Interazioni Deboli
Elementi di Fisica delle Particelle Elementari
Diego Bettoni
Anno Accademico 2009-2010
Introduzione
Le iinterazioni
L
t
i id
deboli
b li ffurono osservate
t iinizialmente
i i l
t nell processo di decadimento
d
di
t
 nucleare. Le interazioni deboli caratterizzano spesso processi che non
possono avvenire p
p
per interazione forte o e.m. a causa di leggi
gg di conservazione,
oppure processi nei quali intervengono neutrini, che hanno soltanto interazione
debole. Esempi:
n  p  e   e
 e  p  n  e
  p  
      




 103 s
 10  43 cm 2
 10 10 s
 10 8 s
B Q,
B,
Q L
S 1
S=1
Energia
I processii d
deboli
b li sono caratterizzati
tt i
ti da
d sezioni
i i d’urto
d’ t molto
lt piccole
i
l e vite
it medie
di
molto lunghe rispetto ai processi forti ed elettromagnetici.
   N  N        10 38 cm 2
  N   N
  10  26 cm 2
a 1 GeV
Le interazioni deboli si classificano a seconda che vi intervengano o meno dei leptoni
Leptoniche
   e   e  
 e  e   e  e
n  p  e   e
e  p  n  e
Semileptoniche
p

S = 0
K    0  e   e
K    


D   K 0     
S = 1
S = 1; C = 1
   p
Non Leptoniche
K    0
K      
D            0
La Radioattività Naturale
Scoperta nell 1896 d
S
da H
H. B
Becquerell ((un anno prima
i
d
della
ll scoperta
dell’elettrone e prima che si conoscessero i nuclei atomici !!!)
Tre tipi di radiazione,
radiazione classificati da Rutherford:
• raggi . Facili da assorbire. Deviati poco da campi magnetici (carica
positiva, alta massa). I raggi  emessi da un determinato isotopo
sono monoenergetici.
ti i
• raggi . Più difficili da assorbire dei raggi . Deviati molto da campi
magnetici
g
((carica negativa,
g
, bassa massa).
)
• raggi . Nessuna deviazione in campo magnetico, molto difficili da
assorbire.
O i sappiamo
Oggi
i
che
h i ttre ti
tipii di radiazione
di i
sono d
dovuti
ti aii ttre titipii di
interazione:   forte,   debole,   elettromagnetica.
Il decadimento  nucleare
I primi studi sui raggi  rivelarono due proprietà fondamentali
di questo tipo di radiazione:
• Erano identici ai raggi catodici (elettroni).
• Il loro spettro di energia era discreto (come quello dei raggi )
– Lo studio dell’assorbimento dei raggi  sembrava indicare che questi
fossero monoenergetici.
monoenergetici
– Lo spettro dei raggi  incidenti su una lastra fotografica in presenza di
un campo magnetico costante sembrava discreto.
– L’emissione
L’ i i
 era un fenomeno
f
quantistico,
ti ti
quindi
i di d
da associare
i
a uno
spettro discreto.
– AZ  A(Z+1) + e- la conservazione dell’energia implica
E(e-) = M(AZ) – M(A(Z+1))
Solo nel 1914 Chadwich dimostrò che lo spettro osservato dei raggi  è
continuo e solo 15 anni più tardi fu stabilito che lo spettro dei raggi 
nucleari è continuo.
Un modello (sbagliato) del nucleo
Neglili annii ’20 sii credeva
N
d
che
h il nucleo
l atomico
i ffosse composto di protonii
ed elettroni: AZ consisteva di A protoni ed A-Z elettroni (per esempio
4He = 4p; 14N = 14p + 7e-).
) Oltre al problema della conservazione della
energia nella radiazione  c’erano vari altri problemi:
• Momento magnetico dei nuclei: e  p, e  nucleo. Impossibile se
il nucleo è fatto di elettroni e protoni.
• Spin-statistica: secondo questo modello 14N è composto da un
numero dispari di fermioni (14p+7e-),
) quindi deve avere spin
semidispari, mentre sperimentalmente si trova che è un bosone.
Soluzione: gli elettroni legati nei nuclei si comportano diversamente dagli
elettroni liberi !!! (Bohr)
Gamow “This would mean that the idea of energy and its conservation fails in dealing with
Gamow:
processes involving
p
g the emission or capture
p
of nuclear electrons. This does not sound
improbable if we remember all that has been said about peculiar properties of electrons in
the nucleus”.
Pauli e il “neutrone”
Nell 1930 W
N
W. Pauli
P li postulò
lò che
h cii ffosse un terzo costituente
i
d
dentro il
nucleo, che chiamò “neutrone”: un fermione privo di carica elettrica,
che interagiva molto debolmente con la materia e con una massa
inferiore all’1% della massa del protone: 14N= 14p+7e-+7’’.
In questo modo:
• Si risolveva il problema spin-statistica, introducendo il numero
corretto di fermioni.
• Si risolveva il problema della conservazione dell’energia
dell energia
nell’emissione  assumendo che il processo corretto fosse:
AZ  A(Z-1) + e- + ‘’
Infatti in questo modo il decadimento è a tre corpi, il che garantisce
che lo spettro sia continuo e che l’energia dell’elettrone sia sempre
inferiore alla differenza di massa tra i due nuclei
nuclei.
Pauli (1930)
Dear Radioactive Ladies and Gentlemen,
I have
h
come upon a desperate
d
t way outt regarding
di th
the wrong statistics
t ti ti off
the 14N and 6Li nuclei, as well as the continuous  spectrum, in order to
save the “alternation law” of statistics and the energy law. Namely, the
possibility that there could exist in the nucleus electrically neutral
particles, which I shall call “neutrons”, which have spin ½ and satisfy
the exclusion p
principle
p and which further differ from light
g q
quanta in that
they do not travel with the speed of light. The mass of the neutrons
should be of the same order of magnitude as the electron mass and in
any case not larger than 0
0.01
01 times the proton mass
mass. The countinuous 
spectrum would then become understandable from the assumption that
in  decay a neutron is emitted along with the electron, in such a way
that the sum of the energies of the neutron and the electron is constant
constant.
For the time being I dare not publish anything about this idea and
address myself to you, dear radioactive ones, with the question how it
would
ld be
b with
ith experimental
i
t l prooff off such
h a neutron,
t
if it were tto have
h
th
the
penetrating power equal to about ten times larger than a  ray.
I admit that my
y wayy out mayy not seem veryy probable
p
ap
priori since one
would probably have seen the neutrons a long time ago if they exist.
But only the one who dares wins, and the seriousness of the situation
concerning the continuous  spectrum is illuminated by my honored
predecessor, Mr Debye, who recently said to me in Brussels: “ Oh, it is
best not to think about this at all,
all as with new taxes”
taxes . One must
therefore discuss seriously every road to salvation. Thus, dear
radioactive ones,, examine and judge.
j g Unfortunately
y I cannot appear
pp
personally in Tübingen since a ball in Zürich makes my presence here
indispensible.
Your most humble servant, W. Pauli
Da una lettera di W. Pauli ai partecipanti ad un congresso di Fisica Nucleare a
Tübingen, datata 4 dicembre 1930.
La scoperta del neutrone
Nell 1932 Ch
N
Chadwick
d i k scoprìì un costituente
i
nucleare
l
neutro.
Studiando le proprietà della radiazione neutra emessa nel
processo
9Be +   12C + n
stabilì che la particella n, il neutrone, era una particella
molto penetrante leggermente più pesante del protone e
distinta dai raggi , cioè una particella totalmente diversa
d l neutrone
dal
t
postulato
t l t da
d P
Pauli.
li
Visto che il neutrone di Chadwick era molto più pesante di
quello di Pauli,
Pauli Fermi ribattezzò quest’ultimo
quest ultimo neutrino
neutrino.
Teoria di Fermi del Decadimento 
n  p  e  e

d  u  e
e-
u
g

 e 
e-
u
MW = 80.425  0.038 GeV/c2
G
g
W-
d
  885.7  0.8 s
d

e
q2
<<
M2W
L’interazione è praticamente puntiforme, descritta da
un accoppiamento a 4 fermioni
g2
G 2
MW
e
Nella teoria di Fermi la p
probabilità di transizione p
per unità di tempo
p è data da:
2 2 2 dn
G M
W

dE0
se J(leptoni) = 0
se J(leptoni) = 1
dE0
|M|2 = 1
|M|2 = 3
transizione di Fermi
transizione di Gamow-Teller
dN stati

p, E

P, T
E0
e-
p

e
T, E, E energie cinetiche di protone, elettrone, antineutrino
Conservazione di
impulso ed energia
  
P pq 0
T  E  E  E0
E0  mn  m p  me  0.8 MeV

q , E
0.8 MeV 2
P2
T

 10 3 MeV
2 M 2  938.27 MeV
M V
E0  E
q
c
E  qc  E0  E
Nell’ipotesi m=0
T 0
dE0
 dq 
c
Per l’elettrone il numero di stati con impulso compreso fra p e p+dp è dato da:
1 3
p 2 dpd
dn  3 d p 
h
h3
Analogamente per il neutrino:
4p 2 dp
dne 
h3
integrando
g
su d
4q 2 dq
dn 
h3
Quindi considerando p e q scorrelati:
d 2N 
16 2 2
p q dpdq
6
h
2
d 2 N 16 2 2
2
 6 3 p  E0  E  dp
dE0 h c
Quindi se |M|2 è costante lo spettro degli elettroni è dato da:
N ( p )dp
p  p 2  E0  E  dp
p
2
Plot di Kurie
N ( p)
vs E
p
N ( p )  p ( E0  E )
2
 ( E0  E )
 m c 

1  
 E0  E 
2
2
m  0
2
m  0
Dal plot di Kurie si può misurare la massa del neutrino.
Alcune misure dal decadimento  del trizio
H 3  He3  e   e
limite attuale
Langer, Moffatt
1952 m < 10 keV
Bergkvist
1972 m < 65
eV
Tretyakov
1976 m < 35
eV
L bi
Lyubimov
1980 m < 30
eV
V
Fritschi
1986 m < 18
eV
Robertson
1991 m < 9.3 eV
Stoeffl
1995 m < 7
Weinheimer
1999 m < 2.8 eV
Lobashev
1999 m < 2.5 eV
M ( e )  3 eV
eV
Regola di Sargent
Il rateo totale di decadimento si ottiene integrando sullo spettro di energia
dell’elettrone. Per elettroni relativistici E  pc e si ottiene:
E0
E0
5
E
N   N ( p )dp   E 2 ( E0  E ) 2 dE  0
30
0
0
Regola di Sargent
Dalla regola di Fermi, misurando la vita media, si ottiene invece il valore di G.
Per esempio:
O14  N 14*  e    e
Transizione di Fermi JP = 0+  JP = 0+
Da  = 3100 s si ricava
1.02 10 5
G
M p2
 1.16 10 5 GeV  2
  c 1
Il Progetto Poltergeist e
la Scoperta del Neutrino
Scopo d
S
dell progetto
tt era la
l rivelazione
i l i
di ((anti)neutrini
ti)
t i i ttramite
it il d
decadimento
di
t
 inversoe + p  e+ + n.
Idea originale: rivelare antineutrini da una esplosione nucleare:
Gli antineutrini provenienti dalla
esplosione nucleare avrebbero
raggiunto uno scintillatore liquido
sospeso in una buca sotterranea
a una distanza di circa 40 m dalla
torre (alta 30 m). Nello schema
originale di Reines e Cowan gli
antineutrini avrebbero dato luogo
a decadimento  inverso,, mentre
il rivelatore avrebbe registrato i
positroni prodotti in tale processo.
L’Esperimento al Reattore di
Savannah River (1956-1960)
A,B serbatoi d’acqua, i cui protoni fungevano
da targhetta per gli antineutrini, mentre del
cloruro di Cadmio sciolto nell’acqua serviva
alla cattura dei neutroni.
I, II, III rivelatori a scintillazione.
E’ interessante notare che in p
parallelo al Progetto
g
Poltergeist
g
venne
provato un altro metodo di osservazione di antineutrini. Nel 1955 un
esperimento guidato da R. Davis e situato nei pressi di un reattore
nucleare, cercò di osservare, senza successo, la reazione:
e + 37Cl  e- + 37Ar
Questo risultato si può interpretare come evidenza che neutrini e
antineutrini sono particelle diverse.
Oggi
gg sappiamo
pp
che q
questa reazione non p
può avvenire p
per la
conservazione del numero leptonico.
La stessa tecnica fu però usata in seguito per studiare i neutrini solari.
Violazione della Parità nel Decadimento 
La violazione della parità nelle interazioni deboli era stata postulata nel 1956 da
Lee e Yang per spiegare i due modi di decadimento:
K   
K   
(paradosso -)
Il test
t t fu
f effettuato
ff tt t da
d Wu
W ett all (1957) con un campione
i
di 60Co
C a T=0.01
T 0 01 K
in un solenoide.
60
60
*

Co Ni  e   e
J 5 J 4
Transizione di
Gamow-Teller
Alla temperatura di 0.01 K i nuclei di 60Co sono allineati lungo la direzione del
campo magnetico. L’esperimento consiste nella misura dell’intensità degli
elettroni emessi parallelamente e antiparallelamente al campo magnetico.
p
H
eθ
J (Co)
I risultati sono consistenti con una distribuzione in  della forma:
 
 p
I ( )  1  
E
v
 1   cos 
c
  1

J
 
J
p,E impulso ed energia dell’elettrone
La funzione trovata per I() implica una asimmetria avanti-dietro che a sua volta
implica una violazione della parità.
parità
p
p
π−θ
π
θ
θ
J
specchio
Quindi per parità:
   
v
I ( )  1   cos
c
J
Consideriamo ora l’elicità dei leptoni emessi nel decadimento del 60Co. La
conservazione
i
di Jz richiede
i hi d che
h anche
h llo spin
i d
dell’elettrone
ll’ l tt
sia
i nella
ll di
direzione
i
di
. Sia s un vettore unitario nella direzione dello spin dell’elettrone:
 
sp
I ( )  1  
E
Definiamo la polarizzazione longitudinale media (o elicità netta) come:
H
Risulta:
H 
I   I (  0)
I   I (   )
v
c
Sperimentalmente:
 v
 c
H 
v

 c
I  I
I  I
z
(H)
νe
e  (  1)
e (  1)

e
J=5
60
Co
J=4
60
*
Ni
-
Jz=1
-
(e )L + νeR
Elicità del Neutrino
Dalla discussione precedente segue che per un neutrino di massa nulla (v=c)
ll’elicità
elicità assume i valori H=+1 o H=-1.
H= 1 Questa particella è dunque completamente
polarizzata.
Esperimento di Goldhaber (Phys Rev 109(1015)1958)
elettrone orbitale dell’Europio
e  152Eu 152 Sm *   e
Z  63, J  0
152
Z  62, J  1
Sm  Sm   ( 960 KeV )
*
J 1
152
J 0
I questo
In
t processo il 152Sm
S * ha
h lla stessa
t
polarizzazione
l i
i
d
dell neutrino.
ti
e
Sm *
νe
sν
se
J
ν RH
p
pν
se
J
p
sν
ν LH
pν
L’atomo 152Sm* eccitato (perchè gli manca un elettrone interno) decade allo stato
fondamentale emettendo un  da 960 keV (  3
310
10-14 s). In questo processo i 
che vanno nella stessa direzione del 152Sm* hanno la stessa polarizzazione del .
J
J



152Sm*

152Sm*
 LH
152Sm* LH
 (in avanti) LH
 RH
152Sm* RH
 (in avanti) RH
Per misurare la polarizzazione dei  emessi in avanti (e quindi del neutrino)
sii utilizza
tili
il processo di scattering
tt i risonante:
i
t
  Sm  Sm    Sm
152
152
*
Per il quale i  in avanti hanno l’energia giusta.
152
Per determinare la polarizzazione dei  si fanno passare attraverso del ferro
magnetizzato.

S 1


B

LH
e

S 1


B

RH
e
La trasmissione nel ferro è quindi maggiore per  LH che per  RH; la polarizzazione
dei  si determina quindi confrontando i conteggi con B “up” e B “down.
I risultati danno elicit
elicità
à negativa per i neutrini
neutrini.
Particella
Elicità
e-
e+
e

e
-v/c
+v/c
-1
+1
Violazione della Parità
nel Decadimento della 
   p    K0
   0  n (35.8%)
   p
B.R.  (63.9  0.5)%
  p  e   e (8.32  10  4 )
Nel processo di produzione lo spin della  deve essere ortogonale al piano di
produzione, per conservare la parità.



    p K  p
Una polarizzazione nel piano di produzione in generale cambia segno sotto P e
non è permessa
permessa.
Sperimentalmente si misura una polarizzazione trasversa media del 70 %
N  N
P 
N  N
N  Numero di conteggi con spin up
N  Numero di conteggi con spin down
Processo di decadimento:
z


   p
p

y
x

La distribuzione angolare è della forma
I ( )  1  P cos 
Questa asimmetria up-down è la manifestazione della violazione della
parità nel decadimento della .
La scoperta del 
Utilizzando un fascio di neutrini provenienti dal decadimento di pioni
carichi    + (/
) e incidenti su una camera a scintilla venne
osservata la produzione di muoni, ma non di elettroni, dimostrando
l’esistenza di due tipi di neutrino:
  X   Y
  X 
 e Y
La Terza Famiglia di Leptoni e il 
•
•
•
•
Nell 1975 un esperimento
N
i
guidato
id
d
da M
M. P
Perll rivelò
i lò l’l’esistenza
i
di un
terzo leptone, il . Questo implicava l’esistenza di un terzo “flavor” di
neutrino.
Una prima evidenza indiretta dell’esistenza di un terzo tipo di
neutrino venne dagli esperimenti al LEP, dove la misura della
larghezza invisibile dello Z0 era compatibile con le previsioni del
Modello Standard con tre tipi di neutrini.
Calcoli cosmologici basati sulla quantità di 4He nell’universo
i di
indicano
l’l’esistenza
i t
di ttre ti
tipii di neutrino
t i all ttempo d
dell Bi
Big B
Bang.
L’osservazione diretta del  avvenne nel 2001 grazie
p
DONUT ((Direct Observation of NU Tau)) al Fermilab,,
all’esperimento
che registrò quattro eventi dovuti a interazioni di  su un fondo di
0.34 eventi, consistente con le predizioni del Modello Standard.
L’Esperimento
L
Esperimento DONUT
L’esperimento è stato progettato per identificare le interazioni di CC del ,
identificando il  come unico leptone carico nell’evento. Alle energie in gioco
il  decade entro 2 mm in uno stato finale con una sola particella carica
(BR 86 %), per cui la segnatura è una traccia con un “kink”. L’apparato è una
targhetta ad emulsione seguita da uno spettrometro magnetico.
Il ffascio
i di neutrini
t i i è prodotto
d tt a partire
ti d
daii protoni
t id
da 800 G
GeV
V provenienti
i ti d
dall
Tevatron di Fermilab e incidenti su un “beam dump” di tungsteno della
lunghezza di 1 m situato a una distanza di 36 m a monte delle emulsioni.
La sorgente primaria di  è il decadimento DS   e il successivo
decadimento del  in .
  e  e
  h  X
  h  X
  e  e
L’interazione V-A
La teoria di Fermi dell’interazione debole (decadimento ) fu ispirata dalla struttura
dell’interazione elettromagnetica.

n  p  e   e
p  e   n  e

e  pe  p
(e )

j
e
e

p
j( N )
n
1
q2
p
M em
( p)
j
e
p
1
 e p  p  2  e e  e 

 q 
ej
( p)
ej

e ( p ) (e)
M  2 j j
q
2
(e)

j( e )
e
M W  G  n  p     e 

 

e
J
(N)

J
(e)

•G è la costante di accoppiamento debole
•La
La corrente debole J in questo caso cambia la
carica. Si parla di corrente debole carica.
•Nell’elemento di matrice manca il propagatore:
l’interazione è puntiforme.
L’elemento di matrice così scritto è una q
quantità scalare e implica
p
la
conservazione della parità. La violazione della parità nell’interazione debole
richiede l’inclusione di un termine 5 che viola la parità. L’operatore corrente
debole risulta così una combinazione lineare di un vettore di Lorentz () e di
uno pseudovettore (o vettore assiale, 5 ). Di qui il termine V-A.
L’elemento di matrice si scrive dunque:
M ( p  e   n  e ) 
G

 n  (1   5 ) p      (1   5 ) e 
2
e
Un’espressione analoga si può scrivere per il decadimento del muone.
La corrente debole carica
(1   5 )
J    
e
2
e
accoppia un elettrone entrante LH a un neutrino uscente LH.
Le ampiezze per le interazioni deboli sono della forma:
M
4G  
J J
2
Interpretazione di G
Confrontando le ampiezze elettromagnetiche e deboli vediamo che G sostituisce
e2/q2. Quindi G non è adimensionale. [G] = [GeV]-2. Si può tentare di estendere
l’analogia tra interazioni elettromagnetiche e deboli postulando che queste ultime
siano mediate da bosoni vettoriali, per esempio:

-
e-
   e   e  
We
(1   5 ) 
(1   5 ) 
1
 g
 g
M     
 2


 
e 
2 
2
2
 2
 MW  q  2


e
Se q2 << MW2 (come per i decadimenti  e del )
G
g2

2 8M W2
e l’interazione debole diventa puntiforme. Vediamo che l’interazione è debole non
perchè g << e
e, ma perchè la massa del W è grande
grande. Se ge allora ad energie > MW
interazioni elettromagnetiche e deboli sono confrontabili in intensità.
g  e unificazione delle interazioni elettromagnetiche e deboli.
Decadimenti del  e del 
      
Nel sistema di quiete del +
   e   e  

+
+
Il  ha spin 0, il  è LH, quindi anche il  deve essere LH.
Nel successivo decadimento del muone lo spettro di energia del positrone è
fortemente piccato nella zona di massima energia, quindi la configurazione più

probabile è la seguente:

e+ è RH
e+

La distribuzione angolare misurata è della forma

dN
 1  cos 
3
d
in accordo con il V
V-A.
A La vita media del muone è data da:
2 5
G
m
1
 
192 3
Usando i valori m = 105.6593 MeV/c2 e  = 2.19709 s si ottiene
G  1.16637 10 5 GeV  2
I Decadimenti del 
La conservazione del momento angolare impone che i leptoni abbiano la stessa
elicità
L
L+
+
Ricodiamo che i leptoni vengono emessi con elicità
 v
 c
 v

 c

e ,μ
μ

e  ,μ 
La probabilità che un e+ o un + vengano emessi con
velocità
l ità v ed
d elicità
li ità –v/c
/ è proporzionale
i
l a (1
(1-v/c)
/ )
v

  1  
 c
Per avere la probabilità di transizione bisogna tener conto dello spazio delle fasi:
dn
2 dp
p
dE0
dE0

 p, m  0, c
L’energia
g totale è dunque:
q
dp

dE0
v
1  1
c
+
L
L+
m
Nel sistema di
q iete del 
quiete
E0  m  p  p 2  m 2
2
2
2
2 2
(
m

m
)(
m

m
)
dp
2


p

dE0
8m4
p 2  m2
m
p
2m
 2
2
2
m  m 2
p m
dp  v  m
Mp
1   
dE0  c  4
2
  e me2
 2
   m 
2
2
1
m 
1  2 
 m 
 

Sperimentalmente si trova:

p, m, v
2
2
 1.275  10  4
1.267  0.023 104
 m 
1  2 
 m 
2
2
Spettro di energia dell’elettrone per i decadimenti
        e   e    
   e   e
Alcuni commenti sul risultato:
• Il d
decadimento
di
t   e sarebbe
bb enormemente
t favorito
f
it sulla
ll b
base d
dello
ll
spazio delle fasi rispetto a   .
Tuttavia, la conservazione del momento angolare impone al leptone carico
di avere l’elicità “sbagliata”.
“
Q
Questa si realizza più facilmente
f
per il , la cui
massa è circa 200 maggiore di quella dell’elettrone.
• Nei calcoli si è utilizzato lo stesso valore di G per i due processi.
Universalità nell’accoppiamento dei leptoni nell’interazione debole.
• Seguento lo stesso schema la teoria V-A prevede per i mesoni K:
K  e
 2.5 10 5
K  
contro un valore misurato:
2.43  0.14 10 5
Decadimento del K0
S\I3
+½
-½
+1
K+
K0
-1
K0
K-
Meccanismi di produzione:
K0
   p    K0
K0
  p  K  K0  p
E  0.91 GeV
  p  K0 nn
E  1.5 GeV
E  6.0 GeV
Quindi
Q
i di con un ffascio
i di  di energia
i opportuna
t
è possibile
ibil produrre
d
un fascio
f
i puro di K0.
K0 e K0 sono gli autostati del K per quanto riguarda l’interazione forte.
I K decadono per interazione debole (S=1) in 2 o 3 .
2
K0
K0
3
K (t )   (t ) K 0   (t ) K 0
CP K 0    K 0
CP K 0   K 0
    1
Possiamo formare due autostati di CP:


CP  1


CP  1
1
K1 
K0  K 0
2
1
K2 
K0  K 0
2
K1 e K2 si differenziano per il decadimento
•
•
00 ,+ + -  0
•
00 0
Simmetria di Bose
L=0; CP(+-)=+1, CP(0)=-1
(CP=1 se L>0)
(C
0)
P=-1, C=+1
CP=+1
CP= -1
CP= -1
K1  2
CP  1
 1  0.9 10 10 s
K 2  3
CP  1
 2  0.5 10 7 s
Oscillazioni di Stranezza
K1 e K2, non essendo particella e antiparticella, hanno una massa diversa, che
si origina dal diverso accoppiamento debole.
Scriviamo l’ampiezza per il K1 in funzione del tempo:
a1 (t )  a1 (0)e
iE1t
e

1t
2
I (t )  a1 (t )a1* (t )  I (0)e t /
E1 energia
1=1/1 vita media
1
N l sistema
Nel
i t
di quiete
i t d
dell K1 E1=m1 (massa
(
a riposo),
i
) 1= vita
it media
di propria
i
a1 (t )  a1 (0)e
 t

  1  im1 

 2
a2 (t )  a2 (0)e
Se si parte da un fascio di puri K0:
1
a1 (0)  a2 (0) 
2
t

 2  im2 

 2
Dopo un tempo t:
*
*
a
(
t
)

a
(
t
)
a
(
t
)

a
0
1
2
1
2 (t )
I (K ) 

2
2
 

t

1   t
 t
2
cos(m  t )
  e  e  2e
4

1
1
m 1 = 0.5
2
2
m = m2-m1
Intensity
m  3.491  0.009   10 12 MeV
m
 7  10 15
m
t/
1
 100 1
Partendo da un fascio puro di K0 dopo un numero elevato di 1 sopravvivono solo i K2.
Nel rigeneratore (targhetta) l’interazione forte fa ricomparire le componenti S=+1, S=-1.
K2 

1
K0  K 0
2

K0 e K0 vengono assorbiti in modo diverso, in quanto il K0 ha soltanto scattering
elastico e scambio carica
carica, mentre il K0 può anche dare origine a iperoni
iperoni. Quindi
dopo il rigeneratore abbiamo una componente f|K0> ed f|K0>, con f<f<1.
Quindi all’uscita dal rigeneratore:





ff
ff
1
0
0
0
0
f K f K 
K  K 
K0  K 0
2
2 2
2 2
ff
ff

K2 
K1
2
2
Essendo f≠f la componente K1 viene rigenerata.
rigenerata

Violazione di CP nel Decadimento del K0
Nel 1964 fu scoperto il decadimento in 2 dell’autostato di CP=-1 (il K2) con un
rapporto di decadimento dell’ordine di 10-3.
K1  K S
K2  K L
KS 
KL 
K1   K 2
1 
2
Violazione indiretta di CP
 K1  K 2
1 
2
dove  è un parametro che quantifica la violazione di CP.

K L    
3



2
.
286

0
.
014


10
K S    
 00
K L   0 0
3



2
.
276

0
.
014


10
K S   0 0
Esiste anche la violazione diretta di CP, che si origina nel decadimento.
Decadimenti Deboli delle Particelle Strane
Regola di Selezione:
sd
1
S  1 I 
2
E
Esempio:
i
  p  
S
1

S
0 I  0  I  12



S  1
I  1
2
0
  n 
Il nucleone e il pione nello stato finale devono essere in uno stato I=1/2
p  
13 1
21 1
' 
'
32 2
32 2
23 1
11 1
' 
'
32 2
32 2
n 0 
2
 (   n )
 1

  1.036  0.345

0
 (   n )   (   p )  3 
0
Valore sperimentale:
0.358  0.005
isospin
spazio delle
fasi
Decadimenti Semileptonici
p
I decadimenti semileptonici obbediscono alla regola di selezione Q = S.
Q e S sono le variazioni di carica e stranezza degli adroni
adroni. Q=S=1segue
da Q=I3+(B+S)/2 se I3=1/2.
Esempi:   
n  e  
 
n  e  
e
dds
udd
S  1 S  0 S  1
Q  1 Q  0 Q  1
e
uus
udd
S  1 S  0 S  1
Q  1 Q  0 Q  1
Q  S  1
Q  S
BR  1.08 10 3
BR  5 10 6
Deviazione dalla
regola I = ½
    0    
 2.94  0.35


0
     
Mentre la regola di selezione predice un rapporto di 2.0. Evidentemente è presente
un’ampiezza I=3/2, per quanto soppressa.
Teoria di Cabibbo
I leptoni e i quark interagiscono debolmente tramite correnti V-A costruite a
partire
ti dai
d i seguentiti doppietti
d
i tti di stati
t ti fermionici
f
i i i (LH):
(LH)
 e       u   c 
       
e    d   s
Ci sono anche accoppiamenti tra u ed s, per esempio:
K    


u
?

s

Inoltre i decadimenti con S=1 sono soppressi di un fattore circa 20 rispetto a
quelli con S=0.
Cabibbo(1963): gli stati d ed s che partecipano all’interazione debole sono ruotati
di un angolo C (angolo di Cabibbo)
u

 e      

    
 e      d cos  C  s sin  C 
Per ciascuno di questi doppietti la costante di accoppiamento debole rimane G.
Per transizioni S=0 (d u) l’accoppiamento sarà dunque proporzionale a
cosC, mentre per S=1 (s  u) sarà proporzionale a sinC.
Quindi per esempio:
( K       )
2

sin
i
C


(     )
da cui si ricava C  15o.
Abbiamo quindi transizioni favorite ( cosC) e soppresse ( sinC).
Esempi:
W+
u
cos
C
u
W+
sin
i C
d
Cabibbo favored
s
Cabibbo suppressed
Correnti Deboli Neutre
Nel 1973 furono scoperte interazioni di neutrini e antineutrini caratterizzati
dall’assenza di leptoni carichi nello stato finale
   N    X
   N    X
C
Correnti
ti D
Deboli
b li N
Neutre,
t con “rates”
“ t ” confrontabili
f t bili con lle correntiti cariche
i h
    N     X 
 0.25

    N    X 
    N     X 
 0.45

    N    X 
-



Z0
W+
X
X
N
N
Corrente carica
Corrente neutra
Modello GIM
Tutti
T
tti i processii di corrente
t neutra
t osservatiti obbediscono
bb di
alla
ll regola
l di selezione
l i
S = 0. Di fatto le correnti neutre erano state escluse perchè non osservate nei
decadimenti, ad esempio:
p
K    
5

10
K    0   
Le correnti deboli neutre sono date dai grafici:
u
u
Z0
S  1
dcosC+ ssinC
+
dcosC+ ssinC
Z0
uu  dd cos 2  C  ss sin 2  C  sd  s d sin  C cos  C
 
S  0
S  1
Dovrebbero dunque esistere correnti neutre con S = 1
(Strangeness Changing Neutral Currents, SCNC)
Per spiegare la non esistenza delle SCNC Glashow, Iliopoulos e Maiani proposero
nel 1970 l’introduzione di un quarto quark, il charm (c), con carica 2/3, con il quale
sii iintroduceva
t d
un secondo
d d
doppietto
i tt di quark
k per lle iinterazioni
t
i id
deboli:
b li
u




i C 
 d cos  C  s sin
c




i  C  s cos  C 
  d sin
Nelle correnti deboli neutre intervengono quindi due nuovi grafici:
-dsin
d i C+ scosC
c
c
Z0
+
-dsin
d i C+ scosC
Quindi la corrente neutra diventa:
uu  cc  dd  ss  cos 2  C  ss  dd sin 2  C 


S  0

0


sd  s d  s d  sd sin  C cos  C

S  1
L’introduzione di un quarto flavour cancella esattamente le SCNC.
Il charm fu effettivamente scoperto nel 1974.
Z0
Mixing Debole con 6 Quark
la Matrice CKM
C
Con quattro flavour la corrente debole ha la forma:
J   u
c
  (1   5 )  d 
2
U 
s
 cos  C
U 
  sin  C
sin  C 

cos  C 
Con l’introduzione di due nuovi flavour (b, carica -1/3 e t, carica 2/3):
J   u
 c1

M    c2 s1
 ss
 1 2
ci  cos  i
c
c3 s1
c1c2 c3  s2 s3ei
 c1s2 c3  c2 s3ei
si  sin  i
d 
  (1   5 )  
t
M s 
2
b
 
s1s3


i
c1c2 s3  s2 c3e 
 c1s2 s3  c2 c3ei 
Matrice CKM
(Cabibbo-Kobayashi
Maskawa)
1, 2, 3 angoli
li di mixing,
i i
 fase
Matrice CKM
|Vud|=0.97380.0005
e

n



D

l


|Vcb|=(41.31.5)10-3
l


|Vts|=0.0370.043
Bd Bs
|Vub|=(3.670.47)10-3
B

|Vcs|=0.9960.013
l
|Vtd|=0.00480.014
Bd
l
p
|Vcd|=0.2240.012
D
|Vus|=0.2200 0.0026
Bs
l
B

D
|Vtb|=0.99900.9992
t
W
b
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Interazioni Deboli - INFN Sezione di Ferrara