ECUMENISMO 2.0
TRA PASSATO E
FUTURO
A 50 anni dal Decreto Unitatis Redintegratio
Gruppo di Milano
I 50 anni del Documento Conciliare
sull’Ecumenismo
Unitatis Redintegratio:
quale attualità oggi?
Nel 2014 si celebreranno i 50 anni dell’Unitatis Redintegratio (UR), il Decreto del Concilio
Vaticano II sull’Ecumenismo, che ha inserito ufficialmente la chiesa cattolica nell’ambito del
movimento ecumenico internazionale, aprendo nuovi orizzonti al dialogo con le altre chiese.
Come gruppo SAE di Milano proponiamo un lavoro seminariale di lettura critica del documento
per esaminare la realtà attuale alla luce del cammino fatto negli ultimi 50 anni.
Prendere atto dell’attualità di UR, come pure coglierne gli aspetti ormai superati, unitamente al
confronto con altri documenti, che hanno scritto la storia ecumenica di questi decenni, è un
esercizio utile per molteplici finalità. In particolare sottolineiamo tre motivazioni:
1. Parlare di un documento ormai dato per scontato e quindi, purtroppo, sconosciuto a molti.
2. Interrogarci sui cambiamenti nel “modo” di fare ecumenismo avvenuti in questi anni e
quindi individuare strumenti e percorsi nuovi per guardare al futuro.
3. Offrire un contributo concreto al dialogo, in quanto associazione interconfessionale di laici.
In autunno, nel corso di un evento al quale interverranno esponenti delle diverse chiese, sarà
reso “pubblico” iI frutto del lavoro svolto.
Guideranno il seminario soci del SAE ed esperti di volta in volta interpellati; ad esso sono invitati
tutti coloro che abbiano voglia di un confronto diretto e colloquiale, in cui ciascuno possa offrire
il proprio contributo.
Per questa ragione, consigliamo a tutti coloro che intendono partecipare, di trovare una copia
del documento e di leggerlo personalmente. Chi volesse prepararsi con una lettura ‘illuminante’
può procurarsi il testo di Giovanni Cereti: Commento al decreto sull’ecumenismo - 2013, Gabrielli
Editori.
Gli incontri si terranno nella sala presso la libreria Claudiana di Milano, in via Francesco Sforza,
12a, dalle ore 17,45 alle ore 19.30 con il seguente calendario:
lunedì 17.2.2014:
Lo Spirito al principio del movimento
ecumenico:
presentazione di UR,
aspetti innovativi
e nodi irrisolti.
Introduce Mario Gnocchi
già Presidente SAE
Unitatis Redintegratio (UR)
è
il decreto conciliare sull’ecumenismo
promulgato il 21 novembre 1964 insieme a:
la costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium (LG)
Il decreto sulle chiese orientali cattoliche Orientalium
Ecclesiarum.
La promozione dell’unità dei cristiani è stato uno
dei principali intenti del Concilio Vaticano II.
Papa Giovanni XXIII annunciò la sua intenzione di
convocare un Concilio ecumenico il 25 gennaio 1959,
alla fine dell’annuale ottavario di preghiera per l’unità
dei cristiani.
«Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più
facilmente l’inganno, è quando si tratta di
promuovere l’unità fra tutti i cristiani».
[...]
«A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica
non può in nessun modo partecipare alle loro
[degli “acattolici”] riunioni e che in nessun modo
i cattolici possono aderire o prestare aiuto a
siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero
autorità ad una falsa religione cristiana, assai
lontana dall’unica Chiesa di Cristo».
Pio XI, enciclica Mortalium Animos, 1928
«Ora, il Signore dei secoli, il quale con sapienza e
pazienza persegue il disegno della sua grazia
verso di noi peccatori, in questi ultimi tempi ha
incominciato a effondere con maggiore
abbondanza nei cristiani tra loro separati
l'interiore ravvedimento e il desiderio
dell'unione. Moltissimi uomini in ogni dove sono
stati toccati da questa grazia, e tra i nostri fratelli
separati è sorto anche per grazia dello Spirito
Santo un movimento che si allarga di giorno in
giorno per il ristabilimento dell'unità di tutti i
cristiani».
UR, Proemio
La svolta ecumenica della chiesa cattolica è stata
possibile grazie ad una generale svolta teologica
ed ecclesiologica:
dalla prospettiva
della
Mortalium Animos (l’idea di una Chiesa – la
chiesa di Roma – già perfetta)
alla prospettiva
e
di LG e UR (l’idea di una Chiesa santa, ma
purificanda; Chiesa come popolo in cammino)
Il principio alla base
dell’ecumenismo è un principio di
conversione
UR par. 7:
«Non esiste un vero ecumenismo senza interiore
conversione».
UR par. 4:
«Infine, tutti esaminano la loro fedeltà alla
volontà di Cristo circa la Chiesa e, com'è dovere,
intraprendono con vigore l'opera di
rinnovamento e di riforma».
Le “perle” di UR
Gli sviluppi di UR
Giovanni Paolo II, enciclica Ut Unum Sint, 1995:
«In una visione teocentrica, noi cristiani già abbiamo un
Martirologio comune».
«... La comunione, imperfetta ma reale, è
mantenuta e cresce a molti livelli della vita
ecclesiale. Ritengo ora che essa sia già perfetta
in ciò che tutti noi consideriamo l'apice della vita
di grazia, la martyria fino alla morte, la
comunione più vera che ci sia con Cristo che
effonde il suo sangue...».
UUS, n. 84
Le aporie di UR
lunedì 17.3.2014
L’ecclesiologia di comunione:
confronto con la costituzione Lumen Gentium.
Introduce
Paolo Colombo
Direttore del CEEP
(Centro Ecumenico
Europeo per la Pace)
LG 8:
«Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel
Simbolo professiamo una, santa, cattolica e
apostolica...
Questa Chiesa, in questo mondo costituita e
organizzata come società, sussiste nella Chiesa
cattolica, governata dal successore di Pietro e
dai vescovi in comunione con lui,
ancorché al di fuori del suo organismo si
trovino parecchi elementi di santificazione e di
verità, che, appartenendo propriamente per
dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso
l'unità cattolica».
UR 3:
«In questa Chiesa di Dio una e unica sono sorte
fino dai primissimi tempi alcune scissioni,
condannate con gravi parole dall'Apostolo, ma
nei secoli posteriori sono nate dissensioni più
ampie, e comunità considerevoli si staccarono
dalla piena comunione della Chiesa cattolica,
talora per colpa di uomini di entrambe le parti».
«Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno
ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti
in una certa comunione, sebbene imperfetta,
con la Chiesa cattolica».
«Perciò queste Chiese e comunità separate,
quantunque crediamo abbiano delle
carenze, nel mistero della salvezza non sono
affatto spoglie di significato e di valore. Lo
Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di
esse come di strumenti di salvezza».
Tuttavia...
«solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo,
che è il mezzo generale della salvezza, si può
ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza.
In realtà noi crediamo che al solo Collegio
apostolico con a capo Pietro il Signore ha
affidato tutti i tesori della Nuova Alleanza, al fine
di costituire l'unico corpo di Cristo sulla terra, al
quale bisogna che siano pienamente incorporati
tutti quelli che già in qualche modo
appartengono al popolo di Dio».
UR 4:
«Infatti, benché la Chiesa cattolica sia stata
arricchita di tutta la verità rivelata da Dio e di
tutti i mezzi della grazia, tuttavia i suoi membri
non se ne servono per vivere con tutto il dovuto
fervore».
«Tuttavia le divisioni dei cristiani impediscono
che la Chiesa realizzi la pienezza della cattolicità
a lei propria in quei figli che le sono certo uniti
col battesimo, ma sono separati dalla sua piena
comunione».
Due conclusioni:
1. La “regola d’oro”:
«Nella Chiesa tutti, secondo il compito
assegnato ad ognuno sia nelle varie forme della
vita spirituale e della disciplina, sia nella
diversità dei riti liturgici, anzi, anche nella
elaborazione teologica della verità rivelata, pur
custodendo l'unità nelle cose necessarie,
serbino la debita libertà; in ogni cosa poi
pratichino la carità».
UR 4
L’unità nelle cose necessarie
La debita libertà
In ogni cosa la carità
Costituzione pastorale sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo
Gaudium et Spes (1965)
«Questo Vangelo, infatti, annunzia e proclama la
libertà dei figli di Dio, respinge ogni schiavitù che
deriva in ultima analisi dal peccato, onora come
sacra la dignità della coscienza e la sua libera
decisione, ammonisce senza posa a raddoppiare
tutti i talenti umani a servizio di Dio e per il bene
degli uomini, infine raccomanda tutti alla carità
di tutti».
GS 41
2. La postilla sulle chiese sorelle:
«Perciò presso gli orientali grande fu ed è ancora
la preoccupazione e la cura di conservare, in una
comunione di fede e di carità, quelle fraterne
relazioni che, come tra sorelle, devono esistere
tra le Chiese locali».
UR 14
• Dichiarazione
Dominus Iesus
(Congregazione per la Dottrina della Fede, 2000)
«Infatti la santa madre Chiesa...»
Dominus Iesus 8
• Risposte a quesiti riguardanti
alcuni aspetti
circa la dottrina sulla chiesa
(Congregazione per la Dottrina della Fede, 2007)
«Siccome poi quelle Chiese [scil. quelle
orientali], quantunque separate, hanno veri
sacramenti... meritano il titolo di "Chiese
particolari o locali", e sono chiamate Chiese
sorelle delle Chiese particolari cattoliche».
(Quarto quesito)
chiese sorelle?
chiesa madre?
lunedì 14.4.2014
In dialogo con i “fratelli separati”:
terminologia ormai superata?
Confronto con l’Enciclica Ut Unum sint e altri documenti della chiesa cattolica, in riferimento
particolare alle “due velocità del dialogo” con le chiese della Riforma e le chiese ortodosse, anche
a fronte delle novità ecclesiali nel panorama internazionale.
Introduce
don Gianfranco
Bottoni
Già responsabile per
L’ecumenismo e il dialogo
dell’Arcidiocesi di Milano
Ut Unum Sint (UUS)
Promulgata da Giovanni Paolo II nel 1995,
è la prima lettera enciclica di un papa
sull’ecumenismo,
... a 30 anni da Unitatis Redintegratio.
La bozza, manoscritta direttamente da Giovanni
Paolo II, arriva a sorpresa sul tavolo del
Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità
dei Cristiani.
Si compone di tre parti:
 principii (“L’impegno ecumenico della Chiesa cattolica”)
 frutti del dialogo
 cosa ci manca (“Quanta est nobis via?”)
UUS 13:
«Oltre i limiti della comunità cattolica non c'è il
vuoto ecclesiale. Parecchi elementi di grande
valore (eximia) che, nella Chiesa cattolica sono
integrati alla pienezza dei mezzi di salvezza e dei
doni di grazia che fanno la Chiesa, si trovano
anche nelle altre Comunità cristiane».
UUS 42:
«Avviene ad esempio che - nello stesso spirito
del Discorso della montagna - i cristiani
appartenenti ad una confessione non
considerino più gli altri cristiani come nemici o
stranieri, ma vedano in essi dei fratelli e delle
sorelle.
D'altro canto, persino all'espressione fratelli
separati, l'uso tende a sostituire oggi vocaboli
più attenti ad evocare la profondità della
comunione - legata al carattere battesimale che lo Spirito alimenta malgrado le rotture
storiche e canoniche. Si parla degli "altri
cristiani", degli "altri battezzati", dei "cristiani
delle altre Comunità".
Il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle
norme sull'ecumenismo designa le Comunità
alle quali appartengono questi cristiani come
"Chiese e Comunità ecclesiali che non sono in
piena comunione con la Chiesa cattolica". Tale
ampliamento del lessico traduce una notevole
evoluzione delle mentalità. La consapevolezza
della comune appartenenza a Cristo si
approfondisce.
La "fraternità universale" dei cristiani è
diventata una ferma convinzione ecumenica.
Relegando nell'oblio le scomuniche del passato,
le Comunità un tempo rivali oggi in molti casi si
aiutano a vicenda [...]
In una parola, i cristiani si sono convertiti ad
una carità fraterna che abbraccia tutti i
discepoli di Cristo».
UUS 52:
«Durante la mia visita al Fanar il 29 novembre del 1979,
potemmo, il Patriarca [Dimitrios I] ed io, decidere di
inaugurare il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e
tutte le Chiese ortodosse in comunione canonica con la
sede di Costantinopoli. [...]
Il Patriarca ecumenico ha voluto restituirmi la visita che
gli avevo reso, e nel dicembre del 1987 ho avuto la gioia
di accoglierlo a Roma, con affetto sincero e con la
solennità che gli era dovuta.
In questo contesto di fraternità ecclesiale,...»
UUS 56:
«Dopo il Concilio Vaticano II e ricollegandosi a
quella tradizione [il riferimento è a UR 14], si è
ristabilito l'uso di attribuire l'appellativo di
"Chiese sorelle" alle Chiese particolari o locali
radunate attorno al loro Vescovo. La
soppressione poi delle reciproche scomuniche,
rimovendo un doloroso ostacolo di ordine
canonico e psicologico, è stato un passo molto
significativo nel cammino verso la piena
comunione».
Ma...
La fraternità ritrovata ha senso nell’ottica della
communio sanctorum: comunione dei santi,
delle cose sante, comunione di persone che
hanno ricevuto lo Spirito tramite battesimo e
annuncio.
L’aspetto istituzionale è ineliminabile per una
realtà storica, ma non si identifica con la
communio sanctorum.
La Chiesa è
comunità
e istituzione
La realtà vera e profonda dell’essere chiesa è la
communio.
L’institutio è funzionale alla communio, non
viceversa.
E la communio deve essere nel senso della
fraternità ritrovata.
La tematica ecclesiologica va affrontata
mettendo al primo posto Cristo, non la Chiesa!
Serve un ecumenismo “dal basso”, non
istituzionale...
come quello del SAE!
lunedì 12.5.2014
Tavola rotonda:
L’esercizio dell’Ecumenismo, quale
conversione del cuore:
applicazioni di UR e implicazioni pratiche.
Interverranno:
Marianita Montresor,
Gioachino Pistone,
padre Traian Valdman.
p. Traian Valdman
Chiesa
Ortodossa
Romena,
Milano
Commissione Mista Internazionale per il
Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la
Chiesa Ortodossa:
nata nel 1979, per iniziativa di Giovanni Paolo II
e del Patriarca ecumenico Dimitrios, per
ristabilire la piena comunione “nella carità e
nella verità”.
Sessioni plenarie:
1. Patmos e Rodi (1980)
2. Monaco (1982)
3. Creta (1984)
4. Bari (1987)
5. Valamo - Finlandia (1988)
6. Freising (1990)
7. Balamand - Libano (1993)
8. Baltimora (2000)
9. Belgrado (2006)
10. Ravenna (2007)
11. Cipro (2009)
12. Vienna (2010)
13. Amman - Giordania (2014)
Basi per il riconoscimento reciproco:
 professione di fede
 sacramenti
 successione apostolica
Tre nodi teologici:
1. filioque: affermare che lo Spirito procede solo dal Padre,
anziché dal Padre e dal Figlio, scongiura il rischio di pensare
a due divinità;
2. primato petrino: vescovo di Roma protos universale
già nel I Concilio ecumenico, quello di di Nicea (325);
3. infallibilità: a Valamo (1988) si ricorda l’infallibilità dei
Concili. Problema è conciliare autorità e infallibilità.
Non c’è più l’ecumenismo di ritorno a una
chiesa: il ritorno è a Cristo.
Si recupera un’ecclesiologia di comunione,
icona della s. Trinità, che prevede l’unità nella
diversità: chiese sorelle.
Occorre il dialogo della carità, per il dialogo
della verità.
L’ecumensimo non è più facoltativo, è intrinseco
alla spiritualità cristiana.
Gioachino Pistone
Chiesa
Valdese,
Milano
UR è stato fondamentale nella storia del
cattolicesimo romano: s’è trattato del primo
approccio non squalificante verso le altre chiese.
Il mondo protestante vive l’ecumenismo da 100
anni, e in modo diverso: come collaborazione,
unità nella diversità, in modo conciliare: Fede e
Costituzione e Vita e Azione, due branche del
CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese).
Il mondo protestante ha una visione diversificata
dell’unità: c’è unità di fondo nel patrimonio di
fede, ma diverse sono le modalità: in Italia
Valdesi e Metodisti vengono da origini molto
diverse, ma danno testimonianza ecclesiale
unita.
Spiace che la chiesa cattolica non sia a pieno
titolo nel CEC: solo nella Commissione Fede e
Costituzione.
Il nucleo del dissenso fra chiesa cattolica e
protestanti è la mancanza, nelle chiese
evangeliche, dell’ordine sacramentale:
il problema è ecclesiologico.
Ma siamo fiduciosi, Paolo Ricca dice:
«L’unità delle chiese si farà nonostante le
chiese»!
Dopo UR ci sono stati passi indietro, e restano
questioni irrisolte, ma conforta quella firma in
calce a UR, 50 anni fa:
«Io Paolo, Vescovo della Chiesa Cattolica»:
è stata una grande novità, oggi si può fare di
meglio...
Marianita Montresor
Presidente SAE
Il SAE,
esperienza di ecumenismo di base
Il SAE è un’associazione interconfessionale di
laici: un unicum, nato 50 anni fa, che pone tutti
sullo stesso piano,
per essere insieme e dialogare insieme
per studiare insieme (vd. Convegni e Sessioni)
di contro all’ecumenosmo del “volemose bene”,
anche nei confronti della verità.
Con UUS si può parlare di fraternità ritrovata, è
vero, ma non vissuta.
C’è ancora paura a fare scambio dei doni, che è
anche scambio di difficoltà, di criticità: ma la
base, i cristiani, possono fare molto. Il SAE può
dare un forte aiuto.
Il SAE è un’associazione laicale: nasce come
profezia dei tempi del Concilio. Valorizza il
sacerdozio comune, sacrificato al modello
piramidale gerarchico, ridonando la giusta
dignità al laico.
Partiamo dal vissuto: anche il Direttorio e le
successive revisioni lo consigliano.
Condivisione della ferialità, del quotidiano; e
non solo fraternità, anche sororità: fratellanza e
sorellanza, perché lo scambio del quotidiano lo
fanno di più le donne.
Il vissuto personale e quello di chiesa: tutto è da
mettere in comune!
Lo “scambio di doni” tra cristiani/e e tra chiese è
necessario, perché
:
quindi l’osmosi è necessaria!
Invece il peccato dell’autosufficienza è ancora
molto presente nelle chiese...
UR insegna che l’ecumenismo è un impegno
irreversibile...ma di fatto, non è così: le chiese
fanno a meno delle altre, ci si trova a gennaio
per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei
Cristiani, ma non si condividono limiti e fatiche
quotidiani.
Ci vuole
, per dire: “Ho bisogno di te,
perché non ho la pienezza dei doni”!
Anche la chiesa cattolica, secondo UR: ha la pienezza
dei doni, ma non li vive
ha bisogno delle altre chiese, per dare sostanza a questi
doni.
Nel vissuto della quotidianità possiamo tener
vivi i principi dell’ecumenismo:
1. l’idea della conversione a Cristo, come raggi
della ruota: non ecumenismo comparativo, non
vedere quanto l’altro è uguale o diverso da me:
no, guardiamo a Cristo!
2. la gerarchia delle verità: nel sentire comune
delle nostre chiese c’è il senso della diversità, ma
va spiegato, nel dialogo a tu per tu, che non è
credere o no alla Madonna che divide...
3. il principio di Lund (1952):
non semel in anno, a gennaio...
Solvitur ambulando, dicevano gli antichi: alcune
difficoltà si sciolgono camminando, strada
facendo.
Per l’ecumenismo è senz’altro vero, a patto che
si cammini insieme!
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UR - SAE di Milano