STORIA CONTEMPORANA
DEI PAESI
MEDITERRANEI–
Michela Mercuri
TEMI DELLE LEZIONI:
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Il contesto mediterraneo: un’analisi generale
Analisi dell’evoluzione storica e politica degli
stati del Mediterraneo
Il processo di pace in Medio Oriente
L’Islam e il fondamentalismo
La politica euromediterranea
La primavera araba e il “nuovo” mediterraneo
PARTE 1
a) Lo scenario mediterraneo attuale
b) L’evoluzione storica
c) La questione democratica
A) LO SCENARIO
ATTUALE
I paesi del Mediterraneo
Maghreb
Paesi del
Vicino oriente
(o Mashrek)
Paesi
candidati
all’ingresso
• Marocco, Tunisia, Libia, Algeria
• Siria, Libano, Israele,
Palestina Giordania, Kuwait
ed Egitto
• Fino a qualche anno fa in questo
gruppo rientravano Malta Cipro e la
Turchia. Dal 2004, anno di ingresso
dei primi due stati nell’Ue, tale
denominazione è applicabile solo
alla Turchia
Caratteristiche dei Paesi mediterranei
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Paesi legati da vicende storiche comuni e affinità linguistiche,
culturali e religiose ma diversi per struttura economica,
disponibilità di risorse, modelli di gestione dell’economia, problemi
demografici, situazioni sociali e politiche
Economie collegate con i “paesi avanzati” ma isolate fra loro. Ciò
riflette i gravi contrasti politici e religiosi dell’area
Sul piano economico: escludendo Israele (e parzialmente la
Turchia), economie caratterizzate da difficoltà tipiche dei paesi in
via di sviluppo (bassi livelli di reddito pro capite, alti livelli di
inflazione etc.)
Sul piano politico: problemi di “carenza di democrazia”, (alta
corruzione delle élite al potere) in taluni casi acutizzati dal
problema dell’integralismo islamico
Sul piano sociale: crescente disoccupazione, aumento della
percentuale di giovani alfabetizzati (media 85%), aumento
dell’accesso a internet (es. Siria 13.000%, Marocco 10.000%,
Egitto 4.000% ca. dal 2000 al 2011), aumento dei flussi migratori
Le recenti “rivolte arabe” stanno mettendo in discussione, in
quasi tutti i Paesi dell’area, modelli politici, sociali ed economici
che sembravano radicati
Tasso di
disoccupazion
e giovanile
(su totale)*
Algeria
Egitto
70,0%
60,0%
Libertà di
stampa/Libertà
di accesso a siti
internet (dove
Tasso di
alfabetizzazion
e****
2,8
62
73%
(50% nel
2,8
59; 54
66%
(44% nel
Indice di
corruzione
percepita (valore
compreso tra 0, molto
corrotto e 10, poco
corrotto)**
100 è il grado
minimo di
libertà)***
1987)
1986)
Giordania
66,0%
5,0
42; 42
92%
Libano
55,0%
2,5
55
90%
Libia
48, 0%
2,5
94
89%
(60% nel
35,5%
3,3
64
56%
(30% nel
57,0%
/
83
84 %
(56% nel
Territori
Palestinesi
35,0%
2,6
84
96%
Tunisia
65,0%
4,2
81;80
78%
Marocco
Siria
1984)
1982)
1981)
(48% nel
1984)
Fonte:1) dati * : United
Nations
Programme, Arab
Rights Development
Germania
Meno
del Development
8,0
10Human
(media)
99% Report,
2008, 2) dati **: Transparency International, Annual Report 2009; 3) dati*** : Freedom House,
9%
Freedom of the Press: MENA, 2011 e Freedom on the Net 2011; 4) dati**** :World Bank, anni vari
Prima della primavera araba
Vicino Oriente

Buona crescita
economica: grandi
introiti derivanti da
risorse energetiche

Crisi politica e di
sicurezza: una delle più
vaste aree di crisi dello
scacchiere internazionale
(Iran e nucleare; Libano
e guerra civile, conflitto
israelo-palestinese, Iraq
e mancata
democratizzazione etc.)

http://temi.repubblica.it/limes/geostrategia-delgrande-medio-oriente-2/2570
Maghreb
 Cooperazione euro mediterranea, buone performance
economiche es:crescita del PIL del
4,5% annuo (rif. FMI 2009prev.2010)
Apparente stabilità politica
ma persistono difficoltà nel
dialogo sociale, processi di
democratizzazione difficoltosi,
crisi di legittimità interna (es.
Tunisia), paralisi politica
Dopo la primavera araba
Paesi esportatori di petrolio:
Nei prossimi anni tassi di
crescita del 7,8% per i CCG e
5,5% ca. per gli altri*
Soprattutto i paesi del CCG
hanno previsto di stanziare
nuovi fondi per spese sociali
(120 Mld $ ca.)*
(*stime FMI, World Economic and Financial
Surveys Regional Economic Outlook, 2011)
Paesi importatori di petrolio:
Aumento disoccupazione e
inflazione, crollo investimenti, crisi
in vari comparti economici:
es:turismo (Egitto, Siria, Tunisia),
arresto di progetti nel settore delle
costruzioni*
Rallentamento crescita
economica ( -0,5% contro stime
del 4% per il 2011)*
(*stime FMI World Economic and Financial
Surveys Regional Economic Outlook,2011)
Lo scenario attuale
B) L’EVOLUZIONE
STORICA
1) L’impero ottomano
L’impero ottomano
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L’impero ottomano è stato uno dei più longevi
della storia – inizio nelle metà del 1300 e con
la fine ufficiale nel 1923, con la
proclamazione della Repubblica di Turchia
Agli inizi del XIX Sec. l’area individuata
comprende: Anatolia, Armenia, mezzaluna
fertile, Nord Africa fino all’Algeria, in modo
parziale anche la penisola arabica
In questo periodo, però, il controllo ottomano
era già labile. In quasi tutte le “regioni”,
erano al potere sovrani (provenienti dalle
truppe turche) con un controllo oramai
debole sulla popolazione
2) L’epoca coloniale
1 fase
2 fase
3 fase
• La colonizzazione da parte delle potenze europee iniziò
già nel 1600 con la creazione delle Compagnie delle
Indie (dipendenza solo commerciale ed economica)
• Le potenze europee iniziarono e difendere i propri
interessi economici con l’uso delle armi. Il primo
territorio arabo-islamico ad essere sottoposto al
controllo coloniale fu l’Algeria (da parte della Francia)
nel 1830, quindi nel 1881 la Tunisia, nel 1882 l’Egitto,
nel 1912 il Marocco.
• Molti altri Stati furono sottoposti a controllo
(protettorato) dopo la prima guerra mondiale con la
definitiva caduta dell’impero ottomano
• Gli unici a non essere sottoposti a protettorato o vera e
propria colonizzazione furono l’attuale Turchia e l’Arabia
Saudita
Il Mediterraneo nella prima guerra
mondiale
ASPETTI SOCIALI
Le popolazioni della
regione furono
coinvolte nelle
operazioni belliche,
combattendo accanto
alle potenze
colonizzatrici
 Questo causò un
peggioramento delle
condizioni sociali dei
cittadini e il
conseguente
rafforzamento della
coscienza nazionalistica

ASPETTI POLITICI

I governi dell’Intesa
aspiravano sempre di più a
un Medio Oriente
assoggettato a sfere di
influenza: la Russia a nord
(Asia e Anatolia); la Gran
Bretagna al centro ( Golfo
Persico, Oceano indiano) e
la Francia a sud
Queste decisioni vennero
tracciate “a tavolino” senza
il coinvolgimento delle
popolazioni locali
GLI ACCORDI DI “SPARTIZIONE”
1) Accordo Sykes-Picot – Maggio 1916
Stipulato fra i governi del Regno
Unito e della Francia per definire
segretamente, dopo la fine della
prima guerra mondiale, le rispettive
sfere d' influenza e controllo sul
Medio Oriente.
 Alla Francia fu assegnato il controllo
della zona sud-est della Turchia, la
parte settentrionale dell'Iraq, la
Siria ed il Libano. Il resto alla Gran
Bretagna (fosus: attuale Iraq e
Transgiordania)
 La zona che successivamente
venne riconosciuta come Palestina
doveva essere destinata ad un'
amministrazione internazionale
coinvolgente L'Impero russo e altre
potenze

Principi
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“Francia e Regno Unito sono pronti a riconoscere e
proteggere uno Stato arabo indipendente o una
confederazione di Stati arabi sotto la sovranità di un capo
arabo”.
Nell’area “A” la Francia e nell’area “B” la Gran Bretagna
hanno la preminenza su diritti d’impresa e sui prestiti
locali. Nell’area A solo la Francia e nell’area B solo la Gran
Bretagna possono fornire consiglieri o funzionari stranieri
Nella zona blu alla Francia e nella zona rossa alla Gran
Bretagna è permesso istituire un controllo o
un’amministrazione diretta o indiretta a loro discrezione
Nella zona “internazionale” è istituita un’amministrazione
internazionale
2) La Dichiarazione di Balfour- Novembre
1917
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E’ un documento ufficiale del governo britannico inviato dal
ministro Lord Balfour a Lord Rothschild - leader
dell’ebraismo inglese
La dichiarazione prevedeva l’impegno britannico per “la
costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il
popolo ebraico”
Gli storici sottolineano che i motivi che portarono il governo
inglese a prendere questo impegno, derivarono, in buona
parte, dall’influenza di sionisti americani presso il governo
statunitense per farlo entrare in guerra a fianco
dell'Inghilterra
In molti ritengono questa dichiarazione la causa
scatenante dell’attuale conflitto arabo-israeliano
3) La decolonizzazione
Tempi. 1921: Iraq, Transgioradania , Afaghanistan; 1925:
Libano; 1946:Libia; 1952: Egitto; 1956: Marocco e Tunisia;
1962: Algeria.
Cause. Debolezza dell'Europa e crisi delle “vecchie” potenze
colonialiste; nascita di un “nuovo” mondo bipolare; posizione
di principio anticolonialista degli USA; sostegno dell'ONU
all'autodeterminazione dei popoli.
Modalità. In alcuni casi le potenze colonizzatrici hanno
abbandonato spontaneamente i possedimenti coloniali. In
altri casi l'indipendenza fu conquistata a prezzo di lotte
lunghe e sanguinose (es: Algeria).Dove il processo di
decolonizzazione si realizzò in modo cruento, i principali
attori furono i movimenti di liberazione nazionale che spesso
ricorsero alla guerriglia e al terrorismo
Conseguenze. Diverse in tutti i Paesi della Regione. In linea
generale: difficile democratizzazione, conflitti regionali, lento
sviluppo economico.
4) Durante la guerra fredda
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Perdita di peso delle ex potenze coloniali a favore
del blocca USA-URSS
Le logiche conflittuali del Mediterraneo e Medio
Oriente venivano “inglobate” nel più ampio
conflitto ideologico USA-URSS
In alcuni Stati del Medio Oriente si combattevano
guerre in parte finanziate dalle due super
potenze
Le diverse fasi della guerra fredda vedono gli
Stati dell’area mediterranea assoggettati a
diverse “sfere di influenza”
Il Vicino Oriente durante la guerra
fredda: le fasi
Fonte: www.eurasia-rivista.org
Fonte: www.eurasia-rivista.org
Ricapitolando: le 4 fasi
fase I: lotte per la decentralizzazione e il
costituzionalismo (1800-1918)
fase II : dominazione coloniale europea –
DOMINAZIONE DIRETTA
fase III: strutturazione dei regimi degli Stati
indipendenti (1950-1970) – dominazione bipolare
USA-URSS –DOMINAZIONE INDIRETTA
fase IV: ristrutturazione dei regimi politici (dal
1980 in poi)
C)La questione
democratica
Può esistere la democrazia nel mondo arabo
islamico?
La “questione” della democrazia
nel mondo arabo
Egitto, Siria, Iraq: prima
elezioni
(“competitive”?), poi
monopartitismo, poi, in
alcuni casi, maggiore
competitività partitica
Stati del Golfo e
Marocco: governo
familiare diretto
Giordania, Libano: non
hanno mai sperimentato
la fase del partito unico
Iran: dalla rivoluzione
del 1979 l’Iran è una
repubblica islamica
(con sistema “duale” di
organi politici elettivi e
non elettivi)
Tunisia e Algeria: prima
monopartitismo poi
maggiore “apertura
democratica” al
multipartitismo
Libia: fino alla
primavera araba:
Giamahiria libica
Gheddafi per 40 anni al
potere, assunto con un
colpo di stato nel
settembre 1969
Israele : prassi
democratica
Turchia: elezioni
competitive (ora con
partito islamico al
potere)
Esiste la democrazia nel mondo
arabo?
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L’apparato statale è il regolatore di tutte le attività economiche e
sociali, favorendo autoritarismo e personalizzazione del potere
Le politiche autoritarie hanno portato al controllo statale di
magistratura, istruzione, informazione e organi di partecipazione
politica (partiti, sindacati, associazioni )
Per assicurare la soppressione della dissidenza politica sono stati
realizzati apparati di sicurezza controllati dall’esercito
La maggior parte dei leader fino alla primavera araba deteneva
incarichi di fatto a vita
Mentre il numero delle democrazie elettorali, a livello mondiale, è
quasi raddoppiato dal 1972 a oggi, nel Mediterraneo “allargato”ha
registrato un declino assoluto.
Fino al 2010 solo 2 su 21 paesi dell’area potevano essere
qualificati come tali (Israele e Turchia - unici Paesi a
multipartitismo reale)
DOPO LA PRIMAVERA ARABA CI SARA’ MAGGIORE
SPAZIO PER LA DEMOCRAZIA?
E il “fattore islam”?
Dopo la decolonizzazione in molti stati si installano regimi che
“promettono” aperture democratiche: sicurezza, occupazione,
mobilità sociale, dignità, rispetto dell'identità culturale. La
popolazione, in molti casi, rinuncia alla propria libertà per
avere in cambio questi diritti
 Dalla fine degli anni '70, la politica di sviluppo degli Stati
nazionali comincia a dimostrare i propri fallimenti e le
disuguaglianze economiche e sociali diventano evidenti. Nasce
la classe degli "esclusi", soprattutto giovani delle periferie
urbane
 L’ islam diventa la risposta in cui si manifesta e incanala il
malcontento della popolazione e riemerge pubblicamente
come ideologia alternativa ai fallimenti delle forme di
modernizzazione “imposte dall’alto”. Per questo viene
combattuto da molte delle èlite al potere

DOPO LA PRIMAVERA ARABA QUALE SARA’ IL RUOLO
DELL’ISLAM ?
La questione democratica: perché la
democrazia non ha attecchito nel
mondo arabo?
Le
. cause della mancata
democratizzazione
vanno ricercate nel
cosiddetto
eccezionalismo arabo:
la società arabaislamica è per sua
natura incapace di
accogliere strutture
democratiche
Le cause della
mancata
democratizzazione
vanno ricercate nella
paralisi politica e nel
mancato ricambio
delle leadership al
potere
Alcune considerazioni
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Se la causa della mancata democratizzazione fosse
l’assenza di una “cultura democratica” come si
giustificherebbero quei paesi dell’Est Europa che pur
avendo gli stessi problemi hanno avviato processi di
transizione democratica?
Sarebbe allora più plausibile sostenere che
l’eccezionalità del Medio Oriente, vada ricercata nella
politica in sé e non nella cultura araba in quanto tale?
La causa potrebbe essere rinvenuta anche nel
sostegno ai regimi da parte delle potenze occidentali?
Ora che le rivolte arabe hanno spazzato via molti dei
precedenti regimi (Libia, Egitto, Tunisia) potrebbe,
dunque, esserci una maggiore democratizzazione nel
mondo arabo?
Quale potrebbe essere il ruolo degli attori
internazionali?
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Slides lezioni 1 - alfabetico dei docenti 2009