Sono nata a Santiago del Cile nel 1891.
Il mio papà e la mia mamma si
amavano tanto da sfidare l’ira del
nonno che era un nobile e non
voleva che suo figlio sposasse una
ragazza povera, così li cacciò di
casa.
E sono nata accolta da tanto
amore ma in mezzo a molte
difficoltà. Ho avuto una sorellina
che si chiamava Giulia Amanda.
Il mio papà morì quando avevo
solo 2 anni e la mia sorellina 2
mesi. La mamma fu costretta ad
emigrare in Argentina, in cerca di
serenità e di un po’ di fortuna.
Ci stabilimmo a Junin
de Los Andes,
una ridente cittadina
appollaiata sulle Ande
dove esisteva una scuola
Salesiana, un collegio
tenuto dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Fu
quella la nostra fortuna!
La mamma mi mandò in
quel collegio e lì trovai
la gioia della mia vita.
La gioia della vita che ho trovato
alla scuola di Don Bosco
viene dal cuore,
dal sapere che Gesù mi ama tanto,
da qui viene la forza
per fare tutto
con allegria e impegno.
La cosa che mi affascinava tanto era la
vita semplice, schietta che trovavo nel
collegio, tutto era bello perché tutto
era fatto volentieri, dai compiti al
riordino al gioco (e mi piaceva
tantissimo giocare) all’aiuto generoso
verso le mie compagne. E poi tutte
sorridevano in modo luminoso. Anche
la mamma sorrideva, ma il suo sorriso
era diverso…
Quando arrivammo a Junin de
Los Andes, la mamma non
sapeva dove andare… incontrò
il proprietario di una grossa
fazenda agricola, un certo
Manuel Mora, che le offrì la sua
bella casa… ma la mamma non
era felice, ed io non volevo più
lasciare il collegio… quell’uomo
era violento e senza morale
pensa che la sua casa era
chiamata Quilquihuè, “la casa
del falco”
Vedi, in collegio avevo
scoperto che il segreto
della pace e della gioia è
l’amore, l’amore che è Dio
e Dio sta dentro di me!
La mamma non me ne
aveva mai parlato, ma ora
l’avevo scoperto e questa
era diventata la mia
ragione di vita.
Avevo deciso di vivere
per amare Dio!
Nel 1901 ricevetti la prima
Comunione e fu una gioia
grandissima. Ho chiesto
per la prima volta a Gesù
di aiutare la mia mamma
a vivere una vita onesta…
ed ho offerto la mia
generosità nel servire tutti,
nell’aiutare senza
lamentarmi mai, in
cambio dell’aiuto per la
mamma, per il suo ritorno
a vivere in amicizia con
Dio.
Ne ho parlato a lungo con
il confessore sai, al
confessore si possono
confidare i pensieri più
profondi, i dubbi e le
sofferenze, lui ha capito
che facevo sul serio, mi ha
creduta e mi ha aiutata.
Da quel giorno mi sono
impegnata cento volte di
più nell’essere generosa,
buona, attenta.
Mi impegnavo a fondo! Poi
finì l’anno scolastico e
dovetti tornare a
Quilquihuè…
E fu un’estate terribile!
Manuel cercò due volte di
violentarmi, e picchiava la
mamma con la frusta.
Non potevo più vivere
laggiù! Leggevo negli occhi
della mamma il dolore e la
schiavitù lei allora mi
riportò in collegio,
ma non fu più per molto…
Tornata in collegio moltiplicai il mio
impegno in tutto, ero sempre pronta
a dare una mano ovunque, non mi
risparmiavo mai… Ma c’era una
parola di Gesù che mi tornava
sempre in mente: “Nessuno ha
amore più grande di chi dà la sua
vita per i propri fratelli”. Io non
avevo ancora dato tutto per la mia
mamma… ne ho parlato con il
confessore e lui mi ha detto di
pensarci molto perché offrire la vita
è il più grande atto d’amore, e che il
Signore lo avrebbe preso seriamente.
Ma io ero decisa e così…
Il 13 aprile del 1902, ho
offerto a Dio la mia vita per
la mamma. Quell’anno la
pioggia non finiva mai e il
fiume era straripato
invadendo anche il collegio,
tutte ci demmo da fare per
salvare le bambine più
piccole e le poche cose della
scuola.
Faceva tanto freddo ed
eravamo sempre nell’acqua!
Passati quei giorni faticosi
mi ammalai gravemente.
Certo, ma non dimenticare che si era
all’inizio del 1900 e vivevo in un
paesino sulle Ande… poi io
aspettavo con timore e gioia il
momento in cui il Signore avrebbe
accettato la mia offerta.
La mamma affittò una stanza vicino
al collegio e stava vicino a me e mi
curava… Manuel venne ancora una
volta e ci picchiò entrambe.
Ci salvarono i vicini, ma per me fu
l’ultimo gradino che mi portava a
compiere il mio dono totale.
Non l’avevo ancora detto alla
mamma, dovevo sbrigarmi…
Sì, dovevo dirlo alla mamma!
Quando sentii che la fine era
vicina chiamai la mamma e le
dissi:
“Non guarirò, sai? La morte è
vicina, io stessa l’ho chiesta a
Gesù.
Gli ho offerto la mia vita per
te, per ottenere la grazia del
tuo ritorno.
Ti ho sempre voluto bene,
mamma!”
La mamma mi abbracciò
con tanta tenerezza e
piangendo disse: “Laura!
Mia piccola Laura! Sì, te
lo prometto! Lo giuro al
Signore e a te”!
Nel mio cuore esplose
una grande pace, ora
potevo morire contenta.
Grazie Gesù!
Era il 22 gennaio
1904
Laura volò in Paradiso
e la sua mamma
mantenne la promessa.
Nel 1988 Papa Giovanni Paolo II
proclama Laura “Beata”
Laura, una ragazza come noi, ce l’ha fatta,
è diventata santa,
ma vediamo in cosa consiste
la santità…
Santità è impegno ma in allegria
Conta i fiori del tuo giardino,
non le foglie che cadono.
Conta i sorrisi della tua vita,
non le lacrime.
Conta le ore serene
della tua giornata,
non le nuvole.
Conta le stelle delle tue notti,
non le ombre.
E ad ogni compleanno
conta con gioia la tua età
dal numero degli amici,
non da quello degli anni.
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Laura, come noi