo e la Competitività
del Sistema Produttivo Lucano (Legge Regionale 16 febbraio 2009, n. 1).
La Regione, in conformità alla normativa comunitaria e nazionale persegue lo
sviluppo del sistema produttivo regionale e la crescita competitiva del medesimo,
nonché del contesto territoriale e sociale. Le disposizioni della presente legge si
applicano a tutti i settori afferenti il sistema produttivo lucano fatta eccezione per
il settore agricolo ed agroalimentare.
Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e nel rispetto del principio delle pari
opportunità, la Legge persegue i seguenti obiettivi:
a) IMPRENDITORIALITA’, rispetto al quale promuove e sostiene:
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
1. il rafforzamento della struttura patrimoniale e finanziaria delle PMI;
2. il miglioramento delle condizioni insediative delle imprese;
3. l’insediamento, la rilocalizzazione, l’ampliamento, la ristrutturazione, la
riconversione di imprese e impianti produttivi, nonché la diversificazione
produttiva in aree caratterizzate dalla presenza di settori maturi mediante
l’insediamento di imprese operanti in settori nuovi;
4. la cooperazione nei diversi settori, quale idoneo strumento per avviare
processi di imprenditoria diffusa e partecipata, nonché per favorire la
coesione sociale, lo sviluppo economico, l’occupazione e il radicamento
territoriale;
5. l’aggregazione
tra
le
imprese
ed
il
rafforzamento
di
legami
di
collaborazione tra queste e gli altri attori del sistema economico regionale
(associazioni di categoria, istituti creditizi e finanziari, ecc.);
6. la cultura e la formazione imprenditoriale.
b) RICERCA ED INNOVAZIONE, rispetto al quale promuove e sostiene:
1. la qualificazione della domanda di ricerca e innovazione delle imprese;
2. la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale, nonché il trasferimento
tecnologico, favorendo l’incontro ed il raccordo stabile tra domanda ed
offerta di R&I;
3. gli investimenti in innovazione da parte delle imprese, in particolare le
PMI;
4. lo sviluppo di capitale umano, la qualificazione delle competenze delle
risorse umane, la loro mobilità interregionale ed internazionale, il
rafforzamento dell’attrattività della Regione Basilicata nei confronti di
studenti, studiosi e ricercatori italiani ed esteri;
5. la diffusione delle tecnologie ICT nel sistema produttivo per lo sviluppo di
nuovi modelli di organizzazione aziendale, di gestione dei processi
produttivi, di promozione e commercializzazione dei prodotti;
6. il rafforzamento della capacità delle imprese di fare rete attraverso
l’attivazione ovvero il consolidamento di collaborazioni con altre imprese e
con il mondo della ricerca in ambito nazionale ed internazionale.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
c)
MERCATO,
INTERNAZIONALIZZAZIONE
E
ATTRAZIONE
INVESTIMENTI,
rispetto al quale promuove e sostiene:
1. la capacità delle imprese di sviluppare e ampliare le proprie prospettive di
mercato;
2. la tutela della proprietà intellettuale;
3. l’internazionalizzazione
del
sistema
imprenditoriale,
favorendo
la
collaborazione non delocalizzativa con le imprese straniere;
4. l’attrazione di investimenti ed iniziative imprenditoriali atte a consolidare i
sistemi territoriali;
5. il potenziamento delle filiere e dei sistemi produttivi locali fortemente
radicati nel territorio e, per questo, in grado di valorizzare le potenzialità e
mobilitarne le risorse.
d) GESTIONE DELLE CRISI, rispetto al quale promuove e sostiene:
1. il monitoraggio e la prevenzione di crisi aziendali e di settore;
2. il recupero dell’attività imprenditoriale
e la salvaguardia dei livelli
occupazionali;
3. la riconversione produttiva ed occupazionale.
e) USO SOSTENIBILE DELLE RISORSE AMBIENTALI, rispetto al quale promuove e
sostiene:
1. la tutela e la valorizzazione delle componenti specifiche dell’ambiente
regionale;
2. lo sviluppo e l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, inclusa la micro
generazione distribuita;
3. l’efficienza energetica;
4. il recupero ed il riuso dei siti inquinanti ed inattivi;
5. una cultura e comportamenti attenti alle problematiche ambientali ed
orientati alla loro efficace gestione.
f) EFFICIENZA E GOVERNO DEI PROCESSI DECISIONALI, rispetto al quale
promuove:
1. la semplificazione delle procedure e delle modalità di relazione e
comunicazione tra imprese e Pubblica Amministrazione;
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
2. la valutazione sistematica dei risultati e degli effetti delle azioni e di una
selezione
delle
buone
pratiche,
nonché
quella
della
diffusione
dei
programmi, delle attività e dei relativi impatti;
3. la partecipazione attiva dei soggetti economici e sociali sia alla costruzione
delle politiche per lo sviluppo e alla competitività del medesimo, che
all’attuazione di tali politiche attraverso la sussidiarietà.
2. Nel perseguire gli obiettivi di cui al presente articolo, la Regione, al fine di
contrastare ogni alterazione della libera concorrenza ed assicurare correttezza e
rispetto delle regole di mercato:
1. attribuisce specifica attenzione al sostegno e allo sviluppo delle imprese
locali attraverso la lotta contro il lavoro nero e sommerso;
2. promuove la vigilanza ed il monitoraggio sugli appalti pubblici, nonché la
tutela delle imprese subappaltatrici;
3. contribuisce a ridurre rischi di infiltrazioni criminali.
3. Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ed attento alle esigenze, sociali,
promuove la responsabilità sociale dell’impresa quale strumento atto a garantire
la solidarietà sociale, un elevato livello di tutela dell’ambiente ed il rispetto dei
diritti fondamentali dei lavoratori, con particolare riguardo alla qualità, alla
sicurezza e alla regolarità delle condizioni di lavoro.
A livello programmatico, i documenti regionali di riferimento sono costituiti da:
•
Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013;
•
Programma Operativo FSE 2007-2013;
•
Programma Operativo della Val d’Agri
La strategia programmatica del Programma Operativo F.E.S.R 2007-2013, è
orientata a qualificare la Basilicata e a sostenere la sua transizione verso
l'obiettivo "Competitività ed occupazione".
La programmazione comunitaria regionale FESR, per il periodo compreso tra il
2007 e il 2013, si prefigge l'obiettivo di assicurare ai cittadini e alle imprese la
qualità dei servizi, di garantire lo sviluppo della ricerca e la diffusione delle nuove
tecnologie
per fare della Basilicata una regione basata sull'economia della
conoscenza.
- 43 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
L'intento
è promuovere
l'imprenditorialità, rendere
competitivo
lo
sviluppo
turistico valorizzando i beni culturali e naturali del territorio regionale, potenziare
le reti urbane per migliorare la qualità e la vivibilità dei cittadini, sostenere e
garantire
la
qualità
dei
servizi sanitari
collettivi,
valorizzare
le
risorse
energetiche per promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare la salute dei
cittadini e delle imprese e qualificare le attività di gestione, sorveglianza e
controllo delle pubbliche amministrazioni, al fine di garantire l'efficacia e
l'efficienza dell'attuazione del PO FESR 2007-2013.
Il Programma Operativo F.S.E. è volto a promuovere lo sviluppo, la piena
occupazione e la qualità del lavoro, l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese
pubbliche e private, nonché l’integrazione sociale e le pari opportunità.
Al fine di attuare tale strategia, individua sette Assi prioritari su cui finalizzare la
politica regionale in tema di occupazione, formazione ed istruzione nel prossimo
settennio:
•
accrescere l’adattabilità dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori,
al fine di migliorare l’anticipazione dei cambiamenti economici;
•
potenziare
il capitale umano, migliorando il sistema di istruzione,
formazione e lavoro, con particolare attenzione all’esigenza di ridurre
l’abbandono scolastico e le disparità di genere e all’opportunità di
promuovere la ricerca e l’innovazione;
•
migliorare l’accesso all’occupazione e l’inserimento sostenibile nel mercato
del lavoro, prevenire la disoccupazione, sostenere il lavoro autonomo e
l’avvio di imprese;
•
potenziare l'inclusione sociale delle persone svantaggiate e combattere
ogni forma di discriminazione nel mercato del lavoro;
•
promuovere partenariati, patti ed iniziative a livello transnazionale,
nazionale, regionale e locale, volti a realizzare riforme nei settori
dell’occupazione e dell’integrazione nel mercato del lavoro;
•
rafforzare l’efficacia e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni;
- 44 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
rafforzare la capacità istituzionale e l’efficienza delle parti sociali e delle
ONG, soprattutto nei settori economico, occupazionale, dell’istruzione,
sociale, ambientale e giudiziario.
Il Programma Operativo Val d’Agri, Melandro, Sauro, Camastra è lo
strumento specifico a supporto dello sviluppo locale, attraverso il quale la
Regione Basilicata re-investe nel territorio una quota parte delle risorse
economiche che l’Eni paga per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi.
Il Programma riguarda 30 comuni del territorio lucano per una superficie di 1.922
kmq,
una
densità
abitativadi
34,02
ab/kmq,
ed
una
popolazione
di
65.397abitanti (2010)
Il Programma Operativo, concepito e strutturato in coerenza con i principi e i
modelli
della
programmazione
comunitaria,
mira
al
miglioramento
delle
condizioni di contesto e di vivibilità, nonché all’ampliamento e al miglioramento
dell’offerta di beni e servizi per la collettività.
Gli investimenti programmati ed attuati riguardano una pluralità di settori e sono
basati sul protagonismo degli attori pubblici e privati del territori.
Il Programma mira ad una crescita socioeconomica sostenibile, perseguibile
mediante il potenziamento e la messa in rete delle opportunità locali mediante il
metodo della concertazione programmatoria ed attuativa.
Nel 2010 il Programma Operativo Val d’Agri ha avviato una seconda fase di
programmazione che se da una parte punta al completamento repentino dei
progetti messi in atto nella prima fase del Programma, dall’altra mira alla
sistematizzazione e al consolidamento della programmazione in atto su azioni a
valenza comprensoriale.
l ruolo di promotore e facilitatore dei processi è svolto dalla Regione attraverso
una sua struttura dedicata di livello dirigenziale, la Struttura di Progetto Val
d’Agri. Per le misure inerenti gli aiuti alle imprese e il settore agroalimentare, la
Regione Basilicata ha attuato in forma diretta mediante i Dipartimenti di
competenza.
I progetti attivati hanno puntato al miglioramento delle condizioni di contesto e di
vivibilità, nonché all’ampliamento e al miglioramento dell’offerta di beni e servizi
- 45 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
per la collettività, secondo le quattro linee di intervento e le rispettive tematiche
individuate, come si evince dallo schema successivo.
Per quanto riguarda la tematica B.3 “Aree industriali ed artigianali ed
infrastrutture turistiche”, il Programma Operativo prevede il completamento,
l’ampliamento
e
il
miglioramento
delle
dotazioni
nelle
aree
destinate
all’allocazione di attività produttive e/o turistiche.
Gli ambiti infrastrutturali scelti, allo scopo di concentrare le risorse e di allocarvi
le attività produttive di scala sovra-comunale, sono stati individuati sulla base di
un’analisi puntuale riguardante le aree disponibili.
Il Comitato di Coordinamento e Monitoraggio ha deciso, nel corso del 2008 e nei
primi mesi del 2009, di finanziare i lavori di urbanizzazione di alcune aree
destinate alla localizzazione di attività produttive. Gli interventi concorrono anche
a integrare i programmi d’investimento per la delocalizzazione produttiva delle
imprese finanziati con le risorse della Tematica D. I diversi interventi di
urbanizzazione delle aree industriali e artigianali del Comprensorio, servono a
rafforzare il sistema dell’offerta di aree produttive e di localizzazioni a valenza
comprensoriale.
- 46 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Sono stati impegnati circa 5 milioni di euro per finanziare l’area industriale di
Viggiano, le aree per gli insediamenti produttivi dei Comuni di Aliano, di Anzi, di
Laurenzana.
Per quanto concerna la missione D “sostegno alle imprese” sono state
programmate risorse finanziarie per circa 121 milioni di euro volte a sostenere
interventi e piani di investimento aziendali. Sono stati attivati circa 30 bandi e
sono state finanziate circa 1.400 iniziative imprenditoriali, con l’obiettivo di
rafforzare, attraverso lo strumento dei regimi di aiuto, il sistema economico e
produttivo del comprensorio interessato dal Programma Operativo. Nel corso del
2010, per il sostegno alle attività produttive, si è registrato un incremento della
programmazione finanziaria di circa 21 milioni di euro.
È possibile stimare che, al 31/12/2010, sono stati finanziati, con risorse del
Programma Operativo, programmi di investimento per almeno 160 nuove
imprese
per
sostenere
progetti
di
ristrutturazione,
ampliamento,
ammodernamento, delocalizzazione e formazione.
Nel corso del 2010 sono stati approvati diversi progetti tesi a sostenere il tessuto
produttivo del comprensorio interessato dal Programma Operativo, soprattutto in
questo particolare momento di congiuntura economica negativa. Il primo tassello
del
complesso
e
articolato
mosaico
a
sostegno
di
un
settore
ritenuto
fondamentale per l'economia regionale è costituito dal nuovo bando “Procedura
valutativa a sportello per la concessione di agevolazioni per lo sviluppo e
l’innovazione delle piccole e medie imprese”. L’avviso pubblico, teso a favorire la
crescita dimensionale, in termini produttivi e occupazionali, in attivi materiali o
immateriali delle PMI, è rivolto, in particolare, a sostenere programmi di
investimento riguardanti l’innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale,
la sostenibilità ambientale, le certificazioni, la sicurezza sui luoghi di lavoro,
l’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC).
Nel Programma Operativo Val d’Agri si sono originati una serie di iniziative
progettuali di sistema fra le quali:
•
il progetto "R.E.T.I."con l’obiettivo di promuovere un'azione integrata sul
territorio che, mettendo in rete i Centri di Ricerca di eccellenza operanti
- 47 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
nella Regione, miri alla valorizzazione ambientale, turistica e storicoculturale;
•
il progetto integrato "Agri" finalizzato a promuovere la competitività della
filiera agro-alimentare;
•
il progetto "MATCH" rivolto all’inserimento di soggetti svantaggiati e
portatori di handicap nel mondo lavorativo;
•
il Progetto del "Grande Attrattore" con lo scopo di realizzare un grande
attrattore turistico nel Comprensorio della Val D'Agri;
•
il Progetto PSI - Piano Strutturale intercomunale della Val d'Agri diretto
alla presdispozione di uno strumento di pianificazione e governo del
territorio per una migliore gestione urbanistica e strutturale condivisa.
Per quanto riguarda l’energia ed il risparmio energetico il PIEAR (Piano di
Indirizzo Energetico Ambientale Regionale) fissa la strategia energetica che
la Regione Basilicata intende perseguire, nel rispetto delle indicazioni
fornite
dall’UE e degli impegni presi dal Governo italiano, nonché delle peculiarità e delle
potenzialità
del
proprio
territorio.
L’orizzonte
temporale
fissato
per
il
conseguimento degli obiettivi è il 2020.
In generale, le finalità del PIEAR sono quelle di garantire un adeguato supporto
alle esigenze di sviluppo economico e sociale attraverso una razionalizzazione
dell’intero comparto energetico ed una gestione sostenibile delle risorse
territoriali. Le priorità di intervento afferiscono al risparmio energetico, anche
attraverso la concessione di contributi per gli interventi di miglioramento delle
prestazioni energetiche degli edifici effettuati da soggeti pubblici e da privati, al
settore
delle
fonti
energetiche
rinnovabili
favorendo
principalmente
la
“generazione distribuita” dell’energia elettrica nell’ambito dell’autoproduzione e
l’utilizzo delle biomasse per la produzione di energia termica, ed infine al
sostegno della ricerca e dell’innovazione tecnologica, con particolare riferimento
alla
produzione
di
componentistica
innovativa
nel
campo
dell’efficienza
energetica. Più in particolare, la Regione, attraverso un meccanismo di
valutazione qualitativa, individuerà gli impianti di produzione di energia da fonti
rinnovabili che dal punto di vista tecnologico, ambientale e produttivo,
- 48 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
consentiranno di perseguire nel loro complesso gli obiettivi prioritari fissati dal
piano con particolare riferimento alla riduzione dei costi energetici. Ulteriori
iniziative saranno messe in campo per la
semplificazione ed armonizzazione
normativa.
L’intera programmazione relativa al comparto energetico ruota intorno a quattro
macro-obiettivi:
1. riduzione dei consumi energetici e della bolletta energetica;
2. incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
3. incremento della produzione di energia termica da fonti rinnovabili;
4. creazione di un distretto energetico in Val d’Agri.
I temi fondamentali riguarderanno quindi oltre alle fonti energetiche rinnovabili
l’efficienza ed il risparmio energetico attraverso l’efficientamento del patrimonio
immobiliare pubblico e privato e la mobilità sostenibile.
Si ritiene doveroso richiamare gli obiettivi del quarto macro-obiettivo che ricade
proprio sulla Val d’agri:
•
lo sviluppo di attività di ricerca, innovazione tecnologica
in campo
energetico, coinvolgendo a tal fine le eccellenze regionali, a partire
dall’Università
degli
Studi
della
Basilicata
CNR,
ENEA,
Agrobios,
Fondazione Mattei etc.;
•
creazione di un centro permanente di formazione ed alta formazione
mediterranea sui temi dell’energia, in stretta collaborazione con ENEA,
Fondazione Mattei ed i centri di ricerca presenti sul teritorio regionale. La
formazione sarà rivolta agli installatori e manutentori di impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili, l’alta formazione ai progettisti
ed ai ricercatori del settore;
•
l’insediamento
nell’area
di
imprese
produzione di materiali innovativi,
innovative
specializzate
nella
impiantistica e componentistica per il
miglioramento dell’efficienza energetica degli usi finali, sia in campo civile,
sia nel settore produttivo;
- 49 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
l’attivazione di filiere produttive incentrate sull’adozione di tecnologie
innovative per la produzione di energia, con particolare riferimento alle
fonti rinnovabili e alla cogenerazione;
•
realizzazione di impianti innovativi e sperimentali per la produzione di
energia da fonti rinnovabili, per la tri-quadrigenerazione, anche con il
diretto coinvolgimento di Enti di ricerca (Università, ENEA, Agrobios, CNR,
ecc.), Enti locali e, ove necessario, di grandi operatori del settore, anche
attraverso gli strumenti della programmazione negoziata. Tali impianti
saranno ubicati sul territorio regionale, in aree che presentino le migliori
condizioni ambientali e logistiche per la loro realizzazione e non sono
soggetti ai limiti di producibilità del presente Piano.
•
svolgimento di attività di ricerca e di sperimentazione sulla produzione di
biocarburanti a partire da matrice lignocellulosica, e sulla definizione di
idonei sistemi per il contenimento
delle emissioni di particolato solido e
delle altre sostanze dannose prodotte dalla combustione di biomassa;
•
attività di formazione nel settore energetico e trasferimento tecnologico
alle PMI locali;
•
realizzazione di un parco energetico (denominato Valle dell’energia)
finalizzato ad evidenziare le più avanzate tecnologie nel settore delle fonti
energetiche
realizzazione
rinnovabili
di
un
e
dell’efficienza
edificio
energetica
dimostrativo
ad
(anche
emissioni
con
zero
la
ed
energeticamente autosufficiente).
Il distretto sarà inoltre inserito nella costituenda rete dei distretti energetici
nazionali per sviluppare progetti ed iniziative in rapporto sinergico con le altre
regioni partner.
2.2.4 Trasporti mobilità e logistica
La viabilità principale è costituita dalla fondovalle dell’Agri, la SS 598, che
rappresenta il collegamento tra la strada litorale jonica SS 106 e l’autostrada A3
Salerno Reggio Calabria.
- 50 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il territorio oggetto di studio non è servito da alcuna linea ferroviaria; altre
infrastrutture minori sono quelle che collegano i centri abitati di Viggiano e di
Grumento Nova (SS 103) e la SS 276 che collega l’area industriale con Villa
D’agri, frazione di Marsicovetere.
Gli aereoporti più vicini sono quelli di Napoli Capodichino (185 km) e Bari Palese
(198 km).
Principali strade di servizio all’area industriale
- 51 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Rete ferroviaria in Basilicata
2.2.5 Analisi delle aziende insediate
Nell’area sono presenti 32 aziende attive, 6 sono in costruzione, 8 in programma
e 7 sono chiuse. Solo 4 imprese hanno 50 o più dipendenti; due di queste sono
impegnate nel settore petrolchimico.
AZIENDE
INSEDIATE
–
AREA
INDUSTRIALE
VIGGIANO
–
DATI
CONSORZIO ASI 2011
N.
NOME AZIENDA
AREA ATTIVITA’
DIP.
STATO
DANDREA Angelo
Carpenterie metalliche
50
In Attività
S.I.P.E.A. S.r.l.
Impianto calcestruzzo
6
In Attività
ECO PETROL SERVICE
Stoccaggio Rifiuti
5
In Attività
F.lli CRISCUOLO C. & C
Deposito Materiali cantiere ENI
5
In Attività
IFIGEST S.r.l. (ex Vicap)
Deposito Materiali cantiere ENI
5
In Attività
LA BERSAGLIERA
Bar Trattoria
1
Già Esistente
- 52 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Impianti
ITALFLUID SEFIM
Speciali
per
Ricerche
Petrolifere
6
In Attività
In
F.LLI MOSCOGIURI S.r.l.
Raccolta imballaggi rifiuti
0
Costruzione
GMC S.n.c. di Berardone Propspero Giuseppe riparazione macchinw ed attrezzature
&C
agri
8
In Attività
ENI S.p.A. Divisione AGIP
Estrazione e stoccaggio idrocarburi
75
In Attività
B.R.D. LEGNO S.r.l.
Legno lamellare e listellare
6
In Attività
COGEVI
Deposito Materiali Edili (bosco)
-
Già Esistente
SPALBERG PRODUCTION
Accessori per abbigliamento
0
C.I.G.
L.AN.GIO ex LITOFORME
Lavorazione marmo e pietre
11
In Attività
BNG S.r.l. ex FAPAK
Servizi per ambiente autospurgo
15
In Attività
S & T Ingegneria
Studio di Ingegneria ecc.
4
In Attività
Chiusa
Servizi per allestimenti fiere manuten.
ELETTROMECCANICA TROTTA
Imp
9
In Attività
LA.MEK S.r.l.
Lavorazione meccaniche di precisione
8
In Attività
DUERRE S.n.c.
Semilavorati in legno
13
In Attività
FUTURA S.r.l.
Imbottigliamento G.P.L.
0
Chiusa
TUBIFOR - EURELETRIC s.r.l.(ex VILAME)
Prodotti elettrici con tecnologia di estrus 3
In Attività
MEDITERRANEA INGEGNERIA ex S.I.P.I. S.r.l. Servizi di ingegneria eAssoil school
19
In Attività
SAIPEM ex T S ENGINEERING ITALIA
8
In Attività
Uffici ingegneria
In
LI.BO di Bocca Vitina
Ricarica di estintori a polvere e a CO2
0
Costruzione
CTI S.r.l. ex METALLURGICA SUD
Attività Speciali per Ricerche Petrolifere
0
Chiusa
ELBE ITALIA SUD s.r.l. ex D.B.M. SUD
Giunti cardanici
79
In Attività
In
F.lli CRISCUOLO s.n.c. ex INFORMA
0
programma
INIZIATIVE INDUSTRIALI S.r.l ex G & B FERT
Deposito Materiali cantiere ENI
37
In Attività
S.I.P.E.A. S.r.l.
Deposito Materiali cantiere ENI
4
In Attività
S.I.P.E.A. S.r.l.
Deposito Materiali cantiere ENI
2
In Attività
VIBAC S.p.A.
Film in prolipropilene
191
In Attività
VIBAC S.p.A. ex LA BAIA
Deposito Vibac
0
In Attività
In
TESAL S.p.A. ex C.I.A.
NUOVA AZIMUT s.r.l.
Centrale di cogenerazione
0
programma
0
In Attività
Base logistica a servizio delle attività
CISB ex IVIG
ENI
0
Chiusa
SVILUPPO ITALIA ex VALPORT
Incubatore d'impresa
0
Chiusa
AZIMUT s.r.l.
Manut. installazione imp. ind.
3
In Attività
ALIFRUITS S.n.c.
Produzione di frutta secca
0
In
- 53 -
Costruzione
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
ELETT.R.A. S.r.l.
Quadri Elettrici
25
In Attività
EREDI DONADIO VINCENZO
Proprietario
0
Chiusa
MOSCOGIURI S.r.l.
Locatario Logistica
4
In Attività
IMPES SERVICE S.p.A.
Deposito Materiali cantiere ENI
2
In Attività
G.D.M. s.n.c. di Margherita Giuseppe, Donato
e Ma
In
Manufatti in cemento e arredo urbano
0
Impianto di distribuzione carburanti e
Costruzione
In
GRIFOGAS S.r.l.
serv
5
Programma
DSG RE ITALIA S.a.s.
Parco Fotovoltaico
1
In Attività
Polo logistico attività di manutenzione
SUDELETTRA S.r.l.
ecc
In
0
Laboratorio per prove sui materiali da
GAIA EMPRISE S.r.l.
cos
Programma
In
0
Base logistica a servizio delle attività
Costruzione
In
CO.M.M.I MONTE ALPI
ENI
0
Programma
DANDREA Angelo
Carpenteria metallica in genere
0
In Attività
Manufatti
TERMOBLOC
in
cemento
e
pannelli
prefabbricati
In
0
Programma
In
SIMAR S.r.l.
Produzione infissi in PVC
0
Costruzione
In
PRICOLI Antonio
Autocarrozzeria
0
programma
In
MIDA S.r.l.
Magazzinaggio e stoccaggio utensilerie
0
programma
Per quanto riguarda la competitività e l’efficienza, come già sottolineato nello
studio di pre fattibilità, si sottolinea la presenza quasi esclusiva di aziende
appartenenti ai settori tradizionali e ad alta intensità di economie di scala.
Le prime sono caratterizzate da una bassa qualità del prodotto e da scarsa
innovazione del prodotto, basse barriera all’entrata, presenza di piccole e micro
imprese e una competizione basata soprattutto sul prezzo e sul controllo dei costi
di produzione.
Le aziende caratterizzate dalla presenza di forti economie di scala sono quelle per
lo più legate al settore petrolchimico. Sono caratterizzate da una bassa o media
qualità del prodotto, da un’elevata
innovazione
tecnologica
dei processi
produttivi, presenza di medie e grandi imprese e strategie basate sul
raggiungimento di elevate economie di scala.
- 54 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
2.2.6 Infrastrutture, servizi e consumi dell’area
L’obbiettivo del presente paragrafo è stato quello di mappare le infrastrutture
presenti nell’area, verificare i consumi globali e analizzare possibili soluzioni
integrate di ottimizzazione di gestione in un’ottica di area APEA/SEPA.
Si sottolinea, come già evidenziato nei paragrafi precedenti, che uno dei requisiti
fondamentali per la realizzazione di un’area APEA/SEPA è la condivisione delle
informazioni e la volontà delle imprese di fare squadra dietro la regia di un
soggetto gestore che possa ottimizzare i consumi, attraverso una migliore
pianificazione e programmazione.
Al fine di avere un quadro sui consumi delle imprese è stata realizzata una
“scheda ambientale” ed inviata alle imprese3.
I risultati hanno dimostrato un bassissimo tasso di risposta agli invii (4 su 32).
Le motivazioni di tale risultato, sono risultate essere:
-
per le aziende più grandi: nessun interesse a rendere noti i dati
aziendali;
-
per le aziende più piccole: interesse alla risposta ma basso know how
e sistemi informativi inadeguati per l’elaborazione dei tabulati.
Tale elemento rappresenta una prima criticità rilevante per la determinazione di
un sistema gestionale di area in ottica APEA/SEPA.
In particolare, se consideriamo che le aziende più grandi (Eni, Vibac, Elbe e
Carpenterie metalliche) determinano circa il 95% del consumo di risorse
dell’area, la mancanza di adesione volontaria di queste all’iniziativa, rappresenta
un ostacolo insormontabile alla riuscita del progetto.
Per la presente analisi si farà riferimento, ai dati pubblicati all’interno
dell’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) del 2011 (dati 2008) da parte del
maggior player dell’area, la società Eni che costituisce, da sola, oltre il 60% dei
consumi, ad eccezione dell’acqua per la quale sono disponibili dati aggiornati al
2010 del Consorzio Industriale.
3
V. Par. 4.1 – Approcio metodologico
- 55 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Acqua
L’area dispone di rete idrica per acqua potabile e rete industriale per complessivi
4370 ml.
Totale consumi 2010
Acqua potabile
447.700 mc
Acqua industriale
275.150 mc
Il sito è dotato di impianto di depurazione che si sviluppa su tre linee di
trattamento
ed
è
dotato
di
bilanciamento-equalizzazione,
- 56 -
coagulazione-
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
flocculazione,
sedimentazione
primaria,
ossidazione
a
fanghi
attivi,
sedimentazione secondaria e vasca di contatto finale; il comparto disidratazione
fanghi è invece composto dalla vasca di digestione aerobica, dall’ispessitore e da
2 nastropresse. L’impianto tratta, mediamente, solo 30.000 mc di reflui al mese
per un totale annuo di circa 360.000 di mc, contro una capacità potenziale di
1.008.000 mc. Ciò rappresenta appena il 36% della sua potenzialità; il carico
organico influente è di circa 50 Kg di BOD5 al giorno, valore che scaturisce dalla
sommatoria dei valori giornalieri di BOD5 che vengono determinati nel
laboratorio chimico, ed è pari al 6,25% della sua potenzialità.
Attualmente i codici e le quantità autorizzate per l’impianto sono:
CODICE CER
020299
020599
161002
190603
190703
200304
020399
MC
1600
1200
2000
2400
12000
1000
0
Il depuratore e il suo funzionamento rappresentano oggi una delle principali
cause della bassa disponibilità di acqua nell’area industriale.
Dall’analisi effettuata in loco è emerso che la bassa manutenzione della vasca e
l’alta conducibilità dell’acqua limiti fortemente l’utilizzo dell’acqua industriale con
un quasi esclusivo approvvigionamento di acqua potabile.
In particolare le due maggiori entità produttive presenti, Eni e Vibac, utilizzano
quasi esclusivamente acqua potabile per i loro cicli produttivi, data la bassa
“purezza” dell’acqua industriale.
Ciò comporta, nei mesi estivi, un forte picco sull’approvvigionamento e la scarsa
disponibilità della risorsa per molte delle aziende presenti.
Si segnala, inoltre, come punto di debolezza, l’elevato costo dell’acqua potabile
venduta ad un prezzo di 0,92 €/mc.
Interventi programmati
- 57 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il consorzio ha sottoscritto un accordo di integrazione idrica con l’acquedotto
lucano per 25 litri sec., che porterebbe la capacità complessiva della rete di
acqua potabilea a circa 40 litri secondo; finanziato con fondi derivanti dal Piano
Operativo Val d’Agri, l’intervento prevede lavori per oltre seicentomila euro la cui
ultimazione è prevista entro giugno 2012.
Nell’area industriale, entro il 2012, sono previsti anche due ulteriori interventi:
•
integrazione del ciclo trattamento terziario acque di riciclo mediante
osmosi inversa per un importo complessivo di 300 mila euro;
•
integrazione impianto di depurazione con comparto di denitrificazione per
un importo complessivo di 400 mila euro.
Rete Fognaria
L’area è fornita di reti fognarie per le acque bianche e nere con deflusso verso il
depuratore. La rete fognaria acque nere ha una lunghezza totale di 4658 ml e la
rete fognaria acque bianche di 7.134 ml.
- 58 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Energia
L’area è fornita di una rete interna (aerea) a 20 KV che serve praticamente tutto
l'agglomerato. E’ presente inoltre una cabina di trasformazione interna 150/20
KV.
- 59 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Per quanto riguarda i dati relativi ai consumi elettrici, come già sottolineato,
l’unica informazione disponibile è quella relativa al centro oli dell’Eni perché
inserita all’interno della Autorizzazione Ambientale Integrata.
L’energia elettrica necessaria al funzionamento degli impianti del centro oli è
assicurata dalla produzione interna eventualmente integrata dalla fornitura da
parte dell’ENEL. Inoltre, generatori diesel di emergenza permettono di alimentare
i servizi essenziali del Centro Olio Val d’Agri sia all’avvio dell’impianto che in caso
di black-out generale.
Nel corso del 2008, i consumi di energia elettrica sono ammontati a 136.862.650
kWh, dei quali:
- 60 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
136.195.450 kWh autoprodotti;
•
667.200 kWh acquistati dall’ENEL.
Per produrre l’energia termica ed elettrica necessaria all’impianto, sono stati
consumati, nell’anno 2008, i seguenti quantitativi di fuel gas:
•
43.871.778 Sm3/a per alimentare i turbogas;
•
43.939.123 Sm3/a per alimentare le caldaie ausiliarie ed a
recupero;
•
4.934.400 Sm3/a per alimentare il forno ad olio diatermico.
Inoltre, i seguenti quantitativi di fuel gas sono stati consumati nel 2008 per
alimentare la combustione nei tre termodistruttori ed i piloti delle torce:
•
4.223.099 Sm3/a per alimentare i termodistruttori;
•
83.164 Sm3/a per alimentare la torcia acida AP;
•
138.606 Sm3/a per alimentare la torcia a terra;
•
83.164 Sm3/a per alimentare la torcia fredda AP;
•
83.164 Sm3/a per alimentare la torcia acida BP.
Il funzionamento dei tre generatori elettrici di emergenza e delle quattro
motopompe antincendio ha determinato il consumo, nel corso del 2008, di 11,25
Sm3 di gasolio, dovuto, essenzialmente, a periodiche accensioni di prova della
durata ognuna di 15 minuti circa.
Il consumo complessivo di energia (termica ed elettrica) è riportato nella tabella
seguente:
Fase/Reparto
Consumi
energia Consumi
termica
energia
elettrica
[MWht]
Varie utenze di tutto il Centro Oli
[MWh]
135.231,75
Unità V210-stabilizzazione
Unità V580-impianto di recupero
395.380,2
zolfo
Unità V380-rigenerazione glicole
Totale
395.380,2
- 61 -
135.231,75
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Nell’area è presente inoltre una centrale elettrica a cogenerazione privata della
Azimut srl che utilizza gas proveniente dal centro Oli.
Interventi programmati
Nel corso del 2011 il Consorzio ha aderito alla procedura attivata dalla Società
Energia Lucana (SEL) per l’acquisto centralizzato di energia elettrica.
La procedura ha comportato un risparmio di circa 145.000 per l’ASI che si
dovrebbe tradurre in un minor costo energetico per le imprese dell’area.
Rifiuti
All’interno dell’area non sono presenti sistemi di riciclo dei rifiuti e sistemi di
raccolta differenziata.
I rifiuti liquidi non pericolosi, dopo opportuno trattamento delle aziende, finiscono
nel depuratore consortile. I rifiuti liquidi pericolosi invece, sono a carico delle
aziende che, con cisterne specializzate, li inviano presso i siti idonei allo
smaltimento.
Per quanto riguarda i dati relativi ai rifiuti gli unici dati disponibili, come per i dati
energetici sono i quantitativi e i sistemi di gestione del solo centro oli dell’Eni.
Nel complesso, nel corso del 2008 sono stati smaltiti i seguenti quantitativi di
rifiuti:
•
non pericolosi: 5.112.690 kg;
•
pericolosi: 20.948.410 kg.
Il Centro Olio Val d’Agri gestisce i rifiuti tramite il programma “Procedura Rifiuti”
che permette di controllare il flusso operativo per la gestione dei rifiuti; in
particolare:
•
inserimento delle posizioni di carico: quando un rifiuto viene
prodotto deve essere preso in carico (nel registro dei rifiuti)
riportandone il volume;
•
emissione formulari identificazione: è il documento in quattro
copie che accompagna il trasporto del rifiuto prodotto dal
- 62 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Produttore al Destinatario, tale documento riporta un codice
alfanumerico di tre lettere e sei numeri corredato dall’anno di
stampa;
•
gestione
di
tutte
Trasportatori,
le
anagrafiche
Destinatari
necessarie,
(si
Rifiuti,
Ditte,
intendono
gli
smaltitori/recuperatori), Commesse, Colli, Composizioni, Rischi;
•
stampa di statistiche sui movimenti inseriti, necessarie per fornire
dati ad altri sistemi e per ottemperare alla compilazione del
M.U.D. (Modello unico di dichiarazione);
•
stampa del registro di carico/scarico rifiuti con la possibilità di
stampa del registro ufficiale vidimato e stampa del registro di
controllo.
All’interno del Centro Olio Val d’Agri è presente un’area adibita alla raccolta ed al
deposito temporaneo dei rifiuti opportunamente cordolata e pavimentata.
L’area dispone di 8 cassoni in acciaio con dimensioni 1.05 m x 1.05 m, oltre che
di una zona cordolata in cls con copertura di dimensioni 14.20 m x 5.20 m.
Gli effluenti prodotti durante l’esercizio del Centro Olio, gestiti separatamente per
tipologia, sono i seguenti:
•
acque
semioleose
con
recapito
finale,
dopo
trattamento
dell’impianto di recupero olio, nella rete fognaria consortile;
•
acque bianche, con recapito nella rete fognaria consortile:
•
acque di processo, reiniettate in unità geologiche profonde dopo
trattamento nell’impianto acque di processo;
•
acque nere (liquami civili) recapitate in fognatura consortile.
I rifiuti pericolosi vengono trasportati su gomma e trattati presso il “Tecnoparco”
della Val Basento (c.ca 10%) e presso il sito di Lamezia Terme (c.ca 90%).
Gas
La fornitura del gas rappresenta ancora una forte e paradossale criticità dell’area.
Nonostante le enormi quantità di materia prima disponibile che potrebbe
permettere alle aziende di avere gas a costi bassi, le aziende non possono
- 63 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
usufruire di tale opportunità per un forte ritardo nell’ultimazione della rete che è
stata consegnata solo negli ultimi mesi del 2011. Sarà ora necessario realizzare i
singoli allacciamenti.
Telecomunicazioni
L’area non è fornita di rete a banda larga. Tale mancanza risulta essere una forte
pregiudizievole per qualsiasi investimento di un potenziale investitore che abbia
un mercato di riferimento non strettamente connesso alla manutenzione del
centro oli. Per questo specifico aspetto, nello svolgere l’indagine sul campo
abbiamo raccolto testimonianze di aziende (2 in particolare) che operano fuori i
confini nazionali e la mancanza della banda larga costituisce un fattore di forte
ridimensionamento in termini di opportunità. La velocità media di lavoro su
internet è di 1 mb, velocità che non permette ne la videoconferenza e né l’utilizzo
di posta elettronica per l’invio di file complessi in tempi ragionevoli.
In presenza di una connessione lenta, diventano problematiche operazioni
quotidiane come l'invio di un file di alcuni megabyte o l'apertura di una pagina
Internet che non contenga solo testo. Le aziende non servite dalla banda larga
subiscono una perdita di produttività, legata al tempo richiesto per svolgere
attività che impegnano molto meno i concorrenti serviti da una connessione
veloce.
Servizi alle imprese
Sono praticamente del tutto assenti i servizi finanziari e postali; è presente solo
una postazione bancomat in tutta l’area.
Manca un centro di primo soccorso, elemento questo abbastanza importante
vista la pericolosità dei processi industriali presenti.
Nell’area non sono presenti servizi consulenziali alle imprese e servizi di
“sistema” propri di un consorzio industriale: promozione, marketing, consulenza
evoluta, marketing territoriale. Si segnala comunque, che a breve dovrebbe
essere disponibile l’incubatore di imprese creato da Sviluppo Basilicata.
- 64 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il consorzio non realizza inoltre neanche una raccordo informativo in merito ai
dati statistici di base sulle aziende insediate, occupazione, mobilità etc. etc.
- 65 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
CAPITOLO III
ANALISI DI MERCATO
3.1 Indagine sui servizi dell’area
Nel corso del presente studio è stata condotta un’indagine sulle aziende insediate
in merito ai temi infrastrutturali e dei servizi dell’area. L’indagine è stata
l’occasione per cercare di coinvolgere direttamente le aziende insediate e rilevare
le informazioni utili ad elaborare gli approfondimenti tematici del documento.
L’indagine è stata preceduta da una serie di incontri svolti con il Consorzio
Industriale di Potenza, il Centro per l’impiego della Val d’Agri e le amministrazioni
comunali con i quali si sono condivisi obiettivi e metodologie dello studio.
L’indagine si è svolta attraverso i seguenti step:
- predisposizione del questionario;
- selezione delle imprese da coinvolgere;
- invio della richiesta di collaborazione alle società insediate con allegato
questionario;
- assistenza ove richiesta alla compilazione del questionario;
- elaborazione ed analisi dei documenti ricevuti.
La selezione delle aziende è avvenuta attraverso il database fornito dal Consorzio
Industriale e ricerche online degli indirizzi aggiornati.
Una criticità emersa in questa fase è stato lo scostamento dei dati forniti dal
Consorzio e alcune realtà aziendali presenti. L’anomalia è dovuta al fatto che
spesso l’intestatario dei contratti di servizio con il consorzio risulta non coincidere
con le imprese insediate perché spesso affittuarie. Questo determina un dato
fuorviante sia dal punto di vista occupazionale (es. gli impiegati di un’azienda
affittuaria risultano nelle statistiche in capo all’azienda locataria, così come anche
gli oggetti sociali rispetto ai livelli occupazionali possono presentare divergenze
rispetto alla realtà) che dal punto di vista del tipo di attività aziendale presente.
- 66 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Per completare l’indagine e acquisire il punto di vista delle aziende in merito alla
qualità dei servizi e dell’appropriatezza delle infrastrutture tecnologiche del sito è
stato organizzato un incontro presso le stesse aziende.
Dall’indagine realizzata è emerso un basso tasso di risposta (circa il 30% rispetto
al campione selezionato di 30 imprese); si segnala un altissimo interesse delle
piccole imprese ed un totale disinteresse delle aziende maggiori e più
significative dell’area.
Le aree d’indagine sono state sette:
- Viabilità;
- Sicurezza;
- Infrastrutture tecnologiche;
- Energia;
- Acqua;
- Rifiuti.
Rilevanza dell'inefficienza per temi
100
80
Alta
60
Media
40
Bassa
Acqua Rifiuti
Energia
Infrastrutture
tecnologiche
Sicurezza
Viabilità
0
Altri Servizi
20
Dalla tabella di sintesi emerge che il livello dei servizi erogati alle imprese
nell’area risulta essere, a giudizio delle stesse, poco soddisfacente: in particolare
gravi sono le inefficienze sul servizio idrico e l’arretratezza delle infrastrutture
tecnologiche.
- 67 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Le aziende lamentano inoltre tariffe molto alte sui servizi ricevuti e una generale
percezione di inefficienza organizzativa.
In dettaglio i risultati mostrano le seguenti aree di criticità:
1. Viabilità
1.1 Manutenzione
-
Strade con scarsa manutenzione
-
Marciapiedi poco curati in particolare nei periodi estivi con presenza
di erbacce che ne rendono difficile l’utilizzo
1.2 Traffico
-
Viabilità critica in alcune strade particolarmente congestionate di
camion in alcune ore (strada che passa davanti alla Vibac Spa e al
centro oli)
1.3 Toponomastica e segnaletica
-
Mancanza di toponomastica stradale in tutta l’area industriale
-
Mancanza della segnaletica orizzontale e verticale
2. Sicurezza
-
Assenza di un punto di controllo all’ingresso dell’area industriale
-
Mancanza di una recinzione di delimitazione
-
Assenza di un sistema di rilevazione degli accesi
-
Scarsa presenza delle forze dell’ordine
3. Infrastrutture tecnologiche
-
Assenza di banda larga per la connessione in rete
4. Energia
-
Approvvigionamento di energia elettrica a prezzi non competitivi
-
Potenziali vantaggi nella fornitura del gas neutralizzati sinora dalla
mancanza
dell’allaccio
delle
aziende
terminata solo a fine 2011)
5. Acqua
-
Bassa qualità dell’acqua industriale
-
Bassa quantità dell’acqua potabile
- 68 -
alla
rete
(infrastruttua
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
6. Rifiuti e fognature
-
Non si segnalano particolari problemi
7. Altro
-
Mancanza di servizi finanziari nella zona industriale (banche, poste)
-
Mancanza di mensa
-
Mancanza di un punto di emergenza sanitaria
-
Scarsa qualità dei servizi ASI in loco (mancanza di uno sportello per
le imprese realmente funzionante)
-
Scarsa informazione sulle opportunità alle imprese
3.2 Altre criticità
Oltre alle criticità individuate attraverso l’indagine conoscitiva sul campo sono
stati identificati altri fattori che determinano un forte gap dell’area come possibile
attrattore di iniziative imprenditoriali.
Governance
Sull’area industriale intervengono diversi attori pubblici che spesso creano
parcellizzazione del processo decisionale; in particolare gli attori individuati sono:
il Consorzio ASI, il Comune di Grumento, il Comune di Viggiano, il Consorzio di
bonifica. A titolo di esempio alcune strade di accesso all’area industriale sono di
competenza di enti diversi, il che comporta indecisioni e un eccessiva ostruzione
burocratica nei confronti delle imprese.
Cabina di regia dell’area industriale
L’analisi ha evidenziato che allo stato attuale il Consorzio industriale svolge una
semplice azione di erogatore di alcuni servizi base senza fornire alle aziende
assistenza a maggior valore aggiunto.
A titolo esemplificativo, si sottolinea inoltre come nonostante ci sia un numero
notevole di progetti e programmi sviluppati dalla Regione sull’area, come
ampiamente descritto nel paragrafo relativo all’analisi normativa, non risulta
- 69 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
essere ad oggi attivo nessuno sportello informativo nell’area industriale, con il
rischio di perdere opportunità importanti.
Squilibri dimensionali
L’area è determinata dalla presenza di un grande attrattore, il centro oli dell’Eni,
che, se da un lato costituisce una grande opportunità per il sistema locale
attraverso
il pagamento
delle
royalties, dall’altro,
esercita
la sua
forza
contrattuale sia verso le piccole imprese locali dell’indotto non specializzato che
verso ogni iniziativa non imposta per legge o non direttamente governata
dall’azienda stessa.
3.3 Swot analysis area industriale
Punti di forza
Punti di debolezza
Presenza di risorse energetiche
Area con pochi servizi alle imprese
Presenza del centro oli Eni
Arretratezza delle infrastrutture
tecnologiche
Presenza sull’area di centri di rierca
Presenza
imprese
di
un
incubatore
per
Forti contrasti sociali nell’area a causa
le della presenza dell’industria petrolifera
Presenza di imprese piccole e
sottocapitalizzate
Mancanza di manodopera altamente
qualificata tra i residenti
Imprese operanti in settori maturi
Governance dell’area non definita con
chiarezza
Presenza di un sito produttivo rischioso
Alti oneri consortili
- 70 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Opportunità
Ampia possibilità
pubblici
Minacce
di
Presenza di numerosi
sviluppo d’area
finanziamenti Inasprimento del quadro regolatorio
dell’Area
progetti
di Apertura del centro oli di Corleto
Perticara (aumento dell’inquinamento e
delle tensioni sociali)
Creazione del distretto energetico della
Val d’Agri
Apertura del centro oli di Corleto
Perticara (opportunità per l’indotto)
3.4 Analisi dell’area in relazione alla vocazione produttiva e alla sua
possibile strutturazione in area ecologicamente attrezzata
Vista la particolarità del sito e la sua forte caratterizzazione legata alla presenza
del centro oli dell’Eni, ai fini del presente paragrafo si ritiene importante
soffermarsi sulle caratteristiche dei processi produttivi del centro oli e ai
principali fattori di rischio ambientali che rappresenta.
3.4.1 Il centro oli Val d’Agri
La presenza su un territorio di stabilimenti industriali che detengono particolari
sostanze utilizzate nei processi produttivi, espone l’ambiente e le popolazioni al
cosiddetto “rischio industriale”.
In Basilicata sono presenti 10 stabilimenti a rischio incidente rilevante, di cui 6
soggetti agli obblighi dell’art. 6 (debbono rispettare solo alcuni adempimenti
previsti dal decreto) e 4 soggetti agli obblighi dell’art.8 (debbono rispettare tutti
gli adempimenti previsti dal decreto) del D.Lgs. n. 334/1999 tra cui il centro oli
di Viggiano.
- 71 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
- 72 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il centro Oli Val d’Agri si sviluppa su un’area di 171.700 mq.
Le operazione svolte nel Centro Olio costituiscono Pertinenza Mineraria (Regio
Decreto 29 luglio 1927 n.1443) codice ISTAT CA 11.10.0. La capacità nominale di
trattamento dell’intero impianto è pari a 16.500 mq/g di olio e 3.100.000 Sm3/g
di gas associato (al greggio), in particolare:
-
1500 mq/g di olio e 300.000 Sm3/g di gas per la line di produzione Monte
Alpi;
-
3.000 m3/g di olio e 600.000 Sm3/g di gas per ognuna delle prime tre
linee di produzione dell’impianto Val D’agri;
-
6.000 m3/g di olio e 1.000.000 Sm3/g di gas, per la quarta linea di
produzione dell’impianto Val d’Agri, entrata in funzione nel settembre
2004.
L’olio prodotto è inviato alla raffineria di Taranto mediante oleodotto (20 pollici di
diametro). Il gas prodotto è in parte utilizzato per autoconsumo.
Il processo produttivo può essere così sintetizzato:
Il greggio, arriva dai pozzi ad un sistema di collettori per poi essere inviato al
processo; questo effettuato sulle quattro linee di trattamento Val d’Agri e sulla
linea Monte Alpi, si basa sulla separazione trifase del greggio estratto in acqua,
gas e olio greggio. L’olio all’uscita dei separatori è prima inviato alle colonne di
stabilizzazione e poi stoccato in serbatoi a tetto galleggiante in attesa della
spedizione in raffineria mediante oleodotto.
Il gas di media e bassa pressione associato all’olio, separato all’ingresso in
centrale e contenente idrogeno solforato (H2S), è convogliato ed inviato agli
impianti di addolcimento (desolforazione), da cui si ottiene gas dolce. L’idrogeno
solforato
e
l’anidride
carbonica
sono
assorbiti
mediante
soluzione
di
Metildietanollamina (MDEA) e si liberano durante la fase di rigenerazione della
stesa per il successivo invio al sistema di recupero zolfo, che ha lo scopo di
trasformare l’H2S in zolfo liquido. Lo zolfo liquido è stoccato in apposito serbatoio
che lo mantiene ad idonea temperatura fino alla successiva commercializzazione.
Il gas dolce invece, dopo le opportune lavorazioni viene conferito alla società
Snam Rete Gas.
- 73 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
L’acqua di strato (acqua contenuta nel fluido estratto), separata dal greggio,
viene trattata al fine di eliminare i gas, gli idrocarburi ed i solidi disciolti in essa e
successivamente iniettata in unità geologiche profonde nei pozzi di estrazione.
Il centro oli Val d’Agri nel corso del 2011 ha ottenuto l'autorizzazione integrata
ambientale (AIA).
L’AIA è il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto o di parte di
esso a determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti di
cui alla parte seconda, titolo III-bis, del decreto legislativo del 3 aprile 2006,
n.152.
Lo scopo di tale norma è quello di conseguire un elevato livello di protezione
dell’ambiente attraverso il coordinamento delle procedure di autorizzazione
evitando che approcci distinti nel controllo delle emissioni in acque, aria, suolo
favoriscano il trasferimento dell’inquinamento tra i vari settori ambientali.
Gli impegni della Società necessari per ottenere l’autorizzazione Ambientale
Integrata possono essere così riassunti:
-
sviluppare misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando le migliori
tecniche disponibili;
-
non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi;
-
deve essere evitata la produzione di rifiuti; in caso contrario i rifiuti devono
essere recuperati o, ove ciò sia tecnicamente impossibile, essere eliminati
evitandone e riducendone l’impatto sull’ambiente;
-
l’energia deve essere utilizzata in modo efficace;
-
deve essere evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento della
cessazione definitiva dell’attività e il sito stesso deve essere ripristinato ai
sensi della normativa vigente in materia di bonifiche e di ripristino
ambientale;
-
devono essere prese le misure efficaci per prevenire gli incidenti e limitarne
le conseguenze.
- 74 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
3.4.2 I rischi dell’attività petrolifera
Quella petrolifera è sicuramente un’attività ad alto rischio e ad alto impatto su
tutte le matrici ambientali (suolo, acque, aria) oltre che su flora e fauna, in tutte
le fasi del processo, dalla perforazione sino al trasporto, e perciò sulla salute
umana.
Importanti rischi di contaminazione del suolo sono ascrivibili a fenomeni di
natura accidentale, quali:
- ingresso di fluidi di strato nel pozzo con conseguente eruzione incontrollata
dello stesso (blowout);
- perdita di circolazione, ossia l’immissione di fanghi negli strati impermeabili del
terreno quando la pressione dei fanghi è superiore a quella dello strato in zone
permeabili non ancora interessate dalla perforazione. Ciò è anche causa di
inquinamento delle falde;
- incendi ed esplosioni dai serbatoi;
- incidenti durante il trasporto del greggio; rottura di condotte ed oleodotti;
sversamenti accidentali da parte di mezzi di locomozione che transitano nelle
aree pozzo per le operazioni di manutenzione;
- errato stoccaggio di fluidi di vario genere (carburanti, acque industriali, fanghi
di perforazione, ecc.);
- problemi legati alla reiniezione delle acque di processo;
- incidenti nel trasporto di reflui e rifiuti verso centri di trattamento autorizzati
e/o discariche.
Altro rischio da valutare è quello legato alla sismicità dell’area. La Val d’Agri è tra
le aree appenniniche più attive sia sotto il profilo della frequenza degli eventi, sia
sotto quello delle magnitudo. La valle del fiume Agri, infatti, è interessata da una
serie di importanti lineazioni tettoniche attive con caratteri di trascorrenza che
potrebbero essere interessate da attività sismica e che conferiscono una
particolare delicatezza al territorio nel suo complesso.
La particolarità del sito in questione e l’attenzione delle popolazione verso i rischi
ad esso connessi, hanno determinato nel corso degli anni una proliferazione di
- 75 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
associazione di carattere ambientalista molto attente alle problematiche inerenti
alla produzione di idrocarburi e gli effetti di queste su ambiente e salute.
Fra le principali associazioni presenti sul territorio: il WWF, Laboratorio Viggiano,
Organizzazione Lucana Ambientalista (OLA), Onda Rossa, Associazione No Oil.
Tali organismi sono stakeholder importanti nel processo di dialogo tra imprese,
enti locali e cittadini, dialogo fondamentale per la definizione di un’area
APEA/SEPA.
Da un’analisi realizzata ai fini del presente studio le maggiori richieste avanzata
dalle
associazioni
vertono
da
un
lato
verso
una
maggiore
chiarezza
dell’informazione e dall’altro verso l’istituzione di maggiori forme di tutela per la
popolazione residente e gli operai che lavorano nell’area.
3.4.3 Le emissioni in atmosfera
Le principali emissioni pericolose in atmosfera legate all’attività del centro oli
sono causate dalle seguenti sostanze CO, SOx CO2, SO2, NO2, PM10, IPA, PCBPCP, H2S.
Il danno provocato alla salute dalle presenti sostanze sono ampiamente
dimostrate dalla comunità scientifica.
INQUINANTE
CO
CO2
SO2
NO2
EFFETTI SULLA SALUTE
Indebolisce le contrazioni del cuore riducendo la
quantità di sangue pompato alle varie parti del
corpo e perciò l'ossigeno disponibile per i vari
tessuti ed organi; compete con l'ossigeno per il
legame con l'emoglobina con riduzione della
capacità del sangue di portare ossigeno ai vari
tessuti ed organi (ipossia) con effetti secondari
su sistema nervoso, cardiovascolare, muscolare;
diminuzione della capacità di concentrazione,
turbe
della
memoria,
alterazioni
del
comportamento, confusione mentale, alterazione
della p.a., accelerazione del battito cardiaco,
angina pectoris, effetti perinatali
e a
concentrazioni elevate morte
Effetti da cambiamenti climatici
Tracheite, broncospasmo, bronchite, difficoltà
respiratorie e a dosi elevate morte – a lungo
termine alterazioni della funzionalità polmonare
e aggravamento delle bronchiti cronic
Ipotesi di grave danno alle membrane cellulari.
Infiammazione delle vie aeree, decremento della
- 76 -
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Studio di fattibilità
PST (PM10) (particolato sospeso)
IPA
PCB – PCP (diossina)
funzionalità respiratoria, edema polmonare per
particolare sensibilità dell’apparato respiratorio.
A lungo termine aumento dell’incidenza delle
malattie respiratorie, aumento della suscettibilità
alle infezioni polmonari batteriche e forse anche
virali
Effetti sull’apparato respiratorio (aggravamento
di patologie pre-esistenti come l’asma e
compromissione della funzione respiratoria)
Aggravamento di patologie cardiovascolari preesistenti
Cancerogenicità
Effetti tossici acuti: dermatiti (cloracne),
congiuntiviti, riniti, bronchiti da effetto irritativo
- Effetti in donne gravide: basso peso alla
nascita, disturbi neuro-psicomotori nei nascituri
- Pubertà precoce – Distiroidismo - Maggiore
suscettibilità alle infezioni - Effetto cancerogeno
documentato negli animali da laboratorio (non
come
cancerogeno
completo
ma
come
promotore – predisponente alla trasformazione
neoplastica
cellulare)
Diversi
studi
epidemiologici ne hanno evidenziato una
correlazione significativa con l’incremento di
determinati tipi di tumore come il sarcoma dei
tessuti molli, i linfomi, i tumori tiroidei e i tumori
polmonari (anche mesoteliomi) - Disturbi
dell’apprendimento (che sembrano correlati
all’azione
perturbante
della
diossina
sul
metabolismo degli ormoni tiroidei) - Caduta della
fertilità – Diabete - Immunodepressione
A titolo di esempio riportiamo la pericolosità dell’H2S (Idrogeno solforato).
L’idrogeno solforato4 è una sostanza fortemente velenosa la cui tossicità è
paragonabile a quella del cianuro. A temperatura ambiente ed alle basse
concentrazioni l’idrogeno solforato è un gas incolore che emana un caratteristico
odore di uova marce. Il gas è infiammabile e brucia con una fiamma bluastra a
temperature superiori ai 260°C. Concentrazioni di H2S nell’aria superiori al 4%
sono esplosive. I valori di H2S tipicamente immessi nell’atmosfera da processi
naturali sono inferiori a 1 ppb. Metà della popolazione è capace di riconoscere
l’odore acre dell’ H2S già a concentrazioni di 8 ppb ed il 90% riconosce il suo
tipico odore a 50 ppb. L’H2S diventa però inodore a concentrazioni superiori a
100 ppm perché paralizza il senso dell’olfatto. L’effetto desensibilizzante
4
Studio dal titolo “Sorveglianza sanitaria in Val d’Agri” – Regione Basilicata Dip. Salute
- 77 -
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Studio di fattibilità
dell’odorato è uno degli aspetti più insidiosi dell’H2S perché alle più alte e
potenzialmente mortali concentrazioni, la sostanza non è più percettibile ai nostri
sensi. Tutte le operazioni di trattamento dei prodotti petroliferi a qualsiasi livello
hanno la possibilità di emettere quantità più o meno abbondanti di H2S sia
sottoforma di disastri accidentali, sia sottoforma di un continuo rilascio
nell’ambiente durante le fasi di estrazione, stoccaggio, lavorazione e trasporto di
petrolio.
La possibilità di venire in contatto con l’H2S aumenta notevolmente per le
popolazioni in vicinanza dei centri di lavorazione del petrolio. Il Centro Americano
per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie detto CDC e l’Agenzia Americana
per il Catalogamento delle Sostanze Tossiche e delle Malattie detta ATSDR
riportano che i cittadini che vivono nelle vicinanze dei centri dove si lavora il
petrolio sono in genere esposti a livelli di H2S più alti del normale e che la
principale modalità di esposizione è la respirazione di aria che contiene livelli di
H2S che spesso vanno oltre le 90 parti per bilione (90 ppb o anche 0,09 ppm),
contro i valori tipici dei centri urbani che sono al massimo di 0,33 ppb e
addirittura inferiori a 0,02 ppb in zone non urbanizzate. Nelle vicinanze di centri
di lavorazione del petrolio, ed in particolare presso gli impianti di idrodesulfurizzazione, i livelli di H2S possono dunque essere 300 volte maggiori che
in una normale città del mondo occidentale. Recentemente, a causa della
progressiva presa di coscienza dei problemi ambientali e di salute connessi
all’H2S, alcuni stati americani hanno abbassato la soglia massima di presenza di
H2S nell’atmosfera.
In un’intervista alla Dott.ssa Maria Rita D’Orsogna5 raccolta sui mezzi di
informazione risulta quanto segue: “..l'Organizzazione mondiale della Sanita'
consiglia di fissare il limite dell'idrogeno solforato a 0.005 ppm. Negli Stati Uniti
ciascuno stato fa come vuole, ma il governo federale raccomanda un limite di
0.001 ppm. In Massachussetts, lo stato dove il livello è il piu' basso, il limite
legale è di 0.0006 ppm, cioè diecimila volte più basso che in Italia”.
5 La dott.ssa Maria Rita D’Orsogna è docente presso la California State University di Los Angeles e autrice di
numerosi articoli scientifici sugli effetti dell’H2S
- 78 -
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Studio di fattibilità
3.4.4 Sostenibilità ambientale e attività estrattiva
Tutte le disposizioni normative analizzate in tema di aree APEA, inseriscono come
obbiettivo principale il perseguimento della sostenibilità ambientale.
Per meglio capire il significato di tale concetto, riprendiamo la definizione più
usata in letteratura, secondo cui, l'economia sostenibile, dal punto di vista
ambientale prevede che l'utilizzo delle risorse debba permettere alle stesse di
potersi rigenerare in modo da fornire alle generazioni future lo stesso livello di
risorse dei periodi precedenti.
La sostenibilità ambientale è perciò intesa come la capacità di mantenere
la qualità e la riproducibilità delle risorse naturali nel tempo.
Il tema ambientale rappresenta per il sito in questione la principale criticità: la
limitata disponibilità delle risorse sfruttate, la vulnerabilità del patrimonio
naturalistico in cui il sito è inserito e le complesse relazioni con i cittadini
rappresentano i maggiori punti di debolezza.
Sottolineiamo ancora una volta come sia difficile sostenere la convivenza in uno
stesso progetto dell’obbiettivo di mantenere la qualità e la riproducibilità delle
risorse naturali nel tempo (sostenibilità ambientale) e l’attività petrolifera. Se
dovessimo valutare la fattibilità sotto tale aspetto il progetto di area APEA a
nostro parere non potrebbe essere preso neanche in considerazione perché
presenta una contraddizione troppo forte per poter essere superata.
Premesso tale aspetto di fondamentale importanza, lo studio ha tentato in ogni
caso di valutare se vi fossero almeno le pre-condizioni che consentissero il
raggiungimento di alcuni degli obbiettivi caratteristici di un’area APEA.
- 79 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
CAPITOLO IV
ANALISI DI FATTIBILITA’ DELLA RICONVERSIONE DEL SITO IN AREA
APEA
Nei capitoli 4 e 5 si analizzerà in dettaglio la fattibilità della riconversione
dell’area industriale di Viggiano in un’area sostenibile.
Nel capitolo 4 saranno verificate le condizioni per lo sviluppo dell’area come area
produttiva ecologicamente attrezzata (APEA) attraverso l’introduzione di azioni
che possano rendere il sito sostenibile da un punto di vista esclusivamente
ambientale, nel capitolo 5 invece saranno verificate le condizioni per lo sviluppo
di un’area SEPA (Area produttiva sostenibile), attraverso azioni mirate a favorire
uno sviluppo sostenibile secondo una logica di triple bottom line: sostenibilità
ambientale, sociale ed economica.
4.1 Caratteristiche di un’area Apea
Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) sono state introdotte
nell’ordinamento italiano dall’art. 26 del D.Lgs 112/1998 che le definisce come
aree industriali “dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la
tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”. Lo stesso articolo, oltre a
conferire potestà normativa in materia alle RegionI, impone per queste aree la
presenza di una gestione unitaria e stabilisce che “gli impianti produttivi
localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione
delle autorizzazioni concernenti l’utilizzazione dei servizi ivi presenti”.
Ad oggi, la Regione Basilicata non si è ancora dotata di una legislazione regionale
che riconosca e regolamenti le aree Apea. Ai fini del presente studio, è stato
quindi realizzato in via preliminare uno studio comparativo delle normative
regionali in materia di APEA al fine di analizzare l’applicabilità delle best practice
sul territorio regionale.
L’analisi ha riguardato le seguenti Regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,
Liguria, Marche, Piemonte, Toscana.
- 80 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Nell’analisi sono stati presi in esame e comparati i vari aspetti gestionali,
autorizzativi e organizzativi delle APEA al fine di delineare un benchmark
necessario ad individuare:
-
soggetti deputati a rilasciare ad un’area la qualifica di APEA;
-
soggetti che vengono coinvolti nei processi di attuazione;
-
soggetti preposti a svolgere ruoli istituzionali (soggetto gestore, comitato
di indirizzo..);
-
metodi di coinvolgimento delle imprese;
-
modelli di Incentivi e semplificazioni;
-
dotazioni territoriali e standard prestazionali richiesti;
-
differenze per le aree produttive nuove e per quelle esistenti;
-
criteri utilizzati per il rilascio della qualifica di APEA;
Tali valutazioni si sono rese necessarie al fine di sviluppare un’analisi circa la
presenza dei pre requisiti necessari a sviluppare un’ipotesi progettuale.
Dall’analisi delle realtà già esistenti sul territorio nazionali e dalle caratteristiche
normative, territoriali e produttive dell’area industriale di Viggiano si è poi
cercato di verificare le condizioni per l’applicabilità di un modello APEA al sito
oggetto di studio.
Dall’analisi effettuata sui quadri regolatori regionali, si evince che le Apea sono
definite come “aree produttive industriali, artigianali, o miste, anche inserite in
contesti ispirati alla multifunzionalità, dotate di un sistema di controllo delle
emissioni di inquinanti e di riduzione dei gas climalteranti; le APEA sono
caratterizzate dalla presenza e dalla gestione unitaria ed integrata di
infrastrutture e servizi idonei a garantire il rispetto dell’ambiente in
un’ottica di sviluppo sostenibile, in conformità ai principi di prevenzione
e controllo integrati dell’inquinamento, con la finalità di conseguire,
unitamente alla competitività del sistema produttivo, la salvaguardia
dell’ambiente, della salute e della sicurezza6”.
L’art.18 della Legge Regionale Toscana 87/1998 ad esempio attribuisce alle APEA
la finalità di promuovere e sviluppare “attività artigianali e industriali i cui
6
Art.18 della Legge Regionale Toscana 87/1998, D.P.G.R. 2-12-2009 n. 74/, D.G.R. 1245/2009.
- 81 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
processi siano gestiti come sistema territoriale d’insieme, in modo da garantire
una qualità ambientale complessivamente elevata, unitamente al sostegno,
consolidamento e miglioramento della competitività del sistema produttivo
regionale, in una prospettiva di sviluppo sostenibile”. In particolare, le aree così
definite devono essere attrezzate con un adeguato sistema di controllo delle
emissioni di inquinanti, e sono caratterizzate altresì dalla presenza e dalla
gestione unitaria ed integrata di infrastrutture e servizi idonei a garantire:
a) la prevenzione dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo;
b) la tutela della salute e della sicurezza;
c) la riduzione delle pressioni ambientali, ivi comprese la corretta gestione
dell'intero ciclo dei
rifiuti, l'uso sostenibile delle risorse, nonché il risparmio e
l'efficienza energetica;
d) modalità sostenibili per la logistica, l'accessibilità e la mobilità interna ed
esterna.
Le funzioni caratteristiche di APEA possono quindi essere declinate in obiettivi di
carattere generale così identificabili:
1) assicurare un efficace inserimento paesaggistico dell’insediamento;
2) ridurre le pressioni ambientali del sito produttivo;
3) massimizzare l’efficienza energetica delle reti, degli impianti, dei processi e
il ricorso a fonti di energia rinnovabili;
4) ridurre il prelievo di acque superficiali, di falda e di rete (massimizzando
l’utilizzo di acque recuperate);
5) massimizzare l’efficacia e l’efficienza dei processi di depurazione e
regolazione del deflusso delle acque reflue e meteoriche;
6) ridurre la produzione e l’avvio a smaltimento dei rifiuti;
7) controllare e ridurre le emissioni in atmosfera;
8) ridurre le pressioni ambientali indotte dai trasporti e dal traffico veicolare
sulla viabilità di collegamento e sulla rete viaria interna;
9) ridurre il rischio di incidenti ambientali derivanti dalla gestione delle
sostanze pericolose e dalla presenza di processi a rischio di incidente;
- 82 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
10) massimizzare la qualità energetico-ambientale ed il comfort interno
……..dell’edificato;
11) garantire la qualità del clima acustico degli spazi interni ed esterni.
Approccio metodologico
Lo studio, iniziato nel mese di ottobre era stato pianificato per raggiungere
l’obbiettivo attraverso una serie di step operativi di studio e ricerca così
sintetizzabili:
-
studio dei modelli nazionali APEA esistenti;
-
individuazione delle best practice;
-
analisi dell’area, del sito industriale e delle realtà produttive esistenti;
-
analisi delle informazioni esistenti presso i principali stakeholder7 del sito e
delle aziende insediate;
-
analisi dei consumi aggregati e individuazione delle principali azioni di
intervento
-
condivisione degli interventi possibili con gli stakeholder;
-
sviluppo delle proposte progettuali.
Il criterio attraverso il quale era stato sviluppato il modello di analisi si è basato
sulla consapevolezza che fossero stati accertati attraverso lo studio di pre
fattibilità, almeno i requisiti di base per lo sviluppo di un piano di fattibilità quali:
-
la condivisione del progetto con le aziende dell’area in particolar modo con
i due principali player Eni e Vibac;
-
la disponibilità delle aziende “rilevanti” a condividere informazioni e dati
-
la disponibilità e fruibilità di dati di base indispensabili per qualsiasi
progettazione in particolar modo quelli relativi agli impatti ambientali delle
aziende presenti (consumi, rifiuti, emissioni…).
Tali considerazioni, partono dalla consapevolezza che la disponibilità del dato è
fondamentale in analisi ove, dallo studio quantitativo di alcuni fenomeni, ne
derivino scelte programmatiche propedeutiche alla realizzazione di investimenti.
7
(Consorzio Asi, Provincia Potenza, Regione Basilicata, Comune Viggiano, Comune Grumento, Centro per l’impiego Val d’Agri,
Aprab)
- 83 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Per tale motivo, e sin dall’inizio del nostro lavoro, è stato evidenziato che la
disponibilità dei dati e la partecipazione delle aziende rilevanti sarebbe stato un
pre-requisito fondamentale per analizzare la situazione dell’area finalizzata a
sviluppare le proposte di intervento.
4.2. Analisi dei rischi e fattibilità dell’implementazione dell’area APEA
presso il sito industriale di Viggiano
4.2.1 La base dati e la condivisione del progetto
Ai fini dell’individuazione delle proposte progettuali si è proceduto alla richiesta,
presso
le
Strutture/Enti che
a vario
titolo
svolgono
la
loro
attività di
governo/controllo sull’area di Viggiano, di dati che potessero fornire un quadro
esaustivo dei consumi e dei rifiuti prodotti.
La prima forte criticità è emersa proprio dalla constatazione che sull’area in
oggetto ad oggi esistono poche e insufficienti informazioni sulle aziende presenti.
Dalla mappatura dei dati effettuata emerge il seguente quadro:
TIPOLOGIA DI DATO
DISPONIBILITA’
IMPORTANZA DATO
AGGREGATO
Consumi energetici
Consumi
NON DISPONIBILE
ALTA
idrici
–
Acqua DISPONIBILE
ALTA
idrici
–
Acqua DISPONIBILE
ALTA
potabile
Consumi
industriale
Rifiuti prodotti – Assimilabili DISPONIBILE
BASSA
urbani
Rifiuti prodotti – Speciali
NON DISPONIBILE
ALTA
Rifiuti prodotti – Pericolosi
NON DISPONIBILE
ALTA
dati NON DISPONIBILE
ALTA
Principali
movimentazione
merce
e
trasporti
- 84 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Occupazione
nell’area
presente NON DISPONIBILE
produttiva
ALTA
e
principali statistiche
Dopo le prime verifiche sui documenti e le informazioni disponibili presso i vari
stakeholder, si è reso necessario, vista l’esiguità di dati disponibili, realizzare
direttamente un’indagine sul campo finalizzata alla raccolta dei dati e delle
informazioni mancanti. Nelle prime settimane di novembre si è quindi proceduto
a:
-
informare le aziende dell’importanza dei dati per il progetto e chiedere un
supporto nella creazione di una banca dati;
-
preparare i formulari per la raccolta delle informazioni relative ai consumi
di energia, acqua, emissioni e produzione rifiuti presso le aziende;
-
elaborare i risultati.
A ciascuna azienda sono state inviate delle schede informative su supporto
informatico per tentare di raccogliere direttamente le informazioni e costruire
una prima banca dati necessaria per lo sviluppo di indicatori economici, sociali e
ambientali dell’area.
Le schede, sono state organizzate in tre sezioni:
-
economica: contenente indicatori economico-finanziari dell’impresa;
-
sociale: contenente indicatori occupazionali;
-
ambientale: contenente indicatori di performance ambientale (consumi,
emissioni, rifiuti, informazioni su politiche ambientali dell’azienda).
Le schede informative sono state inviate nelle prime settimane di novembre e
l’invio è stato seguito da una serie di comunicazioni via fax e via telefono.
Nonostante la presentazione alle aziende della potenzialità rappresentata dal
progetto e i vari solleciti per la compilazione dei questionari, la risposta da parte
delle stesse è stata pressoché irrilevante dal punto di vista statistico sia per la
caratteristica
dimensionale
delle
poche
imprese
che
hanno
fornito
le
informazioni, sia per le caratteristiche delle attività da queste svolte. I dati
ottenuti non sono stati presi in considerazione perché rappresentativi di realtà
- 85 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
produttive che rappresentavano meno del 3% in termini di impatto economico,
sociale ed ambientale sul territorio.
4.2.2 Le aziende insediate processi produttivi e quadro regolatorio
Dall’analisi effettuata sul sito produttivo e come già descritto nel capitolo
secondo, emerge che il sito industriale è caratterizzato dalla presenza di due
grossi player: la società Eni SpA, che svolge attività estrattiva, e la società Vibac
SpA, che svolge attività chimica legata alla produzione di film in polipropilene. Ad
oggi, nonostante una totale assenza di monitoraggi sui consumi presenti nell’area
che possano far comprendere le dinamiche legate all’uso delle risorse, si può
affermare che le attività dei due principali player costituiscono circa il 90%
dell’impatto ambientale, sociale ed economico sull’area. E’ quindi evidente che
qualsiasi progetto di sviluppo di area legato ad una logica APEA/SEPA non può
essere credibile se non coinvolge attivamente nel processo le due principali
aziende.
La criticità, diventa ancor più rilevante se consideriamo in termini di potere
contrattuale, da un lato la dimensione sovranazionale delle due aziende e
dall’altro la realtà economica e sociale dell’area in questione. Tale quadro,
determina un forte squilibrio contrattuale fra i soggetti privati e le Istituzioni che
portano alla considerazione che senza un’unità e condivisione di intenti ogni
iniziativa è destinata al fallimento.
Altro aspetto rilevante che pone forte dubbi circa l’applicabilità in tali condizioni
di un qualsiasi modello di area Apea è legato alla caratteristica dell’attività svolta
dall’Eni e al quadro regolatorio complessivo. In particolare, i dubbi emergono
dalla considerazione che tutti i rapporti esistenti fra l’Eni e il territorio sono
contraddistinti da accordi firmati in sede regionale e relativi ad un’attività definita
dal Governo nazionale ad alto valore strategico. Tale aspetto, evidenzia la
difficoltà di poter immaginare un nuovo sistema di governance dell’area che
risponda a logiche di Apea e che, ad accordi già sottoscritti e validi fra le parti
sostituisca una gestione unitaria e la condivisione di risorse e infrastrutture.
- 86 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Tale aspetto, delicato e complesso, sarà affrontato specificatamente nel
paragrafo relativo al Soggetto Gestore.
Altro fattore che riteniamo possa difficilmente conciliarsi con uno sviluppo di area
in ottica Apea è che nel corso di questi anni nel sito produttivo sono state avviate
attività economiche che mal si concilierebbero con una gestione di servizi
centralizzata ed affidata ad un soggetto terzo.
In particolare si fa riferimento alle aziende private presenti nell’area che operano
nel settore dello smaltimento dei rifiuti pericolosi e principalmente legati al
settore petrolifero. Si ricorda come la gestione dei rifiuti pericolosi prodotti dal
centro oli richiedano competenze e tecnologie specifiche e sono di conseguenza
demandati ad aziende specializzate protette da contratti vincolanti.
La necessità di una gestione unitaria non si concilia di conseguenza con la
presenza di un player così importante con un potere contrattuale probabilmente
anche maggiore di un soggetto gestore terzo che comprenda tutte le realtà
produttive dell’area.
4.2.3 Dimensioni del sito e sviluppo
Come evidenziato nel secondo capitolo, l’area industriale si estende per
complessivi 1.3 mln di mq per un totale di 53 lotti assegnati, con 32 aziende
insediate, 6 in costruzione, 8 in programma e 7 inattive. Le aree oggi disponibili
per una possibile collocazione di interventi sono limitate agli attuali lotti
disponibili
e
soggette
a
forte
vincolo
localizzativo
che
ne
limitano
considerevolmente le scelte di tipo gestionale.
I lotti che risultano attualmente disponibili per l’insediamento di infrastrutture
sono individuate dalle aree di colore arancio scuro.
- 87 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Da tale considerazione si evidenzia un limite al progetto determinato sia dalla
dimensione degli spazi disponibili e sia per il fatto che i lotti maggiori sono
collocati in un’area molto decentrata.
- 88 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Il limite appena evidenziato potrebbe però essere superato se consideriamo che
dal 2005 è stato approvato il nuovo piano regolatore dell’area che ha individuato
una nuova zona di espansione per complessivi 33 ha che potrebbe fornirebbe la
giusta dotazione in termini di spazio all’iniziativa.
Se la nuova area costituisce sicuramente un’opportunità valida, restano però
irrisolti una serie di interrogativi a cui è necessario trovare risposta prima dello
sviluppo di un qualsiasi progetto:
1) la nuova area, visti i limiti del sito attualmente disponibile, deve essere
considerata esclusivamente come “area dedicata” per lo sviluppo di
infrastrutture a servizio della vecchia area o essere un nuovo insediamento
produttivo sviluppato in ottica Apea?;
2) se il nuovo sito deve essere considerato sia come area dedicata alle
infrastrutture
che
rappresentare
un
nuovo
insediamento
produttivo
realizzato in ottica Apea, bisogna evidenziare quanto già detto nel
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
paragrafo 2.2.1: le popolazioni locali e di conseguenza le relative
amministrazioni pongono un forte ostacolo allo sviluppo di nuove attività
produttive legate al settore estrattivo. Se tale considerazione viene
assunta come un punto imprescindibile per la pianificazione della nuova
area, bisogna considerare che tale aspetto limita notevolmente le
potenzialità attrattive del sito ad oggi caratterizzate esclusivamente dalla
presenza di aziende attive nel settore petrolifero. Tale aspetto sarà
affrontato nel capitolo 5 nel paragrafo sostenibilità economica;
3) come conciliare le nuove regole insediative e le forme contrattuali già in
essere per le aziende già insediate. In particolare i dubbi vengono espressi
dal fatto che, anche se si assumesse che lo sviluppo della nuova area fosse
realizzata in ottica APEA, il mancato coinvolgimento nelle dinamiche di
gestione e regolatorie dei soggetti con maggiore impatto sui consumi,
sull’inquinamento presenti sul vecchio sito comprometterebbe qualsiasi
iniziativa.
Sarà quindi necessario a nostro giudizio, come pre requisito di sviluppo di
qualsivoglia progetto di tale portata, far precedere lo sviluppo della nuova area
da un percorso di concertazione fra le popolazioni locali, le amministrazioni e le
imprese che individui un percorso condiviso di sviluppo sostenibile, requisito che
al momento non risulta essere soddisfatto.
SCHEMA DELLE PRINCIPALI CRITICITA’
Criticità/Rischio
Business principale del sito
Livello
di
rischio
per
Azioni da intraprendere per
progetto
ridurre/eliminare il rischio
Alto
Nessuna
Alto
Opportunità dal progetto di
non conciliabile con
presupposti di sostenibilità
ambientale
Dimensioni sito produttivo
ampliamento dell’area
industriale
Partecipazione al progetto
Alto
Attivazione di piani di
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
delle aziende a maggiore
sviluppo congiunto e
impatto
concertazione
Quadro regolatorio già
Medio
Possibile modifica
definito per le aziende
concordata degli accordi
insediate.
Assenza di una legislazione
Basso
Sviluppo di un disegno di
regionale in materia di aree
legge
Apea
Assenza dei principali dati
Medio
Avvio di un progetto
sui consumi dell’area
condiviso di raccolta
informazioni
4.2.4 Applicabilità degli obiettivi Apea al sito
Il presente paragrafo ha come obiettivo la verifica dell’applicabilità al sito
industriale dei principali obiettivi di un’area Apea. Come già evidenziato nei
paragrafi precedenti, l’indisponibilità dei dati e la mancanza di partecipazione
delle aziende alla raccolta delle informazioni non hanno permesso nella gran
parte dei casi un’analisi puntuale necessaria per la formulazione di ipotesi
progettuali. Utile pertanto ai fini del presente paragrafo è stato l’utilizzo dei dati
ufficiali presentati dal gruppo Eni all’interno della richiesta di Autorizzazione
Ambientale Integrata quali unico riferimento dell’area. Per quanto riguarda i dati
relativi alle emissioni sono stati presi in considerazione i dati ufficiali pubblicati
dall’ARPAB (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata) e
dalla società Metapontum Agrobios.
4.2.4.1 Acqua
Obiettivo di un’area APEA dovrebbe essere quello di ridurre il prelievo di acque
ad uso industriale da corpi superficiali o da falda, favorendo il ricircolo delle
acque depurate. La gestione delle acque e il ricircolo, consente anzitutto un
vantaggio ambientale, poiché consente una riduzione del prelievo dal ciclo
idrologico ai fini produttivi consentendo una maggior disponibilità per usi diversi,
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
con conseguente miglioramento della qualità delle acque, quindi con un evidente
vantaggio sociale. I possibili vantaggi economici possono derivare dall’istituzione
delle
suddette
infrastrutture
convenientemente
realizzate
in
funzione
dell’indirizzo produttivo.
Applicabilità
Dalle rilevazioni effettuate il parametro acqua attualmente presenta un basso
grado di sostenibilità a causa dello sbilancio di consumo dei due principali player
(Eni e Vibac) di acqua potabile rispetto all’acqua industriale. La ragione di tale
fenomeno è da imputare principalmente alla bassa qualità dell’acqua proveniente
dal ciclo di depurazione.
Ciò
comporta,
in
particolare
nei
mesi
estivi,
un
forte
picco
sull’approvvigionamento e la scarsa disponibilità della risorsa per molte delle
aziende presenti. Come evidenziato nei paragrafi precedenti, il consorzio
industriale attraverso i fondi derivanti dal Piano Operativo val d’Agri ha posto in
essere investimenti per cercare di migliorare tale parametro. In più, attraverso
l’accordo con l’acquedotto Lucano il Consorzio ha accresciuto la disponibilità di
acqua potabile. Bisogna sottolineare che questo intervento pur migliorando gli
approvvigionamenti di acqua nel breve periodo è poco compatibile con il principio
di sostenibilità che vorrebbe destinare tale risorsa non a scopi di tipo industriale.
In definitiva bisognerà attendere almeno gli interventi previsti (integrazione del
ciclo di trattamento terziario delle acque di riciclo mediante processo di osmosi
inversa
–
integrazione
dell’impianto
di
depurazione
con
comparto
di
denitrificazione) per giudicare la sostenibilità nell’utilizzo di tale risorsa, pur non
essendo di principio ostativa alla creazione di un area APEA.
4.2.4.2 Energia
Nello sviluppo di un’area industriale sostenibile, sono due i parametri fortemente
determinanti in ambito energetico: la domanda (quindi i consumi) e l’offerta
(ovvero i punti di approvvigionamento). In un’economia d’area si dovranno
affrontare in modo sinergico entrambi gli aspetti: da un lato il contenimento dei
consumi (ad esempio: interventi sulle tecnologie di produzione orizzontali e
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
verticali,
agendo
distribuzione
e
sulla
dispersione
illuminazione),
energetica
dall’altro
degli
prevedere
edifici,
delle
un’adeguata
reti
di
fonte
di
approvvigionamento, che favorisca le tecnologie cogenerative e combustibili a
ridotte emissioni (gas, biomasse) o prodotti d’area (ad esempio rifiuti). Sono
inoltre da considerare le fonti rinnovabili, quali la produzione eolica, solare
(fotovoltaica e termico), idroelettrico e altre, che dovrebbero affiancare le
produzioni tradizionali in funzione della loro efficienza ed efficacia nel contesto
territoriale.
Il settore energetico rappresenta ricadute economiche di rilievo nell’economia
delle imprese: il raggiungimento anche parziale di una sufficienza energetica da
parte dell’area industriale, soprattutto se caratterizzata da attività ad intenso
utilizzo di energia, può comportare notevoli vantaggi economici; ne possono
conseguire anche vantaggi ambientali e sociali in riferimento alle tipologie di
produzione.
Applicabilità
Come evidenziato nel paragrafo in cui abbiamo trattato del tema dell’Energia, i
soli dati a nostra disposizione, relativi ai consumi e approvvigionamenti del
centro oli, mostrano un’altissima autosufficienza energetica attraverso l’utilizzo di
turbine a gas che determinano un risultato positivo fra il totale dell’energia
autoprodotta e il valore consumato.
Non è stato possibile reperire dati sulle altre aziende. Da un punto di vista dei
costi e quindi della competitività probabilmente il nuovo accordo con la Società
Energetica
Lucana
dovrebbe
consentire
anche
alle
altre
aziende
un
approvvigionamento a prezzi migliori rispetto agli attuali. Dal punto di vista delle
rinnovabilità delle fonti, si sottolinea come lo spazio a disposizione per nuovi
insediamenti limiti fortemente la possibilità di investimenti in tale direzione.
In definita dal punto di vista energetico non si ravvedono comunque particolari
ostacoli alla creazione di una APEA nell’area oggetto di studio.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
4.2.4.3 Rifiuti
Il passaggio ad un sistema integrato d’area dei rifiuti, consente anzitutto un
vantaggio ambientale, poiché si tende a ridurre progressivamente il volume del
materiale di scarto a favore del riutilizzo; sono correlati a questi vantaggi sociali,
poiché si va verso un miglioramento della qualità dell’ambiente di vita.
Il ciclo dei rifiuti prodotti nell’area può essere schematizzato come segue:
Rifiuti assimilabili ai solidi urbani – Raccolta indifferenziata
Rifiuti solidi industriali – Smaltiti fuori sito
Rifiuti Pericolosi – Smaltiti fuori sito e trasportati su gomma
Applicabilità
Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti la particolarità dei cicli produttivi delle
aziende non consente un riutilizzo degli stessi. Un piccolo intervento potrebbe
riguardare la creazioni di isole ecologiche per un sistema di raccolta differenziata
dei rifiuti assimilabili ai solidi urbani.
4.2.4.4 Trasporti
La gestione del traffico veicolare nelle aree industriale con l’obbiettivo della
riduzione del volume e delle emissioni dello stesso, comporta evidenti vantaggi
ambientali, poiché si tende a ridurre le emissioni e limitare gli spazi dedicati alle
infrastrutture; sono correlati a questi vantaggi sociali, poiché si va verso un
miglioramento della qualità dell’ambiente di vita e la riduzione del problema del
sovraccarico veicolare.
Applicabilità
L’area presenta un basso grado di sostenibilità a causa dell’assenza di una rete
ferroviaria. Il 100% del trasporto merce è realizzato su gomma. Da segnalare
comunque che in valore assoluto la quantità di traffico di mezzi pesanti sulle
strade si è ridotta notevolmente dall’entrata in funzione dell’oleodotto che unisce
il centro oli alle raffinerie di Taranto.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
4.2.4.5 Rumore
La legge del 26 Ottobre 1995 n. 447 ed il successivo D.P.C.M. 14 novembre 1997
prevedono l’inquadramento del territorio comunale in sei classi acustiche in
funzione della destinazione d’uso; nella fattispecie si fa particolare riferimento
alla
Classe
VI:
“aree
esclusivamente
industriali”.
In
riferimento
a
tale
classificazione si definiscono i seguenti valori limite rispettivamente di emissione
ed immissione: 65 db(A) sia diurno che notturno, 70 db(A) sia diurno che
notturno.
I limiti di riferimento per l’area oggetto di indagine, dal momento che il comune
di Viggiano non ha provveduto alla zonizzazione acustica del territorio comunale,
sono quelli del D.P.C.M. 1 marzo 1991 relativamente alla “Zona esclusivamente
industriale” per i punti lungo il perimetro della proprietà ed a “Tutto il territorio
nazionale” per l’ambiente esterno ed i ricettori più prossimi. Essi sono riportati
nella seguente tabella:
Classificazione
Limite diurno Limite notturno
Leq-db(A)
Leq-db(A)
Tutto il territorio nazionale
70
60
Zona esclusivamente industriale
70
70
Applicabilità
Nel corso del 2009 è stata eseguita una campagna di monitoraggio acustico al
fine di valutare se gli impianti esistenti del Centro Olio Val d’Agri rispettino i limiti
di rumorosità previsti dalla normativa vigente.
Si è proceduto ad effettuare, in periodo diurno e notturno, una serie di misure
del rumore ambientale al confine di proprietà del Centro Olio e presso ricettori
più prossimi all’impianto, confrontando poi i valori ottenuti con i limiti di
immissione previsti dalla normativa.
Sulla base dei risultati acquisiti, si evince un valore medio di circa 55 db
perfettamente coerente con il dettato normativo.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
4.2.4.6 Emissioni
Obbiettivo è quello della riduzione o limitazione delle emissioni in atmosfera, del
monitoraggio della quantità e della qualità di tali emissioni e della trasparenza
nella comunicazione dei risultati.
Per quanto riguarda le emissioni del sito produttivo si farà riferimento
principalmente al centro oli dell’Eni sia per la specificità del ciclo produttivo che
per l’attenzione posta sulla pericolosità delle emissioni
Il monitoraggio ambientale
I soggetti deputati ai monitoraggi ambientali dell’area sono la società regionale
ARPAB, l’Eni, e la società consortile Metapontum Agrobios.
Oggetto della rilevazione sono l’aria, l’acqua, la terra, i vegetali, gli alimenti.
La presenza delle attività estrattive del centro Oli rende il territorio di studio
un’area potenzialmente esposta al rischio di inquinamento da idrocarburi. Le
attività estrattive, infatti, oltre all’inquinamento atmosferico da polveri ed
emissioni gassose già illustrate nei capitoli precedenti, possono provocare
contaminazione delle acque superficiali e dei sedimenti fluviali, compromissione
delle acque sotterranee (abbassamento di livello, deviazioni di sorgenti,
contaminazioni da olio e da sostanze associabili alla composizione del greggio
estratto) e modifiche più o meno sostanziali al paesaggio ed agli habitat.
Un controllo continuo sull’evoluzione dello stato ambientale risulta pertanto
indispensabile per avere piena cognizione dei processi in atto, per verificare gli
effetti indotti da tali attività ed, infine, per predisporre azioni di intervento e di
risanamento in caso di situazioni di allarme per la salute dei cittadini e per
l’ambiente.
Nelle more della piena entrata in regime dell’Osservatorio Ambientale Regionale,
le attività di controllo ambientale sono state svolte dalla società Metapontum
Agrobios S.r.l. che ha avviato, nel 2005, un programma di costituzione della
“Rete di monitoraggio ambientale nelle aree a rischio di inquinamento da
idrocarburi”.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Nel biennio 2009-2010, la Metapontum Agrobios ha completato la seconda fase
di attuazione del programma di monitoraggio nell’ambito del “Progetto Val d’Agri
-Studio finalizzato alla valutazione dell’impatto delle attività estrattive nella Val
D’Agri”, di cui si riporta di seguito una sintesi dei risultati.
Acque superficiali
L’area interessata ricade nel bacino idrografico del Fiume Agri che rappresenta
uno dei cinque corsi d’acqua principali della Basilicata. Il Centro Olio di Viggiano,
in aggiunta, si trova a monte della diga del Pertusillo che, con una capacità di
invaso di 155 milioni di mc, destina le sue acque ad uso potabile, irriguo ed
idroelettrico.
Un altro invaso artificiale, di dimensioni più contenute, è ubicato nei Comuni di
Anzi e Laurenzana. Si tratta della diga della Camastra con una capacità di 32
milioni di mc le cui acque vengono utilizzate per uso potabile ed industriale.
Le indagini hanno interessato, pertanto, il Fiume Agri e i Torrenti Sauro e
Camastra, i loro principali affluenti, nonché gli invasi artificiali del Pertusillo e
della Camastra.
Sui campioni prelevati dai tali siti sono state eseguite analisi volte a determinare
lo stato della qualità ambientale, la presenza di sostanze riconducibili alla classe
degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), Poli Cloro Bifenili, alifatici alogenati e
idrocarburi aromatici (Benzene, toluene, xileni, ecc.), idrocarburi a catena lineare
e di metalli pesanti e test di ecotossicità.
Come indicatori dello stato di qualità ambientale sono stati utilizzati:
•
il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) che consente di descrivere
lo stato della qualità degli ambienti di acque correnti dal punto di vista
chimicofisico e microbiologico e di valutarne le variazioni nello spazio e nel
tempo. L’indicatore è rappresentabile in cinque livelli di qualità calcolati in
base al valore del 75° percentile di 7 parametri detti “macrodescrittori”
(Ossigeno Disciolto, BOD5, COD, NH4, NO3, Fosforo Totale ed Escherichia
Coli) relativi al bilancio dell’ossigeno e allo stato trofico;
- 97 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
l’Indice Biotico Esteso (IBE) che descrive lo stato della qualità biologica degli
ambienti di acque correnti valutandone le variazioni spazio-temporali. Il
controllo biologico, basato sull’analisi delle comunità di macroinvertebrati,
rappresenta un approccio
complementare
consente
giudizio
di
fornire
un
al controllo chimico-fisico
sintetico
sulla
qualità
e
complessiva
dell’ambiente e di stimare l’impatto che le diverse cause di alterazione
determinano sulle comunità che colonizzano i corsi d’acqua. L’IBE classifica la
qualità di un corso d’acqua: su di una scala che va da 12 (qualità ottimale) a
1 (massimo degrado), suddivisa in 5 classi di qualità;
•
lo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) che esprime la complessità degli
ecosistemi acquatici, della natura chimica e fisica delle acque e dei sedimenti,
delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura fisica del corpo idrico,
considerando prioritario lo stato della componente biotica dell’ecosistema. Nei
corsi d’acqua questi ecosistemi sono strettamente interconnessi con gli
ecosistemi circostanti e subiscono modificazioni continue lungo l’asta fluviale
causate da mutamenti naturali e antropici;
•
lo Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua (SACA) che consente di attribuire un
giudizio sulla qualità complessiva dei corsi d’acqua che tenga conto delle
caratteristiche ecologiche e della presenza di sostanze chimiche pericolose per
gli ecosistemi. In definitiva, esso valuta lo scostamento rispetto alle condizioni
di un corpo idrico di riferimento.
Tali indicatori sono stati stimati integrando quanto riportato nell’ex D.Lgs. N.
152/1999 con le indicazioni contenute nel D.Lgs 152/06 e nella DIRETTIVA
2000/60/CEE.
Di seguito si riporta una sintesi dei risultati analitici derivanti dall’attività di
indagine svolte nel 2010 per ciò che concerne l’area di studio.
- 98 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Generalmente il livello di qualità ambientale risulta essere buono tranne che in
corrispondenza di alcune confluenze (tra il Fiume Agri ed i Torrenti Alli e Sauro) e
di tratti fluviali prossimi a centri abitati o insediamenti industriali (Fiume Agri a
Villa d’Agri e Canale depuratore zona industriale). Qui il livello dello stato
ambientale risulta essere sufficiente.
Le indagini sulla presenza di idrocarburi nei corpi idrici superficiali consentono di
apprezzare in maniera significativa l’influenza delle attività estrattive in Val d’Agri
sul contesto ambientale perché il parametro idrocarburi è legato direttamente ai
composti che costituiscono il petrolio greggio e i suoi prodotti di raffinazione.
La determinazione del parametro idrocarburi totali è stata effettuata secondo
quanto previsto dal D.Lgs. 152/06 nella parte relativa alla tutela delle acque
dall’inquinamento ed ha interessato gli idrocarburi alifatici che rientrano nel
range di un numero di atomi di carbonio da 10 a 40.
Le verifiche effettuate non hanno evidenziato superamenti dei valori soglia
previsti dalla normativa. Inoltre, i confronti con campioni provenienti da una
sorgente da cui sgorga naturalmente petrolio, hanno mostrato che la quantità di
inquinante riscontrata rispecchia un andamento che è funzione della distanza
dalla fonte sottolineando, conseguentemente, una scarsa mobilità dell’inquinante.
Per valutare la contaminazione da idrocarburi volatili aromatici e alogenati,
l’indagine è stata effettuata mensilmente su 21 stazioni di campionamento
- 99 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
ricercando sia i parametri di natura idrocarburica previsti dalla legge sia quelli
riportati nella letteratura scientifica che direttamente o indirettamente possono
essere legati alle attività estrattive.
La situazione dei corsi d’acqua è risultata complessivamente buona dal momento
che nessuno dei parametri ricercati ha mai superato il valore medio di
concentrazione
su
base
annua
(SQA-MA)
o
la
concentrazione
massima
ammissibile fissate dal D.M. n.56/2009.
La situazione dell’area di studio potrebbe comunque essere particolarmente
meritevole di attenzione (fiume Agri nell’area compresa tra il Centro Olio e la
diga
del
Pertusillo)
perché
il
cloroformio,
spesso
in
associazione
al
bromodiclorometano e al bromoclorometano, è stato riscontrato più di frequente
o in concentrazione maggiore rispetto al 2009.
Le indagini volte a rilevare la presenza di metalli pesanti hanno evidenziato che
elementi tossici come Cadmio, Mercurio, Berillio e Tallio non hanno mai superato
il limite di rilevabilità di 0,1 µg/L in tutti i siti di indagine riproponendo condizioni
già riscontrate nel 2009 e nel 2008. Il Piombo raramente ha superato il limite di
rilevabilità e solo nel 6% di tutti i campioni prelevati si sono osservati valori
compresi tra 0,1 e 1 µg/L, ben al disotto del limite legale di 10 µg/L. Il confronto
con i risultati ottenuti nel 2009 ha evidenziato assenza di impatti da metalli
tossici, infatti non si riscontrano differenze sostanziali nei valori medi ed negli
intervalli di variazione delle concentrazioni di Arsenico, Bario, Cobalto, Cromo
totale, Rame, Nichel, Antimonio, Selenio, Stagno e Vanadio. Qualche differenza
nel valore medio annuale si è riscontrato per Alluminio e Ferro e, con minor
frequenza, per Zinco, Manganese e Boro. Ciò comunque solo per uno o al
massimo due prelievi nel corso dell’anno.
Aria
Le indagini sulla qualità dell’aria sono state affrontate predisponendo:
•
una rete di biomonitoraggio costituita da 44 centraline distribuite su 30
Comuni. L’utilizzo delle biocentraline consente la stima dell’inquinamento
dell’aria attraverso l’analisi della risposta di specifici organismi viventi. Si
- 100 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
tratta, nello specifico, di bioindicatori, cioè organismi viventi che subiscono
variazioni fisiologiche direttamente correlate al tipo di inquinante e di
bioaccumulatori, cioè organismi viventi in grado di accumulare l’inquinante
continuando a sopravvivere;
•
una centralina automatica fissa nel Centro Olio di Viggiano e centraline
automatiche mobili per il rilevamento di Biossido di Zolfo (SO2), Biossido
di Azoto (NO2), Ozono (O3) e Monossido di Carbonio (CO). I percorsi delle
centraline mobili toccano i comuni interessati alle estrazioni petrolifere
dell’ENI e della Total e i Comuni che si trovano nella zona del Centro Olio
di Viggiano secondo quattro percorsi stabiliti: a) Saurina - Cirigliano –
Gorgoglione - Guardia Perticara - Pozzi Total - Corleto Perticara; b) San
Brancato – Centro Olio - Villa D’Agri – Marsicovetere – Paterno –
Tramutola – Grumento – Moliterno – Sarconi; c) San Brancato –
Montemurro - Pozzi ENI - Viggiano - Centro Olio - Villa D’Agri; d) Diga
Camastra - Calvello - Pozzi ENI – Marsico Nuovo - Villa D’Agri - Centro
Olio.
•
una centralina automatica mobile ed una rete di centraline fisse costituite
da sistemi passivi di accumulo, per il rilevamento dell’idrogeno solforato
(H2S).
•
un sistema automatico per il rilevamento degli odori definito “naso
elettronico”.
Sui campioni prelevati nelle stazioni biomonitoraggio sono state eseguite indagini
volte a determinare la presenza di metalli pesanti, di idrocarburi policiclici
aromatici (IPA) e di idrocarburi oltre ai test di ecotossicità.
La capacità dei metalli pesanti rilasciati in atmosfera in seguito alle attività
estrattive
di
depositarsi
ed
eventualmente
accumularsi
è
stata
studiata
analizzando le matrici vegetali (licheni, muschi e piante vascolari) e il suolo nudo.
Nello specifico, sono stati indagati i seguenti metalli: Arsenico, Boro, Bario,
Berillio, Cadmio, Cobalto, Cromo totale, Rame, Mercurio, Nichel, Piombo, Tallio,
Vanadio, Zinco, Cromo (Cr-VI), Ferro, Manganese, Antimonio, Selenio e Stagno
senza trovare tracce significative nelle matrici considerate. Anche per gli IPA e
- 101 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
per gli idrocarburi non sono stati rilevati accumuli rilevanti ai fini della tutela della
salute e dell’ambiente.
I dati raccolti in continuo dalle due centraline nel Centro Olio di Viggiano e dalle
centraline mobili hanno consentito, in aggiunta, di rilevare eventuali tracce di
Monossido di carbonio (CO), Biossido di Zolfo (SO2), Biossido di Azoto (NO2),
Ozono (O3) e l’Idrogeno Solforato (H2S).
Facendo riferimento alle classi individuate dal Decreto Ministeriale n. 60 del 2
aprile 2002, i valori misurati generalmente si sono attestati tra il livello
trascurabile a moderato e, soltanto nei mesi di febbraio e marzo, si è rilevata una
percentuale, comunque bassa, del 3, 39% e del 2,22 % rispettivamente, di valori
dell’ozono al di sopra di 240 µg/m3.
Le emissioni di idrogeno solforato sono state monitorate anche con l’utilizzo dei
radiello in 6 punti strategici nell’area del Centro Olio di Viggiano riscontrando
sempre valori inferiori al valore soglia di 150 µg/m3 indicato dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) contro gli odori molesti di 40 µg/m3 come media su
30 minuti corrispondenti a circa 100ppb come media giornaliera.
Il grafico di seguito riportato, che mostra l’andamento temporale della
concentrazione di H2S espressa in ppb, evidenzia come in corrispondenza del
punto 2 siano stati riscontrati nel corso del 2010 valori maggiori rispetto agli altri
punti. Nel periodo dal 17 maggio al 1 giugno, tuttavia, per tutti i punti è stato
osservato un incremento della concentrazione.
- 102 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
A partire da giugno 2010, l’impatto odorigeno è stato stimato attraverso le
misure effettuate con il “naso elettronico”. La molestia olfattiva è stata
quantificata prendendo a riferimento le linee guida tedesche GOAA (Guideline on
Odor in Ambient Air/GOAA-1998).
Nella figura seguente si riporta la frequenza della molestia olfattiva misurata
come percentuale di giorni di ogni campagna nei quali c’è un superamento del
15%.
Dall’istogramma si evince che la percentuale di giorni positivi, cioè caratterizzati
da una molestia olfattiva, è maggiore nei mesi di novembre e dicembre. La
presenza di una molestia olfattiva crescente a partire dalla seconda metà di
agosto fino alla fine dell’anno conferma di fatto la sensazione di fastidio
lamentata dalla popolazione.
- 103 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Suolo
Nelle aree interessate da attività di estrazione petrolifera, la matrice suolo
rappresenta il primo recettore di inquinamento, soprattutto per il parametro
idrocarburi. Le potenziali fonti di contaminazione del suolo sono attribuibili a
perdite accidentali da serbatoi o da tubazioni interrate, ad eventuali spargimenti
accidentali non controllati da impianti o dalle aree di carico e scarico oppure allo
stoccaggio deliberato nel sottosuolo di materiali di scarto delle trivellazioni.
Lo studio sulla matrice suolo è stato effettuato con un totale di 200 campioni per
campagna annuale, prelevati nei primi 100 cm dello strato superficiale nelle zone
di maggiore impatto, cioè l’area industriale di Viggiano e tutte le postazioni
petrolifere censite e utilizzate per l’estrazione del greggio.
La verifica sulle concentrazioni di inquinante è stata realizzata riferendosi ai limiti
indicati nel D.Lgs.152/06 e ss.mm. e ii.; sui campioni prelevati sono stati eseguiti
test di ecotossicità ed analisi volte a determinare la presenza di idrocarburi totali,
policlorobifenili e idrocarburi policiclici aromatici e alogenati, clorobenzeni e
metalli pesanti.
I test di tossicità acuta con il batterio bioluminescente Vibrio bischeri e con il
crostaceo Daphnia magna e i test di fitotossicità con Lactuca sativa realizzati su
100 campioni di terreni prelevati nelle vicinanze di pozzi con frequenza annuale
non hanno evidenziato fenomeni di tossicità.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Relativamente
al
parametro
idrocarburi,
che
senza
dubbio
rappresenta
l’indicatore principale della contaminazione di origine petrolifera legata alle
attività di estrazione, raffinazione e distribuzione del greggio, i campioni
analizzati hanno presentato concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici
(IPA) sempre sotto i limiti normativi e non hanno rilevato alcuna presenza di
policlorobifenili.
Gli idrocarburi alogenati e i clorobenzeni, sebbene non siano presenti nel petrolio,
vengono usualmente utilizzati come solventi e agenti sgrassanti nelle attività di
estrazione petrolifera. Le indagini condotte sui terreni limitrofi ai pozzi petroliferi
hanno avuto, pertanto, l’obiettivo di verificare se siano state condotte pratiche di
contaminazione della matrice suolo.
I risultati ottenuti mostrano tracce, di gran lunga inferiori ai limiti di legge, di
cloroformio, di benzene, toluene, etilbenzene, xileni, n-butilbenzene, secbutilbenzene e 1,2,4-trimetilbenzene nell’area oggetto di studio. Diossine e furani
non sono mai stati riscontrati in tutta la campagna di studio.
L’indagine finalizzata alla determinazione del tenore dei metalli pesanti non ha
evidenziato fenomeni di contaminazione riconducibili ad attività estrattive.
Arsenico, Cadmio, Cromo totale, Rame, Nichel, Piombo, Antimonio e Selenio non
superano il valore previsto dalla norma; il Vanadio mostra modesti superamenti
del limite che si riscontrano costantemente nel comune di Viggiano. Gli
occasionali superamenti osservati nel corso del 2009 per il Tallio nell’area
oggetto di studio non si sono ripresentati nel 2010. Modesti sono stati i
superamenti per il Cobalto che hanno presentato un andamento costante, tanto
nel comune di Viggiano che di Marsico Nuovo. Lo Zinco, in alcuni siti del Comune
di Viggiano, mostra valori medi più elevati (190 mg/Kg) del 2009 e 2008,
superando il limite per uso verde pubblico, privato e residenziale che è di 150
mg/Kg. Il Berillio mostra costantemente valori vicini o superiori al limite, spesso
in buon accordo col valore trovato nel 2009. E’ utile osservare, tuttavia, che
questo elemento non è mai rilevabile nelle acque sotterranee dell’intera area di
studio. Tra gli elementi non inclusi nel D.Lgs 152/2006, Boro, Ferro e Manganese
- 105 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
mostrano valori medi con lo stesso ordine di grandezza ottenuto nel 2009 e
2008.
Sviluppo sul monitoraggio
Dopo oltre 12 anni dalla firma dell’accordo tra Eni e la Regione Basilicata del
1998, nel marzo del 2011 è stato inaugurato l’Osservatorio Ambientale della Val
d’Agri, con sede a Marsico Nuovo.
L’Osservatorio8 rappresenterà il “polo informativo sull’ambiente” presso il quale
far confluire, raccogliere e rendere disponibili al cittadino tutte le informazioni di
carattere ambientale relative all’area della Val D’Agri interessata dall’attività di
coltivazione dei giacimenti petroliferi.
Cuore dell’Osservatorio sarà il Sistema Informativo dei dati ambientali, ovvero
una banca dati costantemente aggiornata e consultabile, in grado di produrre
output di vario tipo e per utenti di differente livello (popolazione, stake-holders,
tecnici, ricercatori, ecc..).
L’Osservatorio anche sulla base dei risultati degli studi e delle analisi prodotte,
formulerà proposte e promuoverà iniziative allo scopo di avviare attività
necessarie
alla
valutazione
dello
stato
dell’ambiente
e
della
salute
dell’ecosistema e delle popolazioni. Dunque non ricoprirà semplicemente il ruolo
di “raccoglitore di dati” ma opererà come elemento attivo e propositivo per la
loro individuazione, elaborazione,
aggiornamento e diffusione e promuoverà
iniziative sinergiche nel campo della
pianificazione, gestione e divulgazione
ambientale.
L’Osservatorio è costituito da un Comitato di Rappresentanza Territoriale che ha
il compito di fornire indirizzi di carattere generale per garantire il rapporto con le
istituzioni e la comunità, e indirizzi di carattere specifico per la programmazione
delle attività dell’Osservatorio e da un Comitato Tecnico Scientifico che svolge
compiti di consulenza sulle tematiche scientifiche, tecniche, ambientali e
sanitarie,
potrà
proporre
studi,
monitoraggi
dell’Osservatorio.
8
Atti della Conferenza Petrolio e Ambiente, Matera 2011
- 106 -
e
quanto
nelle
finalità
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Applicabilità
La presenza del centro oli e di un polo estrattivo così importante nella zona, è il
fattore determinante di tutta l’area industriale, forse dell’intera Regione.
Se dal punto di vista economico si possono riscontrare nel breve e medio periodo
vantaggi per le imprese dell’indotto e per l’intera Regione a causa delle fees che
l’Eni paga per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi, da un punto di vista
ambientale sorgono diversi problemi sull’inquinamento prodotto causa anche di
forti contrasti con i cittadini e le associazioni
Interessante sulla questione lo studio condotto dal WWF e pubblicato il 10
settembre 2010 dal titolo “Il monitoraggio ambientale nell’area del centro olio di
Viggiano”. L’analisi è stata condotta evidenziando alcune incongruenze sulle
valutazioni dell’ARPAB e della società Agrobios e sottolineando attraverso prove
fotografiche di supporto i posizionamenti delle centraline di rilevamento spesso
molto lontane rispetto al punto di emissione.
Si riporta di seguito un estratto di un articolo del WWF uscito a seguito dello
studio: “si vuole premettere che la problematica delle attività petrolifere in Val
d’Agri va ben al di là di singole questioni di carattere tecnico: essa è territoriale
ed ambientale, riguarda gli uomini, i cittadini che vivono in questo contesto, la
loro vita e le loro attività che sono messe in pericolo dalla presenza dei pozzi di
estrazione e di un centro olio ubicato nei pressi del centro abitato di Viggiano;
tale impianto infatti raccoglie circa 100 mila barili di petrolio al giorno che viene
in parte raffinato e depurato dei suoi gas più nocivi quali i derivati dello zolfo,
dell’azoto,
del
carbonio,
che
si
disperdono
copiosi
nell’ambiente
abitato
circostante producendo certamente un notevole inquinamento. In questa
situazione è più che legittimo rilevare che il sistema di monitoraggio operante
non sia adeguato e sufficiente a descrivere tutto quello che succede dentro il
centro olio e nelle immediate circostanze, né quello che succede nei pressi dei
pozzi di estrazione”
Si riporta anche uno stralcio dell’interrogazione parlamentare dell’On. Zamparutti
in merito alla modalità con cui vengono condotte le indagini sullo stato
dell’ambiente e sui report prodotti (settembre 2011):
- 107 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
“….I dati pubblicati riguardano solo alcuni degli inquinanti monitorati e con
modalità differenti che non consentono un confronto immediato e, soprattutto, i
valori medi giornalieri e i valori medi semestrali non sono in grado di
rappresentare le reali emissioni degli inquinanti nell’atmosfera. Basti considerare
che Agrobios fornisce valori orari del Monossido di Carbonio, del Biossido di Zolfo,
del Biossido di Azoto e dell’Ozono ma non degli altri inquinanti previsti
dall’Autorizzazione ministeriale del 5 febbraio 1999; Arpab fornisce, a seconda
degli inquinanti monitorati, il valore medio e/o il valore massimo registrato
mentre l’ENI pubblica semestralmente i valori medi del periodo relativo solo al
Biossido di Zolfo, Biossido di Azoto e Ossido di Carbonio; sono escluse dal
monitoraggio alcune sostanze come l’NMHC (idrocarburi non metano) indice di
inquinamento da attenzionare come prevede ad esempio la Regione Sicilia in
relazione all’inquinamento industriale di Milazzo o il PM25 e la maggior parte dei
VOC (composti organici volatili); a fronte della recente intesa Stato-regione che
prevede il passaggio dell’attività estrattiva del centro oli Eni di Viggiano da
80.000 barili a 120-130.000 al giorno, oltre alla realizzazione di un terzo centro
oli a Tempa Rossa di Corleto Perticara (Total) e al centro oli dell’Eni già presente
a Pisticci, le problematiche ambientali e sanitarie sono destinate ad aggravarsi”.
Questi sono solo due esempi sui forti contrasti attualmente presenti nell’area tra
cittadini, amministrazioni locali, associazioni e regione. Le testimonianze sulla
questione sono sin troppo numerose: da interviste televisive (Anno Zero su RAI
due) di cittadini disperati per i cattivi odori, la paura di inquinamento e la perdita
di valore degli immobili dell’area, a contrasti tra il comune di Viggiano, l’Eni e la
Regione per la concessione alla trivellazione dei due nuovi pozzi monte ENOC 6 e
7 ricadenti in un area a forte rischio idrogeologico, a moltissimi articoli di giornali
su associazioni ambientaliste, cittadini e interrogazioni parlamentari.
Con questo non si vuole sottolineare in modo pregiudizievole l’errore di sfruttare
la risorsa petrolio in un determinato contesto ambientale, ma l’impossibilità di
costituire un’area sostenibile proprio in tali aree vista la non rinnovabilità della
risorsa, l’inquinamento prodotto e i possibili contrasti tra i vari attori coinvolti.
- 108 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Si ricorda, tra l’altro, che la zona di nuova espansione è collocata proprio a
ridosso del centro oli.
Come risulta dai dati in nostro possesso, e comunque pubblici, l’ENI rispetta tutte
le norme attuali e fa rientrare le emissioni dentro i limiti stabiliti dalla legge.
Ciò nonostante si ribadisce che oggetto del presente studio non è la normativa
vigente, ma l’opportunità di creare un area sostenibile nel distretto industriale di
Viggiano.
Il limiti di H2S registrati nel centro oli (2,67 ppb), per esempio, pur rispettando
la legge italiana non rientrerebbero nei limiti consigliati dagli Stati Uniti d’America
(1 ppb) ed imposti da uno stato come il Massachussetts (0,6 ppb). Vista la
pericolosità dell’agente inquinante riteniamo doveroso applicare, per la creazione
di un area sostenibile, i limiti esistenti più restrittivi.
Tra l’altro proprio l’H2S è causa di cattivo odore (uova marce) confermato sia dai
cittadini che dalle analisi effettuate.
Pur
contando
l’area
su
importanti
risorse
pubbliche
a
disposizione
per
investimenti, molte delle quali derivate proprio dello sfruttamento dei giacimenti
petroliferi, riteniamo non possibile la creazione di un area APEA nel distretto
industriale oggetto dello studio.
Ciò non significa abbandonare l’area al suo destino, o che l’area non abbia dei
punti di forza per una sua sostenibilità economica, soprattutto nel breve e medio
periodo. Come sottolineato dal rapporto “Primi risultati secondo rapporto indotto
Eni Val d’Agri: profilo delle imprese e impatto occupazionale”, l’Eni ha consentito
un certo sviluppo delle aziende dell’indotto, che in alcuni casi hanno anche potuto
iniziare un percorso di internazionalizzazione, ma come premesso nel primo
capitolo, spesso lo sviluppo economico, lo sviluppo ambientale e lo sviluppo
sociale non è detto che procedano di pari passo e/o nella stessa direzione.
- 109 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
4.3 Rappresentazione della proposta progettuale e fattibilità finanziaria
e procedurale
Per quanto è stato esposto finora e premesso che:
-
non esiste una base di dati sufficiente a poter quantificare interventi
strutturati e ben dimensionati sull’area;
-
esistono dubbi sulla completezza e puntualità dei dati ambientali
dell’area pubblicati dai soggetti ad oggi deputati;
-
è stato istituito nel corso del 2011 l’Osservatorio ambientale della Val
d’Agri con l’obbiettivo di divenire
il punto di riferimento per i
monitoraggi sulle emissioni dell’area e si attendono i primi dati ufficiali
per meglio capire gli impatti delle attività sul territorio circostante;
-
l’area sarà soggetta ad ulteriore pressione ambientale a seguito
dell’apertura del nuovo centro oli di Corleto Perticara a 35Km dal sito
oggetto di studio e che gli effetti complessivi sul territorio sono ancora
da valutare;
-
non esiste ad oggi una volontà da parte delle aziende principali dell’area
a partecipare attivamente ad un progetto di sviluppo di area produttiva
ecologicamente attrezzata.
Riteniamo che al momento non possano esistere le condizioni per attivare un
progetto di sviluppo di area ecologicamente attrezzata poichè le informazioni a
disposizione non sono assolutamente sufficienti a valutare azioni ponderate.
Ciò premesso, cercheremo di ipotizzare alla luce delle valutazioni fatte alcuni
interventi strutturali che, in linea teorica possono portare ad un miglioramento
dei servizi dell’area.
Le proposte individuate, sono state formulate sulla base di esperienze di altri siti
produttivi e pertanto prima di poterle considerare valide dovranno essere
opportunamente dimensionate sulla base di un’esaustiva base di dati.
I possibili interventi sono stati suddivisi in:
-
Interventi sull’area esistente (V)
-
Interventi per la nuova area (N)
- 110 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Dal punto di vista procedurale, i percorsi di implementazione dovrebbero essere
diversi tra la nuova area produttiva e l’area esistente: nella prima si possono
attuare subito interventi per attrezzarla con principi in linea con un’area APEA;
nella seconda potrebbe essere previsto invece, tramite un accordo tra istituzioni
ed imprese presenti nel luogo, un programma di miglioramento progressivo delle
dotazioni e delle prestazioni ambientali, finalizzato a far raggiungere alla zona gli
standard più elevati dal punto di vista ambientale.
Nella tabella seguente vengono elencate le aree di miglioramento e gli interventi
necessari, previsti o da attuare, per la creazione di un’APEA nell’area oggetto di
studio.
- 111 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
PRINCIPALI LINEE DI INTERVENTO
Area intervento
Obiettivo
Interventi
Area N/V
Intervento pianificato
Governance
Condivisione obbiettivi
- Creazione di una politica
N/V
NO
N/V
NO
Gestione integrata dei
dati
ambientale di area
- Istituzione soggetto di raccordo
delle informazioni e dei dati
dell’area (consumi, occupazione,
statistiche..)
Sportello imprese
Acqua
Massimizzare i processi
di depurazione
- Manutenzione degli impianti e in V
NO
particolare delle vasche di
accumulo
Ridurre il prelievo di
acque superficiali e di
rete
- Migliorare la qualità dell’acqua
V
SI
V
NO
N
NO
N
NO
V/N
NO
V/N
NO
industriale
- Manutenzione e gestione della
rete
Energia
Massimizzare l’efficienza
- Adozione di soluzioni
energetica delle reti e
impiantistiche centralizzate ad
degli impianti e favorire
alta efficienza
il ricorso a fonti di
energia rinnovabile
- Produzione di energia da fonti
rinnovabili
- Introduzione figura dell’energy
manager
- Contabilizzazione dei consumi
Trasporti
Ottimizzare i flussi
relativi ai trasporti e
ridurre l’impatto sulle
popolazioni e l’ambiente
Emissioni
Controllare e ridurre le
emissioni in atmosfera
Rifiuti
Ridurre la produzione e
lo smaltimento dei rifiuti
- Costituzione di gruppi di acquisto V/N
SI
- Introduzione figura mobility
V/N
NO
V/N
NO
V/N
SI
V/N
NO
V/N
NO
V
NO
manager
- Programmazione attività
manutenzione mezzi
- Monitoraggio puntuale della
qualità dell’aria
- Raccolta differenziata per i rifiuti
solidi assimilati agli urbani
- Efficienza sistema di gestione dei
rifiuti speciali
Salute e sicurezza
Ridurre il rischio di
incidenti ambientali
derivanti dalla presenza
di aziende e processi a
- Potenziamento impianti
antincendio
- Verifica e ampliamento delle
fasce di sicurezza fra gli impianti
- 112 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
rischio di incidente
rilevante
a rischio incidente rilevante e le
altre attività produttive
- Creazione di spazi idonei alle
V
ND
V
ND
V
NO
V
NO
V
ND
V/N
NO
V
NO
l’efficienza - Manutenzione delle strade
V
SI
- Pulizia erbacce
V
NO
- Toponomastica stradale
V
NO
- Miglioramento segnaletica
V
NO
Massimizzare la qualità
- Contenimenti dispersione
V
ND
energetico-ambientale
- Resistenza termica
V
ND
V
ND
emergenze
- Formazione
- Creazione di un punto di presidio
medico e primo soccorso
- Referente di area per la
sicurezza
- Analisi periodica dei rischi
- Informazione e sensibilizzazione
delle imprese insediate
Protezione dei siti e degli
accessi esterni
- Recinzione e controllo accessi
Infrastrutture
Fornire le imprese di una - Costruzione dell’infrastruttura
tecnologiche
rete a banda larga
Viabilità
Migliorare
della rete stradale
Edilizia
ed il confort interno degli - Produzione di energia da fonti
edifici
rinnovabili
- Consentire insediamenti solo di
edifici ad alta efficienza
energetica
N
- Razionalizzazione dei consumi
illuminazione
Qualità e confort
V/N
NO
- Mensa
- Sportello banca/posta e servizi
finanziari
N
N
Il dimensionamento delle opere/interventi individuati necessita di informazioni e
dati che per quanto detto in premessa ad oggi non sono disponibili.
Ad esempio per poter formulare un’ipotesi di infrastruttura atta a fornire
soluzioni energetiche centralizzate occorre avere informazioni dettagliate da
parte delle aziende su loro consumi reali, sulle infrastrutture di autoproduzione
- 113 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
attualmente presenti nelle aziende … etc tutte informazioni richieste alle imprese
attraverso questionari ma che non hanno avuto alcuna risposta.
Gli unici interventi che ad oggi possono essere quantificati, oltre agli investimenti
già previsti dal Consorzio e rappresentati nel capitolo secondo sono i seguenti:
INTERVENTI PER L’AREA INDUSTRIALE ESISTENTE
INTERVENTI
IMPORTI
Realizzazione della recinzione nell’intera
€ 1.500.000,00
zona, cancello di ingresso con sistema di
rilevazione accessi e la predisposizione del
sistema di video sorveglianza 24 ore su 24
Mezzi per la manutenzione e taglio erbacce
€ 50.000,00
per marciapiedi e cigli stradali
Toponomastica area
€ 70.000,00
Realizzazione di Banda larga
€ 1.250.000,00
Isole ecologiche per la raccolta
€ 100.000,00
differenziata rifiuti assimilabili ai solidi
urbani.
INTERVENTI PREVISTI NELLA ZONA DI AMPLIAMENTO CON EDIFICI E STRUTTURE A
IMPATTO ZERO
Mensa
€
700.000,00
Presidio medico e primo soccorso
€
500.000,00
Sportello posta con servizi finanziari
€
350.000,00
Infrastrutture per la nuova area
€
800.000,00
(allungamenti e allacciamenti alle reti gas,
acqua, fogne…..etc alla vecchia area)
- 114 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
4.4 Analisi di sensitività
Il modello economico-finanziario di un progetto è la costruzione e lo sviluppo dei
flussi di cassa attesi dall'investimento in un determinato periodo di tempo.
Obiettivo principale del modello è quello di stimare:
• la redditività attesa dell’investimento;
•il
fabbisogno
finanziario
in
termini
di
ammontare
e
caratteristiche
di
finanziamento;
• la capacità del progetto di restituire il debito.
Ogni modello è tanto più affidabile quanto più precise sono le informazioni
utilizzate e deve seguire un processo di realizzazione che utilizza un rapporto
dialettico con tutte le controparti del progetto.
Il modello economico-finanziario risultante è il frutto di un processo di
negoziazione e costruzione collettivo: deve essere corretto, utile e dinamico, e
deve essere utile anche per la fase delle negoziazioni con tutti gli stakeholder.
L’analisi di sensitività ha lo scopo di valutare la reattività degli indici principali del
progetto a possibili mutamenti dello scenario di base, nonché di determinare le
variabili che hanno una maggiore incidenza sui risultati del progetto.
Come più volte sottolineato, i dati a nostra disposizione non hanno permesso lo
sviluppo di un modello economico-finanziario di progetto. Pur avendo sottolineato
e quantificato gli interventi infrastrutturali che potrebbero portare ad un
miglioramento dell’area industriale e a conseguenti vantaggi alle imprese
insediate, questi risultano ancora di difficile individuazione non avendo dati
attendibili dalle imprese stesse.
4.5 Analisi delle ricadute sul sistema locale
Le aree produttive APEA, come evidenziato nei capitoli precedenti, rappresentano
soluzioni tecniche e gestionali nell’ambito della gestione dei rifiuti, delle acque
meteoriche e del risparmio energetico. Rappresentano pertanto un modello
gestionale di un’area industriale che consente elevati standard ambientali.
Le APEA rappresentano per le imprese un´opportunità d´insediamento di
eccellenza in quanto offrono economie di scala, infrastrutture e servizi comuni,
- 115 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
una gestione ambientale condivisa e partecipata, una riduzione dei costi per
l´approvvigionamento idrico ed energetico.
Allo stato attuale, si sottolinea ancora una volta, che la base dei dati disponibili
sull’area e le informazioni sui consumi, non sono sufficienti per poter stimare gli
impatti che una gestione in ottica APEA potrebbe avere sulle aziende in termini di
risparmi ed efficienze aggregate.
Questo aspetto è un elemento fondamentale per definire le possibili economie del
sito e quindi il vantaggio competitivo dell’area determinato da una riconversione
del sito in ottica APEA.
Al momento, con i dati a nostra disposizione, l’introduzione di un sistema di
governo dell’area che abbia le caratteristiche sopra evidenziate, non lascia
presupporre impatti sociali ed economici rilevanti se non strettamente connessi
alle strutture organizzative necessarie alla trasformazione dell’area industriale in
APEA (soggetto gestore, mensa, primo soccorso, servizi finanziari, guardiania.) e
limitatamente alla realizzazione delle infrastrutture.
Per una valutazione più approfondita sull’attrattività futura dell’area e sulla
sostenibilità economica del sito si rinvia al capitolo 5.
4.6 Verifica della fattibilità amministrativa e procedurale del soggetto
gestore
L’obiettivo posto alla base delle Aree Ecologicamente Attrezzate è, come già
accennato nel primo capitolo, la garanzia della tutela della salute, della sicurezza
e dell’ambiente, da raggiungere attraverso:
•
l’individuazione di un Soggetto Gestore delle reti e dei servizi, unico per
l’area;
•
la progettazione e realizzazione di contenuti urbanistico-territoriali di
qualità;
•
la realizzazione di condizioni di gestione ambientale di qualità.
Il tema focale della problematica è fondato, pertanto, sul presupposto di spostare
l’oggetto di interesse dalla singola azienda, o dal singolo sito, all’intera area
industriale.
- 116 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Fattore fondamentale per il successo delle APEA è l’organizzazione del processo
decisionale. In particolare è destinata a fallire l’organizzazione strutturata
secondo una visione top-down, che non prevede la condivisione/concertazione
con le imprese che compongono il parco industriale, e in cui le misure volte al
raggiungimento della sostenibilità sono stabilite univocamente dagli organi di
governo. Un processo bottom-up o condiviso, pur determinando tempi più lunghi
e maggiore complessità gestionale, può invece evitare la mancanza di supporto
da parte dei soggetti che effettivamente dovranno realizzare la riqualificazione
dell’area. È quindi importante offrire a tutti gli stakeholders la possibilità di
essere coinvolti nel processo, in modo tale da evitare l’emergere di problemi o
contrasti futuri.
La gestione unitaria si dovrebbe comporre da un lato da attività espressamente
mirate al miglioramento ambientale continuo nel tempo attraverso analisi e
programmazione di azioni, e dall’altro da servizi rivolti alle imprese che possono
riguardare temi ambientali, sociali, economici o connessi all’amministrazione
ordinaria.
La gestione unitaria risulta quindi una condizione indispensabile alla riuscita del
progetto; sulla questione va sottolineata una prima difficoltà nel far convogliare
nello stesso Soggetto imprese con interessi molto diversificati e con forze
contrattuali profondamente disuguali.
Il coinvolgimento delle imprese9 appare come una delle maggiori sfide che deve
fronteggiare il Soggetto Gestore: come far partecipare le imprese all’attuazione
del programma ambientale? Come incentivarle o “obbligarle”? Quali meccanismi
attivare in caso di inerzia?
Sicuramente piuttosto che ricercare l’adesione delle imprese ad un programma
già elaborato, il SG dovrebbe prevedere la partecipazione delle imprese già nella
stessa fase di programmazione, in modo tale che vengano selezionate solo le
azioni realmente condivise e quindi si concentrino risorse su queste, aumentando
la probabilità di successo nella loro realizzazione.
9
Fonte ETABETA Approach guidelines Consensus Building Draft (2011)
- 117 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Un passaggio ulteriore per garantire il coinvolgimento delle imprese è che i
rapporti tra queste e il Soggetto Gestore siano formalmente disciplinati con atto
sottoscritto dalle parti, ad esempio una convenzione, un accordo o un
disciplinare: nel documento dovrebbe essere riconosciuto il ruolo del gestore
unitario, dovrebbe essergli conferito il mandato di agire in nome delle aziende
insediate e dovrebbero essere stabiliti i reciproci obblighi. Una soluzione ancora
più “estrema” in termini di coinvolgimento, e quindi auspicabile, è che le imprese
entrino nella compagine sociale del Soggetto Gestore, dando vita ad esempio a
dei consorzi; questa soluzione garantirebbe una perfetta connessione tra
rilevazione fabbisogni – programmazione – attuazione.
Mentre risulta più semplice l’adesione delle imprese che si devono ancora
insediare nelle nuove aree (lo si può porre come clausola di insediamento),
diverso è l’approccio per le imprese già insediate, che vedono modificato lo
status quo della gestione dell’area e potrebbero non gradire o non capire la
funzione di un gestore unitario, l’utilità di una programmazione ambientale, i
vantaggi di un’APEA. In tutti i casi in cui il Soggetto Gestore o l’ente locale si
trovano a svolgere un’azione di convincimento nei
confronti delle aziende già insediate occorre mettere in evidenza i vantaggi della
gestione unitaria, soprattutto in termini economici. Anche in questo caso è
fondamentale un preliminare ascolto delle imprese e delle loro esigenze per
riuscire a proporre servizi con un certo grado di attrattività proprio per le aziende
insediate.
Lo scarso interesse dimostrato in questa fase del progetto dalle diverse aziende,
fa sì che il tentativo di ipotizzare un Soggetto Gestore Unico nell’area industriale
risulti al momento più un’ipotesi dottrinale che una reale possibilità.
Risulta infatti indispensabile ai fini della fattibilità dell’iniziativa, come più volte
sottolineato nel presente studio, il coinvolgimento delle due realtà industriali più
importanti dell’area, l’Eni in primis, che con il suo indotto rappresenta la realtà
più importante, e la Vibac; senza la loro presenza e soprattutto senza la volontà
da parte dell’Eni di andare oltre rispetto a quanto previsto da contratti già
- 118 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
formalizzati e norme di legge, si priverebbe il Soggetto Gestore della possibilità
di poter agire in maniera efficace nell’area.
Occorre rilevare preliminarmente che, già nella fase di definizione del Soggetto
Gestore, bisognerà inderogabilmente tener conto di due precondizioni essenziali:
1. massimo contenimento dei costi di funzionamento (fondamentale sarà
l’apporto, in termini di risorse umane, competenze, sede, ecc, da parte dei soci
fondatori del Soggetto Gestore);
2. immediata pianificazione dei servizi potenziali da erogare alle aziende (un
Soggetto Gestore che non ha individuato il suo business plan non è in grado di
“stare” sul mercato e di avere autonomia economica, in altre parole sarà
destinato rapidamente a non essere operativo o peggio ancora a sciogliersi).
L’individuazione del soggetto idoneo ad assumere tale ruolo in un definito ambito
produttivo, è in definitiva condizionata da una serie di fattori:
•
contestualizzazione
effettivamente
nel
erogabili,
territorio
specifico
coinvolgimento
(valutazione
delle
imprese,
dei
servizi
volontà
di
governare il processo da parte degli enti locali interessati…);
•
vincoli e opportunità determinati dalla normativa vigente;
•
fattibilità economica.
4.6.1 La struttura del Soggetto Gestore
Dal punto di vista della
natura che il Soggetto Gestore può assumere, i casi
possibili sono fondamentalmente tre: natura pubblica, natura privata, natura
mista. Dall’osservazione delle esperienze passate emerge chiaramente come la
presenza della “natura mista” sia predominante, anche se va sottolineato come
nella maggior parte dei casi la componente pubblica sia maggioritaria. Diverse
sono le spiegazioni a sostegno della prevalenza della componente pubblica tra i
soggetti responsabili della gestione delle aree:
•
recentemente si assiste ad un processo di esternalizzazione dei servizi
pubblici da parte degli enti locali, in particolare dei servizi aventi rilevanza
economica (obbligo normativo);
- 119 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
anche nel settore imprenditoriale privato si assiste da tempo ad un
fenomeno di outsourcing, per esigenze da un lato di diminuire i costi delle
dotazioni strumentali e di personale, e dall’altro la mancanza, all’interno
della propria struttura, di conoscenze tecniche e professionalità specifiche;
•
il
coinvolgimento
determinante
sia
nella
in
compagine
termini
di
sociale
delle
condivisione
delle
imprese,
scelte
risulta
e
delle
responsabilità, che in termini finanziari; la forma consortile appare quindi
auspicabile, poiché è propriamente rivolta a condividere risorse o servizi,
secondo un approccio mutualistico;
•
la partecipazione diretta delle istituzioni è spesso la conseguenza delle loro
stesse politiche di supporto allo sviluppo del territorio;
•
la presenza forte della componente pubblica rappresenta un fattore di
garanzia a fronte di iniziative APEA, spesso di tipo sperimentale, che
presentano forti margini di rischio e di indeterminatezza sulle tipologie di
servizi e sulla redditività degli stessi;
•
è un elemento che favorisce la tenuta dell’iniziativa e della compagine
sociale;
•
i soggetti pubblici coinvolti svolgono un ruolo di interlocutore tra imprese
insediate, le istituzioni locali e autorità di controllo.
Anche nel nostro studio verrà quindi scelta una natura mista pubblico-privato
“forte” che preveda un ente con la partecipazione diretta di imprese e istituzioni
pubbliche. La motivazione principale è proprio il coinvolgimento diretto nelle
scelte dell’area delle imprese. Da questo punto di vista sarà importante la ricerca
di vantaggi diretti e tangibili per imprese che appaiono molto eterogenee sia per
quanto riguarda i processi produttivi che le dimensioni.
Per quanto riguarda la forma societaria le formule più ricorrenti sono quelle che
offrono una maggiore flessibilità, in termini di coinvolgimento dei soggetti
interessati e di funzioni che possono essere svolte (forme di partenariato misto
pubblico/privato, possibilmente consortili dato il carattere mutualistico di queste
ultime forme, che si concretizza nello svolgimento di ogni attività sempre
nell’interesse delle imprese associate).
- 120 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
La forma giuridica del Soggetto gestore prescelta è la Società Consortile a
Responsabilità Limitata.
I soci che dovrebbero partecipare alla creazione di tale organismo sono:
•
il Comune di Viggiano;
•
il Comune di Grumento Nova;
•
la Regione Basilicata;
•
la Provincia di Potenza;
•
il Consorzio Industriale di Potenza;
•
le imprese insediate nell’are industriale di Viggiano.
Mentre per le aziende già insediate nell’area l’adesione non potrebbe che essere
volontaria (ed il successo dell’operazione dipenderebbe molto proprio dal numero
e dalla qualità delle adesioni), per le nuove aziende insedianti l’adesione avrebbe
carattere vincolante.
A prescindere dalla forma giuridica prescelta, la costituzione del Soggetto dovrà
avvenire attraverso la definizione di un accordo scritto ufficiale tra tutti i
componenti.
In
termini
operativi,
la
formalizzazione
dell’accordo
può
concretizzarsi nella redazione di un atto costitutivo (statuto), contenente gli
elementi minimi per l’istituzione del soggetto, quali:
•
scopo e responsabilità del soggetto;
•
elenco dei partecipanti;
•
modalità di loro nomina e durata;
•
eventuali cause e modalità di recesso dei partecipanti;
•
principali regole di funzionamento del Soggetto (quali modalità di riunione
e di deliberazione, eventuali decisioni per le quali è richiesta l’unanimità,
modalità di verbalizzazione delle riunioni).
Una volta definite la composizione e le principali modalità di funzionamento del
Soggetto, l’identificazione dettagliata delle funzioni che esso può svolgere può
utilmente essere formalizzata attraverso la redazione di un apposito regolamento
di funzionamento. Nell’ambito di tale atto, l’ampiezza dei poteri e delle
responsabilità del Soggetto potrà variare sensibilmente in base alla capacità e
- 121 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
alla volontà di delega di poteri allo stesso Soggetto da parte dei membri che lo
compongono.
Un cenno particolare merita il Consorzio Industriale di Potenza in quanto in un
primo momento con la creazione di un Soggetto Gestore si verrebbero a creare
duplicazioni di diverse funzioni oggi svolte dal Consorzio (che in tal caso
andrebbero delegate al Soggetto Gestore).
Una
prima
importante
differenza
però
risiede
nell’ambito
geografico
di
competenza che nel caso del Consorzio riguarda l’intera Provincia. Il Soggetto
Gestore invece avrebbe un ambito più ristretto e dovrebbe curare in maniera più
puntuale gli interessi delle aziende appartenenti all’area industriale. Ovviamente
dove più conveniente il Soggetto Gestore potrebbe aderire a contratti con ambiti
territoriali più vasti (un esempio può essere il contratto stipulato dal Consorzio
con la Società Energetica Lucana per la fornitura elettrica a prezzi più competitivi
degli attuali) in accordo con il Consorzio stesso (la partecipazione alla compagine
azionaria dovrebbe favorire tali accordi).
Da un punto di vista giuridico il Consorzio di sviluppo industriale è un ente
pubblico economico (previsti da apposita legge nazionale), vale a dire un istituto
di cui si avvale la Pubblica Amministrazione per intervenire nel sistema
economico, mentre la società consortile è una forma di consorzio e in quanto tale
persegue uno scopo mutualistico cioè l’interesse dei consorziati.
Gli organi sociali del Soggetto Gestore saranno l’Assemblea dei Soci e il Consiglio
di Amministrazione con Presidente e Vicepresidente eletti tra i soci, e che
potrebbero partecipare a titolo gratuito (prevedendo ovviamente un rimborso
spese per i costi sostenuti al fine di svolgere la propria attività).
4.6.2 I compiti del Soggetto Gestore
Al Soggetto Gestore è affidata la gestione complessiva dell’Area Produttiva
Ecologicamente Attrezzata (area attuale + area di espansione) e la generale
responsabilità in merito a:
- 122 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
l’analisi Ambientale iniziale dell’area di concerto con i dati prodotti
dall’Osservatorio
Ambientale
quando
questi
saranno
effettivamente
disponibili;
•
l’elaborazione dei dati di area: (ambientali, produttivi, occupazionali forniti
dagli uffici preposti a tali compiti);
•
la redazione del Programma Ambientale;
•
la progettazione e gestione dei servizi e delle infrastrutture comuni che
insisteranno sull’area;
•
il monitoraggio delle attività previste per la corretta gestione ambientale
dell’area.
Le attività ed i servizi del Soggetto Gestore potrebbero essere svolti sia
direttamente che attraverso soggetti terzi; in questo secondo caso il Soggetto
Gestore ha il compito di individuare quei fornitori che forniscano il servizio
migliore tenendo conto della qualità del servizio (anche da un punto di vista
ambientale) così come dell’ economicità dello stesso.
Secondo la prassi prevalente10 i servizi offerti dal Soggetto Gestore dovrebbero
riguardare:
•
stipulare di accordi per l’organizzazione della raccolta dei rifiuti solidi
urbani internamente all’area;
•
predisporre e aggiornare un data base (possibilmente georeferenziato)
sulle informazioni ambientali d’area;
•
attivare una “borsa rifiuti” (al fine di perseguire la “chiusura del ciclo dei
rifiuti”, nell’ottica dell’incremento del recupero e della riduzione della
produzione di rifiuti da inviare a smaltimento);
•
costituire un gruppo per l’acquisto collettivo di energia elettrica e gas,
anche gestendo le infrastrutture necessarie all’erogazione:
•
svolgere il ruolo di Energy Manager dell’Apea;
•
svolgere il ruolo di Mobility Manager dell’Apea (per le persone e le merci),
con compiti di incentivazione dei comportamenti virtuosi e di “gestore
logistico”;
10
Fonte Ipotesi Soggetto Gestore Distretto Pesarese – Comune di Pesaro Servizio qualità e Ambiente
- 123 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
gestire i rapporti con i fornitori di servizi (es. servizi telematici,
telefonici…);
•
gestire gli impianti di servizio dell’area (es. depurazione, impianto
antincendio…);
•
gestire la manutenzione delle strade e del verde;
•
svolgere l’attività di marketing territoriale;
•
effettuare controlli ambientali nell’area (in modo da fornire alle imprese un
servizio utile ai fini dei controlli previsti in sede autorizzativi, ma anche per
valutare le condizioni dell’area durante la fase di analisi ambientale e a
seguito degli interventi di miglioramento);
•
eseguire analisi di laboratorio (su emissioni e materiali di processo, sulla
composizione dei rifiuti e delle acque reflue, ect);
•
operare una gestione unitaria della sicurezza (ad esempio organizzando un
servizio di vigilanza e pronto intervento);
•
gestire servizi per gli addetti (ad esempio la mensa);
•
fornire supporto amministrativo per la predispostone di documentazione
connessa a procedimenti amministrativi;
•
svolgere attività di formazione per gli addetti addetti;
•
promuovere presso le imprese l’adozione di strumenti volontari di
certificazione ambientale.
4.6.3 I costi del Soggetto Gestore
In questo paragrafo vengono analizzati i costi necessari per la costituzione ed il
funzionamento del Soggetto Gestore.
L’ipotesi e i relativi tempi di attuazione sono stati formulati prescindendo
dall’attività
più
complessa
e
delicata
che
il
progetto
richiederebbe:
il
coinvolgimento delle aziende e la volontà dei soggetti pubblici a ridurre i livelli di
controllo sull’area lasciando gran parte della gestione al nuovo soggetto
(Soggetto Gestore).
- 124 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Gli investimenti previsti per l’avviamento comprendono i costi per la costituzione
della società (principalmente costi notarili) e le attrezzature materiali e
immateriali necessari all’espletamento delle proprie funzioni
Investimenti
Immobilizzazione immateriali
Costi costituzione società
licenze software
Immobilizzazione materiali
2 laptop
1 pc
1 monitor
1 stampante
Arredo ufficio
Totale
Ammortamento ann uale
5.000,00
200,00
2.000,00
700,00
200,00
150,00
3.000,00
11.250,00
2.250,00
Inizialmente è previsto per i primi due anni (periodo necessario per portare a
regime l’iniziativa) l’utilizzo di un ufficio di circa 100 metri quadrati e due
dipendenti. Il primo dovrebbe essere il direttore generale con un profilo
amministrativo/gestionale mentre il secondo dovrebbe essere una persona con
un profilo più tecnico (es. ingegnere ambientale).
Costi annuali (2012-2013) ipotesi a
Salari e stipenti
100.000,00
Affitto ufficio
12.000,00
Utenze
3.600,00
Cancelleria
1.000,00
Pulizia ufficio
2.400,00
Consulenze
10.000,00
Contabilità
6.000,00
Altro
2.000,00
Totale
137.000,00
I costi pur se non esorbitanti potrebbero essere ulteriormente abbattuti
utilizzando personale e locali già a disposizione dei soci (costi annuali ipotesi b).
In particolare il Consorzio Industriale di Potenza potrebbe mettere a disposizione
i locali ed un amministrativo dimezzando i costi operativi.
- 125 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Costi annuali (2012-2013) ipotesi b
Salari e stipenti
50.000,00
Utenze
3.600,00
Cancelleria
1.000,00
Pulizia ufficio
2.400,00
Consulenze
10.000,00
Contabilità
6.000,00
Altro
2.000,00
Totale
75.000,00
Dal punto di vista dei ricavi appare al momento difficile, visto lo scarso interesse
dimostrato dalle aziende, ipotizzare una quota annuale da far versare alle
imprese associate.
Visto i costi non altissimi del Soggetto Gestore, questo potrebbe essere
finanziato esclusivamente con fondi pubblici. Vista la presenza del centro oli,
anche da un punto di vista di marketing, sarebbe auspicabile finanziare
l’iniziativa con le royalties del petrolio. In tal modo sia i due comuni (dedicando
parte delle royalties ricevute nell’iniziativa) che il Consorzio Industriale di
Potenza (fornendo location e personale) sarebbero coinvolti in prima persona e
darebbero il loro apporto all’iniziativa, rendendola anche più attrattiva per le
imprese dell’area.
Dal 2014, anno in cui è previsto che il Soggetto Gestore entri a regime, saranno
necessari nuovi investimenti in attrezzature e beni immateriali. La voce principale
(licenze software) è dovuta all’acquisizione di software customizzati per il
sistema informativo territoriale, e per un piano di gestione ambientale e delle
emergenze.
Investimenti 2014
Immobilizzazione immateriali
licenze software
Immobilizzazione materiali
2 laptop
1 stampante
Arredo ufficio
Totale
Ammortamento ann uale
40.000,00
2.000,00
150,00
2.000,00
44.150,00
8.830,00
- 126 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
L’aumento dei costi a regime è dovuto principalmente all’assunzione di due
nuove persone e alla conseguente necessità di un ufficio di dimensioni maggiori.
E’ prevista l’assunzione di un secondo ingegnere più giovane e di un impiegato in
segreteria. Ovviamente rimane valida l’ipotesi che per abbattere i costi vengano
utilizzati uffici e personale già alle dipendenze dei soci di natura pubblica che
partecipano alla costituzione del Soggetto Gestore.
Costi annuali a regime
Salari e stipenti
Affitto ufficio
Utenze
Cancelleria
Pulizia ufficio
Consulenze
Contabilità
Altro
Totale
160.000,00
18.000,00
5.400,00
1.500,00
3.600,00
30.000,00
6.000,00
4.000,00
228.500,00
Solo in questo secondo momento, ed una volta dimostrata l’efficacia e l’efficienza
del Soggetto Gestore, con benefici tangibili per le aziende dell’area produttiva,
potrebbe essere introdotta una quota associativa anche per le imprese private o
anche ipotizzata l’introduzione di servizi a pagamento per le imprese. Vista però
la dimensione media delle aziende (escludendo le 2/3 di maggior importanza), la
possibilità di fornire servizi in maniera gratuita (i costi come già detto potrebbero
essere coperti facilmente dedicando parte delle royalties del petrolio) potrebbe
aumentare considerevolmente l’attrattività della zona.
Principali criticità nell’implementazione del Soggetto Gestore
FINALITA’ SG
Deve essere rappresentativo
delle imprese insediate e
riconosciuto dal sistema
pubblico locale
Deve essere riconosciuto dal
sistema pubblico locale.
CRITICITA’
Difficoltà nel far convergere
nello stesso Soggetto
imprese molto differenti tra
loro per dimensioni attività
e forza contrattuale.
Resistenze pubbliche a
cedere il controllo o parte
di esso su aree industriali
con grandi interessi
- 127 -
LIVELLO DI CRITICITA’
ALTO
ALTO
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Deve documentare le regole
di funzionamento
dell’APEA/SEPA ed
aggiornarle.
L’aggregazione delle imprese
sotto la figura del SG ne
aumenta il loro potere
contrattuale.
Deve garantire, attraverso
processi definiti, lo scambio di
informazioni tra tutti i
soggetti insediati
nell’APEA/SEPA al fine di
garantire il funzionamento
dell’Area.
Deve adottare la politica di
sostenibilità della APEA/SEPA.
Tale politica deve essere
misurabile attraverso
opportuni indicatori e tendere
all’ottimizzazione delle risorse
ambientali, economiche e
sociali e al miglioramento
continuo delle prestazioni e dei
singoli soggetti insediati.
economici.
Non abbia le necessarie
deleghe per poter
governare i processi
decisionali.
La presenza di imprese
multinazionali di grandi
dimensioni pone qualche
dubbio sulla convenienza di
queste ad aggregarsi con
imprese più piccole sotto
un SG per ottenere un
maggior potere
contrattuale.
La società Eni ha mostrato
spesso una forte riluttanza
alla trasparenza e allo
scambio di informazioni.
Ad oggi non esistono
documenti ufficiali sull’area
rilasciati da Eni oltre
quanto previsto
obbligatoriamente per
legge
Interesse delle aziende
verso le politiche di
sostenibilità
MEDIO
ALTO
MEDIO
MEDIO/ALTO
Conclusioni sul Soggetto Gestore
Come
già
descritto
nei
paragrafi
precedenti
il
Soggetto
Gestore
ha
essenzialmente due obiettivi: la programmazione ambientale e la gestione
accentrata dei servizi dell’area al fine di migliorare l’attrattività dell’area e la
competitività delle imprese insediate.
Dal punto di vista della programmazione ambientale si sottolinea ancora una
volta come risulta indispensabile la partecipazione al progetto delle aziende più
- 128 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
importanti, in primis dell’Eni che con il centro oli rappresenta la prima realtà
imprenditoriale.
Il nuovo Osservatorio Ambientale dovrebbe favorire una raccolta oggettiva dei
dati sull’inquinamento prodotto dalle imprese, ma solo con la collaborazione delle
imprese stesse si potranno mettere in moto interventi per rendere l’area più
sicura e salubre.
Per quanto riguarda invece la gestione accentrata dei servizi andrebbe risolta la
conflittualità con il Consorzio Idustriale (che già svolge alcuni compi tipici del
Soggetto Gestore), che potrebbe diventare la forza trainante dell’iniziativa.
- 129 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
CAPITOLO V
ANALISI DELLA FATTIBILITA’ DI AREA SEPA
5.1 Caratteristica dell’area SEPA
Obiettivo del presente capitolo è di provare a fare un ulteriore passo in avanti
rispetto a quanto analizzato nel capitolo 4 ove si è tentato di delineare un quadro
sulla sostenibilità ambientale dell’area in linea con gli obbiettivi e i principi di
un’area APEA. Nel capitolo 5 tenteremo di analizzare la sostenibilità nella sua
accezione più ampia, analizzata in una logica di triple bottom line: ove alla
sostenibilità ambientale, già verificata nel capitolo sull’area APEA, si aggiungerà
una valutazione sulla sostenibilità sociale ed economica del sito.
Il principio a cui ci siamo attenuti nello studio per la valutazione dell’area sotto il
profilo della sostenibilità è la definizione secondo la quale essere socialmente
responsabili significa andare oltre il semplice rispetto della legge vigente,
investendo di più nell’ambiente, nel capitale umano e nei rapporti con tutti gli
stakeholder.
Il documento quindi metterà in evidenza, non tanto il rispetto delle leggi e degli
accordi da parte degli attori presenti nell’area, ma misurando la possibilità di
andare oltre ad esempio fissando come riferimento non le leggi nazionali ma i
migliori standard e le migliori best practice internazionali.
5.2 Sostenibilità sociale
La sostenibilità sociale può essere definita come la capacità di garantire
condizioni di benessere
umano (sicurezza, salute, istruzione)
equamente
distribuite per classi e per genere all’interno di un sistema territoriale.
Il presente paragrafo ha come obiettivo di analizzare le peculiarità dell’area
oggetto di studio nei campi del lavoro, della salute e della sicurezza al fine di
verificarne la fattibilità della trasformazione in un’area SEPA.
- 130 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
5.2.1 Lavoro
L’analisi dei livelli occupazionali dell’area è stata tentata attraverso la raccolta
delle informazioni presenti nei sistemi informativi delle comunità locali e sulle
informazioni disponibili presso i centri per gli impieghi provinciali (CPI). Tali dati,
fondamentali per poter valutare gli effetti e le dinamiche del lavoro sul tessuto
sociale, non sono disponibili in maniera strutturata sia per l’assenza di
coordinamento
da
parte
delle
diverse
strutture
predisposte
sia
per
un’organizzazione dei database informatici che non permette un’analisi puntuale.
Nessun monitoraggio in questo senso viene inoltre realizzato dai comuni e dal
consorzio, anche a fini statistici per la pianificazione di interventi finalizzati al
benessere degli occupati.
Unico documento di una certa rilevanza è lo studio pubblicato nel 2009 dalla
CGIL di Potenza.
L’analisi ha stimato che, complessivamente, le aziende operanti nell’indotto del
Centro Olio di Viggiano e dei pozzi di estrazione gestiti dall’ENI sono circa 80, di
cui solo 24 locali, suddivise fra 7 aziende della provincia di Matera e 17 della
provincia di Potenza che impiegano complessivamente 550 addetti.
Le aziende coinvolte nell’indotto sono prevalentemente aziende del centro nord,
con un numero significativo di imprese lombarde e abruzzesi, un dato che oltre
ad essere spiegato dalla diversa specializzazione produttiva di queste regioni
risente anche del tradizionale indotto industriale collegato all’ENI come nel caso
della Lombardia. Sono localizzate, inoltre, in questa regione (e in altre, come
l’Emilia-Romagna) la maggiore parte delle aziende del settore che operano con
livelli di altissima tecnologia nel campo dell’estrazione petrolifera e della
manutenzione degli impianti di trattamento greggio e di raffinazione e di tutte le
altre attività connesse.
- 131 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Distribuzione delle imprese appaltatrici e dei dipendenti che rappresentano il
bacino di lavoro utilizzato per i lavori di appalto presso il Centro Olio e i pozzi di
estrazione, per regione in cui ha sede legale l’impresa e numero di addetti – (v.a.
e %)
Fonte: studio CGIL 2009
Il maggior numero di addetti è coinvolto nei lavori di manutenzione meccanica
(22%) e nella manutenzione in generale (elettromeccanica, strumentale, ecc.);
in numero rilevante sono anche gli addetti impegnati nei servizi ambientali e in
quelli di controllo e sicurezza.
Un dato a parte riguarda le imprese e i relativi addetti impiegati nelle attività di
autotrasporto, legata principalmente al trasporto di prodotti utilizzati nel primo
processo di trattamento o ancora con riferimento a quelle imprese che effettuano
il trasporto dei residui di estrazione (acqua, fanghi, ecc.).
L’aspetto interessante che emerge dall’analisi è che la maggior parte delle
aziende sembra collocarsi nell’ambito delle attività tradizionali del ciclo di
estrazione e trattamento dell’olio e quindi di quelle con più basso valore
aggiunto.
- 132 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Distribuzione del totale delle imprese e addetti dell’indotto ENI
Fonte: studio CGIL 2009
L’analisi ci porta dunque a sostenere che la struttura produttiva dell’area e le
dimensioni delle aziende presenti determina fortissimi squilibri fra i player di
grande dimensione, principalmente Eni e Vibac, e le imprese dell’indotto.
Il basso valore aggiunto fornito dalle aziende locali comporta pressioni sia dal
lato dei margini che sulle remunerazioni media degli occupati.
Rapporto imprese operai - Il Caso Valteco
A titolo di esempio si riporta la vicenda della società Valteco. Alla scadenza
dell’appalto di una parte della manutenzione degli impianti del Centro affidato
alla società Valteco, che all’epoca occupava 36 addetti, ENI indice una nuova
gara che vede vincente la società materana Sudelettra S.r.l., già impegnata
presso altri insediamenti dell’ENI, come Gela e Taranto. Il 3 aprile 2007 la
Valteco colloca in mobilità tutte le maestranze, ed il giorno 5 aprile, 29 di queste
sono assorbite da Sudelettra e le rimanenti 7 dalla società COSMI S.p.a., da
sempre presente negli indotti dell’ENI.
- 133 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
La
Sudelettra
vince
la
gara
di
appalto
dell’ENI
per
la
manutenzione
elettromeccanica del Centro Olio con un forte ribasso. Considerato che questa
stessa azienda ha assorbito una buona parte dei lavoratori collocati in mobilità da
parte della Valteco, il forte ribasso è stato reso probabilmente possibile per
effetto del minore costo del lavoro, poiché la legge prevede per l’impresa che
assume lavoratori collocati in mobilità uno sgravio sugli oneri e sui contributi per
la durata di 18 mesi. La Valteco tuttavia era riuscita ad assicurare ai propri
dipendenti, in accordo con ENI, un premio di risultato all’incirca di 1.200 euro,
premio che la nuova società ha rifiutato di corrispondere alla fine del primo anno
di attività. Questa è stata una delle motivazioni che hanno poi condotto
all’intervento della Fiom e delle altre organizzazioni di categoria. In seguito ad un
successivo accordo raggiunto in sede di contrattazione sindacale, gli ex
dipendenti della Valteco ora assorbiti dalla società Sudelettra hanno visto
ristabilito un premio di produzione di 600 euro.
Applicabilità
Al momento, non risulta previsto nei contratti di assunzioni clausole di
salvaguardia sociale sugli operai dell’indotto.
Si ritiene pertanto che il parametro di sostenibilità sociale tipica delle aree SEPA
sia difficilmente realizzabile sul sito in questione per i seguenti motivi:
-
oltre il 50% degli occupati dell’area industriale è impiegato in commesse
Eni;
-
le principali commesse riconosciute alle aziende dell’area sono commesse
a basso valore aggiunto e quindi altamente sostituibili con un basso potere
contrattuale;
-
tali commesse, sono limitate nel tempo perché collegate allo sfruttamento
di una risorsa naturale non rinnovabile.
Nonostante la situazione attuale sia condizionata dalla forza contrattuale dell’Eni,
diverse politiche possono essere intraprese per far rientrare, dal punto di vista
del lavoro, l’area come socialmente sostenibile.
- 134 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Innanzitutto si potrebbe pensare a nuove regolamentazioni regionali per i
lavoratori dell’indotto, che attraverso contratti d’area riescano a sanare alcune
delle problematiche riscontrate sulla precarietà; favorire la riqualificazione e/o
una maggiore qualificazione dei lavoratori locali attraverso la formazione (in
merito si segnala l’iniziativa già avviata dell’ Assoil School); incrementare gli
aiuti, non solo di ordine finanziario, alle imprese fuori dall’orbita Eni al fine di
incrementarne competitività e internazionalizzazione.
5.2.2 Sicurezza e salute
La sicurezza sul luogo di lavoro consiste in tutta quella serie di misure di
prevenzione e protezione (tecniche, organizzative e procedurali), che devono
essere
adottate
dal datore
di lavoro,
dai suoi collaboratori, dal medico
competente e dai lavoratori stessi.
Le misure di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori hanno il fine di
migliorare le condizioni di lavoro, ridurre la possibilità di infortuni ai dipendenti
dell'azienda, agli altri lavoratori, ai collaboratori esterni ed a quanti si trovino,
anche occasionalmente, all'interno dell'Azienda. Misure di igiene e tutela della
salute devono essere adottate al fine di proteggere il lavoratore, da possibili
danni alla salute come infortuni sul lavoro e malattie professionali, nonché la
popolazione generale e l'ambiente.
Sicurezza
L’area non risulta essere fornita né di punto di primo soccorso né di un centro
collegato con la protezione civile. Dal lato della formazione, nonostante la
pericolosità legata alla produzione, non risultano attivi corsi per i lavoratori delle
aziende dell’area, sulla sicurezza e la gestione dell’emergenza.
Al fine di sottolineare l’alta rischiosità che il sito costituisce per operai e cittadini
dei comuni limitrofi si riportano alcuni episodi che hanno creato fortissima
apprensione nella popolazione11:
11
Tratti dal documento: SORVEGLIANZA SANITARIA DELLE POPOLAZIONI RESIDENTI NELLE AREE REGIONALI
DI ESTRAZIONE PETROLIFERA - Regione Basilicata Dip. Salute.
- 135 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
Gennaio 2001 - Alcuni cittadini di Viggiano che abitano nelle vicinanze
del pozzo “Monte Alpi 1 Ovest” riferiscono che a gennaio del 2001
sono stati spettatori di un incidente a carico del pozzo: “Abbiamo
sentito un rumore fortissimo che ha fatto vibrare i vetri delle case, ci
siamo recati nelle vicinanze del pozzo e abbiamo visto del materiale
che fuoriusciva da un tubo raggiungendo un’altezza di oltre 10 metri.
Abbiamo subito chiamato Vigili del Fuoco e Carabinieri. E’ intervenuta
anche una squadra di pronto-intervento. Alcuni di noi, dopo un po’,
sono stati male accusando mal di testa e vomito.” L’incidente non
sarebbe mai stato denunciato alle Autorità competenti.
•
17 marzo 2002 - Dalle condotte del Centro Olio di Viggiano, secondo
ENI per errore, 3.000 lt di greggio vengono scaricati nella notte: il
petrolio si riversa in un bacino naturale per la raccolta delle acque
piovane e in parte in una vasca del Consorzio di Bonifica (utilizzata
per l’irrigazione dei campi limitrofi) della Val d’Agri. I cittadini di
Viggiano, che abitano a 100 metri del Centro riferiscono “abbiamo
subito chiamato i carabinieri e i Vigili del Fuoco”. La gente del luogo
ha riferito che nel laghetto sostavano diversi tipi di uccelli che
dall’avvenuto incidente non vi sono ritornati … Non vengono forniti
dati esaurienti sull’inquinamento provocato nei corpi idrici superficiali,
nelle sorgenti e presso il depuratore consortile che è in collegamento
con l’impianto di potabilizzazione dell’invaso del Pertusillo …
•
4
ottobre
2002
-
Grave
incidente
presso
l’impianto
di
desulfurizzazione del Centro Oli di Viggiano da cui l’ordinanza di
sospensione dell’attività a firma del Presidente della Regione. Sono
stati
immessi
nell’atmosfera
notevolissimi
quantitativi
di
gas
inquinanti e persino mortali …
•
6 giugno 2002 - Nei pressi di Grumento Nova salta valvola del
condotto del pozzo 2 monte Alpi 1 Est”: nebulizzati 500 lt di greggio
secondo ENI …
- 136 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
•
21 novembre 2008 - L’episodio viene bollato da ENI come normale
funzionamento dell’impianto (impianto del Centro Oli di Viggiano). Gli
abitanti del posto riferiscono un forte boato, fiamma alte fino a 40
metri e olio nebulizzato e gas in uscita per diverso tempo dalle torce
dell’impianto (successivamente impianto evacuato e intervento di
squadra di pronto-intervento con maschere antigas) … La OLA chiede
all’Assessore regionale all’Ambiente di conoscere le quantità e le
tipologie degli inquinanti immessi nelle matrici ambientali e come mai
non è stato attuato il piano di emergenza con evacuazione della
popolazione residente intorno al Centro che potrebbe essere stata
esposta a gas venefici …
Applicabilità
Attualmente non esistono le condizioni per la fattibilità di un’area SEPA per
l’elevata pericolosità alla quale quotidianamente gli addetti del sito sono esposti,
rischio aggravato dalla mancanza di corsi di formazione sulla gestione del rischio,
dalla assenza di un centro di primo soccorso e di un piano condiviso di
evacuazione.
Mentre su formazione, soccorso e piano di evacuazione si possono effettuare
correttivi per raggiungere una sicurezza maggiore, la pericolosità dell’attività del
centro oli è un fattore non modificabile che limita fortemente anche l’attrattività
dell’area a potenziali nuovi investitori. Come evidenziato fra le linee di intervento
proprie di un’area APEA tale fattore di rischio potrebbe essere ridimensionato con
un considerevole allargamento della fascia di sicurezza intorno agli impianti Eni.
Salute12
I rischi degli effetti che l’attività estrattiva ha nel lungo periodo sulla salute di
operai e abitanti determina nelle popolazioni locali apprensione e inquietudine.
Dall’analisi epidemiologica (ultima disponibile sull’area), condotta dalla Regione
Basilicata nell’area, sulle schede di dimissione ospedaliera (SDO) del triennio
12
Ralazione sanitaria 2000. Rapporto 5 –
- 137 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
1996-1998 riferite a pazienti con ricovero in regime ordinario urgente, emerge
un trend preoccupante.
I risultati indicano che il tasso di ospedalizzazione (TO) per 10.000 residenti
dovuto a infezioni/infiammazioni polmonari risulta pari a 44.4 e il rischio relativo
di ospedalizzazione pari a 2.3, a fronte di una media regionale per i due indici
pari a 19,3 e 1,0.
Altrettanto significativo è apparso il dato per i tassi di ospedalizzazione per asma,
dove a fronte di una media regionale di 5.5 si è osservato un valore di 10.4, con
un rischio relativo di ospedalizzazione di 1.9 contro 1.0 della media regionale.
Lo studio analizzato conclude asserendo che nelle aree considerate a “più alto
rischio
ambientale”
della Regione
Basilicata, si erano
osservati tassi di
ospedalizzazione per eventi sentinella cardiorespiratori mediamente più elevati
rispetto ai livelli medi regionali. In particolare, l’area nella quale ricade il centro
oli mostra tassi più elevati (dal 50% a 250%) per asma, altre condizioni
respiratorie acute, ischemie cardiache e scompenso cardiaco.
Non risultano, ad oggi, essere disponibili altri studi che indicano un trend
epidemiologico della popolazione delle aree interessate dalle attività oggetto di
studio e che possano fornire un quadro scientificamente valido dell’impatto. La
presenza di un basso livello di monitoraggio degli effetti dalla produzione di
idrocarburi sulla salute pubblica è stato oggetto negli anni di varie iniziative da
parte delle associazioni e dei comuni coinvolti preoccupati per le ricadute sul
territorio.
Tali iniziative hanno portato all’attivazione di una serie di progetti pilota fra cui:
-
l’indagine
disposta
nel 2009
dalla
Regione
Basilicata
attraverso
il
monitoraggio dei medici di famiglia dei comuni del comprensorio della Val
d’Agri;
-
il progetto VIS (Valutazione dell’impatto sanitario) del 2010;
-
il progetto LIFE+ENV/IT – Politica e Goverance Ambientali “Shared impact
assessment of an oil extraction and processing plant in Val D’Agri: an
integrated approach” (HIAOil) nel 2011.
- 138 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Applicabiltà
Tali iniziative ad oggi non hanno ancora prodotto risultati su cui poter sviluppare
analisi scientifiche atte a determinare gli impatti dell’attività estrattiva sulle
popolazioni locali e sui lavoratori dell’area.
Gli unici dati disponibili, sembrerebbero però indicare un trend non in linea con
gli obiettivi di un’area sostenibile. Sotto tale aspetto, e come evidenziato anche
per il tema relativo alla completezza e affidabilità dei dati ambientali, si auspica
che la chiarezza dei trend di impatto sia totale prima di sviluppare ipotese
progettuali relative ad ogni forma di ampliamento e potenziamento dell’area.
5.2.3 Partecipazione
Come premesso nel primo capitolo, la condivisione delle scelte con le parti
interessate presenti nel Sistema Locale consente di affrontare le criticità presenti
con l’accettazione e la sinergia di tutti i responsabili individuati (pubblici e
privati).
Come più volte sottolineato, in un’ottica APEA/SEPA è destinata a fallire
l’organizzazione strutturata secondo una visione top-down, che non prevede la
condivisione/concertazione con le imprese che compongono il parco industriale, e
in cui le misure volte al raggiungimento della sostenibilità sono stabilite
univocamente dagli organi di governo. Un processo bottom up o condiviso, pur
determinando tempi più lunghi e maggiore complessità gestionale, può invece
evitare la mancanza di supporto da parte dei soggetti che effettivamente
dovranno realizzare la riqualificazione dell’area. È quindi importante offrire a tutti
gli stakeholders la possibilità di essere coinvolti nel processo, in modo tale da
evitare l’emergere di problemi o contrasti futuri.
Applicabilità
Come
già
descritto
nei
paragrafi
precedenti,
dal
punto
di
vista
della
partecipazione alle scelte dell’area esistono diversi problemi e forti contrasti
sociali sulle scelte effettuate e sugli effetti che hanno prodotto.
- 139 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
La presenza di un player così dominante quale l’ENI rende difficile ipotizzare la
presenza di una politica di sostenibilità condivisa e di una gestione comune delle
infrastrutture e dei servizi dell’area produttiva.
Attualmente alcuni dei compiti spettanti dottrinalmente al Soggetto Gestore
vengono svolti dal Consorzio Industriale di Potenza, ma più con una logica topdown che in maniera collegiale con tutte le imprese del distretto. Tra l’altro
essendo il Consorzio un ente a valenza provinciale probabilmente non presidia il
territorio nei migliori dei modi.
La condivisione delle scelte dovrebbe servire a portare armonia tra gli
stakeholders dell’area. Attualmente le popolazioni sono in forte contrasto con le
realtà produttive legate all’Eni probabilmente anche per la scarsa informazione
sui fattori di rischio che coinvolgono direttamente e indirettamente i lavoratori, i
cittadini e l’ambiente. Da questo punto di vista, da un lato, l’Osservatorio
Ambientale potrebbe migliorare la percezione dei rischi sul territorio attraverso
una comunicazione puntuale e affidabile dei dati e dall’altro, il Soggetto Gestore,
le amministrazioni locali e l’Eni potrebbero attivare campagne di informazione ed
educazione ai rischi.
5.3 Sostenibilità economica
La terza sezione del presente capitolo è stata dedicata alla sostenibilità
economica dell’area industriale al fine di verificarne l’esistenza di fattori
competitivi che ne possano permettere uno sviluppo duraturo nel tempo.
L’analisi è stata svolta seguendo due direttrici di analisi:
1. analisi temporale:
-
lo sviluppo e le opportunità nel breve e medio periodo;
-
lo sviluppo e le opportunità nel lungo periodo;
2. analisi spaziale:
-
lo sviluppo dei comuni direttamente coinvolti nell’area oggetto di studio
(Viggiano e Grumento Nova);
-
lo sviluppo del territorio regionale.
- 140 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Secondo i dati presentati da Nomisma alla prima Conferenza Petrolio e Ambiente
(COMPAM 2011), la domanda stimata di energia sul mercato italiano al 2030 sarà
pari a circa 220 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Le previsioni di
produzione di petrolio in Italia vedono inoltre nei prossimi 20 anni la Basilicata
rappresentare, con i siti produttivi della Val d’Agri e Tempa Rossa, la quasi
totalità della produzione di idrocarburi sul territorio nazionale.
Tali aspetti evidenziano la grande opportunità che tale risorsa costituisce sia per
lo sviluppo locale che per lo sviluppo regionale, in particolare se analizzato alla
luce di quanto esposto nel paragrafo “quadro normativo”, ove si presenta
un’analisi delle opportunità create sul territorio attraverso il rimpiego delle
risorse derivanti dalle royalties petrolifere. Gli accordi sottoscritti dalla regione,
dai comuni interessati dalle esplorazioni e le società petrolifere vedono
riconoscere agli enti locali una cifra pari al 7% del valore del greggio estratto.
- 141 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
I dati regionali di sviluppo indotto ad oggi non sono esaltanti se confrontati con
altre realtà nazionali. Basta vedere il dato che emerge dallo studio Nomisma nel
rapporto fra il valore delle strutture realizzate (giacimenti o stoccaggi) e l’indotto
dove emerge che ad esempio in Emilia Romagna su 1 mln di euro investito in
infrastrutture si determinano 2 mln di euro in indotto, in Basilicata solo 0,5.
Questo aspetto, se da un lato dovrebbe far riflettere sulle ragioni che non hanno
portato ad uno sviluppo produttivo delle aziende locali, dall’altro evidenzia che il
gap rispetto alle regioni più virtuose potrebbe essere un fattore di grande
opportunità futura per le dinamiche di sviluppo dell’area.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Valore delle strutture realizzate
Indotto sviluppato
Il progetto Tempa Rossa
All’analisi presentata nello studio occorre aggiungere, sia ai fini della valutazione
di sostenibilità economica intesa come opportunità di sviluppo per le imprese
locali e sia ai fini dell’analisi di sostenibilità ambientale intesa come crescita
economica rispettosa dei limiti ambientali il progetto Tempa Rossa. Il progetto
prevede, la realizzazione nel raggio di circa 35 km dal sito oggetto di studio di un
nuovo centro oli al servizio dei giacimenti petroliferi situati nell'alta valle del
Sauro, principalmente sul territorio del Comune di Corleto Perticara (PZ). Il
centro sarà servito dai 5 pozzi già perforati nel territorio del Comune di Corleto
Perticara, mentre il sesto pozzo, di cui i lavori di perforazione sono in corso, si
trova nel Comune di Gorgoglione. Altri due pozzi saranno perforati a partire dal
2012 sempre nell'area di Corleto Perticara. L'area dove verrà realizzato il centro
di stoccaggio GPL si trova invece nel Comune di Guardia Perticara.
A regime l'impianto avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili
di petrolio, 250.000 m³ di gas naturale, 267 tonnellate di GPL e 60 tonnellate di
zolfo.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Lo sviluppo del progetto Tempa Rossa riunisce due grandi gruppi petroliferi
mondiali.
Centro Oli Tempa Rossa – Progetto in fase di realizzazione.
Se da un punto di vista economico si ribadiscono le grandi opportunità che
potrebbero nascere per l’indotto petrolifero, dal punto di vista sociale ed
ambientale tale aspetto determinerebbe un sicuro incremento della pressione
sulle dinamiche ambientali e sui contrasti sociali già presenti. Questi fattori
potrebbero rappresentare un ostacolo all’attrattività dell’area per le aziende non
collegate al settore prevalente.
L’opportunità in questo senso di attivare un percorso di riconversione dell’area in
ottica Apea sarebbe sicuramente positiva e potrebbe rappresentare un sistema di
gestione che permette maggiore tutela e controllo delle dinamiche dell’area.
Nell’ultimo paragrafo lo studio ha voluto evidenziare, sulla base delle opportunità
attualmente presenti ed evidenziate nel capitolo II, alcuni possibili scenari che
possano favorire un percorso di sostenibilità economica dell’area con lo sviluppo
di attività non correlate al settore petrolifero.
- 144 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
5.3.1 Le potenzialità future dell’area
La Conferenza Regionale sull’Energia con la presentazione della proposta di Piear
(Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale) ha delineato attraverso la
costituzione del Distretto Energetico in Val d’Agri la strada per realizzare una
crescita economica sostenibile dell’area. Il progetto è finalizzato a “mettere in
rete” tutti gli elementi riferiti alla produzione energetica, e quindi non solo
derivante dal petrolio e dal gas, ma anche all’eolico, al solare, all’idro-elettrico,
all’agroenergia, e con essi a promuovere tra l’altro la ricerca, l’innovazione, la
formazione e l’insediamento di imprese specializzate nella produzione di materiali
innovativi, impiantistica e componentistica per il miglioramento dell’efficienza
energetica.
Il progetto in sé presenta sicuramente una valida scelta strategica collegata sia
alle dinamiche dello sviluppo delle energie alternative e dell’efficienza energetica
e sia alle dinamiche di ritorno occupazionale collegate a tali realtà economiche.
Forti dubbi però vengono espressi sulla possibilità di trovare elementi comuni o
sinergie fra l’estrazione di idrocarburi e i processi produttivi di imprese collegate
al settore delle energie alternative.
Tale premessa risulta fondamentale nella logica dell’analisi che vede il sito di
Viggiano come potenziale attrattore, nell’ambito del progetto regionale del
Distretto Energetico della Val D’agri, di aziende che operano nel settore delle
energie rinnovabili.
I processi produttivi delle energie tradizionali (gas, petrolio…) e delle energie
rinnovabili (eolico, solare, idro-elettrico…) non presentano sinergie tali da
giustificare investimenti da parte di aziende del settore nell’area di Viggiano se
non comunque al pari di altri siti produttivi. Si ritiene pertanto che allo stato
attuale, l’attrattività dell’area verso un qualsiasi settore non collegato all’indotto
petrolifero, debba essere giudicata secondo i criteri descritti nel capitolo II che
evidenziano forti limiti di attrattività a causa di gap infrastrutturali e gestionali
(che in alcuni casi potrebbero essere superati dagli interventi suggeriti nel
capitolo IV).
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Diverso invece il giudizio sull’opportunità che al momento può rappresentare lo
sviluppo e incentivazione del settore della bioedilizia sull’area.
Prescindendo da giudizi di ordine macroeconomico che in questa fase storica di
recessione e bassa domanda trova applicazione per qualsiasi settore economico,
si ritiene che la bioedilizia possa costituire una valida opportunità per l’area.
La domanda di prodotti per la bioedilizia, in questi ultimi anni, è stata sostenuta
da un sempre maggiore interesse. L’attenzione alle problematiche ambientali, al
consumo energetico
intelligente, sta portando il settore della bioedilizia
verso una crescita prevista del 20% nei prossimi anni.
Il rapporto 2011 dell'Onre (Osservatorio nazionale regolamenti edilizi per il
risparmio energetico), a cura di Legambiente e Cresme, presentato alla Fiera di
Bologna nel corso del Saie, evidenzia che ben 839 centri abitati del nostro Paese,
nel corso degli ultimi cinque anni (134 nei primi nove mesi del 2011), hanno
modificato
i
propri
regolamenti
edilizi,
improntandoli
a
criteri
di
sostenibilità del modo di costruire e di efficienza energetica. Diversi i parametri
presi in considerazione nello studio Onre: isolamento termico, utilizzo di fonti
rinnovabili, efficienza energetica degli impianti, orientamento e schermatura degli
edifici, materiali da costruzioni locali e riciclabili, risparmio idrico e recupero
acque meteoriche, isolamento acustico, permeabilità dei suoli e effetto isola di
calore. Nel complesso crescono, dunque, i Comuni che costruiscono nel rispetto
dell'ambiente e del risparmio di energia (oggi sono 839, nel 2009 e nel 2010
erano, rispettivamente, 557 e 705), per una popolazione totale coinvolta di 20
milioni di persone, in città grandi e piccole. Il trend del settore potrebbero essere
fortemente amplificato sul territorio regionale se consideriamo che gran parte dei
proventi delle royalties del petrolio vengono reimpiegati in ristrutturazioni e
nuove costruzioni. Gli impieghi delle royalties insieme ad una modifica del quadro
normativo
regionale
potrebbero
da soli determinare una
forte
domanda
potenziale per il settore.
In particolare i fattori positivi individuati nell’area per lo sviluppo di tale ipotesi
sono:
- 146 -
SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
-
l’edilizia ed il suo indotto rappresentano nell’area l’attività industriale
principale
(fatta
eccezione
ovviamente
per
l’attività
di
estrazione
petrolifera);
-
il programma PO Val d’Agri impegna gran parte delle risorse provenienti
dalle royalties del petrolio in ristrutturazioni e riqualificazioni;
-
i comuni della Val d’Agri impegnano le risorse dirette provenienti dalle
royaltie in urbanistica e ristrutturazioni;
-
l’area industriale insiste sul territorio di Viggiano e Grumento Nova che
rappresentano i principali comuni beneficiari delle royalties;
-
presenza dell’Università in Basilicata e in particolare della facoltà di
ingegneria;
-
il settore della bioedilizia presenta nel mondo alti tassi di crescita;
-
la riqualificazione delle aree con criteri di bioedilizia permetterebbe uno
sviluppo del territorio di qualità e in linea con le dinamiche di sviluppo
sostenibile;
-
forti incentivi comunitari e di conseguenza regionali sul risparmio
energetico.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
CONCLUSIONI
Oggetto del presente studio è stata l’analisi di fattibilità della riconversione
dell’area industriale di Viggiano in un’area sostenibile (SEPA).
La specificità del sito, caratterizzato da un lato dalla presenza di rilevanti bellezze
naturalistiche rappresentate dal Parco naturale della Val d’Agri e dall’altro dalla
presenza di attività produttive ad alto impatto ambientale quale l’estrazione
petrolifera, ha fatto emergere da subito la difficoltà di poter declinare su tale
sfondo un modello di sviluppo sostenibile.
La sostenibilità è stata valutata attentamente sia dal punto di vista economico
che da quello ambientale e sociale. Se dal punto di vista economico la presenza
di una risorsa come il petrolio rappresenta un’incredibile opportunità per l’area
per i prossimi 20-30 anni, lo sforzo maggiore da compiere è sicuramente quello
di pianificare una politica industriale dell’area che vada oltre lo sfruttamento della
risorsa naturale e ponga le basi per uno sviluppo duraturo per le generazioni
future.
La sostenibilità economica dovrà quindi essere individuata attraverso le scelte
programmatiche dell’area. In tale direzione si è mossa la Regione Basilicata,
attraverso il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, ove sono state
delineate le linee per la costituzione del Distretto Energetico in Val d’Agri come la
strada per realizzare una crescita economica sostenibile dell’area.
Il progetto in sé presenta sicuramente una valida scelta strategica collegata sia
alle dinamiche dello sviluppo delle energie alternative e dell’efficienza energetica
e sia alle dinamiche di ritorno occupazionale collegate a tali realtà economiche.
Forti dubbi sono stati espressi sulla possibilità di trovare elementi comuni o
sinergie fra l’estrazione di idrocarburi e i processi produttivi di imprese collegate
al settore delle energie “verdi”.
In alternativa a tale ipotesi il presente studio ha indicato il settore della
bioedilizia quale possibile strada per uno sviluppo economico sostenibile
dell’area.
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SEPA - “Sustainable and equipped productive areas”
Studio di fattibilità
Gli altri due fattori oggetto dell’analisi sono state la sostenibilità sociale ed
ambientale. Dall’analisi delle loro determinanti e delle dinamiche evolutive avute
sul territorio sono emerse molteplici contraddizioni e difficoltà nell’implementare
un’area dai requisiti di sostenibilità.
Di seguito elenchiamo i punti principali che a nostro giudizio impediscono il
raggiungimento delle caratteristiche di area SEPA:
•
sviluppo industriale legato ad una fonte naturale non rinnovabile;
•
presenza di cicli produttivi ad alto impatto ambientale;
•
scarsa condivisione delle scelte programmatiche tra tutti gli stakeholder;
•
scarso interesse delle due maggiori aziende dell’area ad una condivisione
di informazioni e di dati;
•
difficoltà di ipotizzare un Soggetto Gestore unico per l’area vista la
presenza di un player dominante e con accordi già in essere con la Regione
e gli enti locali;
•
impossibilità di immaginare un nuovo distretto industriale nell’area di
espansione non collegato al centro oli.
Nonostante tali considerazioni lo studio ha individuato alcune azioni che, se
applicate, possono permettere all’area di introdurre degli elementi atti a favorire
una migliore gestione ambientale e una maggiore competitività delle aziende.
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