Agricoltura biologica - AGRONOMIA
Gestione agronomica del suolo
in aziende
agricole biologiche
di Francesco Filocamo e Paolo Lavorata
Sommario
© Associazione Prober
Introduzione
pag. 1
Distribuito come inserto di
Prober Informa Aut. Trib. BO n. 6932
del 22/07/1999
Il terreno agrario
da pag. 2 a pag. 5
Direttore Responsabile
Barbara Musiani
Proprietà redazione e
amministrazione:
Prober via Fioravanti 22 Bologna
mailto:[email protected]
Interventi agronomici
utili per la gestione
del terreno
pag. 6
Sped. In abb. Post. Art. 2 comma
20/c Legge 662/96 Filiale di Bologna
Stampato in proprio
L’inerbimento
da pag. 7 a pag. 10
Coordinamento redazionale
e grafico
Giuseppe Santagata
Hanno collaborato
Francesco Filocamo e Paolo Lavorata
Progetto grafico e
impaginazione
Erica Cavedale
Progetto sviluppo internet
Green Planet Natural Network
http://www.greenplanet.net
Foto
Archivio Prober
Realizzato con il contributo della Regione
Emilia - Romagna Reg. CEE 2078/92 art.6 anno 1999
La seguente pubblicazione è disponibile all’indirizzo
internet http://www.greenplanet.net/prober
Dalla teoria alla
pratica: due
esempi concreti
da pag. 11 a pag. 20
Introduzione
L a gestione agronomica del suolo è tra
gli aspetti più importanti nella conduzione di un’azienda agricola, in particolare
se questa è condotta nel rispetto del
Regolamento CEE 2092/91.
Tale pratica, infatti, si discosta dalla
semplice gestione del terreno, sinonimo
fino a qualche tempo fa esclusivamente
di lavorazione meccanica, poiché definendola gestione agronomica si vogliono richiamare quegli interventi utili e
necessari a sfruttare al meglio, e a mantenere nel tempo, la fertilità di un terreno agrario.
Considerando la fertilità come “l’attitudine del suolo a fornire determinati risultati produttivi relativamente ad una data
coltura o categoria di colture, in determinate condizioni climatiche e con l’adozione di tecniche agronomiche ordinarie”1, risulta determinante considerare il
terreno agrario una risorsa naturale, e
valorizzarne le potenzialità risultanti
dalle caratteristiche chimico-fisiche in
un’ottica di conservazione a vantaggio
anche delle generazioni future.
Con una gestione agronomica del terreno, mirata e condotta secondo i canoni
del modello agricolo eco-compatibile ed
eco-sostenibile, vengono efficacemente
formalizzati i criteri da seguire per il
raggiungimento di questo importante
obiettivo.
In sintesi, l’obiettivo richiamato può essere formalizzato attraverso due pratiche
fondamentali: le lavorazioni minime
associate all’inerbimento, ed il riciclaggio di materiale organico proveniente dalle stesse aziende ricorrendo,
quando necessario, all’impiego di fertilizzanti ausiliari.
1
Foto: archivio Prober
pagina 1
Prof. L. Cavazza, in Agricoltura ed Ambiente, Accademia
Nazionale di Agricoltura, Bologna 1985.
Il terreno agrario2
S i usano spesso indifferentemente i termini terra,
suolo, e terreno.
Pur essendoci molte analogie tra il significato comune di suolo e di terreno, è forse opportuno
chiarire fin dall’inizio questi concetti che sono fondamentali in pedologia.
Terra: termine utilizzato
per indicare la superficie
terrestre che è oggetto di
studio della geologia.
Suolo: termine utilizzato
per indicare le terre evolute e non degradate,
quindi, coltivabili agronomicamente. Esse rappresentano circa 7 miliardi
di ettari sotto forma di:
pascoli, foreste, seminativi, terre arabili.
Terreno: termine utilizzato di norma con un
significato molto ristretto,
limitato alla sola possibilità di uso agronomico.
Perciò viene distinto in:
naturale, inteso con
caratteristiche ancora primitive o non pienamente
evolute, atto alla coltivazione ma con vegetazione prevalentemente spontanea: foreste e pascoli;
agrario, inteso come risultato delle modificazio-
ni, degli apporti dell’uomo e della tecnica attraverso le lavorazioni, le
sistemazioni e le concimazioni.
È quindi, la superficie
agraria destinata alla coltivazione: circa 3,5 miliardi di ettari nel mondo.
Un terreno naturale presenta una successione
ben definita di strati od
orizzonti, con prevalenza di quelli organici derivanti dalle spoglie delle
colture.
Nei terreni coltivati, invece, i materiali organici
ben raramente costituiscono strati dato che la parte
superficiale è profondamente modificata dalle
lavorazioni agrarie; inoltre, a causa dell’asportazione dell’intera pianta
coltivata, diventano indispensabili le concimazioni sia organiche che minerali per compensare la
perdita continua di materiali nutritivi.
Il terreno agrario è formato da tre fasi:
liquida, solida, gassosa.
La ripartizione tra fase
gassosa e fase liquida
dipende dalla natura dei
componenti e dal loro diverso rapporto nella fase
pagina 2
solida. La formazione di
macroporosità, dovuta
alle particelle terrose di
grandi dimensioni: scheletro e sabbia grossa, favorisce la fase gassosa; la
formazione invece di microporosità, legata alla
presenza di argilla e
ancor più di humus, favorisce invece la presenza
di acqua capillare che è
quella assorbita dalle
piante.
Terreno agrario
Acqua
igroscopica
Acqua di
capillarità
Fase aeriforme
o gassosa
Fase solida
Fase liquida
Acqua di
percolazione
Azoto
(N2)
Anidride
carbonica
(CO2)
Gas
vari
Ossigeno
(O2)
Aspetto fisico
Scheletro
(particelle>2 mm)
Terra fine
(particelle<2 mm)
Ghiaino
Ghiaia
Ciottoli
(2-5 mm)
(5-10 mm)
(>10 mm)
Sabbia
grossa
Sabbia
fine
(2-0,2mm)
(0,2-0,02 mm)
Limo
(0,02-0,002 mm)
Argilla
(< 0,002 mm)
Aspetto chimico Sostanze
Inorganiche o minerali
Silicati
Fosfati
Carbonati
(calcare)
Organiche ed umiche
Ossidi ed
Idrossidi
Colloidi
pagina 3
Un buon terreno agrario
deve possedere un giusto
rapporto tra macro (circa
50 %) e microporosità; diversamente, se prevale
l’una o l’altra ci troveremmo di fronte a terreni
aridi, con molto ossigeno e poca acqua o a terreni asfittici, con molta
acqua e poco ossigeno,
che rendono impossibile
la coltivazione delle colture agrarie.
Per quanto riguarda la
fase solida, le proporzioni tra componenti del
terreno quali lo scheletro,
la sabbia, il limo e l’argilla sono importanti per
determinarne la tessitura o la granulometria,
mentre le loro varie disposizioni sono importanti
per definirne la struttura.
Buona parte delle piante,
soprattutto le arboree, preferiscono i terreni franchi
o di medio impasto,a granulometria equilibrata (30
-50 % di sabbia, 25-45 %
di limo, 20-25 % di argilla) e con scheletro scarso
o assente, la cui struttura
è di tipo glomerulare.
Particolare interesse per il
loro effetto positivo sul terreno e sulle piante, rivestono la sostanza organica ed i colloidi in ge-
nere.
Riguardo all’aspetto chimico del terreno, le sostanze
colloidali influiscono anzitutto sulla quantità di acqua trattenuta dal terreno
contro le forze di gravità;
inoltre queste favoriscono
la formazione di una struttura glomerulare o lacunare ed intervengono attivamente all’espletamento
della funzione chimica
del terreno: la nutrizione minerale.
Infatti, la presenza attiva
dei colloidi favorisce ed
esalta il movimento degli
elementi nutritivi, gli ioni
minerali, dalla fase solida
alla fase liquida del terreno, favorendo perciò il
passaggio degli ioni alla
soluzione circolante e la
capacità di scambio cationico.
Alla base di tutto ciò sta
la proprietà dei colloidi
di assorbire più o meno
saldamente gli ioni, con
lo scopo di frenare il
fenomeno della percolazione e del dilavamento
delle sostanze nutritive
prima che esse possano
essere assorbite dalle
piante.
Gli ioni assorbiti dai colloidi non potrebbero poi
essere utilizzati dalle piante se non intervenisse lo
pagina 4
scambio cationico.
Tramite questo, gli ioni
precedentemente assorbiti vengono spostati nella
soluzione circolante
(acqua presente nel terreno in cui si trovano disciolti i vari sali minerali)
pronta per essere utilizzata dalle piante, da altri
nuovi ioni di natura e di
concentrazione diversa
che prendono il posto dei
primi.
La sostanza organica,
costituita dalle spoglie in
via di decomposizione
degli esseri viventi quali
piante ed animali che
popolano il terreno e l’humus in particolare, oltre
alle caratteristiche dei colloidi appena descritte, ne
comprende altre che
hanno effetti positivi sul
terreno e sulle colture
quali:
❥ l’aumento della stabilità degli altri colloidi favorendo la formazione dei
glomeruli;
❥ l’influenza sulla temperatura del terreno (terreni caldi);
❥ l’aumento della capacità nutritiva sia direttamente (come fonte sensibile di
azoto) che indirettamente (aumentando la solubilità degli altri composti
cioè dei fosfati, nitrati ecc.);
❥ l’aumento della crescita delle radici e la resa delle piante a fusto sotterra
neo (tuberi, cipolle, carote, barbabietole ecc.);
❥ l’aumento della quantità di sostanza secca ed il rapporto granella/paglia;
❥ il miglioramento della vita dei microrganismi utili alle piante e l’aumento
della loro attività enzimatica e biochimica.
2
Per il presente capitolo si è fatto riferimento al corso di insegnamento di chimica del suolo del Prof. P. Sequi.
pagina 5
Interventi agronomici
utili per la gestione del terreno
D opo quasi mezzo secolo di lavorazio-
ni intensive e disorganizzate, complice
anche il progresso raggiunto nel settore
delle macchine operatrici, si è constatato
ed ammesso l’aumento di una serie di
conseguenze negative che hanno fatto
passare in secondo piano i vantaggi e le
funzioni primarie per le quali si era scelta la lavorazione del terreno. Tra le conseguenze negative si annoverano:
❥ l’impoverimento del terreno in sostanza organica,
❥ la comparsa della suola di lavorazione e di fenomeni di clorosi ferrica,
❥ l’aumento delle malerbe perenni,
❥ la compromissione delle caratteristiche
fisiche del terreno qualora si eseguono
lavorazioni con il terreno non in tempera,
❥ l’incremento dell’erosione particolarmente nelle aziende di collina,
❥ l’aumento dei costi e dell’impiego
di manodopera.
La lavorazione del terreno presenta sicuramente aspetti positivi, primo tra tutti
l’eliminazione delle malerbe che, entrando in competizione con le colture per
l’acqua e per gli elementi nutritivi, possono interferire con la loro resa.
Con il progredire della sperimentazione
si sono messi in evidenza gli aspetti
negativi prima richiamati che hanno
orientato verso un forte ridimensionamento del numero e del tipo di interventi meccanici, preferendo l’inerbimento.
Lavorazione del terreno
Vantaggi
Svantaggi
Migliore decomposizione del materiale trinciato
e lasciato sul posto
Difficoltà per il transito dei mezzi agricoli
con il terreno bagnato
Eliminazione della flora infestante
Compattazione e destrutturazione del suolo
Migliore utilizzo dell’acqua di precipitazione
Formazione della suola di lavorazione con
conseguenza potenziale della clorosi
Interramento dei fertilizzanti e
migliore umificazione
Maggior erosione dello strato superficiale
fertile (erosione e ruscellamento)
Rapida mineralizzazione della
sostanza organica
Maggiori perdite di sostanza organica
(si porta in superficie terreno più umido)
Fonte: da Corazzina et al., 1985 - Agricoltura E. R. modificata
pagina 6
L’inerbimento
A
ntica tecnica di gestione alternativa
alla lavorazione del terreno, è una tecnica che cerca di garantire una protezione
completa ad esso ed alla pianta agendo
come equilibratore dei fenomeni fisicochimici e biologici del sistema terrenopianta.
In tempi recenti le diverse sperimentazioni hanno mostrato gli aspetti positivi di
questa tecnica colturale sulle proprietà
fisiche del terreno e sugli aspetti vegetoproduttivi delle colture.
L’inerbimento costituisce un’alternativa
alle lavorazioni ordinarie, biologicamente più valida del diserbo e della pacciamatura. Esso, infatti, lasciando sul posto
l’erba tagliata, riveste il terreno occupato
dagli impianti arborei di un prato permanente, spontaneo o artificiale, sottoposto a frequenti sfalci.
Foto: archivio Prober
pagina 7
Inerbimento
Vantaggi o pregi
Svantaggi
La presenza di un cotico erboso offre alla
superficie del terreno una maggiore
portanza per le macchine che possono meglio
transitare nelle interfile e recare meno
costipamento del terreno specialmente quando
è presente una certa umidità
L’inerbimento può interferire con le
disponibilità idriche ed azotate del terreno che
si esauriscono più rapidamente rispetto
al terreno non inerbito: per questo aspetto
spesso sono richiesti interventi irrigui e
concimazioni azotate supplementari.
Di questo bisogna tenere conto nella
razionalizzazione delle fertilizzazioni, ricorrendo
all’utilizzo di concimi biologici più ricchi di
azoto a pronta disponibilità e meno ricchi di
humus per le colture in atto
I terreni inerbiti sono più porosi e permeabili,
a struttura più stabile (migliore stato di
aggregazione), più aerati, più ricchi di humus
e con maggiore attività dei microrganismi aerobi.
Manca infine, o è molto ridotta,
la suola di lavorazione
La competitività tra prato e
colture arboree, non sempre raggiunge
un giusto equilibrio.
Non tutte le specie arboree sopportano
in uguale misura gli effetti
competitivi, e talora anche antagonistici
per la presenza di tossine radicali,
del prato permanente. La vite, il melo
ed il pero hanno in generale dimostrato di
adattarsi più facilmente delle drupacee,
in particolare del pesco
Nei terreni inerbiti la temperatura del suolo
presenta oscillazioni meno ampie (volano termico)
che nel terreno lavorato
L’inerbimento agisce in senso positivo sulla
costituzione naturale di riserve idriche, limitando
lo scorrimento superficiale dell’acqua, e
valorizzando la maggiore permeabilità e
capacità d’invaso del terreno stesso
Nella nutrizione fosfo-potassica, i terreni inerbiti
hanno una migliore assimilabilità degli elementi
rispetto a quelli lavorati in quanto le essenze
che costituiscono il cotico erboso fungono
da ponte nella traslocazione di questi due
elementi dalla superficie del terreno verso la
zona dell’apparato radicale
La consociazione fra piante arboree e prato
raggiunge nel tempo un equilibrio compatibile
con l’attività vegetativa e produttiva delle colture.
Nel periodo iniziale però è riscontrabile un certo
grado di competizione da parte delle piante erbacee, soprattutto verso l’approvvigionamento idrico:
fattore che può risultare utile, ad esempio
in primavera, per prosciugare più rapidamente
i terreni soggetti a ristagno idrico
Contrasta l’erosione e lo scorrimento superficiale
(perdita di sostanze nutritive ed humus)
pagina 8
Per contenere gli aspetti negativi sopra
richiamati, visto che gli impianti adulti si
comportano meglio di quelli giovani per
via del maggior sviluppo del loro sistema
radicale, si procede con la tecnica dell’inerbimento dopo tre anni dal momento
dell’impianto. In linea generale, i vantaggi conseguiti con l’inerbimento si possono comunque considerare superiori
agli effetti negativi soprattutto per le colture in atto, e per le migliorate proprietà
fisiche, chimiche e biologiche del terreno
agrario. Si è convenuto pertanto che, la
tecnica dell’inerbimento rappresenta per
le aziende un ottimo mezzo volto alla
conservazione e al miglioramento delle
proprietà agronomiche, ovvero volto al
mantenimento della fertilità del suolo.
L’intensa attività agricola incide negativamente sulla fertilità biologica del terreno che, a sua volta, è fortemente condizionata dal contenuto di humus. Da ciò
l’esigenza di reintegrare, o almeno mantenere, la potenziale fertilità residua con
periodici apporti di sostanza organica
dall’effetto ammendante. L’apporto di
sostanza organica al terreno nelle diverse aziende avviene con modalità pressoché simili come: il riciclo dei diversi
materiali di residuo delle operazioni colturali, nella fattispecie: scarti di potatura,
sfalci, il compostaggio degli scarti organici prodotti in azienda come il letame,
i residui verdi e gli scarti di frutta, l’acquisto di fertilizzanti ausiliari. Nella
gestione agronomica del terreno, la
sostanza organica esercita un ruolo fondamentale circa le proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo e riguardo
alla conservazione della sua fertilità.
In particolare, si possono individuare gli aspetti seguenti:
❥ effetti sulle caratteristiche fisiche del
terreno: miglioramento delle proprietà
strutturali con formazione di aggregati
più stabili, riduzione dei fenomeni erosivi ed aumento dell’aerazione;
❥ effetti sulla chimica del suolo:
la sostanza organica aumenta la capacità di assimilazione degli elementi nutritivi minerali migliorando in genere lo
stato nutrizionale delle piante;
❥ effetti sulla biologia del terreno:
la sostanza organica costituisce il substrato per lo sviluppo dei microrganismi
del terreno estremamente importanti per
la nutrizione dei vegetali.
Il reintegro di sostanza organica, oltre
che rispondere a finalità produttive, svolge un’importante funzione di salvaguardia ambientale. Infatti nel miglioramento
di pedotipi compromessi, l’operazione
di ripristino delle condizioni naturali non
può prescindere da apporti mirati di
sostanza organica.
Foto: archivio Prober
pagina 9
Funzione Agronomica della sostanza organica
Funzioni sul sistema terrenolpianta
Effetti
Garantisce un’ottimale strutturazione
formando i complessi argillo-umici, indici
di una idonea presenza di microporosità
Influenza sulle proprietà fisiche
Interazione con i prodotti organici di sintesi con
i quali intenzionalmente o meno viene in contatto
Coadiuva una funzione digestiva di
smontaggio dei composti complessi in composti
più semplici, utili all’attività agricola o
a minor impatto ambientale
Funzioni nutrizionali
Funzioni conseguenti le attività
enzimatiche e fisiologiche
Formazione dei complessi organo-minerali
con funzione di riserva nutrizionale
(graduale rilascio e maggiore disponibilità) e di
sostanze ad azione chelante (riduzione delle perdite per dilavamento e solubilizzazione)
Influenza specifica sull’assorbimento
radicale (permeasi) e sulla proliferazione del
capillizio radicale (divisione cellulare); influenza
sull’accrescimento e sulla senescenza
Fonte: Atti della giornata di studio sul recupero
di scarti organici - Forlì 1995
In conclusione, la tecnica dell’inerbimento associata alla fertilizzazione con sostanza organica, è sicuramente interessante e ad
impatto ambientale vantaggioso in quanto capace di:
❥ limitare le perdite di terreno nelle coltivazioni localizzate in pendìo,
❥ ridurre la carenza di sostanza organica dei suoli,
❥ ottenere economie sui costi di gestione migliorando la quantità e la qualità
di produzione.
pagina 10
Dalla teoria alla pratica:
due esempi concreti
D i seguito riportiamo i risultati di un’analisi sulle modalità di condurre le pratiche
agronomiche aziendali per ottimizzare la presenza della sostanza organica.
Le aziende descritte fanno parte del campione utilizzato nella realizzazione del progetto dimostrativo “la Gestione agronomica del suolo in aziende agricole biologiche”
Azienda Agricola Bortolotti Maria
Ponte Ronca - Zola Predona, Bologna
Suddivisione colturale annata 1999 - 2000
Coltura
Superficie (Ha. a. ca)
Vigneto
(Albana, Cabernet, Sauvignon,
Pignoletto, Trebbiano)
4.00.00
Totale SAU
4.00.00
Il vigneto viene allevato in parte a cordone speronato, in parte a G.D.C. (dall’inglese
Geneva double curtain), cioè a doppia cortina.
Dalla trasformazione dell’uva, ottenuta con il metodo dell’agricoltura biologica, si produce vino D.O.C. commercializzato con il marchio dell’azienda.
La conversione al metodo dell’agricoltura biologica
è iniziata nel 1992. Il periodo di conversione è durato due anni. Il passaggio al metodo dell’agricoltura biologica non ha comportato evidenti decrementi di resa delle coltivazioni, al contrario, il maggiore apprezzamento sul mercato del prodotto ottenuto
con le uve biologiche, ha compensato la lieve caduta di produzione verificatasi.
Le caratteristiche principali del tipo di suolo presente sono state individuate in seguìto
a un sopralluogo in azienda.
Sono stati eseguiti prelievi di terreno con carotaggi in due zone rappresentative, e a profondità di 0-30 cm e di 30-60 cm.
La rilevazione di un profilo pedologico ha, inoltre, permesso di constatare il forte
grado di differenziazione tra il terreno agrario ed il litotipo sottostante. Tutto ciò, confermato da quanto riportato nella pubblicazione sui suoli fatta a cura del Servizio
Cartografico della Regione, rivela la presenza di uno strato mediamente profondo di
terreno agrario (fino a circa 70 cm dal piano di campagna), e di una zona sottostante
pagina 11
di roccia tenera di materiale sabbioso.
Questi suoli si sono probabilmente formati da litotipi costituiti da arenarie stratificate e da depositi fluviali prevalentemente argillosi.
Foto: archivio Prober
Descrizione del suolo
Suolo con pendenza variabile fino al 25 % circa; profondo; a tessitura franco
limoso-argillosa con scheletro assente; non calcareo e acido.
Qualità agronomiche
Il suolo è di facile lavorabilità, con discreta capillarità e decomposizione della
sostanza organica. La disponibilità di ossigeno è moderata, con capacità idrica discreta. L’apparato radicale non incontra particolari resistenze nell’attraversamento del terreno agrario. La possibilità di formazione di crosta superficiale non è da escludere, come anche il verificarsi di ristagno idrico superficiale. Il suolo si presta in genere a tutti i tipi di coltivazione, ad eccezione di
quelle colture che preferiscono terreni neutri o sub-alcalini o ad elevato contenuto di calcare.
pagina 12
Successivamente, e sulla base dei risultati dei rilievi pedologici eseguiti, si sono individuate all’interno dell’azienda, una o più Unità Omogenee di Gestione del
Suolo (U.O.G.), tali da consentire la standardizzazione delle pratiche agronomiche.
Con il termine Unità Omogenea di Gestione si intende la presenza costante, in una
determinata porzione di terreno, delle caratteristiche chimico-fisiche, nonché colturali.
In questa azienda si è individuata la U.O.G. descritta sinteticamente di seguìto.
Foto: archivio Prober
pagina 13
U.O.G.
A
Tipo di
suolo
Rotazione ed
avvicendamento
colturale
Pratiche Agronomiche
Adottate
Vigneto
Impianto
Nel caso del “G.D.C.” si fa una
rottura con ripper alla profondità
di circa un metro, a cui segue una
letamazione (circa 2.000 quintali/ha)
ed una aratura meno profonda;
per finire una fresatura.
Nel caso del cordone speronato
viene fatta un’aratura più leggera
a circa 50 cm di profondità, a cui
segue una letamazione di circa
2.000 quintali/ha, e per finire
una fresatura.
Anni successivi
Inerbimento totale dell’intero vigneto,
con rottura del cotico totale per il
G.D.C., parziale sull’interfila per il
cordone speronato ogni tre anni;
Letamazione abbondante, circa 2.000
quintali/ha, seguita da interramento.
Trinciatura dei sarmenti che vengono
lasciati sul posto assieme allo
sfalcio del cotico erboso.
Si prevede di praticare la tecnica del
sovescio nell’interfila.
pagina 14
I campioni di terreno prelevati ed analizzati hanno dato i risultati riportati in
tabella.
Analisi
Metodo
Campione 1
0-30 cm
30-60 cm
Sabbia totale (%)
Idrometro
9
13
Limo totale (%)
Idrometro
52
50
Argilla (%)
Idrometro
39
37
pH (in acqua 1:2.5a 25 °C)
Potenziometrico
5.70
5.70
CaCO3 attivo (g/Kg)
Ossalato-Perman.
<1
<1
Sostanza organica (g/Kg)
Walkley e Black
25
24
K2O scambiabile (mg/Kg)
BaCl2
358
340
P205 scambiabile (mg/Kg)
Olsen
60
59
N totale per mille
Kjeldahl modif.
0.30
0.27
pagina 15
Azienda Agricola Rivalta Luciano
via Lughese, 118 - Forlì
Suddivisione colturale annata 1999 - 2000
Coltura
Superficie (Ha. a. ca)
Pescheto
(Maria Delizia, Sensation, Baby
Gold 9, Lizbeth, Star Red Gold,
Rich Lady, Big Top, Royal Gem,
Glohaven, Spring Lady,
Springbelle,Springred, Springcrest,
Redhaven, Flavorcrest)
5.24.92
Meleto
(Commercio, Golden, Abbondanza,
Mutsu, Staiman)
0.74.00
Vigneto
(Trebbiano)
1.95.00
Piante di nocciolo
0.00.05
Seminativo e colture da orto
varie in rotazione
(erba medica, mais, orzo,
grano mondo, grano tenero,
patata, pomodoro da mensa e
da industria, melanzana, peperone,
cipolla, aglio, fagiolo e fagiolino,
fava, pisello, zucchino, cetriolo,
melone, carota, prezzemolo,
basilico, sedano, ravanello,
rapa bianca, insalata, daicon)
e seconda coltura
(porro, finocchio, cavolfiore, cavolo,
verza, cima di rapa, cavolo
cappuccio, cavolo broccolo,
cicoria, radicchio, cardo
Totale SAU
2.93.47
10.87.44
pagina 16
Alle colture sopra citate si aggiunge l’allevamento di due vacche e due vitelli e di animali di bassa corte, alimentati con il reimpiego di prodotti biologici quali l’erba medica e i cereali, ottenuti in azienda. Il latte è utilizzato per la produzione di formaggio
e ricotta venduti nello spaccio aziendale. La frutta e gli ortaggi sono portati ad una
cooperativa della zona.
La conversione al metodo di coltivazione biologico
in azienda è arrivato gradualmente. Questo metodo, introdotto per la prima volta nel
1988 sul vigneto, è stato esteso di seguìto ai cereali, agli ortaggi, infine, al frutteto.
Prima di questa data l’azienda praticava la lotta integrata. La conversione di tutte le
colture aziendali al biologico non ha comportato sostanziali variazioni nelle rese
delle coltivazioni: il calibro di frutti ed ortaggi, seppur lievemente diminuito, è rimasto in ogni caso di pezzatura media e non sono mai stati riscontrati problemi per la
vendita.
Rimane da ridurre gli scarti dei prodotti dovuti all’attacco di alcuni insetti che sfuggono alla lotta biologica anche se il problema, dopo opportuni accorgimenti tecnici, è
in via di risoluzione. I primi tre, quattro anni dopo la conversione all’agricoltura biologica, la raccolta di prodotto non commerciabile era dovuta alla presenza di cocciniglie e tripidi. L’impianto di siepi ha contribuito alla loro scomparsa.
Attualmente si stanno rivolgendo sforzi verso la riduzione dello scarto di pesche precoci, dovuto alla presenza di Anarsia e Forbicine. I tentativi in atto contro questi insetti riguardano l’uso di trappole a nido per le Forbicine, e l’utilizzo della tecnica della
confusione sessuale per la lotta all’Anarsia.
Descrizione del suolo
Suolo pianeggiante con pendenza inferiore a 1%; molto profondo; a tessitura franco-limosa con scheletro assente; calcareo e moderatamente alcalino
fino alla profondità di cm 120.
pagina 17
Qualità agronomiche
Il suolo è di facile lavorabilità, con capillarità intensa e buona decomposizione della sostanza organica nonché solubilizzazione dei costituenti chimici. La
disponibilità di ossigeno è buona. Le radici trovano facile penetrabilità e
buona disponibilità idrica. La possibilità di formazione di crosta superficiale è
molto bassa come anche il verificarsi di ristagno idrico in superficie.
Il suolo si presta bene a tutti i tipi di coltivazione ed in particolare, riguardo le
specie arboree; l’alto contenuto di calcare attivo è un fattore condizionante nei
confronti di colture particolarmente sensibili a tale aspetto.
In questa azienda sono state individuate le due Unità Omogenee di Gestione
descritte nello schema seguente.
U.O.G.
A
Tipo di
suolo
Rotazione ed
avvicendamento
colturale
Pratiche Agronomiche
adottate
Frutteto e vigneto
Impianto
Lavorazione a doppio strato, con ripper
fino a 70-80 cm di profondità e aratura
fino a circa 30 cm
Anni successivi
Sovescio nell’interfila per i primi
3-4 anni
Inerbimento nell’interfila dopo il 4° anno,
con sfalcio primaverile a file alterne allo
scopo di conservre gli insetti utili
Lavorazione estiva sulla fila con
scavallatore a dischi
Al bisogno si effettua una fertilizzazione
organica con letame e compostprodotti
in azienda e con concimi organici
quali sangue compostato, pollina,
ed altri comprati all’esterno
Per il solo pesco, si effettua una concimazione fogliare primaverile subito dopo
l’allegagione. Tale concimazione a base
di alghe nelle dosi di 1 Kg/h a una
volta alla settimana per un mese
pagina 18
U.O.G.
B
Tipo di
suolo
Rotazione ed
avvicendamento
colture
Pratiche Agronomiche
adottate
Seminativo e colture da
Aratura eseguita a 35-45 cm
di profondità, seguita da erpicatura
orto varie in rotazione
Fertilizzazione organica con letame
e compostprodotti in azienda e con
concimi organici come sangue
compostato, pollina ed altri,
comprati all’esterno
pagina 19
Le analisi chimiche hanno dato i risultati riportati nella tabella che segue.
Analisi
Campione 1
(pescheto
giovane)
Campione 2
(ortaggi)
Campione 3
(pescheto)
Profilo
0-30 cm
30-60 cm
0-30 cm
30-60 cm
0-30 cm
30-60 cm
120 cm
Sabbia totale (%)
21
21
13
21
13
15
19
Limo totale (%)
56
58
64
56
66
64
54
Argilla (%)
23
21
23
23
21
21
27
pH (in acqua)
7.5
7.54
7.61
7.58
7.46
7.74
7.58
CaCO3
attivo (g/Kg)
94
96
100
102
97
94
107
Sostanza organica
(g/Kg)
15
14
13
15
14
14
_
K2O scambiabile
(mg/Kg)
10
10
11
11
10
10
_
P205 scambiabile
(mg/Kg)
20
21
24
23
25
25
_
N totale per mille
0.25
0.28
0.26
0.30
0.45
0.42
_
La dotazione organica riscontrata in azienda mantiene valori piuttosto costanti, sia
negli appezzamenti con colture erbacee che in quelli con colture arboree, dove è adottata la tecnica dell’inerbimento.
Nel caso dell’azienda in esame, le tecniche colturali adottate, le rotazioni tra le colture miglioratrici: erba medica, sovescio, leguminose da granella, mais ecc., e quelle
sfruttatrici: frumento, orzo ecc., e la dote organica apportata dalle fertilizzazioni: letame, compost ecc., consentono il mantenimento nel tempo del buon livello di sostanza
organica presente.
pagina 20
Scarica

Gestione agronomica del suolo in aziende agricole