IBM Global Technology Services
White paper
Virtualizzare il disaster recovery
utilizzando il cloud computing
Trasferire rapidamente le applicazioni in un ambiente cloud resiliente
X = -1.297 mm
Y = 111 mm
% = 111%
Gennaio 2012
2
Virtualizzare il disaster recovery utilizzando il cloud computing
Contenuti
2 Executive summary
3 I modelli tradizionali di disaster recovery: una scelta tra
costo e rapidità
4 L'urgenza di assicurare una disponibilità continua
4 Pensare in termini di interruzioni e non di eventi
disastrosi
5 Business resiliency basata sul cloud computing:
un nuovo approccio, molto apprezzato
6 Facilitare un maggiore controllo con la possibilità di
accedere ai servizi tramite un portale
7 Rendere più affidabili e perfezionare i piani di disaster
recovery con test più frequenti
8 Ottimizzare i tempi di ripristino delle applicazioni con
più livelli di servizio
9 Supportare in modo più efficiente ambienti eterogenei
con infrastrutture di disaster recovery virtualizzate
9 Risparmiare larghezza di banda con una presenza
locale
10 Una coesistenza più efficace con le soluzioni
tradizionali di disaster recovery
10 Conclusioni
Executive summary
Non molto tempo dopo l’adozione diffusa dei computers,
divenne evidente che i processi di disaster recovery sarebbero
diventati un elemento essenziale dei piani tecnologici delle
aziende. È necessario eseguire il backup dei dati aziendali e
assicurare la continuità di processi critici, come fatturazione,
buste paga e approvvigionamenti, anche nel caso in cui il data
center di un’organizzazione cessi di funzionare a causa di un
incidente. Nel corso del tempo, sono emersi due modelli distinti
di disaster recovery: il modello dedicato e il modello condiviso.
Sebbene efficaci, questi approcci hanno spesso costretto le
organizzazioni a scegliere tra costi e rapidità.
Facciamo un salto di 50 anni, fino al mondo “costantemente
attivo” di oggi. Il flusso delle informazioni e delle transazioni
commerciali nel nostro mercato globale non si arresta mai. Di
fronte all’esigenza di un’operatività costante, è necessario che le
organizzazioni inizino a pensare in termini di disponibilità
continua delle applicazioni, anziché di rari incidenti, e che i
fornitori di servizi di disaster recovery rendano possibile un
failover e un failback più rapidi e quasi istantanei delle
applicazioni aziendali critiche. Tuttavia, considerato il fatto che
i budget IT rimangono prevalentemente invariati o vengono
addirittura ridotti, questi servizi devono essere forniti senza che
i clienti incorrano in spese iniziali o operative onerose.
Una strategia di business resiliency basata sul cloud computing
può rappresentare un’alternativa vantaggiosa ai metodi
tradizionali di disaster recovery, offrendo sia i tempi di ripristino
più rapidi che caratterizzano le infrastrutture dedicate, sia i costi
inferiori che connotano il modello di ripristino condiviso. Grazie
ai prezzi commisurati all’effettivo utilizzo delle risorse e alla
possibilità di adeguarne le dimensioni alle mutevoli esigenze
aziendali, il cloud computing può aiutare le organizzazioni a
soddisfare le aspettative del frenetico mondo attuale, in cui
l’esigenza di tecnologia informatica continua ad aumentare,
al contrario dei budget destinati a soddisfarla.
Il presente white paper esamina gli approcci tradizionali al
disaster recovery e descrive in che modo le organizzazioni
possano utilizzare il cloud computing per prepararsi sia a
interruzioni ordinarie dei servizi, come ad esempio linee
elettriche interrotte, guasti hardware e violazioni della sicurezza,
che ad incidenti meno frequenti. Vengono illustrati i principali
aspetti da considerare nella pianificazione della transizione ad
una strategia di business resiliency basata sul cloud computing e
nella scelta del fornitore di servizi cloud.
IBM Global Technology Services
I modelli tradizionali di disaster recovery:
una scelta tra costo e rapidità
Per la scelta del metodo di disaster recovery, le organizzazioni si
sono tradizionalmente affidate al livello di servizio richiesto,
misurato attraverso due obiettivi di ripristino:
●● ●
RPO
RTO
Recovery Point Objective
Recovery Time Objective
Quantità di dati persi
Giorni
Ore
Tempo necessario per il ripristino
Minuti
Minuti
Ore
Giorni
Ripristino
Immagine dei dati
●● ●
RTO (Recovery Time Objective): il tempo che intercorre tra
un’interruzione e il ripristino delle operazioni.
RPO (Recovery Point Objective): il momento in cui i dati
ripristinati sono stati salvati; riflette la quantità di dati che
verranno persi durante il processo di ripristino.
3
In un modello dedicato, l’infrastruttura di disaster recovery viene
utilizzata da un’unica organizzazione. Questo tipo di disaster
recovery consente un ripristino più rapido rispetto ad altri
modelli tradizionali, perché l’infrastruttura IT viene replicata
presso il sito di disaster recovery ed è pronta ad essere attivata in
caso di eventi disastrosi. Sebbene questo modello consenta di
ridurre l’RTO, grazie alla configurazione preventiva di hardware
e software, non elimina tutti i ritardi. Il processo dipende
comunque dalla disponibilità di un’immagine aggiornata dei dati,
che comporta il trasporto dei supporti fisici e un processo di
ripristino dei dati. Questo approccio è anche costoso, perché
l’hardware resta inattivo fino a quando non viene utilizzato per il
ripristino delle operazioni. Per ridurre i costi dell’infrastruttura
di backup, alcune organizzazioni la utilizzano per attività di
sviluppo e test, ma ciò introduce un ulteriore fattore di rischio.
Infine, il ripristino dei dati incide ulteriormente sulla variabilità
del processo. Come illustrato nella figura 3, il ripristino dei dati
può richiedere fino a 72 ore, compresi il recupero, il trasporto e
il caricamento dei nastri.
Figura 1: misurazione del livello di servizio necessario tramite i parametri
RPO e RTO
Dedicata
Ripristino dei dati
Nei modelli tradizionali di disaster recovery – dedicato e
condiviso – le organizzazioni sono costrette a fare un
compromesso tra costo e rapidità del ripristino, come illustrato
nella figura 2.
Alto
Dedicata
Costo
Condivisa
Basso
Settimane
Giorni
Ore
Minuti
Tempi di ripristino
Figura 2: gli approcci tradizionali al disaster recovery includono modelli
condivisi e dedicati
6 hrs or less
4 - 72 hrs
Ripristino
Interruption
Dichiarazione
Configurazione HW
Configurazione SW
Ripristino dei dati
Figura 3: tempi di ripristino in un’infrastruttura dedicata
In un modello di disaster recovery condiviso, l’infrastruttura
viene condivisa da più organizzazioni. Il modello di disaster
recovery condiviso è stato ideato per contenere i costi, poiché
l’infrastruttura remota di backup viene condivisa da più
organizzazioni. Dopo la dichiarazione di un evento disastroso, è
necessario configurare da zero l’hardware, il sistema operativo e
il software applicativo presso il sito secondario dove si trova la
configurazione di emergenza, e questo processo può richiedere
ore o perfino giorni. Inoltre, per completare il ripristino dei dati,
è necessario seguire il processo illustrato nella figura 4, con un
tempo medio di ripristino compreso tra 48 e 72 ore.
4
Virtualizzare il disaster recovery utilizzando il cloud computing
Pensare in termini di interruzioni e non di
eventi disastrosi
Condivisa
Declare
Configurazione
HW
Min 4 hrs
Min 8-24 hrs
Configurazione
SW
Ripristino dei dati
Min 4 hrs
4 - 72 hrs
Interruzione
Ripristino
Dichiarazione
Configurazione HW
Configurazione SW
Ripristino dei dati
Figura 4: tempi di ripristino in un’infrastruttura condivisa
La necessità di assicurare una
disponibilità continua
Secondo l’indagine condotta da IBM tra i CIO nel 2011, le
organizzazioni incontrano notevoli difficoltà a soddisfare le
crescenti esigenze dei rispettivi reparti IT, assicurando nel
contempo la continuità e la maggiore efficienza possibile delle
operazioni. I dipendenti e i clienti stanno diventando utenti
tecnologici più sofisticati. La ricerca dimostra l’utilizzo di
dispositivi connessi a Internet aumenta annualmente di circa il
42 per cento, offrendo ai clienti e ai dipendenti la possibilità di
accedere rapidamente a grandi quantità di storage. Nonostante
la pressione per migliorare l’infrastruttura, le aziende spendono
un’alta percentuale dei propri budget solo per conservare
l’infrastruttura esistente. Inoltre i budget non stanno registrando
incrementi significativi, ma restano essenzialmente invariati.1
I modelli di disaster recovery dedicati e condivisi hanno
tradizionalmente imposto alle organizzazioni un compromesso
tra costo e rapidità. Poiché l’urgenza di assicurare la costante
disponibilità di sistemi e dati continua ad aumentare, le
organizzazioni non possono più accettare compromessi. Sebbene
il disaster recovery sia stato originariamente ideato per i processi
critici di “back-office” automatizzati, molte organizzazioni
dipendono oggi da applicazioni in tempo reale e dalla loro
presenza online, che è diventata l’interfaccia primaria con i loro
clienti. Qualsiasi indisponibilità si riflette direttamente
sull’immagine aziendale e l’interruzione di applicazioni
essenziali, come quelle di e-commerce, per l’esecuzione di
transazioni bancarie online o che consentono agli utenti di
eseguire autonomamente determinate attività, è considerata
inaccettabile dai clienti. Il costo di un minuto di indisponibilità
può ammontare ad alcune migliaia di dollari.
I metodi di disaster recovery tradizionali si basano anche sulla
“dichiarazione di un disastro”, allo scopo di utilizzare
l’infrastruttura di backup durante eventi, quali uragani, tsunami,
inondazioni o incendi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi,
l’indisponibilità delle applicazioni è causata da avvenimenti
quotidiani più banali. Sebbene le organizzazioni debbano
prepararsi al peggio, è anche necessario che siano pronte a
reagire ad eventi più probabili, come interruzioni nell’erogazione
dell’energia elettrica, guasti hardware e violazioni della sicurezza.
La figura 5 illustra le tipologie di eventi degli ultimi anni in
occasione dei quali IBM ha aiutato i clienti ad affrontare
situazioni di emergenza. Sebbene le condizioni meteorologiche
rappresentino la causa d’origine di oltre la metà delle emergenze
dichiarate, è interessante notare che quasi il 50 per cento delle
emergenze è dovuto ad altre cause.
Queste statistiche si basano su dati relativi a clienti IBM che
hanno dichiarato un’emergenza. Pensate a tutte le interruzioni
per le quali un’emergenza non è stata dichiarata. In un mondo
costantemente operativo, le organizzazioni devono andare oltre
il disaster recovery e pensare in termini di continuità delle
applicazioni. È necessario predisporre strumenti che consentano
non solo di reagire ad eventi disastrosi, rari e di breve durata, ma
anche di ripristinare rapidamente le applicazioni aziendali
critiche, e definire piani di resilienza conformi a tale criterio.
Power 19%
HW/SW 17%
Weather 54%
Other 10%
Figura 5: tipi di interruzioni
IBM Global Technology Services
Business resiliency basata sul cloud
computing: un nuovo approccio, molto
apprezzato
Il cloud computing offre un’alternativa interessante ai modelli
tradizionali di disaster recovery. Il “cloud” è intrinsecamente
un’infrastruttura condivisa: un insieme di risorse, con costi
infrastrutturali distribuiti tra tutti coloro che stipulano contratti
per utilizzare queste risorse come servizio cloud. Questa natura
condivisa rende il cloud computing un modello ideale per i
processi di disaster recovery. Anche estendendo la definizione di
disaster recovery a interruzioni più banali e frequenti dei servizi,
l’esigenza di queste risorse di ripristino risulta sporadica. Poiché
è estremamente improbabile che tutte le organizzazioni che si
affidano al cloud computing per i processi di backup e ripristino
abbiano bisogno dell’infrastruttura nello stesso momento, è
possibile ridurre i costi e i tempi di ripristino.
Alto
Dedicata
Costo
Condiviso
Virtualizzata utilizzando
un cloud
Basso
Settimane
Giorni
Ore
Minuti
Tempi di ripristino
Figura 7: un approccio alla business resiliency basato sul cloud computing
La strategia di business resiliency basata sul cloud
computing offre numerosi altri vantaggi rispetto ai modelli
tradizionali di disaster recovery:
Virtualizzato utilizzando il cloud
●●
Ripristino
Interruzione
Dichiarazione
Configurazione HW
Configurazione SW
Ripristino dei dati
●●
Figura 6: tempi di ripristino utilizzando il cloud computing
●●
I servizi gestiti di business resiliency basati su cloud, come
IBM SmartCloud Virtualised Server Recovery, sono stati ideati
per raggiungere un equilibrio tra la convenienza economica del
ripristino su un’infrastruttura fisica condivisa e la rapidità
dell’infrastruttura dedicata. Poiché le immagini dei server e i dati
vengono replicati continuamente, il tempo necessario per
ripristinarli può essere ridotto drasticamente a meno di un’ora e,
in molti casi, a pochi minuti, o perfino secondi. Tuttavia, i costi
sono più simili a quelli di un’infrastruttura condivisa.
●●
Le spese operative mensili più prevedibili contribuiscono ad
evitare i costi imprevisti e nascosti, che caratterizzano le
soluzioni realizzate e gestite autonomamente.
Riduzione degli investimenti di capitale necessari, grazie
all’utilizzo di un’infrastruttura di disaster recovery residente
in ambiente cloud.
I servizi gestiti di business resiliency, erogati tramite
un’infrastruttura di cloud computing, possono essere
adeguati più facilmente alle mutevoli esigenze aziendali.
L’accesso ai servizi tramite un portale Web riduce la
necessità di spostare risorse presso il sito di ripristino,
contribuendo a ridurre tempi e costi operativi.
5
6
Virtualizzare il disaster recovery utilizzando il cloud computing
Sebbene il cloud computing offra molti vantaggi come
piattaforma di disaster recovery, è necessario considerare alcuni
aspetti essenziali nella pianificazione della transizione ad una
strategia di business resiliency basata sul cloud computing e nella
scelta del fornitore di servizi cloud. Questi aspetti comprendono:
●● ●
●● ●
●● ●
●● ●
●● ●
●● ●
Accesso al servizio tramite un portale con funzionalità di
failover e failback.
Supporto per il test dei processi di disaster recovery.
Più livelli di servizio.
Supporto per ambienti server eterogenei e virtualizzati.
Capacità di operare in tutto il mondo e presenza locale.
Migrazione da e coesistenza con metodi tradizionali di disaster
recovery.
Questi aspetti vengono esaminati più dettagliatamente nelle
sezioni seguenti.
Cliente
Portale IBM SmartCloud
Virtualised Server Recovery
Facilitare un maggiore controllo con la
possibilità di accedere ai servizi tramite
un portale
L’infrastruttura di disaster recovery viene tradizionalmente
considerata una polizza di assicurazione che le aziende sperano
di non utilizzare. Al contrario, una strategia business resiliency
basata sul cloud computing consente di aumentare realmente la
capacità dell’organizzazione IT di assicurare la continuità dei
servizi per le applicazioni aziendali critiche. Poiché l’utilizzo di
un ambiente cloud consente di accedere al servizio di business
resiliency tramite un portale Web, i responsabili e gli
amministratori IT sono in grado di visualizzare e controllare
tramite un’interfaccia intuitiva l’infrastruttura della
loro organizzazione.
Ad esempio, i clienti possono accedere al portale SmartCloud
Virtualised Server Recovery tramite Internet e identificare i
server da proteggere e replicare. Attraverso questo portale, è
possibile scaricare il software client SmartCloud Virtualised
Server Recovery da installare sui server coperti dal servizio. Una
volta definito l’ambiente tramite il portale, il cliente è in grado
di visualizzare lo stato di protezione dei server, generare report
ed eseguire altre operazioni amministrative.
Server/Storage
Cloud hosted at IBM Resiliency Centers
Figura 8: il portale IBM SmartCloud Virtualised Server Recovery
Nonostante l’utilità di questa interfaccia amministrativa offerta
dal portale, è essenziale valutare i servizi di business resiliency
erogati tramite l’ambiente cloud, per accertare che il portale non
sia solo uno strumento di configurazione, ma consenta anche di
inizializzare il failover e il failback dei sistemi. Il portale
IBM Global Technology Services
Figura 9: un’interfaccia amministrativa del portale di ripristino
SmartCloud Virtualised Server Recovery consente ai clienti di
completare il failover dei sistemi quasi in tempo reale (per i
server protetti con il livello di servizio “Sempre disponibile”,
descritto più avanti), riducendo la necessità di contattare il
fornitore del servizio cloud (in questo caso, IBM) per “dichiarare
il disastro” o per avviare il failover. Senza le necessità di una
dichiarazione formale e con la possibilità di eseguire il failover
dal portale, il reparto IT è in grado di reagire in modo più
rapido ed efficace alle interruzioni più banali e frequenti,
sopra descritte.
Rendere più affidabili e perfezionare
i piani di disaster recovery con test
più frequenti
Uno dei problemi tipici delle misure di disaster recovery è
l’incertezza che la soluzione pianificata funzionerà, quando sarà
necessario utilizzarla. Generalmente, le organizzazioni testano i
processi di failover e di ripristino, in media, una o due volte
7
Figura 10: interfaccia per il test del piano di Disaster Recovery con
IBM SmartCloud Virtualised Server Recovery
l’anno; una frequenza non sufficiente, considerato il ritmo dei
cambiamenti riscontrabili nei reparti IT della maggior parte
delle aziende. Questo scarso senso di controllo ha indotto alcune
organizzazioni a realizzare e gestire “internamente” le
infrastrutture e i processi di disaster recovery, distogliendo il
personale IT dalle normali attività di sviluppo delle applicazioni.
L’adozione di una strategia di business resiliency basata sul cloud
computing offre l’opportunità di acquisire un maggiore
controllo e di eseguire test più frequenti e granulari sui piani di
disaster recovery, anche a livello di singoli server o applicativi.
Il portale SmartCloud Virtualised Server Recovery offre
un’interfaccia per il test dei piani di disaster recovery,
consentendo ai reparti IT di verificare la funzionalità dei
processi di failover e failback con maggiore frequenza.
8
Virtualizzare il disaster recovery utilizzando il cloud computing
Livello di servizio
SmartCloud Virtualised
Server Recovery
Recovery Time Objective
(fino all'inizio dell'avvio del sistema)
Descrizione
Gold
Macchina virtuale sempre
disponibile
Failover in 1 minuto
Per le applicazioni strategiche che richiedono valori RTO/
RPO prossimi allo zero e un'infrastruttura di ripristino
costantemente disponibile, utilizzabile anche per
altri scopi.
Silver
Macchina virtuale per disaster
recovery e test
Failover in 30 minuti
Per le applicazioni che devono poter essere ripristinate
rapidamente in pochi minuti su un'infrastruttura di cloud
computing accessibile in remoto al momento del disastro
Bronze
Macchina virtuale per
l'importazione di supporti
Failover e failback assistiti da 6 a 24 ore o nel minor
tempo possibile
Per i clienti che desiderano importare immagini di server e
dati da nastri/dischi/dispositivi NAS nella nostra
infrastruttura cloud al momento del disastro per il failover
e il failback dei sistemi.
Offre ai clienti un percorso per migrare da soluzioni
Infrastructure Recovery Service a servizi di ripristino in
ambiente cloud.
I clienti possono programmare i test in base alle proprie
specifiche esigenze. Ad esempio, è possibile testare
un’applicazione critica di e-Commerce prima di un periodo
caratterizzato da un notevole incremento degli acquisti online,
come il Cyber Monday. Oppure, è possibile testare un sistema
per l’elaborazione delle transazioni bancarie online dopo
un’aggiornamento del software, allo scopo di verificare il
corretto funzionamento dei processi di failover e failback.
Ottimizzare i tempi di ripristino delle
applicazioni con più livelli di servizio
L’adozione di una strategia di business resiliency basata sul cloud
computing offre l’opportunità di beneficiare di più livelli di
servizio, che consentono di differenziare le applicazioni in base
alla loro importanza per l’organizzazione e alla conseguente
tolleranza per la relativa indisponibilità. Ad esempio,
SmartCloud Virtualised Server Recovery offre tre livelli di
servizio: Gold, Silver e Bronze. Questi livelli consentono alle
organizzazioni di ottimizzare il budget, investendo di più per
le applicazioni strategiche, per assicurarne la disponibilità
quasi continua, e investendo di meno per le applicazioni
non strategiche.
Con SmartCloud Virtualised Server Recovery, la frequenza della
replica dei dati e i conseguenti valori RPO/RTO variano a
seconda del livello di servizio assegnato al server. È possibile
assegnare lo stesso gruppo e livello di servizio a più server che
supportano la stessa applicazione e il medesimo processo di
business, per assicurare che le operazioni di failover e failback
siano coerenti e sincronizzate.
IBM Global Technology Services
Supportare in modo efficiente ambienti
eterogenei con infrastrutture di disaster
recovery virtualizzate
Il concetto di “immagine del server” riveste un ruolo importante
nei modelli tradizionali di disaster recovery. La maggiore
complessità dei reparti IT, che comprendono più server farm con
diversi sistemi operativi e livelli di rilascio, ha reso più complesso
reagire ad eventi disastrosi o interruzioni dei servizi. Le
organizzazioni sono spesso costrette a ripristinare dati e sistemi
su hardware differente, il che può richiedere più tempo e
aumentare la possibilità di errori e perdite di dati.
Le organizzazioni stanno implementando tecnologie di
virtualizzazione nei propri data center, per ridurne la complessità
e ottimizzare l’utilizzo della relativa infrastruttura. Il numero di
macchine virtuali installate è aumentato in misura esponenziale
nel corso degli ultimi anni. Secondo una recente indagine
condotta da IBM tra i CIO (Chief Information Officer), il 98 per
cento degli intervistati aveva già implementato la virtualizzazione
o prevedeva di implementarla nei successivi 12 mesi.
Per supportare questi tipi di ambienti, è necessario che le
soluzioni di business resiliency basate su infrastrutture cloud
consentano sia il ripristino P2V (Physical-to-Virtual, cioè da
fisico a virtuale) che il ripristino V2V (Virtual-to-Virtual, ovvero
da virtuale e virtuale). La soluzione SmartCloud Virtualised
Server Recovery supporta ambienti virtualizzati, non virtualizzati
e misti, compresi quelli con più sistemi operativi.
9
Risparmiare larghezza di banda con una
presenza locale
Poiché una strategia di business resiliency basata sul cloud
computing richiede la replica continua dei server, è importante
considerare la larghezza di banda di rete nell’adozione di tale
approccio. Un fornitore globale come IBM offre l’opportunità di
una presenza locale, riducendo così la distanza che i dati devono
percorrere attraverso la rete. Con SmartCloud Virtualised Server
Recovery, la configurazione dei server, il sistema operativo e il
software applicativo del cliente, nonché i relativi dati, vengono
replicati presso il data center IBM tramite Internet o altra
connessione di rete designata. Mentre i dati verranno replicati
nel data center IBM più vicino utilizzando SmartCloud
Virtualised Server Recovery, ulteriori funzionalità di resiliency e
backup vengono fornite attraverso la rete protetta di centri IBM.
IBM offre il tool SmartCloud Virtualised Server Recovery
Synchronisation and Bandwidth Estimator per aiutarvi a
valutare la larghezza di banda di rete necessaria. Anche se in
molti casi non sarà necessario incrementare la capacità
disponibile, questo tool vi consente di accertare le vostre
esigenze di banda trasmissiva.
10 Virtualizzare il disaster recovery utilizzando il cloud computing
I clienti dovrebbero identificare tutti i server che supportano una
stessa applicazione aziendale e includerli in un unico piano di
ripristino su sistemi virtuali. Questa soluzione assicura processi
di failover e failback coerenti per tutti i server inclusi nel piano,
contribuendo ad aumentare la sicurezza e a ridurre il rischio.
Una coesistenza più efficace con le
soluzioni tradizionali di disaster recovery
Sebbene l’adozione di una soluzione di business resiliency basta
sul cloud computing offra molti vantaggi per assicurare la
disponibilità delle applicazioni strategiche e di quelle con le
quali i clienti interagiscono direttamente, un piano di disaster
recovery efficace ed esteso all’intera organizzazione aziendale
comprenderà probabilmente una combinazione di soluzioni
tradizionali e basate su ambienti cloud. Il livello di servizio
Bronze di SmartCloud Virtualised Server Recovery facilità la
transizione dai metodi tradizionali. Il Cliente può utilizzare
questo approccio anche per integrare soluzioni di business
resiliency basate su cloud con soluzioni di back-up dei dati,
come IBM SmartCloud Managed Backup.
In uno studio recente, gli intervistati hanno indicato nella
sostanziale riduzione delle perdite di dati l’obiettivo più
importante di una soluzione di disaster recovery efficace.
Coordinando i processi di disaster recovery e di back-up dei dati,
è possibile ridurre le perdite di dati ed aumentarne il livello
di integrità.
Conclusioni
Il cloud computing offre un’opportunità vantaggiosa per
ottenere i tempi di ripristino del modello disaster recovery
dedicato al costo di un’infrastruttura di disaster recovery
condivisa. Tuttavia, la pianificazione delle attività di disaster
recovery non deve essere affrontata superficialmente; la sicurezza
e la resilienza dell’ambiente cloud costituiscono aspetti essenziali.
L’infrastruttura SmartCloud Virtualised Server Recovery risiede
all’interno della rete di centri di resilienza IBM, offrendo ai
clienti la certezza che IBM proteggerà i loro dati riservati. In
secondo luogo, IBM non impone soluzioni sproporzionate: è
possibile iniziare a beneficiare del servizio gestito SmartCloud
Virtualised Server Recovery stipulando un contratto per un
minimo di cinque macchine virtuali; pertanto, iniziare è più
facile e relativamente privo di rischi.
Con oltre 1.800 oltre 1.800 professionisti specializzati in
business continuity e più di 150 centri di resilienza in tutto il
mondo, autorevoli analisti del settore hanno riconosciuto a
IBM un ruolo preminente nel campo della continuità operativa e
della resilienza aziendale. Offriamo un’ineguagliabile esperienza
di oltre 50 anni, maturata attraverso l’implementazione di
soluzioni di business resiliency e disaster recovery presso più di
9.000 clienti. Inoltre, IBM opera nel campo dei sistemi da
60 anni, e nessun’altra azienda conosce i sistemi come IBM.
Grazie a una vasta esperienza nei processi aziendali e ad una
profonda competenza tecnologica, siamo in grado di aiutarvi
a progettare e ad implementare una soluzione di business
resiliency rispondente alle specifiche esigenze della vostra
organizzazione.
Note
Ulteriori informazioni
Per ulteriori informazioni sulla virtualizzazione del disaster
recovery e sulla gestione della business resiliency, contattate il
vostro rappresentante commerciale o Business Partner IBM, o
visitate il seguente sito Web: ibm.com/services/continuity
Inoltre, IBM Global Financing può aiutarvi ad acquisire le
soluzioni IT di cui la vostra azienda ha bisogno nel modo più
conveniente e strategico possibile. Collaboreremo con clienti
qualificati per il credito per personalizzare una soluzione di
finanziamento IT adatta ai vostri obiettivi, consentire un’efficace
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Gennaio 2012
IBM, il logo IBM, ibm.com, e SmartCloud sono marchi di International
Business Machines Corporation negli Stati Uniti e/o in altri paesi. Se questi e
altri termini commerciali di IBM sono contrassegnati da un simbolo del
marchio (® o ™) alla loro prima ricorrenza nel presente documento
informativo, tali simboli indicano marchi registrati o non registrati di
proprietà di IBM negli Stati Uniti al momento della pubblicazione del
presente documento informativo. Tali marchi possono anche essere marchi
registrati o non registrati in altri paesi. Un elenco aggiornato dei marchi
IBM è disponibile sul Web nella pagina “Informazioni su copyright e
marchi” all’indirizzo ibm.com/legal/copytrade.shtml
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servizio di altri.
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IBM CIO Study 2011
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